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MOTO TEST

MOTO D U CAT I D ES E RT X A Borgo Panigale sono andati fuori strada

A meno di tre anni il prototipo è diventato una moto di serie. Un modello che esce dai classici canoni delle Ducati da pista, ispirata alle dakariane degli anni Novanta

Testo di Valerio Boni

Dici Ducati e subito la mente va a moto sportive, Superbike o MotoGP, che hanno vinto (e continuano a farlo) sulle piste di tutto il mondo. Ma il nome della Casa emiliana, che fa parte del Gruppo Volkswagen, si associa subito anche ad altri modelli di successo, primo tra tutti il Monster. Tuttavia Ducati si è recentemente imposta anche con Multistrada e Scrambler, moto pensate per un utilizzo a 360 gradi, non solo su strade asfaltate. Poi, nel 2019, a Eicma è arrivata a sorpresa una concept bike del tutto nuova, realizzata sulla base delle Scrambler e battezzata con un nome in codice: DesertX. In molti classifi carono quel prototipo come la moto più bella del Salone di tre anni fa, anche se si trattava semplicemente di una visione. Piaceva soprattutto per la sua semplicità, decisamente in contrasto con le linee complesse scelte da altri costruttori di maxienduro. Il suo aspetto ricordava quello delle Cagiva che negli anni Novanta partecipavano alla Parigi Dakar e nonostante fosse una concept sembrava già una moto di serie. E oggi, a meno di tre anni di distanza è realmente diventata una moto della gamma Ducati, mantenendo pressoché inalterate le forme e anche il nome in codice della prima apparizione. Era facile intuire che il successo suscitato avrebbe spinto ad accelerare i tempi per l’industrializzazione, soprattutto se si considera che il mercato è ormai dominato da due ruote con questa impostazione. Si può dire che tutto sia rimasto fedele all’originale, tranne il motore. Quello che equipaggiava il prototipo di Eicma era un 1100 raffreddato ad aria come quelli che equipaggiano le ammirglie della famiglia Scrambler. Per la produzione di serie, invece, la scelta è caduta sul Testastretta di 937 cc montato su Monster, Hypermotard e Multistrada. Sempre un bicilindrico, ma raffreddato e liquido e con distribuzione a quattro valvole per cilindro. Una scelta motivata dalla volontà di offrire una potenza adeguata (sono 110 cavalli), un suono inconfondibile e intervalli di manutenzione più lunghi. Già in partenza, la DesertX si presenta con un primato: è infatti la maxienduro più potente nella categoria “under 1.000”. La base del motore è comune a quella di altre Ducati, ma il cambio

Essenziale, ma completa e curata, la DesertX è completa di elementi specifi ci per l’offroad: dal paracolpi alla griglia sul faro

a sei marce è realizzato su misura per l’ultima nata. Tutte le marce, dalla prima alla quinta, sono state accorciate, in particolare la prima e la seconda per favorire la guida su terreni sterrati. La sesta, invece, rimane lunga con l’obiettivo di assicurare il necessario comfort quando si viaggia in autostrada. Come tutte le migliori moto di ultima generazione, anche la DesertX è dotata di serie di un cambio quick shift a controllo elettronico, che permette di cambiare rapidamente senza chiudere l’acceleratore e senza tirare la leva della frizione, in progressione e in scalata. C’è poi un altra novità importante, una prima assoluta per una Ducati di questi anni: le dimensioni delle ruote hanno dimensioni di 18 e 21 pollici come le offroad di razza. Fino a ieri, infatti, la versione Desert Sled, la più fuoristradistica degli Scrambler, si fermava all’anteriore da 19. Pur avendo un fi sico tale da permettere una guida grintosa sulla terra, la DesertX si presenta comunque come una moto polivalente, grazie a sei diversi programmi di guida, per l’asfalto e per l’offroad. 

La linea della moto di serie è rimasta molto fedele allo stile del prototipo esposto

all’edizione 2019 di Eicma. Il design è pulito, come quello di una moto da gara

IN BREVE

MOTORE: bicilindrico a V, quattro tempi. 937 cc, 110 CV DIMENSIONI: lungh. 2.390 mm, alt. sella 875 mm, peso 202 kg CAMBIO: a 6 marce con quick shift PREZZO: DA 16.290 EURO

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