Opera al nero

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S e r e n a G a m b a


A cura di: Jessica Bianchera


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La studiosa Frances Yates affermava che “la storia della memoria abbraccia la storia della cultura nel suo complesso” e “le barriere tra le diverse discipline, tra scienze naturali e scienze umane, tra arte e letteratura, tra filosofia e religione, spariscono nella storia della memoria”. In questo percorso artistico utilizzo la memoria e l’oblio come strumento per orientarmi e farmi condurre in modo trasversale in numerosi ambiti. Dall’analisi all’immaginazione di spazi architettonici, dalla percezione attraverso la parola all’”inganno” della prospettiva, dalla negazione dell’immagine all’utilizzo della propria immagine. Ma cosa lega questi approcci l’un l’altro? Se il Teatro di Camillo aveva come intento la costruzione di un luogo ideale in cui contenere tutto il sapere dell’umanità, io tento di ricostruire una sorta di archivio che non ha la sola funzione di classificare ma di trovare dei sistemi per indagare la memoria e affrontare il tema dell’oblio. Se in un primo periodo la memoria ha permesso la produzione di una serie di opere che consentissero di conservarne dei rebus utili a formulare nuove chiavi di lettura, nell’ultima sessione di opere anche l’oblio assume una valenza fondamentale. Non viene più negato, ma accettato e in alcuni casi anche desiderato. In alcune opere il gesto dello scrivere e descrivere il quadro originale è una riflessione e testimonianza del ricordo. Un tentavo di avvicinare intimamente l’individuo alla propria messa in opera del ricordo e memorizzazione attraverso la Storia dell’Arte ma anche un esercizio personale finalizzato allo studio del dettaglio, ricerca e acquisizione di tutte le informazioni possibili celate nell’opera stessa.


In questo processo il linguaggio dell’oblio, del sogno, dell’offuscamento prende vita sovrapponendosi alla parola. Simbolo del processo naturale, psicologico, inesorabile, costante, che mangia il ricordo trasformandolo in nuova materia. Le lettere cucite lentamente a mano diventano una lucida testimonianza di qualcosa che prima c’era e che ora sta svanendo o svanirà. Ma lo scrivere, diviene il mezzo stesso per rallentare questo processo e per accogliere l’oblio accettandone il suo lato seppur terrifico, ma altrettanto allettante e liberatorio. Creare dunque un archivio, uno strumento di memoria.

In questo archivio ideale la Storia dell’Arte è soggetto principale e campo di indagine privilegiato da proteggere, ricordare e divulgare. La memoria e l’oblio coesistono come la vita e la morte. L’indagine della memoria consente di addentrarmi nelle viscere oscure e sensuali dell’oblio. In questa ricerca definisco un’immagine senza “immagine”, in cui il ricordo e la sua dimenticanza ne diventano il fulcro.

Gli spazi immaginati, i collages, le produzioni con le parole, le piante e mappe, le prospettive inverse, così come i libri e le tavole di paraffina incisa, pongono un quesito comune: fino a che punto il ricordo riuscirà a indagare e/o rallentare l’oblio? Cos’è la memoria? Cos’è l’oblio?


Materia oscura carta e olio | 21 X 27 X 6,5 cm | 2018

L’oblio inteso come fine naturale ed inevitabile del nostro essere/esistere, come annullamento della cultura (di cui l’arte ne rappresenta una parte), come contenitore del tutto. Indago in modo “archeologico” per dare così voce ad elementi e parti costitutive della stessa forma originaria, spesso ricchi di simbologie e dettagli a volte nascosti dall’artista e resi volutamente dei “rebus”, impregnati di significati non solo identificanti l’artista stesso, ma rappresentativi anche del preciso periodo storico ed espressione di ideologie religiose/politiche contemporanee all’opera. Questa modalità di studio analitico delle opere d’arte mi consente di creare una “mappa” in continua estensione ed evoluzione che dona nuovo ed approfondito significato al mio rapporto con la Storia dell’Arte.

Serena Gamba


“[…] L’arte è una cosa seria, come Dio, la natura, la morte, la vita, il sole, il senso delle cose, l’invisibile, la poesia. L’arte non è argomento da tavola, da passeggio. L’arte non può servire per abbellire una parete, l’arte è una preghiera, un principio, una formula matematica, esoterica”. S. Gamba, Monologo, 2017

I rapporti tra l’arte e le discipline esoteriche - l’alchimia in particolare - affondano radici profonde nella storia e annoverano interpreti di grande prestigio, come Bruegel, Rembrandt, Duchamp, Klein, Magritte e Malevič, o ancora Bosch, Giorgione e Dürer. Questi ultimi, in particolare, hanno dedicato numerose incisioni alla nigredo, la prima fase del processo alchemico di creazione della Grande Opera, la pietra filosofale. La nigredo, ovvero l’Opera al Nero, corrisponde al momento cruciale di putrefazione e decomposizione in cui occorre “far morire” tutti gli ingredienti alchemici, macerandoli e cuocendoli a lungo in una massa uniforme nera affinché la materia torni a uno stato archetipo e primigenio, al caos originario da cui ha avuto inizio la creazione.

Quale miglior metafora per identificare il processo artistico? Quel momento della ricerca di un artista in cui tutto ciò che è stato appreso, visto, letto, conosciuto, studiato, vissuto, tentato, si fonde in un magma informe per far sì che possa iniziare l’atto della creazione, per dar vita all’opera, in un processo autentico, meditato, profondo, sacro, “come una preghiera”.


Serena Gamba, sceglie l’Opera al Nero, la nigredo, come nume tutelare della propria ricerca non perché rappresenti un tema riscontrabile nelle sue opere in senso estetico e formale, ma poiché condivide con essa obiettivi simili: “utilizzo l’arte nella speranza di liberarmi e allo stesso tempo raggiungere e acquisire la conoscenza”.

Per la mostra personale che Isolo 17 Gallery dedica all’artista, l’Opera al Nero non è dunque questione di stile, ma è il principio creativo che sta alla base di una produzione diversificata, in cui attraverso media differenti come la scultura, la pittura, l’installazione, la scrittura, Serena Gamba traccia e definisce il proprio percorso di ricerca. Sia nel complesso delle opere che nello specifico di ogni pezzo ci accorgiamo così che è stato messo in atto un lungo processo di studio e appropriazione, utile alla creazione di quello che lei stessa definisce un “archivio della memoria e dell’oblio”. La storia dell’arte è l’oggetto e il soggetto prediletto di questo archivio.


In lavori come Lettura e obnubilamento de Il volo delle streghe – Goya, per esempio, l’opera originaria è soggetta a una lettura e traduzione di ogni singolo elemento in parola. Come in un rito, o in un processo alchemico, l’artista scrive l’immagine invitando poi l’osservatore a leggere l’opera, non semplicemente a guardarla. Questo implica un grado di attenzione più elevato rispetto alla mera visione, un andare a fondo nel soggetto e nel processo della rappresentazione. Ma se la traduzione in parola conferma quella vocazione alla conservazione della memoria che è propria di ogni processo di archiviazione, la delicatezza e la fragilità dell’immagine che ne risulta, le lettere cucite lentamente a mano, portano con sé lucida testimonianza di qualcosa che è destinato a svanire, che è soggetto all’inesorabile scorrere del tempo.

È l’oblio, non negato e combattuto, ma accolto e in certa misura desiderato: “l’oblio stesso, per me, è una liberazione”. Il medesimo processo di appropriazione e macerazione, di distruzione e creazione, di conservazione della memoria e accoglimento dell’oblio, si trova in opere come Pulviscolo, intimamente legata a lavori come Lettura e obnubilamento de Il volo delle streghe – Goya ma in cui interviene la tecnica del collage ad alternare immagini e parole: testi tratti da


scritti di artisti e storici dell’arte vengono sostituiti parzialmente generando una nuova lettura, una domanda, un dubbio, un rebus.

Alla solidità del marmo si affida invece la memoria in Pictura, con cui l’artista indaga il mistero e la potenza della pittura, intesa non solo in senso tecnico ma come ars mater; mentre il gesto rituale del cucire lentamente ogni lettera a mano si ritrova in Finché il sogno non ci separi, un esplicito riferimento al sonno come dimensione dell’oblio.

Con una selezione di circa venti opere, in parte inedite, l’Opera al Nero di Serena Gamba si configura così come una genesi in cui ogni elemento è una parte del tutto, utile e necessario, genitore e figlio dell’impasto primigenio della nigredo, dove coesistono la vita e la morte, la memoria e l’oblio.

Jessica Bianchera (Curatela)


Lettura de l’Annunciazione ( Ambrogio Lorenzetti ) grafite su tela | 120 X 127 cm | 2016



Lettura e obnubilamento de il volo delle streghe ( Francisco Goya ) grafite e filo nero su tela | 150 X 100 cm | 2018


Lettura e obnubilamento de l’Annunciazione ( Antonello da Messina ) grafite e filo nero su tela | 180 X 194 cm | 2018



In polvere fusaggine su tela | 123 X 87 cm | 2017


Ad Herennium - loca n.1 ( Domenico Veneziano ) inchiostro su carta da lucido 43 X 46 cm 2016


Ad Herennium - loca n.2 ( Piero della Francesca ) inchiostro su carta da lucido 37 X 39 cm 2017


Prospettiva inversa ( Bรถcklin ) grafite su carta | 52 X 72 cm | 2018



Passeggiando a memoria ( Lorenzetti ) grafite su carta | 52 X 72 cm | 2017



Prospettiva inversa Annunciazione ( Domenico Veneziano ) grafite su carta | 31,6 X 32,8 cm | 2016


Prospettiva inversa - N.5 grafite su carta | 46 X 42 cm | 2017



Lettura de Sant’Antonio a messa dedica la sua vita a Dio ( Il maestro dell’Osservanza ) grafite su carta | 34 X 47 cm | 2015



Lettura de I coniugi Arnolfini ( Jan van Eyck ) grafite su carta | 67,5 X 50 cm | 2015



Identificazione collage | 37 X 37 cm | 2017



Illusione collage | 37 X 37 cm | 2015



Biblia collage | 37 X 37 cm | 2015





Eco grafite su carta e vetro 21 X 15 X 7,5 cm 2018



Memoria dell’oblio carta, fusaggine e chiodi 21 X 15 X 4 cm carta e chiodi 21 X 15 X 4 cm 2017



FinchĂŠ il sogno non ci separi tela di cotone, ovatta e filo nero 27 X 37 X 4 cm 2018



Pictura Marmo 27 X 20 X 4 cm 2018



Metonimia dei giorni nostri libro 21 X 15 X 5 cm 2015


Bio Serena Gamba

Serena Gamba, Torino 1982. Si diploma in architettura al Liceo Artistico Ego Bianchi di Cuneo per poi studiare grafica allo IED di Torino e specializzarsi in seguito a l’Ecole des Arts di Bruxelles studiando incisione.

Nel 2016 la Van Der Gallery di Bolzano le dedica una mostra personale, Datum – Dida, a cura di S. Riba e C. Polizzi. Dello stesso anno sono il Premio Lissone 2016 e il Premio Suzzara “No Place. Space”, oltre alle collettive Le opere Impossibili, a cura di S. Costanzo, N. Lucà, S. Todaro a Spazio Bianco (Torino); Tigre a cura di S. Cascavilla a Spazio K (Sciacca); Cavalleria Leggera alla Cavallerizza Reale di Torino.

Nel 2017 vince l’edizione di Beijin del Tina Prize, partecipa ad Art Verona con Isolo 17 Gallery e alle collettive Visione d’Interno, curata da Colla alla Galleria Moitre – Burning Giraffe; IncontrArTi – Simboli e riflessi verso l’Oltre, a cura di D. De Luca e A. Zanatta ad Arca, Vercelli.

Nel 2018 risulta tra i finalisti del Combat Prize ed espone al Museo Civico G. Fattori, ex Granai di Villa Mimbelli. Tra dicembre 2017 e febbraio 2018 è alla Galleria Moitre di Torino con la personale, Monologo, a cura di A. Moitre e a Isolo 17 (Verona) con la collettiva La Camera delle Meraviglie a cura di L. Regano. Del 2018 (settembre-novembre) è anche la collettiva Esercizi di scrittura a cura di I. Finiguerra e A. Ippolito a BI_Box Art Space (Biella).



Via XX Settembre, 31B 37129 Verona, ITALY gallery@isolo17.gallery WWW.ISOLO17.GALLERY

GIOVANNI MONZON +39 349 3746379


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