Is'iscola sarda sperimentale iRS

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iRS - indipendentzia Repubrica de Sardigna

S’ISCOLA SARDA sperimentale

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Abbiamo un desiderio comune che è quello di divulgare la nostra lingua, la nostra storia, la nostra cultura. Ne abbiamo un altro che è quello di oltrepassare le contorsioni delle analisi sull'educazione odierna e l'alternarsi delle fallimentari riforme, regolarmente imposte da inesperti che non hanno mai lavorato in ambito scolastico, per intravedere uno sbocco nella semplicità espositiva e propositiva. Chiunque voglia accedere al mondo dell'istruzione, da subito si perde in sigle, graduatorie, inefficienze organizzative. Quando poi entra nel lavoro reale, l'inadeguatezza delle strutture scolastiche al novanta per cento fuori norma, la mancanza di aule specifiche, del personale adeguato, dei materiali indispensabili, inizia a vivere quell'assorbimento lento fatto di deleghe e demotivazioni che costituiscono la fatiscenza della scuola sarda attuale. Sono pochi i docenti ancora capaci di sollecitare il desiderio di sapienza e applicazione. C'è però in Sardegna una nuova emergenza conoscitiva e lo deduciamo dalle risposte positive che provengono dalle scuole in cui i programmi affrontano argomenti riguardanti la nostra identità. Chiamiamo così quel patrimonio misconosciuto o soffocato che non può che rafforzare invece la presenza di tanti giovani in quest'isola, studenti e studentesse che al contrario abbandonano la scuola, consegnandoci il più alto record europeo del disinteresse formativo. Oppure emigrano per disoccupazione dopo un ciclo scolastico concluso. L'impostazione ottocentesca della scuola italiana, il ristagno che impedisce nuovi ingressi operativi, un corpo docente ingessato, senza ricerca né aggiornamento, sottopagato, precarizzato, burocratizzato, hanno reso l'apprendimento sgradevole, laddove l'insegnamento dovrebbe rappresentare il fulcro e la fucina elaborativa per le nuove generazioni. Acquisire strumenti per la coscienza di sé, significa creare solide matrici culturali, aperte al mondo. Si tratta di investire per questi obiettivi risorse specifiche, mirate a una terra libera e sovrana in casa propria. Noi andiamo oltre le lamentele e un insano masochismo che travolgono l'istruzione pubblica, produttrice di forti criticità, scarsa preparazione e assente educazione civile. Dobbiamo avere il coraggio di andare al passo con i tempi e questo è il tempo de “S'Iscola Sarda Sperimentale”.

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Caratteristiche de S'Iscola Sarda S'iscola sarda sperimentale non segue i ritmi industriali, s'iscola sarda segue il tempo della natura umana, per chiunque voglia imparare, disimparare e reimparare. Dare a tutti gli interessati la possibilità di una didattica nuova, con linee differenti, e pratica, è per noi cominciare a vestirsi di una cultura dimenticata o nascosta, in accordo con le altre,ma non in perdita come ora è la nostra. Quindi pensiamo che le iscrizioni alla nuova educazione debbano essere libere per ogni età e ogni livello sociale. È il carattere personale che sceglie la disciplina: nessuno è obbligato allo studio di materie che offendono le proprietà spontanee o le vocazioni peculiari. La disciplina vien fuori da sé quando una persona mette passione in ciò che fa. Con questa formula si sperimenta il benessere della conoscenza che non è spaventata da intolleranze, note disciplinari, sospensioni o estromissioni dalle istituzioni “perchè non si sta fermi, seduti e zitti per cinque ore” come nella scuola attuale. L'educazione va ripensata, non ci soddisfa il trattamento che ci riserva la scuola italiana, il danno è davanti agli occhi di tutti: siamo stati interrotti dal 1726 quando ci hanno impedito di parlare in lingua sarda. È vero, qualcosa è cambiata dai tempi di Vittorio Amedeo II, del Vicerè Filippo Pallavicini e del gesuita Antonio Falletti, fautori della desardizzazione degli isolani. Oggi abbiamo libri per l'infanzia in sardo, vocabolari illustrati, manuali, corsi nella Facoltà di Lettere e Scienze Politiche, esami universitari e tesi di laurea in sardo. Ma occorre fare tante altre cose affinché, comprendendo l'entità del danno fatto dallo stato italiano, si prospetti un'alternativa all'importazione di una cultura calata dall'alto e dall'esterno che ci ha portato ad essere la terra del record per la dispersione scolastica e per la perdita di conoscenze, scomparse o stigmatizzate dalla vergogna. Occorre rimettere le cose a posto. Dunque sperimentale significa cercare un senso nuovo per coloro che verranno, affiancati dalla cultura di età differenti, esperienze, sensibilità, storie senza confini. Vivere e lavorare, giovani e adulti, dentro una struttura con programmi allargati, può rappresentare l'incontro e il ritorno di una conoscenza identitaria insieme alle altre culture mondiali. Dobbiamo entrare in un contesto internazionale a testa alta, essere riconosciuti per serietà e preparazione che valgano in altre realtà, dobbiamo creare un sistema scolastico nazionale.

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Lo scippo delle identità Queste prime considerazioni, non possono non tener conto del lavoro pionieristico svolto dalle donne e dagli uomini di cultura che negli anni hanno indicato la strada per uscire dalla storia lacerante della nostra lingua. Tra questi è profondo il nostro rispetto per la figura del professore di linguistica sarda Antonio Sanna dell'Università di Cagliari che nel 1971 in una sua risoluzione nel Consiglio di Facoltà, approvata all'unanimità, così si esprimeva: “Poiché esiste un popolo sardo con una propria lingua dai caratteri diversi e distinti dall'italiano, la lingua ufficiale dello Stato risulta in realtà una lingua straniera per di più insegnata con metodi didatticamente errati che non tengono in conto la lingua materna dei sardi e ciò con grave pregiudizio per un'efficace trasmissione della lingua sarda considerata come sub-cultura”. Grazie a questa spinta la facoltà si assunse l'iniziativa di proporre alla Regione ed allo Stato il riconoscimento di minoranza etnico-linguistica per la Sardegna e della lingua sarda come lingua naturale della minoranza. Un cammino difficile: i famosi articoli 23 e 24 che nella legge Regionale del 03.08.1993 prevedevano l'introduzione nelle scuole di programmi didattici di lingua sarda, non solamente integrativi, vennero dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale. Con le modifiche si arrivò alla legge Regionale 26 del 1997 che non risolse comunque il problema dell'insegnamento del sardo a scuola. Il riconoscimento del sardo come lingua di minoranza arriva con la legge dello Stato 428 del 1999: Il sardo è tra le lingue ammesse a tutela, unitamente al ladino, al friulano, al franco provenzale, al tedesco della Provincia di Bolzano, allo sloveno etc. Sia la legge Regionale 26 che quella Statale 428, per quanto consentano oggi maggiori operatività rispetto all'avvio faticoso, ancora non definiscono il riconoscimento e la certificazione dei titoli formativi dei docenti, gli statuti professionali, così come la pari dignità con la lingua ufficiale dello Stato. A maggiore ragione risulta oggi, nel 2012, offensiva, la sentenza Costituzionale che riduce ancora la nostra lingua a “dialetto”. Affermazione non troppo lontana dalla definizione di “rustica” data dal linguista tedesco Max Leopold Wagner agli inizi del 900.

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Questo braccio di ferro tra Stato centralista e minoranza linguistica, ci ricorda la fobia contro i libri in catalano della dittatura franchista in Spagna, ben espressa in un articolo de “La Gaceta” di Madrid del tempo: “un llibre escrit en català es come una bomba que pot explotar a classe”. Solo nel 1983 la Generalitat, rinnovata istituzione d'autogoverno dell'antico Principat de Catalunya, avviava un progetto d'immersione linguistica riconosciuto dall'Unesco e avallato dall'Unione Europea. La realtà catalana odierna dell'Escola En Català vede la presentazione di una proposta di legge al Parlamento Catalano da parte dei parlamentari del gruppo Solidaritat Catalana per la Independencia, perché il catalano abbia lo stato lo status di unica veicolare per l'insegnamento.

Questo non è razzismo, è protezione di una minoranza, come la nostra, una situazione anomala in un'Europa che si ritiene democratica, tollerante e rispettosa, dei diritti dei popoli minoritari. Proviamo solo a pensare a quale ricchezza potrebbe rappresentare in Sardegna la competenza linguistica del sardo, posseduta da tutti i docenti, e quale ricchezze il riconoscimento dell'indennità del bilinguismo ai lavoratori di questo comparto. Contro l'annientamento dell'omologazione, proviamo a pensare non solo a loro, ma l'uso del sardo dagli operatori turistici, ai grafici pubblicitari, agli organi di stampa, televisioni, cinema, produzioni musicali, letterali, fino alle mode etniche. Per noi sardi si tratterebbe quasi di un apprendimento terapeutico ri-compositivo del nostro “specchio-rotto”, della nostra personalità dissociata, della nostra sofferenza e diffidenza nei confronti della storia.

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Il bilinguismo è una ricchezza Tra le varie pecche della scuola italiana, per quanto riguarda la sfera linguistica, vi è il fatto che in essa si dà pochissima importanza allo studio delle lingue straniere europee. A ciò si aggiunge un atteggiamento dello stato centralista e timoroso delle differenze, che ha sempre contrastato la vitalità dei dialetti italici, imponendo l'italiano come “monolingua”, “monocultura” e “monociviltà”. Ma la condizione naturale ed anche quella più diffusa al mondo è quella del plurilinguismo: la maggior parte dei bambini nascono e crescono in un contesto come minimo bilingue. Ma questa non è l'immagine della realtà che un cittadino medio può ricavare dall'istruzione che riceve nella scuola italiana. Anche quando ci si è dotati delle misure per la tutela della lingua e della cultura sarda ci si è trovati davanti alla mancanza di un codice grafico omogeneo per la scrittura della stessa. Molte polemiche hanno rallentato e tuttora ostacolano l'affermazione della lingua sarda nella dimensione scritta. Diversamente dall'italiano, che si legge come si scrive, il sardo non può essere scritto come si legge se si vuole salvaguardare l''omogeneità e la massima comprensibilità della lingua scritta. Questo tra l'altro dimostra la vitalità della lingua. Se fossimo stati abituati a vedere il sardo come una lingua “normale”, poniamo come il francese, o l'inglese, non ci stupirebbe scrivere il verbo “ (issu) arribat” e continuare a leggerlo e pronunciarlo /issuar'ribbara/, nel Sulcis, /issuar'ribada/, in Campidano, /issuar'ribata/ in qualche area del centro, per esempio. Così come in francese scriviamo “il arrive”, sapendo e accettando che si legge /ilarriv/, oppure come in inglese scriviamo <laugh> ma impariamo che si dice /laf/ e non ci poniamo alcun problema! La grafia ci rivela che il sardo è uno solo, quello che in linguistica si chiama “core” e che noi diremmo il “cuore” della lingua è unico: ciò che differenzia queste innumerevoli nostre indomabili parlate locali è solo e soltanto la pronuncia! Proprio per questo motivo la fissazione della lingua scritta in uno standard valido per tutto il sardo è stata da sempre osteggiata: proprio per osteggiare quell'unità culturale che sarebbe rivelata dall'unità del cuore della lingua sarda che poi però si manifesta in una molteplicità di forme locali.

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Un'altra zavorra è costituita dal pregiudizio di arcaicità della lingua sarda: dagli anni 50 in poi l' italiano è diventato sinonimo di successo economico e sociale, di progresso e modernità mentre il sardo era sempre più relegato a un mondo di povertà, fame e arretratezza, lingua di pastori, di contadini, di “bidduncoli”. È l'uso costante e normale della lingua, in tutti i settori della vita e in tutti i campi della conoscenza e dell'esperienza umana che rifunzionalizzerebbe il sardo come lingua di tutti i tempi, lingua per questo tempo.

S'Iscola Sarda sarebbe un incentivo chiave al bilinguismo nelle nuove generazioni, sulla base del fatto che il bilinguismo è una ricchezza che non possiamo lasciarci sfuggire, ma che dobbiamo potenziare e farne comprendere i vantaggi a tutta la società. Contemporaneamente si andrà potenziando lo studio di più lingue europee e quindi familiarizzando i giovani sardi alla molteplicità e alla comparazione con altri sistemi linguistici, giovando anche alla salute della LIMBA e alla consapevolezza linguistica dei sardi. Per arrivare a questo risultato occorre convogliare risorse economiche e umane non solo nell'insegnamento ma anche in iniziative di rivalutazione del sardo in ogni luogo e campo della vita civile, per abbattere tutti gli stereotipi sulla nostra lingua, basati sull'ignoranza di sé stessi, affinchè la nostra lingua non sia più stigmatizzata come inferiore, giacché il sardo ha dato voce a un popolo e una storia millenari.

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Verso una standardizzazione linguistica democratica. S'Iscola Sarda intende promuovere una forma standard per la scrittura, in modo tale da fornire ai suoi studenti i mezzi necessari a recepire i documenti ufficiali prodotti dalle istituzioni, ma anche un codice comprensibile, univoco e funzionale per i sardi di ogni regione. La dimensione grafica di tutte le lingue richiede un certo grado di omogeneizzazione e uniformità, finalizzati alla semplicità e alla massima fruibilità del codice stesso. La Limba Sarda Comuna è ciò che al momento esiste di più vicino a quello strumento; tutti i sardi devono sforzarsi di comprendere, uscendo dalla logica dell'italiano, che la grafia non obbliga ad una pronuncia che sia estranea alla varietà di ciascuno, ma bensì occorre capire che le parole del sardo si scrivono in un modo e si pronunciano in un altro. L'intento è anche quello di praticare questo strumento e migliorarlo attraverso l'uso costante.

Le iscole linguistiche Nella specifica situazione delle isole linguistiche all'interno della Sardegna, s'iscola sarda si confronterà con la realtà del plurilinguismo: ragionando in termini di democrazia linguistica, è chiaro che non si dovranno trascurare le varietà non propriamente sarde come il tabarchino di Carloforte e Calasetta, il catalano di Alghero e il gallurese. Il progetto di base da sperimentare prevede che le Iscolas attive in queste particolari aree linguistiche dovranno fornire ai propri iscritti i mezzi e le conoscenze necessarie a garantire la comprensione e l'eventuale uso del sardo, lingua di tutta la nazione, nonché strumento per promuovere l'integrazione attraverso la cultura e l'unità dell'intero popolo sardo. Il monte ore dedicato alla lingua e alla letteratura dovrà pertanto suddividersi tra le ore di sardo e le ore di tabarchino, catalano, gallurese, a seconda della scuola. Per sopperire alla minor quantità di ore dedicate al sardo rispetto alle altre Iscolas, si potrebbero pensare dei laboratori facoltativi ed extra-curricolari, per coloro che vogliono approfondire lo studio della lingua. L'orario curricolare comunque sarà stabilito in modo tale da garantire che gli studenti delle isole linguistiche acquisiscano una competenza di base del sardo e, contemporaneamente, possano studiare la lingua minoritaria locale. Quest'ultima si potrà alternare al sardo come lingua veicolare nell'insegnamento di altre materie.

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L’obbiettivo de s’iscola Sarda Lo scopo è quello di educare studenti e studentesse tramite l'uso della lingua sarda, fino all'introduzione in itinere dell'inglese per le materie scientifiche. Instradare intelligenze diverse con senso di solidarietà e cooperazione nell'individuo, tenere conto nella fase educativa dei diritti e dei valori umani, il rispetto del pluralismo e il rinnovamento continuo. Ciò costituisce la filosofia fondante nell'affrontare i cambiamenti costanti della società. Uno dei fattori chiave è quello di creare uno specifico materiale didattico prodotto e pubblicato indipendentemente dalle Iscolas ed adatto agli studenti di tutte le età. Tutte le materie sono dotate di aule specifiche e di insegnanti di sostegno alla richiesta. Materie curricolari: -LINGUA SARDA -LETTERATURA SARDA -STORIA DELLA SARDEGNA - LINGUA INGLESE - LETTERATURE INTERNAZIONALI - ARTE - MUSICA - FISICA - MATEMATICA - GEOGRAFIA E ASTRONOMIA - SCIENZE NATURALI - EDUCAZIONE CORPOREA - TECNOLOGIA e INFORMATICA

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L'insegnamento del sardo seguirà l'approccio tipico del quadro di riferimento dell'Unione Europea, nel quale l'apprendimento è articolato in varie dimensioni della lingua: ascolto (listening), lettura (reading), produzione orale (speaking), produzione scritta (writing). Questo approccio rsulta particolarmente funzionale in quanto permetterebbe l'apprendimento e la pratica della norma grafica, LSC, soprattutto nella dimensione della lettura (se si tratta di testi ufficiali, o cmq scritti secondo quella norma) e della produzione scritta, con l'acquisizione di sempre maggiore familiarità di una norma scritta omogenea a livello nazionale. Nelle dimensioni dell'ascolto e della produzione orale ci sarà la massima libertà di praticare le varietà locali di ogni regione e località, lasciando spazio per una comparazione tra dialetti di diverse aree della Sardegna e soprattutto sperimentando l'applicazione delle pronunce territoriali alla lettura del codice scritto in LSC. Letteratura in sardo. - La storia della Sardegna sarà articolata in Preistoria, Storia Antica, Storia Medievale, Storia Moderna e Storia Contemporanea della Sardegna. [QUESTO NUCLEO DI 3 MATERIE FONDAMENTALI POTREBBE ESSERE APERTO ANCHE ALLA FREQUENZA COME CORSI SINGOLI, APERTI AI NON ISCRITTI ALLA SCUOLA] La letteratura sarda potrebbe essere tradotta e comparata a quelle in altre lingue con letture scelte in base all'uditorio o classe che deve essere formata mirando al metodo “Tandem learning-impari po imparai”. Invitando alle lezioni anche poeti e scrittori locali e magari anziani che raccontino le loro storie, si apprenderebbe ognuno dall'altro, in un crescendo di scambi di conoscenze inedite utili a stimolare il lavoro di gruppo e rendere più piacevole l'approccio allo studio delle materie curriculari e, soprattutto, dei laboratori di scrittura e drammatizzazione della parola letteraria collettiva da cui far nascere i testi individuali, affinché stimolando la creatività si solletichi la voglia di approfondimento e quindi di apprendimento della struttura linguistica.

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Attività pratiche - TEORIA E PRATICA ARCHITETTONICA con materiali naturali - PRATICA AGRICOLA .- PRATICA D'ALLEVAMENTO - LABORATORI ARTIGIANI - LABORATORI DI TRASFORMAZIONE AGROALIMENTARE - GESTIONE MENSA - GESTIONE DEL TERRITORIO E DEL SUO SISTEMA IDRICO

Materie a scelta - ALTRE LINGUE STRANIERE - COMUNICAZIONE E GIORNALISMO - FOTOGRAFIA - CUCINA

Organizzazione interna L'ASSEMBLEA GENERALE è l'organo interno più importante di ogni scuola, ed è costituito dai genitori, gli insegnanti, e tutti coloro che vi lavorano. Quest'organo si riunisce due volte l'anno, la prima ad inzio per prendere le decisioni più importanti, la seconda a fine anno per valutare il percorso e proporre modifiche o novità per il successivo. IL CONSIGLIO D'ISTITUTO formato da genitori ed insegnanti si riunisce di frequente, rappresenta l'Assemblea e concorda le attività con il Coordinatore/ice scolastico e gli insegnanti. L'ASSEMBLEA STUDENTESCA è formata da tutti gli studenti e le studentesse, ha la facoltà di riunirsi mensilmente per discutere tutte le proposte e le criticità e fa riferimento diretto con i propri delegati al Consiglio d'Istituto qualora venga richiesta la partecipazione. L'ASSEMBLEA TECNICA è costituita da personale ausiliario e tecnico interno alla scuola. Ha facoltà di riunirsi ad inizio e fine anno per elaborare proposte e valutare il lavoro compiuto.

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Organizzazione esterna Le scuole sarde sperimentali sono organizzate in Confederazioni Territoriali, coordinate a loro volta dalla Confederazione Generale della scuola sarda. Entrambe sono addette al rispetto degli indirizzi educativi stabiliti dalle organizzazioni interne e si occupano del reperimento delle risorse in collaborazione con i Comuni, gli Assessorati alla cultura e gli sportelli linguistici. Le Confederazioni Territoriali hanno facoltà di proporre studi specifici adatti alla morfologia, cultura e storia dei luoghi in cui operano, rispettando le inter indipendenze didattica e formativa. I membri operativi di entrambe le Confederazioni vengono elette in carica per un biennio e scelti in base alle disponibilità dei docenti nei comuni. L'incarico può avere durata rinnovata per non più di tre volte consecutive. Vengono eletti dalle Assemblee Generali interne alle scuole. Gli incarichi decadono nei casi di gravi inaffidabilità, eccessive difficoltà operative o decesso avvenuto. L'operato di entrambe le Confederazioni viene valutato da un Collegio Esaminatore composto da tutti gli studenti delle scuole. La Confederazione Generale stabilisce il calendario scolastico annuale, i fondi necessari per gli aggiornamenti dei docenti, e il fondo per i due anni di formazione dei supplenti affiancati alle cattedre titolari. Questi ultimi vengono valutati alla fine del biennio di preparazione dalle Assemblee studentesche e dalla Confederazione Generale.

Reclutamento I comuni che intendono sperimentare il metodo presentano le loro disponibilità logistiche, si occupano del reclutamento dei docenti, bidelli, assistenti tecnici e utenti, attraverso gli assessorati alla cultura e gli sportelli linguistici. La disponibilità del personale viene valutata in base ai titoli individuali, ad una lezione pubblica sulla propria disciplina con valutazione allargata a tutti i presenti, alla possibilità finanziaria di sostenere la distanza abitativa in termini di rimborso a chi ne faccia richiesta.

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Ogni comune è libero di ospitare i membri operativi interni a S'Iscola Sarda. I docenti devono sostenere un esame in lingua sarda ed avere cinque anni di residenza in Sardegna prima di accedere alle scuole del territorio. I comuni si attivano per creare una Cassa Tributaria per i versamenti pensionistici.

Risorse finanziarie Fondo sardo nazionale Fondi concessi dalle istituzioni Sottoscrizioni popolari Organizzazione di eventi: meeting, rassegne, convegni, festival con tributi volontari. Rette comunitarie dei genitori Collaborazioni interne al sistema S'Iscolas Conto deposito Scuola Sarda gestito dalla Confederazione Generale.

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CONCLUSIONI DINAMICHE Trattandosi di sperimentazione scolastica, siamo consapevoli della necessità di un rodaggio elaborativo, ma ciò che importa è l'apertura verso qualunque contributo provenga dall'esterno in veste di aggiunta o miglioramento delle fattibilità. E' nell'interesse di noi tutti oltrepassare l'avvilimento culturale che pesa su questa terra. S'Iscola Sarda Sperimentale dovrebbe identificarsi strettamente con le persone stesse che compongono la comunità in cui essa è presente. E non è impossibile una nuova formazione culturale: i nostri studi hanno preso in analisi le scuole di diverse parti del mondo, per fare un esempio le Ikastolak basche esistenti dal 1914, sono tutt'ora attive, riconosciute e supportate da finanziamenti statali, privati o misti in stretta collaborazione con le provincie in cui sono presenti: Paesi Baschi (Euskal Herria), Paesi Baschi Francesi e Navarra. La Scuola Labiaga Ikastola situata a Bera è organizzata su tre livelli, quello prescolastico, dell'educazione primaria e quello secondario fino all'età dell'obbligo (16 anni). Ci lavorano 20 insegnanti con 15 allievi per classe, la lingua veicolare è il basco. Ma c'è una scuola unica nel suo genere concepita nel 2006 e attiva dal 2008 nella foresta a Sud di Ubud a pochi chilometri da Denpasar, la capitale dell'isola di Bali. Un villaggio scuola funzionante secondo il sistema d'istruzione britannico, frequentata da allievi e allieve di 60 nazionalità. S'insegna la lingua bahasa indonesian, ma possono studiare anche il tedesco, il cinese e lo spagnolo. Un complesso scolastico di 75 edifici dall'impatto ambientale minimo, con fango, bambù ed energia solare, dove accanto alle materie tradizionali i 240 discenti studiano agricoltura biologica e architettura sostenibile. Questa Green School, segue 8 parole chiave fondamentali: integrità, responsabilità, empatia, sostenibilità, pace, equità, comunità e fiducia. Dalle classi dell'asilo fino alle superiori i gruppi di lavoro agricolo supportano le comunità locali. I valori della scuola sono semplici e chiari: Pensare locale, considerare il proprio ambiente come guida per il proprio lavoro, immaginare come i propri nipoti possano essere influenzati dalle nostre azioni quotidiane.

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Tra le piantagioni di riso e cacao e gli orti, possiamo riempirci il cuore di speranza perché le nuove generazioni siano più consapevoli della nostra. Vicino a questa filosofìa è lo spazio educativo relazionale- servizio nido "Abbamama" di Simaxis. I bambini e le famiglie interagiscono secondo il modello Sa Corti Sarda, cioè con le valenze pedagogiche dell'architettura sociale nostra. Lana, canne, tutti i materiali della bioedilizia accolgono in una nuovissima struttura un'equipe di esperti e gli ospiti con l'intento di sensibilizzare ad un'altro tipo di crescita fin dall'infanzia. E' un centro in cui sono presenti orti didattici, laboratori artistici, cucina biologica, mensa verde, pet-therapy, ed il sostegno alla genitorialità. La visione è quella di aprire spazi di interscambio mediterranei, e l'aspetto ancor più interessante è s'agiudu torrau all'atto di iscrizione: se un genitore non può accedere alla retta mensile, scambia il suo lavoro all'interno dell'asilo in una sinergìa preziosa per tutti. Il cammino per un nuovo rapporto con il pianeta è tracciato, certo all'atto della formulazione di un nuovo tipo di educazione come quello prospettato con S'Iscola Sarda Sperimentale, può sembrare più vicina l'utopia che la realtà, ma noi ci siamo posti davanti ai conti dolorosi dei numeri che travolgono il senso della nostra esistenza: quest'anno in Sardegna il Governo Italiano ha cancellato 45 Autonomie Scolastiche. I tagli al personale ATA l'anno scorso hanno toccato il tasso più alto di tutte le scuole peninsulari: 1819 posti persi, negli ultimi 3 anni 5738 docenti hanno perso il lavoro, il 32% degli studenti abbandona l'istruzione e la disoccupazione giovanile ha toccato il 42%, la più alta d'Europa. Viviamo, per dirla con le parole del filosofo ed antropologo Placido Cherchi “come se essere al mondo fosse l'esito di una caduta”. Dobbiamo quindi riprenderci le Comunità, “per eccellenza il luogo del “NOI”, l'universo delle certezze comuni e dei codici condivisibili, garanti di equilibri negati altrove e luoghi di accoglienza”. E' dalle esperienze vissute e praticate che ha preso corpo quest'idea formativa delle Iscolas, dal lavoro silenzioso di tanti insegnanti che hanno rischiato l'impensabile per non soccombere all'appiattimento didattico, dai suggerimenti degli allievi e delle allieve che manifestano l'esigenza di una nuova coscienza collettiva. Perciò la nostra è un'elaborazione aperta a tutte le collaborazioni, e come si dice quando si parte “in caminu s'aconzat barriu”, e la volontà e le competenze in Sardegna non mancano.

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