La carità carnale_estratto

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Fabio Romano

La carità carnale Cronaca dell’eresia di Suor Giulia di Marco inquisita nella Napoli del Seicento

Presentazione di Pietro Treccagnoli


Questo libro non sarebbe mai stato possibile senza l’intuizione, l’incoraggiamento continuo e l’aiuto di Attilio Wanderlingh, editore, e di Elisabetta Bonato, mia moglie, ai quali va la mia gratitudine.

Fabio Romano

La carità carnale

Cronaca dell’eresia di Suor Giulia di Marco inquisita nella Napoli del Seicento isbn 9788874211760 © Edizioni Intra Moenia 2016 Il Distico Srl Via Costantinopoli 94, 80138 – Napoli www.intramoenia.it – info@intramoenia.it Impaginazione di Giuseppe Madonna. In copertina: “Maria Maddalena in estasi” di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1606). I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.


INDICE

PRESENTAZIONE

pag.

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INTRODUZIONE

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I.  SCENARI E ANTEFATTI

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II.  NAPOLI NEL CINQUECENTO

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III.  LA SANTA VIVENTE

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IV.  EPILOGO

147

APPENDICE

153

pagine del manoscritto

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PRESENTAZIONE di Pietro Treccagnoli

Il barocco ha avuto a Napoli un palcoscenico unico al mondo. All’ombra del Vesuvio, nella terra dove il paganesimo non era mai morto, dove l’Arcadia primigenia e poi manierista poteva esprimere in tutta la propria potenza i riti boscherecci e pescherecci, dove l’eros e la penitenza, l’orgia e la flagellazione erano teatro, vita e religione, dove il sangue scorreva sul basalto e ribolliva nelle ampolle amplificando, per paradosso, la pervasività di un cattolicesimo riformato, all’ombra del Vesuvio ogni giorno veniva allestito lo spettacolo della miseria che diventava nobiltà, del sesso che sublimava in misticismo, della carne che si faceva liturgia e della liturgia che aveva bisogno della carne, oltre che del pane e del vino. In un labirinto sul quale svettavano cupole poppute e fallici campanili, l’eccitazione si accompagnava alle preci. Era facile cadere in tentazione, perché l’offerta superava la domanda. In questi vicoli e in questi fondaci, popolati da lazzari e aristocratici, si aggirava persino Caravaggio, con il suo occhio geniale che trasformava il buio in luce, come un raggio paradisiaco nello Stige quotidiano. Napoli, nel Seicento, ma pure per qualche decennio successivo, brillò e abbagliò, sedusse viaggiatori, scrittori, poeti, artisti e viceré. Esibì donne e castrati, voci celestiali e crudeltà patibolari e generò finanche la Carità Carnale, la comunità pansessuale, il cenacolo orgiastico, il lupanare degli incesti, gli Illuminati 9


presentazione

dell’Eros, il Cammino verso la Redenzione attraverso l’effusione del seme (accompagnato dall’esclamazione “Gesù mio, Gesù mio”), il dionisiaco battesimo a una fede che non separava mai l’estasi dalla materia. Una leggenda partorita da menti guastate dai cilici o una verità inconfessabile e censurabile di esoterismo religioso? Entrambe e nessuna delle due. Accomodatevi dalla parte della platea che più vi aggrada e godetevi lo spettacolo senza pudori e pregiudizi contemporanei. Al centro di un percorso iniziatico che divenne teatro di passioni e dolori vi fu una figura controversa, Giulia di Marco, femmina incolta ma dalla bellezza potente, che non può essere ridotta a santino boccaccesco, a puttana del Signore, a maldestra seduttrice, a ingannatrice dei sensi e del senso del sacro. Fabio Romano, con acribia filologica riporta alla luce (dopo un romanzo pubblicato qualche anno fa) la documentata vicenda terrena di Giulia, bella e dannata, bella e possibile, bella e ingannata. Una storia apparentemente al di là del bene e del male, che fece gridare all’eresia tra molte compiacenze e ipocrisie. Erano gli anni nei quali per molto meno, solo per la forza della parola e non degli atti, mandavano al rogo Giordano Bruno con tutti i suoi eroici e cartacei furori. Gli ardori di Giulia e della sua Accademia dei Viziosi non furono, per loro fortuna, spenti con le fiamme. La carne fu acquietata nel buio delle segrete di Castel Sant’Angelo. La vulgata che ne seguì fece di Giulia solo una deviante dalla strada maestra della corretta fede. Ma il popolo, negli anni suoi, l’ha voluta santa fornita di virtù profetiche e persino di un anello nel quale teneva imprigionato il demonio. Il successo della di Marco era, però, intollerabile per lo spirito della Controriforma che, in nome della guerra ai luterani e ai calvinisti, doveva emendarsi e liberarsi da una religiosità fisica e carnale. Così Giulia, la meretrice di Dio che sosteneva come il coito prima dell’eucarestia, chiunque fosse il partner, non generasse macchie e quindi non necessitava di confessione, non fu tollerata, ma processata, schiacciata in una battaglia più grande di lei, nella quale si sfidarono i potenti teatini, da una 10


la carità carnale

parte, capeggiati da Andrea Avellino (poi beato e aspirante al primato tra i patroni di Napoli), autori di una “Istoria” misogina e sessuofobica dove la caritatevole mistica della carne è descritta come ignominiosa ninfomane, ma soprattutto sponsor di un’altra mistica, suor Orsola Benincasa, e, dall’altra parte, i gesuiti che assolvevano Giulia o comunque provavano ad allontanare la sua condanna in nome dell’allenata e causidica casistica. La presunta “spudorata ciarlataneria” della terziaria francescana (perché Giulia fu inizialmente accolta nell’ordine del poverello di Assisi) e quella dei suoi principali sodali, il camilliano Aniello Aciero e il gentiluomo precipitato in miseria, Giuseppe De Vicariis, fu roba da Sant’Offizio, sebbene la solidità critica e lo scetticismo laico di Benedetto Croce catalogò tutto come “malsanie” che, nel penitenziario mentale del cattolicesimo tridentino, trovavano propizie condizioni alla loro affermazione. Attorno al destino e alla fama di santità o di depravazione della di Marco, il Sant’Offizio, in balìa delle opposte pressioni delle gerarchie romane, della nobiltà napoletana e vicereale, fu a lungo pencolante tra divergenti sentenze. La storia ci racconta come finì la corsa di un’eresia forse del tutto immaginaria, costruita secondo i canoni più prevedibili dell’Inquisizione quando punta al pensiero unico. Le confessioni immediate probabilmente furono estorte con le pressioni fisiche e psicologiche dei giudici, esaltati da un processo che divenne subito spettacolare. La Carità Carnale a giudicarla quattro secoli dopo, appaciati in un mondo che sembra aver metabolizzato e neutralizzato la guerra dei sensi, fu solo una vampata di rossore. Eppure dal profondo del tempo e dalla segreta romana dove fu rinchiusa Giulia, il suo fantasma ancora ci grida che ci sono ragioni del corpo che la ragione non conosce, figuriamoci la morale bacchettona.

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INTRODUZIONE

Un manoscritto, dono di una duchessa napoletana, ha fatto incontrare uno scrittore e chi ancora non lo era. Il primo, che ne è l’autore, era un sacerdote teatino che lo redasse a Napoli nel secondo ventennio del Seicento, don Valerio Pagano. Archivista dell’ordine teatino che ancora oggi occupa nel centro storico di Napoli l’imponente chiesa di San Paolo Maggiore, volle magnificare con quello scritto i propri confratelli di “religione” (come all’epoca venivano definiti gli ordini) in quanto scopritori e promotori della denuncia degli eretici all’Inquisizione romana. Il secondo, autore di questo libro, ricevette da giovanissimo in dono questo libricino rilegato in pergamena e per raccontarne la storia si è fatto scrittore. Perciò sono nati il romanzo “La Carità di Giulia” e questa opera di saggistica narrativa a cui abbiamo dato il nome “La Carità carnale” come la stessa setta si definiva, e che conclude un viaggio immaginativo durato decenni. Si tratta dunque di un incontro fortuito – ammesso che il caso esista davvero – e Giulia ha mosso impercettibilmente le labbra, per ripercorrere le tappe straordinarie e struggenti della propria vita. Quel che è emerso è una storia di emblematicità assoluta, nel corso della quale si è riuscito a fare di lei – nata contadina indigente ed oscura – tutto ciò che di esaltante ed atroce la repressione dell’immaginario maschile ha potuto fare di una donna. 13


introduzione

Fanciulla tradita, poi suora ed ad un tempo amante – oggetto di un desiderio talmente intenso da essere proclamata tramite della grazia divina – ed in seguito astro di prima grandezza nel firmamento cittadino; contesa con ogni mezzo nella lotta ingaggiata dal potere politico, che la voleva santa da condividere nel suo meretricio purissimo, contro l’altro della Chiesa che si batteva per spegnerla… Questo incontro avvenne nella curva di un emiciclo di una villa nobiliare in demolizione. Al piano terra, in piedi restava intatta la biblioteca e posando gli occhi su quegli scaffali, gremiti da un migliaio di volumi, prima che venissero travolti per sempre e caricati sugli autocarri, confusi del tutto e scomposti fra le macerie, qualcuno volle gettarvi uno sguardo. Si trattava per lo più di cose di scarso valore e quel primo interesse andava scemando verso la rassegnazione e l’indifferenza, finché un sottile dorso di pergamena non lo volle inchiodato. In fretta lo trasse fuori per sobbalzare di gioia, avendolo scoperto interamente manoscritto, anonimo, e così intitolato: “Historia delle eresie di Suor Giulia di Marco e suoi seguaci”. Intanto, nel rigirarlo, stupito per il suo ottimo stato, si era reso conto che la scrittura ed il materiale denunciavano, quali anni della sua redazione, i primi del Seicento e che certamente più mani avevano contribuito alla sua stesura. Allora non volle nascondere una certa aria di rimprovero, mostrandolo ai suoi proprietari, che cercarono rifugio in una frase imbarazzata e di certo menzognera: “Pure papà ci aveva detto di avere già messo da parte le cose importanti”. Ad ogni buon conto quei sensi di colpa diedero il loro frutto, perché il manoscritto gli fu donato. Da quel momento egli iniziò ad occuparsi della storia affidata alle sue pagine. Quando la lettura ebbe termine era lontano dalla propria città già da alcuni anni, ma per suo tramite volentieri era stato obbligato a restarne ideale abitante; si trattava infatti di una straordinaria vicenda di ambiente napoletano…

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capitolo i

SCENARI E ANTEFATTI Riforma e Controriforma


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