GEMELLI DIVERSI

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Paziente come il pescatore, che esce senza sapere cosa riporterà a casa - ma come lui pronto allo scatto di polso necessario per agganciare la preda - Federico Azuni ci offre in questo suo lavoro una panoramica intrigante e saporita che racconta molto del suo stile e della sua idea di street photography, ironica e garbata come quella maestri del genere, Eliott Erwitt su tutti. Eccoli, i suoi “Gemelli diversi”, cercati, raccolti e adottati nel corso di tante scorribande fotografiche. Per sgombrare subito il campo da equivoci diciamo cosa non sono, questi “Gemelli diversi”. Niente a che fare con l’omonimo gruppo rap milanese. Nulla a che vedere con l’astrologia e il segno zodiacale di maggio e giugno. Meno che mai col noto ospedale romano. Cosa sono, allora, questi “Gemelli diversi”? I gemelli di Federico Azuni – più noto nel web col nick di Perozzi, il mitico capocronista di “Amici miei” interpretato da Noiret - sono soggetti partoriti a coppie dalla sua fida Olympus. E messi insieme in una serie molto cara all’autore. Perché i files so’ piezz’e core. Così i gemelli ”perozziani “ possono essere umani, animali o anche inanimati. Tutti e sempre colti nell’attimo in cui – caso, destino, congiunzione astrale – interagiscono con un loro simile. O – diciamo meglio – inquadrati e accoppiati per sempre nel fotogramma, come si diceva nell’era analogica, dalla personalissima lettura dell’autore. Gemelli sì, ma non omozigoti, visto che nella loro specularità c’è sempre qualcosa che li differenzia. Gemelli eterozigoti, piuttosto. Non sono infrequenti i parti trigemini, come in questa serie negli scatti degli estintori, dei monopattini, della toilette e in quello – uno degli acuti della collezione – dei passeggini: dove la coppia in primo piano ne incornicia un terzo in fuga prospettica. Che – guarda un po’ – trasporta proprio due gemelli, stavolta di quelli veri. Per i suoi amati gemelli Azuni aggiunge al suo stile narrativo di solida impostazione classica un uso del colore assolutamente funzionale all’economia narrativa. Il bianco e nero incisivo che contraddistingue solitamente lo stile di Azuni stavolta viene messo da parte. La serie gemellare brilla di colori netti e kodacromici. E così troviamo gemelli diversi, ma omogeneizzati dal colore. O al contrario ne incontriamo di identici, se non fosse per il colore che li distingue. Un linguaggio dei colori qui è inevitabile e inseguito con dedizione. I gemelli saranno a colori o non saranno, il suo motto. Colori abbinati, accostati, assemblati. United Colors of Azuni.

Luca Liverani



Superenalotto



Insonnia



ViabilitĂ Cittadina



Trasporto Pubblico



Game Over



Colonne d'Ercole



Zoo Safari



Domeniche a Piedi



Partita a Poker



Gemelli Diversi



Palco Reale



Sosta Tecnica



Acqua in Bocca


Ligure, classe 1970, Federico Azuni incontra la fotografia per gioco, con una Polaroid avuta in dono all’età di 8 anni cui seguirà, pochi anni dopo, una bellissima “Pentax ME Super” successivamente corredata da un 50mm, poi da un 80/200mm e infine da un 28mm. Non segue studi artistici, ma complici il Liceo Scientifico, che affina le conoscenze di base, e un retaggio artistico familiare, Mamma e Nonna sono pittrici, esplora i diversi aspetti e campi della fotografia analogica. Frequenta qualche corso di fotografia a livello locale in età giovanile, poi continua con il Foto Club Imperia e quindi con quello di Garessio, cittadina del basso cuneese dove vive. Si forma su riviste di settore per un breve periodo optando in seguito per la lettura di qualche libro specifico, in primis la trilogia di Ansel Adams: La fotocamera, Il negativo, La stampa. Prosegue con libri fotografici veri e propri di vari autori con l'intento “di provare ad educare lo sguardo”. Gli piacciono i classici e la scelta ricade su Ansel Adams , Henri Cartier-Bresson, Elliott Erwitt, Robert Doisneau. L'avvento del web moltiplica la possibilità di guardare i lavori di altri fotografi, anche amatoriali. Spesso le proposte sono decisamente interessanti, ma le pietre miliari prima segnalate segnano decisamente la Sua Strada. Nel frattempo il parco macchine cresce con la Minox GL, che ben presto diverrà la macchina fotografica principale “perchè grazie alle sue dimensioni era sempre nella tasca, estate ed inverno con montato un rullino di hp5 o un tri-x”; poi c’è la svolta verso la Nikon F3 con un corredo obiettivi che nel tempo andrà dal 28mm al 400mm ed un secondo corpo macchina con una Nikon FA. Solo negli ultimi anni s’è dedicato alla fotografia digitale con una Olympus epl-1 e il suo 14/42 originale, scelta che gli consente di utilizzare talvolta le “vecchie” ottiche Nikon. Sostengono la sua passione la famiglia ed “anche gli amici che ti chiamavano sempre quando c'era da scattare delle foto. In questo modo, senza rendersi conto, sono stati immortalati attimi che con il tempo sono diventati preziosi ricordi”. “...dai 17/18 anni ho anche avuto la possibilità di attrezzare una camera oscura amatoriale che si concretizzava nelle ore notturne nell'unico bagno di casa nella quale ho avuto modo di sperimentare lo sviluppo e stampa in BN”. Un’esperienza formativa importante che accompagna i ritratti ad amici ed amiche, qualche macro e un bel periodo di paesaggi dopo aver apprezzato i manuali e gli album fotografici di Ansel Adams. Infine la Street, dopo l’incontro, folgorante, con Elliott Erwitt, mentore iconografico dall’eccezionale colpo d’occhio e dalla travolgente ironia.


“la mia fotografia è il mezzo per trasporre negli altri lo stato d'animo (in genere divertito, ironico e di stupore) che ho provato nel momento dello scatto, mentre ero partecipe di quella determinata situazione. Un'impresa difficile che ogni tanto pare riuscire, e allora lì sì che provi una certa soddisfazione”. Chiedo a Federico cosa è cambiato negli anni ... “il peso della Borsa a favore dell'interesse maggiore per l'immagine: a 20 anni enorme borsa con tutte le fotocamere che avevo più la 6x6 a 30 anni una borsa metà della prima con un corredo scelto a priori a 40 anni una borsetta con dentro la mirrorless da portare in giro tutti i giorni. Ho fatto questa riflessione qualche giorno fa vedendo, divertito, le tre borse fotografiche riposte una sopra l'altra da mia moglie, visualizzando così in un batter d'occhio 20 anni di fotografia”.





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