Ticino7

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№ 24 del 10 giugno 2016 · con Teleradio dal 12 al 18 giugno

LE A I C SPE OPEI EUR 16 20

L’ULTIMO CAMPO

Il gioco del pallone: uno sport universale in grado di unire grandi passioni, storia, memoria e personaggi indimenticabili

Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–


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Ticinosette allegato settimanale N° 24 del 10.06.2016

Impressum Tiratura controllata

63’212 copie

Chiusura redazionale

Venerdì 3 giugno

4 Società Attività sportive. Lo guardi o lo pratichi? di RobeRto Roveda ......................... 6 Kronos Sport. La grazia del pallone di FRancesca RiGotti........................................... 8 Letture Giovanni Soldati. Un giallo interiore di RobeRto Roveda ............................... 9 Vitae Pierino Lardi di taRcisio bullo; FotoGRaFia di FioRenzo MaFFi.............................. 10 Tendenze Accessori. L’angolo del tifoso perfetto a cuRa di GiancaRlo FoRnasieR ....... 35 Reportage L’ultimo campo di MaRco JeitzineR; FotoGRaFie di Reza KhatiR ................... 36 Memorie Album. Di corse, figurine e alta finanza di biGio biaGGi ........................... 40 Svaghi .................................................................................................................... 42 Agorà Campionati Europei. L’essenza di una sorpresa

di

Paolo Galli .......................

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Il campo di Peccia Fotografia ©Reza Khatir

Un mese con il Dio Pallone “Il calcio è una cerimonia di iniziazione ma- contagia tutti, anche quelli che quando dici schile a cui le donne partecipano con sbadatag- “calcio” pensano all’elemento chimico. gine leziosa, sforzandosi di capire perché i loro Questo numero speciale di Ticinosette deuomini assumano posizioni innaturali sulla dicato alla kermesse continentale si rivolge poltrona, si tuffino sul tappeto insieme con soprattutto a loro: vogliamo raccontare un Buffon e insultino di continuo un arbitro che altro Europeo, partendo da lontano, in realtà da molto vicino. Dai campetti di periferia non può ascoltarli”. Il pensiero di Massimo Gramellini fotografa del nostro cantone, da porte senza rete, da fedelmente ciò che accadrà da questa sera righe in gesso storte e scolorite. Da ricordi e per i prossimi trenta giorni – la durata indelebili di personaggi del nostro territorio, dell’Europeo in Francia – nelle nostre case, da figurine ormai introvabili, da imprese nei bar, nelle piazze, per tacer dei giardini de- leggendarie che hanno segnato un’epoca. gli amici titolari di barbecue e maxischermo. Tenendo presente che a pallone ci possono Per un mese tutto girerà attorno al Dio giocare tutti, mentre il calcio è per pochi. Pallone, dando vita a un fenomeno sociale Buona lettura. E buon Europeo. Paride Pelli aggregante e, a suo modo, virtuoso. Un’overdose calcistica, un’enfasi incontrollabile. Pure Islanda-Ungheria alle sei di pomeriggio del sabato con fuori venticinque gradi e un sole che spacca i sassi diventa imperdibile; il terzino del Galles batte una punizione perfetta e si trasforma nel nuovo Garrincha, il commissario tecnico della Slovacchia azzecca un cambio ed è lo stratega del calcio moderno. Solo colui che non estrae il cartelPer vincere i premi di CHF 250.–, 150.– e 100.– in buoni acquisto, lino o non decreta chiamate lo 0901 59 15 50 (CHF 0.90/chiamata) entro giovedì 16 giugno e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. il rigore, ossia l’arbiOppure inviate una cartolina postale entro martedì 14 giugno a: tro, rimane il paraTwister Interactive AG, “Ticinosette - Concorso europei”, fulmine della rabbia, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. il martire delle regole, I vincitori verranno segnalati sul n. 26 del 24 giugno prossimo. il capro espiatorio. Il concorso è promosso in collaborazione con Un mese di passione, gioie e dolori, pronostici azzeccati e sbagliati, di immancabili “io l’avevo detto”. Un torneo che coinvolge e

ScoPrI I PallonI!

Campionati Europei Francia 2016

Quanti palloni sono nascosti in questo numero di Ticinosette?

L’universo dello sport Centro S. Antonino Centro Serfontana


L’essenza di una sorpresa Europei 2016. “In un modo assolutamente inverosimile, ciò che non avrebbe dovuto accadere era accaduto e ciò che avrebbe dovuto accadere non era accaduto” (Philip Roth, Pastorale americana). di Paolo Galli

L’

Agorà 4

epica dello sport ama sottolineare ciò che non avrebbe dovuto accadere. In sostanza, si basa proprio su quello, sull’imprevedibilità nascosta tra le pieghe di un sistema dettato da equilibri apparentemente acquisiti. Pieghe sempre più rare, da quando – già, da quando? – lo sport si è fatto industria, business, dollaroni. Tutti, in questo 2016, ci siamo così scoperti tifosi del Leicester City, ci siamo aggrappati a quella storia come se fosse nostra, una rivalsa privata, più che sportiva. La vittoria in Premier League della squadra operaia ha generato un trasversale profumo di catarsi, che ognuno di noi ha fatto proprio. I non considerati si sono riconosciuti nel mister con l’etichetta del perdente, Ranieri. Gli umili nel capitano Morgan. Gli sbandati (ex o meno) nel bomber Vardy. Storie che si inseriscono in una storia più grande, tanto almeno da poterle contenere tutte, generando scintille di entusiasmo cadute a pioggia persino sulle nostre teste, lontane una Manica e mezzo continente. Se da una parte è facile comprendere l’empatia suscitata da una vittoria inattesa, dall’altra spesso ci si dimentica della delusione di chi ha aspettato invano che qualcosa accadesse. Anche questo aspetto fa parte dell’epica sportiva, che spesso tende alla retorica, quando non alla ridondanza – tale, a volte, da cancellare la dimensione più vera, profonda, di un successo sorprendente. E così ci si dimentica di buttare un occhio ai vincitori mancati, sconfitti e superati dagli outsider di turno. Di fronte alla storia degli Europei, ricordiamo tutti i successi di Danimarca e Grecia, ma fatichiamo a immedesimarci negli avversari da loro battuti. Eppure, dove c’è un vincitore che non ti aspetti, c’è sempre anche un grande perdente, una nobile (de)caduta. Traducendo, in una dimensione continentale, quando vince una “piccola”, perdono tutte le “grandi”, quindi Germania, Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, persino Olanda e Portogallo. A turno, è sempre una di loro la grande favorita della vigilia. Danesi volanti Nel 1992, quando si impose la Danimarca, i favori erano ancora dalla parte dell’Olanda campione in carica. Rinus Michels addirittura, rispetto a quattro anni prima, in Svezia si presentò con un Bergkamp in più. Era lui l’astro nascente del calcio europeo, un astro (allora 23enne) che ancora non aveva maturato la paura di volare, lontano da quell’antipatica definizione – Non-Flying Dutchman – che gli sarebbe rimasta appiccicata per l’intera carriera e oltre. “Vedrete, l’Olanda si giocherà la vittoria con la Germania”, si diceva nei peggiori Bar Sport del vecchio continente. La Germania, dal

canto suo, vantava il miglior centrocampo dell’epoca, con Sammer, Hässler e Effenberg a garantire quantità e qualità, oltre che rifornimenti al solito Klinsmann. La Danimarca – che neppure avrebbe dovuto esserci, ripescata di fronte allo scioglimento della Jugoslavia – si ritrovò inizialmente inserita in un girone con i padroni di casa, con l’Inghilterra e con la Francia: “È tosta”, pensò il CT Richard MöllerNielsen, una volta richiamati dalle vacanze i suoi giocatori. Nella gara d’esordio, Brian Laudrup (abbandonato dal fratello Michael) e compagni strapparono un incoraggiante pareggio all’Inghilterra di Platt e Lineker. Qualcuno pensò che il suo dovere la Danimarca, a quel punto, l’avesse già fatto. Riflessioni che trovarono conferma qualche giorno più tardi, di fronte alla sconfitta subita dalla Svezia. Nell’ultima partita del loro girone, i danesi sconfissero però a loro volta la Francia – una Francia di passaggio, quella insomma dei Papin e dei Cantona – per 2-1 e si ritrovarono qualificati per le semifinali, dove avrebbero trovato proprio l’Olanda. Ed ecco il gran finale, le grandi vittorie e, di conseguenza, le grandi sconfitte altrui. Agli Oranje, non bastarono le toppe cucite da Bergkamp, anche perché ai rigori fu decisivo l’errore del più grande giocatore in campo (e della sua generazione), Marco Van Basten. A quel punto, alla Danimarca non restava che un ultimo ostacolo da superare, la Germania: ci pensarono Jensen e l’eroico Vilfort – che dalla Svezia faceva avanti e indietro: sua figlia Line, otto anni, malata di leucemia, sarebbe morta qualche settimana dopo –, un gol per tempo. E pensare che l’epoca d’oro del calcio danese sembrava essersi fermata con il finire degli anni ottanta… Sortita ellenica L’epoca d’oro del calcio greco invece non sembrava neppure mai iniziata, quando la selezione di Otto Rehhagel conquistò l’Euro 2004 in Portogallo. Un’edizione a sedici squadre, quindi ancora più dura, per una piccola, visto che sarebbe dovuta passare da un turno in più, i quarti di finale. All’esordio, pronti e via, la Grecia sorprese i padroni di casa, che con l’allora giovanissimo Cristiano Ronaldo, in aggiunta ai soliti noti, contavano di arrivare fino in fondo. Gli ellenici poi pareggiarono con la Spagna e persero dalla Russia: si qualificarono comunque, anche se con soli quattro punti in tasca. Da quel momento in avanti, sarebbe stata soltanto gloria, una gloria criticata. Già, perché la Grecia non avanzava di certo grazie al bel gioco. Non incantava, diciamo. Fece il suo, a suo modo, secondo il pragmatismo dettato dal tedesco Rehhagel, un volpone. Nei quarti – il già citato turno in più –, contro la


Francia, ci pensò Charisteas, allora poco noto bomber (…) del Werder. Come i Galletti, anche altre grandi squadre finirono presto fuori: Spagna, Germania e Italia (ricordate il famoso “biscotto” scandinavo?) avevano già salutato dopo il girone iniziale. In semifinale, la Grecia pescò i cechi: 90 minuti non bastarono, ai supplementari però ci pensò lo stopper, Dellas, realizzando uno dei pochi silver gol degni di essere ricordati. La finale è ancora negli occhi di tutti, per quanto brutta fosse stata, con il terzo 1-0 filato, ancora a opera di Charisteas. Mentre il Portogallo piangeva, la Grecia rideva, come non aveva mai fatto e come non avrebbe più fatto. Gol belli, disperati, fortunati… Ma le sorprese, agli Europei, non sono per forza di cose rappresentate dalle grandi storie, dalle grandi imprese. A volte infatti basta anche un gol, a cambiare il lento movimento del calcio. Qua e là, nelle edizioni passate, troviamo tracce che oggi sono diventate temi di culto. Basti pensare al rigore di Panenka: Antonin Panenka, l’uomo coi baffi, l’uomo del cucchiaio, che con un suo ardito gol dagli undici metri offrì alla Cecoslovacchia la sua gioia più grande. Era il 1976. Tornando al 2004, fu uno svizzero a fissare un nuovo paletto: Johan Vonlanthen, realizzando il gol numero 400 della storia degli Europei, fu anche il giocatore più giovane di sempre a trovare la via della rete a livello continentale. Il gol numero 100 invece porta la firma di Michel Platini, in un Francia-Belgio del 1984: fu uno dei suoi nove gol di quella edizione, un record che appare inavvicinabile. E poi potremmo citare – oltre al silver gol di Dellas – i golden gol (decisivi nelle finali del 1996 e del 2000), i gol disperati (Wiltord, sempre nel 2000), i gol più belli (Van Basten, 1988). Ma il nome di Platini ci ricorda che dai quei suoi nove gol sono passati 32 anni. La sua immagine, come quella del calcio tutto, si è nel frattempo ingrigita, e ciò nonostante tutte quelle magie a cui abbiamo assistito nel mentre. Le vicende che hanno recentemente coinvolto Le Roi hanno lasciato la UEFA addirittura senza un presidente: l’Euro 2016 non avrà un padrone di casa. A proposito di grandi sconfitte, di nobili decaduti… Già, ma in questo caso manca un vincitore. Tutti in gioco Sul campo, chiusosi – a quanto pare… – il dominio della Spagna, ci aspettiamo maggiore equilibrio per l’edizione che inizierà questa sera. Tale che potrebbe scapparci anche una nuova sorpresa. Sì, perché se da un lato il calcio dei club tende a eliminare il fastidio dell’inatteso – basti pensare alle dichiarazioni di chi avrebbe fatto volentieri a meno di un Leicester City nella prossima Champions League –, a livello di nazionali, anche a causa della globalizzazione del pallone (o grazie a essa), stiamo assistendo a un nuovo livellamento. Della serie: anche una vittoria dell’Italia, presto, potrebbe rappresentare una sorpresa. Così come invece una Croazia, un Belgio o una Polonia rischiano di non stupirci più, non più di tanto. Poi molto dipenderà da come verrà costruita la vittoria. L’epica sta nella sorpresa, d’accordo, ma anche nel modo in cui viene offerta al pubblico. Un modo che, quest’anno, ci auguriamo possa essere il più inverosimile possibile.

Fatti, non parole n. 241

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fatti-non-parole.ch


Lo guardi o lo pratichi? La popolarità e la diffusione dello sport sui media contribuisce a favorire la pratica attiva da parte delle persone? Un tema rilevante che ha ricadute anche sul piano della salute pubblica e del benessere sociale di Roberto Roveda

Sport e mezzi di comunicazione di massa, un connubio

Società 6

scandinave, ma sempre ai primi posti in queste classifiche. praticamente indissolubile nella società contemporanea. Inoltre, negli ultimi anni, la Svizzera italiana si è anche Gli eventi sportivi sono, infatti, al centro dei palinsesti avvicinata nella propensione allo sport alla Svizzera intertelevisivi, occupano intere pagine di giornali e riviste, na, che da sempre eccelle in questo ambito. catalizzano l’attenzione sul web. Avviene così in tutto il Quindi possiamo affermare che la massiccia esposizione mondo e la Svizzera, e il nostro cantone, non fanno certo mediatica dello sport in Svizzera non allontana dalla eccezione basti solo pensare all’importanza che tradizional- pratica sportiva. Sempre scorrendo il rapporto “Sport in Svizzera 2014” scopriamo mente i programmi sportivi non a caso che chi si diletta ricoprono per la RSI. in una disciplina sportiva Sui media, inutile nasconspesso e volentieri la guarda derlo, lo sport è un prodotto pure in TV e ne legge sui che “tira”, proposto in maniera spettacolare, puntangiornali e sulle riviste. Quasi do sempre di più sui grandi il 30% segue sui media uno eventi e sulle imprese dei sport perché lo pratica e un campioni. Lo sport mediaterzo delle persone intervitico è quindi innanzitutto state nel rapporto si sente show e non solo gesto motivata a fare sport mentre tecnico e prova atletica. Ma segue eventi sportivi in telequesta spettacolarizzazione, visione oppure sui giornali. ci chediamo, favorisce in Dati interessanti, che in parte qualche modo l’approccio sfatano il mito un po’ puridelle persone alla pratica sta di una separazione netta attiva? Ha delle ricadute “potra sportivi da poltrona e sitive” sulla popolazione? sportivi da strada o pista da Una prima considerazione sci anche se il mito qualche da fare è che in Svizzera, e il fondamento lo ha. Lo sport discorso vale anche per il Tisui media, infatti, punta a cino, lo sport è molto “visto” divertire, emozionare, entu(solo uno svizzero su cinque siasmare e allora si spiegano non segue alcuna specialialcune differenze evidenti tà sportiva sui media) ma è tra sport praticato e sport Immagine tratta da public-domain-image.com anche parecchio praticato. “guardato”. Le discipline preSfogliando il rapporto “Sport Svizzera 2014” dell’Ufficio ferite in poltrona sono il calcio, lo sci alpino, il tennis e federale dello sport (UFSPO) emerge come negli ultimi anni l’hockey su ghiaccio mentre gli sportivi svizzeri praticano sia cresciuta nel nostro paese la propensione a praticare in totale 250 discipline diverse, molte delle quali troppo sport con regolarità1. Circa il 70% della popolazione elvetica spesso ignorate dai media. A fare da padrone sul campo si dedica a una disciplina con buona frequenza, ma anche sono poi discipline poco televisive e chiamate “lifetime” la maggior parte del restante 30% non rimane inattivo. Fa come le camminate, il ciclismo, il nuoto e lo sci di fondo. movimento, si sposta a piedi o in bici, pur non svolgendo Altra differenza è che i “guardoni” sportivi sono in maguno sport specifico. Soprattutto è cresciuta la consapevo- gioranza uomini mentre la pratica dello sport coinvolge lezza che fare attività sportiva non solo diverte e fa bene al in egual misura entrambi i sessi. Insomma, le regole dello sport mediatico non sempre si incrociano con quelle fisico e allo spirito, ma migliora la qualità della vita. dell’attività sportiva. Un rapporto complesso Note d’orgoglio: questi dati pongono la Svizzera tra i paesi Sport più “salutare” in TV? Una sfida aperta più “sportivi” d’Europa, seconda solo alle solite nazioni Ma la strada per dare più spazio al lato tecnico e salutistico


dello sport in TV o sui giornali è ancora lunga. È questo il punto di vista di un esperto come Nicola Pfund, giornalista e scrittore e in passato triatleta professionista: Sono piuttosto scettico sul fatto che la promozione mediatica dello sport ne promuova la pratica nella gente. Se così fosse avremmo un numero di sportivi praticanti ancora più alto dato che di sport si parla molto e ad esso si dedicano ampi spazi sia in TV, sia sugli altri media. Resta tuttavia vero che i media possono aiutare a far conoscere uno sport: peccato però che gli sport considerati siano in definitiva sempre gli stessi – ovvero quelli che vanno per la maggiore – a discapito di altri, magari più salutari e in sintonia con le esigenze delle persone. A suo parere, la spettacolarizzazione dello sport aiuta o allontana dalla pratica sportiva sana? In genere, chi segue da spettatore uno sport tende a delegare ad altri, in questo caso agli sportivi che stanno gareggiando, il compito di essere bravi e di vincere. La persona che segue non si sente responsabilizzata a fare qualcosa di particolare per sé o per gli altri. Questo è un punto importante, proprio perché una pratica sportiva sana parte da un presupposto che è diametralmente opposto, dove è l’individuo che si fa carico di un proprio progetto sportivo. Lo sport di punta, quello che viene generalmente promosso e pubblicizzato, genera inoltre dei valori precisi che ruotano attorno alla competizione, alla ricerca del record, alla vittoria e in definitiva al denaro. Valori che possono portare a una certa esasperazione che ha ben poco a che fare con i benefici effetti che un’attività sportiva deve avere.

Allora, cosa potrebbero fare i media per stimolare una salutare pratica sportiva? Devo essere sincero: a volte ho l’impressione che i media propongano un modello di sport che è ormai vetusto, o che stia inevitabilmente diventando tale e che viene seguito in maniera distratta, come un qualunque altro programma televisivo. Insomma, eventi, spesso costosissimi, che lasciano poco dietro di sé. L’attenzione di molta gente, tra cui numerosissime donne, va oggi e sempre di più in una direzione diversa: sono persone che hanno un loro progetto di salute e benessere, che camminano e fanno walking, frequentano le palestre, escono a correre, vanno in bicicletta. Personalmente non sono per un’eliminazione dello sport di punta: il bel gesto atletico è sempre un esempio da ammirare e da sottolineare. Ma deve essere ricondotto in un ambito più umano, non può sopravvivere in questa forma di divismo che non si sposa più con le tendenze del mondo attuale. I media dovrebbero tenere conto di questo cambiamento, peraltro molto positivo, allargando la loro offerta su altri sport e proponendo esempi di sportivi che incarnano questa nuova immagine. Anche perché, nonostante si faccia tanto sport nel nostro paese, in Svizzera, per esempio, una persona su tre è sovrappeso, un fenomeno che genera costi annuali stimati in 2,7 miliardi di franchi. Insomma, c’è ancora tanto bisogno di fare più sport in maniera corretta.

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La grazia del pallone In anni recenti filosofi, psicologi e sociologi hanno rivolto la loro attenzione al ruolo che lo sport occupa nella vita umana. Con uno sguardo che non giunge dagli spalti o dalle gradinate, ma da un non-luogo filosofico-allegorico di Francesca Rigotti

Il gioco sportivo riveste da sempre caratteri di agonismo,

Kronos 8

voglia di vincere e spirito di combattimento, ancor più accentuati se il gioco è a squadre “l’un contro l’altra armate”. Agone è il confronto competitivo, mentre agonismo è l’inclinazione alla lotta, anche nell’ultima e più seria, quella contro la morte o agonia. Un uso propagandistico di questo contesto è stato fatto, usando l’analogia tra agonismo calcistico e scontro elettorale, dal magnate italiano Silvio Berlusconi che su di essa impostò la sua campagna politica, nel 1994, per “scendere in campo” nella politica italiana; a imitazione di quella campagna si sta muovendo, cambiando sport ma non idea, il tycoon americano Donald Trump.

possente, nudo nel quadro di Carraci, non ha dubbi: intraprenderà l’ascesa verso il bene. L’apologo è edificante ma soprattutto stimolante: perché a rappresentare il paradigma dell’uomo virtuoso non viene chiamato un eremita magro ed emaciato (i santi non c’erano ancora), bensì proprio Ercole, il massimo atleta dell’epoca? Forse per trasmettere l’idea che esercizio della prestanza fisica ed esercizio della virtù morale non soltanto non sono incompatibili, ma sono quasi ausiliari l’uno dell’altro.

Il passaggio del dono Fin qui comunque lo schema è quello dell’atleta singolo, impegnato in una prova individuale, nell’atto di esercitare una grazia fisica equivalente alla grazia morale. Nel Ercole al bivio gioco collettivo invece, e Se molti conoscono l’ibrispecificamente nella pardo politico-calcistico che tita di calcio, interviene venne battezzato “Forza Annibale Carracci, Ercole al bivio, 1595, olio su tela, Museo Nazionale di Capodimonte un ulteriore valore, dato Italia”, non a tutti è nota dallo scambio e dal pasinvece l’analogia tra allenamento fisico ed esercizio della virtù, tra il consolida- saggio. Di che cosa? Del pallone, prima che finisca nella mento dei requisiti fisici dell’atleta dello sport e l’ascesi rete avversaria per raggiungere il suo scopo. Il pallone è filosofica della persona morale. In altre parole, tra la un dono come quello che si scambiano le “Grazie”: un ginnastica dei muscoli del corpo e quella dei muscoli piccolo gruppo di tre antiche divinità belle, giovani e dall’anima. Anche se ai nostri giorni il paragone dice armoniose, che prendono e danno la grazia nel senso di poco, esso era patrimonio comune nell’antichità e, comu- dono e favore. È una bellezza in movimento, quella che nque, a tutti è noto ancora oggi un grandissimo atleta del anima il trio. Pensate alla mirabile raffigurazione delle Gramondo antico, il più, grande, il più forte, il più coraggioso: zie nella Primavera di Botticelli. Il loro non è movimento l’invincibile Ercole. Ebbene, proprio Ercole, le cui imprese fine a se stesso, come avviene nella danza. È movimento o fatiche garantiscono la prestanza fisica, era anche un che mette in circolazione un dono. Proviamo, con un campione di virtù e lo dimostra un apologo tramandato parallelo audace, a immaginare di trasportarne i caratteri in letteratura, in musica e anche in pittura (Annibale al pallone che vola e piroetta nel campo durante la partita. Carracci, Ercole al bivio). Trovandosi a un bivio da cui si Certo, i robusti giovanotti che se lo scaraventano l’un dipartivano due strade, una in salita, aspra e tortuosa, la l’altro con i piedi non sono proprio le leggiadre fanciulle strada della virtù; e una piana e verdeggiante, la strada del che se lo passano con le mani, eppure qualcosa ci spinge vizio e del piacere, il nostro atleta viene messo alla prova a interpretarlo in termini di dono/grazia/piacere/bellezza/ da due donne: “Vieni da questa parte”, lo invita la prima, movimento. Che sia proprio il passarsi quella sorta di castamente abbigliata. “No, dalla mia”, lo esorta l’altra, dono che è il pallone, fino alla catarsi finale dell’ingresso avvolta in veli lascivi. Ercole, che sa esercitare i muscoli in porta, che forma l’incanto, neanche tanto discreto, di della volontà buona tanto quanto i muscoli del corpo questo popolare gioco?


Letture Un giallo “interiore” di Roberto Roveda

Quello del giallo, del poliziesco e del thriller è un genere letterario che indubbiamente “tira”. Ma troppi romanzi paiono oggi stereotipati, centrati come sono sulla classica figura del poliziotto/detective disilluso, ma ricco di umanità e intuito. Giovanni Soldati sceglie di scostarsi nettamente da questi cliché in fondo rassicuranti e con il suo Il salto della lepre ci regala un giallo insolito, per certi versi spiazzante. Un romanzo in cui l’indagine non è focalizzata sugli eventi ma sui meccanismi psicologici e sui turbamenti d’animo dei protagonisti. A dare l’avvio al libro è la decisione di Ian Angelini, un quarantenne, di sparire per sempre, all’improvviso. Angelini ha alle spalle un passato poco limpido e frequentazioni non proprio cristalline. Le riesuma e ottiene una nuova identità con l’obiettivo di fuggire in Argentina. Sulle sue tracce si mette un commissario di polizia, Adriana Veri, più spinta da interesse personale che dal senso del dovere. La donna è infatti attratta dalla scelta di Ian, sedotta dall’idea di compiere

un salto verso l’ignoto. Ian e Vera, sono dunque come la lepre che dà il titolo al libro e di cui si narra in un’antica leggenda ligure. Una lepre che scelse di gettarsi nel vuoto piuttosto che essere raggiunta dal cacciatore, e che alla morte preferì l’incertezza del salto. Entrambi saranno accontentati nella loro voglia di ignoto ma in una maniera totalmente inaspettata perché Soldati riesce a donarci un racconto per nulla scontato. Fa crescere quasi naturalmente i personaggi, le loro consapevolezze e i loro dubbi. Alimenta le loro umanissime ansie, i rimorsi, le paure e i desideri. Scava nel loro profondo senza mai scadere nel banale, nella semplicità che sa di consolazione. Ci ricorda, pagina dopo pagina, che gli uomini – e ancora di più le donne – sono esseri complessi, “marchingegni” delicati, da maneggiare con cura. Mai monolitici, mai monotoni, se li si sa raccontare – e Soldati sa farlo – e se non si ha paura di affrontare la luce ma anche il buio e l’ignoto che ogni animo umano spesso cela anche a se stesso.

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ono poschiavino, nato 69 anni fa, ma ho legami da sempre molto stretti col Ticino e Lugano, per anni centro delle mie attività che si esplicano soprattutto in ambito finanziario. Non è di questo però che voglio parlarvi, ma della mia passione per il calcio. Potrei raccontarvi i segreti di molti allenatori che fra la fine degli anni ottanta e il primo decennio del 2000 si sono occupati della nostra Nazionale, a cominciare da Daniel Jeandupeux, passando per Uli Stielike, Roy Hodgson, Artur Jorge e Köbi Kuhn. Per un motivo o per l’altro, per poco o tanto tempo, ho avuto il privilegio di collaborare con loro, gestendo i rapporti con la stampa. Non ci sono stati sempre momenti facili coi giornalisti: loro, si sa, vogliono notizie e quando non le hanno fanno di tutto per averle, ma il mio rapporto con i media è sempre stato cordiale e improntato al rispetto reciproco, con l’obiettivo di mettere ognuno a proprio agio e stemperare le tensioni. Il momento più difficile? Certamente Euro 2004 in Portogallo, quando ho dovuto riprendere la funzione di addetto stampa per la sospensione temporanea del titolare Pierre Benoit, a seguito dello scandalo dello sputo di Alex Frei a Steve Gerrard nel corso di Svizzera-Inghilterra. Ricordo con piacere l’avventura negli Stati Uniti per il Mondiale del ‘94: la Svizzera mancava a un Campionato del mondo dal 1966. In quegli anni lavoravo negli USA e l’ASF mi chiese di collaborare all’organizzazione di uno stage della squadra a Miami in febbraio. Fu per quello che Hodgson mi volle al suo fianco: conoscevo gli USA, potevo dare consigli preziosi. La mia prima volta con la Nazionale avvenne però quando fu incaricato Jeandupeux, dopo la metà degli anni ottanta. Da giovane ho praticato il calcio giocando fino alla Prima lega e così conobbi Jeandupeux e pure Lucio Bizzini, grande capitano negli anni ottanta, poi psicologo in uno staff che precorreva i tempi. Ancora oggi ritengo che la scossa che fece ripartire la Nazionale dopo anni di sconfitte onorevoli la diede Daniel. Purtroppo non ottenne i risultati che avrebbe meritato, ma quando fu nominato mi volle al suo fianco: “chi meglio di te, che parli le lingue na-

zionali, l’inglese, lo spagnolo e il portoghese, potrebbe occuparsi di comunicazione?” mi disse. Fu un’investitura e da lì partì tutto. Da oltre dieci anni mi sono trasferito in Venezuela, ma non ho interrotto la mia attività nel calcio, che mi ha portato anche a diventare delegato UEFA e commissario FIFA. In Svizzera torno una decina di volte l’anno. Qui a Caracas, dove sono presidente della Camera del commercio e dell’industria venezuelana-svizzera e rappresento gli elvetici in Venezuela presso il Consiglio degli Svizzeri all’Estero, oggi si respira un’aria pesante. Peccato, perché questo è un paese meraviglioso e ricco, che ha tutto per diventare un Paradiso, ma non con l’attuale regime. Tornando al calcio, mi si chiede di descrivere in breve gli allenatori coi quali ho lavorato. Jeandupeux era un grande sognatore, competente e brillante. Ha fatto molto per il nostro football, dando il via alle scuole regionali sostenute da Credit Suisse. Hodgson era un compagno eccezionale: la fatica più grande con lui era stare alzati fino a tardi per accompagnarlo mentre fumava il sigaro e beveva il suo bicchiere di vino. Uli Stielike era il classico tedesco: perfezionista, buon motivatore, ma per lui c’era sempre qualcosa che non andava. Artur Jorge era un grande professionista, poco amato dal Blick e quindi poco popolare. Infine Köbi Kuhn, che ho accompagnato nel 2004, 2006 e 2008, era il più svizzero di tutti. Dopo l’allenamento e dopo cena giocava a jass con lo staff, creava un clima molto rilassato. Quando è arrivato Hitzfeld, tutto è finito, così come sono finiti i tempi in cui in Nazionale ci veniva gente umile, di grande semplicità: penso a Tita Colombo, a Kubi, a Dario Zuffi. L’episodio più incredibile a cui ho assistito? Accadde nel 1988. Ci recammo in Egitto per una tournée invernale con Jeandupeux e la squadra. Un giorno, eravamo a Luxor, c’era la possibilità di visitare la Valle dei Re. Un’esperienza unica, per certi versi irripetibile. Ovviamente c’era libertà di scelta. Bene: metà della squadra rimase in albergo a giocare a jass.

PIERINO LARDI

Vitae 10

Nato a Poschiavo ma cittadino del mondo, profondo conoscitore del calcio internazionale, ha svolto un ruolo centrale come addetto alla comunicazione della nostra Nazionale

testimonianza raccolta da Tarcisio Bullo fotografia ©Fiorenzo Maffi


L’angoLo deL perfetto

tifoso Tendenze p. 35 | a cura di Giancarlo Fornasier

Polsini

Cappellino In compagnia davanti al grande schermo in piazza (o per i più fortunati direttamente allo stadio), il berretto del tifoso protegge dal sole estivo e non lascia dubbi sulla propria squadra del cuore. Quello proposto da Extend è 100% cotone, ma soprattutto è molto “rossocrociato”...

Forse non giocherete a tennis, ma certo le emozioni e il sudore non mancheranno mentre vi muovete sul campetto da calcio o fremete appollaiati davanti alla televisione. Prodotti da Extend (80% cotone, 11% nylon e 9% spandex) perché non inserirli nel vostro guardaroba d’ordinanza?

Bandierina

Pallone Puma Country Fan Balls Licensed Per allenarsi sui campi da gioco oppure per le classiche partite con gli amici: fodera in TPU e retro in poliestere, camera d’aria di gomma e robuste cuciture conferiscono a questo pallone ottima maneggevolezza con forma, rimbalzo e qualità di volo eccellenti. Disponibile anche nella misura più piccola “mini”.

Maglia ufficiale Puma Suisse Replica Home Jersey La casacca casalinga della nazionale svizzera. Disponibile sia per adulti sia per bambini, ripropone fedelmente quella indossata dai nostri giocatori: croce svizzera intrecciata sul cuore, logo della ASF a destra e felino della PUMA al centro. E non manca nemmeno lo sponsor Credit Suisse.

Da qualche anno le piccole bandierine da applicare alle auto sono diventate un vero classico in tutte le manifestazioni calcistiche. Un modo divertente per farsi riconoscere e sostenere la propria squadra, anche guidando (nell’immagine la versione proposta da Extend).

Scarpa da calcio Adidas ACE 16.2 Primemesh FG/AG Scarpa di ultima generazione con rivestimento in Primemesh, tomaia di nuova concezione, tacchetti fissi, pianta larga per il massimo comfort e ottime performance. Ideale per terreni compatti e campi artificiali.

Borsa

Sciarpa Giacca Puma Suisse Stadium Jacket “La partita non si vince sul campo da gioco, ma sul campo di allenamento”, parola di coach. Con PUMA Licensed Club Teamwear Collection anche i tifosi più esigenti sono accontentati: con l’emblema ufficiale dell’Associazione Svizzera di Football (ASF), la classica croce svizzera e colori che non perdonano!

Siete dei veri tifosi ma il vostro portamonete è desolatamente vuoto? Basta una sciarpa e anche voi siete della partita: Extend ne propone una a un prezzo decisamente interessante. E nel caso di qualche lacrima, sapete dove asciugarla...

La Gym Bag proposta da Extend è in cotone, regolabile e facilmente richiudibile. Alta circa 40 cm, rivestita e rinforzata in HeatGear® per un comfort ottimale, all’interno presenta una grande tasca areata (per riporre la biancheria sporca o le scarpe da gioco), oltre ad altre piccole tasche per gli effetti personali.

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sport L’universo dello



L’uLtimo campo di Marco Jeitziner; fotografie ©Reza Khatir

“in quelle strade della periferia verso un campetto di calcio” Bruno Riccò, Calcio perfetto (Ed. Pendragon, 2013)


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dice che il vero calcio esiste proprio nei campetti discosti che quasi nessuno conosce, perché è lì che respiri una dimensione ancora sana, è lì che scovi i futuri talenti. Così non serve sempre guardarlo in mondovisione, con sfarzose cerimonie dentro enormi stadi e strapagati terzini che sognano scintillanti coppe. A volte, dove meno te l’aspetti, quando molti occhi sono rivolti altrove, basta una partitella tra una squadra di prima o quinta lega per stupirsi del fervore di giocatori e pubblico. Ecco il pensionato di valle dagli occhi umidi, la casalinga incitare il marito, la mamma il figlioletto, gli amici del bar che tifano. Basta assistere a quelle partite o guardare i video dell’omonima federazione ticinese per accorgersi che sugli spalti o attorno al campetto c’è e succede di tutto. Rubati al bosco È incredibile il numero di squadre locali del cantone, sostenute da generosi soci, sponsor e finanziatori. Si gioca da Losone a Maggia, da Rancate a Collina d’Oro, da Bironico a Giubiasco, sul manto della Garbinasca, oppure in zona Tavesio o Pree… Se va bene c’è la tribunetta, la buvette, uno spogliatoio con doccia, un tempo forse solo d’acqua fredda. Il campetto è rubato al bosco, all’agricoltura, incassato tra le montagne o nei pressi di una zona industriale. Mettici delle linee regolamentari, una porta che sia una porta, anche se priva di rete, quei cento per sessantaquattro metri e un’illuminazione omologata. Questi “figli di un calcio minore” non

sono meno competitivi e agguerriti di altri. Junior e Senior si allenano, corrono, dribblano, parano e segnano col cuore e i polmoni in mano, grondando sudore, flettendo giovani muscoli o calmierando una sciatica, che piova o splenda il sole, sopra terreni che nulla hanno da invidiare all’Old Trafford. E accade che a volte siano impraticabili perché zuppi d’acqua, tanto che la partita va annullata e rimandata. Passioni locali C’è chi comincia presto, da piccini, da “pulcini”, gli “allievi”, poi gli “attivi”, la squadra femminile, su su fino ai seniori 30+ e 40+ e la loro Supercoppa. Gli arbitri non di rado rischiano grosso, forse perché non ci sono telecamere, o perché l’animo di provincia e quel pizzico di campanilismo fanno ribollire il sangue più facilmente, chissà… Eppure anche questi discosti rettangoli, dentro e fuori, sono teatro di tutte quelle sfaccettature del calcio, dalle più criticabili – come insulti, molestie, vie di fatto, scoppi di bengala e petardi, denuncia la Federazione – alle più belle e soddisfacenti come il figlioletto che fa gol e il ritrovarsi primi in classifica. Ci sono cittadini che si mobilitano per un campetto: è successo a Bellinzona, ottocento firme per mantenere quello delle Semine; oppure a Losone sono così tanti i giovani costretti, sia mai, a giocare su altri terreni che un politico si è mosso verso il municipio. Segno che il calcio, poco importa dove lo si giochi, non si ferma alla linea di fondo.



Di corse, figurine e alta finanza di Bigio Biaggi

Partenza

La casa è ancora lì. Praticamente uguale da una sessantina d’anni. È cambiato solo il colore: da bianco standard a giallocanarino-anemico. Ogni tanto torno in via Franscini; all’altezza del numero 27 e guardo quelle finestre, quel balcone al primo piano. Poi abbasso lo sguardo all’entrata. Ecco: lo sprint iniziava proprio da lì.

Memorie 40

Andata e ritorno L’altra casa non c’è più. Sostituita da un importante negozio di elettrodomestici. Ogni tanto torno anche lì; in questo caso però non mi limito a osservare. Stagione complicata l’ultima: “Cosa è saltato stavolta?”. Parte la trattativa; aspirapolvere, ferro da stiro, congelatore, umidificatore, vaporiera, asciugacapelli… in pratica mezzo catalogo. Ora per un po’ credo di essere a posto e posso pensare a quando su quell’angolo fra via Franscini e via Zurigo (allora via Al Colle) c’era l’edicola, appunto “al Colle” così come l’omonimo bar. Ecco: lì finiva la prima parte dello sprint. Arrivo trafelato. Breve sosta. Trattativa affannata. E via a tutta velocità. Primato mondiale imbattuto Immaginatevi un nanerottolo, attorno ai dieci anni, già discretamente sovrappeso, tuttavia piuttosto scattante. Diciamo pure il più veloce del quartiere. Naturalmente sul breve. E quando lo scatto avveniva sull’imbrunire la fifa – quella in minuscolo; Blatter non c’entra, anche se già c’era – contribuiva a migliorare i tempi. Paura di che? Credo proprio del buio e di tutti i suoi fantasmi. Recentemente sono stato a misurare il tragitto: fra 98 e 101 metri. Facciamo cento che diventa regolare. Su quel percorso sono imbattuto. Anche perché ufficialmente non ci ha più provato nessuno. Se lo desidera il signor Bolt può chiamarmi e vediamo cosa si può fare. Alta finanza Lo sprint veniva effettuato con una monetina ben stretta in pugno. All’andata 50 centesimi, al ritorno 5. A ogni terza corsa: bonus. Spiego. Oggetto dello scambio con i Mazzuchelli dell’edicola: le figurine. Prezzo 15 centesimi la bustina. Dunque ci stavano tre bustine, resto cinque.

Ecco spiegato il bonus. 50 + 5 x 2 = 60 = 4 bustine. Per la serie “Molino Nuovo terra di grandi finanzieri”, son sicuro che anche il signor Sergio Ermotti ha iniziato cosi. Ha capito che la materia poteva offrire qualche sbocco interessante e ha deciso di approfondire. Walter Eich Prima fu “Il feroce Saladino”. Siamo nella seconda metà degli anni trenta dello scorso secolo e assistiamo al primo boom del collezionismo delle figurine. Qui il calcio non c’entra nulla. La raccolta prende spunto da una trasmissione radiofonica italiana di grande successo: “I quattro moschettieri”. Ci sono i vari personaggi e “Il feroce Saladino” risulta irreperibile. Ma la leggenda delle figurine introvabili riferita al campionato italiano di calcio è stato senza ombra di dubbio Pier Luigi Pizzaballa. Portiere di Roma, Verona e Milan ma soprattutto – a inizio e fine carriera – per molti anni dell’Atalanta; prima squadra in ordine alfabetico dell’album. E siccome allora il portiere titolare portava il numero 1 senza lasciar spazio alle fantasie di oggi, ecco che al nostro capitò più di una volta di aprire la raccolta. E Walter Eich? Il nostro Pizzaballa. Nemmeno a farlo apposta anche lui portiere. Young Boys la squadra. L’ho inseguito per mesi e nemmeno ricordo se alla fine l’ho trovato o no. Allora non esisteva la scappatoia dell’ordinazione delle figurine mancanti alla casa madre. E così ho continuato a cercare. Europeo dopo Europeo. Mondiale dopo Mondiale. Cambiamenti È cambiato il calcio. È cambiato l’album delle figurine. È cambiata la via Al Colle. Persino nel nome. È cambiato il mio sovrappeso. È cambiata la mia corsa. Se ci penso: ahimè nessuno in meglio. Meglio??? Sì, meglio; molto meglio fermarsi qui. P.S. Euro 2016 Siccome un uomo coraggioso ha pensato di chiedermi di scrivere per il settimanale che anticipa i programmi radiotv segnalo che dal prossimo 13 giugno la mia sveglia sarà puntata tutte le mattine alle 05.55. Scherzi della vecchiaia, son diventato dipendente (non un dipendente) da Radio 3i e l’europeo dei Blues Brothers – Maxi B e Michael Casanova – non me lo voglio proprio perdere.


Memorie 41


La domanda della settimana

Dopo gli scandali che hanno coinvolto i vertici della FIFA, avete perso interesse nei confronti dei grandi eventi calcistici internazionali?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 16 giugno. I risultati appariranno sul numero 26 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete corretto che la pianificazione del territorio sia in ultima analisi prerogativa dei Comuni e non del Cantone?” avete risposto:

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Astri ariete Con l’ingresso di Mercurio in Gemelli inizia un periodo costellato da un’intensa vita sociale. Viaggi e trasferte anche in compagnia del partner.

toro Giove e Plutone formeranno un importante trigono: cambiamenti e crescita delle proprie finanze. Migliorate la vostra immagine. Irascibili.

gemelli Relazioni d’affari a partire dal 12, indotte dall’arrivo di Mercurio. Momenti di gloria e soluzioni inaspettate. Cambiamenti irreversibili e nuove priorità.

cancro L’ultimo transito di Venere stimola le relazioni segrete. Cambiamenti importanti nel settore professionale. Maggior prudenza tra il 13 e il 15.

leone Effervescenza. Grazie al passaggio di Venere potrete contare sull’aiuto del partner. Bene tra il 14 e il 15. Scontrose e irascibili le terze decadi.

vergine Il transito di Marte contribuisce a rendere movimentata la vita relazionale. Avanzamenti sul lavoro e nuovi guadagni per i nati nella seconda decade.

bilancia Incontri durante un viaggio. Fermenti all’interno della vita di coppia per l’improvviso bisogno di libertà e scelte personali. Lingua a freno a partire dall’13.

scorpione Cercate di cogliere le nuove opportunità mantenendo chiari i vostri obiettivi principali senza farvi prendere dalle paure. Più umiltà e meno orgoglio.

sagittario Momento cruciale per la vita affettiva. Tendete a fare un bilancio della vostra vita matrimoniale. Non buttate il bambino insieme all’acqua sporca.

capricorno Opportunità da un paese estero da sfruttare con astuzia. Imparate a operare per i vostri interessi. Novità per i nati nella seconda decade.

acquario Momento propizio per i seduttori. Incontri con stranieri favoriti dai buoni aspetti con Saturno e Urano. Marte vi rende gelosi. Cautela tra il 16 e il 17.

pesci Evitate di polemizzare su qualunque cosa, specialmente con il partner. Non assumete atteggiamenti troppo egocentrici. Cambiamenti importanti.


Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 26

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro giovedì 16 giugno e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 14 giugno a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Verticali 1. Noto film del 2001 di A. Shankman con Jennifer Lopez • 2. Lo teme il portiere • 3. Si rende al merito • 4. L’ingrediente principe del panettiere • 5. Ente Turistico • 6. Scalda e illumina • 7. Approdare, gettare l’ancora • 8. Relazioni, resoconti • 9. Profeta ebreo • 15. Decelerazioni • 18. Dittongo in paese • 21. Ferito, offeso • 22. La vicina Penisola • 23. Ripassare con il ferro • 27. Cavalli dal pelo misto • 31. Congetture, supposizioni • 33. Il nome di Pacino • 35. Ubriacature • 37. Si infuriano quando vedono rosso • 42. La indossa il meccanico • 44. Il capo della malavita • 46. Consonanti in suocera • 48. Danno un punto a scopa • 50. Nel centro di Como

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Orizzontali 1. Insegna nelle scuole superiori • 10. Tornato in vita • 11. Argentina e Lussemburgo • 12. Nome russo d’uomo • 13. Fulmini • 14. Perire • 16. Pancia prominente • 17. Anfiteatro • 18. Ha la cruna • 19. Dittongo in poeta • 20. Felici, gioviali • 24. Cuor di balena • 25. Nel centro città • 26. Gruppo montuoso delle Alpi Retiche • 28. Cortile agreste • 29. Vocali in chiodi • 30. Un colore del croupier • 32. Fu ucciso nel bagno • 34. Carichi, fardelli • 36. Aspirato • 38. I confini di Balerna • 39. Baronetto inglese • 40. Massima, frizzo • 41. Un anestetico • 43. Romania e Belgio • 45. Rosa nel cuore • 47. Omofono. unanime • 49. Scrisse “L’intrepido Aroldo” • 51. Fiore lilla • 52. Lo dice il rassegnato • 53. Si a Londra (Y=I)

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La soluzione del Concorso apparso il 27 maggio è: RIPARARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Marianne Rezzonico 6900 Lugano Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: due carte regalo per l’ufficio Cambio FFS Le mie vacanze iniziano al Cambio FFS. 365 giorni, 90 valute, dal mattino presto alla sera tardi. ffs.ch/cambio

Le Ferrovie Federali Svizzere offrono 2 carte regalo per un valore totale di CHF 100.– a 1 fortunato vincitore.

Cambiare denaro al Cambio FFS. Presso i circa 180 sportelli di Cambio FFS cambiate il denaro in oltre 90 valute estere: in modo semplice e comodo. Presso i punti vendita più grandi è disponibile immediatamente un’ampia scelta di valute. Tuttavia se una valuta non dovesse essere disponibile, ve la spediamo comodamente a casa a stretto giro di posta. È possibile ricevere a casa una selezione di valute estere tramite pagamento anticipato online oppure ordinarla presso la stazione preferita. In aggiunta ai contanti, al Cambio FFS potete caricare una carta Travel Cash. Il mix ottimale tra contanti e moneta elettronica dipende dalla destinazione e dalle vostre esigenze di viaggio. I nostri collaboratori sono lieti di consigliarvi per stabilire la composizione ottimale del vostro denaro di viaggio. Ulteriori informazioni visitando il portale ffs.ch/cambio.

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