E QUINDI USCIMMOA RIVEDER LE STELLE

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E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE Viaggio tra i temi dei ragazzi de Il mestiere di essere uomini percorsi sperimentali di apprendimento in alternanza scuola-lavoro contro la dispersione scolastica

In-PreRsisaorgimento 1

B) Piazza rate Brianza (M Ca 20841 .905.981 2 Tel. 036 .805.073 2 Fax 036 fo@in-presa.it in E-mail: resa.it www.in-p


E quindi uscimmo a riveder le stelle Dante, Inferno, Canto XXXIV, v 139

Viaggio tra i temi dei ragazzi de Il mestiere di essere uomini percorsi sperimentali di apprendimento in alternanza scuola-lavoro contro la dispersione scolastica

Progetto realizzato grazie al Programma Lombardia Eccellente di


INTRODUZIONE E poi che la sua mano a la mia puose Con lieto volto, ond’io mi confortai, mi mise dentro a le segrete cose. Dante, Inferno, Canto III, vv. 19-21 Recentemente l'associazione Save the Children-Italia Onlus ha reso noto l'esito di una sua ricerca sulla dispersione scolastica nel nostro paese: sono quasi 114.000 i minori che ogni anno abbandonano la scuola prima dei 14 anni. A questi dati impressionanti aggiungiamo quelli del rapporto Istat secondo cui “nel 2010 i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di formazione sono poco più di 2,1 milioni (il 20,5% dei giovani)”. È un fenomeno grave, di cui l'abbandono scolastico non è che l'inizio. Nella letteratura scientifica, di derivazione anglosassone, i ragazzi che abbandonano la scuola sono definiti drop-out, ma si possono individuare ulteriori sottogruppi: • i “cacciati” (pushout), ovvero coloro che sono sgraditi alla scuola, che li vuole lontani da sé; • i “disaffiliati” (disaffiliated), che non sentono alcun legame con la scuola e i suoi operatori; • le mortalità educative (education mortalities), coloro che per diversi motivi, tra cui questioni di salute e problemi familiari, non riescono a terminare il percorso scolastico; • i “drop out capaci” (capable drop out), sono ragazzi che apparentemente vanno anche bene, ma sono lontani; • gli studenti che “stanno fuori” (stop out), allievi che abbandonano per un periodo limitato la scuola salvo farvi ritorno o nel corso dello stesso anno scolastico o in quello successivo. Il progetto “Il mestiere di essere uomini” è la proposta che fa In-presa di un cammino di conoscenza realizzato appositamente per i ragazzi in dispersione scolastica. È un progetto realizzato in collaborazione con Regione Lombardia, in particolar modo l'assessorato all'Istruzione e Formazione Professionale grazie al programma “Lombardia eccellente”.


Offre agli allievi la possibilità di acquisire le competenze necessarie per inserirsi nel mondo del lavoro. Si struttura su tre annualità, al termine di ciascuna delle quali viene rilasciata da parte dei docenti e dei tutor aziendali una dichiarazione di competenze acquisite. Ciascuna annualità prevede 600 ore complessive di cui 300 di attività didattiche in aula e 300 di tirocinio formativo presso le aziende del territorio, suddivise in periodi da un mese ciascuno in alternanza. Gli ambiti in cui sono stati attivati i corsi sono quello gastronomico e quello elettrico. La didattica è volta a privilegiare le discipline tecnico/professionali non disdegnando gli aspetti più prettamente culturali, cioè l'offerta degli strumenti (dal linguaggio, alla scienza e al diritto) che aiutino in quel cammino di consapevolezza di sé e del contesto in cui si vive, necessaria per entrare con efficacia nel mondo del lavoro. Il percorso degli allievi è seguito da un tutor che ha il compito di monitorare costantemente la situazione di ciascuno e di verificare l'attività svolta in tirocinio con visite periodiche in azienda. È quindi un cammino fatto di aula, laboratorio e stage guidato dall'alleanza adulta di insegnanti, tutor e imprenditori. Emilia Vergani, l’assistente sociale che ha dato il via alla realtà di In-presa nel 1997, al suo primo ragazzo avuto in affido disse: “Stai tranquillo, la tua ansia non mi manda in crisi; io sono salda qui, in un terreno più saldo di quello dove sei tu. Se ti attacchi, ti tiro dalla mia parte”. Un'alleanza, quella tra scuola e mondo del lavoro, che è diventata una mano salda per quei ragazzi che tante volte temono di essere senza futuro. L'incertezza di un rapporto con la realtà, che tanto caratterizza i giovani oggi e li fa soffrire, rende fragili fino ad arrivare a paralizzare il desiderio stesso di conoscere e costruire. Il prof Cesana, docente dell'università Statale di Milano e marito di Emilia, in un suo intervento in un corso di formazione per operatori socio-educativi che abbiamo realizzato ad In.-presa diceva: “Bisogna tener conto che tanti dei ragazzi che arrivano ad In-presa sono venuti su “storti”, cioè con qualcosa che ha guastato il loro rapporto con la realtà. È più efficace l'educazione come ospitalità, il prendere in casa, l'affido, come faceva mia moglie. Lei aveva capito che per rimettere insieme questi ragazzi ci vuole la famiglia, ci vuole il lavoro, ci vuole la scuola; e ci vogliono esattamente nell'ordine: la famiglia, il lavoro e la scuola, perché la scuola diventa il riassunto dell'esperienza delle prime due in quanto 1 Cfr PROGETTO IN-CONTRO, Save the Children Italia Onlus, giugno 2011 2 G.Cesana, Corso di formazione per operatori socio-educativi, In-presa, luglio 2010


l'apprendimento è un'esperienza affettiva, non solo di comprensione intellettuale. La comprensione intellettuale incomincia laddove ci si attacca: si incomincia ad ascoltare l'insegnante, si comincia a capire cosa dice l'insegnante, quando si comincia ad attaccarsi all'insegnante”. Questo “Quaderno di In-presa” (il secondo pubblicato) vuole essere la documentazione di che cosa si realizza nella vita di un ragazzo nell'incontro con un maestro: abbiamo voluto raccogliere le riflessioni che gli allievi del terzo anno dell'alternanza scuola e lavoro (“Il mestiere di essere uomini”, appunto) ci hanno consegnato alla fine dell'anno. Sono immagini, racconti brevi e a volte anche confusi, ma che testimoniano che quando tutto sembra venir giù - come “la notte in cui è venuto giù il cielo ed è salita la terra”, nei racconti dei bambini dell'Emilia colpiti dal terremoto di maggio 2012 - c'è sempre un punto da cui ricominciare: uno che ti dica “Vieni dietro a me”.

Per la Cooperativa Sociale In-presa il direttore, prof. Stefano Giorgi

Carate Brianza, giugno 2012

P.S. Come appendice ci siamo permessi di mettere alcuni scritti dei ragazzini delle medie inferiori che fanno un percorso di aiuto allo studio e di preparazione all'esame ad In-presa. Anche questi ultimi come testimonianza che l'educazione è proprio la rinascita dell'io.


L’avventura de “Il mestiere di essere uomini” Innanzitutto la mia tutor Alessandra; prendendo spunto dall’ultimo episodio che mi ricordo, la chiamai perché avevo perso il pullman, e lei disse che sarebbe venuta a prendermi lì dov’ero. Grazie a questo capii che è una persona molto disponibile ad aiutare il prossimo, ma non solo, capii l’importanza della puntualità e soprattutto che se si vuole ottenere qualcosa bisogna fare fatica, come può essere in questo caso, quella di alzarsi al mattino presto. Mattia, III A

E alla fine della settimana i pilastri, l’arco, i figli, della calce, della sabbia, della saggezza e delle mani, inaugurarono la semplice saldezza e la frescura. Oh che lezione m’ha dato col suo lavoro il muratore tranquillo! Pablo Neruda, Ode al muratore

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La mia vita, passata, presente e futura di Luigi III B manutentori in ambito elettrico Mi chiamo Luigi e sono un siciliano DOC e DOP, nato a Caltanissetta, vissuto fino agli 11 anni a Mazzarino, poi trasferitomi in questa regione chiamata Lombardia, più precisamente a Nova Milanese, dove in prima media sono stato bocciato. Ho rifatto la prima media e poi anche la seconda media, poi mi sono ritrasferito e sono arrivato a Giussano dove ho fatto la terza media, dove sono stato ancora bocciato. In fine ho rifatto la terza media alla scuola serale di Mariano Comense. Dopo tre anni di ricerca del lavoro, stressato dai parenti e dagli amici, ho deciso di riscrivermi a scuola: l’In-presa di Carate Brianza, la scuola dove ho frequentato un corso per manutentore elettrico. Da come avrete capito non mi va tanto a genio la scuola, non mi piace studiare. Le mie passioni sono i motori e tutti gli sport motoristici. I miei familiari ed i miei amici mi dicono che in questi ultimi tre anni sono cambiato molto perché sono più responsabile, però non mi vedono quasi mai perché sto sempre al lavoro. Sia a scuola che in stage ci sono stati dei momenti positivi e altri negativi che mi hanno fatto crescere. Ve ne racconto alcuni ma prima vorrei partire da una premessa: da un paio d’anni a questa parte mi sono sentito lento nella manualità. Un giorno, più precisamente un sabato, io, il mio capo e il suo operaio siamo andati vicino Monza a fare un lavoro per Armani (montaggio e collegamento prototipi di tre mobili). Mi sono dovuto ricredere delle mie potenzialità, ero veloce e “sapevo” cosa fare: non rimanevo lì come altre volte ad aspettare che mi indicassero qualcosa da fare. Un altro giorno invece ero un po’ incavolato, c’avevo tanti pensieri in testa quando il mio capo mi ha commissionato un lavoro: collegare un UPS nel computer principale. Lui era lì a controllarmi fino al momento in cui ho sbagliato e ho tagliato il cavo sbagliato, dove dentro c’era corrente. Mi sono sentito una nullità e sono scappato a casa perché non volevo combinare altri guai. Perché vi racconto questo? Perché da questa esperienza ho imparato che per fare qualsiasi cosa è sempre consigliabile usare la testa, bisogna pensare solo a quello che si sta facendo. Da quando ho iniziato questo percorso ci sono state tante persone che mi hanno aiutato e mi stanno aiutando a superarlo. Uno è il mio principale (e anche amico), il sig. Valerio, titolare della ditta dove ho svolto lo stage in questi tre anni. 6


Il sig. Valerio mi ha aiutato e mi sta aiutando ancora adesso a crescere professionalmente e a credere nelle mie potenzialità. Un apporto fondamentale alla mia crescita è stato dato anche dalle ore passate in aula. Nell’esperienza in aula mi è piaciuta di più la parte di Laboratorio perché è quella in cui ho imparato e socializzato di più, le altre materie non le ho prese mai molto seriamente. Altre persone mi hanno aiutato nel mio percorso: il prof. Vittorio, i tutor Francesco e Sonia. Mi ricordo quando il prof. Vittorio, Francesco ed Alfonso, hanno organizzato un pranzo insieme a me dove mi hanno aiutato a vedere i miei progressi e credere di più in quello che facevo. Mi hanno fatto capire dove stavo migliorando facendomi anche degli esempi. Sonia mi ha aiutato a non lasciare il mio capo quando in una giornata ho avuto una piccola discussione con lui, mi ha fatto ragionare e di questo la ringrazio perché non so se avrei trovato un capo bravo almeno come lui. Anche Enrico, cugino di Alfonso, mi ha aiutato a credere più in me stesso e a non mollare mai. Adesso siamo alla fine del percorso scolastico, spero di continuare il rapporto con Alfonso perché mi piace stare in quell’azienda, dove ci sono solo brave persone che sono disposte sempre ad aiutarti. Desidero trovare un lavoro al più presto, che mi faccia vivere e non sopravvivere.

Uguale ma diverso di Simone III B manutentori in ambito elettrico Mi chiamo Simone, ho 17 anni e vivo ad Arosio in provincia di Como. Sono un tipo tranquillo, ignoro quello che mi dice la gente, vivo la vita come più mi piace. Quando ero più piccolo ero un tipetto molto vivace, infatti spesso venivo richiamato dalle maestre per il mio comportamento. Ma con il passare del tempo sono successe cose che mi hanno portato all’isolamento, non uscivo più di casa, mi richiudevo in me stesso… tutt’ora mi succede tutto questo. Ho difficoltà nel trovare nuovi amici, perché li trovo tutti superficiali, infatti per il semplice fatto che ascolto musica metal e mi vesto di nero, la gente mi evita. Ultimamente la mia vita sta cambiando in meglio. Andando in stage sono spesso fuori casa e infatti ho conosciuto per strada persone con le mie stesse passioni musicali. In stage mi trovo benissimo, perché la compagnia è ottima, mi posso confidare tranquillamente. Per mia mamma è indifferente quello che faccio, per lei basta che il lavoro mi piaccia. Invece per quanto riguarda gli amici, molte amiche sono state molto con7


tente per me e questo mi rende felice (anche se non lo dimostro). Altri invece hanno dimostrato indifferenza verso il mio percorso formativo. Io ho frequentato una scuola diversa dalle altre. Dura solo sei mesi, tre di stage e tre d’ aula. Quindi è una scuola in cui si alterna l’aula con lo stage. Durante questo periodo d’aula ho imparato una materia che serve anche nella vita di tutti i giorni, ossia Cittadinanza. Ho imparato come funziona lo stato, il governo, ho scoperto a che cosa è dovuta la crisi economica e come funzionano i vari tipi di contratti di lavoro, cose che mi serviranno molto nella mia vita quotidiana di tutti i giorni. Mi servirà molto per capire come funziona il mondo del lavoro, per evitare così di commettere errori nei contratti che firmerò, che siano di lavoro, mutui o altro. Nel mio percorso formativo mi sono imbattuto in diversi episodi positivi e negativi riguardanti lo stage e la scuola. Ho iniziato il percorso all’In-Presa iscrivendomi al corso per manutentore in ambito elettrico, così ho iniziato a frequentare gli stage in quell’ambito. Il primo è stato da quadrista: è un lavoro che si basa sui pannelli elettrici (quadri), però non mi andava. Così ho scelto di cambiare stage e ho provato a lavorare in ambito civile. Nella nuova ditta mi sono trovato bene con le persone, lavoravano solo in due e all’ora di pranzo andavo a casa di uno dei due a mangiare poiché abitavo un po’ lontano e non avevo il tempo di tornare. Nonostante tutto però non mi è piaciuto come lavoro e così ho provato a fare il magazziniere alla Sacchi di Giussano: stessa cosa anche lì, compagnia ottima ma non trovavo l’ispirazione e così alla fine ho seguito la mia passione, quella degli animali. Infatti ora sto frequentando uno stage in un negozio di animali a Carate Brianza, mi trovo molto bene con quelle persone, si ride, si scherza e mi piace anche come lavoro, si fanno cose interessanti. E’ il posto giusto per me! Invece, per quanto riguarda la scuola, l’unico elemento negativo è stato la classe dove riesco a trovarmi bene solo con pochissime persone. Per i professori invece nulla da ridire, mi trovo bene con tutti. Anche qui, come nell’ultimo stage, ho trovato delle persone che mi hanno aiutato. Innanzitutto la prof.ssa Chiara, professoressa di Cittadinanza, e Sonia, la mia tutor. Loro mi hanno aiutato a trovare il lavoro che mi piace, mi hanno ascoltato e di conseguenza hanno continuato a cambiarmi stage, fino a quando non abbiamo trovato quello che faceva per me. A scuola invece mi hanno aiutato un po’ tutti gli insegnanti, soprattutto facendomi recuperare verifiche andate male. Adesso, anche l’ultimo anno, è ormai giunto alla conclusione. Dopo tutti questi anni passati dietro a un banco di scuola, spero di poter trovare un posto di lavoro 8


sicuro, magari proprio dove sto facendo lo stage perché mi trovo veramente bene. Vado li perché mi piace come lavoro, mi piace stare a contatto con gli animali oltre che l’avere un’ottima compagnia.

La scoperta del mio lavoro di Giosuè III B manutentori in ambito elettrico Mi chiamo Giosuè, ho 18 anni e non sono un ragazzino… infatti devo imparare ancora tanto sia sul lavoro che sulla vita. Tra l’altro sul mio lavoro non finirò mai di imparare perché gli anni passano e le tecniche avanzano. La mia vita non è stata come quella di un figlio di papà perché la mia famiglia è numerosa, i miei genitori hanno fatto molti sacrifici per non farci mancare niente e sono molto orgoglioso di questo. Mio padre mi ha dato tante lezioni di vita e quando ho dovuto fare delle cose senza il suo aiuto e ci sono riuscito sono stato felice. Di questo lo ringrazio. La mia famiglia pensa che questa scuola sia stata un’altra chance perché io non volevo più continuare a studiare, ma mi hanno convinto e alla fine sono riuscito a imparare le basi di questo mestiere. Tutto sommato avevano ragione....questa era una chance perché ora ho trovato una direzione e voglio continuare seguendo questa strada perché ho capito qual è il mio mestiere. I miei amici credono che quando faccio lo stage vengo sfruttato. Un po’ è vero, però lo faccio sempre per uno scopo buono, per imparare e così dico a loro che fare sacrifici serve per il futuro. La scuola è strutturata in un modo diverso dalla altre perché ci sono tre mesi di aula e tre mesi di stage. Questa è una buona cosa secondo me perché puoi capire e mettere in pratica meglio le cose imparate a scuola nello stage e viceversa. Durante i tre anni di scuola ci sono stati episodi positivi e negativi che mi hanno aiutato a crescere e ad essere più consapevole delle mie potenzialità. Mi ricordo che quando allo stage mi sono tagliato il dito ho capito che devo fare più attenzione alle cose che maneggio. Mi ricordo anche quando ero in cantiere da solo e sono riuscito a svolgere tutto il lavoro che mi era stato assegnato: il tutor aziendale mi ha dato tanta fiducia, si è fidato di me e io non l’ho deluso perché non sono un menefreghista. Le cose si fanno bene o non si fanno proprio! La materia più importante che c’è a scuola per me è Laboratorio elettrico perché ti insegna le basi di questo mestiere ed è molto interessante. Invece l’unica materia che ti dà qualcosa di culturale per me è Cittadinanza perché ti insegna molto anche sui contratti di lavoro, sul tipo di lavoratore ecc., cioè ti insegna molte cose che puoi capire 9


solo studiando. Le lezioni sui tipi di contratto e sui lavoratori mi hanno aiutato molto ad essere consapevole e attento ai tipi di contratto che potranno farmi in futuro. Tutte le avventure, positive e negative, non le ho vissute da solo, ma ci sono state delle persone che ringrazio perché mi hanno aiutato a sviluppare più consapevolezza. Innanzitutto i professori Vittorio e Filippo, docenti di laboratorio elettrico, mi hanno insegnato le basi di questo lavoro e quando non riuscivo in qualcosa, insistevano per farmi capire che ce la potevo fare. Un’altra persona importante è Ivan, il mio tutor aziendale. Da lui ho fatto 6 mesi di stage e ne è valsa la pena perché ho imparato tanto, mi ha insegnato a mettere in pratica il lavoro insegnatomi a scuola e mi ha aiutato molto nel ricordare le mansioni da svolgere in modo corretto. Inoltre mi ha dato anche tanta fiducia, si è fidato di me, infatti spesso rimanevo a casa di un cliente da solo a svolgere il lavoro mentre lui ne faceva un altro da un’altra parte: questo mi ha aiutato molto a crescere mentalmente. Ho sempre svolto il lavoro al massimo delle mie capacità e ora alcuni lavoretti riesco a farli da solo senza che lui me lo dica. Lo ringrazio perché è stato un maestro ma anche un amico perché abbiamo avuto sempre un rapporto abbastanza amichevole e alcune volte mi sono anche divertito. Un’altra figura importante del mio percorso è Sonia, la mia tutor. Lei mi ha aiutato perché alcune volte, quando non avevo voglia di venire a scuola, mi chiamava al telefono e mi faceva il discorsetto, io ci pensavo e mi dicevo non aveva torto, così mi alzavo e andavo a scuola. Mi è stata vicina in questi tre anni e la ringrazio per avere sempre insistito anche quando non venivo. Adesso siamo giunti alla fine del mio percorso scolastico. La mia speranza per il prossimo anno è di trovare un lavoro che sia l’elettricista, ma anche se non dovesse esserlo andrei lo stesso da un’altra parte ma un po’ dispiaciuto. Spero in questo perché lavorare è da tutti e prima o poi dovremo farlo. Voglio iniziare a lavorare per aiutare la mia famiglia che ha bisogno di me, per poter realizzare alcune cose che mi stanno a cuore, per crescere di più e per essere più consapevole delle cose che faccio.

Alla scoperta del lavoro di Alessandro III B manutentori in ambito elettrico Mi chiamo Alessandro, ho 17 anni, sono un ragazzo estroverso con molta personalità. Fino a prima che entrassi all’In-Presa, non avevo voglia nean10


che di svegliarmi al mattino. Questa scuola mi ha fatto rinascere! Sono un ragazzo con molta educazione datami dai miei genitori, appresa soprattutto da mio padre, persona molto importante nella mia vita e per la quale ho molta stima, perché da quando ero piccolo passo molto tempo insieme a lui. La buona manualità che possiedo nel lavoro è grazie a lui perché non si è mai tirato indietro nel farmi imparare. Come ho accennato prima, il mio rapporto con la scuola, prima che entrassi qui dentro, è solo un ricordo negativo, non mi è mai piaciuto dedicare tempo ai libri. Quando sono venuto a conoscenza di questa scuola, ero felicissimo, questo era proprio quello che cercavo. I miei genitori sono contenti che io l’abbia frequentata perché non sono in mezzo alla strada e perché sto imparando un bel mestiere. I miei amici rispettano la mia scelta, il mio percorso, ma mi dicono che se non avessi fatto lo stupido all’Hensemberger non avrei perso un anno e sarei stato in grado di affrontare un I.T.I.S. Tutto ciò ha inciso in bene nella mia vita perché una volta che esco da qui so già praticare un mestiere. In questa scuola, fondata da Emilia Vergani nel 2001, ho frequentato un corso di alternanza scuola-lavoro per manutentore in ambito elettrico. Questa scuola è fatta apposta per ragazzi non volenterosi a stare su libri a studiare, ma per imparare un mestiere e inserirli nel mondo del lavoro. Ha una durata di sei mesi e si alternano un mese di scuola e un altro mese di stage con lo scopo che, una volta usciti da qui, si abbia un posto fisso di lavoro. La mia scuola è diversa anche dal punto di vista scolastico perché si fanno solamente quattro ore al giorno di aula e abbiamo solamente sei materie: Matematica, Italiano, Diritto, Inglese, Informatica, Laboratorio Elettrico e Personalizzazione, tutte materie che si avvicinano di più alla nostra professione: l’elettricista. Proprio grazie alle ore d’aula impari molte cose che al di fuori nessuno può spiegarti bene quanto i professori: grazie alle ore di Italiano e Diritto ho capito chi sono gli Indignados, per che cosa protestano ed ho iniziato a capire anche qualcosa della politica. Ho capito che gli Indignados sbagliano a comportarsi così, scendendo in piazza a distruggere tutto: è giusto protestare ma facendo danni si peggiorano solamente le cose. Sulla politica non pensavo fosse così, il governo Monti ha distrutto tutti, sono tutti menefreghisti perché non vogliono comprendere i veri problemi della gente. Ricordando alcune esperienze del mio percorso formativo me ne vengono in mente alcune positive e altre negative che mi hanno fatto crescere, ad esempio quando a un mio compagno di classe, lavorando su un quadro elettrico, gli è scappata la forbice e mi ha tagliato il dito. Lì ho capito che con gli utensili da lavoro ci si può fare davvero male. 11


Una delle soddisfazioni più belle è stata quando sono riuscito a realizzare il primo impiantino riuscendo a fare illuminare una lampadina: il professore mi ha scritto lo schema elettrico alla lavagna spiegandomi un po’ come si leggeva, poi ho cercato di realizzarlo e sono riuscito con un pulsante, collegato da me, ad accendere la lampadina Anche durante l’ultimo anno ho avuto delle belle soddisfazioni: quest’anno ho gli esami e per la prova pratica devo portare un progetto personale. Quando ho realizzato l’impianto del mio progetto, la simulazione di un ponte mobile con il passaggio di una nave, ho verificato che era corretto, ero molto felice di averlo fatto bene e mi sono reso conto di aver raggiunto un buon livello. L’ultima esperienza positiva di questi tre anni l’ho avuta quest’anno. Cambiando azienda, sono riuscito a conquistare la fiducia del tutor aziendale e da lì, in tutti lavori che facevamo, lui mi dava molta fiducia. Purtroppo, in questi anni non ci sono state solo esperienze positive. Una negativa stava per incidere sul mio percorso! Mi riferisco alla mia esperienza di stage nell’azienda del precedente stage. Non ero mai apprezzato per quello che facevo, non riuscivo a conquistare la fiducia dei dipendenti ed erano arrivati persino al punto che si dimenticavano di me al mattino. Tutte le situazioni, positive e negative, che ho affrontato in questi tre anni, sono riuscito a superarle grazie ad alcune persone molto importanti nel mio percorso fatto ad In-Presa. Un grande aiuto mi è stato dato dalla mia tutor, Sonia. Lei mi ha aiutato nei momenti più negativi di stage, come quando un giorno sono andato al lavoro puntuale, addirittura con dieci minuti di anticipo, ma i dipendenti se ne erano già andati da mezz’ora, dimenticandosi di me. Lì ci rimasi davvero male e volevo proprio abbandonare tutto ma grazie a Sonia che mi ha aiutato sempre standomi vicino ne ho ricavato un’esperienza positiva e ora sono quasi vicino all’assunzione. Anche Rossano, l’ultimo tutor aziendale, mi ha dato una grande opportunità. Grazie a lui sono riuscito a cambiare idea nei confronti del lavoro, da negativa in positiva; prima che andassi con lui a fare lo stage, del lavoro non me ne fregava nulla addirittura non mi volevo neanche alzare al mattino, ma adesso è tutto l’opposto, perché mi piace vedere il lavoro che viene fuori dalle mani. I miei professori di Laboratorio, Filippo e Vittorio, mi hanno aiutato molto in questi tre anni. Se ho delle conoscenze in ambito elettrico è proprio grazie a loro! Adesso mi stanno aiutando molto nel progetto personale che andrò ad esporre all’esame di fine anno. Un’altra persona che ci tengo a ricordare è Corrado, un dipendente della ditta dove ho fatto il tirocinio, l’unica persona che mi dava un sostegno quando svolgevo lo stage presso quell’azienda, “facendomi venire la voglia” di lavorare. 12


Adesso siamo giunti alla fine, e dopo anni passati dietro ai banchi di scuola penso sia arrivato il momento di lavorare. E’ arrivato il momento di “scendere in campo” e di dimostrare tutto ciò che si è imparato; desidero che il mio tutor aziendale mi assuma perché ho voglia di lavorare, ho voglia di approfondire le mansioni del manutentore elettrico. Per il mio futuro voglio fare come mio padre, imparare prima bene il mestiere, e poi, appena ne avrò la possibilità, mi piacerebbe aprire un’azienda di elettricisti, dove mettermi in proprio.

Un aiuto per diventare grandi uomini di Niccolò III B manutentori in ambito elettrico Sono un ragazzo di 18 anni, nato a Desio nel 1993. Sono cresciuto a Seregno, e tutt’ora abito lì. Nella vita ho sempre praticato sport, che mi ha aiutato a condurre una vita sana e senza problemi. Ho sempre cercato di stare lontano dai guai, sono un tipo tranquillo e mi accontento principalmente di quello che possiedo. Penso che nella vita ognuno debba vivere la propria vita senza interessarsi di quella degli altri. Crescendo ho conosciuto tantissime persone, una diversa dall’altra, ma ho sempre cercato di imparare qualcosa da ognuno di loro. A livello culturale, credo di avere un discreto bagaglio di conoscenze, grazie al fatto che ho cambiato tre scuole. Dopo le medie, sono andato all’ istituto d’arte a Giussano, dove però non mi sono trovato bene, infatti mi hanno bocciato perché non studiavo e non facevo i compiti. L’anno dopo, un caro amico mi ha suggerito di iscrivermi nella sua scuola, l’Iris Versari di Cesano Maderno, un liceo tecnico con indirizzo di economia. Il primo giorno di scuola ero molto teso, anche per il fatto che ero ripetente e per questo mi vergognavo tanto. Mi sentivo disperso, era piena di ragazzi, e mi perdevo in quella scuola. C’erano tante materie, tra cui, oltre a Matematica, Italiano, Diritto, Inglese anche Francese, Chimica, Storia, Informatica, etc. Economia aziendale, Scienze, Ed. Fisica e Storia della letteratura. All’inizio ero partito molte bene, ma durante l’anno sono calato di rendimento, arrivando a fine anno con tante materie insufficienti. Ero ancora nella situazione scomoda di scegliere se ritentare ancora qui, o cambiare ancora. Durante l’estate decisi che la scuola pubblica non era adatta a me, e per questo dovevo cercarne una professionale. E così eccomi qua all’In-Presa. In questi anni passati all’In-Presa le esperienze vissute sono state molteplici. Sicuramente quella che ricordo con più piacere è il primo giorno di stage, quando ho collegato una lampadina. Da allora sono seguite tante esperienze positive: 13


la fiducia che mi hanno dato quando mi hanno lasciato da solo in cantiere a finire un lavoro, il clima di serenità e scherzoso sul furgone tornando dal cantiere, quando da solo con un manuale ho impostato dei codici su una serratura elettrica, quando ho cablato il primo quadro, la prima mancia per un lavoro svolto bene. Sicuramente ci sono stati anche alcuni episodi negativi come quando ho risposto in maniera sgarbata al mio primo tutor aziendale o quando mi hanno rimproverato perché mi distraevo troppo. Anche in classe ho avuto delle belle soddisfazioni: Il mio primo 10 nella verifica di laboratorio, il primo impianto realizzato, così come ho dovuto scontrarmi con alcune situazioni non proprio congeniali, come quando Il professore mi ha ripreso perché sono uscito fuori dalla scuola durante l’intervallo. In aula posso dire di aver capito abbastanza bene gli argomenti trattati. In inglese ho appreso meglio i vocaboli riguardanti il mio lavoro, in italiano attraverso le lettere ho capito meglio come rivolgersi ad un nostro superiore, ovvero come differenziare il modo di scrivere in base al destinatario cui stiamo scrivendo. Mi ha aiutato tanto la pratica fatta in laboratorio, le esercitazioni fatte sui pannelli mi sono tornate utili quando ero in stage. In particolare tutto quello fatto in aula è servito a qualcosa, dal Diritto all’Informatica, dalla Matematica a Personalizzazione. Tutti i professori svolgono il proprio lavoro con serenità e impegno, spesso capita che ci raccontano aneddoti che non riguardano né la scuola, né lo stage, ma semplicemente la vita quotidiana, e penso che questo dovrebbe essere fatto in tutte le scuole. Questa scuola è un po’ “speciale “, perché è l’unica nel suo genere a permetterti un’ alternanza di teoria e pratica; infatti a mesi alterni, ci si reca a scuola e in un’azienda a lavorare. Mi ha colpito profondamente il brano letto su Thomas Alva Edison, perché è il simbolo di noi elettricisti, ed è l’uomo che ha scoperto la lampadina, oltre ad altre mille altre invenzioni. Ho scelto di raccontare questo testo, perché Edison da piccolo non riusciva a fare i suoi esperimenti, e per questo lo picchiarono fino a renderlo completamente sordo, perché appiccò un focolare in un vagone del treno. Dalla vita di Edison ho imparato due cose importanti: la prima è che bisogna provare fino in fondo a fare il proprio lavoro, anche se all’inizio sembra uno scoglio insormontabile. La seconda riguarda il suo handicap, ovvero il fatto che fosse sordo, ma questo non lo ha scoraggiato, anzi, è diventato l’uomo che ha rivoluzionato il mondo. Quando credo di non farcela, penso sempre a lui. Tante persone mi hanno aiutato. In primis il prof. Vittorio, perché sicuramente è stato il primo a spiegare a tutti questo mestiere, poi il prof. Filippo, anche lui ci ha spiegato molte cose riguardanti l’elettricista. Poi c’è la Sonia, la nostra tutor, che è stata una guida in questo percorso, insieme a tutti i professori naturalmente. Il primo tutor aziendale è stato fondamentale perché mi ha insegnato le basi di 14


questo lavoro. Infine c’è un ragazzo, dove lavoro adesso, che mi ha affiancato molto. Mi ricordo un episodio in cui Sonia, la mia tutor, mi ha aiutato particolarmente. E’ successo quando ho litigato con il mio collega di lavoro e Sonia ha fatto da paciere. Con Vittorio invece, ricordo quando mi ha assistito con il mio primo impianto: senza di lui non l’avrei mai completato. Lo stesso discorso vale per il professore Filippo, che ha dato una mano a completare il progetto personale. Con un collega mi sono particolarmente divertito quando il primo giorno di stage, ci siamo recati ad Albiate, in un maneggio di cavalli, a installare delle lampadine con rilevatore di presenza: ho impiegato quasi tutta la mattinata per collegare una sola lampadina, ma lui mi teneva sempre sott’occhio, e mi ha spiegato come dovevo collegarla. I miei familiari, non dicono granché, in particolare perché si preoccupano maggiormente del mio rendimento in stage e dei miei voti a scuola. I miei amici, l’hanno frequentata questa scuola, e sanno come funziona, infatti sul mio percorso mi dicono che ho fatto bene a venire qua, per il semplice fatto che ti insegna un mestiere serio e richiesto, che ti dà la possibilità di trovare lavoro. Sicuramente dopo tutti questi anni passati dietro ad un banco, sarà difficile l’anno prossimo entrare nell’ottica di cercare un lavoro. Sarà un passo importantissimo nella mia vita, perché è il primo lavoro in assoluto. Stiamo diventando uomini! Parlando dettagliatamente, non so che lavoro andrò a fare, ma all’inizio mi accontenterò di qualsiasi cosa, per il futuro non ho un progetto chiaro, ma spero di trovare un bel lavoro, magari da quadrista, dove possa esprimere al meglio le mie doti.

Una scalata per la vita di Mattia III B manutentori in ambito elettrico Mi chiamo Mattia ho 19 anni e abito a Cesano Maderno. Ho una grande passione che è la musica e appena ne ho l’opportunità vado a ballare, anche in posti lontani (come ad es. il Number One, un noto locale di Brescia) con la mia ragazza e i miei amici con i quali condivido la stessa passione per l’Hardcore. Questo genere musicale mi ha sempre attratto per i suoi battiti molto veloci, per i bassi molto potenti e per le emozioni che mi dà! La mia ragazza è la persona più importante della mia vita, perché ogni giorno mi chiede come va, così le racconto le mie giornate passate al lavoro e per questo lei è molto fiera di me. 15


Dopo le medie mi iscrissi all’Istituto Levi per geometri ma non mi applicavo, infatti il mio rapporto con la scuola non è mai stato dei migliori perché non ho mai avuto voglia di studiare. Quando venni bocciato per la seconda volta di seguito un mio amico mi consigliò di iscrivermi all’In-Presa di Carate. Ed ora che son passati tre anni da quando la iniziai, mi rendo conto che mi ha dato modo di acquisire molte esperienze. Nello stage ho imparato molto grazie a lavori ed esperienze effettuate sia in cantiere che in altri ambiti, durante le lezioni è aumentato il mio bagaglio culturale, soprattutto in Italiano, dove abbiamo affrontato alcune storie della cronaca che ci circonda o vicende di persone comuni. Ad esempio la storia di Simona Atzori, la quale pur avendo l’handicap di essere monca, cioè senza braccia, è riuscita a diventare una ballerina famosa e acclamata da tutto il mondo. Con i professori si può parlare veramente di tutto, capiscono i problemi di noi ragazzi e ci aiutano ad affrontarli; tra l’altro, quando commetti errori sono pronti a rispiegarti ciò che non si ha capito. La mia famiglia è molto contenta che io frequenti questa scuola, perché vedono ottimi risultati e sono fieri di me soprattutto perché oramai ho quasi terminato il percorso dei tre anni. Questo percorso ha inciso molto sulla mia vita in maniera positiva, perché ho scoperto il mondo del lavoro e le mie responsabilità per un domani In questo istituto si alterna un mese in stage e un mese a scuola. A scuola, oltre alla materia pratica di Laboratorio Elettrico, abbiamo anche: Italiano, Matematica, Informatica, Inglese e Diritto. Una materia molto significativa è Diritto: grazie ai vari argomenti trattati, in particolare la crisi economica, ho scoperto la causa dei problemi finanziari legati ai mutui presenti nel nostro paese e nel mondo. Ora che li conosco e che sto per entrare nel mondo del lavoro, so come la crisi potrebbe incidere sul mercato del lavoro. Alcuni episodi mi hanno fatto crescere durante il mio percorso: ricordo quando durante il primo colloquio il mio tutor aziendale, Angelo, disse che i miei capelli non andavano bene perché ero rasato a pelle con il codino. Ma dopo il primo mese di stage si ricredette sul mio conto, mi fece i complimenti e addirittura mi diede un riconoscimento economico. Fu una grande soddisfazione quando, finita la scuola, il mio capo chiese di me per far un mese estivo di lavoro al di fuori del percorso formativo. Le persone più importanti durante questo percorso triennale sono state tante. Innanzitutto la mia tutor Alessandra; prendendo spunto dall’ultimo episodio che mi ricordo, la chiamai perché avevo perso il pullman, e lei disse che sarebbe venuta a prendermi li dov’ero. Grazie a questo capii che è una persona molto di16


sponibile ad aiutare il prossimo, ma non solo, capii l’importanza della puntualità e soprattutto che se si vuole ottenere qualcosa bisogna far fatica, come può essere in questo caso, quella di alzarsi al mattino presto. Vittorio e Filippo, i docenti di Laboratorio: quando succede qualche problema in laboratorio, ad esempio un problema tecnico, e vedono che mi innervosisco o mi lascio andare, si avvicina uno dei due, ti fa parlare e dice che se c‘è nuovamente qualche problema lui è lì presente. Questo ti fa tornar su di morale e fa capire che quando c’è qualche problema è importante qualcuno vicino che ti dia una mano, inoltre ti fa capire anche che è importante superare i problemi e le difficoltà con la propria testa e la propria forza nel lavoro e nella vita. Alberto, uno dei miei colleghi, in più di un’occasione mi ha ricordato che la scuola è importante. Inoltre anche lui ha fatto una scuola professionale, simile alla mia e mi ha raccontato che dopo esser diventato operaio si è messo in proprio come artigiano. Con questo breve racconto di un pezzo della sua vita, ho capito che ogni persona può farcela se vuole veramente qualcosa, e questo mi ha dato la forza di andare avanti, perché voglio veramente fare l’elettricista nella mia vita. Elio, un altro dei miei colleghi, in più di un episodio mi ha lasciato fare un lavoro da solo. Questi episodi hanno aumentato la fiducia e sicurezza in me stesso, ma soprattutto alla fine della giornata, ero molto fiero di me, perché avevo terminato la consegna che mi aveva dato. Dopo tanti anni passati dietro a un banco, ora mi piacerebbe trovare un lavoro, ovviamente non pretendo avere un contratto a tempo indeterminato, però mi piacerebbe lavorare per ciò che ho studiato. Per il mio futuro ho molti progetti, che sicuramente saranno anche i più comuni, come comperare una casa, una macchina e infine mi piacerebbe andare a convivere con la mia ragazza.

Un vero cambiamento di Heldi III A manutentori in ambito elettrico Mi chiamo Heldi, ho 18 anni e sono albanese. Vivo in Italia da quando ero un bambino e ormai sono perfettamente ambientato in questo paese. Penso di essere un ragazzo motivato anche se ho fatto degli sbagli che però ora riconosco. Nella mia famiglia la situazione economica è sempre stata limitata ma a me non è mai mancato nulla. Qui all’In-Presa ho imparato molto. Grazie ai professori, ho iniziato ad impegnarmi di più e a dare più importanza all’istruzione. Ad esempio grazie 17


alla professoressa di Diritto ora so come affrontare un colloquio di lavoro e so distinguere anche i vari tipi di contratti. Positivo è stato il rapporto con i compagni di classe e con la mia tutor, figura importante per il mio percorso formativo. Da quando frequento questa scuola i miei genitori hanno visto un gran cambiamento in me, e hanno sempre avuto un pensiero positivo su questo tipo di formazione. I miei amici, anche se all’inizio non ci credevano molto, adesso che la sto finendo hanno capito che è stata un’ ottima scelta perché hanno visto che attraverso i molti stage si impara il mestiere. Del resto anch’io, all’inizio, pensavo fosse una scuola di capre, ma dopo mi sono ricreduto! In questi anno ho collezionato tante esperienze, sia buone che cattive: la prima esperienza negativa è stata durante il primo stage, lavoravo sempre più di 10 ore al giorno e alla fine del mese aspettavo almeno una piccola paga, ma non c’è stata; sempre in prima un’altra esperienza negativa è stata nel primo stage, quando mi sono infortunato col flessibile. Le esperienze positive sono arrivate quando ho iniziato a frequentare lo stage presso una ditta che si occupa di quadristica e fotovoltaico. L’esperienza presso questa ditta è stata molto importante e soprattutto mi sono sentito parte integrante del personale quando ho realizzato un quadro fotovoltaico alto due metri, da solo, in due giorni. Inoltre, già da subito, mi hanno trattato bene al punto da darmi anche un riconoscimento economico, sempre utile per un ragazzo della mia età. In tutto il mio percorso ho avuto accanto a me delle persone importanti che mi hanno dato sempre una mano. Il primo che mi viene in mente è Davide, figura fondamentale nel mio percorso di stage perché da lui ho imparato la maggior parte delle conoscenze tecniche che ho acquisito. Tutti gli sbagli sul lavoro mi venivano corretti da lui. Ad esempio quando ho sbagliato a leggere uno schema di un quadro elettrico e ho sbagliato anche il cablaggio, Davide mi ha spiegato nel dettaglio come leggere correttamente uno schema di quadristica. Da quel momento posso dire di saper cablare un quadro elettrico. Anche Marco, il mio tutor aziendale, ha avuto un ruolo essenziale nel mio percorso formativo. Grazie a lui ho acquistato più autostima, perché se svolgevo correttamente lavori importanti mi faceva i complimenti, ad esempio quando ho cablato un intero quadro fotovoltaico importante per la ditta, si è congratulato con me. All’interno della ditta una figura importante è stata quella di Antonio, un artigiano quadrista che è stato lì per un mese a fare dei lavori. Anche se ho passato poco tempo con lui ho acquisito molto, perché c’era molto da imparare dal suo modo di lavorare: da lui ho imparato a collegare correttamente un sezionatore, su cui non ero capace di lavorare prima di conoscerlo. 18


Proprio per tutte le esperienze raccontate penso che questo percorso scolastico mi abbia aiutato molto ad essere la persona che sono ora: uno che spera di trovare un posto come elettricista, perché ha acquisito molte competenze tecniche in quest’ambito, ma disposto a fare qualsiasi tipo di lavoro. Grazie a questo potrei andare a vivere da solo, avere un lavoro e sistemarmi per conto mio, e così essere autonomo al 100%.

Un altro modo di imparare… stando sul campo! di Luis III A manutentori in ambito elettrico II mio nome è Jorge Luis e… come potete capire non sono italiano, infatti sono nato a Santiago de Cuba nel 1993. Quando avevo dieci anni infatti sono venuto in Italia con mia mamma, lasciando la famiglia e soprattutto mio padre. Questa è stata l’esperienza più importante della mia vita, uno strappo, nonostante ora mi trovi bene dove sono. In questi otto anni ho affrontato due anni di elementari, tre di medie e un anno di scuole superiori, anni grazie ai quali mi sono integrato abbastanza bene con i miei coetanei. Un fattore davvero importante! Dopo un anno di Itis, ho deciso che la mia strada non era studiare. Visto che sono un tipo vivace e impulsivo decisi che avrei dovuto imparare un mestiere, a casa infatti non studiavo. La decisione migliore era affrontare una scuola professionale di alternanza scuola-lavoro per manutentore in ambito elettrico, così sono venuto all’InPresa, dove ho capito e confermato che voglio lavorare. Secondo me non è del tutto giusto chiamarla scuola, visto che è più una “formazione” per essere pronti a entrare nel mondo del lavoro. L’esempio più specifico è rappresentato dagli argomenti che si affrontano in aula, ad es. in Diritto affrontiamo i contratti, in Italiano parliamo di persone che sono povere e a volte malate, ma riescono a realizzare le proprie passioni. La mia formazione al lavoro si è compiuta per la maggior parte del tempo in un’azienda di elettroimpianti dove ho capito come dovrò lavorare in futuro. Grazie alle persone che lavorano in questa ditta ho capito cosa vuol dire impegnarsi, essere disponibile, puntuale e soprattutto che all’interno di un team bisogna guadagnare la fiducia dei colleghi. Questo non è sempre possibile ma io l’ho imparata sulla pelle lavorando con persone molto esigenti che in un primo momento 19


ti trattano male se non ti applichi, ma quando ti metti a lavorare riesci a relazionarti raggiungendo grandi obiettivi e soprattutto la fiducia del team. Durante questi tre anni sono successi degli episodi che mi sono serviti nella mia formazione generale. Innanzitutto ho conosciuto nuove persone che alla fine sono diventati miei colleghi e grazie a loro ho capito che quando si sta imparando un mestiere bisogna dimostrarsi volenterosi, altrimenti si rischia di non essere accettati. Tra le varie difficoltà vissute sulla mia pelle ricordo quando i colleghi mi sgridavano nonostante mi impegnassi. Dello stage conservo anche dei ricordi positivi come quando una cliente mi ha dato la mancia per il lavoro svolto: questa è stata una bella soddisfazione. Nei tre anni di stage, oltre ad essermi trovato bene nei vari posti provati, c’è stato solo un piccolo imprevisto durante quest’ultimo anno. Avevo cambiato stage pensando fosse l’ultima esperienza di stage infatti avevamo pensato che andando da un datore che lavorasse autonomamente, avrei affrontato nuove mansioni; però mi è sembrato di tornare indietro perché non avevo la possibilità di svolgere delle mansioni che di solito si affidano a un vero operaio. Questo episodio è stato decisivo perché mi ha fatto capire le esigenze che avevo, cioè quella di imparare più di quello che sapevo già. Molti episodi sono successi anche durante le ore passate in aula. Un grande aiuto mi è stato dato dai miei compagni d’ aula, ma sono contento anche dei miei professori: devo dire che certe volte ho trovato il loro comportamento eccessivo anche se nel complesso tutte queste cose mi hanno aiutato a crescere nel mio comportamento nonostante le varie discussioni avute con loro. Mi sono trovato bene anche con Alessandra, la mia tutor, la persona che si occupa del mio stage e dei miei bisogni sia durante il periodo d’aula che nello stage. E’ stata in grado di continuare a darmi sostegno, nonostante certe volte non lo meritassi. Lei è la persona che in questi tre anni ha cercato che nei posti di lavoro che frequentavo andasse tutto bene e che potessi fare la giusta esperienza lavorativa. In questi tre anni di formazione, mi è stata di grande aiuto anche mia madre, per me la persona in assoluto più significativa. Lei è la persona che riesce a farmi fare delle cose che non ho voglia di fare, ad esempio quando non ho voglia di andare al lavoro oppure a scuola, trova le giuste motivazioni per non farmi continuare a obiettare, aiutandomi ad affrontare i problemi. Molto importante è stato anche l’aiuto datomi da mia zia, infatti tutte le volte che mi veniva a prendere quando finivo di lavorare, mi diceva sempre di tenere duro e di far tesoro dei consigli degli adulti e dei colleghi. Oltre alla mia famiglia, ai colleghi e ai tutor aziendali, la cosa che mi ha dato forza è che non voglio fare la fine di quello che vuole dipendere da altre persone, ma voglio essere autonomo, per questo penso che imparare un mestiere serva anche a dimostrare quanto valgo. 20


Per tutte queste cose dette credo che questi tre anni mi siano serviti molto. Ho imparato che anche se non prenderò mai il diploma, sarò in grado di entrare nel mondo del lavoro, visto che ormai ho fatto tre anni di stage in ambito elettrico. Considerati i tre anni di In-presa ho un’idea di come dovrò muovermi in futuro infatti penso di aver imparato come si sta sul mondo del lavoro. Così quando finirò di studiare cercherò un posto dove lavorare e successivamente vorrei portare mio padre e mio fratellino in Italia.

La scoperta di una passione di Alessandro III A manutentori in ambito elettrico Il mio nome è Alessandro, ho 18 anni e frequento la scuola In-Presa. Sono un ragazzo socievole a cui piace parlare civilmente con le persone avendo uno scambio di opinioni. Non sopporto i prepotenti che fanno i “so tutto io” e poi hanno un cervello limitato. Mi hanno sempre insegnato a non avere paura di nulla perché la paura è per i deboli. Beh… allora io sono un debole perché ho paura di tante cose. Non temo la morte perché quando deve arrivare arriva e non c’è nulla da fare, ma ho paura solo di non poter rivedere più la mia famiglia, la mia ragazza e miei amici. Non dò fiducia da subito perché se la gente ci tiene, la mia fiducia la deve conquistare. Sono stato tradito molte volte da amici che credevo vicini e una volta persa la mia fiducia non si riottiene più. Mi piace molto imparare nuove cose su qualsiasi genere di argomento. Amo il calcio e quando ci gioco mi sento libero da tutte le oppressioni della vita: in quel momento esiste solo il pallone, la squadra e con ogni tiro sfogo tutta la mia rabbia. Non sono per niente cattivo, amo molto aiutare il prossimo e soffro molto nel vedere persone in difficoltà. Non usufruisco di una situazione economica molto bella, ma i soldi non contano. Ovvio che fa comodo avere soldi in tasca, ma preferisco avere una famiglia così unita, una ragazza splendida e degli amici che darebbero la vita per me piuttosto che avere i soldi e non avere nessuno con cui gioire, piangere, ridere e confidarsi. Ho frequentato due anni al Martino Bassi, una scuola per programmatori informatici, ma non sono andati molto bene. Un anno non ero molto attento e l’altro anno ho fatto l’incidente e purtroppo non sono riuscito ad andare avanti. Mi ricordo, tre anni fa, quei due fari che si avvicinavano velocemente verso di 21


me, e poi buio. Aprendo gli occhi mi ritrovai sdraiato a terra coperto di sangue e dalle lacrime di coloro che erano lì per me disperati. Salendo in ambulanza sentii la voce sottigliata di mia madre che chiedeva come stavo e l’infermiera che rispose che non sapeva se sarei arrivato in ospedale. I pianti, le grida, il dolore e la sofferenza di un ragazzo che davano per morto che aveva paura di non aver fatto mai tanto per amici e famigliari. Invece eccomi qui, ora! Sono cambiato grazie a quel momento e ho capito cosa conta davvero nella mia vita: non è fare lo scemo con gli amici o fare quello che se ne frega della scuola, ma stare anche con la famiglia, scherzare con gli amici usando la testa e seguendo la scuola perché l’istruzione è importante. Magari se avessi capito tutto questo prima, quell’incidente non sarebbe successo, ma se è così che è stato allora sono felice di questa lezione. Nella mia esperienza scolastica ho imparato tante cose grazie ai professori e alla mia tutor. Ho imparato come ci si comporta in modo corretto, ho imparato ad apprezzare ciò che gli altri fanno per me e a lottare per raggiungere ciò che voglio. Grazie ai professori non ho perso le speranze riguardo all’informatica e mi hanno aperto una nuova strada. Qui all’In-Presa faccio quattordici ore settimanali tra cui il mercoledì quattro di informatica con il signor Carlo, con cui ho imparato moltissimo sull’hardware e sulla struttura di un computer, cose che senza il suo aiuto sarebbero state difficili da capire. Nelle materie scolastiche come Italiano, Diritto, Inglese e Matematica ho imparato ad apprezzare il prossimo, ad aiutare, a non darsi per vinti, la pronuncia dell’inglese, le sue regole e il significato, come funziona lo Stato Italiano, da chi viene gestito, a fare le radici, a calcolare l’area della figure e il teorema di Pitagora, tutti argomenti che, insieme alle competenze apprese in stage, hanno determinato il mio percorso. A tal proposito mi vengono in mente alcune esperienze vissute in aula e in stage. Il ricordo più bello è quello del secondo anno di scuola, quando sono andato in una ditta stupenda in cui mi sono trovato benissimo. Il clima di lavoro era ottimo, andava ben al di sopra dei miei standard: le persone che lavoravano lì erano molto intelligenti, simpatiche e mi seguivano molto bene. Mi rispettavano al punto da fornirmi dei buoni per mangiare a pranzo. In quell’ambito ho conosciuto un ragazzo dal cuore d’oro che mi portava la mattina e la sera mi riaccompagnava a casa, con lui è iniziata una bella amicizia tanto che tutt’ora siamo amici. Purtroppo ho dovuto lasciare quel posto perché non riuscivano a seguirmi bene e poi perché anch’io ci ho messo del mio. A scuola ho conosciuto persone fantastiche come i professori che mi hanno aiutato tanto a trovare la mia strada, che hanno lottato, si può dire, per farmi ottenere ciò che volevo. 22


Quest’anno ho conosciuto anche il signor Carlo, un imprenditore informatico di cui ho accennato prima. Mi segue tanto riguardo al mio percorso formativo infatti grazie a lui ho imparato tante nuove cose sull’Informatica che mi serviranno anche per il mio futuro. Devo dire che purtroppo ho perso molte lezioni di Diritto e di Inglese, il mercoledì quando lo vedevo. Come si può intuire dal racconto tanti sono i protagonisti del mio percorso. Innanzitutto la mia tutor, Alessandra, che mi ha aiutato a seguire un percorso formativo adatto a ciò che volevo fare e si è data da fare nel trovare uno stage da informatico per me; insieme alla tutor anche tutti miei professori mi hanno sempre aiutato sul fare ciò che voglio veramente e mi hanno insegnato tante cose non solo in ambito formativo ma anche nella vita di tutti i giorni. In stage il mio tutor aziendale, Sergio, mi ha insegnato come ci si comporta in ambito lavorativo, cosa bisogna fare e cosa non bisogna assolutamente fare. Nella mia famiglia sono tutti molto contenti del percorso svolto in questi tre anni, soprattutto sugli ultimi due, perché ho capito davvero cosa vorrei fare della mia vita. Ringrazio tanto mia madre che mi ha consigliato di seguire la mia strada e di non abbandonare mai ciò che voglio fare ma di lottare per ottenerlo. Pensano tutti che ho grandi potenzialità e che dovrei continuare a studiare e ottenere un diploma e non fermarmi qua. La mia ragazza dice che devo fare ciò che mi sento di fare, decidere da solo con la mia testa senza farmi influenzare da niente e nessuno e che è molto felice quando mi vede studiare. È felice per me perché così posso costruirmi un futuro e crescere in ambito professionale. Tutti i miei amici dicono che sono fortunato perché ho avuto abbastanza esperienze lavorative e quindi pensano che sarà più facile per me trovare un lavoro. Questo percorso ha inciso tanto nella mia vita perché ho scoperto nuove cose di me che non sapevo, cose che pensavo di non conoscere e che invece so fare molto bene. Penso anch’io che tutto questo mi serva molto per il mio futuro perché ho imparato davvero tanto nell’ambito lavorativo e spero che riesca subito a trovare un lavoretto per costruirmi al meglio una famiglia, con la mia ragazza. Grazie a tutte queste esperienze ho più chiaro cosa voglio fare in futuro. Vorrei un lavoro fisso, una famiglia normale, non desidero prendere milioni, ma il giusto per vivere una vita tranquilla e felice con la mia futura moglie e i miei figli. Vorrei continuare la strada della mia vita insieme alla mia ragazza che mi apprezza per quello che sono e non per quello che vorrebbe che io fossi. Anche se ho una passione spiccata per l’informatica, per il mio avvenire mi basterebbe qualsiasi lavoro, l’importante è che riesca a mantenermi e per il resto si vedrà. Non mi piace programmare il mio futuro, ma amo le sorprese. 23


Il sapere dal saper fare di Simone IIIA manutentori in ambito elettrico Sono Simone, un ragazzo di 19 anni. Il percorso scolastico è stato abbastanza negativo. Nei 2 anni trascorsi all’itis la mia giornata la passavo davanti a pagine piene di parole, infiniti esercizi matematici, e la mia mente era invasa da formule di ogni genere. Anche se provavo a concentrarmi non riuscivo a realizzare come quelle formule potessero essere usate nella vita di ogni giorno, come le parole lette e gli esercizi svolti avessero un proseguimento. All’In-Presa la svolta! Ho imparato il sapere dal saper fare, ho imparato la teoria direttamente dalla mia esperienza pratica vissuta in prima persona. L’esperienza scolastica vissuta qui è stata un’esperienza particolare infatti in ogni materia si sono studiato le tematiche che servono nel nostro lavoro, nella nostra vita quotidiana. I nostri professori non si sono basati su programmi rigidi e fuori dalla realtà anzi al contrario da fatti della realtà e situazioni pratiche affrontate. Un esempio è stato lo studio del Diritto. La professoressa si è concentrata su temi legati direttamente a noi come la crisi economica che stiamo vivendo in prima persona o i tipi di contratto di lavoro che usciti da qui ci potrebbero proporre. In Italiano invece, dopo una spiegazione di base sulla nostra lingua, ci siamo concentrati sui temi del lavoro e della vita leggendo articoli di giornale a riguardo. Lo stage è stata un’esperienza molto importante, piena di episodi positivi che mi hanno fatto maturare. Mi vengono in mente alcuni ricordi che hanno contribuito alla mia decisione di puntare tutto su questo percorso. E’ stato molto positivo cambiare vari posti di stage, per conoscere tante persone del settore e per cimentarmi in diversi campi, ma quello che ultimamente mi ha reso più contento sono stati i complimenti a me e al mio collega avuti dal signor Caprotti, direttore della catena di grande distribuzione Esselunga. Un altro episodio significativo è successo quando un operaio del mio ultimo stage mi ha detto che se lui fosse stato un artigiano mi avrebbe assunto immediatamente. Sicuramente è stato importante incontrare persone che mi hanno aiutato a crescere infatti l’esperienza del primo anno è stata positiva grazie agli operai e agli artigiani che mi hanno insegnato le basi del mestiere. In molte occasioni non mi sono trovato benissimo con gli operai perché mi sentivo trattato in malo modo, altre volte sono stato un po’ deluso perché dopo aver eseguito i lavori alcuni operai invece che aiutarmi a migliorare e darmi consigli cercavano di sminuire il mio lavoro. Ma alla fine tutti mi hanno detto che lo facevano per me, per il mio futuro, perché dicevano che nel mondo del lavoro non bisogna mai fermarsi ma avere sempre gli occhi aperti. Anche l’esperienza d’aula è stata importante, in 24


Laboratorio soprattutto. In terza per la preparazione del progetto personale da esporre all’esame ho potuto avere la possibilità di imparare a ragionare in modo più ampio sul lavoro del mio futuro e non solo. Durante tutto questo percorso ho avuto modo di essere seguito e aiutato, nei momenti di stage e di scuola, dalla mia tutor Alessandra. Penso che tutte le volte che mi sono scontrato con lei per il fatto di non voler cambiare il posto di stage siano state positive. Infatti lei insisteva sul fatto che cambiare il posto potesse essere un modo per ampliare le mie conoscenze, conoscere nuovi metodi di lavoro….aveva perfettamente ragione! Anche gli artigiani della azienda mi hanno aiutato tantissimo. I primi miei maestri sono stati Angelo e Adriano, due artigiani anziani. Con loro ho iniziato a muovere i primi passi e ad orientarmi nel lavoro. Di loro ho buoni ricordi e molte nozioni tecniche. Un ricordo positivo è legato anche alla figura di Stefano della ditta dove ho fatto i nuovi periodi di stage. I primi due periodi di stage del terzo anno li ho svolti in un’ azienda nuova per me, ma anche per la scuola, infatti l’imprenditore era un po’ dubbioso sul prendermi come stagista. Dopo aver accettato mi ha affidato a Stefano, un suo operaio, con lui ho imparato le nozioni di base di quadristica e anche a ragionare su alcuni procedimenti tecnici. Gli sono grato del tempo che mi ha dedicato. Sono molto grato anche al prof. Vittorio. In tutti i tre anni sono stato seguito da lui in laboratorio, e devo dire che mi sono trovato subito bene, infatti anche grazie a lui ho trovato un metodo di lavoro che fa per me e la giusta posizione di fronte ad un problema. Grazie a tutte queste esperienza raccontate ho imparato che le cose che desideriamo non vengono per caso, ma bisogna mettersi in gioco e fare dei sacrifici per ottenerle. Anche I miei genitori credono che seguendo questa scuola abbia imparato il senso del lavoro e del sacrificio, dicono che ho imparato a pensare al futuro. Rispetto a chi sta chiuso nelle aule fino all’ultimo giorno di scuola pensano che sia stato meglio fare tanti stage per farmi conoscere nel mondo del lavoro. Adesso che ho finito questo percorso, desidero lavorare come elettricista o comunque in base alle mie competenze avere un lavoro che mi permetta di costruirmi un futuro.

Un gran bel film di Alessio III Aiuto cuoco Non sono mai stato uno studente modello, ai miei genitori hanno sempre detto “vostro figlio ha le qualità ma non si applica”. Alla fine della terza media 25


ho scelto di andare a fare un ITIS informatico senza dare molto peso a questa decisione, seguendo alcuni miei compagni di classe che avevano scelto lo stesso percorso. Penso che un ragazzo di 14 anni non possa sapere cosa voglia davvero fare da grande; ho passato un anno di svago e divertimento dimenticando lo studio: andavo a scuola per divertirmi con i compagni e sono stato bocciato. È stato un anno travagliato, segnato dai vari scontri con mio padre, rimproveri e punizioni infinite. Ma alla fine, di un lungo discorso con i miei genitori ho deciso di cambiare scuola e intraprendere un altro percorso. Ho scelto di andare a fare geometra anche se i miei mi consigliavano una scuola professionale, un alberghiero, infatti tutta la mia famiglia ha sempre lavorato nell’ambito della ristorazione, ma ancora una volta non ho prestato ascolto. Un altro anno di litigi e discussioni, io volevo uscire divertirmi con gli amici e mio padre ad ogni brutto voto, nota o sospensione mi privava di questo desiderio. Alla fine dell’anno però sono stato rimandato a settembre con 3 esami. Presi molto sottogamba la scuola e venni nuovamente bocciato. Diversamente dall’anno precedente però sono riuscito, a volte, a provare delle soddisfazioni come ottimi voti in alcune materie, insieme purtroppo a due sospensioni per una condotta sbagliata. Dopo l’esito degli esami ci ritrovammo al punto di partenza “Alessio e adesso cosa vuoi fare?”, “Dopo tutto quello che ci siamo promessi l’anno scorso, ripeti tutti gli errori che hai già commesso?”, “Non hai più 14 anni ne hai 16, è ora di crescere hai buttato via 2 anni!” soliti discorsi, soliti litigi. Ho portato all’esasperazione i miei genitori con queste delusioni, con i miei comportamenti e gli atteggiamenti sbagliati nei loro confronti, però siamo arrivati ad un compromesso accontentando le loro richieste. Decisi dunque di cambiare totalmente corso di studi scegliendo l’istituto alberghiero. Da qualche anno infatti facevo un po’ di pratica “a spizzichi e bocconi” nel bar di famiglia, durante l’estate mio padre mi mandò a lavorare nel locale di un suo amico, tavola calda di giorno e discoteca di sera, questo Alessandro, l’amico di mio padre, ha consolidato le basi lavorative precise grazie agli insegnamenti di mio padre. I ragazzi con cui lavoravo in questo locale dicevano “sei un cucciolo, hai talento, sei in gamba”. Non provavo piacere a questi complimenti fino a quando non capii che effettivamente me la cavavo abbastanza bene e pensai che era meglio iniziare a volere qualcosa dalla vita era arrivato il momento di fissare degli obbiettivi e pensare al futuro. Probabilmente le bocciature conseguite in questi anni mi avevano aperto gli occhi, era giunto il momento di svegliarmi, semplicemente stavo crescendo, iniziavo a cambiare, non volevo più fare lo scemo con gli amici e vantarmi delle mie goliardate, avevo bisogno di altri stimoli di qualcosa di più. Tramite Alessandro andai a fare esperienza in altri locali come barman, non più 26


come “sguattero”. Mi appassionai a questo mestiere; era giunto il momento di scegliere una nuova scuola adatta a me. Con mio padre andammo a colloquio con il rettore del Collegio [...], che con domande accurate mi esaminò e decise di accettarmi in via eccezionale all’istituto Alberghiero del Collegio. Siamo andati a parlare anche in un istituto che era in via di sviluppo l’ In-presa di Carate. Andammo a colloquio con la preside che mi aveva accettato senza timore, anche con la mia storia travagliata. C’era un unico problema: all’epoca non c’era il corso di sala-bar ma solamente quello di cucina, per questo motivo decisi purtroppo di andare al Collegio. Il primo anno passai con gli esami a settembre, in seconda arrivai nuovamente con gli esami a settembre, non li accettai non mi impegnai e mi feci nuovamente bocciare. Ho passato due anni di carcere, mi sentii rinchiuso, non vedevo l’ora di evadere, penso che una ragazzo, uno studente, debba essere trattato per quello che è, una persona, ma così non fu. Durante questi 2 anni ho lavorato, quando potevo e quando c’era bisogno ne nuovo bar di mio padre, dove ho potuto accrescere le mie capacità, per me era come andare in palestra, mi sentivo ogni giorno sempre più consapevole dei miei mezzi e delle mie capacità. Da giugno, quando la scuola finì e seppi che avrei dovuto dare tre esami a settembre avvenne un fatto totalmente inaspettato, tramite Alessandro andai a lavorare in una vecchia trattoria nel cuore della Brianza, fu la mia prima esperienza in cucina. Alla fine del secondo anno al Collegio bisognava scegliere la specializzazione che avrei fatto in terza e contrariamente alle aspettative scelsi cucina per ampliare il mio bagaglio di esperienza, me lo consigliò mio padre: “in futuro sarai polivalente, dato che hai già una base solida di sala-bar imparata sul campo”. Il ristorante si chiama “Trattoria Bjrot”, a ripensarci ora probabilmente è stata una vera e propria palestra di vita. Il titolare, Luca, un ragazzo molto gentile, simpatico non mi ha mai rimproverato, usando molta pazienza. Lavorava con la madre, una signora sulla sessantina vecchio stampo, un generale, mi ha dato tanti calci nel sedere, c’era anche un ragazzo molto bravo sul lavoro aveva un anno in meno di me e proprio questo non mi andava giù, un ragazzo più piccolo più bravo di me? Pensavo, ero invidioso. Questo ragazzo frequentava In-presa, me la consigliò vivamente. In quella cucina sperduta nel cuore della Brianza sulla riva del Lambro passai 3 mesi molto faticosi ma che mi hanno insegnato molto, alla fine presi anche i complimenti dalla signora. Arrivò il momento degli esami, sappiamo tutti com’è andato, ricordo che quando seppi l’esito presi il motorino e andai in giro a bussare ad ogni ristorante, albergo, bar, trattoria per sentire se avessero bisogno di un ragazzo. Pensavo: con la scuola ho chiuso vado a lavorare ma volevo trovare qualcosa che permettesse alle mie capacità di esprimermi, non trovai niente. Nessuno era disposto a prendere un 27


ragazzo. La maggior parte delle volte la risposta era: “non c’è l’ho per me, devo prendere te a lavorare?” oppure “lasciami il curriculum e ti farò sapere”. Mio padre mi fece ragionare senza alzare la voce, né toccandomi con un dito, mi fece capire che per un ragazzo di 17 anni, che soprattutto in questo periodo, il diploma era necessario “Alessio ti serve il pezzo di carta, se no non vai da nessuna parte”. Mi disse “ti ricordi quella scuola a Carate dove eravamo andati a parlare? Potremmo andare a chiedere”. Mio padre venne e parlò con Maddalena (tutor della classe di aiuto cuoco) spiegandole la mia situazione. Lei gli propose il corso alternanza-lavoro, ma non era sicura che ci fosse posto, ci disse che ci avrebbe telefonato. […] Passò una settimana dove ogni giorno tenevo sempre sott’occhio il telefono non so ancora bene il motivo, eravamo tutti a casa mio padre aveva venduto il bar. La chiamata tanto attesa arrivò, il giorno seguente andai con mia madre ad iscrivermi e ad ottobre iniziò questa nuova esperienza ad In-presa. Ricordo che i primi giorni mi sentivo un pesce fuor d’acqua: tutor, il ritiro dei cellulari, la firma sul registro, in quella scuola però si respira un’aria diversa, mi sentivo bene, perché li dentro mi trattano per quello che sono ma soprattutto aiutano, invogliano. Dopo essermi ambientato arrivò il periodo dello stage, una novità per me. Avevo già esperienze lavorative, ma andare in un posto a te sconosciuto che viene assegnato in base alle tue capacità non mi era mai capitato, ero terrorizzato. Andai con Maddalena a fare il colloquio in un ristorante a Bovisio Masciago, il “Grappomagno”, un locale costruito in una cantina d’epoca, veramente un bel posto. Mio padre stava cercando un nuovo bar o un lavoro, mia madre stava a casa, toccava a me lavorare. Iniziò per me un momento magico, dopo un inizio non semplice iniziai a trovarmi bene nel posto di stage, ho instaurato un bellissimo rapporto con le persone con cui ho lavorato al Grappo: Yuri, il cameriere, mi ha sempre fatto stare a mio agio ma soprattutto ridere per la sua simpatia, Armando, il titolare, è una persona autorevole, scorbutica ma anche con lui ho instaurato un ottimo rapporto. Mi ha insegnato molto, anzi penso che la scossa me l’abbia data proprio lui, poi c’era Leo, un ragazzo di 24 ma con molta esperienza alle spalle, se le mie capacità in cucina fossero 100, il 50 l’ho appreso grazie ai suoi insegnamenti, il 40 è farina del mio sacco e il 10 devo ancora impararlo, è stato come un fratello maggiore. Dopo un mese Armando mi ha proposto di venire a lavorare come extra; andavo al Grappo oltre che per lo stage tutti i fine settimana. Mi ha anche offerto un contratto, e questo per me è un motivo di grande orgoglio. Ho passato sei mesi splendidi, nonostante lavorassi molto, non ero mai stanco e non vedevo l’ora di andare a lavorare. Non ho potuto proseguire l’avventura al Grappomagno perché mio padre trovò 28


un nuovo bar, il posto dove anch’io e tutta la nostra famiglia sta mettendo cuore e anima anche se per questo motivo non ho potuto accettare alcune proposte che mi erano state rivolte. Questo secondo anno per me ad In-presa si apre con questo obbiettivo: l’esame. Dopo un’esperienza negativa nel nuovo posto di stage, alla “Sprelunga” a Seveso, cambiai e andai al “Pastè” a Meda ma anche li non faceva per me. La povera Maddalena mi trovò un nuovo posto a Milano, quando andammo a vederlo mi brillarono gli occhi, un ristorante di lusso di una multinazionale, la KPMG, nel centro di Milano, è stata per me una nuova esperienza molto importante. Adesso mi trovo qua, ad ascoltare il mio I-pod con Vasco Rossi nelle cuffiette, dopo aver scritto la mia più lunga autobiografia. A ripensare a tutti questi ricordi e tutte le mie esperienze, a prepararmi per due esami che non avrei mai pensato di poter dare. Spero un giorno di potermi sdebitare con In-presa. Quando mi chiedono “dove vai a scuola, cosa fai?” faccio un po’ di fatica a farle capire alle persone. I miei genitori, la mia ragazza ed alcuni amici sono contenti di ciò che faccio, di tutto il progetto che c’è dietro e lo apprezzano molto. Altre persone, invece, dicono: “ah si, l’In-presa, una scuola del cavolo”, altri ancora pensavano che sia un manicomio. Quando però racconto tutta la mia storia e quello che In-presa sta facendo per me sono un po’ tutti invidiosi. È molto difficile che un ragazzo a scuola venga trattato con lo stesso trattamento che viene riservato qua. Da quando sono entrato a far parte di questo progetto sono passato da essere l’elemento di disturbo, quello ignorante, che non voleva studiare, a diventare il primo della classe, a dare l’esempio ai compagni. Sarà l’età, ormai ho 19 anni, sarà che sono maturato, le esperienze passate mi sono servite e mi hanno cambiato facendomi diventare quello che sono adesso. Ho fatto del male alle persone che mi vogliono bene, finalmente però sto ripagando i loro sacrifici facendomi perdonare di tutto quello che ho fatto di negativo in passato. Pensavo solo al divertimento, non avevo limiti, oggi lavoro, studio, mi sto diplomando, sogno Gualtiero Marchesi e rubo con gli occhi tutto ciò che osservo, non avrei mai pensato di diventare un cuoco e di appassionarmi così tanto a questa professione. Dall’anno prossimo chiuderò finalmente il capitolo scuola concedendomi totalmente al mio lavoro. Spero un giorno di poter creare qualcosa di mio, sono all’inizio di una nuova avventura mi spetta una scalata verso l’ignoto e finalmente sono pronto a questo. Come tutti sogno le stelle, quelle Michelin, sogno di far esperienza all’estero ma anche se tutto ciò non accadesse sarei felice comunque, per la fortuna che ho avuto, vorrei riuscire a fare anche solo la metà di quello che ha fatto mio padre. 29


Una strada per il futuro di Stefano III Aiuto cuoco Sono Stefano, ho 18 anni e sto ultimando il percorso d’alternanza scuola lavoro presso il centro In-Presa. Un fatto che mi ha cambiato la vita è stata la bocciatura per la seconda volta in prima nella scuola nel C.F.P. di tecnico della gestione aziendale presso il Don Milani di Meda. Ero davvero molto triste ed abbattuto non solo perché ero stato bocciato per due anni di seguito, ma anche perché vedevo tutta la mia famiglia molto triste e rassegnata. Mio papà era dell’idea di farmi iscrivere in un’altra scuola ma io vedendolo capii che quello era il momento di reagire e gli promisi che sarei andato al centro In-Presa e che mi sarei impegnato fino in fondo con sforzi e sacrifici per riuscire a portare a casa dei risultati. Non potevo deluderlo più di quanto avessi già fatto. E’ stato proprio questo momento che è cambiato il mio modo di pensare al mio futuro, di prendere in mano la mia vita e di pensare che mestiere praticare alla fine degli studi. Credo che gli anni in cui sono stato bocciato mi siano serviti per maturare e imparare che nella vita non bisogna abbattersi, ma bisogna reagire con forza, coraggio e affrontare gli ostacoli che s’incontrano. Ho scelto di venire alla scuola In-Presa perché me ne aveva parlato bene un amico che la frequentava, dicendo che avevano degli ottimi programmi per i ragazzi, soprattutto per quelli che erano stati bocciati e che non amavano lo studio. Successivamente per sapere come funzionava la scuola e capire ulteriormente i corsi che si svolgevano al suo interno sono venuto a fare un colloquio con la signora Evelina che mi ha spiegato tutto nei dettagli e mi ha detto che se avessi deciso di frequentarla sarebbe stato un bene per me e che mi sarebbe servita per imparare molto nella vita. Quando sono arrivato in questa scuola ero un po’ spaventato perché non conoscevo nessuno ma contento nello stesso tempo perché mi sarei potuto rifare degli anni persi in passato. All’inizio è stato un po’ difficile ambientarsi ma grazie all’ aiuto dei professori e soprattutto della tutor Maddalena le cose sono cominciate ad andare meglio. Il primo periodo in aula è passato abbastanza bene, la cosa che mi preoccupava invece era lo stage. Maddalena mi incoraggiò e mi ridisse che lo stage mi sarebbe servito per verificare e imparare il mestiere. Il primo stage l‘ho effettuato presso il ristorante Happy Days a Biassono. Il primo giorno sono stato accolto dal capo del ristorante e dai suoi dipendenti con molta gentilezza e simpatia: hanno cercato di mettermi a mio agio vedendomi disorientato. In questo primo periodo ho visto come si lavorava in un ristorante e la bravura dello chef che avrei voluto possedere anch’io più avanti. Al rientro dallo stage con la tutor Maddalena e i miei compagni 30


nella ora di personalizzazione abbiamo fatto un lavoro che ci ha permesso di capire cosa si poteva migliorare e come si poteva crescere. Il primo quadrimestre tra la scuola e lo stage è andato bene, anche a livello di studio e la cosa che mi ha sorpreso di più è stata la consegna della pagella, quando ho visto che avevo preso degli ottimi voti, mentre la delusione è stata per il voto dello stage, che pensavo fosse più alto. Il secondo quadrimestre è andato meglio rispetto al primo, perché ho conosciuto meglio i compagni e allo stage sapevo quello che dovevo fare. Questo primo anno di scuola mi è servito per assumere le competenze di base per lavorare in cucina e il modo di comportarmi all’interno di uno staff. Il secondo anno l’ ho cominciato meglio rispetto al primo. Ero più sicuro perché conoscevo i compagni e i professori e avevo la speranza di andare un po’ meglio allo stage. Il primo mese in aula è andato bene e mi è stato detto che questo era l’anno in cui occorreva diventare certi della strada. Eppure mi assillava il timore dello stage, che alla fine è stato deciso che avrei fatto nella gastronomia di Carate “Le Fattorie”. All’inizio è stato un po’ difficile perché mi sono dovuto un po’ ambientare ma dopo poco tempo ho appreso le tecniche di cucina e ho acquisito sicurezza in me. Che cosa mi ha aiutato di più in questo stage? Le critiche fatte dalla signora Anna quando sbagliavo, ma anche i complimenti quando svolgevo bene i compiti che mi erano stati assegnati. Così mi sentivo migliorato rispetto al primo anno. Di fronte alla critica io mi sentivo abbastanza umiliato ma quando ho capito che chi mi criticava lo faceva non per il gusto di sottolineare un errore o un mio limite, bensì per imparare, ho compreso che dovevo essere grato a queste persone. Così ho imparato come si lavora in un team e come siano utili le critiche per crescere e non ripetere gli stessi errori. L’ultimo anno di scuola è stato secondo me il migliore per quanto riguarda lo stage. La scuola non mi pesa ma la cosa di cui sono più contento è che sono migliorato molto nello stage. All’inizio ero ancora un po’ intimorito perché avevo paura di sbagliare, ma dopo un incontro tra me, la tutor aziendale Raffaella (che è colei che si occupava di me durante il tempo di stage dicendomi i compiti che dovevo svolgere e aiutandomi quando avevo bisogno), e Maddalena ho capito che dovevo dare il tutto per tutto. È proprio grazie a questo dialogo che mi sono reso conto che dovevo fare di più e i risultati si sono visti sulla pagella del primo quadrimestre. Inoltre desidero concludere bene questo corso di alternanza: sto lavorando duro e questo credo che mi sia riconosciuto anche dalla tutor aziendale e dagli altri componenti del ristorante. Cerco di essere attento a quello che sto facendo, di usare memoria per richiamarmi le conoscenze e conoscenza quando preparo i diversi piatti oltre che attenzione alle procedure. I miei genitori sono molto contenti del fatto che abbia scelto questa scuola perché secondo loro mi ha cambiato il mio modo di pensare e di vivere. 31


I miei amici pensano quello che penso io, che sia una scuola fatta tenendo presente la singola persona, il singolo studente con le sue difficoltà ma anche con i suoi punti di forza. Sono stato aiutato perché ad esempio durante lo stage io avevo paura di sbagliare e quindi questo frenava il mio impegno. Invece quando sono tranquillo, pur riconoscendo certi limiti riesco a lavorare. Sono un tipo un po’ suscettibile ma l’essere stato accompagnato mi ha aiutato, come ho detto, ad affrontare la critica. La carenza che avverto nel corso è la scarsa preparazione teorica degli alimenti di base della cucina. Dal punto di vista pratico invece ho visto e ho fatto molto. Credo che il punto di forza di questo percorso è la presenza del tutor Maddalena che in questi anni ci ha accompagnato e sostenuto nelle difficoltà incontrate. Desidero ringraziare i miei compagni e i miei professori per questi 3 anni bellissimi passati insieme.

Alla ricerca della consapevolezza di Debora III Aiuto cuoco Nell’estate dello scorso anno ho fatto un’esperienza lavorativa, che solo adesso capisco che mi ha formato molto. Questo impiego sono riuscita a trovarlo perché una mia conoscente aveva già lavorato in questa cooperativa che organizza dei turni estivi in un campeggio per ragazzi/bambini. Sapendo che questa ragazza aveva fatto una bella esperienza ed era stata pagata bene anch’io decisi di mandare il mio curriculum proponendomi per lavorare in cucina. Dopo poche settimane mi mandarono un’e-mail di risposta e mi invitarono ad un colloquio a Milano. Già questo passo per me è stato rilevante, perché il posto del colloquio era in una zona di Milano che io non conoscevo per niente. Quindi mi sono munita di cartina e ho trovato il posto, anche se con un po’ di difficoltà. I responsabili e i titolari rimasero molto colpiti da me e questo è stato un grande successo che mi ha fatto acquisire più fiducia nelle mie capacità. Circa un mese dopo, in effetti, mi richiamarono proponendomi di lavorare con loro come addetta alle pulizie della casa principale e del campo per 3 turni della durata di 2 settimane a turno. Avrei dormito nella casa principale con una mia collega e sarei stata in quel campeggio a lavorare tutti i giorni 7 giorni su 7 per un mese e mezzo. 32


Quando mi comunicarono che avrei lavorato come “Domestica” ci rimasi un po’ male perché avrei voluto sperimentarmi nell’ambito della cucina, mi sentivo in grado e volevo dimostrare in questo settore le mie capacità. Accettai comunque questa opportunità perché avevo bisogno di lavorare, guadagnare soldi e poi avevo voglia di fare un’esperienza lontano da casa che sicuramente mi avrebbe fatto crescere. Ero molto contenta di quella opportunità, avrei potuto testare molte delle mie capacità… tra cui l’essere indipendente e autonoma; il sapersi integrare in un team lavorativo e lo stare bene anche se lontano da casa. Queste capacità ho incominciato ad acquisirle quando ho iniziato il mio stage ad in-presa all’incirca all’età di 16 anni. Prima di questa esperienza ero rimasta ferma per via di una situazione familiare difficile, non mi impegnavo a scuola ed ero scoraggiata un po’ in tutto perché sentivo addosso il peso della mia situazione familiare. L’incoraggiamento che mi serviva l’ho trovato nell’assistenza sociale che poi mi ha spinto ad affrontare questo stage propostomi dall’In-presa. Questa esperienza lavorativa mi ha aiutato a riattivarmi e a farmi ritrovare la passione di fare qualcosa per me stessa, imparare, crescere e guadagnare qualche soldo. Da quel momento non ho più smesso di lavorare, ho cominciato a frequentare la scuola In-Presa, fare altri stage e durante l’estate se non riuscivo a trovare un lavoro pagato mi impegnavo nel volontariato della mia zona come aiutante nei centri estivi, per bambini nell’asilo o nei laboratori durante l’anno. Queste esperienze mi sono servite per acquisire le capacità che ho testato in quella bella esperienza in Toscana. Prima di partire per la Toscana avevo anche molte paure, per esempio avevo il timore di andare lontano da casa per un mese e mezzo, non sapevo come mi sarei trovata con i colleghi e non sapevo bene come raggiungere il posto, o se sarei piaciuta anche nel lavoro ai miei capi. Comunque anche se avevo tutte queste incertezze sono riuscita a superarle con successo, infatti sono rimasta molto soddisfatta di me stessa. Questa esperienza adesso mi ha portato ad essere più sicura di me, quando affronto gli stage o nuove esperienze lavorative so di avere le capacità, so che sono una ragazza intelligente, che si sa adattare e imparare in fretta, ma soprattutto so di essere in grado ad affrontare nuove situazioni. Da questa esperienza, dalle esperienze personali e dall’esperienza scolastica ho capito molte cose tra cui il fatto che la ristorazione non è il campo in cui intendo lavorare. Il mio desiderio in campo lavorativo è quello di lavorare nell’ambito sociale, di33


ventare un’educatrice infantile e lavorare o nelle scuole materne o asili nidi, mi piace anche fare la baby-sitter, però mi rendo conto che non potrà mai diventare un lavoro sicuro e con cui vivere. Dopo la scuola penso che cercherò una scuola serale che mi permetterà di raggiungere un diploma, forse ci vorrà un po’ di tempo ma si può fare. Nel mentre mi cercherò un lavoro per mantenermi. Le esperienze che mi hanno fatto prendere questa consapevolezza sono state sia negative che positive. Per esempio il primo stage che ho fatto durante il corso di alternanza scuola-lavoro è stato in alcuni periodi negativo perché non mi trovavo molto bene, nonostante ciò sono riuscita ad integrarmi. Comunque questa esperienza mi ha fatto conoscere la vita del ristorante e da quando ho incominciato a fare questo stage e conoscere la vita di un cuoco ho incominciato a capire che io non volevo fare una scelta di vita del genere. Le altre esperienze che mi hanno fatto capire che la mia strada non era verso la ristorazione sono state le esperienze fatte negli asili. Ero sempre stata appassionata di bambini e psicologia infantile, però in passato ero molto scoraggiata e non sono riuscita ad impegnarmi nella scuola che avevo intrapreso: un liceo delle Scienze Sociali a Monza, spesso non andavo a scuola e non studiavo, mi interessavano gli argomenti che parlavano del bambino e della sua psicologia ma non avevo un metodo di studio e non riuscivo mai a spiegarmi. Non stavo attenta in classe e non mi interessavo alle altre materie. Quindi decisi di formarmi attraverso questo corso di alternanza scuola-lavoro. Ricominciando a lavorare con i bambini quest’estate ho riscoperto questa mia passione. Ora mi impegno come baby-sitter e ho un lavoretto tutti i martedì mattina in un asilo nido. Acquisire questa consapevolezza non è stato facile, perché potevo cominciare a pensare di aver perso altri tre anni e invece capisco che anche se questa non è la mia strada, questi tre anni sono stati utili per crescere, per fare esperienze lavorative e conoscere un po’ di più questo mondo. Ora sono sicura di avere delle competenze che mi aiuteranno ad andare avanti, e questa è una grande sicurezza.

L’Italia secondo Madhia di Madhia III Aiuto cuoco Mi chiamo Madiha, ho 18anni; sono originaria del Marocco e precisamente, sono 34


nata a Casablanca dove ho frequentato la scuola fino alla terza media con un voto alto. Dopo la terza media avevo scelto di iscrivermi al liceo linguistico, ma il mio desiderio non si è potuto realizzare. Infatti mi sono dovuta trasferire in Italia perché mio padre ci viveva già da quindici anni e non poteva più stare da solo. Ho dovuto lasciare un po’ a malincuore tutto quello che sognavo di poter fare nella mia terra. Il 27 agosto del 2009 è stato il mio primo giorno in Italia. La mia famiglia si è stabilita a Carate Brianza in una zona piuttosto lontana rispetto al centro del paese. A settembre mio padre ha iniziato ad informarsi per capire quale scuola potessi frequentare. Per prima cosa è andato alle scuole medie dove gli hanno detto che dovevo rifare la terza media perché non sapevo parlare l’italiano, e in queste condizioni non potevano mandarmi alle scuole superiori. Quel giorno sono rimasta malissimo perché non avevo immaginato di potermi trovare in una scuola senza riuscire a capire le indicazioni dei professori. Il giorno dopo mio padre mi accompagnò a scuola: i miei insegnanti per farmi trovare più a mio agio, mi parlavano in francese; i miei compagni di classe per fortuna erano simpatici con me e mi trattavano bene, anche se io non ero in grado comunicare con loro. La seconda settimana ho iniziato ad uscire della classe per andare a fare lezione con la professoressa Valentina che mi aiutava ad imparare l’italiano. Piano piano acquistavo sicurezza e felicità. Nel secondo quadrimestre quando dovevo scegliere la scuola superiore; ero molto confusa, non potevo iscrivermi al linguistico perché, non sapendo bene l’italiano, sarebbe stato per me troppo difficile. La professoressa d’italiano quindi mi consigliò In-presa dicendomi che era una scuola dove mi avrei trovato molto aiuto. All’inizio non mi piaceva l’idea di frequentare una scuola di aiuto cuoco perché ero molto legata all’idea di optare per il linguistico. Ma, alla fine, i miei genitori mi hanno convinto a provare l’esperienza ad In-presa. Alla fine dell’anno scolastico di 3 media abbiamo avuto un colloquio con la signora Evelina che mi suggerisci di iscrivermi al corso alternanza scuola-lavoro, nell’ambito enogastronomico. Mi ricordo che il primo giorno di scuola nella prima ora, la tutor Maddalena ci ha fatto entrare in aula, e abbiamo parlato del ritiro dei telefoni, una regola importante, che ci evita la distrazione in caso di chiamate. Non conoscevo nessuno dei miei compagni; poi ho cominciato a fare amicizia e per fortuna erano simpatici! 35


Dopo un mese è arrivato il periodo dello stage; il suo pensiero mi metteva in ansia perché avevo paura di non piacere ai titolari e di non capire quello mi avrebbero detto e di non essere all’altezza del lavoro. Alla fine mi sono fatta coraggio e sono andata a visitare per la prima volta la gastronomia “ Mottadelli” con la tutor Maddalena . quel giorno il titolare mi ha fatto conoscere lo chef e una ragazza egiziana. Anche lei frequentava l’in-presa! Mi sembrarono subito simpatici. Il primo giorno di stage è andato abbastanza bene e mi sono anche divertita, perché la ragazza egiziana era un tipo originale. Lo stage mi è servito molto per imparare le basi della ristorazione, ed anche a lavorare in un gruppo che aveva un’organizzazione ben precisa. Nel secondo anno la tutor Maddalena mi ha chiesto se, volessi andare a Seregno per fare una nuova esperienza nel ristorante “il Pomiroeu” che ha tre stelle Michelin. L’idea mi è subito piaciuta! Elle mi ha accompagnato per conoscere il mio tutor aziendale. Il posto era al centro di Seregno: era davvero un locale bellissimo è grande, quando ho cominciato lo stage da questi nuovi titolari non conoscevo le loro modalità lavorative ed ero molto incuriosita. Mi sono trovata benissimo con loro, mi hanno insegnato tanto! Ho imparato numerose tecniche di pasticcera che prima non conoscevo. Questa esperienza mi ha formato e mi ha fatto capire che ho proprio voglia di continuare su questa strada per me appassionante. Cosi ho frequentato con più decisione il terzo anno. Ho cercato di lavorare con serietà anche se a volte facevo fatica a capire tutti gli argomenti trattati; per fortuna nelle ore di sostegno la professoressa Tiziana mi dava le spiegazioni necessarie. Quando aspettavo di fare lezioni con lei mi sentivo contenta perché sapevo di trovare un aiuto importante. Nelle ore di cucina mi sono impegnata al massimo nel fare seguire le indicazioni dello chef Giacopelli . ho imparato ad essere più serena nello svolgere i diversi compiti e più resistente nel sostenere il ritmo del lavoro, tanto che, anche durante l’ultimo stage al ristorante la mescita, ho fatto più ore del dovuto senza lamentarmi. In questi giorni in cui mi sto preparando per affrontare gli esami finali, sto provando dispiacere nel pensare di dover lasciare questa scuola. Ad In-presa ho trovato tutto quello che mi serviva per imparare al meglio un mestiere con quale costruire il mio futuro. Soprattutto ho trovato persone che hanno aiutato a “costruire” la mia persona sia nella testa che nel cuore. Continuando ciò cui teneva Emilia, la fondatrice di In. Presa. 36


Dal caldo della cucina al freddo della macelleria di Luigi III Aiuto cuoco Finita la scuola media mi sono iscritto ad una scuola professionale di meccanica, ma durante l’estate ho trovato un lavoro in un’azienda agricola come macellaio. Ripensandoci, quell’esperienza lavorativa mi ha fatto cambiare idea sul mio futuro: ho incominciato a lavorare per non stare in ozio durante l’estate ed ho finito per appassionarmi al lavoro che facevo. All’inizio pulivo le celle frigorifere, per poi affrontare le cose più semplici come preparare la carne trita per gli hamburger. Mi sembrava un lavoro come un altro, ma ricordo che per mio cugino e i suoi aiutanti era il lavoro più bello del mondo. Erano interessati, appassionati a tutto il processo del lavoro. Allora, quasi senza accorgermi, anche il mio interesse e la mia curiosità si sono messi in movimento. Ho incominciato, a vedere come tagliavano i vari pezzi di carne, a chiedere come si chiamavano i vari pezzi e come si faceva a riconoscerli. Ma finita l’estate senza riflettere sul valore per me di questa esperienza ho incominciato a frequentare l’istituto in cui mi ero iscritto, andando ancora qualche pomeriggio in macelleria. Nel tempo l’ interesse per questo lavoro cresceva, mentre l’ interesse per la meccanica e per i motorini diminuiva. Questo mi ha portato a trascurare le materie di studio, compiti e in fine è arrivata la bocciatura. Mi sono detto che perdere un anno non era cosi importante e quindi mi sono riscritto nella stessa scuola, ma il risultato non è stato diverso. Invece l’interesse per il lavoro in macelleria non diminuiva, anzi senza troppo sforzo rinunciavo a divertirmi con gli amici, per il lavoro. Il mio desiderio era quello di andare a lavorare (e basta) ma il mio capo voleva che finissi una scuola per prendere almeno un attestato e solo dopo mi avrebbe assunto. Quindi mi misi a cercare una scuola che si avvicinasse al lavoro che mi interessava. Parlando con un amico che frequentava In-presa decisi di prendere un appuntamento con la signora Evelina che mi spiegò le caratteristiche del corso. Alla fine del colloquio decisi di iscrivermi. I primi due anni ho fatto lo stage in un ristorante ed è stato interessante perché ho imparato molte cose, mi è servito per vedere come venivano utilizzati i pezzi di carne che tagliavo e preparavo in macelleria e ho imparato perfino tagli nuovi da proporre alla clientela. Ma con questi due anni al ristorante, si è accresciuta ancora di più la mia passione per la macelleria. 37


In quest’ultimo anno mi posso dire fortunato perché, per una serie di eventi concomitanti, lo stage coincide con l’ambiente di lavoro in cui molto probabilmente sarò assunto. C’è stato tempo cosi di verificare questa scelta che a me pare la più significativa e bella per la mia prospettiva lavorativa. Mi accorgo d’avere parlato soprattutto dello stage e non dell’esperienza dei miei trascorsi a scuola. Delle ore di scuola posso dire che mi sono state tutte utili a partire dalla cucina dove ho imparato nuove possibilità di scegliere e cuocere la carne, durante merceologia ho imparato altre cose utili per il mio lavoro quali l’igiene, la tracciabilità per individuare quale componente sia avariato e quindi pericoloso da assumere, ecc. Anche l’italiano dove sono stato seguito molto, mi ha aiutato nel modo di esprimermi e nello scritto a correggermi un po’ negli errori ortografici. E poi c’è la lezione di diritto dove la professoressa ci ha spiegato molte cose utili per il nostro futuro a partire da come è fatto il governo del nostro paese, i diversi contratti di lavoro, ecc. E su quest’ultima materia ho deciso di fare la mia tesina che parlerà delle frodi alimentari. Qual è la valutazione di questo corso? I miei genitori pensano che sia un bel corso, molto utile per imparare un mestiere e per inserirsi nel mondo del lavoro. Molta gente che conosco e non solo i miei amici, parla bene di questa scuola. Quindi sono giunto a conclusione che non sono l’unico a pensare che sia un ottimo corso che può aprire molte porte per il futuro lavorativo. Il valore aggiunto di In-presa è che ciascuno che la frequenta è seguito in modo personale, soprattutto se ha difficoltà in certe materie. Questo percorso mi ha reso più sicuro circa ciò che desidero come lavoro per il mio futuro. Se prima mi piaceva lavorare in macelleria ora non solo si conferma questo desiderio, ma ho acquistato le competenze di base che mi permettono di sentirmi più sicuro in questo lavoro.

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APPENDICE

Quest’anno mi aspetto di riuscire a fare qualcosa di importante, non solo bravate, come ho fatto fino adesso … Forse andava bene ridere e scherzare, ma non troppo, fino al punto di finire nei guai. Lo so che magari ho esagerato con gli amici, ma non mi ritengo un criminale o uno “sballato”. Spero solo di poter dimostrare quest’anno che non lo sono e desidero cambiare il mio modo di essere. Sono stato bocciato un anno perché marinavo sempre la scuola e sono stato promosso due volte per miracolo. Quest’anno voglio impegnarmi tanto, ma è facile a dirsi. Ma se si vuole, niente è impossibile. Emanuel La mia esperienza all’In-presa è iniziata a settembre. Si tratta di una scuola che aiuta i ragazzi che hanno difficoltà nello studio. All’inizio ero un po’ confuso perché non sapevo cosa mi aspettava. Il primo giorno sono arrivato con Simone, un mio amico e ho conosciuto tutti gli altri: abbiamo fatto una breve presentazione dei ragazzi e degli insegnanti, così ho conosciuto il mio nuovo compagno di classe Joel e i miei nuovi professori, Heidi e Calloni.La struttura della classe è un professore con uno o due alunni, invece nel laboratorio c’è un professore con tre, quattro o cinque alunni. All’ In-presa si approfondisce tutto meglio di quanto si faccia a scuola a Besana. Sto imparando molte più cose. Il mercoledì studiamo le materie scolastiche. In particolare mi è piaciuta la presentazione del linguaggio del cinema attraverso il film “Tempi moderni” di Charlie Chaplin. Pur essendo un film muto e in bianco e nero, mi è piaciuto molto, perché era divertente. Un altro argomento che mi è piaciuto molto sono le equazioni, che ho imparato talmente bene da saperle spiegare ai compagni. Per quanto riguarda il laboratorio, mi piace tutto quello che facciamo, specialmente quando lavoriamo sul motore. Il prof. di laboratorio è simpaticissimo. Quando si arrabbia grida “Barbone” e questo mi diverte tantissimo. Grazie a lui sto prendendo dei bei voti in tecnologia. All’ In-presa mi trovo molto bene e desidero ringraziarla. Marco Parlo della mia esperienza a In-presa Quest’anno la mia preside mi ha proposto di venire in questa scuola un po’ par39


ticolare perché le ore sono meno e siamo in due o tre in classe e ti aspettano se rimani indietro. I miei compagni di laboratorio non sono molto simpatici perché mi rubano sempre materiali, mi tirano roba e mi distruggono pezzi del lavoro, un vero disastro in sostanza, però mi piace così tanto il laboratorio che li sopporto anche se non per molto ma ci provo. Poi ci sono le altre materie italiano, matematica, inglese e geometria qualche volta anche astronomia storia e scienze durante queste materie i compagni sono un po’ più tranquilli ma non molto e ci sono quasi sempre i prof che urlano per far eseguire i compiti o scrivere, ma al momento dell’intervallo si attivano subito però appena finisce di nuovo tutti tristi e col muso lungo perdono altri cinque minuti per entrare di nuovo in classe. Quindi ogni cosa è per perdere tempo ma poi alla fin fine si mettono a lavorare. I professori sono molto buoni non come nella scuola normale dove sono tutti severi e isterici e strillano talmente tanto che rimangono senza voce ed è una cosa che non mi piace sentire urlare. Invece qui all’ In-presa con me non urlano mai, e poi se a scuola non fai i compiti ti danno la nota e invece qui te li fanno fare appena torni. Per altri molti motivi questa scuola è migliore e non mi basterebbe un quaderno. Per questo vengo solo all’ In-presa e la scuola normale la lascio in sospeso. Infatti qui vengo quasi ogni giorno mentre in prima media sono andato solo 16 giorni in quasi tutto l’anno, ora vado a studiare. Ciao Marco. All’inizio di ottobre ho iniziato il mio percorso da privatista ad In-Presa. Non è il primo anno che vengo. Anche l’anno scorso la frequentavo, ma non da privatista e venivo solo due giorni alla settimana. Invece quest’anno vengo tre volte alla settimana. Il lunedì faccio laboratorio di meccanica con il Prof. Calloni, il mercoledì affronto materie di studio con la Prof.ssa Ingrid e il venerdì ancora studio con la Prof.ssa Heidi. Questa scuola mi sta aiutando molto nel prepararmi agli esami di terza media. Il lunedì a meccanica sono con due compagni, Mirko e Marco, quest’ultimo è un ragazzo silenzioso e solitario.Il mercoledì, nel giorno di studio, sono sempre da solo perché Marco non viene mai.Il venerdì sono alcune volte con il mio compagno Alessandro, che spesso è assente. Qui siamo tutti amici, ridiamo e scherziamo, e lavoriamo con tanta allegria. Nel laboratorio di meccanica stiamo costruendo un modello in legno di motore a due tempi. Quest’anno abbiamo costruito tanti modelli come l’elicottero e altre cose.Con il professore di meccanica non ho un rapporto solo nell’ambito scolastico, ma anche fuori. Una volta ogni due settimane andiamo al Banco Alimentare 40


per aiutare le famiglie bisognose, oppure andiamo a fare gite in montagna o a giocare a bowling. Questa esperienza ad In-Presa mi è piaciuta molto. Ringrazio i miei professori per questi due anni stupendi Simone Ho cominciato a venire all’In-Presa grazie alla mia scuola di Paina. E’ un cammino che mi porta verso l’esame di terza media. Alcuni dei miei compagni di Carate la frequentavano già da un anno prima che arrivassi io. Mi hanno invitato a venire ad In-Presa perché ho delle difficoltà a scuola, più che altro a fare i compiti. Grazie a questa scuola ho conosciuto altri ragazzi che, come me, non hanno proprio tanta voglia di studiare. Vengo qui tre giorni alla settimana: il lunedì sono con la Prof.ssa Ingrid e come compagno ho un ragazzo alto del 1997 che si chiama Alexandre; il martedì si fa laboratorio, però non siamo tutti in classe insieme perché alcuni fanno meccanica con il Prof. Calloni ed altri, compreso io, fanno arte. Io sono con la Prof.ssa Lola e con due ragazzi di nome Kevin e Gibril. Il venerdì lavoro con la Prof.ssa Heidi e con il mio compagno Simone che fa tante battute divertenti. Facciamo spesso matematica, lavoriamo sulle equazioni, e affrontiamo altre materie scolastiche come italiano , storia e geografia. Se non capiamo tanto bene un argomento, la professoressa ce lo rispiega in modo ancora più semplice in modo che alla fine lo capiamo sempre. Con l’ In-Presa abbiamo anche fatto una colletta alimentare al centro commerciale di Giussano per aiutare le famiglie povere: è stata un’esperienza abbastanza divertente anche se incontravamo persone non tanto educate. In questa scuola siamo diventati tutti amici, ci vediamo anche fuori da scuola e ci aiutiamo a vicenda. Alcuni ragazzi non sono tanto bravi in comportamento, ma qui, se si impegnano, scoprono di essere molto intelligenti e che manca loro solo la voglia. Con l’aiuto di questa scuola sono sicuro che passerò l’esame, sempre studiando però. Alessandro Ho incontrato i miei primi maestri ad In-Presa. E’ una scuola per ragazzi che hanno problemi scolastici. Io la frequento da due anni. Si studiano le stesse materie che si affrontano a scuola, ma si impara di più perché siamo divisi in piccoli gruppi da tre e in più c’è l’opportunità di frequentare il laboratorio che può essere di meccanica o artistico. Io frequento da due anni quello di meccanica. Questa scuola ha lo scopo di aiutarti a imparare qualcosa e di farti promuovere, ma non solo. Ti accolgono come un figlio e ti danno dei consigli riguardo alla scuola e alla vita. 41


Grazie a questa scuola ho scoperto che sono bravo in matematica e che mi appassionano i motori. Invece cerco di migliorare in italiano perché non sono tanto bravo. Joel Anno nuovo vita nuova. L’ho sentito dire molte volte ma solo quest’anno è stato davvero diverso dal solito , intendo in ambito scolastico, ma a volte grazie alla scuola si ottiene più di quello che ci si aspettava. Oltre a migliorare a scuola ho trovato molti amici, due di questi li conoscevo già da un po’. L’In-presa mi ha aiutato ad avvicinarmi a quello che oggi è il mio migliore amico, prima non eravamo così legati anche perché non ci vedavamo mai, ora invece è tutto diverso, grazie anche alla scuola. Non avrei mai pensato che la scuola potesse aiutarmi anche fuori, ho sempre creduto fosse una gabbia, solo arredata con qualche banco e sedia in più. Devo però ricredermi, questa volta è diverso qui è un altro mondo, un sogno che faccio tre volte alla settimana. Ma come ogni sogno ti devi svegliare e tornare alla vecchia scuola media. Avrei potuto scrivere questo testo già due anni fa, ma non è stato così, forse perché alle rose ho sempre preferito le spine, forse è che mi è sempre piaciuto imboccare la strada più lunga, non lo so. L’unica certezza è che l’In-presa mi ha cambiato, mi ha dato una mano, mi ha dimostrato che dentro la scuola sono insegnanti e fuori amici. Andrea La mia esperienza all’In-presa è iniziata il 27 Settembre. Quel giorno arrivai in ritardo e tutti gli altri ragazzi erano già riuniti nel salone per il momento di accoglienza. Poi ci siamo recati ognuno nella propria classe formata da due, tre o quattro alunni. Ogni ragazzo ha dei giorni differenti di scuola, i miei giorni erano: Martedì, Mercoledì in cui eseguivo materie di studio e il Venerdì giorno in cui seguivo un corso di meccanica. Il lavoro più interessante è stato il motore a due tempi inventato nel 1876. Abbiamo studiato il suo funzionamento e lo abbiamo costruito con del legno. Le materie di studio sono state utili per preparare la tesina dell’esame di terza media. In particolare mi sono preparato soprattutto in matematica, italiano, storia, geografia e scienze. Abbiamo svolto delle comprensioni e degli esercizi grammaticali nelle lingue: inglese e francese. Un esperienza che ricordo bene è stata la visita alla mostra Gaudì in cui è stata rappresentata la Sagrada Familia, una cattedrale non ancora ultimata, che si trova 42


in Barcellona. Anche se la distanza era molta e la fatica del viaggio è stata notevole non mi sono arreso e ho frequentato fino alla fine. È valsa la pena fare questa esperienza, che mi è piaciuta ed è stata utile per prepararmi all’esame. Oggi sono venuto per la prima volta a In-presa. Sono contento perché c’è la torta all’intervallo, perché ci trattano bene e ci aiutano all’esame; ci viene chiesto di prendere spunto dai più grandi e di ascoltare. Mi aspetto di passare l’anno magari con dei bei voti Davide Quest’anno ho avuto l’opportunità di frequentare una scuola a carate di nome In-Presa. Vengo qui due giorni alla settimana dalle nove alle dodici con un intervallo di 15 minuti. Il lunedì sono con la professoressa Heidi e Leo a studiare materie scolastiche il mercoledì siamo io , Davide e il prof. Di meccanica Antonio , a costruire e progettare lavori che porteremo all’esame. Il Martedì, Giovedì e Venerdì vado a scuola a Sovico. Con l’aiuto di questi prof spero di essere promosso. All’In-presa ci chiedono di dare il massimo, e di prendere spunto dai più grandi, con la testa a posto. Con la prof Heidi ho fatto l’orientamento, le equazioni, gli stati uniti, Steve Jobs,e moltissime altre cose; Mi sono piaciute molto cose come Jobs e la lettera della mamma ci Collo al suo assassino. Mi piace molto la matematica e le equazioni , monomi e polinomi che sono abbastanza facili per me, anche se dopo un po’ di tempo che non le faccio non mi ricordo più bene e ho alcune difficoltà a svolgerle. Il mercoledì con il Prof. Antonio stiamo progettando un modellino di motore a scoppio fatto di legno; abbiamo fatto altri lavori come un elettrocalamita, un elicottero di legno a motore e un esercizio sui conduttori elettrici. Mi sento molto bene quando vengo a In-presa, mi diverto e imparo, è una scuola molto utile e spero che all’esame me la cavi Emanuele La mia storia con In-presa inizia due anni fa. Tutto è successo perché non ho mai avuto voglia di studiare, e la scuola che sto frequentando mi ha proposto un corso di recupero presso l’associazione In-presa. L’anno scorso è andato tutto bene e sono stato promosso. Quest’anno conoscendo già l’ambiente mi sono integrato benissimo ma il mio comportamento è un po’ peggiorato; sono diventato irrequieto e a volte non ho rispettato la prof rispondendole male; ma ho capito che non era il giusto comportamento da seguire. 43


Durante il mio percorso ho realizzato molti progetti: un grattacielo di cartone ispirato ai grattacieli di new york, alcune opere di Gaudì tra cui una scuola con il tetto ondulato e le pareti composte da mosaico. Ed invece durante le ore di recupero scolastico ho cercato di arrivare alla sufficienza nelle materie più critiche. La cosa che preferisco di questa scuola è l’aiuto che ti danno se non riesci comprendere un argomento,e te lo rispiegano più volte. Grazie ad In-presa ho capito il vero valore della scuola. Durante i due anni ho conosciuto tanti ragazzi tra cui Andrea che è il mio miglior amico. Grazie dell’aiuto e del sostegno dato Thomas Anche quest’anno la scuola mi ha proposto di frequentare l’ associazione Inpresa per essere seguito nelle materie in cui avevo maggiori difficoltà. Ho accettato subito questa proposta perché nella scuola di Lurago non mi trovavo molto bene e avevo poca voglia di seguire le lezioni. Ho frequentato In-presa tre giorni alla settimana: due giorni in cui sono stato seguito in tutte le materie scolastiche e un giorno in cui ho frequentato un corso di laboratorio meccanico. Ho realizzato diverse cose: un elicottero in legno dotato di un motore costruito da noi, che permette alle eliche di girare; Abbiamo studiato il motore di un motore a scoppio in tutte le sue parti e ne abbiamo smontate alcune per poi rimontarle. Lo scorso anno abbiamo sistemato un motorino che era da buttare, l’abbiamo riverniciato e messo a nuovo. Ad In-presa ho conosciuto alcuni ragazzi con i quali ho fatto amicizia. L’esperienza di In-presa per me è stata positiva perché se non capisci un argomento te lo rispiegano fin quando non lo capisci. Inoltre gli insegnanti hanno sempre cercato di valorizzare le mie capacità. Cristian

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