I servizi agricoli tra paesaggio e mercato

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MULTIFUNZIONALITÀ IN AGRICOLTURA

I SERVIZI AGRICOLI TRA PAESAGGIO E MERCATO CARATTERISTICHE REGOLAMENTAZIONE IMPORTANZA ECONOMICA MODELLI AZIENDALI A cura di CORRADO IEVOLI


MULTIFUNZIONALITÀ IN AGRICOLTURA


La presente pubblicazione è frutto di un lavoro coordinato da Corrado Ievoli – al quale si deve l’impostazione e la redazione del testo – con la collaborazione di Matteo Ansanelli e Gianluca Cristoni. Un ringraziamento sentito va a quanti – Istituzioni, Associazioni di rappresentanza, Imprenditori agricoli – hanno contribuito alla sua realizzazione. Un ringraziamento particolare va, infine, al professor Andrea Segrè per la supervisione scientifica e i preziosi suggerimenti.

© 2009 Editrice Compositori via Stalingrado 97/2 - 40128 Bologna tel. 051 3540111 - fax 051 327877 info@compositori.it - www.compositori.it ISBN 978-88-7794-688-1



Prefazione

Da un certo numero di anni si assiste ormai a una progressiva diffusa sensibilizzazione delle persone di ogni ceto sociale ai temi della natura e dell’ambiente. Se negli anni Ottanta, infatti, le disquisizioni di esperti e di club dedicati erano per lo più rivolte alle tematiche energetiche, sostanzialmente centrate sulle disponibilità residue di petrolio, in seguito abbiamo poi assistito ad una crescente presa di coscienza del fatto che tutti i guasti creati dall’umanità all’universo nel suo insieme andavano in qualche modo analizzati, dibattuti e, almeno in parte, risolti. E quando si parla di guasti, non mi riferisco soltanto al grande problema dell’inquinamento atmosferico e dell’effetto serra, ma a tutte quelle “deviazioni” che in qualche modo hanno contribuito, negli ultimi 20-30 anni, a un significativo peggioramento della qualità della vita, senza escludere la genuinità dei nostri alimenti fondamentali. Ha preso quindi corpo un insieme di regole (o meglio di obiettivi) miranti anzitutto a ridurre la quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera. Gli accordi contenuti nel Protocollo di Kyoto, per quanto parziali e ancora largamente insufficienti, rispondono proprio all’esigenza di porsi almeno dei “paletti” per i prossimi anni. Da qui sono nate le politiche energetiche delle varie aree del pianeta, in primis dell’Europa, miranti sostanzialmente a valorizzare la produzione di energia da fonti rinnovabili, rispetto allo sfruttamento tradizionale dei combustibili fossili. È chiaro allora che, quando si parla di utilizzo di biomasse e di biogas, piuttosto che di produzione di carburanti puliti (sostanzialmente derivati da oleaginose), il pensiero va automaticamente al mondo dell’agricoltura che diventa così, sullo scenario mondiale, uno dei principali attori del cambiamento, fino ad innescare quel dibattito senza fine sul food - no food che determinerà a regime l’impostazione della politica agraria dei Grandi della Terra, stabilendo chi debba essere, alla fine, produttore di prodotti destinati all’alimentazione, e chi coltivatore di prodotti destinati alla produzione di bio-carburanti. Contemporaneamente sono diventate attuali anche tutte le altre problematiche che hanno via via interessato soprattutto le aree più popolose dei vari paesi, con tutte quelle misure correttive che sono suscettibili di migliorare la qualità della vita delle persone. Gli ambiti che, in tale ottica, si vanno ad affrontare sono innumerevoli e spaziano dall’esiV


genza di avere maggiori aree verdi nelle città, alla necessità di ovviare al traffico cittadino con l’uso delle “domeniche a piedi”, alla valorizzazione del territorio favorendo attività e sport all’aperto, fino alle beauty farm agri-turistiche che, valorizzando turismo rurale e fitness, riconducono anche ai valori tradizionali della genuinità dei cibi “fatti in casa”. Ecco allora che, anche qui, l’agricoltura diventa uno snodo fondamentale del processo di trasformazione. Con grande lungimiranza il legislatore, con la stesura del decreto n. 228 del 2001, non si è limitato soltanto ad ampliare la gamma delle attività delle aziende agricole verso l’area dei “servizi”, ma ha coinvolto direttamente l’imprenditore agricolo nelle attività di tutela e di valorizzazione del territorio. Gestione del paesaggio, in senso lato, e mantenimento dell’equilibrio ambientale e idrogeologico, diventano così implicitamente ruoli attribuibili legalmente e formalmente anche all’impresa agricola. In questo modo essa passa così da un ruolo mono-funzionale di “coltivatore” a un ruolo multi-funzionale di “gestore”, con risvolti che non sono soltanto ampliativi delle opportunità di business, ma che rappresentano una vera e propria ri-qualificazione delle sue responsabilità di gestione. Quali imprenditori del settore della meccanizzazione sia agricola che per il giardinaggio non potevamo dunque esimerci dal toccare un tema così importante quale la Multifunzionalità in Agricoltura. È proprio per questo motivo che abbiamo scelto di dargli uno spazio di rilievo nell’ambito di ExpoGreen - Salone dell’Outdoor, nella sua edizione 2009, da noi organizzato. In una rassegna dedicata sì in primis alle macchine, ma anche e soprattutto all’esterno in senso lato, dalla progettazione del paesaggio alla cura del verde, dalla valorizzazione ambientale alle tecnologie eco-sostenibili di costruzione più avanzate, non poteva mancare il ruolo dell’impresa agricola nei servizi, che oggi non è più un punto di partenza ma non ancora un punto di arrivo. Resta un ambito dal potenziale enorme che, nonostante uno sviluppo di eccezionale rilievo negli ultimi anni, presenta ancora opportunità di crescita e di sfruttamento di nuove nicchie significative. Siamo quindi lieti, come Associazione di Costruttori e come Società di Servizi della stessa, di sposare e sostenere queste tesi, unendoci agli autori di questa pubblicazione e a quanti ad essa hanno lavorato. Guglielmo Gandino Past President Unacoma Amministratore Delegato Unacoma Service S.u.r.l.

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Presentazione

A cosa serve l’agricoltura? Si guadagna con l’attività agricola? Sono domande, queste, che l’uomo si pone sin dalla notte dei tempi, attuali ieri come oggi. Soprattutto oggi e in questi tempi di crisi economica. Già Cicerone sosteneva che «… di tutte le arti dalle quali si ricava qualche profitto, nessuna è migliore dell’agricoltura, nessuna più redditizia, nessuna più dolce, nessuna più degna di un uomo, e di un uomo libero …» (Cicerone, De Officiis, I, 150-ss, 44 a.C.). E “alcuni” anni dopo – più precisamente a metà dell’Ottocento – Flaubert in Madame Bovary si domandava retoricamente: «È davvero necessario, signori, che io vi dimostri l’utilità dell’agricoltura? Chi dunque provvede ai nostri bisogni, chi dunque ci fornisce gli alimenti se non l’agricoltore? Come ci vestiremmo noi, come ci nutriremmo senza l’agricoltore?». E oggi – nell’era postmoderna, nella società liquida, nell’epoca dell’agricoltura multifunzionale – a cosa serve l’agricoltura e come si guadagna (se si guadagna) praticandola? Nella dinamica attuale delle economie sviluppate, e nel mezzo (?) di una crisi esplosa in tutta la sua gravità anche nella dimensione agricola e alimentare, appare dunque quanto mai necessario esplorare nuovi “sentieri” per rispondere a queste domande di fondo, e per fornire soluzioni concrete a chi opera sul campo. In quest’ottica, l’analisi dei servizi agricoli – nella sua dimensione socio economica ma anche in quella imprenditoriale – proposta nel testo di Corrado Ievoli appare quanto mai opportuna. Si tratta di un primo contributo che esplora un campo invero nuovo e interessante, soprattutto se osservato dal lato dell’offerta, proprio perché offre concrete, e forse inaspettate, prospettive agli agricoltori. Di questi tempi non è poco. Ma I servizi agricoli tra paesaggio e mercato dimostra anche come l’agricoltura, nella sua dinamica evolutiva, si stia progressivamente terziarizzando, seguendo così l’andamento che ha caratterizzato gli altri settori del nostro sistema economico. Il che sta avvenendo nell’ambito essenzialmente della cosiddetta “differenziazione” delle aziende agrarie. In altre parole l’azienda, da utilizzatrice di servizi, diventa a sua volta fornitrice di servizi per altre aziende e più in generale per la collettività. E una parte di questi servizi, ancora non del tutto noti agli stessi agricoltori, sono di carattere commerciale: come ad esempio VII


quelli legati alla gestione di aree verdi pubbliche e private, uno dei temi che interessano questo lavoro. E dunque questi servizi presentano una qualche opportunità di profitto – per dirla con Cicerone – per l’imprenditore agricolo. Ovviamente vi sono altre tipologie di servizi – ad esempio quelli aventi valenza ambientale – alle quali la società moderna attribuisce comunque una rilevanza significativa, ma che è difficile remunerare esclusivamente attraverso il mercato, ed il cui compenso non può che essere affidato a meccanismi di intervento pubblico, che vanno però affinati proprio attraverso la acquisizione di conoscenze specifiche sul tema in questione. Insomma, passati anche i tempi di Flaubert e giunti ai giorni nostri, ecco che l’identificazione puntuale (anche sul piano statistico) e la regolamentazione normativa dei servizi, nonché l’analisi teorica ed empirica della terziarizzazione dell’agricoltura e dei relativi modelli aziendali, diventano dei percorsi di ricerca e di elaborazione operativa ineludibili per il futuro del mondo agricolo imprenditoriale, ma anche per i decisori pubblici. Si tratta di percorsi che impongono la ridefinizione stessa – appunto – del ruolo e dell’utilità del settore e, perché no, del “guadagno” in agricoltura. Per questo complesso di ragioni il lavoro realizzato presenta una sua originalità e può rappresentare un importante riferimento per ulteriori approfondimenti sia sul versante della ricerca, ma anche su quello del governo – o come si usa dire oggi della governance – del comparto. Andrea Segrè

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Indice

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I. I servizi nell’evoluzione del settore agricolo 1. Alcuni cenni ai cambiamenti strutturali ed ai processi di modernizzazione in agricoltura 2. La “nuova” modernizzazione tra sviluppo rurale e multifunzionalità 3. I servizi: nuove dimensioni imprenditoriali e modelli organizzativi socio-economici

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II. Evoluzione normativa, processi di regolamentazione e diffusione 1. Il quadro normativo 2. Il processo di attuazione e l’identificazione delle attività 3. I modelli di diffusione e apprendimento Appendice: Allegato 1. Protocollo d’intesa tra Anci – Uncem – Lega delle Autonomie Locali – Confederazione italiana agricoltori e Coldiretti Allegato 2. Accordo operativo tra Associazioni delle Autonomie Locali e Associazioni professionali agricole per lavori previsti dall’art. 15 del d.lgs. n. 228/2001 Allegato 3. Schema di delibera “Linee di indirizzo per esecuzione di lavori da parte di imprenditori agricoli ai sensi dell’art. 15 del d.lgs. 18 maggio 2001, n. 228” Allegato 4. Affidamento appalto ai sensi dell’art. 15 del d.lgs. n. 228 del 2001

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III. I servizi nelle statistiche e la loro dimensione economica 1. I servizi agricoli nelle classificazioni statistiche 2. Le stime della contabilità nazionale

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IV. Modelli aziendali e strategie imprenditoriali: materiali per una analisi esplorativa 1. Finalità ed ipotesi di lavoro 2. Aspetti metodologici e strumenti di rilevazione 3. I casi analizzati ed i modelli individuati Appendice: Questionario aziendale

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Bibliografia essenziale Normativa di riferimento



I. I servizi nell’evoluzione del settore agricolo



1. Alcuni cenni ai cambiamenti strutturali ed ai processi di modernizzazione in agricoltura

Il ruolo dell’agricoltura nella società umana ha subito nel corso dei secoli numerose modificazioni in funzione della evoluzione del sistema socio-economico nel suo complesso ed in relazione ai meccanismi di adattamento che hanno caratterizzato il settore nel corso del tempo. Non è ovviamente questa la sede per una disamina anche sommaria di tali modificazioni che compete alla ricerca storiografica. Tuttavia non va perso di vista il fatto che proprio un approccio storico permette di comprendere che quello che un tempo veniva inteso come “agricoltura” è molto diverso dal significato che il termine assume al giorno d’oggi e che questo significato potrebbe cambiare considerevolmente nel prossimo futuro. Si pensi ad esempio all’agricoltura di alcuni secoli fa, che rappresentava il settore principale di un sistema socio-economico che viene in genere indicato come economia degli “autoriproduttori” (Graziani, 1979). In tale modello organizzativo un novero molto consistente di attività di produzione e riproduzione delle risorse erano realizzate dentro i “confini” dell’azienda agricola. I mezzi di fertilizzazione (es. letame), le sementi, i capitali fissi, le “macchine” motrici (i buoi), etc. erano in gran parte realizzati in azienda. Le attività più propriamente produttive concernevano la realizzazione di prodotti vegetali ed animali, ma anche di fibre e legno. Questi prodotti venivano in gran parte trasformati all’interno della famiglia agricola in alimenti (farine, formaggi, vino, olio, salumi, etc.), in tessuti (iuta, canapa, etc.), in mobili, ma anche in materie prime energetiche (es. carbonella). Questo modello di agricoltura ed azienda viene superato, come è noto, con l’industrializzazione, che comportò complessi processi di riorganizzazione “capitalistica” dell’agricoltura, con l’introduzione delle macchine e del lavoro salariato e l’uscita di ingenti risorse dal settore primario, in particolare lavoro che andò a costituire quella che al tempo fu chiamata la classe operaia. Sempre semplificando alquanto il discorso, nell’ambito di questi processi – in ossequio al principio della divisione del lavoro ed in connessione con la prima grande applicazione alle attività in esame delle conoscenze scientifiche – si realizzò un primo grande fenomeno di trasferimento di importanti funzioni al di fuori dei “cancelli” dell’azienda agricola con la nascita delle cosiddette industrie “a monte” (quelle produttrici di input agricoli quali sementi, concimi, fitofarmaci, etc.) e “a valle” (industrie alimentari, tessili, etc.). 13


A seguito di tali processi l’agricoltura vide diminuire il proprio “peso” nel sistema economico e si misero in moto ulteriori processi di riorganizzazione delle risorse presenti nel settore. Il modello di modernizzazione (van der Ploeg & van Dijk, 1995) che, soprattutto nel secolo scorso, ha guidato tale riorganizzazione è un modello basato su una concezione abbastanza riduttiva dell’efficienza, che la identificava in pratica con le economie di dimensione (o di scala come dir si voglia), intesa soprattutto in senso fisico (cioè misurata in termini di superficie aziendale). In sintesi l’obiettivo era quello di accrescere la produttività del lavoro agricolo (soprattutto familiare) attraverso l’utilizzazione di una maggiore superficie per unità di lavoro (crescita della dimensione fondiaria media e meccanizzazione) e incrementare la produttività della terra attraverso investimenti specifici e l’impiego di input “esterni” sempre più produttivi. In tale modello – che portava alle estreme conseguenze la specializzazione produttiva fino a rasentare la monoattività (monocoltura) – le tecnologie assumono un carattere assolutamente esogeno al settore e vengono introdotte grazie ad un “apparato tecnicoamministrativo” (Benvenuti, 1989) pubblico e privato, anche attraverso la pratica della cosiddetta assistenza tecnica. Pochi spazi erano lasciati all’innovazione incrementale e a modelli organizzativi, messi in piedi autonomamente dagli agricoltori, che fossero difformi da quelli “suggeriti” da tale apparato. Il modello di modernizzazione in questione, pur avendo assorbito ingenti risorse, non è stato capace di ridurre il divario di reddito tra l’agricoltura e gli altri settori ed ha comportato una serie di effetti sfavorevoli – a cominciare dall’abbandono di molte aree marginali – sia sotto il profilo ambientale che sociale. Basti ricordare in tal senso la riduzione della biodiversità, la semplificazione ed il degrado del paesaggio, e così via. In particolare vi è stata una erosione delle competenze e delle conoscenze, in gran parte tacite, specifiche dei diversi contesti (Ievoli, 2002), rispetto a quelle elaborate nell’ambito del sistema scientifico e tecnologico agroindustriale (Vellante, 1990) e “trasmesse” attraverso una serie complessa di interazioni, di mercato e non, alle imprese agricole. Tali effetti sfavorevoli – congiunti alla sua scarsa efficacia ed ai suoi elevati costi sociali – hanno comportato un ripensamento sul modello di modernizzazione perseguito in agricoltura, anche in connessione con il riconoscimento dei cambiamenti che hanno nel frattempo caratterizzato l’evoluzione del sistema economico (Fuchs, 1968). Come è noto, infatti, nella seconda parte del Secolo scorso, nelle economie avanzate si realizza una complessa modificazione del sistema produttivo che si sostanzia, tra le altre cose, nella riduzione del peso dell’industria a favore del settore terziario. I servizi rappresentano attività che in molti casi interagiscono in maniera articolata con i settori produttori di merci (Momigliano - Siniscalco, 1982) e spesso costituiscono anche output congiunti di questi ultimi. L’economia post-industriale si caratterizza inoltre per l’emergere di nuovi bisogni e di nuove esigenze di consumo, anche sul versante del rapporto con la natura, e per nuovi modelli di sviluppo non più “accentrati” sotto il profilo spaziale e aziendale, ma caratterizzati in senso reticolare. In quest’ambito come fattori di competitività assumono particolare rilievo – piuttosto che la dimensione della singola impresa – i suoi legami con gli altri attori socio-economici, in 14


particolare con le aziende ad essa collegate da un “progetto” e finalità comuni. In altri termini nel nuovo quadro “post-fordista” (Rullani - Romano 1998) contano sempre più i sistemi di imprese, intesi non solo nella tradizionale concezione di gruppi societari, ma anche come “filiere” (Malassis, 1979; Laurent, 1983; Bellon, 1984) e, su base territoriale, come “sistemi locali”, fattispecie peculiari dei quali possono essere considerati i “distretti industriali” (Becattini, 1987; Becattini - Rullani, 1993). Come ampiamente evidenziato in letteratura i processi in questione interessano la stessa agricoltura ed il territorio rurale, dove è possibile considerare l’esistenza dei distretti agricoli, agroalimentari e rurali (Iacoponi, 1990; 2002).

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2. La “nuova” modernizzazione tra sviluppo rurale e multifunzionalità

In questo quadro l’esigenza di articolare in maniera differente il rapporto tra agricoltura e sistema socio-economico ha trovato nuovi paradigmi di riferimento, emersi in connessione con l’evoluzione delle politiche di settore. Il primo di tali paradigmi è costituito dallo sviluppo rurale che, al di là dei tecnicismi programmatori (es. QCS, PSR, Assi, Misure, etc.), ha finito per sollecitare una nuova visione del ruolo dell’agricoltura nello sviluppo (cfr. ad es. van der Ploeg et al., 2000) – inteso soprattutto come sviluppo locale delle aree non urbane – che andasse al di là della semplice fornitura di materie prime agricole (e/o tessili a seconda dei contesti) all’industria manifatturiera. Senza volere – nemmeno in questo caso – affrontare in dettaglio la questione, va osservato che nell’ambito del paradigma in esame il ruolo dell’agricoltura risulta, da un lato, parzialmente ridimensionato in termini quantitativi, in quanto lo sviluppo si caratterizza ovviamente per l’arricchimento della dimensione intersettoriale, cioè per la diversificazione del tessuto socio-economico (artigianato, turismo, etc.) rurale e per l’aumento dei legami tra vecchi e nuovi settori. D’altro canto in questo quadro all’agricoltura viene affidato un ruolo fondamentale sia per la valorizzazione dell’ambiente e del territorio, sia come “matrice” culturale e materiale del processo di diversificazione. In altri termini, nella visione “moderna”, l’agricoltura ricomprende al suo interno una pluralità di attività e competenze che possono o meno, in funzione di una serie di fattori, caratterizzarsi in maniera autonoma rispetto all’azienda agricola originaria. Tra queste attività vi sono proprio i servizi che possono rappresentare un elemento di diversificazione dell’attività agricola (ad esempio servizi di ristorazione e ricettività realizzati in forma di agriturismo) o svilupparsi in maniera autonoma sotto il profilo aziendale (per continuare con l’esempio precedente sotto forma di turismo rurale). L’altro grande attrattore culturale al quale viene affidata la ridefinizione del ruolo dell’agricoltura nel sistema socio-economico è costituito dalla multifunzionalità. Anche in questo caso si tratta di un contenitore nato in sede di elaborazione “politica” che ha stimolato una più generale riflessione sulle funzioni svolte dall’agricoltura e sulle caratteristiche degli output delle aziende agricole (Van Huylenbroeck et. al., 2007). Per quanto riguarda le prime vengono oramai riconosciute al settore: 17


una funzione verde (gestione del paesaggio, degli habitat, della biodiversità, etc.); U una funzione blu (gestione delle risorse idriche, dell’equilibrio idrogeologico, etc.); U una funzione gialla (mantenimento della vitalità e dell’identità sociale delle aree rurali, conservazione dell’eredità culturale, funzione ricettiva e ricreativa, etc.); U ed una funzione bianca, che può essere identificata nella sicurezza e nella qualità alimentare. Per quanto riguarda gli output viene sottolineato che solo alcuni di questi hanno le caratteristiche di beni privati, mentre altri hanno natura di beni pubblici. Di particolare interesse è la natura congiunta di alcuni di tali output, in relazione alle caratteristiche tecniche di alcune attività ed ai caratteri di alcuni input specifici. La definizione operativa di multifunzionalità adottata dall’Ocse (Oecd, 2001) considera, per l’appunto, le specificità dei processi agricoli sottolineando che questi spesso realizzano prodotti congiunti, alcuni dei quali costituiti da merci (commodity outputs) ed altri da “nonmerci” (non-commodity outputs), alcune di tali non-commodity hanno caratteristiche di esternalità (effetti della attività di un individuo su altri senza che questi paghino o ricevano alcunché in cambio) e/o di beni pubblici, cioè tecnicamente parlando beni “non escludibili” (è difficilissimo escludere dal loro consumo chi non paga), e non “rivali” (il consumo da parte di un individuo non ne diminuisce la disponibilità per gli altri). Come si vede la definizione Ocse non si sforza di definire a priori quali siano i prodotti e servizi “commerciabili” da quelli non commerciabili. Anche perché il confine tra le due categorie di output è in parte considerevole connesso alla struttura istituzionale ed alla regolamentazione dei fenomeni. Un modo di collegare i due paradigmi – sviluppo rurale e multifunzionalità – può essere identificato nell’approccio che, partendo dalla necessità di un forte recupero di soggettività degli agricoltori, legge lo sviluppo rurale come un processo di spostamento dei confini dell’azienda agraria in tre direzioni diverse (Ventura - Milone, 2004): U quella della valorizzazione, basato su una strategia di incremento del valore aggiunto dei prodotti già realizzati (filiere corte di commercializzazione, prodotti di qualità, trasformazione dei prodotti aziendali, etc.); U quella della differenziazione, volta all’avvio di nuove attività (agriturismo, servizi del verde, conservazione del paesaggio, servizi alle persone disabili o meno, produzione di energia, etc.); U ed infine quella della rifondazione, cioè individuazione di nuovi meccanismi di mobilizzazione delle risorse (es. pluriattività, etc.). In questa logica le strategie aziendali possono considerare, nell’ambito della leva costituita dalla differenziazione, una serie di servizi che possono essere il risultato congiunto di attività già avviate o costituire attività avviate ex-novo, basate su fattori e competenze almeno in parte già presenti in azienda. Oltre ad essere una utilizzatrice di servizi l’azienda agricola si propone in questo quadro come fornitrice di servizi, alcuni dei quali non direttamente commerciabili – il pagamento dei quali può essere ottenuto o attraverso un finanziamento pubblico o, indirettamente, attraverso prodotti e/o servizi ad essi riconducibili (come nel caso di servizi di ricezione che incorporano nel loro valore la fruizione di un contesto ambientale particolarmente gradevole “costruito” dalla stessa azienda) – o di servizi commerciabili, quali, ad esempio, quelli che attengono alla realizzazione, gestione e manutenzione di aree verdi pubbliche o private. U

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3. I servizi: nuove dimensioni imprenditoriali e modelli organizzativi socio-economici

I servizi suddetti si inquadrano pertanto in una fase di ridefinizione del ruolo dell’agricoltura alla quale il sistema socio-economico, come già accennato, non chiede più semplicemente di produrre materie prime per le industrie manifatturiere, ma di rispondere a tutta una serie di esigenze presenti nella società. Tali servizi rispondono dunque ad alcune di tali esigenze, che non si intende qui esplorare in dettaglio; in questa sede basterà sottolineare che dette esigenze hanno un impatto sulla domanda di consumi privati, così come su quella di consumi collettivi. Piuttosto che alla relazione tra “nuovi” bisogni e domanda di servizi agricoli il punto di vista adottato nel presente lavoro guarda soprattutto all’offerta, prendendo in considerazione gli elementi di regolazione collettiva ed i modelli aziendali che ne influenzano l’espressione. In altri termini la chiave di lettura prescelta considera prevalentemente, da un lato, i processi di riorganizzazione istituzionale che rendono possibile l’identificazione e la costruzione sociale, nell’ambito della attività agricola, di servizi “vendibili” e, dall’altro, gli assetti e le scelte aziendali congruenti con tali attività. Per quello che riguarda il primo versante l’approccio adottato in questa sede è un approccio che potrebbe definirsi “convenzionale” (Eymar - Duvernay, 1989), che vede cioè come presupposto dello scambio economico l’individuazione – attraverso opportuni processi di apprendimento sociale – di significati comuni agli operatori di mercato, cioè di un qualche modello di qualità condiviso, in altre parole di accordi, anche temporanei, sulle caratteristiche dei prodotti o dei servizi compravenduti. In questo processo possono intervenire altri processi di negoziazione “collettiva” che, in base alle strategie degli operatori, conducono ad “accordi” globali a livello istituzionale, che a loro volta rappresentano la base per ulteriori processi di apprendimento e qualificazione. Questi ultimi possono essere intesi come quei processi attraverso i quali i prodotti e/o, in questo caso, i servizi sono sottoposti a standardizzazione diventando in tal modo vere e proprie “merci” scambiabili (Callon et al., 2002). I processi in questione non sono ovviamente più solo teorici. Esistono ormai diverse classificazioni dei servizi realizzati dall’agricoltura; attraverso una di tali classificazioni l’Istituto Nazionale di Statistica provvede ad effettuare delle stime del contributo di tali attività al Valore Aggiunto agricolo. 20


Per quello che concerne invece gli assetti e le scelte aziendali va preliminarmente sottolineato che nello scenario sopra illustrato si delineano nuove strategie imprenditoriali attente, piuttosto che alle economie di scala, alle economie di scopo, cioè a riduzioni dei costi legate alla produzione congiunta di più beni e servizi (Panzar - Willig, 1981). In tale ambito la criticità maggiore appare quella della valorizzazione di competenze e risorse già presenti in azienda, ma o sottoutilizzate o utilizzate per altre attività. I servizi possono in tal senso rappresentare una opportunità, sempre che le condizioni di contesto – nell’ambito delle quali vanno comunque ricompresi i processi di regolazione richiamati in precedenza, ma anche le specificità del mercato locale – siano per l’appunto congruenti con le suddette nuove strategie imprenditoriali.

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II. Evoluzione normativa, processi di regolamentazione e diffusione



1. Il quadro normativo

Il nuovo ruolo che l’agricoltura è chiamata a svolgere nel sistema socio-economico – che come ripetuto più volte va al di là della semplice fornitura di materie prime, ma si estende a tutta una serie di servizi e benefici ambientali e sociali – trova un suo riconoscimento nel nostro ordinamento giuridico nella revisione della figura dell’imprenditore agricolo realizzatasi attraverso il decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, mediante il quale è stato modificato l’articolo 2135 del codice civile. Come è noto nella versione precedente di tale articolo l’imprenditore agricolo veniva identificato giuridicamente sulla base dell’esercizio di una attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento del bestiame e alle attività connesse. Per attività connesse la norma in esame considerava (soltanto) quelle dirette alla trasformazione o all’alienazione dei prodotti agricoli «quando rientrano nell’esercizio normale dell’agricoltura». Nella nuova versione le attività considerate sono “apparentemente” le stesse con un’unica importante variazione, che è quella che l’allevamento non è riferito al bestiame, ma agli animali in genere, permettendo di ampliare ed estendere, per l’appunto, la connotazione agricola di tutta una serie di attività di allevamento. Come ampiamente analizzato dalla letteratura giuridica, novità di estremo rilievo derivano dalla qualificazione delle attività di coltivazione, selvicoltura e allevamento in base ad un criterio biologico (Adornato, 2002), cioè al fatto che le attività citate vanno intese, secondo la norma in esame, come dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase di questo utilizzando un fondo, ma anche un bosco o acque di varia natura (dolci, salmastre o marine). Tale configurazione permette di assimilare al settore agricolo tutta una serie di attività in precedenza di non facile inquadramento in tale ambito. Altre novità di particolare importanza sono rinvenibili inoltre nell’allargamento dell’area delle attività connesse, che considera in primo luogo la manipolazione, conservazione, trasformazione e valorizzazione di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo, del bosco o dall’allevamento di animali. Accanto a tali attività sono esplicitamente previste «attività dirette alla fornitura di beni e servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività agricola 25


esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge». Come è stato osservato in varie sedi, di particolare rilievo nel caso delle attività connesse è il passaggio, nella loro individuazione, da un criterio limitativo di normalità ad un principio, certamente meno vincolante, di prevalenza, che consente all’impresa agricola di caratterizzarsi efficacemente nel senso della diversificazione e della multifunzionalità, proiettandosi in modo più articolato verso il mercato. La prevalenza ha rilievo ai fini del trattamento fiscale e contributivo dei redditi realizzati attraverso le attività connesse, nonché per quello che riguarda l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro. Non stupisce dunque che l’Inps e l’Agenzia delle Entrate, e per altri versi l’Inail, abbiano contribuito a definire i criteri interpretativi del principio in questione. Non è questa ovviamente la sede per un esame del portato delle modifiche dell’articolo 2135 del codice civile. In merito ci si può limitare ad osservare che l’evoluzione successiva della normativa appare abbastanza congruente con il nuovo modello di agricoltura che è alla base di dette modifiche (Vaccari, 2007), sia sul piano delle nuove soggettività che sono state successivamente messe in campo (società agricole, imprenditore a titolo principale, etc.), sia sul versante delle ulteriori possibilità (cfr. ad es. il caso della vendita diretta) e dei benefici e agevolazioni fiscali (ad es. ricompresa nel reddito agrario della produzione e cessione di energia elettrica da fonti rinnovabili). Va però fortemente ribadito che, nell’ambito di tali modifiche, i servizi, sempre sotto il vincolo della prevalenza, sono chiaramente e definitivamente annoverati nelle attività connesse a quelle agricole. In questo quadro va sottolineato che le attività in esame fruiscono, ai sensi della legge n. 350 del 2003, di un regime di tassazione semplificato basato su una determinazione forfettaria del reddito da esse generato. Il decreto legislativo n. 228 del 2001 non si limita comunque solo ad allargare lo statuto dell’impresa agricola alle attività costituite dai servizi commerciabili ma, attraverso esse, coinvolge direttamente l’imprenditore agricolo nella tutela e nella valorizzazione del territorio. L’articolo 15, infatti, prevede la possibilità per le amministrazioni pubbliche di stipulare convenzioni con gli imprenditori agricoli finalizzate allo «svolgimento di attività funzionali alla sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento dell’assetto idrogeologico e di promuovere prestazioni a favore della tutela delle vocazioni produttive del territorio». Con il primo comma di tale articolo viene dunque riconosciuta agli imprenditori agricoli la possibilità di svolgere funzioni (in senso lato) di “pubblica utilità” connesse con la cura del territorio, il paesaggio, l’assetto idrogeologico, e più in generale la vocazione produttiva, che implica, tra le altre cose, la tutela e la valorizzazione della biodiversità agro-zootecnica. In pratica tale comma riconosce chiaramente, sul piano giuridico, agli imprenditori agricoli le funzioni verdi e blu richiamate al capitolo precedente, e, in maniera forse meno esplicita, anche quelle gialle e bianche, esplicitando quindi pienamente sul piano normativo i contenuti della multifunzionalità della azienda agricola. Il secondo comma dello stesso articolo specifica che le convenzioni suddette «definiscono le prestazioni delle pubbliche amministrazioni che possono consistere, nel 26


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rispetto degli Orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato all’agricoltura, anche in finanziamenti, concessioni amministrative, riduzioni tariffarie o realizzazione di opere pubbliche». Sempre per il raggiungimento delle finalità sopra indicate «le pubbliche amministrazioni, in deroga alle norme vigenti, possono stipulare contratti d’appalto con gli imprenditori agricoli», per un importo che la successiva legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007, art. 1, comma 1067), ha fissato pari a 50 mila euro nel caso di imprenditori (ovviamente agricoli) singoli e a 300 mila euro nel caso di imprenditori in forma associata. Per la verità vi era già stato un intervento legislativo che anticipava le suddette indicazioni del d.lgs. n. 228, ma solo in ambiti territoriali circoscritti. La legge 97/1994 (modificata poi dalla legge n. 388/2000) prevedeva già, infatti, la possibilità che i coltivatori diretti, singoli o associati, conduttori di aziende agricole ubicate nei comuni montani potessero assumere in appalto, sia da Enti pubblici che da privati, lavori relativi alla sistemazione e manutenzione del territorio, ma con riferimento esclusivo alle zone montane. Il d.lgs. n. 228 del 2001, all’articolo 15, estende tale possibilità all’insieme degli imprenditori agricoli, generalizzando e definendo meglio altresì i committenti pubblici. È forse superfluo osservare, infatti, che il citato articolo 15 fa riferimento alle Pubbliche Amministrazioni nel loro complesso, il che è particolarmente opportuno in un sistema policentrico come quello italiano, caratterizzato dalla presenza di molti enti equiordinati, tra i quali non sussistono rapporti di gerarchia, che talvolta hanno competenze che si intersecano in varia misura, e tra l’azione amministrativa dei quali sussistono spesso problemi di coordinamento. È importante rilevare che lo strumento giuridico adottato, quello della convenzione, è uno strumento molto “flessibile” che, da un lato, rappresenta un istituto fondamentale della “amministrazione concertata”, cioè del coordinamento dell’azione amministrativa basato sull’accordo formale dei diversi soggetti pubblici coinvolti. Dall’altro, nel quadro attuale, costituisce uno strumento essenziale della “esternalizzazione” di funzioni e servizi pubblici, di quel processo che prevede, cioè, lo svolgimento di tali funzioni attraverso l’opera di privati (Rossini, 2001). In quest’ultimo senso la convenzione rappresenta uno strumento giuridico generale per regolare i rapporti tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati ai fini della realizzazione, da parte di questi, di funzioni o servizi per conto delle prime. Si tratta di un atto che presuppone il consenso del privato, la cui funzione pubblica può essere per così dire “ricompensata” in forme varie – come del resto prevede la stessa norma che considera oltre a somme di denaro (finanziamenti), concessioni, riduzioni tariffarie e opere pubbliche – utilizzando strumenti giuridici di tipo amministrativo (concessioni), o anche strumenti di tipo privatistico, come contratti di appalto, anche in deroga alle norme vigenti – almeno, come si vedrà più avanti, relativamente alla scelta del contraente – purché l’attività realizzata si configuri come attività avente finalità di utilità collettiva. Forzandone forse un po’ il senso si può dire che in una certa misura – ad esempio con riferimento all’assetto idrogeologico e quindi al controllo delle inondazioni e alla gestione delle acque – l’articolo in questione coinvolge gli agricoltori nei servizi di pubblica utilità, 28


definendo, entro certi limiti, anche delle norme semplificate di accesso a tale mercato in funzione delle caratteristiche e delle specificità dell’impresa agricola. Sul piano generale va ribadito, comunque, che il modello di intervento prefigurato dall’articolo 15 del d.lgs. n. 228 si inquadra a pieno titolo in un processo più complessivo di contrattualizzazione e/o privatizzazione dell’azione amministrativa, che ha trovato un riferimento normativo “significativo” nell’art. 11 della legge 7 agosto 1990, n. 241, che prevede che la Pubblica Amministrazione possa stipulare accordi diretti a determinare il contenuto discrezionale del provvedimento finale, ovvero, nei casi previsti dalla legge, accordi che sostituiscano il provvedimento finale. Al di là del problema giuridico se tali accordi costituiscano «contratti di diritto pubblico», in questa sede va sottolineato il fatto che il riferimento al territorio rappresenta un elemento essenziale di tali accordi, alla stregua dei contratti territoriali presenti nel diritto francese (Bruno, 2001).

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2. Il processo di attuazione e l’identificazione delle attività

La normativa richiamata ha posto tutta una serie di problemi attuativi, che non possono ovviamente essere illustrati in dettaglio in questa sede. In tal senso comunque può essere ricordato che il riferimento alle Pubbliche Amministrazioni nel loro complesso ha consentito di minimizzare “dispute” in merito alla competenza, consentendo a tutta una serie di enti di rivendicarne la applicabilità, come ad esempio i Consorzi di Bonifica, come formalmente esplicitato in una circolare Anbi del 2001. Questioni più rilevanti hanno invece riguardato la questione delle deroga prevista dal secondo comma dell’art. 15 del d.lgs. n. 228. Nella stessa circolare Anbi citata si pongono infatti una serie di questioni relative al contenuto di detta deroga, che, secondo tale fonte, avrebbe un contenuto “vincolante” per quanto riguarda la procedura di scelta del contraente, mentre, ai fini della tutela dell’interesse pubblico, esisterebbe una derogabilità parziale delle altre condizioni previste dalla normativa sugli appalti pubblici, in particolare in merito all’esistenza dei cosiddetti requisiti tecnico-organizzativi. Non si intende qui affrontare la questione sul piano giuridico; è tuttavia opportuno richiamarla per sottolineare che il ricorso a procedure in deroga da quelle previste dagli appalti pubblici non fa venir meno il principio di congruenza tra risorse, mezzi e competenze del soggetto privato e la tipologia di lavori “pubblici” da eseguire. Su questa base la fonte citata già ipotizza, appena poco dopo la pubblicazione del d.lgs. n. 228, tutta una serie di lavori di sistemazione e manutenzione del territorio e mantenimento dell’assetto idrogeologico di competenza dei Consorzi che, probabilmente in base ad una sorta di capacità tecnico-organizzativa media, risultano affidabili ad imprese agricole: U difesa dalle inondazioni e scolo delle acque anche da territori inondati da piene; U pulizia degli argini e canali di bonifica, estirpazione di erbe acquatiche lungo gli alvei; U chiusura di piccole rotte degli argini; U ripresa di frane nelle sponde dei canali e rimozione di parziali interramenti del fondo dei canali stessi; U riparazione e sostituzione di tubazioni irrigue; U sgombero delle foci dei canali di scolo e di irrigazione; U rimozione di materiali rovinati. 31


La questione dei requisiti può essere affrontata in vario modo, ad esempio prevedendo l’istituzione di albi di imprese agricole qualificate, come è contemplato nel caso della delibera della Giunta della Regione Lombardia 28 novembre 2003, n. 7/15276, che prevede, per l’appunto, un Albo costituito da quattro categorie in funzione delle tipologie di lavori realizzabili dalle imprese agricole: U categoria a): lavori agricoli e al servizio del pascolo (sfalcio erba, spietramento, spandimento mete, etc.); U categoria b): lavori selvicolturali (miglioramenti forestali); U categoria c): lavori idraulico-forestali (piccole opere di ingegneria naturalistica); U categoria d): manutenzione della viabilità (pulizia sentieri, pulizia canalette e cunettoni, sistemazione del fondo stradale, etc.) Nel caso citato la presenza dei requisiti – in termini di manodopera, macchinari, disponibilità temporale ad eseguire i lavori, etc. – e quindi la possibilità di iscrizione è basata su un atto di autocertificazione, al fine di semplificare tale adempimento e rendere più agevole il coinvolgimento delle imprese agricole nelle attività indicate. Più che il problema dell’accertamento dei requisiti – che in termini generali sono costituiti dall’essere imprenditore agricolo e dall’impiegare mezzi e risorse necessari per l’esercizio della attività agricola principale – la questione della flessibilità e della semplicità dei rapporti tra enti ed agricoltori assume una rilevanza centrale ai fini del loro coinvolgimento in attività di pubblica utilità. In un documento abbastanza recente dell’Anci (Anci, 2007) si evidenzia che l’articolo 15 del d.lgs. n. 228/2001 promana un nuovo modo di interagire tra Amministrazioni Pubbliche e agricoltori, che può strutturarsi attraverso una pluralità di strumenti pattizi. Ad esempio l’agricoltore può aderire «ad una convenzione tipo – una sorta di capitolato generale – predisposta una tantum dai competenti organi amministrativi, alla quale sia funzionalmente collegato un capitolato speciale che, fissando la disciplina del singolo rapporto, favorisca lo svolgimento delle attività indicate nello stesso articolo 15 ricercando un giusto equilibrio tra gli interessi della parte pubblica e di quella privata». Tra questi strumenti pattizi il secondo comma dello stesso articolo fa esplicitamente riferimento al contratto di appalto, che il documento suddetto ascrive alla categoria degli «appalti ambientali». La deroga prevista per tali appalti rispetto alle norme vigenti per le finalità indicate nello stesso articolo sollecita dunque l’utilizzazione di procedimenti semplificati, permettendo il ricorso alla trattativa privata (anche se è sempre possibile, ad esempio mediante meccanismi di preselezione informale, garantire un buon livello di trasparenza e l’efficacia dei risultati). Sul piano operativo – cioè su quello delle procedure esplicitamente previste dalla normativa – il riferimento più immediato sono le «acquisizioni di beni e servizi in economia», disciplinate dall’art. 25 del d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163, che prevedono l’amministrazione diretta e il cottimo fiduciario; quest’ultimo nel citato documento Anci viene visto come uno strumento particolarmente appropriato, sia dal punto di vista della gestione del rapporto con l’agricoltore che dal punto di vista delle esigenze di semplificazione e di economicità – si consideri ad esempio che in questi casi il contratto può assumere 32


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la forma della scrittura privata – aspetti di particolare interesse soprattutto nel caso dei cosiddetti “piccoli Comuni”. Considerando le finalità previste dall’articolo 15 del d.lgs. n. 228 e gli strumenti operativi suddetti il documento in esame propone, in via esemplificativa, una serie di tipologie di lavori “in economia” che possono essere affidati ad imprese agricole: U prime opere per la difesa dalle inondazioni e per lo scolo delle acque di territori inondati; U riparazioni alle strade comunali e loro pertinenze per guasti causati da frane, piogge abbondanti, nevicate e gelate eccezionali, scoscendimenti, corrosione, straripamenti e rovina di manufatti, etc.; U manutenzione delle strade, comprendente lo spargimento della ghiaia e del pietrisco, i rappezzi dei tronconi asfaltati o bitumati, lo spurgo delle cunette e dei condotti, le riparazioni ai manufatti, l’inaffiamento, la sistemazione delle banchine, la regolazione delle scarpate, nonché la manutenzione o l’installazione della segnaletica stradale, compresi gli interventi agli impianti semaforici, aiuole spartitraffico, collegamenti pedonali; U lavori di conservazione, manutenzione, adattamenti e riparazione dei beni comunali demaniali e patrimoniali, mobili ed immobili, con i relativi impianti, infissi ed accessori e pertinenze; U lavori di conservazione, manutenzione, adattamenti e riparazioni di mobili ed immobili, con i relativi impianti, infissi ed accessori e pertinenze, in uso al comune o presi in locazione nei casi in cui, per legge e o per contratto, le spese sono a carico del locatario; U manutenzione delle fognature, degli impianti di sollevamento e trattamento degli impianti idrici non compresi nelle convenzioni con aziende od enti gestori; U manutenzione degli impianti di pubblica illuminazione ed affini; U manutenzione dei giardini, viali, piazze pubbliche, impianti sportivi ed elementi di arredo urbano e parchi gioco; U manutenzione dei cimiteri; U interventi immediati di protezione civile e salvaguardia della pubblica incolumità. In definitiva dall’esame dei documenti fin qui citati e degli accordi stipulati tra Pubbliche Amministrazioni ed imprese agricole – o nella maggior parte dei casi loro organizzazioni di rappresentanza – è possibile verificare che i lavori e/o servizi nei quali possono essere coinvolte le imprese agricole attengono ad aree anche molto diverse tra loro. Vi è un’area che attiene alla viabilità – che spazia dalla pulizia delle strade, allo sgombero della neve e di altri materiali ingombranti, alla manutenzione della viabilità minore e della sentieristica – alle lavorazioni del terreno (fino a ricomprendere scavi e scassi) e, più in generale, alla manutenzione di beni pubblici. Accanto a questa può essere considerata l’area costituita dai lavori idraulici, già illustrati con riferimento alla circolare Anbi, che comprende la difesa dalle inondazioni, la pulizia di argini e canali, la chiusura di piccole rotte, la ripresa frane nelle sponde, la riparazione e sostituzione di tubazioni, lo sgombero delle foci, la sostituzione di materiali nonché la manutenzione dell’assetto scoli ai canali di drenaggio che viene considerata da diversi Enti Locali. Vi è poi un ampio insieme di lavori e servizi che attengono al cosiddetto verde urbano, che comprende la pulizia e la manutenzione di parchi e giardini, il taglio e la potatura 34


di alberi, la manutenzione di impianti sportivi e tappeti erbosi, nonché l’installazione e la manutenzione delle varie forme di arredo urbano. Un’altra area importante può essere riferita al campo forestale, dove sono stati considerati lavori selvicolturali, costruzione di piste e arginature, “piccole” opere di ingegneria naturalistica, manutenzione di aree di sosta e della sentieristica, difesa dalle avversità e dagli incendi, etc. Un ultimo settore – particolarmente esplorato da alcune Amministrazioni provinciali – è quello dell’affidamento di servizi ambientali, che possono spaziare da lavori di protezione, alla salvaguardia di specie selvatiche di particolare interesse, fino a ricomprendere opere di valenza paesaggistica. Tali servizi – in base ad accordi tra le Organizzazioni di rappresentanza agricole, Associazioni ambientaliste e Federparchi – possono essere affidati agli agricoltori anche all’interno di aree parco.

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3. I modelli di diffusione e apprendimento

Il coinvolgimento degli agricoltori nelle attività di cura del territorio illustrate nel paragrafo precedente, in particolare attraverso i contratti di appalto previsti al secondo comma dell’articolo 15 del d.lgs. n. 228, si è quindi basato, laddove si è realizzato, su schemi-tipo di contratto redatti dalle Amministrazioni competenti – anche con l’ausilio di documenti di indirizzo messi a punto dalle Associazioni di rappresentanza, come l’Anbi per i Consorzi di Bonifica e l’Anci per i Comuni – attraverso i quali tali Enti hanno affidato ad imprenditori agricoli attività territoriali e ambientali. Per quello che riguarda le Amministrazioni Pubbliche l’area della criticità relativa alla diffusione di tali affidamenti, piuttosto che sul piano giuridico e amministrativo, sembra manifestarsi, in senso lato, sul versante politico, cioè sulla opportunità di affidare proprio ad imprese agricole determinate categorie di lavori e servizi. Per quanto riguarda, invece, l’impresa agricola, le principali criticità che si presentano nell’intraprendere un’attività volta alla fornitura di servizi territoriali ed ambientali concernono, come richiamato, sia il terreno tecnico-organizzativo (dotazioni, competenza, programmazione, sicurezza, etc.) sia il corretto inquadramento amministrativo e fiscale di tali attività. Si tratta di criticità superabili, attraverso corretti processi di comunicazione e apprendimento (anche comuni), tenendo conto che il coinvolgimento degli agricoltori in tali attività, da un lato, può consentire di ridurre i costi di queste ultime, sia in considerazione della semplificazione amministrativa, sia in connessione con la competenza contestuale – cioè con la conoscenza del territorio – posseduta dagli agricoltori e per il loro interesse ad operare in un contesto socio-ambientale capace di valorizzare le loro attività principali. D’altro canto l’integrazione di reddito possibile attraverso tali attività aumenta la vitalità aziendale favorendo la permanenza di aziende agricole sul territorio e quindi contribuisce per questa via alla persistenza ed alla crescita delle economie esterne di natura socio-ambientale che l’agricoltura può fornire al territorio. Proprio sulla base di questo circolo virtuoso in diverse realtà l’affidamento agli agricoltori dei lavori e/o servizi in esame si è diffuso grazie anche ad un approccio partecipativo che ha visto l’intervento – accanto alle singole Amministrazioni ed alle loro associazioni – delle Organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo. 36


In sintesi in tali realtà il processo di diffusione può essere schematizzato in alcune fasi principali, la prima delle quali costituita da un momento “informativo” attivato dalle Associazioni agricole di rappresentanza o da gruppi di agricoltori. La seconda fase è (stata) in genere costituita da un accordo generale tra l’Amministrazione e le Associazioni di rappresentanza degli agricoltori atto a favorire lo sviluppo della collaborazione tra il soggetto pubblico e gli associati. Su queste basi è stato in genere avviato un successivo stadio di “codifica” e regolazione dei rapporti mediante la costituzione di Albi che attestano il possesso dei requisiti previsti dalla normativa e la messa a punto di schemi di delibera da parte degli enti e di contratti tipo da fare sottoscrivere ai singoli imprenditori agricoli per l’affidamento dei lavori e/o dei servizi. Come facilmente intuibile l’attuazione della normativa è dipesa considerevolmente dal protagonismo degli attori locali e dalla loro capacità di individuare strategie e progetti condivisi per la tutela e lo sviluppo del territorio. Proprio per tale ragione non è possibile individuare, in fase attuativa, un percorso univoco da replicare in tutti i contesti territoriali, anche se è certamente possibile ispirarsi ad alcune esperienze di successo, o, come si usa dire nel linguaggio dello sviluppo locale, best practices. A titolo di esempio in appendice sono riportati i principali documenti che hanno caratterizzato l’applicazione della normativa in una regione italiana.

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APPENDICE

Allegato 1 - PROTOCOLLO D’INTESA TRA ANCI – UNCEM – LEGA DELLE AUTONOMIE LOCALI – CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI E COLDIRETTI PREMESSO Che il territorio della Regione ………………. si estende su una superficie di ………… 000 km quadrati caratterizzati da una morfologia prevalentemente collinare che parte a ridosso della costa e si eleva progressivamente fino alla catena dell’Appennino, con la quasi totale assenza di aree pianeggianti. Che secondo le rilevazioni censuarie, oltre il XX% della superficie territoriale regionale è gestita da aziende agricole e il YY% del territorio regionale è coltivato. Tale morfologia, combinata con fattori di crescita economica, a volte indiscriminata, ha causato evidenti fenomeni di dissesto idrogeologico, erosione dei terreni agricoli e smottamento di frane. Che i territori della Regione, sono colpiti da consistenti fenomeni di dissesto idrogeologico, fenomeni in continua crescita in quanto, il progressivo spopolamento delle aree interne e collinari, l’erosione di terreno agricolo destinato ad altri usi, ha determinato il venir meno dell’opera di manutenzione territoriale svolta dagli agricoltori, che rappresenta la più efficace misura di prevenzione. Che fenomeni quali: incendi, frane smottamenti, rappresentano un pesante costo sociale ed economico per la collettività, costretta ad accollarsi gli ingenti oneri determinati, sia dai costi di intervento nella fase di emergenza, sia quelli relativi al ripristino delle infrastrutture danneggiate, ed alla riattivazione delle attività economiche coinvolte. Che il settore agricolo ha subito una profonda evoluzione nel rinnovato testo legislativo e oggi è chiamato ad assolvere a nuovi ruoli che comprendono anche le attività che l’imprenditore svolge all’esterno dell’azienda agricola utilizzando le proprie risorse organizzate in accordo con le PP.AA. per la sistemazione e la manutenzione del paesaggio agrario e forestale. Che è possibile un maggior coinvolgimento attivo delle imprese agricole, ubicate nel territorio, nelle aree montane particolarmente svantaggiate, come affidatarie (mediante appalti) di lavori pubblici (legge 97/1994). Che la legge n. 57 del 2001 ha previsto l’emanazione di una legge di orientamento per la modernizzazione del settore dell’agricoltura la cui attuazione si è avuta con il decreto legislativo n. 228/2001. Che già il testo normativo dell’art.17 comma 10 della legge 97/1994, recante nuove disposizioni per le zone montane, consente ai coltivatori diretti la possibilità di assumere in appalto dagli enti pubblici lavori di manutenzione e sistemazione del territorio, qualora l’azienda sia ubicata in territorio montano. 38


Che si ritiene pertanto opportuno, in attuazione di entrambe le normative di settore, promuovere attività di sistemazione del territorio, rientrante nelle competenze delle Amministrazioni locali, come previsto all’art. 15 d.lgs. 228/2001, attraverso la stipula di convenzioni tra Pubbliche Amministrazioni e imprese agricole. Che in tale contesto, si può procedere all’applicazione di un quadro normativo che riconosce all’impresa agricola, la possibilità di svolgere attività complementari finalizzate alla manutenzione ambientale e al governo del territorio. Che gli accordi, previsti dall’art. 15 del d.lgs. 228/2001, nonché dall’art. 17 della legge 97/1994 per le aree montane, rappresentano un’opportunità sia per le imprese agricole, che potranno così diversificare le loro attività, sia per gli Enti Pubblici che saranno messi in condizione di attivare interventi preventivi utili ad una migliore gestione del territorio con procedure semplificate ed economicamente più convenienti. Condividendo quanto premesso e ritenendo utile operare affinché il d.lgs. 228/2001 art. 15 trovi ampia diffusione ed utilizzo: Anci …………. Uncem ……………… Lega delle Autonomie Confederazione Italiana Agricoltori – Coldiretti Si impegnano a: – Diffondere le conoscenze delle opportunità fornite dal d.lgs. 228/2001 fra i rispettivi associati; – Fornire la necessaria assistenza e formazione ai propri associati affinché possano operare nel pieno rispetto delle indicazioni fornite dalla legge; – Monitorare periodicamente gli interventi manutentivi e divulgare, almeno una volta all’anno, i dati relativi ai suddetti interventi effettuati sulla base dei contratti realizzati ai sensi dell’art. 15 del d.lgs. 228/2001. Le parti firmatarie danno atto che costituiscono parte integrante del presente protocollo d’intesa: 1) accordo operativo con le Associazioni professionali agricole; 2) schema della delibera di indirizzo da adottare da parte del Consiglio; 3) schema di contratto fra Amministrazione locale e impresa agricola. Letto, approvato e sottoscritto in data .............................. Anci

Uncem

Lega Autonomie

Cia ………..

Coldiretti ………

………….

…………….

…………….

…………….

…………….

Allegato 2 - ACCORDO OPERATIVO TRA ASSOCIAZIONI DELLE AUTONOMIE LOCALI E ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI AGRICOLE PER LAVORI PREVISTI DALL’ART. 15 D.LGS. 228/2001 Art. 1. Campo di applicazione Le parti firmatarie si impegnano ad agevolare la possibilità di procedere all’affidamento dei lavori di sistemazione e manutenzione del territorio, salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, cura e mantenimento dell’assetto idrogeologico nel territorio di competenza delle Amministrazione locali, alle imprese agricole attraverso la realizzazione di un Albo in cui inserire i nominativi delle ditte interessate. Art. 2. Durata Il presente accordo ha durata triennale a far data dalla sottoscrizione e viene tacitamente rinnovato 39


annualmente alla scadenza, fatta salva l’eventuale richiesta di disdetta avanzata da parte dei soggetti aderenti, con preavviso di tre mesi. Art. 3. Requisiti tecnici Le parti firmatarie concordano che sono iscrivibili nell’Albo le imprese agricole che rispondano ai seguenti requisiti minimi: a) Possesso della qualifica di imprenditore agricolo ai sensi dell’art. 2135 cod. civ. comprovata con l’apposita iscrizione presso la sezione speciale del registro dell’imprese degli imprenditori agricoli o consorzi costituiti solo dai predetti soggetti. I soggetti affidatari in particolare potranno essere: U imprenditori agricoli professionali e coltivatori diretti; U società agricole; U Consorzi con attività esterna iscritti al registro delle imprese costituiti con atto pubblico registrato ai sensi dell’art. 2612 e ss. cod. civ. costituiti da imprenditori agricoli aventi i requisiti di cui al precedente punto a). b) Disponibilità della forza lavoro rappresentata dal lavoro dei familiari dell’imprenditore individuale e/o dei lavoratori dipendenti dell’impresa normalmente impiegati nell’attività agricola esercitata sia a tempo indeterminato che determinato e/o parziale ai quali è riconosciuta la qualifica di lavoratore agricolo. c) Disponibilità di trattrici ed altre eventuali attrezzature in dotazione all’impresa agricola già omologate per l’attività agricola. I requisiti devono essere autocertificati all’atto della presentazione della domanda. Art. 4. Definizione e tenuta dell’Albo imprese interessate Le parti firmatarie concordano che le imprese agricole in possesso dei requisiti potranno chiedere di essere inserite nell’apposito “Albo”, che i Comuni (per le aree non montane) e le Comunità Montane (per le aree montane) si impegnano a redigere, suddiviso per ditte residenti nel Comune e tipologia del servizio offerto (es. spalatura neve, manutenzione strade, sfalcio erba, etc.). Tale albo verrà aggiornato annualmente dai Comuni/dalla Comunità Montana previa presentazione di specifica domanda con allegata autocertificazione di cui all’art. 3. L’elenco sarà messo a disposizione dei Comuni eventualmente interessati. Art. 5. Affidamento dei lavori Le parti firmatarie concordano che le Amministrazioni locali si impegnano ad utilizzare l’Albo per i lavori di cui all’art. 1, previa indagine informale tra le aziende agricole iscritte, secondo i seguenti criteri: U precedenza di accesso alle aziende agricole collocate logisticamente in condizione di vicinanza all’area di espletamento dei lavori; U precedenza alle imprese agricole i cui rappresentanti legali possiedano la qualifica di imprenditore agricolo professionale (I.A.P) ai sensi del d.lgs. 99/2004; U precedenza alle imprese agricole il cui centro aziendale è ubicato in zona montana ai sensi della vigente normativa europea (per le aree montane). L’affidamento definitivo verrà formalizzato per iscritto con le aziende interessate che dovranno sottoscrivere apposito contratto con l’Amministrazione. Art. 6. Corsi di addestramento e formazione Le parti firmatarie del presente accordo si impegnano ad organizzare delle giornate di addestramento professionale al fine di definire: 40


U modalità per la corretta esecuzione dei lavori; U attrezzatura da utilizzare; U norme infortunistiche e di sicurezza stradale.

Allegato 3 - SCHEMA DI DELIBERA OGGETTO: Linee di indirizzo per esecuzione di lavori da parte di imprenditori agricoli ai sensi dell’art. 15 del d.lgs. 18 maggio 2001, n. 228. IL CONSIGLIO COMUNALE Considerato che il territorio comunale è oggetto di fenomeni erosivi ed in generale di dissesto idrogeologico, dovuti alla sempre più ridotta opera di manutenzione territoriale svolta attraverso l’esercizio dell’attività agricola, attività che rappresenta un efficace opera di prevenzione e tutela dell’ambiente. Atteso che è interesse dell’Amministrazione Comunale favorire la possibilità per le aziende agricole di svolgere attività complementari finalizzate alla manutenzione ed al governo del territorio. Visto l’art. ............................ dello Statuto Comunale; Visto l’art. 15 del d.lgs. 18 maggio 2001, n. 228; Ritenuto che ai fini dell’applicazione della norma di cui al sopracitato art. 15 è necessario regolare le specifiche procedure con apposito linee di indirizzo. Tutto ciò premesso DELIBERA 1) di approvare le seguenti linee di indirizzo per esecuzione di lavori da parte di imprenditori agricoli ai sensi dell’art. 15 del d.lgs. 18 maggio 2001, n. 228: a) Lavori in deroga I lavori che possono essere eseguiti da imprenditori agricoli in deroga alle leggi vigenti in materia di appalti pubblici, ai sensi dell’art.15 del d.lgs. 18 maggio 2001, n. 228, sono quelli rientranti tra le tipologie di cui al successivo punto 2). La disciplina applicabile agli appalti di cui all’art. 15 del d.lgs. 18 maggio 2001, n. 228 è definita ai punti 3 e seguenti. b) Tipologie di lavori I lavori che possono essere eseguiti sono quelli relativi alla sistemazione e manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento in esercizio di viabilità secondarie, anche al fine di prevenire gli incendi, manutenzione di fossi e sgrondi di acque meteoriche, ivi compresa la pulizia degli alvei da infestanti, ripristino di piccole frane, manutenzione di aree verdi, mantenimento della percorribilità della viabilità sia pedonale che carrabile attraverso manutenzioni ordinarie sia in occasione di eventi meteorologici particolari, interventi volti a garantire l’agibilità del paesaggio e degli spazi verdi, ecc. c) Limite massimo di spesa Il limite massimo di spesa per i lavori affidabili ai sensi della presente Delibera è pari a 25.822,00 euro annui per ogni singolo imprenditore ed euro 154.937,00 annui per le forme associate di imprenditori agricoli che assumono l’impegno per l’esecuzione dei lavori. Le somme si intendono al netto dell’IVA. Per forma associata si intende qualsiasi forma societaria, compresa la società semplice, nonché i consorzi con attività esterna, costituiti da imprenditori agricoli. d) Procedure e competenze per l’affidamento Le spese per l’affidamento dei lavori di cui alla presente delibera, nei limiti dei fondi stanziati nei 41


pertinenti capitoli di bilancio, sono disposte con provvedimento …………………………………….., ai sensi di quanto disposto dallo Statuto. e) Modalità di esecuzione e requisiti delle imprese I lavori sono eseguiti mediante l’affidamento ai soggetti di cui all’art. 15 del citato decreto legislativo n. 228/2001 ed in particolare: a. imprenditore agricolo individuale che esercita l’attività di cui all’art. 2135 cod. civ., iscritto al registro delle imprese; b. società agricola che esercita l’attività di cui all’art. 2135 cod. civ.; c. Consorzio con attività esterna, iscritto al registro delle imprese, in qualsiasi forma costituito, composto esclusivamente da imprenditori agricoli aventi i requisiti di cui al precedente punto 1. A tal fine, le imprese agricole, rispondenti ai requisiti di legge, interessate allo svolgimento delle attività descritte al precedente punto 2, che ne faranno domanda, saranno inserite in apposito elenco. L’affidamento dei lavori avverrà secondo i seguenti criteri, previa indagine informale tra le aziende agricole iscritte: U precedenza di accesso alle aziende agricole collocate logisticamente in condizione di vicinanza all’area di espletamento dei lavori; U precedenza alle imprese agricole i cui rappresentanti legali possiedano la qualifica di imprenditore agricolo professionale (I.A.P) ai sensi del d.lgs. 99/2004; U precedenza alle imprese agricole il cui centro aziendale è ubicato in zona montana ai sensi della vigente normativa europea (per le aree montane); L’affidamento definitivo verrà formalizzato per iscritto con le aziende interessate che dovranno sottoscrivere apposito contratto con l’Amministrazione. L’offerta dovrà contenere la dichiarazione che l’impresa agricola dispone dei macchinari e della manodopera necessaria per l’esecuzione dei lavori. In tutti i casi gli imprenditori agricoli singoli ed associati, devono dichiarare, all’atto della stipula del contratto, di eseguire i lavori mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature e risorse delle rispettive aziende agricole, normalmente impiegate nell’attività agricola esercitata. All’elenco, previsto per le varie tipologie di servizio offerto, istituito presso ogni Comune o Comunità Montana, sono iscritti tutti i soggetti che avendo i requisiti di legge, ne facciano domanda. Stante il limite massimo annuo previsto per l’affidamento dei lavori pari a E 25.822,84 IVA esclusa per gli imprenditori singoli ed a E 154.937,07 IVA esclusa per gli imprenditori in forma associata, non sono richiesti adempimenti ai fini della normativa antimafia. f) Verifica della regolare esecuzione La verifica della regolare esecuzione è affidata dal Responsabile del procedimento. 2) Dà mandato al responsabile del servizio di attivare tutti gli atti necessari per l’attuazione delle presenti linee di indirizzo.

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Allegato 4 - AFFIDAMENTO APPALTO AI SENSI DELL’ART. 15 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 228 DEL 2001 Comune / Comunità Montana di………………………………………............................…………………. Servizio/Ufficio…………………………………. Determinazione n. …….............….del………................ Il Responsabile del Servizio/Dirigente Considerato (a titolo di mero esempio) che gli eventi meteorici del periodo ……….………......................………. hanno comportato la necessità di interventi straordinari per la manutenzione viaria Ritenuto improcrastinabile intervenire per evitare disagi e nocumento alla cittadinanza Visti - gli artt. 107, 109 e 192 del d.lgs. n. 267 del 2000; - i regolamenti comunali di contabilità e dei contratti; - l’art. 2135 cod. civ. e la delibera Consiliare n. …….....................…. del……….………...................... - l’art. 15 del d.lgs. 18 maggio 2001, n. 228; Acquisito il visto del responsabile del servizio finanziario, Determina 1) di appaltare a trattativa privata, ai sensi dell’art. 15 del d.lgs. 228/2001, le seguenti opere/servizi: …………………………………………………………………………………………...........……………… all’impresa agricola ………………………...............…… di ……………………….......................…… per l’importo di E ……………………………oltre IVA; 2) di impegnare a tal fine la somma di E …………...................………al cap. …………....................… del bilancio………..........................................………; 3) di approvare l’allegato schema del contratto di appalto da stipulare con l’impresa agricola per i lavori sopra indicati; 4) di autorizzare la stipulazione del suddetto contratto di appalto per la realizzazione dei lavori. Il Responsabile del Servizio/Ufficio ........................……………………………

Comune – Provincia – Comunità Montana CONTRATTO DI APPALTO AI SENSI DELL’ART. 15 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 228 DEL 2001 - tra l’Amministrazione ……………………..........................………………………………. rappresentata dal dirigente/responsabile del Servizio/Ufficio, sig. …………………………………...............…………. nato il …………… a …………… giusta la determinazione n. ……......………del …………..........…….. con la quale si affidava all’impresa agricola …………………………...............………………………….. di………...................…… l’esecuzione dei lavori/servizi di…………………………………………………

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e il sig. …………………...............……….. nato il ………….......………. a ………………………........…. residente a………………………… legale rappresentante della impresa agricola ……..........………... con sede in ……….…… iscritta al Registro delle imprese con il n. ………........…… presso la CCIAA di …………………............................…………. partita IVA n. ………………...................................…… si conviene e stipula il presente contratto d’appalto: Art. 1. Affidamento lavori/servizi Il Comune - Provincia - Comunità Montana, come sopra rappresentato/a, d’ora in poi denominato/a “Amministrazione”, affida, al sig. …………………………………………… quale legale rappresentante dell’impresa …………………………………… d’ora in poi denominato “Affidatario” l’esecuzione dei lavori/servizi: (specificare puntualmente quali lavori/servizi). Tali lavori/servizi sono previsti nella perizia redatta da questo Ufficio in data ………...............…….. approvata con determinazione in data …………................…………….. (qualora sia stata approvata una perizia indicarne gli estremi di approvazione, altrimenti indicare solo la determinazione a contrarre). Con la firma del presente atto l’Affidatario accetta la consegna dei lavori/servizi previsti e dichiara di aver preso completa visione dei luoghi ove dovranno essere eseguiti i lavori o servizi nonché di tutte le circostanze che possono aver influito sulla determinazione del prezzo di contratto. Art. 2. Modalità di esecuzione dei lavori L’Affidatario si impegna all’esecuzione dei lavori/servizi di cui all’art. 1 sulla base delle indicazioni fornite dal competente responsabile del Servizio/Ufficio dell’Amministrazione. Individuato nella persona del sig . …………………………………….. Art. 3. Corrispettivo Il corrispettivo per l’esecuzione dei lavori viene concordemente pattuito in complessive E ………………........……= (tenere presenti i limiti di cui all’art. 15, 3°, del d.lgs. 228/2001), al netto dell’IVA. Art. 4. Prescrizioni L’Affidatario, dovrà eseguire i lavori/servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività agricola. È fatto divieto di cessione del presente contratto. Art. 5. Obblighi di informazione L’Affidatario, con la firma del presente atto, dichiara che gli sono state fornite dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti nell’ambiente di lavoro nonché di essere a conoscenza dello stato dei luoghi ove saranno eseguiti i lavori o servizi. Lo stesso Affidatario, si obbliga ad informare di quanto sopra gli eventuali lavoratori familiari di cui all’art. 230 bis cod. civ., i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, determinato e parziale, che collaborassero alla esecuzione dei lavori. Art. 6. Tempi di ultimazione I lavori dovranno essere portati a termine entro ………….............……… giorni della stipula del presente atto. 44


Per ogni giorno di ritardo nella ultimazione dei lavori verrà applicata una penale di E ………………… da trattenersi sul saldo del corrispettivo previsto. Art. 7. Verifica di regolare esecuzione Il Certificato di regolare esecuzione è sostituito dal visto del responsabile del Servizio/Ufficio che rappresenta l’Amministrazione ai fini del presente contratto, apposto sulla fattura, attestante la regolare esecuzione dei lavori. Art. 8. Pagamento Il pagamento sarà effettuato in una unica soluzione alla ultimazione dei lavori previsti, ovvero per stati d’avanzamento lavori, dietro presentazione di fattura o altro documento equipollente, entro ……………………. giorni della verifica della regolare esecuzione degli stessi (è possibile prevedere pagamenti parziali, relativi a singoli stati di avanzamento). In caso di irregolarità riscontrate nella esecuzione dei lavori, si provvederà ad applicare una penale, fino ad un massimo del………. %. del compenso stabilito, da trattenersi sul saldo del corrispettivo previsto. In caso di interruzione dei lavori per forza maggiore o per cause al momento non identificabili, si provvederà alla liquidazione dell’importo risultante dallo stato di avanzamento dei lavori. Art. 9. Oneri fiscali e contrattuali Tutti gli oneri contrattuali e fiscali, ad eccezione dell’IVA, sono a carico dell’Affidatario. Agli effetti fiscali le parti dichiarano che il presente atto è soggetto a registrazione solo in caso d’uso ai sensi dell’art. 5, comma 2° del d.p.r. 26 aprile 1986, n. 131 trattandosi di prestazioni soggette ad IVA. Art. 10. Risoluzione controversie Ogni eventuale controversia tra l’Amministrazione e l’Affidatario è risolta per accordo bonario ovvero per arbitrato ai sensi degli artt. 149, 150, 151 del regolamento di cui al d.p.r. 554/1999. Letto, accettato e sottoscritto L’Affidatario Signor ………….......……………………… Per l’Amministrazione Il Dirigente …………......………………….

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III. I servizi nelle statistiche e la loro dimensione economica



1. I servizi agricoli nelle classificazioni statistiche

Il riconoscimento del ruolo dell’impresa agricola quale fornitrice di servizi privati e di pubblica utilità pone il problema della quantificazione economica di tali attività, anche ai fini del confronto con altre attività economiche, agricole e non, nell’ambito del sistema economico e al fine di analizzarne l’evoluzione nel corso del tempo. A tal fine assume rilievo essenziale l’inquadramento delle attività in questione nell’ambito delle classificazioni statistiche, costruite proprio al fine di permettere tali confronti ed analisi. Si tratta di un problema complesso che non può essere affrontato in dettaglio nel presente lavoro, anche se occorre ricordare che le classificazioni statistiche rispondono ad una serie di esigenze molto articolate, che vanno al di là dello studio di un singolo settore; si può dire a proposito che ogni classificazione presuppone una specifica elaborazione rispetto ai fenomeni che si intende indagare ed è la risultante di una pluralità di criteri e di definizioni messi a punto nel corso del tempo. Semplificando molto la questione può essere premesso che i servizi in esame possono essere considerati da due punti di vista molto diversi tra loro. Il primo è costituito dalle esigenze degli utilizzatori, che si potrebbe definire, in termini molto generali, il punto di vista della domanda. Il secondo è invece focalizzato sulle imprese che li realizzano e potrebbe essere considerato come il punto di vista dell’offerta. Sul primo versante occorre considerare che, riuscire a definire una serie di servizi che possono soddisfare esigenze di altri soggetti privati e/o pubblici, non implica che tali esigenze vengano soddisfatte necessariamente da imprenditori agricoli; ad esempio un servizio di “spalatura” della neve può essere svolto anche da altre tipologie di imprese. L’ottica in questione può essere però di notevole utilità per individuare il “mercato potenziale” al quale gli imprenditori agricoli possono fare riferimento. Il secondo punto di vista può essere invece utile per determinare la dimensione economica (e la dinamica) dei servizi attualmente già realizzati dalle imprese agricole. Tornando alla classificazione, con riferimento alle considerazioni precedenti, si può affermare che nel caso di specie rilevano due principali famiglie di classificazioni, quelle basate sulla attività e quelle basate sul prodotto. Come è noto le prime sono volte a classificare le unità produttive in base al tipo di attività che realizzano. Le seconde sono invece 49


focalizzate sui prodotti – ad esempio ai fini della rilevazione degli scambi internazionali, etc. – e sui servizi. Comunque tra le due diverse logiche è possibile creare opportune forme di collegamento e armonizzazione. Come è altrettanto noto agli addetti ai lavori esistono, a livello internazionale, delle classificazioni di riferimento, sia basate sulla attività che sul prodotto, dalle quali derivano (o alle quali possono essere ricondotte) le classificazioni utilizzate a livello nazionale (o sovranazionale, come nel caso dell’Unione Europea). Per quanto riguarda le attività il riferimento è costituito dalla International Standard Industrial Classification of All Economic Activities (ISIC), dalla quale deriva la classificazione NACE, utilizzata a livello europeo (ed alla quale fanno riferimento altre classificazioni come la NAICS utilizzata nell’area nordamericana). Per quello che concerne il prodotto il “sistema di orientamento” è costituito dalla Central Product Classification (CPC), dalla quale deriva ad esempio la SITC (utilizzata per gli scambi internazionali), e la CPA che classifica i prodotti per attività. La CPC costituisce un riferimento importante anche ai fini della analisi dei servizi in esame. A tal fine va premesso che essa è organizzata in sezioni, ciascuna suddivisa in un certo numero di divisioni, a loro volta suddivise in gruppi, classi e sottoclassi. Molto sinteticamente le sezioni sono dieci la prima delle quali, contraddistinta con la cifra zero, racchiude i prodotti dell’agricoltura, delle foreste e della pesca. Nella sezione 8 sono invece compresi i servizi alla produzione. Nella divisione 86 di quest’ultima sezione sono classificati i «Servizi accessori di agricoltura, caccia, selvicoltura, pesca, attività estrattive e pubblica utilità». Il gruppo 861 all’interno di questa divisione comprende i soli servizi “secondari”, o accessori come dir si voglia, di agricoltura, caccia, foreste e pesca. L’importanza dei servizi prodotti dalla agricoltura trova quindi pieno riconoscimento nella classificazione in esame, che, come è stato già accennato, rappresenta il sistema di riferimento internazionale per una parte significativa delle classificazioni utilizzate a livello operativo. Altrettanto importanti per l’analisi dei servizi dell’agricoltura sono ovviamente le classificazioni legate al criterio della attività, come nel caso italiano le ATECO, derivate dalla NACE. Le classificazioni in parola sono organizzate in sezioni, divisioni, gruppi, classi e categorie. La versione ATECO utilizzata fino ad oggi, quella del 2002, è costituita da 17 sezioni la prima delle quali, denominata con la lettera A, ricomprende le attività dell’agricoltura, della caccia e della silvicoltura. Questa sezione è articolata in due divisioni (la 01 e la 02), la prima comprendente le attività di agricoltura e caccia, la seconda quelle della silvicoltura. Nella prima sono collocati una serie di servizi, innanzitutto nel gruppo 01.4 «Attività dei servizi connessi all’agricoltura e alla zootecnia, esclusi i servizi veterinari; creazione e manutenzione di giardini». Questo a sua volta si articola in due classi: U 01.41 Attività dei servizi connessi all’agricoltura; creazione e manutenzione di giardini, aiuole e spazi verdi; U 01.42 Attività dei servizi connessi all’allevamento del bestiame, esclusi i servizi veterinari. La prima a sua volta comprende le seguenti categorie: – 01.41.1 Esercizio per conto terzi e noleggio di mezzi e di macchine agricole con personale 50


01.41.2 Raccolta, prima lavorazione (esclusa trasformazione), conservazione di prodotti agricoli e altre attività dei servizi connessi all’agricoltura svolti per conto terzi – 01.41.3 Sistemazione di parchi, giardini e aiuole. Quest’ultima appare una categoria di grande interesse ai fini del presente lavoro. Secondo quanto definito dall’Istat infatti in questa categoria sono comprese le seguenti attività: – creazione, sistemazione e manutenzione di giardini, aiuole e spazi verdi, manutenzione e rimodellazione del paesaggio, come ad esempio: parchi e giardini per abitazioni, altri edifici pubblici o privati (scuole, ospedali, edifici amministrativi, chiese, etc.), terreni comunali (parchi, aree verdi, cimiteri etc.), verde per vie di comunicazione (strade, linee ferroviarie e tranviarie, vie navigabili, porti, aeroporti), edifici industriali e commerciali; – verde per edifici (giardini pensili, verde per facciate, giardini interni); – campi sportivi, terreni di gioco e altri parchi ricreativi (campi sportivi, terreni di gioco, prati per solarium, campi da golf); – collocazione di piante e sistemazione del paesaggio per la protezione contro il rumore, il vento, l’erosione, la visibilità e l’abbagliamento; – misure paesaggistiche per la tutela dell’ambiente e della natura e manutenzione del paesaggio (rinverdimento, nuove coltivazioni, miglioramento dei terreni, zone di ritenzione, bacini anti-allagamento eccetera); – arboricoltura e interventi curativi sugli alberi, compresi la potatura di alberi e siepi e la ripiantatura di grandi alberi. Altri servizi aventi a che fare con la gestione della biodiversità animale sono inclusi nella classe 01.50 «Caccia e cattura di animali per allevamento e ripopolamento di selvaggina, compresi i servizi connessi»; altri servizi di significativo interesse ai fini del presente lavoro sono invece presenti sia nella classe 02.01 (in particolare con riferimento alla conservazione delle foreste e dei sentieri forestali), sia nella classe 02.02 «Servizi connessi alla silvicoltura e all’utilizzazione di aree forestali», dove sono collocati i servizi di prevenzione antincendio e altri servizi di utilizzazione delle aree forestali. Nell’ambito del processo di convergenza tra ISIC, NACE e NAICS è stata di recente messa a punto l’ATECO 2007, l’uso della quale è in via di implementazione nella pratica delle rilevazioni statistiche. In questa sede può essere utile osservare che dalla tabella di raccordo tra la “vecchia” e la nuova classificazione si rileva che le attività comprese nella categoria 01.41.3 vengono, per così dire, smembrate in due parti; una parte, cioè, viene inserita nella voce 01.61.00 («Attività di supporto alla produzione vegetale»), mentre un’altra parte viene ricompresa nell’aggregato 81.30.00 «Cura e manutenzione del paesaggio (inclusi parchi, giardini e aiuole)», nell’ambito della divisione 81, «Attività di servizi per edifici e paesaggio». Ad entrambi i sistemi di nomenclatura richiamati – quelli strutturati in base al prodotto e quelli costruiti in base alla attività – fa riferimento la classificazione europea messa a punto con finalità di coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi, il cosiddetto «Vocabolario comune per gli appalti» o «Common Procurement Vocabulary» (CPV), adottato con Regolamento del Parlamento e –

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del Consiglio n. 2195/2002 e successivamente modificato con Regolamento n. 213/2008 della Commissione. Il “vocabolario” in esame, ai sensi di questa norma, presenta una struttura ad albero organizzata in base ad un codice numerico le cui prime due cifre indicano la divisione, le prime tre il gruppo, le prime quattro la classe e le prime cinque la categoria, seguite da altre cifre che forniscono un grado di precisione supplementare. In un recente documento della Provincia di Reggio Emilia (2007) si fa riferimento proprio al CPV per l’individuazione dei lavori e dei servizi appaltabili alle imprese agricole ai fini della costruzione di un Albo di tali imprese «dedite alla multifunzionalità». Per quello che riguarda i lavori il grosso delle voci individuate ricade nella divisione 45 «Lavori di costruzione» e comprende oltre cinquanta lavori “potenzialmente” realizzabili da imprese agricole (Lavori di disboscamento, Lavori di stabilizzazione del terreno, Lavori di drenaggio terreni, Lavori primari per servizi, Lavori di sviluppo di siti, Lavori di scavo e movimento terra, Lavori di scavo di fossi, Rimozione di terra, Lavori di sterro, Lavori di riporto, Lavori di dissodamento di siti, Bonifica di terre incolte, Lavori di scavo, Lavori di scavo di fosse, Terrazzamento di pendii collinari, Lavori di movimento terra, Lavori di scavo e riporto, Lavori di architettura paesaggistica, Lavori di architettura paesaggistica per aree verdi, Lavori di architettura paesaggistica per parchi, Lavori di architettura paesaggistica per giardini, Lavori di architettura paesaggistica per giardini pensili, Lavori di architettura paesaggistica per cimiteri, Lavori di architettura paesaggistica per aree ricreative e sportive, Lavori di architettura paesaggistica per campi di golf, Lavori di architettura paesaggistica per centri di equitazione, Lavori di architettura paesaggistica per campi gioco, Lavori di architettura paesaggistica per strade e autostrade, Lavori di architettura paesaggistica per aeroporti, Tubature per la conduzione di acqua piovana, Lavori di costruzione di drenaggi, Lavori di drenaggio e di superficie, Lavori di drenaggio, Drenaggi, Lavori di superficie, Lavori di superficie per impianti sportivi vari, Lavori di superficie per campi sportivi, Lavori di superficie per campi da golf, Lavori di superficie per campi da tennis, Lavori di superficie per piste di competizione, Lavori di superficie per piste atletiche, Lavori di riparazione di campi sportivi, Lavori di superficie per impianti ricreativi, Lavori di superficie per aree da gioco, Lavori di superficie per giardini zoologici, Lavori di superficie per giardini, Lavori di superficie per parchi, Lavori di riparazione di zone ricreative, Lavori di costruzione per dighe, canali, reti di irrigazione e acquedotti, Canale di irrigazione, Canale di drenaggio, Lavori di scarico di pietrame, Impianto di compostaggio, Lavori di posa di drenaggi, Installazione di recinzioni). Anche per quello che concerne i servizi è possibile, sempre secondo la fonte citata, individuare una cinquantina di voci, la maggior parte dei quali ricompresi nella divisione 77 «Servizi connessi all’agricoltura, alla silvicoltura, all’orticoltura, all’acquacoltura e all’apicoltura» (Servizi di architettura paesaggistica, Servizi di giardinaggio paesaggistico, Servizi di pulizia di parcheggi, Servizi di accoglienza, Servizi di pozzi, Servizi agricoli, forestali e orticoli, Servizi agricoli, Servizi connessi alla produzione agricola, Servizi di compostaggio, Servizi forestali, Servizi di lavorazione boschiva, Servizi connessi alla lavorazione boschiva, Servizi di sfruttamento forestale, Trasporto di tronchi nell’ambito dell’area forestale, Servizi di disboscamento, Servizi di taglio alberi, Servizi 52


di manutenzione alberi, Seminagione di piante, Servizi connessi alla silvicoltura, Servizi di gestione silvicola, Servizi di piantagione e manutenzione di zone verdi, Servizi di manutenzione di giardini ornamentali o ricreativi, Servizi di diserbatura, Servizi di trattamento erbicida, Servizi di manutenzione parchi, Servizi di manutenzione terreni, Servizi di realizzazione di manti erbosi, Servizi di semina, Servizi di manutenzione di campi sportivi, Servizi di assetto floreale, Potatura di alberi e siepi, Potatura di alberi, Potatura di siepi, Servizi zoologici, Servizi zootecnici, Servizi di ripopolamento selvaggina, Servizi di caccia, Servizi di collocamento trappole, Servizi connessi alla pesca, Servizi di pulizia stradale, Servizi di spazzamento strade, Servizi di sgombero neve, Servizi di lotta contro il gelo, Servizi di pulizia dei pozzetti stradali, Servizi di spurgo dei pozzetti stradali, Servizi di protezione dell’ambiente, Servizi di manutenzione ambientale, Servizi di miglioramento ambientale, Servizi ecologici, Servizi di riserve naturali, Servizi di salvaguardia della fauna selvatica).

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2. Le stime della contabilità nazionale

Come è noto, con riferimento ad determinato periodo di tempo (in genere l’anno) la dimensione quantitativa delle attività economiche di un paese (e delle sue ripartizioni territoriali) è descritta attraverso il Sistema dei conti economici nazionali. Si tratta di un insieme di conti collegati che illustrano le modalità di formazione e distribuzione del reddito, le altre variabili rilevanti, nonché le loro reciproche interrelazioni. Nel caso italiano le stime della contabilità nazionale sono costruite dall’Istat secondo lo schema comune europeo noto come Sec, utilizzando sia informazioni rilevate direttamente dall’Istituto sia altre informazioni di fonte pubblica e privata. Nell’ultima revisione di tale schema sono state introdotte diverse innovazioni, tra le quali l’adozione della classificazione delle attività economiche ATECO 2002. Nel quadro delle conti nazionali e territoriali l’Istat procede, dunque, a stimare i principali aggregati del settore agricolo: produzione, consumi intermedi e valore aggiunto. In connessione con la suddetta revisione, negli ultimi anni, utilizzando in maniera più efficiente tutta una serie di informazioni (Censimenti, REA, etc.), sono state notevolmente migliorate le stime concernenti il valore della produzione delle attività connesse. Nonostante tale miglioramento l’Istat ritiene comunque che i valori determinati sottostimino ancora il valore in questione. Nella tab. 1 vengono riportate le stime realizzate dall’Istat, a seguito della revisione del 2005, per l’anno 2000. Come si osserva, nell’ambito della classe dei servizi connessi all’agricoltura (1.41), in termini correnti il valore delle attività incluse nella categoria del contoterzismo (la 1.41.01) è pari a oltre due miliardi di euro; quello delle attività di raccolta e prima lavorazione (1.41.02) supera il miliardo e cento milioni di euro. Il valore della attività di «Sistemazione di parchi, giardini e aiuole», risulta infine pari a 989 milioni di euro, valore che include i servizi di impianto di nuove coltivazioni. Al netto di quest’ultimo le attività in parola sarebbero invece ovviamente pari a circa 806 milioni di euro. Aggiungendo al valore dei servizi connessi all’agricoltura quello dei servizi connessi all’allevamento – che comunque rappresentano una voce molto limitata – si ottiene l’aggregato “Attività dei servizi connessi” che l’Istat rilascia periodicamente nell’ambito delle stime del valore aggiunto agricolo, attività che nell’anno di riferimento risulta pari a 4 mila (o quattro miliardi come dir si voglia) e 239 milioni di euro. 55


Tab. 1. Attività dei servizi connessi - Anno 2000 (valori correnti) Milioni di E

%

1:41:01 Esercizio per conto terzi e noleggio di mezzi e di macchine agricole con personale

2.046

48,3

1:41:02 Raccolta, prima lavorazione (esclusa trasformazione), conservazione di prodotti agricoli e altre attività dei servizi connessi all’agricoltura svolti per conto terzi di cui Conservazione delle sementi

1.109

26,2

1:41

Attività dei servizi connessi all’agricoltura; creazione e manutenzione di giardini, aiuole e spazi verdi

1:41:03 Sistemazione di parchi, giardini e aiuole di cui Nuove coltivazioni e piantagioni 1:42

Attività dei servizi connessi all’allevamento del bestiame, esclusi i servizi veterinari

Totale

220

5,2

989

23,3

183

4,3

95

2,2

4.239

100

Fonte: Sistan – Istat (2008).

Tab. 2. Produzione di beni e servizi dell’agricoltura (valori correnti, mil. di euro) Produzione ai prezzi di base - Valori ai prezzi correnti (migliaia di euro) ITALIA 2000

2008

Valori assoluti

%

Valori assoluti

%

Tasso di variazione*

Coltivazioni erbacee Cereali Legumi secchi Patate e ortaggi Industriali Fiori e piante da vaso

4.966 56 6.274 1.458 1.613

11,12 0,13 14,05 3,26 3,61

5.197 97 6.964 564 1.651

10,68 0,20 14,31 1,16 3,39

0,57 7,07 1,31 -11,19 0,29

Coltivazioni foraggere

1.882

4,22

1.752

3,60

-0,90

Coltivazioni legnose Prodotti vitivinicoli Prodotti dell’olivicoltura Agrumi Frutta Altre legnose

3.536 2.082 1.040 2.690 765

7,92 4,66 2,33 6,03 1,71

3.297 2.005 1.250 3.386 1.410

6,78 4,12 2,57 6,96 2,90

-0,87 -0,47 2,33 2,92 7,95

8.850 4.230 934 20

19,82 9,47 2,09 0,04

9.646 5.009 1.096 20

19,83 10,30 2,25 0,04

1,08 2,14 2,02 0,03

12

0,03

11

0,02

-1,13

COLTIVAZIONI AGRICOLE

ALLEVAMENTI ZOOTECNICI Prodotti zootecnici alimentari Carni Latte Uova Miele Prodotti zootecnici non alimentari ATTIVITÀ DEI SERVIZI CONNESSI Produzione di beni e servizi dell’agricoltura

4.239

9,49

5.298

10,89

2,83

44.647

100,00

48.653

100,00

1,08

* Tasso medio annuo di variazione calcolato con la formula dell’interesse composto. Fonte: Rielaborazioni su dati Istat. 56


Quest’ultimo aggregato, nel suo complesso, costituisce una quota importante della produzione dell’agricoltura, come è possibile rilevare esaminando la tab. 2. nella quale vengono riportate le principali voci che la costituiscono. Il valore delle attività dei servizi connessi, infatti, risulta essere dello stesso ordine di grandezza di quello della produzione di settori chiave dell’agricoltura italiana, quali ad esempio il latte o i cereali. Se si guarda all’anno 2000, infatti, il valore delle attività in esame risulta pari al 9,49% del totale, quello della produzione di latte ne rappresenta il 9,47%, e quello dei cereali l’11,12%. Con riferimento al 2008 l’incidenza delle attività dei servizi connessi raggiunge i 5 mila 298 milioni di euro, cioè il 10,89% della produzione agricola. Nell’ultimo anno disponibile, cioè, il valore dei servizi nel loro complesso supera significativamente quello del latte, che si attesta poco al di sopra dei 5 miliardi di euro, e quello dei cereali che si ferma al di sotto dei 5 mila e duecento milioni di euro. Sempre nella stessa tabella la crescita dei servizi viene quantificata in termini di tasso variazione. Nel periodo in esame, in termini correnti, il valore delle attività dei servizi connessi è cresciuto del 2,83% all’anno, più della media dell’intera produzione agricola, che è aumentata di poco più dell’uno per cento. Solo pochi aggregati – che partono comunque da un livello molto più limitato – evidenziano tassi di crescita superiori ai servizi nel periodo esaminato. La crescita delle attività dei servizi connessi va comunque analizzata con maggiore attenzione al fine di valutare quanto di essa sia riconducibile ad un effettivo incremento del loro volume e quanto sia imputabile invece ad una crescita dei prezzi dei servizi stessi maggiore rispetto a quella delle altre produzioni agricole. A tale scopo nella fig. 1 vengono riportati, per le principali voci della tabella precedente, i valori concatenati, cioè i valori calcolati dall’Istat (al posto dei “vecchi” valori a base fissa) Fig. 1. Produzione di beni e servizi dell’agricoltura (valori concatenati, mil. di euro)

Cereali Patate e ortaggi Industriali Fiori e piante da vaso Coltivazioni foraggere Prodotti vitivinicoli Prodotti dell’olivicoltura Agrumi Frutta Altre legnose Carni Latte Uova Attività di servizi connessi

Fonte: Rielaborazioni su dati Istat. 57


al fine di permettere valutazioni in termini reali, essendo le misure in volume di ciascun anno costruite in base ai prezzi dell’anno precedente. Come è possibile osservare, in termini reali, l’andamento dei servizi nel loro complesso appare sostanzialmente stabile, come del resto si rileva per la maggior parte dei comparti considerati, alcuni dei quali mostrano per la verità un andamento maggiormente altalenante, anche senza evidenziare particolari trend, con l’eccezione probabilmente delle colture industriali, che vedono calare significativamente il loro volume di produzione. In definitiva, secondo l’Istat, il valore dei servizi, sempre in termini reali, passa da 4.239 milioni di euro nel 2000 a 4.302 milioni di euro nel 2008. La crescita riscontrata in precedenza in termini correnti può quindi essere verosimilmente attribuita ad una dinamica dei prezzi più favorevole rispetto ad altri comparti. L’ultimo aspetto che è opportuno considerare, sempre con riferimento all’aggregato complessivo dei servizi, è la loro distribuzione territoriale. A tale scopo nella tab. 3 vengono Tab. 3. Attività dei servizi connessi per Regione (valori correnti, mil. di euro) Attività dei servizi connessi - Valori ai prezzi correnti (milioni di euro) 2000

2008 %

Valori assoluti

%

Tasso di variazione*

248,3

5,9

318,8

6,0

3,17

8,2

0,2

9,8

0,2

2,29

396,4

9,4

525,2

9,9

3,58

69,3

1,6

83,4

1,6

2,35

VENETO

414,0

9,8

511,0

9,6

2,67

FRIULI-VENEZIA GIULIA

102,6

2,4

131,5

2,5

3,15

40,3

1,0

59,8

1,1

5,08

EMILIA-ROMAGNA

453,1

10,7

553,4

10,4

2,53

TOSCANA

204,2

4,8

264,8

5,0

3,30

UMBRIA

82,8

2,0

100,8

1,9

2,49

MARCHE

161,9

3,8

198,4

3,7

2,58

LAZIO

248,5

5,9

332,0

6,3

3,69

ABRUZZO

105,5

2,5

131,7

2,5

2,82

PIEMONTE VALLE D’AOSTA LOMBARDIA TRENTINO-ALTO ADIGE

LIGURIA

MOLISE

Valori assoluti

59,4

1,4

70,4

1,3

2,15

CAMPANIA

241,3

5,7

297,0

5,6

2,63

PUGLIA

419,6

9,9

508,8

9,6

2,44

BASILICATA

142,0

3,4

166,9

3,2

2,04

CALABRIA

186,4

4,4

222,6

4,2

2,24

SICILIA

465,0

11,0

566,7

10,7

2,50

SARDEGNA

190,0

4,5

245,0

4,6

3,23

4.238,6

100,0

5.298,1

100,0

2,83

ITALIA

* Tasso medio annuo di variazione calcolato con la formula dell’interesse composto. Fonte: Rielaborazioni su dati Istat. 58


59


Tab. 4. Sistemazione parchi e giardini ed altri servizi (valori correnti x000 euro) ITALIA 2000

2008

Valori assoluti Sistemazione parchi, giardini e aiuole

806.225

%

Valori assoluti

19,0

1.289.763

%

Tasso di variazione*

24,3

6,05

Altri servizi

3.432.345

81,0

4.008.372

75,7

1,96

Totale attività servizi connessi

4.238.569

100,0

5.298.135

100,0

2,83

* Tasso medio annuo di variazione calcolato con la formula dell’interesse composto. Fonte: Rielaborazioni su dati Istat.

riportate, in termini correnti, i valori delle attività in esame per ciascuna regione con riferimento al 2000 ed al 2008. Come si rileva le Regioni che contribuiscono maggiormente alla formazione dell’aggregato in esame sono l’Emilia-Romagna e la Sicilia – che in entrambi gli anni rappresentano ciascuna oltre il 10% del totale nazionale – seguite “a ruota” da Lombardia, Veneto e Puglia. L’insieme di tali Regioni rappresenta, sia nell’anno iniziale che in quello finale, oltre il 50% del valore delle attività dei servizi connessi realizzati a livello nazionale. In termini di crescita le Regioni più “dinamiche”, a parte la stessa Lombardia, appaiono essere il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, la Toscana ed il Lazio, che fanno registrare tassi medi annui di variazione significativamente superiori a quello registrato a livello nazionale. Le distribuzioni spaziali e le dinamiche illustrate in precedenza sono, come già precisato, relative ai servizi nel loro complesso, comprensivi cioè del contoterzismo e della prima lavorazione. Ai fini del presente lavoro assume particolare interesse l’andamento dei Servizi di sistemazione parchi e giardini compresi nella categoria 1.41.03. L’Istat non pubblica i dati relativi a tale aggregato; essi sono stati comunque messi a disposizione dall’Istituto ai fini della presente analisi. Nella successiva tab. 4 vengono pertanto riportati il valore della categoria in esame per l’anno di riferimento e quello, anche se ancora provvisorio, relativo all’ultimo anno disponibile e posti a confronto con la parte rimanente dei servizi ed il loro totale. Come già illustrato al 2000 il valore delle attività di Sistemazione parchi e giardini è pari a 806 milioni di euro; al 2008, a valori correnti, tali attività risultavano pari a quasi un miliardo e 290 milioni, dello stesso ordine di grandezza, cioè, di importanti attività produttive agricole, come si può osservare riesaminando la tab. 2. Basti notare, ad esempio che nell’anno in esame, il valore dei servizi in esame non è molto al di sotto di quello della produzione di fiori e piante in vaso (un miliardo e 651 milioni di euro), ed è superiore al valore della produzione di agrumi (un miliardo e 250 milioni). Il “comparto” dei parchi e giardini si rileva, dunque, quello più dinamico all’interno dei servizi connessi, con un incremento medio annuo di oltre il 6%. Tale crescita sostenuta fa sì che l’incidenza percentuale di tale categoria sul totale, che al 2000 era del 19%, passi al 24,3% nel 2008. 60


Fig. 2. Sistemazione parchi e giardini ed altri servizi (valori correnti x000 euro)

Fonte: Rielaborazioni su dati Istat.

La crescita costante del valore delle attività di sistemazione parchi e giardini viene documentata nella fig. 2, che riporta l’andamento, in tutto il periodo considerato, della categoria in parola e delle altre voci considerate nella tabella.

61



IV. Modelli aziendali e strategie imprenditoriali: materiali per una analisi esplorativa



1. Finalità ed ipotesi di lavoro

La breve ricognizione fin qui effettuata ha in primo luogo richiamato quelle che possono essere considerate le ragioni di fondo – come si usa dire i driver – che sottintendono alla crescita dei servizi offerti dall’agricoltura. Nel secondo capitolo sono stati invece ampiamente evidenziati quelli che sono i meccanismi regolativi ed autoregolativi del fenomeno e come questi contribuiscano a definire e ad identificare sempre meglio e più in dettaglio le attività in esame. In questo processo di definizione ed identificazione giocano un ruolo importante i processi di classificazione statistica che sono stati illustrati nel terzo capitolo e che sono essenziali per la quantificazione del fenomeno, sia in termini potenziali che in termini effettivi. Infine nello stesso capitolo sono state presentate le informazioni statistiche ufficiali attualmente disponibili che, per quanto limitate, consentono di apprezzare il contributo oramai significativo che le attività in esame forniscono alla produzione agricola. Il terreno sul quale le conoscenze relative ai servizi in esame risultano ancora inadeguate è probabilmente quello dei modelli aziendali che attualmente li realizzano e sulle connesse strategie imprenditoriali. Si è ricordato all’inizio che queste dovessero adeguatamente considerare le economie di scopo e, dunque, gli aspetti concernenti la produzione congiunta, ma sulle modalità operative attraverso le quali si realizza l’interazione tra produzioni e servizi e sui connessi processi di valorizzazione delle risorse aziendali le informazioni rinvenibili nelle statistiche ufficiali non sono particolarmente “illuminanti”. Non è che nell’ambito del sistema statistico nazionale non siano rintracciabili fonti attraverso le quali è possibile acquisire informazioni di qualche tipo sulle attività connesse a livello aziendale. A titolo di esempio può essere citata l’indagine «Struttura e produzione delle aziende agricole 2007» (Spa, 2007) dell’Istat, che permette di collegare una serie di caratteristiche strutturali e produttive ad alcune attività connesse (agriturismo, trasformazione di prodotti aziendali ed “altre attività”), ma le informazioni disponibili non consentono per il momento di approfondire a sufficienza i legami tra dette caratteristiche e tali attività. Un discorso analogo può valere anche nel caso dell’Indagine RICA gestita dall’Inea, che solo nel prossimo futuro sarà in grado di fornire informazioni adeguate alle neces65


sità conoscitive relative ai servizi. Tuttavia l’importanza e la complessità del fenomeno probabilmente richiederanno – prima che dette necessità siano pienamente soddisfatte dalle statistiche ufficiali – una qualche stagione di analisi empiriche basate su casi di studio territoriali. A tal fine è opportuno cominciare ad avviare la strumentazione concettuale ed operativa finalizzata alla realizzazione di tali analisi. Su questo terreno è necessario definire in primo luogo una serie di ipotesi di lavoro che possano supportare la investigazione sul campo, a cominciare dalla popolazione di riferimento sulla quale indagare. In prima approssimazione questa dovrebbe ovviamente comprendere aziende agricole che realizzano, accanto alle loro attività principali, una serie di servizi “del verde” e/o “ambientali”. Ai fini dell’analisi dei percorsi evolutivi aziendali andrebbe comunque valutata la possibilità – in connessione con il carattere più autonomo che le attività di servizi e/o lavori paesaggistici tendono ad avere nelle classificazioni ufficiali – di considerare anche aziende il cui fatturato è sostanzialmente legato a tali attività e dove l’attività agricola, quando presente, incide in maniera limitata su di questo. Per quanto riguarda le ipotesi di lavoro uno dei primi aspetti da considerare riguarda l’influenza di particolari competenze pregresse – in termini di ordinamenti e colture specifiche, ma anche di formazione imprenditoriale – sulla scelta di avviare le attività di servizi e sulla loro configurazione. Un altro aspetto di un certo rilievo concerne invece l’influsso delle caratteristiche e della dotazione di alcuni fattori “fondo” come la terra ed il lavoro. L’avvio delle attività di servizi può anche infatti nascere dalla esigenza di utilizzare meglio suddette risorse nell’ambito dell’unità aziendale e/o familiare. Una prospettiva significativa riguarda inoltre l’importanza, nella scelta di intraprendere le attività in esame, di particolari fattori di contesto, come la localizzazione, le realtà amministrative presenti sul territorio e la presenza di particolari “mercati” di riferimento (fiere, eventi, etc.), l’appartenenza a particolari network, etc. Infine non vanno persi di vista gli elementi soggettivi come la capacità innovativa e la propensione al rischio. Definite le ipotesi di lavoro occorre mettere a punto strumenti operativi da utilizzare nelle indagini di campo, in particolare questionari che possano essere utilizzati sia sul versante qualitativo, che, considerando opportuni campioni, su quello quantitativo. Infine occorre cominciare a testare questi strumenti considerando casi “rappresentativi” atti a riverificare e affinare le ipotesi di lavoro e la strumentazione analitica nel suo complesso.

66


2. Aspetti metodologici e strumenti di rilevazione

Sulla base della ricognizione effettuata e delle prime ipotesi di lavoro schematizzate in precedenza si è proceduto ad effettuare una breve indagine esplorativa, considerando alcuni casi aziendali localizzati nell’area centro-settentrionale. A tal fine si è provveduto a mettere a punto un questionario che viene riportato integralmente in appendice. In sintesi il questionario è strutturato in quattro sezioni indicate con le lettere da A a D. La prima considera alcune informazioni generali sull’azienda ed il conduttore, in particolare quelle relative alla forma giuridica e quella di conduzione, nonché tutta una serie di notizie concernenti l’imprenditore, la sua famiglia ed il loro apporto alla gestione aziendale. La sezione B è volta invece a tracciare un profilo del complesso della realtà aziendale, considerando sia le caratteristiche principali dei fattori produttivi – capitale fondiario, capitale di esercizio, caratteristiche del lavoro – sia il livello e la composizione della produzione lorda vendibile, sia, infine, la redditività. La terza sezione – la sezione C – è finalizzata invece ad indagare specificamente sulla tipologia di servizi realizzati, sui fattori specifici ad essi riconducibili, nonché sulla tipologia e sulla localizzazione della clientela. L’ultima sezione, la D, prende in considerazione le innovazioni introdotte ai fini della produzione di servizi, quelle che sarebbe necessario introdurre per essere competitivi in tale comparto e tutta una serie di eventuali criticità presenti sul piano del rapporto con gli altri attori (fornitori, clienti, amministrazioni), su quello della normativa e relativamente alla formazione. Per quello che concerne le modalità di somministrazione va precisato che il questionario è stato sottoposto via e-mail ad un gruppo di imprenditori di successo – individuati attraverso interlocutori privilegiati – che realizzano servizi in misura significativa, chiedendo contestualmente un appuntamento telefonico per la effettiva compilazione. Date le modalità di rilevazione, purtroppo, solo in pochissimi casi si è riusciti ad ottenere informazioni complete ed utilizzabili, cioè a compilare il questionario in tutte le sue parti. Tuttavia i casi considerati hanno permesso di migliorare il questionario stesso e fornire alcune prime indicazioni di carattere qualitativo su alcuni modelli aziendali sui quali continuare ad indagare. 67


3. I casi analizzati ed i modelli individuati

Non è possibile in questa sede riferire ovviamente in dettaglio dei pochi casi rilevati, sia in funzione del rispetto della normativa sul trattamento delle informazioni, sia perché comunque, in relazione alla limitatezza del campione considerato, non ha senso proporre generalizzazioni se non per pochi particolari aspetti. Questi sono relativi soprattutto ai modelli evolutivi (ai “prototipi” o se si vuole ai diversi “idealtipi”) ai quali potrebbero eventualmente essere riferiti – a seguito di ulteriori e più estese rilevazioni – i casi esaminati, modelli che vengono di seguito brevemente illustrati. Il primo dei “prototipi” individuato attraverso le interviste può essere visto come una sorta di estensione di un modello aziendale ad indirizzo vivaistico, nel quale la produzione di servizi rappresenta un elemento di diversificazione in qualche misura “necessario”, una sorta di servizi di assistenza (e/o di post-vendita), connessi alla alienazione del prodotto principale (piante ornamentali, essenze arboree, etc.). Questo modello si giova di risorse comuni, costituite in primo luogo dalle competenze acquisite nella fase di allevamento delle diverse specie vegetali, nonché nella gestione di immobilizzazioni specifiche (serre, ombrai, impianti di irrigazione, etc.). In secondo luogo in questo modello le attività relative ai servizi si possono valere di una serie di macchine e attrezzature specifiche, quali rasaerba, piccoli escavatori, movimentatori telescopici, etc., che trovano ampia utilizzazione in ambito vivaistico. La tipologia di servizi realizzati concerne soprattutto la manutenzione di tappeti erbosi, siepi e cespugli, giardini pensili, alberature, nonché la messa in opera di alberature, etc., comprendendo con il termine manutenzione anche le lavorazioni al terreno e le concimazioni. La clientela può essere tanto di tipo privato quanto pubblico. Si tratta di fenomeni ampiamente ipotizzabili in un comparto molto dinamico, quale quello florovivaistico, che sta sperimentando, anche nel nostro Paese, processi di riorganizzazione molto intensi fondati su sistemi di imprese strutturati secondo modelli organizzativi anche abbastanza diversi tra loro (Schimmenti, 2009). Un secondo prototipo individuato può essere invece considerato come un “viraggio” ai servizi “del verde ed ambientali” partendo da un modello di azienda agricola già parzialmente orientato verso il contoterzismo “tradizionale”. Questo modello si giova in genere 68


della preesistenza di un parco macchine aziendale particolarmente fornito, al quale si aggiungono attrezzature specifiche, ad esempio per la pulizia dei parchi e la potatura di alberature; il mercato di riferimento può essere privato, ma in parte significativa anche pubblico, con riferimento soprattutto ai Comuni. Il terzo idealtipo riscontrato è quello nel quale i servizi sono uno – ma non il solo – elemento di un assetto fortemente indirizzato verso la diversificazione. Si tratta di un modello organizzativo che sembra funzionare abbastanza bene in aree “interne” e montane, caratterizzato dalla elevata dimensione fisica, ma anche dalla presenza di attività che garantiscono una elevata produzione vendibile, come i prodotti dell’allevamento, e contraddistinto altresì dalla presenza di attività forestali. In questo modello è cruciale l’uso di una serie di competenze e fattori aziendali, in particolare macchine ed attrezzature, che possono essere utilizzate non solo per servizi di cura degli spazi verdi, ma anche per piccole opere di ingegneria naturalistica e per la manutenzione della viabilità. Un elemento di forza di questo modello è costituito dalla compresenza di clienti privati e pubblici (Comuni, Comunità Montane, etc.) Si tratta come si vede di prime acquisizioni, come già sottolineato, assolutamente provvisorie, che per essere confermate vanno sicuramente poste al vaglio di ulteriori riscontri empirici. Tuttavia la speranza è che il lavoro realizzato possa costituire un materiale utile alla impostazione di indagini territoriali più “sistematiche” e approfondite.

69


Appendice

QUESTIONARIO AZIENDALE A 1 2

3 4

5 6 7 8 9

10

11 12 13

INFORMAZIONI GENERALI SULL’AZIENDA ED IL CONDUTTORE DENOMINAZIONE AZIENDA LOCALIZZAZIONE Provincia Comune INCIDENZA LAVORO SALARIATO SUL TOTALE DEL LAVORO IMPIEGATO (% GG) FORMA GIURIDICA ditta individuale società di persone società di capitali cooperativa PERCENTUALE TERRENI IN PROPRIETÀ SUL TOTALE ANNO INIZIO ATTIVITÀ BREVE STORIA AZIENDA ANNO DI NASCITA IMPRENDITORE/CONDUTTORE SESSO Maschio Femmina TITOLO DI STUDIO Laurea Diploma di maturità (corso di 4-5 anni che permette l’accesso all’Università) Diploma di qualifica professionale (corso di 2-3 anni che non permette l’accesso all’Università) Scuola dell’obbligo NUMERO DI CORSI PROFESSIONALI FREQUENTATI NEGLI ULTIMI 5 ANNI NUMERO COMPONENTI LA FAMIGLIA FAMILIARI CHE LAVORANO IN AZIENDA Coniuge I Figlio II Figlio III Figlio

70


B 1 2 3 4

5

6

7

8

9

10

STRUTTURA - ORDINAMENTO - RISULTATI COMPLESSIVI SUPERFICIE AZIENDALE (ha) numero di corpi SUPERFICIE BOSCATA (ha) SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (ha) SAU irrigua PRINCIPALI FABBRICATI AZIENDALI abitazione (mq) stalle (mq) magazzini (mq) tettoie (mq) altro specificare (mq) PRINCIPALI COLTIVAZIONI PERMANENTI Vigneti (ha) Oliveti (ha) Frutteti (specie) (ha) Altro specificare (ha) ALTRI MIGLIORAMENTI RILEVANTI Serre in metallo (mq) Altre serre (mq) Tunnel (mq) Ombrai n. Vasche di accumulo (mc.) Pozzi n. Impianti di irrigazione (ml) Altro (specificare) PRINCIPALI MACCHINE MOTRICI Tipo 1 (CV) Tipo 2 (CV) Tipo 3 (CV) PRINCIPALI MACCHINE OPERATRICI E ALTRE ATTREZZATURE Tipo 1 (n.) Tipo 2 (n.) Tipo 3 (n.) Elettropompe (n) Motopompe (n.) Altro NUMERO MEDIO DI CAPI (presenti negli ultimi due anni) Bovini Suini Ovini Avicoli Altro OCCUPATI IN AZIENDA (media ultimi due anni) Conduttore (% tempo lavorativo impiegato in azienda) Coniuge (% tempo lavorativo impiegato in azienda) Altro familiare (% tempo lavorativo impiegato in azienda) 71


11 12

13

C 1

2 3

72

Operai tempo indeterminato (n.) Operai tempo determinato (n.) PRODUZIONE LORDA VENDIBILE TOTALE (media ultimi due anni - 000 euro) INCIDENZA % SULLA PLV TOTALE DELLE DIVERSE ATTIVITà seminativi (cereali, leguminose, industriali, etc.) orticoltura ( pomodoro, peperone, etc.) floricoltura (fiori e fronde recise, etc.) vivaismo (piante, etc.) coltivazioni permanenti (vite, olivo, pesco, etc.) allevamento erbivori (bovini latte, bovini carne, etc.) allevamento granivori (suini, pollame, etc.) trasformazione di prodotti aziendali contoterzismo agriturismo Altri lavori e servizi connessi REDDITO NETTO (media ultimi due anni 000 euro)

SERVIZI - FATTORI SPECIFICI - CLIENTELA TIPOLOGIE DI LAVORI E SERVIZI REALIZZATI (% valore sul totale) Bonifiche vegetazionali (decespugliamento, eliminazione infestanti, etc.) Lavorazioni del terreno (a mano, con mezzi meccanici, etc.) Opere di irrigazione (perforazione, drenaggio, fornitura pompa, impianto, etc.) Tappeti erbosi (rigenerazione, arieggiamento, taglio, concimazione, etc.) Siepi e cespugli (potatura, manutenzione, lavorazioni, etc.) Giardini pensili Impianti sportivi (campi di calcio, tennis, etc. realizzazione e manutenzione) Manutenzione alberature (potatura contenimento, abbattimento, estirpazione ceppaie) Fornitura in opera di specie arboree proprie Fornitura in opera di specie arboree altrui Opere ingegneria naturalistica (viminate, fascinate, gradonate, idrosemina, cordonate, palizzate, muri a secco, sistemazione scarpate, etc.) Messa in opera arredi (cestini, dissuasori, fioriere, griglie, panchine, pergolati, etc.) Manutenzione verde e arredi (svuotamento, spazzatura, compostaggio, etc.) Concimazioni e trattamenti (concimazioni, diserbi, somministrazione antiparassitari, etc.) Viabilità (pulizia strade da neve e altri materiali, ripristino frane, pulizia pozzetti, etc.) Canali e corsi d’acqua (pulizia e sistemazione argini, manutenzione scoli, etc.) Costruzione e manutenzione piste, sentieri, aree di sosta (comprensive di cartellonistica) Interventi per la salvaguardia della fauna selvatica Interventi specifici in aree protette Allevamento di specie in via di estinzione Altri (specificare) DA QUANTO TEMPO REALIZZA TALI SERVIZI (anni) FATTORI SPECIFICI Fabbricati dedicati Altri miglioramenti specifici (serre, bancali, impianti, etc.) Macchinari specifici 1


4

Macchinari specifici 2 Macchinari specifici 3 Attrezzature specifiche 1 Attrezzature specifiche 2 Attrezzature specifiche 3 Inputs specifici acquistati (sementi, materiale di propagazione, materiali, arredi, etc.) 1 Inputs specifici acquistati (sementi, materiale di propagazione, materiali, arredi, etc.) 2 Inputs specifici acquistati (sementi, materiale di propagazione, materiali, arredi, etc.) 3 TIPO CLIENTELA (% valore sul totale) Privati proprietari di immobili Privati che gestiscono impianti sportivi Condomini Aziende dell’edilizia e delle costruzioni Aziende che operano nella manutenzione stradale Aziende che operano nel campo delle infrastrutture (strade, ferrovie, aereoporti) Aziende che realizzano eventi (fiere, mostre, convegni, etc.) Altre aziende private Studi professionali Comuni Province Comunità Montane Altri enti subregionali Regione 4 LOCALIZZAZIONE CLIENTELA (% valore sul totale) Provincia Regione Extraregione

D 1

3 4 5 6 7

INNOVAZIONE – CRITICITÀ – ESIGENZE FORMATIVE INNOVAZIONI INTRODOTTE PER REALIZZARE I SERVIZI Meccaniche (descrivere) Altre innovazioni tecnologiche (agronomiche, chimiche, etc.) (descrivere) Organizzative (descrivere) ULTERIORI INNOVAZIONI DA INTRODURRE PER MIGLIORARE I SERVIZI Meccaniche (descrivere) Altre innovazioni tecnologiche (agronomiche, chimiche, etc.) (descrivere) Organizzative (descrivere) PRINCIPALI CRITICITÀ NEI RAPPORTI CON FORNITORI DI FATTORI SPECIFICI (descrivere) PRINCIPALI CRITICITÀ NEI RAPPORTI CON I CLIENTI DEI SERVIZI (descrivere) PRINCIPALI CRITICITÀ RISCONTRATE NELLA NORMATIVA RELATIVA AI SERVIZI (descrivere) PRINCIPALI CRITICITà NEI RAPPORTI CON LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (descrivere) ALTRE CRITICITÀ

8

ESIGENZE FORMATIVE SPECIFICHE RELATIVE AI SERVIZI (descrivere)

2

73



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Finito di stampare nell’anno 2009 da Editrice Compositori, Bologna


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