IL MENANTE - GIUGNO 2012

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ANNO IX, NUMERO 6 GIUGNO 2012 € 1,00


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GOVERNICCHI Acquisiti i dati delle ultime elezioni amministrative, le forze politiche si cimentano nella costruzione di un assetto politico utile ad affrontare la prossima competizione elettorale che si terrà nella prossima primavera, salvo congedo anticipato del governo Monti. L e piazze intanto continuano a riempirsi; ora protestano gli “esodati”. Gli esodati sono lavoratori che hanno interrotto il proprio rapporto di lavoro, utilizzando una legge italiana che lo consentiva, senza avere ancora maturato i requisiti minimi per ottenere la pensione. L'ultima riforma delle pensioni dell'autunno scorso, che ha cambiato in maniera significativa i requisiti per lasciare il lavoro, a partire dal fatto che è stata innalzata l'età minima per smettere di lavorare, non ha tenuto conto che erano stati firmati migliaia di accordi per l'uscita anticipata dal lavoro. Una legge dello Stato che con leggerezza “sorvola” il contenuto di un altro atto normativo, sempre dello Stato italiano. Sembrerebbe una barzelletta ma così non è. Questo accade perché l'esercizio di tagliare sempre da una parte, rende cieco il legislatore? Il governo tecnico, infatti, che appare sempre più un governicchio, fatta eccezione per la tanto decantata notte germanica,

dopo la mancata scossa che avrebbe dovuto produrre, rischia di creare altri danni alla già fragile tenuta sociale ed economica del paese. Non è difficile comprendere che, se si lasciano a casa lavoratori senza stipendio e senza pensione, se si alleggeriscono stipendi e pensioni, se si aumentano le tasse, le famiglie hanno minore possibilità di spendere. È facile comprendere, inoltre, che se le aziende non hanno i danari per affrontare le difficoltà della crisi sono destinate a chiudere bottega. Un governo, tecnico o politico che sia, non ha bisogno di fare tanta filosofia su temi così elementari. Dal governo Monti ci si aspettavano semplici provvedimenti; solo per fare alcuni esempi: una patrimoniale vera, quella che tassa i patrimoni accumulati spesso anche attraverso l'evasione e l'elusione fiscale e una norma semplice semplice per evitare i famosi sprechi della politica, che non sono solo i finanziamenti pubblici ai partiti, anzi questi rappresentano una piccolissima parte; una norma che imponga ai pubblici amministratori di non poter finanziare attività non supportate da idoneo progetto e iscritte nel bilancio con preciso riferimento al progetto e all'approvazione dello stesso. Insomma, piccoli e semplici provvedimenti utili ad invertire

la rotta dell'eccessiva discrezionalità, spesso sinonimo di arbitrio; invece tutto marcia nella più completa confusione, chi si sveglia prima la mattina mette le mani nella cassa. Basta una nomina di assessore provvisorio per sentirsi legittimati a spendere. I tecnici al governo forse non si stanno rendendo conto che, con l'accresciuta confusione, si sta nutrendo, la stravaganza della politica. Sull'IMU si sono colti i primi aspetti che evidenziano queste caratteristiche, al nord come la sud si stanno iscrivendo in bilancio cifre di pura fantasia che nulla hanno a che fare con il gettito reale. Questo consentirà a comuni sull'orlo del dissesto di prendere tempo, iscrivendo in bilancio cifre fantasiose che produrranno ulteriori danni. Ci sono amministrazioni locali che sulle cifre fantasiose stanno costruendo quella che in breve si tradurrà in una nuova stangata a carico delle famiglie. A Fasano, per esempio, si è già alla tragedia dell'assurdo. In meno di due mesi il sindaco neo eletto è passato “dal non saranno aumentate le tasse” al puntuale aumento delle tariffe sui servizi a domanda individuale, ma questo attiene alle oramai solite note stonate da campagna elettorale; la tragedia vive e si alimenta invece sulla qua-

dratura del bilancio, falso nelle cifre di previsione di entrata. La conferma viene dagli stessi amministratori che promettono modifiche in ribasso delle tariffe già approvate e riportate nel bilancio di previsione approvato dalla mini giunta. Un bilancio falso perché trova la sua quadratura - si parla di quattro milioni di euro di squilibrio - attraverso l'alienazione di pezzi di patrimonio e col gettito IMU non ancora perfettamente quantificabile. Verrebbe da chiedere solo un dato: quante sono le seconde case a Fasano? Sicuramente molto meno di quelle stimate per determinare il presunto gettito. Al punto in cui siamo, come l'Italia intera non riesce ad uscire dalla crisi, pur avvalendosi di tecnici, cosi la città di Fasano soffre l'assenza di politiche equilibrate e di provvedimenti semplici e trasparenti. L'assenza di regole certe in un sistema come il nostro, con i tecnici o con i politici in cabina di regia, sconta l'evidenza che a pagare il conto saranno sempre gli stessi, i soliti noti. Il sindaco Di Bari, nel mentre fa in mille pezzi il suo pseudo programma elettorale che non prevedeva alcun tipo di aumento per i cittadini fasanesi, ha già deciso a chi far pagare il conto o ci sta ancora pensando? Aldo Carbonaro


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LO ZOO NON TRASLOCA PIÙ?

PACE IN VISTA TRA ZOO E AMMINISTRAZIONE COMUNALE

In questi giorni si è assistito, forse, all'epilogo di una lite che va avanti da mesi. Sui giornali locali si sono ripetute accuse, repliche, controrepliche tra lo staff di un imprenditore, Ugo De Rocchi e il sindaco Di Bari. Ugo De Rocchi è il proprietario dello zoo, autentico fiore all'occhiello della Città. Lo zoo è Fasano, un connubio indissolubile che nasce negli anni sessanta e che rischia di disgregarsi per una, forse, futile lite. Eppure la politica, rispettando le regole, è sempre stata vicina a questa impresa che porta lustro e lavoro a Fasano. Reminiscenze del passato, esponenti politici che “sbarcavano” a Roma sottobraccio ad un indomito Don Matteo Colucci. Tutti insieme per ottenere le autorizzazioni per l'apertura di quello che poi sarebbe diventato il biglietto da visita della Città. C'era un senatore del Psdi, Matteotti, che capì il bene che questa “azienda” avrebbe portato all'economia locale e, senza regalar nulla, diede una mano a questi “volenterosi” fasanesi. Oggi 250 famiglie vivono grazie allo zoo e un piccolo indotto porta ad altri posti di lavoro.

Altri tempi. Queste reminiscenze mi portano alle affermazioni di un mio ex direttore che scriveva di imprenditori e prenditori. Due sole lettere di differenza che però pongono moralmente un'asticella tra “bene” e “male”. Chi genera affari dai propri capitali e chi ne genera dai nostri. Chi chiede aiuto ai politici di turno per il bene del paese e chi ne chiede per il proprio bene. De Rocchi è un imprenditore, un uomo che ha comprato una azienda importante e cerca di portarla avanti. Interessa constatare che forse le parole dei politici non pesino nulla o che gli stessi non abbiano chiara la differenza tra imprenditori e prenditori. In campagna elettorale tutti i contendenti si sono spesi sul lavoro ai fasanesi, alle imprese locali. C'è addirittura chi auspicava la nascita di un Consorzio di imprese fasanesi che avrebbe dovuto gestire tutti gli appalti pubblici. Un aiuto agli imprenditori locali o ai prenditori? La lite tra zoo e Comune è andata avanti tra minacce non proprio velate di chiusura del parco, sventolate davanti alle menti inermi di amministratori comunali, e dichiarazioni quali

“Col Comune c'è un rapporto deteriorato". Richieste di danni (ben 3 milioni) al municipio che, per rilasciare il via libera all’installazione di una giostra ci ha impiegato un lustro. Il "Creano ostacoli", riferito a persone all'interno del Comune, ha fatto riflettere tutti i concittadini sul fatto che, per ottenere quanto spetta loro per legge, devono aspettare anni o, per accelerare, per avere “tempi giusti”, devono oleare un qualsiasi ingranaggio all'interno delle stanze comunali. Tanti poi i piccoli “dispetti”, come l'abolizione del biglietto speciale per i residenti a Fasano", la volontà di realizzare un parco acquatico a Monopoli, definita una"città più aperta agli imprenditori esterni”. La risposta del sindaco Di Bari è stata sempre un abbastanza risentito "Non si fanno favoritismi". La pace sembra esserci stata, sancita da un incontro tra le due parti che sembrava una finale di coppa del mondo: per lo Zoosafari De Rocchi, Delle Rose, Manfredi, Schiavone. Per l'Amministrazione comunale, Di Bari, Orefice, Carparelli, Dioguardi, Carrieri, Carparelli, Ammirabile. Arbitro Scianaro. Nulla è cambiato. Passi indietro, colpe date agli assessori, beghe interne, liti e paci, tregue forzate. Se un sindaco ferma l’installazione di una giostra perché ci sono problemi paesaggistici o perché la giostra stessa può arrecare un danno al territorio, ben venga un diniego. Che lo stesso sia però ben documen-

tato e reso pubblico. Se un sindaco, invece, non crea infrastrutture o è sordo ai consigli di chi opera sul territorio e vuole solo “una mano”, solo opere fattibili, per aiutare un settore che porta lavoro, allora c'è qualcosa che non va. Eppure i soliti prenditori si sfregano le mani e continuano a far affari con i denari dei contribuenti. E a qualche imprenditore questo da molto fastidio, ve lo assicuro. Che pace sia, rispettando le regole e preservando il territorio da scempi. Il lavoro lo si crea o lo si conserva rispettando le regole. E che questa vicenda sia di monito: via gli intralci burocratici a chi fa impresa e stop a chi fa della “prenditoria” una cassaforte di denari e voti. A margine di questa pace, speriamo produttiva, arriva l'ennesimo segnale di qualcosa che deve per forza cambiare. Gianfranco Furno, delle “Dune”, si lamenta a giusta causa della problematica della costa di Torre Canne. La lista delle cose che non vanno è lunghissima: manca una seria illuminazione per tutta via Appia a partire da Lido Bizzarro, un marciapiede, un efficiente servizio di mezzi pubblici a partire dal 15 maggio fino a metà ottobre, una pista ciclabile. In luglio e agosto è difficile raggiungere Torre Canne anche in auto. Ad una distanza di circa 2 chilometri da riva, a partire dall'Hotel delle Terme fino a oltre Lido Bizzarro, si notano dei residui di liquami; questi dovrebbero appartenere ad abitazioni non collegate alla rete fognaria comunale, o per cattiva volontà o per completa assenza della rete. Annosi problemi ai quali, chi fa imprenditoria nella marina, ancora non vede soluzione. Annosi problemi che un Comune deve risolvere. Ci sarà una nuova lite? Gianluca Monopoli


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SANITA' FASANESE AL BIVIO ACQUA PUBBLICA:

Quale futuro per l'ospedale di Fasano? La risposta a questa domanda va cercata al di là di quelli che sono i dati ufficiali, che comunque è bene ricordare. Qualche settimana fa, l'assessore regionale Fabiano Amati ha annunciato che il nostro nosocomio, contrariamente a quanto detto e paventato negli ultimi mesi, non chiuderà. Ed in effetti, per ora, e solo per ora, sembra che l'interesse di Amati abbia scongiurato una prevista serrata della struttura. Da registrare è però la chiusura di Ostetricia, perchè non conforme alle linee guida del Ministero della Salute che prevede un minimo di 500 parti annui per giustificare l'esistenza di un reparto nascite. Persi anche 8 posti in Pediatria, 6 in Medicina, 6 in Lungodegenza. Nel frattempo però il nosocomio fasanese ri-avrà il suo reparto di pneumologia con i suoi 20 posti. Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? È certo che la necessità di centralizzazione delle strutture sanitarie sia un obbiettivo da raggiungere al più presto. Troppi, tanti, piccoli ospedali non reggono il passo delle nuove esigenze sanitarie, che prevedono centri superspecializzati ma al tempo stesso dotati di approcci multidisciplinari. Ecco perchè l'esigenza della costruzione di un nuovo, grosso, ospedale di zona è reale è giustificata. E, tra l'altro, proprio negli scorsi giorni si è registrato l'annuncio, da parte dello stesso Amati e dell'Assessore Attolini, della costruzione di 5 nuovi ospedali

di grosso calibro, tra cui quello che si situerebbe tra Fasano e Monopoli. Il punto è ora verificare la fattibilità di tale operazione. Se le promesse verranno mantenute, è ben chiaro che il passo avanti sarebbe notevole. Opportuno è quindi che si cominci a parlare di questo, piuttosto che esprimersi in soluzioni campanilistiche che nulla aggiungono alle reali esigenze sanitarie della popolazione. Si cominci a discutere di cifre, numeri, posti letto, reparti, a verificare che l'annuncio di Amati si traduca in sostanza. Altrimenti, se così non sarà, e solo in quel caso, ha senso continuare a sottolineare l'inevitabile stillicidio a cui è stato sottoposto l'Umberto I. Non ha senso programmare un potenziamento dell'attuale nosocomio cittadino se l'obiettivo, quantomeno dichiarato, è un altro. Sebbene, è bene sottolinearlo, non si prescinde dalla necessità di mantenere aperte strutture fondamentali, seppur obsolete, come i nostri attuali ospedali, fino a che la riforma annunciata giorni fa non diverrà operativa. In questo senso, lo stesso Fabiano Amati non ha lanciato segnali del tutto rassicuranti. Sarebbe bene che il Comitato permanente di difesa dell'ospedale, un gruppo lodevole seppur ristretto di persone che attivamente si sta interessando alla questione, si concentri, quindi, sui numeri e sui dati tecnici, invitando esperti del settore, promuovendo iniziative volte a ragionare sulle prospettive in termini di offerte sanitarie e costi. Per il resto, fatta eccezione per lo stesso Amati, è da constatare il totale disinteresse della comunità politica fasanese per una questione di importanza spropositata. Un’inadeguatezza che fa davvero paura. Fabio Cofano

TARIFFE EQUE

“Un atto di giustizia e solidarietà”. Ha così commentato l'Assessore Regionale alle Opere Pubbliche, Fabiano Amati, la sottoscrizione del Protocollo d'intesa tra la Regione Puglia, l'Autorità idrica pugliese e l'ANCI Puglia per la concessione di agevolazioni tariffarie alle fasce più deboli. Si tratta di un accordo finalizzato ad operare delle riduzioni annue sulle tariffe acqua per le famiglie con redditi rientranti in talune fasce. In particolare, sono tre le categorie sociali a cui potranno essere applicate le relative agevolazioni economiche. La prima fascia riguarda le famiglie con redditi Isee inferiori ai 7.500 € annui. Per queste famiglie, che sono quasi trecentociquantamila in Puglia, si prevede un risparmio annuo di 36,65 € annui, offrendo loro gratuitamente l'equivalente del fabbisogno standard per due componenti, comprensivo del costo della depurazione e della fognatura, pari a 36,50 metri cubi annui. La seconda categoria comprende le famiglie - più di cinquemila in Puglia - con quattro o più figli e con un reddito Isee inferiore a 20.000 € annui. L'agevolazione in questo

caso riguarda l'erogazione gratuita di 110 metri cubi, sempre comprensivi di depurazione e fognatura, pari ad una dotazione per sei componenti del nucleo familiare, che corrisponde ad un risparmio annuo per famiglia di 116,96 €. L'ultima fascia riguarda i nuclei familiari con reddito Isee inferiore a 10.000 €. Il beneficio riguarda l'erogazione gratuita di 54,75 metri cubi annui pari ad un risparmio di 54,98 € annui a famiglia. In questo caso, però, il finanziamento del Protocollo coprirà soltanto le prime cinquemila famiglia che presenteranno domanda per l'a ge vo lazione. Un atto, in tempo di crisi, di buon governo dunque. “Un protocollo che si situa nella migliore tradizione pugliese di giustizia e solidarietà, imparate più che altro dalla sete e dalla lotta per l'acqua. - ha dichiarato l'Assessore Amati - Su quest'argomento abbiamo il dovere di conservare sempre la nostra originalità e il nostro primato, anche per onorare le grandi opere che ci sono state consegnate dalla storia centenaria: l'atto sottoscritto oggi è, senza retorica, su questa scia”. Francesca Radesco


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LITE TRA LE BANCARELLE

TORRE CANNE TEATRO DI UNA RISSA TRA COMMERCIANTI AMBULANTI Domenica 17 giugno, tarda serata, Torre Canne. Una lite tra commercianti a chiusura del mercato settimanale. A fronteggiarsi, una famiglia di commercianti regolari con una di commercianti irregolari. Una lite per una bancarella che ostacolava la viabilità, una lite che ha rischiato di degenerare interessando anche i passanti incolpevoli. Un particolare, però, ci ha colpito: che ci facevano in un mercato controllato, dove bisogna pagare posteggi e tasse varie, degli irregolari? C'è un vero controllo in questi mercati? Sono anni che scriviamo dei commercianti di “serie B”, gli itineranti. Sono anni che raccontiamo storie di piccoli abusi,

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Anno IX - n. 6 Chiuso il 30 giugno 2012

di poca chiarezza in un settore utilizzato come serbatoio di voti da tanti politici. Non siamo stanchi, come forse lo sono i rappresentanti di categoria. Non siamo stanchi nel riportare le denunce, gli sfoghi e le idee per migliorare il settore che arrivano da questi lavoratori. Vogliamo dare maggior dignità ai commercianti che giornalmente, sotto il sole o la pioggia, lavorano per mantenere le proprie famiglie. Una prima denuncia è per chi deve controllare. Chi non è autorizzato ad occupare zone e spazi mercatali, poiché non adempie all'obbligo di pagamento e di richiesta dell'autorizzazione per l'occupazione di suolo pubblico per l'esercizio dell'attività commerciale, deve esser mandato via. Basta con il “tutti devono lavorare”, con il “sono poveretti”. Se c'è da pagare una tassa lo si faccia, come ormai, per fortuna, si fa in tutti i settori. Chi è preposto ai controlli, che lo faccia; altrimenti cambi lavoro. Siamo stanchi di leggere le stesse

giustificazioni da anni. Sono poche le risorse umane a disposizione del comando dei Vigili Urbani che poi, spesso, vengono utilizzate per i “salotti buoni” di Fasano? Assumiamo nuovi vigili stagionali, non pensiamo solo alle strisce blu! Una seconda denuncia è per la mancanza di una soluzione logistica adeguata. Un mercato settimanale deve esser vivibile, deve esser più fruibile da tutti i cittadini. Deve portare “movimento” e commercio. Mancano zone idonee. Mai si è pensato ad una soluzione definitiva per allocare le bancarelle. Eppure le zone che si dovrebbero creare diverrebbero poi utilizzabili anche per altri scopi. Le nostre frazioni, Fasano centro, tutti dovrebbero avere delle aree polifunzionali da utilizzare come mercati, parcheggi, contenitori di spettacoli e manifestazioni. Non ci sono soldi per crearle? E tutti i fondi utilizzati per soluzioni tampone, come lo spazio provvisorio creato a Torre Canne? Tanti interventi ma tutti straordinari,

che denotano una mancanza di programmazione seria. Gli sfoghi? Il settore commercio ambulante merita rispetto, porta denari nelle casse comunali e porta lavoro per tante famiglie. Il settore viene visto di buon occhio dai politici solo per ricevere voti sotto elezioni. A tanti politici è più utile fare un “favore” che far rispettare le regole. Si sarebbe troppo impopolari, anche perché si tratterebbe di combattere situazioni ormai incancrenite. Un'operazione dolorosa, ma necessaria, potrebbe riportare pace e dignità in un settore troppo bistrattato. Ad essere sinceri, in questi anni la situazione è comunque molto migliorata. Si pensi alla situazione di decadenza e sregolatezza di qualche anno fa. Il miglioramento si deve alla presa di coscienza degli ambulanti stessi che non vogliono più il giogo del politico di turno. Giovani ambulanti, nuove generazioni abituate a rispettare le regole. G.M.


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MAMMA LI TURCHI! Mia nonna materna, nella sua vita, pur essendo stata poliedrica nel lavoro, ha sempre svolto mansioni umili, come quello di andare a fare le siringhe casa per casa di malati, che quando c'erano le epidemie nel sugo riusciva pure a farci un soffritto con un pezzetto di ventresca di maiale. Oppure ricamava al telaio e, come in una seria società per azioni, divideva il guadagno con sua sorella che a Savelletri faceva la rete per il suo ricamo, oltre a quella che serviva a suo marito pescatore. In gioventù lavorò anche nel campo dell'agricoltura, ma pur raccogliendo pomodori e olive, la sua postura è rimasta sempre eretta, il suo volto continuativamente fiero e dai suoi occhi grigioverdi non si celavano mai l'orgoglio, l'ironia e la schiettezza, anche se di storielle e bubbole ne raccontava tante, giusto per celia. Sosteneva che la sua discendenza provenisse da principi turchi che si stabilirono nel foggiano dopo l'esilio, che sua madre viveva in un palazzo con lo stemma nobiliare e che il suo paese natio avesse una piazza col cognome di suo nonno, fondatore della città. Io non ci credevo e, senza dirle niente per non offendere la credibilità dei suoi piacevoli fatterelli, quando diventai automunita, mi recai alla ricerca, più che delle mie origini, di un barlume di speranza che mia nonna non fosse ormai in preda a una mitomania ormai irrecuperabile. Invece riscontrai qualche verità e mi vergognai non solo della mia diffidenza, ma anche di non essere stata, in tutti i rami genealogici, il membro di una famiglia modesta che si è riscattata con lavori onesti, ottenendo pure la gratificazione dei discendenti che sono andati a scuola. Comunque, indaga e indaga, e forse proprio turchi non erano. Insomma che provenissero dai Balca-

CE’ FODD!!!

di Angela Rubino con il permesso di Ingres.

ni era plausibile considerato il cognome, poi italianizzato da qualche dipendente dell'anagrafe xenofobo o addirittura analfabeta. Così ho pensato: ma la Madonna a Fasano chi è riuscita a scacciare? Pirati macedoni, croati, siriani, libanesi, unni, bizantini, ostrogoti o cercopitechi? Avendo appurato che, secondo la popolazione, all'epoca senza data sicura, chi venisse dal mare fossero tutti turchi, lo erano pure le cazzodde. Solo che ora le chiamano aragoste. Turchi, intesi ovviamente in senso dispregiativo, come quando si dice: “Smettila che fumi come un turco!” oppure: “Quello a letto combina le cose turche”. Insomma è gente che cede ai vizi e alla lascivia ed è bene tenere a distanza a suon di mazzolate sui denti, per onor di casta patria immune da turpi gesta. Ora però, la gente fortunatamente è meno razzista e accetta i turchi, pure quelli che hanno il turbante come Alberto Sordi nello “Sceicco bianco”, ma pure quelli che non ce l'hanno e compensano con uno stuolo di mogli al seguito, coperte come se fossero un

complemento d'arredo di una casa da preservare dalla polvere prima che si parte in vacanza. La filmografia che tratta argomenti esotici da mille e una notte, harem indaffarati in danze del ventre tra bagni di vapori e massaggi di eunuchi, ha sempre affascinato. Durante il periodo Neoclassico, ci fu addirittura il pittore francese Jean Auguste Dominique Ingres, vi assicuro: è uno solo nonostante la sua collezione di nomi, che cavalcando la moda del gusto orientale iniziò a dipingere come un rattuso forsennato, donne nude in saune e odalische procaci. In linea di massima questo non fu proprio un gusto, ma una vera e propria romanticheria per edulcorare gli effetti del colonialismo. Mia zia Cenzina è una donna testarda e fedele e con il romanticismo ci azzecca come la Nutella con i capperi, quando rimase vedova, appese al chiodo ogni aspettativa futuribile, rifugiandosi nei ricordi, così, quando noi nipoti, dopo aver commiserato i suoi decenni di astinenza da vizi e lascivia come i turchi di prima, le abbiamo detto in maniera secca:

“Perché non ti trovi un uomo?” e lei semplicemente ha risposto: “Fossi scema a ritornare a rammendare calzini, se proprio sarà, voglio essere servita. Aspetto un pascià che si fermi col suo yacht lussuoso, mi prenda e mi porti via.”. E dove lo troviamo un pascià in questo periodo di crisi? Menomale che ci ha pensato Borgo Egnazia. A giugno è sbarcato uno sceicco. E la zia: “Ho detto pascià! Non sceicco.” Provarle a dire che secondo la popolazione locale sono tutti turchi e che alla sua età ormai non bisognerebbe andare tanto per il sottile, mi sarebbe costata la privazione della sua parmigiana di melanzane, minimo per un semestre. Meglio la tortura. Così, come dice il proverbio: “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto” (forse dovrei mettermi a dieta), ho deciso di andare a fare visita allo sceicco e parlargli di mia zia e di come sa fare la parmigiana, tanto tra i seicentocinquanta suoi ospiti nessuno si sarebbe accorto di uno in più. Ma niente, neanche questa volta sono riuscita a entrare, così come mi è successo di recente quando volevo incontrare Ridge Forrester per dirgli di smetterla con le telenovele poiché la vicina è sorda e a quell'ora vorrei seguire il telegiornale. Delusa, lungo il cammino del ritorno, per colpa delle mie sinapsi anarchiche, ho pensato alla figura della Tripolina in un film di amore e per l'appunto di anarchia, eccetera, eccetera, eccetera, poiché la regista è Lina Wertmüller il titolo non me lo ricorderò mai per intero. Tripolina era una prostituta che si faceva chiamare così dopo aver visto le pellicole di Rodolfo Valentino mentre interpretava la figura di uno sceicco. Arrivo dalla zia e le chiedo: “Me le fai due tripoline al pesto? La sera la parmigiana è pesante”. Angela Rubino


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PIANO DI RECUPERO SOLO NELLE AREE GIUDIZIARIE? La città di Fasano è caratterizzata da un centro, tra i più estesi, storicamente ricco di particolarità architettoniche. Questa conformazione singolare, delimitata da viuzze strette e pavimentate dalle peculiari “chianche” e dalle case tipiche “alla fasanese”, necessita ancora oggi di un'attenta sistemazione urbanistica. Sono trascorsi circa tre anni da quando il Comune di Fasano ha approvato il Piano di Recupero del Centro Storico e non è stato approntato nessun intervento che sia realmente migliorativo della vivibilità della zona. Le viuzze strette sono oggi adibite a parcheggi liberi, data la proliferazione delle strisce blu avutasi nell'ultimo anno proprio nel centro della città. Non c'è alcuna armonia, inoltre, nei colori dei muri esterni delle case del centro storico, così come continuano a proliferare infissi in anticorodal e strutture esterne di refrigerazione oppure di scarico di fumi particolarmente fastidiose all'occhio di chi ama la bellezza dei luoghi. Ultimamente il Piano di Recupero del Centro Storico è tornato sulla stampa per una vicenda giudiziaria che coinvolge il Sindaco di Fasano Pasquale Di Bari e l'Assessore Regionale Fabiano Amati. Quest'ultimo nel 2008, consigliere comunale di Fasano, fu delegato dal Sindaco Di Bari a riordinare il piano ed a seguirne la definitiva approvazione. La delega suscitò aspre polemiche politiche e non solo. Nella primavera del 2009 furono, infatti, proposti al Tar di Lecce due ricorsi - uno presentato da Saverio Potenza, ed uno da Maria Rosiello, Francesco e Vincenzo Saponaro - con i quali si sosteneva che l'allora consigliere Amati non avrebbe potuto occuparsi del Piano di Recupero per ragioni di conflitto di interesse. Si precisava, infatti, minuziosamente nei due ricorsi che lo stesso e suoi famigliari

possedevano nel centro storico alcune proprietà. Dinnanzi al Tar, però, fu evidenziato che ben 24 consiglieri comunali avevano proprietà nel perimetro del centro storico di Fasano. Se dunque si fosse dovuto tenere in considerazione il conflitto d'interessi, con il conseguente obbligo d'astensione sul provvedimento, il Piano sostanzialmente non sarebbe stato mai approvato, dato il numero di consiglieri nella stessa posizione. Il Tar rigettò i due ricorsi sostenendo, difatti, che in primo luogo per i Piani di Recupero non c'è obbligo di astensione ed in secondo luogo che lo stesso era “non viziato da alcuna irregolarità, senza violazioni di legge e dei principi di materia di pianificazione urbanistica”. Il 13 giugno scorso però sono stati notificati al Sindaco Di Bari e all'Assessore Amati due informazioni di garanzia, firmate dal sostituto procuratore Valeria Farina Valaori. L'indagine penale riguarderebbe un esposto per abuso d'ufficio in concorso sempre concernente il Piano di Recupero del Centro storico. Aldilà della vicenda squisitamente giudiziaria - Amati e Di Bari saranno ascoltati dal Sostituto Procuratore sulla questione - è rilevante un dato. A tre anni dalla sentenza del Tar che ha sancito la piena regolarità del Piano di Recupero, stupisce che lo stesso non venga ancora applicato effettivamente e rigorosamente dalla stessa amministrazione che delegò il consigliere Amati al suo riordino. I piani di recupero sono strumenti urbanistici che individuano zone della città in cui risulta necessario recuperare, appunto, il patrimonio edilizio ed urbanistico attraverso interventi di conservazione, risanamento, ristrutturazione e migliore utilizzazione dello stesso. Il Piano di Recupero del Centro Storico di Fasano, adottato nell'autunno del 2008,

definisce centro storico un'area molto estesa del centro della città, quella compresa tra via Roma, via Mignozzi, corso Perrini e via Nazionale dei Trulli. Si tratta in sostanza dell'area storicamente ed architettonicamente più antica della città ed anche più demograficamente abitata. La necessità di intervenire armoniosamente su questa zona è del tutto evidente, soprattutto se si vuole portare la città a livelli turistici e, dunque, economici, importanti e qualitativamente qualificanti. Eppure, dalla “patente” di regolarità data dal Tribunale Amministrativo, nulla di urbanisticamente incisivo è stato attuato sulla zona. Anni persi per il rilancio

della città che non può che partire dal miglioramento della vivibilità e dell'arredo urbano del centro cittadino, nonostante i proclami elettorali di buona amministrazione. F. R.

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QUELLO CHE I GRECI (NON) DICONO La crisi economica in Grecia è una notizia che non fa più scalpore. È passata in secondo piano per lasciare spazio alle notizie sulla nostra e l'italiano medio resta indubbiamente indifferente davanti a ciò che riguarda altri paesi. La manipolazione delle informazioni da parte dei media non aiuta: news distorte, accenni brevi sulla questione, che non lasciano spazio alla realtà vera, quella della gente. Si parla di politici, ma si sa poco di come vive la comunità, di come sta affrontando i tempi neri della crisi. Per questo ho deciso d'intervistare una ragazza greca, Fotini Xanthopoulou, per capire cosa avviene realmente nel paese in cui vive. E magari scoprire di avere molte cose in comune con i nostri dirimpettai, che non siano solamente gli ulivi e il mare. 1) Come si vive in Grecia? Ti piace il posto in cui vivi? Sì, non mi trasferirei mai in un'altra città. A Thessaloniki ho una casa piccolina, è vero, però ci vivo da quando sono nata e ci sono affezionata. Nel quartiere in cui stiamo conosco proprio tutti, ho tanti amici. Siamo una famiglia numerosa: ho una sorella e due fratelli, siamo molto uniti. Mia madre è disoccupata e mio padre è un impiegato statale. Non navighiamo nell'oro, siamo costretti a tirare la cinghia più di una volta. Ma la nostra è una vita semplice, e io non mi sono mai sentita triste, non mi è mai mancato niente. 2) Quando senti parlare di crisi, cosa ne pensi? Ti è indifferente? Non sono mai stata indifferente a ciò, perché non è solo una questione di politica. A scuola ci hanno spiegato che la crisi per noi è cominciata prima della Seconda Guerra Mondiale, ed è continuata anche dopo. Quando, tempo fa, ho sentito per la prima volta al telegiornale che c'era di nuovo la crisi, ho pensato che fosse una di quelle solite notizie pessimiste dei media. Non gli ho dato molta importanza. Poi ho capito che bisognava fare qualcosa a proposito, altrimenti sarebbe andata sempre peggio di così. 3) E della crisi italiana, cosa ne pensano i greci? Ho sentito parlare di recente della politica italiana e della crisi, ma le notizie ci arrivano col contagocce. Non conosco nemmeno il vostro nuovo Presidente del Consiglio. Uno o due anni fa arrivavano parecchie notizie su Berlusconi, tipo notizie di gossip, scandali, solo questo. Non si aveva una buona considerazione della politica italiana qui. Ora forse le cose saranno un po' cambiate nel vostro paese. 4) Qual è la situazione reale in Grecia? Secondo te riuscirà a superare il crash economico? L'unica cosa che posso risponderti è che qui la situazione è davvero grave. Non c'è bisogno di parole elaborate per descrivere il degrado che c'è in Grecia. E sai qual è la cosa peggiore? Che tutti sappiamo che il peggio deve ancora arrivare. Secondo me ci vorranno più di dieci anni prima che la situazione ritorni (più o meno) alla normalità. 5) Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il

vaso quindi? E come si stanno comportando i giovani in questa situazione? Dovremmo guardare in faccia alla realtà, non possiamo dare la colpa soltanto ai politici, anche se sono stati loro a dare il colpo di grazia, rubando un sacco di soldi allo Stato. Ma la colpa è stata anche delle persone, in primis degli evasori fiscali. I giovani stanno combattendo a testa alta con le proteste, ma spesso si trasformano in veri e propri atti di violenza, distruggono, creano confusione. Purtroppo per loro non c'è lavoro, la disoccupazione è alle stelle. In generale, la situazione è grave soprattutto riguardo alla sanità. Molta gente non può permettersi i medicinali. Mio zio era malato di cancro, e non ha potuto proseguire le cure perché sono diventate costosissime. Lo Stato non ci aiuta. Tutto questo mi spaventa, dove andremo a finire? 6) Allora, alla fine si stava meglio quando si stava peggio? Decisamente sì. La risposta è ovvia. Ora la nostra vita è sempre sul filo del rasoio. Prima riuscivamo a vivere con il solo stipendio di mio padre, ora invece dopo i tagli è troppo poco. Spesso riceve la busta paga anche con due o tre mesi di ritardo. Il futuro mi spaventa. So che dovrò cercarmi un lavoro, che probabilmente non potrò nemmeno permettermi di studiare all'università. Spero che usciremo prima o poi da questo baratro nero. Sono ottimista. Bisogna essere ottimisti, non c'è altra scelta. Alessandra Rubino


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TRE QUADRI E UN TARATUFFO “Io ieri sera mi ho mangiato un taratuffo, me l'ho frecato esatto esatto scorza e tutto…” Così inizia una nota canzonetta barese del cabarettista Gianni Ciardo. Il nostro capoluogo subisce una serie di maldicenze sul suo conto e non di meno ne sono affibbiate ai suoi abitanti, come se non fosse un'attrattiva turistica vedere un parcheggiatore abusivo, tassativamente dedito ad auto esclusivamente in doppia fila. Il barese è primo in classifica per il rutto alla Peroni, la sua bionda è tassativamente ossigenata dopo i quarant'anni e in Corso Cavour (Càvur per gli autoctoni) passeggia rischiando scippi da parte di Nicola, il compagno di classe di suo figlio Nicola. Censimenti recenti hanno dimostrato che c'è più biondume tra le baresi over quaranta che nell'intera Svezia, questa curiosità potrebbe senza dubbio, essere oggetto di curiosità

e in particolar modo incremento di turismo maschile. Un'altra canzonetta, nota per essere stata usata come sigla finale in un serial locale trasmesso da Telenorba, racconta le raccomandazioni di un padre a un figlio e, nel bel mezzo del testo, si sente: “Se la maestra ti mette la nota, tu esci da scuola e ci fori la ruota”. È lapalissiano pensare che tutto ciò abbia una forte impronta ironica da parte dell'autore, è giusto che si voglia e si debba fare comicità, ma tenendo sempre a mente che qualsiasi aneddoto arguto, anche il più fantasioso, svelle elementi dalla triste realtà. Tale genere letterario innegabilmente legato al folklore, come una cozza allo scoglio, per alcuni raccoglie consensi ilari dal gusto carnascialesco, mentre per altri svolge una mansione incitante ed emulativa. Questo modus vivendi è così radicato da essere ormai

oggetto di vanto e citazioni, per questo motivo lo troviamo ormai anche in svariati proverbi, primo fra tutti è che “Ce Parigi teneve lu mare, jev na piccole Bare”. Tutte queste sorprese e altre ancora, potranno senza dubbio dimostrarsi accattivanti per il turista, magari dopo essere passato dallo zoosafari di Fasano per vedere le scimmie e il babbuino da poco catturato. Con lo stesso atteggiamento positivo il viaggiatore temerario potrà intrufolarsi tra le viuzze strette e camminare all'ombra delle innumerevoli tute di acetato, stese su fili come labirintiche ragnatele in memoria di tempi passati fumosi. Tra i panni e le mollette s'intravedono cordicelle comunicanti, che trovano appigli su balconcini che s'inerpicano lungo i muri, erosi dalla salsedine. Terrazzini disordinati che nulla lasciano trapelare di come possa essere

la pianta interna delle abitazioni delle frenetiche lavandaie. Oltre la fastosa basilica di San Nicola, protettore del figlio dell'ossigenata, nonché del suo compagno di classe e pure del preside, svetta imponente il Castello Normanno-Svevo. La fortezza, pur avendo origini remote risalenti al periodo romano-greco, trova la sua realizzazione più concreta grazie alla volontà dell'imperatore normanno Ruggero II, ma, neanche a dirlo, i baresi stessi lo distrussero, per poi vederlo risorgere dalle sue ceneri non fenicie, grazie all'intervento di Federico II. Forse è proprio per vergogna che la popolazione, pioniera della moda odierna del sushi (il crudo di mare), ora lo chiama semplicemente castello svevo. La roccaforte, per un lungo periodo adibita a caserma, fortunatamente ora è un bene storico-culturale che offre all'ospite pagante la visita


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completa del maschio, con annessa gipsoteca: una modesta galleria di gessi e calchi di reperti provenienti da zone limitrofe. Il castello talvolta alloggia anche mostre non permanenti e alcune esposizioni itineranti, come quella che è stata inaugurata il 16 giugno e terminerà il 28 ottobre. L'evento fa parte di un progetto nazionale che si chiama “Viaggio in Italia. Capolavori dai musei del mondo”, che distribuisce in varie città della penisola qualche manciata di opere al fine d'incentivare un turismo più globalizzato, quindi è rivolto soprattutto a un pubblico straniero, con il fine principale di far conoscere più parti del territorio italiano. Il tour segue un percorso geografico ben preciso, delineatosi lungo tutta la fascia costiera adriatica, di conseguenza all'abitante del posto risulta poco seducente vedere maggiorato di cinque euro l'ingresso dell'edificio storico per un esiguo numero di opere pittoriche, per quanto gli autori siano di degna fama. A Bari, la mostra ha per titolo: “ Viaggio in Italia. Capolavori dai Musei del Mondo. Dopo l'impressionismo: Bonnard, Signac, Matisse ed il nuovo sguardo sulla natura”. L'intestazione, pur-

troppo è ingannevole poiché presagirebbe una presenza sufficiente di quadri che possano dare almeno un'idea del preciso periodo pittorico, invece sulle pareti della Sala Bona Sforza, sono esposti solo tre quadri post-impressionisti: “La Falesia d'Aval e il cottage di Etretat” di Henri Matisse, “Il ponte dei santi Padri” di Pierre Bonnard e “Alberi in fiore” di Paul Signac, tutti e tre provenienti dalla collezione della fondazione Bemberg di Tolosa. Chi si troverà davanti alla biglietteria, certamente gli sarà facile mettere a confronto il costo d'ingresso con quello di musei che propongono una maggior offerta formativa, pur mantenendo un prezzo simile. Si tenga per giunta in considerazione la normale reazione negativa in seguito a una delusione, con conseguente critica riguardo alla gestione dell'evento e dei suoi membri al servizio. Un'esperienza simile è stata precedentemente vissuta presso Castel del Monte, l'organizzazione scelse di non far ripetere più l'inconveniente, avendo constatato di aver subito, oltre che una serie di lamentele, anche un calo di affluenza presso i luoghi culturali circostanti. Comunque, chi

volesse visitare la mostra barese, l'orario di apertura è alle 8,30 e quello di chiusura alle 19.30. Un orario idoneo anche per andare a pesca di taratuffi.

Animali al limite estremo della conoscenza di un ittiologo, poiché parenti stretti del minollo e del sarchiapone. Giullalaproffa

LA MINI GIUNTA Credo che la mini giunta sia solo un escamotage per tamponare una crisi all'interno del Centrodestra causata dalla rottura, per mere logiche spartitorie, fra Antonio Scianaro e Lello Di Bari. Grazia Neglia e Giuseppe Vinci hanno il compito di sopperire alle situazioni più urgenti, la questione del porto di Savelletri e l'Imu. Null'altro. Ma che senso ha questa mini giunta che il sindaco ha voluto a tutti i costi per paura di perdere la poltrona? Forse per dimostrare che esistono, oppure per altri motivi che in questi giorni sono usciti fuori dall'armadio, vedi gli avvisi di garanzia emessi per la faccenda del piano di recupero? Oppure c'è dell'altro? Questioni che al cittadino comune non è dato sapere. Intanto, l'ospedale di Fasano è quasi definitivamente chiuso e non si potrà più nascere a Fasano. C'è poi la questione dello zoo safari che minaccia di levare le tende dalla Città, non prima di avere ottenuto un congruo risarcimento danni per via di una giostra di cui non è stata autorizzata l'installazione, pur in presenza di tutti i requisiti di legge. Per la questione degli operai di Monna de' Lizia, l'Amministrazione non ha mai mosso un dito. Questi sono i problemi che attanagliano Fasano. Si vorrebbe inoltre conoscere il vero stato di salute delle casse del Comune, visto che la confusione continua a regnare sovrana, nonostante si sia andati alle urne solo qualche settimana fa. Pino Carrone

A P E R T O

C H I U S O

A N C H E

I L di Maurantonio Leonardo & C. S.a.s.

A P R A N Z O

BANCHETTI - PICCOLI RICEVIMENTI - CRESIME - BATTESIMI - ECC.

TRATTORIA - BRACERIA - PIZZERIA - FORNO A LEGNA Via del Miracolo, 176 - 72010 - POZZO FACETO (BR) INFO 080.489.02.41 - 338.56.35.001 - 333.89.58.295 infoilgiardinodoro@libero.it - www.ilgiardinodoro.it

L U N E D I’


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GIUDIZIO DI AMMISSIONE AGLI ESAMI DI STATO E RISCHI CHE SI CORRONO Alla fine del percorso didattico l'alunno ha raggiunto un livello di preparazione che per quanti sforzi abbiamo fatto tutti quanti, insegnanti e lui stesso, non si discosta molto dall'insufficienza assoluta e questo Consiglio di Classe, all'unanimità, concorda che se all'esame si presentasse una cernia di mare cerebrolesa farebbe più bella figura. Cionondimeno, anche per premiare la regolarità con cui l'alunno ha frequentato le ricreazioni, ma soprattutto per togliercelo davanti alle palle, faremo il possibile e l'impossibile perché il discente possa uscire finalmente e definitivamente da questa scuola. L'alunno ha maturato un'esperienza invidiabile avendo sog-

giornato in questo istituto per ben dodici anni anziché i regolari cinque del corso di studi. Gli insegnanti più giovani si rivolgono a lui per risolvere i loro piccoli problemi quotidiani e lui in cambio prende soltanto una piccola percentuale sulle consumazioni al bar. Rigoroso e preciso è entrato in classe tutti i giovedì puntualmente con venti minuti di ritardo motivando tale ritardo col fatto che il bar sotto casa sua il giovedì osserva il turno di riposo e lui doveva andare a fare colazione in un altro bar dove, tra l'altro, pare che facciano delle paste alla crema che sono la fine del mondo. Il sabato a scuola per dodici lunghi anni non lo abbiamo mai visto e tenuto conto

che per tradizione le due ore di educazione fisica in questa scuola sono accorpate e si fanno di sabato, alla professoressa di Educazione Fisica abbiamo dovuto mostrare una foto per farle capire di chi stavamo parlando. In ogni caso l'alunno ha dimostrato di essere preparato nella materia non fosse altro perché con disinvoltura ed abilità non comuni riusciva ad evadere dalla finestra del secondo piano quando non gli si accordava il permesso di uscita anticipata. Qualche volta è pure entrato in classe dalla stessa finestra, per fare prima diceva lui, rivelando sorprendenti capacità adesive. Non a caso i compagni di classe lo hanno soprannominato “il geco” e la professoressa di Educazione Fisica, alla fiducia,

gli ha messo undici nella sua materia. Relativamente alle attività didattiche svolte in classe il ragazzo ha particolarmente prediletto il lavoro di gruppo dove gli altri lavoravano e lui comandava, manifestando doti organizzative ed imprenditoriali non da poco conto se è vero che si faceva pagare per il ruolo dirigenziale da lui assunto. È anche riuscito a farsi costruire un gazebo nel giardino di casa sua dai componenti del proprio gruppo una volta che l'insegnante di scienze osò assegnare i compiti a casa. Sempre in classe l'alunno ha tenuto un comportamento ineccepibile e, salvo che non lo si svegliasse di soprassalto meno di dieci minuti prima della ricreazione o dell'uscita dalla scuola, il ragazzo non ha mai dato fastidio. Anzi, ha costruttivamente collaborato picchiando di santa ragione al


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posto degli insegnanti che vorrebbero ma non possono, quegli alunni che non seguivano la lezione e con il loro vociare disturbavano il suo sonno. Unica accortezza da parte degli insegnanti era quella di non spiegare ad alta voce. L'alunno si esprime correttamente e, se si sorvola sul particolare che ogni tre parole ci sono quattro parolacce o bestemmie, si può ragionevolmente asserire che il giovane è in grado di usare in modo appropriato il vocabolario della lingua italiana. Appropriato naturalmente per lui giacché il Consiglio di Classe, di nuovo all'unanimità e contro le insistenze dell'alunno, non condivide il fatto che il vocabolario di italiano debba essere usato come fermacarte, tanto più che le carte in questione sono le carte da ramino. Relativamente alle lingue straniere l'allievo si esprime in non meglio precisate lingue che sono spacciate a seconda dei bisogni (i suoi) per lingua francese e lingua inglese. Ma noi non ci caschiamo anche se dobbiamo riconoscere che è stato bravo a rimorchiare due studentesse di Lione sulla spiaggia di Torre Canne alla fine del maggio scorso. Queste conquiste gli sono valse un credito di quattro punti e l'invidia mortale dei suoi compagni maschi di classe. Anche nel campo delle conoscenze logico-matematiche l'alunno evidenzia soprattutto

competenze ed abilità pratiche e se gli metti in mano un biglietto da cento euro il discente scappa ancor prima che gli venga proposto il quesito. Ne sa qualcosa il professore di matematica che all'esame lo aspetta al varco sperando in una improbabile restituzione della banconota. Nel complesso l'attenzione e la disponibilità prestate dal ragazzo all'attività didattica, considerando tutto quello che è stato detto precedentemente (ma proprio tutto tutto) è, coraggiosamente, da ritenersi adeguata. Nicola Fiume

p.s. Mo' il problema è un altro: l'alunno insiste perché gli venga restituito tutto quello che ha prestato in termini di attenzione, disponibilità, tempo, e pure sonno interrotto. E' andato da non si sa chi e si è fatto quantificare il tutto. Dobbiamo raccogliere 455.000 euro comprensivi anche di una quota fedeltà per i dodici anni trascorsi con noi. Il Fondo di Istituto non basta a coprire questa spesa e salvo che non si decida di non pagare gli stipendi ai docenti per i mesi di luglio e agosto non si vede proprio via di uscita. Il Consiglio di Istituto deciderà. Nel frattempo speriamo proprio che la cernia di mare cerebrolesa superi l'esame.

TUTTI INSIEME IN AMORE E LIBERTÀ

I MUSICAL DEL “GALILEI” CONTINUANO A STUPIRE

I ragazzi delle medie di Pezze di Greco e Montalbano continuano a stupirci. Ogni anno, puntualmente, ci presentano un piccolo capolavoro. Un musical per ridere o per riflettere, come quello di quest'anno che racconta la storia di Von Trapp, un ufficiale austriaco, che si ribella al nazismo e riscopre l'amore. Le insegnanti hanno acquisito delle competenze tali da riuscir a trasformare in pochi mesi i ragazzi in ottimi attori. I balletti, poi, curati in ogni particolare, hanno dato lustro allo spettacolo, come gli ottimi cori e la strepitosa musica dal vivo. Un’intera scuola, dai ragazzi agli insegnanti, passando da tutto il personale, impegnati in un progetto che meriterebbe platee ancor più importanti. Già questa è una grande vittoria, il fare scuola tutti insieme, il produrre qualcosa tutti insieme. Se poi il risultato è lo spettacolo da noi “gustato” venerdì 29 maggio al Kennedy, il dirigente scolastico non può che fregiarsi dell'ennesimo successo della “Galilei”. La scuola come un vero punto di riferimento e un tema“forte” che ha spinto tutti i ragazzi a riflettere su una tematica importante: la Libertà dell'essere umano. La storia che va dal Nazifascismo alle Leggi razziali, la memoria, che non deve mai sbiadirsi, di un periodo buio che ha interessato la nostra Italia e il mondo intero. Errori da non commettere più.“C'è carta bianca sul dolore e sulla pelle degli uomini e finché avrà un senso vivere, noi vivremo per la libertà”. Quale miglior messaggio per gli uomini e le donne di domani, se non instillare un’idea di libertà in chi convive giornalmente con una realtà sempre più egoista? La fierezza e la purezza dei sentimenti di Maria che colpiscono anche il burbero e severo Von Trapp che inizia ad ascoltare e capire i suoi bambini, aprendo il suo cuore ferito dalla morte prematura della moglie. Von Trapp che si ribella all'imbecillità di un regime che considera gli esseri umani in base al colore della pelle o alla religione professata. In una Fasano ormai multietnica è importante insistere su questi concetti e valori. E la scuola finalmente veicola i pochi fondi a disposizione in progetti di valore e interessanti per i ragazzi. Un momento toccante è stato il ricordo del predecessore del dirigente Ferrara, Francesco Chieffi. Chieffi non c'è più, ma la sua presenza aleggiava nella sala. Da lì a poco è venuto a mancare anche uno dei tanti ragazzi di Pezze di Greco che in questi anni hanno recitato per la scuola, Michele. Un bacio alla mamma, la professoressa Cisternino, colonna portante del laboratorio teatrale in questi 11 anni. G.M.


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PREMIO LIBERO GRASSI

Libero Grassi è stato un imprenditore italiano ucciso nel 1991 dalla mafia dopo avere intrapreso una battaglia solitaria contro una richiesta di pizzo. Le battaglie solitarie culminano – almeno nell'immediato – in una sonora sconfitta che si paga a caro prezzo, con la perdita della vita, il bene più prezioso. Eppure, anche da un evento così tragico, riesce a svilupparsi il seme della speranza di cambiamento. Ed i giovani ne sono spesso i protagonisti. Gli alunni della classe 5B programmatori dell'Istituto tecnico commerciale “Salvemini, coordinati dalla professoressa Giovanni Nacci e con la collaborazione del professor Giovanni Cisternino e di alcuni alunni delle classi 1C e 2C, hanno partecipato alla settima edizione del concorso nazionale “Libero Grassi”, realizzato dalla società cooperativa “Solidiaria” di Palermo. L'iniziativa del 2012 consisteva nell'adottare un articolo della Costituzione, scrivendo opere nelle forme più varie. La classe 5B ha adottato l'articolo 10, dedicato alla condizione giuridica dello straniero ed

ha approfondito il tema dei rifugiati politici. Dapprima contattando gli operatori dell'associazione locale “Madre Teresa di Calcutta” che assiste gli stranieri che chiedono diritto di asilo, e poi ascoltando le voci degli interessati e le loro storie in cui vita, morte e speranza di cambiamento sono intrecciati in un connubio inscindibile. L'iniziale curiosità degli studenti ha dato vita a una fitta rete di relazioni interpersonali con i protagonisti delle storie. L'amicizia fra gli alunni ed i giovani rifugiati è stata suggellata nel corso di una partita di calcio tenutasi presso l'istituto Salvemini. Ha preso così forma “Aly, Elby e Raphael: dalla curiosità all'incontro. Un gruppo di rifugiati politici si racconta”. L'articolo, pubblicato nel libro “Principi inviolabili, la scuola adotta la Costituzione”, a cura di Solidaria, esprime efficacemente il valore delle relazioni umane. Quando i rapporti interpersonali vengono coltivati, emerge la loro superiorità rispetto ai pregiudizi ed ai luoghi comuni e la paura del diverso si annulla.

L’ITALIA S’È DESTA I ritmi della vita moderna difficilmente consentono di cimentarsi con imprese epiche che facciano dei protagonisti degli eroi degni di memoria. Basti pensare che con un semplice apparecchio cellulare è possibile rimanere in contatto col mondo, con un navigatore satellitare è diventato difficile perdere la retta via, con un potente aspirapolvere è possibile accelerare tempi e fatiche delle pulizie domestiche. Sembrerebbe che le tecnologie abbiano alleviato ogni genere di fatica. Invece no! C'è una maniera che serve a dimostrare che gli esseri umani non devono mai abbassare la guardia; ci sono circostanze in cui l'istinto e la capacità di sopravvivenza hanno il sopravvento sulla razionalità e ciò che ad essa normalmente si accompagna. Un esempio? Cimentarsi in un concorso pubblico, una di quelle prove che, quando riescono rasserenano i genitori e fanno dimenticare ogni peccato di gioventù. Ritengo, anzi ne sono profondamente convinta, che ognuno debba confrontarsi, almeno una volta nella vita, con il mega concorso che si tiene a Roma. Non importa di quale posto si tratti, l'importante è che le prove si tengano nella capitale, anche perché i concorsi articolati su base regionale rappresentano una vera e propria capitis deminutio per chi ha voglia di mettersi veramente alla prova. Occorrono buona volontà, discreta capacità di studio e di memoria, elevata dose di resistenza al dolore e alle fatiche. Il buon legislatore costituzionale scrisse, nel lontano 1948, che si accede alla Pubblica Amministrazione tramite concorso, rigorosamente pubblico, per titoli

o per esami o per titoli ed esami. Esistono altre strade per imbroccare il posto pubblico, ma questa è davvero un'altra storia. Veniamo a noi. Elevata dose di resistenza al dolore e alle fatiche. Perché? Non basta semplicemente applicarsi nello studio? No, assolutamente; il vero concorso pubblico – quello che forgia lo spirito ma soprattutto il corpo – deve richiedere capacità di attesa non indifferente (basti pensare all'atteso giorno in cui, immediatamente prima delle prove scritte, occorre consegnare i testi di consultazione, rigorosamente, se si tratta di ambito giuridico, codici non commentati affinché la commissione possa procederne alla timbratura, prelevare il tesserino di riconoscimento da utilizzare il giorno del concorso. Operazioni queste che richiedono, nella migliore delle ipotesi, almeno una giornata di fila, di sudore e di resistenza al digiuno e alla sete). Arriva il giorno della fatidica prova e occorre cimentarsi nuovamente con code interminabili di concorrenti ansiosi di prendere posto, l'accesso alla sala della prova è sottoposto al controllo degli addetti alla vigilanza che offrono un sorriso sincero con la stessa frequenza adoperata dall'addetto alla ghigliottina durante la rivoluzione francese; col passare del tempo aumenta contemporaneamente il patema di non sapere dove custodire i propri oggetti personali (perché l'Amministrazione per prassi non assume mai alcuna responsabilità al riguardo) mentre incalza l'angoscia di vedere il proprio sapere (lunghi mesi, addirittura anni di studio)


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volatilizzarsi inspiegabilmente mentre la commissione si attarda nell'elaborare le tracce e il vicino di banco dà l'impressione di essere un fottutissimo saputello raccomandato. Il concorso pubblico è spesso l'occasione per eccellenza per sentirsi l'ultimo fra gli ultimi e questa sensazione non è minimamente alleviata dagli sguardi apparentemente amici che altri ultimi fra gli ultimi ti rivolgono. Subentra qualche volta l'impressione di essere vittima di un grande imbroglio, ma il timore reverenziale che il mega concorso capitolino induce, fa desistere da ogni tentativo se non di avere giustizia, quanto meno di ottenere una valida spiegazione per certi comportamenti non chiari. Il concorso pubblico è un terno al lotto e se è vero che il suo scopo è selezionare il migliore, è chiaro che una simile scelta non si appunta solo su chi ha la migliore preparazione, ma anche la migliore capacità di resistenza alle fatiche ed alla nausea prodotta da certe patetiche scenette che i raccomandati interpretano. Normale tutto ciò? Assolutamente no, ma sembra che nel paese Italia non se ne possa fare a meno. Eppure, qualcosa si muove. Potrebbe addirittura dirsi che in qualche occasione l'Italia s'è desta. Lo scorso 13 giugno a Roma, durante lo svolgimento del concorso per 3 posti di Procuratore dello Stato – prova scritta di diritto processuale civile - il timore reverenziale verso le istituzioni ha ceduto il passo all'insopprimibile desiderio di non cedere all'ennesima prevaricazione. Un passo indietro. L'Avvocatura dello Stato è uno degli organismi più prestigiosi dell'apparato statale; ha compiti di consu-

lenza giuridica e di difesa delle Amministrazioni statali in tutti i giudizi civili, penali, amministrativi, arbitrali, comunitari e internazionali. L'accesso all'Avvocatura dello Stato si basa sul concorso pubblico, uno di quelli che si definisce davvero tosto, non solo per la durezza delle prove, ma anche per la limitatezza dei posti, oltre che per la circostanza (per certi versi inspiegabile) per cui gli aspiranti procuratori non devono aver superato il trentacinquesimo anno di età. Un posto ambito, appunto uno di quelli che renderebbero felici anche i genitori più incontentabili, oltre che il vincitore in persona. Scontato dunque che i candidati si approccino alle prove con serietà e spirito di sacrificio, anche perché, dal bando di concorso, sembra davvero che basti solo studiare adeguatamente. Non esistono per esempio quei mortificanti test di accesso fondati sulla logica e la capacità di ragionamento durante i quali, mentre sei alle prese con i tempi impiegati da una lumaca per percorrere un certo tratto di strada, hai la netta impressione di trovarti nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un concorso, quello dell'Avvocatura dello Stato, in cui si ha davvero la possibilità di dimostrare che le imprese epiche possono essere compiute e i risultati attesi arrivare. Nulla di tutto ciò, purtroppo, è accaduto a Roma. Dopo lo scandalo del concorso in magistratura di qualche mese fa, dopo l'annullamento per brogli del concorso da notaio di circa due anni fa, anche l'istituzione Avvocatura dello Stato comincia a vacillare. Durante lo svolgimento della prima prova, alcuni candidati hanno cominciato vibratamente a protestare per “irregolarità nelle procedure e poca vigilanza perché c'era gente che copiava”. Secondo alcuni candidati all'interno dei bagni

sarebbero stati trovati dei codici commentati con i timbri della commissione. I codici commentati non erano ammessi all'interno della struttura e ciò ha fatto gridare al concorso truccato. Fischi ed urla hanno “allietato” lo svolgimento della prova fino al momento in cui alcuni aspiranti procuratori dello Stato, levatisi in piedi, hanno intonato l'inno di Mameli. Non è bastato l'intervento delle Forze dell'Ordine a sedare gli animi; il tempo trascorreva inesorabile e dopo l'inevitabile sospensione della prova, è arrivata la scure dell'annullamento. L'Avvocato generale dello Stato, Ignazio Francesco Caramazza, ha chiarito che la decisione di annullare la prova è stata assunta a causa “di gravi disordini inscenati da una minoranza di candidati che protestavano in modo esagitato contro i tempi eccessivi trascorsi prima dell'inizio della prova (tempi in massima parte dovuti all'appello di ben 975 candidati) allegando anche altre pretestuose lamentele. Gli stessi impedivano così il regolare svolgimento della prova nonostante l'intervento delle Forze dell'Ordine. L'Avvocatura dello Stato si riserva di esperire ogni utile azione contro i responsabili

che sono stati identificati”. Il commento è impietoso, una minoranza canterina sembra aver squarciato il velo di una delle più antiche e prestigiose istituzioni dello Stato. Eppure, la percezione che deriva da questo triste episodio (che tra l'altro ha prodotto ingenti spese, tutte a carico dei soliti contribuenti) è che l'Italia s'è desta. Va bene così; la giustizia avrà il suo corso e se gli improvvisati cantanti hanno torto, saranno puniti. In caso contrario, è giusto che chi ha sbagliato paghi anche pesantemente. A me, per avere umilmente chiesto ragione del perché, in occasione di uno di quei mega concorsi romani, era stato sostituito il codice a barre che identificava la prova d'esame e non trovando corrispondenza con la prova svolta, è stata rivolta, dopo estenuanti corrispondenze epistolari e telefoniche, l'accusa di essere pazza ed eretica. L'improvvido timore reverenziale verso le istituzioni mi ha inibito la strada delle giustizia. Cose che succedono in un'Italia assuefatta al torpore. Il risveglio è possibile, il 13 giugno è accaduto. L'Italia s'è desta! Aurora Nardelli


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RITRATTO DI SIGNORA Si provi a domandare oggi chi sia Norma Jean Baker. Il risultato è sconvolgente. Immediatamente un'immagine si fa largo nella memoria, come se si andasse alla ricerca di un parente lontano e comunque benvoluto, tra l'altro di bell'aspetto. Il cervello comincia a dischiudere le immagini di una bella ragazza in riva al mare, in una giornata ventosa e soleggiata. Indosso, la discreta eppure sensuale fanciulla, ha un costume da bagno a righe larghe che copre ciò che all'epoca – si è negli anni quaranta del secolo scorso andava coperto. Ma l'immaginazione, pur con tanta stoffa di mezzo, ha la possibilità di correre a perdifiato. Immaginazione maschile? Non solo: quella chioma castana (erano ancora lontani i tempi in cui una cascata di riccioli biondo platino avrebbero preso il posto della capigliatura naturale) e quel corpo formoso e avvenente – così come si conviene ad una ragazza di soli sedici anni - sono stati fonti di ispirazione per una platea sterminata di ragazze che, finalmente fuori dalla tragedia della seconda guerra mondiale, provavano, pur tra mille sacrifici e privazioni, a guardare alla vita con rinnovato ottimismo. La pubblicità sui giornali patinati costituiva un ottimo trampolino di lancio per quante ambivano alla famosa collina hollywoodiana o, per chi, un tantino più ambizioso, desiderava raggiungere la Grande Mela e cimentarsi prima con le più famose scuole di recitazione e poi con i palcoscenici polverosi di Broadway. Norma Jean ambiva al successo e soprattutto a placare i morsi della fame e le sciagure di una famiglia non propriamente per bene. Popolarità, denaro, gioielli e stole scintillanti sarebbero arrivati dopo, senza intaccare minimamente la freschezza di quel sorriso rubato su una spiaggia assolata. Pare che una delle prime regole per un'attricetta in cerca di fortuna fosse (e sembra che lo sia ancora adesso), oltre al luogo comune di

accomodarsi rapidamente sul sofà del primo produttore disponibile, piena disponibilità a cambiare nome e cognome. Il mondo – ma ciò non è assolutamente dimostrato e neppure dimostrabile – è in preda all'ansia di innamorarsi di personaggi dai nomi semplici e talora anche un po' buffi. Marlyn Monroe prese ben presto il posto di Norma Jean Baker; il cognome, a dirla tutta, era quello di sua madre da nubile Fu cosa buona e giusta, perché mutare parte dei propri dati anagrafici senza perdere le caratteristiche della propria personalità è indice di estremo adattamento, dote inestimabile per chi si trova a vivere in una società che si appaga solo se una star del cinema si appella con un nome facilmente ricordabile e ammalia il suo pubblico con affermazioni al limite del parossistico, ma in fondo così vicine a ciò che in certe circostanze si vuole sentire. “Vado a letto solo con 2 gocce di Chanel n. 5” segnò l'inizio dell'inconfessabile desiderio di ogni uomo di trasformarsi nella celebre essenza della maestra di stile francese . La carriera di Marlyn è folgorante; le pellicole cinematografiche sono irresistibilmente attratte dalla sua figura, anche se le curve mozzafiato non hanno mai preso il sopravvento sul suo sguardo innocente. “I diamanti sono i migliori amici delle ragazze” rappresenta il modo per simulare, in maniera piuttosto

maldestra, lo smisurato desiderio di essere amata senza se e senza ma. Gli abiti fascianti dai rigidi e lucidi tessuti , ideati più per extraterrestri che per persone in cerca di comodità, i sandali gioiello dai tacchi improponibili fanno da apripista al ruolo che spesso è pensato su misura per le rappresentanti del gentil sesso, quello di oche giulive alla ricerca di un marito milionario, o buon partito che dir si voglia. Che la donna sia votata al sacrificio è dato ormai noto, ma pochi riflettono sulla circostanza che un marito milionario può essere spesso fonte di immenso sacrificio, non fosse altro perché i patti prematrimoniali, così tanto diffusi negli Stati Uniti, impediscono a tante graziose mogliettine di godere appieno della bontà della bibita sorseggiata sui bordi di una sontuosa piscina di proprietà del coniuge. La felicità non è nella ricchezza, soprattutto non risiede in quella altrui. Marilyn lo sapeva bene e per concedersi il lusso di una bibita aveva imparato che era meglio lavorare. I matrimoni sarebbero arrivati, numerosi, infelici, con uomini talmente diversi fra loro che non può che confermarsi una straordinaria capacità di adattamento. Non bastarono tuttavia le pellicole girate in tempi vertiginosi e neppure i matrimoni, celebrati anch'essi a tempi di record, a modificare l'espressione di quel volto mai privata, nonostante il trascorrere degli anni, della

freschezza delle foto al mare di quando Norma aveva solo sedici anni e suscitava soprattutto una tenerezza infinita. Fu vera gloria? Sì, a dispetto delle opinioni impietose di certa critica che in lei non riusciva a intravedere alcun talento, nonostante il proficuo impegno su ogni set cinematografico e gli studi alla Actors'Studio, la più famosa scuola di recitazione di NewYork. Fu vera gloria a prescindere dalle amicizie pericolose che le sono state attribuite, dalle sensuali serenate di buon compleanno rivolte all'allora Presidente John Kennedy, alle relazioni amorose con il Presidente stesso e con il di lui fratello, Bob. Fu vera gloria anche a prescindere dalla foto – esempio dell'orror cult tanto diffuso negli ambienti della Hollywood meno scintillante – che la ritrae esanime e con il volto gonfio, scattata il giorno dopo la sua morte, quasi cinquant'anni fa, in un triste obitorio. Ed anche allora, pur con gli occhi chiusi, mostrò al mondo il suo candore e quella buona dose di ingenuità che neppure le storie sugli abusi di barbiturici e sulle sue relazioni amorose complicate riuscirono a scalfire. A Hollywood si dice che il 5 agosto del '62 una nuova stella sia assurta al cielo. Oggi, nel 2012, se ne celebra la scomparsa, resa ancor più sentita per il mistero irrisolto che la avvolge (suicidio o omicidio?), per la giovane età della protagonista, per l'incredulità del mondo intero di fronte ad un'immagine che pare inossidabile. Nel 1999 l'abito color carne che Marilyn indossava mentre intonava: “Happy Birthday, Mister President” è stato battuto all'asta da Christie's per un milione di dollari; nessuno oggi sarebbe in grado di vivere senza la sua immagine, pure su quella stampata sul più misero dei gadget. Oca giuliva? Il tempo trascorre ed ha reso giustizia a tanti luoghi comuni, fornendo nell'immaginario popolare un vero e proprio ritratto di signora. a.n.


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Boy docet Quanto mi piace giocare a calcio. Credo che da grande potrò fare il calciatore. Sono un'autentica promessa. Non fosse altro che ogni palla che capita tra le mie zampe viene inevitabilmente sgonfiata dopo pochi secondi, il prossimo inverno ho intenzione di iscrivermi a una scuola calcio e perfezionare le mie abilità. In questi giorni si giocano gli Europei e in occasione delle partite degli Azzurri l'Italia sembra fermarsi in attesa del sospirato goal e della vittoria finale. Che belle le partite! La mia amica ha però detto di non guardarle. Ha deciso di boicottare- e pare che non sia la sola – gli Europei 2012. L'ho sentita parlare di una carneficina, ma io non conosco il significato di questa parola. Così ho deciso di informarmi. Una carneficina è l'uccisione violenta di innocenti. Mi sono incuriosito e ho scoperto che in Ucraina e Polonia, i paesi in cui si disputano gli Europei, il destino di tanti cagnolini si è tinto di nero. Ne sono stati sterminati tantissimi; chi con un proiettile, chi con il veleno, chi narcotizzato e gettato nelle fosse comuni, chi arso nei forni crematori mobili. I più fortunati – se così ci si può esprimere – sono stati condannati all'inabilità. Ho persino visto una fotografia che ritraeva un camioncino stracolmo di gabbie al cui interno erano ammassati tanti cani, uno sopra l'altro, in condizioni inenarrabili. Come può accadere tutto ciò? Chi consente che venga compiuta tanta brutalità? Le autorità locali delle città in cui si giocano le partite si giustificano in una maniera irritante: “i cani arrecano fastidio ai turisti”. In Ucraina il fenomeno del randagismo è particolarmente diffuso, ma ciò non legittima uno sterminio così atroce di animali. Da qualche parte ho letto che lo sport è vita e allora mi chiedo che senso abbia tingere di rosso, quello del sangue dei miei fratelli, le partite di calcio. Non vi è davvero limite alla crudeltà e la colpa non è solo colpa delle istituzioni. Alcune municipalità locali (Mariupol e Lisichansk) si sono vantate di aver scoperto un metodo, geniale e veloce, per liberarsi dei cani randagi: un forno crematorio mobile (dal costo di circa 200.000 euro) dove gli animali

sono stati gettati vivi o agonizzanti. Con quelle cifre, invece, si sarebbe potuta finanziare una seria campagna per la sterilizzazione. E poi si aggiungono anche i privati, destinatari di una campagna mediatica che ha gettato il panico sulla pericolosità dei randagi; nello scorso mese di gennaio, a Kiev è stato dato fuoco a sei piccoli rifugi che un volontario aveva costruito per proteggere quaranta randagi di cui si prendeva amorevolmente cura. Ho appreso la storia di Ciliegia, cagnolina di taglia media proveniente dall'Ucraina e accolta in una città dell'Emilia. Ciliegia non ha più gli arti posteriori e la sua mobilità è garantita da un curioso carrellino che le consente di condurre una vita quasi normale. Ciliegia ce l'ha fatta; è scampata alla carneficina grazie all'aiuto dei volontari italiani, ma le sarà davvero difficile dimenticare le atrocità subite e soprattutto la morte dei suoi cuccioli, strappati alla mamma al momento della cattura e barbaramente uccisi. È diventato davvero difficile adesso per me guardare le partite degli Europei; è come se una vocina, da dentro, mi dicesse che non è giusto e che anch'io, nel mio piccolo, devo fare qualcosa. Questa sera appenderò il mio pallone al chiodo, ma non nascondo il fatto che a quel chiodo mi piacerebbe appendere i responsabili di quell’orribile massacro. Appesi per i piedi, così forse il mondo comincerebbero a guardarlo con occhi di versi. Agli Azzurri, che comunque si sono dimostrati bravi come me, auguro di vincere per riscattare le pene di tanti innocenti. Perché lo sport deve essere vita. Sempre e comunque! Un caloroso bau dal piccolo Boy.


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GIUNTA BALNEARE La destra fasanese, una volta battuto il centro destra alle elezioni comunali, si è ritrovata alle prese con un problema ben più complesso: spartirsi le poltrone. I Circoli Nuova Italia non sono un partito ma una corrente del PDL, tuttavia conducono le trattative col Sindaco Di Bari come se fossero un partito a parte. E mò voglio tre assessori, e mò voglio il vice Sindaco, e il vice Sindaco lo deve fare Mola, e a Mola il pesce costa poco e conviene andarlo a comprare quando le barche tornano da mare... questo è il livello del dibattito politico in atto. Il fatto è che il nuovovecchio Sindaco ha detto che vuole una giunta “giovane e competente”. Apriti cielo! Il recidivo e stagionato assessore montalbanese Nicola Mola si è impuntato di brutto, facendo rilevare che non era giusto escluderlo per motivi anagrafici. Peggio è stato quando gli si è fatto notare che la sua esclusione era legata all'altro motivo: la competenza. Infuriato come un assessore cui abbiano tolto la poltrona, è giunto a minacciare la secessione di Montalbano. Poi, tra la delusione generale, ha ritirato la minaccia. A questo punto l'ex vice Sindaco Scianaro (oh, ma ci pensate? Scianaro è stato veramente vice Sindaco), ha annunciato che il suo movimento avrebbe iniziato un periodo di silenzio stampa. Ovviamente la notizia è stata diramata a tutti gli organi d'informazione locale affinché avesse la massima diffusione. Stremato da questa situazione di stallo che puzzava di stalla, il Sindaco Di Bari ha sentito su di sé il peso della storia e, giudicando scoccata nel cielo della patria l'ora segnata dal destino, l'ora delle decisioni irrevocabili, ha formalizzato la costituzione della “giunta balneare”, col compito, quindi, di arrivare a fine estate. Ne fanno parte due soli assessori: una è Grazia

Neglia, candidata del PDL non rieletta (ci sarebbe un altro termine ma Grazia è una signora, oltre che un'amica, e non mi permetterei mai) che assumerà anche l'incarico di vice Sindaca e l'altro è uno che si chiama Giuseppe Vinci e prima o poi ci informeremo su chi sia, ma adesso non posso che devo cambiare l'acqua al canarino. Ma come funziona una giunta balneare? Ecco com'è andata la prima settimana di quella di Fasano. Lunedì. La prima riunione di giunta è convocata per le nove ma all'ora prevista manca l'assessore Vinci. I vigili urbani vengono incaricati di cercarlo ma non sapendo chi sia non riescono a trovarlo. Si pensa a un gesto polemico del neo assessore o, peggio, a una ritorsione degli uomini di Scianaro: che l'abbiano rapito loro? Tutto si risolve nella serata, quando, alle 21.00 precise, Vinci si presenta in Municipio convinto che la riunione fosse in corrispondenza dell'happy hour. La riunione è rinviata al giorno successivo, alle n-o-v-e-d-i-m-at-t-i-n-a. Chiaro? Martedì. La giunta s'insedia e la preoccupazione s'insidia. Prima questione: andiamo a riunirci al mare, come vorrebbe il Sindaco, o alla Selva come vorrebbe Vinci? Risolve il problema la vice Sindaca con una brillante mediazione: “Allaur sì minghiareil. Se è balneare si va a mare, ce ngendr a Selv?”. Vengono quindi assegnate le deleghe: Neglia ci mette la macchina, Vinci si occupa dei panini e Lello porta da bere. Appuntamento al giorno successivo. Mercoledì. Si parte in ritardo perché Grazia Neglia ha fatto tardi al mercato. Giunti in spiaggia, sotto l'ombrellone comunale appena acquistato con apposita delibera di giunta, si scopre che i panini non contengono alcun tipo di companatico. Il Vinci tenta di giustificarsi: “Mi

avevate detto di portare i panini, che ne sapevo che dovevo provvedere anche a riempirli?”. Esasperato, il Sindaco gli revoca l'incarico di assessore e va a mangiare al ristorante con la vice Sindaca. In tardo pomeriggio arriva al Sindaco una telefonata del Senatore Curto, boss provinciale del partito di Vinci (che scopriamo essere il FLI): “È peccato lu uagnone, scià pigghialo n'ata vota, nci lu dicu iu ca si sta chiù attento”. Vinci torna ad essere assessore. Giovedì. Bisognerebbe programmare la stagione estiva. Neglia propone di occuparsene lei, non senza una chiosa polemica: “Ca ciasp'tteim a cuss”. Non si capisce a quale dei suoi colleghi assessori sia rivolta la stoccata, anche se il gesto della mano aperta che si alza e si abbassa indicando Vinci, fa sorgere qualche sospetto. Nel momento in cui la vulcanica Grazia propone di prendere dei cavalli per far divertire i turisti, il Sindaco commenta: “Cavadd na n t'neim, ma ciuccj n teng assè”. Anche questa volta resta il dubbio se stesse parlando di politica o di altre vicende. Venerdì. “M'è venuto il dubbio che ci siamo dimenticati qualcosa” esordisce Di Bari. Replica di Neglia: “Sbrighiamoci che devo andare a cucinare per i bambi-

ni”. “Cazzarola, è vero, la mensa scolastica, mi tocca pensare tutto a me, ma che cacchio vi tengo a fare?” esclama un Di Bari infuriato come un Sindaco senza giunta e prosegue “Bisogna inventarsi qualcosa, ma cosa, che non abbiamo un euro e abbiamo promesso di non alzare le tasse?”. E qui Vinci ha un lampo di genio, vabbè, ho esagerato, diciamo che ha avuto un'idea, cioè, insomma, ha detto una cosa: “Voi avete promesso, ma io non ero nemmeno candidato”. Detto fatto, la proposta di Vinci passa all'unanimità: si aumentano le tasse per la mensa scolastica e per il trasporto degli alunni. Vinci giura di essere stato frainteso, ma ormai è tardi. Sabato. Dopo una settimana di prove, l'assessore Vinci, munito di una sola matita e di un unico bicchiere riesce a disegnare una O. Domenica. La vice Sindaca, che è ospite della suocera, cerca disperatamente i colleghi (uno è) per convincerli a indire una riunione di giunta straordinaria per scansarsi l'impegno familiare. Fortunatamente Vinci non è riuscito a disattivare la segreteria telefonica e la riunione non può tenersi. Almeno la domenica non hanno fatto danni.


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I racconti bislacchi della Signora Buendia

ECCO Ecco. Fasano finalmente si è spopolata. Come ogni anno si ripete il rito del trasloco, vedo gente che impacchetta pure i figli in preda alla frenesia e mi chiedo se fare le valigie non sia l'elemento principale di una vacanza, o meglio un preludio che assume un valore a sé stante, anche più romantico, così come la poesia di Leopardi “Il sabato del villaggio”. Quando ci sono i preparativi per un viaggio, è come enunciare il primo nome di una declinazione. L'idea del viaggio gratifica parte di gente che non si è mai mossa oltre la ventina di chilometri. È come quando si sposta della mobilia in casa per desiderio di diversità, chi lo fa cela la voglia di cambiare aria per un po'. “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” scrisse Dante, forse pensando a Salgari che narrò gesta lontane pur non muovendosi mai dalle sue quattro mura. C'è chi compensa la voglia di viaggiare attraverso la catarsi, trascorrendo pomeriggi davanti a trasmissioni presentate da Licia Colò, o da qualche pazzo con la mania di mettere le proprie mani nelle bocche dei coccodrilli. C'è invece chi si accontenta e gode dell'ombrosa aria collinare o della brezza marina, aspettando un nuovo inverno. Ma può la frescura essere un valido succedaneo di un'intera vacanza? Può gratificare l'uomo curioso, diretto discendente di Ulisse? Non credo. Eppure sostengo fermamente che il fare le valigie sia il momento meno monotono e quindi più entusiasmante da parte di chi si arrocca in zone di certo più amene delle abitazioni cosiddette “alla fasanese”. Ogni anno vedendo le manovre del vicinato in fermento per l'esodo, penso sempre che egli non appartenga al genere del viaggiatore scafato. Si mobilitano già settimane prima, stazionano i

propri anziani con una seggiola fuori dalla porta affinché facciano la guardia ai cofani spalancati, mentre l'andirivieni li colma di zagaglia di ogni genere. Eppure basta poco tempo per preparare le valigie, lo sanno anche i bambini di famiglia e con questo metodo sono diventati presto autosufficienti. Il metodo è lineare, basta pensare su due linee: persona e tempo. Si parte dalla testa, pensando al pettine, shampoo, forcine varie, libro, fon… poi si scende agli occhi: collirio, occhiali da sole e non, crema contorno occhi… le orecchie: cotton fioc, farmaco per otopatia ipotizzabile. Bocca: dentifricio, spazzolino, colluttorio, filo interdentale, apparecchio ortodontico eventuale… Insomma la cosa segue scendendo fino a raggiungere i calzini, le scarpe e il tagliaunghie. Poi si passa al tempo, quanti giorni si trascorreranno fuori di casa, così si moltiplica la biancheria e il vestiario, il tempo chiede considerazione, perciò è da tenere sempre presente attraverso l'uso di apparecchi come l'odierno sostituto dell'orologio, quale il cellulare o cose simili, anche queste da corredare con i loro accessori elettrici. Documenti e via, si parte! Il metodo ha senso se il viaggiatore si sposta a una distanza tale che non gli permetterà, lungo quel lasso di tempo, il ritorno anticipato programmato in base al suo piano di battaglia elaborato nel bagaglio. Chi sta a Laureto o presso La Selva, ovviamente potrebbe tornare in qualsiasi momento ai box per nuovi rifornimenti, eppure non lo fa, perché trasgredirebbe l'ordine supremo dell'esodo, che è sottoposto a norme rigide. La prima regola, e praticamente l'unica, è quella: “Che deve dire la gente?” Innanzitutto non bisogna dare spago alle maldicenze e non far credere al vicinato sfigato (praticamente

quello che è rimasto in città) che si stia facendo finta di stare in villeggiatura e che con la scusa di aver dimenticato qualcosa si torna a casa per riposarsi ogni tanto su un letto. Leggende metropolitane narrano che ci siano persone che vagano per tutto il giorno nelle proprie auto con l'aria condizionata e che a notte fonda, nel buio cercano la toppa di casa per andare a dormire, e a fine stagione estiva raccontano storie campagnole e serate che bisognava mettersi il maglioncino onde evitare la pleurite. C'è chi ha fatto grandi sacrifici pur di dimostrare di avere le capacità economiche bastevoli per offrire alla famiglia un angusto cubicolo a forma di trullo diroccato, dal quale fuoriesce ogni mattina il nonno con il suo rinnale riesumato. Il nonno pure lui li aveva fatti all'epoca i sacrifici e nella sua casetta in paese, nel sottoscala era riuscito a levare il cacaturo e, pure se stretti, poteva vantare di avere tutti i sanitari. Intanto gli uomini intasano le strade al rientro dal proprio lavoro e respirano in fila ottima aria al monossido di carbonio e, tra i fumi inebrianti, sognano di essere il pilota vincitore della corsa Fasano – Selva. E questo succede anche solo per la conquista del possesso di un capanno

abusivo tra le dune di Torre Canne, non omettendo di aver fatto grandi sacrifici, dimostrandosi all'altezza di omologare la propria famiglia, nel rispetto della tradizione. Tra i tanti sacrifici, costi quel che costi, i genitori potrebbero anche giocarsi i risparmi per la laurea dei propri figli. Ecco, vi chiederete dove vorrei andare a parare nonostante tutto ciò che ho scritto. Niente di particolare, mi auguro che mio marito Aureliano legga con zelo fino alla fine e che ora per rispetto finisca di leggere anche le ultime righe di quest'articolo. Hai fatto trenta e fai trentuno. Buendia, è tutto molto bello, viaggiare anche se solo per qualche giorno l'anno e scoprire cose, conoscere persone, imparare lingue e scovare luoghi nuovi, questo non giustifica soffrire nell'afa di Fasano per i restanti ed estenuanti giorni di calura. Quindi ti decidi a mettere il fattapposta per l'aria condizionata? E vedi di deciderti senza perdere troppo tempo, perché potresti fare la fine di “Foglie Morte”, uno dei tanti libri di García Márquez, l'autore che non ti ha immortalato, ma al quale hai inopportunamente sottratto il nome di un suo personaggio. E ho detto tutto. Ecco. La moglie di Buendia

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ERCOLINO SEMPRE IN PIEDI Lo scorso mese di maggio, periodo dedicato per tradizione alle rose, è stato caratterizzato da due eventi importanti. Si sono tenute le elezioni amministrative - primo turno e ballottaggio a distanza di due settimane l'uno dall'altro come la legge richiede – e si sono fatte le pulizie di primavera. I cittadini di Fasano – contrariamente alla tradizione che vuole che ci si disfi delle cose vecchie l'ultimo giorno dell'anno – si sono dedicati alacremente a buttare via ciò che non serviva più. Pulizie di primavera con un po' di ritardo, il mese di maggio al Sud coincide con la stagione estiva. L'aria di cambiamento non è stata globale, tuttavia; mentre i cittadini decidevano di darsi una rinnovata e di gettare via le cose vecchie, contemporaneamente rieleggevano il vecchio Sindaco, dimostrando pertanto di non essere poi tanto votati al cambiamento. Perciò oggi nessuno abbia a lamentarsi se da Palazzo di Città, sempre più casa del sindaco e dei suoi due assessori balneari, e sempre meno casa dei cittadini, piovano comunicati stampa dall'odore nauseabondo. Si parla di pattume e dunque il parallelismo è appropriato. I cittadini di Fasano hanno fatto pulizie e si sono disfatti di tante cose vecchie. Ecco il risultato. 12 giugno 2012, dal Comune ci si esprime così: “Nel mese di maggio appena trascorso la percentuale della raccolta differenziata nel Fasanese ha raggiunto la percentuale del 56,80. «È un risultato eccezionale- afferma il sindaco Lello Di Bari – frutto della sensibilità che i mei concittadini ormai nutrono per l'effettuazione della raccolta differenziata, dalla carta al vetro, dalla plastica all'umido. Peraltro – sottolinea il sindaco- tutto il lavoro

che abbiamo svolto negli ultimi tre anni sul fronte delle campagne informative e di comunicazione atte a sensibilizzare i residenti alla raccolta differenziata, evidentemente, ha funzionato bene. E non dobbiamo neanche dimenticare l'ottimo operato della Monteco sul discorso della raccolta porta a porta, il cui ultimo risultato di maggio lo conferma appieno. Certo, credo che a questo punto non dobbiamo mollare la presa, semmai – aggiunge Di Bari – occorre spronare ancora di più tutti noi fasanesi affinché si possa fare uno sforzo in più in direzione di una maggiore attività di differenziazione dei nostri rifiuti domestici. Un altro invito lo rivolgo anche ai commercianti ed ai titolari di esercizi pubblici in genere e agli artigiani e agli operatori economici: se tutti, in base alla categoria di appartenenza, facciamo la differenziata, ne beneficia il territorio (senza l'obbrobrio delle discariche a cielo aperto, per la cui bonifica il Comune, purtroppo, sopporta una spesa extra) e l'ambiente sul piano igienico –sanitario. Non dobbiamo dimenticarci, peraltro – sottolinea Di Bari – che l'obiettivo rimane sempre quello fissato dalla normativa vigente, ossia il raggiungimento del 65 per cento di differenziata». In poche parole, stando alle parole del Primo Cittadino, Fasano ha l'aspetto di un giardino fiorito, di un roseto per rimanere in tema col mese di maggio; tutto funziona alla perfezione. Persino i cittadini hanno imparato a fare la raccolta differenziata, grazie allo sprone del Sindaco papà e di mamma Monteco che, per quanto riguarda la capacità di comunicazione è talmente efficace da chiedersi il perché continui ad occuparsi di rifiuti, invece di intraprendere strade

diverse. Per il Sindaco, quando c'è la Monteco di mezzo va tutto bene, tanto che gli elogi si sprecano e, se non ci fosse, bisognerebbe inventarla. Persino i conti, pare che tornino sempre e pure alla perfezione. Se n'è accorta persino la Procura regionale della Corte dei conti che in fatto di numeri fa scuola e ha chiesto al Sindaco ed agli amministratori di rispondere in merito ad un presunto danno erariale di quattro milioni di euro per il tristemente noto lodo Monteco. Eppure, i proverbi non sbagliano mai. Non v'è rosa senza spine. La spina, nel caso in questione, ha le sembianza dell'ex consigliere comunale Laterrenia che, evidentemente mosso da legittima curiosità, ha dato un'occhiata ai dati sulla raccolta differenziata del Comune di Fasano contenuti nel portale della Regione Puglia. Eppure questa volta i conti sembrano non tornare, cioè non coincidono con i proclami trionfalistici contenuti nel comunicato stampa di Palazzo di Città. Le percentuali di differenziata sono totalemnte diverse da quelle decantate dal Sindaco pochi giorni or sono. Addirittura, i dati della raccolta differenziata di maggio 2012 sono per Fasano più bassi se rapportati a quelli dello stesso mese del trascorso anno 2011. Delle due – si verrebbe da pensare - l'una: chi si è bevuto il cervello? Il Sindaco non pago della recente vittoria elettorale ed in cerca di ulteriori consensi, oppure l'ex Consigliere comunale che si diletta a frequentare il sito della Regione Puglia? I dati della Regione effettivamente parlano chiaro: per Fasano la raccolta differenziata del trascorso mese di maggio si attesta sulla percentuale del 25, 17. Il Sindaco, però, non

è affatto disposto a ricevere l'ennesimo schiaffo morale e la prova – anche questa l'ennesima – che qualcosa, nei conti che riguardano la Monteco, non quadra. Comincia, pertanto, una disperata caccia all'untore perché un colpevole deve necessariamente esserci. Chi sarà? Non certo la ditta affidataria del servizio che, prontamente interpellata dal Primo Cittadino, ha confermato la percentuale proclamata a gran voce nel comunicato stampa dello scorso 12 giugno: 56,80 ed ha confermato pure di riuscire a stare sempre in piedi. La Monteco, però, oltre a disporre di eccelse facoltà comunicative, possiede anche un servizio investigativo mica da ridere. Messi in moto i suoi scagnozzi, arriva dunque a individuare il colpevole. Per trovarlo, non è neppure necessaria una taglia come si usava nel vecchio west. Il colpevole è il maggiordomo, pardon il dipendente comunale addetto alla comunicazione mensile dei dati della differenziata all'Ente regionale. Costui, stando al


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tenore dell'ultimo comunicato stampa emesso dal Comune il 21 giugno in pieno ossequio a quanto affermato dalla Ditta, ha avuto una dimenticanza ed “ha omesso di indicare anche il dato dei rifiuti biodegradabili, ossia delle alghe raccolte”. Dimenticanza? Perché andare a scomodare una parola così arcaica quando è sufficiente leggere gli atti del Comune e ricordare che qualche giorno fa alla Monteco sono stati pagati oltre ventimila euro per la rimozione delle alghe (tra l'altro avvenuta nello scorso mese di marzo) e ne sono stati stanziati ben 200.000 a favore di una ditta locale, che si occupa di solito dello smaltimento dei rifiuti pericolosi, per il loro smaltimento in apposito impianto di compostaggio in loco fasanese. Tornano i conti adesso? Assolutamente no, ma ciò pare tristemente normale quando si tratta della gestione dei rifiuti a Fasano. La Monteco, che di alghe pare ne abbia rimosse addirittura 1500 tonnellate (stimate come, non è purtroppo dato sapere) non ha provveduto al loro smaltimento, cioè al recupero, essendo stato detto servizio affidato a un altro soggetto. Eppure accampa voce in capitolo, sempre sostenuta dal

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LE CIFRE DEL PATTUME FASANESE Mese

fonte: Regione Puglia

Indifferenziata

Differenziata

Tot. RSU

Rif.Diff.

Prod. Procapite

Kg.

Kg.

Kg.

%

Kg. al Mese

Gennaio

1.205.040,00

490.171,00

1.695.211,00

28,92

43,96

Febbraio

1.050.680,00

501.560,00

1.552.240,00

32,31

40,25

Marzo

1.347.200,00

591.230,00

1.938.430,00

30,5

50,27

Aprile

1.423.860,00

488.337,00

1.912.197,00

25,54

49,59

Maggio

1.543.770,00

519.325,00

2.063.095,00

25,17

53,5

TOTALE

6.570.550,00

2.590.623,00

9.161.173,00

28,278

47,513

Una curiosità a parte: ogni fasanese ha prodotto nei primi 5 mesi dell’anno 47,5 kg di rifiuti al mese. Nello stesso periodo un barese ne ha prodotti 45,1 kg, un brindisi 42,1 kg, un’ostunese 42,7 kg e un cistranese 33,2 kg. Le ragioni? Ai posteri l’ardua sentenza. Primo Cittadino, e fa come Ercolino sempre in piedi, il pupazzo gonfiabile che si raccoglieva con i punti dei formaggini, e che appunto aveva la caratteristica di rimanere sempre in piedi. Salvo poi scoprire che, con un piccolo colpo di spillo, anche Ercolino si afflosciava inesorabilmente. Per ora, il maggiordomo, pardon l'impiegato comunale, è il colpevole perché ha avuto una

dimenticanza. Il dubbio nasce spontaneo. Sarà mai possibile tutto ciò, visto che l'attività di inserimento dati è sempre stata effettuata con precisione? Non è che le alghe sono state smaltite in maniera diversa da ciò che accade per i rifiuti organici? Le amnesie a Palazzo di Città sono frequenti o capitano alla bisogna? Potrà capitare anche ai cittadini, che cominciano a nutrire forti

dubbi sulla decantata raccolta differenziata sulla complessiva gestione dei rifiuti, di dimenticare? No, a ricordare gli sprechi e le gestioni dissennate c'è sempre l'addizionale IRPEF, istituita nel lontano 2007 per pagare i debiti provocati dai rifiuti, ed ancora in piedi… questa sì proprio come Ercolino. Il Tulipano Nero


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I dubbi dubbi del Prof. Nicola Fiume Lettere al Professore Caro utente sprovveduto che prendi tutto alla lettera, quando l'altro giorno il telegiornale ha annunciato il crollo del mercato della casa non voleva dire che c'era stato il terremoto: quella era la seconda notizia del telegiornale e non c'entrava niente con la prima. Caro utente più sprovveduto di quello di prima, “E' crollato il mercato del pesce” non significa che ci sono quintali di spigole e merluzzi sotto le macerie vicino a casa tua e mo' tu “dove vado a vivere che la puzza si muore”, significa che il pesce non si vende più! Non ci sono dubbi. Ho letto la lettera di minacce al Sindaco Di Bari da parte delle Brigate Rosse. Se il testo che ho letto io è veramente quello che hanno scritto, per come lo hanno scritto, cercate i responsabili nelle scuole. Prondo? Sono Renzzo Bossi, e con questa comunicazzione volio fare una comunicazzione uffficialle: non incominciamo a dirmi che sono stato io che non cendro niente. La minacia al vostro sintaco non ve l'ò scrita io che magari che sapevo scrivere come a quelo là che ve l'à scritta veramende.

Pane e companatico Siccome il prezzo del pane a Fasano qualche settimana fa, improvvisamente è aumentato per qualche giorno, mi sono dovuto accontentare del companatico il cui consumo è levitato a dismisura ovviamente per compensare la riduzione del consumo del pane. Qualcuno mi vuole spiegare, per favore, che cosa mi sono mangiato?

Ogni scarafone … La mamma di Corona: “Fabrizio è malato, non può andare in carcere”. Riprendo paro paro il comunicato comparso sulla pagina di libero.it in data 19.06.2012. “Dopo la condanna in corte d'appello di tre anni e dieci mesi per frode fiscale e bancarotta, Corona potrebbe davvero tornare 'al fresco'. Mamma Gabriella però non ci sta, e rivolge un accorato appello dalle pagine del settimanale Gente per convincere i giudici a non separarla dal suo bambino: “Non condannatelo come fosse un assassino”. La ragione per cui Corona dovrebbe, secondo sua madre, evitare il carcere, è legata alla sua salute: “Nel cervello di Fabrizio mancano alcune sostanze …” Commento: Alcune sostanze? Solo alcune sostanze?

Teledò (la tv che non fa per voi) Incidenti sul lavoro: calo anche in Puglia (Gazzetta del Mezzogiorno del 5 giugno 2012) E volevo vedere se aumentavano! Con la crisi che c'è oramai non lavora più nessuno. Durante la Festa della Marina dell'otto giugno scorso il Presidente Giorgio Napolitano ha ricordato i due marò ancora trattenuti in India auspicando un rapido rientro in Italia. Mio cugino che ha perso il lavoro, lo hanno sfrattato ed è stato pure abbandonato dalla moglie si offre come merce di scambio e si dichiara disponibile ad andare in India al posto dei due marò dicendo: “Loro stanno sicuramente molto meglio di me, sono trattati bene, non hanno fatto un solo giorno che fosse veramente un giorno di carcere, finanche gli portano da mangiare cibo italiano mentre io qua, per sopravvivere devo mangiare cibo indiano che costa meno ... se può servire sono pure disposto ad ammazzare per sbaglio due pescatori di Savelletri” Europei 2012 Cassano e Balotelli, le punte di diamante della Nazionale: uno, ogni volta che parla fa danni e l'altro fa danni anche senza parlare. Europei 2012 Prandelli ha avuto serie difficoltà ad allestire una squadra che si potesse chiamare Nazionale Italiana. Nella nostra serie A giocano più stranieri che italiani, il calcio scommesse e gli infortuni hanno fatto la loro parte per cui quando l'altra sera giocava l'Irlanda si faceva fatica a capire conto chi stava giocando: Balotelli tutto sembra fuorchè italiano, Ogbonna non ne parliamo nemmeno, Thiago Motta, ammesso che qualcuno sappia qual è il nome e qual è il cognome, non ha proprio un cognome nostrano e i pur volenterosi Diamanti, Borini, Giaccherini e compagnia bella … chi li conosce!? La nota soubrette Sara Tommasi denuncia di essere stata drogata per poter girare un film porno il cui titolo sarebbe “La Mia Prima Volta”. Io conosco una ragazza che per girare un film porno hanno dovuto drogare il partner perché se lui vedeva lei piuttosto si suicidava.

la vignetta è di Cosimo Rosati


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LE REGOLE DEL PALLONE Ho visto cose che voi uomini non immaginereste, per questo mi rivolgo alla sensibilità delle lettrici. Voi donne, per caso, avete accanto uomini che la mattina leggono sul televideo pagine con numeri incomprensibili, classifiche indecifrabili e assegnazioni di voti, come se fossero ancora a scuola, a uomini che non conoscono neanche la tabellina? Non allarmatevi, mal comune mezzo gaudio, non sentitevi sole: siete in molte. Voi donne più rompiscatole invece, siete quelle che quando i vostri uomini la mattina al televideo s'incantano come precedentemente scritto, v'innervosite tentando di risvegliare la memoria al proprio compagno che perennemente si giustifica con voi, dicendo che non è un pallonaro, ma che gli piace solo vedere lo sport? Bene non siete sole, ma già siete una minoranza, perché una parte di voi è già separata. Comunque qualora non lo foste, siete fortunate, poiché non c'è cosa migliore che irridere sulle incongruenze di un uomo, ergersi in cattedra anche quando s'intavolano argomenti di altro genere. Voi donne serene, che quando vedete i vostri mariti in ipnosi davanti al televideo la mattina, tra le pagine segnate con il numero 200 e non oltre il 300, quando li osservate in catalessi davanti a una partita di pallone, consapevoli che ancora non siete vedove dopo avergli tastato il polso, semplicemente li ignorate, siete in regola. Comunque evitate di dire loro cosa fate voi durante le loro apnee cerebrali, quando magari dite che andate a fare la spesa e loro si accorgono che siete tornate solo a ora di cena, a patto che non vogliate foraggiare avvocati matrimonialisti. In ogni cosa c'è una regola, ma le regole ci sono perché devono essere interpretate, in ogni caso le regole si rispettano a patto che le stesse siano assoggettate a ogni caso specifico, come un calzino della giusta misura nel suo piede. Così sono anche le regole del pallone. Quando perde una squadra alla quale si tifa, si dice che la vittoria dell'avversario è stata sudata, talvolta immeritata e se si vuol essere diplomatici, si afferma che

l'avversario era degno di affrontare la controparte e che comunque la palla è rotonda e la fortuna è cieca. E tante altre banalità simili. Tormentoni da Trapattoni (carina, l'assonanza. Sembra quasi un anagramma). Numerosi scandali hanno afflitto il mondo del calcio, scommesse illecite, orologi d'oro, corruzione, tutto poco giustificato se non dall'avidità. All'interno di questo microcosmo, gira del denaro in quantità abnormi e questo grazie anche al povero operaio o all'impiegatucolo al quale Fantozzi fa ingurgitare ettari di frittatone di cipolle e rutti liberi per essere alla medesima altezza della raffinatezza del programma serale. Non c'è niente da dire: l'uomo quando ha a che fare con il pallone, oltre che a sparare palle alla moglie, s'imbruttisce suo malgrado. Purtroppo con tale processo degenerativo si nasce, raramente si diventa. Proprio l'altro giorno, nella piazzetta sotto casa mia, un nugolo di bambini, pur affrontando la canicola, ha organizzato una partita di pallone. Cosa c'è di più gioioso che sentire il dolce schiamazzare di pargoli che giocano? Pensare che non stiano a rimbecillirsi davanti ai cartoni animati o ai social network? Solo che a un certo punto lo schiamazzo si è tramutato in frastuono, quindi cerco d'intervenire con delle regole, sapendo che nel calcio la regola sia un elemento indispensabile, ma loro le regole ce le avevano già. “Che cosa è successo, ragazzi?”. “Niente, signò, Alfonsino dice che il pallone è il suo e per questo non vuole stare in porta.” È risaputo che in questi casi, chi non sa giocare faccia il portiere, tanto quanto sia noto che Alfonsino non abbia nessuna parentela in comune con Gigi Buffon. Il gioco del pallone di strada, avendo già delle regole ben precise e alquanto distanti da quelle stabilite da un arbitro della Nazionale, ha l'ulteriore particolarità di non

avere regole scritte, ma sono trasmesse attraverso l'uso tribale del passaparola, tale metodo divulgativo pare sia più funzionale di quello ufficiale, d'altronde risale a tempi immemorabili. Sentendomi non in grado di appianare il diverbio, onerata dalla mole della tradizione, rientro in casa. Passano pochi minuti e quello schiamazzare, tramutato in frastuono, ora è variato in cagnara. Mi riaffaccio facendo la medesima domanda. “Signò, il pallone di Alfonsino è andato a finire nel balcone della signora che abita sotto di lei, può fare qualcosa?” La signora di sotto (credo che Di Sotto sia il suo vero cognome) è in villeggiatura, tento di recuperare il pallone di Alfonsino con una scopa,

momentaneamente facente le veci di un arpione, ma non avendo nessun successo, mi decido di regalare un pallone in disuso che gironzolava dietro un mobile da anni. Ora il pallone di chi sarebbe stato? Alfonsino avrebbe potuto scorazzare invece di stare fermo tra i due pali a forma di ciabatte? Anche in questo caso, le regole del pallone sono rigide. Chi prima lo tocca ne diventa il possessore, “a c' preim s' jalz, preim s' calz”. Mi dispiace per Alfonsino, ma il pallone è rotondo, non c'è più la mezza stagione e la regola principale è:” U' pallaum jé ù mé”. Quindi ora andate a giocare un po' più in là, che a quest'ora si cerca di riposare, prima che qualcuno ve lo fori. Giullaremissiva


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UNA JUNIOR SEMPRE PIU' AZZURRA

La stupenda annata dei biancoazzurri della Junior Fasano è terminata voltando decisamente verso l'azzurro della nazionale italiana. Dopo aver ceduto in semifinale, per una sola rete, ai campioni d'Italia uscenti del Conversano (poi battuti in finale dal Bolzano), i pallamanisti fasanesi hanno potuto gioire per il secondo posto dei giovani dell'Under 16 nelle finali nazionali di categoria giocate proprio nella nostra città. Solo i campioncini del Rubiera hanno spento le speranze tricolori dei giovani del sodalizio presieduto da Angelo Di Carolo. Ma i più accaniti maniaci pugliesi della pallamano, hanno potuto godere della prestazioni della nazionale al Pala Florio di Bari nel fine settimana tra l'8 e il 10 giugno. Il quadrangolare tra Italia, Gran Bretagna, Svizzera e Grecia, torneo valido per il percorso alle qualificazioni per i

prossimi campionati europei, doveva servire ai nostri per cercare di migliorare la propria posizione nel ranking continentale che, com'è noto, ci vede posizionati decisamente nella parte bassa. In passato, con Svizzera e Grecia, avevamo preso sonori scoppoloni e perfino la Gran Bretagna, (tradizionalmente ancora più dietro di noi) avendo lavorato per tempo ad una squadra in grado di figurare dignitosamente per le Olimpiadi, ci destava apprensione. Invece, sul perfetto parquet barese, la nazionale italiana si è dimostrata competitiva, almeno per questo livello. Il selezionatore Franco Chionchio, in questa occasione, è stato affiancato dal tecnico della Junior Branko Dumnic, che ha in seguito formalizzato la sua separazione consensuale dal sodalizio nostrano. Indubbiamente c'è stato un migliora-

mento nelle prestazioni azzurre. La prima gara ha visto gli azzurri pareggiare nel finale, dopo aver sempre inseguito, contro i greci guidati dalla nostra vecchia conoscenza Tzilimparis, portiere del Conversano. Una gara gestita in maniera alquanto maldestra dal tecnico azzurro, con troppi cambi e tanta confusione in campo. Nota dolente: i pochi spettatori, ma era venerdì e probabilmente la gente era al lavoro. La seconda partita era quella contro la Svizzera e qui ci siamo veramente mangiati le mani: infatti contro i rossocrociati eravamo meritatamente in vantaggio di un gol a un minuto dalla fine e quando abbiamo avuto l'occasione di chiudere la partita con un tiro dai sette metri, il bomber Maione cadeva nella provocazione del portiere svizzero e gli tirava addosso, dando l'occasione agli svizzeri di pareggiare a pochi secondi dalla fine. Occasione che gli elvetici non sprecavano. Nota stonata: i pochi spettatori, ma di sabato e con quel gran caldo, probabilmente la gente avrà scelto di andare a mare. L'ultima gara ha visto gli azzurri giocare contro la Gran Bretagna, fanalino di coda del girone. Per effetto dei risultati del nostro e degli altri gironi, per qualificarci come migliore seconda classificata avremmo dovuto sconfiggere i britannici con uno scarto di almeno 27 reti: impensabile. Restava

l'amarezza per quel rigore sbagliato il giorno prima che ci avrebbe consentito di vincere il girone e proseguire l'avventura europea. Nel frattempo la Svizzera aveva battuto la Grecia e si era garantita il passaggio del turno. Ed è contro la Gran Bretagna che abbiamo avuto una delle più belle soddisfazioni della nostra storia pallamanistica. Non della storia pallamanistica nazionale, che battere gli inglesi di qualche gol era preventivabile, quanto della storia della Junior, ancora lei. Vedere contemporaneamente in campo Rubino, Giannoccaro, Messina e Sirsi (col quale si alternava a difesa dei pali l'altro fasanese Fovio) e vedere i giocatori di movimento andare tutti in rete, per chi li ha visti nascere sportivamente, è stato quasi commovente. Nota negativa: i pochi spettatori, ma in contemporanea si giocava la prima partita azzurra agli europei di calcio. Ma che scuse trovo? La verità è che a Bari, come in quasi tutte le città d'Italia, la pallamano è sconosciuta e se si vuol riempire un palazzetto da 6000 spettatori bisogna attuare ben altre strategie di marketing. Oppure si potrebbe puntare su impianti meno capienti in città con maggior seguito di tifosi. Ad esempio Conversano, col suo palazzetto da 3000 spettatori, sarebbe stata perfetta. Fasano no, poiché com'è noto, a Fasano il palazzetto non serve. Franco Vergine

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ESTATE, TEMPO DI BILANCI E PROGRAMMAZIONE

SOCIETÀ SPORTIVE ALLE PRESE CON LA CRISI L'ennesima estate di “passione” per lo sport fasanese è iniziata. Le società esistenti si leccano le ferite, si affannano per pagare gli ultimi “stipendi” a tecnici e giocatori. E nel frattempo si deve programmare l'anno nuovo, capire quale sia il budget a disposizione per la nuova annata, tessere i contatti per formare i nuovi team. Davvero dura quando nel paese diminuiscono gli sponsor, quando le aziende non hanno denari da elargire per lo sport. E come programmare un’annata se le strutture sono da “terzo mondo”? Le uniche strutture decenti sono i campi da calcio. Peccato che il calcio a Fasano non trovi una guida duratura, qualcuno che programmi almeno a due/tre anni. La pallavolo non c'è più. Troppi costi per l'ex presidente Sgarbi e una struttura che non poteva ospitare la B1. Tanti i sacrifici economici che cozzano con la mancanza di una struttura comunale adeguata. Calcio a 5? Una serie A costretta a ridimensionare i progetti perché gli sponsor devono venir meno agli impegni presi per colpa della crisi. Pallamano? Ogni anno si riparte da zero, a elemosinare soldi per rimanere ai vertici dei campionati in Italia. Basket? Non si può salire in C nazionale perché manca una struttura adeguata. Dover rinunciare a eventuali ripescaggi, lottare giornalmente per raccogliere sponsor che potrebbero aumentare se la platea fosse diversa, se la platea ricoprisse più regioni. E non scriviamo di altri sport, che pur lavorando in maniera egregia a livello di giovanili ottenendo risultati di rilievo, faticano a trovare fondi per continuare l'attività. Tante volte balena nelle teste dei dirigenti il solito “ma chi ce lo fa fare”. Fare sport a Fasano è davvero complicato, in un paese con tanti 5 stelle, con imprese come lo Zoosafari o con grandi imprese edili. Un controsenso, soprattutto quando parecchi di questi “eventuali” sponsor decidono di investire fuori Fasano. Un esempio su tutti? Carparelli Costruzioni che è il secondo sponsor dell'Enel Basket Brindisi (Lega1). Interroghiamoci se le nostre squadre siano appetibili dagli sponsor, se la mancanza di strutture adeguate faccia andar via tante aziende che vorrebbero dare una mano, se chi governa ci tenga allo sviluppo di sport considerati minori. E se possiamo aiutiamo chi, in questi anni di crisi, continua a dirigere società sportive o promuovere l'attività sportiva. G. M.

da URP Regione Puglia AMATI NOMINATO COMPONENTE DIRETTIVO GRUPPO EUROPEO INNOVAZIONE SU ACQUA Il Commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik ha nominato l'assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati componente del Gruppo Direttivo di alto livello del partenariato europeo di innovazione sull'acqua (European Innovation Partnership on water - EIP). Il gruppo direttivo, costituito da trenta professionalità internazionali, è stato promosso dalla Commissione UE con il compito di contribuire ad adattare la visione dell'innovazione al campo della gestione delle risorse idriche. Con la lettera di nomina, il Commissario Potocnik ha così spiegato le ragioni che hanno indotto la Commissione europea ad assumere l'iniziativa: "E sempre più evidente che la possibilità di accedere all'acqua pura diventerà una criticità per lo sviluppo sociale economico e ambientale in un mondo più ricco e densamente popolato. La gestione corretta e l'uso efficiente delle risorse idriche sono una questione cruciale. L'innovazione è la chiave per individuare le soluzioni alle sfide che la questione idrica richiede a livello globale, oltre a costituire l'ingrediente per potenziare la competitività e la crescita del settore idrico in Europa, contribuendo a creare occupazione, crescita economica e maggiore competitività." Lo scopo che si prefigge la "European Innovation Partnership on Water" consiste nell'offrire un contributo per sviluppare l'Europa efficiente dal punto di vista dell'utilizzo delle risorse naturali, creando inoltre opportunità di mercato per una crescita economica interna ed estera. Concretamente, il Gruppo Direttivo contribuirà ad offrire una guida strategica al partenariato in materia di acqua e ad individuare i temi principali e le sfide per l'innovazione in materia idrica; a concordare strategie di breve e lungo periodo; a costituire una task force che si occuperà della redazione del Piano di Implementazione Strategica sulle priorità, il metodo di lavoro e la governance del partenariato EIP sull'acqua; adottare il Piano di implementazione Strategica entro la fine dell'anno. "Non posso nascondere l'umana gioia per l'incarico - ha detto l'assessore Amati - ed allo stesso tempo non posso tacere che la valutazione positiva del mio curriculum sia stata favorevolmente condizionata dal notevole lavoro compiuto dal Presidente Vendola, in qualità di relatore, con i recenti pareri sulle risorse idriche e sui cambiamenti climatici, commissionati dalla Commissione europea al Comitato delle Regioni. È insomma un risultato che si inserisce in un complesso di attività che la Puglia sta svolgendo, da protagonista, nel contesto internazionale, sulla base di strategie e conoscenze che prendono le mosse dall'epopea dell'Acquedotto pugliese. Sulla materia delle risorse naturali e della lotta alla siccità, infatti, la Puglia corrisponde ad un modello per storia gloriosa ed impavida, che noi tentiamo di preservare e possibilmente migliorare con l'aiuto delle migliori professionalità dell'ingegneria idraulica puglie-

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da URP Regione Puglia se. Quanto a me - ha concluso Amati - proverò a fare il mio dovere, consapevole che le attività sull'acqua, sul suo uso, riuso e risparmio, appartengono ad una delle più grandi sfide dei pugliesi, perché quella della lotta alla sete è sempre stata l'occupazione più pugliese che ci sia." La riunione di insediamento del Gruppo direttivo si terrà il prossimo 4 settembre a Bruxelles, presso la sede della Commissione.

"COMUNI BICICLONI", INIZIATIVA DI REGIONE, ANCI E LEGAMBIENTE Valorizzare le politiche per le due ruote, trasformandole in un marchio di qualità urbana. Questo l'obiettivo di "Comuni Bicicloni" presentato il 22 giugno da Guglielmo Minervini, assessore alle infrastrutture strategiche e mobilità della Regione Puglia, Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e Luigi Perrone, presidente dell'Anci Puglia. "Siamo agli inizi di un cambiamento - spiega l'assessore Minervini - del quale quest'oggi chiediamo ai comuni di diventare protagonisti. Questo è un tempo propizio per far emergere nei comuni il tema del governo della qualità urbana quale fattore di attrattività e competitività. Come simbolo della qualità urbana vogliamo misurare anche la mobilità sostenibile e innescare un meccanismo emulativo, così come è avvenuto per altre riuscite esperienze su rifiuti e coste". Il rapporto metterà in evidenza lo 'stato' della mobilità sostenibile nei comuni pugliesi prendendo in esame tutti i parametri che caratterizzano la ciclabilità e più in generale la mobilità urbana. All'attenzione sempre maggiore che le pubbliche amministrazioni stanno riservando al tema della mobilità sostenibile non sempre, infatti, corrisponde un cambiamento nelle scelte di mobilità dei cittadini a favore degli spostamenti in bicicletta: a fronte dell'aumento delle piste ciclabili realizzate nelle città italiane, la percentuale degli spostamenti urbani in bicicletta non tende ad aumentare, ma anzi si attesta tutt'oggi su bassissime percentuali. Di contro, ogni amministrazione locale si deve dare un modello di mobilità con obiettivi chiari. “Abbiamo lanciato questa iniziativa - spiega Tarantini - per la prima volta a livello nazionale in Puglia per sostenere e valorizzare l'ottimo lavoro che l'Assessorato regionale alle infrastrutture sta facendo sul fronte della mobilità sostenibile. Con questo rapporto, come con tutti gli altri elaborati da noi su altre tematiche, vogliamo raccontare e premiare le buone pratiche sulla ciclabilità ma anche sensibilizzare le amministrazioni locali a darsi un modello di mobilità che vuole promuovere la bici in equilibrio con la pedonalità e trasporto pubblico contenendo gli spostamenti in auto”. Legambiente Puglia somministrerà ai 258 comuni pugliesi un cicloquestionario per monitorare la loro attenzione al tema della mobilità sostenibile. Le richieste contenute nel cicloquestionario sono raggruppabili in 4 macroaree: infrastrutture (presenza di piste ciclabili, isole pedonali, ZTL), politiche sulla mobilità sostenibile (attività di sensibilizzazione, percorsi ciclabili per studenti e bambini realizzati dalle amministrazioni comunali, realizzazione di un Piano della Mobilità, presenza di un Mobility Manager), risposta dei cittadini alla mobilità sostenibile (quali mezzi di trasporto utilizzano i cittadini per gli spostamenti in città ossia il modal split), ricezione turistica ed associativa (la presenza sul territorio di strutture turistiche e di associazioni che favoriscono e promuovono l'utilizzo della bicicletta, la presenza di ciclofficine per la vendita, il noleggio e la riparazione delle biciclette). "Non presentiamo - sottolinea Minervini - un bando per misurare quante piste ciclabili ci sono nelle città, ci interessa capire quanto si sta facendo per mettere sulle due ruote i cittadini. È una sfida, non ci sono soldi in palio, ma un riconoscimento di un marchio che certifica quello che il Comune fa per garantire gli spostamenti in bici dei cittadini ed è un fattore di attrattività per i turisti che sempre più chiedono servizi orientati a queste forme di mobilita”. Il cicloquestionario compilato dovrà essere restituito a Legambiente Puglia entro e non oltre il 14 settembre 2012. L'analisi delle risposte fornite permetterà di stilare le classifiche suddivise per piccoli, medi e grandi comuni e capoluoghi di provincia. In autunno sarà presentati i risultati del Rapporto “Comuni Bicicloni” e premiati i comuni virtuosi con una bandiera/targa e alcune biciclette.

FONDI ALLA PUGLIA PER PREVENZIONE RISCHIO SISMICO EDIFICI "Alla Puglia sono stati destinati 6.207.560 euro per la prevenzione del rischio sismico di edifici strategici pubblici e per la prima volta anche privati. In questi mesi caratterizzati dall'altissimo livello di attenzione sulle disgrazie da terremoto, e ciò purtroppo non accade per rivoluzione culturale ma per il numero delle vittime, la risposta delle istituzioni acquisisce il rilievo della buona notizia, sia pur finanziariamente costellata da insufficienza." Lo ha reso noto l'Assessore alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati a proposito dell'avvenuta ripartizione delle risorse tra le regioni italiane, determinata sulla base dell'ordinanza emessa dalla Presidenza del Ministri del 29 febbraio 2012. Sul totale dei fondi stanziati in favore della Puglia, 5.764.163 euro saranno destinati agli interventi di miglioramento ed adeguamento sismico, mentre 443.397 euro serviranno per proseguire gli studi di microzonazione sismica. Alle somme destinate alla nostra Regione si aggiungeranno ulteriori risorse tratte dal cofinanziamento regionale, nella misura del 40 % dello stanziamento statale. Si evidenzia che la partecipazione finanziaria della Regione, rappresentava la qualità di criterio premiale nella ripartizione complessiva tra le regioni italiane. "Attendevamo la destinazioni di questi fondi - ha detto Amati - che ci permetteranno di proseguire le attività di messa in sicurezza di edifici strategici e di migliorare quindi le condizioni di sicurezza dei cittadini pugliesi. Provvederemo ora ad intraprendere tutte le iniziative volte alla selezione dei destinatari delle risorse, attraverso le richieste che ci perverranno dai singoli comuni pugliesi e per la prima volta anche da cittadini privati". Circa i finanziamenti ricevuti dalla Puglia per l'anno 2010, pari ad 1.533.102 euro, si comunica che sono stati utilizzati per finanziare gli interventi di riduzione del rischio sismico nei comuni di San Ferdinando di Puglia e Volturino. Il finanziamento destinato al Comune di San Ferdinando è stato utilizzato per eseguire interventi di miglioramento sismico sull'edificio adibito a Municipio, mentre il Comune di Volturino aveva richiesto ed ottenuto il finanziamento per eseguire l'intervento di demolizione e ricostruzione sull'edificio adibito a Poliambulatorio, dichiarando la disponibilità ad un co-finanziamento pari a 20.000 euro.

ENTRO AGOSTO PROGETTO PER SS 172 FASANO-LAURETO "Entro il 13 agosto prossimo l'ANAS predisporrà il progetto definitivo delle opere di ammodernamento e messa in sicurezza della strada statale 172 dir nel tratto compreso tra Fasano e Laureto. Nella prima settimana di settembre convocherò una nuova riunione tra tutti i soggetti istituzionalmente preposti ad esprimere i pareri di merito, al fine di esaminare la proposta progettuale e così avviare formalmente il procedimento di valutazione di impatto ambientale". Lo ha detto l'assessore alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati, a seguito dell'incontro che si è svolto a Bari, al quale hanno partecipato i rappresentanti di tutti gli uffici regionali interessati, della Provincia di Brindisi, del Comune di Fasano, della sovrintendenza dei beni archeologici, dell'Anas Puglia e dell'Autorità di Bacino della Puglia. Il tratto stradale è stato oggetto di un protocollo d'intesa sottoscritto tra la Regione Puglia e l'Anas il 19 aprile scorso proprio per l'avvio dei lavori di ammodernamento della strada statale 172 dir, nel tratto compreso tra Fasano e Laureto. Le opere saranno realizzate con un finanziamento regionale pari a 15 milioni di euro.


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Rosolini da vitigno Frappato 21. NellaVallée l'Arvine è… piccolo 23. I Retsina sono preparati con la loro resina 24. Vicino… Al ondra 26. Totale in breve 27. Vino che ha un tenore di zucchero compreso tra 4 g/l e g/l 30. Provincia del Copertino Doc prodotto in prevalenza da Negroamaro. 31. Vocali di Boca 32. Quello dell'angelo segna l'inizio del Carnevale di Venezia, segnato quest'anno dalla fontana del vino 34. La Doc Colli Tortonesi 35. Lambrusco Reggiano 36. Lo è il tartarico 38. Contrario in out 39. Signore… inglese 41. Tatuaggio 42. Alto Adige 43. Un tipo di fermentazione della birra 44. Aria americana 46. Provincia del Frascati Doc 48. Sessanta minuti 51. Lago e… Doc Nova 52. Lo è un vino senza zucchero 53. Provincia del Lambrusco lombardo. VERTICALI: 1. E' Nobile e d'Abruzzo 2. E' una Doc della provincia di Vercelli con uvaggio di Nebbiolo (detto Spanna), con eventuale aggiunta di Bonarda 3. Il vino della cantina Albea da Nero di Troia che… non Lei 4. Regional English Language Office 5. Ettaro 6. Quelle rose che si sentono spesso in un vino 7. Dove si consumano riti pagani 8.E' anche detta Vespolina, soprattutto nell'Oltrepò Pavese o Uvetta 12. Prezioso colore dei bianchi affinati in barrique 13. Essere favorevole, accordare quanto richiesto 14.Privo di moralità, dissoluto 17. Cento litri 19. Non è là 20. Vino bianco del Collio che è… Gialla 22. Un satellite di Giove 24. Negazione 25. Acidità… all'inizio 28. Vino Re del Piemonte 29. Ora lo dobbiamo chiamare Friulano 30b. Doc siciliana che talvolta…erutta 33. Sento 37. Oloroso… agli estremi 40. Rosso Torgiano 45. Provincia del famoso Moscato piemontese 47. Macerata 49. Provincia della Doc laziale Zagarolo50. Provincia della Lacrima di Morro d'Alba

ORIZZONTALI. 1.Vitigno altoatesino nato da un incrocio 9. Europa Unita 10. Provincia del Cerasuolo di Vittoria 11.Vitigno con cui si produce il Vino Santo della Valle dei Laghi 14. Dolcetto Superiore 15. Esclamazione 16. C'è quello di Dolceacqua 18. Doc prodotta a Pachino, Noto, Portopalo e

V A T A T A I C I M A C S C Z E S R A E

O T N U A V V O C A T O A Z S R A V G M

REBUS:

G T B I R I A C E N E R A T O O O A U C

L I A I N C I C M R N I I C L L N S O F

I N I N B O H H A E P T L I I N I Z U I

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L L N U D G R O N I A A A D L H G C L O

P M I L A N T T N L L M E I I N C O L D

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L R U L E S I A A L L S A M E R S A C F

L E L C A V C P L E I R A R A C M M A R

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C A A C T A O O F L I S P A R I I T A T

I V E O T S R I L L T O R R O N C I N O

N E A S T I C E A S F I L A T A A C T R

O S E R T I S T R U F I L A M E N I I T

T F E O O A O I N O R T A P I T N A S A

CRUCIPUZZLE

Soluzione POPOLANO I MERCATI: (10)

ACINI AVE AVVOCATO BANDA CANTANTI CARNE AL FORNELLO CHIAVI COCCHIO CONCERTO IN PIAZZA COZZALI E SIGNORI FAME FESTA DELLA MADONNA FIZZO DI FRITTO FUOCHI D'ARTIFICIO GNUMARELLE LUMINARIA LUPINI MATTINA AL MARE MUSICA DELLE GIOSTRE OLIVE ALLA CALCE PANINO CON LA SALSICCIA RAGU' RITO

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UFFICIO ACCURATEZZA: Riproponiamo il crucipuzzle dello scorso numero pubblicato con alcuni refusi.

“Quando arriva, Fasano è deserta” (6)

SOLUZIONE GIOCHI DELLO SCORSO NUMERO

REBUS: – Bancarella

P M A T T E L L I V N I I S R A V O R T


giugno 2012

pag. 31

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