IL GIORNALE DEI VERONESI - LUGLIO

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LUGLIO 2013 - ANNO I

R e g i s t ra z i o n e a l Tr i b u n a l e d i Ve ro n a n . 2 9 8 4 / 1 2

Quando la giustizia non è di casa

Il Procuratore Militare Enrico Buttitta affronta il caso dei nostri due Marò ancora in India. Un’occasione per riflettere su complesse questioni internazionali, sui meccanismi della giustizia e sulla tutela dei diritti. L’ E D I TO R I A L E

di Diego Cordioli

Legalità oltreoceano Inauguriamo questo numero del giornale con una delicata questione internazionale: la situazione dei nostri Marò ancora trattenuti in India, di cui ci parla il Procuratore Militare Enrico Buttitta. La scuola è finita, ma rimane sempre al centro del nostro interesse: salutiamo il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Verona, Giovanni Pontara, che si appresta ad andare in pensione e riflettiamo, con Anna Lisa Tiberio, sul soggetto più importante di ogni istituzione che abbia l’educazione al suo centro: lo studente. Ricordando poi, la lotta per la legalità, con Falcone e la strage di Capaci. Sempre di scuola si parla, anche nella rubrica riservata all’Istituto Marconi. Mentre, poco prima, la psicologa Giuliana Guadagnini spiega come i genitori dovrebbero affrontare la sessualità, con le connesse curiosità e problemi, dei loro figli adolescenti. Cos’è Federfarma, quali farmacie raccoglie al suo interno e di cosa si occupa? Ve lo spieghiamo in una nuova rubrica, ad essa dedicata, che proseguirà, anche nei prossimi numeri del giornale. Della prevenzione all’uso di sostanze stupefacenti, soprattutto nelle scuole, ce ne occupiamo nello spazio a cura del dott. Giovanni Serpelloni. L’avv. Aventino Frau riflette su leggi e sentenze, occupandosi di politica nazionale e anche delle dimissioni del Ministro Josefa Idem, mentre l’on. Luca Bagliani scrive di autodeterminazio-

I due Marò: Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

SCUOLA & ISTRUZIONE

PRIMO PIANO

I Marò: questioni giuridiche articolo a pag. 2-3

FEDERFARMA INFORMA

Federfarma Verona articolo a pag. 6

La reciprocità nell’educazione articolo a pag. 4

SOCIETÀ & DIPENDENZE

La prevenzione comincia dalla scuola articolo a pag. 7

SCUOLA & ISTRUZIONE

Tempo di pensione per Pontara articolo a pag. 5

ARCHITETTURA & DESIGN

Attività alberghiere nel villafranchese articolo a pag. 12

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Primo Piano

A cura dI Diego Cordioli

I “Marò”: problematiche politiche e giuridiche Militari italiani all’estero: Il caso dei Fucilieri del Battaglione “San Marco”. Dal 16 febbraio 2012 i due militari italiani si trovano ancora in India; le principali questioni giuridiche da risolvere riguardano due profili: quello della giurisdizione competente a decidere e quello del possibile riconoscimento dell’immunità funzionale ai due Marò italiani.

del dott. Enrico Buttitta

E’ passato quasi un anno e mezzo dal giorno in cui il Capo di 1^ classe Massimiliano Latorre ed il Serg. Magg. Salvatore Girone, Fucilieri del Battaglione “S. Marco” imbarcati col Nucleo di Protezione Militare (NPM) sulla petroliera “Enrica Lexie”, sono intervenuti (erano le ore 12.30 indiane del 15 febbraio 2012) per sventare un apparente “ennesimo tentativo di abbordaggio” da parte di cinque “predoni del mare” a bordo del peschereccio St. Antony al largo della costa meridionale indiana del Kerala. In tali circostanze hanno perso la vita due pescatori di nazionalità indiana che si trovavano a bordo del St. Antony, colpiti da una raffica di colpi di arma da fuoco che, secondo le autorità indiane, sarebbero partiti dalla petroliera italiana. A prescindere da ogni possibile ipotesi sui tempi e sui modi in cui troverà conclusione la vicenda che vede coinvolti i due Marò del Battaglione “San Marco”, ci lascia perplessi il fatto che dall’ormai lontano 16 febbraio 2012 i militari italiani si trovino ancora in India in condizioni restrittive della libertà personale, per un fatto che, secondo la legge penale italiana, appare integrare gli estremi materiali e psicologici di un eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi da parte di militari e pubblici ufficiali, punibile (anche nell’ipotesi di condanna) con pena che non giustificherebbe una restrizione della libertà per un tempo così lungo. Per quanto riguarda la competenza giurisdizionale, le autorità politiche, investigative e giudiziarie dello Stato del Kerala hanno subito affermato la propria esclusiva giuri-

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sdizione e competenza territoriale, negando al contempo che i due fucilieri godessero dell’immunità funzionale. Dall’altro lato, al contrario, le autorità italiane sin dall’inizio della crisi hanno nettamente affermato la giurisdizione esclusiva della Repubblica Italiana, sia in considerazione dell’art. 97 della Convenzione di Montego Bay, sia tenuto conto dell’immunità funzionale dei due militari. La Convenzione di Montego Bay all’art. 97, nello stabilire la giurisdizione esclusiva dello Stato di bandiera, afferma che “in caso di abbordo o di qualunque altro incidente di navigazione nell’alto mare, che implichi la responsabilità penale o disciplinare del comandante della nave ovvero di qualunque altro membro dell’equipaggio, non possono essere intraprese azioni penali o disciplinari contro tali persone, se non da parte delle autorità giurisdizionali o amministrative dello Stato di bandiera o dello Stato di cui tali persone hanno la cittadinanza”. Conseguentemente da parte italiana, in coerenza con le

regole del diritto internazionale consuetudinario e con quanto previsto dalla Convenzione di Montego Bay, è iniziata una trattativa con il governo centrale di Delhi. Su un altro versante, la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un procedimento per il delitto di omicidio volontario, formulando alle autorità indiane competenti delle specifiche richieste di assistenza giudiziaria, per via di rogatoria internazionale. Inoltre la Procura Militare della Repubblica di Roma ha aperto un ulteriore procedimento a carico dei due Marò per il reato di violata consegna, ipotizzando da parte degli stessi il mancato rispetto delle c.d. “regole di ingaggio” previste per questa specifica missione internazionale. Ricordo al riguardo che le regole di ingaggio sono direttive impartite dai comandi delle Forze Armate per definire, tra l’altro, la circostanza, il grado e le condizioni in cui può farsi uso della forza. Esse, in concreto, costituiscono l’unico strumento per autorizzare l’uso della forza in tempo di pace e in situazioni di crisi.

Oggetto di contestazione è in particolare la posizione dei vascelli al momento del tragico evento, circostanza di fondamentale rilevanza per stabilire la giurisdizione competente. Infatti, secondo una prima ricostruzione degli investigatori italiani, la Nave “Enrica Lexie” si sarebbe trovata a 33 miglia nautiche dalla costa sudovest dell’India, mentre -secondo la Corte Suprema indiana- i natanti si sarebbero trovati a 20.5 miglia nautiche dalla costa. Di conseguenza, nel primo caso il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali, mentre nel secondo nello spazio di mare denominato “zona contigua”, con rilevanti ripercussioni in tema di sovranità dello stato rivierasco. Invero, per i fatti accaduti in acque internazionali, lo Stato della bandiera della nave è il solo legittimato ad esercitare poteri coercitivi nei confronti delle navi iscritte nei propri registri. Di conseguenza, per le autorità italiane, le corti indiane non sarebbero competenti a giudicare i due Marò secondo il diritto internazionale.

La sentenza del gennaio 2013 della Corte Suprema Indiana, intervenuta successivamente alla sentenza del maggio 2012 del Tribunale dello Stato del Kerala, ha tuttavia escluso l’applicabilità dell’art. 97 della Convenzione di Montego Bay, non ritenendo che l’esplosione di colpi di armi da fuoco da un vascello verso un altro, e la conseguente morte di due persone, possano costituire un “incidente di navigazione” ai sensi della Convenzione stessa. Quindi, secondo i magistrati indiani, l’art 97 mira a regolamentare soltanto casi di collisione tra vascelli o ogni altro tipo di “incidente” occorso durante la navigazione, con la conseguenza che le regole per individuare la giurisdizione competente devono essere tratte dal diritto internazionale generale. E’ anche vero, d’altro canto, che le vittime erano di nazionalità indiana e che gli accusati della loro morte si trovano in territorio indiano, per cui l’India potrebbe rivendicare la giurisdizione anche in ragione di tali criteri. La sentenza della Corte Suprema di Delhi

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tuttavia non sembra fare ricorso a tali argomenti per ritenere la giurisdizione indiana. Piuttosto, nella sentenza del gennaio 2013 la Corte Suprema indiana conclude ritenendo che, essendo il fatto di sangue avvenuto nella zona contigua, cioè nella zona compresa tra il limite delle acque territoriali e le acque internazionali, tra i diritti esercitabili dall’Unione indiana rientrerebbe anche quello di perseguire i presunti responsabili della morte dei due pescatori sulla base del diritto penale nazionale. A tal fine la Corte ha disposto la formazione di un Tribunale Speciale, che sarà competente a decidere sia su eventuali questioni di giurisdizione, sia sul merito della vicenda. La Corte indiana non si esprime chiaramente sulla competenza concorrente della giurisdizione italiana, pur non escludendola. Anche l’eventuale decisione sul punto è rimessa al previsto e nominato Tribunale Speciale. Infine, va notato che la Corte nulla dice sulla qualificazione giuridica del fatto contestato e sull’imputazione da cui Latorre e Girone saranno chiamati a difendersi, sicché è da ritenere che i reati che saranno contestati ai due fucilieri di Marina saranno quelli sanzionati dal codice penale indiano agli artt. 34 (responsabilità a titolo di concorso) e 302 (omicidio), 307 (tentato omicidio), 427 (azioni che hanno comportato danni). L’argomento più solido a favore della giurisdizione esclusiva italiana è basato invece sul riconoscimento in capo ai due Marò dell’immunità funzionale, che spetta agli individui che possono essere considerati organi dello Stato in quanto svolgenti pubbliche funzioni. I giudici indiani del Tribunale

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del Kerala hanno negato che i due Marò fossero a bordo della Enrica Lexie nell’esercizio di pubbliche funzioni. Differentemente, la Corte Suprema di Delhi ha riconosciuto agli stessi la qualità di organi dello Stato e ribadito che il “Team Latorre”, composto da 6 fucilieri di Marina, si trovava sulla petroliera dal 6 febbraio 2012 su preciso ordine dei comandi militari italiani. Ricordo che la legge italiana riconosce ai nostri militari le funzioni di ufficiali e di agenti di polizia giudiziaria in relazione ai reati di pirateria ed a quelli connessi, previsti agli articoli 1135 e 1136 del codice della navigazione. Risulta indubbio, pertanto, che i due fucilieri di Marina si trovavano a bordo della petroliera nella veste di organi dello stato italiano, in missione antipirateria nell’ambito di attività svolta sotto l’egida delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ai nostri militari, nel caso specifico, in mancanza di specifici accordi internazionali tra lo Stato italiano e quello indiano, sono ovviamente applicabili le coperture normative previste dalla legislazione interna. Sarà quindi applicabile, oltre alla richiamata norma di cui all’art. 53 C.p. (uso legittimo delle armi), la speciale causa di giustificazione prevista in favore dei militari impegnati in missioni all’estero, di cui all’articolo 4 del decreto-legge 4 novembre 2009 n. 152, convertito con modificazioni dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197. Tale norma stabilisce che “non è punibile il militare che, nel corso delle missioni di cui all’articolo 2, in conformità alle direttive, alle regole di ingaggio, ovvero agli ordini legittimamente impartiti, fa uso ovvero ordina

di fare uso delle armi, della forza o di altro mezzo di coazione fisica, per le necessità delle operazioni militari”. Inoltre, nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, si indica espressamente agli Stati la necessità di collaborare e la possibilità di perseguire i pirati “con tutti i mezzi necessari”. In tale contesto normativo, che riconosce il principio generale di legittima difesa proclamato dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, atteso che il diritto di catturare pirati può essere considerato come una misura di autodifesa dello Stato, emerge chiaramente la legittimità internazionale dell’impiego dei militari italiani. Non si rinvengono quindi argomenti per non riconoscere loro l’immunità funzionale o ratione materiae, che, in ragione del diritto internazionale consuetudinario, spetta a tutti gli individui-organi dello Stato, i quali non possono essere sottoposti alla giurisdizione dei tribunali stranieri in relazione alle attività svolte in esecuzione delle funzioni loro affidate. Altre considerazioni riguardano i rapporti tra il comandante della nave e i nuclei militari di protezione e la possibile irrogazione della pena di morte ai due militari italiani in caso di condanna da parte del Tribunale speciale indiano. Sul primo punto, in base alla legge 2 agosto 2011, n. 130, gli armatori possono imbarcare, previa richiesta e con oneri a loro carico, nuclei militari di protezione (NMP) della Marina, a tutela delle navi battenti bandiera italiana in transito in acque internazionali a rischio di pirateria, che sono state individuate con decreto del Ministro della difesa del settembre 2011. A tale scopo, è stato siglato il protocollo di intesa

tra il Ministero della Difesa e la Confederazione italiana armatori (Confitarma), al fine di facilitare l’individuazione delle modalità più opportune per l’esercizio delle attività di protezione. Negli episodi relativi alla nave “Enrica Lexie”, si è anche posta una riflessione su chi, a prescindere da quanto sia avvenuto nella realtà dei fatti e dalle motivazioni che hanno condotto l’imbarcazione a dirigersi verso le acque territoriali indiane, avesse la potestà di decidere i movimenti della nave. La norma richiamata all’articolo 5 del decreto-legge n. 107 del 2011 infatti, pur chiarendo la finalità di protezione del naviglio mercantile da atti di pirateria armata, non offre risposte precise in caso di contrasto tra ordini impartiti dal comandante della nave (e dall’armatore) da una parte e dal comandante del nucleo militare di protezione dall’altra.In merito alla possibile irrogazione della pena di morte ai due militari italiani in caso di condanna, le cronache hanno ampiamente trattato delle vicende scaturite dalla concessione da parte delle autorità indiane di due permessi di rientro temporaneo in Italia ai Marò ed alla crisi politica e diplomatica sorta in relazione all’ipotesi italiana (poi rientrata) di non far tornare in India i due militari. Anche di fronte all’affidavit dell’ambasciatore italiano di fronte alla Corte indiana, è certo che i due militari, una volta in Italia, avrebbero potuto legittimamente rifiutarsi di tornare in India per affrontare un processo dove, stando alle imputazioni contestate, rischiano la pena di morte. Inoltre, la Corte d’Appello Italiana e il governo italiano non avrebbero potuto accogliere una formale richiesta da parte indiana ed estradare i due Marò imputati, senza violare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (art. 2) e gli articoli 26 e 27 della nostra Costituzione, dai quali la Corte Costituzionale ha ricavato il divieto assoluto di estradare il cittadino italiano all’estero, nel caso in cui la legislazione del Paese richiedente preveda la pena di morte. Tale divieto persiste anche nel caso in cui lo Stato richiedente abbia fornito garanzie formali di non irrogare la pena capitale o di non eseguirla in caso di condanna. Infatti, la Corte Costituzionale ha nettamente affermato che “nel nostro ordinamento, in cui il divieto della pena di mor-

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ne, popoli e minoranze. L’arch. Merlini tratta dell’ospitalità alberghiera nel villafranchese e intervista l’albergatore ed esperto, Alberto Chincherini, mentre Antonio Buttitta ci aiuta a calarci nella dimensione artistica di una sua opera, Il cavallo di Samarcanda. Non da ultimo, presentiamo il Via Vai pittorico dell’artista Salvo Pastorello, in attesa della sua prossima mostra.

te è sancito dalla Costituzione, la formula delle “sufficienti assicurazioni” – ai fini della concessione dell’estradizione per fatti in ordine ai quali è stabilita la pena capitale dalla legge dello Stato estero – non è costituzionalmente ammissibile. Perché il divieto contenuto nell’art. 27, quarto comma, della Costituzione, e i valori ad esso sottostanti – primo fra tutti il bene essenziale della vita – impongono una garanzia assoluta.” Concludo, con l’augurio che le questioni politiche e giuridiche sul tappeto, i conflitti di giurisdizione e di interpretazione delle norme di diritto internazionale, la complessità delle questioni diplomatiche cui stiamo assistendo, non impediscano una rapida risoluzione della vicenda, che appare molto dolorosa non solo per la tragica fine di due pescatori, ma anche per la privazione della libertà da troppo tempo subita dai nostri militari.

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Scuola & Istruzione

A cura della Dott.ssa Anna Lisa Tiberio

Scuola: la reciprocità nell’educazione Amicizia, compagnia e aiuto reciproco: il sale dell’apprendimento. Cosa mancherebbe alla scuola se non ci fossero gli studenti? La domanda sembra bizzarra e la risposta scontata, ma va segnalato come per molti lo studente rappresenti ancora l’ ”oggetto da educare” e non il soggetto, o almeno uno dei soggetti, dell’educazione.

della dott.ssa Anna Lisa Tiberio e del dott. Dario Nicoli Se non ci fossero gli studenti, anche gli insegnanti finirebbero di essere tali: una scuola senza studenti non provoca solo la perdita del destinatario di un fenomeno comunicativo, ma porta ad una perdita dello stesso docente, che si trova solo a ripetere di fronte al vuoto ciò che sa, e non impara nulla mediante quel contributo unico e irripetibile rappresentato dalla voce e dalla vita dei giovani. In questo modo, la sua vita di

insegnante, mancando l’inatteso, diventa arida, ed egli si trova ad essere “sempre lo stesso” senza possibilità di diventare “sempre nuovo” attraverso l’incontro con i suoi studenti. Ecco posta la necessità di una reciprocità educativa, a vantaggio di tutti: studenti, insegnanti, famiglie, comunità. La scuola deve anche saper coltivare le energie naturali che stimolano l’apprendimento spontaneo o “volontà di apprendere”, che rappresenta un motivo intrinseco, che trova la sua sorgente e la sua ricompensa nell’esercizio di sé. Un altro fattore importante è l’amicizia tra studenti: con gli amici lo studente coopera di più che con i semplici conoscenti, riesce a risolvere meglio i problemi. Gli amici sono considerati un appoggio ed una risorsa, ma il loro ruolo non è soltanto strumentale poiché l’amicizia non può durare se i partner non si sforzano di contraccambiare ciò che ricevono. L’amicizia inoltre, fornisce un ambito dell’esistenza in cui mettere alla prova il proprio

comportamento, un contesto privilegiato in cui imparare a gestire le situazioni di conflitto che talvolta si impongono nelle relazioni. Accanto all’amicizia c’è la compagnia, tramite la quale il tempo trascorre in modo più intenso perché si percepisce l’esistenza di una dimensione comune, di un noi, che aiuta a condividere le esperienze così da crescere insieme.Venendo alla peer education (educazione tra pari o educazione dei pari), essa è definita “l’insegnamento o lo scambio di informazioni, valori o comportamenti tra persone simili per età o stato” (Milburn, 1996). L’educazione tra pari designa oggi un processo formativo complesso sia per la molteplicità di teorie di riferimento (studi sul giudizio morale di Piaget, il costruttivismo di Vygotskij, la teoria sociocognitiva di Bandura) su cui si basano le sue esperienze sia per le diverse tipologie di intervento etichettate come progetti di peer education. Gli interventi di peer education realizzati in ambito scolastico vanno più di

tutti ad incidere su prassi educative “verticali” e la probabilità di successo dipenderà dalla cura della fase di preparazione, in cui si promuove la partecipazione effettiva dei vari attori. La proposta riguarda quindi il tutoring studenti-studenti, un’esperienza di educazione orizzontale tra coetanei. Si tratta di un’esperienza già realizzata in alcune scuole del Veneto, e che consiste nel superare le forme tradizionali di recupero, che hanno sortito risultati deludenti, se non addi-

rittura controproducenti, affidando ai ragazzi più preparati il compito di aiutare i propri compagni. Le esperienze di cui siamo a conoscenza hanno portato invece ad esiti positivi non solo in termini di apprendimento, ma anche di clima scolastico e di partecipazione attiva da parte degli studenti. Un’iniziativa che richiede un coordinamento da parte del collegio dei docenti, ed una diretta mobilitazione degli studenti sia sul lato dei tutor sia su quello degli allievi.

Strage di Capaci: per non dimenticare In ricordo della strage di Capaci, del 23 maggio 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta… della dott.ssa Anna Lisa Tiberio Scrutare l’orizzonte e vedere fumo, tanto fumo che si innalza nel cielo. Questo si può vedere nell’autostrada che unisce Punta Raisi a Palermo al km 4 nei pressi di Capaci in una calda e assolata giornata di maggio. Là in lontananza sirene spiegate, gente che corre, che scruta, che guarda, che si ferma impietrita… che guarda un quadro buio, grigio, incolore: un quadro che non ha bisogno di alcuna cornice. Là in lontananza c’è un quadro inanimato di un’autostrada sventrata, di corpi lacerati: un quadro di morte. C’è il mare e lontano ci sono distese di campi di grano dorato che si mescolano ai rossi dei papaveri. E come sottofondo il canto delle onde si unisce a quello delle cicale. E io sono qui, spettatore di questa inaspettata coreografia. Quanti pensieri affollano la mia mente. E penso al mondo e

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penso a quello strano paesaggio oscuro che si mescola agli azzurri del cielo che ora, in un attimo, ha cambiato umore. In questi attimi dove la luce sembra non rischiarare l’immensità del cielo e il buio sembra aver inondato ogni cosa mi chiedo: “Dov’è finito l’uomo, il suo essere, la sua forza di costruire un futuro radioso?”. In questi attimi dove le voci sembrano non essere più umane, odo solo voci di pianto e di disperazione… non sento più voci intrise di vita: solo urla, urla di dolore… Clic: una foto ferma l’immagine che non avrei mai voluto immortalare. Aiutatemi a rompere questa foto in tanti piccoli pezzetti. La ricostruirò e la ridipingerò insieme a tutti coloro che credono nel rispetto della giustizia. La realizzerò insieme a tutti coloro che non vogliono fermare il tempo al 23 maggio 1992. Aiutatemi a dipingere prati verdi e pieni di fiori,

campi biondi che ondeggiano al vento caldo, cieli azzurri, mari blu e macchine, tante macchine, che sfrecciano nell’autostrada di Capaci verso un mondo chiamato Giustizia. Aiutatemi a dipingere quadri che ritraggono volti che sorridono e dicono: “Non dimenticateci, noi siamo nei cuori di chi non vuole dimenticare”. Ora un soffio di vento purifica l’aria e fa volare i sogni.Sogni legati a ideali che si stanno perdendo ma so che andranno a finire nei cuori di chi non può, di chi non vuole dimenticare. Questi sogni vivranno in una stella, dieci stelle, cento stelle, mille stelle che tengono viva la speranza, che tengono accesa quella luce, quel colore che mai si spegnerà per non lasciare nel buio delle tenebre gli uomini di questo mondo. Clic: scatto un’altra foto. Riproduco un quadro: è bianco, senza macchie… Finalmente la Pace! E’l’alba di un nuovo giorno.

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Scuola & Istruzione AAcura curadidiDiego DiegoCordioli Cordioli

E’ tempo di pensione per il dott. Pontara Dopo

sette

anni

alla

guida

della

scuola

veronese

e

due

con

incarico

di

reggenza

dell’Uffi-

cio scolastico di Rovigo, lascio il compito impor tante e delicato che mi era stato assegnato…

del dott. Giovanni Pontara Alla soglia della pensione credo di poter affermare di aver dato tutto quanto era nelle mie capacità per promuovere e sostenere l’attività delle scuole in una fase particolarmente complessa che ha visto importanti cambiamenti e processi di riforma realizzati in una situazione di generale scarsità di risorse. La cosiddetta stagione dei tagli, che ha interessato il triennio dal 2008 al 2011, ci ha messo a dura prova e va dato atto ai dirigenti, ai docenti e a tutto il personale amministrativo dell’ufficio scolastico e delle scuole di aver saputo innestare, nei momenti difficili, una marcia in più nell’interesse degli studenti e della nostra scuola. La scuola veronese è un sistema articolato e ben integrato di scuole statali e paritarie in grado di offrire capillarmente sul territorio un’offerta formativa adeguata alle diverse richieste. Oggi, per la scuola statale possiamo contare 102 istituti au-

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tonomi, 110.000 studenti, quasi 10.000 docenti compresi quelli dedicati al sostegno, qualche migliaio di persone impegnate nelle mansioni amministrative e ausiliarie. Fare in modo che questo sistema funzioni con le necessarie risorse professionali e nei tempi stabiliti dai calendari è compito dell’Ufficio scolastico provinciale. Nel funzionamento generale delle scuole autonome e dei servizi sono coinvolti gli enti locali (Comuni e Provincia per le rispettive competenze) e le altre agenzie del territorio con una necessaria concertazione delle azioni e delle strategie. Questa attenzione è stata uno dei compiti prioritari che mi sono assegnato. A tutto il personale dell’ufficio scolastico devo riservare un ringraziamento particolare per la disponibilità sempre dimostrata, soprattutto nei momenti cruciali che corrispondono ai mesi estivi (solitamente pensati come liberi dall’opinione pubblica), quando ci si deve preoccupare degli esami e della partenza del nuovo anno scolastico. Agli interventi educativi il ringraziamento per il supporto costante in varie iniziative, progettualità, concorsi, manifestazioni, che hanno reso visibile la scuola veronese a livello locale e nazionale. L’Ufficio scolastico si è sempre più caratterizzato come “casa comune di tutte le scuole veronesi” promuovendo confronti e incontri per i dirigenti scolastici, il personale docente, il personale amministrativo, gli studenti e i genitori. Sono stati ospiti della

nostra sala conferenze il presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il Vescovo Mons. Zenti, il Sig. Prefetto Perla Stancari, i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine civili e militari, personalità culturali di spicco nel panorama italiano. L’ufficio scolastico di Verona ha assunto un ruolo strategico nel promuovere il protagonismo dei giovani all’interno delle istituzioni, sostenendo le azioni della consulta provinciale, promuovendo una serie di iniziative culturali provenienti dal territorio provinciale ricco di stimoli e offerte. Si menzionano a titolo di esempio le occasioni di incontro con il Presidente Napolitano per presentare i progetti realizzati in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia; l’incon-

tro degli studenti con l’allora procuratore Pietro Grasso, su iniziativa del Comune di Verona per radicare, insieme a molte altre iniziative, la cultura della legalità. Un altro tema degno di attenzione è stato quello del diritto allo studio e alla valorizzazione dei singoli per scegliere il percorso formativo più vicino al proprio progetto di vita professionale con numerose iniziative in materia di orientamento: dalla pubblicazione della guida “Le strade per il futuro” rivolta ad alunni e genitori; al salone dell’orientamento; dal Job e Orienta; alla collaborazione con l’Università, fino al Comitato provinciale per l’orientamento e i rappresentanti della realtà economica e produttiva. Da non dimenticare quanto si è fatto in questi anni per la gestione di servizi alla persona e per la promozione del benessere degli studenti con l’attivazione di vari sportelli di contatto e consulenza quali: lo sportello bullismo, il CTS ( Centro Territoriale di Supporto) come sostegno alle disabilità, la rete Tante Tinte per l’inclusione degli alunni stranieri; i numerosi tavoli di collegamento con enti e istituzioni ( Prefettura, Comuni, ULSS, associazioni). Significativo l’apporto di collaborazione e intesa con le ULSS 20-21 e 22, a questo proposito si menziona anche la recente stesura dell’accordo di programma per l’integrazione

Scolastica e Sociale degli allievi con disabilità. Occorre anche ricordare il coordinamento operato in tema di educazione e sport con la costante collaborazione della Polizia Municipale, la Polizia di Stato e i Carabinieri per tutto il settore dell’educazione stradale, ambientale e sportiva. Migliaia di ragazzi hanno potuto acquisire il patentino, quando ciò era possibile, sfruttando la sinergia tra i nostri uffici, le scuole e i vari enti interessati. Sono state innumerevoli le proposte e le attività afferenti ai giochi studenteschi, dalle discipline classiche ( atletica leggera, calcio, danza…) agli sport più recenti ( tiro con l’arco, rafting …) utili da far conoscere e praticare nelle varie scuole. Lascio ringraziando quanti hanno collaborato con me e coloro che nel Ministero e nella nostra Direzione Regionale a Venezia mi hanno dato fiducia. Ai dirigenti, ai docenti e al personale delle scuole il riconoscimento dell’impegno e della capacità di fare sistema. Auguro a tutti di continuare nella costante azione di miglioramento dell’offerta formativa. Agli alunni e alle loro famiglie l’augurio di un buon proseguimento nello studio e l’assicurazione che per quanto mi è stato possibile ho sempre messo al primo posto la cura del loro interesse.

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FEDERFARMA Informa

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A cura di FEDERFARMA VERONA

Federfarma Verona: a tutela di utenti e farmacisti Studiare, analizzare e realizzare iniziative di coordinamento tra le farmacie territoriali: è questo uno dei compiti di Federfarma Verona, l’Associazione dei titolari di farmacia che riunisce 220 farmacie di Verona e provincia…

del dott. Marco Bacchini

e nazionale. Infatti l’Associazione titolari di farmacia di Verona, presieduta dal dott. Marco Bacchini, è Federfarma Verona collabora con aderente a Federfarma Veneto che ordini professionali, autorità e con raggruppa le 7 associazioni proaltri organismi anche accademici vinciali per un totale di 1.200 farcompetenti nello studio e nella macie e Federfarma nazionale che risoluzione dei problemi attinenti si trova a Roma e alla quale adel’attività svolta dalle farmacie, l’e- riscono 16.000 titolari di farmacia sercizio della professione di far- in Italia. Negli ultimi anni il ruolo macista ed il servizio farmaceutico. della farmacia territoriale si è forIl farmacista deve essere sempre temente trasformato fino a ricoinformato sulle novità sanitarie e prire quello di presidio sanitario burocratiche ed è per questo che vero e proprio. Prenotazione di Federfarma promuove e parte- visite mediche, ritiro referti, possicipa all’organizzazione di corsi di bilità di avere a disposizione inferaggiornamento e specializzazione mieri, fisioterapisti, ostetriche, badanti e assistenti, noleggio di ausili professionale. Federfarma è quindi la “macchi- sanitari, mentre è alle porte il serna” organizzativa a garanzia e tute- vizio di Telemedicina. La Farmacia la di farmacisti e cittadini. Quando di oggi è il risultato del profondo l’utente entra in una farmacia as- rinnovamento che, partito negli sociata sa che “dietro” opera una Anni ‘80, ha visto una svolta decistruttura in grado di offrire servizi siva nella Farmacia dei Servizi voaltamente professionali necessari luta alla fine del 2009 dal Governo al funzionamento della grande re- italiano per offrire all’utenza un te-farmacie provinciale, regionale servizio sanitario sempre più ar-

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ticolato. Nell’ottica della de-ospedalizzazione la farmacia è, dunque, un presidio sanitario di primaria importanza anche perché sotto casa e aperto 24 ore su 24 grazie alla Guardia Farmaceutica che garantisce sempre, anche a Natale e Pasqua, un professionista con cui avere un rapporto diretto, ovvero un front office sanitario gratuito e sempre attivo. I servizi più recenti non devono fare dimenticare quali sono i ruoli classici della farmacia: dispensazione di farmaci, farmacovigilanza, contenimento della spesa sanitaria, informativo. La dispensazione dei farmaci avviene attraverso il dialogo e il consiglio ed è regolata da precise normative che riguardano la necessità o meno di ricevere dal paziente la ricetta farmaceutica redatta dal medico, nelle sue varie forme. Nel territorio veronese da anni, e di recente anche in tutto il Veneto in maniera uniforme, è a disposizione dei malati la DPC, ovvero la distribuzione in farmacia per conto delle Ulss e quindi della Regione Veneto dei farmaci per gravi patologie. Le farmacie scaligere dispongono inoltre di un prezioso strumento denominato “Cerca Farmaco”, che in caso di carenza di un determinato prodotto fa sì che la ricerca avvenga in tempo reale con l’allerta telematica a tutti gli associati. La farmacovigilanza si pone l’obiettivo di inviare al Ministero della Salute qualsiasi reazione avversa segnalata dal paziente anche in concomitanza con l’assunzione di altri medicamenti o cibi (interazione tra farmaci e tra farmaci ed alimenti). La farmacovigilanza avviene anche in occasioni emergenziali quando per un qualsiasi motivo il Ministero decida di eliminare dal commercio per un periodo determinato e per sempre uno specifico prodotto: tutte le farmacie italiane sono in rete e queste disposizioni sono garantite in pochi minuti sull’intero territorio nazionale. Il contenimento della spesa sanitaria pubblica avviene con l’invio quotidiano dei dati sulla dispensazione dei farmaci in SSN (Servizio Sanitario nazionale) al Ministero dell’Economia. Grazie a questa pratica il Governo è

in grado di programmare le più adatte strategie, come quella relativa all’incremento dell’utilizzo di farmaci generici (equivalenti) rispetto ai prodotti di marca, detti anche “griffati”. In Veneto nel 2012 le politiche di contenimento operate soprattutto nelle farmacie territoriali hanno portato ad un risparmio pubblico di 60,5 milioni di euro rispetto all’anno precedete. In tutte le farmacie viene condotta ogni giorno informazione sanitaria a cui si affianca quella legata alle campagne sanitarie contro le malattie cosiddette sociali, come diabete e ipertensione. I dati raccolti grazie alla partecipazione volontaristica dei farmacisti vengono poi indirizzati alle equipe sanitarie preposte, generalmente universitarie, che grazie ad essi sono in grado di attivare percorsi preventivi mirati alle fasce di popolazione a maggior rischio. Un’informa-

zione specifica è rivolta, inoltre, da anni agli studenti delle scuole medie e superiori con il progetto di Federfarma Verona “Young&Healthy” che organizza nelle scuole veronesi lezioni contro l’abuso di alcol, droga, fumo, farmaci e informazioni sulle malattie sessualmente trasmesse. Il programma è realizzato in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale e con l’attenzione di Anna Lisa Tiberio, responsabile degli Interventi Educativi che recentemente si è fatta portavoce del plauso giunto dal Ministero della Pubblica Istruzione riguardo alla giornata di prevenzione del diabete organizzata da Federfarma Verona e svoltasi nel maggio 2013 in via sperimentale all’Istituto Tecnico Lorgna-Pindemonte. «Questa buona prassi – ha detto Tiberio – sarà ripresa in molte scuole italiane sul modello dell’esperienza veronese».

Le 220 farmacie aderenti a Federfarma Verona (tutte meno le 14 farmacie gestite dall’Agec) si distinguono in 203 private, 7 a capitale “misto” e 10 comunali. Le farmacie sono ripartite nell'ambito territoriale delle tre diverse ULSS 20,21 e 22 e si classificano in 111 URBANE (in comuni o centri abitati con popolazione superiore a 5.000 abitanti), 41 RURALI (in comuni o centri abitati con popolazione inferiore a 5.000 abitanti) e 68 RURALI SUSSIDIATE (in comuni o centri abitati con popolazione inferiore a 3.000 abitanti).

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Società & Dipendenze

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A cura del di Dott. Dipartimento Giovanni Serpelloni Politiche Antidroga

La prevenzione comincia dalla scuola Decisamente positivi sono veronesi durante l’anno

stati i risultati del percorso scolastico 2012-2013…grazie

la cocaina e l’eroina. Particolare attenzione va posta, infine, sulle nuove sostanze psicoattive (NPS): commercializzate come sostanze da sballo legale e con nomi accattivanti come “spice”, “miao miao” e “sali da bagno” per indurre i giovani a ritenerle droghe a basso rischio, queste sostanze possono essere anche molto più pericolose delle droProf. Giovanni Serpelloni ghe tradizionali. Presidenza del Consiglio dei Ministri Il territorio veronese Dipartimento Politiche Antidroga Nella realtà veronese, al pari di altre città italiane, il consumo di droga si sta abbassando ad età del dott. Giovanni Serpelloni, sempre più giovani, esponendo Dipartimento Politiche Antidroga, persone che non hanno ancora Presidenza del Consigli dei Ministri terminato lo sviluppo del prodott.ssa Claudia Rimondo, prio cervello a danni estremaDipartimento Dipendenze mente gravi per il proprio sisteULSS 20 Verona dott.ssa Alessia Bevilacqua, ma cognitivo e per l’organismo in generale. European Institute for Health Promotion Nell’anno 2012 le persone che si sono rivolte ai Servizi per le Una forte esigenza di pre- dipendenze sono complessivamente 1.412, di cui 227 nuovi venzione Negli ultimi anni si è assistito utenti e 1.185 persone già in caad un forte cambiamento del rico presso il servizio. I giovani mercato delle sostanze stupe- fino a 24 anni seguiti dai servizi facenti e i giovani risultano un per le dipendenze risultano il target particolarmente vulnera- 20,3% degli assistiti. Essi rapprebile. L’uso di sostanze nelle fasce sentano il 17,9% degli utenti già adolescenziali ha assunto infatti in carico e ben il 33% dei nuocaratteristiche molto diversifi- vi utenti. In aumento il numero cate rispetto ai precedenti usi e dei maschi (193) rispetto alle consumi. Il marketing è variato femmine (94). La fascia d’età 20nel tempo, utilizzando sempre 24, in particolare, è quella più di più internet per la vendita di colpita nel target giovanile, sia droga e la tecnica dell’offerta maschile, sia femminile. Un dato contemporanea di più sostanze. interessante, infine, è l’aumento L’uso sperimentale iniziale delle dei minorenni seguiti dai servisostanze, inoltre, sta diventando zi per le dipendenze (dai 54 del sempre più precoce, con una 2009 ai 66 del 2012), segno di sempre più bassa consapevo- un'aumentata capacità dei servilezza dei rischi e dei danni de- zi di agganciare più precocemenrivanti da tale uso da parte di te i consumatori, prima che l'uso giovanissimi che tendono a sot- di sostanze diventi assiduo e che tostimarne i rischi e i pericoli. si sviluppi una dipendenza. Il progetto SanInCittà Queste vengono utilizzate preAppare quindi chiara la necesvalentemente per divertimento e per socializzazione, in quanto sità di non abbassare la guarerroneamente ritenute capaci di dia e di continuare ad operare creare disinibizione, di facilitare nell’ambito della prevenzione le relazioni e di dare sensazioni con modalità sempre più nuove di sicurezza; tutti fattori e con- e coordinate tra tutte le orgadizioni fortemente ricercati e nizzazioni e gli enti deputati alla quindi ritenuti spesso necessa- promozione e alla protezione ri per rafforzare l’autostima e della salute pubblica, già a partrovare accettazione all’interno tire dal livello delle amministradel gruppo di amici. La canna- zioni locali ed in linea con gli bis continua ad essere la droga indirizzi nazionali espressi nel più usata e spesso la prima so- Piano di Azione 2010-2013 del stanza assunta dagli adolescenti Dipartimento Politiche Antidroche, successivamente, ne sono ga della Presidenza del Consiglio diventati dipendenti o hanno ini- dei Ministri (DPA). Il progetto ziato ad utilizzare droghe quali SanInCittà del DPA e affidato al

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Comune di Verona, si è posto come obiettivo generale la promozione di una serie di attività, a livello delle amministrazioni locali, finalizzate a prevenire l’uso di droghe tra la popolazione, soprattutto tra i più giovani. Durante l’anno scolastico 2012-2013, sono state organizzate, con la collaborazione dell’European Institute for Health Promotion (EIHP) e del Dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss 20 di Verona, interventi di prevenzione rivolti a studenti e insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori del territorio veronese. Esperti nel settore delle dipendenze e agenti della Polizia Municipale si sono messi a disposizione degli studenti per rispondere alle loro domande, offrendo loro informazioni scientifiche sull’argomento e consigli per una guida sicura. Non si è parlato quindi solo di prevenzione contro l’uso di tutte le sostanze stupefacenti in grado di interferire con le normali funzioni neuro-psichiche delle persone, ma è stata anche proposta l’adozione di comportamenti e di stili di vita sani e salutari. Gli incontri formativi a scuola Durante l’anno scolastico appena trascorso 14 scuole medie inferiori e superiori del territorio veronese, per un totale di 76 classi e 1.339 studenti, hanno ospitato 52 incontri di informazione e prevenzione tenuti da professionisti operanti presso

formativo effettuato nelle scuole anche al progetto SanInCittà.

il Dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss 20 di Verona e la Polizia Municipale di Verona. Gli incontri informativi si sono focalizzati su argomenti diversi, concordati con i vari istituti: sostanze stupefacenti, fumo, alcol. Oltre alle informazioni trasmesse durante gli incontri, gli operatori hanno distribuito materiale di prevenzione agli studenti (disponibili e scaricabili gratuitamente presso il sito internet www.drogaprevenzione .it) e appositi spazi virtuali sulle piattaforme di e-learning (www.drugfreedu.org) sono stati messi a disposizione degli insegnanti e dei genitori. Gli studenti hanno inoltre risposto, prima e dopo l'intervento, ad un test finalizzato alla valutazione delle co-

noscenze inerenti l’argomento preso in considerazione durante gli incontri formativi. Positivi i risultati dei test di valutazione dell’apprendimento, con un incremento medio dell’11,3% delle risposte esatte per i questionari sul tema delle sostanze, del 18,3% per i questionari sul tema del fumo, del 23,4% per i questionari sul tema dell’alcol. Positivi anche i risultati dei questionari di gradimento somministrati agli studenti al termine dell’incontro: oltre il 90% di loro ritiene chiare e comprensibili le informazioni ricevute e ritiene che i contenuti esposti siano utili nella loro vita quotidiana. Un'esperienza positiva, quindi, che verrà riproposta anche per il prossimo anno scolastico.

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Società & Psicologia

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A cura cura della della Dott.ssa dott.ssa Giuliana A Giuliana Guadagnini Guadagnini

Genitor i, adolescenza e sessualità Durante l’adolescenza il corpo si trasforma velocemente. I segnali di questa trasformazione, regolata dagli ormoni, sono davvero numerosi e coinvolgono sia il corpo sia le emozioni e il modo di pensare. Si comincia a scoprire la propria sessualità e non sempre questa scoperta è vissuta serenamente…

della dott.ssa Giuliana Guadagnini L’adolescenza è un periodo difficile per entrambi, genitori e figli, ma ricco di potenzialità di crescita per ciascuno. Contrasti, conflitti, incomprensioni coinvolgono adulti e adolescenti in un confronto continuo. Crescendo, i genitori e la famiglia non rappresentano più il centro esclusivo dei propri affetti e del proprio mondo. E’ arrivato il momento di cominciare a staccarsi dalla famiglia, di fare i primi passi all’esterno e sperimentarsi con i coetanei. C’è chi lo fa con spavalderia, chi più timidamente, ma a tutti, prima o poi, accade qualcosa di veramente bello e intenso. Ci si innamora e si tenta di uscire dal “guscio” familiare. A volte le nuove consapevolezze riguardo alla sessualità creano inquietudine e sensi di colpa: dialogare con i genitori sull’amore e sul sesso non è facile. Gli stessi adulti, spesso, provano più imbarazzo dei loro figli ad affrontare argomenti come la masturbazione, il rapporto sessuale, la contraccezione. Nel nuovo modo di relazionarsi con i genitori, nell’adolescente “scatta” poi la difesa delle proprie idee, spesso entrando in conflitto: emergono così somiglianze e diversità, ed eventualmente contrasti. Per un genitore è più difficile mettere in discussione il proprio modo di pensare e di gestire le varie situazioni e, anche se il confronto quotidiano con i ragazzi può essere difficile o conflittuale, è comunque fondamentale perché rimane un rapporto di affetto incondizionato, che per i figli è comunque necessario per elaborare i rapporti con gli altri. Gli adolescenti sono in gene-

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re riluttanti a parlare di sessualità con gli adulti, soprattutto con i propri genitori, ed è normale. Spesso è più facile rivolgersi agli amici piuttosto che a mamma o papà. Il pudore e la necessità di mantenere la propria privacy spingono ragazze e ragazzi a cercare molto spesso al di fuori della famiglia le risposte ai dubbi e alle curiosità su questi temi. La scuola a volte, non offre specifici progetti a riguardo, e il partner, internet e la TV restano le fonti di informazione privilegiate. I dati che gli adolescenti ne ricavano sono però, nel migliore dei casi, parziali, molto più di frequente sbagliati e fuorvianti. Basti pensare a quante sono le “dicerie e luoghi comuni” che circolano su internet. Un’opinione condivisa da molti genitori è che, evitando di parlare di sesso o rimandando il più possibile il momento, si possa evitare ai figli di pensarci e di farlo. In realtà questo atteggiamento chiuso non farà il più delle volte, che peggiorare le cose, aumenterà la confusione e il senso di colpa del figlio e i rischi per la sua salute. La sessualità è un elemento fondante di ogni persona e nell’adolescenza questa “carica” esplode sia dal punto di vista fisico che psicologico, con il coinvolgimento di diversi organi e sistemi del corpo e un’intensa ricaduta emotiva. Tutti questi stimoli sono interdipendenti, l’attività sessuale coinvolge quindi il ragazzo nella sua totalità e allo stesso tempo può risentire dell’influenza di fattori esterni alla persona (i compagni, la tv, ecc.). Emozioni/sensazioni forti che richiedono risposte che i genitori devono essere capaci di fornire, senza eludere i segnali. La sessualità è una scelta che necessita di conoscenze e consapevolezze...I genitori hanno il diritto/dovere di affermare la propria contrarietà a comportamenti che giudicano prematuri o non condividono per motivi religiosi. Ma questo non impedisce al figlio/figlia di avere comunque esperienze sessuali, magari a loro insaputa ed è quindi in-

dispensabile che il ragazzo sia stato informato di quali sono i principali rischi e gli strumenti con cui proteggersi. I dati italiani delle ultime ricerche che la Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia ha svolto, nel mese di maggio 2013, su oltre 1000 giovani (1012) tra i 14 e i 25 anni ci fanno riflettere in merito: “Il 42% delle under 25 italiane non utilizza nessun metodo contraccettivo durante la prima esperienza sessuale. Di queste, il 24% ricorre al coito interrotto. E solo 3 su 10 hanno ricevuto informazioni corrette da medici e insegnanti, il rimanente 70% da fonti non qualificate.” Sul tema della sessualità e della contraccezione, il ginecologo e il sessuologo sono a

ziare una conversazione apparentemente difficile relativa alla sessualità e per aiutare a rompere il ghiaccio, ecco qualche idea per genitori e figli. • affrontare l’argomento in modo diretto ed immediato, senza giri di parole, facendo direttamente la o le domande che passano per la testa alla persona con cui si ha deciso di confidarsi; • provare a chiedere all’adulto di cui si ha fiducia o a cui si fa più riferimento come sono andate le cose a lui/lei nel campo della sessualità quando avevano la stessa età; • usare come pretesto un fatto di cronaca o un avvenimento che si trova su una rivista o al telegiornale e chiedere il parere alla persona da cui si vuole un consiglio fidato, può aiutare

seguenze; • è necessario definire i propri valori riguardo al sesso e le proprie scelte contraccettive; • bisogna avere un buon rapporto con se stessi e la propria sessualità; • non ci si deve sentire impauriti, vergognosi o colpevoli; • serve conoscere bene le varie parti del corpo, il suo funzionamento e le malattie sessualmente trasmissibili; • è determinante sapere quando, dove e perché è importante chiedere un consiglio medico; • si deve essere consapevoli delle pratiche di “sesso sicuro” e bisogna saper dire “no”. Parlare delle proprie perplessità senza mai giudicare, raccontare quanto l’intimità sia importante e debba crescere poco a poco con l’altro,

seconda delle richieste, gli interlocutori più validi a cui fare riferimento, ma anche lo psicologo per tutti gli aspetti delicati che compongono la nostra persona e la nostra identità. Esiste un Albo professionale apposito a cui fare riferimento, quello della F.I.S.S., la Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, www.fissonoline.it, dove ci sono elencati specialisti che hanno una preparazione e formazione certificate e riconosciute a livello nazionale in materia. Ma anche il genitore, pur senza scendere in aspetti tecnici ha la sua parte da “giocare”. Esistono tanti modi per ini-

a rompere il ghiaccio e ad andare a fondo alla questione; • lasciare in casa dei post-it con dei messaggi o brochure sull’argomento, se non si vuole essere i primi ad iniziare una conversazione su un determinato argomento. Di solito ci sarà qualcuno che inizia a parlarne (questo di solito vale maggiormente per i genitori). In conclusione è fondamentale trasmettere con chiarezza il messaggio che: • emozioni e relazioni affettive sono importanti tanto quanto l’atto fisico; • prima di prendere qualsiasi decisione bisogna valutare bene i fattori coinvolti e le con-

per poter essere piacevole e di soddisfazione. Parlare di come sia importante conoscere bene il proprio corpo prima di esporlo in una dinamica a due, riflettere il tempo che serve per raggiungere confidenza con il proprio corpo, raggiungere consapevolezza ed imparare ad amarlo. Ricordare che la corsa a sentirsi grande, che abbiamo provato tutti, denota fragilità e non il contrario. Sono tutte “pillole” per imparare a sviluppare senso critico positivo ed autostima, caratteristiche che si riveleranno importantissime nella scelta del futuro di ogni figlio e di ogni genitore.

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Giovani & Scuola

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AA Acura cura didell’ITIS di Diego Francesco Cordioli Bommartini cura “G.Marconi”

Capire i media per capire il mondo Due innovativi corsi di giornalismo e comunicazione all’Istituto Marconi di Verona rivolti agli studenti più meritevoli, su iniziativa della Prof.ssa Tricomi, per insegnare agli studenti come funziona il sistema dei media nella società contemporanea.

scrittura della recensione di un film sul mondo del giornalismo. Il punto di partenza, per poter arrivare a parlare di giornalismo e per capire l’importanza di cosa c’è dietro al lavoro del giornalista, è un’introduzione alla storia della comunicazione, dalla rivoluzione iniziata con l’invenzione della stampa alla rivoluzione digitale che stiamo vivendo oggigiorno e che sta cambiando non solo il modo di scrivere, ma anche di è quello di premiare l’eccellenza della dott.ssa Michela Bassi di coloro che, con lo studio e la leggere una notizia. Dopo questa Redattrice tv e costanza, dimostrano una sensibi- introduzione necessaria, nel priorganizzatrice del lità e un interesse che vanno oltre mo incontro abbiamo parlato di Corso di Comunicazione e le lezioni scolastiche. La lettura carta stampata e visto come si Giornalismo presso dei giornali e la continua osserva- “costruisce” un giornale e come l’Istituto G. Marconi zione della realtà tramite i mezzi si prepara un articolo nelle fasi di di comunicazione di massa sono raccolta, elaborazione e trasmis“È impossibile capire i cambia- fondamentali per costruire e ren- sione dei fatti. La prima lezione si menti sociali e culturali senza ca- dere solida la coscienza critica è conclusa con alcuni spezzoni di pire il funzionamento dei media”. della nuova generazione. “Tutti gli uomini del presidente”, È con questa celebre citazione Capire, quindi, il funzionamento il celebre film sul caso Watergadel sociologo canadese Marshall dei media e ciò che sta dietro una te, che ci ha permesso anche di McLuhan che abbiamo dato inizio notizia è il punto di partenza dei affrontare il rapporto tra stampa ai due corsi di comunicazione e due corsi , che si sono sviluppati in e potere. giornalismo tenutisi tra febbraio un corso base per gli studenti che Ha destato molto interesse tra i e marzo di quest’anno presso non avevano frequentato quello ragazzi il mondo del giornalismo l’Istituto Tecnico G. Marconi di dell’anno precedente e un corso radio-televisivo, che è stato afVerona. Questi corsi, che si svol- avanzato per coloro che avevano frontato partendo da cenni sulla gono al mattino, durante l’orario già partecipato all’edizione del storia italiana dei due mezzi fino scolastico, anche se con una ri- 2012. Nel corso di avviamento al alla spiegazione di come si prepagorosa rotazione di date ed ora- giornalismo abbiamo parlato di ra un servizio e come si struttura ri, sono rivolti agli studenti più stampa, giornalismo radio-televi- un telegiornale. In questa occameritevoli, che hanno dimostrato sivo e giornalismo multimediale, sione è stata proposta ai ragazzi maggior interesse per le materie mentre l’ultima giornata è stata la visione di parti di “Good night umanistiche e una spiccata pro- dedicata alla stesura dell’elabo- and good luck”, celebre film dipensione alla scrittura. L’obiettivo rato finale, che consisteva nella retto da George Clooney, con

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protagonista un coraggioso giornalista nell’America maccartiana, e di “Quinto potere”, che tratta dello spietato mondo delle produzioni televisive. Fondamentale in un percorso che vuole cercare di essere esaustivo sul mondo della comunicazione e del giornalismo odierno, è una riflessione sulla multimedialità e su come i nuovi media abbiano cambiato il modo non solo di preparazione di una notizia, ma anche della percezione di essa da parte della società. L’opinione pubblica nell’epoca dei blog e dei social network è stata l’oggetto di un incontro che ha visto molto coinvolti i ragazzi del Marconi, così attenti alle tecnologie e all’informatica. Il corso avanzato di comunicazione e giornalismo si è sviluppato come un percorso attraverso la storia della televisione italiana. Dopo una imprescindibile introduzione alla storia delle comunicazioni di massa, ai ragazzi sono stati proposti degli spezzoni di programmi che hanno segnato la storia della Rai degli esordi (tra il ‘54 e il ‘60) come il “Festival di Sanremo”, “Canzonissima”, “Il carosello”. La società italiana, dopo gli anni ‘60, ha subito profonde mutazioni con l’affermarsi della cultura del consumo che ha portato a cambiare anche i programmi che venivano proposti al pub-

blico, fino ad arrivare al diffondersi delle televisioni private negli anni ‘80. Nel percorso proposto agli studenti abbiamo cercato di capire quali sono i macro generi televisivi (intrattenimento e informazione) e i diversi format, arrivando anche a quelli più in voga in questi anni, dai reality show ai factual. La prova finale consisteva nello scrivere la critica di un programma televisivo, stimolando così negli studenti un’osservazione critica di ciò che vediamo ogni giorno sul piccolo schermo. Per stimolare la creatività i ragazzi hanno anche ideato e scritto la presentazione di un loro personalissimo format televisivo: questo lavoro facoltativo ha riscosso l’entusiasmo dei partecipanti che hanno proposto programmi innovativi ed originali. Il bilancio del corso è stato estremamente positivo e gli studenti hanno dimostrato interesse e partecipazione. Solo fornendo alle giovani generazioni gli strumenti per capire i media sarà loro possibile leggere le notizie e farsi un’opinione consapevole e analitica. Ed è proprio per questo che è importante che, con iniziative come questa, il mondo della scuola proponga agli studenti percorsi che li portino a capire l’importanza della conoscenza e della cultura per interpretare criticamente l’attualità.

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LasciatemiDire

A cura dell’Avv. Aventino Frau

Politica nazionale: leggi e sentenze Puntuali come le cambiali, i problemi giungono al loro epilogo. Tutti conosciamo la vergognosa durata dei processi, più o meno tutti sappiamo che avviarne uno, soprattutto civile, significa avere la risposta in una decina di anni…così è anche quando sono i nostri politici ad essere coinvolti. Con conseguenze di vasta por tata.

dell’avv. Aventino Frau A queste durate fisiologiche contribuiscono non poco gli avvocati, non solo nel caso di Berlusconi, ma di tutti i debitori (più tardi pago e meglio è) e tutti coloro che ragionevolmente temono la condanna. Se la giustizia non funziona, le colpe sono prevalentemente del legislatore (succube delle varie lobbies) e in parti uguali, di magistrati e avvocati. Tutti loro protestano e sono però totalmente restii al cambiamento, anche di una piccola e per loro comoda sede giudiziaria. Ora il problema del momento terminale dei processi a Berlusconi sta esplo-

dendo e con esso la situazione politica e forse istituzionale del Paese, che si trova dinanzi a due pesanti problemi. Se possa la politica, cioè l’espressione delle volontà popolare, abrogare le norme legittimamente espresse in uno stato di diritto e che la costituzione stabilisce “erga omnes” e “super omnes” salvo deroghe e immunità regolarmente previste e sancite. Se possa l’amministrazione della giustizia “danneggiare o annullare” con le sentenze, la volontà popolare, colpendo, in modo inappellabile, le sue espressioni, siano esse di parlamentare, o ministro, o di Presidente del consiglio. Se cioè vi possa essere un’immunità di fatto, non prevista dalle norme ma resa tale da un peraltro forte ma parziale consenso elettorale. Con la maggioranza, come spesso si è fatto, si possono cambiare le leggi, e i critici, non del tutto a torto, la chiamano “dittatura della maggioranza”. Tralasciamo la “grillesca” tesi della ineleggibilità di Berlusconi che, se non fosse comica, sarebbe patetica e ci trascinerebbe nel ridicolo internazionale, con grande suc-

cesso per un comico di rilevanza solamente nazionale. Resta la congiuntura drammatica del Paese che si contestualizza con la vicenda giudiziaria di un leader politico che rischia la impraticabilità dei pubblici uffici e quindi l’estromissione dal Senato. Con le possibili conseguenze della “rivolta” dei suoi parlamentari, giuridicamente eletti e politicamente nominati, che senza di lui sarebbero pecorelle smarrite e senza collare. La salvaguardia del governo potrebbe essere quindi considerata un superiore interesse nazionale, una ragion di stato talmente forte da giustificare un provvedimento di legge ad personam o un atto di clemenza del Presidente della Repubblica. Il governo, un particolare governo, come giustificazione per la non applicazione di sentenze passate in giudicato, sarebbe certo un precedente costituzionale assai discutibile e pericoloso. Immaginiamo anche l’ipotesi di una maggioranza che dipendesse da un solo voto e quel voto fosse in pericolo per una sentenza, riguardante un singolo personaggio, uno Scilipoti qualsiasi, andrebbe salvato.

Se il presidente della Repubblica verificasse la possibilità di formazione di un altro governo, altrettanto di emergenza ma comunque dotato di una maggioranza, sarebbe costituzionalmente costretto a prenderne atto. Sembra quasi impossibile trovare una formula, pur eccezionalmente, giustificabile per evitare l’esito delle sentenze. Non si tratta di giochetti politici, e non basta qualche battuta, pur brillante dell’on. Santanchè o qualche ruggito dell’on. Brunetta, che da economista non ha tanta dimestichezza con il diritto. Chi, come chi scrive, ha una formazione giuridica e un’altrettanta predisposizione ed esperienza politica, e disprezza profondamente la demagogia, si trova effettivamente in un grande imbarazzo. Se i Tribunali e le Corti di appello, oltre che la Cassazione, e non i Pubblici Ministeri, hanno emesso le loro sentenze, dobbiamo considerarle valide, quindi prevalenti in quanto applicative della legge. Se la legge, espressa dalla rappresentanza della volontà popolare, sta sopra qualunque cittadino, associazione, istituzione, è per-

ché il popolo decide, tramite il Parlamento, e la decisione obbliga tutti, a cominciare dal popolo stesso. Berlusconi ha l’età per fare il presidente della Repubblica, ma non più quella per andare in carcere. Al massimo ai domiciliari. Se potessi ancora dargli un consiglio, gli direi di mantenere la linea della moderazione, della più naturale legalità. Un leader può rimanere tale, e lui lo è, anche senza incarichi in Parlamento o nel Governo. E tanto più se, dopo non pochi danni fatti e lasciati fare, contribuisce alla stabilità del Paese e favorisce una politica di pacificazione e di crescita. Gli strumenti non gli mancano, i soldi nemmeno, d’intelligenza ne ha da vendere. Gli serve il grande balzo politico, quello degli uomini di Stato, dei Grandi; oggi se ne vedono pochi, ma basta guardare indietro e ricordare: De Gaulle, Adenauer, Churchill, De Gasperi e altri. Certo non può essere come loro, ma sicuramente è in grado di prenderne l’esempio, nell’intelligente azione per il Paese, e, visto come sono andate le cose, al massimo con la rinuncia di un posto al Senato.

Il caso Josefa Idem: Accusati e accusatori Josefa Idem, ministro per le pari oppor tunità, lo spor t e le politiche giovanili, si è dimessa a seguito della vicenda di un’imposta non pagata su un pezzo della sua casa nel ravennate… Credo che sia più frutto dell’attività del suo commercialista che non della stessa interessata, che è una donna che ha sempre dato esempio di grande valore, di senso del sacrificio e dell’impegno, che ha fornito nello sport grandi soddisfazioni all’Italia e che avrebbe potuto fare cose buone come ministro. La violazione, a parte la volontarietà esistente o meno, o il frutto di disinformazione o leggerezza, pare consista in un paio di mille euro di somme non corrisposte al fisco o giù di lì. Meno dello “stipendio” mensile di una olgettina. Il Movimento Cinque Stelle e la Lega ne hanno fatto un grandissimo problema, uno scandalo, scatenando una questione morale, indossando il mantello di cavalieri della legalità, del rigore, della severità. La ministra si è dimessa, dopo un tentativo di chiarire la sua posizione, forse ella

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stessa, di origine tedesca, incredula di fronte a tanto rigore e serietà italiani. Da chi viene tanto rigore di denuncia, da quale pulpito giunge la predica? Certo l’errore c’è stato, pur se di piccole dimensioni, pur se sanato, anche se un Pubblico Ministero locale non ha perso l’occasione per “indagare” e rendersi meno ignoto. Ora la campionessa si è dimessa, correttamente. Qualcuno degli accusatori, infervorato dal proprio ruolo di moralizzatore, ha certamente invocato, con Cicerone “O tempora o mores”, in che tempi siamo, con che costumi! Certo l’infrazione esiste ma ci pare piccola e la sanzione delle dimissioni assai grave. In automobile una maggiore velocità del consentito va punita ma non è la stessa cosa di un significativo eccesso di velocità, o di guida in stato di ubriachezza e via dicendo. Infatti, le pene sono

diverse. Dimissioni, dimissioni, urlano grillini e leghisti! I Grillini: quelli che hanno, senza rispondere, insultato la giornalista Gabanelli (persona seria e certamente non comprabile, neppure con le cariche) perché chiedeva dove prendono i soldi per il loro movimento, dove vanno quelli per la pubblicità, più o meno occulta, sul blog del grande leader dalla drammatica comicità. Devono essere tanti i soldi che girano, la macchina da alimentare (anche se a Gpl) consuma, le campagne elettorali costano.Altro che mille o duemila Euro! Guai, porsi quelle domande e tanto meno chiedere risposte: la lesa maestà per i grillini è ancora un reato. Grillo è lassù che domina i loro destini: chi sarebbero senza di lui? Non sono da meno i leghisti che reclamano correttezza e legalità, chiedono le dimissioni. Già, i leghisti,

quelli che con i soldi dello Stato compravano diamanti e lingotti d’oro, ristrutturavano case e compravano terreni, acquistavano e mantenevano auto di lusso e sostenevano anche tante altre “piccole spese”, ma dicono, era solo qualche mela marcia, qualcuno da buttare fuori e poi, guarda caso, tutti erano bossiani, avversari interni da punire per il “cerchio magico”. Le dimissioni hanno riguardato i più deboli o i più nemici. Nessuno degli altri sapeva nulla, della Tanzania (la terra dei baluba, dicevano) e dei soldi depositati laggiù, forse per pagare anche i biechi invasori albanesi e le loro prestigiose università. I leghisti chiedono la testa del Ministro Josefa. Ma, vuoi mettere la gravità dell’accusa? O tempora, o mores! Visto l’uso, simbolico e didattico, di Cicerone nell’orazione contro

Catilina, lo vorremmo usare, non più contro quest’ultimo, ma nei riguardi dei nuovi predicatori di giustizia, dicendo loro, con Cicerone:“Quousque tandem abutere patientia nostra” fino a quando abuserai della nostra pazienza? E, nella stessa orazione “O tempora o mores. Senatus haec intelligit, Consul videt”. Che tempi, che costumi. Il Senato conosce tutto, il console vede, loro stessi vivono qui, anzi vengono in Senato, partecipano alle pubbliche sedute, ci scrutano per poi colpirci …”. Erano gli anni Settanta avanti Cristo, il Senato era quello di Roma. Così nasce una falsa democrazia, basata sulla demagogia, sull’accusa rumorosa. Se il colpevole deve pagare, con equa pena, non accettiamo però che l’accusatore sia ben peggiore di lui.

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Diritti Umani A cura dell’On. Luca Bagliani

Autodeterminazione e diritti delle minoranze Nello scorso numero avevamo pubblicato i primi punti del documento: L’Autodeterminazione, diritti umani e diritti dei popoli, diritti delle minoranze, territori transnazionali. Pubblichiamo qui i restanti con le conclusioni… in modo pacifico. Nel nostro caso, gli strumenti di garanzia non possono limitarsi soltanto a misure quali ‘comunicazioni collettive’ ai Comitati delle Nazioni Unite e ricorsi a Corti internazionali,ma comportano l’allestimento di appropriati sistemi di sicurezza internazionale nel quadro di una strategia per un nuovo ordine internazionale democratico fondato sui principi che avevamo prima richiamati. Si tratta di coniugare insieme indell’on. Luca Bagliani dipendenza politica territoriale, Segr. Naz. Politico M.E.D.A. disarmo, integrazione e sicurezMovimento Europeo za internazionale. In altre parole, Diversamente Abili bisogna uscire fuori dall’ottica L’unico movimento con marchio della frontiera territoriale armaregistrato a livello comunitario. ta - ottica tra l’altro contraddetwww.il-meda.eu ta dai grandi processi planetari dell’interdipendenza, della transLa realizzazione pacifica nazionalizzazione e dell’organizdel diritto di autodetermi- zazione in ogni campo della vita umana, oltre che naturalmente nazione Il diritto di autodeterminazio- dell’internazionalizzazione dei ne è un diritto “rivoluzionario” diritti umani e dei popoli -, insia perché comporta processi somma rivedere alle radici la di ristrutturazione geopolitica forma di stato nazione sovrano. I diritti delle minoranze sia perché implica che il popolo Gli strumenti giuridici internamantenga una propria soggettività giuridica e politica interna- zionali non riconoscono i diritti zionale, distinta da quella dello delle minoranze in quanto sogstato: “Il diritto all’autodetermi- getti collettivi, ma taluni diritti nazione ha una virtualità perma- umani degli individui appartenente” (H. Gros Espiell). Questo nenti a minoranze. La norma più significa che finché c’è popolo importante è l’articolo 27 del c’è diritto di autodeterminazio- Patto internazionale sui diritti ne. Occorre chiedersi in via pre- civili e politici. I diritti dei memliminare: siccome il processo di bri di minoranze finora riconoautodeterminazione, nel sistema sciuti sono: diritti culturali, diritti internazionale contemporaneo, relativi a pratica religiosa, diritti oltre che generare conflitti arma- relativi all’uso della lingua. Non ti sfocia nella creazione di nuovi c’è nessun riferimento a forme stati nazione sovrani armati, che di autonomia territoriale. Il vero significa l’aumento del tasso di problema dei diritti delle minostatualità armata e quindi del pe- ranze è che, in molti casi, riesce ricolo di conflittualità armata? È difficile distinguere i confini tra veramente utile e giusto favorire minoranza e popolo. Il problema l’autodeterminazione al di fuori è cruciale, perché se di popolo si del contesto coloniale? La rispo- trattasse scatterebbe automatista non può che essere positiva camente il diritto all’autodeterper una triplice ragione: perché minazione del soggetto colletc’è il riconoscimento giuridico tivo. Col termine “minoranza” internazionale di questo diritto; viene designato un gruppo che perché c’è rivendicazione cre- è “numericamente inferiore al scente di questo diritto in ogni resto della popolazione di uno parte del mondo; perché c’è il stato, in una posizione non donuovo diritto internazionale dei minante, i cui membri - essendo diritti umani nel suo insieme che cittadini dello stato - posseggoconsente di trovare soluzioni no caratteristiche etniche, reliadeguate. Quindi bisogna preoc- giose o linguistiche che differicuparsi di trovare specifiche mi- scono da quelle del resto della sure di garanzia di questo diritto, popolazione e mostrano, quanto perché il suo esercizio avvenga meno implicitamente, un senso

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di solidarietà inteso a preservare la loro cultura, tradizioni, religione o lingua” . Il problema dei diritti delle minoranze si complica quando la cosiddetta minoranza di uno stato si identifica con il popolo maggiore di uno o più altri stati. In questi casi, la minoranza oltre alla richiesta di non discriminazione avanza la domanda, più o meno esplicita, di autonomia territoriale o addirittura di autodeterminazione. Il grosso nodo da sciogliere, senza nascondersi dietro il dito, è costituito da situazioni quali quella ora ipotizzata e da situazioni in cui sullo stesso territorio, all’interno di uno stato, sono compresenti più minoranze o micro nazionalità. Lo status legale dei “territori transnazionali” Per i casi di compresenza di

ranze o gruppi etnici, è assunto essere ‘bene comune dell’umanità’ dal punto di vista geo-antropologico. In altre parole, la multietnicità, la multirazzialità, la multiculturalità sono “risorse di pace” per il mondo intero. Il territorio interessato resta sotto l’autorità principale dello stato di cui fa parte, ma questa “autorità principale” è condizionata da forme di autorità internazionale esercitate a titolo di garanzia. Il territorio transnazionale può assumere varie denominazioni: per esempio, “provincia transnazionale”, “comune transnazionale”, “comunità transnazionale”, ecc. Il “territorio transnazionale” deve essere non armato e potrebbe beneficiare di facilitazioni economiche e commerciali. Il “territorio transnazionale”

devono essere garantite dentro un sistema di sicurezza collettiva internazionale: cioè, il sistema delle Nazioni Unite democraticamente partecipato e sistemi regionali direttamente collegati al sistema delle Nazioni Unite. I “vecchi” stati devono: disarmare; attuare processi di ‘federalizzazione’ al loro interno; far parte di sistemi di integrazione sopranazionale. Pertanto, i contenuti istituzionali-territoriali della strategia di pace positiva sono essenzialmente: integrazione sopranazionale democratica degli stati; autonomia territoriale diffusa dentro gli stati; creazione di territori transnazionali. Alla base di tutto, sta una nuova cultura politica che ha come obiettivi operativi: l’appoggio al nuovo diritto

più minoranze o gruppi etnici o micro nazionalità sullo stesso territorio, la soluzione che si ipotizza come la più razionale é la “transnazionalizzazione” del territorio interessato dentro il territorio principale dello stato di appartenenza, cioè la creazione di “territori transnazionali”. Cosa significa “territorio transnazionale”? E’ una nuova figura giuridica di entità territoriale, che traduce la compenetrazione fra interno ed esterno anche in termini di istituzioni territoriali. Il territorio transnazionale è un territorio che, per il fatto di essere abitato da più mino-

deve agevolare l’insediamento di organismi transnazionali di società civile (“ambasciate di società civile”). Conclusioni Nell’era dell’interdipendenza planetaria, della transnazionalizzazione, dell’organizzazione internazionale, dell’internazionalizzazione dei diritti dell’uomo e dei popoli, bisogna pensare a forme nuove di statualità, che superino la logica del ‘confine’ e della ‘sovranità armata’. Eventuali nuove entità territoriali indipendenti devono essere non armate e quindi

internazionale dei diritti umani e dei popoli; la democratizzazione e il potenziamento delle Nazioni Unite con autorità sopranazionale; la creazione e il potenziamento di strutture indipendenti di società civile ad ogni livello. Agli stati, alla CSCE, alla Comunità Europea, al Consiglio d’Europa, all’ONU poniamo, in via pregiudiziale, la domanda: volete veramente l’effettività del diritto internazionale dei diritti umani e dei popoli? Se sì, dovete prepararvi a gestire pacificamente la ristrutturazione geo-politica del pianeta.

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Architettura & Design

A cura dell’ Arch. Lucio Merlini

Lo sviluppo delle strutture ricettive nel villafranchese Su un possibile sviluppo dell’attività ricettiva del villafranchese, abbiamo scambiato qualche opinione con il sig. Alberto Chincherini, proprietario dell’hotel Antares a Villafranca e del Centro Tursitico Gardesano a Bussolengo.

dell’arch. Lucio Merlini Nonostante la collocazione territoriale al crocevia delle grandi direttrici di traffico nazionale ed internazionale Nord-Sud ed i collegamenti Est-Ovest, Villafranca non ha mai assunto un ruolo importante dal punto di vista dell’accoglienza. Le strutture alberghiere esistenti, fino a pochi anni fa, contavano pochi posti letto rivolti più a persone di passaggio come i rappresentanti di commercio che non destinati al turismo, che avrebbe potuto trovare, anche per la presenza di interessanti monumenti storici, occasioni per visite qualificate sotto il profilo culturale ed anche della tradizione gastronomica che caratterizza il nostro territorio. Come sostengo da tempo ed ho argomentato nei precedenti articoli, il territorio deve essere considerato come un organismo vivente, dove le funzioni e le attività dell’uomo si innestano e si espandono le une con le altre in una reazione a catena. Se indirizzate e condotte ad un disegno

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armonico, diventano immagine, simbolo, emblema e occasione originale ed unica di progresso economico e sociale. Il turismo è una di queste funzioni e può pertanto diventare un nuovo elemento qualificante purchè sia programmato in sinergia con una serie di funzioni e servizi che coinvolgono tutto il territorio comunale e dei comuni contermini, a partire dal centro storico fino alla periferia con le sue attività produttive e di servizio alla persona, all’Aeroporto e alle grandi vie di traffico. Stradale e ferroviario. In questo quadro, sarà possibile immaginare che le persone arrivino a Villafranca per godersi una settimana di vacanza, potendo visitare il castello e la casa

del trattato, fare acquisti di ogni tipo prezzo e qualità, visitare le zone storiche di Custoza e dintorni o lo scenario del Borghetto e di Villa Sigurtà, e godere della nostra cucina e dei nostri vini, partecipare ad eventi culturali, concertistici e sportivi di grande livello e richiamo. La chiave del futuro è questa: ci si chiede chi possa guidare un territorio come il nostro con le sue grandi potenzialità ed opportunità attorno ad un progetto ed un obiettivo che richiede chiarezza, lungimiranza, concertazione, collaborazione tra enti, categorie, singoli operatori ed esperti di eventi e marketing territoriale. Se non lo farà l’ente pubblico lo dovranno fare i privati e farlo in tempi brevi perché per uscire

dalla crisi infinita nella quale ci siamo cacciati non serve piangere ma agire con tutta la forza e la creatività di cui siamo capaci. Signor Chincherini, come vede il futuro del turismo un albergatore della sua esperienza? Non c’è dubbio che il turismo è una risorsa economica inesauribile partendo dal fatto che per creare attrazione di un certo livello e continuità occorre investire ed avere una strategia. Basti prendere ad esempio realtà estere come Dubai che, partendo dal nulla, ha deciso di puntare sul turismo di tipo sportivo, ospitando le più grandi gare internazionali dei più svariati Sport, attraendo ed ospitando migliaia di turisti e di sportivi ogni anno. L’idea che sia solo la bellezza dei luoghi ad attirare i turisti è ormai superata. Qual è l’ attrattiva del turismo di tipo sportivo? E’ diretto ad un target di età più giovane e coinvolge un numero di persone molto diverse per interessi e cultura. I giovani sono il futuro e se non viaggiano e non conoscono le nostre zone finchè ne hanno la possibilità molto probabilmente non li vedremo più da noi. La zona di Villafranca e paesi limitrofi come possono diventare un riferimento per il turismo e sfruttare appieno le potenzialità che esistono? Tutti pensano che sia il Lago l’attrazione turistica per eccellenza delle nostre zone, ma non

ci rendiamo conto che siamo su un crocevia importantissimo a livello europeo. L’incontro tra l’autostrada A22 Brennero-Modena e la A4 Milano-Venezia, che si incrociano proprio sul territorio villafranchese, facilita tantissimo l’affluenza alle nostre zone ed è una miniera d’oro essenziale ma sottoutilizzata per lo sviluppo di Villafranca. Il commercio di Villafranca è nato e si è sviluppato, favorito anche dalla sua posizione al centro del migliore crocevia interregionale (Mantova- BresciaTrento) e con il Brennero ed il Garda, anche europeo. Questa peculiarità oggi può essere traslata in ambito turistico, grazie ai collegamenti stradali, aeroportuali e con l’alta velocità, anche ferroviari. Se la città saprà cogliere questa opportunità e inizierà ad organizzare sempre più eventi sia di tipo sportivo che concerti e congressi, il turismo si svilupperà in maniera esponenziale. Come si sviluppa la tua idea di Hotel e come crescerà in futuro l’attività alberghiera? Per scelta personale ho privilegiato per motivi di marketing una ricettività minima di duecento camere per Hotel, per organizzare un livello di servizi di buona qualità per un gran numero di ospiti. In futuro voglio ingrandire la zona wellness e modificare completamente la Hall che dovrà avere 3 diversi banconi: uno per il centro benessere, uno la reception per le camere e l’ultimo per le informazioni su tutti gli eventi organizzati in zona.

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L’arte in Mostra

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A cura di Diego Cordioli

Leggere un’immagine: Il cavallo di Samarcanda Questa fotografia, come tutti gli altri lavori, è pubblicata, sotto forma di slideshow, all’indirizzo: vimeo. com/antoniobuttitta, che invitiamo i lettori a visitare. Questa che vi presento qui, in particolare è una delle mie foto più care, forse quella a cui tengo di più. Il titolo è “Il Cavallo di Samarcanda”.

del dott. Antonio Buttitta La fotografia fa parte di un lavoro più ampio, una rilettura della famosa leggenda su cui il grande Roberto Vecchioni ha scritto, appunto, la celebre canzone “Samarcanda”. Quello che vi propongo qui è un esperimento: osservate la fotografia, analizzatela, cercate di entrare nella sua atmosfera, fate in modo d’intendere ciò che dice, e solo in seguito leggete questa interpretazione autentica, che provo a dare. Il nostro primo livello percettivo dell’immagine è un livello razionale formale: cosa vedo? Un cavallo bianco con gli occhi chiusi, con la testa reclinata in avanti. Ha un elegante e principesco paramento di fattura orientale, e dei dettagli, come le vene e il manto, che lo rendono, in termini di distanza, vicino all’osservatore. E’una vicinanza fisica, intima. Sembra si possa quasi accarezzare. Il dettaglio degli occhi mi fa pensare che il fotografo abbia voluto portarmi a “intercettare” qualcosa dell’anima di questo cavallo, per così dire.Gli occhi però sono chiusi, forse perché la sua “anima” è rivolta, in quell’attimo, verso l’introspezione. Il secondo, e più profondo livello di lettura, che ci porterà ad accostarci o meno, a livello emozionale, a questa immagine, è quello inconscio. Iniziamo questo percorso, che è l’unico

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è già in scena, mentre tramite il solo cenno di risposta dell’animale, intelligente e sensibile, viene riassunto il pathos del momento. Allora questa fotografia ha a che fare con l’affrontare il destino? Si. Pur essendo il “mio” meraviglioso cavallo bianco, è anche il cavallo di ognuno di noi, nel momento in cui, al comando, chiude gli occhi e obbedisce a chi, in nome di un valore più alto, lo sta per lanciare in battaglia. Perché è lì il destino dei due, cavallo e cavaliere, uniti: nella battaglia. Nella battaglia, o meglio, se lo lasciamo incastonato nella leggenda di Samarcanda, nel fatale incontro con la Nera Signora. In che modo questo ci riguarda, allora? Siamo oltre la lettura del dato formale, siamo passati attraverso una serie di riferimenti culturali, pittorici e cinematografici che richiamano purezza, istinto, affiatamento, obbedienza e dolore. Abbiamo visto attorno a noi centinaia di cavalieri cadere in battaglia, e altri cavalcare all’infinito, in formazione o solitari, tutti sfidando la morte, in che può portare all’emozione, pre- La fotografia non ci dice più di que- cerca dell’affermazione di un valore cisando che è solo capendo i conte- sto. Però, se c’è un cavallo, ci deve per cui hanno vissuto. Non mi dinuti di un’immagine che ce ne inna- essere anche un cavaliere. Ed ecco spiace dirlo. La fotografia è un’arte moriamo. Se non la leggiamo profon- che il destriero, nel gesto di chiu- che ritrae cose morte, sempre. Ma damente, con i mezzi dell’inconscio, dere gli occhi, diventa il correlativo ha il compito di richiamare l’animo e se quindi non rileggiamo noi stessi oggettivo del suo condottiero. Ri- dell’osservatore a se stesso, di evoalla luce di quella esperienza, non assume in potenza tutto quello che care quanto di tutto questo lo ripossiamo provare alcuna vera emo- l’atto immediatamente successivo guarda. Come non potrebbe, l’arte, zione. La dimenticheremo come se implica e comporterà. Ecco che, con essere elevazione? Tu, osservatore, non l’avessimo mai vista. Mentre sul una obbedienza cieca, e uno spirito sarai tu all’altezza, nel momento in dato formale, però, siamo tutti d’ac- di sacrificio proprio dei grandi carat- cui sarai chiamato alla battaglia, di cordo, la percezione profonda di cia- teri, l’animale sembra comprendere, lanciarti con il tuo cavallo nella miscuno di noi diverge da quella degli confermare la propria missione e ac- schia, e di guardare il destino negli altri. Anche se, ed è su questo che cettare il proprio destino. Correlati- occhi, e di affrontarlo da pari a pari, mi baso, alcuni contenuti espressivi, vo oggettivo, sì, perché il cavaliere, in in nome di ciò in cui credi? Se sì, in arte, richiamano una parte direi sincrono, a sua volta accetta e sce- quel giorno il tuo cavallo obbedirà “assoluta” dell’inconscio, o comun- glie il proprio. Qualcosa di terribile con quel medesimo gesto. E resteque una parte che ha a che fare con sta per accadere, e qualcosa di epico rete immortali. l’inconscio collettivo e con l’archetipo. Un cavallo bianco, simbolo di purezza, nobiltà ed istintualità, in arte è soggetto comune. Ne abbiamo visti centinaia, in Paolo Uccello, in Piero della Francesca, in De Chirico, ma anche in Sironi, nelle fontane e nelle statue equestri di tutto il mondo. Bianco è il cavallo in Guernica di Picasso, bianco è il cavallo in rovinosa caduta di Vronskij nell’ultimo film “Anna Karenina”, poi abbattuto, ma anche nelle fiabe, certo. Come non richiamare alla memoria quella scena in “La Storia infinita” , tra le sabbie mobili? Ma chi prima d’ora l’aveva raffigurato così? Ho voluto cogliere un istante drammatico, quello in cui sta per accadere qualcosa. Ma cosa?

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L’arte in Mostra

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A cura di Diego Cordioli

Il Via Vai dell’artista Salvo Pastorello Figure in prossimamente

movimento, quelle che dominano l’opera in mostra in una suggestiva ambientazione

dell’artista Salvo Pastorello, del veronese e dintorni.

di Diego Cordioli Salvo Pastorello è un artista originario di Noto (Siracusa), dove nasce, nel 1952. A partire dagli anni ’70 inizia a esporre a livello nazionale e, a cominciare dagli anni ’90, anche in altri Paesi. Ha esposto anche alla Biennale di Venezia del 2011. Attualmente si divide tra Peschiera del Garda e Shanghai. E proprio Via Vai in Shanghai è il titolo di una sua esposizione del 2013 e Via vai, quello di un suo catalogo. Nelle sue opere pittoriche convivono sia l’astrattismo che una particolare attenzione alla figuratività: quasi onnipresenti, infatti, compaiono profili di figure umane intere, ritratti a distanza. Altre volte i corpi vengono “spezzati”, come nel caso di “Frammenti”; in altre opere, invece, la figura umana appare meno ancorata alla corporeità, sciolta in vivaci colori e suggestioni astratte. L’uomo sembra sempre il centro della ricerca artistica di Salvo Pastorello: si tratta di figure viaggianti, in cammino, peregrine, in perenne via vai, appunto. Non si sa quale sia la meta del loro vagabondare: forse è la stessa opera d’arte ad essere il fine di quel viaggio; o forse l’obiettivo del loro viaggiare è secondario ed è lo stesso viaggio ad essere la meta. Viaggiatori instancabili, per lo più a piedi, ma anche in movimento su altri mezzi (come le biciclette di “Ciclisti in foglia oro”, 2011), seguono diverse direzioni, eppure sembrano spesso allineati, in moltitudini votate al nomadismo. Anche icone simbolo dell’abitare, come il marchio Ikea, fanno capolino nelle sue opere, dove anche l’umano sembra volersi assemblare in impossibili unità di ricomposizione, ma resta invece scisso nella pluralità dei suoi percorsi. Sono proprio quelli che vanno, i soggetti di alcune delle opere più recenti di Pastorello, personaggi in moto perpetuo, diretti verso un altrove che forse, grazie alla sua arte, è già qui.

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PUNTI di DISTRIBUZIONE del GIORNALE NEL COMUNE DI VILLAFRANCA Il Giornale è disponibile presso i seguenti punti di distribuzione nel Comune di VILLAFRANCA e frazioni: Municipio di Villafranca - corso Garibaldi, 24 MBE - Mail Boxes Etc. - via Napoleone III, 6 Municipio di Dossobuono - Via Europa, 28 Liceo Enrico Medi - via Magenta, 9 Distretto A.S.L.22 - via Ospedale, 5 Ospedale “Magalini” - via Ospedale, 2 Casa di Riposo “Morelli-Bugna” - via Rinaldo da Villafranca, 16 Centro Sociale CIRICUPE - via Rinaldo da Villafranca, 9 Supermercati Martinelli - via Don Fumano, 3 / Viale del Lavoro, 1 Uffici INPS - via Marconi, 18 Staz. di servizio AGIP di Bernabeni - via Mantova Piscine Comunali - via Olimpia, 1 Edicole di Villafranca centro IperFamila di Dossobuono - via Borgobello Stazioni FS di Villafranca di Verona Edicole di Dossobuono, Quaderni, Pizzoletta, Rosegaferro, Alpo

NUOVI PUNTI di DISTRIBUZIONE del GIORNALE IN PROVINCIA DI VERONA Il Giornale è disponibile presso i seguenti punti di distribuzione in provincia di Verona: Ospedale di Valeggio sul Mincio Centro Commerciale Ramonda di Bussolengo ULSS Guardia Medica di Sommacampagna Comune di Valeggio sul Mincio Ospedale di Isola della Scala Comune di Castelnuovo Ospedale di Bussolengo Ospedale di Peschiera del Garda Biblioteca Comunale di Castelnuovo Comune di Bussolengo La Grande Mela di Sona Comune di Povegliano V.se Auchan di Bussolengo Centro Commerciale di Affi Edicola di Povegliano V.se Ospedale di Malcesine Comune Centro Sociale Custoza Comune di Mozzecane Ospedale di Caprino Comune di Sommacampagna Edicola di Mozzecane

NUOVI PUNTI di DISTRIBUZIONE del GIORNALE A VERONA Ponte Catena Saval Chievo Borgo Nuovo Borgo Milano Stadio San Massimo Santa Lucia Golosine

Borgo Roma

Basso Acquar Veronetta

Corte Pancaldo - Galleria via Marin Faliero 47 - Farmacia via Fava 2/B - CEMS -Centro Analisi via Rinaldo da Villafranca, 16 - La Bottega Del Pane F.lli Cervi - Banca via S. Marco 55 - Tabacchi e Giornali via Col. Galliano - Piscine Comunali via Negrelli, 65 - Prodet via Trevisani - Farmacia via Urbani III - Negozio Cornici via Girardi, 11 - Pasticceria Olmo via Tanaro 28 - Centro Sportivo via Pò, 8 - Cartoleria Martini via Prina, 2 - Gelateria Oasi via Golosine, 29 - Tielle via Murari Bra, 55 - Fresco Mio Strada Le Grazie, 15 - Università Scienze Matematiche Strada Le Grazie, 15 - Piscine Le Grazie Piazzale Ludovico Scuro - Bar Astor - Ortofrutta Piazza Zara, 24 - Negozio del Buon Gusto via Bozzini - Galleria Ospedale via Avesani - Distributore Metano via Avesani, 31 - AMIA via S.Francesco, 20 - Biblioteca Frinzi via S.Francesco, 22 - Università Lettere e Lingue via C. Montanari, 9 - Università di Giurisprudenza

Porto San Pancrazio Lungadige Galtarossa - Acque Veronesi Lungadige Galtarossa - AGSM Cittadella via Franceschine, 10 - Uffici Provinciali Corte Zanconati - Tribunale Corso Porta Nuova 96 - C.C.I.A.A. Piazza Renato Simoni, 4 - Alpigusto via della Valverde, 46 - SIGMA Porta Nuova Stazione ITIS Marconi Centro Storico Piazza Bra - Municipio via Cappello, 43 - Biblioteca Civica Piazza Duomo, 13 - Biblioteca Capitolare Corso Cavour, 6 - INAIL via Costa, 5 - Libreria Giuridica Ponte Crencano via Ca Dì Cozzi, 43 - Bar Famila Centro Commerciale via Fogazzaro, 3 - Biblioteca via Santini, 5 - Centro Polis. Avesani via Tommaseo, 20 - Cartoleria Idealandia via Mameli, 152 - Parafarmacia Viver Bene Quinzano via Nuiva - Comune Borgo Trento Piazza Vitt. Veneto, 22 - Farmacia Martari Ospedale Pasticcerie Boscaini s.n.c

Corso Portoni Borsari, 57 Corso Porta Nuova, 107 C Piazzale Olimpia, 26 - Zona Stadio

Registrazione al Tribunale di Verona n. 1838 Società editrice: Pirite S.r.l. Editore: Diego Cordioli Direttore responsabile: Elisa Zanola Redazione: via Napoleone III, 6 - Villafranca di Verona Cell. 393.9413610 redazione@pirite.net; direzione@pirite.net Grafica e impaginazione: Giulia De Grazi - grafica@ilgiornaledivillafranca.com Stampa: Centro Stampa Editoriale S.r.l. Grisignano di Zocco (VI)

Si ringraziano per il contributo gratuito: Daniel Reggiani, dott. Paolo Garzotti, la Compagnia Carabinieri di Villafranca, Polizia Municipale, Col. Marco Maistrello, Ten. Col. Alessandro Di Muni, Luigi Facincani, Frate Renzo Manfrin, Rico Bresaola, Stefano Tabarelli, Riccardo Wenter, dott. ssa Anna Lisa Tiberio, dott. Dario Nicoli, dott. Enrico Buttitta, dott. Giovanni Pontara, dott. Marco Bacchini, dott. ssa Giuliana Guadagnini, dott. Giovanni Serpelloni, dott.ssa Claudia Rimondo, dott.ssa Alessia Bevilacqua, Avv. Aventino Frau, on. Luca Bagliani, arch. Lucio Merlini, dott. Antonio Buttitta, Michela Bassi

Numero chiuso in redazione il 19/07/2013

stampato in 30.000 copie


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“Gigi, el paroloto del castel ” Cari amici, care amiche, questa volta tocca a “Gigi el paroloto del castel ” riportarci nella “Villafranca de na’ ‘olta”. Luigi “Gigi” Dal Gal, classe 1923, discende da una dinastia di “paroloti” (è abbastanza comune anche la variante “pareloti”, oramai, come traduce Carlo Antonio Modena nel suo “dal Villafranchese all’Italiano e viceversa”) infatti “l’arte de far e de giustar stagnà e paroi” la esercitava sia suo padre Gerolamo detto Giuseppe, classe 1893, che suo nonno Angelo, classe 1853. Gigi avviato al lavoro sin da bambino, come si usava allora, ricorda ancora come all’inizio il mestiere non gli piacesse affatto e l’intenzione che aveva di cambiarlo non appena avesse potuto. E d’altronde fare il garzone sotto il proprio padre era davvero duro: erano solo doveri e niente diritti. Ogni mattina all’alba aiutava ad attaccare il cavallo e a caricare il biroccio per andare a fare i mercati per vendere secchi, casseruole, “stagnà par far la polenta e paroi (paiuoli) par la lissia o par far su el porsel”. Finito il mercato poi si andava per corti e cascine sempre per vendere o per riparare “i rami”. Ed erano proprio le riparazioni il grosso del lavoro. I piccoli interventi si facevano sul posto ma gli altri, che erano i più, si dovevano fare in “bottega” ed allora si ritiravano gli oggetti danneggiati e una volta a casa ci si rimetteva all’opera per ripararli spesso fino a notte fonda. Era un lavoro che non finiva mai specie in primavera quando le famiglie, sia di paese che di campagna, presi i soldi dalla vendita delle “galete” (i bozzoli dei bachi da seta) provvedevano a nuovi acquisti o alle riparazioni ormai non più rinviabili.“Stagnà e paroi” venivano riparati più e più volte, praticamente finché era possibile. D’altronde era raro che una famiglia ne possedesse più di uno per cui lo “stagnà” era sempre sul fuoco appeso all’apposita catena. Occorre tener presente che la polenta allora era la base dell’alimentazione e spesso si faceva anche due o tre volte al giorno. Alle elementari, quante volte Luigi ha saltato le lezioni di scuola. Neanche lui lo ricorda. Certo non per andare in giro a “bighellonare” ma per stare in “bottega” a far funzionare la forgia, che allora funzionava a pedali, e che serviva per portare in temperatura il rame e lo stagno occorrenti per fare nuove pentole o riparazioni. E così Gigi passa gli anni della sua gioventù, anni duri resi, se possibile, ancor più duri dallo scoppio della seconda guerra mondiale, guerra alla quale anche lui deve render conto. Chiamato alle armi nella primavera del ‘43 è avviato a Padova, dove dopo pochi mesi viene fatto prigioniero dai tedeschi (qualche giorno dopo l’8 settembre) e spedito in un campo di concentramento in Germania.Vi rimane per ben due anni e sopravvive grazie alla sua forte fibra e all’abitudine al lavoro pesante. Con la liberazione torna nella sua Villafranca e nel clima di incertezza e confusione che segue la fine del conflitto riprende, in bicicletta, l’unico lavoro che sa fare: “el paroloto”. Il contatto con la gente, le nuove amicizie e, perché no, anche il ritorno economico gli fanno apprezzare il suo lavoro tanto che se ne innamora come si innamora della Giuseppina Ortombina che sposa nel 1948 e che, qualche anno dopo, gli darà Francesco. Sempre nel 1948, per adeguarsi alle nuove esigenze dell’attività e del mercato, acquista una “Balilla” e con l’aiuto del “marangon” Peretti detto “Pistola” (che gli fa il pianale) ne toglie la parte posteriore e la trasforma in furgoncino. Ed è così che tra mercati, corti e “bottega” passano gli anni, il figlio Francesco prende la strada dell’insegnamento ma “el Gigi” non “molla”. Quel mestiere che all’inizio gli sembrava tanto pesante è diventato la sua vera passione. Ancora oggi dalla “bottega” Gigi non riesce proprio a staccarsi, è un luogo che tuttora affascina, con tutti quei rami di ogni tipo e dimensione ben ordinati sugli scaffali e con le innumerevoli e tipiche attrezzature del “paroloto” (alcune appartenute addirittura a suo nonno, come il grande ceppo dal quale spunta una lunga traversina di ferro sulla quale si ribattevano i fianchi dei paiuoli ). L’era la Villafranca “de ‘na ‘olta ma anca quella de ancò”, “el paroloto” è un mestiere destinato ad essere confinato nell’angolo dei ricordi, (ormai siamo nella società dell’usa e getta, talvolta aggiustare costa di più che ricomprare nuovamente e poi chi ripara?) ma intanto se qualcuno ha bisogno di riparare o restaurare rami o “stagnà”, el Gigi, nonostante quest’anno compia novant’anni,“ l’è lì de fronte al castel” e qualcuno per cercare consulenza o la sua opera viene anche da fuori regione.Alla prossima.

Rico Bresaola


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Sport & Benessere

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A cura di Diego Cordioli

Acqua ed estate: è il nuoto lo sport ideale Questo mese tratteremo, entrando un po’ più nello specifico, un’ottima attività fisica facilmente praticabile, accessibile, completa e tecnica: il nuoto, par ticolarmente adatto in questa stagione.

di Riccardo Wenter “L’acqua ci è amica, non devi combatterla, condividi il suo spirito e lei ti aiuterà nel movimento” Alexander Popov, campione mondiale ed olimpico “Per vivere, proprio come per nuotare, va meglio chi è più privo di pesi, perché anche nella tempe- un’ attività di tipo aerobico che sta della vita umana le cose legge- permette al nostro organismo re sanno sostenere, quelle pesanti, di raggiungere un consumo cafar affondare” lorico compreso mediamente Apuleio, II sec. tra le 500 e le 600 calorie orarie; dato di per sé leggermente inferiore a quello relativo alla corsa, per esempio, ma in grado di essere decisamente praticabile anche da chi non è in grado di correre per un’ora intera. Unito all’assenza di impatti meccanici articolari, c’è l’utilizzo, nel nuoto, di quasi la totalità dei muscoli del corpo umano. L’avanzamento infatti avviene attraverso l’applicazione della forza muscolare in un elemento con appoggi cedevoli come l’acqua, grazie all’azione determinate di tronco, braccia e gambe; indubbiamente un ruolo dominante hanno i muscoli dorsali e delle braccia, ma a seconda della nuotata scelta tali proporzioni possono cambiare. Nell’immaginario collettivo il nuotatore è associato ad un fisico equilibrato, armonioso e proporzionato. Proprio tale caratteristica ritaglia al nuoto un ruolo privilegiato nel panorama delle attività fisiche più adatte a giovani in fase di crescita. Non dovendo combattere contro la forza gravitazionale, la muscolatura sviluppata in vasca risulta perciò tonica, elastica ed affusolata, garantendo benessere, funzionalità e anche un ottimo impatto puramente estetico. Poche righe più in alto parlavamo di appoggi cedevoli; l’assenza di una superficie in Nonostante abbia tardato ad arrivare, la stagione estiva ha aperto le porte alla possibilità di praticare la propria attività fisica in un elemento ristoratore e rigenerante come l’acqua, in grado di permettere, attraverso il nuoto, un importante stimolo aerobico e muscolare a qualsiasi ora del giorno senza vincoli legati alle temperature dell’ambiente esterno, d’estate poco consone a sforzi prolungati ed intensi. Facilmente accessibile ed economico il nuoto è per antonomasia nell’Olimpo delle attività fisiche più complete. Chiunque di noi, almeno una volta nella vita, ha sentito parlare in questi termini del nuoto; ed effettivamente è proprio così. Nuotare offre infatti notevoli vantaggi rispetto ad altre attività “terrestri”, primo fra tutti l’assenza quasi totale di forza di gravità. Ciò garantisce di muoversi ed avanzare grazie all’azione propulsiva della muscolatura, eliminando la sollecitazione di articolazioni e tendini dovuta agli urti meccanici, in acqua praticamente assenti, permettendo ad ogni genere di fisico più o meno preparato di poter bruciare un buon quantitativo di calorie, dall’appassionato più giovane al più anziano. Calorie dicevamo. Il nuoto è

grado di “restituire” totalmente la forza su di essa impressa dall’azione muscolare, rende il nuotare un’attività dall’elevatissimo contenuto tecnico. E’ proprio il gesto tecnico unito alla capacità propriocettiva (la capacità di percepire il proprio corpo nello spazio) il mezzo attraverso il quale l’avanzamento può essere più o meno efficace. Nuotare significa dover gestire contemporaneamente capacità fisiche, coordinative e tecniche, sviluppando la propria intelligenza e percezione motoria. Oggi giorno tutti gli impianti natatori propongono ampi programmi di corsi nuoto per ogni livello ed età, votati all’avviamento, allo sviluppo o al perfezionamento della didattica delle nuotate, partendo dall’ambientamento dei neona-

ti fino al nuoto in terza età. Gesto nobile perciò quello del nuoto, in grado di fornire un input di miglioramento sia fisico-metabolico che tecnico e percettivo; col miglioramento della tecnica aumenta notevolmente la facilità di avanzamento nell’acqua, viatico per allenamenti sempre più lunghi ed impegnativi, ancora una volta modulabili a seconda di età, sesso, capacità atletiche ed obiettivi personali. Contrariamente a quanto si possa pensare, il nuoto non è un’attività noiosa e ripetitiva, tutt’altro: necessita di un livello di concentrazione sempre alto e stimolante, si svolge in un ambiente divertente e non consueto per l’essere umano, dona grande soddisfazione sia nel miglioramento conti-

nuo a cui è soggetto sia nelle sensazioni post allenamento, sensazioni che solo l’acqua sa regalare. Gli stili del nuoto sono 4: dorso, rana, farfalla e stile libero. Nei prossimi appuntamenti analizzeremo le singole nuotate, fornendo brevi ma preziosi consigli su esercizi tecnici e piccoli esempi di sedute per iniziare chiunque al mondo del nuoto. Estate quindi vuol dire nuoto, piscina, sole. Poter unire al piacere di un’ora di sole il gusto di staccare dalle tensioni di tutti i giorni con un’attività intensa ma mai ostile, in grado di mantenervi in forma pur non rinunciando al piacere di immergersi in acqua scappando al calore delle nostre estati.


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Ecologia & Ambiente

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A cura di Luigi Facincani

Monte Mamaor, da difendere e tutelare Forse pochi villafranchesi sanno che a non meno di tre chilometri dal nostro comune esiste un’area verde che conserva al proprio interno un patrimonio naturale ricco di biodiversità. Quest’area è rappresentata dal Monte Mamaor… di Gruppo Etico Territoriale “El Morar” Collocato ad ovest di Villafranca, nel comune di Valeggio sul Mincio, il Monte Mamaor è oggi per gran parte occupato da una base militare dismessa dal 2001. A partire dagli anni ‘20 del secolo scorso questa collina è stata utilizzata dai militari prima come polveriera poi come deposito di munizioni. Di questa presenza oggi rimangono evidenti testimonianze nelle numerose (84) casematte/riservette che sono state costruite un po’ dappertutto. La presenza per quasi 100 anni dei militari ha permesso di conservare all’interno della base un ricco e delicato ecosistema e ambienti naturali (costituiti da boschi alternati a prati aridi), che in altre zone circostanti sono stati persi a causa di un’intensa attività agricola e di una forte urbanizzazione. Di fatto oggi Monte Mamaor, insieme alle vicine aree militari di Monte Vento e Monte Bianco, costituisce una sorta di ultimo “baluardo” ad un progressivo impoverimento ambientale e ad una profonda trasformazione del paesaggio e del territorio che sta lentamente,

ma inesorabilmente, interessando anche le colline moreniche a sud del Lago di Garda. Numerosi approfondimenti e ricerche sul campo da parte di naturalisti e studiosi hanno rilevato la presenza, all’interno dei numerosi boschi di Cerro e Roverella, di importanti specie vegetali e animali, oltre che di un ricco sottobosco. Sono state rilevate alcune specie floristiche di pregio ed alcuni endemismi come la Campanula Baldensis. Anche la fauna è molto ricca. I rettili sono rappresentati da: ramarro, lucertola dei muri, orbettino, saettone, biacco.Tra gli uccelli nidificanti si segnalano: l’averla piccola, il gruccione, l’occhiocotto, il colombaccio, il cuculo, il picchio verde, l’upupa, il zigolo nero, l’allocco, il barbagianni, il gufo e la quaglia. Durante le migrazioni sostano: il falco cuculo, il falco pecchiaiolo e il succiacapre. I mammiferi sono rappresentati da: donnola, faina, tasso e scoiattolo. Notevole dal punto di vista naturalistico è la presenza nell’area di numerosi prati aridi. Questi biotopi, spesso poco conosciuti e localmente talvolta ancora considerati di scarso valore, sono invece ambienti importanti per il loro valore

naturalistico ed ecologico. In essi si trova una flora tipica e specializzata, tra cui molte specie di orchidee selvatiche e una grande biodiversità entomologica, apprezzabile anche dai non esperti, specialmente per quanto concerne i lepidotteri (farfalle). Tra le numerose orchidee rinvenute ricordiamo: Anacamptis pyramidalis, Ophrys benacensis, Ophrys sphegodes, Orchis coriophora, Orchis morio, Orchis tridentata, Spiranthes spiralis. Sulla base di questi studi, l’associazione WWF SudOvest Veronese ha presentato nel novembre del 2010 una richiesta alla Regione Veneto e al Ministero dell’Ambiente affinché l’area di Monte Mamaor, e quella contigua di Monte Cornone con l’ansa del fiume Tione, fossero individuate come Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) da conservare e salvaguardare. Oggi tutto questo prezioso e complesso ecosistema è minacciato. La decisione infatti del Ministero della Difesa di vendere all’asta la base di Monte Mamaor perché non più funzionale alle proprie esigenze e le nuove destinazioni d’uso dell’area previste nel Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) di Valeggio, rischiano di snaturare l’aspetto e gli

equilibri naturali del sito compromettendo per sempre quell’armonia paesaggistica e quei valori ambientali ed ecologici che sono poi la vera ricchezza di quelle zone. Proprio per evitare che questo accada, nel luglio del 2008 un gruppo di cittadini valeggiani e dei comuni vicini ha deciso di mettersi insieme e costituire il Gruppo Etico Territoriale “El Morar”. Nato dalla comune volontà e con il preciso obiettivo di tutelare e salvaguardare sia Monte Mamaor che Monte Vento (altra base militare dismessa nel comune di Valeggio), il gruppo in questi anni si é reso promotore sul territorio di numerose e diverse iniziative. Una delle più importanti è sicuramente la proposta di istituire per le aree di Monte Mamaor e di Monte Vento un Parco Naturale di Interesse Locale. Previsto dalla legge regionale n°

40 del 1984, il Parco Naturale di Interesse Locale, con un adeguato Piano Ambientale, a nostro avviso sarebbe lo strumento più appropriato per proteggere e tutelare nel concreto il paesaggio e il complesso ecosistema, ricco di biodiversità, che caratterizza quelle aree. Nel contempo questo strumento consentirebbe di valorizzare e promuovere il nostro splendido territorio favorendo e consolidando quelle che sono la sue naturali vocazioni: il turismo e l’agricoltura. Ad oggi, questa proposta, ha raccolto numerosi consensi ed é stata sottoscritta da ben 27 gruppi e associazioni locali. La speranza è che ora venga raccolta, valutata e portata avanti da enti ed istituzioni locali e regionali. Per maggiori informazioni: pagina facebook “Salviamo il Monte Mamaor e il Monte Vento a Valeggio sul Mincio”.

GLOSSARIO ECOLOGICO a cura di Luigi Facincani

Rapporto Bes 2013: il benessere equo e sostenibile in Italia CNEL e ISTAT hanno recentemente collaborato alla creazione di un nuovo indicatore, chiamato Benessere Equo e Sostenibile (BES), che punta a descrivere accuratamente lo “stato di salute” di un Paese, superando l’attuale esclusivo utilizzo del Prodotto Interno Lordo (PIL : valore totale della produzione economica di un Paese) come criterio di misurazione. Le crisi globali di cui negli ultimi anni siamo stati testimoni ci pongono di fronte a una grande seppur dolorosa occasione di autocritica e di revisione dei valori guida attraverso i quali stabilire quale sia il contenuto della parola benessere. Proprio in questa direzione si sono mossi gli sforzi dei due enti italiani, che hanno portato a convergenza una serie molto interessante di dati sulla vita dei cittadini. Questi, considerati in maniera complessiva, forniscono una descrizione dettagliata e multidimensionale su tutto quello che contribuisce a creare una vita improntata al benessere che sia al contempo equa e sostenibile per tutti. Non interessa più allora, per giudicare la virtuosità di uno Stato, considerare esclusivamente il livello di ricchezza da esso prodotto. Più importante è sapere in che modo quei livelli di ricchezza siano distribuiti fra i cittadini; se la creazione di tale ricchezza monopolizzi tutto il tempo della giornata media di una persona; o ancora, se la produzione di tale ricchezza avvenga tutta a discapito dell’ambiente. Non è ancora dato sapere se il dato del PIL sarà nel breve o medio periodo rimpiazzato o almeno affiancato dal BES ma ci si può augurare che questa sia la direzione guida. Sul web: http://www.istat.it/it/files/2013/03/bes_2013.pdf e http://www.misuredelbenessere.it.

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Salute & Sanità

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A cura di Diego Cordioli

Le schede ospedaliere e territoriali Finalmente sono arrivate le schede ospedaliere e territoriali. Ma lo sforzo della Regione Veneto doveva essere maggiore, per consentire scelte più coraggiose e soprattutto per aumentare la capacità della sanità territoriale.

di Stefano Tabarelli Le osservazioni che l’UGL Sanità Veneto ha evidenziato sulle schede ospedaliere e territoriali, durante l’audizione presso la V Commissione Consigliare Regionale sono state le seguenti: per quanto riguarda l’assistenza territoriale, si propone di implementare la figura del geriatra familiare, figura centrale per un approccio preventivo alla pluripatologia con l’obiettivo della stabilizzazione della situazione patologica in corso ed un

miglioramento della qualità della vita. Riguardo invece alle strutture intermedie: visto che la mobilità passiva è proporzionata ad alcune specialità ben definite, si ritiene opportuno evidenziare la mancanza di posti letto per la riabilitazione cardiologica. Infatti crediamo che tale specialità debba essere considerata attraverso la definizione di Unità Riabilitative Territoriali Cardiologiche in strutture polifunzionali o polispecialistiche. In merito alla rete di emergenza ed urgenza territoriale ed ospedaliera: la rete di emergenza dovrà avere un tempo di intervento ridotto, visto che in caso di paziente critico sono proprio i primi minuti ad essere importanti per la salvaguardia e stabilizzazione del paziente. Riteniamo che ci debba essere un potenziamento per quanto riguarda il servizio di eliambulanza. Le ambulanze di supporto di base delle funzioni vitali potranno essere potenziate non solo con le figure OSS (Operatore Socio Sanitario), ma anche con le figure dell’ OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria. Inoltre riteniamo che il soccorritore volontario debba avere una più ampia competenza sul BLS (Basic Life Support), attraverso corsi mirati gestiti dalle aziende Ulss o strutture private accreditate. Per le strutture dismesse: queste dovranno essere vendute, il ricavato dovrà essere

investito nel Fondo per la non autosufficienza e disabilità. Riguardo all’accorpamento dei dipartimenti a livello interprovinciale (in merito a prevenzione ecc…), non è stata considerata la politica di accorpare i vari dipartimenti come ad esempio quello della prevenzione. Infatti si dovrebbero creare dipartimenti interprovinciali che diminuirebbero i costi di gestione. Per l’accorpamento degli uffici delle risorse umane, un ulteriore passo in avanti per diminuire i costi di gestione sarebbe stato accorpare tutti gli uffici delle risorse umane creando un ufficio provinciale con lo scopo di creare uniche liste di concorso per il reclutamento del personale medico e paramedico. In questo modo si risparmierebbe nella gestione del personale. In merito ai primariati, riteniamo opportuno proporre che i primariati siano per alcune aree di tipo provinciale, ad esempio oncologia e neurologia. Sulla gestione informatica, proponiamo di creare un’unica rete informatica regionale per la gestione delle ULSS. Pertanto siamo convinti che la Regione avrebbe dovuto affrontare le schede ospedaliere e territoriali con senso di investimento nel territorio e nelle strutture intermedie per dare un’ immediata risposta al cittadino utente.

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Salute & Sanità

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A cura di Diego Cordioli

Il pericolo disidratazione nell’anziano Cari lettori, visto il periodo mi è sembrato opportuno trattare un argomento che, a mio avviso,

non

è

mai

abbastanza

considerato

e

che

porta

in

questa

stagione

ad

un

aumen-

to considerevole degli accessi al Pronto Soccorso per problematiche legate allo stato di disidratazione.

di dott. Paolo Garzotti Bisogna innanzitutto premettere che la disidratazione è un evento frequente nel soggetto anziano, anche a prescindere dalla stagione. Una serie di condizioni legate all’incapacità di mantenere un adeguato equilibrio idro-elettrolitico, un ridotto senso della sete ed un’alterata capacità del rene di concentrare le urine e di rispondere ad importanti ormoni coinvolti nella regolazione della quantità di acqua nel nostro corpo (Adiuretina; Aldosterone) rendono l’anziano più vulnerabile alla disidratazione nei periodi estivi. A queste cause poi, si aggiungono situazioni di non autosufficienza che possono impedire di bere, in autonomia, la quantità di acqua necessaria. Inoltre l’utilizzo di farmaci spesso assunti dall’anziano, quali ad esempio i diuretici ed i lassativi, possono far precipitare un equilibrio idro-elettrolitico che nei mesi estivi è già messo a dura prova dalle condizioni climatiche. L’articolo ha l’obiettivo di sensibilizzare la famiglia nell’attuare tutte quelle misure preventive che possono modificare le abitudini dell’anziano ed allontanare il rischio della disidratazione. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta all’anziano che presenta condizioni cliniche quali: disfagia, deterioramento cognitivo e deficit funzionali. Importante poi ricordare che l’anziano, diversamente dal giovane, spesso incorre in due tipi di disidratazione. Una cronica, dovuta ad una costante riduzione di introito di liquidi, per cui l’organismo si trova in una condizione di rischio di disidratazione. La seconda acuta, dove condizioni contingenti precipitano un equilibrio idro-elettrolitico già instabile. Quanto deve essere l’apporto idrico fisiologico? Molti studi concordano nel dire che la quantità minima giornaliera non dovrebbe essere inferiore a 1500cc. Bisogna ricordare che la percentuale di acqua del corpo è mediamente del 60 % e che la sua assunzione è legata a fattori ambientali, culturali, alimentari (acqua contenuta negli alimenti) ed attività fisica. Come si perde l’acqua? Le cause fisiologiche sono: urina (valutata in circa 1500cc die), sudore, feci, evaporazione dalla cute ed il vapore acqueo emesso durante l’espirazione con variazioni sensibili legate alle condizioni ambientali e dell’organismo. Patologie gastro-intestinali possono, tramite il vomito e la diarrea, accentuare in modo significativo la quota di liquidi persa. Quando si parla di disidratazione?

Una riduzione dell’1-2% di acqua corporea basta a provocare una riduzione delle capacità fisiche e cognitive. Un calo del 3% è indice di disidratazione con forte accentuazione della sete. Una diminuzione fino al 7% porta al collasso cardio-circolatorio. Qual è la sintomatologia legata alla disidratazione? I sintomi sono all’inizio molto aspecifici, il soggetto lamenta stanchezza, difficoltà di concentrazione, crampi muscolari, riduzione della performance psico-fisica, vertigini, accentuazione del senso di sete, contrazione della diuresi con urine scure, secchezza di pelle e mucose, infossamento dei bulbi oculari, stipsi, tachicardia, ipotensione arteriosa, sonnolenza, torpore fino al collasso cardio-circolatorio. Sottolineo che nell’anziano il sintomo d’esordio più frequente è la confusione mentale e la progressione dei sintomi è generalmente più rapida e grave e porta frequentemente all’ospedalizzazione. Come prevenire la disidratazione e le secondarie complicanze? La prima cosa da fare è individuare gli anziani a rischio. Le famiglie in cui sono presenti anziani che presentano alcune di queste patologie: deterioramento cognitivo (demenza), riduzione dell’ autonomia, inappetenza e calo del peso corporeo, difficoltà nella comunicazione verbale, diabete, infezioni delle vie urinarie, respiratorie, gastroenteriche con vomito, diarrea e febbre o stato depressivo, dovrebbero essere sensibilizzate ed adeguatamente informate ed istruite sul problema disidratazione. I famigliari devono osservare l’eventuale presenza dei sintomi d’esordio che ho elencato precedentemente, ponendo attenzione a cute e mucose, valutando la reattività del soggetto e controllando facili parametri quali la frequenza cardiaca al polso, la pressione arteriosa e la quantità ed il colore delle urine. Quanto, quando e cosa bere? E la dieta? La letteratura consiglia un introito di liquidi giorna-

liero tra i 1500cc e i 2500cc die, suddivisa in circa 70 % durante i pasti e il 30% lontano dai pasti. La maggior percentuale durante i pasti è motivata dal fatto che i liquidi aiutano la masticazione e deglutizione nell’anziano. Dovrebbero essere evitate le bevande alcoliche che accentuano la diuresi e perciò la perdita di liquidi. La caffeina non sembra controindicata, ma sarebbero preferibili bevande come il tè per la maggior quantità di acqua. Attenzione alle bibite con alto contenuto di zucchero negli anziani diabetici ed obesi. Una regola fondamentale è quantificare l’introito di liquidi. Frasi del tipo: “beve abbastanza!”, non sono accettabili. Bisogna in modo semplice misurare la quantità d’acqua. Facendo in modo che l’anziano assuma l’acqua da una bottiglia da 1500cc a lui riservata e che la consumi nell’arco della giornata. L’eccedente a tale quantità sarà sempre raccomandabile. Naturalmente la dieta deve essere ricca di tutti quei cibi in cui la componente idrica è alta. Occorre però precisare che il contenuto di acqua degli alimenti è estremamente variabile: frutta, ortaggi, verdura e latte sono costituiti per oltre l’85% da acqua; carne, pesce, uova, formaggi freschi ne contengono il 50-80%; pane e pizza sono costituiti per il 20-40% da acqua; pasta e riso cotti ne contengono il 60-65%. Infine, biscotti, fette biscottate, grissini e frutta secca ne contengono meno del 10%. Sono pochi gli alimenti caratterizzati dalla pressoché totale assenza di acqua (olio, zucchero). Spero che questi consigli vi siano utili per preservare il benessere dei vostri anziani mantenendo un idoneo equilibrio idro-elettrolitico durante la stagione estiva. Buone Vacanze! Chi volesse contattare il dottor Paolo Garzotti, per informazioni, curiosità o domande, può scrivergli alla mail: paolo.garzotti@email.it


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L’arma Azzurra

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A cura del Col. Marco Maistrello

Promozione umana, sociale e sport Nell’organizzazione

militare,

efficienza

e

capacità

di

assolvere

la

missione

assegna-

ta sono la risultante, oltre che d’idonei sistemi d’arma, anche e soprattutto della volontà degli uomini e delle donne che ne fanno parte di utilizzare al meglio e con piena convinzione i mezzi di cui si dispone… del Col. Marco Maistrello

Da questo nasce l’esigenza per la Forza Armata di sviluppare in misura crescente tutte quelle attività conoscitive e operative nel settore psico-sociologico, economico, morale e umano destinate a promuovere il “senso d’appartenenza all’organizzazione”, favorendo il pieno sviluppo della personalità e l'effettivo e agevole inserimento nel contesto sociale del Paese. Da ciò la necessità in Aeronautica Militare di operare nel settore della promozione umana e sociale secondo una dimensione sempre più ampia che consenta, non solo il soddisfacimento d’alcu-

ne esigenze associate al benessere del personale ma che sia capace di sviluppare il processo di formazione del cittadino-militare e il suo inserimento nelle realtà locali nelle quali opera e vive. A tal fine, oltre alle specifiche attività interne, vengono ad assumere particolare rilievo i rapporti con gli Enti locali, finalizzati non solo a concretizzare specifiche iniziative nel settore del benessere, ma anche al raggiungimento di un obiettivo più vasto, qual è quello rappresentato da una sempre maggiore integrazione della comunità militare con quella civile.

Di conseguenza, è chiaro come la promozione umana e sociale debba necessariamente rientrare nelle specifiche attribuzioni del Comandante dell’Ente cui compete dirigere, coordinare e controllare le attività ad esso afferenti per il raggiungimento degli obiettivi assegnati.Tali attività, per le crescenti spinte sociali tendenti al raggiungimento di un sempre migliore benessere materiale, morale e psicologico dell'individuo, finiscono con l'assumere connotazioni spesso complesse e articolate. Il Comandante deve quindi promuovere il massimo sostegno a tutte

le iniziative di carattere promozionale; il suo contributo è sempre determinante sia per i compiti che gli sono assegnati, sia per la finalità che tali attívità devono perseguire. Per poter esercitare tale funzione il Comandante si avvale soprattutto della Sezione Promozione Umana, Sociale e Sport (P.Uma.S.S.) e del Cappellano Militare. L’attività esercitata per il tramite della Sezione P.Uma.S.S., che è un organo di Staff del Comandante stesso, si estrinseca attraverso tutta una complessa attività di cui il Tenente Colonnello Alessandro Di Muni traccerà le linee principali.

Anche nell’Arma l’uomo è la risorsa chiave E’ da un paio di mesi che sono a Capo della Sezione che nell’ambito del 3° Stormo si occupa di Promozione umana, sociale e sport…

del Ten. Col. Alessandro Di Muni Ho quasi trent’ anni di carriera alle spalle ed ho ricoperto svariati incarichi, anche prestigiosi, sia a livello periferico che a livello centrale. Il mio comportamento nella vita militare è sempre stato improntato al rispetto ed alla valorizzazione della persona e quindi degli individui che hanno con me operato. Infatti:“Tutti i mezzi, le infrastrutture, le risorse finanziarie, le normative sono in sé entità inanimate, prive di ogni efficacia. Sono le persone che, attraverso l’azione collettiva, attivano e collegano quegli elementi e rendono l’organizzazione viva e capace di produrre straordinari effetti. L’uomo è dunque la risorsa chiave. La sua capacità di “operare insieme” è il vero vantaggio competitivo da promuovere per conseguire la massima efficacia ed efficienza dell’organizzazione”. Tali concetti, non innovativi, discendono dalla Costituzione Italiana che all’art. 3 sancisce l'intervento dello Stato nel settore della promozione umana che è contemplata nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo proclamata da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in data 10/12/1948.

In particolare all'art. 3 della Costituzione Italiana, secondo comma, si legge che: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Con tali fondamenta giuridiche da cui discende poi la Legge di Principio sul Regolamento Militare, le Forze Armate hanno sempre ribadito la responsabilità dello Stato nella predisposizione di tutte quelle misure volte a promuovere lo sviluppo della personalità dei militari, ad assicurare loro un dignitoso trattamento di vita e ad elevare la loro formazione civica e culturale. Il P.Uma.S.S. ha una funzione di riferimento (focal point) per il personale che ha necessità di essere indirizzato per la soluzione di problematiche a carattere personale, in tal senso acquisisce elementi conoscitivi ed analizza e tende a risolvere i problemi del personale nell'area di specifica competenza (problemi relativi alla condizione umana ed alla situazione familiare, all’elevazione culturale e professionale, all'impiego del tempo libero e all'inserimento nella comunità militare) in collaborazione con le altre figure sopra menzionate nonché con il Dirigente Sanitario e con la Rappresentanza Militare, ponendo in essere i necessari interventi sulla base delle direttive impartite dal Comandante e di quanto già contemplato dalla normativa, mantenendo un costante aggiornamento sullo stato di attuazione per verificare gli effetti e quindi l'adeguatezza delle azioni

intraprese.Assicura l’organizzazione e lo svolgimento delle attività ginnicosportive sia finalizzate al miglioramento del benessere del personale, curando l’utilizzazione degli impianti e vigilando sul corretto impiego dei materiali e delle attrezzature per lo sport in dotazione, sia finalizzate alla predisposizione ed allo svolgimento delle attività ginnico-sportive per il mantenimento dell’efficienza fisica necessaria per un corretto e proficuo addestramento operativo del personale. Provvede, sempre nell’ambito del benessere del Personale, a studiare e proporre al Comandante un programma di interventi e di impiego dei fondi annualmente a disposizione sui vari capitoli del benessere e dell'assistenza morale che consenta il miglioramento generale dei locali e degli arredi destinati alla ricreazione, l’adeguamento e/o migliore funzionamento delle biblioteche/sale storiche, l’incremento delle iniziative volte ad utilizzare il tempo libero, attraverso attività culturali, ricreative e sportive, che siano anche motivo di incontro con l'ambiente esterno; promuove, sia a favore del personale in servizio sia in congedo, le opportune azioni intese a facilitare al personale ed ai relativi familiari l'accesso ai luoghi di soggiorno marini e montani della Forza Armata e, molto importante, segue e cura tutti i casi che prevedono interventi di natura assistenziale (sussidi). Promuove ed assicura, attraverso le forme possibili, l'assistenza scolastica sia al personale in servizio che ai familiari dello stesso favorendo, compatibilmente con le prioritarie esigenze operative e di servizio, i militari che desiderino frequentare scuole o corsi particolari, nel rispetto

delle norme in materia. Si mantiene a disposizione della famiglia del personale impiegato fuori area fornendogli assistenza ed indirizzandola per la risoluzione di eventuali problematiche. Sviluppa ed incrementa il settore delle convenzioni con gli operatori pubblici e privati dell’area, erogatori di servizi vari (trasporti, assicurazioni, ristoratori, agenzie immobiliari ecc.). Si occupa di agevolare il personale neo assegnato fornendogli notizie relative alla sanità, alle scuole, agli Uffici pubblici, ecc., volti ad un agevole ambientamento, anche della famiglia, nella locale realtà sociale. Importanti sono le azioni svolte per l'elargizione di aiuti economici alle vedove ed agli orfani, in particolare collaborando con Istituti quali l’Opera Nazionale Figli Aviatori (ONFA) e l’INPDAP. Promuove, avvalendosi della collaborazione della Rappresentanza Militare, i rapporti con gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e le varie associazioni. Per ultimo gestisce, come circoscrizione alloggiativa, tutti gli alloggi di Servizio per famiglia messi sotto la giurisdizione del 3° Stormo: anche questa branca, vero volano dell’attività di promozione e protezione sociale del personale. Per garantire un’azione proficua e costante nel settore delle attività promozionali ed assistenziali, il Comandante dell’Ente dispone quindi di personale dedicato che essendo chiamato ad operare in un contesto quanto mai vario e spesso non riconducibile a schemi prefissati, richiede volontà, competenza e capacità di agire, non disgiunte da spirito di iniziativa, discrezione e precisa coscienza dello scopo che la Forza Armata si prefigge di raggiungere in tale settore. Per questo

il personale ivi impiegato viene inviato alla frequenza di un apposito corso di qualificazione P.Uma.S.S. che si tiene a livello centrale. Il personale della Sezione P.Uma.S.S. del 3° Stormo ha così contribuito sia nella fase organizzativa che gestionale e di conduzione, ad ospitare, con il meraviglioso supporto delle Istituzioni Comunali e dei Circoli Tennis di Villafranca e di Mozzecane, il Campionato Nazionale dell’Aeronautica Militare di Tennis che ha visto la partecipazione, in più tornei, di svariate decine di nostri atleti (Ufficiali, Sottufficiali e personale del Ruolo Truppa) provenienti da tutta Italia; è stato possibile inoltre concretizzare la partecipazione di nostri calciatori dipendenti militari e civili all’8° Torneo Interforze di Calciotto organizzato dal C.S.I. - area Sport di Verona e realizzare altre attività sportivo/ricreative che hanno coinvolto il personale in servizio ed i loro familiari, società, realtà ed Istituzioni civili e militari presenti sul territorio. In particolare sono stati organizzati eventi a favore dei figli dei dipendenti militari e civili, come il 1° Trofeo Junior Bike “Quattro Gatti”, in collaborazione con la società SC Barbieri ASD, il Raduno denominato “Family Day” per tutto il personale e relativi familiari di tutti gli Enti presenti sul sedime aeronautico ed una manifestazione podistica denominata “Run Flying” in collaborazione con la società ASD G.P. Miglioranza e l’Unione Marciatori Veronese. E non finisce qui perché il perseguimento del benessere deve essere costante, senza flessioni, in modo da avere personale motivato, unito ed operativo.


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Notizie dall’Arma

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Attività della Compagnia Carabinieri di Villafranca

Criminalità: i Carabinieri rispondono Gli interventi della Compagnia Carabinieri di Villafranca Anziana accoltellata a Bovolone Bovolone: accoltella anziana donna per impossessarsi del denaro; arrestato dai Carabinieri. E’ durata poco meno di due ore la fuga del giovane italiano che il 12 giugno scorso, attorno alle ore 07.30, ha aggredito, accoltellandola, un’anziana nel tentativo di rapinarle la somma in contanti appena prelevata dallo sportello bancomat della banca Unicredit, in via Carlo Alberto di Bovolone. La donna è stata soccorsa dai Carabinieri delle stazioni di Bovolone e Nogara, intervenuti sul posto e dai sanitari del 118 che hanno provveduto a trasportarla all’ospedale di Bovolone e successivamente a quello di Legnago dove è stata ricoverata in attesa di un intervento chirurgico. L’uomo è stato identificato grazie alle indicazioni di alcuni testimoni, nonché ad alcuni fotogrammi di impianti di videosorveglianza. Attorno alle ore 09.00, ormai braccato dai Carabinieri, è stato rintracciato ed ammanettato presso la propria abitazione a Bovolone. Poco dopo è stato dichiarato in stato di arresto con le accuse di tentata rapina aggravata, lesioni gravi e porto d’arma da taglio; nel pomeriggio è stato tradotto al carcere di Verona – Montorio.

Furto e arresto a Nogarole Rocca Nogarole Rocca: intercettati e bloccati dopo un furto di materiale elettrico. In manette due cittadini rumeni. Alle ore 3 del mattino dello scorso 22 giugno due cittadini rumeni avevano appena terminato una “razzia” di materiale elettrico presso l’azienda “Italia logistica srl” di via Adige di Nogarole Rocca, dopo esser penetrati all’interno, forzando una porta secondaria, non coperta da sistemi anti-intrusione né da impianti di videosorveglianza. Caricato a bordo della loro auto, una Volkswagen Touran nera con targa francese, tutto il materiale appena trafugato, composto da televisori ed impianti “hi-tech” per un valore complessivo di euro 7.000, si erano diretti verso il casello “Nogarole Rocca” della A/22. Tuttavia, lungo il tragitto, i due occupanti la Touran, dopo pochi minuti sono incappati in un posto di blocco di una pattuglia del nucleo radiomobile della compagnia di Villafranca che ha proceduto al fermo ed al controllo dell’autovettura. I due, entrambi cittadini rumeni ufficialmente senza fissa dimora, sono stati così identificati in: S.M.C., classe ‘89, disoccupato, incensurato; e C.V., classe ’79, disoccupato, con un precedente per ricettazione. I due rumeni di fronte ai Carabinieri sin dall’inizio hanno cercato di mantenere la calma, tentando altresì di giustificare in qualche modo la loro presenza per le vie urbane a quell’ora con l’auto stracarica di materiale elettrico. La versione dei due fermati ha iniziato ad insospettire sempre di più i militari proprio nel momento in cui i due hanno iniziato a sostenere che tutta quella merce era stata consegnata alcune ore prima da un loro amico albanese di cui riferivano di non ricordare né nome, né dove lavorasse e tanto meno dove fosse residente. E’ stato tuttavia sufficiente notare che gli scatoloni contenenti i televisori e il rimanente materiale elettrico riportavano le etichette con le indicazioni dell’azienda di via Adige a Nogarole Rocca. I Carabinieri si sono dunque recati presso la “Italia logistica srl”; chiamato anche il responsabile della ditta, hanno appurato l’avvenuta forzatura della porta e il furto della merce. Quest’ultima è stata riconsegnata ai legittimi proprietari. Per i due rumeni sono scattati, invece le manette e l’arresto in flagranza di reato per furto aggravato in concorso. Condotti e rinchiusi presso le camere di sicurezza della Compagnia di Villafranca di Verona, sono in attesa del giudizio per direttissima al Tribunale di Verona.

LA POLIZIA MUNICIPALE DI VILLAFRANCA

La sorveglianza della Polizia Municipale Continuano i controlli della Polizia Municipale per contrastare il fenomeno dell’accattonaggio molesto, dei parcheggiatori abusivi e per la prevenzione in generale della commissione di illeciti. Sorvegliati speciali i parcheggi ed i parchi pubblici del capoluogo e di Dossobuono. I servizi, svolti anche da personale in borghese e con l’ausilio del sistema di videosorveglianza, hanno portato, in due giorni, oltre che al controllo di una decina di rumeni dediti a mendicare in modo molesto, alla denuncia a piede libero all’autorità giudiziaria di un cittadino nigeriano per violazione del decreto d’espulsione, al sequestro di proventi di attività illecite, al recupero di un ciclomotore rubato ed al sequestro di un ciclomotore privo di assicurazione condotto da persona senza patente di guida. Il nigeriano è stato filmato in piazzale S. Francesco mentre, insieme ad un altro uomo di colore che è poi riuscito a darsi alla fuga, era intento ad esercitare l’attività di parcheggiatore abusivo in occasione del mercato settimanale. Gli accertamenti effettuati hanno appurato che il trentenne, con molti precedenti penali, risultava gravato da decreto d’espulsione, per cui si è proceduto penalmente nei suoi confronti. Come già è avvenuto per altri parcheggiatori abusivi trovati nelle scorse settimane nello stesso piazzale e nel parcheggio dell’ospedale, all’uomo è stata applicata una sanzione di 765 euro e sono stati sequestrati i proventi dell’attività illecita. Dovrà rispondere invece di guida senza patente e di circolazione con veicolo privo di assicurazione un trentenne rumeno, anch’esso non nuovo a fatti illeciti, intercettato lunedì mattina in via Trieste. Il veicolo è stato sequestrato per la confisca. Sempre lunedì, ma nel pomeriggio, due ragazzi, probabilmente minori, hanno destato il sospetto di una pattuglia che li ha avvistati mentre si trovavano con un ciclomotore in viale Postumia. Il tempo per l’equipaggio d’invertire il senso di marcia ed i due, nonostante le ricerche, non sono stati più rintracciati. Il ciclomotore abbandonato è stato restituito ad un rivenditore di Pizzoletta al quale era stato rubato la sera prima.


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L’Angolo dei Frati Capuccini

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La spiritualità dei frati Cappuccini La presenza dei francescani Cappuccini nel villafranchese e dintorni è a tutti nota. Quello che non è, forse, sufficientemente noto, è lo spirito che li ha spinti a collocarsi tra la gente, tanto da meritarsi l’appellativo di Frati del Popolo… Di Frate Renzo Manfrin Lo spirito che anima le attività di questi frati non è, si diceva, sufficientemente noto, eppure fin dal primo testo codificato (Cost. 1536) essi ritenevano che «lo evangelizzare la Parola di Dio, a exemplo di Cristo maestro di vita, è de li più degni, utili e divini offici … donde principalmente pende la salute del mundo». Con un pensiero legislativo così alto, la preparazione necessaria per potersi esporre in pubblico richiedeva «vita sancta ed exemplare, claro e maturo iudicio, forte ed ardente volontà» perché «scienza ed eloquenza» disgiunta da una forte testimonianza di amore cristiano «non edifica, anzi molte volte distrugge» (sic!). Questa indicazione ha attraversato i secoli e la ritroviamo anche nell’attuale legislazione

cappuccina. La fraternità apostolica (gruppo di frati) di san Francesco, «di fronte alle più urgenti necessità … con tutte le forze» viene in aiuto a «quelli che hanno maggior bisogno del messaggio evangelico», avendo per tutti «stima e disponibilità al dialogo» (Cost. 2002, n. 145). Ma, qual è la risposta alle necessità oggi, e come si collocano i frati in rapporto all’attuale popolazione, non più povera e contadina, ma inserita in sistemi di sviluppo rapidamente in crescita? È certo che il carisma che anima la vita di questi frati, proiettati verso le necessità della gente, è la povertà evangelica, che per Gesù non è carenza, ma ricchezza. Da quest’ottica, non ci si limita solo a prendere in considerazione la povertà economica della gente, ma anche la povertà d’animo, la povertà di cuore, la mancanza

di ideali, la povertà di relazioni sociali e così via. Si guarda, soprattutto, a quelle povertà che non favoriscono la crescita dell’umanità di oggi, perché carente di motivazioni forti, di ideali grandi, di significato che arrivi a motivare la propria esistenza. Su questo versante è facile capire che la nostra società e, in particolare quella del nostro territorio, non sta attraversando un periodo facile, e sta andando incontro ad un futuro incerto. Ecco un tentativo di risposta, rivolto agli adulti e ai giovani impegnati, che i frati di Villafranca cercano di portare avanti con delle riflessioni che avvengono ogni giovedì. Quest’anno sociale è iniziato con un singolare confronto con la Parola di Dio, guardando al Libro dell’Apocalisse, per capirne la sua attualità. Perché proprio il libro dell’Apocalisse che

è stato spesso definito il più oscuro del Nuovo Testamento? In effetti, l’autore ricorre regolarmente a categorie di pensiero che suonano strane ai nostri occhi, ma tutto cambia se si entra nel linguaggio simbolico che il testo contiene. E la comprensione del messaggio è maggiore se si capisce che dietro ci sono le difficoltà affrontate dalle prime comunità cristiane in netta minoranza. In questa difficile situazione, l’esprimersi con un genere letterario a volte apocalittico, altre volte profetico ed infine epistolare che attirasse l’attenzione, era l’unica maniera per trasmettere dei contenuti forti con metodi efficaci. È caratteristico dello stile francescano-cappuccino, ad esempio, parlare con un linguaggio che venga dal cuore e che vada diritto al cuore, evitando gli allarmismi tipici

dei molti “profeti di sventura” che s’incontrano oggi. Per cui, ogni buon linguaggio evangelico non deve limitarsi alla teoria, ma arrivare alla pratica passando attraverso il cuore della gente. È evidente che non si può prevedere un futuro migliore se non si passa per il cuore della gente. A questo punto è d’obbligo una considerazione. I frati, per loro natura amano la gente e stanno vicino ai loro problemi. D’altra parte la gente avverte un legame affettivo con questi religiosi e tiene a loro. Tutto questo non fa altro che rispecchiare quel rapporto che avveniva tra Gesù e la gente che lo seguiva, tra gli Apostoli e le prime comunità cristiane, tra san Francesco e tutto il movimento francescano che da lui è nato. Molte di queste esperienze sono arrivate fino a noi…

Le Parole del Cuore A cura di Daniel Reggiani

Più forte della morte di un figlio, è l’amore

Nella nostra quotidianità, in mezzo al chiasso e agli impegni, in balia di una vita frenetica che comunque va avanti c’è, tra i tanti, un bisogno di ascolto e di condivisione che molto spesso non viene colto: è il silenzio assordante delle mamme che hanno perso un figlio. di Daniel Reggiani Villafranca in questi ultimi anni si è trovata davanti agli interrogativi più profondi, come la morte di ragazzi giovani che prematuramente e per diversi motivi perdono la vita. In questo ultimo mese di luglio altre tre famiglie si sono trovate davanti a questa grande prova: la vicinanza immediata è tanta, le strette di mano sono preziose, le parole aiutano ma il vuoto non si riesce a riempire. Ci sono ragazzi che chiudono la porta di casa e non ne fanno più rientro e, nonostante il passare degli anni, ci sono genitori ancora attoniti che immobili fissano la porta di casa in attesa di un vano loro rientro. Il dolore, nel rispetto e nella delicatezza del caso, deve però essere condiviso. Nei giusti modi e con gli adeguati tempi la vicinanza di persone, la condivisione in gruppi di ascolto, il confronto con genitori che hanno avuto un passato comune può essere un valido aiuto ed è per questo motivo che sta muovendo i primi passi un'associazione di ascolto per genitori che vogliono confrontarsi, riappacificarsi, per percorrere cammini comuni di auto aiuto. L’associazione non si sostituisce ai cammini personali, ogni famiglia ha i propri percorsi: chi trova il conforto nella fede, chi in terapie psicoterapiche, chi nel volontariato, chi nel silenzio assordante. Non ci sono percorsi giusti o sbagliati, ognuno merita ascolto, rispetto e silenzio. La strada è difficile, fatta di salite che devono essere scalate ma nella condivisione la salita è meno dura perché “qualcuno ti passa la borraccia”. Queste riflessioni non vogliono rimanere isolate, non hanno un fine mediatico ma solo comunicativo: è il tentativo di mettere in relazione le difficoltà per porre segni di speranza. Insieme si può. Per contatti, rivolgersi alla Redazione (redazione@ pirite.net).


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Amministrazione Comunale

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A cura dI Daniel Reggiani

Riccardo Tacconi e le politiche giovanili Tra se

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31enne

villafranche-

campagna

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le ha “corso” assieme alla lista “Giovani per Villafranca”. Grazie a quest’intervista, lo conosciamo meglio… di Daniel Reggiani Chi è Riccardo Tacconi? Sono un ragazzo di 31 anni che vive a Villafranca da sempre, una persona molto socievole ma anche introversa a cui piace avere la propria privacy. Amo giocare a calcio, andare in palestra quando posso, mi piace stare con i miei amici, li reputo come la mia famiglia allargata. Studi e Professione? Ho un diploma di perito in elettronica e telecomunicazioni, una laurea in Giurisprudenza e sono mediatore civile e commerciale. L’ultima professione che stavo svolgendo fino a qualche giorno fa era l’animatore presso i centri estivi, ma ho svolto altre mansioni, tra le quali autista auto noleggio con conducente, portalettere alle poste e praticante notaio.

Da quanto sei appassionato di politica? Più o meno da quando avevo 13/14 anni, ho sempre seguito molto la politica a livello nazionale(ho sempre guardato molto più volentieri “Porta a Porta” piuttosto del “Grande fratello”) e da qualche anno mi sto interessando anche di quella locale. Che cosa significa per te fare politica? Significa interessarsi prima ai bisogni della gente che ai propri, fare politica deve render orgogliosi chi la vuol fare con dedizione senza interessi personali, bisogna far arrivare il messaggio alle persone che siamo qui per loro e non per il nostro torna conto personale. L’assessorato che ti è stato affidato, quello delle politiche giovanili, è un incarico non semplice. Con quali paure e con quali certezze inizi questo tuo nuovo ser-

vizio? In realtà nessuna paura, non per spavalderia, ma perché la vedo come una possibilità di crescita personale, dalla quale posso imparare molto e dare molto. Ho avuto la fortuna di fare associazionismo e quindi di conoscere una piccola percentuale di questo mondo che ti può dare tanto, ora voglio poter dare di più, diventare un punto di riferimento per i giovani villafranchesi. Una sola certezza, ho il pieno sostegno sia del Sindaco che dell’amministrazione sui quali potrò fare affidamento nel corso del mio mandato, e dei membri del gruppo di cui sono parte, “Giovani per Villafranca”, ai quali sono molto legato e che ringrazio, gruppo che voglio contribuire assieme a tutti a far crescere in questi anni. Un messaggio per i giovani? Usate la vostra testa, non ac-

cantonate le vostre idee per paura di sbagliare o perché vi è più comodo che le cose le faccia qualcun altro, fate del vostro meglio, qualsiasi sia il risultato giusto o sbagliato, soddisfacente o meno, sarà frutto del vostro impegno e lavoro e vi permetterà di crescere come persone. Il 12-13-14 luglio avrà luogo la tre giorni di Spazio Libero, che inizierà con la famosa corsa del “Menga menga”, cosa ti senti di dire riguardo a questa bella manifestazione che vede impegnati e protagonisti molti giovani? Sono stato nell’organizzazione di Spazio Libero dalla seconda alla penultima edizione(2011), ma mai come ora posso dire di esser orgoglioso di questi ragazzi, perché sono riusciti a fare una cosa straordinaria: accantonare le divergenze derivanti dall’appartenenza

a gruppi diversi, con interessi diversi, e costituire una realtà associativa che non disperde le identità delle associazioni in essa contenute e che permette una collaborazione più sinergica, risultato per il quale, durante gli anni della mia partecipazione al tavolo territoriale mi ero battuto assieme ad altri amici, e vederlo oggi come acquisito mi fa molto piacere.

Mustatea: dalla Romania a Villafranca Il Consiglio comunale annovera tra i suoi eletti anche Ilie Catalin Mustatea, operaio rumeno da molti anni residente a Villafranca, sposato con due figlie, già referente della Comunità Rumena di Villafranca.

di Daniel Reggiani In occasione di quest’elezione, nel pomeriggio del 28 giugno, l’ambasciatrice Dana Manuela Costantinescu si è recata a Villafranca per complimentarsi con lo stesso Mustatea, alla presenza del Sindaco, di alcuni assessori e consiglieri, delle autorità

scolastiche, militari e religiose. L’integrazione è fatta di partecipazione e in questo Mustatea è un faro positivo. Un incontro semplice dal quale sono emerse riflessioni di notevole spessore: Mustatea, che rappresenta le 1200 persone rumene presenti nel villafranchese, cioè una parte attiva del nostro territorio, è stato l’unico consigliere comunale rumeno ad essere eletto in Italia, in questa turnata elettorale. L’ambasciatrice Costantinescu riconosce a Catalin il privilegio di essere un esempio positivo e un traino per tutti quei rumeni che hanno lasciato la loro terra e hanno portato in Italia il loro semplice contributo, la loro forza-lavoro, la loro operosità, le loro famiglie. L’ambasciatrice ha poi lanciato un’idea, cioè quella

di proporre - a spese dello stato rumeno - corsi pomeridiani di lingua e cultura rumena per i bambini nati in Italia o arrivati qui quando erano ancora molto piccoli, ma figli di rumeni, perché non vada perso e dimenticato tutto il patrimonio linguistico e culturale delle loro tradizioni. Un’idea che trova d’accordo i dirigenti scolastici Gasparini e Sartori, presenti all’incontro. Il dott. Gasparini, preside dell’istituto comprensivo di Dossobuono, aggiunge anche la necessità di studiare un servizio che veda la presenza di mediatori linguistici nelle scuole, nei primi mesi di inserimento in Italia, per rendere meno difficile l’alfabetizzazione iniziale di questi alunni stranieri. Il dott. Sartori, dirigente

scolastico a Villafranca, illustra all’ambasciatrice il CTP (corso territoriale permanente) attivo nel suo istituto, assieme ai corsi serali per la licenza media e ai corsi di lingua per stranieri finalizzati al poter richiedere il permesso di soggiorno. Villafranca è di certo un’isola felice per l’integrazione, lo si nota anche dalle parole del Parroco, mons. Fasani, il quale ha detto che la figura di un immigrato è stata fortemente voluta anche nel Consiglio Pastorale Parrocchiale, appena eletto. Ha poi valorizzato la comunità rumena di religione greco-ortodossa che ogni domenica si ritrova nella Chiesa della Disciplina per la Celebrazione. Il Sindaco Faccioli ha completato la riflessione menzionando l’interessante po-

sizione geografica che gode Villafranca, crocevia geografico felice e adeguato agli scambi commerciali. Si è soffermato anche su una riflessione di tipo valoriale: “non è il denaro, ma sono i valori comuni che ci fanno sentire parte di una comunità”. Le ultime riflessioni tra il Sindaco e l’Ambasciatrice Costantinescu hanno riguardato gli scambi e i collegamenti aeroportuali, con la richiesta di non limitarli solo a Bucarest ma di allargarli anche alla Transilvania. Mustatea può affermare di avere due case e due famiglie, quella d’origine e quella villafranchese che l’ha “adottato” e cha ha sempre goduto della sua operosità, come volontario prima e come consigliere ora.


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Amministrazione Comunale

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A cura dI Daniel Reggiani

Il Consiglio Comunale del 1 luglio Il

primo

luglio

è

stata

una

giornata

impegnativa

per

la

vita

politica

e

sociale

di Villafran-

ca: i fuochi d’artificio della tarda serata hanno chiuso il capitolo di un lungo periodo di tensioni

elettorali

ed

hanno

di Daniel Reggiani Il Consiglio Comunale dello scorso 1 luglio si è aperto con un minuto di raccoglimento in onore di Alida Ferrarini (le cui esequie erano state celebrate nello stesso pomeriggio) e di Moreno Barbera (padre di Claudia, eletta consigliere comunale nel PDL). I componenti del consiglio comunale erano ormai chiari, dovevano solo essere convalidati i nuovi eletti, cioè le persone che per maggior numero di preferenze ricevute avevano il diritto di sostituire i "buchi" lasciati dai consiglieri nominati assessori e cioè: Maria Cordioli (Istruzione, cultura e pari opportunità), Dall’Oca Roberto Luca (sport, urbanistica e rapporti con le frazioni), Franchini Giandomenico (politiche economiche e del lavoro, rapporti con associazioni imprenditoriali e sociali del lavoro), Maraia Riccardo (politiche di bilancio, finanze tributi ed equità fiscale, commercio, edilizia privata e protezione civile) e Riccardo Tacconi (politiche giovanili, riorganizzazione e semplificazione amministrativa, tempo libero e innovazione tecnologica). Sono cinque le persone entrate in consiglio “in sostituzione” degli assessori: due del PDL per sostituire Maria Cordioli e Roberto Dall’Oca e due della “Civica di Centro” per prendere il posto di Nicola Terilli e Riccardo Maraia e il sostituto di Gianni Faccioli eletto nelle fila della “Civica per Villafranca”. Per il PDL

simboleggiato

l’inizio

sono subentrati Claudia Barbera e Franco Pennacchia, per la “Civica di Centro” due donne, Lara Molinari e Laura Musitelli e per la “Civica di Villafranca” Jessica Cordioli. La “sorpresa”, già comunque annunciata nei giorni precedenti, è stata la rinuncia al ruolo di consigliere da parte di Sara Olivieri, della lista “Civica per Villafranca”, incarico che è quindi passato a Rinaldo Campostrini, nominato inoltre consigliere delegato per Dossobuono. A completare la maggioranza Adriano Cordioli, capogruppo PDL, Cristiano Tabarelli, eletto Presidente del nuovo Consiglio, Angiolino Faccioli, consigliere delegato ai Lavori Pubblici e al Patrimonio, Paolo Ciresola (eletto vice-presidente del Consiglio Comunale) e Riccardo Luise della lista “Giovani per Faccioli”, Marco Dall’Oca, capogruppo della “Civica di Centro”, Giancarlo Bertolotto, proprietario del ristorante “El Pirlar”, Ilie Catalin Mustatea, referente della comunità rumena villafranchese e Cesare Luca Scattolini, già presidente della polisportiva di Quaderni. All’opposizione siedono invece i due sfidanti del Sindaco Faccioli, cioè Paolo Martari e Giuseppe Pecoraro con: Isabella Roveroni (capogruppo del PD e Vicepresidente del Consiglio) e Matteo Melotti del PD, Gianni Martari e Gesuella Turrina della lista "Paolo Martari Sindaco". La squadra di Pecoraro è invece rappresentata da Luca Zamperini (ex assessore alle politiche giovanili) e Stefano Predomo della Lista Tosi e da Martina Pasetto della lista "Forza Villafranca". Paolo Martari, in uno dei suoi interventi ha puntualizzato la funzione educativa, soprattutto per i giovani, del consiglio comunale che ha definito come il “luogo del vero confronto” e ha concluso riferendosi ad una caratteristica che deve essere costruttiva e fondamentale, cioè quella del buon senso. Paolo Martari sta valutando, inoltre, i margini di un ricorso per avere una rappresentanza della li-

del

mandato

sta "Dossobuono Insieme" in Consiglio Comunale. Giuseppe Pecoraro invece ha ribadito il suo personale e quotidiano impegno per l’ospedale, progetto che incarna e in cui crede da sempre. Nel corso della seduta, poi, ha avuto modo di ricordare, in modo provocatorio, al sindaco Faccioli che in Italia vige la democrazia, alla cui base vi è il libero pensiero e la libertà di opinione. Il Consiglio Comunale, all'ordine del giorno, aveva la votazione per convalidare l'elezione dei nuovi entranti in Consiglio, la votazione del Presidente del Consiglio Comunale e dei due vice-presidenti, il giuramento del Sindaco e la composizione della commissione elettorale. Il clima è stato ancora una volta di accesso dibattito, botta e risposta che hanno visto una maggioranza unita

della “nuova” amministrazione

e compatta, a partire dalle stesse parole del Sindaco che ha ribadito che l’onestà è uno stile di vita che lo contraddistingue, che il gruppo di maggioranza, “fatto di persone fidate e serie che gli stanno davvero a cuore”, è aperto al dialogo e al confronto ma non accetta ipocrisie. “La porta per la collaborazione – ha poi aggiunto il Sindaco – è aperta ma i giochi sono finiti”. Ha condiviso con il Consiglio anche la riflessione sulla poca affluenza ai seggi, ribadendo un impegno personale per dare un segnale positivo di ricostruzione della politica. Ha inoltre avuto modo di rispondere anche agli interventi fatti da: Paolo Martari, Giuseppe Pecoraro e Isabella Roveroni. Per quanto riguarda la minoranza anche Stefano Predomo, Luca Zamperini (della lista Tosi) e Martina Pasetto (della lista “Forza

comunale.

Villafranca”) hanno fatto i loro interventi che come linea comune hanno il desiderio e la voglia di un impegno politico serio e responsabile in questi cinque anni futuri. Di spessore sono state le considerazioni fatte dal Presidente del Consiglio comunale Tabarelli che ha anzitutto definito “sobrie e di buon senso” le persone che decidono di prestarsi alla politica, ricordando appunto la temporaneità di questo incarico, menzionando la citazione “Sic transit gloria mundi”, e puntando l’attenzione sul fatto che gli atteggiamenti e le parole devono sempre essere in linea con il ruolo che si ricopre. Ha concluso il suo intervento citando Guardini, pensatore cattolico, che considerava fondamentali il coraggio, la libertà interiore e la serietà come caratteristiche fondanti dell’uomo.


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A cura dI Diego Cordioli

Faccioli: all’insegna della continuità Mario

Faccioli

ha

ottenuto

nuovamente

la

fiducia

dei

villafranchesi,

che

lo

hanno

rieletto,

all’ultimo ballottaggio dopo le elezioni di maggio. Faccioli è così, di nuovo, primo cittadino; suo

secondo

mandato,

di Diego Cordioli

A suo parere, a cosa deve la sua vittoria elettorale? E’ stata premiata la coerenza su quanto fatto nella precedente amministrazione. Aver dato continuità al progetto politico. Altri hanno puntato più ad un fatto personale (bisogna far fuori Faccioli) che a dare un progetto politico serio e continuativo. Abbiamo puntato sui giovani e su una nuova classe dirigente con le basi e la continuità della precedente amministrazione. Questo mix ha fatto raggiungere l’obiettivo. I simboli sono stati un’opportunità strategica, dove convogliavano Destra, Centro e giovani. Cosa cambierà nell’amministrazione Faccioli bis rispetto alla precedente e quali nuove proposte ha in serbo per i villafranchesi? Non ci sarà un cambiamento vero, sono cambiate alcune persone, vedi consiglieri e giunta. C’è molta serenità nell’aria, una squadra compatta che affronta le problematiche giornaliere con estrema tranquillità. Il vero cambiamento sarà lo spirito di gruppo. Viabilità e Grezzanella: quali sono le risposte che darà in termini di infrastrutture e collegamenti

lo

intervistiamo

viari? Dobbiamo dare continuità ai progetti che c’erano in itinere. Viabilità: ci saranno grosse novità a breve. Sono sotto gli occhi di tutti i lavori per le strade. Il tutto per migliorare la viabilità del centro storico, con nuovi parcheggi e piste ciclabili. Questo, in un contesto di urbanistica, cercando di dirottare all’esterno del centro il traffico. Grezzanella: vado in Regione per il completamento dell’ultimo tratto, che deve essere appaltato da Veneto Strade e già finanziato (fa parte del complessivo). Per il secondo tratto, si lavora per la ricerca di finanziamenti. Opera di priorità per questo mandato. Ospedale Magalini: cosa intende fare per poter ridare ai villafranchesi un buon servizio ospedaliero? Si è dimostrato che l’ospedale avrà un grande ruolo (vedi schede regionali), come confermato dall’Assessore Regionale alla Sanità, Coletto, come polo del Sud/Ovest. Il nostro obiettivo è la sistemazione della viabilità per arrivare al Magalini e ai relativi parcheggi, per raggiungere i 400 posti auto richiesti dal piano. E stiamo già lavorando in tal senso. Riguardo al Parco del Tione, pensa di realizzare la Città dello Sport? E in che

per

capire

quali

modo? Il modo è già stato definito, ma non è stato ancora capito.Visti i tempi di crisi, mi sembrava una grossa opportunità. Il progetto è già stato approvato in Regione. Ora si deve definire. Ha qualche progetto che riguarda le frazioni di Villafranca? I progetti per le frazioni sono già stati approvati in Giunta. Il tutto dipende dalla finanziabilità. In termini di opere, ne abbiamo già predisposte da Nord a Sud per ogni frazione. Sotto l’aspetto della viabilità,

sono

i

suoi

progetti

meritano attenzioni Quaderni, Pizzoletta e Rizza, che non sono state coinvolte nel primo mandato per una questione di finanziamenti. E per quanto riguarda le scuole? Come nel primo mandato, l’obiettivo è arrivare ai poli scolastici, ovviamente da parametrare con la finanziabilità. Lavorare e mettere a norma le strutture attuali non è conveniente. A Dossobuono abbiamo già approvato l’ipotesi di realizzazione di Piazza, Polo scolastico e servizi sociali, vedi area Mazzi. Uno dei punti principali del suo programma riguarda una minore tassazione per i villafranchesi: cosa è stato già fatto e cosa intende fare in questo senso? Il nostro obiettivo è sempre stato quello di tenere una tassazione bassa, sempre parametrata con le possibilità nazionali. Il bilancio 2013 è slittato al 30 settembre, con un taglio complessivo previsto di circa 2 milioni di euro. E questo ci costringerà a fare una valutazione seria sulle risorse disponibili e sulle risorse che il Governo darà. Come intende sostenere le famiglie e le imprese villafranchesi? E’ un nostro fiore all’occhiello avere le famiglie a tassazione bassa (220/240 euro pro capite, contro i 700/800 di Verona). Sosteniamo le famiglie, mettendo risorse a

al

per Villafranca.

disposizione delle medesime, in termini di abbassamento del costo dei servizi, in controtendenza rispetto ad altri comuni. Nello stesso modo sosteniamo le associazioni sportive. Per le imprese, ho fatto un assessorato ad hoc per affrontare i temi delle imprese in via preferenziale, con un confronto di rispetto e di dialogo che in precedenza mancava. Non ci sarà più un rapporto di singoli ma con referenti di categoria per affrontare progetti tecnici/ politici per agevolare tutto il sistema. Se nei primi 5 anni abbiamo tagliato dove c’era da intervenire, ora è il momento di investire, snellendo tutto l’apparato burocratico. Il tutto sarà già operativo da quest’autunno. Ci può dire qualcosa riguardo al PAT? Per il PAT andiamo in consiglio comunale prima possibile. Ha già avuto un impatto nel precedente mandato. Già da subito lavoreremo per mettere in grado tutti i consiglieri di andare in adozione entro la fine di luglio. Ciò ci consente di pianificare con la cittadinanza e le categorie già dai primi di settembre, per dare a tutti la possibilità di fare le dovute osservazioni. Nessuna preclusione. Obiettivo: portare l’adozione del PAT alla Conferenza dei Servizi in Regione entro fine anno.


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A cura dI Diego Cordioli

fatto soffrire. La sentivo spessissimo al telefono e, il più delle volte, con papà la raggiungevamo per quattro, cinque giorni. Accanto a me, appunto, c’è sempre stato mio padre che, sebbene all’inizio vedevo come quella figura che ci separava (molte volte davanti alle mie lacrime era costretto ad intervenire dicendo: “Forza Alida, devi partire…”) è sempre stato una presenza indispensabile. Accanto a lui i miei nonni che mi hanno sempre accudito, anche se sono mancati quand’ero ancora un bambino. Chi è stata per te Alida Ferrarini? Alida Ferrarini è stata ed è la mia dolce e indimenticabile mamma. E’ stata la persona che per trent’anni mi ha dato il buongiorno, che mi ha educato e valorizzato, che mi ha corretto e perfezionato. E’ stata la mamma che ha creduto in me, nelle mie scelte, nei miei successi e nei miei sbagli. E’ stata la mia maestra di canto, la mia grande artista: un esempio di umiltà e di talento. Chi è invece oggi Luca Giacomelli? Sono l’unico figlio di Alida Ferrarini, sono nato il 20 marzo 1983 (battezzato ad appena dieci giorni di vita perché subito dopo io e mamma dovevamo partire per Monaco, l’opera “Il don Pasquale” ci aspettava e mia madre interpretò l’impegnativo ruolo di Norina). Ho concluso i miei studi a Villafranca e mi sono perfezionato con la laurea in scenografia e costume per lo spettacolo all’Accademia Cignaroli di Verona; sono cresciuto tra i camerini e i palcoscenici, ho respirato fin da piccolo il profumo del teatro. Di questo profumo mi sono innamorato ben presto, oggi sono un performer. Ho interpretato Richie Cunningham nel musical

“Happy Days”, Macavity in “Cats” con la Compagnia della Rancia e John O’Donnell in “Titanic”. Ora sto lavorando per la realizzazione di “Romeo e Giulietta”, che sarà rappresentato anche a Verona, in Arena, il 2 ottobre. Nella rappresentazione di “Lo Zoo di vetro”, opera in prosa e quindi interamente recitata, mamma si complimentò – era anche un po’ stupita – delle mie capacità: è stata una grande soddisfazione! Sei il figlio di una grande Artista… cosa le devi? A mamma Alida devo dire grazie perché sono stato il frutto di un grande amore. Quest’anno i miei genitori avrebbero festeggiato i quarant’anni di matrimonio ma l’amore li lega da più di cinquant’anni. A lei va un doppio ringraziamento perché, per avermi, ha fatto molte rinunce, per incominciare i nove mesi di gravidanza a letto. Qualcuno le disse che la mia nascita, nell’83, avrebbe ostacolato i suoi successi ma, coniugando il lavoro alla famiglia, la sua brillante carriera decollò proprio in quello stesso periodo. Le piaceva ripetere che sono stato la sua “opera più bella!” Quali sono stati i tuoi maestri? Come dicevo, mamma è stata la mia maestra di canto, per la recitazione è stata invece Luciana Ravazzin. Forse un gioco del destino, forse solo una coincidenza ma Luciana si è spenta poche ore dopo mamma. In questa settimana ho dovuto accompagnare mamma e Luciana, sono molto provato ma mi piace pensare che lassù si sentano meno sole e che possano sostenermi, incoraggiarmi e correggermi insieme, completandosi l’un l’altra per completare me! Un’altra importante guida nella

recitazione è stato per me Gipeto. Nella danza, invece, mi sono formato sotto la guida di Gail Richardson. L’insegnamento che ti lascia Alida, come mamma e come artista, qual è? “Vogliatevi bene! Noi siamo gente avvezza alle piccole cose, umili e silenziose”, tratto da Madama Butterfly: questo è sicuramente il testamento di mia mamma Alida. Mamma mi ha trasmesso e mi lascia in eredità la sua immensa passione per il teatro, come possibilità per dilettare – con semplicità - la gente con l’arte. Come ha vissuto Alida in questi ultimi tempi? Sarebbe superfluo dire che ha mantenuto quella sua compostezza e quel desiderio di umiltà, anche negli ultimi tempi. Sicuramente, la morte di suo fratello, mio zio Ottorino, alla fine di maggio, l’ha colpita e provata nel profondo, erano molto legati. Negli ultimi giorni era serena, non ha sofferto: questo mi rincuora. Come vorresti fosse ricordata Alida Ferrarini, nella sua Villafranca? Innanzitutto come una donna e una concittadina semplice, sobria e di vera riservatezza. Mamma come molti villafranchesi ha sofferto molto nel vedere dismesso ed abbandonato il teatro Verdi. Credo che la ristrutturazione, o una nuova costruzione in un altro luogo, sarebbe una soddisfazione grande per mamma, sarebbe indubbiamente felice e soddisfatta se l’arte tornasse ad abitare a Villafranca. Luca, noto che mentre mi parli di mamma, spesso, guardi quell’anello che tieni nella mano destra… Ti è particolarmente caro?

E’ l’ultimo regalo di mamma, risale ad una lunga chiacchierata nei primi giorni di giugno, sarà il suo ricordo indelebile. Nel luccichio di questi brillanti rivivo il suo sorriso. Che cosa vuoi chiedere a mamma? Di stare vicino a papà Franco. Che cosa vuoi chiedere a tuo papà Franco? Di sostenermi e di starmi vicino. Grazie Luca, queste tue parole mi hanno emozionato. Da queste parole ho percepito un amore immenso, un attaccamento forte alla tua indimenticabile mamma. Ti siamo vicini! Un grazie riconoscente per questi pensieri che hai deciso di condividere con noi e un augurio, davvero sentito, affinché tu possa tenere alti i talenti di mamma Alida, nel campo dell’arte e dei valori umani. Grazie!

› continua da pag. 1

curato da Stefano Tabarelli. E’sempre forte la sensibilità per la tutela del nostro territorio e dell’ambiente, come testimonia la rubrica di Luigi Facincani. Villafranca de ‘na ‘olta poi ci riporta, come di consueto, ai tempi andati e ad un antico mestiere: il “paroloto”. Non vi resta che continuare nella lettura, per saperne di più e lasciarvi accompagnare dalle nostre notizie, in questa stagione estiva. Il prossimo appuntamento con Il Giornale di Villafranca, poi, sarà a settembre…


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A cura dI Diego Cordioli

La lirica piange Alida Ferrarini La sera del 26 giugno 2013, Alida Ferrarini, stimata soprano e cantante lirica villafranchese, ha concluso la sua vita, indebolita negli ultimi tempi da una malattia che aveva cercato in tutti i modi di sfidare ma che, fino all’ultimo, l’ha vista combattiva e impegnata nella sua più grande passione: quella del canto…

di Daniel Reggiani

Dopo una carriera spesa tra i palcoscenici di tutto il mondo, dal 1974 al 2000, interpretando principalmente ed eccezionalmente i ruoli di Gilda, nel Rigoletto; di Micaela, nella Carmen e di Adina, nell’Elisir d’amore, in questi ultimi anni si dedicava a lezioni di canto, nello studio della sua casa, nel cuore di Villafranca, città che ha immensamente amato, nido dal quale è sempre partita per le sue tournée e luogo nel quale ha sempre vissuto con i suoi affetti più cari, il marito Franco Giacomelli e il figlio Luca. In questo numero del giornale, pubblichiamo l’intervista rilasciata da Luca, l’unico figlio di Alida, a pochissimi giorni dalla scomparsa della madre. Carissimo Luca, ti ringrazio - a nome del Giornale e di tutti i lettori - per avermi dedicato parte del tuo tempo in questi giorni di grande dolore. Domandarti come stai

sarebbe fuori luogo ma posso chiederti come vivi questi giorni? Questi giorni sono segnati dall’incredulità che si confonde al dolore, ma allo stesso tempo alla serenità. Sono convinto che mamma sia partita per una sua tournée, per un suo debutto e che presto ritorni a casa, come ha fatto spesso nella sua carriera. La penso a Parigi o in Giappone, luoghi nei quali sarebbe tornata sempre, Paesi a cui era legata professionalmente ma soprattutto affettuosamente. Il mattino, per me, è un momento molto triste, risvegliandomi e sentendo il cinguettio soave degli uccelli, penso subito a lei, e mi sento solo, ma cerco di farmi coraggio perché la mia serenità è la sua pace. Qual è il primo ricordo che hai di tua mamma? I ricordi di mamma sono ovviamente moltissimi ma quello che ho più impresso nella mente risale al 1989, avevo solo sei anni

ed ero al teatro dell’Opéra di Parigi dove mia madre interpretava il ruolo di Gilda nell’opera “Rigoletto”(ultima opera rappresentata prima del grande restauro del teatro) ed era la prima volta che ammiravo, da solo, mia madre da un palchetto del teatro. Mi sentivo incredibilmente grande e forte ma nel momento in cui mia madre, come da libretto, veniva “uccisa” da Sparafucile, io iniziai ad urlare dalla paura, tutto il teatro mi guardò… Persino mia madre mi sentì! Gliene combinavo davvero di ogni! Come quando a San Francisco ci fecero scendere dal bus perché continuavo ad urlare o a Parigi che ci cacciarono da un ristorante perché lanciavo forchette… Ero e sono il figlio di una grande artista ma sono stato un bambino vivace anch’io! Con chi sei cresciuto, Luca? Sono cresciuto con l’amore dei miei genitori. Mamma per diversi periodi era costretta ad assentarsi, il lavoro la chiamava lontano e questo, lo ammetto, a volte mi ha


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N OT I Z I A R I O D I I N F O R M A Z I O N E D E L C O M P R E N S O R I O V I L L A F R A N C H E S E R e g i s t ra z i o n e a l Tr i b u n a l e d i Ve ro n a n . 1 8 3 8

LUGLIO 2013 - ANNO II

Ricordando la soprano Alida Ferrarini

Si è spenta lo scorso 26 giugno, all’età di 66 anni, una delle voci più importanti della lirica italiana, Alida Ferrarini, villafranchese. Interpretò ruoli di punta, come soprano, all’Arena e nei maggiori teatri italiani e internazionali. L’ E D I TO R I A L E di Diego Cordioli

L’addio ad Alida Villafranca e con lei tutti gli amanti della lirica compiangono una nostra importante e amata concittadina, la soprano Alida Ferrarini, che è venuta a mancare lo scorso giugno. Il nostro pensiero dunque va a lei e ci piace ricordarla attraverso un’intervista rilasciata dal figlio. Continuità con il progetto politico della scorsa amministrazione, ma anche rinnovamento: è con questo duplice volto che si presenta la nuova Villafranca, all’indomani delle elezioni che hanno riconfermato come Sindaco Mario Faccioli. Così, vi proponiamo un’intervista al primo cittadino e uno spazio politico dedicato al consiglio comunale e ad alcune personalità della nuova amministrazione, come l’assessore alle politiche giovanili Riccardo Tacconi e il consigliere Mustatea. Dalla politica, si passa ad una nuova rubrica, “Le parole del cuore”, a cui sono invitati tutti i lettori a contribuire, raccontando la propria esperienza. Il raccoglimento e la spiritualità dei Frati Cappuccini trovano sempre spazio sul nostro giornale, dove spiccano anche le pagine in divisa: quella dei Carabinieri, quella della Polizia Municipale e quella dell’Arma Azzurra. La disidratazione è un problema connesso con il caldo estivo e viene ampiamente trattata dal dottor Garzotti; e anche la pagina dello sport e del benessere, poco più avanti, ha sempre a che fare con l’acqua, ma in questo caso è il nuoto il soggetto dell’articolo. Delle schede ospedaliere e territoriali si discute, nell’articolo dell’UGL

PRIMO PIANO

AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Faccioli: all’insegna della continuità

Consiglio Comunale del 1 Luglio

articolo a pag. 4

NOTIZIE DALL’ARMA

I Carabinieri rispondono

AMMINISTRAZIONE COMUNALE

Tacconi e le politiche giovanili articolo a pag. 6

articolo a pag. 5

L’ARMA AZZURRA

Promozione umana, sociale e sport

SALUTE & SANITÀ

Disidratazione nell’anziano

articolo a pag. 9

articolo a pag. 8

articolo a pag. 10


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