Il consiglio regionale vive nel magico mondo di oz

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tuttO quellO che gli Altri NON dicONO ANNO xii - N° 15 giOvedì 21 geNNAiO 2016 - diStribuziONe grAtuitA

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L’OSCAR DEL GIORNO

Aldo Patriciello

IL TAPIRO DEL GIORNO

reStA AggiOrNAtO, Seguici ANche Su FAcebOOk

Pierpaolo Nagni

L’Oscar del giorno lo assegniamo a Aldo Patriciello. L’ e u r o p a r l amentare molisano ha posto in evidenza come la posizione del governo Renzi, dinanzi all’Europa, esponga soprattutto il Mezzogiorno a situazioni economiche pesanti. Speriamo che lo stesso riesca a fare in Molise dove i passaggi politici dell’esecutivo regionale non sembrano essere da meno.

GIORNALE SATIRICO

30.000 copie in omaggio

Lavoro, spopolamento, giovani, edilizia fuori da qualsiasi discussione politica

Il Tapiro del giorno lo diamo a Pierpaolo N a g n i . L’Acem, l’Associazione dei costruttori edili è tornata a bussare a soldi visto e considerato che le imprese non sono state pagate nonostante le rassicurazioni. Ora, tutto è slittato per questioni di bilancio. E le imprese temono di restare in braga di tela visti, anche, i fallimenti di molte di esse.

Con le Aree vaste si aggiunge la Provincia di Termoli pagina 2

Lo trovi in tutte le edicole e librerie della regione I Comuni molisani sotto il simbolo del Littorio Amministrazioni, podestà e politica nella costruzione del consenso Per informazioni telefonare al 339.2733334

Servizio a pagina 5


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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

21 gennaio 2016

Approvata la proposta di legge d’iniziativa della giunta. Dietro il paravento dell’Unione dei Comuni e degli ambiti territoriali il centrosinistra nasconde tre Aree vaste (alias Province)

Un’operazione di chirurgia politica e territoriale darà vita alla mai doma idea della Provincia di Termoli

Sarà stato il freddo che rattrappisce anche la mente, sarà che sono davvero fraccomodi, sta di fatto che degli ordini del giorno del mattino e del pomeriggio di ieri,19 gennaio 2016, i consiglieri regionali hanno varato solamente la proposta di legge d’iniziativa della giunta relativa all’esercizio associato delle funzioni e dei servizi comunali, e la mozione dei due consiglieri del Movimento 5 Stelle, Manzo e Federico, sulla necessità d’intervenie a bonificare il sito “Guglionesi II” in tempi ragionevoli, “compatibilmente con l’ordine degli interventi di priorità dell’Arpa Molise”. L’intera mattinata l’ha assorbita la proposta di legge della giunta, finendo per essere approvata con la non partecipazione al voto dei consiglieri Manzo, Federico, Iorio e Fusco Perrella. La legge che seguirà, si pone il problema di dare corpo ed efficienza alle Unioni e dei Comuni, come prevede la legge dello Stato 56 del 2014 (“Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni). Le Unioni sono enti locali costituiti da due o più comuni per l’esercizio associato di funzioni o servizi di loro competenza cui la Regione Molise vuol dare seguito disciplinando,

appunto, le modalità e i criteri di esercizio in forma associata. Nella realtà campanilistica italiana, non è affatto semplice arrivare alle Unioni dei Comuni, e là dove l’esperimento è in atto, le cose non è che fluiscono facilmente. Ma i costi dei servizi locali (srvizio di nettezza urbana, servizio idrico e manutenzioni) in comuni di piccola entità ormai non sono più sostenibili; da qui l’esigenza di realizzarli in comunione e in forme razionali, tali da renderli sufficientemente apprezzabili dai cittadini. Insomma, ci sarà molto da lavorare per arri-

“Sono francamente preoccupato dal pressappochismo e la miopia con cui Renzi tratta le questioni europee. Un grande Paese come l’Italia, fondatore della Ue, dovrebbe avere un atteggiamento più responsabile e costruttivo, specie in un momento in cui sono in gioco interessi vitali per il futuro politico del continente. Weber ha ragione, così l’Unione rischia di perdere credibilità”. Così Aldo Patriciello, eurodeputato e membro della Commissione industria, ricerca e energia al Parlamento europeo, sullo scontro in atto tra Roma e Bruxelles. Una diatriba – quella tra l’esecutivo italiano e la Commissione europea – che, nelle parole dell’eurodeputato azzurro, “indebolisce la leadership italiana all’interno delle istituzioni europee, mettendoci sulla falsa riga di tutti quei movimenti populisti che sacrificano Bruxelles sull’altare del proprio tornaconto elettorale”. “Inoltre, la nomina di un politico, quale è il vice ministro Carlo Calenda, come rappresentante dell’Italia a Bruxelles non fa che aumentare dubbi ed incertezze – spiega Patriciello. È il maldestro tentativo di accreditare una visione muscolare e partitica in sede europea: una lottizzazione in salsa Pd

vare ad una compiutezza della legge 56 e, crediamo, della legge regionale che sarà emanata in proposito. Relatore in consiglio, Cristiano Di Pietro, al quale è toccato di commentare il voto favorevole e i capisaldi della legge. Ha detto: “ La legge, in conformità con l’orientamento politicoistituzionale nazionale e, in particolare, con la legge 56/2014, intende proseguire l’iter verso la gestione associata dei servizi di competenza comunale lasciando in capo all’Ente regionale soltanto quelle di carattere unitario ”. Secondo il consigliere la confi-

gurazione ideale per la gestione associata delle funzioni proprie dei Comuni e di quelle delegate dalle legge regionali è l’ambito territoriale ottimale. Facendo leva sull’accordo concertato con i Comuni e con l’Osservatorio sulla finanza territoriale, con la proposta di legge appena approvata dal consiglio, la giunta intende istituire 8 ambiti territoriali (Alto Medio Sannio; Basso Molise, Cigno; Cintura Campobasso; Cintura Isernia, Fortore; Matese e Volturno) per poi passare alla loro aggregazione in tre macro-ambiti con compiti e funzioni di Area

Vasta, che altro non sono, le Aree Vaste, la versione riveduta e corretta delle Province. Pertanto, stando alla lettera della proposta di legge regionale fatta passare, si darà il caso che tolte di mezzo le due Province d’Isernia e di Campobasso, al loro posto avremo tre Aree vaste, ossia tre Province camuffate. Va dato atto a Frattura e compagni di aver realizzato un’operazione di chirurgia territoriale e politica che finalmente darà la possibilità ai sostenitori, mai domi, della Provincia di Termoli, di avercela finalmente fatta. Il nocciolo della legge regionale è questo, e non altro: attraverso l’applicazione delle Unioni dei Comuni e gli Ambiti territoriali, istituire tre Aree vaste e con esse una formula politica che aiuti il Pd, come partito egemone, e il centrosinistra, come coalizione politica, ad organizzare meglio il consenso sul territorio, per continuare a governare. Ossia per continuare a tradurre le aspirazioni di rinascita del Molise nelle proprie. Con l’impalpabile, stereotipata, e inconcludente complicità del manipolo degli oppositori di centrodestra e del Movimento 5 Stelle che s’è guardato bene dallo svelare la trama vera della proposta di legge approvata.

“Il pressappochismo di Renzi negativo per il Mezzogiorno” Preoccupazioni vengono espresse dall’europarlamentare, Aldo Patriciello che poco ha a che fare con il tentativo di risolvere i problemi che affliggono la Ue in questo periodo storico. Nulla da ridire sulla professionalità e le capacità politiche e manageriali del vice ministro Calenda, ovviamente”. “Quello che colpisce, però, – aggiunge l’europarlamentare molisano- è il fatto che si preferisca affidare i rapporti del nostro Paese con le istituzioni europee ad un esponente del Pd invece che delegare un così delicato compito al nostro corpo diplomatico. Così facendo, Renzi dimostra di preferire l’interesse personale ed elettorale a quello generale: un errore già commesso all’epoca della nomina della Mogherini, oggi accusata paradossalmente dai suoi stessi colleghi di partito di fare gli interessi dell’Unione e non del Governo italiano”.


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3 21 gennaio 2016

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Ennesima riunione surreale, martedì scorso, del consiglio regionale: discussa una sola mozione del Movimento 5 Stelle

Ma, di grazia, noi cosa li paghiamo a fare? La vita vera, il mondo reale ed i tempi ed i modi della politica viaggiano ormai su binari paralleli. Martedì scorso si è riunito il consiglio regionale e l’unica discussione, l’unica forma di attività che si è potuta registrare è stata la discussione su una mozione presentata dal Movimento 5 Stelle per interventi da realizzare sulla discarica di Guglionesi. Va da sé che le tematiche ambientali ed il ciclo dei rifiuti sono argomenti validissimi e di cui l’opinione pubblica ha il massimo interesse ma, santo cielo, un’intera riunione del consiglio per discutere di un’unica mozione? E’ mai possibile che si tengano in così totale spregio tutte le criticità che la regione patisce? Sono mesi che diamo conto di riunioni surreali del consiglio regionale. Una paralisi amministrativa, di idee, di dibattito, che meglio non potrebbe rappresentare lo spessore di questa classe dirigente. Sul tavolo non c’è lo straccio di un’idea per riavviare anche solo la discussione di cosa sia meglio e più

urgente per questo Molise narcotizzato. Piccole polemiche da cortile via facebook a parte, naturalmente. E addirittura c’è qualche trombone che pensa di essere intellighente (e chissà se capirà che non si tratta di un refuso, almeno stavolta!) che dà del populista a chi, come noi, ritiene oltraggioso il trattamento economico di cui usu-

Ricci: “Frattura, ha tolto ai molisani il diritto a curarsi”

CAMPOBASSO. ““Frattura verra’ ricordato, tra le altre cose, per aver tolto ai Molisani il diritto a curarsi”. Lo dice il vice sindaco di Venafro, Alfredo Ricci. A rincarare le dosi il senatore Ulisse Di Giacomo. “Sembra che finalmente i cittadini e le amministrazioni comunali di Venafro e Larino comincino a comprendere che i loro storici ospedali saranno declassati a poliambulatori, con qualche decina di posti letto per lungo degenti. E nessuno dimentichi che la distruzione della Sanita’ del Molise e’ diretta conseguenza dell’ assenza di Frattura alla seduta della Conferenza delle Regioni nella quale si voto’ il famigerato decreto Balduzzi. A questo punto, il sospetto che si trattasse di un assenza premeditata diventa sempre più’ probabile“.

fruiscono questi impiegati pubblici, rispetto alla mole di lavoro che sviluppano e, soprattutto, ai risultati che portano a casa. Ora, per la prossima riunione del consiglio regionale, dovrà passare un’altra settimana e ancora nulla sarà stato fatto (ma neanche solo pensato) per le questioni mai risolte ma ben note. Ah, ma

hanno nominato un nuovo assessore. Mentre scriviamo, però, l’Associazione Costruttori Edili del Molise è in riunione perché, come era ampiamente preventivabile, le rassicurazioni ricevute circa i pagamenti delle opere realizzate sono state disattese dalla Regione, che ha deciso di non liquidare le somme. E via altre imprese in crisi, altri lavoratori non pagati costretti a affollarsi alle file sempre più ingrossate degli ammortizzatori sociali. Per mesi, anche in questo caso, abbiamo dato una puntuale cronaca del triste rituale: l’associazione minaccia che le imprese saranno costrette licenziare mille operai se i crediti che vantano non saranno onorati; minaccia di portare le ruspe sotto le finestre del consiglio regionale e coloro che in consiglio siedono fanno di sì col capoccione, dicono che ca-

piscono, che faranno ciò che devono e poi, puntualmente, deludono e tradiscono. Ora per l’ACEM la battaglia è definitivamente persa: se e quando le imprese verranno pagate sarà solo dopo l’approvazione del prossimo bilancio e non sarà certo un’attesa breve. Verrebbe voglia di pignorare, anzi espropriare che suona meglio, case, macchine e conto in banca di quei tromboni intellighenti di cui sopra, per pagare anche solo qualche stipendio arretrato e piantarla, per una volta, con le chiacchiere. Ma non si può fare, a quanto pare. Ci toccherà sopportare ancora il suono del trombone, le chiacchiere vane dell’assessore, la riunione avvilente di un consiglio regionale che amministra alla stregua di un’assemblea di condominio per il livello della discussione ed il profilo dei provvedimenti. Ci resta lo sfogo, la denuncia, la testimonianza. Così, giusto per sentirci ancora vivi, non ancora del tutto narcotizzati da questa insostenibile, sfacciata inadeguatezza.

“Trivellazioni, la parola al Referendum” Per i consiglieri regionali di centrodestra del Molise, il Governo ha buggerato le Regioni cino la propria salute e il proprio benessere, preservandolo dai gravi rischi connessi alle attività estrattive di idrocarburi, quali l’inquinamento dell’acqua e dell’aria, il rischio sismico, ma anche tenendo ben presente il danno al nostro patrimonio turistico, archeologico e storico.Anche se il Ministro Guidi ha parlato di polemiche pretestuose e infondate, appare evidente come, ancora una volta, le Regioni siano state in parte private del loro ruolo di partecipazione e programmazione del territorio, nonostante un’iniziativa referendaria che, senza colori politici, ha coinvolto dieci Consigli regionali e interessato molto da vicino i cittadini”

“Centralità del ruolo delle Regioni, salvaguardia dell’ambiente e delle ricchezze naturali, tutela del turismo, della pesca e del sistema marino, partendo da questi presupposti il Consiglio regionale del Molise lo scorso 22 settembre aveva approvato la richiesta di referendum abrogativo di un articolo dello “Sblocca Italia” e di cinque del decreto “Sviluppo”, così come fatto anche da Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria e Campania”. Così, i consiglieri regionali di centrodestra del Molise. “La volontà dei dieci Consigli regionali era quella di dare ai cittadini la possibilità di esprimersi su una tematica che riguarda da vi-

“Ufficio stampa, ma Di Pietro ha letto il bando?” Il presidente della Giunta, Frattura replica all’Associazione della stampa molisana “In merito alle osservazioni pubblicamente avanzate dell’Associazione della Stampa del Molise in relazione all’avviso per il reperimento di candidature per il capo ufficio stampa presso il Servizio gabinetto del presidente e degli affari istituzionali della Regione Molise è opportuno evidenziare che l’avviso è destinato esclusivamente al personale già dipendente dell’amministrazione regionale. La scelta, sempre rispondente ai criteri della massima trasparenza, ricadrà tra le profes-

sionalità interne della Regione, così da conseguire l’obiettivo del contenimento dei costi, senza privare di un servizio l’Amministrazione e, tramite essa, i cittadini. Si fa inoltre presente che il profilo professionale rientra nella categoria D, si tratta dunque di funzionario e non di dirigente regionale come erroneamente enfatizzato da Assostampa Molise”. Così il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, in risposta alla nota stampa divulgata dall’Associazione della Stampa del Molise.


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21 gennaio 2016

Dopo tanti tentativi falliti il consigliere regionale del Pd delegato al Turismo prova a riaprire il capitolo politico/amministrativo

Parco del Matese: Di Nunzio ultima spes? Il consigliere regionale del PD, Domenico Di Nunzio, uscendo dal riserbo, aprendosi finalmente all’opinione pubblica, ed esercitando il diritto/dovere di amministratore delegato al turismo, con una mozione sull’istituzione del Parco del Matese, dopo circa due anni di silenzio, ha di fatto riaperto un capitolo sul quale le giunte Iorio e questa ultima di Frattura, hanno speso tempo e denaro senza approdare ad alcunché di chiaro e definitivo. Tutti a favore del Parco, ma il Parco è ancora in mente Dei. Se venisse istituito, andrebbe ad aggiungersi alle tre riserve naturali statali (Collemeluccio – Montedimezzo e Pesche), alle due riserve naturali regionali (Oasi wwf di Guardiaregia e Torrente Callora), l’area protetta di Bosco Casale (Oasi Lipu di Casacalenda) e una porzione territoriale del Parco nazionale d’Abruzzo: dotazioni naturalistiche che all’apparenza fanno credere di essere di fronte a una regione virtuosa, tesa a salvaguardare le peculiarità del proprio territorio, nonché impegnata a preservarlo e a valorizzarlo. All’apparenza. Perché, poi, nei fatti, la musica è altra. Prolificano i pali eolici sui crinali più interessanti paesaggisticamente; gli incendi ogni estate distruggono centinaia di ettari di bosco; proliferano le cave estrattive e le discariche a cielo aperto, e forme inquietanti di inquinamento dell’aria, dei terreni e dell’acqua sono soggette a controlli approssimativi, che le rendono persistenti e pericolose. A ciò si aggiunga l’invasione del cemento

di Vincenzo Cordisco Parlare di unioni civili e regolamentarle attraverso una legge deve essere una conquista di democrazia, ma anche una conquista sociale, un riconoscimento a chi per tanto tempo si è dovuto nascondere o ha dovuto affrontare soprusi, violenze, ingiustizie ed oggi può finalmente dire e gridare a tutti di amare una persona dello stesso sesso. Libertà di scelta. Se non fosse fatto spiacevole, si potrebbe quasi prendere spunto dall’episodio accaduto tra i due allenatori di calcio dell’Inter e del Napoli nella recentissima partita di calcio per commentare il decreto Cirinnà e rapportare la politica alla realtà. Se alla fine di una partita di gioco uno dei due tecnici -le persone che dovrebbero tenere un contegno etico, morale

anche nelle aree di pregio ambientale (lottizzazioni in zona agricola) e il quadro cambia aspetto. Succede che le tre riserve naturali statali, le due riserve naturali regionali, l’area protetta di Bosco Casale e lo spicchio di Parco nazionale d’Abruzzo alla fin fine incidono ben poco se si volesse considerare il territorio

una risorsa e un’occasione di crescita. Infatti sono realtà statiche, per giunta marginali ad ogni forma di sfruttamento scientifico e turistico. Non muovono interesse, né catalizzano i cultori e i cantori della natura, alcuni dei quali, dallo stato delle cose, traggono addirittura vantaggi. Diversamente, darebbero linfa all’idea

del Parco del Matese e alla individuazione di altre aree protette concepite in chiave turistica e ambientalista con tale e tanta insistenza da sfondare il muro dell’indifferenza. Ovvero, creare occasioni di crescita e di sviluppo mediante l’organizzazione di sistemi amministrativi e gestionali del territorio improntati all’esalazione del paesaggio, delle qualità ambientali e naturali, e alla istituzione del Parco del Matese come elemento d’identità dell’intera regione. L’idea del Parco e di altre aree protette da individuare per arricchire l’appeal turistico – ambientale - naturalistico del Molise galleggia da circa un ventennio nelle aule consiliari delle maggiori istituzioni locali e territoriali. Ultima iniziativa in ordine di tempo, è stata la proposta di legge del consigliere regionale Riccardo Tamburro al tempo di Iorio (oggi personaggio del centrosinistra, ampiamente ripagato per il cambio di casacca), ricca-

Idv: “Sanità, Regione al collasso” “Il piano sanitario presentato da Frattura dimostra l’incapacità politica di un presidente e di una giunta che continuano a fare danni e che prima vanno a casa e meglio è”. Lo dice il portavoce regionale dell’Idv Molise Aldo Di Giacomo, secondo il quale “il piano di riorganizzazione della sanità regionale tiene conto solo di criteri meramente economici, con una nuova ondata di tagli, piuttosto che di una reale strategia di miglioramento dei servizi e di riavvicinamento della sanità ai cittadini”. “La verità – ha aggiunto l’esponente Idv - è che Frattura continua a non avere alcuna strategia per lo sviluppo e la crescita della regione: i tagli lineari colpiscono tutti indistintamente e sono la dimostrazione di una

linea politica miope e dannosa. Frattura dovrebbe andare a casa invece di continuare a danneggiare i cittadini molisani, per di più nei loro diritti essenziali”.

Unioni civili, attenzione ed equilibrato - arriva a pronunciare parole dandogli un senso altamente offensivo (frocio, finocchio ecc) allora vuol dire che la soluzione a quanto si sta cercando di mettere in campo è molto lontano da venire. Nella diatriba tra i due allenatori, è mancato quel rispetto, quel diritto e quel riconoscimento della libertà delle persone ad essere felici, ad avere una vita serena nonché a vivere la propria sessualità, anche nella diversità. Il dibattito su questa questione ha acceso tutti i riflettori della politica e ancora una volta come Partito Democratico si è aperto un confronto al nostro interno. Un confronto che è partito da lontano e che oggi con l’approssimarsi della discussione del testo del decreto Cirinnà

in Senato e le manifestazioni che si stanno organizzando, da ambo i sostenitori delle due tesi, diventa sempre più attuale e non più procrastinabile. Probabilmente sarò presente a Roma il prossimo 30 gennaio al “family day”. Non come Presidente della Federazione del Basso Molise del Partito Democratico seppur “autorizzato” dallo stesso Premier/Segretario Renzi, che ha affermato di “lasciare libertà di coscienza ai parlamentari” -ergo anche a noi dirigenti di partito e/o singoli iscritti– ma vi parteciperò come cittadino che vuole esserci per difendere il diritto della famiglia, un diritto affermato dalla Costituzione nonché dalla Corte Costituzionale con Sentenza del 2010. Questo non vuol dire che sono contro il

riconoscimento delle coppie di fatto, anche omossessuali, tutt’altro. È arrivato il momento di fare un salto in avanti e rendersi conto che la società è cambiata, che il suo modo di esprimersi ed essere comunità ha subito dei mutamenti che meritano una attenzione maggiore. Questo però non deve poi tradursi in “conquiste” che ad oggi mi lasciano attonito e perplesso e per questo dico no alle stepchild adoption. Con l’attuale testo del decreto Cirinnà purtroppo si aprono scenari inesplorati: va bene il riconoscimento dei diritti – all’assistenza in caso di malattia, all’uso della casa in comune, alla pensione di reversibilità, all’eredità del partner – ma poi ci dobbiamo, per il momento, fermare qui, invece si va oltre e si vuole

mente accompagnata da un convegno illustrativo della proposta e degli effetti concreti che avrebbe generato. Finanche l’università del Molise sull’idea del Parco s’è resa protagonista, in connessione col Consiglio regionale Unipol, di un convegno a Isernia dal titolo “I parchi del Molise: un’occasione di sviluppo” tradottasi, poi, nell’ennesima occasione fallita. Ora entra in campo Di Nunzio, e siamo in attesa di capire su che basi intende rinnovare l’idea avendo alle spalle un campionario di iniziative fallite e di intenzioni abortite, che dovrebbe renderlo prudente, per un verso, e per l’altro magari dirompente. Vedremo quale sarà la scelta e, soprattutto, la sostanzialità. A volte, quando meno te l’aspetti, c’è sempre qualcuno che ti sorprende. Che sia il caso di Di Nunzio? Nell’attesa, accontentiamoci delle tre riserve naturali statali, delle due riserve naturali regionali, dell’area protetta di Bosco Casale e lo spicchio di Parco nazionale, auspicando per essi una diversa gestione e un diverso tentativo di valorizzazione. Frattanto però, proliferano i pali eolici, i boschi bruciano, le cave s’ingrandiscono, così le discariche e le capziose forme di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del terreno. E il Molise allegramente scivola verso il progressivo degrado ambientale. A meno che il Di Nunzio di turno non riesca a farcela a trovare il bandolo della matassa. Ovvero, a darci il massiccio del Matese finalmente in versione Parco.

portare avanti un ragionamento che affronta problemi legati all’adozione senza la corretta valutazione di scenari particolari, quali conseguenza di essa. Mi auguro che il testo venga modificato negli articoli che riguardano la cosiddetta stepchild adoption, ossia l’adozione del bambino che vive in una coppia dello stesso sesso, ma che è figlio biologico – per forza di cose – di uno solo dei due; questo tema, a mio avviso, merita una discussione ed un confronto più ampio e non può essere inserito in un testo che deve tutelare i diritti legittimi delle coppie omosessuali e di fatto. Mai come in questo caso il detto della “politica dei piccoli passi” è assolutamente calzante. Presidente Federazione Basso Molise del Pd


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5 21 gennaio 2016

Si è svolto, presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile, un incontro tra il Capo del Dipartimento, Fabrizio Curcio, i direttori del Dipartimento e i neodirettori di protezione civile delle Regioni Marche, Cesare Spuri, Toscana, Riccardo Gaddi, e Molise, Gino Cardarelli, collegato in video-conferenza. Dando il benvenuto ai neo direttori il Capo del Dipartimento ha voluto sottolineare alcuni aspetti importanti dell’attività e delle caratteristiche del sistema di protezione civile. “La devoluzione al territorio della materia di protezione civile stabilita dalla riforma del 2001 del Titolo V della Costituzione ha spiegato - ha creato modelli regionali diversificati che non sempre fanno bene all’efficienza del sistema complessivo. Da più parti, partendo proprio dalle Regioni, è emersa, negli ultimi anni, l’esigenza di lavorare congiuntamente per omogeneizzare quanto più possibile i diversi sistemi, salvaguardando comunque le peculiarità territoriali nel rapporto - costruito negli anni - tra le istituzioni e i cittadini. Il Dipartimento vuole impegnarsi a fissare le prio-

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Dall’incontro a Roma è emersa la necessità di aggiornare diverisi interventi

Protezione civile, il Dipartimento chiede lumi rità nazionali su cui, insieme a tutti, avviare o proseguire un proficuo confronto”. L’incontro è stato l’occasione anche per fare il punto con il direttore Cardarelli delle attività che la struttura di protezione civile del Molise, in raccordo con la Prefettura di Campobasso e i Comuni coinvolti, ha messo in campo dopo la scossa di 4,3 registrata nel Matese lo scorso 16 gennaio: il DPC segue costantemente la situazione e la riunione è stata un’occasione per discutere di attività legate al rischio sismico in termini generali, quali la messa in sicurezza degli edifici, la sensibilizzazione dei cittadini (con campagne come “Io Non Rischio”, www.iononrischio.it) e l‘aggiornamento delle pianificazioni di emergenza. “Rispetto a quest’ultimo punto - ha ricordato il Capo del Dipartimento - il 4 aprile del 2014 venne pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Direttiva del Presidente del Consiglio dei

Ministri del 14 gennaio dello stesso anno, relativa al Programma nazionale di soccorso per il rischio sismico“. Un documento contenente le indicazioni per la redazione della pianificazione di emergenza in caso di terremoto, presupposto indispensabile per assicurare la capacità di attivazione e intervento del Servizio nazionale della protezione civile in caso di necessità. Un documento che, per essere davvero utile, ha previsto delle sezioni che devono essere elaborate singolarmente da ogni Regione, che dovrebbero contenere indicazioni circa le modalità di attivazione dei sistemi territoriali di protezione civile e riportare le informazioni utili a consentire la piena applicazione del modello d’intervento nazionale. In sintesi, si tratta di allegati al Programma nazionale che dovrebbero contenere informazioni specifiche sulla catena del coordinamento operativo e sui relativi flussi di

comunicazione all’interno della Regione, sul raccordo del livello regionale con le Prefetture e le province, sul modello d’intervento sanitario, sulla logistica di emergenza e sulle procedure di attivazione delle colonne mobili regionali, sull’impiego del volontariato regionale, sulle azioni di supporto ai Comuni e agli enti locali, sempre con riferimento al principio di sussidiarietà. “A oggi il Dipartimento nazionale è ancora in attesa di ricevere questi documenti”, ha segnalato l’ingegnere Curcio. “Dico questo non per puntare il dito, ma solamente per sollecitare tutti noi a interessarci di rischio sismico - e della sua prevenzione - quotidianamente, anche quando le cronache giornalistiche spostano, per necessità, l’attenzione su altri fronti. Per riportare al centro delle nostre attenzioni la tutela dei territori e fare, di conseguenza, delle scelte consapevoli, come singoli e come comunità”.

Alla Regione per non far sapere in giro di consulenze, cariche, incarichi e collaborazioni linguaggio cifrato

“Determinazione 280/2014: ulteriori provvedimenti”, ovvero prolungamento di un anno a due collaboratori Co.Co.Co.

Mai e in nessuna circostanza è stato reso conto all’opinione pubblica in che cosa questi progetti di collaborazione si sono concretizzati, con quali vantaggi e a favore di chi Siccome alla Regione Molise, come nello spot televisivo di una nota marca di carta igienica, le consulenze e le proroghe non finiscono mai, hanno escogitato il mezzuccio per non farle sapere in giro, per non alimentare oltre le critiche che giustamente vengono sollevate nei confronti della giunta Frattura che si era detta rigorosa e attenta nel concedere consulenze, collaborazioni, cariche e incarichi e, soprattutto, a non prorogarle, per distinguere la sua giunta da quella di Michele Iorio. Peccato, per Frattura, che poi la sua giunta si sia rivelata e continua rivelarsi una fonte inesauribile di incarichi, cariche, consulenze e collaborazioni e, soprattutto, a prorogarle. La disposizione che sarà stata emanata per confondere le acque, dobbiamo pensare sia stata rivolta alla dirigenza, invitandola ad usare espressioni e riferimenti che non facessero capire immediatamente il fine e il contenuto delle determinazioni. Difatti, per non dare pubblicità alla proroga di un anno della collaborazione coordinata e continuativa ai dottori Adriano

Albanese e Addolorata Pulsone, in scadenza il 18 gennaio 2016, il direttore generale della giunta, e direttore generale per la Salute, Marinella D’Innocenzo, l’oggetto della determinazione da lei assunta e sottoscritta il 15 gennaio, ha pensato bene di formularlo in questi termini: “Determinazione 280/2014: ulteriori provvedimenti”. Per cui, nessun riferimento diretto e chiaro al contenuto della determinazione, ovvero all’allungamento di un anno del lavoro temporaneo a supporto del Servizio Ispettivo

della Direzione generale della Salute da parte dei due suddetti dottori. I quali, giusto per tornare alla determinazione 280 del 2014, si trovano a collaborare in quanto hanno preso parte all’avviso pubblico per la valutazione comparativa finalizzata, appunto, al conferimento di due incarichi di collaborazione coordinata e continuativa a supporto del Servizio ispettivo della direzione generale della Salute, cioè, finalizzato ad “attività specifiche e fondamentali per il Servizio sanitario regionale” che, tradotte non senza

difficoltà d’interpretazione, corrisponderebbero alla ”qualificazione complessiva del sistema sanitario regionale e al miglioramento della rete ospedaliera e assistenziale”. Il contributo fornito deve essere particolarmente significativo, se il direttore generale della Regione Molise, e direttore generale per la Salute, ha ritenuto indispensabile di avvalersi, anzi di “beneficiare” , come dice, delle qualificate caratteristiche professionali di natura tecnico-specialistica dei due dottori, “per un’adeguata conclusione delle attività previste”. Con questo inciso tra virgolette, la D’Innocenzo, dal suo punto di vista, avrebbe rispettato il dettato di legge che, in materia di prolungamento degli incarichi, delle cariche, delle consulenze e quant’altro è nella discrezionalità di chi amministra e gestisce un apparato pubblico, dispone che “l’eventuale proroga dell’incarico originario è consentita, in via eccezionale, al solo fine di completare il progetto e per ritardi non imputabili al collaboratore, ferma restando la misura del compenso

pattuito in sede di affidamento dell’incarico”. Evidentemente il ritardo c’è stato, ma la D’Innocenzo non dice a chi è dovuto. In questo caso, come in tutti gli altri casi analoghi di proroghe concesse (addirittura talune per più volte allo stesso soggetto, violando la legge), siano di fronte a progetti le cui intitolazioni sono talmente ampie e generiche (prendiamo il caso di cui stiamo scrivendo: “Qualificazione complessiva del sistema sanitario regionale e miglioramento della rete ospedaliera e assistenziale: monitoraggio dell’appropriatezza Lea”) che si lasciano per questo facilmente dimenticare. Tant’è che mai e in nessuna circostanza è stato reso conto all’opinione pubblica in che cosa questi progetti si sono concretizzati, con quali vantaggi, e a favore di chi. Per quanto risulta dalla cronaca e dai commenti, della ”qualificazione complessiva del sistema sanitario regionale” e del “ miglioramento della rete ospedaliera e assistenziale” non vi sono tracce visibili e riscontrabili. Semmai il contrario.


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Campobasso

21 gennaioi 2016

senza alcun finanziamento pubblico

“L’urbanistica in città va rilanciata” Il gruppo del Polo Civico al Comune di Campobasso chiede un dibattito sulla Lucarini CAMPOBASSO. “Abbiamo deciso di affrontare le questioni comunali con un metodo operativo diverso, queste le prime parole della coalizione Civica al Comune di Campobasso, che con una nota spiegano agli organi di informazione, e quindi agli addetti ai lavori, la loro ricetta per rilanciare i settori dell’Urbanistica e dei Lavori Pubblici nel Comune Capoluogo“. A sostenerlo sono i consiglieri del Polo civico. “E’ da oltre un anno, che tramite azioni in consiglio comunale, ovvero nella commissione competente, oltre che a mezzo di comunicati e conferenze stampa, i Civici sollecitano la maggioranza a lavorare sulla grande opportunità che la legge regionale 7/2015, meglio conosciuta come PIANO CASA, offre all’amministrazione. Ora siamo al momento della verità, ribadisce Coralbo, ora bisogna capire chi è capace di mettere in atto competenze governative e chi invece sfodera solamente abilità politiche per non risolvere nulla.

Noi ci mettiamo in gioco, continuano ancora i consiglieri di opposizione Coralbo, Pilone, Tramontano e Cancellario, e per questo motivo partendo dai dati in nostro possesso e dalla situazione territoriale esistente, proponiamo alla maggioranza una rivoluzione nelle Norme Tecniche di Attuazione all’interno delle aree Lucarino. La ricetta della coalizione Civica è sintetizzata in una filosofia di lavoro che tende ad eguagliare i diritti di tutti i cittadini, rilanciando al tempo stesso l’edilizia residenziale e quella delle opere pubbliche. Un piano di intervento, rimarca la cooalizione civica, che ricucia le contrade al centro abitato e renda realmente vivibili le nostre periferie apportando i servizi necessari. Per tali ragioni la nostra proposta di delibera di consiglio comunale prevede di: Equiparare la zona Lucarino a zona territoriale B secondo la 1444/68 in modo tale da concedere la realizzazione di nuovi edi-

fici nelle aree ancora libere salvaguardando gli insediamenti esistenti; Eliminare dalla proposta della maggioranza il cosi detto “lotto Virtuale” per scongiurare un mercato dei “volumi di accorpamento” generando delle compravendite pericolose; Permettere la demolizione e ricostruzione dei vecchi edifici, anche consentendo delle premialità all’ampliamento degli stessi,

per rinnovare il patrimonio edilizio esistente ed incentivare la costruzione di fabbricati sicuri e vivibili; Costituire un capitolo ad hoc sul quale far convergere tutti gli oneri concessori frutto delle autorizzazioni ovvero titoli a costruire rilasciati nelle aree Lucarino; Utilizzare detto capitolo per avviare le opere di urbanizzazione delle nostre contrade portando strade, marciapiedi, rete fognaria,

pubblica illuminazione e quanto necessario a riclassificare dette aree Residenziali. La nostra Proposta, concludono i consiglieri di opposizione, è un forte impulso all’economia locale, permette una forte circolazione di moneta, incentiva i piccoli ma diffusi interventi a scapito delle cementificazioni lobbiste, ma soprattutto porta a termine una necessaria ricucitura urbanistica del nostro territorio“.

“Sindaco, e il sale?” Dal centro storico di Campobasso le lagnanze per il ghiaccio nei vicoli CAMPOBASSO. L’abbondante nevicata consumatasi nei giorni scorsi ha lasciato non pochi disagi sulle strade del capoluogo scarsamente praticabili a causa delle lastre di ghiaccio formatesi, marciapiedi nascosti dagli accumuli di neve accatastata lungo le carreggiate, per non parlare della totale assenza di parcheggi che spinge i cittadini a posteggiare le loro auto quasi in mezzo alla strada. Puntualmente, ogni anno con il sopraggiungere delle precipitazioni nevose in città, si riscontrano sempre gli stessi problemi. A tal proposito, riceviamo e pubblichiamo la segnalazione pervenutaci da una cittadina che lamenta lo stato “agghiacciante” in cui giacciono le vie del centro storico: “Ci sentiamo trattati come ultimi. Nessuno è venuto a spargere un po’ di sale e il ghiaccio misto ai

detriti delle strade già dissestate sono causa di rovinose cadute da parte soprattutto di anziani”. Pertanto, si tratta di una situazione veramente incresciosa non solo per coloro che vi abitano, ma anche per chi deve raggiungere attività commerciali o uffici ivi situati che con grandi difficoltà percorrono quelle strade quasi si trattasse di una corsa ad ostacoli. A peggiorare ancor più le cose è l’assenza di sole che non giunge a lambire le vie all’interno del centro abitato e giocoforza è assai scarsa la possibilità che il ghiaccio si sciolga, anche a causa delle temperature ancora rigide.

Ci auspichiamo che l’Amministrazione, o chi di dovere, si adoperi al più presto al fine di rendere di nuovo le strade del centro storico, e non solo, di nuovo percorribili.

La Sea ha funzionato Il neo presidente della società comunale, Sabatini, plaude all’azione messa in campo per la neve CAMPOBASSO. L’avvocato Stefano Sabatini, neo presidente della Sea, la municipalizzata di Campobasso impegnata nella recente emergenza neve, ringrazia i dipendenti dell’azienda per il lavoro svolto nei giorni scorsi. “Ci siamo subito trovati di fronte ad una situazione di notevole complessità – dichiara Sabatini – complicata ulteriormente dalla concomitante emergenza sismica che ha colpito la città capoluogo. Ciononostante credo che il piano neve abbia funzionato e i cittadini ci hanno dato atto del nostro impegno. Il risultato, positivo, ha dimostrato come la Sea abbia forti potenzialità e l’entusiasmo che

ho notato affiancando in questi giorni convulsi i dipendenti dell’azienda mi ha molto confortato. La Sea può davvero diventare un asset importante per il comune di Campobasso. Per questo voglio ringraziare pubblicamente il personale dell’azienda che ha dimostrato grande valore e professionalità. Ci attendono ora altre sfide impegnative e parlo soprattutto della raccolta differenziata dei rifiuti che dovrà diventare una realtà di punta per il capoluogo. Ma, alla luce di questa impegnativa prova, sono convinto che la Sea possa essere un fiore all’occhiello, con servizi di qualità all’altezza di una città importante come Campobasso”.


Campobasso

7 21 gennaio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Forse è giunto il momento di promuovere in prima squadra il cannoniere della Berretti

Bussa alla porta Carmine Perrella Il giovanotto di Bojano è ancora minorenne ma sa fare gol come pochi altri di Gennaro Ventresca C’è stato più di un momento, che si perde nella notte dei tempi, in cui il nostro vivaio produceva giovani a ritmi di fonderia. Negli anni Sessanta, per mancanza di fondi, la nostra squadra, guidata dal professor Adolfo Colagiovanni che viveva di stipendio statale, la politica sarebbe arrivata solo più tardi, infornò in prima squadra quasi l’intera formazione della Libertas, curata con attenzione da Mario Frontealta che traslocò pure lui dal biancofiore della DC al rossoblù del club maggiore. Ritrovammo in prima squadra un po’ tutti ragazzi campobassani, a cominciare dal portiere Rotili, a Enzo Di Grezia, De Benedittis, Rinetto Trivisonno, Torrente, Scasserra e altri ancora. I giovanotti campobassani se la cavarono con onore, aiutati dai fratelli Mario e Carlo Ruzzi, da Colino Bellomo e Mario Del Bianco. Gli ultimi due, pur non essendo nati nella nostra regione si sarebbero ben ambientati per di viverci per sempre. Erano gli anni della Quarta Serie. Il controvalore della Serie D di

oggi. Ci fu più tardi, per una nuova crisi finanziaria, un altro periodo in cui furono molti i campobassani a farsi largo nella formazione maggiore della nostra città. Così si fece spazio Luongo (scomparso

da un paio di mesi) che si ritrovò al fianco il formidabile Cecè De Matteis a cui si unirono i fratelli Silva, Insogna, Di Soccio, Guido Di Ninno, De Libero, Grimani, Mario D’Alessandro e altri ancora.

Sarebbero fioriti, soprattutto per merito delle Acli, altri interessanti calciatori locali, che sono finiti altrove per mancanza di un’intesa tra la società con le bluse rossoblù e quella che ha avuto in Toti il suo factotum. Così sono partiti

Cianci e Ferro, seguiti da Tomasino, Abate e Aurisano, tanto per citare i primi nomi che mi vengono in mente. Non mi spiego per quale motivo nella nostra formazione non compaiano giocatori molisani. Non mi riesce di pensare che improvvisamente sia spuntati solo brocchi. Ecco perchè sto qui a sostenere la candidatura del giovanissimo Carmine Perrella, capocannoniere della Berretti rossoblù e dell’intero girone della nostra squadra che, finalmente, dopo anni di cocenti delusioni, sta primeggiando. Ormai s’è capito che la vetta è irraggiungibile, meglio pensare soprattutto al futuro. E Perrella, classe ‘98, quindi diciottenne, può rappresentare un punto di partenza di costruire una squadra più logica per l’anno prossimo. S’è capito che in avanti Aquino, Tascini e lo stesso Gabrielloni non hanno gran confidenza con il gol, tanto vale proporre al proscenio del nostro pubblico e allo stesso campionato il ragazzo di Bojano che, stando a ciò che ci dicono gli esperti di calcio giovanile, possiede interessanti capacità realizzative.

Controlli nelle scuole? Come fatti, sono inutili di Simone Cretella

Un’attività d’ufficio mai come questa volta inutile, perché dall’esito scontato. L’attività sismica di questi giorni, nonostante lo spavento, non è stata di intensità tale da poter provocare danni agli edifici, per cui la verifica visiva alle scuole ci dirà che non è successo niente e, salvo nuovi eventi di rilievo, tutto potrà tornare come prima. Io non ne sono affatto convinto: in questa fase, che non sappiamo quanto potrà durare, il rischio è aumentato in maniera esponenziale rispetto alle normali condizioni con cui purtroppo siamo

costretti a convivere ogni giorno che portiamo i nostri figli in edifici scolastici dalla dubbia agibilità e dall’elevata vulnerabilità sismica. E se nelle condizioni “ordinarie” siamo costretti ad accettare quel rischio che dovrebbe comunque essere inammissibile in una società civile e moderna che dovrebbe riporre negli edifici scolastici la massima considerazione e priorità, da genitore non credo che in questa fase critica sia ammissibile, se così sarà deciso, veder riaprire le scuole (con riferimento ad alcuni plessi innegabilmente più vulnerabili)

tra due giorni, come se non stesse accadendo nulla, in barba alle grandi preoccupazioni che gli esperti e gli addetti ai lavori stanno da più parti manifestando; non ci consolerà sapere che non ci sono nuove crepe nei muri delle scuole, ma ci terrorizza cosa potrebbe accadere in caso di evento superiore, non necessariamente catastrofico, ma sufficiente a cagionare gravi danni a strutture oramai palesemente inadatte ad ospitare scuole materne o primarie. E’ inutile citare i precedenti o rispolverare la storia anche recente; l’esperienza dovrebbe imporre a governanti ed amministratori di adottare provvedimenti urgenti per abbattere i rischi, chiudere le scuole insicure, predisporre soluzioni tampone, anche su moduli prefabbricati, ed indirizzare ogni risorsa al rinnovo del parco scuole, secondo i più moderni canoni edilizi in materia antisismica. E’ verosimile che nei prossimi giorni saranno tanti i genitori costretti a prendersi qualche giorno di ferie pur di non mandare i loro figli a scuola in attesa che la situazione si stabilizzi, scelta as-

solutamente razionale, comprensibile e dettata dall’istinto genitoriale, ma che certamente non potrà durare all’infinito e che comunque causerà disagi di natura didattica per i bambini, ma anche organizzativi per le famiglie. Le scuole insicure vanno chiuse, subito, e trovate con somma ur-

genza soluzioni provvisorie affinché l’anno scolastico possa proseguire senza ulteriori rallentamenti. Nessun ulteriore rischio può e deve essere affrontato, nulla può venire prima della sicurezza dei bambini: abbiamo già dato, non dimentichiamolo, mai.


INFO: 339.2733334 - 334.2739180




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Isernia

21 gennaio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Piscina, ora il bando Il commissario del Comune, Saladino, interviene sulla struttura sportiva ISERNIA. Con deliberazione n. 2 dello scorso 15 gennaio, il Commissario Straordinario del Comune di Isernia, dott. Vittorio Saladino, ha approvato il progetto preliminare dei lavori per la manutenzione ordinaria e straordinaria, con adeguamento igienico-funzionale, della piscina comunale in località Le Piane. L’importo complessivo è di 83.442,20 euro. «Quello della riapertura della piscina comunale – ha dichiarato il Commissario Saladino – è stato uno dei primi problemi che ho dovuto affrontare quando mi sono insediato a Isernia. Da un sopralluogo effettuato, unitamente alla struttura tecnica comunale, sono emerse carenze strutturali e igienico-sanitarie dell’impianto natatorio, da eliminare con urgenza. Prima di passare alla gara – ha aggiunto Saladino –, bisognava reperire le necessarie risorse finanziarie, che sono state indi-

viduate nelle economie di vecchi mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti. Il progetto relativo alle opere di adeguamento, approvato pochi giorni fa, è stato elaborato dal tecnico comunale ing. Ricchiuti. Ora si

passerà alla fase del bando. In sede di gara verranno preferite le offerte che prevedono lavori da eseguire sull’impianto nel rispetto dell’utenza, senza compromettere il regolare svolgimento della

stagione natatoria. Riguardo poi alla gestione della struttura – ha concluso il Commissario –, è già stata adottata la delibera per l’affidamento in concessione a soggetto terzo, per la durata massima di dieci anni».

Isernia e il Molise stanno sparendo: occorre cambiare marcia di Franco Avicolli Gentile direttore, sono un isernino di ritorno e torno dove sono nato non per nostalgia e neppure per cercare fantasmi del passato. Vengo a Isernia per vivere il mio presente e per farne parte, come mi accade con altri luoghi che frequento e che hanno definito il profilo della mia vita. In questi luoghi vedo gli amici di lunga data e i recenti, faccio conferenze, incontri conviviali, ascolto e parlo, mi distraggo, conosco e trovo la vita. Poi torno a casa e porto tutto con me come una ragione nuova per ritornare. Ogni viaggio, insomma, è il rinnovo del dialogo con la vita e ogni luogo è in qualche misura la “casa”, la mia casa, il posto dove assaporo l’ebbrezza dell’esistenza. Il viaggio reale e metaforico è l’oggetto della mia vita e allora è fin troppo facile dire che mi occupo di cultura anche professionalmente. Vivo la cultura come una categoria che non confondo con la conoscenza e ancor meno con lo spettacolo. Difatti, se fosse solo conoscenza, sarebbe contraddittoriamente la conferma di chi di tale conoscenza è depositario; e se fosse spettacolo, il protagonismo sarebbe di chi ha la professionalità corrispondente e agli altri toccherebbe essere spettatore. Credo che la cultura sia lo “stile” della conoscenza, il modo con cui questa si rivela agli altri, un modo per costruire il messaggio laico della speranza, per collocare i saperi e l’esperienza in un contesto che sappia, come il viaggio, annunciare altro, che sia un valore del presente proprio perché è capace di essere futuro, di generare altro. Insomma, la cultura usa le conoscenze non per bloccare, ma per muovere le cose in modo che possano generare nuove prospettive, come a voler dire che se le cose non vanno bene, è perché esse non sono sistemate in modo adeguato. Perciò il tiranno teme la cultura e la riduce a pura conoscenza perché confermi l’autorità - “stai zitto tu, perché non sai!”

- o la offre come spettacolo per tenere fermo l’interesse dei sensi nel presente. Isernia e il Molise che in essa si guarda mi stimolano in modo particolare e li vivo con la passione di un amore non corrisposto che però vorrebbe arrivare a compimento. I suoi luoghi, i suoi colori e i suoi sapori sono così speciali che mi piace condividerli con gli amici che spesso porto qui da molte parti del mondo e mi confermano che so amare le cose giuste. Le assicuro che questa condivisione mi compiace e vorrei ampliarla anche in termini di impegno, non proprio per altruismo, ma semplicemente per continuare a viverla, a vivere. Ma purtroppo il pericolo della perdita è incombente perché non posso non constatare che questo luogo che è un bene del mondo, è in grave pericolo giacché i dati dicono che nel 2064 il Molise avrà 250 mila abitanti, cioè circa 65 mila abitanti meno della popolazione attuale e quasi 200 mila meno del 1950. Come trarre vita da un corpo che annuncia la morte? Per chi si intende e si occupa di queste cose il dato immediato è che a una diminuzione della popolazione corrisponde una diminuzione della domanda a tutti i livelli: meno esercizi commerciali, meno alunni, meno scuole e meno professori, meno case, meno valore delle case e meno edilizia, abbandono della terra e meno valore della terra, e via discorrendo. In questi ultimi anni la questione e diventata drammatica e dopo una progressiva perdita occupazionale, ora si sta assistendo anche alla scomparsa del sistema sanitario pubblico. A chi mai verrebbe in mente di investire la vita in un posto condannato a svuotarsi? La necessaria brevità di una lettera mi impone qualche salto per arrivare alla conclusione semplice e semplicistica che vista così la situazione a Isernia e in Molise chi governa la cosa pubblica, o non si occupa del problema o è inadeguato, per-

ché incapace di trovare le soluzioni. E non da ora, ma da almeno 50 anni. Non vivo di nostalgie e penso che la vita sia in avanti, sia ciò che non si conosce e che si costruisce come tale in una visione che abbia la forza di essere futuro. Credo che lo stato delle cose abbia dei responsabili, ma credo anche che sia necessario utilizzare le forze in positivo, cercando di favorire lo sviluppo di una cultura imprenditoriale, che sappia cioè prendere iniziative, che sappia creare futuro. In realtà la cultura imprenditoriale non è altro che la capacità di vedere che le cose possano essere altro, che il ferro possa essere un utensile o che un albero ossa essere un mobile o che una collina possa essere un luogo dove passeggiare o riposare, come possono essere altro un fiume, i boschi e quella molta terra del nostro splendido territorio che per qualche ragione è stato luogo dell’uomo fin dalla preistoria. Io non so che cosa sia necessario esattamente fare, ma credo che sicuramente sia necessario liberarsi di tutti coloro che in questi anni hanno in vario modo governato Isernia e il Molise. Ma liberarsi dentro, dico, cioè liberarsi di quel modo di considerare che l’assunzione di un posto di comando sia una posizione da cui distribuire favori come accade con il clientelismo imperante e il familismo che condiziona ogni progetto possibile. Ed è necessario farlo per aprire questo nostro territorio al futuro, alle nuove generazioni, agendo per collocarlo in un tessuto nazionale e internazionale. Credo che perciò sia necessario scegliere tra il sistema clientelare che porta vantaggi sempre alle stesse persone, che si occupa di autostrade, di metropolitane leggere o di lotti zero che deturpano il territorio, che sono solo necessarie a distribuire favori senza attrarre nessuno e nessuna nuova linfa vitale; e il sistema di un governo che si basi sul senso profondo della cultura che guarda al futuro, quella che riflette su che cosa costituisce

davvero il territorio di Isernia e del Molise e decide di conseguenza, libera dai vincoli dei partiti che dal centro si appoggiano su figure consolari che occupano posti di comando da cui mostrano di saper controllare distribuendo favori che purtroppo diventano un vero e proprio dissanguamento di persone e di ricchezza. Per questo, la creazione di una nuova classe dirigente è un passaggio necessario e che per essere tale sarebbe bene che cominciasse a stabilire le distanze con coloro che hanno già avuto responsabilità di governo e con chi costituisce nelle varie forme possibili associazioni clientelari che si fregiano di sigle partitiche che fanno riferimento alla destra al centro o alla sinistra. Credo che questo sia il modo per proporsi all’elettorato, per collocarsi in un contesto aperto verso l’esterno e sappia esserne attrazione o comunque punto di incontro, che arresti l’esodo e mostri capacità di attrazione con delle precise scelte che nel caso del Molise vanno definite attorno al valore del territorio e dei suoi insediamenti. Siamo alla vigilia delle elezioni per il Consiglio comunale di Isernia e del suo sindaco e credo che l’occasione sia buona per riflettere su forme trasversali di associazionismo politico che si costruiscano su alcuni punti programmatici e su alcune questioni escludenti. Credo che il gesto di un gruppo di consiglieri che ha deciso lo scioglimento della giunta Brasiello, sia stato molto coraggioso e spero molto che possa essere l’origine di un modo diverso di fare politica. Ho avuto modo di assistere alla nascita di un gruppo promosso da Stefano Testa che si dichiara estraneo alla logica partitica e mi dicono che altri fermenti attraversano la città. Voglio sperare che insieme essi possano costruire un progetto che rivendichi a Isernia la possibilità di essere protagonista per il bene dei suoi cittadini e del Molise.


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Termoli

21 gennaio 2016

“Continua la perdita di uoc negli ospedali del basso Molise” Contro la riorganizzazione della sanità molisana si esprime Fratelli d’Italia TERMOLI. “La riorganizzazione della sanità molisana, riferita dal Governatore dott. Di Laura Frattura, giovedì scorso, a Termoli non ha convinto il sottoscritto e neppure la popolazione del Basso Molise poichè comporterà ulteriori tagli di assistenza nell’Ospedale San Timoteo di Termoli con la scomparsa dell’Unita Operativa Complessa di ORL (otorinolaringoiatria), declassata solo a fare piccoli interventi chirurgici ambulatoriali“. Lo sostiene Italo Di Iorio, responsabile provinciale delle Politiche sanitarie di Fratelli d’Italia. “Risulta incomprensibile la nuova pianificazione, poiché come riferito dal dott. Serafini

Giovanni, hanno effettuato prestazioni sanitarie per sei milioni di euro, contro lo stesso reparto del Cardarelli di CB per circa un milione di euro. Mi chiedo dov’è finita la meritocrazia sbandierata dal Centrosinistra?. Identica sorte

toccherà al Vietri di Larino che migrerà al Cardarelli . Quindi un pezzo alla volta del mosaico sanitario sparisce nel più completo silenzio da parte dei sindaci basso molisani che nella stragrande maggioranza dei casi sono dello

stesso colore politico della maggioranza regionale. Sono sicuro che la migrazione dei pazienti continuerà ed aumenterà nelle regioni limitrofe, perché l’ospedale termolese, con i pochi reparti esistenti e in perenne

carenza di personale medico- infermieristico, non potrà far fronte alle richieste di salute dei cittadini. Ci sarà la desertificazione dei servizi sanitari e la soluzione certamente non sarà l’assistenza h12 o h24, una specie di pronto Soccorso di serie B e tanto meno le resuscitate Case della Salute di sovietica memoria. Inoltre i medici di famiglia per poter curare i propri pazienti nell’85 % dei casi dovranno rimetterci di tasca propria i farmaci che prescrivono. Lavorano a perdere quotidianamente, mentre gli ambulatori sono pieni di pazienti sempre più anziani o con patologie legate all’obesità ed al diabete“.

Trivelle, scatta il Referendum “Il fronte referendario è sul 4-2 con Renzi” TERMOLI. Il Co.Di.S.A.M. , unico dei comitati molisani ad aver aderito e sottoscritto il documento redatto dal Coordinamento Nazionale No Triv con il quale si proponeva di sollecitare i Consigli regionali a deliberare la richiesta referendaria di abrogazione dell’art. 35 del decreto sviluppo, ha appreso con grande soddisfazione che la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il sesto quesito referendario, quello sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine. I cittadini saranno chiamati a esprimersi per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia possano proseguire anche oltre la scadenza, per tutta la durata della vita utile del giacimento. Rimane fermo il limite delle 12 miglia marine, all’interno delle quali non sarà più possibile avviare alcun

procedimento. Dall’abrogazione referendaria deriverà un vincolo per il legislatore che non potrà rimuovere il divieto di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia e l’obbligo per il ministero dello Sviluppo economico di chiudere definitivamente i procedimenti in corso, finalizzati al rilascio dei permessi e delle concessioni. Intanto sei Regioni promotrici del referendum (Basilicata, Sardegna, Veneto, Liguria, Puglia e Campania) si preparano a proporre un conflitto d’attribuzione nei confronti del Parlamento per la “bocciatura” di due referendum: sulle proroghe dei titoli già concessi e sul piano estrazioni La nostra regione ad oggi non compare tra le regioni

pronte a sollevare il conflitto di attribuzione tuttavia come afferma il costituzionalista Enzo Di Salvatore, del coordinamento No-Triv, «se passa il conflitto sul ripristino del Piano Area, a quel punto abbiamo messo una bella ipoteca sullo stop alle trivelle in mare Adriatico per sempre». Il Co.Di.S.A.M. si impegnerà a far conoscere il quesito referendario attraverso una campagna d’informazione intorno ai temi della difesa del territorio per sostenere la battaglia fianco a fianco al coordinamento nazionale “No Triv” e invita chiunque voglia unirsi alla lotta a prendere contatti con Vincenzo Pietrantonio e Candida Stellato, referenti locali del coordinamento No Triv.

Aule fredde, scoppia la polemica Al liceo Jacovitti e alla Bernacchia studenti al freddo. Caloriferi che non funzionavano TERMOLI. La prima vera ondata di gelo di questo inverno anomalo ha messo a nudo i limiti degli impianti di riscaldamento in quasi tutte le scuole comunali e nei plessi scolastici della città di Termoli. Via Volturno, Principe di Piemonte e Oddo Bernacchia, ma non solo. L’ultima segnalazione-denuncia pubblica riguarda la scuola dell’infanzia di via Montecarlo. “All’asilo i riscaldamenti non funzionano e ho dovuto portare io il piumone tipo ‘Yeti’ perché i bimbi non riescono a dormire per il freddo – protesta vibratamente un genitore -non capisco perché l’amministrazione comunale non si muova a far riparare i caloriferi. A differenza di scuole dove ci sono ragazzi più grandi, lì la situazione è maggiormente delicata, essendoci bimbi anche di due anni”. È rimasta tra le mura scolastiche, con tanto di nota sul

registro e lo spettro di un 7 in condotta nelle pagelle del primo quadrimestre la protesta di alcuni studenti del liceo artistico “Benito Jacovitti” che stamane hanno

avuto a confrontarsi con presunti malfunzionamenti dei riscaldamento riscaldamenti che rendevano “impossibile e assurdo” svolgere le lezioni. Usciti dalla classe, i giovani hanno improvvisato una protesta nei corridoi del plesso scolastico che si è conclusa, come già detto, con un provvedimento disciplinare da parte del dirigente scolastico. La contestazione non dovrebbe essersi placata in quanto i ragazzi, già domani, potrebbero proseguire la protesta fuori ai cancelli. Con il freddo, quindi, torna il problema dei riscaldamenti nelle scuole che, come lo scorso anno, esplode a ridosso dell’abbassamento delle temperature. A informarci di quanto stava avvenendo all’interno del plesso scolastico, alcuni genitori evidentemente spazientiti dal fatto che i ragazzi debbano passare ore di studio al freddo.


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Termoli

21 gennaio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Cinema Adriatico, altre scelte” Per Siviero, bisognerebbe seguire i Comuni virtuosi” TERMOLI. In relazione all’intervista rilasciata dall’assessore all’Urbanistica del Comune di Termoli Pino Gallo giusto una settimana fa, il 12 gennaio scorso, arriva una seconda replica, quella della signora Antonietta Siviero, componente dei comitati promotori referendari. “Penso sia doveroso smentire e chiarire quanto affermato dall’assessore Gallo. Lui afferma sorridendo ironicamente davanti alla telecamera che per la prima volta in Italia si vuole espropriare un immobile (cinema Adriatico) ad un privato. Assessore, perdoni la franchezza, ma ciò che lei dice non risponde al vero. Probabilmente lei sarà in buona fede, non sarà informato al riguardo e si sa la disinformazione spesso gioca brutti tiri. Le faccio qualche esempio: il fatiscente ex cinema Marraccini a Grosseto, di proprietà privata, è stato dichiarato bene da tutelare dalla Direzione Regionale per i

Beni Culturali della Toscana. La soprintendenza si è mossa autonomamente e ha stilato la Relazione Storico-Artistica dello stabile. Prima ancora, l’ex cinema godeva del cosiddetto Vincolo di Secondo Grado, riservato agli edifici ultra cinquantenni. L’idea di acquisizione nasce dal riconoscimento dell’identità collettiva dell’ex Marraccini, la cui funzione storica di luogo di svago, lo rendono patrimonio della Comunità Locale. Anche la Curia di Grosseto ha pensato all’acquisto del Marraccini, ma come sede per il suo museo d’Arte Sacra e non per negozi e bar. Comune di Caorso (PC), ex Cinema Fox, abbandonato alle intemperie da anni, acquisito dal Comune da privati, è stato recuperato per poter essere utilizzato dalla cittadinanza come Sala Polivalente, per riunioni ed Attività Sociali, Culturali e Ricreative attraverso la realizzazione di un centro civico comunale. Da Ci-

nema Fox a centro civico “Cine Fox”. Il Comune di San Piero a Sieve, si propone di acquistare l’ex Cinema/Teatro, proprietà di privati, per procedere ad una ristrutturazione per crearne un Centro a scopo Sociale, Culturale e Ricreativo. Nel Comune di Macomer (Sardegna) è addirittura il sindaco a chiedere ai Capigruppo e ai responsabili dei Gruppi Politici di riflettere e di adoperarsi con i privati per l’acquisto dell’ex Cinema Costantino. Premesso che l’articolo 9 della Costituzione tutela il paesaggio e il patrimonio storico della nazione, che la Convenzione Europea del Paesaggio (Florence, 20-10-2000) non solo tutela ma dice di recuperare tutto quello che fa parte della cultura e della tradizione di un popolo e all’art. 6 specifica come ci debba essere da parte dei cittadini e dei politici l’impegno a sensibilizzare tutta la società civile al rispetto del

paesaggio e della sua storia. Mi chiedo, perchè l’amministrazione termolese non tieni conto della Costituzione e della Convenzione Europea? I lavori dell’ex cinema Adriatico sono terminati il 10 aprile 1862. Se gli edifici ultracinquantenni godono di un vincolo, come mai il nostro cinema che è ultra centenario potrà essere trasformato a piacimento dei privati? A Termoli, i vincoli hanno forse smarrito la strada? La Soprintendenza che fa? Forse sta a guardare in silenzio? Il cinema Adriatico va inserito nel tessuto antico che comprende gli edifici ai quali per rilevanza storica si riconosce un particolare valore di testimonianza di cultura materiale. Questo stabile è un documento culturale di Termoli e per questo va preservato. Con la nascita il 28-12-1895 della cinematografia, ad opera dei fratelli Lumière, si diede vita ad una nuova forma

di espressione artistica. L’arte, appartiene a tutti e il luogo dove si fa arte automaticamente è di tutta la Comunità. Non si può ironizzare sulle richieste e sul lavoro di chi giustamente vuole salvaguardare un palazzo storico che segna il confine tra il paese vecchio e la Termoli Ottocentesca. Non si può permettere ad un privato di fare affari sulla nostra storia. Rammento ancora all’assessore Gallo che c’è chi sull’Adriatico ha scritto la Tesi di Laurea. Termoli è dei termolesi. Se c’è ancora un minimo di democrazia, eletti e non eletti, non possono arrogarsi il diritto di decidere le sorti di questa città, non è in loro potere cancellarne la storia o modificarla a loro piacimento”. “La sovranità appartiene al popolo, è il popolo che deve decidere, giacché il vero sovrano deve essere il popolo (Meucci Ruini)”.

Bando deserto allo Zuccherificio del Molise Riesplode la delusione della Rsu lavoratori TERMOLI. La Rsu e i lavoratori del Nuovo Zuccherificio del Molise rimangono delusi ancora una volta poiché anche la decima asta di vendita dello stabilimento non ha visto alcuna partecipazione nonostante i proclami e le indiscrezioni che annunciavano l’interessamento di diversi gruppi industriali. “Visto che non sono cambiati gli scenari ora aumenta la preoccupazione fra i lavoratori per l’imminente scadenza del contratto di affitto tra Spa e Srl. Invitiamo alle responsabilità tutti gli attori interessati, in prima persona il giudice delegato ed i commissari giudiziali, affinché trovino le soluzioni più congrue per prolungare l’affitto e permettere ai lavoratori di conservare gli ammortizzatori sociali e nel frattempo preparare la prossima campagna, il tutto per conser-

vare il patrimonio fabbrica/quote. Unitamente alle nostre strutture regionali e nazionali e grazie alla collaborazione dell’Assessorato all‘ Agricoltura e del Mipaaf si sta iniziando a realizzare un piano di rilancio che adorni lo stabilimento e possa attrarre qualche investitore così da portare benefici ai lavoratori e alla vendita stessa. Retrocedere in Spa il 1° di febbraio 2016 anziché nel corso del 2015 sarebbe una beffa troppo grande per i lavoratori dato che andrebbero a perdere un anno di mobilità in seguito alle modifiche della legge Fornero e verrebbe vanificato il lavoro di rilancio sopradescritto, anche alla luce del recente protocollo di intesa siglato dal Ministero delle Politiche Agricole per le aziende agroalimentari che potrebbe dare un’ulte-

riore opportunità di rilancio. Siamo consapevoli che il percorso giudiziario dovrà proseguire nella piena legalità come del resto è stato fino ad ora, ma può avere schemi diversi e deve assumere connotazioni anche di carattere sociale. La vicenda dello Zuccherificio del Molise racchiude una storia di 45 anni e il destino di 70 lavoratori di una intera filiera del Molise che non può essere chiusa senza aver trovato soluzioni che possono portare beneficio all’intera filiera. Rinnoviamo ancora l’invito a tutti gli attori interessati alla collaborazione con le parti sociali al fine di trovare soluzioni condivise in modo da non trascinare i lavoratori nella condizione di aver perso tutto poiché sarebbero costretti solamente alla mobilitazione creando molti disagi”.

Termoli si ferma per il canto della tradizione Per San Sebastiano rinnovate le manifestazioni TERMOLI. Eccoci a conclusione del trittico dei canti tradizionali popolari cominciati i 5 gennaio con la Pasquetta dell’Epifania, proseguito con il Sant’Antugne il 16 gennaio e a conclusione ieri con quello del San Sebastiano. Oggi, visto che i gruppi maggiori erano in due per le vie cittadine, abbiamo seguito per primi i ragazzi del gruppo amatoriale ‘A Sartagne che quest’anno taglia un primo traguardo importante dalla loro nascita: il decimo anniversario. Come di consueto, il gruppo ha iniziato facendo visita agli anziani ospiti della casa di riposo “Opera Serena”. Un’accoglienza entusiasmante da parte dei nonnini che erano già tutti in attesa dell’arrivo del gruppo e appena Ascanio Costantino ha dato lettura dell’editto dell’avvenuto martirio di San Sebastiano e sono partite le prime note musicali del canto “Buonasera Nobile gente, statevi tutti allegramente…” intonate da Vincenzo Sciarretta, anche molti degli ospiti hanno fatto da coro al gruppo. Molto divertente, dopo il canto del San Sebastiano, quando è stato cantato quello che è diventato una sorta di inno alla termolesità “’U Battellucce” gli stessi ospiti con i ragazzi della Sartagne hanno cantato, ballato e sceneggiato il brano.

Dopo “Opera Serena”, a bordo della circolare con cui sono arrivati, dopo averla affittata come anche gli anni passati, si sono recati a fare visita a tutti gli altri nella loro lista con una passeggiata programmata per il corso Nazionale. Corso Nazionale che dalle 19 ha visto come annunciato anche l’altro gruppo amatoriale, ‘A Jervelelle, fare il giro a tappe per le vie del Centro. Di loro ormai conosciamo vita e miracoli, ma ogni volta riescono a stupirci. Questa volta, a differenza di sabato, le condizioni meteo sono state benevoli e seppur con temperatura rigida è stato piacevole per loro e le molte persone a passeggio ascoltare le note del san Sebastiano. Interpretati anche altri brani del repertorio come lo struggente e allo stesso tempo

commovente “a Mazz’ du Castille”. Con il San Sebastiano si conclude la stagione dei canti Popolari, a meno di repliche l’estate prossima a beneficio dei turisti e dei termolesi residenti fuori che vengono a Termoli per le vacanze.



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Opinioni

21 gennaio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Di Giorgio Scarlato Nell’attuale situazione di crisi nazionale, e questo da anni, c’è il settore agricolo colpito in modo grave e particolarmente preoccupante che sempre più si affossa. Non è facile fare il contadino oggi in Italia e in modo particolare in Molise. Vessazioni fiscali (gli ultimi appesantimenti : l’IMU sui terreni e l’abbattimento delle agevolazioni sul gasolio agricolo); “credit crunch”, la stretta creditizia (che ha colpito in modo particolare il Sud Italia ) che ha ridotto l’accesso al credito ( rating agricolo basso, ossia la classificazione del rischio finanziario) a causa del maggior costo sugli interessi e dalla assenza di meccanismi di garanzia efficienti; la concorrenza, europea e mondiale, accanita e senza un minimo di parità concorrenziale ( prodotti chimici vietati in Italia ma consentiti da leggi-deroga in altre nazioni) con le relative derrate importate e quindi vendute legalmente nel nostro Paese. Ciò è scoraggiante.Ma che mondo è, che modo di confronto commerciale si applica in Italia? Evidente che è una guerra ad armi impari e la catastrofe agricola è sotto gli occhi di tutti. Perché per il contadino italiano c’è il divieto di usare tale prodotto chimico (se nuoce alla salute è giusto che lo si vieti) e poi si importano produzioni agricole, spagnole, canadesi o americane che siano, trattate con quei prodotti vietati in Italia mentre le nostre derrate marciscono sugli alberi, nei campi? ? E’ lecito? Che prodotti si importano? Di che qualità? Perché non si usano identici parametri per tutti?Questo è il modo, la maniera di tutelare il lavoro agricolo, la salubrità alimentare, tutelare il consumatore e quindi la sua salute? Aggiunti alla concorrenza sleale ed accanita basata da agricolture industriali latifondiste, dallo sfruttamento della manodopera, dalla mancanza di diritti civili porta a far sì che le aziende agricole nostrane chiudano. A questo punto il quadro è chiaro: è un problema di scelte politiche, non di risorse (“stimolano “ le importazioni ed affossano il prodotto nazionale).O peggio: scelte di politiche nazionali miopi volute o dettate da imposizioni delle multinazionali, dai “poteri forti” e quindi di scelte obbligate alla “loro” sottomissione, al “loro” asservimento? Il reddito agricolo italiano, diminuisce di anno in anno. Ad esempio l’11% in meno solo nel 2013. I ricavi dalle

Agricoltura bistrattata Vale ancora la pena? vendite delle derrate non compensano minimamente i costi sostenuti per produrle. Territori irrigui che prima erano interessati a colture di pregio quali barbabietole da zucchero, pomidoro da industria, finocchi, produzioni sotto le serre, etc. ora sono ricoperti da colture povere quali grano duro, favino, pisello proteico, girasole se non addirittura incolte. Ed anche qui entrano i costi alti delle gabelle dei consorzi di bonifica. Ogni tre minuti un’azienda agricola italiana chiude i battenti: o perché fallita o perché svenduta. Nei tribunali, specialmente quelli del Meridione, di elenchi ce ne sono. Basti pensare che tantissime aziende nel Mezzogiorno, compreso il Molise, non sono più in “bonis” ben 700 mila su 980 mila. 700.000 aziende sono “incagliate” (con problemi di pagamento) o in “sofferenza” (soggette a procedure concorsuali tipo fallimento, liquidazione).Le colpe? Dello Stato, assente e per qualche verso folle, istituzionalmente parlando, che da decenni non protegge il settore agricolo nazionale con leggi e regolamenti seri, atte a tutelare le produzioni nazionali; anzi barattato con tutto e dai tanti governi succedutisi negli ultimi 25 anni. Il “made in Italy”? Solo parole non supportate da concretezze. Si parla ma non lo si tutela. E’ di qualche settimana fa che (forse in occasione dell’Expò 2015?), per bocca del mi-

nistro delle Politiche agricole Martina, grazie ad un apposito decreto, è stata istituita la “Cabina di regia sulla pasta” per promuovere e sostenere la competitività dell’intera filiera, dalla produzione primaria del frumento fino alla trasformazione della pasta attraverso l’incentivazione, lo stimolo e il supporto ad accordi di filiera tra coltivatori di grano e produttori di pasta per il sostegno alle coltivazioni di grano duro di qualità. Sarà la volta buona? Potrebbe essere altrettanto per il comparto lattiero-caseario, per quello bovino, per quello suino, etc..? Anche in Molise il Comitato agricolo “Uniti per non morire”, nel suo piccolo, in modo costante, lo ribadisce da ben 5 anni; da ben 3 assessori regionali al ramo. Si è cercato di aprire un tavolo di confronto, stimolando le Istituzioni regionali, per un accordo di filiera tra cerealicoltori aggregati, mugnai, pastai e panificatori della regione per ridare valore alla materia prima regionale attraverso la produzione di paste e pani tradizionali ottenuti solo con grano locale. Inutilmente. Scarso interesse privato o disinteresse pubblico? La realtà è che ad oggi nulla c’è di concreto. Diversamente, nella vicina Puglia, la Regione si è fatta garante tra le parti, contribuendo nella concretizzazione dell’accordo con

Possibile credere ancora al “lupo cattivo”? Di Corradino Guacci Come Società di Storia della Fauna seguiamo con molto interesse le vicende, non solo passate ma anche attuali, collegate a quegli animali che da secoli incrociano il nostro cammino. Una attenzione particolare è rivolta all’Orso e al Lupo, due specie dalla considerevole carica simbolica che hanno influenzato fortemente

qualche industria pastaia locale. Per far in modo che il nostro Molise si risvegli da questo lungo letargo, bisogna far sì che cresca anche l’indotto agricolo. Il nostro territorio, la ricca biodiversità, il rispetto delle regole e dell’ambiente, sono fondamentali a produrre la materia prima di qualità che occorre affinché ciò possa avvenire. Bisogna dare gli stimoli giusti, indirizzi, regole da rispettare e coalizzazione. L’industria di trasformazione locale di conseguenza potrà così fregiarsi realmente dei suoi prodotti trasformati. Ci saranno vantaggi, anche economici, per tutti. Solo così potranno unirsi la tipicità legata alla regionalizzazione, la genuinità, la qualità, la salubrità dei prodotti trasformati. Valorizzazione che porterebbe ad un connubio vincente tra il settore agricolo e quello agroalimentare e al definitivo sviluppo del settore turistico. Solo così il contadino con la sua terra, la sua cultura e le sue tradizioni potrà e sarà in grado di svolgere in modo completo il suo compito: la sostenibilità ambientale, la sovranità alimentare, la dignità sociale e la difesa dell’occupazione. Caso contrario e di esempi reali già ce ne sono, scenderanno in campo i ”prenditori”, e non gli imprenditori, che compreranno a prezzi stracciati, le nostre aziende. Quali? Criminalità organizzata, capitali finanziari e multinazionali. I loro interessi? Sfruttamento delle terre in modo scriteriato, senza rispetto per l’ambiente e vantaggi economici immediati. Il resto non conta. Il “land grabbing”. Il “land grabbing” o meglio l’accaparramento delle terre che, come un tarlo, ha già iniziato ad entrare pure nella nostra regione. Fermiamolo: siamo ancora in tempo per farlo. Come? Con una programmazione seria, reale e funzionante; calata sulle effettive necessità e realtà del territorio.Diversamente, entreremo anche noi a far parte di quella grande schiera di emigranti ma, questa volta, in casa nostra. Altri non aspettano che questo. Sta ad ognuno di noi adoperarsi affinché ciò non avvenga.

l’immaginario collettivo, entrando spesso in conflitto con le attività economiche dell’uomo. In questi ultimi mesi stiamo assistendo a una recrudescenza di certa stampa sensazionalistica che riempì le cronache degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso quando, con il lupo sull’orlo dell’estinzione, WWF e Parco nazionale d’Abruzzo lanciarono la storica “Operazione San Francesco” che li vide impe-

gnati in una campagna di informazione tesa a smitizzare pregiudizi e luoghi comuni. Tra questi, il più “incredibile” era quello che si riferiva ai ripopolamenti di lupo ovvero alla credenza che un soggetto, il Parco d’Abruzzo o il Corpo Forestale dello Stato, ne avesse liberato sul territorio delle coppie, per scopi di riequilibrio ecologico. Sottolineiamo “incredibile” perché una simile operazione

avrebbe presentato aspetti economici e operativi tali da renderla impercorribile e con dubbie aspettative di successo. Per smontare questa fandonia si dovette arrivare a stampare e far affiggere migliaia di manifesti in cui si spiegava la realtà dei fatti. Circolava anche un’imperdibile vignetta che raffigurava l’allora direttore del Parco d’Abruzzo intento in un lancio di lupi siberiani aereoparacadutati. Grande è stata perciò la nostra sorpresa quando questa mattina abbiamo letto una notizia sulla Nazione, cronaca di Siena, dove l’articolista tra le altre cose cita testualmente “Le iniziali 320 coppie di lupi immesse nella nostra Regione intorno agli anni Ottanta si sono

quintuplicate”. Non è certo nostro compito smontare questa “bufala” d’annata perché vi sono Istituzioni, come l’I.S.P.R.A., il Corpo Forestale dello Stato, Dipartimenti universitari ecc., in grado di farlo con maggiore autorevolezza. Ovviamente tutta la nostra solidarietà per la categoria degli allevatori il cui nemico principale purtroppo non è il lupo ma l’incapacità di programmare serie politiche che tutelino e incentivino il settore specie nelle aree marginali. Massimo rispetto va inoltre all’azione della Magistratura anche se iniziamo a chiederci se non sia il caso di aprire qualche fascicolo per “procurato allarme”.


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