Xinside numero5

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Numero 05

Foto PIETRO AMBROSIONI

www.xinsidemagazine.com

MXGP France SM Gp Vairano

Speciale Stagione SX 2013


Photo Shoot



Special 06 Riccardo TAGLIABUE

Special AMA  01 Review 2013 SX 02 Internazionali SX

Sommario MX

07 ZAETA Sommario SM 04 SUPERMOTO WORLD

08 New MONTESA COTA

CHAMPIONSHINP GP EUROPE

09 CAMM CORSE

05 INTERNATIONAL SERIES

10 GIRL

Battipaglia

03 MXGP FRANCIA

11 VINTAGE


Intro Come prima grossa novità il nostro magazine ora è stato registreto al tribunale percui ora siamo a tutti gli effetti un giornale vero!!! Questo 5 numero è incentrato su uno speciale sul Supercross appena concluso, dobbiamo ringraziare un amico ma anche un grande fotografo Pietro Ambrosioni che ci ha regalato un bellissimo articolo e delle foto da paura, abbiamo fatto fatica a fare la scelta. Si è aperto anche il Supercross Italiano in una location incredibile all’ippodromo di Padova, la vittoria è andata ad un americano ma il nostro Angelo Pellegrini ancora non al top ha fatto vedere cose egregie. Abbiamo molti argomenti tra Mondiale Cross e Supermoto un numero molto ricco....... Leggete ragazzi e diteci le votre impressioni!!!

Davide Messora direttore responsabile

Davide Messora Direttore Responsabile Riccardo Tagliabue Foto Coordinator xinsidemagazine

www.xinsidemagazine.com dm@xinsidemagazine.com Numero Registro Stampa N° 563 Decreto Presidente Tribunale Novara del 27/05/2013

Adriano Dondi Elisa Domenici Giulia Gariboldi Iniziative speciali Giulia Azzalini Riprese video Fabio Principe responsabile sito web Gianmarco Cicuzza responsabile attività social



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Ama SX CHAMPIONSHIP


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REVIEW SX 2013 Testo e Foto PIETRO AMBROSIONI

Anche la stagione AMA Supercross 2013 va in archivio e registra il terzo titolo consecutivo nella classe regina per Ryan Villopoto. Un exploit raro, che nella storia della disciplina è riuscito solo ad altri tre piloti, entrati di diritto nella mitologia tassellata: Bob Hannah, Jeremy McGrath e Ricky Carmichael. Villopoto ha messo il suo sigillo sul terzo titolo vincendo la resistenza di un rinato Davi Millsaps e la tenacia del solito Ryan Dungey, il pilota che forse rimane l’unico ad avere la velocità e la determinazione per combattere alla pari con RV2. Ma non fatevi ingannare, il fatto che Villopoto abbia matematicamente conquistato il titolo “solo” all’ultima prova (lo scorso anno lo aveva vinto con ben 4 gare d’anticipo) è da ricercarsi unicamente nella sua disastrosa prova di apertura ad Anaheim 1, dove in finale è caduto per ben tre

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volte. Un passo falso che lo ha costretto ad una rimonta furiosa, coronata con il sorpasso in classifica ai danni di Millsaps solo dopo la finale di Daytona. Questo però non vuol dire che l’ufficiale Kawasaki non abbia dominato: 10 vittorie totali contro le due dei migliori avversari lasciano poco spazio ai dubbi. Il momento clou della sua rimonta, dove ha spezzato le reni alla concorrenza, sono state senza dubbio le 5 vittorie consecutive tra St. Louis e Houston, dove Ryan sembrava davvero imbattibile, su un altro pianeta. Da notare anche la sua vittoria nella gara di chiusura a Las Vegas, ottenuta di prepotenza e guidando al 110% nonostante il titolo se lo fosse aggiudicato matematicamente già la settimana prima. Un mastino… Sul podio finale troviamo Davi Millsaps e Ryan Dungey, con due vittorie a testa e separati alla fine da un solo punto.



Davi ha sorpreso tutti vincendo Anaheim 1 e ripetendosi a San Diego, e conquistando una serie impressionante di podi. Sulla sua rinascita nel 2013 non avrebbe scommesso nessuno, anche se i pettegolezzi prima della stagione lo dicevano velocissimo in allenamento. Ma si sa, in allenamento sono bravi tutti… Per sua stessa ammissione uno dei fattori più importanti che lo hanno spinto a “ritrovarsi” è stato il passaggio al Team Suzuki Rockstar Energy, una struttura privata che già dal 2011 aveva perso il supporto ufficiale di Suzuki per via di alcuni screzi con Mike Webb, entrato a sostituire Decoster quando “The Man” passò in KTM. In questo gruppo, fino ad ora impegnato unicamente nella classe Lites (che ora è stata ribattezzata 250SX) Millsaps ha trovato la tranquillità e l’assenza totale di pressione che gli servivano per ritornare ad essere veloce e costante. Anche il fatto di aver corso quasi un’in-


Ryan Dungey anche in questa stagione è stato uno dei protagonisti.

tera stagione senza infortuni ha aiutato, così come il ruolo di outsider, dimostrato dal fatto che il promoter FELD non lo ha nemmeno invitato alla conferenza stampa di apertura del campionato nonostante Davi si fosse piazzato secondo in classifica lo scorso anno. Purtroppo però la sfortuna ha colpito ancora il pilota della Georgia, sotto forma di un ennesimo piccolo infortunio al ginocchio sinistro mentre si allenava per Daytona. La gara in Florida, non a caso, è stata la peggiore dell’anno per Millsaps, dove ha anche ceduto la testa della classifica a Villopoto. Forse il peso della tabella rossa si è finalmente fatto sentire, forse nemmeno lui pensava di essere competitivo così a lungo, ma dopo la debacle nel tempio della NASCAR Davi ha impiegato quattro gare per riprendersi e tornare agli alti livelli di inizio stagione, troppo tardi per contrastare un bulldozer come RV.



SX 2013

Dungey, da parte sua, rimane un caso particolare. La sua prima vittoria di stagione l’ha ottenuta ad Anaheim 3, ovvero la quinta gara della serie: forse un po’ tardi per approfittare del passo falso iniziale di Villopoto ad A1. Ryan ha poi navigato nelle posizioni da podio fino a Minneapolis, il round all’interno del Metrodome. Nella gara di casa Dungey ha dimostrato al mondo di essere attualmente l’unico pilota in grado di andare a riprendere Villopoto in fuga, lottare con lui senza quartiere ed infine batterlo sotto la bandiera a scacchi. Nessuno fino ad ora era stato in grado di fare nulla del genere nel 2013, almeno non in una finale. Una gara che resterà nella storia, e citata dallo stesso Villopoto come la sua preferita dell’anno, nonostante non abbia vinto! Ma anche lo sforzo dell’ufficiale KTM nell’arco della stagione non è stato sufficiente: 2 vittorie contro 10 possono fare ben poco…

Quarto assoluto nel 2013 ha chiuso Justin Barcia, al suo debutto nella classe regina sulla Honda factory del Team Muscle Milk. Barcia, che ha anche vinto il premio “Rookie of the Year”, ha sorpreso tutti con la sua vittoria nel secondo round di Phoenix, dove se ne è andato via lasciando gli avversari nella polvere. Ma proprio quando sembrava che fosse avviato verso un miracolo “alla Dungey 2010” Justin ha pagato dazio alla sua poca esperienza. Errori e cadute lo hanno rallentato nei due round successivi, poi sono arrivati due podi ad Anaheim 3 e San Diego, quindi un’altra flessione fino a Daytona, dove ha chiuso terzo nella gara forse più dura dell’anno. Da quel momento Justin ha corso delle ottime gare a ridosso dei primi, brillando ancora una volta a Seattle, proprio in casa di Villopoto, dove ha vinto conducendo dal primo all’ultimo giro nonostante la furiosa rimonta del beniamino del


SX 2013

pubblico. L’unico altro pilota a vincere una finale nel 2013 è stato James Stewart, che purtroppo non sembra essere più veloce come una volta. L’acuto di Atlanta è arrivato quasi a sorpresa e non si è comunque ripetuto: James si è perso in un mare di guai fisici (ginocchio infortunato proprio all’apertura di Anaheim 1) e tecnici, con la frizione della sua Suzuki che lo ha abbandonato proprio sul cancelletto della finale di Dallas. Il Supercross 2013 per Bubba è stato un purgatorio di scivolate e prestazioni opache, che lo hanno portato a gettare la spugna ben prima della fine del campionato, quando ha abbandonato le gare indoor per potersi preparare al meglio per il National. Una menzione la meritano latri due piloti Honda, ovvero Trey Canard e Chad Reed. Il primo rientrava dopo lo spaventoso incidente di Los Angeles 2012, quando Morais gli at-


La Moto del Campione si presenta ad Anaheim


SX 2013 terrò sulla schiena rischiando di relegarlo per sempre su una sedia a rotelle. Il grande ritorno del pilota dell’Oklahoma, documentato anche dal film “Revival 41”, ha avuto la sua apoteosi proprio ad Anaheim 1, quando Trey ha chiuso secondo dietro a Millsaps dopo aver condotto la gara negli ultimi giri. Canard è andato a podio anche ad Anaheim 2 e Houston, ma in molte occasioni ha corso al di sotto delle aspettative, dovendosi fermare anche per il turno di Toronto a causa di una commozione celebrale rimediata ad Indianapolis. Reed invece potrebbe aver “finito la benzina”. Chad ha lamentato problemi di forcella per tutta la prima fase della stagione, dichiarando di odiare senza mezzi termini la nuova unità ad aria Showa. Il suo improvviso podio a St. Louis, dopo essere tornato alla forcella 2012 contro il parere della HRC, sembrava dargli ragione, ma è stato solo un

lampo. Chad addirittura si è fermato dopo Toronto per una veloce operazione al ginocchio già operato nel 2012 dopo l’incidente di Dallas, ed è rientrato miracolosamente dopo aver saltato una sola gara. Ma il fatto di aver chiuso a ben 132 punti dalla vetta della classifica la dice lunga sulla sua stagione. Reed, dopo il ritiro di Kevin Windham, è ora il pilota più vecchio in pista ma non siamo sicuri lo voglia essere per molto tempo ancora. Classe 250 I campionati delle due coste hanno avuto un andamento quasi identico: in entrambi i casi i piloti del Team GEICO Honda hanno perso il largo all’inizio, per poi subire la rimonta degli alfieri KTM. E allo stesso tempo le prime guide del Team Pro Circuit hanno dovuto dare forfait per infortunio. Nella Costa Ovest è stato Tomac a partire fortissimo, e nelle prime tre gare era davvero un aereo, intoccabile per

tutti. Poi ha gettato tutto al vento ad Oakland, un po’ come aveva fatto nel 2012, permettendo a Roczen di annullare il distacco. Da quel momento il tedesco ha trovato velocità e motivazione e ha incasellato tre vittorie ed un secondo posto, prima dell’incredibile serata di Salt Lake City. In Utah Ken ha mancato clamorosamente la finale dopo una caduta nella sua heat di qualifica ed essere stato abbattuto nella LCQ (qualcuno ha anche parlato di una ipotetica “torta” messa in palio dal Team GEICO). Per sua fortuna nella stessa gara Tomac, anziché approfittare delle sventure dell’avversario ed annullare il distacco, ha corso in modo terribile, partendo secondo ma finendo ottavo con una gara “a gambero”. La finalissima di Las Vegas è stata dunque una formalità per Roczen, che ha lasciato scappare via Tomac accontentandosi del secondo posto, buono per il titolo. Il tedesco ha poi ribadito la sua



SX 2013 grande annata con una vittoria nello Shootout East/West. Delusione per Blake Baggett, campione in carica outdoor e grande favorito sulla Kawasaki Pro Circuit, che è caduto in partenza ad Anaheim 1 e si è procurato un infortunio alla mano che lo ha tenuto fuori per il resto della stagione indoor. Sulla Costa Est sembrava che Wilson fosse destinato a dominare. Dopo il rientro all’ultimo seconde tra le fila del Team Pro Circuit (aveva firmato con Jeff Ward per correre in 450 ma il Team ha chiuso i battenti ad un mese dal via) Dean ha dominato la prova di apertura di Dallas/Arlington ma ha subito il rientro di Wil Hahn da Atlanta in poi. La sua stagione si è infine conclusa prematuramente con il brutto infortunio di Indianapolis, dove è caduto in prova. Ma a quel punto era già chiaro che i pretendenti al titolo erano Hahn e il francese Musquin, sulla KTM. Il pilota GEICO Honda ha vinto solo le gare di Atlanta e St. Louis, ma ha saputo amministrare bene il suo vantaggio, e alla fine è stato premiato con la tabella numero 1. Marvin, invece, si è svegliato solo a Daytona, dove ha vinto la sua prima gara americana. Il francese si è ripetuto in altre tre occa-

sioni, di cui una clamorosa ad Indianapolis: caduto in partenza, Marvin è partito ultimissimo ed ha rimontato fino al secondo posto a poche curve dalla fine. Sembrava che i giochi fossero conclusi, con il leader Wharton lanciato verso la bandiera a scacchi, ma il texano è caduto a tre curve dalla finish line e ha regalato a Musquin la vittoria su un piatto d’argento. Per assurdo, questo episodio potrebbe aver condizionato il campionato. Wharton e Musquin si sono infatti ritrovati a lottare per la vittoria a Houston, ma l’americano, infiammato dalla precedente batosta, ha chiuso violentemente la strada all’avversario, mandandolo sulle balle di protezione. Musquin è riuscito a ripartire solo dopo che anche Hahn lo aveva superato e probabilmente proprio li ha gettato via quei tre punti che gli hanno negato l’alloro a Las Vegas. Nella finale al Sam Boyd Stadium Marvin era teso e la sua rimonta dopo una partenza non perfetta è scattata in ritardo. All’arrivo il francese è giunto alla ruota del vincitore Bowers, e se fosse riuscito a guadagnare solo altri due metri a quest’ora KTM avrebbe fatto piazza pulita nella 250…



Gallery SX 2013



Gallery SX 2013



Gallery SX 2013



Internazionali d’Italia SX

Round Padova

Foto Davide Messora

Atmosfera carica di adrenalina e tanta, tanta gente a "bocca aperta" di fronte alle whippate dei supercrossisti e ai backflip dei freestyler. L'ippodromo di Padova ha ospitato il primo Round degli Internazionali di Supercross e in pista i cavalli erano tanti: sia quelli delle bighe a due ruote dei campioni di trotto, che hanno preso parte all'overture della serata, sia quelli dei motori delle 80 moto in pista.

La meravigliosa location dell'Ippodromo Le Padovanelle è stata lo scenario ideale per lo show del Supercross: tribune coperte, sedute comode, e totale visibilità della pista che ha ospitato le gare che hanno "inchiodato" sui seggiolini gli spettatori sin

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dalle quattro del pomeriggio.

SX1 - Pj Larsen (40pt - Honda MB Team), campione SX atterrato direttamente dagli USA, ha fatto man bassa e ha vinto entrambe le manche SX1. Fisicità possente e gas aperto su ogni salto. Dietro di lui l'altro made in USA Kyle Regal (32pt - Honda ATeam) con grande equilibrio sulla sua 450cc e continuità di prestazioni guadagna la seconda piazza nell'assoluta di giornata. Dietro di loro lo show di "pieghe" sui salti e il gas aperto a manetta sulle whoops, dilettano il pubblico le acrobazie atletiche di Matteo Bonini (30 pt - Kawasaki) e Angelo Pellegrini (24 pt Honda Martin Racing Technology). Quest'ultimo, be-


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Internazionali d’Italia SX

Round Padova niamino di casa, sfoggia velocità e tanta, tanta grinta.

SX2 - Killian Auberson (20 pt KTM) lascia il vuoto dietro di sé e si invola verso la bandiera a scacchi. Bella la prova di Francesco Muratori (17 pt - Yamaha XOffRoad Factory Racing) che finisce secondo e mette le ruote davanti alla Honda di Dario Marrazzo (17 pt), Campione in carica uscente. Rispettivamente quarto e quinto sono Mike Valade (13 pt - Honda ATeam) e Tommaso De Pietri (11 pt - Suzuki).

SX125 - Bellissima la gara dei centauri a due tempi: il talento in pista si misura a suon di sorpassi. Vince Kade Walker (20 pt - Suzuki Team Castellari). Secondo Edoardo Bersanelli (17 pt - Yamaha) che ritrova smalto nel supercross. Terzo Filippo Zonta (15 pt - TM Ricci Racing) in lotta fino alla fine. Quarto Luca Santandrea (13 pt - Suzuki Team Castellari) e quinto Nicola Soave (11 pt - KTM).

Supermini - Vere star della serata sono i ragazzi della 85cc. Sfilano persino in parata, durante il giro di ricognizione, incitando il pubblico. Podio per Paolo Lugana (20 pt - KTM Smart Post Scalvini Racing), Andrea Zanotti (17 pt - TM), Kevin Cattani (15 pt - Suzuki), Manuel Dolce (13 pt - KTM) e Nicolò Folli (11 pt KTM). Il prossimo appuntamento è a Carpi il 13 Luglio. Vi aspettiamo in pista!!


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MXGP Francia Davide Messora e Foto Benjamin Ricard

Ottavo Gp della stagione e si torna nel vecchio continente su di una pista che è romasta fuori dal giro mondiale per qualche anno: Ernèe. Siamo nella Francia del Nord la pista è bellissima e molto spettacolare e il pubblico prende dassalto le tribune naturali. Antonio Cairoli si presenta a casa dei nemici storici da leader del Mondiale. Per questa gara molte sono le wild card francesi che si presentano al cancelletto per cercare di dimostrare che i piloti francesi sanno farsi rispettare. Il fine settimana per il nostro campione parte subito bene e si aggiudica la vittoria di manche. Ottimo sesto posto per Davide Guarneri in costante crescita dall’inizio dell’anno. Gautier Paulin idolo di casa non è riuscito ad esprimersi come suo solito ed ha chiuso

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la manche di qualifica in 11° piazza. Nella Mx2 dobbiamo registrare la èpaurosa caduta di Herlings che solo grazie ad un colpo di fortuna non si è fatto male. La vittoria della qualifica è andata al pilota del team Yamaha Dean Ferris. Alessandro Lupino che mon è ancora al 100% della forma dopo i problemi alle costele ha chiuso in 14° posto. Ma come spesso è accaduto la domenica ci regala emozioni a non finire. Nella prima manche della Mx1 Antonio Cairoli ha dominato gran parte della gara ma a causa di qualche piccolo errore ha dovuto lasciare il comando delle operazioni a Gautier Paulin, dopo la prestazione opaca del sabato ha messo in scena una gara fantastica. Antonio ci ha provato in tutti i modi ripassare il suo avversario


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ma senza riuscirci, terza posizione per Clement Desalle. Per il pubblico presente si è scatenata la festa per la vittoria di Paulin. La seconda manche invece ha regalato solo un grande attore, Antonio Cairoli, il siciliano ha dominato per tutta la gara senza commettere errori questa volta distaccando di oltre 10 secondi Desalle che ha chiuso in seconda posizione, Paulin solo quarto sotto la bandiera a scacchi. Sul podio risuona l’inno di Mameli in terra francese e il pubblico non ha potuto fare altro che applaudire il sei volte campione del mondo, ad Antonio non si può che dire grazie per le immense emozioni che ci fa provare ad ogni gran premio. La Mx2 ha riproposto sempre lo stesso copione Herlings anche dopo la brutta botta del sabato ha fatto il cannibale ed ha vinto entrambe le manche alla sua maniera. Sul podio in seconda posizione Dylan Ferrandis e terzo Charlier. Ora tutta l’attenzione si sposta alla gara di Maggiora dove i nostri Cairoli, Philippaerts e Guarneri vorranno essere tra i protagonisti di questa gara che torna dopo 27 anni.

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La spettacolare caduta di Herlings nella manche di qualifica del Gp di Francia.


Supermoto



Supermoto World Cham GP EUROPE

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mpionship Secondo Gp stagionale per la Suopermoto e per questa gara la location è di tutto rispetto, Vairano di Vidigulfo la famosa pista test di Quattroruote, e per la prima volta in assoluto l’impinato è stato aperto al pubblico. Una pista velocissima dove si sono raggiunte velocità incredibili, non proprio una pista còassica di motard ma il tracciato è stato impreziosito da un tratto in fuoristrada da “paura” dove Maury Del Barba ha fatto un lavoro eccezzionale. Il mal tempo imperversa su mezza europa e anche a Vaurano nella prima giornata di prove la pioggia no ha lasciato tregua, il direttore di gara ha deciso di non usare la parte offroad facendo diventare la pista ancora più veloce....Aprilia con Adrien Chareyre ha toccato la velocità massima di 192 Km/h e la media sul giro della pole position è stata di 111 Km/h, questo ci deve far riflettere a che livello è arrivato il motard! Forse non ha molto senso correre in questi tipi di impianti. Altra notizia che ha lasciato a bocca aperta tutto il paddock la decisione di Golden Tyre di prendere una pausa di riflessione nel mondiale, continua invece ad essere presente in vari campionati europei, di fatto lasciando liberi i piloti supportati. Il team Fast


Wheels è subito corsa ai ripari scegliendo le Michelin e portandosi in casa anche il giovane Elia Sammartin. Le prove ufficiali si sono svolte sotto un diluvio incredibile. Thomas Chareyre ha tirato fuori tutta la sua grinta e si è preso la pole posiiton, il pilota del team Tm Factory è riuscito a dimostrare che il brutto risultato nelle qualifiche di Capua è stato solo un episodio, le gomme Dunlop in condizioni di acqua abbondante si sono dimostrate efficaci e performanti. Mauno Hermunen si è classificato al secondo posto ad una manciata di decimi da Chareyre, terzo Bidart che in sella alla sua Honda pressochè di serie ha ottenuto un buon risultato. Rimato Adrien Chareyre che chiude la prima fila. Male i nostri italiani con il miglior risultato di Giovanni Busse che chiude sesto, il pilota torinese ha dimostrato di gradire la pista bagnata. Domenica mattina il paddock si sveglia sotto un caldo sole e la direzione gara decide di spostare il programma di qualche ora per poter sistemare lo sterrato e renderlo agibile. Al via gi gara 1 Thomas sbaglia la partenza lasciano via libera a Hermunen che ha preso subito la testa della corsa, Chareyre non ci sta a passare per comprimario e a metà gara passa in testa, ma la sua leadership durerà solo pochi giri. Mauno si riprende la sua posizione andando a vincere la manche, terzo Adrien Chareyre anche se molto staccato



dai primi due ritorna nelle zone alte della classifica. Gara 2: Thomas Chareyre parte bene ma al secondo giro Hermunen si porta sotto e passa al comando, nel corso del terzo giro Thomas si inventa un sorpasso da “pauraâ€? in una velocissima curva a sinistra si butta all’esterno e si riporta avanti, Chareyre riesce a tenersi stretto il primo posto per buona parte della gara ma Mauno repplica il sorpasso del suo avversario, Hermunen vince manche e Gp e si porta a 4 vittorie di manche su 4 disputate, sul podio Thomas Chareyre ha il volto scuro Hermunen in questa stagione fa veramente paura. Per il terzo posto se la sono giocati Adrien Chareyre e Ivan Lazzarini che nella seconda msnche ha torovato il giusto assetto e feeling con la pista di Vairano, Ivan ci ha provato ha passare il francese ma non ha mai affondato il colpo forse anche per non compromettere il risultato. Lazzarini chiude 5° assoluto del Gp e risulta ancora il miglior italiano nel Mondiale ed ora si trova in quarta posizione ad un punto solo dal terzo classificato.


Nel campionato Europeo Devon Vermeulen si porta a casa la vittoria con un secondo e un primo posto ed è la nuova tabella rossa. In conferenza stampa i tre piloti si sono detti contenti di aver corso in una pista così veloce ma hanno ribadito che non deve diventare un’abitudine e che il motard dovrebbe tornare in pista più adeguate. Si torna a casa da Vairano con una certezza le Tm sono difficili da battere e Mauno Hermunen è veramente in forma strepitosa e se non commeterà errori come nella passata stagione potrà essere un avversario molto duro per Thomas. Adrien Chareyre con il cambio di coperture potrebbe inserirsi nella lotta tra i due piloti Tm, anche perchè sta guidando una delle migliori Aprilia degli ultimi tempi. I nostri italiani difficilmente li vedremo sul gradino più alto del podio ma di certo saranno pronti ad approfittare di qualche errore dei primi. A metà giugno si tornerà a Sosnova in Repubblica Ceca era dal 2005 che mancava dal giro mondiale.




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International Series Battipaglia Foto e Testo Davide Messora

Terzo round stagionale per gli Internazionali d’Italia e per la seconda volta si scende nel sud Italia sul Circuito del Sele a Battipaglia. Per l’occasione sono state apportate delle modifiche al circuito per renderlo più sicuro ma anche più spettacolare. In questo terzo round si è scritto il primo verdetto per quanto riguarda il Trofeo Centro Sud, la vittoria è andata nelle mani di Alberto Clair che si è tolto lo sfizio di vincire anche l’ultima gara. Ma passiamo alle classi più importanti la S1: assente in questa gara Adrien Chareyre che sta portando avanti lo sviluppo delle nuove coperture Michelin, Elia Sammartin non sta vivendo una buona stagione e per il proseguio

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del 2013 ha stretto un accordo con i Team OttoMoto dopo aver corso a Vairano con l’Aprilia. Sulla griglia di partenza solo 13 piloti e questo è sintomatico del prblema che sta vivendo la Supermoto. Le qualfiche ci hanno regalato un’altra fantastica pole position per Mauno Hermunen che si sta dimotrando in netta cresciti rispetto allo scorso anno dove commetteva alcuni errori, secondo Thomas che non si vuole dare per vinto. Terzo posto per Ivan Lazzarini che riesce sempre a spuntare ottimi tempi in qualifica chiude la prima fila Teo Monticelli che detiene la tabella di leader, peccato che verso la fine delle prove ha tirato una bomba da paura e si è procurato


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International Series Battipaglia una brutta botta la polso . Ma è stata la prima manche a regalare grandi emozioni, al via i due alfieri Tm sono subito partiti alla grande facendo il vuoto alle loro spalle, Hermunen ci è parso non in forma come nelle passate gare, Thomas Chareyre dopo aver studiato per qualche giro il suo avversario ha deciso di inventarsi un sorpaso impossibile nel tratto in fuoristrada e grazie a questa manovra ha vinto la manche. Terzo Lazzarini, buona la rimonta di Ravaglia che ha chiuso quarto dopo una brutta partenza. La seconda manche ha riproposto le stesso copione con Thomas che si è portato subito al comando e nessuno è riuscito ad impensierirlo. Hermunen ci è sembrato

che ha voluto risparmiarsi in vista della doppia trasferta Repubblica Ceca ed Estonia. A completare il podio Ivan Lazzarini che ritorna leader della classifica italiana e di nuovo tabella rossa. La S2 vede sempre più leader Diego Monticelli che a Battipaglia ha ottenuto una doppia vittoria. Paolo Salmaso vince la categoria S3 dopo aver dominato la prima heat e aver commesso di tutto nella seconda, due cadute e una grandissima rimonta. Il prossimo appuntamento con gli Internazionali d’Italia a metà Luglio sulla pista di Pomposa.


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Riccardo Tagliabue UNA VITA DENTRO LA FOTOGRAFIA Attratto dai motori fin da giovanissimo, Riccardo Tagliabue ha trasformato la sua grande passione in lavoro grazie anche alla fotografia. Per oltre un ventennio ha raccolto immagini di motocrossisti e non solo in tutto il mondo e oggi, a distanza di 28 anni dalla sua prima foto pubblicata, la passione è ancora tanta.

Riccardo è un “sostenitore autorevole” di X inside e anche un amico personale di chi vi scrive, grazie al quale ho potuto conoscere i segreti dello sport motociclistico a cui ero già da sempre appassionato. La fotografia era ed è anche la passione del sottoscritto e con Riccardo ho avuto la possibilità di emergere e tirare fuori quello che sapevo fare. L’ho conosciuto tanti anni fa durante un workshop a Misano durante

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una gara di Mondiale Superbike e da allora abbiamo condiviso tante belle esperienze. Ma da lui vorrei che emergesse in questa intervista la grande passione che lo ha portato a fotografare tutti i migliori motocrossisti degli ultimi 20/30 anni e a vedere le più belle gesta di personaggi come Everts, McGrath, Pichon, Charmichael, Johnson e molti altri anche della velocità come Bayliss, Edwards, Capirossi, Rossi e Biaggi. La prima domanda è semplice e viene facile, perché è iniziato questo rapporto tra la fotografia e il motocross?

“A 9 anni mio papà mi ha regalato una Italjet 50cc da cui è iniziata questa grande passione per le moto da fuoristrada, poi negli anni è cresciuta a dismisura e la voglia di correre verso i 14 anni era



Jere McG bios


emy “ShowTime” Grath sul tratto sabso a Daytona.

tantissima, ma i miei genitori anteponevano la scuola e i suoi risultati alla possibilità di correre, ma era un “cane che si mordeva la coda” perché io bigiavo per andare a vedere le moto e quindi non ottenevo quei risultati che mi servivano. A 14 anni avevo un Caballero e a 16 anni ho ricevuto in regalo il Tiger 125 e proprio in quegli anni ho iniziato a fotografare alcuni eventi all’autodromo di Monza con la Cosina (macchina fotografica dell’epoca) che prendevo a mio fratello Angelo. Con il 125 potevo spostarmi più lontano da Monza (la mia città natale) e andare a vedere qualche garetta di regionale o internazionale (a Bosisio Parini o a Novegro e a volte raggiungendo Malpensa e anche il Fast Cross ad Arsago). A 17 anni ho “rubato” un’immagine importante scavalcando le reti all’autodromo a Monza: Luca Cadalora

che stava provando la moto di Eddie Lawson ed è stata pubblicata sulla Gazzetta dello Sport, da quel momento ho deciso che la mia carriera sarebbe stata quella di fotografo di moto. In quegli anni sono andato da Ruggero Upiglio, il direttore della rivista Motocross (che vedevo spesso sui campi di gara) e gli ho detto che volevo collaborare con loro, gli ho mostrato alcuni miei scatti e mi ha subito portato da Linda (la “mitica” segretaria di redazione) e ha detto: “da oggi lui collabora con noi”… Non mi sembrava vero, ma il sogno continuava. Sono andato a seguire TUTTE le gare che nessuno voleva vedere, dal Trial al Motorally, dalle gare di regionale Cross agli eventi più diversi. In pochi anni ho raccolto la fiducia della rivista e dopo il militare, mi sono impegnato al 100% in questa professione, superando alcune difficoltà.


Riccardo Tagliabue e Michael Pichon alla pista prove Kawasaki in California..


In breve ho iniziato a seguire i mondiali e gare importanti sia per Motocross che per altre riviste internazionali, venendo anche riconosciuto dalla Canon Italia come uno dei giovani emergenti nel mondo della fotografia. Uno dei mie obiettivi era fare un libro come Gianni Prandi, che si chiamava World Cross e molto presto ho portato a casa anche questo risultato (quando lui ha deciso di smettere di produrre questa collana).” A proposito dei “libbretti”, perché hai fatto il primo “Motocross… The Book” e cosa ti ha spinto a farne altri?

”Fare un libro era uno dei miei obiettivi e a 24 anni ci sono riuscito. A quel tempo collaboravo anche con la rivista Moto Lombardia e con Mario Facchini (imprenditore che gestiva le edizioni Moto Trentino e dal quale ho imparato tante cose) e gli chiesi se voleva farmi da casa editrice per il mio volume. Lui ha accettato

(facendosi pagare profumatamente), ma in ogni caso il progetto era avviato ed è andato in porto e così è nato il primo “Motocross … The Book”. Avevo alcune foto interessanti dell’Europeo e del Mondiale, ma non avevo foto del Supercross Americano (che tanto mi attirava) e quindi comprai per quell’anno le immagini da Massimo Zanzani. Dopo la prima pubblicazione, ho visto che ero ancora lontano da quanto vedevo di Gianni Prandi e soprattutto ero lontano da cosa mi “comunicavano” le sue foto e i suoi libri, quindi decisi che dovevo impegnarmi maggiormente nella ricerca fotografica oltre che nella tecnica e in questo mi è stata molto utile la mia fidanzata di allora… che è diventata mia moglie e mamma meravigliosa delle mie bimbe: Cristina. Dall’anno successivo ho iniziato a seguire tutte le gare del mondiale e anche il Supercross americano, stando oltre un mese negli USA e seguendo le gare di San


Diego, Los Angeles e Las Vegas. Quegli anni sono stati magici e ricchi di esperienze: all’inizio ho avuto la possibilità di vedere piloti del calibro di un giovanissimo Jeff Stanton prendere il posto di Rick Johnson (che avevo già conosciuto in alcune gare in Europa come il Fast Cross, Ginevra e Genova), di JM Bayle (il primo europeo a vincere nel Supercross a stelle e strisce) e molti altri. Avevo la possibilità di vivere il mondo americano quando da noi iniziavano a diventare dei “miti” alcuni statunitensi, che si vedevano a Bologna al Motor Show, a Genova e nel fantastico Fast Cross di Arsago. E negli anni successivi come è evoluto il tuo lavoro e i rapporti con i piloti?

“Il lavoro di fotografo era per me una grande espressione di amore verso il motocross e i motori in generale: amavo e amo da pazzi vedere i piloti durante le loro evoluzioni e ho sempre cercato di poterli rappresentare nel migliore dei modi. Per questo i rapporti di amicizia che si sono creati con molti di loro sono


Stefan Everts con la Honda del Team Radson.

stati bellissimi e ricchi di momenti indimenticabili. Da Trampas “Chad” Parker, con il quale siamo sempre andati d’accordo e abbiamo fatto tantissimi servizi fotografici indimenticabili: da quando era ufficiale KTM seguito dal mitico Ferro e da Ricky (un amico di Parker che mi ha in parte “aiutato” e dato fiducia nel mio lavoro) fino alla Honda del Team Martin, assieme a Micky Diamond (una delle leggende del motocross americano). Dagli italiani come Fanton, Chiodi e Bartolini… Partendo dal grande amico Alessandro Belometti, con il quale ho condiviso tantissime trasferte (grazie anche alla sua meravigliosa famiglia). Greg Albertyn un grande atleta e un uomo fantastico; un pilota che amava tantissimo il suo lavoro e aveva un rispetto incredibile per le persone con cui lavorava. La grande amicizia con Giorgio Foi e sua moglie Mariella che ci ha legati per tanti anni e per tantissime trasferte nel mondiale. Alle mitiche “vacanze” (perché questo erano, anche se si lavorava tanto) in America con il perfetto compagno di viaggio Claudio Flori. In America ho fatto tanto e anche oltre oceano sono stato “riconosciuto” come professionista: il Team Honda ed in particolare Jeremy “Showtime”



Sebastian Tortelli con la Kawasaki del Team De Groat a Mantova


McGrath sono stati sempre disponibilissimi nei miei confronti, abbiamo condiviso momenti magici, un binomio fantastico tra moto e fotografia. Tanto che un anno sono stato l’unico fotografo ammesso a livello mondiale ad un servizio fatto a Las Vegas o San Francisco (non mi ricordo bene), dove il giorno dopo la gara di Supercross la pista era stata allestita per girare un video con un regista di Hollywood ed era tutta per noi… Momenti indimenticabili. Ma negli usa non posso dimenticare anche Jeff Emig, il Team Pro Circuit e il mitico Mitch Payton, Mike LaRocco, diversi piloti francesi tra cui Pichon, con i quali si erano stretti dei bellissimi rapporti professionali, come anche con Steve Lamson… E proprio in America si è consolidata l’amicizia con Bader Manneh, che in Italia aveva vinto diversi titoli nazionali e che ha sempre aperto casa sua a San Diego a persone come me, dando un punto di appoggio fondamentale per le trasferte. Certamente con Jeremy McGrath è stato veramente bello e uno dei ri-

cordi migliori è anche il servizio fotografico fatto a Daytona per la rivista Playboy con il Team Chapparal. Daytona è anche legata alla velocità ed ai bei ricordi con il Team Yamaha e Scott Russell, dove un anno ho anche avuto la possibilità di collaborare proprio con il team durante il cambio gomme nella 200 miglia (vittoria di gara e pit stop da record), quindi non solo fotografia e giornalismo… Poi ci sono state le vere amicizie con piloti come Shayne King, con il quale ho condiviso il titolo mondiale vinto nella 500 con la KTM, allo splendido rapporto personale con Stefan “SteFUN” Everts (del quale ho avuto l’onore di fare il primo libro “Stefan’s World”). E come dimenticare Joel Smets e Fred Bolley o Jacky Martens, Jimmy Button e il fantastico Andrew Mc Farlaine. Personaggi ai quali devo molto e grazie ai quali ho potuto comprendere veramente cose entra nella testa di un campione, cosa bisogna essere e avere per diventare un VINCENTE. Passando poi tanti anni e

tante trasferte nella Supe bike.”

Da qui sembra che tutt fosse un divertimento e in vece era lavoro?

“Il Lavoro era anche dive timento e viceversa. Oltr all’amicizia con i pilo c’era anche quella con Team Manger o l aziende, ma tutto na sceva da una passion che accumunava tut quanti. Tra i Team Mana ger un ottimo rapporto c’ sempre stato con Michel Rinaldi, che stimavo com pilota prima e come ma nager dopo. In lui ho sem pre visto la fantastic evoluzione di una persona da appassionato, a pilota a campione e a manage Ho avuto la fortuna di ve derlo come pilota, di inte vistarlo come manager di lavorare con lui quand sono diventato uffici stampa di Yamaha Moto Europe, quando nel su team correvano piloti de calibro di Everts e Bervo ets, quando nella “fam glia” Yamaha c’erano Team DeCarli con Claudi Federici. Ma tra i manage ricordo anche con grand piacere Paul Casper e team Ufficiale HRC con


er-

to n-

erre oti ni le ane tti a’è le me amca a: a, er. eere do io or uo el omiil io er de il il

Uno degli scatti del Calendario Infostrada Ducati 2002


due volte Campione del Mondo Bolley e con Hughes. Ma uno dei rapporti di amicizia più belli è stato con Giorgio Foi e tutta la squadra. Anni bellissimi in cui ci si divertiva professionalmente, ci si impegnava perché tutto fosse perfetto in gara e fuori, ma si rideva moltissimo durante le trasferte, grazie anche a sponsor che amavano veramente lo sport. Ma non posso neanche dimenticare Jan DeGroot, una persona squisita sotto la cui tenda c’era sempre grande ospitalità e un senso di “famiglia” incredibile. E Paolo Martin e suo fratello, con i quali abbiamo condiviso viaggi e momenti bellissimi, come a Orlando con Parker o in Australia nelle belle trasferte transoceaniche. E i tanti nella Superbike, come il Team Ducati e Davide Tardozzi (con il quale abbiamo fatto il bellissimo calendario con Veronica Sigari quando ha vinto il mondiale con Bayliss) o con il Team Castrol Honda, per il quale ho realizzato il libro ufficiale con Edwards e Aaron Slight. Per non dimenticare il servizio di Playboy con Loris Capirossi e il Team Gresini, oltre che

con il Team Alstare e Pirovano e i coniugi Batta. Poi c’erano i rapporti con le aziende e citarne una sarebbe un torto a tutte le altre… Mi vengono però in mente primi calendari fatti per la UFO Plast negli USA e la grande passione del suo patron Vito Consoloni, gli ottimi rapporti con Vincenzo Madeo della Premier e i tanti anni con la Suomy e soprattutto con i fratelli Monti, con i quali abbiamo condiviso tante belle esperienze e una bella amicizia che continua ancora oggi. La Tecnosel di Vito Mancuso, un’azienda che ha lasciato un grosso segno motocross, inventando selle innovative (che hanno salvaguardato le parti basse di tantissimi piloti) e adesivi che erano su tutte le grafiche delle moto ufficiali. Gli insegnamenti di persone come Franco Acerbis, che sentendoli parlare capivi cosa c’era e c’è nel loro cuore che li lega con l’ambiente al quale hanno dato molto e dal quale gli torna sempre qualche cosa. Gli anni con la Motorex dipendendo direttamente dalla Svizzera, fino alla AXO quando è stata rile-

In alto: La foto realizzata durante il servizio a Daytone per Playboy con Jeremy McGrath e Alonna. A detra: La Yamaha 250 del Team Chapparal



vata dalla famiglia Zago; le trasferte con Giuliano Gazzola della Gaerne; i fratelli Becchis e la conoscenza con Giuseppe Luongo. Nomi che per molti significano la storia del motocross e che per me sono tutti ancora legati a ricordi e a un periodo fantastico, che difficilmente potrà tornare. Proprio Giuseppe Luongo è stato un bellissimo contatto fatto di grande rispetto reciproco: ho potuto vivere quello che aveva fatto quando io ero ancora appassionato dietro i cancelli o come invitato di riviste di settore (i Masters of Motocross, il Superbowl di Genova e gare internazionali come Maastricht e tante altre); poi come giornalista ho collaborato con lui e ho avuto il piacere di lavorare per lui al di fuori dell’ambiente moto, potendo conoscere anche meglio la persona “Luongo” al di la della sua grande professionalità e passione per i motori. Quindi rispondendo alla tua domanda… questo era il lavoro: continuare ad avere rapporti professionali con le persone che conoscevi sui campi e dimostrare che oltre alla

“simpatia” e la passione c’era grande professionalità e capacità nello svolgere il lavoro di fotografo, giornalista e addetto stampa.” E oggi la vita di Riccardo Tagliabue senza le corse com’è?

“Beh le corse in parte sono sempre rimaste con me e fanno parte del mio lavoro, anche se più fatto da una scrivania che su un campo di gara in mezzo al fango. Mi manca tantissimo quell’aria che si respirava alla mattina presto quando entravi nel paddock. L’energia che c’era prima delle prove e prima della gara, sembrava palpabile; vedere gli occhi dei piloti pochi minuti prima di una manche attraverso il loro casco, accovacciati vicino alla moto o appoggiati ad una rete. Sentire l’odore della sfida che sta per prendere il via… Li si capiva chi andava a giocarsi un titolo o chi doveva dimostrare di valere qualche cosa per “conquistare” un ingaggio per la stagione successiva… La gestione della tensione


Joel Smets con la Husaberg ufficiale


Alessio Chicco Chiodi con la Husqvarna ufficiale del Team Maddii



per non perdere la concentrazione e poi ritrovarsi alla sera a ridere e scherzare, tra piloti, manger e meccanici, mentre si smontava tutto e si preparavano i bilici per tornare a casa o andare direttamente alla gara successiva… Un po’ mi manca! Ma non è detto che un giorno non si ritorni, basta cercare la giusta motivazione e trovare con chi condividerla. I ricordi con i piloti sono rimasti e con molti di loro quando ci si rivede è un grande piacere. Da alcuni anni gestisco comunque alcune gare per la federazione e sono diventato un tecnico della Federazione Motociclistica Italiana per la sicurezza degli impianti off-road. Inoltre faccio diverse cose per la sicurezza dei motociclisti e comunque continuo a collaborare con alcune aziende, tra le quali la Suomy e Valenti Racing. Quest’ultima legata da anni di conoscenza e stima con Enzo Valenti, dal quale feci la licenza quando correvo nella Junior 250. Oggi gestisco la Hobnob Srl, che è un’agenzia di pubblicità, e devo dire

che le esperienze maturate negli anni sulle piste di Motocross e Superbike sono servite tantissimo e mi hanno “forgiato” e formato. Il bello è sempre stato lavorare in un team, sentirsi parte di una squadra, ognuno con la propria mansione, perseguendo tutti lo stesso risultato affidato nelle mani di uno fondamentalmente: il pilota. Ma senza il giusto lavoro da parte di tutti lo sforzo dell’atleta sarebbe stato vano. Da chi allestisce l’hospitality (in modo che gli sponsor si sentano a loro agio) a chi guida il camion che deve arrivare perfettamente in orario e deve essere sempre pulito, ai meccanici agli addetti stampa, ai fornitori per arrivare ai manger e ai piloti: tutti devono remare dalla stessa parte ed essere uniti nella vittoria, ma anche nella sconfitta, pronti tutti a rialzarsi per fare meglio la gara successiva.”


Andrea Bartolini con la Yamaha del Team Rinaldi



Ricky Carmichael con la Kawasaki 125 del Team Pro Circuit


Fred Bolley con Honda 250 HRC

la


Micky Diamond a Maggiora in una delle prime foto di Roccardo “The Flash” Tagliabue

Mike LaRocco



Pit Beirer con la Kawasaki del team De Groat



ZAETA 530 dt


ZAETA 530 dt Al lido di Schiranna, un nome mitico per chi è appassionato di moto abbiamo incontrato Marco Belli in sella alla sua creatura la Zaeta 530 dt, una moto gioiello, da lontano potrebbe ricordare una caffè racer ma quando ci si avvicina si può solo ammirare la bellezza del telaio e del potente monicilindrico made in Pesaro. Con Marco abbiamo potuto fargli qualche domanda sulla sua “bambina”

Come è nata l'idea di costruire questa moto? L'idea nasce dalla testa di Paolo Chiaia, che oltre a me e Matteo Ugliassi, Paolo mi vede correre a Daytona con queste moto e vedendomi correre mi è impressionato delle moto, tornando a casa gli è venuta l'idea di produrre una moto e grazie all'incontro con Graziano Rossi che stava cercando una moto po-

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tente e che sapesse curvare per usarla durante gli allenamenti invernali per i piloti della MotoGp, ricordiamo che molti hanno praticato o hanno praticano ancora il flat track, e mi hanno chiamato in qualità di esperto di questo tipo di moto, il primo prototipo era costruito su telaio J&M e motore Yamaha 480 preparato da Rinaldi e la moto è stata presentata il 25 settembre 2009 e poi all'Eicma e visto che la moto era molto costosa per avere un telaio ci siamo fermati un attimo per cercare di dare un'anima a questo progetto e grazie alla collaborazione con In-Motion di Giulio Bernardelle questa azienda si occupa di progettazione e industrializzazione nel settore moto con loro abbiamo sviluppato il telaio e ci sono voluti due anni per portare a termine il progetto e ora abbiamo la moto omologato. Abbiamo stretto dei rapporti con dei due distributori, uno in Francia con la



ZAETA 530 dt famiglia Serat e in Svizzera con Martignoni e stiamo omologando la moto per il mercato americano e canadese con la nostra filiale in Canada. Sono diverse le omologazioni tra Europa e America? Sono un po' diverse soprattutto sui fumi, diciamo che in America chiedono molte ore di utilizzo del motore quasi ad arrivare alla fine della sua vita, per il resto sono abbastanza simili. Come nasce Zaeta?

il

lingue e attorno a questo nome ci stiamo costruendo un mood.

Prima la moto racing poi la stradale continuerete a produrre moto da corsa? Assolutamente si!, Abbiamo appena consegnato una moto in finlandia a Ian Andersonn che ci correrà sul ghiaccio, la moto racing continuerà perchè è stata la base di partenza di tutto. Avete idea di formare un team?

nome

Gli zaeti sono dei biscotti veneti gialli, Paolo Chiaia che era innamorato di una ragazza che gli portava sempre questi biscotti, la prima moto fu fatta gialla in onore di Rossi e da lì prima fu chiamata gialletta e poi Zaeta e il nome è venuto fuori così che abbiamo scoperto che può essere pronunciato uguale in tutte le

Effettivamente la domanda ci sta ormai ho una certa età e comincio ad essere stanco, ci stiamo guardando in torno per cercare dei piloti per correre ma per un problema o per l'altro non siamo riusciti a trovare un accordo con alcuni piloti, oggi io continuerò a correre ma il futuro sarà sicuramente così. Ci sono dei team che si



sono avvicinati alla vostra moto? Noi siamo un po' il riferimento, anche perchè nel 2003 è scomparso il campionato e solo nel 2009 grazie a me ed Alberto Castagna siamo riusciti a rifarlo partire, c'è comunque gente che si è interessato alla moto, anche Yamaha si è interessata alla nostra moto e per chiedere informazioni sia sul prodotto ma anche sulla disciplina, molti del mondo della supermoto vedi Lucarini che prima organizzava il trofeo Centro/sud ed ora corre nel flat track. Oggi il flat track è Marco Belli e Zaeta, la cosa mi fa piacere ma bisogna darsi una mossa per portare avanti la disciplina. Sai un altro team ci ha copiato un po' usando il nostro stesso motore, ma ci sono anche tanti appassionati che vorrebbero farsi la moto da soli e ci contattano per avere informazioni tecniche.

La scelta del motore Tm è avvenuta per le prestazioni o perchè è un prodotto italiano?

Entrambe ma forse quello del made in Italy è stato uno dei fattori importanti, sul mercato ci sono molti motori racing ma il team è quello con connotati da corsa molto spiccati si pensi solo a come è fatto il condotto di aspirazione molto verticale. Che rapporto avete con TM, il motore è specifico oppure è di serie? Loro hanno diversi tipologie di motore con diverse caratteristiche, abbiamo un bellissimo rapporto e solo pochi giorni fa eravamo da loro a Pesaro per parlare della prossima fornitura, sono molto disponibili infatti se passeremo l'omologazione americana dovremo inserire un sensore nel cambio e per Tm questo non sarà un problema per fare la modifica e ci permettono di appoggiarsi ai loro concessionari per gli eventuali problemi tecnici. Quante moto fino ad ora sono state prodotte? Quella che hai fotografato oggi è la numero 15,




la numero 16 è già stata prodotta e verrà consegnata al nostro rivenditore di Milano e ne abbiamo altre 2 in produzione, per fine anno dovremo arrivare a 25-28 pezzi e se partirà il mercato americano vogliamo arrivare tra 35 e 50 e sono numeri molto grandi per una azienda come la nostra. Il vostro prodotto è personalizzabile? Assolutamente si, abbiamo un sacco di combinazioni possibili dagli specchietti, manubri, sospensioni ci si può fare la Zaeta come vuole il cliente, diciamo che la moto di serie esiste ma che ognuno si può fare la moto secondo le proprie esigenze ecco perchè ci abbiamo messo due anni per uscire con la moto omologato.

spese, perchè siamo arrivati in un momento dove non c'erano grosse novità sul mercato e poi l'effetto Rossi, si è un po' legato il nome di Zaeta come la moto di Graziano Rossi, ci ha aperto diverse porte e mi hanno dato tanto credito con il fatto di continuare a correre e vincere mi ha permesso di poter essere preso per quello che sono, soprattutto io sono una persona che fa un passo alla volta. Siete entrati nel mercato in un periodo di crisi non vi hanno preso per matti? Sai un momento di crisi che tanta “povertà” ma anche tanta ricchezza e siccome questo prodotto è per chi non bada a spese per comprare una moto da 13.000 Euro, vorremmo diventare nel nostro piccolo di diventare la Ferrari della moto.

Quanto è stato difficile partire dall'idea fino ad arrivare alla presentazione definitiva?

Come mai le riviste di settore non dedicano spazio al flat track?

In realtà ci reputiamo bravissimi perchè abbiamo ottenuto dei risultati enormi senza grosse

Con la scomparsa di Gianni Tomba ci sarà sempre meno sulle riviste ma se vuoi una risposto pa-


pale l'editoria oggi è basata sulla pubblicità e noi in questo momento noi non abbiamo possibilità di spendere in pubblicità, e poi il nostro mondo è veramente piccolo rispetto alle altre discipline del fuoristrada. Nel resto d'Europa questa disciplina è molto seguita? Si in alcuni paesi ha un forte seguito anche grandi sponsor, sono stato a Goteborg per il mondiale di speedway e la manifestazione era totalmente brandizzata monster!

Prossimi progetti futuri? Il motore bicilindrico e ci stiamo pensando e lavorando, vediamo come si può portare avanti il progetto! La Zaeta nasce 530? Si nasce così, volendo si può mettere il motore 450 e basterebbe!, ma giustamente la gente vuole sempre le grosse cilindrate e non gli fai capire il contrario. Un mio progetto personale è costruire una

minimoto ma questa è una mia idea! Prossimi progetti racing? Ora si comincia con il campionato Italiano e sono 6 gare, non ho grosse velleità di classifica, ma quello che mi sta molto a cuore in questo 2013 sono le gare mitiche la Pikes Peak il 30 giugno e la Bonneville, lo sparo sul lago salato, e magari una salita sull'Etna. Esiste in Europa un Campionato? Adesso esiste la Coppa Fim ma l'anno prossimo dovrebbe diventare mondiale, la prima prova che è stata fatta a Lonigo io l'ho vinta!. Dove vedi la Zaeta tra dieci anni? Mi metti davvero in crisi. Sicuramente ci saremo tra dieci anni e non sarà un marchio solo legato alla moto, dove saremo tra dieci anni....saremo in Australia il 30 Maggio 2023 saremo lì a fare delle gare!!!!





Guarda il video 08



Camm Corse Artigiani delle biciclette

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e



I tubi che andranno a formare il telaio della bicicletta Camm


Camm Corse

Artigiani delle biciclette

Quali sono le fasi di produzione di una bicicletta Camm Corse?

La prima fase è la progettazione del tubo in carbonio in varie forme per essere leggero ma rigido viene stampato in autoclave sotto vuoto, successivamente i tubi vengono portati dal telaista che mette in dima le parti a secondo delle misure dell'atleta, viene puntato con della colla poi fasciato con dei fogli di carbonio e messo nel forno a 120° e così nasce il telaio poi viene verniciato e montati tutti gli accessori. Come nasce l'idea di un telaio fatto in una certa maniera o in un'altra?

Allora il tubo rotondo ha più garanzie a livello torsionale ha delle caratteristiche buone ma molti lineari non eccelle in niente, il tubo ovale in-

vece di da delle resistenze maggiori dove si ha bisogno e in altre è più leggero dove ne serve meno, se il telaio è fatto bene aiuta a migliorare il prodotto. Il telaio ha delle forme standard oppure ogni atleta si scegli la sua forma?

Nel caso del monoscocca la forma è quella, nel caso invece di Camm l'atleta può scegliere il prodotto più consono alle sue prestazioni, si tenga presente che esistono circa 50 tipi diversi di tubi, ogni persona ha caratteristiche diverse dal peso della persona anche al tipo di corridore e noi abbiamo tubi per ogni esigenza C'è differenza tra costruire una bici da corsa e una mtb?

No assolutamente uguale nella Mtb si rinforzano delle parti che sono più


La dima dove vengono assemblati i tubi


Camm Corse

Artigiani delle biciclette sollecitate dagli urti, per il resto il carbonio è lo stesso. Come Corse?

nasce

Voi producete solo per i professionisti o anche per i semplici appassionati?

Camm

Camm Corse nasce dal fatto di ripartire con la produzione di una bicicletta fatta completamente in Italia perchè negli ultimi anni le varie aziende del settore hanno portato in Cina e Taiwan la produzione, sia per i costi più bassi ma anche per i problemi a dover seguire una produzione nel costruire un telaio, sai è molto più facile tirare fuori dal cartone il telaio e montargli le varie parti che seguire tutta la fase produttiva. Camm Corse vuole tornare a quello che succedeva anni fa nella produzione di telai che veniva fatta tutta in Italia dove gli atleti avevano biciclette fatte su misura. In questo momento è l'atleta che si adatta alla bicicletta invece deve essere il contrario e Camm fa questo.

La bici su misura non è solo per cercare la performance ma è anche una questione di confort, ogni bici deve essere adeguata in funzione dell'atleta o di chi usa la bicicletta per passione e questo nel tempo si è un po' perso le aziende avevano in catalogo alcuni modelli e le persone si dovevano adattare. Quanto può costare una bici Camm?

Il telaio Camm fatto da noi, finito e verniciato va dai 1500 ai 2200 Euro, naturalmente poi ci vanno tutti gli accessori, una bici Camm finita si parte dai 2200 fino ai 6000 Euro. Vendete più telai oppure la bici completa?

Vendiamo la bicicletta completa al 90% è raro che un cliente ci chiede


Il telaio prende forma questa è la fase dopo l’incollaggio


Varie fase di rivestimento del telaio con fogli di carbonio


solo il telaio, quando una persona decide di comprarsi una bicicletta nuova la prende completa. Come sta il mercato della bicicletta?

Il mercato è sempre stato stabile e ora sta crescendo, oltre ad essere un mezzo economico e in questo periodo la mtb sta andando molto bene perchè la gente tende a riscoprire la natura grazie alla bicicletta. Supportate delle squadre?

Al momento abbiamo due squadre pro femminili e un maschile di Mtb e forse avremo qualcosa in più prossimamente ma non possiamo ancora dirlo in forma ufficiale. Che vita ha una bicicletta?

Dipende dal prodotto, Camm Corse è garantita a vita, il nostro carbonio incomincia a perdere di prestazione dopo 15 anni noi usiamo carbonio inglese in celle frigo e dura 6 mesi, un telaio monoscocca dura dai 2 ai 5 anni. Diciamo che chi usa la bici per fare sport la durata è dai 2 ai 5 anni. Quante biciclette producete?

Contando che Camm Corse è nata a settembre (2012) vogliamo arrivare a 500 biciclette all'anno.

Il telaio pronto per entrare nel forno a 120°








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Max Nagl pilota ufficiale Honda World Motocross


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