E' uscito Heos.it n. 613 venerdì 19 Giugno 2015

Page 1

Anno

XIV

n. 613 Venerdì 19 Giugno 2015 Settimanale in pdf www.heos.it

HEOS

.it

ARTICO, DRONI DEL CNR PER STUDIARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI MATERIA

OSCURA E “DISPETTI OSCURETTI”

L’ACQUA

EVAPORA LA MICRO-AUTO VA ...


Sommario PRIMO PIANO

3

RICOSTRUITO IL MODELLO CHE RIGENERA GLI IMPULSI NEURALI ATTUALITÀ

4

FIAT-CHRYSLER, TRE POSSIBILITÀ PER DIVENTARE UN GIGANTE DELL’AUTO AMBIENTE

6 7

“LIBERATION”, SCOMMESSA PER UN' AGRICOLTURA SOSTENIBILE ED EFFICIENTE MICROBI “ANDEMIC” PER BIO-BONIFICARE TERRENI INQUINATI TECNOLOGIA

8 9 10

UN PASSO AVANTI VERSO LA “SUPREMAZIA QUANTISTICA” ARTICO, DRONI DEL CNR PER STUDIARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI L’ACQUA EVAPORA E LA MICRO-AUTO VA ... SCIENZE

11 12

“DISPETTI OSCURETTI” L’ECO DELLA LUCE PER SONDARE L’UNIVERSO PROFONDO SALUTE

13 14

NUOVE CELLULE NEL PANORAMA DELLE MALATTIE IMMUNITARIE “PUÒ AIUTARE SOLO CHI HA GIÀ SMESSO DI FUMARE” SPAZIO

15 16

SCOPERTA LA PIÙ BRILLANTE GALASSIA PRIMITIVA CON TRACCE DI STELLE ALLA RICERCA DI UN’ALTRA TERRA FOCUS

17

ETRUSCHI E CELTI TRA I SENTIERI DELL'APPENNINO CULTURA

18

PIERO DI COSIMO (1462-1522) PITTORE “FIORENTINO” ECCENTRICO FRA RINASCIMENTO E MANIERA

In copertina, il ghiaccio Kongsbreen alle Isole Svalbard, in Norvegia

HEOS.it

Newsletter settimanale di scienze politica cultura Direttore responsabile Umberto Pivatello Aut. Tr. Verona n°1258 -7 Marzo 1997 Roc n. 16281 Redazione Heos.it Via Muselle,n. 940 - 37050 Isola Rizza - Vr (It) Tel +fax +39- 345 9295137 E-mail heos@heos.it www.heos.it

2 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

www.heos.it


PRIMO PIANO

Regaliamoci un libro

RICOSTRUITO IL MODELLO

INSEGNARE A VIVERE Manifesto per cambiare l'educazione di Morin Edgar

CHE RIGENERA GLI IMPULSI NEURALI

Cortina Editore 05/2015 pp 116 € 11,00

“La questione della verità, che è la questione dell'errore, mi ha tormentato in modo particolare fin dagli inizi dell'adolescenza. Io non ereditavo una cultura trasmessa dalla mia famiglia. Quindi per me le idee opposte avevano, ciascuna, qualche cosa di convincente. Bisogna riformare o rivoluzionare la società?”

S

ulle tracce di “La testa ben fatta” e “I sette saperi necessari all'educazione del futuro”, Edgar Morin auspica una riforma profonda dell'educazione, fondata sulla sua missione essenziale, che già Rousseau aveva individuato: insegnare a vivere. Si tratta di permettere a ciascuno di sviluppare al meglio la propria individualità e il legame con gli altri ma anche di prepararsi ad affrontare le molteplici incertezze e difficoltà del destino umano. Questo nuovo libro non si limita a ricapitolare le idee dei precedenti ma sviluppa tutto ciò che significa insegnare a vivere nel nostro tempo, che è anche quello di Internet, e nella nostra civiltà planetaria, nella quale ci sentiamo così spesso disarmati e strumentalizzati.

C

reato un modello computazionale che cattura i principali meccanismi biologici coinvolti nella rigenerazione neurale. In futuro, potrà essere utilizzato per agevolare il recupero di funzioni sensoriali e motorie in persone disabili, con l’aiuto di neuroprotesi e medicina rigenerativa. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Scientific Reports”. Il modello computazionale è stato sviluppato dagli scienziati Iolanda Morana Roccasalvo e Pier Nicola Sergi dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, i cui studi rientrano nelle attività di ricerca dell’area di neuro-ingegneria coordinata dal prof. Silvestro Micera. Molti aspetti della crescita degli assoni rimangono tuttora avvolti nel mistero. Gli assoni si estendono durante lo sviluppo del sistema nervoso e, alla loro estremità, si trova il cono di accrescimento, il sistema di navigazione biologico che percepisce gli stimoli extracellulari e che ne direziona l'avanzamento. Come un autentico navigatore, il cono di accrescimento recepisce i segnali necessari al direzionamento attraverso strutture sensoriali specializzate (chiamate “filopodia”) e “traduce” questi segnali in movimenti specifici, mediante complesse reazioni chimiche. Il modello sviluppato è in grado di riprodurre in maniera fedele tutti questi aspetti della crescita assonale. Queste conoscenze potrebbero permettere di sviluppare nuovi e più efficaci sistemi artificiali, come le “neuroprotesi” per la rigenerazione neuronale. (Red) Vedi http://www.nature.com/srep/index.html

Quello che un buon educatore può fare, secondo Morin, è tracciare la strada per il proprio allievo fornendogli gli strumenti per riconoscere le cause dei nostri errori e non ripeterli. Ma l'errore e l'illusione sono sempre dietro l'angolo nelle scelte di vita quotidiane... La riforma dell'educazione si presenta quindi come una riforma del pensier. A vivere si impara con l'esperienza, con l'aiuto di genitori ed educatori, ma anche attraverso libri e incontri. Morin punta quindi a una riforma dell'educazione che aiuti a sviluppare al meglio la propria individualità e i legami con gli altri. L'autore. Edgar Morin è una delle figure più prestigiose della cultura contemporanea. Nelle edizioni Cortina ha pubblicato, tra gli altri, La testa ben fatta (2000), I sette saperi necessari all'educazione del futuro (2001), La nostra Europa (con Mauro Ceruti, 2013), La mia Parigi, i miei ricordi (2013).

GLI “INFERNI” DI BEPPU otto sorgenti calde spettacolari del Giappone dove ovviamente non si Snellaono può fare il bagno. Spettacolare è il “chi-no-Ike Jigoku” (pozzo di sangue, foto)), profondo circa 200 metri caratterizzato da inquietanti acque rosso sangue. Il paesaggio richiama immagini da Inferno dantesco che ricordano un po' i Campi Flegrei italiani.

3 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

www.heos.it


CRONACHE

FIAT-CHRYSLER, TRE POSSIBILITÀ PER DIVENTARE UN GIGANTE DELL’AUTO

D’accordo FCA, ora basta!” è stata molto probabilmente la reazione di General Motors (GM) con Fiat-Chrysler Automobiles (FCA) riguardo a una possibile fusione GM-FCA. Ultimamente, FCA ha spinto fortemente per avvicinarsi a diverse case automobilistiche; nel caso di General Motors, con una certa insistenza. L’amministratore delegato di FCA, Sergio Marchionne, ha più volte espresso la sua opinione in merito all’inevitabile consolidamento nel settore automobilistico per ottenere migliori sinergie, specialmente quando la sovra capacità rappresenta un’importante questione irrisolta che dovrebbe essere affrontata il prima possibile. Nei mesi successivi alla fusione di Fiat e Chrysler nel 2000, Marchionne è riuscito a rendere Chrysler un business profittevole, mentre Fiat, allo stesso tempo, ha subito perdite importanti in Europa. Nelle ultime settimane, Marchionne ha chiesto ripetutamente un

Sergio Marchionne

consolidamento delle principali case automobilistiche a livello globale, per riuscire a sostenere gli enormi investimenti necessari per soddisfare la domanda di veicoli più puliti, più sicuri e tecnologicamente avanzati. Ciò mostra anche il suo desiderio di affrontare i problemi che potrebbero limitare la capacità di FCA di competere in un settore automobilistico sempre più agguerrito. Un’attenta analisi del portafoglio di veicoli di FCA getta luce sui motivi per

cui Marchionne è alla ricerca di un partner o di una fusione con una casa automobilistica globale come GM. FCA ha un ricco portafoglio di offerte per quanto riguarda veicoli commerciali leggeri (LCV) e SUV, ma è significativamente indietro nel segmento delle auto piccole e ibride rispetto ai suoi concorrenti in Europa e Nord America. Per ricapitolare quanto è accaduto nel 2000, Fiat e GM hanno stretto un'alleanza, con l’acquisto del 20% di Fiat da parte di GM. Il decennio è stato influenzato da fusioni e acquisizioni di alto profilo, con particolare attenzione alla creazione di piattaforme dai volumi elevati per ottenere il massimo profitto. Fiat e GM hanno rapidamente combinato diversi programmi, come ad esempio gli acquisti e i motori e i cambi. Con l’uscita di GM nel 2005, Fiat ha beneficiato del pagamento di una somma pari a circa 2 miliardi di dollari da parte di GM. Tornando ora al 2015, Marchionne è ancora interessato a GM. Ma a differenza del 2000, questa volta GM non ha per il momento ceduto al suo approccio. Analizzando da vicino entrambi i marchi, si spiega la posizione di GM. Proprio come GM, FCA ha un ricco portafoglio di offerte per quanto riguarda SUV e LCV, ma con una portata molto più ampia in questo segmento. Con la sua offerta di 21 modelli, FCA produce quasi 2,2 milioni di veicoli in questa categoria, nelle Americhe, in Europa e in Asia. Invece, con i suoi 34 modelli GM riesce a malapena a produrre lo stesso numero di veicoli di FCA nel segmento di SUV e LCV, e si

RASSEGNA STAMPA. LA VIGNETTE DELLA SETTIMANA Corriere.it 19 Giugno

Corriere.it 18 Giugno

Ilfattoquotidiano.it 19 Giugno

4 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

www.heos.it

Italiaoggi.it 19 Giugno


rivolge prevalentemente al solo mercato delle Americhe. Guardando al segmento delle auto piccole e ibride, diventa chiaro il motivo per cui Marchionne sta spingendo per una fusione con GM. FCA è significativamente indietro rispetto GM nel segmento delle auto piccole e dei veicoli ibridi. Nonostante si rivolgano alla stessa base geografica e, con 38 modelli, FCA ne abbia due in più di GM, FCA si assesta su circa 2.1 milioni di veicoli nel segmento A/B/C, ossia meno della metà della produzione globale di GM nello stesso segmento. Pertanto, una fusione con FCA sarebbe una grande scommessa per GM, poiché porterebbe un beneficio solo a FCA, mentre rappresenterebbe una passività per GM. Nel frattempo, GM sta cercando di mantenersi snella evitando l’aggiunta di nuovi stabilimenti produttivi. Dal 2010, GM ha cessato le attività per i marchi con bassi volumi come Hummer, Pontiac e Saturn, e ha mantenuto vivi marchi con alti volumi come Buick, Chevrolet, Cadillac e GMC. Considerando questi aspetti, inoltre, GM è stata recentemente oggetto di una profonda ristrutturazione interna a livello del gruppo. Un accordo tra GM e FCA sembra quindi altamente improbabile, ed evidenzia il fatto che FCA ha bisogno di GM molto più del viceversa. Idealmente, Marchionne dovrebbe concentrarsi sulle case automobilistiche con una ricca offerta di auto piccole in Europa e nelle Americhe, caratteristica che potenzialmente indica il gruppo Volkswagen, PSA, RenaultNissan, Mazda, Honda, Hyundai e Suzuki come possibili partner. Mentre le case automobilistiche potrebbero essere disposte a coltivare l’idea di unire le forze con FCA e, probabilmente, espandere la propria base di clienti, ma ognuna di queste possibilità pone una sfida diversa. Il gruppo Volkswagen, ad esempio, non è attivamente interessato, al momento, all’acquisizione o fusione con un’altra casa automobilistica. La casa tedesca, inoltre, punterebbe al controllo completo del gruppo FCA, che la famiglia Agnelli potrebbe non voler cedere, nell’eventualità di una fusione. Anche un accordo con Suzuki potrebbe essere difficile, considerando che

A lato, l’auto 100% Elettrica Peugeot iOn equipaggiata di batteria agli ioni di litio

Volkswagen detiene quasi il 20% delle quote di Suzuki, mentre Honda e Hyundai hanno finora resistito alla tentazione di acquisire o stringere un’alleanza con una casa automobilistica dell’Europa occidentale. Renault -Nissan potrebbe, nel migliore delle ipotesi, considerare un'alleanza strategica con FCA simile a quella che ha stretto con Daimler AG. Mazda, d’altro canto, rappresenta una proposta interessante per FCA. Il gruppo FCA ha fornito a Mazda la tecnologia utilizzata per la Mazda MX5 Miata, che con ogni probabilità avrà un fratello simile proveniente dalle scuderie FCA. Nonostante ciò, l'acquisizione o la fusione con Mazda non aiuterà FCA a raggiungere il suo scopo, poiché Mazda non porterebbe i volumi desiderati. Considerando il loro ricco portafoglio di offerte nel segmento delle auto piccole, PSA parrebbe essere la casa automobilistica più probabile per attirare l’interesse di FCA. Una fusione aiuterebbe entrambi i marchi a concentrarsi sui loro punti di forza, allo stesso tempo aiutandosi vicendevolmente a guadagnare sufficiente slancio nei mercati delle regioni in cui l’uno o l'altro marchio sono indietro. PSA ha un portafoglio di offerte piuttosto ricco nel segmento delle auto piccole, che può beneficiare FCA, e inoltre ha bisogno di diventare un player più rilevante a livello globale. Insieme, PSA e FCA possono soddisfare le proprie esigenze specifiche, colmando le lacune nei rispettivi portafogli di offerte. Tuttavia, una fusione con PSA sembra essere un’ipotesi piuttosto complessa, poiché PSA sta

5 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

lottando per riconquistare la posizione di dominio nel mercato di un tempo, e sta cercando di tornare ad essere una grande casa automobilistica. Il futuro dipende da questi possibili esiti: avere successo sul mercato o, viceversa, soccombere alle sue dinamiche. FCA ha tre diverse possibilità per avere successo. Se Marchionne sta seriamente valutando di portare GM a bordo, è possibile farlo passando dalla porta di servizio, e FCA potrebbe benissimo scegliere questa via. La seconda opzione sarebbe quella di stringere una partnership con giganti tecnologici come Google o Apple. La forza innovativa di tali aziende è ciò di cui ha bisogno FCA, poiché doterebbe istantaneamente la casa automobilistica di capacità tecnologiche uniche in termini di guida automatica, connettività di prima categoria / HMI, tra le altre cose, caratteristiche per cui FCA non si distingue attualmente. In terzo luogo, la partnership con PSA sembra essere la scelta più logica che si prospetta per il futuro. PSA porterà i volumi di cui FCA ha bisogno in Europa, mentre FCA potrebbe aiutare PSA a diventare una casa automobilistica globale, aiutando il gruppo francese attraverso i suoi stabilimenti di produzione e la sua rete di concessionari in tutto il mondo, una situazione di guadagno per entrambi.

www.heos.it

Manish Menon * * Analista di Frost & Sullivan per il settore automobilistico e dei trasporti Vedi http://www.frost.com


AMBIENTE

Un gruppo di ricercatori finanziati dall'UE impegnati nel progetto LIBERATION ha dimostrato che, controllando gli insetti nocivi in modo naturale e mantenendo il terreno in buona salute, gli agricoltori possono ridurre i costi e risparmiare denaro.

I

l progetto LIBERATION, avviato a febbraio 2013, si basava sulla convinzione che elementi dell'agricoltura come i pesticidi e i fertilizzanti non solo sono potenzialmente dannosi per la salute umana e per l'ambiente, ma sono anche inutili. Invece, occorre una migliore comprensione di come gli ecosistemi – dai processi naturali come gli insetti impollinatori e i cicli di elementi nutritivi – possono beneficiare la comunità agricola sia sotto il profilo ambientale sia economico. Altro obiettivo a lungo termine del progetto era quello di mettere in evidenza il ruolo – e anche il valore – di questi servizi ecosistemici nella produzione alimentare. Il team spera che la ricerca futura riuscirà a catturare il valore effettivo di tali servizi ecosistemici e a includerli nei modelli futuri di agricoltura sostenibile. Il progetto ha cominciato sviluppando una metodologia standardizzata per valutare, monitorare e quantificare il valore economico dei servizi ecosistemici nell'agricoltura. Lo scopo era di riuscire a comparare più accuratamente la sostenibilità di diverse pratiche agricole. Attraverso questo approccio di confronto tra i vari modelli, il team ha analizzato le pratiche di gestione agricola in habitat semi-naturali al fine

NEL 2050 SAREMO 2 MILIARDI IN PIÙ

“LIBERATION”, SCOMMESSA PER UN'AGRICOLTURA SOSTENIBILE ED EFFICIENTE di valutare i metodi più convenienti per ottimizzare il rendimento e gli introiti. Sono ora disponibili una serie di risultati importanti. Il team ha scoperto, ad esempio, che in agricoltura i servizi ecosistemici non oggetto di commercio – come il controllo biologico dei parassiti e la mineralizzazione azotata – offrono più valore economico su scala globale se si considera il costo attuale di pesticidi e fertilizzanti. Inoltre, valorizzando il contributo di questi servizi ecosistemici, gli agricoltori hanno l'opportunità di migliorare la sostenibilità delle loro pratiche agricole. In uno degli esperimenti è stato valutato l'impatto di livelli alti e bassi di azoto inorganico e insetti impollinatori sui raccolti di colza. I benefici dell'impollinazione da insetti sui raccolti sembrava aumentare con la riduzione dei livelli di azoto. Il team ha fatto notare che alcune regioni potrebbero registrare una perdita della produzione nel breve termine. Pertanto, potrebbero essere necessari sostegni economici per compensare le perdite a breve o me-

6 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

dio termine del reddito degli agricoltori, derivanti dall'adozione di prassi basate sui servizi ecosistemici. Tuttavia, nel lungo termine, le pratiche che favoriscono i servizi ecosistemici aiuteranno a ottimizzare sia la produzione sia la sostenibilità delle aziende agricole. La metodologia e i principali risultati del progetto saranno raccolti sotto forma di raccomandazioni per la gestione e le politiche. Tutti i dati raccolti potranno essere utilizzati in ulteriori studi mentre metodologia e risultati saranno applicati in altre parti del mondo. Non vi è dubbio che l'agricoltura globale deve trovare soluzioni sostenibili per alimentare una popolazione in rapido aumento. Altri due miliardi di persone in più rispetto ad oggi dovranno essere alimentate entro il 2050. LIBERATION, che dovrebbe concludersi a gennaio 2017, spera di contribuire alla ricerca di soluzioni relative all'impatto dell'organizzazione della produzione alimentari nel medio e lungo termine. (Red)

www.heos.it

Vedi http://www.fp7liberation.eu cordis_agricoltura_liberation


MICROBI “ANDEMIC” PER BIO-BONIFICARE

ca nel sottosuolo. La biobonifica dei composti clorurati in un sostrato roccioso fratturato era particolarmente difficile a causa degli imprevedibili schemi di flusso delle acque sotterranee in una roccia fratturata. Pertanto, i ricercatori hanno usato un approccio combinato impiegando un tracer conservativo per capire i collegamenti tra i pozzi, monitorare le concentrazioni di sostanze contaminanti e il rapporto degli isotopi stabili, nonché determinare altre caratteristiche fisiche e chimiche delle acque freatiche. Non è tutto. I ricercatori hanno monitorato anche i microrganismi decloruranti e non decloruranti per capire il rapporto tra le proprietà chimiche delle acque freatiche e l’attività microbica. Questo ha contribuito a spiegare le ragioni dietro al fallimento o al successo del trattamento in luoghi specifici.

TERRENI INQUINATI

A causa della loro tossicità, anche piccole fuoriuscite di solventi clorurati possono rendere le acque freatiche inutilizzabili. Per questo motivo, sviluppare un metodo economicamente conveniente, efficace e rispettoso dell’ambiente per la pulizia e la bonifica dei luoghi e delle acque contaminate è una priorità.

I

l progetto ANDEMIC, finanziato dall’UE, è stato istituito per studiare le interazioni biogeochimiche che influenzano la biobonifica dei solventi clorurati in ambienti anaerobici sotterranei. Lo scopo era migliorare la capacità di sostenere alti tassi di attività microbica e rendere la biobonifica più affidabile

e più facile da prevedere. Il bioincremento, l’aggiunta di colture microbiche attive nei luoghi contaminati, costituisce una soluzione efficace e a basso costo per la bonifica dai solventi clorurati. Coinvolge gruppi di microrganismi altamente specializzati che lavorano insieme in assenza di ossigeno per trasformare i solventi clorurati in sostanze non tossiche come l’etilene. Gli scienziati hanno usato un consorzio microbico stabile (KB-1) usato commercialmente per il bioincremento come modello per esperimenti in laboratorio e sul campo. È stata fatta una dimostrazione in un sostrato roccioso fratturato per capire meglio le interazioni biologiche e non biologiche che influenzano l’attività microbi-

7 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

Il monitoraggio sul campo dunque si può migliorare attraverso l’uso di biomarcatori. Per questo motivo, ANDEMIC ha sviluppato sonde molecolari per distinguere i batteri Dehalococcoides del KB-1 usati per il bioincremento e i Dehalococcoides originari del luogo contaminato. Tale operazione ha permesso ai ricercatori di determinare se la biobonifica è opera dei microrganismi introdotti o se sono i microrganismi intrinseci al luogo a fare il lavoro. Le conoscenze conquistate da ANDEMIC aiuteranno a progettare strategie migliori per la biobonifica dei solventi clorurati nelle falde acquifere contaminate e forniranno una base solida per la ricerca futura su nuovi gruppi di microrganismi in grado di degradare altre sostanze inquinanti che penetrano nell’ambiente del suolo e del terreno. (Red)

www.heos.it

http://cordis.europa.eu/


TECNOLOGIA

UN PASSO AVANTI VERSO LA “SUPREMAZIA QUANTISTICA” Realizzato per la prima volta lo schema per incrementare esponenzialmente l'efficienza dei simulatori fotonici quantistici.

I

l computer quantistico è una delle “pietre filosofali” della fisica moderna. Permetterebbe di effettuare operazioni di calcolo a velocità impensabili per i dispositivi classici, sfruttando le leggi che regolano i sistemi a livello di atomi. La sua realizzazione richieda tuttavia un salto tecnologico ancora al di là delle odierne possibilità e metterebbe in crisi uno dei fondamenti della teoria computazionale, la Tesi di Church-Turing Estesa. Questa tesi afferma che qualsiasi sistema fisico effettui una qualche computazione è replicabile da una Macchina di Turing (ovvero dai computer oggi disponibili). Realizzare un dispositivo quantistico con capacità superiori a quelle di un computer classico almeno in uno specifico ambito non richiede però lo sforzo tecnologico necessario per realizzare un vero e proprio computer quantistico che ci porterebbe nel regime di “supremazia quantistica”. Un traguardo sempre più vicino, anche grazie alle attività di ricerca Sapienza. Ma ritorniamo alla realtà del lavoro che si fa alla Sapienza. Si tratterebbe, in poche parole, di realizzare il più semplice dispositivo contenente “l'essenza”, se non le piene capacità, della supremazia quantistica. Esso costituirebbe il primo esempio embrionale di computer quantistico, analogamente a ciò che le prime macchine elettroniche come Colossus, realizzata da Alan Turing per decrittare il sistema di codifica Enigma, rappresentarono per l'informatica odierna. Ana-

logamente al caso di Enigma, il punto cruciale sta nella velocità di esecuzione dell'algoritmo. Un contributo in questo senso è arrivato dai fisici del gruppo di Informazione Quantistica della Sapienza di Roma, in collaborazione con l'Istituto di Fotonica e Nanotecnologie - CNR e con l' Universidade Federal Fluminense in Brasile ed è stato appena pubblicato dalla rivista americana Science Advances, proprio grazie all'utilizzo delle tecniche più avanzate della fotonica integrata e all'esperienza del gruppo di Informazione Quantistica di Roma. Già nel 2010, due ricercatori teorici del MIT, Scott Aaronson ed Alex Arkhipov, hanno dimostrato teoricamente che un dispositivo costituito da alcune decine di fotoni che interagiscano all'interno di un circuito ottico è in grado di eseguire un algoritmo di campionamento, noto come Boson Sampling, che non può essere replicato dai computer odierni. Il problema principale rimane però l’implementazione dell'algoritmo e la tecnica di generazione di fotoni. L'attuale metodologia utilizza potenti impulsi laser focalizzati su speciali cristalli, ma una singola sorgente di fotoni di questo tipo agisce in maniera probabilistica e non rende possibile prevedere il momento esatto in cui il fotone sarà generato, né consente di estrarre più di due fotoni per volta. Due team di ricerca dell'Università di Bristol ed Oxford hanno perciò pensato ad una batteria di sorgenti in parallelo, ciascuna connessa ad un differente input del circuito ottico. Uno schema concettualmente simile ad un computer con più processori che elaborano separatamente diverse parti di uno stesso

8 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

problema. Di quest’idea, denominata Scattershot Boson Sampling, il team condotto da Fabio Sciarrino, docente del Dipartimento di Fisica della Sapienza, ha messo a punto la prima realizzazione sperimentale, costituita da sei sorgenti di fotoni connesse in parallelo ad un circuito ottico, una complessa struttura realizzata dal gruppo diretto da Roberto Osellame dell'Istituto di Fotonica e Nanotecnologie CNR di Milano, costituita da una fitta rete di maglie disegnate tramite scrittura laser in un chip di vetro. L'utilizzo di sei sorgenti in parallelo costituisce un avanzamento sperimentale di notevole efficacia, che ha dimostrato la fattibilità in principio dello schema, indicando lo Scattershot Boson Sampling come uno dei migliori candidati al raggiungimento del traguardo della supremazia quantistica. «L'esperimento ha richiesto un notevole sforzo, dato che ottenere interferenza quantistica con fotoni emessi da diverse sorgenti è un compito difficile» spiega Marco Bentivegna, dottorando del gruppo. Aggiunge: «Tipicamente gli esperimenti di questo tipo utilizzano un solo cristallo di generazione, che produce fotoni lungo 2-4 possibili cammini. Nel nostro esperimento abbiamo 3 cristalli e 12 cammini, della lunghezza di svariati metri e dalla complicata geometria». La riuscita dell'esperimento è stata possibile grazie alla sinergia fra l'utilizzo delle tecniche più avanzate della fotonica integrata e dell'esperienza del gruppo di Roma nell'utilizzo di sorgenti multiple di fotoni. «Il prossimo obiettivo su cui stiamo lavorando – spiega Fabio Sciarrino, coordinatore della ricerca - è la realizzazione direttamente su chip di sorgenti di fotoni, circuiti integrati e detectors. Si tratta di una sfida tecnologica che vede coinvolti diversi gruppi di ricerca nel mondo. Noi lavoriamo in stretta sinergia con due gruppi di ricerca del CNR. Proprio su queste tematiche conclude - la Sapienza guida un nuovo progetto europeo, QUCHIP, che coinvolge nove partners europei e che ha come obiettivo lo sviluppo di un simulatore quantistico su chip». (Red)

www.heos.it

Vedi www.uniroma1.it


In alto il drone a otto eliche che guiderà dal cielo il piccolo robot semisommergibile “Shark” (sopra)

Sopra, il ghiaccio Kronebreen alle Isole Svalbard, in Norvegia. È uno dei tre ghiacciai scelti dalla missione del Cnr per studiare i cambiamenti climatici e l’inquinamento

Ricercatori dell'Istituto di studi sui sistemi intelligenti per l'automazione del Consiglio nazionale delle ricerche in missione alle Isole Svalbard, in Norvegia, per studiare i cambiamenti climatici, l’inquinamento ambientale e gli ecosistemi polari mediante l’utilizzo di veicoli robotici. Due droni, equipaggiati di foto e videocamere, sensori e campionatori, cattureranno immagini, video e dati ambientali.

D

roni “ricercatori” saranno i protagonisti della campagna scientifica dell’Istituto di studi sui sistemi intelligenti per l'automazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Issia-Cnr) sui fronti marini dei tre ghiacciai di Kronebreen, Kongsbreen e Conwaybree, situati nelle isole Svalbard in Norvegia. I ricercatori studieranno lo scambio termico tra mare e ghiaccio per ottenere informazioni e immagini mai raccolte prima, con l’obiettivo di comprendere e prevedere i cambiamenti climatici in modo sempre più accurato. Il team si servirà di veicoli robotici per ovviare al rischio di lavorare in prossimità dei tre ghiacciai, dove il dislocamento di grandi pezzi di ghiaccio è una possibilità tutt’altro che re-

ARTICO, DRONI DEL CNR PER STUDIARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI mota. Massimo Caccia, direttore dell’Issia-Cnr spiega: «Shark è il piccolo robot marino autonomo semisommergibile che effettuerà le misurazioni dei parametri ambientali ed i campionamenti di acqua, interamente progettato e sviluppato dalla nostra unità operativa di Genova, dotato di bussola e GPS, sistema di controllo automatico, radio per l’invio dei comandi e la ricezione di immagini e telemetria, raccoglierà dati sull'interfaccia aria-mare-ghiaccio». Il drone è un concentrato di alta tecnologia come chiarisce il responsabile della missione, Gabriele Bruzzone: «L’equipaggiamento prevede sensori aggiuntivi. Un pirometro consentirà di misurare la temperatura superficiale dell’acqua, la sonda multiparametrica di acquisire i valori di conduttività dell’acqua, temperatura,

9 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

ph, redox e ossigeno disciolto, un ecoscandaglio mapperà la batimetria del fondale». Per aiutarne la navigazione, visti i piccoli iceberg che potrebbero ostacolarne gli spostamenti, Shark sarà assistito da un drone volante ad otto eliche, dotato di foto e videocamera con le quali potrà anche riprendere il fronte del ghiacciaio. La missione scientifica è condotta nell’ambito del progetto di ricerca Uvass (Unmanned vehicles for autonomous sensing and sampling), approvato dallo “Svalbard Science Forum” per lo sviluppo di veicoli senza equipaggio per lo studio delle interfacce aria-mare-ghiaccio. (Red)

www.heos.it

Vedi http://www.issia.cnr.it/wp/


L’ACQUA EVAPORA E LA MICRO-AUTO VA ...

Il processo di evaporazione nasconde un’“energia” che finora non è stata sfruttata, come hanno recentemente dimostrato i ricercatori della Columbia University negli Stati Uniti.

G

uidato da Ozgur Sahin, un team della Columbia University ha sviluppato una macchinina in miniatura che sfrutta l’energia dell’evaporazione per muoversi, nonché un generatore a evaporazione che alimenta una torcia LED. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, spiega i particolari del motore sviluppato dal team che parte e funziona automaticamente quando posto su “interfacce ariaacqua”. Secondo l’abstract: «Hanno prodotto un movimento lineare rotativo simile al pistone, utilizzando muscoli artificiali su base biologica appositamente progettati sensibili ai flussi di umidità». Utilizzando questi motori, il team ha dimostrato il funzionamento di un generatore elettrico basato sull’acqua che raccoglie l’evaporazione per alimentare una fonte luminosa e una piccola auto in miniatura (pesa 0,1  kg) che avanza quando evapora l’ac-

suolo. In condizioni di umidità le spore assorbono l’acqua dall’aria, espandendo il proprio volume del 40 per cento. In condizioni di siccità, il processo si inverte. Sahin ha dedotto che l’espansione e la contrazione delle spore possono agire come un muscolo, spingendo e tirando altri oggetti: «Abbiamo notato che potevamo sfruttare il movimento delle sporte e convertirlo in energia elettrica». Ed è proprio questo che il team ha fatto con questi due motori. The Guardian spiega in dettaglio la costruzione di uno dei due motori: «Per costruire una delle due macchine – un motore a pistone galleggiante – Sahin e colleghi hanno incollato una serie di spore su ciascun lato di un sottile nastro di plastica. Le spore sono state disposte in modo tale che quelle di un lato coprissero i vuoti tra le spore dell’altro lato».

SECONDO GLI SCIENZIATI QUESTI MOTORI TROVERANNO APPLICAZIONE NELL’ALIMENTAZIONE DI SISTEMI ROBOTICI, SENSORI, DISPOSITIVI E MACCHINE CHE FUNZIONERANNO NELL’AMBIENTE NATURALE

qua in essa contenuta. The Guardian cita il leader dello studio Sahin, che ha fatto notare che i motori sono economici e possono trarre energia dall’acqua che evapora continuamente dalla superficie dei laghi e degli oceani: «L’acqua vuole evaporare. Desidera evaporare. Se si bagna una superficie, si asciugherà, è un fenomeno naturale. Noi abbiamo solo trovato un modo di trasformare tale desiderio in un’azione utile». Alla base della ricerca c’è il lavoro che Sahin aveva precedentemente svolto sul batterio Bacillus, un microrganismo comunemente presente nel

10 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

«Quando il nastro viene esposto all’aria secca, le spore si ritirano e il nastro si ritrae come un elastico. Nell’aria umida, il nastro si espande in quanto la contrazione viene allentata. Ne risulta un muscolo artificiale alimentato dalla differenza di umidità. Gli scienziati li chiamano muscoli artificiali azionati a igroscopia (hydra)». Peter Fratzl, uno scienziato dei materiali dell’Istituto Max Planck per i colloidi e le interfacce, a Potsdam in Germania, ha espresso un suo commento sulla ricerca nella rivista Science: «Sono dimostrazioni divertenti, che tuttavia dimostrano il principio. I ricercatori sono costantemente alla ricerca di fonti di energia, seppure piccole. A mio avviso ha senso usare questi gradienti (di umidità), perché sono ovunque e sono gratuiti». I ricercatori auspicano che i motori azionati a evaporazione possano trovare applicazione nell’alimentazione di sistemi robotici, sensori, dispositivi e macchine che funzionano nell’ambiente naturale. (Red) Vedi http://cordis.europa.eu/ http://www.nature.com/ ncomms/2015/150616/ncomms8346/full/ ncomms8346.html

www.heos.it


SCIENZE

A sinistra l'Universo all'infrarosso con le luci di 1,6 milioni di galassie (foto caltech.edu/)

MATERIA OSCURA: POSSIBILI TRACCE NELLA RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA EXTRAGALATTICA

“DISPETTI OSCURETTI”

E

se la materia oscura non fosse poi così oscura? Potrebbe, infatti, essere associata alla radiazione elettromagnetica: questa è l’ipotesi di un team di scienziati delle sezioni INFN di Torino, Roma Tre e Trieste, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e della Chinese Academy of Science. In particolare, lo studio, pubblicato su Physical Review Letters (PRL), descrive una correlazione fra l’emissione gamma extragalattica catturata dal telescopio spaziale Fermi, cui INFN e INAF collaborano, e la distribuzione di materia oscura cosmica ricostruita dal catalogo di galassie 2MASS. Secondo gli autori dello studio, potrebbe trattarsi di un'impronta indiretta della presenza della sfuggente materia che permea un quarto dell’universo. Questa associazione nella radiazione gamma potrebbe quindi individuare la prima possibile traccia non gravitazionale della materia oscura. Finora, infatti, tutte le nostre ipotesi si sono basate su osservazioni relative ai suoi effetti gravitazionali. Lo studio mostra che il segnale è compatibile con l’ipotesi che la materia oscura possa essere costituita dalle cosiddette Weakly Interacting Massive Particle (WIMP), per le quali lo studio identifica un intervallo di valori di massa compreso fra 10 e 300 GeV. Nicolao Fornengo, della sezione INFN di Torino, tra gli autori dello studio, in infn.it commenta: «Le WIMP, come suggerisce il loro stesso nome, possiedono un'interazione, anche se debole. Quindi, dovrebbero andare incontro a un possibile processo mutua annichilazione o di decadimento. Quello che abbiamo fatto nel nostro studio è cercare, al di fuori del gruppo di galassie di cui fa parte la nostra Via Lattea, il cosiddetto Gruppo Locale, un segnale gamma associabile a questi processi. Per fare questo, abbiamo correlato la mappa della radiazione gamma misurata dal satellite Fermi con la distribuzione di galassie del catalogo 2MASS, che rappresenta un tracciatore della distribuzione di materia oscura nell'Universo. E in questo modo - prosegue - abbiamo trovato un segnale e

mostrato che è compatibile con le WIMP. Si tratta di una prima analisi di questo tipo di correlazioni che mostra come questa tecnica sia molto promettente». L’esistenza della materia oscura è stata più volte dedotta dalla misura indiretta dei suoi effetti gravitazionali sulla materia ordinaria. Finora, però, la sua natura è rimasta ben nascosta, riuscendo a sfuggire a qualsiasi tentativo di osservazione. Gli studiosi sanno che esiste, ma non com’è fatta. La sua natura fondamentale resta uno dei principali interrogativi della fisica moderna. Al CERN di Ginevra, ad esempio, gli scienziati stanno provando a imbrigliarla con il nuovo corso del super-acceleratore LHC (Large Hadron Collider), il cosiddetto RUN2. Grazie all’energia record di 13 TeV, i fisici sperano di produrre quelle particelle che si presume compongano la materia oscura. Allo stesso tempo, gli astrofisici scrutano il cosmo a caccia di tracce di materia oscura fossile che possa rendersi visibile, ad esempio, ai sofisticati occhi dei telescopi spaziali. Come il satellite Fermi, che la sta cercando tra le pieghe della radiazione gamma. «Le strutture cosmologiche sono dominate dalla presenza di materia oscura, - sottolinea Fornengo -. Le nostre conoscenze sul fatto che questa elusiva materia esiste sono tutte di natura gravitazionale. Se, però, emettesse anche radiazione, dovremmo avere una correlazione tra la radiazione gamma misurata da Fermi e la distribuzione della materia oscura nell’Universo. La correlazione che abbiamo individuato possiede le giuste caratteristiche che ci si attende se prodotta dalla materia oscura. Non possiamo, tuttavia, escludere al momento che sia dovuta a un’altra fonte, come ad esempio l'emissione gamma prodotta dai nuclei galattici attivi. Occorreranno nuovi studi per chiarirlo. Nei prossimi mesi, ad esempio Fermi rilascerà nuovi dati. Sono, inoltre, in preparazione nuovi cataloghi di galassie Tutto questo permetterà di affinare la tecnica che stiamo utilizzando. In prospettiva, con l'arrivo dei dati che misurano il cosiddetto effetto di lente gravitazionale debole (weak lensing gravitazionale), si potranno ottenere mappe dettagliate della distribuzione di materia oscura nell'Universo. Fra qualche anno saranno infatti disponibili i dati del Dark Energy Survey, e successivamente del satellite Euclid dell'ESA. Questi nuovi potenti strumenti d'indagine - conclude Fornengo - ci permetteranno di migliorare di molto le misure di correlazione che stiamo sviluppando e potenzialmente di fornire una risposta chiara all'origine del segnale che abbiamo studiato oggi». Con la sigla 2MASS (Two Micron All-Sky Survey) si designa una serie di rilevamenti astronomici, iniziati nel 1997 e completati nel 2001, che hanno interessato l'intera volta celeste. I rilevamenti sono stati compiuti dai due telescopi di Mount Hopkins (in Arizona) e Cerro Tololo/CTIO (Cile). I dati ottenuti sono stati resi pubblici nel 2003. (Red) Vedi http://www.infn.it http://www.ipac.caltech.edu/

11 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

www.heos.it


E

sattamente come il suono può riecheggiare da oggetti distanti, anche la luce può determinare un fenomeno di eco durante l’assorbimento e la riemissione di fotoni da parte degli atomi. Le eco della luce tra i dischi di accrescimento dei buchi neri e la materia circostante hanno fornito ad alcuni astronomi finanziati dall’UE un metodo per sondare il cosmo distante. I buchi neri supermassivi sono enormi concentrazioni di materia, del peso pari a miliardi di volte la massa del Sole. Una piccola frazione di questi buchi neri si alimenta del materiale presente nelle zone limitrofe a velocità straordinarie, dando origine a un disco di materiale disposto a spirale attorno al buco nero. Riscaldato dall’attrito interno che raggiunge milioni di gradi, il materiale di accrescimento irradia abbondantemente a lunghezze d’onda ultraviolette, di raggi X e ottiche, che rendono questi oggetti visibili nella quasi totalità dell’universo osservabile. Gli astronomi impegnati nel progetto REVERB_MASS (“Advancements in black hole physics with echo mapping experiments”) si sono attivati concentrandosi particolarmente sul rilevamento dei cambiamenti nell’irradiamento dalle parti più interne dei dischi di accrescimento e la materia circostante. Hanno ricercato e trovato il “riverbero”, vale a dire la luce emessa dal disco di accrescimento e poi assorbita e riemessa dalla materia circostante. I due segnali vengono rilevati in modo indipendente e separato attra-

L’ECO DELLA LUCE PER SONDARE L’UNIVERSO PROFONDO verso un ritardo che fornisce ai ricercatori la distanza fisica tra il disco di accrescimento e la materia circostante. Gli astronomi esaminano l’ampliamento del segnale della linea di emissione echeggiato (o riverberato) dagli atomi di idrogeno e di carbonio ionizzato allo scopo di misurare la velocità della materia circostante.

bianca in colori dello spettro, ma con una precisione molto superiore. Progressi simili registreranno profonde implicazioni nell’ambito dell’applicazione di tali metodi per un gran numero di buchi neri in accrescimento ed estremamente distanti, la cui luce si presta a essere osservata con il prossimo Large Synoptic Survey Telescope.

Con i dati ricavati dal telescopio spaziale Hubble, dalla Sloan Digital Sky Survey e dal Grande telescopio binoculare a terra, gli scienziati di REVERB_MASS hanno provato nuovi metodi per combinare le velocità e le distanze della materia che circonda il buco nero per stimare la massa dei buchi neri con una precisione superiore a quanto sia mai stato possibile prima. Non solo. Per la quantificazione del ritardo, gli esperti hanno condotto analisi utilizzando osservazioni fotometriche al posto di quelle spettroscopiche impiegate tradizionalmente, che consentono di suddividere la luce in base alle lunghezze d’onda, proprio come un prisma divide la luce

Per utilizzare questi metodi nel caso di specie atomiche multiple della materia intorno a buchi neri molto distanti, sono stati proposti e realizzati nuovi programmi di mappatura dei riverberi, grazie allo spettrometro sul Very Large Telescope in Cile. Tali studi daranno impulso alla scienza dei buchi neri supermassivi in accrescimento in una nuova era fondamentale per la mappatura. I risultati del progetto REVERB_MASS sono riportati in quattro documenti pubblicati in giornali internazionali a revisione paritaria. (Red) Vedi https://www.openaire.eu

Informazioni commerciali

Essiccatore solare per alimenti “Elio” è un essiccatore solare per alimenti, piante aromatiche ed officinali, particolarmente adatto ad un utilizzo familiare o per piccole produzioni. Le sue caratteristiche lo rendono elemento indiscusso in tutte quelle attività di trattamento di conservazione in cui si intenda mantenere la piena continuità dei processi di agricoltura biologica e biodinamica.

Info heos@heos.it

Termoflow Il flusso d’aria calda e fresca a costo zero Ecologicamente compatibile Info heos@heos.it


SALUTE

Brevi

NUOVE CELLULE

CIBI DI TRE COLORI

NEL PANORAMA DELLE MALATTIE IMMUNITARIE

NUTRONO LA VISTA

I

L

a manipolazione del sistema immunitario per affrontare le malattie richiede una profonda comprensione della sua biologia. In questo contesto alcuni ricercatori europei hanno studiato una popolazione di cellule immunitarie di recente identificazione e il modo in cui esse funzionano all’interno del sistema immunitario. Le cellule dendritiche (DC) sono cellule che presentano l’antigene (APC) del sistema immunitario, e svolgono un ruolo importante nell’immunità innata e adattativa. Nei tardi anni Novanta del secol oscorso alcuni ricercatori hanno identificato una subpopolazione di DC mieloidi dermiche con fenotipo distinto, che vennero nominate slanDC (cellule dendritiche 6-sulfo LacNAc+). Le slanDC secernono grandi quantità di citochine pro-infiammatorie come TNFα e IL-12, e sono coinvolte nella patofisiologia di numerose malattie, incluso il morbo di Crohn e l’artrite reumatoide. Il loro ruolo indiscusso nella regolazione delle risposte immunitarie richiede l’indagine dettagliata della loro biologia. Sulla base di ciò il progetto EMBRACING SLANDC, finanziato dall’UE, ha iniziato a studiare i meccanismi coinvolti nella maturazione, migrazione e sopravvivenza di queste cellule. Gli scienziati hanno caratterizzato l’espressione di marcatori di superficie sulle slanDC attivate e hanno dimostrato in modo preliminare che l’espressione delle IL12 in queste cellule potrebbe essere regolata da meccanismi epigenetici. Per comprendere in che modo il lipopolisaccaride influenza negativamente la sopravvivenza delle slanDC, hanno osservato i meccanismi di senescenza che coinvolgono i segnali extracellulari, gli effetti autocrini/paracrini delle citochine endogene e l’espressione dei recettori di morte cellulare. Le osservazioni suggerivano che la morte delle slanDC potrebbe essere indotta, in parte, tramite un processo ossidativo mediato dalle specie reattive all’ossigeno. Rispetto al loro ruolo nella malattia, gli scienziati hanno osservato la co-localizzazione delle slanDC con altre cellule immunitarie, e hanno studiato le loro proprietà migratorie. In questo contesto è stata posta particolare enfasi sull’espressione dei recettori chemochine e la capacità chemioattrattante delle cellule rispetto ai neutrofili. I risultati ottenuti da questo progetto hanno fornito nuove conoscenze sulla specializzazione funzionale delle slanDC umane. I risultati del progetto offrono nuovi concetti sulla patogenesi delle malattie. Concetti che potrebbero contribuire a progettare nuove terapie per diverse malattie immunitarie. (Red) http://cordis.europa.eu/

13 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

n uno studio pubblicato dall' American Macular Degeneration Foundation, gli autori suggeriscono ricette e trucchi per “nutrire la vista”, ovvero mantenere in salute gli occhi. Ovviamente le carote sono solo uno dei molti cibi che contribuiscono ad una buona salute dell'occhio. La regola descritta nel libro è quella di mangiare cibi di tre colori diversi ogni giorno. Nel rosso dei peperoni o del melograno, nel viola delle barbabietole, nel verde, giallo o arancione di altri cibi si possono trovare i nutrienti importanti per gli occhi, come le vitamine A ed E o gli acidi grassi Omega-3, che si trovano nel pesce.

DA PARASSITA DEL GATTO RISCHIO MALATTIE MENTALI

S

econdo uno studio condotto alla Stanley Medical Research Institute del Maryland (Usa) il batterio Toxoplasma gondii, parassita che vive dentro il nostro gatto e altri animali (e causa della toxoplasmosi nell'uomo), potrebbe essere fattore di rischio per lo sviluppo di malattie mentali, come la schizofrenia. Partendo da due studi degli anni '90, da cui era emerso la presenza di un gatto come fattore di rischio per la schizofrenia nella metà dei casi, gli studiosi hanno analizzato i questionari compilati dal 1982 da 2.125 famiglie scoprendo così che il 50,6% delle persone, che aveva sviluppato la schizofrenia, nell'infanzia aveva avuto un gatto.

USA, NEUROSTIMOLATORE PER IL PARKINSON

A

pprovato dalla Food and Drug Administration (Fda), l'agenzia Usa che regola i farmaci, uno nuovo stimolatore cerebrale impiantabile per aiutare a trattare il tremore nei malati di Parkinson. Si tratta del secondo apparecchio del genere, dopo quello approvato nel 1997. Questo nuovo strumento si aggiunge alle altre misure terapeutiche per aiutare i malati di Parkinson. Il sistema di neuro-stimolazione consiste di un piccolo generatore di impulsi elettrici, alimentato da una batteria ricaricabile, impiantato sotto pelle nel petto, e un cavo conduttore che si attacca agli elettrodi, posto nel cervello.

www.heos.it


E-CIG, APPARENTEMENTE SICURA,

MA NON EFFICACE PER ABBANDONARE LE “BIONDE”

“PUÒ AIUTARE

SOLO CHI HA GIÀ SMESSO DI FUMARE”

A lato, la sigaretta elettronica

L’aggiunta della sigaretta elettronica alle sigarette tradizionali non sembra facilitare la cessazione dal fumo di tabacco né la riduzione delle sigarette fumate quotidianamente. Tuttavia, chi ha già smesso di fumare e sceglie di utilizzare esclusivamente e-cig ha maggiori possibilità di non ritornare alle sigarette tradizionali. Questi i primi risultati di uno studio pubblicato sull’ultimo numero di PLOS One, realizzato da un gruppo di atenei italiani.

«

I risultati finali di questa ricerca a cui hanno contribuito in egual misura diversi atenei italiani, sono attesi per il 2019 - spiega Walter Ricciardi, Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità e tra gli autori dello studio - ma abbiamo deciso di presentare

alcuni risultati iniziali vista l’urgenza di avere dati a supporto delle strategie politiche da delineare nei confronti delle e-cig. La sigaretta elettronica non serve probabilmente per smettere di fumare, tutt’al più può essere un’alternativa per gli ex fumatori a non tornare a fumare sigarette. Questi primi dati, inoltre - continua Ricciardi - ci dicono che, nel campione monitorato, si è dimostrata abbastanza sicura. Tra i fumatori di sigaretta elettronica, per ora, infatti, non si sono mostrati effetti avversi di rilievo». L’indagine ha riguardato, per la prima volta, un vasto campione di fumatori con diverse abitudini: 236 fumatori di e-cig (tutti ex-fumatori), 491 tabagisti tradizionali e 232 fumatori di entrambi i tipi di sigarette. A

14 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

distanza di 12 mesi, il 61,9 per cento di coloro che avevano smesso di fumare sigarette tradizionali ed erano passati a quelle elettroniche perseverava nell’astinenza dal tabacco; il 20,6 per cento degli affezionati alle bionde e il 22 per cento di coloro che fumavano entrambi i tipi di sigarette avevano raggiunto l’obiettivo dell’astinenza. Si è visto perciò che l’astinenza o la cessazione dall’abitudine al fumo rimaneva significativa tra gli esmokers, laddove l’aggiunta delle ecig alle sigarette tradizionali non aumentava la probabilità di abbandonare le sigarette né di ridurne il consumo. Gli e-smokers hanno inoltre mostrato un aumento, piccolo, ma più ampio, del livello di salute autoriportato rispetto agli altri fumatori. I dati dell’indagine Nello specifico, la ricerca ha mostrato che, alla fine dei primi dodici mesi di follow-up, il 46,2 per cento degli esmokers continuava a fumare solo sigarette elettroniche; il 15,7 per cento aveva abbandonato qualunque tipo di sigaretta (per un totale del 61,9 per cento che, quindi, come detto prima, perseverava nell’astinenza dal tabacco tradizionale); il 27,5 per cento era ricaduto nel fumo tradizionale e il 10,6 per cento aveva anch’esso avuto una recidiva in tal senso pur continuando a fumare anche le e-cig. Tra i fumatori tradizionali, il 77,6 per cento continuava nelle sue abitudini; il 13,7 per cento aveva smesso di fumare; il 6,9 per cento aveva smesso, ma era passato alle sigarette elettroniche; l’1,8 per cento aveva cominciato a fumare solo e-cig. Infine, tra i fumatori di entrambi i tipi di sigarette, il 53,5 per cento aveva abbandonato le e-cig, ma non le sigarette classiche; il 24,6 per cento continuava a fumare entrambe; l’11,6 per cento aveva smesso del tutto; il 10,3 per cento aveva abbandonato le sigarette tradizionali, ma non quelle elettroniche. (Red)

www.heos.it

Vedi fonte http://www.iss.it/


SPAZIO

Sopra, rappresentazione artistica di CR7 la galassia più brillante dell'universo primordiale (image: eso.org)

SCOPERTA LA PIÙ BRILLANTE

den Observatory nei Paesi Bassi, ha usato il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO per sbirciare nell'antico Universo, verso un periodo noto come reionizzazione, e risalente all'incirca 800 milioni di anni dopo il Big Bang. Invece di svolgere uno studio ristretto ma profondo, in una piccola area di cielo, hanno ampliato la visuale per produrre la survey di galassie distanti più estesa cha mai sia stata tentata. Il loro studio dilatato è stato realizzato grazie al VLT con la collaborazione dell'Osservatorio W.M. Keck e del telescopio Subaru così come del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA. L'equipe ha scoperto - e confermato - un numero di galassie molto giovani e sorprendentemente brillanti. Una di queste, indicata come CR7, era un oggetto eccezionalmente raro, la galassia di gran lunga più brillante mai osservata in questa fase dell'Universo.

GALASSIA PRIMITIVA CON TRACCE DI STELLE

S

coperta la galassia più brillante mai trovata nell'Universo primevo con tracce di stelle di prima generazione. Questi oggetti massicci e brillanti, finora solo previsti delle teorie, hanno prodotto i primi elementi pesanti della storia dell’universo, ossia gli elementi necessari per forgiare le stelle oggi intorno a noi, i pianeti che le orbitano e la vita come la conosciamo. La nuova galassia, chiamata CR7 (COSMOS Redshift 7), è tre volte più brillante della più brillante galassia distante finora conosciuta. Gli astronomi hanno teorizzato a lungo sull'esistenza di una prima generazione di stelle - note come stelle di Popolazione III - nate dalla materia primordiale del Big Bang. Tutti gli elementi chimici più pesanti - ossigeno, azoto, carbonio e ferro, essenziali per la vita - sono stati prodotti all'interno delle stelle. Ciò significa che le prime stelle devono essersi formate dagli unici elementi che già esistevano: idrogeno, elio e tracce di litio. Queste stelle di Popolazione III sarebbero state enormi parecchie centinaia o migliaia di volte più massicce del Sole - ardenti e transitorie - dovendo esplodere come supernove dopo solo due milioni di anni. Ma finora la ricerca di una prova fisica della loro esistenza è stata inconcludente. Questa volta, un'equipe guidata da David Sobral, dell'Institute of Astrophysics and Space Sciences, della Faculty of Sciences dell'Università di Lisbona in Portogallo, e del Lei-

CR7 è tre volte più brillante del precedente record, Himiko, che si pensava fosse un unico nel suo genere in questa epoca così remota. Le galassie con polvere, in fasi successive della storia dell'Universo, possono irradiare più energia totale rispetto a CR7, sotto forma di radiazione infrarossa da polvere calda. L'energia di CR7 è soprattutto nella luce visibile e ultravioletta. Con la scoperta di CR7 e altre galassie brillanti, lo studio poteva considerarsi già un successo, ma ulteriori indagini hanno fornito altre notizie ancora più stimolanti. Gli strumenti X-shooter e SINFONI sul VLT hanno trovato in CR7 una forte emissione di elio ionizzato ma - sorprendentemente - nessun segno di elementi più pesanti in una zona brillante della galassia. Ciò significa che l'equipe ha scoperto la prima evidenza significativa della presenza di gruppi di stelle di Popolazione III che hanno io-

15 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

(Continua a pagina 16)

www.heos.it


(Continua da pagina 15)

nizzato il gas all'interno di una galassia nell'Universo primevo. «La scoperta ha messo in crisi fin dall'inizio le nostre aspettative», ha detto David Sobral, «poiché non ci aspettavamo di trovare una galassia così brillante. Successivamente, scoprendo un pezzo per volta la natura di CR7, abbiamo capito che non solo avevamo trovato la galassia distante più luminosa, ma abbiamo anche iniziato a capire che aveva tutte le caratteristiche previste per le stelle di Popolazione III. Queste stelle sono proprio quelle che hanno formato i primi elementi pesanti che alla fine hanno permesso a noi di essere qui». All'interno di CR7, sono stati trovati ammassi di stelle più blu e un po’ più rossi, a indicare che la formazione di stelle di Popolazione III è avvenuta a ondate - come previsto. Ciò che l'equipe ha osservato direttamente è stata l'ultima ondata di stelle di Popolazione III, come a dire che queste stelle dovrebbero essere più facili da trovare di quanto

si pensasse: si trovano tra le stelle normali, nelle galassie più brillanti, non solo nelle prime galassie più piccole e più deboli, tanto fioche da essere veramente difficili da studiare. Jorryt Matthee, secondo autore dell'articolo, ha concluso: «Mi sono sempre chiesto da dove veniamo. Fin da bambino volevo sapere da dove venivano gli elementi: il calcio nelle mie ossa, il carbonio nei miei muscoli e il ferro nel mio sangue. Ho scoperto che questi si sono formati all'inizio dell'Universo, dalla prima generazione di stelle. Con questa scoperta, stiamo davvero iniziando a vedere questi oggetti per la prima volta». Il nome Popolazione III è nato perché gli astronomi avevano già classificato le stelle della Via Lattea come Popolazione I (stelle come il Sole, ricche di elementi pesanti e distribuite nel disco) e Popolazione II (stelle più vecchie, con un contenuto inferiore di elementi pesanti e presenti nell'alone, nel rigonfiamento centrale e negli ammassi globulari). (Red) Vedi www.eso.org

ALLA RICERCA DI UN’ALTRA TERRA

D

a quando Michel Mayor e Didier Queloz dell’Osservatorio di Ginevra scoprirono il primo pianeta extrasolare nel 1995, gli astronomi si sono lanciati nella ricerca spasmodica di nuovi mondi. Negli ultimi vent’anni se ne sono aggiunti circa 5.000 alla lista, 2.000 dei quali sono stati confermati. I pianeti extrasolari sono uno dei temi più stimolanti e importanti dell’astronomia contemporanea. Ciò che rende la caccia agli esopianeti così entusiasmante è il fatto che un numero considerevole di essi sono piccoli pianeti rocciosi simili alla nostra Terra – ciò significa che gli astronomi potrebbero effettivamente essere sul punto di trovare una nuova Terra anche se lontana anni luce. Infatti, durante un incontro dell’American Astronomical Society tenutosi quest’anno, i ricercatori hanno annunciato la scoperta di otto nuovi pianeti potenzialmente abitabili, tra cui alcuni simili alla Terra per dimensioni e caratteristiche. I ricercatori dell’UE sono stati fortemente coinvolti nell’esplorazione degli esopianeti. La missione COROT, lanciata nel 2006 dal Centro nazionale di studi spaziali (CNES) in Francia e dall’Agenzia spaziale europea (ESA) – la prima missione spaziale intesa alla ricerca di esopianeti transitanti – ha fatto decine di nuove scoperte sugli esopianeti, tra cui l’osservazione del

primo “gigante gassoso extrasolare temperato”. La NASA ha elogiato la missione per aver prodotto alcuni dei più dettagliati studi sugli esopianeti mai pubblicati. Proprio questa settimana l’ESA ha annunciato che i pianeti extrasolari potrebbero essere al centro della sua prossima missione. Nel frattempo i ricercatori dell’UE, finanziati nell’ambito del 7° PQ e di Orizzonte 2020, stanno approfondendo ogni aspetto dell’argomento per cercare di scoprire più cose su questi nuovi mondi, i quali in effetti potrebbero non essere dissimili dal nostro. Sopra nella foto immagine artistica del pianeta gemello della Terra denominato Gliese 581c scoperto nel 2007 visto tramite il programma Celestia. Il pianeta si trova nella Costellazione della Bilancioa a 20,5 anni luce dalla Terra. Subito dopo la sua scoperta, Gliese 581 c. ha suscitato l'interesse della comunità scientifica in quanto era considerato il primo esopianeta simile alla Terra ad orbitare nella zona abitabile del suo sistema planetario, con una temperatura superficiale probabilmente idonea a mantenere l'acqua allo stato liquido. (Red) Vedi http://cordis.europa.eu/

16 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

www.heos.it


FOCUS

BOLOGNA. APRE IL PARCO DI MONTE BIBELE

ETRUSCHI E CELTI

è possibile toccare con mano la vita, i costumi e le usanze di allora. Donne e guerrieri che vigilavano sulle vie che univano il mondo mediterraneo e il mondo transalpino, avamposti che potevano vedersi l'un l'altro, villaggi che producevano e commerciavano a lungo raggio. Nei suoi quasi duecento anni di vita, il villaggio di Monte Bibele ha visto susseguirsi generazioni protagoniste e testimoni, non del tutto inconsapevoli, di avvenimenti che cambiarono radicalmente la storia del continente europeo e quella delle sue relazioni con l'intero mondo allora conosciuto, dalle sponde atlantiche a quelle mediterranee orientali, fino alle remote terre della Valle dell'Indo. Mentre Alessandro il Grande dilatava i confini del mondo e i filosofi greci misuravano l'estensione del nostro pianeta, gli abitanti del villaggio svolgevano attività che per millenni erano state il sostentamento dei loro avi, ma già erano capaci di costruire un quadrante solare, antica bussola per l'orientamento astronomico e geografico, strumento modernissimo per chi si preparava a conquistare il mondo.

TRA I SENTIERI DELL'APPENNINO

Sopra, capanna all’interno del parco archeologico di Monte Bibele (foto unibo.it)

Aperta al pubblico la nuova area di interesse archeologico naturalistico, realizzata attorno all'antico sito etrusco-celtico.

A

cinquant'anni dalle prime scoperte archeologiche, grazie al lavoro dell'Università di Bologna, oggi è fruibile a Monte Bibele un vero e proprio parco archeologico dedicato all'antico abitato etrusco-celtico custodito sull'Appennino bolognese. E ci sono novità anche per Museo Archeologico di Monterenzio, che riapre con un allestimento tutto rinnovato. La giornata di inaugurazione è domani, sabato 20 giugno, con visite guidate e una serata a tema celtico, mentre il giorno dopo, domenica 21, spazio al trekking tra i sentieri del nuovo parco. Un appuntamento che arriva a conclusione di un

lungo lavoro, durato cinque anni, portato avanti dall'Università di Bologna e realizzato con fondi europei. L'Alma Mater è impegnata nel sito etrusco-celtico di Monte Bibele dal lontano 1978 e dal 2000 ha in mano anche la gestione del Museo Civico Archeologico di Monterenzio. Il lavoro di ricerca, conservazione e valorizzazione dell'area archeologica, viabilità e sentieristica comprese, è stato realizzato dal Centro di Ricerca Templa - Tecnologie Multimediali per l'Archeologia, diretto da Antonio Gottarelli, del Dipartimento di Storia Culture Civiltà. Quello di Monte Bibele è un insediamento che ha il suo fulcro nel IV e nel III secolo p.e.v., quando i Celti e gli Etruschi occupavano la Valle dell'Idice. E oggi, grazie anche ad alcune ricostruzioni di abitazioni dell'epoca,

17 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

E al grande parco a cielo aperto si affianca un allestimento museale del tutto rinnovato, con nuove vetrine e una ricchissima sezione che offre una storia parallela: quella di Monterenzio Vecchio e della sua antica comunità. Ancora donne e guerrieri, guidati da un ricco capo che venne sepolto con tutte le sue armi splendidamente conservate, con il suo elmo in bronzo che ancora riluce di patina aurea e con la sua spada al fianco, riposta nel fodero di ferro, e con tutto il suo servizio da mensa per un sontuoso banchetto nell'aldilà. In questo grande affresco di antichità e in questo bucolico scenario naturale, la tecnologia accompagna, con indicazioni e approfondimenti e grazie ai codici QR distribuiti lungo le vie e i sentieri, quanti vogliano vivere e approfondire la conoscenza di quei luoghi e di quella storia. (Red)

www.heos.it

Vedi http://www.magazine.unibo.it/


CULTURA

P

iero di Cosimo, è una figura quasi sconosciuta del Rinascimento fiorentino, nonostante l’apprezzamento dei critici e l’ampio catalogo di dipinti di tema sacro e profano oggi conservati in musei e collezioni di tutto il mondo. Figlio di un fabbro di nome Lorenzo, Piero compì il proprio apprendistato nella bottega del pittore Cosimo Rosselli, affacciandosi nella scena artistica negli anni in cui Lorenzo il Magnifico era alla guida di Firenze e in città erano attivi pittori eccellenti, da Botticelli a Filippino Lippi, da Ghirlandaio a Leonardo da Vinci, mentre dalle Fiandre giungevano opere d’arte eseguite dai maestri fiamminghi altrettanto straordinarie. Da questo coacervo culturale Piero elaborò un suo originalissimo linguaggio improntato ad una acuta osservazione del naturale, rivelando affinità con i pittori d’oltralpe e Leonardo da Vinci, attraverso il quale, modelli compositivi e tipologici tradizionali assumono connotazioni straordinarie. Dell’originalità della pittura di Piero di Cosimo, Giorgio Vasari sembra trovare un corrispettivo nella biografia del maestro che egli descrive come un uomo poco socievole, assorto nella contemplazione della natura nei suoi aspetti più selvaggi e inconsueti, dalla quale traeva l’ispirazione per invenzioni fantastiche tradotte in pittura o per la realizzazione di bizzarri carri allegorici per sfilate oggi perduti, ma decantati dai suoi contemporanei. Scarsi sono i dati biografici noti sul maestro; nato nel 1462, nel 1482 risulta iscritto alla Compagnia di San Luca, mentre si immatricola all’Arte dei medici e degli speziali nel 1504. La ricostruzione del suo percorso artistico ruota intorno a poche opere documentate, come la Visitazione eseguita per la cappella Capponi nella chiesa di Santo Spirito (1489-1490), oggi alla National Gallery a Washington, la Sacra Conversazione commissionata da Piero del Pugliese (1491-1493) per l’Ospedale degli Innocenti, il dipinto raffigurante Perseo e Andromeda oggi agli Uffizi, parte dell’arredo della camera del palazzo di Filippo Strozzi eseguito intorno al 1510, tutte presenti in mostra.

FIRENZE. GALLERIA DEGLI UFFIZI

PIERO DI COSIMO (1462-1522) PITTORE “FIORENTINO” ECCENTRICO FRA RINASCIMENTO E MANIERA

L’esposizione, la prima retrospettiva monografica dedicata a Piero di Cosimo, presenta attraverso un ordinamento cronologico il catalogo del maestro, dove, accanto ad imponenti pale d’altare, si incontrano numerosi “tondi” di destinazione domestica, particolari e misteriosi dipinti di tema profano, commissionati dalle più colte e raffinate famiglie fiorentine per le loro residenze e straordinari ri-

La scheda Dove. Firenze, Galleria degli Uffizi Cosa. Piero di Cosimo (1462-1522) – Pittore “fiorentino” eccentrico fra Rinascimento e Maniera Quando. Dal 23 giugno al 27 settembre

Info. 0552388651 0552388652 055294883 http:// www.polomuseale.firenze.it/ musei/?m=uffizi http://

18 - n. 613 | Venerdì 19 Giugno 2015

tratti. Nella mostra, saranno esposti circa quarantacinque dipinti di Piero di Cosimo e una trentina di disegni, capolavori utili per comprendere il percorso creativo seguito dall’artista. Completa il percorso un gruppo scelto di opere di maestri coevi, come Filippino Lippi, Lorenzo di Credi, il Maestro di Serumido, Cosimo Rosselli e Fra’ Bartolomeo in serrato dialogo stilistico o iconografico con Piero, per un totale di circa cento opere. L’esposizione sarà anche l’occasione per verificare varie ipotesi di ricostruzione di pale d’altare smembrate e di cicli decorativi profani, come pure per approfondire tematiche di studio legate alla committenza delle opere, diverse delle quali rivelano la conoscenza dei testi filosofici di Lucrezio. Tra i dipinti di maggior fascino presenti in mostra, figurano la tavola con la Morte di Procri della National Gallery di Londra, i pannelli con le Scene di caccia del Metropolitan Museum di New York, il Ritratto di Giuliano da Sangallo del Rijksmuseum di Amsterdam, la Sacra Conversazione dell’Ospedale degli Innocenti (MUDI), la Visitazione della National Gallery di Washington, quest’ultimo museo partner degli Uffizi nell’organizzazione della mostra, la cui prima tappa ha avuto luogo a Washington dal 1 febbraio al 3 maggio 2015. (Red)

www.heos.it


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.