Il Nuovo Grano 03/2015

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ANNO XXIII

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Latte, in Europa si muove l’Antitrust

SOMMARIO 3 - Fitofarmaci, le nuove linee regionali 8 - Nuove regole per Campagna Amica 4 - Terranostra, cambio di statuto 11 - Da San Colombano il vino poliglotta 5 - Coldiretti propone nuovi servizi 13 - Miele, boom di quello straniero 7 - Agriturismi sempre più “rosa” 15 - Multe quote latte, Italia deferita

Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI MARZO 2015

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871


La Coldiretti Interprovinciale tra Milano, Lodi, Monza e Brianza

marzo 2015

2 DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Benedetti DIREZIONE e AMMINISTRAZIONE Via F. Filzi, 27/A - MILANO 02 5829871 (r.a.) REDAZIONE Daniela Maggi REGISTRAZIONE TRIBUNALE di MILANO n. 83 dell’8/02/1992 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Fabio Bonaccorso Adriano Cislaghi PROGETTO GRAFICO e IMPAGINAZIONE PMP - Lodi FOTOGRAFIE Archivio “il Cittadino” STAMPA Litostampa Istituto Grafico srl Bergamo

Per contattare la redazione scrivere una mail all'indirizzo: milonews.mi@coldiretti.it

COLDIRETTI INTERPROVINCIALE DI MILANO, LODI, MONZA E BRIANZA Indirizzo: via Fabio Filzi, 27 – Milano - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49 Presidente: Alessandro Ubiali - Direttore: Giovanni Benedetti UFFICIO ZONA DI ABBIATEGRASSO Indirizzo: Viale G. Sforza, 62 - Tel: 02.58.29.85.00 - Fax: 02.58.29.85.19 Segretario di zona: Enzo Locatelli Orari di apertura uffici. lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00 UFFICIO ZONA DI CODOGNO Indirizzo: Via G. Carducci, 9 - Tel: 02.58.29.85.20 - Fax: 02.58.29.85.39 Segretario di zona: Paolo Butera Orari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30 UFFICIO ZONA DI CUGGIONO Indirizzo: Viale Roma, 2 – Piazzale Kuster - Tel: 02.58.29.85.40 - Fax: 02.58.29.85.59 Segretario di zona: Enzo Locatelli Orari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30 UFFICIO ZONA DI LODI Indirizzo: Via Haussmann, 11/i - Tel: 02.58.29.85.60 - Fax: 02.58.29.85.79 Segretario di zona: Stefano Bressani Orari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30 RECAPITO DI MAGENTA Ufficio Epaca Indirizzo: via Cattaneo, 28 - Tel: 02.58.29.581 Referente: Anna Bardelli Orari di apertura uffici: martedì, mercoledì, giovedì: 9.00/12.30 UFFICIO ZONA DI MELEGNANO Indirizzo: Via J. Lennon, 4 - Tel: 02.58.29.88.00 - Fax: 02.58.29.88.19 Segretario di zona: Sergio Meroni Orari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; martedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; giovedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00 UFFICIO ZONA DI MELZO Indirizzo: Via C. Colombo, 37/a - Tel: 02.58.29.88.20 - Fax: 02.58.29.88.39 Segretario di zona: Sergio Meroni Orari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30 UFFICIO ZONA DI MILANO Indirizzo: Via F. Filzi, 27 - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49 Segretario di zona: Mauro De Paoli Orari di apertura uffici fiscale e CAA: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 13.30/17.00 Uffici Epaca: via Ripamonti, 66 - Tel: 02.58.29.87.63 orari di apertura: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30 . 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30 UFFICIO ZONA DI CONCOREZZO Indirizzo: Via Remo Brambilla, 23, ang. via Monte Grappa, 85 Tel: 02.58.29.88.40 - Fax: 02.58.29.88.59 Segretario di zona: Tiziano Tenca Orari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì*: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00 * L’Ufficio Epaca rimane chiuso il giovedì per tutta la giornata


Chiesta più attenzione a chi vende, acquista e usa fitosanitari

Pan, approvate le linee guida lombarde

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Dalla formazione ai controlli, le novità per le imprese agricole

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Formazione e abilitazione Tutti coloro che acquistano o utilizzano prodotti fitosanitari ad uso professionale devono essere in possesso dell’abilitazione. L’abilitazione ha durata 5 anni e ha valenza su tutto il territorio nazionale e si ottiene frequentando il 75% del corso la cui durata è di 20 ore + esame (test di 24 domande, superameno con 21/24 risposte corrette). Possono sostenere solo l’esame coloro che sono in possesso di seguenti titoli di studio: diploma quinquennale o laurea, anche triennale, nelle discipline agrarie e forestali, biologiche, naturali, ambientali, chimiche, farmaceutiche, mediche e veterinari. La domanda di rinnovo deve essere presentata prima della scadenza e nel corso dei 5 anni di validità dell’abilitazione è necessario frequentare 12 ore di aggiornamento. Non è previsto nessun esame. Coloro i quali fanno scadere la propria abilitazione dovranno ripercorrere il percorso formativo.

TABELLA 1 1 gennaio 2016 1 gennaio 2017 SAU a mais > 300 ha SAU a mais > 250 ha

Az risicole SAU a riso > 250 ha Az vitivinicole SAU a vite > 60 ha Az con diverso orientamento colturale

rifica funzionale delle macchine deve essere effettuata da un centro abilitato e all’esito positivo sarà apposto un contrassegno adesivo sulla macchina. Informazione alla popolazione Obbligo di segnalazione del trattamento quando si impiegano prodotti fitosanitari in ambiti agricoli in prossimità di aree potenzialmente frequentate da persone (sentieri natura, percorsi salute, fitness e con attrezzature sportive all’aperto, piste ciclabili, aree di sosta, ecc.) e in ambiti extra-agricoli, come ad esempio trattamenti realizzati in parchi o giardini pubblici, ai bordi o alle alberature stradali, ecc., oppure quando espressamente riportato in etichetta. Misure specifiche per la tutela dell’ambiente acquatico, delle acque potabili nonché delle aree Natura 2000 Dal 1 gennaio 2016 sono previste misure di mitigazione per la tutela dell’ambiente acquatico, delle acque potabili e dei siti Natura 2000. Le misure di mitigazione, necessarie al fine di ridurre i rischi derivanti dall’utilizzo di alcuni prodotti fitosanitari che risultano più impattanti dalla valutazione ecotossicologica eseguita, vengono adottate in particolare per terbutilazina, glifosate, oxadiazon. Inoltre, nei siti Natura 2000 sono previste misure di mitigazione riguardanti l’utilizzo di geodisinfestanti e insetticidi su superfici investite a mais. L’utilizzo di questi prodotti sarà consentito solo nel caso in cui il monitoraggio aziendale evidenzi il superamento delle soglie di danno. Per tutti i trattamenti l’azienda dovrà utilizzare metodologie che consentano la riduzione della deriva di almeno il 30%. Difesa integrata obbligatoria Nell’ambito della difesa integrata obbligatoria, per adempiere a quanto previsto dalla norma in generale, gli utilizzatori professionali e le aziende agricole lombarde dovranno utilizzare

SAU a riso > 200 ha SAU a vite > 30 ha SAU > 300 ha

1 gennaio 2018 SAU a mais > 150 ha SAU a riso > 150 ha SAU a vite > 25 ha SAU > 200 ha

gli strumenti messi a disposizione di Regione Lombardia che sono: bollettini con indicazione di difesa; supporto programma di confusione sessuale; una pagina su sito internet regionale; registro elettronico dei trattamenti fitosanitari. In merito al registro dei trattamenti fitosanitari è obbligatorio per alcune tipologie aziendali, così come riassunto nella tabella 1. Dal 1 gennaio 2016 il registro elettronico dei trattamenti sarà obbligatorio per le aziende presenti in siti natura 2000 con una SAU riso/mais superiore a 150 ha. Il registro può essere tenuto dai Centri Assistenza Agricola. Stoccaggio prodotti fitosanitari 1) realizzati in un’area non a rischio, da un punto di vista ambientale, e non ubicati su pendii rivolti verso aree suscettibili di inquinamento e nelle zone di rispetto dei punti di captazione dell’acqua potabile (art. 94, decreto legislativo n. 152/2006); 2) non ubicati ai piani interrati e seminterrati; 3) che consentano di mantenere temperature comprese 0 e 40 °C; 4) dotati di porta ignifuga; 5) dotati di sistema di contenimento, es. pozzetto, dimensionato in modo da contenere almeno il 110% del volume del contenitore di liquidi più capace conservato nel deposito; Nuova etichettatura e pittogrammi Dal 1 giugno 2015 cambiano i pittogrammi in etichetta. Entro la fine dell’anno i prodotti non saranno più classificati come nocivi, tossici e molto tossici, ma si classificheranno come prodotti professionali e prodotti ad uso non professionale. Attenzione: per ogni ulteriore chiarimento e specifica, gli associati sono invitati a contattare gli uffici zona della Coldiretti.

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Controlli attrezzature Entro il 26 novembre 2016 controllo funzionale delle tipologie di macchine individuate dal piano nazionale. I controlli dovranno essere effettuati ogni 5 anni fino al 31 dicembre 2020, in seguito ogni 3 anni. La taratura e la ve-

Chi Az maidicole

PRIMO PIANO

l 12 marzo scorso sono state pubblicate le linee guida regionali relative all’applicazione del Piano di Azione Nazionale approvato nel gennaio 2014 inerente l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Gli obiettivi sono: ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità; promuovere l’applicazione della difesa integrata, dell’agricoltura biologica e di altri sistemi alternativi; proteggere gli utilizzatori professionali dei prodotti fitosanitari e la popolazione. Rispetto al passato il documento prevede maggior attenzione da parte di coloro che vendono, acquistano e utilizzano i prodotti fitosanitari, considerando con maggior attenzione anche il cittadino e la tutela della sua salute. In considerazione della complessità della materia che vede integrati obblighi nazionali e regionali, evidenziamo le principali novità e adempimenti che l’imprenditore agricolo è tenuto a rispettare, in quanto soggetto che utilizza prodotti fitosanitari nel corso della propria attività professionale.


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Lodi, stop al nuovo maxi polo logistico: “Tomba di cemento per le aree agricole”

TERRITORIO

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top a nuovi colossi della logistica nel Lodigiano. Ci sono già tanti capannoni inutilizzati e questa terra ha già pagato un prezzo molto alto in termini di prefabbricati, strade, cemento e mega centrali. Così la Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza di fronte alla possibilità che nella Bassa Lodigiana, fra Ospedaletto e Casalpusterlengo, si possa insediare un nuovo colosso della logistica bruciando 200 mila metri quadrati di fertile terra agricola che sarebbero coperti da capannoni e verrebbero solcati da centinaia di tir, in una zona che, fra Mantovana e Via Emilia, è già fra le più trafficate del Lodigiano. In provincia di Lodi – spiega la Coldiretti – secondo gli ultimi dati disponibili, dal 1999 al 2007 il suolo urbanizzato è cresciuto del 15,6 per cento, mentre il Lombardia fra il 1955 e il 2011 l’avanzata del cemento e dei capannoni ha registrato una progressione del 235 per cento. La Regione ha appena approvato una nuova legge contro il consumo di suolo, ma c’è una finestra di 30 mesi prima che le limitazioni vengano applicate dai comuni. “Gli enti locali – afferma Luigi Simo-

nazzi, responsabile economia e territorio della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza – hanno un’enorme responsabilità nella gestione del territorio, tutelando le aree agricole. Anche nei piani di espansione urbanistica credo che debba prevalere un principio di qualità della vita. E non mi pare che un colosso di cemento con il passaggio di centinaia di camion corrisponda a questi criteri. E forse qualche domanda bisognerebbe farsela anche sulle mirabolanti promesse di centinaia di posti di lavoro che questi progetti si portano dietro per poi scoprire che in realtà le cose non stanno mai come vengono raccontate. Il Lodigiano ha già preso troppe fregature”. Anche perché – spiega la Coldiretti – basta guardare una mappa geografica per scoprire che sui 783 chilometri quadrati della provincia di Lodi negli ultimi cinquant’anni sono sorti come funghi: capannoni, autostrade, due centrali termoelettriche, industrie chimiche e nuovi quartieri residenziali. Tutto in un territorio che resiste come culla del Grana Padano e che ha ancora 1.377 aziende agricole attive di cui il 50% sono stalle da latte.

Terranostra, nuovo statuto

Rinnovo di statuto per Terranostra, l’associazione per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio che fa capo alla Coldiretti Interprovinciale. Votato durante l’assemblea del 26 febbraio scorso, il nuovo statuto definisce il nuovo nome identificativo dell’associazione in Terranostra Milano, Lodi, Monza Brianza. Altra modifica riguarda la durata delle cariche di rappresentanza che passa da quattro a cinque anni. Nell’assemblea di febbraio, infine, il consigliere Stefano Viganò ha rassegnato le proprie dimissioni. Per questo è cambiata la composizione del consiglio, ora così costituito: Raffaele Dondoni (presidente), Alberto Dolfini (vicepresidente), Maria Oldani (nuovo consigliere entrante), Susanna Pirola (consigliere) e Isabella Castelli (consigliere).


Etichettatura, convegno a Milano Manfredini: “Serve più trasparenza”

A Codogno torna il mercato a Km 0

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prosciutti su tre venduti come italiani provengono in realtà da maiali allevati all’estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta è ottenuta da grano non coltivato in Italia e la metà delle mozzarelle arriva da latte straniero o addirittura da semilavorati industriali (cagliate) provenienti dall’estero. La sfida – spiega la Coldiretti Lombardia – non è solo quella di dare tutte le informazioni utili al consumatore, fra cui l’origine delle materie prime è quella fondamentale, ma anche di renderle leggibili e chiare sia da un punto di vista grafico che per la terminologia usata. Tutto questo – conclude la Coldiretti – a fronte di una normativa comunitaria che mantiene anonima oltre la metà della spesa obbligando ad indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi di frutta, per le uova ma non per i formaggi, per il miele ma non per il latte.

Per informazioni contattare i referenti: Massimo Torri rintracciabile via email all’indirizzo massimo.torri@coldiretti.it o al numero di telefono 02.58.29.87.64, e Fabio Turazza rintracciabile via email all’indirizzo fabio.turazza@coldiretti.it o al numero di telefono 02.58.29.87.48.

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icurezza alimentare, tutela del consumatore e sostenibilità ambientale. Sono questi i motivi alla base dell’esigenza di un’etichettatura chiara e trasparente che Rolando Manfredini, capo area sicurezza alimentare della Coldiretti, ha ricordato mercoledì 11 marzo durante un convegno svoltosi al Pirellone di Milano e dedicato alle nuove frontiere dell’etichettatura come garanzia per i cittadini e per i produttori. “La globalizzazione – ha ricordato Manfredini – ha portato allo scambio di cibo tra tutti i Paesi del mondo. Conseguenza diretta di ciò è la perdita della stagionalità dei prodotti da una parte e l’incremento di problemi ambientali dovuti al trasferimento del cibo su lunghe distanze dall’altra. “Tanto più si allungano le filiere produttive – spiega Manfredini – tanto più si perde trasparenza nelle etichette”. Da qui nascono scandali alimentari come il recente “Horsegate” che ha sconvolto l’Inghilterra. Oggi oltre il 50% delle etichette non ha indicazione di origine, per questo due

Per rispondere al meglio alle esigenze dei propri associati, la Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza ha recentemente attivato un nuovo ufficio tecnico nella sede di Milano in via Fabio Filzi al numero 27. Il nuovo ufficio svolge funzioni di consulenza in differenti ambiti a cominciare da stime, perizie e relazioni tecniche per terreni, espropri, suddivisioni ereditarie. Il nuovo servizio si occuperà anche di Programma di Sviluppo Rurale (PSR), consulenze agronomiche, autorizzazione integrata ambientale (AIA), condizionalità per ricognizioni ambientali e valutazioni, etichettatura, dichiarazioni e documentazioni per i piani di gestione nitrati, gestioni agrofarmaci e quaderno di campagna, relazioni tecniche, certificazioni HACCP per sicurezza alimentare, connessioni agriturismi e progetti didattica, procedure Sintel e progetti di formazione. L’ufficio è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.30.

TERRITORIO

Coldiretti, nuovi servizi

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La crisi delle stalle colpisce il simbolo della bella stagione

Una primavera con meno rondini

Ogni anno nidi vuoti e calo del 4 per cento nella popolazione

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atte, la crisi delle stalle colpisce anche le rondini. Secondo una ricerca del Parco Adda Sud in collaborazione con l’Università Bicocca di Milano – spiega la Coldiretti Lombardia – la popolazione di questo volatile sta calando di oltre il 4 per cento all’anno (con punte dal 70% in meno delle coppie nel Lodigiano) a causa della sparizione delle stalle da latte e da carne, habitat naturale preferito da questi volatili sia per la caccia a tafani e zanzare sia per la possibilità di costruire nidi negli angoli più alti fra le travi e il tetto. Il crollo di prezzi al produttore per latte e carne – spiega Coldiretti Lombardia – in dieci anni ha portato alla chiusura di una stalla su quattro, tanto che in tutta la regione ne sono rimaste circa seimila rispetto alle 8.761 del 2003, un crollo delle aziende che ha portato anche a una crisi demografica per le rondini. “La crisi della zootecnia, con migliaia di posti di lavoro persi e quasi tremila allevamenti chiusi, si ripercuote anche sul fronte ambientale, visto che le rondini vivono in simbiosi con il bestiame e i campi e senza stalle non trovano più il loro habitat naturale – spiega Ettore Prandini,

Presidente di Coldiretti Lombardia – il crollo del prezzo del latte imposto dalle industrie non ha fatto che peggiorare la situazione”. Secondo i dati raccolti dal Parco Adda Sud e dalla Bicocca (presentati il 19 marzo 2015 a Lodi presso la sede del Parco in viale Dalmazia, ndr.) solo

nelle province di Lodi e Cremona il numero dei nidi è calato del 70% in quindici anni, mentre nell’ultimo mezzo secolo il 30 per cento delle cascine lodigiane – spiega un censimento della Coldiretti regionale – è stato abbandonato o riconvertito ad altri usi.

LOMBARDIA

Orti urbani, 160 mila metri quadri: boom piantine, +15% in tre anni

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fiorano i 160 mila metri quadrati di estensione gli orti urbani lombardi, una superficie pari a quella di oltre duemila appartamenti di medie dimensioni. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat diffusa in occasione della presentazione della prima rete nazionale di “tutor dell’orto” promossa dalla Fondazione Campagna Amica con iniziative al farmers’ market di via Ripamonti a Milano, a quello del Circo Massimo a Roma e poi a Terni e a Ostuni. Una passione per l’orto che non sembra dare segni di cedimento, infatti una rilevazione di Coldiretti Lombardia a livello regionale indica che dal 2012 a oggi il numero degli appezzamenti è passato da duemila a 2.800 con una crescita del 40%. In Lombardia – secondo l’analisi Coldiretti - l’incidenza degli orti urbani rispetto al totale del verde cittadino è più alta a Lecco, Cremona e Pavia, mentre a livello assoluto Milano rappresenta oltre un terzo di tutti gli orti urbani lombardi con più di 52 mila metri quadrati, seguita da Como che pesa per il 13%, Cremona per quasi il 12% e Pavia che sfiora il 10%. A seguire gli altri capoluoghi: Brescia con 12 mila metri quadrati,

Lecco con 10.800, Mantova con 8.137, Bergamo con 7.129, Varese con 5.750, Sondrio con 5.103 e Lodi con 1.296. Ma si tratta di dati – spiega la Coldiretti Lombardia – ai quali bisogna poi aggiungere tutta una serie di iniziative non ancora rilevate dall’istituto di statistica. “Il fenomeno è in crescita – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – è lo dimostrano le decine di piccoli appezzamenti che nascono nelle periferie delle città o anche le mini coltivazioni di verdure o piccoli ortaggi che si possono scorgere sui terrazzi o sui balconi delle città”. Tanto che le piantine da orto – spiega la Coldiretti regionale – confermano un trend positivo nonostante la crisi. “Dal 2011 a oggi le loro vendite sono aumentate di circa il 10-15 per cento e il successo riguarda tutte le tipologie: dal pomodoro all’insalata, dalle zucchine alle melanzane e ultimamente anche i peperoncini piccanti - spiega Marcello Doniselli, vice presidente di Assofloro Lombardia - C’è grande attenzione da parte dei consumatori verso l’orto fai da te e la cosa interessante è che questa passione non riguarda solo gli anziani, ma anche giovani e famiglie».


Una struttura su tre è gestita da una titolare donna

Gli agriturismi si tingono di rosa

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Record in provincia di Lodi con il 51,5 per cento delle aziende

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A Codogno torna il mercato a Km 0

DONNE IMPRESA

’agriturismo si tinge di rosa. Nelle province di Milano, Lodi, Monza Brianza uno su tre ha per titolare una donna. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti Interprovinciale diffusa in occasione della ricorrenza dell’8 marzo. Nel Lodigiano – spiega la Coldiretti – il 51,5% di queste strutture sono condotte dalle “agrimanager”, mentre in provincia di Monza Brianza sono il 50%. Situazione differente nel Milanese, dove su un totale di 110 agriturismi sono 28 quelli guidati da donne (25,5%). Il peso delle quote rosa in agriturismo nelle province di Lodi e Monza Brianza – continua la Coldiretti – è superiore alla media lombarda del 39,7%. Nel Milanese, invece, le donne preferiscono le fattorie didattiche: su un totale di 18 strutture, infatti, 9 sono a guida femminile. “Grazie alla nostra sensibilità e alle capacità organizzative e di accoglienza – spiega Pina Alagia, responsabile del gruppo Donne Impresa della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – l’agriturismo è un’attività in cui noi donne siamo più vocate. Non solo ci occupiamo della gestione quando ne siamo titolari, ma spesso coordiniamo queste attività anche quando sono intestate ai nostri mariti o ai nostri figli”. A li-

Cinzia Dolci dell’agriturismo didattico “Asinoteca” a Ornago (Mb) vello regionale, gli agriturismi gestiti da donne rappresentano il 40% del totale di quelli presenti in Lombardia. una incidenza più che doppia rispetto alla media del 18,20% di tutti i settori produttivi, dall’industria ai servizi. Su 1.574 agriturismi sono oltre 600 quelli gestiti da donne. Le province più rosa dal punto di vista del numero assoluto sono Brescia (147 realtà) Mantova (89), Como e

Pavia (con 65 aziende a testa a guida femminile). Gli agriturismi – conclude la Coldiretti Interprovinciale – rappresentano un punto di forza per il territorio perché coniugano natura, tradizione ed enogastronomia locale. Una ricetta vincente per valorizzare e far conoscere le bellezze delle nostre province, soprattutto in vista dell’imminente apertura dell’Expo di Milano.

Pina Alagia volontaria tra i contadini africani : “Il mio impegno per un’agricoltura sostenibile”

Pina Alagia mancanza di innovazione e il limitato accesso al mercato. Il progetto FAIB si prefigge come obiettivo la realizzazione di alcune serre per la coltivazione di ortaggi e la diffusione di competenze

per migliorare la sicurezza alimentare e incrementare a livello qualitativo e quantitativo la produzione agricola. “Mio compito – spiega Pina Alagia – è stato quello di tenere un ciclo di lezioni teoriche e pratiche sui segreti della coltivazione in serra. Tutti i giorni, affiancata da un’interprete, ho insegnato a un gruppo di abitanti del luogo le tecniche e le procedure per gestire la produzione di verdura all’interno di serre”. “È un’esperienza intensa, che ti segna umanamente – ha spiegato Pina al suo rientro –. Mi ha fatto capire quanto sia profondamente ingiusto che solo una piccola parte del mondo abbia a disposizione cibo in abbondanza e di qualità”.

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Un viaggio in Uganda, nel cuore dell’Africa, per insegnare gratuitamente ai contadini locali come produrre ortaggi in serra. È stato questo l’obiettivo del viaggio di volontariato a cui lo scorso febbraio ha preso parte Pina Alagia, responsabile Donne Impresa della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza, all’interno di un progetto sociale organizzato dalla “Fondazione aiutare i bambini” (FAIB). Un’iniziativa di cui è partner anche Coldiretti Lombardia. L’Uganda è un paese fortemente agricolo, ma tuttora non è in grado di garantire la sicurezza alimentare della propria popolazione. Tra le cause le limitate conoscenze tecniche, la


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Campagna Amica, patrimonio da difendere: responsabilità e regole per crescere ancora

Farmers’ market a Milano

CAMPAGNA AMICA

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esponsabilità. È questa la parola chiave attorno a cui è ruotata l’assemblea dell’Agrimercato di Milano che si è svolta nel capoluogo lombardo lo scorso 10 marzo, alla presenza della Responsabile Provinciale di Campagna Amica, Francesca Toscani, del Coordinatore Regionale, Francesco Goffredo, e di Elisabetta Montesissa della Fondazione Campagna Amica. “La responsabilità è un concetto centrale per la crescita del nostro progetto – ha affermato Elisabetta Montesissa, Responsabile nazionale controlli e accreditamenti – Le bandiere di Campagna Amica e quelle di Coldiretti rappresentano oggi un vero e proprio marchio di fiducia, una garanzia che il cibo proposto sotto queste insegne sia italiano al cento per cento, fatto dagli agricoltori, buono, di qualità e sostenibile”. Una reputazione talmente elevata che in alcune grandi città a volte capita di vedere commercianti ambulanti che espongono illecitamente il “giallo” sulle loro bancarelle, pur non essendo imprenditori agricoli. “La rete di Campagna Amica – ha spiegato Elisabetta Montesissa nel suo intervento durante l’assemblea – rappresenta un patrimonio di tutte le imprese che ne fanno parte e come tale va salvaguardato. Non possiamo correre il rischio che pochi furbi mettano in discussione la

credibilità e la reputazione di tutto il sistema”. Per tutelare il lavoro di tutti quelli che negli anni hanno saputo valorizzare la vera produzione italiana, servono regole e coerenza. Vanno in questa direzione le modifiche dello Statuto e del Regolamento Agrimercato approvate all’interno dell’assemblea del 10 marzo. In particolare è stata introdotta la figura del Segretario, che si occuperà di coordinare tutte le iniziative e le attività degli organi associativi. Tale incarico sarà rivestito dalla Responsabile Provinciale di Campagna Amica, Francesca Toscani. Per migliorare la trasparenza e rendere più efficaci i controlli, inoltre, è stato introdotto l’obbligo per gli associati Agrimercato di affidare all’Impresa Verde di riferimento del territorio anche la gestione della contabilità, oltre che quella del fascicolo aziendale. Nel nuovo Statuto, poi, oltre al doppio cambio di denominazione e indirizzo, è stato ratificato come pre-requisito per poter partecipare ai mercati, l’accreditamento dell’imprenditore agricolo alla rete Campagna Amica. Approvato anche il divieto di utilizzare il logo Coldiretti sui singoli prodotti venduti nei mercati o sui loro imballaggi. Tutte queste modifiche vanno a sommarsi a quelle votate nell’aprile dello scorso anno, riguardanti il concetto della prevalenza dei prodotti. A questo

proposito si ricorda che almeno il 70% dei prodotti agricoli presenti sul banco del mercato devono essere realizzati dall’azienda stessa, mentre la restante parte (cioè al massimo il 30% del totale dei prodotti presenti sul banco), può provenire esclusivamente da altre aziende Campagna Amica attive in Lombardia fermo restando il fatto che tali prodotti devono essere della stessa categoria dei prodotti aziendali. Inoltre, è bene tenere presente che la vendita di un prodotto non aziendale è vietata nei mercati in cui sono presenti agricoltori che producono e vendono unicamente quello stesso prodotto. “Il nostro è un progetto giovane – ha concluso Elisabetta Montesissa – Per farlo crescere ognuno di noi, attori e protagonisti della rete Campagna Amica, deve assumersi le proprie responsabilità, impegnandosi a rispettare tutto quanto Coldiretti con Campagna Amica ha messo e metterà in campo per continuare a dare centralità, dignità e reddito all’agricoltura italiana”. La direzione da seguire è chiara, ed è stata tracciata dal Presidente Nazionale Roberto Moncalvo all’ultimo Forum di Cernobbio: “regole, legalità e risorse: sono queste le tre parole fondamentali che continueranno a ispirare l’azione della Coldiretti”.


Il Ministero della Salute promuove lo strumento della nostra Organizzazione

Vendita diretta senza più segreti: ecco il manuale firmato Coldiretti

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Dalla produzione alla vendita Il manuale comprende le fasi di

CAMPAGNA AMICA

l Ministero della Salute promuove a pieni voti il “Manuale di corretta prassi operativa per la vendita diretta di alimenti delle imprese agricole” di Coldiretti. L’iter di validazione ha richiesto tempi lunghi, oltre un anno, per la complessità della materia e le necessità di approfondimento della Commissione ministeriale deputata alla validazione. Con questo manuale Coldiretti vuole fornire alle imprese agricole uno strumento operativo completo, utile a implementare le procedure previste dalle disposizioni europee e nazionali in materia di igiene nell’attività di vendita e per il commercio al dettaglio dei prodotti alimentari, ivi comprese tutte le forme previste dal decreto 228/2001 e successive integrazioni e modifiche. Il testo offre quindi suggerimenti pratici per redigere le procedure di autocontrollo dell’igiene, per le attività della rintracciabilità e la documentazione correlata e per quelle del ritiro/richiamo del prodotto non conforme, secondo quanto stabilito dal Reg. 178/2002; ma intende anche essere di supporto per coloro che saranno chiamati a controllare l’applicazione del Regolamento stesso, in particolare gli esperti per la consulenza tecnica di Coldiretti e per le autorità preposte ai controlli.

ingresso del prodotto, stoccaggio/ conservazione, manipolazione per la vendita (porzionatura, taglio ecc…) fino al commercio al dettaglio di prodotti alimentari, inclusa la vendita diretta tramite internet. Il documento adotta la struttura basata sulle “Linee Guida del Ministero della Salute per l’elaborazione e lo sviluppo dei manuali di corretta prassi operativa ed in linea con l’altro Manuale Coldiretti di “Corretta Prassi Operativa per la Rintracciabilità e l’Igiene dei Prodotti alimentari e dei Mangimi, approvato dal Ministero della Salute nel 2009, che si

occupa dell’igiene nella produzione primaria e nelle attività connesse, compresa la somministrazione (agriturismo), del quale rappresenta quindi il naturale completamento. Un alleato per produttori e consumatori

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Con questi due testi le imprese di Coldiretti hanno ora strumenti di riferimento completi in materia di igiene, dalla produzione, alla trasformazione, alla vendita, disponendo di indicazioni utili per evitare duplicazioni burocratiche e per individuare la documentazione di supporto che le imprese agricole devono possedere. L’approccio seguito dal Coldiretti è stato quello di considerare l’azienda agricola nel suo complesso ed è stato molto apprezzato dal Ministero della Salute, anche perché soddisfa il requisito della trasparenza richiesto dai consumatori. Le indicazioni di questi Manuali di corretta prassi nelle imprese agricole socie, consentirà anche di uniformare a livello nazionale le procedure previste dai regolamenti europei, nonché essere un valido strumento di riferimento anche per le istituzioni e gli enti preposti ai controlli. Area sicurezza alimentare Coldiretti


SPECIALE VINITALY

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Vola l’export negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, male la Russia

Vino e spumanti made in Italy da record

Cresce il fatturato, che nel 2014 supera i nove miliardi di euro

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n controtendenza all’andamento del Pil il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce ancora dell’uno per cento e raggiunge nel 2014 il valore record di 9,4 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto i 5,1 miliardi (+1,4 per cento) mentre è risultato praticamente stagnante il valore delle vendite sul mercato nazionale che sono risultate attorno ai 4,3 miliardi. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti presentata al Vinitaly di Verona. Vendite in aumento dagli Stati Uniti (+4,4 per cento), che si consolidano come principale mercato di sbocco, alla Gran Bretagna (+6,1 per cento) che si classifica al terzo posto dietro alla Germania dove invece - sottolinea la Coldiretti - si registra una flessione del 4,4 per cento. Preoccupante il flop registrato in Russia dove le esportazioni calano del 10,4 per cento anche per effetto delle tensioni politiche e commerciali nonostante il vino non rientri tra i prodotti colpiti dall’embargo. Il buono stato di salute del vino italia-

no traina l’occupazione in agricoltura, che in controtendenza fa registrare un andamento positivo nel 2014. Si stima che il vino abbia offerto durante l’anno opportunità di lavoro ad un milione e duecentocinquantamila italiani tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (vinacce e raspi). Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri

e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie. “La decisa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuoso in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “nuove ed importanti opportunità si aprono nel 2015 con la ripresa economica in Italia tanto che nel primo bimestre c’è stato un aumento dell’1,9 per cento in valore delle vendite nella grande distribuzione organizzata rispetto all’anno precedente”. E segnali positivi - conclude Moncalvo - vengono anche dall’esportazioni grazie all’effetto traino del tasso di cambio favorevole con il dollaro.


Testo unico in arrivo: taglio alla burocrazia

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Si tratta – continua la Coldiretti – di un ulteriore passo in avanti dopo i primi cambiamenti positivi ottenuti con il DL “Campolibero” convertito in legge nell’agosto scorso che ha già portato delle importanti semplificazioni. Infatti – precisa la Coldiretti - per evitare duplicazioni è stato già istituito il Registro unico dei controlli con inserimento anche delle attività svolte dagli organismi di certificazione e controllo, viene rivisto l’istituto della diffida con ampliamento dei casi di applicazione, si passerà ad una completa dematerializzazione dei registri di cantina come dal decreto appena firmato dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina con semplificazioni a favore dei produttori fino a 1000 ettolitri e a chi trasforma esclusivamente le uve aziendali; è stato stabilito un esonero dalla tenuta dei registri per produttori fino a 50 ettolitri con annessa attività di vendita diretta e somministrazione.

Un vino che parla 42 lingue differenti dedicato all’Expo 2015, che si aprirà a Milano tra meno di 40 giorni. È quello che nasce dalle colline di San Colombano, enclave milanese tra le province di Lodi e Pavia, nell’azienda agricola Nettare dei Santi, in mostra all’edizione 2015 del Vinitaly di Verona presso lo stand della Coldiretti. Dallo swhaili al persiano, dal tigrino al russo, fino all’arabo, al giapponese e al cinese. Sono solo alcuni degli idiomi che caratterizzano l’etichetta di questo vino poliglotta: “L’idea ci è venuta pensando alla prossima Esposizione Universale – spiega Gianenrico Riccardi, titolare dell’azienda vitivinicola –. Volevamo far conoscere a quanta più gente possibile l’unico vino di Milano e così abbiamo pensato a una sorta di ‘etichetta globale’ con raffigurato il Duomo del capoluogo lombardo”. “I nostri produttori – spiega Alessandro Rota, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – devono puntare sulla qualità e sulla creatività, come dimostra l’idea dell’azienda Riccardi dove tradizione e innovazione si uniscono. Solo così potranno catturare i consumatori e al tempo stesso combattere le contraffazioni e le imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy”. La collina di San Colombano – spiega la Coldiretti – è l’unica area vitivinicola della provincia di Milano. Si estende a sud del capoluogo lombardo, tra la Pianura Lodigiana e la Bassa Pavese, ed è amministrata da tre province: Pavia, Lodi e Milano. Qui si producono il San Colombano, l’unico vino a Doc di Milano, e la Igt Collina del Milanese. Nel 2014 la produzione finale per il San Colombano è stata di 2.647 ettolitri, mentre per la Collina del Milanese è stata di 5.865 ettolitri.

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’arrivo del testo unico sul vino taglia del 50 per cento il tempo dedicato alla burocrazia che dal vigneto alla bottiglia rende necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti che richiedono almeno 100 giornate di lavoro per ogni impresa vitivinicola per soddisfare le 4000 pagine di normativa che regolamentano il settore. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare l’annuncio del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina all’incontro “I territori viticoli italiani ad Expo - la semplificazione come strumento competitivo verso i mercati”. “Un testo ampiamente condiviso che raccoglie molte nostre proposte che consentono di ridurre gli oneri anche economici a carico delle imprese senza abbassare la soglia di garanzia qualitativa attraverso i controlli” ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

San Colombano il vino è poliglotta

Il vino poliglotta


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Per gli esperti in Italia la soluzione sarà il contenimento

Api, emergenza Aethina tumida L’Italia settentrionale è tra le zone a rischio più basso

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oldiretti ha partecipato alla Giornata tecnico-divulgativa sull’emergenza Aethina tumida (il coleottero degli alveari), organizzata dal Cra Api di Bologna, in cui sono state illustrate le principali conclusioni dei maggiori esperti internazionali. Le relazioni scientifiche sono state fatte da esperti del Laboratorio UE di referenza per la salute delle api dell’Oie – World Organisation for Animal Health, dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie – Centro di referenza nazionale per la salute delle api, dell’Università di Pretoria (Sud Africa), del Servizio di ricerca in agricoltura del Dipartimento Agricoltura degli Usa e da Peter Neumann, Presidente di Coloss, associazione internazionale di ricerca sulle api e sul miele, il maggior esperto sull’Aethina tumida. Il tutto con la presenza del Ministero delle Politiche Agricole e del Ministero della Salute.

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Aethina, il quarto nemico più pericoloso Secondo gli esperti l’Aethina tumida viene al quarto posto tra i maggiori rischi per le api, preceduta dalla Tropilaelapsosi (Tropilaelaps spp.), un temibile acaro parassita di Apis mellifera, responsabile di una malattia esotica che malgrado la sua assenza nel territorio europeo è comunque importante che tutti gli operatori del settore apistico sappiano riconoscere. Al secondo posto, la Varroa, al terzo la Peste americana, al quinto, la Peste europea, al sesto il Nosema, al settimo la Galleria mellonella, meglio conosciuta come tarma della cera o camola del miele ed infine, l’Acarapis woodi. Italia, le zone a rischio Secondo gli esperti l’Italia settentrionale rientra tra le aree a basso rischio insieme a tutta la zona appenninica, alle Marche, all’Umbria e all’Emilia Romagna. Tra le aree potenzialmente in pericolo, oltre alla Calabria e alla Sicilia, ci sono: Puglia, l’area costiera della zona tirrenica dalla Campania alla Liguria, l’area costiera dell’Abruzzo, l’area costiera della Sardegna. Il nostro paese avendo un clima simile a quello sud Africano è vulnerabile, ma il ri-

Tutor del miele a Milano schio non va sopravvalutato. Richiede comunque un monitoraggio costante. Cosa è già stato fatto Il Mipaaf ha evidenziato che le azioni finora intraprese sono state l’avvio di un programma di ricerca del Cra Api; l’utilizzo della rete Beenet per il monitoraggio; l’avvio dell’Anagrafe apistica; l’individuazione di soluzioni che rispondano alle esigenze degli apicoltori. Il Ministero della Salute ha dichiarato che per il momento non intende modificare il decreto ministeriale nel quale sono previsti i roghi degli alveari. Ciò sarà fatto quando il Cra Api avrà elaborato un documento tecnico esaustivo su come gestire l’eventuale presenza dell’Aethina tumida. Intanto, la vendita di api e la loro movimentazione nell’ambito degli areali sottoposti a sorveglianza di Calabria e Sicilia è consentita, mentre vige il divieto assoluto di movimentazione all’esterno di tali aree. Cosa si può fare Secondo gli esperti è molto diffici-

le che interventi di eradicazione vadano a buon fine in quanto non è possibile eliminare tutti i coleotteri. In Italia, quindi, con molta probabilità si va verso il contenimento. Se dai prossimi monitoraggi primaverili dovesse risultare che i coleotteri sono presenti negli sciami selvatici, ormai la presenza è da considerarsi endemica. Dovranno essere monitorati non solo gli apiari, ma soprattutto le aree dove sono i bombi, gli sciami selvatici, i fruttiferi, i nuclei sentinella. Se in questi casi, si rinviene la presenza dei coleotteri vuol dire che ormai l’Aethina tumida è presente. Interventi prioritari Il primo è preparare delle linee guida con l’indicazione delle buone pratiche che gli apicoltori dovranno seguire per contenere la presenza dell’Aethina tumida, qualora si andasse verso una “coesistenza” con tale coleottero. Il secondo è avere delle colonie di api ben popolate in quanto più numerose sono le api meno possibilità ci sono che l’Aethina tumida prenda il sopravvento nell’alveare.


E’ invasione di miele straniero: dall’estero due barattoli su tre

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uasi due barattoli di miele su tre in vendita in Italia sono stati in realtà prodotti all’estero per effetto delle importazioni record che hanno raggiunto la quantità di 21,2 milioni di chili nel 2014, con un aumento del 15 per cento rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat dalla quale si evidenzia una crescente invasione con gli arrivi

spesso di bassa qualità e per questo occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Per acquistare miele italiano è bene verificare sempre l’etichettatura. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”. L’apicoltura italiana conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione reso all’agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi di euro.

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che nel 2014 provengono principalmente dall’Ungheria con 7.6 milioni di chili, seguita dalla Cina con 2,6 milioni di chili e poi dalla Romania con 1.8 chili e dalla Spagna con 1,6 milioni di chili. La produzione in Italia nel 2014 è risultata in forte contrazione, si stima tra gli 11 e i 13 milioni di chilogrammi, con una riduzione attorno al 50 per cento a causa del cattivo andamento climatico durante alcune delle fioriture più importanti, quali acacia, agrumi e castagno. In particolare le temperature sotto le medie stagionali, le piogge abbondanti e i forti venti hanno ostacolato fortemente l’attività di raccolta del nettare da parte delle api. Preoccupanti anche gli effetti le avversità parassitarie che hanno colpito le famiglie di api nel corso del 2014, oltre alla ormai ubiquitaria Varroa destructor, i focolai di Aethina tumida e i ritrovamenti di Vespa velutina, hanno determinato danni e gravi ostacoli all’operatività degli apicoltori delle zone interessate. Un pericolo per l’Italia perché come diceva Albert Einstein: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Con il crollo della produzione nazionale aumenta il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero,


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Maxi multe milionarie ai cartelli illegali nati in Francia e Spagna

Latte, prime mosse dell’Antitrust La denuncia Coldiretti: squilibri anche in Italia ma tutto tace

Parmalat sottopaga gli allevatori italiani

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ltre 190 milioni di euro. A tanto ammontano le maxi multe che alcune industrie lattiero casearie francesi e spagnole si sono viste recapitare dalle rispettive Antitrust. In particolare in Francia l’autorità garante della concorrenza ha comminato una sanzione complessiva di quasi 193 milioni di euro a 11 industrie, tra cui Lactalis Laita, Senagral e Andros’s Novandie, mentre in Spagna sono finite nel mirino dell’Antitrust nove imprese e due associazioni a cui sono state inflitte multe per un totale di 88 milioni di euro. Tra i gruppi anche Danone, Corporation Alimentaria e Grupo Lactalis Iberica. L’accusa per tutti è quella di aver creato dei cartelli illegali, accordandosi sul prezzo della materia prima e sulla ripartizione del mercato. “Anche in Italia si registrano comportamenti scorretti nel pagamento del latte agli allevatori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare il “silenzio assordante dell’Antitrust in Italia dove ha chiuso una stalla su “Anche in Italia esiste - sostiene Moncalvo - un

evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono. I prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori - precisa Moncalvo - manifestano ormai evidenti segni di difficoltà perché non riescono a coprire neanche i costi di produzione. Oggi gli allevatori italiani consegnano il latte alle industrie al buio senza un prezzo certo è anche quando questo è ufficializzato - precisa Moncalvo - non tiene minimamente conto dei costi così come prevede l’art 62 e occorre quindi dare all’Antitrust tutti gli strumenti necessari per intervenire anche con un adeguato sistema sanzionatorio così come è accaduto in Spagna e Francia. La Coldiretti e il Codacons per questo - conclude Moncalvo - hanno chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm)”.

Dalla francese Parmalat vengono proposti agli allevatori italiani accordi capestro che sottopagano il latte al di sotto dei costi di produzione e spingono alla chiusura delle stalle. Lo rende noto Coldiretti che definisce come indecente la proposta di Parmalat di pagare il latte 36 centesimi al litri e riferimento l’indice medio nazionale della Germania, con l’inizio della nuova campagna che coincide con la fine del regime quote latte il 31 marzo 2015. “La produzione italiana di latte - sottolinea Ettore Prandini Vice Presidente nazionale - si distingue per le elevate caratteristiche qualitative e fare dunque riferimento ai prezzi tedeschi è una manovra speculativa del tutto ingiustificata e quindi inaccettabile”. D’altra parte la Parmalat – denuncia Coldiretti - si guarda bene dal praticare sul mercato italiano gli stessi prezzi di vendita al consumo per latte e formaggi della Germania. “L’arroganza della gruppo industriale è significativa di una posizione dominante sul mercato che – conclude Ettore Prandini merita di essere attenzionata in Italia dall’Antitrust che è già intervenuto sanzionando la Lactalis, capogruppo della Parmalat, sia in Francia che in Spagna”.


Una ricerca sulla filiera del formaggio Dop più consumato al mondo

Il Grana Padano visto in “Filigrana”

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Il progetto dell’Istituto Spallanzani per valorizzare la produzione

A Codogno torna il mercato a Km 0

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L’iniziativa è stata presentata lo scorso 21 marzo a Sirmione (Bs). “Un progetto complesso – ha spiegato Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia - Siamo molto soddisfatti perché per la prima volta in Italia siamo riusciti a far dialogare e lavorare proficuamente insieme più soggetti di livello significativo del mondo della ricerca. Sinergia che ci ha consentito di arrivare a risultati utili a tutta la filiera del Grana Padano ed in primis al Consorzio di tutela che saprà leggere al meglio i dati emersi trasformandoli in azioni concrete in favore di una maggiore efficienza produttiva accompagnata da un ulteriore miglioramento qualitativo del prodotto”. Il Sistema Grana Padano conta oltre 5.000 stalle, 130 caseifici, oltre 300 imprese di produzione e confezionamento associate. La produzione nel 2014 è stata di oltre 4 milioni e 500 mila forme di cui quasi 1,6 milioni destinate all’export, cresciuto in un anno del 4,5% e pari al corrispettivo di 8 milioni di quintali di latte.

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re anni di sperimentazione, 15 centri di ricerca tra i più significativi a livello nazionale e oltre 50 ricercatori coinvolti, 9 unità operative specializzate (igiene di filiera, benessere animale, miglioramento genetico, controllo di processo, nutrizione animale, qualità lattiero casearia, marketing, etc.), un costo complessivo di circa 4,7 milioni di euro dei quali quasi 3,4 milioni provenienti da un contributo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Sono i numeri di “FILIGRANA”, il progetto coordinato dall’Istituto Sperimentale Italiano Lazzaro Spallanzani interamente dedicato alla filiera del Grana Padano con l’obiettivo di valorizzare la produzione ed incrementare ulteriormente il livello qualitativo del formaggio DOP più consumato al mondo e maggiormente prodotto nel nostro Paese, con oltre 2 milioni di tonnellate di latte pari a più del 20% del latte italiano, ovvero circa il 50% del latte della zona DOP (Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino e l’emiliana Piacenza).

E’ una pesante eredità delle troppe incertezze e disattenzioni del passato nel confronti dell’Europa nell’attuazione del regime delle quote latte che è terminato il 31 marzo scorso peraltro con il rischio concreto dell’arrivo di nuove multe quest’anno per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo quattro anni in cui nessuna multa è stata dovuta dagli allevatori italiani. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la decisione della Commissione europea di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia Ue per il mancato recupero dei prelievi dovuti dagli allevatori che hanno superato le quote latte individuali per il periodo compreso fra il 1995 e il 2009. La questione quote latte è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori ma all’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Una disattenzione nei confronti delle politiche comunitarie sulla quale si sono accumulati errori, ritardi e compiacenze che hanno danneggiato la stragrande maggioranza degli agricoltori italiani che si sono messi in regola ed hanno rispettato le norme negli anni acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro. Le pendenze a cui fa riferimento l’Unione Europea riguardano appena duemila produttori con 600 di loro che devono pagare somme superiori a 300.000 euro, cioè la gran parte del debito. Un comportamento che fa concorrenza sleale alla stragrande maggioranza dei 36mila allevatori italiani e mette a rischio le casse dello Stato.

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Multe quote: Italia deferita


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Usa, parassiti sempre più resistenti: limiti alla coltivazione di mais Ogm

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BIOTECH

resce la resistenza dei parassiti alle sementi Ogm e, con essa, i dubbi sulle virtù miracolose dei prodotti transgenici. Il caso è al centro di un articolo apparso sul quotidiano statunitense Wall Street Journal, riportato dall’agenzia Agrapress, secondo il quale anche nella nazione che più ha spinto sulle coltivazioni geneticamente modificate ci si sta rendendo conto che gli insetti hanno sviluppato una resistenza alle sementi ammazza-parassiti. Di seguito ne riportiamo alcuni stralci

Le autorità statunitensi stanno per la prima volta proponendo limiti alla coltivazione di alcune varietà di mais geneticamente modificato in modo da contrastare un vorace parassita, perchè l’insetto si è evoluto aumentando la sua propria resistenza alle colture “ammazza-parassiti”. La richiesta rappresenta potenzialmente un duro colpo per i produttori di semi biotech. Le misure proposte dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) rappresentano un coraggioso passo per contrastare la diabrotica del mais, un insetto che rientra tra le minacce alla coltivazione più dispendiose per i produttori di mais negli Stati Uniti. Il piano è rivolto a varietà di mais largamente coltivate e vendute dalla Monsanto, la prima ad aver messo sul mercato mais resistente alla diabrotica, e dai produttori di sementi rivali come la Dupont e la Dow Chemical. Questi semi di mais

sono stati geneticamente modificati per secernere delle proteine tossiche per gli insetti distruttori, ma sicure per il consumo umano, aiutando così gli agricoltori a ridurre la propria dipendenza dai pesticidi sintetici. La proposta dell’agenzia prevede (...) di limitare la pratica di alcuni agricoltori del Midwest che piantano i semi biotech anno dopo anno nelle zone in cui è diffusa la diabrotica resistente (...). L’EPA teme che un prolungarsi della resistenza [del parassita] porti gli agricoltori ad un maggiore utilizzo di prodotti chimici sintetici volti a contrastare l’insetto, creando così rischi ambientali. “La situazione sta peggiorando”, afferma Bill Jordan, vice capo dei programmi sui pesticidi dell’EPA. “Ciò che è stato fatto fino ad ora non ha impedito l’insorgenza di questi problemi, quindi sentiamo la necessità di fare di più”. Ogni anno, la diabrotica rappresenta un costo per i produttori di mais statunitensi che va dagli 1 ai 2 miliardi di dollari in danni e spese per contrastare l’attività dell›insetto. Alcune parti del piano dell’EPA sono “piuttosto prescrittive”, afferma Jeff Bookout, a capo della gestione commerciale alla Monsanto e presidente dell’Agricultural Biotechnology Stewardship Technical Committee. “E’ necessario mettere a disposizione degli agricoltori più scelte ed opzioni…non una [soluzione] uguale per tutti”. Lo scorso anno il mais geneticamente modificato, capace di produrre la proteina Bacillus thuringiensis (BT) che uccide

l’insetto, è stato piantato su circa l’80% dei campi di mais, rispetto al 19% del 2000, secondo il dipartimento dell’Agricoltura statunitense. L’adozione del mais resistente ai parassiti da parte degli agricoltori del Midwest sin dalla prima varietà, lanciata nel 1996, ne ha tuttavia diminuito l’efficacia contro alcuni insetti, come la diabrotica. L’esposizione ripetuta alle proteine prodotte dal mais implica che un piccolo numero di diabrotiche in grado di consumare la tossina BT senza morire può riprodursi a migliaia e diffondersi anno dopo anno nei campi destinati alla produzione di mais. (…) “Lo scenario peggiore è che la pianta di mais [resistente agli insetti] perda di efficacia su aree estese, e che gli agricoltori siano costretti a dipendere sempre di più dagli insetticidi,” spiega Bruce Tabashnik, professore di entomologia all’Università dell’Arizona. “E’ negativo per i loro profitti, e lo è anche per l’ambiente”. Tra i cambiamenti proposti, l’EPA imporrebbe ai produttori di mais resistente alla diabrotica di limitare la coltivazione ripetuta di mais nelle aree fortemente colpite dall’insetto. In alcune zone dell’Iowa, dell’Illinois e del Nebraska e in alcuni stati limitrofi – quella che l’EPA chiama la “zona rossa” della diabrotica – l’agenzia preme affinché il 35% circa dei campi di mais venga dedicato ad altre coltivazioni, come ad esempio la soia, dopo due anni consecutivi di coltivazione di mais geneticamente modificato resistente alla diabrotica.


17 TEAM RONALDINIO arriva prima di tutti, guadagna meglio di tutti ed è sano!

Ronaldinio, il mais grande in tutti i sensi.

5 ottimi motivi per scegliere il Team Ronaldinio per fare granella.

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Guida all’esonero contributivo per le nuove assunzioni 2015 Compensazione credito Iva del 2014

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LEGGI E FISCO

er favorire forme di lavoro stabile, la Legge di Stabilità 2015 ha introdotto l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato realizzate nel corso del 2015. Chi, come e per quanto tempo L’esonero vale per tutti i datori di lavoro privati, imprenditori e non, compresi quelli agricoli per un periodo massimo di 36 mesi e fino ad un massimo di 8.060 euro all’anno. Nel caso di rapporti part time la misura massima annua va riproporzionata al ridotto orario di lavoro. Sono esclusi premi e contributi dovuti all’INAIL, mentre rimane ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche. In generale, sono esclusi dall’agevolazione i rapporti di apprendistato, di lavoro domestico e intermittente. L’incentivo all’occupazione non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento. In agricoltura In ambito agricolo occorre distinguere tra operai e altri lavoratori del settore. Per gli operai agricoli l’esonero si può applicare purché essi non risultino occupati nel corso del 2014 con un contratto di lavoro a tempo indeterminato (anche a scopo di somministrazione) presso qualsiasi datore di lavoro agricolo e purché non risultino iscritti negli elenchi nominativi dell’anno 2014 per un numero di giornate di lavoro pari o superiore a 250 in qualità di lavoratori a tempo determinato presso qualsiasi datore di lavoro agricolo. Attenzione: per questa categoria di lavoratore sono esclusi dall’incentivo i contratti

di apprendistato, ma non i rapporti di lavoro intermittente a tempo indeterminato. Per gli impiegati, i quadri e i dirigenti del settore agricolo l’esonero a vale a condizione che: - il lavoratore, nel corso dei sei mesi precedenti l’assunzione, non abbia avuto con alcun datore di lavoro contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, compresi i rapporti a tempo indeterminato con agenzie di somministrazione, anche se somministrati a tempo determinato; - il lavoratore, tra settembre e dicembre 2014, non abbia avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato con il datore di lavoro richiedente l’incentivo o con società da questi controllate e/o collegate ovvero facenti capo al datore medesimo tramite interposta persona; - il lavoratore non deve avere avuto un precedente rapporto di lavoro agevolato con lo stsso datore di lavoro che assume. Come richiedere l’esonero L’esonero va richiesto all’INPS tramite una precisa procedura che lo stesso Istituto ha spiegato in una recente circolare. Per tutte le informazioni i soci Coldiretti sono invitati a rivolgersi all’ufficio zona di riferimento. È importante sapere, però, che la richiesta potrà essere inoltrata solo dopo che il datore ha provveduto all’assunzione. L’incentivo è riconosciuto dall’INPS in base all’ordine cronologico di presentazione delle domande. Nel caso di insufficienza delle risorse l’INPS non prenderà in considerazione ulteriori domande.

Dal 1 gennaio 2015, è possibile procedere con la compensazione (con altri tributi e contributi) del credito Iva annuale maturato nel 2014. Il credito IVA annuale può essere utilizzato in compensazione “orizzontale” o “esterna” nei seguenti limiti: fino a euro 5.000 liberi; oltre i 5.000 euro ma non superiori a 15.000 dopo la presentazione della dichiarazione IVA; oltre i 15.000 dopo la presentazione della dichiarazione IVA con visto di conformità. In alternativa all’utilizzo del credito IVA annuale in compensazione, il contribuente può valutare la richiesta di rimborso dello stesso. Attenzione alle novità introdotte dal decreto “Semplificazioni” che riguardano: l’innalzamento del limite dell’ammontare dei rimborsi eseguibili senza prestazione di garanzia e senza altri adempimenti, che passa da 5.164,57 a 15.000,00 euro; la possibilità di ottenere i rimborsi di importo superiore a 15.000,00 euro senza prestazione della garanzia (salvo eccezioni, come di seguito indicato), presentando una dichiarazione annuale o un’istanza trimestrale munita di visto di conformità (o della sottoscrizione dei componenti dell’organo di controllo), unitamente a una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà attestante la sussistenza degli specifici requisiti previsti dalla norma; l’ obbligatorietà della garanzia per i rimborsi superiori a 15.000,00 euro solo per i contribuenti che si trovano in una situazione considerata a rischio erariale; la decorrenza del termine di tre mesi per l’esecuzione dei rimborsi, che non inizia più dal termine di presentazione della dichiarazione ma dalla data della effettiva trasmissione della stessa.


Il chiarimento arriva dalla Corte Costituzionale sulle norme regionali

La bruciatura dei residui delle potature costituisce una normale pratica agricola

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ATTUALITÀ

sostanze concimanti o ammendanti e non attività di gestione dei rifiuti». Al tempo stesso, il legislatore statale ha vietato la combustione di residui vegetali agricoli nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle regioni e ha attribuito ai comuni e alle altre amministrazioni competenti in materia ambientale «la facoltà di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale di cui al presente comma all’aperto in tutti i casi in cui sussistono condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili (PM10)». La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulle leggi regionali, ha precisato che, come attestato a più riprese dalla Corte di Cassazione, l’articolo 185, comma 1, lettera f), del codice dell’ambiente (e quindi anche le corrispondenti disposizioni della direttiva n. 2008/98/CE)

consentiva – pure anteriormente all’introduzione del comma 6-bis all’art. 182 – di annoverare tra le attività escluse dall’ambito di applicazione della normativa sui rifiuti l’abbruciamento in loco dei residui vegetali, considerato ordinaria pratica applicata in agricoltura e nella selvicoltura. In tale prospettiva, ha ritenuto che il legislatore regionale fosse legittimamente intervenuto sul punto, nell’esercizio della propria competenza nella materia «agricoltura. Ha inoltre precisato che: “peraltro, dato che attiene alla «tutela dell’ambiente», di competenza esclusiva dello Stato, la definizione degli ambiti di applicazione della normativa sui rifiuti, oltre i quali può legittimamente dispiegarsi la competenza regionale nella materia «agricoltura e foreste», restano fermi i vincoli posti dal sopravvenuto comma 6-bis dell’art. 182 del codice dell’ambiente al fine di assicurare che l’abbruciamento dei residui vegetali in non danneggi l’ambiente o metta in pericolo la salute umana”.

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’abbruciamento in loco dei residui vegetali va considerato, da sempre, ordinaria pratica applicata in agricoltura e nella selvicoltura ed è nel potere della Regione legiferare in merito. Questo è quanto chiarito dalla Corte Costituzionale, in diverse sentenze, chiamata a pronunciarsi sulle norme approvate dalle Regioni per disciplinare la fattispecie, nelle more della definizione di una normativa statale di riferimento (cfr. sentenze Corte Costituzionale n.16/2015 e 38/2015). Il problema interpretativo si era posto, inizialmente, a causa della diffusione sul territorio di interpretazioni contraddittorie e, talvolta, di indicazioni contrastanti da parte delle Pubbliche Amministrazioni e degli organi di controlli sulla questione relativa all’applicabilità della normativa in materia di rifiuti alla fattispecie della combustione controllata sul luogo di produzione degli scarti di potatura derivanti dalle attività agricole. A ciò si era aggiunta la complicazione derivante dalla approvazione, nell’ambito del decreto legge 10 dicembre 2013, n.136 (cd. Decreto Terra dei fuochi), delle disposizioni penali sulla combustione illecita di rifiuti che, se interpretate in maniera restrittiva, rischiavano di rendere addirittura applicabili onerosissime sanzioni penali alle ipotesi di combustione controllata dei residui vegetali prodotti nell’ambito delle attività agricole. Nelle more, quindi, della approvazione di una norma nazionale, molte Regioni hanno provveduto, nell’ambito della propria competenza, a disciplinare la materia. Tali norme sono state impugnate davanti alla Corte costituzionale. Successivamente, il legislatore statale è intervenuto sulla materia, con l’art. 14, comma 8, lettera b), del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 che precisa che le attività di raggruppamento e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali di cui all’articolo 185, comma 1, lettera f) del codice ambientale medesimo, effettuate nel luogo di produzione, costituiscono normali pratiche agricole consentite per il reimpiego dei materiali come


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