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pubblicitaria: Vittorio Sereni che lavora al Centro Pirelli e presenta ad esempio, con garbo insolito per il contesto l’edizione ‘59/60 dell’Annual “Pubblicità in Italia”; Renzo Modesti, di Linea Lombarda, che addirittura pubblica testi di teoria della propaganda; Giovanni Giudici, attivo anche proprio come copywriter; fino al più recente caso di Nanni Cagnone. È una ricerca che si sforzasse di valicare il diaframma di reticenze e pudori nei confronti di un lavoro spesso considerato come job impiegatizio, e cioè un’indagine sugli esiti de “i poeti (che) stanno gradualmente abbandonando le torri d’avorio, ormai regno di pipistrelli e civette”, come dice lo stesso Sinisgalli, ci potrebbe fornire chiavi utilissime per capire ulteriori sviluppi interattivi di una poesia che deve fare i conti –è sempre l’orecchio di Sinisgalli che parla e lo fa con la cadenza di verso – con parole come “Inverno, Lexicon, Rodina o Pantopoon, Pekin Plissè o Penicillina”. Il tratto che caratterizza l’immagine Olivetti, e forse più in generale quella che possiamo chiamare “la via italiana all’immagine coordinata” (si pensi anche al caso Pirelli, marcato dall’alternanza di impieghi di forze esterne: Studio Boggeri, Steiner, Noorda e poi Unimark, Tovaglia, ecc. e dall’impiego di forze gestionale e progettuali interne: il già citato “Centro Pirelli”, o ancora quello dell’Italsider, accompagnato dalla presenza di un artista come Carmi, di cui è utile ricordare la campagna segnaletica antinfortunistica), il tratto comune a tutte queste esperienze è quello di un approccio che, per così dire, sale e si afferma a partire dalle contingenze pragmatiche: metodo e non sistema, coordinazione e non programma. Del resto la predilezione in area italiana per l’approccio metodico e complessivo, contrapposto a un atteggiamento sistematico e necessariamente 11


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