PIU' MAGAZINE N.25

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Che anno è?

Il futuro dell’Alma Juventus verrà infatti deciso da chi vorrà, potrà e saprà farsene carico di Sandro Candelora

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arafrasando il grande Lucio Battisti de ‘I giardini di Marzo’, ci interroghiamo dubbiosi su cosa potrà recare in dote l’anno appena inizato alle sorti dell’Alma. Esorcizzando una realtà contingente che ispira concreta malinconia, proviamo allora a prefigurare il futuro come vorremmo che fosse. Immaginandolo (potenza della fantasia) sensibilmente diverso da come potrebbe rivelarsi, evenienza che ci sforziamo di scacciare dalla porta pur sapendo che minaccia seriamente di riaffacciarsi di qui a breve dalla finestra. Dunque, partendo dal campo, ove vorremmo si esaurissero i problemi, cominciamo a mettere in chiaro che la salvezza rappresenta l’obiettivo imprescindibile di un torneo iniziato sotto cattive premesse, snodatosi nelle fase ascendente all’insegna di inauditi patemi d’animo ma che nel girone di ritorno può e deve offrire una necessaria inversione di tendenza. In primis, perché la squadra granata, pur con evidenti pecche in termini di qualità, esperienza ed assortimento degli uomini, ha le armi per salvare la pellaccia. In secondo luogo, avendo ormai visto ed in taluni casi rivisto tutte le avversarie di un campionato modesto quant’altri mai, abbiamo maturato la realistica convinzione che in giro in media non c’è molto di meglio e, ciò che conforta non poco, non manca chi sappia fare persino di peggio. E’ il caso di compagini quali Giulianova, Villacidrese, San-

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giovannese (nel frattempo, finita in mano alla banda-Ripoli: auguri!) e di altre che si uniranno al trenino delle precarie dopo un mercato invernale condotto dalla gran parte dei club in rigorosa austerità, specchio della fatica bestiale che si sta facendo semplicemente per tirare a campare. Quale ulteriore motivo di fiducia giunge poi il fatto che quest’anno è davvero più facile salvarsi che retrocedere, dal momento che a finire fra i dilettanti sarà solo l’ultima in classifica, con eventuale spareggio che la vedrebbe impegnata con chi la precederà di una posizione, se distanziata di meno di cinque punti. Ma il vero imperativo categorico che deve spingere Amaranti e compagni alla salvezza è la considerazione che il salto all’indietro costituirebbe la pietra tombale sul calcio professionistico fanese. Che di recente ha saputo uscire per ben due volte

dall’inferno delle categorie inferirori ma che in caso di nuovo tonfo, alla luce della miserrima congiuntura attuale, rischia la seria condanna al fuoco eterno. La madre di tutte le partite, ben più ardua delle semplici sfide sul campo, si giocherà tuttavia fuori dal rettangolo verde. L’avvenire, (per meglio dire, la sopravvivenza stessa) della gloriosa Alma Juventus verrà infatti deciso da chi vorrà, potrà e saprà farsene carico. In questo senso, le parole volutamente forti spese negli ultimi tempi, che con buona pace di difensori d’ufficio di infima tacca sono valse forse ad intaccare il muro d’omertà esistente, lasciano necessariamente spazio alla speranza. Che affida la sentenza finale al tempo. Giudice spietato ed inflessibile. Non tanto con chi fa ed umanamente sbaglia. Ma soprattutto con chi pur avendone tutti i mezzi non fa proprio un bel nulla.

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