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La Show-Room a misura di cliente Una nuova collaborazione di filiera Isolare con spessori minimi Serramenti e risparmio energetico

NOVEMBRE 2015

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SOMMARIO

EDITORIALE 3 Gli strumenti per ripartire

26 ECLISSE

MADE PER VOI 4 Con risolutezza verso

Nuovi Prodotti

di Giuseppe Vantusso

il mercato che c’è di Claudio Troni

INTERVISTA 6 Nasce la show-room

sartoriale a cura della redazione

DAL GRUPPO 10 Costruiamo

la filiera verticale di Gian Luca Bellini

15 Prodotti e servizi per il

mercato dei professionisti di Claudio Troni

INTERVENTI 16 Massimo Confort,

zero consumi a cura di Fakro

20 Isolamento a secco

con minimo spessore a cura di Over- All

DALLA PRODUZIONE Case History

22 INDEX

Impermeabilizzare senza demolire

24 DAMIANI HOLZ & KO.

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uova veste per la show-room N di Milano

30 SAINT GOBAIN – GYPROC Habito Clima Activ’ Air

VAGA Vagalighther, malta da intonaco super leggera

32 MAPEI

Ultralite Flex, l’adesivo per i lavori di tutti i giorni STABILPLASTIC Il sistema tubo e raccordo in pvc Stabilconfort FA

34 ISOVER

Isover Par 4+, la soluzione ideale per i moderni sistemi a secco

CAMINI WIERER Massima sicurezza con Protetto

36 PROJECT FOR BUILDING Prodotto Dampdry

WIENERBERGER Porotherm Revolution per l’efficienza energetica

DULCIS IN FUNDO 38 I problemi li conosciamo,

le soluzioni meno di Roberto Anghinoni

Quando il tetto è un cappello

Colophon

“Made Life” è un house-organ web ideato dal Marketing di Gruppo Made. Hanno collaborato a questo numero: Roberto Anghinoni, Cristiano Bonesso, Andrea Giani, Cristiano Leonarduzzi, Alessandro Pagliarani, Claudio Troni. Grafica e impaginazione: Sillabario Srl – Milano Gruppo Made è un marchio di Made Italia Srl, con sede legale a Milano, Via della Moscova, 47/A - 20121 Milano (MI). Made Italia Srl – Sede di Bologna -Via Piero Gobetti, 52/3 40129 Bologna Tel: +39 051.760041 | Fax: +39 051.6056789. Made Italia Srl – Sede di Pero (Mi) - Via Amerigo Vespucci, 10 20016 Pero (MI) Tel: +39 02.93909301 | Fax: +39 02.93906184.


EDITORIALE

GLI STRUMENTI PER RIPARTIRE Le competenze che ci chiede il mercato di oggi sono già disponibili per noi di Gruppo Made nei nostri servizi. Usufruirne concretamente sarà la nostra arma vincente per il presente e per il futuro

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urante un recente convegno, ben organizzato dalla rivista “Youtrade”, ho avuto modo di apprezzare, e quindi di riflettere, su alcuni argomenti che i relatori hanno presentato nelle loro esposizioni. Per esempio, di come sia ancora fondamentale il nostro mercato, che rappresenta il 10% del Pil nazionale, nonostante si riesca solo adesso a uscire, a fatica, dalla crisi che, in generale, ha fatto perdere al nostro settore circa il 30% del suo valore. Credo che ognuno di noi abbia vissuto la flessione del mercato a modo suo. Troppa è infatti la differenza fra le diverse aree della nostra penisola, così come numerose e spesso imprevedibili sono le variabili che possono determinare una svolta in negativo o in positivo dei nostri fatturati. È successo anche all’interno del nostro Gruppo che, operando a livello nazionale, ha evidenziato e sta evidenziando segnali di ripresa a macchia di leopardo, ma non solo. Quasi tutti i relatori del convegno, infatti, hanno sottolineato l’importanza dell’organizzazione della nostra attività, a più livelli. Non solo hanno rimarcato la necessità di migliorare qualitativamente la nostra offerta commerciale, ma si sono soffermati anche sulla necessità di monitorare con la massima diligenza gli aspetti finanziari e logistici, oltre al ruolo ormai improcrastinabile di una continua formazione professionale, non solo tecnica. Per noi distributori Made tutti questi supporti alla nostra attività sono già a disposizione. Il Gruppo ci mette infatti in grado di soddisfare quelli che, è opinione diffusa, sono i veri punti cardinale del nostro viaggio verso la ripresa. Oggi penso che se è vero che il nostro mercato ha perso molto negli ultimi anni, è anche vero che quel che rimane da conquistare non è poca cosa. Il frutto delle mie riflessioni è quindi un pensiero positivo che desideravo trasmettervi, soprattutto, ovviamente, se ogni giorno noi tutti impareremo un po’ di più a riconoscerci nel nostro Gruppo. A essere Gruppo. ■

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giuseppe vantusso Presidente Gruppo Made

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MADE PER VOI

CON RISOLUTEZZA VERSO IL MERCATO CHE C’E’ Una breve analisi delle scelte prospettiche dei punti vendita Made, in bilico tra il conservare la vocazione al magazzino edile e l’affrontare le nuove opportunità che vengono dal privato Claudio Troni Direttore Marketing Gruppo Made

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olte delle attività che stiamo portando avanti in ambito marketing e comunicazione sono finalizzate alla creazione di contatti con il cliente privato da mettere a disposizione della rete di punti vendita aderenti. Il motivo l’abbiamo più volte ripetuto: il mercato oggi vive di ristrutturazione, prevalentemente d’interni e il privato è passato da essere comparsa, a essere protagonista: sua la definizione del budget, sue le scelte estetiche di finiture, sua l’ultima parola sui sitemi di risparmio energetico da adottare, sue le scelte sulla eco-sostenibilità dei materiali usati. In poche parole siamo agli antipodi del mercato che conoscevamo e di conseguenza per mantenere efficiente il punto vendita, occorre scegliere se continuare a operare in un mercato puramente professionale ampliando la zona di competenza o rimanere nei propri confini, adattando il proprio modello organizzativo per renderlo “gradito” al privato. Aprirsi al privato sembra essere la prospettiva più adiacente al modello organizzativo più vicino alla tipologia degli aderenti MADE; tant’è che il modello di punto vendita moderno che abbiamo presenta-

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to – nel format MADEPOINT – prevede un’area espositiva dedicata alle finiture e un area tecnica (entrambi spazi nei quali possono maturare le scelte del privato). Ma non è la sola scelta possibile. Si può benissimo rimanere fedeli alla propria tradizione di clientela professionale dovendo adattare comunque l’organizzazione, al fatto che occorrono più clienti affidabili, il chè significa coprire un area più vasta o con nuovi punti vendita, o con una più corposa rete commerciale, o con entrambi. La fotografia delle tipologie delle nostre “rivendite” è oggi questa: 136 ragioni sociali – sono entrate nell’ultimo mese due nuove rivendite di Medicina (BO) e di Rocca di Neto (KR) a cui diamo il benvenuto – con 191 punti vendita. Da una lettura “qualitativa”, si evince che dei 191 punti vendita 81 sono di edilizia tradizionale, 81 hanno uno spazio finiture e 31 sono showroom. Approfondendo meglio rileviamo che delle 81 aree finiture solo 42 possono definirsi showroom, mentre 37 sono più che altro dei corner finiture o corner capitolati. Mi vien da pensare però che parecchi rivenditori - parecchi, non tutti - posizionati sul professionale, non lo siano

oggi per scelta riconfermata; non abbiamo insomma scelto dopo la crisi, dopo il calo delle entrate e dei profitti, di risposarsi con la clientela professionale: semplicemente sono lì perché non hanno ancora scelto: sono legati al professionale più per una abitudine al passato che per una scelta di futuro. Parafrasando Einstein – ne scomodo uno da niente – “aspettarsi risultati migliori continuando a fare le cose alla stesso modo è quantomeno ottimistico”. Occorre scegliere un posizionamento – a prescindere da quale sia – e di conseguenza riorganizzare la propria azienda alle esigenze richieste dal nuovo mercato. Ma non siete soli, MADE c’è. MADE col suo bagaglio decennale di competenze nell’ambito della consulenza nella distribuzione edile, è in grado di darvi un parere, un consiglio e nel caso tutorare il necessario percorso di avvicinamento ai modelli organizzativi necessari per competere in modo vincente nel nuovo mercato. Come sempre, con piacere, riceverò i vostri commenti e le vostre richieste a questo indirizzo c.troni@gruppomade.com. Insieme, in Made, è meglio. ■



INTERVISTA

NASCE LA SHOW-ROOM SARTORIALE

Quando tutti scoprono (o riscoprono) il valore di una show-room, aprire una semplice esposizione di finiture non basta. Lo sa bene Stefano Croci dell’omonimo punto vendita Made di Caronno Pertusella (VA). Quel che davvero conta è ciò che ci sta intorno

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Stefano Croci

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rofessionisti della zona living si diventa. Ci si guarda attorno, si realizzano ricerche di mercato, e poi si fanno delle scelte: più sono difficili e impegnative e meglio è. Stefano Croci e i suoi collaboratori percorrono da un paio d’anni questa strada, investendo in entusiasmo, un ingrediente non sempre così diffuso. Per Croci, l’area living non è un insieme di prodotti, ma un concentrato di servizi. Vediamo di scoprirne di più. “In generale – esordisce Stefano – l’assortimento che abbiamo deciso di offrire è rivolto a un target medio- alto. Analizzando il nostro mercato, abbiamo infatti notato che in questa zona esistono sì show-room che hanno fatto più o meno la nostra scelta, ma soprattutto strutture che sono maggiormente orientate al prezzo. Noi abbiamo scelto di vendere ciò che abbia qualitativamente senso vendere. E i servizi collegati riflettono questa scelta”.

Per esempio? La show- room tratta pavimenti e rivestimenti di ogni tipo, mobili per il bagno, sanitari, box doccia, eccetera. Non siamo una rivendita di idrotermosanitaria, quindi niente impiantisca. Il grosso della clientela della show-room si divider in due parti: il privato che viene da solo e il professionista che viene con il suo cliente e va trattato esattamente come il privato. Già la realizzazione di un preventivo per noi è formalmente essenziale. Molte imprese sono ancora abituate a scrivere il prezzo su un pezzo di carta, e via. Noi utilizziamo un dettagliato preventivo e una altrettanto dettagliata conferma d’ordine. Il progettista si comporta come l’impresa, poi si affida a qualcuno che non si sa chi sia. Il primo obiettivo, ovviamente, è la tutela dei pagamenti. Per i privati che ancora non hanno l’impresa il discorso cambia e diventa davvero interessante. Per esempio, porte e serramenti li posiamo direttamente noi, con le misurazioni in luogo, eccetera. Il privato tende a scegliere direttamente, vuole vedere e capire che cosa sta acquistando. Per quanto riguarda la show-room, il mio fatturato è per il 73-74% originato dal privato e il resto dall’impresa. C’è infatti una bella differenza fra una fornitura di piastrelle all’impresa, o una ristrutturazione completa al privato…


Voi fate entrambe le cose? Sì. Il privato ce lo chiede espressamente e noi abbiamo uno storico di lavori che ci permette di mostrare tante soluzioni che abbiamo realizzato: foto, video, anche visite dedicate. Offriamo un servizio chiavi in mano, che affidiamo ai nostri clienti più preparati che abbiamo accuratamente selezionato, ed è gente soprattutto giovane e motivata che consiglio a occhi chiusi. Infatti ilo cliente è sempre soddisfatto e lo siamo ovviamente anche noi. Che cosa risponde alla domanda: se fai le ristrutturazioni porti via lavoro alle imprese? Rispondo con la chiarezza dei rapporti. Nessun cliente mi ha mai accusato di portar via loro il lavoro. Fungiamo un po’ da “general contractor”, il cliente paga noi, e noi l’impresa. Non giriamo il lavoro all’impresa dal punto di vista contrattuale, stabiliamo un prezzo con l’impresa e si fa un contratto d’appalto. Qualcuno potrebbe anche obiettare questa cosa. Ma qualsiasi showroom ben strutturato si comporta così. Il privato paga bene, puntuale, e quindi tutto si svolge all’interno di un circolo virtuoso, dove tutti sono pagati e l’impresa acquista i materiali nel nostro magazzino. Così lavora la show-room, ma lavora anche il magazzino. Se il cliente ha bisogno di un progettista glielo indichiamo, ma il rapporto rimane fra loro. Nella piccola ristrutturazione, abbiamo due ragazzi che si occupano di ceramiche e pavimenti che fanno anche i sopraluoghi.

molto in gamba, si chiama Alex Calza, responsabile dello show-room, con il quale riesco a lavorare bene su questi principi. Lui si occupa dal progetto fino al termine dei lavori. Realizziamo progetti e disegni molto precisi, indicando addirittura come si dovranno posate le piastrelle. Il nostro è un lavoro veramente sartoriale, ma alla fine il cliente è soddisfatto, trova quello che cerca. Quanto incide oggi la show-room sul fatturato generale? Per ora il 30%, probabilmente a fine anno sarà di più. Da quando hai aperto lo show-room ha acquisito nuove quote di clientela? Prima il privato non entrava. Poi siamo riusciti anche ad attirare imprese che si rivolgevano ad altri.

SI PUÒ FARE È sempre meglio ascoltare chi l’ha fatto piuttosto che chi l’ha detto. La famiglia Croci l’ha fatto, spostando un fatturato di natura “magazzinica” in un fatturato che deriva da un nuovo posizionamento: essere, nel proprio territorio, gli specialisti della ristrutturazione, in questo caso d’interni. Due sono a mio avviso le chiavi di successo di questa case- history. Uno: avere avuto il coraggio di investire in un momento in cui tutte le certezze sembravano azzerarsi; due: la capacità di approcciare in modo manageriale il cambiamento, individuando un nuovo positioning più funzionale all’attuale mercato, in grado di concretizzare una consecutio strategica che prevede di: individuare il target, analizzare la concorrenza, allestire una showroom funzionale e coerente, inserire il personale adatto, creare un team con obiettivi e feedback, secondo quel procedimento semplice e infallibile che è il miglioramento continuo (PDCA). L’esperienza che più di ogni altra tengo a sottolineare, tra le molte descritte nell’intervista, è quella di essere soggetto di riferimento globale nella relazione col cliente: non possiamo pensare di vendere solo prodotti, dovremo gestire sempre più anche i servizi connessi, in questo caso installazione e posa. A mio avviso, buona parte del successo della nostra attività futura ruoterà attorno alla capacità di posizionarsi nella mente del cliente privato come specialisti della ristrutturazione a 360°. Sarebbe stato sicuramente più semplice continuare a fare il “magazzino” ma il mercato ce lo concederà sempre meno; in primo luogo perche la grande distribuzione sarà sempre più padrona della leva prezzo; in secondo luogo perche il vecchio mercato professionale non tornerà più neppure lontanamente a quei volumi grazie ai quali si poteva lavorare tutti comunque. La case history della Show-Room Croci è una prova che si può cambiare. Che si può fare. (Claudio Troni)

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Quante persone operano nella show-room? Siamo in tre. Io mi occupo soprattutto di porte e serramenti, oltre al controllo generale. Seguo il cliente direttamente. I ragazzi sono sempre indipendenti, sono tra l’altro legati a un discorso di marginalità, poi hanno una parte provvisionale del loro stipendio e il lavoro va bene. Da noi non esistono gli sconti imposti. Non ho mai detto a nessuno di vendere a un determinato prezzo. Come insegna la grande distribuzione, ci possono essere prodotti civetta che attirano, e altri che sono normali. L’importante è la marginalità finale. La mia fortuna è che ho un collaboratore

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La scelta dei settori merceologici in rivendita può cambiare, è nella logica delle cose… Sì, il discorso è proprio questo. Io vivo min questa rivendita da quando avevo 5 anni. Ho ricordi incredibili, ma il magazzino edile non mi ha mai convinto del tutto. Aprile la mattina e sperare che qualcuno entri… oggi non si può più ragionare così. Da piccolo non pensavo alla crisi, mi domandavo, ma prima o poi i campi finiranno! Sempre meno prodotti e sempre più servizi? Il trend deve essere quello, l’importante è essere solidi e dinamici. Se rimani bloccato davanti a determinati paletti, non ne esci più. Per la show-room abbiamo cercato di capire che cosa dovevamo fare, io sono partito da zero, ma questo lavoro mi piace davvero tanto, mi piace vedere la gente soddisfatta. Poi mi sono anche ritagliato un ruolo in azienda, con le mie forze. Se non avessimo fatto questa scelta, ora saremmo qui come negli anni ’80: un magazziniere e uno che fa le bolle. La morale è che o ti differenzi, o soccombi. Ma non è tutto semplice, bisogna studiare e non pensare mai di aver capito tutto. Essenziale è guardare che cosa c’è attorno a te, lasciarsi consigliare da chi ne sa di più. E poi: uno può avere l’idea più bella del mondo, ma la chiave del successo sono le persone che lavorano con te. Io ho la fortuna di lavorare con persone molto in gamba. Quanti metri quadrati sono dedicati alla showroom? Sono circa 600 mq. Ma con la nuova area si arriverà a circa 800 circa. Entro la fine dell’anno. Anche questo è un segnale positivo, investire oggi è un gesto coraggioso… Sì, ma siamo abituati a fare il passo lungo come la gamma. Se vede il reparto serramenti, sembra impossibile che riesca a fare 500.000 euro all’anno con così poco spazio. Anche la scelta dei fornitori deve essere molto attenta.

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Il cliente percepisce la sua passione? Percepisce eccome. Abbiamo l’abitudine di

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presentare i pregi e i difetti di un prodotto, con onestà. E comunque il cliente capisce subito se sei informato o no. Poi magari un cliente ti dice che non comprerà da te, però ti ringrazia sempre per il tempo che gli hai dedicato. Anche questa per me è una soddisfazione. Oltre a questa cosa quale può essere un vostro altro valore? Come presentiamo le cose. Se anche non ho molti serramenti in esposizione, io ti do un elaborato tecnico che spiega nei minimi dettagli, realizziamo preventivi anche di 22/23 pagine. Stessa cosa per come presentiamo le ristrutturazioni, non è certamente un pezzo di carta su cui scrivi una cifra, come ancora avviene molto frequentemente. Noi cerchiamo di assumere un atteggiamento professionale, anche perché per il cliente la ristrutturazione rappresenta un vero e proprio dramma ed è necessario imparare a gestire il carico emotivo. E, per finire, la contrattualistica. Tutto finisce nero su bianco, scritto in caratteri grandi e leggibili dove niente è lasciato al caso. Quindi nella show-room investirete anche in futuro? Sicuramente nella show-room, poi magari anche in altri settori, ma ci sono dei blocchi di rispetto per i nostri “vicini”. Per questo sto elaborando un progetto per creare rapporti di partnership con alcuni punti vendita a noi vicini. Non combattiamoci, lavoriamo insieme, ognuno nella sua specificità. Quindi, più che ampliare la gamma dell’offerta, sarei più propenso ad aprire una seconda show-room, sul modello di questa, magari in un’area con un migliore passaggio. Le piacerebbe aprire un’area tecnica per l’edilizia tradizionale? Assolutamente sì. la nuova clientela che frequenta il nostro punto vendita apre anche a richieste di diverse soluzioni progettuali. Anche questo sarebbe un servizio prezioso per i professionisti, e anche per bi privati. Insomma, tutte cose che nella Grande Distribuzione non si trovano. ■



DAL GRUPPO

COSTRUIAMO LA FILIERA VERTICALE di Gian Luca Bellini

La scelta dei nostri fornitori non può prescindere dalla garanzia di servizi e assistenza alle nostre rivendite. Il nostro Gruppo lavora per la costruzione di nuovi ed efficaci rapporti di collaborazione. Con i produttori, ma anche con i clienti

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Gian Luca Bellini Direttore Acquisti Gruppo Made

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a strategia di Gruppo Made, come tutti sapete, è quella di offrire alle nostre imprese della distribuzione aderenti la migliore selezione dei marchi commerciali nazionali e internazionali. I mutamenti del mercato, e il conseguente cambiamento delle attese del nuovo cliente, hanno positivamente condizionato anche la politica relativa alle convenzioni che il Gruppo stipula ogni anno con i produttori. La scelta di un fornitore, ovviamente

oltre che squisitamente commerciale, deve considerare altri parametri oggi indispensabili per supportare la nostra strategia. Il prodotto non è più sufficiente, oggi occorre ben altro per garantire una competitività che non si basa più solo sul prezzo, ma che comprende anche valori come la competenza tecnica e la disponibilità a seguire il cliente prima, durante e dopo la vendita. La scelta dei nostri fornitori convenzionati non può quindi prescindere dalla certezza che queste aziende


reciproca: i produttori – il concetto è quello della distribuzione selettiva – trovano sul territorio punti vendita che promuovono la loro innovazione, i distributori qualificano la loro proposta commerciale e tecnica e, a loro volta, fidelizzano un cliente che sa di trovare in quel magazzino tutto ciò che gli serve per operare in modo altamente professionale. Tutto questo, a mio parere, è il ruolo futuro delle nostre imprese commerciali. È il grado di maturità che dobbiamo conquistare per diventare dei veri e propri punti di riferimento in un mercato che di punti di riferimento seri e professionali ha un gran bisogno. Il mercato, lo diciamo tutti da anni, è uno solo, sia per noi che per i produttori. Oggi, poiché la filiera si è, come dire, allungata, lo è anche per i nostri clienti, perché l’attenzione è anche per loro rivolta al cliente privato, perché ci dobbiamo ricordare che il settore della ristrutturazione veleggia ormai verso l’80% del mercato dell’edilizia. Insieme a tante belle parole, abbiamo anche il conforto dei dati, un argomento sempre interessante. Da quando abbiamo intrapreso questa politica, i fatturati con i nostri partner sono in crescita, per noi e per loro. E questo è un dato oggettivo. Al di là quindi di pensieri e opinioni, i numeri ci dicono che questa scelta è premiante, che le cose funzionano, e quindi che continueremo con la nostra politica al servizio dei nostri punti vendita – scusate, volevo dire punti consulenza – per contribuire alla loro affermazione, al loro riconoscimento, e quindi alla conseguente continua valorizzazione del nostro Gruppo. Chiudo con una notizia sul trend dei prodotti che maggiormente ci sono richiesti e su cui dovremmo maggiormente investire sistemi costruttivi a secco, colore, prodotti per l’efficientamento energetico e isolamento sono le categorie più gettonate. L’acquisizione de nuove competenze attraverso una più fluida organizzazione di filiera ci porterà, ne sono certo, verso la conquista di mercati ancora più specifici e tecnici, quei mercati dove il prezzo conta poco, e dove il valore aggiunto e ■ finalmente riconosciuto e premiato. novembre 2015

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saranno sempre in grado di garantire servizi e assistenza per le nostre rivendite. Ciò significa generare rapporti di valore con i fornitori stessi, e conseguentemente creare un rapporto che possiamo definire di vera e concreta partnership. Solo in questo modo potremo uscire dal semplice e ormai superato concetto di magazzino – che oggi è rappresentato, molto bene, dalla grande distribuzione organizzata – e qualificarci come centri di consulenza tecnica, ovvero ciò che la grande distribuzione organizzata non è. Un’altra conseguenza di questa politica imprenditoriale, prima ancora che commerciale, è che l’attenzione ai fornitori convenzionati in generale, e partner in particolare, non rappresenta più solo uno strumento per ottenere migliori condizioni di acquisto, come è sempre stato nella storia delle aggregazioni commerciali. Per noi di Gruppo Made, i fornitori devono essere dei precisi riferimenti tecnici, dei puntuali dispensatori di servizi, quelli che permettono ai nostri punti vendita di emergere in un mercato dove la qualità dell’offerta è sempre più importante, attraverso un preciso programma di competenza e di consulenza acquisita. Questi valori non si ottengono ragionando solo sui prezzi, e così facendo rischiamo di metterci in competizione con una concorrenza meglio strutturata della media dei punti vendita tradizionali. E a noi le battaglie perse non interessano, abbiamo di più e d’altro da offrire ai nuovi clienti. Cambia il mercato, cambia il cliente, cambia anche il nostro ruolo. Grazie alla capacità e alla disponibilità di alcuni fornitori partner, ma grazie anche alla nostra buona volontà e alla nostra voglia di comprendere che non è possibile operare come in passato, stiamo costruendo nuovi rapporti di filiera verticale, un flusso di competenza più fluido e interessante. Alcuni produttori non solo possono offrire soluzioni realmente innovative, non solo si preoccupano di formare i nostri rivenditori, ma organizzano corsi di formazione anche per i clienti dei nostri punti vendita, in stretta collaborazione con le nostre strutture distributive. Ciò significa creare una importante fedeltà

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INTERVENTI

MASSIMO COMFORT, ZERO CONSUMI

In un edificio a consumo quasi zero le finestre svolgono un ruolo fondamentale per riscaldare gratuitamente gli ambienti con il sole: è il caso di una casa a Galliate costruita dentro a un fienile, utilizzando serramenti Fakro.

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iqualificare un rustico per andarci ad abitare: è il sogno di molti italiani che, per Marco Panebianco, è diventato una realtà a elevata sostenibilità ambientale. Completata recentemente, la Casa Attiva è un edificio che non ha bisogno di alcun impianto di riscaldamento degli ambienti.

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Quali sono i risultati ottenuti? “Attualmente stiamo completando il sistema di monitoraggio delle prestazioni ma l’edificio mantiene effettivamente le condizioni ottimali di comfort. Ne sono prova i messaggi che il committente pubblica in un social network, riportando le temperature registrate negli ambienti. Fino alla metà di gennaio la temperatura non è mai scesa sotto i 20 °C e i termoarredi non si sono mai accesi. In ogni caso è stata predisposta la verifica delle prestazioni mediante la “Firma Energetica”, un metodo intuitivo e affidabile che consente a ogni cittadino di verificare se il sistema edificio-impianto rispetta le previsioni di consumo.”

Ottime prestazioni termiche Le finestre installate sulla copertura della Casa Attiva a Galliate (Novara) sono del modello FTT U6 Thermo prodotto da Fakro. Serramento con prestazioni termiche tra le migliori disponibili sul mercato, FTT U6 Thermo ha un coefficiente 0,81 W/ m²K (0,70 W/ m²K se installato con raccordo termoisolante EHV-AT Thermo). Finestra a bilico, con l’asse di rotazione posizionato al di sopra della mezzeria del telaio della finestra, FTT U6 è dotata inoltre di doppio vetrocamera ad alto risparmio energetico, di spessore di 53 mm (6H-18-4HT-18-33.2T con vetro interno antisfondamento basso emissivo, vetro esterno temperato e vetro centrale temperato basso emissivo), e presenta un sistema quadruplo di guarnizioni che implementano l’ermeticità. Proposta in differenti dimensioni, dalla più piccola di 55x98 cm alla più ampia di 134x140 cm, la finestra FTT U6 Thermo è realizzata in legno di pino accuratamente selezionato, impregnato sottovuoto (metodologia più efficace di molti altri sistemi d’impregnazione, in grado di rendere il legno resistente anche alle muffe più insidiose) e rifinito con due mani di vernice acrilica. Le finestre sono state inoltre accessoriate con tapparelle elettriche ARZ Z-Wave - per opportuno isolamento invernale - comandate con interruttori ZWK10 o radiocomando ZWP10 integrati con domotica Z-Wave a seconda dei diversi tipi di scenari valutati. Qual è il ruolo svolto dai serramenti in questa strategia di consumo termico quasi nullo? “Anche i modelli più performanti di porte esterne e finestre costituiscono il punto debole dell’involucro, in quanto i loro valori di trasmittanza sono decisamente più elevati rispetto a quelli delle murature. In compenso, permettono l’ingresso dei raggi solari che riscaldano gratuitamente gli ambienti. Abbiamo perciò previsto ampie superfici trasparenti rivolte a sud (circa 24 metri quadrati), realizzate con serramenti di elevata qualità scelti dal committente, che ha orientato anche la scelta delle finestre da tetto. Dopo aver effettuato una ricerca in internet, infatti, ha chiesto che fosse installato uno specifico modello di produzione Fakro. Ho poi verificato come le finestre da tetto Fakro siano al vertice del mercato quanto a prestazioni termiche e di resistenza.” ■ novembre 2015

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“In origine il committente voleva realizzare una casa passiva - spiega l’ing. Catello Soccavo, che ha curato gli aspetti energetici e termotecnici dell’intervento – con impianti di climatizzazione quali, ad esempio, i pavimenti radianti. Oggi, però, è possibile costruire edifici attivi, che producono più energia di quanta ne consumino, e a consumo quasi zero, perciò senza impianti, ma comunque capaci di assicurare le corrette condizioni di comfort termico. Basta impiegare metodi di calcolo dinamico che tengano conto, fra l’altro, del guadagno solare attraverso le finestre. In pratica, utilizzando il metodo di calcolo standard previsto dalle normative europee, il fabbisogno energetico dell’edificio sarebbe risultato pari a circa 7 kW. Nel caso della Casa Attiva di Galliate, al contrario, il fabbisogno calcolato considerando le dispersioni effettive al variare della temperatura esterna è risultato di soli 2,1 kW. È stato così possibile sviluppare un progetto che non prevede altri impianti termici oltre a quello di ventilazione meccanica - con recuperatore del calore ai tre termoarredi elettrici posti nei servizi igienici, e alla pompa di calore per l’acqua calda sanitaria, tutti alimentati dal campo fotovoltaico posto sulla copertura.”

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INTERVENTI

ISOLAMENTO A SECCO CON SPESSORE MINIMO Intervento di recupero di un’abitazione a Rho, vicino Milano. Riqualificazione energetica con cappotto interno ad alte prestazioni e basso spessore, in cui il sistema utilizzato sfrutta le potenzialità dell’isolante termoriflettente multistrato proposto dall’azienda Over-All

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Over-foil Multistrato 19

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L’

intervento di ristrutturazione in provincia di Milano, nel comune di Rho, ha per oggetto la riqualificazione energetica globale di una villa anni ‘60. Il progetto coordinato dall’Arch. Sara Mancino,

è stato caratterizzato fin dall’inizio dalla necessità di ottenere il massimo risultato in funzione del minimo spessore del pacchetto isolante. La villa presentava una classica stratigrafia, comune agli edifici realizzati tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, ovvero pareti esterne a “cassa vuota” realizzate con mattoni forati da 12 cm + 8 cm separati da un’intercapedine d’aria. Ristrutturazione e riqualificazione energetica L’isolamento di pareti e solai, sicuramente tra i lavori più impegnativi dell’intera


riqualificazione, hanno avuto il vincolo del raggiungimento dei valori di trasmittanza termica richiesti dalla normativa per accedere alla detrazione fiscale del 65%. Oltre a questo vincolo, la soluzione utilizzata doveva inoltre garantire lo spessore più contenuto possibile per le pareti e un sistema di isolamento mediante controsoffitti dei solai esistenti confinanti con il vano sottotetto non riscaldato. Soluzione La soluzione ideale, sia in termini di prestazioni che di contenimento degli spessori del pacchetto isolante è stato di realizzare un cappotto interno con contropareti e controsoffitti, realizzato con isolante termoriflettente Over-foil Multistrato 19 SuperQuilt posato tra listellatura di legno da 30 mm e struttura metallica di supporto delle lastre di cartongesso. Per il disaccoppiamento dei serramenti dal controtelaio e per garantire continuità di freno vapore e tenuta all’aria è stato utilizzato l’isolante termoriflettente Over-foil 311, applicato a diretto contatto con le parti lignee. Il sistema isolante Le caratteristiche dell’isolante termoriflettente utilizzato, Over-foil Multistrato 19 SuperQuilt, prevedono una fornitura del multistrato in rotoli, in cui il prodotto é costituito da 19 strati. Le facce esterne sono in alluminio puro rinforzato, consentendo così d’avere una adeguata resistenza meccanica allo strappo e d’essere autoestinguenti alla fiamma. Il potere isolante certificato del sistema consente così di rispettare le indicazioni fornite dalla UNIEN 16012, quindi un sistema equivalente a un sistema a cappotto coibente tradizionale con spessore fino a 12 cm.

anch’esso fornito in rotolo e composto da 5 strati di cui due film a bolla, 2 film di alluminio puro protetto e foglio di polietilene espanso da 3 mm. L’intervento, realizzato con gli isolanti dell’azienda Over-All di Rho, sfrutta le potenzialità del sistema isolante termoriflettente multistrato permettendo di migliorare i valori di trasmittanza delle pareti, riuscendo a passare da una trasmittanza iniziale di 1,08 W/m²K a una trasmittanza dopo la realizzazione del cappotto interno sulle pareti pari a 0,25 W/m²K. Una riqualificazione a spessore contenuto, applicato a secco e dalle buone prestazioni isolanti, in cui il risparmio energetico raggiunto sulle pareti isolate é del 77%. ■

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Isolamento in giunture e nodi Over-foil 311, ha consentito di completare l’intervento, prevedendo il suo utilizzo nei nodi e nelle giunture dell’intervento. Isolante termoriflettente

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CASE HISTORY

INDEX

IMPERMEABILIZZARE SENZA DEMOLIRE

Dalla tecnologia Index prodotti per il risanamento di terrazze e balconi senza dover provvedere alla rimozione del massetto esistente. Con risparmio di tempo e di costi

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ccade spesso negli interventi di ristrutturazione e di risanamento di terrazze e balconi di edifici esistenti, affette da infiltrazioni d’acqua, che l’unica soluzione praticabile non possa prescindere dalla demolizione e conferimento in discarica del massetto e della pavimentazione esistente, operazione che a livello economico rischia di pesare per una percentuale molto elevata (anche il 40% del costo totale dell’intervento di ripristino). Oggi questi problemi non esistono più. Esiste una soluzione economica e garantita. SELFTENE Strip Terrace è la membrana bitume- elastomero autoadesiva ad altissima

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flessibilità che può essere pavimentata direttamente, senza massetto, adatta a nuove costruzioni e ristrutturazioni. Questa rivoluzionaria tecnica d’intervento è possibile grazie alle particolari caratteristiche che rendono SELFTENE Strip Terrace unica nel suo genere. SELFTENE Strip Terrace è una membrana autoadesiva in bitume distillato polimero elastomerico (SBS), armata con un

tessuto non tessuto di poliestere composito stabilizzato con fibre di vetro di alta resistenza meccanica ed elevata stabilità dimensionale, con la faccia inferiore spalmata per il 40% della superficie con strisce autoadesive che si applica per pressione a temperatura ambiente. Le strisce sporgono dallo spessore della membrana e determinano una microintercapedine che permette la diffusione del

vapor acqueo e impedisce la formazione delle bolle quando si opera su supporti umidi. I teli di SELFTENE Strip Terrace verranno accostati, non sovrapposti, e la sigillatura verrà eseguita grazie all’applicazione a pennello degli impermeabilizzanti liquidi come UNOLASTIC e/o PURLASTIC Flashing (l’armatura di rinforzo sulle giunzioni tra i teli e valida per tutti i risvolti verticali sarà di tessuto non tessuto di polipropilene RINFOTEX Plus), garantendo la massima tenuta all’acqua; per l’applicazione della pavimentazione di raccomanda l’uso di un collante cementizio almeno deformabile (classe S1) come FLEXBOND (C2TES1) o superiori.



CASE HISTORY

DAMIANI – HOLZ & KO

QUANDO IL TETTO È UN CAPPELLO

LignoAlp ha realizzato la copertura ecosostenibile del Padiglione thailandese all’Expo 2015, con tecnologie e materiali a basso impatto ambientale

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a Damiani-Holz&Ko S.p.A., azienda dell’Alto Adige specializzata in edilizia prefabbricata in legno e presente sul mercato con il marchio LignoAlp, ha realizzato la copertura del Padiglione thailandese all’Expo 2015. La Thailandia si è proposta all’Expo Milano 2015 con un padiglione tra i più grandi che hanno fatto mostra di se nell’esposizione. L’architettura del Padiglione è la prima cosa con cui i visitatori entrano in contatto, quindi deve riflettere il tema della partecipazione e l’identità del Paese partecipante. Per questo il Padiglione thailandese disegnato da OBA (The Office of Bangkok Architects), che si estende su uno spazio complessivo di 2.947 metri quadri, prevede la costruzione centrale disegnata a forma di “ngob”, il cappello tradizionale degli agricoltori thailandesi, ancora largamente usato oggi come in passato. Il cappello, fatto di paglia intrecciata, è realizzato in una maniera tale da lasciar passare l’aria così che l’agricoltore non sudi nonostante passi ore nei campi all’aperto, e questo modo verrà riprodotto, dal momento che le costruzioni nell’Expo saranno a pochissimo impatto

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ambientale. I disegnatori thailandesi hanno anche inserito il simbolo divino del “Naga”,

che rappresenta l’acqua e la sezione di uno stupa, un monumento buddista.

Per gli organizzatori thailandesi sono tre le direttrici su cui si è sviluppato il progetto: mostrare lo spirito agricolo del paese e l’importanza che l’agricoltura ha per la Thailandia; presentare l’ex regno di Siam come la cucina del mondo, mostrando le alte tecnologie presenti sul territorio per la conservazione e l’impacchettamento del cibo; presentare la via sostenibile all’agricoltura intrapresa nel paese e fortemente voluta dal re. Il Padiglione è realizzato con tecnologie e materiali a basso impatto ambientale: le strutture in elevazione sono in carpenteria metallica, eccetto gli elementi strutturali di copertura della passerella di accesso che sono realizzati in legno lamellare, così come la copertura frangisole del “cappello”. La struttura, ecosostenibile, è arricchita da mappe e proiezioni video a 360 gradi ma anche da spettacoli di natura acrobatica. Gli elementi prefabbricati in legno della copertura del Padiglione a forma di “ngob”, cappello tradizionale dei coltivatori di riso thailandesi, sono stati prodotti e posati da LignoAlp con il lavoro e l’impegno di carpentieri altoatesini.



CASE HISTORY

ECLISSE

NUOVA VESTE PER LA SHOWROOM DI MILANO

Nuovo look per lo spazio espositivo Eclisse di via Molino delle Armi. Inaugurato nel 2010, lo showroom si rinnova in concomitanza di Made Expo

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allestimento della nuova show-room di Eclisse è stato concepito in collaborazione con Inkiostro Bianco, azienda specializzata nella realizzazione di superfici continue e grafiche parietali. Il tema della showroom “What else can you do with a door and a wall?” conduce il visitatore a una riflessione sulle possibilità creative che possono nascere dall’interpretazione di una parete e di un’apertura. Infinite sono infatti le opportunità che derivano dall’uso del colore, delle superfici, dei decori e della materia, per permettere a ognuno di definire un contesto vitale dove il design d’interni assume note fortemente personali, vibranti ed emozionali. Tre le epoche a confronto. Passato,

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presente e futuro, visti attraverso i prodotti che rappresentano stili e gusti differenti. Il classico i modelli con stipiti Nella sua massima esaltazione, la sintesi di oltre 25 anni di tecnologia e know-how Eclisse. Il sistema Luce, modello predisposto per l’illuminazione, viene qui presentato nella versione a doppia anta, fuori misura, con pannelli porta in vetro satinato. Intorno stipiti e battiscopa in rovere retrocotto e decoro parietale Damasked Concrete – ruvido come il cemento e raffinato come un damasco. Il confine tra il cemento e un tessuto dal sapore antico, a tratti quasi stinto, si confonde qui con uno stile grunge e urbano. Illumina-

zione applique di Belfiore.

applique di Belfiore.

Il presente i modelli senza stipiti Il vivere contemporaneo e l’eliminazione di qualsiasi elemento a vista ridondante e la sobrietà delle finiture. Scomparire in questo caso è un’arte. Questo l’obiettivo dichiarato e reso possibile dai modelli Syntesis Collection. Le aperture a battente, scorrevoli e il battiscopa filomuro risultano completamente integrati nella parete. L’assenza di sporgenze fa sì che le finiture, una volta richiuse, lascino spazio alla grafica parietale di un crepuscolo argentato, un bosco sfumato nella nebbia in uno spazio surreale. La grafica “Little Red Riding Hood” è di Barbara Varini. Illuminazione

Il futuro i modelli con stipiti filomuro Quello che sarà. Quello che suggeriscono i nuovi trendsetter. Una sorta di evoluzione del filomuro. Tornano protagoniste le porte e le finiture in generale. Con un’unica differenza: sono tutte filomuro. Shodō (patent pending) è il primo sistema che permette di integrare con un unico profilo filomuro battiscopa, stipiti e cornici coprifilo per porte scorrevoli e battenti. Con Shodō le finiture diventano un unico segno calligrafico, un tratto a zero spessore e privo di interruzioni. Illuminazione Vele, collezione 9010novantadieci di Belfiore.





NUOVI PRODOTTI

SAINT-GOBAIN GYPROC

Habito Clima Activ’Air® L’inquinamento acustico, è una delle principali cause del peggioramento della qualità della vita. Si stima, infatti, che incida sulla salute e sulla qualità della vita di almeno il 25% della popolazione europea. Ancora, numerosi studi hanno dimostrato come la concentrazione di inquinanti sia più elevata all’interno degli edifici, rispetto all’ambiente esterno. Una situazione da non sottovalutare perché trascorriamo in

media il 90% del nostro tempo in ambienti interni tra casa, ufficio o scuola. Proponi nuove soluzioni: le lastre accoppiate Habito Clima Activ’Air®. Si tratta di una lastra speciale in gesso rivestito, con incrementata densità del nucleo, il cui gesso è inoltre additivato con fibre di vetro (tipo DI) e con assorbimento d’acqua ridotto (tipo H1): tali caratteristiche conferiscono al prodotto un elevato grado di durezza su-

perficiale e di resistenza meccanica e un’eccellente tenuta in presenza di elevati livelli di umidità. Lastra accoppiata sulla faccia non a vista con un pannello in lana di vetro, idrorepellente, prodotto in Italia con almeno l’80% di vetro riciclato e con un esclusivo legante brevettato di origine naturale, che garantisce la massima qualità dell’aria. Faccia a vista con speciale carta dalla colorazione particolarmente bianca, che permette di agevolare le operazioni di finitura. Le lastre accoppiate Habito Clima Activ’Air® sono indicate per incrementare le prestazioni di isolamento acustico e termico di pareti, per tutti gli ambienti interni (compresi

ambienti umidi come bagni e cucine). Inoltre, la tecnologia Activ’Air®, brevetto internazionale di Saint-Gobain, è in grado di neutralizzare sino al 70% della formaldeide (uno dei principali composti organici volatili) presente negli ambienti chiusi. L’insieme delle prestazioni di Activ’Air® è stato convalidato da test effettuati dal CSTB e da Eurofins, laboratori indipendenti nel settore delle bioanalisi ambientali, agroalimentari e farmaceutiche. Le simulazioni svolte dal reparto di ricerca e sviluppo di Saint-Gobain, in collaborazione con i laboratori sopra citati, dimostrano che Activ’Air® rimane efficace per almeno 50 anni.

VAGA

VAGALighTher, malta da intonaco super leggera

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VAGALighTher è la malta da intonaco super leggera, particolarmente indicata per la realizzazione di sistemi termoisolanti e di intonaci protettivi antincendio conforme a quanto prescritto dal D.M. 16 febbraio 2007 “Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione”. VAGALighTher nasce dall’impegno dei laboratori di Ricerca & Sviluppo MAPEI, leader da oltre 70 anni nei prodotti chimici per l’edilizia. VAGALighTher è stata formulata con i migliori materiali reperibili sul mercato, primi per leggerezza e compatibilità ambientale. I rigorosi controlli sulle materie prime impiegate, sui relativi dosaggi e sul prodotto finito assicurano infine continuità e riproducibilità delle caratteristiche di resistenza meccanica e applicative, attestate dalla marcatura CE del prodotto. In particolare, VAGALighTher si caratterizza per il facile impiego, per l’eccellente lavora-

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bilità e per risolvere tutti i problemi che richiedano un intonaco protettivo antincendio e una malta termicamente isolante. VAGALighTher è ideale per: realizzare intonaci termicamente isolanti e leggeri durante la ristrutturazione di murature esistenti; realizzare intonaci per migliorare la classe di resistenza al fuoco di elementi di murature nuove o già esistenti (es. ristrutturazione locali caldaie); come malta da allettamento, anche in zone sismiche, dei mattoni in laterizio o dei blocchi di cemento cellulare, certificati per l’isolamento termico, così da eliminare possibili ponti termici tra esterno ed interno. VAGALighTher è conforme a molte normative delle costruzioni: UNI EN 998-1 “Malte per Intonaci Interni ed Esterni”: CS IV (≥10 N/mm2 ); UNI EN 998-2 “Malte per Muratura”: M10 (≥10 N/mm2 ); “Resistenza al fuoco di prodotti … da costruzione” D.M. 16 febbraio 2007: “Nuove norme tecniche per le costruzioni” D.M. 14/01/2008; Normative tecniche per le costruzioni in zone sismiche” vedi varie Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (O.P.C.M.) n. 3274 , n. 3431 e successive integrazioni. La resa del prodotto è pari a 11 Kg x m2 x cm di intonaco. VAGAlighTher è fornita in sacchi da 20 kg


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Ultralite Flex, l’adesivo per i lavori di tutti i giorni Il mondo della ceramica è da tempo impegnato a realizzare piastrelle sempre più sottili, di grande formato e con linee produttive sempre più rispondenti a requisiti ecosostenibili. Dalla Ricerca Mapei nascono prodotti evoluti, in grado di stare al passo coi tempi. Come il nuovo Ultralite Flex, della famiglia Ultralite. Un adesivo leggero ma tenace, per i lavori di tutti i giorni. Ottime le sue prestazioni, a un prezzo molto competitivo. Con Ultralite Flex si possono posare tutti i tipi di ceramiche; dai mosaici al gres porcellanato sottile (senza rete di rinforzo), al materiale lapideo dimensionalmente stabile, su tutti i supporti tradizionali, in sovrapposizione, su sottofondi riscaldati e cartongesso. Ultralite Flex è classificato C2TE secondo le norme EN 12004, ha bassissime emissioni di sostanze organiche volatili (VOC) - certificato Emicode EC 1 R Plus dal GEV - e contribuisce all’ottenimento di crediti Leed. Rispetto agli adesivi di pari classificazione permette una resa del 55% in più. Il pratico sacco con maniglia, di soli 15 kg (grazie alla tecnologia Ultralite), consente la posa di circa gli stessi m2 di piastrelle di un sacco di adesivo tradizionale da 25 kg. In fase di impasto ha una formazione di polvere fortemente limitata, grazie alla tecnologia Low Dust.

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MAPEI

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STABILPLASTIC

Il sistema tubo e raccordo in PVC StabilConfort–FA

Il sistema tubo e raccordo in PVC per lo scarico StabilConfort–FA è stato progettato per garantire una migliore qualità di vita negli edifici privati e a uso pubblico. StabilConfort-FA fonoassorbente protegge dall’inquinamento acustico prodotto dalla rumorosità dei fluidi convogliati e trasmesso, per vibrazione, all’interno dell’edificio dalle colonne di scarico. StabilConfort-FA grazie alle sue particolari proprietà fonoassorbenti e ai sistemi di installazione, risponde alle norme di inquinamento acustico e migliora la qualità di vita negli edifici in cui è presente. L’utilizzo del nuovo tubo StabilConfort-FA garantisce una tra le migliori soluzioni impiantistiche per contenere la propagazione degli incendi, attraverso le reti di scarico, all’interno degli edifici, soddisfacendo le più recenti norme europee. Il PVC con cui è prodotto SC-FA è per sua natura un materiale a bassa combustione. Tubi e raccordi sono controllati dalla materia prima al prodotto finito come da UNI EN 1329 con marchio di qualità n.170 rilasciato da UNI IIP. Le caratteristiche della materia prima PVC-U e la continua ricerca e sviluppo della STABILPLASTIC SPA gli conferiscono le seguenti proprietà: eccezionale fonoassorbenza ai rumori di scarico - requisiti antirumore secondo DPCM 05/12/1997; resistenza al fuoco: classe B-s3, d0 norma EN 13501; resistenza agli urti - UNI EN 1329 marchio di qualità UNI IIP n.170; resistenza ai cicli termici - UNI EN 1329 marchio di qualità UNI IIP n.170; resistenza ai prodotti chimici - quaderno IIP n.1; prova di tenuta acqua e aria - UNI EN 1329 marchio di qualità UNI IIP n.170 Il sistema SC-FA in PVC è disponibile con tubi e raccordi dal diametro 100 al diametro 160 con bicchiere ad anello elastomerico, nel colore RAL 8023 con marcatura UNI EN 1329 marchio qualità UNI IIP n.170 (scarico all’interno dei fabbricati), UNI EN 13501 (classificazione di reazione al fuoco), DPCM 5/12/97 (fonoassorbente). Sono inoltre disponibili i collari di fissaggio isofonici a parete per attenuare la vibrazione degli scarichi sulla colonna. SC-FA è certificato dalla normativa europea UNI EN 14366 che stabilisce i criteri da utilizzare per la misurazione in laboratorio del rumore emesso dagli impianti di acque reflue. In base a questa prova il tubo SC-FA ha ottenuto una valutazione di contenimento del rumore prodotto dallo scarico molto al di sotto dei 35 db richiesti dal DPCM 05/12/1997.


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NUOVI PRODOTTI

ISOVER

Isover Par 4+, la soluzione ideale per i moderni sistemi a secco I sistemi a secco sono sempre più impiegati nel settore edile: che si tratti di nuovo o rinnovo, civile o terziario, le caratteristiche di perfomance, velocità di posa e versatilità li rendono la scelta ideale sia per progettisti che per posatori. Fondamentale la scelta dei materiali, in particolare dell’isolante che si decide di interporre nel sistema, che assicura le performance di isolamento termico, acustico e protezione dal fuoco. Isover PAR 4+ è il prodotto della gamma Saint-Gobain Isover specificamente concepito per l’isolamento dei sistemi a secco. Isover PAR 4+ garantisce un perfetto comfort acustico e termico ed è estremamente facile da posare.

È realizzato in lana di vetro italiana 4+, prodotta con un’elevata percentuale di materie prime riciclate e rinnovabili (sabbia e vetro riciclato) e uno speciale legante brevettato a base di materie prime organiche e rinnovabili. La lana di vetro Isover 4+ offre un grande contributo alla qualità dell’aria interna.

CAMINI WIERER

Massima sicurezza con protetto

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Il pericolo degli incendi nelle nostre abitazioni dovuto a canne fumarie mal realizzate è un problema purtroppo sempre più attuale. Tale situazione si presenta in modo particolarmente rischioso nel caso

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di generatori di calore a legna, dove le temperature dei fumi sono molto elevate, quando il sistema di evacuazione fumi deve attraversare strutture in legno, come tetti o solai. Al fine di semplificare e rendere sicura anche la realizzazione di un sistema di evacuazione fumi che attraversi strutture in legno, Camini Wierer ha sviluppato un particolare sistema di attraversamento a tetto, efficace, sicuro e semplice da installare, costituito da un nuovo materiale isolante in fibra di vetro con un potere isolante molte volte superiore rispetto ai materiali isolanti tradizionali come la lana minerale. La speciale composizione consente la riduzione della distanza tra il condotto di scarico dei fumi e i materiali combustibili a soli 100 mm, permettendo il contatto diretto tra l'elemento di attraversamento e la struttura lignea. Per la posa in opera di ProTetto è necessario: realizzare un foro sulla struttura in legno; inserire e fissare l'elemento di attraversamento a tetto; coprire l'elemento di attraversamento a tetto con un pannello frontale in vermiculite, con la funzione di creare uno schermo che protegga dal calore radiante; rifinire con speciale rosetta in acciaio inossidabile trattato. L'attraversamento a tetto, progettato da Camini Wierer, è disponibile dal diametro di 130 mm al diametro di 250 mm e per spessori della struttura da attraversare di 12, 24, 36 e 100 cm. Testato e omologato dal DIBt, Deutsche Institut für Bautecknik di Berlino (certificato numero: Z-7.4-3408) è pertanto in grado di offrire una sicurezza certificata.


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NUOVI PRODOTTI

PROJECT FOR BUILDING

Prodotto Dampdry

Wienerberger

Porotherm Revolution per l’efficienza energetica

Dampdry è l’innovativo sistema composto da cartongesso e gomma rigata estrusa ad alta densità (da 800 a 900 kg/m³) proveniente dagli pneumatici riciclati. Dampdry permette di ottenere un ottimo abbattimento del rumore (la tua parete a secco che abbatte fino a 67 dB - 100% gomma riciclata) riduzione dei tempi di asciugatura, facilità di posa, riduzione del peso della parete.

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La gamma Porotherm Revolution costituisce la soluzione ideale dove sia richiesta una ristrutturazione di edifici che presentano facciate di rilevanza storica e architettonica sottoposte a vincolo, in quanto permette di intervenire sulle pareti interne ed esterne preservando l’estetica e il valore architettonico delle facciate e assicurando al contempo un elevato comfort abitativo. Porotherm Revolution, grazie alle proprietà coibenti della perlite o della lana di roccia inseriti al suo interno, garantisce un elevato e capillare isolamento interno degli edifici offrendo la massima protezione contro l’umidità della parete senza richiedere l’utilizzo di barriere e freni vapore. Il robusto involucro di 15 mm di spessore in laterizio porizzato che avvolge l’isolante garantisce un’elevata resistenza superficiale agli urti e, al tempo stesso, assicura un supporto ottimale per l’intonaco, lasciando piena libertà creativa per la finitura. Inoltre la rettifica delle facce di appoggio superiore e inferiore delle tramezze, offre grandissimi vantaggi ai posatori in termini di rapidità di posa e precisione. L’efficacia dell’isolamento raggiungibile con Porotherm Revolution consente di innalzare e mantenere costante la temperatura superficiale interna della parete, riducendo così l’accumulo di umidità e il conseguente rischio di formazione di condense e muffe. Con temperature delle pareti costanti viene regolata naturalmente anche la temperatura ambientale all’interno dei locali, che si mantengono più facilmente omogenee. I vantaggi delle proprietà isolanti della perlite o della lana di roccia si sommano con la robustezza e la pesantezza dell’involucro in laterizio la cui elevata massa permette un ulteriore miglioramento dell’inerzia termica rispetto ai sistemi tradizionali e delle prestazioni in fase estiva. Tutto ciò consente di ottenere una sensibile riduzione dei costi energetici di riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Infine, il sistema di isolamento Porotherm Revolution assicura ottimi vantaggi in termini di velocità, qualità e precisione in fase di posa, per risultati garantiti nel tempo.

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Dulcis In Fundo

I PROBLEMI LI CONOSCIAMO, LE SOLUZIONI MENO di Roberto Anghinoni

Proviamo a mettere in fila le criticità che rallentano la ripresa basandoci su dati e stime. Nel nostro mercato diventano urgenti forme di collaborazione verticale per aver maggior forza nell’affrontare il mercato che c’è. Ma i problemi sono sempre quelli, e sono a monte

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Roberto Anghinoni

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n distributore, durante un recente convegno, mi ha detto: “i relatori si soffermano sempre sui problemi del nostro settore. I problemi li conosciamo, sarebbe ora di sentire anche qualche soluzione”. Che dire? Qualcuno si è preso la briga di esprimere il pensiero collettivo. Ma forse il giudizio su congressi e convegni è un po’ troppo draconiano. Tutti noi, nel nostro intimo, conosciamo, o intuiamo, la natura dei problemi che assillano la nostra attività. Però fa anche bene avere un confronto con professionisti terzi, in grado di confermare, o meno, le nostre convinzioni. E poi, parlare dei problemi del settore è un sistema abbastanza efficace per tentare di individuare le possibili soluzioni. Sono personalmente felice di non occuparmi di statistica, di monitoraggi e di previsioni per il settore delle costruzioni. Mi limito a commentare quelli degli altri (dolce, la vita) di registrare i “sentiment” e tentare di tradurli in impressioni confessabili sulla carta stampata. Il settore dell’edilizia è una scienza approssimativa che si vive ancora più sui pruriti di naso, piuttosto che su grafici e le tabelle. È il suo bello, ed è il suo brutto. Già determinare il valore della produzione (cosa possibilissima, anche con precisione,

in tanti altri comparti produttivi della nostra economia) è un azzardo, in un mondo dove solo gli incentivi fiscali hanno iniziato, frammentariamente, a trasformare il nero in grigio. Ogni anno, è giusto sottolinearlo, l’azzardo è sempre meno pericoloso. Incrociando i dati da fonti diverse si riesce a fare un po’ di luce, ma i segmenti produttivi sono tanti, ogni zona ha i suoi dati, scrivere cifre e percentuali definitive non è prudente. Però è utile, perché almeno c’è una base da cui partire. UN MERCATO CHE VALE Un dato dovrebbe essere abbastanza esatto: le costruzioni rappresentano il 10% del PIL nazionale, anche se negli ultimi sette anni hanno perso almeno il 30% del loro valore. Ovvero, miliardi. Negli ultimi quattro anni, sono scomparse oltre 56.000 imprese edili, ma non vi so dire quante siano rinate dalle proprie ceneri. Comunque, i dati dicono che hanno perso il lavoro circa 468.000 operatori. Per quanto riguarda le nuove costruzioni, la percentuale è davvero preoccupante, perché la richiesta dei permessi di costruire è diminuita – ma sarebbe più corretto scrivere crollata - dell’82%. Ciò significa che il mercato del nuovo


DIO SALVI LA RISTRUTTURAZIONE Quello della ristrutturazione è un tema tanto affascinate quanto delicato e, per certi aspetti, va considerato con una certa prudenza. Qualche dato, per capire un po’ questo mondo: il 60% degli edifici in Italia è stato costruito prima del 1976. Si appresta quindi a compiere quarant’anni, in genere trascorsi senza effettuare una briciola di manutenzione. L’82% degli edifici in Italia è stato costruito prima dell’entrata in vigore dalla famosa Legge 10 sull’efficienza energetica. Lo stato degli edifici nazionali, per quanto attiene all’antisismica è noto ai più. Così come è tristemente lampante la situazione strutturale dell’edilizia scolastica. “Grazie” al Patto di stabilità, i comuni, anche quelli virtuosi, non hanno un centesimo da destinare alle opere di ristrutturazione di

scuole, ospedali, edifici pubblici, strade, e così via. Quindi, si vive si incentivi fiscali, perché il coinvolgimento dei privati – società, enti, eccetera - che formavano l’universo dei finanziatori privati, per qualche tempo la sospirata panacea di tutti i mali, comincia a battere in testa, soldi non ce ne sono più. Ci si arrabatta con incentivi fiscali e i governanti fanno anche i difficili. Ora, pare che si possano iniziare a spendere i soldi in cassa. Aspetterei a gioire quando sarà tutto ufficialmente vero. Eppure, le cifre della manutenzione ordinaria e di quella straordinaria valgono da sole più di una Finanziaria. Si tratta di un mercato immenso ma non solo, perché il tempo passa, gli edifici invecchiano, e quindi con un po’ di buon senso, senza bisogno di essere dei provetti economisti, non è difficile ritenere che solo la manutenzione in Italia si meriterebbe un piano industriale. Chi si prenderà questo mercato? Essendo dislocato in ogni parte d’Italia, immagino ce ne sia per tutti, ma per come si stanno muovendo le dinamiche, più facilmente sarà fortemente avvantaggiata la “collaborazione di filiera”, un tema abbastanza nuovo (non nuovissimo) che vale la pena di approfondire brevemente. DA ORIZZONTALE A VERTICALE La distribuzione edile, negli ultimi dieci/ quindici anni ha conosciuto il significato della collaborazione fra colleghi, facendo nascere i gruppi, i consorzi, e così via. Questa è la tipica “collaborazione orizzontale”. La collaborazione di filiera ha invece uno sviluppo verticale ed è il modo di procedere che più si avvicina (nel nostro piccolo) al significato di industrializzazione. Uno o più studi di progettisti contatta un rivenditore o gruppi di rivenditori, che a loro volta si rivolgono a imprese specializzate che ben conoscono e di provata capacità. L’insieme di queste professionalità viene chiamato anche “rete”, ovvero una collaborazione di filiera in grado di realizzare sinergie professionali ed economie di scala. novembre 2015

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è fermo. Lo è da un bel pezzo e ce ne siamo certamente tutti accorti. Il settore della ristrutturazione, in genere, ormai rappresenta quasi l’80% del mercato. Il fatto è che il fabbisogno abitativo non è diminuito, soprattutto per quanto riguarda l’edilizia sociale. Ma è anche vero che se i milioni di metri cubi di aree dismesse, di appartamenti degradati, fosse recuperato con varie destinazioni d’uso, compreso quello abitativo, forse non ci sarebbe bisogno di costruire molto, a tutto vantaggio della salvaguardia del verde e anche della riqualificazione urbana. In sostanza, se la ripresa per qualcuno è già iniziata, gli effetti della crisi non si sono ancora spenti: gli investimenti nel settore delle costruzioni sono ancora in diminuzione. Ciò significa che il mercato tradizionale (e quindi anche il cliente tradizionale) è, dolorosamente, in via di estinzione. E significa anche che è ora di guardarsi attorno, perché uno dei precetti del nuovo mercato prevede, e non è un optional, un deciso riposizionamento di tutti gli attori della filiera, dalla produzione alla progettazione, dalla distribuzione alle imprese edili. Ed è questa la grande occasione per il mercato, per i protagonisti del settore delle costruzioni.

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Ma, soprattutto, una collaborazione che può diventare un punto di riferimento tecnico – professionale sul territorio e non solo, e porsi in maniera strutturata in una eventuale offerta prestazionale. È logico pensare che una struttura di questo tipo (che ho semplificato al massimo) possa risultare altamente competitiva. Secondo alcuni osservatori, il mercato che si profila è quello delle regole. E anche questo, nel nostro settore, sarebbe una novità. Intendiamoci, la novità non sono le regole, quelle esistono da un pezzo. La novità è che qualcuno inizi a seguirle, e qualcun altro controlli che vengano rispettate. Il problema è antico, e qui solo l’utente finale può far cambiare le cose, pretendendo qualità e certificazioni. E, in effetti, la campagna di sensibilizzazione verso le classi energetiche nobili degli edifici un po’ il mondo lo sta cambiando. Oggi è molto difficile riuscire a vendere abitazioni in classe “F” o “G”, per tacere di quelle che nessuno se la sente di certificare, anche se magari di recente costruzione. L’invenduto è così diventato una calamità, un buco senza fondo per tantissime imprese edili, e non si può davvero dire che non fossero state avvisate.

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IL VALZER DEGLI INCENTIVI Come potete notare, pare che i problemi siano sempre quelli. Anche il discorso banche è purtroppo una triste ripetizione. Recenti studi confermano un pesante calo negli investimenti del settore del’edilizia. Il problema sono le garanzie che le piccole e medie imprese non sono in grado di offrire. Così, il famoso gatto che si morde la coda torna prepotentemente alla ribalta. Difficoltà di accedere ai finanziamenti (ma le cose stanno migliorando), prudenza forse eccessiva ma comprensibile da parte dei privati, non tutti convinti della convenienza dei benefici fiscali che, in sostanza, somigliano molto allo sconto che l’impresa ti offre subito, senza star lì a far incartamenti e senza aspettare dieci anni per avere il rimborso totale,

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impossibilità sempre dei privati che vorrebbero anche ristrutturare, ma che sono ancora terrificati dall’incertezza socio economica che sta caratterizzato la seconda decade del nuovo secolo. Eppure, le richieste dei benefici fiscali ci sono state, e anche numerose. Una recente indagine del Cresme con il Centro Studi della Camera ha evidenziato come dal 2008 a quest’anno, grazie ai benefici fiscali siano stati fatturati oltre 200 miliardi di Euro. Si può supporre che gran parte di questi lavori non ci sarebbero stati senza agevolazioni, e pare che anche il fisco sia soddisfatto, per tacere dell’Inps. Tutti gli incentivi attualmente in auge riguardano l’efficientamento energetico, il recupero dei capannoni industriali per una loro riconversione, poi il 50% per la ristrutturazione classica. Bonus anche per le scuole, qualcosa per i centri storici e il decoro delle città, bonus anche per gli alberghi, e così via. Ma il grande problema è il Patto di stabilità, perché senza questo vincolo assurdo probabilmente parleremmo di un altro mercato. Chi ha i soldi non li può spendere, neanche per progetti già approvati, con i soldi fisicamente in mano, e pronti a essere cantierati, perché altrimenti il nostro paese farebbe la fine della Grecia, a essere ottimisti. Chi i soldi non li ha non può accedere al credito, se ce li avesse perché mai dovrebbe ricorrere al credito? Ora, se ci fa piacere, se fa morale, possiamo anche parlare di ripresa. Ma il mercato è questo. L’industria italiana delle costruzioni che ha le risorse e soprattutto propone una tecnologia esportabile se la sta cavando grazie ai mercati esteri. Il processo di cambiamento tanto sventolato è lungo e complesso, però potrebbe davvero essere efficace. Gestione finanziaria, scelta dei fornitori e dei collaboratori, attenzione alle politiche di gestione, cura maniacale della marginalità, orientamento verso l’innovazione sono i punti cardinali della moderna imprenditoria. Da qui non si scappa, ma da qui si riparte. ■


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