La rocca marineo dicembre2016 web

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Anno XXIII Dicembre 2016 €. 1,00 Copia omaggio

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LIBRI LOCALI: Un paese al crocevia: Storia di Bolognetta Diario dei ricordi: Poesie di A. Zuccaro La correzione fraterna: Catechesi di don Leo Pasqua ATTIVITà DELLA FONDAZIONE

Università Popolare MARINEO

Presepe Vivente “Sotto la Rocca”

Le rotte dell’emigrazione


Buon Natale “Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima. L’ albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di Natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire. Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà la pazienza l’ allegria e la generosità. Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo un messaggio di pace di giustizia e di amore. La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno all’ incontro con il Signore. Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza tenere conto a chi lo dai. La musica di Natale sei tu

quando conquisti l’armonia dentro di te. Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico e fratello di tutti gli esseri umani. Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri. Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco. Tu sei la notte di Natale quando, umile e cosciente, ricevi nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza rumori ne grandi celebrazioni; tu sei sorriso di confidenza e tenerezza nella pace interiore di un Natale perenne che stabilisce il regno dentro di te. Un buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale.” Papa Francesco

AI LETTORI Questo numero de La Rocca viene distribuito solo in formato web. Ci spiace molto non poter fare arrivare gratuitamente, come è sempre stato, il giornale in tutte le famiglie marinesi. Ci spiace, specialmente, per tutti coloro (comprese le centinaia di alunni delle scuole) che non hanno la possibilità di riceverne copia stampata. Purtroppo, la carenza di risorse adeguate alla stampa ci costringe a fare ciò. Per riprendere la diffusione in formato cartaceo è necessario che le istituzioni, gli enti commerciali e gli stessi privati contribuiscano alle spese. In tal senso invitiamo tutti a darsi da fare: il giornale onora la comunità ed è prezioso fattore di dialogo e di crescita umana e sociale, perciò è opportuno che arrivi, in formato cartaceo, in ogni famiglia. E’ auspicabile che coloro che ricevono il giornale lo diffondano per via telematica e, ove possibile, stampando delle copie. La Redazione


attiVitàl’editoriale della FoNdaZioNe

L’altro? Una risorsa! di Giovanni Perrone

“Ogni persona che incontri è migliore di te in qualcosa. In quella cosa impara” – Gandhi I rapporti CENSIS degli ultimi anni mettono in risalto il diffuso senso di diffidenza e paura presente in Italia, e non solo. Il Rapporto di quest’anno evidenzia che le due questioni che preoccupano maggiormente l’Europa sono l’immigrazione e il terrorismo. La prima è segnalata come principale paura dal 48% degli europei e dal 44% degli italiani, il secondo è indicato dal 39% dei cittadini dell’Unione e dal 34% di quelli italiani. Altro fattore che provoca molta preoccupazione è la diffusa povertà che umilia tante persone (in particolare i giovani) e ostacola lo sviluppo della nostra società: aumentano i poveri e, nel contempo, si accrescono le risorse dei pochi ultraricchi che spadroneggiano nel mondo. Si parla tanto di pace e di giustizia, ma non si riescono a fermare le mille, folli, stupide ed interessate guerre che stanno distruggendo popoli e territori, nonché notevoli patrimoni dell’umanità. Anche nel nostro piccolo sovente ci si diverte a farsi del male in mille modi ed é difficile superare malumori e liti familiari, sotterfugi ed inganni, individualismo e arroganza, varie forme di latrocinio. E’difficile pervenire ad un ragionevole e rispettoso dibattito sociale e politico, capace di favorire una comune ed onesta ricerca del bene comune. Sembra che sia diffusa una folle voglia, individuale e sociale, di “auto castrazione”, che induce e sbranarsi l’un l’altro; a considerare l’altro come un immondo da scacciare o emarginare, una vacca da mungere, un portafoglio da svuotare, uno scemo da prendere in giro o sfruttare, un oggetto da violentare.

Maldicenza, individualismo, diffidenza, paura, violenza, disonestà sono male bestie, cancri che corrodono la persona e la società, tarpando le ali in particolare alle giovani generazioni e provocando chiusura e incapacità di andare verso il domani. Queste problematiche ricorrono sovente negli interventi di papa Francesco, lucido lettore della società odierna. Ad esempio, nel messaggio al Meeting di CL dello scorso agosto ripeteva che “l’altro è un bene per me!” il Pontefice scriveva: “Infatti, ci vuole coraggio per affermare ciò, mentre tanti aspetti della realtà che ci circonda sembrano condurre in senso opposto. Troppe volte si cede alla tentazione di chiudersi nell'orizzonte ristretto dei propri interessi, così che gli altri diventano qualcosa di superfluo, o peggio ancora un fastidio, un ostacolo. Questo, però, non è conforme alla nostra natura: fin da bambini noi scopriamo la bellezza del legame fra gli esseri umani, impariamo a incontrare l'altro, riconoscendolo e rispettandolo come interlocutore e come fratello, perché figlio del comune Padre che è nei cieli. Invece l'individualismo allontana dalle persone, ne coglie soprattutto i limiti e i difetti, indebolendo il desiderio e la capacità di una convivenza in cui ciascuno possa essere libero e felice in compagnia degli altri con la ricchezza delle loro diversità". Solo il dialogo, il reciproco rispetto ed aiuto, la cooperazione favoriscono vero e duraturo sviluppo! Le liti e le guerre portano solo distruzione! E’ opportuno, perciò, cambiare occhiali, o pulirli spesso e adeguatamente perché siano liberati da quelle incrostazioni che ci fanno vedere quel che ci conviene o solo il male altrui. E’ottima cosa disappannare occhi ed occhiali da quel velo grigio che ci fa vedere

tutto nero o tutto storto. Occorre saper riorientare il navigatore della nostra vita, perché ci conduca per sentieri di pace, di giustizia, di dialogo e di fraterna collaborazione, di attenzione ai più deboli e indifesi. E’bene vincere ogni tentazione di percorrere vie tortuose e maligne, sentieri dell’inganno e della sopraffazione. C’è il rischio di restare intrappolati tra le sterpaglie del pettegolezzo, della diffidenza e della litigiosità o impantanati nelle paludi delle mille paure e dell’inedia, degli stereotipi e dei pregiudizi, dei fumi dell’alcool e delle droghe. L’altro, ogni altro, è sempre una preziosa risorsa per condividere un cammino comune, anzitutto apprendendo a scoprire ed apprezzare gli aspetti positivi che ogni uomo possiede. La stessa correzione fraterna, della quale siamo responsabili, per essere efficace deve basarsi sull’umiltà, sulla consapevolezza dei nostri limiti e sull’apprezzamento e sulla valorizzazione del buono che c’è in ciascuna persona. Il messaggio pontificio per la Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il primo gennaio, ci invita ad essere – a partire da ogni famiglia – testimoni di pace e di cooperazione, a fare della non violenza uno stile di vita, perché “un’etica di fraternità e di coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli non può basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilità, sul rispetto e sul dialogo sincero”. E’ questo l’augurio che rivolgiamo a ciascuno e alla nostra comunità per il nuovo anno. Che ogni persona, ogni istituzione faccia del proprio meglio, se abbiamo a cuore il futuro delle nostre famiglie, della nostra terra, del mondo intero! Buon Natale e buon anno a tutti.

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Premio Marineo

attiVità della FoNdaZioNe

Marineo, i sensi di un premio letterario Credo che per raccontare la serata del 4 Settembre scorso svoltasi nella Piazza di Marineo si potrebbe essere tentati di descrivere l’incanto scenografico di una natura che, in combutta con l’antica architettura circostante, era complice della Bellezza cui tendono i poeti, mentre il cielo dai toni azzurri del tardo pomeriggio si portava tranquillo versi quelli blu violacei di una notte dolcemente allietata da un timido spicchio di luna nuova. Tutto questo infatti c’era. Tuttavia per me si dovrebbe iniziare a raccontarla, quella serata, dalla domanda che il Presidente della Giuria del Premio Internazionale di Poesia Marineo, prof. Salvatore Di Marco, ha idealmente rivolto dal palco ad ogni donna e ad ogni uomo del numeroso pubblico, durante la conversazione di apertura tenuta con la bellissima conduttrice, Katiuscia Falbo: “Ha senso fare poesia, oggi?”, intendendo, con “oggi”, sia un giorno a ridosso di quelli, tragici, del terremoto umbro-marchigiano del 24 agosto - un giorno che dunque seguiva dappresso quelli di un dolore “che non si può dire” -, sia, anche, un giorno tra i giorni dei nostri tempi, tempi forse un po’ troppo affollati, af-

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fannati, sicuramente tempi in cui la comunicazione è in gran parte apparente, e spesso sembra lasciare le anime abbandonate in una sorta di solitudine intontita. Seguendo il fil rouge di questa domanda, allora, acquista una notevole pregnanza raccontare come i poeti siano saliti sul placo, sia i segnalati, sia i premiati, tutti con l’emozione autentica di sentirsi “svelati” e al contempo accolti e benvoluti per aver avuto proprio quel “coraggio”, quello di mettere a nudo - con la Parola e la sua cura - ciò che nella vita c’è oltre la vita stessa (vita che, per dirla con l’immenso Pessoa, “da sola non basta”). E come la prestigiosa Giuria, composta da Flora Di Legami, Ida Rampolla, Michela Sacco Messineo, Giovanni Perrone, Tommaso Romano, Ciro Spataro, abbia saputo cogliere di ogni poeta la specifica salienza nelle singole motivazioni del premio. E dire del pubblico: un pubblico caldo, attento, sensibile, educato da molti anni all’ascolto sottile, rarefatto, quel raro ascolto complice che sa cogliere il suono e ogni pausa di silenzio tra un suono e l’altro. Perché la poesia, anche quella, da sola non basta: o me-

glio, al poeta non basta. Le serve il suo lettore, il suo uditore. Le serve “l’altro”. Ecco, a Marineo, lo scorso 4 Settembre c’era anche tutto questo, c’era questa intesa tra la poesia e l’altro, preziosissima, e toccata con la grazia nobile delle maniere gentili. Credo sia per aver assistito a tutto questo che la bravissima Lina Sastri, in chiusura di serata, ricevendo il Premio Internazionale assegnatole, ha saputo dare a quella domanda iniziale del Prof. Di Marco la risposta perfetta. Perché, con la sua verve napoletana, e quella schiettezza “antica”, unita al gesto e al canto della sua esperienza artistica, la Sastri ha risposto palesemente che sì, ha senso far la poesia: il senso e la poesia stessa erano infatti già tutti lì, erano - e restano - quella serata, così come si era svolta, donne e uomini che si incontravano per ascoltare i poeti, e per ricordare e onorare anche l’amicizia e il bene ricevuto. E aveva ragione Lina Sastri, perché la poesia accade nel “dia-logo”, quello semplice, intimo, che non può prescindere dalla verità dell’ascolto. Ci si sentiva tutti un po’ meno soli a Marineo, quella sera. E vicini anche a quanti non hanno più le parole per dire le cose. Perché, citando il grande poeta Brodskji là dove sostiene che “il dolore è biografico, il grido è impersonale”, la poesia - dovrebbe essere, sempre - “quel” grido, che è superamento, anticipazione addirittura, dell’esperienza vissuta, perfino quella della tragedia più grande, della perdita, perché quel grido sa trasfigurare il dolore nell’universale, rendendolo eterno. Per noi. E io, che ho avuto l’onore e il piacere felice di essere premiata nella suggestione di quella piazza, dico “Grazie, Marineo!”. Nina Nasilli


Università popolare

attiVità della FoNdaZioNe

Fondazione, avviati i corsi dell’Università Martedì 8 novembre, presso i locali della Fondazione Arnone, è stato inaugurato l’anno accademico 2016/2017 dell’Università popolare. Il terzo anno di attività prevede l’inserimento di nuovi corsi. Avviate le lezioni di PraticaMente, che sta riscuotendo un discreto successo, ed è utile per conoscere l’affascinante mondo della Psicologia attraverso un percorso alla scoperta di dinamiche e delle motivazioni che guidano il comportamento. Docente Alessia Tegoletto. A via anche il corso di Tradizioni Popolari Marinesi, recupero della memoria storica personale, familiare e della collettività di Marineo, condotto da Franco Vitali. Il Corso sulla gestione telematica del proprio profilo fiscale è guidato da Franco Calderone. Particolarmente apprezzato anche il corso di letteratura Da Jeane Austen a Elena Ferrante, curato da Maria

Muratore. Stenta a partire per mancanza di presenze giovanili il corso di giornalismo per ragazzi, il primo approccio al mestiere del giornalista, utile sviluppo di capacità di comunicazione scritta ed educazione alla cittadinanza attiva. Confermati alcuni corsi dell’anno precedente: Medicina Preventiva con la presenza di esperti medici specialisti, Informatica di base, corso di cucito, di decoupage e manualità artistica femminile, Fare cinema, Imparare a muovere la tua schiena e infine una nuova possibilità, aperta a tutti, il circolo Attivo. Incontri su tematiche varie con esperti, dibattiti su argomenti di attualità. L’Università Popolare di Marineo voluta dal Presidente delle Fondazioni arch. Guido Fiduccia, in collaborazione con un gruppo di insegnanti volontari, è ormai cono-

sciuta in tutta la provincia e sta sempre più diventando un luogo prezioso di apprendimento e di aggregazione. La responsabile coordinatrice, la professoressa Maria Cira Muratore, ha affermato che “l’Università oggi vuole essere luogo di incontro, di confronto, di formazione”. L’Ente, intende organizzare, per l’anno in corso, anche gite e visite guidate sul nostro territorio. Il presidente Arch. Guido Fiduccia richiama, inoltre, le amministrazioni locali ad “una maggiore collaborazione affinchè questa nuova importante offerta culturale possa rappresentare un significativo contributo alla formazione dei cittadini”.

Corsi musicali, iscrizioni ancora aperte Sono ancora aperte le iscrizioni per partecipare ai corsi musicali. Per il presente anno scolastico è stato previsto un corso di solfeggio e uno di primo livello per lo studio del pianoforte. Per ulteriori informazioni contattare la segreteria delle Fondazioni Culturali “Gioacchino Arnone”, in piazza della Repubblica, 22, Marineo. La Rocca 5


libri

Storia loCale

Un paese al crocevia Storia di Bolognetta Quella narrata da Santo lombino è una storia locale e generale allo stesso tempo. Una ricerca pluridisciplinare Lo studio di Santo Lombino sulla sua comunità ha una molteplicità di aspetti e temi che adeguatamente approfonditi danno al lavoro oltre che un valore politico culturale anche un valore conoscitivo e scientifico di spessore. Il Libro racconta le vicende di un piccolo villaggio di contadini dell’entroterra siciliano che con il tempo diventa una comunità. L’Autore ne narra la nascita, lo sviluppo con tutte le dinamiche interne ed esterne proprie di una comunità . Quella narrata da Lombino, dunque, è una storia locale e generale allo stesso tempo che fonda il suo punto di forza in una ricerca luridisciplinare che si avvale per sua stessa ammissione, anche se questo volume è privo di note, di molteplici fonti storiche, di fondi archivistiche, di fonti orali per i fatti più recenti, della tradizione popolare per alcuni eventi. Tutto questo lo fa analizzando i vari aspetti particolari della vita del paese sin da quando Marco Mancino concesse a quanti venivano a stabilirsi nella nuova cittadina “lochi” di case, terreni in enfiteusi, terreni in affitto, soccorsi in denaro e mezzi, usi civici sulle terre comuni, esenzioni fiscali, cancellazione di debiti. Ma la maggiore attenzione dell’autore si concentra sull’ultimo secolo e mezzo di storia, del paese. Per meglio comprendere le dinami-

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che del potere e dell’ascesa delle elites locali nella scala sociale dell’Ottocento si avvale dello studio delle liste degli Eleggibili redatte a partire dal 1817 cercandone all’interno della composizione i legami di parentela, la posizione sociale, i legami economici, il mestiere l’ètà degli eleggibili . Tali dinamiche trasformeranno le famiglie e i gruppi familiari in partiti famiglie, che hanno dominato la scena politica bolognettese nell’ultimo secolo e mezzo. Vengono notati i gruppi sociali interessati alla mobilità ascendente e quali nel tempo perdevano prestigio e terreno, e sfilano cosi i nomi delle famiglie Benanti, Giuffrida, Malleo, Monachelli, Bifarelli, Mosca ,Orobello e Di Peri protagoniste di 150 anni di storia bolognettese. Bolognetta poi si è inserita nel corso dell’Unità d’Italia con l’apporto di squadre di volontari a sostegno dei Garibaldi nella presa di Palermo e votando successivamente all’unanimità, pieni di speranza per un avvenire migliore, l’annessione all’Italia. Ma ben presto la disillusione porterà alla violenta rivolta del Sette e mezzo, dove Bolognetta con Misilmeri furono teatro di efferati eccidi ai danni dei carabinieri. E’ una storia dalle connotazioni comuni nei paesi del nostro territorio dove nasce e si sviluppa il para-

digma mafioso. La lotta politica è lotta di partiti-famiglie, spesso di famiglie mafiose . In una economia povera e arretrata il controllo anche di piccole prebende pubbliche diventava un affare vitale. La pubblica amministrazione era il luogo di incontro e di coltura degli appetiti dei partii e della mafia. Emblematica, in questo senso, la gestione delle terre comuni e delle usurpazioni, dove il trasformismo e camaleontismo delle forze in campo li fa essere conniventi su tale problema. E’ in questo clima che maturano dei delitti eccellenti come quello del sindaco Verdura, dell’arciprete Ferreri, del Lo Brutto, tutti maturati nell’ambito di feroci lotte di potere in un sistema di relazioni ancora largamente feudale. E l’emigrazione bolognettese, iniziata subito dopo il movimento dei


libri

Fasci, è emblematica nei modi e nelle direttrici, nell’organizzazione degli emigrati all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. A questo esodo biblico, ricordiamo che ai primi del Novecento circa un milione di italiani all’anno lasciava la propria terra, Santo Lombino dedica pagine documentate da una pluridecennale passione per la ricerca sul fenomeno migratorio .Un altro esempio di come i processi generali ebbero ricadute locali è quello relativo al rapporto tra fascismo, mafia e politica locale. Il cui epilogo vide l’uccisione del campo del movimento di rivendicazione della terra Carmelino Lo Brutto. Era sindaco allora il fratello di Serafino di Peri, che era il riconosciuto capomafia di Bolognetta che raccoglieva anche le simpatie dell’Arciprete Sucato, oltre che l’appoggio di larghi strati della borghesia agraria. La repressione del Prefetto Mori del 1925-27 sopì il potere dei mafiosi non debellando del tutto la mafia nonostante i proclami trionfalistici di regime. L’autore annota che la mafia andò in quiescenza, ligi alla massima “ca-

Storia loCale

lati juncu ca passa la china”. I mafiosi, infatti, subito dopo la caduta del fascismo, dopo l’armistizio del 1943, riprendono il controllo del comune, accreditandosi come i perseguitati dal fascismo e quindi come antifascisti. E’ questo un pezzo di storia importante per capire le vicende sociali politiche e amministrative del comune di Bolognetta e di tanti comuni del palermitano, in parte ancora da scrivere. Quanto poco avesse inciso il fascismo sulla cultura e lo spirito della popolazione, inoltre, è testimoniato dal numero dei voti presi a livello locale dal partito per il quale vota il “clan” Di Peri, quello separatista che ottiene 1162 su 1396 votanti, se mai ci fosse stato dubbio su chi realmente comandasse in paese. In questo clima di restaurazione dei vecchi poteri politico-mafiosi, racconta l’Autore, a poco sono valse le richieste dei contadini di terra e lavoro. Ogni protesta finiva in un nulla di fatto. I decreti Gullo sulla riforma agraria diedero a pochi bolognettesi dei piccoli lotti di terreno. Un mondo stava per finire. La terra non garantiva più pane e de-

coro. Fu così che in silenzio i contadini diedero l’ultima spallata a un mondo ormai in dissoluzione caratterizzato da rapporti sociali ed economici non più oltre tollerabili. Molti dovettero emigrare. Altri resistettero trattenuti dalle opportunità che il nuovo corso dell’Italia, guidata dalla DC, impresse al paese ampliando le possibilità di lavoro nel terziario e nel settore pubblico o fruendo delle generose elargizioni che venivano gestite in maniera clientelare da un sistema collaudato in pochi anni di potere, con i cantieri di lavoro e pensioni. Siamo alla fine degli anni cinquanta. Un mondo finisce. Il paese, come tanti altri , è a un bivio: seguirà altre direttrici che porteranno a nuovo sviluppo dell’abitato e della popolazione, in controtendenza con il fenomeno dello spopolamento dei paesi dell’entroterra. Nuove dinamiche si innescano, sia aggregative che disgregative, nel microcosmo bolognettese, ancora da chiarire e di cui far tesoro per la gestione del presente e per poter progettare il futuro. Nino Scarpulla La Rocca 7


libri

iNForMaZioNe e ForMaZioNe

a questi interrogativi risponde l'ultimo libro-catechesi di Padre leoluca Pasqua: "Fatta per amore - la correzione fraterna" (edizioni Paoline)

“Sono forse io il custode di mio fratello?”

di Nino di Sclafani

E' questa la colpevole e sfidante risposta di Caino alla chiamata del Signore che gli chiede conto delle sorti di Abele il giusto. Ed è, quello in esame, uno dei brani della Bibbia che più spesso interroga la mia coscienza. Saremo, un giorno, chiamati davanti al Signore a rispondere delle sorti dei nostri fratelli? Possibile che il giudizio finale possa prescindere dal nostro solitario ed intimistico rapporto con la nostra Fede ma ci interroghi anche sulle nostre mancanze nel convertire i fratelli? A questi interrogativi risponde l'ultimo libro-catechesi di Padre Leoluca Pasqua: "Fatta per amore - La correzione fraterna" (Edizioni Paoline). Mi piace considerare questo scritto come un'ideale prosecuzione di altri due testi dell'autore: "Lottare per vivere Il combattimento spirituale" e "Dal rancore al perdono". Il percorso intrapreso da padre Pasqua insegue un'idea: solo cambiando noi stessi potremo ricondurre la comunità umana a quei valori di pacifica convivenza ed evangelica fraternità. Le strutture di peccato che stanno soffocando l'umanità non sono che il frutto di una

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deriva relativistica personale, del fallimento delle relazioni con il nostro prossimo e dell'assenza di un intimo combattimento spirituale. Scaturiscono da tali arroccamenti pericolose monadi tronfie di autoreferenzialità e individualismo, con spiccata presunzione di bastare a se stessi, poco inclini alla ricerca del volto dell'altro. Un volto da cercare, incontrare, in cui riflettersi alla scoperta della comune origine e del medesimo approdo. E' facile e comodo accettare la figliolanza divina, più arduo è digerire la fratellanza universale. Immaginarci unici figli dell'unico Dio, sempre pronto ad intervenire al nostro comando ad esaudire i nostri desideri e i nostri bisogni, come se non esistesse altra umanità desiderosa e bisognosa di cure paterne. Così il richiamo di Genesi 4, 9, ci infastidisce poiché è già tanto provvedere alla nostra salvezza. Nelle parole di padre Pasqua scopriamo l'imperativo comandamento del Padre che ci indica la "cura che bisogna avere per colui con cui si condivide il cammino", poiché "l'altro costituisce parte di me stesso, che devo amare per quello che è, e non per come vorrei che fosse." Ecco che scaturisce l'esigenza della correzione fraterna. Pratica abbondantemente documentata nella scrittura, nella prassi della chiesa primordiale e nelle comunità monastiche. Basti pensare

al ruolo svolto dai profeti nel farsi portavoce della volontà di Dio per il suo popolo, generalmente poco incline ad essere corretto. Con Cristo la correzione, amorevolmente, cammina per le strade di Galilea, dove le storie di conversione si moltiplicano, coinvolgendo coloro che, più lontani dai comandamenti divini, trovano nello sguardo del Maestro quel perdono che mai avrebbero potuto osare dallo sterile dogmatismo sacerdotale del tempo. Il Vangelo rilancia così il dovere della correzione del fratello che vive nell'errore e nel peccato e convalida questa prassi caricandola, se non eseguita, del peccato di omissione che richiama quasi alla correità


libri

del peccato del prossimo. L'autore non minimizza certo la delicatezza del compito. Buona parte del libro è dedicata alla preparazione di una consapevole azione di correzione fraterna. La prassi proposta è basata su di un principio di gradualità che tende a modulare ogni passaggio al caso personale, poiché ogni storia è diversa e richiede un discernimento preliminare che coinvolga anche le intime motivazioni di chi corregge. Sono troppi i rischi che si corrono ad affrontare con leggerezza questo compito; solo un forte coinvolgimento nell'azione consolatoria, nello sforzo empatico finalizzato al chiarimento, al perdono, e che manifesti tangibilmente l'infinita misericordia divina quale balsamo risanante, può sortire l'effetto desiderato. Effetto positivo che non è mai scontato poiché spesso il fratello corretto reagisce con violenza, cercando giustificazione al proprio errore o, peggio, accusando egli stesso chi lo corregge. Paura, senso di inadeguatezza, timore, rischio di cadere in un atteggiamento paternalista, frenano l'azione di correzione che richiede tanta umiltà e amore nell'essere praticata. Non è escluso, peraltro, che oltre ad essere chiamati alla correzione del fratello si possa essere oggetto di correzione, nel volume si evidenzia anche quale atteggiamento assumere in questa circostanza. In fondo il segreto di un'efficace fraterna correzione risiede proprio in questo duplice ruolo in cui oggi si corregge e domani si potrà essere corretti, ciò segna la comune appartenenza alla perfettibile famiglia umana, a quella fragilità che nella comunanza del cammino condivide gli affanni dell'esistenza alla luce dell'esempio del perfetto uomo-Dio che è Cristo Gesù.

iNForMaZioNe e ForMaZioNe

in europa si chiudono frontiere e si innalzano muri

Stranieri alle porte E' dall'inizio della modernità che alle porte dei popoli bussano profughi in fuga dalle bestialità delle guerre e dei dispotismi o dalla ferocia di una vita la cui unica prospettiva è la fame. Per chi vive dietro quelle porte i profughi sono stati sempre stranieri. Solo che negli ultimi anni si è scatenato un vero e proprio attacco di "panico morale", il timore che un qualche male minacci il benessere della società. Quei nomadi (non per scelta, ma per il verdetto di un destino inclemente) che - sfidando la morte- arrivano a migliaia nelle "nostre" terre, ci ricordano in modo irritante, esasperante e raccapricciante quanto vulnerabile sia la nostra posizione nella società e fragile il nostro benessere. Dovremmo soffermarci e ascoltare le parole di Papa Francesco: "Cancelliamo ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c'è nel mondo, in noi, e chiediamoci: chi ha pianto? chi ha pianto oggi nel mondo?". Nella sua recente opera, Zygmunt Bauman, esplora il "problema" delle migrazioni (che non sono solo di oggi) e le paure che stanno invadendo e disgregando l'Europa. Perché tale fenomeno? Che cosa fare? "Dobbiamo comprendere - afferma - che siamo un solo pianeta, una sola umanità. Quali che siano gli ostacoli, e quale che sia la loro enormità, la conoscenza reciproca e la fusione di orizzonti rimangono la via maestra per arrivare alla convivenza pacifica e vantaggiosa per tutti, collaborativa e solidale. Non ci sono altre vie praticabili! La crisi migratoria ci rivela l'attuale stato del mondo, il destino che abbiamo in comune". Z. Bauman, STRANIERI ALLE PORTE - Ed. Laterza, settembre 2016, pagg. 104, €14 La ‘ROCCA, - Giornale periodico delle Fondazioni Culturali "G. Arnone" Piazza della Repubblica, 20 - 90035 Marineo - Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 4/93 decr. 6.3.1993 DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Perrone REDAZIONE E IMPAGINAZIONE: Nuccio Benanti SEGRETERIA DI REDAZIONE: Marta Raineri, Giuseppe Taormina HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Michele De Lucia, Nino Di Sclafani, Totò Greco, Nina Nasilli, Ciro Spataro, Tommaso Salerno, Nino Scarpulla, Antonino Trentacosti, Franco Vitali. STAMPA: VERSIONE ONLINE Per le vostre inserzioni su questo giornale: Fondazione Arnone Tel/fax: 0918726931 info@fondazionearnone.it FONDAZIONI CULTURALI "G. ARNONE" CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE: Arch. Guido Fiduccia (presidente), Suor Eleonora Alongi, Dott. Marco Anello, Dott. Antonino Cutrona REVISORI DEI CONTI: Dott. Roberto Ciaccio

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libri

PoeSia

Il diario dei ricordi di Antonietta Zuccaro Nuovo libro di poesie di antonietta Zuccaro: un ritratto lucidissimo della variegata umanità che ha popolato Marineo nell’ultimo mezzo secolo.

di Nuccio Benanti

domenica 28 agosto, nei locali del Castello di Marineo, è stato presentato il testo poetico ’Nta lu diariu di li mè ricordi, di antonietta Zuccaro, edizioni Primosole.

A

ntonietta Zuccaro pubblica il suo nuovo libro di poesie, ’Nta lu diariu di li mè ricordi, e ci regala un ritratto lucidissimo della variegata umanità che ha popolato Marineo nell’ultimo mezzo secolo. Quelle descritte sono le storie di vita e del lavoro degli uomini e delle donne marinesi, dei loro usi, dei loro costumi, delle loro vicende più o meno private, delle collettive battaglie per l’occupazione o la coltivazione delle terre, dei sentimenti più intimi, delle vittorie, ma anche delle sconfitte. E’ un susseguirsi ininterrotto di ritratti e quadri paesani, uniti dal comune e romantico legame alle radici, alla terra natia e ai suoi simboli. Tra i sindaci del paese e i sindacalisti, i professori e i contadini, la

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Un momento della presentazione al castello Beccadelli. Nella foto, in ordine: Pietr Antonietta Zuccaro, Ida Rampolla del Tindaro, Nino Di Sclafani, Ciro Spataro e N

sarta e la panettiera il filo conduttore rimane sempre lo stesso: la quotidiana lotta per guadagnarsi un pezzo di pane (in Italia o in America) o un posto al sole (quest’ultimo è il caso dei paesani che hanno

rivestito un ruolo pubblico). Ne consegue che i primi a salvarsi da un ipotetico giudizio universale saranno, innanzi tutto, i grandi lavoratori (e lavoratrici) e coloro che hanno vissuto i loro giorni con ge-


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nerosità, con umiltà e senza grosse pretese. Infine, c’è la consapevolezza che la salvezza di Cristo è un dono offerto a tutti i cristiani! La poetessa prova, però, un certo dolore quando traccia alcuni ritratti minori, ossia quelli di quei marinesi un tempo noti tra i contemporanei e poi caduti nell’oblio. Ma,

ro Barbaccia, Marisa Palermo, Nuccio Benanti.

per fortuna – come lei stessa spiega – c’è la musa poetica che ha il potere di resuscitarne la memoria. E’ il caso di mastru Turidduzzu lu musumulisi, rimasto in mente all’autrice perché saliva in paese a

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vendere «pettini, itali e spinguli francisi». In mancanza di denaro contante (il bancomat non era stato ancora inventato) si accontentava di una singolare forma di baratto: capelli in cambio di pettini! La vita è così: qualche volta toglie, altre dà. La vita è effimera, come quella dei capelli che rimangono sul pettine. Ma per fortuna esiste anche chi li raccoglie e li conserva con parsimonia. Antonietta Zuccaro ha sgrovigliato e raccolto, dal pettine dei suoi personali ricordi, anche il profumo del pane di casa di la Gnunidda, molto apprezzato nel mondo accademico palermitano, e l’odore della farina di lu mulinu di li Spatara, che riforniva e inebriava un intero paese. Sente ancora il chiacchiericcio e i motivetti musicali che accompagnavano le allegre giornate del «taglio e cucito» a la Mastra, dove le giovani marinesi imparavano l’arte e spiccavano il primo volo. Sorte diversa dalle coetanee ha avuto, invece, Vincenza Benanti, vittima del lavoro nell’incendio della “Triangle Shirtwaist Company” di New York, dove a soli venti anni cuciva camicette per pochi dollari a settimana. Spazio all’impegno sociale e politico troviamo anche nella poesia Emancipazioni femminili. Mentre ai sentimenti intimi e personali è dedicata L’ucchiuzzi di me matri. Interessante anche il riferimento alle tradizioni locali, di cui Marineo è particolarmente ricca. Tra i versi della poetessa marinese non solo le donne e gli uomini, ma anche le pietre parlano: «Su tistimonii di un tempu passatu ca li nostri nanni n’hannu cuntatu e basta n’anticchia di fantasia, ca spunta ogni scena ca ccà si vidia». Parlano

ai passanti le pietre del lavatoio di lu Vurghiddu, da sempre crocevia di cristiani e animali. Quella sorgente la conoscono bene i marinesi: quelli che un tempo ci andavano per lavare i materassi, e quelli che oggi fanno il percorso inverso per “depositarli” nell’isola ecologica. Se avete voglia di visitare le particolarità di Marineo, fate un salto anche al Gorghillo: troverete l’antico lavatoio, una sorgente d’acqua e le pietre intorno. E al centro questa bella poesia di Antonietta Zuccaro che descrive, a futura memoria, la vita caduca degli uomini, degli animali e delle cose. La raccolta’Nta lu diariu di li mè ricordi è un ritratto paesano, ma soprattutto un invito a riflettere e, perché no, a rispolverare quel potenziale archivio della memoria (segno del passato, nel presente, che guarda verso il futuro), quel diario che è nascosto in ognuno di noi, per diventarne attenti custodi e bravi divulgatori. La Rocca 11


Cucina

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Mangiare: un piacere a 360 gradi idea natalizia: risotto allo champagne e gamberi.

di totò Greco

Mangiare è uno dei piaceri più grandi al mondo. È utile per alleviare il nervosismo o lo stress. È ideale per prendersi cura del corpo e della mente, cibandosi secondo diete mirate. È portatore sano di gioia. È, quindi, un piacere edonistico, ma non solo. È cultura. Inoltre, riflette la propria personalità. Qualcosa di nuovo sotto la luce del sole? Ho scoperto l’acqua calda? Vincerò il premio Nobel? Sarò nominato patrimonio dell’Unesco? No, non credo proprio. Però penso: quando si ha carta bianca sul cibo da preparare, entrano in gioco molti fattori. Il cervello comincia a partorire potenziali idee. Poi, con un setaccio, filtra quelle che reputa più papabili. Quindi, una volta avuto chiaro il modus operandi, ci si rimbocca le mani. Nel frattempo, prendono parte allo show altri attori, non meno importanti. L’umore del momento, il grado d’appetito, la cultura personale, le tecniche di preparazione e cottura, il potenziale desiderio di creare qualcosa di totalmente nuovo che esca al di fuori degli schemi personali. Il numero delle portate, il

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come e il dove si consumerà il pasto, in che stagione, di sera o di giorno, se ci sarà o meno una compagnia e quale, come presentare il piatto, la modalità di consumazione… e tutto questo? Per cucinarsi qualcosa, mangiarla e niente più? Vorrei dire, non sto andando in America con un razzo fotonico, per poi ritornare a casa con un jet privato più veloce della luce. Dai. Mi sto preparando un piatto di pasta col pesto alla trapanese e basta, mica pranzi natalizi. Avete mai fatto caso alla vostra espressione e a quello che accade quando vi cibate di qualcosa che desiderate e/o vi piace molto? Gli occhi si chiudono, la bocca automaticamente sorride mentre mastica, si attivano tutti e cinque i sensi e subito si ha una sensazione di pace interiore. Quanto è bello in compagnia, specialmente se gradita e voluta? A tavola, durante il pasto, si conversa. Quindi è anche un portatore sano di socializzazione. E

farlo con la persona amata, in intimità, soprattutto se è l'autrice di ciò che state gustando? Quando si ha fame, il corpo e la mente non sono soddisfatti ma in subbuglio, fremono per riempire il vuoto. Ma dopo essersi rifocillarti, si ripristina l'equilibrio temporaneamente perturbato. Pensiamo a tutte quelle cose senza rendercene conto? Davvero sottovalutiamo ogni volta un meccanismo di tale importanza? Caspita. Devo fare più attenzione. Sono colpito. Allora non è solamente mettere assieme degli ingredienti quello che facciamo. È molto altro! Sbalorditivo. E tutto questo mi attira, mi piace, lo amo. Dunque, a voi non è venuto appetito? A me si (come sempre).


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Cipolla bianca Carota Burro Parmigiano reggiano grattugiato Sale e pepe rosa (o bianco) q.b.

Risotto allo champagne e gamberi: Riso Carnaroli Gamberi 1 bicchiere di Champagne Sedano

Procedimento: Lavare e sgusciare i gamberi. In una pentola, aggiungere acqua salata e portare a ebollizione. Buttare i crostacei e farli cuocere per 30 secondi. Quindi scolarli e metterli da parte. Pulire e sbucciare una cipolla, qualche carota e una costa di sedano (e anche altra verdura, se si vuole) e tagliare grossolanamente. In un tegame, portare a bollore l’acqua salata. Raggiunto questo punto buttare tutto dentro, mescolando di tanto in tanto, lasciando la pentola a

fuoco minimo. È importante che dopo 5 minuti sobbollisca, non perdendo le bolle. Tritare finemente la restante cipolla e appassirla con parte del burro sulla padella. Quando sarà diventata trasparente, unire il riso per cominciare la tostatura. Sfumare con lo champagne e fare evaporare. Bagnare il riso con un mestolo di brodo vegetale caldo e portare a cottura unendo altro liquido di tanto in tanto. Quando il risotto è quasi giunto a cottura, unire lo champagne restante e mescolare. Togliere dal fuoco, aggiungere il burro rimasto, il parmigiano reggiano grattugiato e mantecare. Completare con pepe rosa, una spolverata di prezzemolo e di menta. Buon appetito!

Mercato di Natale: produttori di Marineo a Sainte Sigolène

Come ogni anno alcune attività commerciali del nostro Comune si sono recate a Sainte-Sigolène per il mercato di Natale che si svolge nei primi giorni del mese di dicembre. Grande è stato il successo dei prodotti portati, tanto che si sono esauriti dopo qualche ora dall'apertura. Ciò testimonia l’amicizia dei sigolenesi e la bontà dei prodotti. I numerosi acquirenti hanno approfittato dell’occasione per inviare i saluti e gli auguri agli amici marinesi. Appuntamento al prossimo anno per consolidare questo gemellaggio commerciale che cresce sempre più. La Rocca 13


Chiese

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Convento delle Cappuccine e chiesa delle Anime Sante

Il complesso dei fabbricati di Piazza Sainte Sigolene, di fronte al municipio di Marineo, nel Settecento non fu costruito come Collegio di Maria per le suore collegine, ma come Convento per le ragazze Cappuccine del paese. Fu ultimato nel 1731 ed elevato in mezzo all’abitato in un’area disagiata, non edificata e tralasciata perché non adatta alle costruzioni monovano destinate alle singole famiglie dei nuovi arrivati. Il Convento delle Cappuccine fu elevato sulla superficie del terreno in pendenza, dove si trovavano vari rilievi rocciosi. In cima a uno di questi, che era il più alto e a forma conica, fu sistemato l’attuale belvedere che fu chiamato “turri di li virgineddi”. Vi si arriva tramite una passerella collegata con la parte alta del convento. Il periodo della costruzione era uno dei più favorevoli per il marchesato di Marineo in quanto erano stati superati i due momenti più difficili: quello dell’inizio dell’insediamento con tutte le difficoltà per avviarlo e quello di maggiore affluenza dei brac-

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cianti che aveva costretto ad accelerare le costruzioni di alloggi. L’equilibrio raggiunto tra il numero degli arrivi e quello delle abitazioni costruite, aveva dato ai marchesi la possibilità di dedicarsi al decoro dell’abitato e a quello delle nude chiese che si cominciarono ad arricchire con stucchi, pitture, sculture, ceramiche e oreficerie per le funzioni religiose. Assieme agli alloggi si costruirono anche altri edifici religiosi come la chiesa della Madunuzza di Scanzano e la sede della congregazione di Gesù Maria e Giuseppe. Tra queste opere pubbliche rientra il fabbricato del Convento delle Cappuccine di Marineo, ora Collegio di Maria. L’edificio fu terminato un anno prima dell’inizio della costruzione del Monastero delle Cappuccine di Palermo, nel periodo di maggiore sviluppo dell’Ordine delle Cappuccine. L’iniziativa della costruzione di Marineo fu del Marchese Ignazio Pilo e del parroco Michelangelo Camastra, personaggi di buona amministrazione e amanti del bello e

dell’arte. Per il decoro delle chiese furono commissionate opere ad artisti anche di primo piano come Filippo Randazzo. Le Cappuccine di Marineo facevano parte della Congregazione del Miseremini fondata dal primo parroco Antonino Giliberto il 20 Agosto 1570. Le occupazioni principali dei confratelli erano quelle della beneficenza e dell’assistenza ai bisognosi. I confrati, per non farsi riconoscere, portavano un camice bianco e un cappuccio con due buchi davanti agli occhi, a causa del quale erano soprannominati incappucciati, mentre le consorelle erano dette cappuccine. Per le opere di beneficenza la confraternita veniva aiutata anche dalle istituzioni, come si rileva dal registro parrocchiale in cui è scritto che, nel 1577, il Governatore Pietro La Vigna assegnava alla confraternita di Marineo una rendita per le opere di assistenza ai bisognosi (ordinanza, registrata dal notaio Leonardo di Napoli da Palermo). Dai dati storici dei fabbricati di Marineo, possiamo conoscere dove si trovavano le sedi delle varie congregazioni: la Congregazione del Miseremini non risulta che avesse una sua sede al momento dell’istituzione. Oggi alcune sedi esistono ancora, altre invece sono state trasformate. La Chiesa delle Anime Sante non è antica. La sua nascita è contemporanea a quella del Convento delle Cappuccine. L’ambiente interno del fabbricato, che in origine non era


Chiese

un ambiente di culto, si rivela più antico e potrebbe aver subito la stessa sorte di altre sedi, come ad esempio la sede della congregazione della Madonna della Mercede che è divenuta chiesa di S. Antonino e la sede della congregazione di S. Anna che è divenuta Chiesa di S. Anna. Allo stesso modo, è ipotizzabile che la sede della Congregazione del Miseremini sia divenuta Chiesa delle Anime Sante, come suggerisce anche la conformazione dell’ambiente, simile a quello delle sedi sopra citate. Iniziata la costruzione del Convento delle Cappuccine, Nicolò Pilo, fratello del marchese Ignazio, e il sacerdote Giuseppe Salerno, nel 1727, in attesa dell’allestimento dei fabbricati del convento, con il permesso di Mons. Gasch, arcivescovo di Palermo, e del parroco Camastra, si interessarono di dare una migliore sistemazione alle ragazze cappuccine

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di Marineo, le quali ormai avevano raggiunto un buon numero. A tal fine, modificando le costruzioni comprese tra l’odierna via Umberto I, via Di Marco, via Cesare Battisti e il vicolo che sfocia nella Piazza S. Anna, ricavarono una casa di accoglienza limitrofa alla sede della Congregazione del Miseremini. Tra questo gruppo di case si trovava anche quella del sacerdote Giuseppe Salerno che la rese disponibile per le Cappuccine. Le prime due madri superiori che guidarono la comunità delle Cappuccine, furono due sorelle del sacerdote Salerno. La sede della congregazione fu modificata divenendo Chiesa delle Anime Sante. La modifica più consistente fu fatta sull’unico prospetto visibile della via Cesare Battisti a cui fu sovrapposto l’attuale prospetto neogotico. Il prospetto è diviso in sei settori rettangolari separati, in senso verticale, da quattro semplici lesene e

in senso orizzontale da due modanature. Si conclude con un frontone triangolare sormontato da un semplice campanile con croce apicale. Sul timpano fu applicato un rilievo raffigurante due angeli che elevano un calice. La porta che occupava il riquadro centrale inferiore, fu ingrandita e contornata da un portale formato da un arco ogivale sostenuto da due fasci di esili colonnine a capitelli corinzi. Nella lunetta dell’arco fu posto un pannello a rilievo raffigurante le anime che dal purgatorio si elevano verso il paradiso. La finestra rettangolare al di sopra della porta, dalla parte interna è rimasta intatta come era in origine, mentre, all’esterno è diventata una monofora incorniciata da un arco a sesto acuto poggiante su due esili colonnine a capitelli corinzi. Degli stessi anni e dello stesso stile neogotico del prospetto della chiesa, La Rocca 15


Chiese

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era anche quello del Convento delle Cappuccine prospiciente il Corso dei Mille costruito dal Marchese Ignazio. In origine, nella composizione del prospetto, si trovavano due piloni laterali e nella parte inferiore un porticato aperto con quattro archi ogivali su tre colonne squadrate con capitelli a volute in pietra bianca. Oggi nella composizione troviamo i piloni rivestiti, il porticato chiuso, al posto della colonna centrale una finestra e due colonne dimezzate. In tali condizioni fu portato nella seconda metà dell’Ottocento quando fu sistemato il Corso dei mille che, per renderlo pianeggiante, dal lato del prospetto fu rialzato con l’estremità meridionale dell’attuale bastione che arriva fino al Palazzo Beccadelli. L’interno della Chiesa delle Anime Sante rispecchia quasi per intero quello della struttura originale della congregazione, oltre alla finestra troviamo anche la semplicità dell’ambiente di metri 11x5 di base, con le nude pareti, con una copertura a due spioventi e con un arco trionfale a sesto acuto che separando in due l’ambiente, diede vita al presbiterio e alla navata. Nel 1985 è stato sostituito l'originale altare in muratura con quello attuale in marmo scuro. Al disopra dell’altare, nella parete di fondo, si trova una tela ad olio di grandi dimensioni della seconda metà dell’Ottocento realizzata proprio per questa chiesa, infatti il tema rappresentato è Anime purganti, eseguita nel 1881 da Michele Ciofalo da Termine Imerese, soprintendente alle antichità della zona. La scena è divisa in varie parti: in alto la Madonna col Bambino circondata da angeli; al centro-sinistra la figura di un angelo che accompagna un'anima redenta; sulla destra un altro angelo che trattiene una croce e

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versa, da un calice, il sangue di Cristo per la redenzione delle anime che si trovano in basso a destra. Sulla sinistra, in basso, troviamo la realistica figura a mezzo busto di un monaco che addita tutta la scena, è il ritratto di Fra Girolamo, un frate che in quel periodo frequentava l'ambiente marinese per la questua. Non è noto il motivo per cui l'autore l'abbia inserito nel dipinto. Artisticamente non è un’opera di grande pregio, dal punto di vista cromatico è piuttosto piatto e poco contrastato; l’elemento che attira maggiormente l’attenzione è la figura del monaco, per il suo marcato realismo. Il complesso della Casa di Accoglienza, si sviluppava nella parte posteriore della chiesa attorno ad un cortile ancora esistente. Da quanto si legge nel registro parrocchiale, l’area verde della parte centrale era adibita a cimitero dei confratelli della congregazione, per cui, se le tombe non sono state smantellate, sotto terra si dovrebbero trovare ancora le ossa dei confratelli. Le Cappuccine rimasero nella Casa di Accoglienza fino al 1731, anno in cui entrarono nell'ordine delle Collegine e si trasferirono nel nuovo convento, ora Collegio di Maria, fatto costruire dal Marchese Ignazio Pilo e dal Parroco Michelangelo Camastra. Tutto il caseggiato della casa di accoglienza, tranne la chiesa, dopo il trasferimento delle cappuccine, con l’esproprio dei beni ecclesiastici del 14 luglio 1866, fu destinato a diversi usi: ospedale, caserma ed infine smembrato fu venduto ai migliori offerenti del paese e trasformato in abitazioni private. La Congregazione del Miseremini continuò a sussistere anche dopo la separazione dalle cappuccine fino al 2 Giugno del 1942,

quando si estinse definitivamente. Mentre la Chiesa delle Anime Sante, che era rimasta come sede della congregazione del Mireremini, il 20 dicembre del 1974 fu affidata alle Orsoline. Dall’esproprio della casa di accoglienza, rimase al comune il locale limitrofo alla chiesa, dal lato via Di Marco. Questo locale era dedicato alla Vergine ma non si sa quale fosse la sua funzione, forse era un oratorio. Nel 1779 vi si insediò la Congregazione della Madonna del Lume, istituita a Marineo dal gesuita Padre Genovese. Da qui proviene il dipinto della Madonna del Lume di autore ignoto che si trova nella Chiesa di S. Anna. Per tutta la prima metà del Novecento il locale fu utilizzato dalla banda musicale di Marineo, negli anni sessanta, dopo il restauro, divenne biblioteca e ora è archivio del comunale, La Chiesa delle anime Sante, in questi ultimi anni, è stata oggetto di errate interpretazioni. Per il fatto che il prospetto presenta elementi decorativi che ricordano lo stile gotico, è stata fatta risalire al XIV secolo. E' l’unica architettura di Marineo che riporta un prospetto neogotico e che non ha subìto sostanziali manomissioni. Gli elementi decorativi del prospetto sono in cattivo stato di conservazione con molti particolari perduti o logorati dal tempo, ma il cattivo stato è dovuto soprattutto al fatto che non sono stati mai effettuati restauri. Il prospetto della chiesa, anche se è incastrato e soffocato dalle costruzioni adiacenti, non ha ancora perduto quell’eleganza datagli dal dinamico slancio degli elementi decorativi dello stile gotico. Antonino Trantacosti


Giovani Corsi

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Bandi per i più giovani: assegni ricerca e tirocinio La pasta con la stampante 3D?? Barilla lancia la sfida con un concorso Barilla Group, in collaborazione con Desall, la piattaforma di crowdsourcing che connette aziende e privati, grazie a una community mondiale di talenti creativi, promuove un bando di concorso per giovani talenti con idee innovative nel settore alimentare.Ai candidati è richiesto di proporre nuovi formati di pasta, pensati per l’innovativa stampante 3D per la pasta, presentata a maggio alla fiera Cibus 2016.

iG

Concorso per 5 laureati presso IVASS L’IVASS - Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni indice un concorso pubblico per l’assunzione a tempo indeterminato di 5 laureati con orientamento nelle discipline economico-aziendali da assumere nell’Area professionale/manageriale, nel profilo di Esperto, livello retributivo 1. 2. La sede di lavoro è Roma. FIxO. Contributi per l'assuzione di dottori di ricerca under 35 Nell’ambito delle misure di intervento previste dal programma FIxO (Formazione e Innovazione per l'Occupazione) di Italia Lavoro è aperto un avviso pubblico che ha l’obiettivo di incentivare l’assunzione a tempo pieno di dottori di ricerca, di età compresa tra i 30 e i 35 anni non compiuti, attraverso contributi alle imprese per la stipula di contratti di lavoro subordinato a tempo determinato (almeno 12 mesi) o a tempo indeterminato. Possono presentare domanda di contributo i datori di lavoro privati che assumano a tempo pieno dottori di ricerca di età compresa tra i 30 e i 35 anni non compiuti Le imprese riceveranno un contributo pari a: 8 mila euro per ogni soggetto assunto con contratto di lavoro subordinato

full time (a tempo indeterminato o determinato per almeno 12 mesi); più un eventuale contributo fino a 2 mila euro per le attività di assistenza didattica individuale. Stage presso l'Agenzia per la Sicurezza Marittima in Portogallo L’Agenzia Europea di Sicurezza Marittima, EMSA, impegnata a garantire la sicurezza marittima nella comunità europea, seleziona tirocinanti per uno stage a Lisbona, per un periodo dai tre ai cinque mesi. Gli stagisti lavoreranno nel settore legislativo, inerente la sicurezza marittima e faranno esperienza e conoscenza pratica del lavoro quotidiano dei vari uffici dell’Agenzia, lo stage prevede, inoltre, un contributo mensile di circa 900 euro mensili.. MIGRARTI. Un milione e mezzo di Euro per Cinema e Spettacolo Nascono i premi ‘Migrarti Cartoon’ e ‘Migrarti Spettacolo’, confermato il Premio alla Mostra del Cinema di Venezia Dopo il successo dell’edizione del 2016, che ha visto coinvolte oltre 5.000 realtà istituzionali e associative, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo raddoppia quest’anno i fondi investendo un milione e mezzo di euro per finanziare ‘MigrArti 2017’. Sono online i due bandi: MigrArti Cinema (750mila euro); MigrArti Spettacolo (750mila euro); che vedono la collaborazione del Mibact e dell’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale. . Cinema2Days. Il 2° mercoledì di ogni mese al cinema con 2 Euro In tutti i cinema d'Italia aderenti all'iniziativa Cinema2Day, il costo del biglietto offerto al pubblico sarà pari a 2 euro tutti i secondi mercoledì di ogni mese. Per maggiori approfondimenti consultare il sito: http://www.informa-giovani.net/ La Rocca 17


l’angolo dello psicologo

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Marineo, dove il lavoro di gruppo porta al successo di Michele de lucia

Un simpatico proverbio del Burkina Faso recita così: "Se le formiche si mettono d'accordo, possono spostare un elefante". Un acuto aforisma di Henry Ford, famoso imprenditore statunitense, fondatore della Ford Motor Company, ci dice in modo profondo: "Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo". Il puro e semplice atto di mettere delle persone nello stesso gruppo non le porta automaticamente a raggiungere risultati soddisfacenti: per riuscire in questo obiettivo è necessario che le stesse si prestino a collaborare in modo reciproco per inseguire con successo degli obiettivi comuni. Nella nostra cittadina hanno vita, ormai da diversi anni, tre bellissime manifestazioni che coinvolgono tante persone sia a livello di organizzazione che come seguito, arrivando a rappresentare importanti eventi culturali con conseguente notevole impatto turistico. Durante il periodo natalizio la GMG Marineo Onlus organizza e mette in scena Il Presepe Vivente sotto la Rocca. La rappresentazione della nascita di Gesù Cristo avviene in un

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luogo incantevole e suggestivo (ai piedi della Rocca di Marineo) e coinvolge circa 150 personaggi. Il lavoro attento, prezioso e minuzioso dei componenti dell'associazione GMG Marineo, insieme alla collaborazione di numerosi cittadini marinesi, ne ha fatto uno degli eventi artistici e culturali più seguiti del circondario palermitano. In occasione della ricorrenza del Corpus Domini nella nostra cittadina si organizza l'Infiorata Artistica, bellissima manifestazione di fede, tradizione, cultura, arte, eventi e musica. L'Infiorata Artistica viene realizzata nel corso principale (Corso dei Mille), ha una lunghezza di 150 metri ed è composta da circa 30 bellissimi quadri artistici. Si stima che ogni anno vengano richiamati e affascinati dalla manifestazione circa 20.000 visitatori. Anche questo evento vede il coinvolgimento attento e sentito di numerosi cittadini, gruppi ed associazioni, attraverso un lavoro di gruppo che produce risultati esaltanti. Ogni prima domenica di Ottobre, la nostra cittadina assiste ad un evento sportivo spettacolare, ben organizzato e sempre più di alto livello che da Marineo si sviluppa fino all'interno della Riserva Naturale Orientata del Bosco di Ficuzza. La Granfondo Marineo è un evento sportivo (mountainbike), ma anche culturale e gastronomico, che nell'ultimo anno ha contato più di 600 inscritti ed una

partecipazione turistica ragguardevole. È organizzato dall'A.S.D. Extreme Racing Team ed anche qui il team di lavoro vede coinvolti numerosi cittadini che offrono un supporto appassionato e pieno di motivazioni. In un epoca di sfrenato individualismo, dove le connessioni sono soprattutto di e in rete e sempre meno vissute in modo diretto, pensare ed assistere ad esempi di partecipazione, di contatti veri, di condivisione, di coesione credo che faccia stare bene e sia una esperienza da segnalare, sottolineare e valorizzare. Come già anticipato in premessa, non è sufficiente mettersi insieme per costituire un gruppo che si ponga finalità, obiettivi e raggiungimento di risultati attraverso un lavoro condiviso. Quando pensiamo e ci riferiamo ad una organizzazione di gruppo non possiamo non riferirci a concetti quali coesione, gruppo di lavoro e lavoro di gruppo, dinamiche interpersonali. Sono presenti delle precise caratteristiche che fondano il concetto di gruppo come la consapevolezza di farne parte (la quale può apparire scontata e banale, ma spesso in realtà l'individuo si sente fuori poichè non "sente" di appartenere), il raggiungimento di obiettivi concordati e condivisi (attraverso un lavoro di gruppo organizzato), il setting (il gruppo di lavoro necessita di un luogo, di un tempo e di regole ben definite e condivise), il ruolo dei singoli individui (fondamentale è definire in modo esplicito ruoli e compiti di ogni soggetto all'interno del gruppo di lavoro) e le dinamiche di gruppo (nell'ambito del gruppo di lavoro grande importanza hanno gli aspetti emotivi e le relazioni affettive che vengono a crearsi). Uno spazio molto importante occupa


l’angolo dello psicologo

anche il concetto di identità. In una situazione di dinamica di gruppo, l'identità di chi ne fa parte viene messa in gioco, in realtà viene ridiscussa. Nell'incontro di gruppo, lo svolgimento di un'attività strutturata implica che le persone dovranno adattarsi ad una specifica situazione e, conseguentemente, operare un cambiamento, anche minimo, di una o più caratteristiche personali. Dallo scambio e dalle relazioni che avvengono tra le diverse identità individuali, si costituisce nel tempo quella che viene definita identità di gruppo, nella quale i vari componenti si riconoscono. Da tutto ciò ne deriva che il gruppo, così come la sua identità, non è semplicemente la somma delle varie per-

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sone che lo compongono, ma è il risultato dell'interazione delle parti che ognuno mette in gioco per realizzare le finalità dell'incontro, oppure per ostacolarle. A giudicare dalla ottima qualità del lavoro svolto nel Presepe Vivente sotto la Rocca, nell' Infiorata Artistica e nella Granfondo Marineo tutti i più importanti requisiti per rendere efficiente un gruppo di lavoro sono soddisfatti. La disponibilità alla cooperazione, alla coesione e soprattutto la disponibilità a modulare parti della propria personalità a favore della costituzione di una identità di gruppo rappresentano elementi decisivi per concludere con successo un lavoro di gruppo. Dietro una suggestiva scena del pre-

sepe, dietro un quadro pieno di petali colorati, dietro una mountain-bike che sfreccia all'interno di un bosco c'è veramente tanto. C'è un sostegno emotivo reciproco, ci sono nuovi modi di relazionarsi e comunicare, ci sono nuove idee e soluzioni, c'è un arricchimento del bagaglio culturale di ognuno. Ma soprattutto c'è un mondo che contempla la disponibilità a mettersi in gioco, c'è la disponibilità al contatto diretto, proprio quel contatto che oggi viaggia essenzialmente attraverso un PC od un telefono, ma che a Marineo, in almeno tre bellissime occasioni, viaggia attraverso uno sguardo ed un sorriso. La Rocca 19


Comunità

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Celebrati i 50 anni di di sacerdozio di padre Giacomo Ribaudo Festa in Cattedrale a Palermo sabato 17 dicembre. Presenti numerosi marinesi. donata una targa dell’amministrazione Sabato 17 dicembre sono stati celebrati nella Cattedrale di Palermo, gremita di fedeli tra cui tanti marinesi, i 50 anni di sacerdozio di Padre Giacomo Ribaudo alla presenza dell’Arcivescovo Corrado Lorefice. In tale occasione l’Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco Pietro Barbaccia e dal Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe D’Amato ha voluto donare una targa a Don Giacomo per testimoniare la simbiosi che c’è sempre stata tra lui ed il suo paese di origine. La vita di tanti giovani, a metà degli anni 60, è stata sicuramente contrassegnata dal rapporto con questo sacerdote mandato a Marineo come vice parroco e divenuto immediatamente autentico animatore per tutte le attività dei ragazzi e degli adolescenti. Era l’uomo dell’ascolto, dell’accoglienza ed il suo spirito d’iniziativa era proverbiale: sapeva organizzare i cineforum, le scampagnate, le gite con l’Azione Cattolica manifestando una disponibilità verso tutti giovani ed anziani. Dopo essere stato a Marineo pochi anni è stato trasferito a Villabate, poi alla Chiesa della Magione a Palermo, ed infine oggi opera alla Chiesa dei Decollati. A volte è stato definito un prete sco-

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modo o di frontiera, ma padre Giacomo è sempre stato fedele ai suoi principi di fede, cercando di realizzare i contenuti del messaggio evangelico ovunque è stato chiamato. In tal senso possiamo definire i suoi cinquant’anni da prete, una vita al servizio degli ultimi: la pastorale delle vedove, i poveri, gli immigrati, ed in questi anni ha pure trovato spazio per dedicarsi all’attività giornalistica promuovendo il settimanale CNTN, di proposta e di denuncia, per migliorare la società in cui viviamo. Nel 2012 il settimanale Famiglia Cristiana lo ha inserito fra i parroci più impegnati che sfidano la mafia con

azioni concrete e decise per portare avanti il suo impegno pastorale tra la gente, con numerose iniziative socio culturali, per una lotta senza quartiere sul fronte della secolarizzazione. È autore di diversi volumi di poesia tra cui l’ultimo “C’è sempre l’aurora”, in cui palpita in tutta umiltà il dialogo tra l’uomo e Dio. Nel fare memoria di tale bella ricorrenza siamo certi che Padre Giacomo continuerà ancora per tanto tempo a testimoniare il suo altruismo, con dedizione e impegno, nel segno della condivisione. Ciro Spataro


Comunità

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Presepe vivente sotto la Rocca di Marineo

Marineo: con il Presepe Vivente “Sotto la Rocca” si rinnova anche quest’anno la magia del Natale L’associazione Gmg Marineo Onlus e la Confraternita di Gesù Maria e Giuseppe, dopo un anno di pausa, hanno voluto riproporre a Marineo il Presepe vivente “Sotto la Rocca”. E’ un evento che, insieme ai vari allestimenti di presepi statici nelle chiese e in altri locali del paese e alle mostre di vario genere che arricchiscono il clima natalizio, dà

vita ad un Natale dall’aria magica e speciale. La manifestazione, affermatasi negli anni come una delle principali espressioni natalizie della provincia di Palermo, vede come introduzione una splendida rappresentazione, quest’anno recitata, dell’annunciazione a Maria, per svilupparsi poi in 23 scene dove più di 150 personaggi danno vita al presepe vivente. Ogni visitatore tra musiche, rumori, voci, odori e ambientazioni di un

tempo, entra in un’atmosfera unica e irripetibile, dove sotto il dominio di un re sfarzoso con i suoi servi e le sue danzatrici, si svolge la normale vita contadina con artigiani, massaie, pastori e più in là in una umile stalla nasce il vero protagonista del Natale, Gesù, il Salvatore del mondo. Vi aspettiamo quindi il 25- 26 dicembre e il 6-7-8 gennaio dalle ore 17 alle ore 21. Non Mancate!!!!! G.M.G. La Rocca 21


tradizioni

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“O Santa Cruci vi vinni a vidìri…” l’anziani cantura marinisi di la notti di lu iovidi Santu a lu Convegnu internazionali di studi a li cent’anni di la morti di Pitrè e Salamone Marino a Palermu. di Franco Vitali

Quannu corchi misi nnarrè lu prufissuri Sergio Bonanzinga di l’Università di Palermu mi chiamà a lu tilefunu pi ‘ncarricarimi di cumminciri li cchiù anziani marinisi chi avianu cantatu la notti di lu Iovidi Santu li canti di la Passioni a li tèmpi passati, nta di mia appi tanticchia di dubbiu ma a iddu nun ci lu fici capìri e c’arrispunnivu subbitu di si. M’avia dittu: “M Palermu pi quattru iorna c’è lu cunvegnu pi li cent’anni di la morti di Giuseppe Pitrè e di Salamone Marino, li cchiù mpurtanti studiusi di li tradizioni populari siciliani; l’urtimu iornu di la riunioni avemu m’prugramma di fari, di doppupranzu nfina a la sira, na rassegna di tanti cantura di la Passioni chi vennu di tanti paisi: Marinè nun po’ mancari! M’arraccumannu a tia!” Doppu aviri dittu un “si” cchiossà cu lu cori ca cu lu ciriveddu mi misi n’firnicia e accuminzavu a pinzari a comu fari pi un purtalla a mala fiura. M’avianu dittu nca vulianu a tri cristiani anziani e accussì mi misi a ghiri casa casa di li cchiù bravi chi ghiè canuscia: Totò Inguì’, Ciru La Sala, Ciru Azzara. A parti Totò ca un nni pir-

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dia mai una, l’atri dui a picca a picca s’avianu arritiratu di iri a cantari e ghiè l’avìa cumminciutu a arriturnari nta la nuttata di lu iovidi santu pi li strati di lu paisi. Nzemmula a iddi dui avìa puru cumminciutu a Totò Di Marcu e a Vicenzu D’Aversa. Essennu anziani e tanticchedda acciaccati, nuddu di tutti tri mi la detti pi sicura di vèniri: ma capivu ca lu ddisiu l’avianu e comu! Eranu li cchiù anziani e li cchiù bravi! Pi un la purtari a la longa vinni lu iornu di iri m’Palermu a ghiri a rapprisintari lu paisi di Marinè. Lu cunvegnu era bonu organizzatu di L’Università di Palermu, La Fondazioni Buttitta e Lu Museu di li Marionetti A.Pasqualinu; la “cantata” s’avìa a fari propia nna lu Museu Pasqualinu. C’eranu dda sira, lu vinticincu novembri, tanti studiusi di tradizioni popolari, antropologi, ricircatura di li megghiu Università italiani e genti puru di fora Italia; quannu arrivamu ddà Li tri anziani marinisi si ficiru pigghiari di suggizioni ca si scantaianu di fari mala fiura: li ncuraggiavu dicennucci nca chiddi eranu cristianu comu nuatri e po’…”po’ vi lu fazzu


tradizioni

vidiri comu finisci !”. Li canuscia boni iè, sapia quantu eranu bravi ed era tranquillu. Lu turnu di cantari li marinisi era nta lu menzu di chiddi chi binianu di atri paisi: a lu mumentu ghiustu Totò e li dù Ciri acchianaru nta lu parcu scantati scantati, quasica sintennusi fora postu, dissiru corchi palora pi salutari… e principiaru a cantari. La prima cosa chi m’addunavu subbitu: calà nta lu teatru un silenziu nca cu tutti ddi cristiani prisenti un si sintìa vulari mancu na musca: si sintìa sulu la vuci di cu cantaia, vuci trimanti d’emozioni ca facia arrizzari li carni! Cantaia Totò cu vuci rutta mittennu nta lu so cantu tutti li so ottantanni di vita passati e la so facci suffirenti: di po’ Ciru Azzara cu l’occhi chiusi, la testa ittata nnarrè e na manu a la vucca; e di po’ ancora, Ciru La Sala ca quannu at-

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taccà “Vermi di terra” fici sèntiri pi daveru vermi di terra tutti li prisenti ca attintaianu cu attenzioni e ammirazioni. Tutti, n’silenziu, avianu nisciutu videocamiri, tablet, telefonini e ripigghiaianu, ripigghiaianu pi un pèrdiri mancu na battuta e purtarisi a la casa ddi vuci chi purtaianu luntanu luntanu a tempi passati e facianu pruvari sinsazioni scurdati pi daveru. Chi sinsazioni bedda! Chi piaciri vìdiri li marinisi fari dda gran bedda fiura e fàrisi canusciri di tanti genti mpurtanti e appassiunati! Quannu tutti cosi fineru, li cumprimenti foru pi tutti ma chiddi pi li tri marinisi foru particulari: un anzianu e mpurtanti prufissuri di L’Università la Sapienza di Roma s’abbicinà a nuatri e nni dissi: “bravi daveru specialmenti pi la vostra spuntaniità, simplicità e umiltà e po’ picchì li vo-

stri canti pi daveru assimigghiaianu a prieri!” Chista fu pi nuatri la megghiu sudisfazioni picchì lu cantari di li marinisi, particulari di l’anziani cantura, era fattu daveru cu lu cori e cu l’arma ca ripruvaia ncapu di ognunu di iddi li patimenti di Gesù Cristu e di la Madonna nta la Simana Santa di la Passioni. Chista è ancora la cantata “a la marinisa”di cu la va a cantari pi li strati: e cci nni sunnu tanti daveru bravi e appassiunati nca mi dispiaci daveru can un mi li potti purtari appressu tutti: si lu miritaianu puru iddi! Totò Inguì, Ciru Azzara e Ciru La Sala cantaru puru pi iddi e pi tutti li marinisi: picchì pi daveru la notti di lu iovidi Santu la Passioni a Marinè veni “cantata” di cu furria lu paisi la notti e di cu l’attenta cantari curcatu nta lu so lettu. La Rocca 23


immigrazione

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Le principali leggende legate all’immigrazione “Hanno tutti lo smartphone. Furbi, opportunisti, delinquenti, ricchi”. Sono questi gli stereotipi ormai diffusi sugli immigrati. l'associazione Medici senza frontiere ha lanciato una campagna per fare chiarezza. 1. Ci portano le malattie: come Ebola, Tubercolosi e scabbia. Non è così. I migranti non rappresentano un rischio per la salute pubblica. Nel corso di oltre dieci anni di attività mediche in Italia, MSF non ha memoria di un solo caso in cui la presenza di immigrati sul territorio sia stata causa di un’emergenza di salute pubblica. 2. Li trattiamo meglio degli italiani! Falso. In Italia, il sistema di accoglienza è gestito dal Ministero dell’Interno e comprende centri di prima e seconda accoglienza. L’insieme delle strutture ordinarie e dei servizi predisposti dalle autorità centrali e dagli enti locali è largamente insufficiente, tanto che più del 70% dei richiedenti asilo è attualmente ospitato in strutture temporanee e straordinarie. 3. Aiutiamoli a casa loro. La comunità internazionale da decenni si pone come obiettivo di eliminare la fame e la povertà estrema ma, nonostante gli sforzi e gli investimenti, i risultati sono ancora insufficienti. E in ogni caso, gli aiuti internazionali da soli

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non bastano a consentire il rientro a casa in sicurezza di chi fugge da conflitti, persecuzioni e violenza. 4. Hanno pure lo smartphone. Ma tu riesci a immaginare di fuggire senza? Per chi fugge da guerra, violenze o povertà ed è costretto a intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, i cellulari, in particolare gli smartphone, sono beni di prima necessità: il mezzo più economico per stare in contatto con i propri familiari; permettono di capire dove ci si trova, attraverso la geolocalizzazione; servono a condividere informazioni fondamentali su rotte, mappe, pericoli alle frontiere, blocchi. 5. Vengono tutti in Italia. Sono troppi! Peccato che sia solo il 6% di chi scappa che arriva in Europa. Degli oltre 65 milioni di persone nel mondo costrette alla fuga nel 2015, ben l’86% resta nelle regioni più povere del pianeta. Il 39% si trova in Medio Oriente e Nord Africa, il 29% in Africa, il 14% in Asia e Pacifico, il 12% nelle Americhe. 6. Sono tutti uomini giovani e forti. La maggioranza delle persone che arrivano in Europa è rappresentata da giovani uomini perché hanno una condizione fisica migliore per poter affrontare un viaggio così duro. Spesso sono le stesse famiglie a mandarli per primi, sperando un giorno di potersi ricongiungere. Tuttavia, il numero di famiglie, donne e minori non accompagnati è in aumento. Nel

2015, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), di circa un milione di persone arrivate in Grecia, in Italia o Spagna via mare, il 17% è costituito da donne e il 25% da bambini. 7. Ci rubano il lavoro. Le analisi esistenti mettono in evidenza la scarsa “concorrenzialità” tra lavoro straniero e lavoro autoctono a parità di competenze. Secondo il Ministero del Lavoro solo l’1,3 per cento dei lavoratori italiani con laurea svolge un lavoro manuale non qualificato, mentre questa percentuale si alza all’8,4% nei lavoratori extra-comunitari. Inoltre, secondo l’Inps ogni anno gli “immigrati” versano 8 miliardi di euro di contributi e ne ricevono 3 in pensioni e altre prestazioni, con un saldo netto di circa 5 miliardi (fonte, Redattore Sociale). 8. Non scappano dalla guerra. La distinzione tra rifugiati e migranti economici è una semplificazione. I motivi che spingono le persone a fuggire dai propri Paesi sono diversi e spesso correlati tra loro: guerre (Siria, Iraq, Nigeria, Afghanistan, Sud Sudan, Yemen, Somalia), instabilità politica e militare (Mali), regimi oppressivi (Eritrea, Gambia), violenze (lago Chad), povertà estrema (Senegal, Costa d'Avorio, Tunisia). 9. Sbarcano i terroristi. Peccato che la maggior parte degli affiliati ai gruppi terroristici coinvolti negli attentati in Europa fosse già presente sul territorio, in quanto di cittadini europei. La maggior parte è fatta di persone vulnerabili che fuggono da guerre e violenza. 10. Sono pericolosi. Sono più vulnerabili che pericolosi. Numerosi studi internazionali hanno evidenziato l’inesistenza di una corrispondenza diretta tra l’aumento della popola-


immigrazione

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Le rotte dell’emigrazione zione immigrata e l’incremento del numero di denunce per reati penali. E’ pur vero che sono molti i detenuti stranieri nelle carceri italiane (il 34% dei reclusi, al 30 settembre 2016), ma ciò è dovuto a una serie di fattori precisi. In particolare, a parità di reato gli stranieri vengono sottoposti a misure di carcerazione preventiva molto più spesso degli italiani, che ottengono invece con maggiore facilità gli arresti domiciliari (o misure cautelari alternative alla detenzione, una volta emessa la condanna). La stessa azione di repressione opera con più frequenza nei confronti degli stranieri, che con maggiore facilità sono sottoposti a fermi e controlli di routine da parte dalle forze di polizia.

“Le rotte dell’emigrazione” è il titolo della mostra di Liana Taurini Barbato allestita dal 18 novembre fino al 4 dicembre al Castello Becadelli di Marineo. L’artista presentato 17 opere incentrate sul tema delle rotte dell’emigrazione affrontando la questione del dramma dei clandestini che, sfuggendo alle guerre e alla fame, affrontano lunghi ed estenuanti viaggi attraversando il Mediterraneo o i Balcani.


Cronaca

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Frana a Marineo: si stacca un costone roccioso, evacuata intera zona L’impotenza di fronte alla forza della natura. Scene terrificanti e la sensazione, inquietante, di non poter far altro che restare a guardare. Avranno provato questo i tanti marinesi che, nella tarda serata di sabato dieci dicembre si sono riversati alle porte del paese, richiamati dai continui boati che hanno fatto da colonna sonora alla frana verificatasi in prossimità dell’area antistante la SS 118, in contrada Roccabianca. Ai primi accorsi, un po’ per curiosità, un po’ per preoccupazione, l’immagine quasi apocalittica di una “cascata” di massi e terra, giù, veloce, verso i capannoni, le attività commerciali e, soprattutto (visto l’orario), l’abitazione di alcuni privati cittadini. Subito ci si è resi conto della gravità dell’evento: un costone roccioso è andato giù, dal nulla, creando caos e paura; fortunatamente, però, senza arrecare danni a persone. Intervenuti sul luogo, prontamente, alcune squadre dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile, nonché i militari della stazione locale dei Carabinieri e diversi agenti della Polizia Municipale. Vista la situazione potenzialmente pericolosa, le forze dell’ordine hanno fatto sgomberare alcune attività commerciali, fra cui una lavanderia ed un’impresa edile, evacuando l’unica abitazione presente in loco.

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E, nel giro di pochi minuti, contrada Roccabianca si è trasformata in un vasto teatro in cui, i numerosi presenti, hanno assistito, in silenzio, al “borbottio” della frana che è andata avanti per tutta la notte e per tutta la giornata di ieri. Il sindaco, Pietro Barbaccia, in contemporanea, ha convocato il centro operativo comunale per predisporre quanto necessario ai fini della salvaguardia dell’incolumità pubblica. In piena notte, quindi, tramite l’emissione di un’ordinanza a firma del responsabile dell’area tecnica di Marineo, è stata interdetta l’intera area coinvolta con la conseguente chiusura delle attività commerciali presenti e l’impossibilità per la famiglia coinvolta di poter tornare a casa. Tra l’altro, secondo quanto emerso dalle prime valutazioni dei tecnici, il fenomeno franoso si sarebbe attivato da una specifica particella appartenente al territorio di Misilmeri. Pertanto, già in nottata, comunicazione dell’evento è stata data ai tecnici ed al primo cittadino del comune limitrofo, Rosalia Stadarelli. Il buio fitto di una notte triste fino alle prime luci dell’alba, con la disperazione del “giorno dopo”. Lacrime amare, rabbiose miste all’incredulità di chi deve fare i conti con la realtà. Cancelli chiusi, attività ferme, macchine spente e famiglie intere piene di do-

mande, desiderose di risposte che, al momento, non possono arrivare. Emerge il lato umano della vicenda, la vera impotenza di chi rischia ingenti danni economici. E intanto, la Procura ha messo sotto sequestro tutta la zona coinvolta dalla frana. “Il danno, per noi, potrebbe essere veramente enorme – ha commentato uno degli imprenditori coinvolti – oltre alle dieci unità lavorative ferme, dieci padri e madri di famiglia a casa, abbiamo dentro tutta la merce che, ovviamente, non possiamo portare via in forza del sequestro. Continuiamo ad aspettare, con la speranza, almeno, di ottenere il via libera per poter trasferire la merce (cibo soggetto a scadenza) che, altrimenti, potrebbe essere utile solo per la spazzatura. Visto il periodo di festività che si avvicina, le perdite potrebbe essere ingenti. Insieme agli altri imprenditori coinvolti stiamo cercando di nominare un geologo per capire come stanno le cose”. E poi c’è chi è rimasto senza quella casa, frutto di sacrifici e duro lavoro che, al momento, resta disabitata: “Non possiamo né entrare né uscire da casa nostra; siamo alloggiati momentaneamente da mia figlia ma, già nei prossimi giorni, dovremmo muoverci per cercare un alloggio. Senza casa e senza lavoro in quanto, nell’area interdetta, si


Cronaca

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Ordinanza sul pallone

trova anche la mia officina”. Situazioni critiche, ai limiti del dramma che stanno trovando, almeno sui social, appoggio e conforto dalla comunità marinese. “Stiamo cercando di risolvere tutto ciò che si trova nelle nostre possibilità – ha dichiarato l’assessore alla protezione civile del comune di Marineo, Francesca Salerno - al fine di monitorare la montagna, poi, abbiamo istallato delle telecamere di controllo, mentre, per quanto concerne la famiglia rimasta senza casa, tramite il dipartimento della protezione civile, cercheremo di garantire loro l’alloggio in una struttura alberghiera. La nostra preoccupazione è che, con l’arrivo del maltempo e della pioggia, la situazione possa peggiorare. Per il resto, non è assolutamente possibile fare altre previsioni”. E la questione, a

breve, arriverà anche in Parlamento con il deputato marinese Franco Ribaudo pronto a presentare un’interrogazione: "Occorre fare chiarezza ed accertare le cause che hanno portato al cedimento di un intero costone roccioso nella cava di contrada Roccabianca. Nelle prossime ore depositerò un’interrogazione parlamentare per chiedere, al Ministro dell’Ambiente e al Ministro dell’Interno, i motivi di tale disastro e verificare se le istituzioni territoriali competenti hanno svolto tutte le attività di vigilanza necessarie per impedire quanto accaduto e – si legge nella nota - quali iniziative intende assumere volte a tutelare l’incolumità pubblica, nonché la salvaguardia del territorio e dell’ambiente, e se lo ritiene opportuno, intervenire anche in via sostitutiva”. Tommaso Salerno

Un paese nel…pallone. Tante le polemiche legate all’ormai famigerata ordinanza 27 del sindaco marinese, Pietro Barbaccia, con la quale venivano vietati, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, schiamazzi o altri rumori molesti ed ingiustificati e l’uso del pallone da gioco nelle piazze Sainte Sigolene e Garfield Lodi, le principali del paese. Talmente paradossale da alzare immediatamente un gran polverone e da innescare la pronta reazione di genitori e bambini sconvolti dalla decisione. Proteste virtuali, paese in subbuglio e social network presi d’assalto. Poi, il passo indietro del primo cittadino che ha prontamente emesso una nuova ordinanza con cui ha inteso rettificare alcuni punti della precedente. Il nuovo atto prevede, infatti, la possibilità di utilizzare il (benedetto) pallone da gioco sino alle ore 22 mentre reitera il divieto di schiamazzi e rumori molesti 24 ore su 24. “Con la precedente ordinanza, fraintesa da molti, si intendeva non certo introdurre il divieto del gioco del calcio, ma solo quello improprio, da parte di soggetti diversi dai bambini ed al solo fine di garantire l’incolumità pubblica dei fruitori del parco giochi, della chiesa e delle piazze interessate – scrive, in una nota emessa sul sito ufficiale del Comune, il sindaco Barbaccia – questa amministrazione ha portato avanti politiche a vantaggio dei più piccoli, con la realizzazione di parchi da gioco in piazza G. Lodi, al boschetto ed alla Villa. Spiace aver constatato che qualcuno abbia voluto strumentalizzare questa situazione per fini politici con interventi poco obiettivi”. T.S. La Rocca 27


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Emergenza idrica a Marineo: problema irrisolto da mesi Guasti, disagi e reclami. Un via vai continuo di gente dalla casa comunale per esporre continue lamentele legate al servizio idrico locale, gestito dall’AMAP. Un problema, quello idrico, che gli abitanti del paese ai piedi della Rocca vivono ormai da mesi. Dopo la riparazione del guasto che aveva mandato in tilt l’impianto di Risalaime nell’estate scorsa, i guai sono continuati. “Paghiamo bollette salate per un servizio scadente” – lamentano i cittadini sentiti in giro per le strade – “i contatori continuano a girare anche se, al posto dell’acqua, arriva aria”. Tra i tanti guasti, ultimo, in ordine cronologico, quello relativo alla rottura della condotta d’adduzione di Via Agrigento, che porta l’acqua dall’impianto di Risalaime sino ai serbatoi della Rocca da dove viene distribuita a tutta la comu-

nità. “Le segnalazioni relative a perdite, guasti e disservizi indirizzate ai vertici dell’AMAP sono state numerosissime – ha dichiarato Pietro Cutrona, consigliere e assessore del comune di Marineo – assistiamo, purtroppo, alla lentezza degli interventi per le riparazioni. Se non si dovesse intervenire con sollecitudine, sarò uno dei primi firmatari di una proposta di rescissione del contratto di fornitura siglato con AMAP”. Problemi, ad esempio, nelle zone di Via Ernesto Basile e Via S. Antonino, dove l’acqua non arriva o, nei casi “più fortunati”, arriva male. Senza dimenticare, poi, le ripetute rotture in Via Pacini, dove, quasi settimanalmente, è possibile assistere a copiose perdite idriche, oppure in zona “gorghillo” ed in Via Corleone in cui, più volte, è dovuta in-

Minì campione d’Italia Chiamatelo pure…campione d’Italia. Sacrifici, passione, umiltà, simpatia e tanto, tantissimo talento: Gabriele Minì ha scritto una pagina importante della propria storia nel mondo delle quattro ruote conquistando il campionato italiano Aci Karting, categoria 60 mini. Un trionfo meritato, sancito nel circuito di Val Vibrata, a Teramo, al termine della finale-1, dove Gabriele ha tagliato come quinto il traguardo, ottenendo un vantaggio

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non più rimontabile dal secondo in graduatoria. Un risultato che ha fatto esplodere tutta la gioia e la grinta dell’undicenne campioncino marinese, commosso ed incredulo al termine della gara e capace, in finale 2, di chiudere col botto. Applausi, scatti, festeggiamenti finali per un percorso lungo, arduo e ricco di successi ed emozioni per cuori forti. T.S.

tervenire l’autobotte della protezione civile per dare supporto ad una cittadina che versa in stato di grave disabilità. Altre perdite, poi, in Via Corradini, in Via Papa Giovanni XXIII ed a Risalaime. Non è mancata la pronta risposta dell’AMAP, nella persona del presidente Maria Prestigiacomo: “Abbiamo raccolto l’eredità di APS, fatta di reti del tutto inservibili perché per 20 anni lasciate senza riparazioni. A Marineo abbiamo fatto innumerevoli lavori di riparazione; totalmente sbagliato, quindi, parlare di disservizi. Già stamattina effettueremo le riparazioni in Via Agrigento e in altre zone interessate. Le problematiche restano comunque tantissime poiché i Comuni sono stati abbandonati prima da Eas e poi da Aps”. T.S.


Cronaca

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Carmelo Sclafani: festa di 100 anni

Una “passeggiata” lunga più di un mese, da Udine a Marineo. Un viaggio verso casa, di ritorno dalle battaglie del secondo conflitto mondiale. Stanchezza, intemperie, fame e fatica che hanno segnato e fortificato Carmelo Sclafani, altro pezzo di storia marinese che, insieme alla famiglia ed alla comunità locale, ha festeggiato l’ambito traguardo del secolo di vita. E che secolo. Nonno Carmelo, sempre sul pezzo e con tante storie da raccontare, ha accolto come meglio non poteva il giorno del proprio centesimo compleanno, circondato dall’affetto della moglie Concetta, dei figli Pino, Mario, Armando e dei nipoti Riccardo, Olga, Carmelo e Chiara. Emozionante, poi, la consegna della targa da parte dell’amministrazione comunale, alla presenza delle autorità civili e reli-

giose del paese, momento in cui nonno Carmelo ha espresso la propria gioia per le numerose testimonianze d’affetto espresse nei suoi confronti. E tra sorrisi, complimenti, lacrime ed abbracci, c’è stato chi ha richiesto al festeggiato l’elisir di lunga vita, cercando di “scippare” qualche consiglio su come poter vivere bene e così a lungo: “Uno stile di vita quasi perfetto, scegliendo sempre cibi vegetali e non abusando con carboidrati e carne – ha risposto il festeggiato, quasi come un vero e proprio medico nutrizionista – poi, ovviamente, non deve mancare l’affetto, da dare e ricevere”. Cento candeline e tanta voglia di continuare ad elargire storie, amore e conoscenza. Un esempio per i più giovani. Auguri Nonno Carmelo. T.S.

I risultati della Granfondo Giuseppe Di Salvo scala…la Rocca. Il ciclista del team “Baaria” si aggiudica la dodicesima edizione della Gran Fondo Marineo (l’undicesima e ultima tappa della Coppa Sicilia, conquistata dallo stesso Di Salvo e la quinta del campionato regionale CSI). Un successo ottenuto grazie al tempo di 2 ore, 13 minuti e 52 secondi, con un vantaggio di quasi tre primi su Pierpaolo Ficarra (Amore e Vita), secondo, e Giuseppe Zagarella (Lombardo Bike), terzo. Un Di Salvo letteralmente entusiasta: “E’ stata dura ma, dopo 48 chilometri intensi lungo un percorso fantastico, sono riuscito a tagliare per primo il traguardo. Faccio un plauso agli organizzatori e dedico la vittoria alla società, alla mia famiglia e alla mia fidanzata”. Fra i marinesi in gara, quinto posto assoluto per Ciro Alloro (Baaria). Nel percorso breve, invece, successo per Leonardo Sanzone del team “Running & Bike” che, col tempo di 2:21:11 ha preceduto Giuseppe Giulioni e Alfredo Torlentino, entrambi del team “Ucci Tp”. Per le donne, invece, alla ciclista Daniela Greco (MTB Eventi Sport), prima classificata nella categoria Master W2, è andato il premio “Anna Cutrona”, mentre, per la Master W1, primato per Maria Chiara Filici (GSD amici del pedale). A chiudere, Gerlando Sciarabba (Special Bikers Team) e Giuseppe Gambino (GS Cosentino), primi rispettivamente nella Master 7 e 8. T.S. La Rocca 29



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