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CONVERSIONE SAN PAOLO Suggerimenti per il cammino e la riflessione PREMESSA Atti degli Apostoli 9,1-9 “Saulo, sempre fremente, minacciava strage contro i discepoli del Signore. Sii presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare". Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda” Papa Francesco: «Io sono il più piccolo tra gli apostoli […] perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana» ( 1 Cor 15,9-10). L’apostolo Paolo così riassume il significato della sua conversione. Essa, avvenuta dopo il folgorante incontro con Gesù Risorto (cfr 1 Cor 9,1) sulla strada da Gerusalemme a Damasco, non è prima di tutto un cambiamento morale, ma un’esperienza trasformante della grazia di Cristo, e al tempo stesso la chiamata ad una nuova missione, quella di annunciare a tutti quel Gesù che prima perseguitava perseguitando i suoi discepoli. In quel momento, infatti, Paolo comprende che tra il Cristo vivente in eterno e i suoi seguaci esiste un’unione reale e trascendente: Gesù vive ed è presente in loro ed essi vivono in Lui. La vocazione ad essere apostolo si fonda non sui meriti umani di Paolo, che si considera “infimo” e “indegno”, ma sulla bontà infinita di Dio, che lo ha scelto e gli ha affidato il ministero. -Una simile comprensione di quanto accaduto sulla via di Damasco è testimoniata da san Paolo anche nella Prima Lettera a Timoteo: «Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù» (1,12-14). La sovrabbondante misericordia di Dio è la ragione unica sulla quale si fonda il ministero di Paolo, ed è allo stesso tempo ciò che l’Apostolo deve annunciare a tutti”. CHI SONO IO? Una persona in cammino ….. Romani, 7, 14-25 Papa Giovanni Paolo II: “Ci sono tuttavia ragioni - e anche di natura oggettiva - per pensare alla giovinezza come ad una singolare ricchezza, che l'uomo sperimenta proprio in tale periodo della sua vita. Questo si distingue certamente dal periodo dell'infanzia (è appunto l'uscita dagli anni dell'infanzia), come si distingue anche dal periodo della piena maturità. Il periodo della giovinezza, infatti, è il tempo di una scoperta particolarmente intensa dell'«io» umano e delle proprietà e capacità ad esso unite. Davanti alla vista interiore della personalità in sviluppo di un giovane o di una giovane, gradualmente e successivamente si scopre quella specifica e, in un certo

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senso, unica e irripetibile potenzialità di una concreta umanità, nella quale è come inscritto l'intero progetto della vita futura. La vita si delinea come la realizzazione di quel progetto: come «auto-realizzazione». La questione merita naturalmente una spiegazione da molti punti di vista; a volerla tuttavia esprimere in breve, si rivela proprio un tale profilo e forma di quella ricchezza che è la giovinezza. E' questa la ricchezza di scoprire ed insieme di programmare, di scegliere, di prevedere e di assumere le prime decisioni in proprio, che avranno importanza per il futuro nella dimensione strettamente personale dell'esistenza umana. Nello stesso tempo, tali decisioni hanno non poca importanza sociale”. Papa Francesco: Cari fratelli e sorelle, non mettiamo mai condizioni a Dio e lasciamo invece che la speranza vinca i nostri timori. Fidarsi di Dio vuol dire entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere, anche accettando che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative. Noi chiediamo al Signore vita, salute, affetti, felicità; ed è giusto farlo, ma nella consapevolezza che Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, e che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto. Non siamo noi che possiamo insegnare a Dio quello che deve fare, ciò di cui noi abbiamo bisogno. Lui lo sa meglio di noi, e dobbiamo fidarci, perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri. Il cammino che (Dio) ci indica è quello della fiducia, dell’attesa nella pace, della preghiera e dell’obbedienza. È il cammino della speranza. Senza facili rassegnazioni, facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità, ma sempre rimanendo nel solco della volontà del Signore. Luci ed ombre nel mio cammino: “i desideri della carne” e “i desideri dello Spirito” Romani, 8, 5-12; 8, 26-27 Papa Giovanni Paolo II: “Tocchiamo qui problemi di somma importanza per la vostra giovinezza e per quel progetto di vita, che da essa emerge. Questo progetto aderisce alla prospettiva della vita eterna prima di tutto attraverso la verità delle opere, sulle quali verrà costruito. La verità delle opere ha il suo fondamento in quella duplice redazione della legge morale: quella che si trova scritta nelle tavole del Decalogo di Mosè e nel Vangelo, e quella che si trova scolpita nella coscienza morale dell'uomo. --E la coscienza «si presenta come testimone» di quella legge, come scrive san Paolo. Questa coscienza - secondo le parole della Lettera ai Romani - sono «i ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono» (Rm 2,15). Ognuno sa quanto queste parole corrispondano alla nostra realtà interiore: ciascuno di noi sin dalla giovinezza sperimenta la voce della coscienza. -Quando dunque Gesù, nel colloquio col giovane, elenca i comandamenti: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre» (Mc 10,19), la retta coscienza risponde con una reazione interiore alle rispettive opere dell'uomo: essa accusa o difende. Bisogna, però, che la coscienza non sia deviata; bisogna che la fondamentale formulazione dei principi della morale non ceda alla deformazione ad opera di un qualsiasi relativismo o utilitarismo. -Cari giovani amici! La risposta, che Gesù dà al suo interlocutore del Vangelo, è rivolta a ciascuno e a ciascuna di voi. Cristo vi interroga circa lo stato della vostra consapevolezza morale, e vi interroga, al tempo stesso, circa lo stato delle vostre coscienze. Questa è una domanda-chiave per l'uomo: è l'interrogativo fondamentale della vostra giovinezza, valevole per tutto il progetto di vita, che appunto deve formarsi nella giovinezza. Il suo valore è quello più strettamente unito al rapporto che ognuno di voi ha nei confronti del bene e del male morale. Il valore di questo progetto dipende in modo essenziale dall'autenticità e dalla rettitudine della vostra coscienza. Dipende anche dalla sua sensibilità. -In tal modo ci troviamo qui in un momento cruciale, in cui ad ogni passo temporalità ed eternità si incontrano ad un livello che è proprio dell'uomo. E' il livello della coscienza, il livello dei valori morali: questa è la più importante dimensione della temporalità e della storia. La storia, infatti, viene scritta non solo dagli avvenimenti, che si svolgono in un certo qual senso «dall'esterno», ma è scritta prima di tutto «dal di dentro»: è la storia delle 2


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coscienze umane, delle vittorie o delle sconfitte morali. Qui trova anche il suo fondamento l'essenziale grandezza dell'uomo: la sua dignità autenticamente umana”. Papa Francesco : “Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). Queste parole sono oggi indirizzate anche a voi, cari giovani: sono parole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna. Vi invito ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraverso il soffio dello Spirito Santo. Quando Dio disse ad Abramo «Vattene», che cosa voleva dirgli? Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, affinché lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova. Qual è per noi oggi questa terra nuova, se non una società più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire fino alle periferie del mondo? ….. -Desidero anche ricordarvi le parole che Gesù disse un giorno ai discepoli che gli chiedevano: «Rabbì […], dove dimori?». Egli rispose: «Venite e vedrete» (Gv 1,38-39). Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad andare presso di lui. Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo? Avete udito questa voce? Avete sentito quest’impulso a mettervi in cammino? Sono sicuro che, sebbene il frastuono e lo stordimento sembrino regnare nel mondo, questa chiamata continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo alla gioia piena. Ciò sarà possibile nella misura in cui, anche attraverso l’accompagnamento di guide esperte, saprete intraprendere un itinerario di discernimento per scoprire il progetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cammino è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio ricco di misericordia tende la sua mano per rialzarvi” -“L’essenza della vita cristiana è camminare verso le promesse; a volte però si corre il rischio di entrare a far parte di tre categorie di credenti: quelli fermi, quelli che sbagliano strada e quelli che camminano senza fare strada, i cristiani erranti. Nella Lettura del Vangelo (Gv 4, 43-54) c’è l’esempio di chi crede nella promessa e si incammina verso di essa: «Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino». L’esempio opposto a questo funzionario del re che aveva chiesto la guarigione del figlio, sono tutti quelli che il Santo Padre definisce “cristiani erranti” che “girano come se la vita fosse un turismo esistenziale, senza meta, senza prendere le promesse sul serio”. A volte poi, possiamo sbagliare strada, per via della nostra condizione di peccatori, ma il Signore ci dà sempre la grazia di tornare sulla strada giusta, in cammino verso le promesse”. IL CAMBIAMENTO Romani, 12, 1-2 Papa Francesco: “Così diventate grandi davvero, non solo perché la vostra altezza aumenta, ma perché il vostro cuore si apre alla gioia e all’amore che Gesù vi dona. E così si apre alla vera grandezza, stare nel grande amore di Dio, che è anche sempre amore degli amici. Speriamo e preghiamo di crescere in questo senso, di trovare il "di più" e di essere veramente persone con un cuore grande, con un Amico grande che dà la sua grandezza anche a noi”. Papa Giovanni Paolo II: Ecco, in questo contesto della famiglia e della società, che è la vostra patria, si inserisce gradualmente un tema connesso molto da vicino con la parabola dei talenti. Gradualmente, infatti, voi riconoscete quel «talento» o quei «talenti», che sono propri di ciascuno e di ciascuna di voi, e cominciate a servirvene in modo creativo, cominciate a moltiplicarli. E ciò avviene per mezzo del lavoro. Quale scala enorme di possibili direzioni, capacità, interessi esiste in questo campo! lo non mi impegno ad enumerarli qui neanche a titolo di esempio, perché c'è pericolo di ometterne più di quanti possa prenderne in considerazione. Presuppongo, dunque, tutta quella varietà e molteplicità di direzioni. Essa dimostra anche la molteplice ricchezza delle scoperte che la giovinezza porta con sé. Facendo riferimento al Vangelo, si può dire che la giovinezza sia il tempo del discernimento dei talenti. Ed insieme essa è il tempo in cui si entra nei molteplici itinerari, lungo i quali si sono sviluppate e ancora continuano a svilupparsi tutta l'attività umana, il lavoro e la creatività. 3


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-Auguro a ciascuna e a ciascuno di scoprire se stesso lungo questi itinerari. Auguro di entrarvi con interesse, con diligenza, con entusiasmo. Il lavoro - ogni lavoro - è unito alla fatica: «Col sudore del tuo volto mangerai il pane» (Gen 3,19) e questa esperienza di fatica viene partecipata da ciascuno e da ciascuna di voi sin dai primissimi anni. Al tempo stesso, tuttavia, il lavoro in modo specifico forma l'uomo e, in un certo senso, lo crea. Dunque, si tratta sempre di una fatica creativa. Ciò si riferisce non solo al lavoro di ricerca o, in genere, al lavoro intellettuale conoscitivo, ma anche agli ordinari lavori fisici, i quali apparentemente non hanno in sé niente di «creativo». Il lavoro, che è caratteristico del periodo della giovinezza, costituisce, prima di tutto, una preparazione al lavoro dell'età matura, ed è perciò legato alla scuola. Penso, dunque, mentre scrivo queste parole a voi, giovani, a tutte le scuole esistenti in tutto quanto il mondo, alle quali la vostra giovane esistenza è collegata per vari anni, successivamente a diversi livelli, a seconda del grado dello sviluppo mentale e l'indirizzo delle inclinazioni: dalle scuole elementari fino alle università”. Papa Francesco: Gesù ha fatto della conversione la prima parola della sua predicazione: «Convertitevi e credete nel vangelo» (Mc 1,15). È con questo annuncio che Egli si presenta al popolo, chiedendo di accogliere la sua parola come l’ultima e definitiva che il Padre rivolge all’umanità (cfr Mc 12,1-11). Rispetto alla predicazione dei profeti, Gesù insiste ancora di più sulla dimensione interiore della conversione. In essa, infatti, tutta la persona è coinvolta, cuore e mente, per diventare una creatura nuova, una persona nuova. Cambia il cuore e uno si rinnova. - Quando Gesù chiama alla conversione non si erge a giudice delle persone, ma lo fa a partire dalla vicinanza, dalla condivisione della condizione umana, e quindi della strada, della casa, della mensa... La misericordia verso quanti avevano bisogno di cambiare vita avveniva con la sua presenza amabile, per coinvolgere ciascuno nella sua storia di salvezza. Gesù persuadeva la gente con l’amabilità, con l’amore, e con questo suo comportamento Gesù toccava nel profondo il cuore delle persone ed esse si sentivano attratte dall’amore di Dio e spinte a cambiare vita. Ad esempio, le conversioni di Matteo (cfr Mt 9,9-13) e di Zaccheo (cfr Lc 19,1-10) sono avvenute proprio in questo modo, perché hanno sentito di essere amati da Gesù e, attraverso di Lui, dal Padre. La vera conversione avviene quando accogliamo il dono della grazia; e un chiaro segno della sua autenticità è che ci accorgiamo delle necessità dei fratelli e siamo pronti ad andare loro incontro. - Cari fratelli e sorelle, quante volte anche noi sentiamo l’esigenza di un cambiamento che coinvolga tutta la nostra persona! Quante volte ci diciamo: “Devo cambiare, non posso continuare così… La mia vita, per questa strada, non darà frutto, sarà una vita inutile e io non sarò felice”. Quante volte vengono questi pensieri, quante volte!... E Gesù, accanto a noi, con la mano tesa ci dice: “Vieni, vieni da me. Il lavoro lo faccio io: io ti cambierò il cuore, io ti cambierò la vita, io ti farò felice”. Ma noi, crediamo in questo o no? Crediamo o no? Cosa pensate voi: credete in questo o no? - Gesù che è con noi ci invita a cambiare vita. È Lui, con lo Spirito Santo, che semina in noi questa inquietudine per cambiare vita ed essere un po’ migliori. Seguiamo dunque questo invito del Signore e non poniamo resistenze, perché solo se ci apriamo alla sua misericordia, noi troviamo la vera vita e la vera gioia. Dobbiamo soltanto spalancare la porta, e Lui fa tutto il resto. Lui fa tutto, ma a noi spetta spalancare il cuore perché Lui possa guarirci e farci andare avanti. Vi assicuro che saremo più felici. Papa Francesco: “Vi ho chiesto più volte: «Le cose si possono cambiare?». E voi avete gridato insieme un fragoroso «Sì». Quel grido nasce dal vostro cuore giovane che non sopporta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quel grido che sale dal vostro intimo! Anche quando avvertite, come il profeta Geremia, l’inesperienza della vostra giovane età, Dio vi incoraggia ad andare dove Egli vi invia: «Non aver paura […] perché io sono con te per proteggerti» ( Ger 1,8). Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo 4


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risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori. San Benedetto raccomandava agli abati di consultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, perché «spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore» (Regola di San Benedetto III, 3)”. -Cambiamento non è un problema di far bello, non è un problema di maquillage, di trucco. Gesù ha cambiato tutto da dentro! Ha cambiato con una ri-creazione: Dio aveva creato il mondo; l’uomo è caduto in peccato; viene Gesù a ri-creare il mondo. E questo è il messaggio, il messaggio del Vangelo, che si vede chiaro: prima di guarire quell’uomo, Gesù perdona i suoi peccati. Va lì, alla ri-creazione, ri-crea quell’uomo da peccatore in giusto: lo ricrea come giusto. Lo fa nuovo, totalmente nuovo. Maturare competenze adeguate: Papa Francesco: Vi indico una strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve sapere parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma, armoniosamente, cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniose e insieme!". “C’è una scienza che dobbiamo imparare tutti i giorni, perché è bella: “La bellezza del perdono e della misericordia del Signore”. Orientare e sostenere il proprio cammino con la riflessione, contemplazione e preghiera Maritain: “E la vera contemplazione porta necessariamente all'azione. Un momento chiama l'altro”. Papa Francesco: Pregare non è come prendere un'aspirina per sentirsi meglio; non è neppure chiedere qualche cosa a Dio per ottenerlo: questo "è fare un negozio". La preghiera è “la migliore arma che abbiamo, una chiave che apre il cuore di Dio”. Dal “quaderno di marcia” del Servo di Dio, Mario Restivo”, rover “Non avete saputo vegliare con Me neppure un’ora” “E’ pensando a queste parole che mi sono alzato prima del solito stamattina per venire qua davanti a Te, Signore. Sai, non ero abituato a sentirTi una presenza, ma ora, in quest’alba di uno splendido mattino che ancora una volta ci dai, Tu ci sei: sento il tuo battito in me, ma anche fuori di me. In me, poiché la mia disponibilità dell’essere qui stamattina, come dell’aver partecipato a questo campo, vive del tuo amore verso di me; fuori di me perché tutto qui attorno è buono, poiché proviene dalla Tua onnipotenza: il cielo, il bosco, gli uccellini, l’erbetta, le foglie secche, reliquia di un autunno ormai lontano, il freddo, il silenzio, l’orizzonte. Signore, dammi sempre un inizio, dammi soprattutto la morte che lo precede, aiutami ad educare al vero amore le persone che mi stanno attorno. Dio, guidami sulla strada del ritorno, affinché la mia casa divenga la Tua casa, la mia vita diventi la Tua vita. Signore, dammi il coraggio, la comprensione e l’umiltà alla maniera del tuo Figlio. Ti prego per le persone smarrite, per chi non sa ancora da che parte andare, eppure ci va. Dammi la spontaneità e la fantasia perché sia un ragazzo tra i ragazzi. Ti prego perché non muoia in me la speranza. E, quando sono solo, Signore, quando a sera busso alla porta di qualcuno e nessuno mi dà risposta, ricordaTi di me e rendimi capace di sorridere. Fa’ che possa sempre darmi agli altri in umiltà e completa condivisione. Nel mio cuore, Signore, troverò il posto per le mille vite dell’universo. E, ora, Signore, lascia che il Tuo servo vada in pace secondo la tua parola, fa’ che il tuo servo abbia il coraggio di uccidere le sue maschere. Amen”.

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IL SERVIZIO Baden-Powell: - “Lo scout è fatto per servire Dio e il prossimo” - “La repressione delle tendenze egoistiche e lo sviluppo dell'amore e dello spirito di servizio del prossimo aprono il cuore alla presenza di Dio e producono un cambiamento totale nella persona, dandole un'autentica gioia celeste, tento da farne un essere completamente diverso. Il problema per lui diventa ora non "cosa mi può dare la vita", ma "cosa posso dare io nella vita. Il servizio non è solo per il tempo libero. Il servizio dev'essere un atteggiamento della vita che trova modi per esprimersi concretamente in ogni momento. Non riceviamo una paga o una ricompensa per un servizio reso, ma proprio questo fa di noi, che lo rendiamo, uomini liberi. Non lavoriamo per un datore di lavoro, ma per Dio e per la nostra coscienza”. -“Il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri”. -“Procurate di lasciare il mondo un po' migliore di come lo avete trovato”. L’esercizio della carità «Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt3,15). - Umiltà - Romani, 12, 3 - Valorizzazione dei talenti – Romani, 12, 4-8 - L’impegno – Romani, 12, 9-21 - 1 Corinzi, 13, 4-6 - L’accoglienza – Romani, 14, 1-13 - La carità – Efesini, 5,1 - 5, 15-20 Papa Francesco agli scouts: “Il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non timorosi. Di giovani che si muovano sulle strade e non che siano fermi: con i giovani fermi non andiamo avanti! Di giovani che sempre abbiano un orizzonte per andare e non giovani che vanno in pensione! Ma è triste! E’ triste guardare un giovane in pensione. No, il giovane deve andare avanti con questa strada di coraggio ….. Questo è il vostro compito: fare una città nuova. Sempre avanti con una città nuova: con la verità, la bontà, la bellezza che il Signore ci ha dato. Cari giovani, cari ragazzi e ragazze vi auguro il meglio. Non abbiate paura, non lasciatevi rubare la speranza. La vita è vostra! E’ vostra per farla fiorire, per dare frutti a tutti. L’umanità ci guarda e anche vi guarda a voi in questa strada di coraggio. E ricordatevi: la pensione arriva a 65 anni! Un giovane non deve andare in pensione, mai! Deve andare con coraggio avanti. Papa Francesco ai giovani: “Cari giovani, vi auguro di seguire la via che dà pienezza di significato e di gioia alla vostra vita. Questa via non è uguale per tutti, ma ognuno può trovare quella più adatta alla sua personalità, ai suoi doni, alla sua situazione. Vi sono tuttavia delle coordinate comuni, al di fuori delle quali non è possibile trovarla, e una di queste coordinate è proprio quella del servizio. Sicuramente la strada del servizio va controcorrente rispetto ai modelli dominanti, ma in realtà ognuno di noi si sente contento e realizzato solo quando è utile per qualcuno. Questo sprigiona in noi delle energie nuove, ci fa percepire che non siamo soli e dilata i nostri orizzonti. Vi invito a camminare su questa strada del servizio e a prendere come modello perfetto di umanità Gesù, che ha fatto posto agli altri in sé stesso fino a donare la sua vita”. -

Augurio finale – 2 Corinzi, 13, 11-13

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