Beatrix klakowicz curriculum testimonianze scritti

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BEATRICE KLAKOWICZ Vienna 1938, Roma 2016

Dr. Beatrice Klakowicz has returned to the Father. UMEC-WUCT remembers with gratitude her generous and loyal dedication to the Rome office, her culture and profoundness. May we pray for her. On the gravestone which is dedicated by UMEC-WUCT, will be the logo of the Union. Following are a few testimonies of our dear Beatrice. La Dra. Beatrice Klakowicz ha vuelto a la casa del Padre. La UMEC-WUCT recordará con gratitud su largo compromiso, generoso y fiel a la oficina de Roma y su cultura profunda. Oramos por ustedes. El logotipo de l UMEC será colocado en la lápida (donado por la Unión). Unido al testimonio del Presidente de la UMEC y otros amigos en la querida Beatrice. Dr. Beatrice Klakowicz est retourné au Père. UMEC-WUCT se souvient avec gratitude son dévouement généreux et loyal au bureau de Rome, sa culture et la profondeur. Pouvons-nous prier pour elle. Sur la pierre tombale qui est consacré par UMEC-UMEC, sera le logo de l'Union. Voici quelques témoignages de notre chère Béatrice. La dr.ssa beatrice Klakowicz è tornata alla Casa del Padre. UMEC-WUCT ricorda con gratitudine il suo generoso e leale impegno nell'ufficio di Roma e la sua profonda cultura. Preghiamo per Lei. L'UMEC ha donato la lapide per la sua tomba. Vi sarà inciso il logo dell'Unione. Beatrice Klakowicz is teruggekeerd naar de Vader. UMEC-WUCT denkt in dankbaarheid aan haar grote en trouwe toewijding (meer dan 20 jaar) aan het bureau in Rome, en aan haar diepgevoelde culturele engagement. Laten wij voor haar bidden. Op de grafsteen (gedoneerd door UMEC-WUCT) zal de logo van de Vereniging komen te staan. Hier volgen enkele getuigenissen over onze dierbare Beatrice.

BREVI NOTIZIE SULLA SUA VITA (raccolte da testimonianze sue e di conoscenti) La famiglia della professoressa Klakowicz ha antiche e nobili origini. Il padre era Procuratore dello Zar in Ucraina. Alla caduta dell’impero zarista si trasferì a Cracovia (ove ebbe inizio un rapporto di amicizia con il futuro Papa Giovanni Paolo II). Quando la Polonia cadde sotto il regime comunista, gli furono confiscati i beni e si trasferì a Vienna ove il 6 luglio 1938 nacque Beatrix. Beatrice seguì gli studi a Vienna, a Parigi, a Oxford e a Roma, ove infine, pose la sua residenza, continuò gli studi, svolse attività di ricerca e d’insegnamento nelle Università Pontificie, collaborò attivamente con il santo pontefice Giovanni Paolo II il quale le affidò incarichi e missioni di fiducia (a proposito possono essere richieste informazioni a S. Em. il Cardinale Stanisław Dziwisz). Ecco alcuni richiami al suo percorso di studi e di vita: 6 luglio 1938

Nasce a Vienna

1956-1961: Diploma all'Università di Vienna in Diritto Romano, Epigrafia, Numismatica e Paleografia Classica e Orientale. Corsi di perfezionamento a Parigi, Oxford e Heidelberg; inglesi e statunitensi in Medio Oriente.

partecipazione agli scavi austriaci, francesi,

1961: Laurea in Filosofia sub auspiciis Praesidentis Rei Publicae (Vienna).

1 Beatrice Klakowicz

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1962 – 1963: Borsa di Studio dell’’Österreichische Akademie der Wissenschaften, collaborando con i Musei Vaticani, il Deutsches Archäologisches Institut e l’Accademia Svedese. 1964/1965: Corso di Filosofia e Teologia Tedesca nell’Otto e Novecento nella P.U. di S. Tommaso (Angelicum). 1965-1983: Curatrice dei Musei di Orvieto, pubblicò la Storia della ricerca archeologica a Orvieto e preparò il progetto di un parco archeologico orvietano per la Regione Umbria. 1982: Pont. Ist. Biblico: studi teologico - orientali in Orientalia, edizione dei papiri egiziani Ribes-Palau Collection. 1984: Laurea in Teologia “summa cum laude” (P. Un. Lateranense) con specializzazione in Teologia fondamentale nelle concezioni e credenze religiose dell’Antico Oriente (Egitto e Asia Anteriore) Diplomi in Epigrafia e Paleografia greca e latina, nonché in Papirologia 1980-1985: Ha tenuto il Corso di Catechesi e Spiritualità dei Monumenti Cristiani di Roma all’Istituto di Catechesi Missionaria (P.U. Urbaniana) e il corso sulla Prima Evangelizzazione d’Italia per gli studenti di Filosofia della P.U. Salesiana. Ha curato diverse pubblicazioni di carattere teologico, esegetico e orientalistico in varie riviste pontificie, italiane e straniere. Ha presenziato - con P. Agostino Trapé - a una Sezione dell’Ottavo Congresso Tomistico Internazionale sulla Aeterni Patris. Dal 1986 al 2013 ha curato l’ufficio di segreteria dell’Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici e ha collaborato con il Forum delle ONG e, direttamente, con la Segreteria di Stato grazie alla vicinanza con S.S. Giovanni Paolo II e alla sua conoscenza di diverse lingue. Grazie alla sua vasta cultura ha curato numerose visite ai monumenti di Roma in interazione con associazioni culturali (“Passeggiate romane”, ecc). In questi ultimi anni le precarie condizioni di salute l’hanno costretta a ridurre i suoi impegni. Dopo un lungo periodo di sofferenza e ricovero in struttura ospedaliera si è spenta nell’ospedale di Anzio. Negli ultimi giorni della vita ha più volte chiesto di poter essere sepolta nel Cimitero Teutonico del Vaticano, affermando di averne antico diritto. Nel corso della sua vita ha curato anzitutto la formazione e la spiritualità, mai la ricchezza. Ha reso gratuitamente molteplici e importanti servizi alla Santa Sede e ai singoli Sommi Pontefici, nonché alle associazioni cattoliche. Ha vissuto con dignità e con povertà, sempre fedele alla Chiesa Cattolica. E’ tornata alla Casa del Padre il 17 giugno 2016, in Anzio (Roma) L’Unione Mondiale degli Insegnanti Cattolici la ricorda per il suo generoso ed accurato impegno, per la sua disponibilità, per la sua elevata cultura. 20 giugno 2016 Giovanni Perrone

Segretario Generale UMEC-WUCT

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Alcune immagini dell’ultimo Congresso UMEC-WUCT al quale ha partecipato la dr. Klakowicz Roma, 26-27 ottobre 2012

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BEATRICE KLAKOWICZ - ALCUNE TESTIMONIANZE AD OGGI PERVENUTE S.E. Mons. Luc Van Looy, vescovo di Gand, presidente Charitas Europea Beatrice ha fatto molto per noi, benché anche le sue forze negli ultimi tempi mancavano. E’ stata una grazia per noi averla in UMEC. + Luc van Looy UMEC-WUCT Le Président de l'UMEC-WUCT: "Après une vie ‘au service du catholicisme’, Béatrice nous a quitté en silence et grande modestie. Son œuvre était achevée après une longue vie au service de sa conviction. Elle pouvait enfin en toute tranquillité retourner à la maison du Père et de sa famille Polonaise. Nous n’oublierons jamais sa croyance sans aucun compromis, sa fidélité, son respect absolu pour les valeurs transmises par ses parents, sa foi plus que profonde. L’UMEC-WUCT perd en elle une vraie ‘aficionado de l’enseignement’ et tout l’Exécutif et les membres du Conseil l’appréciaient bien fort pour cet engagement sans limites. Nous croyons qu’elle restera avec nous et qu’elle continuera à être présente dans nos pensées et nos décisions. Chère Béatrice, je suis sûr que la porte du Ciel vous était largement ouverte et que même les anges vous y ont accompagné. Requiescat in pace! G. Bourdeaud’hui Università Pontificia Salesiana – il Rettore Che il Signore l’accolga nel suo regno di luce e di sapienza, e la ricompensi del bene che ha fatto per avvicinare tante persone a Lui attraverso il suo servizio culturale e l’appassionato gusto dell’arte cristiana e della testimonianza dei santi. d. Mauro Mantovani, rettore Giuseppe Cicolini, già segretario UMEC-WUCT La professoressa Beatrice Klakowicz è volata al cielo. La sua memoria è in benedizione. Collaborò per molti anni con l’UMEC. La ricordano e pregano per lei: l’UMEC, l’AIMC e l’UCIIM; e gli amici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e del Policlinico “Gemelli”, che per anni hanno seguito le sue lezioni e le sue visite guidate in Roma. Era di nobile famiglia di origine polacca e di alta cultura tedesca, e poi italiana. Persona di grande Fede cristiana, non ha risparmiato le sue energie perché nei suoi studi e pubblicazioni rifulgesse la grandezza e la bellezza delle memorie cristiane di Roma, che Ella aveva approfondito per anni. La sua conoscenza delle principali lingue moderne e delle lingue classiche le favorì l’accesso allo studio di documenti storici e teologici importanti. La Segreteria di Stato la ebbe come collaboratrice nel delicato lavoro di traduzione da e verso più lingue. Nell’UMEC fu segretaria e incaricata dei contatti con le Associazioni nazionali degli Insegnanti Cattolici di tutto il mondo. Negli ultimi anni visse a Nettuno, presso Roma, dedicandosi allo studio e alla preghiera. Giuseppe Cicolini, già ispettore centrale ministero p.i. e segretario generale UMEC-WUCT IL PRESIDENTE DELL’ACCADEMIA DI SCIENZE UMANE E SOCIALI (ASUS, Roma) Il 17 giugno è mancata la Professoressa Beatrice Klakowicz, studiosa di fama internazionale, docente in varie Università italiane e straniere, autrice di opere sulla cultura classica e cristiana di grande livello culturale, amica e collaboratrice dell’Accademia di Scienze Umane e Sociali (www.asusweb.it). L’ ASUS, nella persona del suo Presidente, prof. Gaspare Mura, del Direttivo e dei soci, si unisce nel ricordo e 4 Beatrice Klakowicz

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nella preghiera a quanti la conobbero e la stimarono, nell’auspicio che l ’opera della studiosa continui ad animare e sostenere soprattutto i giovani nello studio della cultura umanistica. Gaspare Mura PAOLO MENON, artista: La scomparsa della professoressa Beatrice Klakowicz ci addolora. Mi addolora. Mi lascia un vuoto incolmabile per tante ragioni, una in particolare: averla conosciuta, grazie a Cristina Buschi, nel suo «habitat» vaticano per lavorare insieme al più bel progetto artistico della mia vita, «L’Uomo da Dioniso a Cristo», terza parte della mia trilogia sculturale. E per quanto non l’avessi frequentata come avrei voluto a causa della non trascurabile distanza geografica che ci separava, nutrivo tuttavia per lei profonda stima e gratitudine incommensurabile per la vicinanza intellettuale oltre che spirituale che invece ci univa. Beatrice aveva accettato di scrivere il primo dei suoi testi critici ed esegetici su alcuni miei lavori (link in calce) con intuito, ispirazione e passione unici, per meglio dire, tipici del suo modo di rapportarsi con empatia alla «non banalità» dell'esperienza artistica autoriale; oltre a recepire la bellezza del segno contemporaneo generato dall'arcaico, farlo proprio per poi dispensarlo attraverso le sue dotte analisi con inclusiva e impagabile generosità: testi messi a disposizione di chiunque ne fosse stato attratto per sensibilità o per studio. Mi mancherà, anche se l'ho conosciuta soltanto per un tempo troppo breve, nel quale tuttavia ci siamo confrontati, scambiato opinioni, testimonianze e – perché no? – anche qualche critica necessaria, a me quantomeno indispensabile, per definire i canoni estetici della bellezza intrinseca dei nostri bagagli culturali – il mio così leggero rispetto al suo magistero, da essere ripiegato su se stesso come un sacchetto di carta – e del nostro Dna spirituale. Mi mancheranno, dicevo, la dolcezza e le sue spigolature caratteriali, la frugalità spesso eccessiva nel rapportarsi con il cibo da cui mi sembrava non ne traesse il ben che minimo piacere, forse con qualche rara eccezione, a suo dire. Di contro so per certo che le piaceva sorseggiare di tanto in tanto un buon bicchiere di vino, in particolare il bianco spumantizzato, purché di qualità, e ciò mi riempiva di gioia. A Verona mi confidò che se ci fosse stato qualcosa di irrinunciabile nei piaceri della vita, non necessariamente da gustare a tavola, quello sarebbe stato per lei un ottimo Prosecco! E ciò la dice lunga sul suo scrivere intorno alla bellezza che l'arte nei secoli ha messo in scena cantando il vino e le uve, recitandone gli effetti e ritraendone il dionisiaco, o rapportandosi con la sacralità cristica del vino, inteso come elemento rituale della liturgia eucaristica. Mi mancherà la sua ironica intelligenza mai disgiunta dal buonumore – sorrido ancora delle sue barzellette inaspettate, non sempre all'acqua di rose, in un contesto serioso e, soprattutto, il suo velato romanticismo. Visitando le città lacustri di Malgrate e Lecco mi disse di avvertire o, meglio, di captare nel paesaggio manzoniano, soprattutto nei monti alti che sovrastano Lecco e che si rispecchiano sul lago di Como il riverbero, i colori, l'aria, gli odori dei luoghi della sua infanzia, la nostalgia che dal cuore saliva con tremore e dolcezza nei suoi gesti silenziosi tali da coglierne la sorpresa, l'intensità, l'emozione espresse con impercettibili sottolineature che accompagnavano i suoi pensieri sussurrati con voce sottile e minuta. I suoi scritti che direttamente e indirettamente mi riguardano o, meglio, che riguardano i miei lavori continuerò a considerarli una vera lectio magistralis: una perla di estetica teologica (chissà se il termine è corretto – mi farò perdonare altrimenti dal professor Gaspare Mura – ma è ciò che mi trasmettono) che orientano tuttora le mie scelte, il mio sentire progettuale, i miei deliri artistici intorno alla figura di Cristo e a quella mitologica di Dioniso che l'ha preceduto. Vorrei ricordare ancora altre cose belle di Beatrice, ma penso che alcune vogliano restare intime in fondo al cuore. Ciao, principessa, anche Dona ti saluta e ti abbraccia con grande affetto: riposa in pace. Paolo Menon (www.paolomenon.it), GIANCARLO BOCCARDI, già vice presidente nazionale AIMC Ho conosciuto Beatrice K. a motivo del rapporto che l’Aimc – della quale dal ’75 al ’93 sono stato Vive Presidente nazionale – intratteneva con l’Umec, e sempre sono rimasto ammirato della sua illuminata e illuminante capacità intellettuale e pratica di riferirsi alle problematiche socio-educative degli educatori 5 Beatrice Klakowicz

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cattolici con una visione ”ecumenica”, in spirito cristiano e pur con laica intelligenza. Perché questo era il suo approccio culturale alle cose: secondo “fede” e secondo “ragione”. E quando ho avuto la grazia, a partire dagli anni ’90, di far parte di quel gruppo di amici che l’avevano scelta come “maestra” e “guida”- in un itinerario di scoperta delle bellezze dell’arte, a cominciare da quella “classica”, da “imparare a respirare spiritualmente” - ho potuto apprezzare la sua straordinaria capacità di penetrare nei suoi misteri e di “svelare in essa la presenza dello Spirito Santo ( così aveva intitolato anche una sua relazione ) , in una visione capace di abbracciare l’universalità delle cose. Non per niente – proponendoci di incamminarci verso il Giubileo del 2000 – Bea scelse per incipit della su eccezionale relazione un passo della Lettera Enciclica “ Fides et ratio” di Giovanni Paolo II: “Alle soglie del terzo millennio cristiano è necessario che l’umanità prenda più chiara coscienza delle grandi risorse che le sono accordate, e che s’impegni con rinnovato coraggio nella realizzazione del piano di salvezza nella quale è scritta la storia, Per questa ragione il ricorso alla tradizione non è un semplice rammentare il passato, bensì il riconoscere la validità di un patrimonio culturale che appartiene a tutta l’umanità. E’ dunque giusto andare fino alla radice della tradizione che ci permette di formulare, oggi, un pensiero originale, nuovo e rivolto al futuro”. Questa è stata - al di là dell’enorme sua personale cultura storico- artistica, linguistica, teologica e della capacità pedagogica di comunicarla - la visione delle cose di Beatrice K. Profondamente riconoscenti, la ricordiamo pensandola nell’eterna gloria. Giancarlo Boccardi

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ALCUNI SCRITTI Educare alla comunità tra oriente e occidente https://issuu.com/gp088/docs/educare_comunita

……………………………………………………… … AI VASTI QUARTIERI DELLA MEMORIA

di Beatrice Klakowicz

(S. Agostino, Le Confessioni, Libro X) Giungo allora ai campi e ai vasti quartieri della memoria, dove riposano i tesori delle innumerevoli immagini di ogni sorta di cose, introdotte dalle percezioni; dove sono pure depositati tutti i prodotti del nostro pensiero, ottenuti amplificando o riducendo o comunque alterando le percezioni dei sensi, e tutto ciò che vi fu messo al riparo e in disparte e che l'oblio non ha ancora inghiottito e sepolto. Quando sono là dentro, evoco tutte le immagini che voglio. Alcune si presentano all'istante, altre si fanno desiderare più a lungo, quasi vengano estratte da ripostigli più segreti. Alcune si precipitano a ondate e, mentre ne cerco e desidero altre, balzano in mezzo con l'aria di dire: "Non siamo noi per caso?", e io le scaccio con la mano dello spirito dal volto del ricordo, finché quella che cerco si snebbia e avanza dalle segrete al mio sguardo; altre sopravvengono docili, in gruppi ordinati, via via che le cerco, le prime che si ritirano davanti alle seconde e ritirandosi vanno a riporsi ove staranno, pronte a uscire di nuovo quando vorrò. Tutto ciò avviene, quando faccio un racconto a memoria. Le sensazioni avute Lì si conservano, distinte per specie, le cose che, ciascuna per il proprio accesso, vi furono introdotte: la luce e tutti i colori e le forme dei corpi attraverso gli occhi; attraverso gli orecchi invece tutte le varietà dei suoni, e tutti gli odori per l'accesso delle nari, tutti i sapori per l'accesso della bocca, mentre per la sensibilità diffusa in tutto il corpo la durezza e mollezza, il caldo o freddo, il liscio o aspro, il pesante o leggero sia all'esterno sia all'interno del corpo stesso. Tutte queste cose la memoria accoglie nella sua vasta caverna, nelle sue, come dire, pieghe segrete e ineffabili, per richiamarle e rivederle all'occorrenza. Tutte vi entrano, ciascuna per la sua porta, e vi 7 Beatrice Klakowicz

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vengono riposte. Non le cose in sé, naturalmente, vi entrano; ma lì stanno, pronte al richiamo del pensiero che le ricordi, le immagini delle cose percepite. Nessuno sa dire come si siano formate queste immagini, benché siano visibili i sensi che le captano e le ripongono nel nostro interno. Anche immerso nelle tenebre e nel silenzio io posso, se voglio, estrarre nella mia memoria i colori, distinguere il bianco dal nero e da qualsiasi altro colore voglio; la mia considerazione delle immagini attinte per il tramite degli occhi non è disturbata dalle incursioni dei suoni, essi pure presenti, ma inavvertiti, come se fossero depositati in disparte. Ma quando li desidero e chiamo essi pure, si presentano immediatamente, e allora canto finché voglio senza muovere la lingua e con la gola tacita; e ora sono le immagini dei colori che, sebbene là presenti, non s'intromettono a interrompere l'azione che compio, di maneggiare l'altro tesoro, quello confluito dalle orecchie. Così per tutte le altre cose immesse e ammassate attraverso gli altri sensi: le ricordo a mio piacimento, distinguo la fragranza dei gigli dalle viole senza odorare nulla, preferisco il miele al mosto cotto, il liscio all'aspro senza nulla gustare o palpare al momento, ma col ricordo. Le esperienze. Sono tutte azioni che compio interiormente nell'enorme palazzo della mia memoria. Là dispongo di cielo e terra e mare insieme a tutte le sensazioni che potei avere da essi, tranne quelle dimenticate. Là incontro anche me stesso e mi ricordo negli atti che ho compiuto, nel tempo e nel luogo in cui li ho compiuti, nei sentimenti che ebbi compiendoli. Là stanno tutte le cose di cui serbo il ricordo, sperimentate di persona o udite da altri. Dalla stessa, copiosa riserva traggo via via sempre nuovi raffronti tra le cose sperimentate, o udite e sulla scorta dell'esperienza credute; non solo collegandole al passato, ma intessendo sopra di esse anche azioni, eventi e speranze future, e sempre a tutte pensando come a cose presenti. "Farò questa cosa, farò quell'altra", dico fra me appunto nell'immane grembo del mio spirito, popolato di tante immagini di tante cose; e l'una cosa e l'altra avviene. "Oh, se accadesse questa cosa, o quell'altra!", "Dio ci scampi da questa cosa, o da quell'altra!", dico fra me, e mentre lo dico ho innanzi le immagini di tutte le cose che dico, uscite dall'unico scrigno della memoria, e senza di cui non potrei nominarne una sola. Meravigliosa potenza della memoria Grande è questa potenza della memoria, troppo grande, Dio mio, un santuario vasto, infinito. Chi giunse mai al suo fondo? E tuttavia è una facoltà del mio spirito, connessa alla mia natura. In realtà io non riesco a comprendere tutto ciò che sono. Dunque lo spirito sarebbe troppo angusto per comprendere se stesso? E dove sarebbe quanto di se stesso non comprende? Fuori di se stesso anziché in se stesso? No. Come mai allora non lo comprende? Ciò mi riempie di gran meraviglia, lo sbigottimento mi afferra. Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell'Oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi. Non li meraviglia ch'io parlassi di tutte queste cose senza vederle con gli occhi; eppure non avrei potuto parlare senza vedere i monti e le onde e i fiumi e gli astri che vidi e l'Oceano di cui sentii parlare, dentro di me, nella memoria tanto estesi come se li vedessi fuori di me. Eppure non li inghiottii vedendoli, quando li vidi con gli occhi, né sono in me queste cose reali, ma le loro immagini, e so da quale senso del corpo ognuna fu impressa in me.

8 Beatrice Klakowicz

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BEATRIX ERIKA KLAKOWICZ: UNA «CRITTOGRAFIA» IN FORMA DI CROCE? Tra le opere d’arte sacra di Paolo Menon suscita particolare interesse un Crocifisso, («Quando le parole uccidono», ndr.), composto dal solo corpus fatto di lettere e cifre, il cui colore argilla si stacca dal fondo bianco – simbolo di luce, purezza e perfezione -, che sembra non voler altro che sottolineare l’abisso che esiste tra divina armonia universale e disgregante presunzione umana. Che non è così, che questa singolare croce non «trasmette negatività o tristezza», bensì corrobora una convinta fede nel «salvificus dolor» (B. Giovanni Paolo II), l’ha evidenziato – in maniera giusta e appropriata - il teologo e pedagogista Stefano Peretti. Perciò, le seguenti considerazioni desiderano rivedere quest’opera dell’artista – altrettanto singolare quanto legata ad un millenario contesto, quello della scrittura cosiddetta enigmatica o crittografica riservata ai testi sacri: un contesto o meglio un invito a non fermarsi alle apparenze, ma a penetrare nel loro significato più vero e profondo, come lo erano state le isolate e tuttora misteriose letterecifre, inserite dal san Pacomio (IV sec.) nelle sue epistole a monaci e dignitari ecclesiastici. Ed il «Padre del cenobitismo» non faceva altro che applicare alla pastorale cristiana un’usanza, che contava oltre tremila anni. Infatti, mentre la letteratura sacra cuneiforme dell’Antico Oriente faceva ricorso a segni non usati dagli scribi locali per l’ordinaria amministrazione, obbligando ad una faticosa decifrazione e con ciò obbligatoria meditazione[1], l’Egitto creò verso il 3.000 a.C. il «principio del rebus o charade … per indicare non le cose stesse, bensì altre non facilmente rappresentabili»[2]. Lo stesso Plutarco († 120 d.C.) paragonerà nel De Iside et Osiride l’uso e contenuto della scrittura geroglifica, e dapprima della cosiddetta scrittura enigmatica, alle massime di Pitagora (VI sec. a.C.). E sappiamo da Giustino Martire (II sec.)[3] che la scuola pitagorica imponeva la ricerca della verità attraverso l’aritmetica, per scoprire che «cielo, terra, dèi ed uomini sono tenuti insieme dall’ordine, dalla saggezza e dalla rettitudine»[4]. Grazie al Timaios diPlatone, definito uno dei capolavori filosofici di tutti i tempi, che non mancherà il suo influsso sul pensiero filosofico e teologico dei successivi secoli – nella «Scuola di Atene» Raffaellodipingerà Platone con il Timaios sotto braccio - , l’arithmologia pitagorica diventerà nel neo-platonismo pagano (Iamblichos), ma anche cristiano (Nicolaus Cusanus e Marsilius Ficinus), arithmosophia. Questa nuova ed in pari istante antica interpretazione dei numeri, inscindibile dalla theosophia,sant’Agostino elaborerà nella sua disamina ed acculturazione del pensiero platonico, in theologia arthmetica proprio nei suoi scritti più importante: la Civitas Dei ed il De Trinitate. Ed il figlio di santaMonica riprende tanto più volentieri questa «ratio et veritas numeri» [5], in quanto trova una sua corrispondenza nelle Scritture: «Hai disposto tutte le cose nella misura, nel numero e nel peso» (Sap11,21). Identificando le immutabili regulae numerorum con le altrettanto immutabili regulae sapientiae, il vescovo di Hippona se ne serve per salire dai numeri sensibili ed intelligibili, i quali esprimono l’ordine e la bellezza delle cose, al «numerum sempiternum, che trascende l’animo umano e permette di contemplare la divina provvidenza che opera con armonia nelle cose» [6]. Non «parole che uccidono» dunque, ma «cifre e lettere» che dobbiamo imparare di nuovo a leggere nel loro valore simbolico e metaforico, per riscoprire e meditare la sofferenza ed il suo valore salvifico; «Un tema universale che accompagna l’uomo … (e) coesiste con lui nel mondo. … La sofferenza sembra appartenere alla trascendenza dell’uomo: essa è uno di quei punti, nei quali l’uomo viene in un certo senso «destinato» a superare se stesso, e viene a ciò chiamato in modo misterioso» [7]. E sant’Agostino descrive la beatitudine del paradiso – della Civitas Dei – così: «Tutti i ritmi dell’armoniosa proporzione del corpo, che ora sono latenti, allora non lo saranno. Essi, disposti dentro e fuori in tutte le parti del corpo, assieme alle altre cose che nell’eternità appariranno grandi e meravigliose, infiammeranno, col lirismo della bellezza intelligibile fondata sul numero, le intelligenze capaci del numero alla lode di un sì grande Artefice» [8] 9 Beatrice Klakowicz

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Beatrix Erika Klakowicz (Dr. Phil. Dr. Theol.) Nella foto: «Quando le parole uccidono» di Paolo Menon. Composizione di piastrine alfabetiche fittili su 6 tele (60x60 cm) disposte a T, 180x240 cm, 2008. [1] È una caratteristica dell’Antico Oriente, che per oltre tremila anni cambiano gli idiomi e con ciò il valore fonetico dei segni, ma mai la loro forma grafica. Perciò era possibile adottare il valore fonetico in uso in un sito vicino o lontano, per applicarla al vocabolario locale. [2] Cfr. Sir Alan Gardiner, Egyptian Grammar, 3ª ediz., Oxford 1978, p. 6sq. [3] Dialogus ad Tryphonem 2-8. [4] Platon, Gorgias 507 a. [5] Cfr. De libero arbitrio II 8,20. [6] De Trinitate IV 4,7.10 [7] Beato Giovanni Paolo II, Lett. Apost. Salvifici Doloris, 1984, I,2.[8] De Civitate Dei 22, 30.1.

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