Indice INTRODUZIONE
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THE HORROR! THE HORROR!
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2.
ARTEGGIAMENTI
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3.
AVVENTURE DA PALCOSCENICO
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4.
DALLA CARTA ALLA PELLICOLA
7
5.
ECHOES
9
6.
IL GABINETTO DEL DOTTOR LAMBERTI
11
7.
SCORCI DAL MONDO INCANTATO
13
8.
MEMORIE DI VIAGGIO
15
9.
UN LIBRO… UN SORRISO
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10.
L’ANGOLO DEGLI ESORDIENTI/EMERGENTI
23
11.
LA BACHECA DELLO SCRIBACCHINO
27
12.
LIBRI VINTAGE
29
13.
E AZIONE!
33
CONTATTI
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INTRODUZIONE Lettori e lettrici, ecco per voi il quinto numero di Eclettica! Anche stavolta Loredana non è entusiasta della sua ultima lettura, Morte senza fine, e ce ne parlerà nella sua rubrica The horror! The horror! Voliamo in Giappone con Cristina che ci parlerà di un’arte giapponese molto interessante, la Ukiyo-e. In questo numero Valeria non ci parlerà di uno spettacolo teatrale, ma della Commedia dell’Arte. Il libro e il film de I ponti di Madison County saranno i protagonisti della rubrica curata da Daniela, che ha letto il libro dopo essersi innamorata del film. Roberto ci parlerà ancora una volta di Carlo A. Martigli, recensendo L’eretico; Giuliano invece tratterà la trilogia di Magdeburg. Il libro scelto da Fabiana è a tema estivo: con Evadne, la sirena perdida faremo un salto nel mondo delle sirene. Se amate le sirene e leggete in spagnolo, non potete perdervi questo romanzo. Dopo averci portato negli abissi, Fabiana ci fa riemergere e ci trascina con lei nella città dell’amore, Parigi. Non sapete perché non riuscite a conquistare quel ragazzo o perché le vostre storie non hanno il lieto fine? Niente paura, Vanessa vi consiglia un manuale con delle simpatiche regole da seguire. Connie Furnari e i suoi due romanzi saranno al centro della rubrica curata da Lidia; Mary darà consigli agli aspiranti scrittori riguardo lo stile. Se amate Dumas, non potete non leggere l’interessante libro di cui ci parla Laura in Libri vintage. Infine, Mirko ci porterà al cinema a vedere Godzilla. Buona lettura a tutti voi! GIOVANNA SAMANDA RICCHIUTI
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THE HORROR! THE HORROR! «Morte senza fine» di J. P. Marshall TITOLO: Morte senza fine AUTORE: J. P. Marshall PAGINE: 336 PREZZO: 16,90€ TRAMA:
Mentre la grande città è teatro di una tremenda serie di spietati delitti compiuti da un nuovo serial killer, i detective Norton e Moose, poliziotti dai modi tutt'altro che ortodossi, si ritrovano a sfidare un uomo che sembra non commettere nessun errore, uccidendo le sue vittime con assoluta crudeltà. A completare l'oscuro quadro ci sono Brian Banks, un avvocato sospettato d'omicidio e braccato senza pietà da più parti, Anthony Corrigan, il proprietario di un famoso locale notturno a cui verrà sconvolta la sua idilliaca vita privata e Andrew Duncan, l'aspirante futuro governatore, che conduce una campagna elettorale senza esclusioni di colpi. A intricare il tutto, ci penserà il misterioso MisterX che complicherà ancora di più la vita alle forze dell'ordine.
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Come premessa, ci tengo a dire che non l’ho fatto apposta. Mi spiego... nello scorso numero di Eclettica, ho affrontato La bugia di Natale di Seth Grahame-Smith dipingendolo come un horror di romanzo, più che un romanzo horror. Per una sorta di involontaria e bizzarra coerenza, anche Morte senza fine può essere considerato tale. E’ vero che in copertina campeggia la scritta Thriller, che denota qualcosa di diverso dall’horror puro e semplice. Tuttavia, ultimamente ho la percezione che i generi non siano più così definiti e chiusi nei loro paletti. Quello che all’inizio pensavo fosse un altro sbaglio (dovuto alla mia distrazione, soprattutto), mi ha portato poi a pensare, una volta chiuso il libro, che l’horror abbonda in questo thriller poliziesco, che si presenta in una veste già vista, “consueta”. La struttura narrativa è apparentemente semplice: un serial killer semina morte (di donne, sempre e solo di donne) e terrore in una grande città statunitense piena di corruzione, mentre due poliziotti particolarmente testardi e con risvolti tenebrosi essi stessi, gli danno una caccia spietata e instancabile per fermarlo. Studia le sue vittime per diverso tempo, le assale in casa propria quando sono più tranquille e rilassate, per poi portarle in luoghi desolati e sporchi, dove le fa risvegliare nude e terrorizzate all’interno di una gabbia. Gioca con loro come il gatto fa con il topo, dimostra loro che sono completamente in suo potere, non le illude mai nemmeno per un istante che potrebbero impietosirlo, e le sottopone ad una lenta tortura crudele. Racconta loro i suoi incubi spaventosi, chiedendo loro di aiutarlo a interpretarli, senza mai dare loro il tempo di ricomporsi e di provarci, e poi le uccide a bastonate. Per le condizioni terribili in cui fa rinvenire i corpi, la stampa lo chiama “Il Rottamatore”. A questa vicenda, che da sola potrebbe essere il nocciolo del romanzo, se ne intreccia un’altra, una questione di droga e prostituzione che ha come comun denominatore la presenza oscura di questo serial killer. I poliziotti dedicati al caso, Mark Norton e David Moose, sono due detective in gamba e spietati a loro modo; entrambi non si curano molto di rispettare le
regole dei “buoni”, quando si tratta di inseguire un criminale o di farlo parlare. Se per caso il malcapitato dovesse riportare danni, o concludere bruscamente la propria esistenza dopo essere entrato in contatto con loro...”sto piangendo!” sarebbe l’unico, laconico commento a epitaffio, pronunciato da uno sprezzante detective Norton. Un’iniziale lentezza e un leggero impaccio dell’autore mi hanno rallentato nella lettura, che non sembrava essere poi così interessante. Il Rottamatore sembrava invincibile, e i poliziotti la prendevano troppo alla larga. Una schiera di personaggi minori, spesso costituiti dalle vittime, continuava ad apparire, quasi a disturbare uno svolgimento già turbolento. Quasi quattrocento pagine mi sembravano davvero troppe, per una storia nemmeno troppo originale. Dopo il primo terzo, qualcosa è cambiato, poiché l’autore ha deciso di approfondire il suo sguardo e farci spingere il nostro oltre la superficie apparentemente “normale” del racconto poliziesco. I poliziotti, soprattutto Mark Norton, lottano ogni giorno, da quando aprono gli occhi, contro fortissimi demoni personali, come il rimorso e il senso di vuoto dovuto alla morte della moglie e alle terribili condizioni di salute della figlia bambina, unica reduce dell’incidente che gli ha fratturato la vita. David Moose segue da lontano un’ex-fidanzata amatissima che si è rifatta una vita lontano da lui, accontentandosi di ammirarla, ingessando il suo cuore in relazioni a base di sesso e basta, incapace di lasciarla andare. Il dolore e l’orrore sono già nelle loro vite, per quanto mascherati da angosce quotidiane. L’horror affiora violento in altri personaggi di contorno, e si concretizza nell’assoluta e freddissima mancanza di rispetto di alcuni criminali di piccola tacca, coinvolti dallo svolgimento delle indagini, verso la vita umana. Complici che si sparano a tradimento l’un l’altro, e infieriscono sui cadaveri con azioni e parole. Donne trattate peggio di oggetti rotti, sia da vive, sia da morte. Alcuni particolari sono davvero disgustosi, ma l’autore ha il pregio di scriverne con la dovuta freddezza scientifica per suscitare riprovazione e repulsione in chi legge. Talvolta mi sono domandata se fosse necessaria questo aumento di violenza sordida, ma considerando l’egoismo, l’avidità e l’irresponsabilità assoluti alla base di alcuni personaggi, è da ritenere purtroppo funzionale per far comprendere meglio quanto possono scendere in profondità gli abissi umani. Nell’ultimo quarto, tutti i fili horror s’incanalano nella giusta trama per donarci lo sguardo dell’arazzo. Scopriamo le radici del comportamento aberrante del Rottamatore, in una madre senza controllo, preda dei propri istinti bassi, e il motivo che lo ha spinto a riprodurre, dopo anni di distanza, il proprio dramma personale ai danni di figure femminili da lui percepite come altrettanto “orribili”. Scopriamo il risvolto horror delle emozioni umane, della loro incapacità di essere controllate e incanalate verso reazioni più ragionevoli, della sete di potere e del desiderio di mantenere il proprio status, che spinge a spezzare una vita umana senza troppi pensieri. C’è una luce dopo tutto questo buio? E’ molto flebile, e deve essere mantenuta e curata. Il buio e la morte senza fine ricominciano inarrestabili. A CURA DI LOREDANA GASPARRI
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ARTEGGIAMENTI Mondo fluttuante (Ukiyo-e)
L’arte giapponese abbonda di suggestive rappresentazioni giapponesi dai colori tenui dedicati in prevalenza a temi paesaggistici o a piccoli quadretti vegetali e animali. Le più famose fra queste si riconducono al periodo Edo, l'arco cronologico che va dal 1603 e il 1868 e che corrisponde al periodo dello shogunato Tokugawa, che ebbe la sua capitale proprio nella città di Edo, ribattezzata Tokyo con la restaurazione imperiale Meiji. Tali
raffigurazioni
sono
xilografie
eseguite attraverso blocchi di legno e prendono il nome di Ukiyo-e, la cui traduzione corrisponde a 'Mondo fluttuante', che mi sembra rendere bene le atmosfere rarefatte ed eteree, ma questo stesso termine risulta omofono rispetto al 'Mondo della sofferenza' presente nella filosofia buddhista. La produzione serigrafica era destinata ad un pubblico molto vasto grazie soprattutto ai costi non elevati e rappresenta soggetti tratti dalla quotidianità che possono essere ritratti di donne, samurai o attori Kabuki (questi ultimi prediletti dalla scuola di Kamigata, nelle città di Osaka e Kyoto), scene domestiche o erotiche (denominate shunga) o, come già accennato, paesaggi naturali, villaggi o idilli dal mondo animale e vegetale. Queste ultime sono le più incantevoli per il loro preziosismo e per la cura nella resa dei dettagli. Fra gli artisti più noti di questo periodo spiccano
Katsushika
Hokusai
(1760-1849), autore della celeberrima incisione La grande onda e della serie delle trentasei vedute del Monte Fuji e Hiroshige Utagawa (1797-1858), particolarmente legato ai temi naturalistici. La diffusione delle stampe Ukiyo-e si deve al processo di urbanizzazione che, dalla
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fine del XVI secolo, permise la formazione di un ceto commerciale e artigiano che, un po' come sarebbe accaduto dal Settecento in Europa con la borghesia cittadina, divenne il principale
fruitore
narrative.
Nati,
delle
opere
infatti,
come
illustrazioni per i romanzi, i quadretti del Mondo fluttuante divennero presto autonomi e si diffusero soprattutto attraverso i manifesti teatrali e le cartoline. Furono dapprima stampe in nero (il bianco/ocra era quello della carta) e solo successivamente fu introdotto il colore, vegetale in origine, di produzione chimica con l'avvento dei commerci con la Germania nel XIX secolo. Per un certo periodo di tempo, soprattutto in corrispondenza dell'occidentalizzazione avviatasi con il processo di ammodernamento del Giappone nella seconda metà dell'Ottocento e dell'introduzione della fotografia, l'Ukiyo-e conobbe un periodo di crisi, da cui, però, la salvò la moda esotica e la diffusione commerciale dell'artigianato giapponese. Nonostante la delimitazione temporale, l'arte Edo continuò ad avere una certa risonanza fino all'inizio del Novecento, al punto da influenzare Claude Monet e gli Impressionisti, ma anche Van Gogh e gli artisti Liberty, ma non va dimenticata la produzione odierna che, oltre ad alimentare un fervente mercato di souvenir e il nostro immaginario orientaleggiante, rimane un segno di quella vitale tradizione grafica che, in particolare grazie a manga e anime è
simbolo
della
creatività
Giapponese in tutto il mondo e anche fra le generazioni più giovani. Hiroshige Utagawa - Civetta su un acero sotto la luna piena
A CURA DI CRISTINA MALVEZZI
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AVVENTURE DA PALCOSCENICO La commedia dell’arte Anziché recensire uno spettacolo teatrale, in questo numero parleremo della Commedia dell’Arte, il teatro delle maschere. Il periodo d’oro degli Zanni furono i decenni compresi tra il 1580 e il 1620, ma la Commedia dell’Arte fu una delle principali forme di spettacolo teatrale sino alle innovazioni apportate da Goldoni nel Settecento. In un’epoca in cui la cultura dominante prevedeva che il teatro si svolgesse all’interno delle corti e fosse riservato ai signori, alcuni attori professionisti itineranti diedero vita ad uno spettacolo basato sull’improvvisazione e che prevedeva come personaggi le maschere che tutti noi conosciamo: gli Zanni, ossia il servo sciocco Arlecchino e il servo furbo Brighella, il vecchio, avaro e scorbutico Pantalone, il dottor Balanzone, Colombina la bella servetta e il Capitano … La prima traccia accertata di una compagnia della Commedia dell’arte (detta anche commedia “degli Zanni”, “a soggetto” o “all’improvviso”) è un contratto del 1545, con cui gli artisti della compagnia di ser Maffio Zanini si impegnavano a lavorare insieme per un “anno comico”, vale a dire da fine quaresima al C a r n e v a l e d e l l ’ a n n o successivo. La compagnia teatrale era strutturata come una sorta di cooperativa, infatti il profitto veniva ripartito equamente tra i suoi membri. Gli attori non avevano un Copione e, infatti, seguivano un Canovaccio, vale a dire una traccia su cui e r a n o abbozzati i tratti generali della storia, e improvvisavano tutto il resto dello spettacolo. Gli artisti recitavano con una maschera di cuoio che lasciava scoperta solamente la mascella e il mento, perciò la recitazione era impostata sulla postura e la mimica anziché sull’espressione del volto. Ogni membro della compagnia si specializzava in una maschera per tutta la vita, imparando e perfezionando nel tempo le battute tipiche, le acrobazie e le gags del personaggio che il pubblico imparava a riconoscere quando un attore diventava famoso. L’interpretazione a vita di un solo personaggio era possibile per un attore perché le maschere avevano caratteristiche fisse e stereotipate e le trame variavano sempre intorno a pochi temi come la storia d’amore a intrigo
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multiplo, l’equivoco, il travestimento e lo scioglimento miracolistico. Nel corso dello spettacolo erano improvvisate comiche, sberleffi sfacciati e talvolta volgari, gags, mimiche e giochi di parole secondo il repertorio delle maschere in scena. Essendo eredi di giullari e ciarlatani, i comici erano attori itineranti che si esibivano nelle piazze e nelle fiere su palchi improvvisati. Molti di loro erano letterati e cortigiani transfughi dalla propria corte di origine, pertanto non di rado apparivano in scena artisti acculturati. Siccome vendevano l’arte a un pubblico anche di bassa estrazione sociale, venivano soprannominati con disprezzo dai dotti teatranti di corte “Commedia degli istrioni mercenari” oppure “Commedia della gazzetta”, che sarebbe il costo del biglietto dello spettacolo. La Commedia degli Zanni divenne così un teatro irriverente nei confronti della cultura ufficiale e della Chiesa, sebbene si ispirasse sotto molti aspetti alla commedia greca. Un altro fattore di successo fu la presenza delle donne sul palcoscenico, che nonostante gli apprezzamenti del pubblico accrebbe il disappunto della cultura ufficiale e della Chiesa controriformista. Le maschere sono diventate un’icona culturale del nostro paese e vengono proposti in Italia molti spettacoli al riguardo. Il più famoso di questi è sicuramente “Arlecchino servitore di due padroni”, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano e apprezzato in tutto il mondo soprattutto grazie alla magistrale interpretazione di Arlecchino di Ferruccio Soleri.
a cura di valeria vite
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DALLA CARTA ALLA PELLICOLA
I ponti di Madison County
Solitamente si dovrebbe leggere prima il libro e poi guardare il film, anche per una semplice successione temporale visto che il romanzo viene pubblicato prima. Ma raramente riesco a farlo, soprattutto quando parliamo di opere non recenti e la cui pellicola ne ha eclissato in qualche modo la fama. Questo caso non fa eccezione, perché molti anni fa miinnamorai perdutamente del film “I ponti di Madison County” e solo di recente ho deciso di leggere anche il romanzo di R. J. Waller dal quale è tratto. IL LIBRO TITOLO: I ponti di Madison County AUTORE: Robert James Waller EDITORE: Frassinelli PAGINE: 174 TRAMA Robert Kincaid è un famoso fotografo, un uomo che ha viaggiato in tutto il mondo e quasi non appartiene al suo tempo. Francesca Johnson è la moglie di un agricoltore, un’italiana che vive tra le colline dello Iowa e, di tanto in tanto, torna con il pensiero ai suoi sogni di ragazza. Nessuno dei due ha mai cercato qualcosa di diverso da ciò che ha, ma quando Robert, in viaggio per un servizio fotografico, entra nel cortile di lei per chiedere un’informazione, il ritmo delle loro vite si spezza all’improvviso. Robert e Francesca stringono un legame profondo e, nel breve spazio di quattro torridi giorni, vivono un amore indimenticabile, così intenso che sopravvivrà a loro stessi.
Lo stile di Robert James Waller è quasi giornalistico: chiaro, semplice e senza troppi fronzoli. È diretto e conciso, dando vita a poche pagine che si leggono in breve tempo; ma la velocità di lettura è dovuta anche al coinvolgimento che la storia riesce a trasmettere. La breve passione, ma improvvisa e travolgente, che colpisce Francesca e Robert è qualcosa di unico e magico, che accade forse una sola volta nella vita. L’autore riesce a descriverla bene in tutte le sue sfaccettature, ma soprattutto i tormenti legati ad essa, perché non dimentichiamo che la protagonista è una donna sposata e che quindi il senso di colpa è sempre in agguato. Il momento in cui Francesca assiste Robert mentre fotografa il ponte Cedar diventa quasi poesia: i movimenti sicuri e fluidi di lui uniti a quelli impacciati e timidi di lei, danno vita a una sorta di ballo di corteggiamento tra i due, che culmina con la consapevolezza di essere innamorati l’uno dell’altra. Robert è un uomo di mondo, abituato a viaggiare e spostarsi in continuazione, senza avere un vero e proprio campo base. Sembra quasi non avere un’età precisa a causa delle innumerevoli vite che ha vissuto. Francesca invece, apparentemente tranquilla e remissiva, è una donna che ha dedicato tutta la sua vita al marito e ai figli, senza mai vivere una vera avventura; ma dentro di lei arde un fuoco represso dai lunghi anni trascorsi nello Iowa, che Robert riesce a ravvivare così facilmente che lei non potrà più ignorarlo. Il vero protagonista di questo romanzo è l’amore che si respira in ogni pagina, dalla prima
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all’ultima. L’amore di due anime gemelle che si incontrano in tarda età, perché tutta la loro vita, le loro scelte , i loro atteggiamenti li hanno portati inevitabilmente qui e ora, a vivere quei quattro giorni in modo pieno e completo, fino in fondo, per poi serbarne il ricordo per sempre nel profondo dei loro cuori. Perché, come in tutte le storie d’amore che si rispettino, Francesca e Robert non possono stare insieme, altrimenti il senso di colpa di lei rischierà di distruggerli per sempre. Il loro addio è struggente, ma allo stesso tempo romantico e consapevole, quasi razionale. Tutto si svolge in modo molto pacato e naturale, come se fosse un atto dovuto che devono fare in rispetto al loro amore così vero, cementandolo nelle loro anime per il resto della vita. IL FILM FILM: I ponti di Madison County REGISTA: Clint Eastwood ATTORI: Clint Eastwood, Meryl Streep, Annie Corley, Victor Slezak DURATA: 315 minuti
Al contrario del libro, che è narrato in terza persona e quindi presenta il punto di vista di entrambi i personaggi, nel film la voce narrante è solo quella di Francesca, che racconta la sua storia ai due figli attraverso tre diari scritti di suo pugno. Nonostante questo, le emozioni e i pensieri di Robert sono chiaramente leggibili sul suo volto, grazie all’eccellente espressività e bravura di Clint Eastwood, attore monumentale che in questo caso firma anche la regia, dimostrando tutta la sua maestria e un’incredibile vena romantica, carica di malinconia, ma che sa come emozionare il pubblico. Eccellente interpretazione anche di Meryl Streep nei panni di Francesca Johnson, il ruolo della casalinga pacata, abituata alla propria routine e alla calma del suo matrimonio sembra calzarle a pennello. Il film, oltre che sulla storia d’amore, è incentrato anche su Michael e Carolyn che da adulti, alla morte di Francesca, vengono a conoscenza di questa “vita segreta” vissuta dalla madre in quei quattro giorni d’agosto del 1965. I minuti passano e si può vedere il loro sconvolgimento dovuto alla notizia, che si trasforma nella messa in discussione di ciò che credevano un punto fermo della loro infanzia, cioè il matrimonio dei loro genitori, e dell’analisi profonda della loro attuale vita sentimentale, per portarli poi a riappacificarsi con il passato di Francesca e ad accettare a cuor leggero le sue ultime volontà. Il momento della separazione tra i due protagonisti è più duro e tragico rispetto al romanzo. Lei arriva quasi a fare una scenata isterica a causa dell’ambivalenza dei suoi sentimenti: da un lato vorrebbe scappare con lui, ma dall’altro è bloccata dalle responsabilità nei confronti della famiglia e dei figli. Tutto è vissuto con grande angoscia e dispiacere, con una splendida scena di sguardi intensi sotto una pioggia scrosciante e l’immagine di quella mano stretta alla maniglia della portiera che fa palpare con mano tutta la tensione e la difficoltà che caratterizza una scelta che può cambiare la vita di tutti. La colonna sonora, di solito importante e significativa, qui quasi sparisce all’ombra di una storia d’amore così travolgente e intensa. A CURA DI DANIELA MIONETTO
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ECHOES
«L’eretico» di Carlo A. Martigli TITOLO: L’eretico AUTORE: Carlo A. Martigli EDITORE: Longanesi PAGINE: 491 PREZZO: 17,60€ ISBN: 978-88-304-3198-0 TRAMA Firenze, 1497. Pico della Mirandola è morto e con
lui il suo sogno di unificare le religioni monoteistiche. Restano soltanto i roghi: a bruciare beni terreni e a incendiare le coscienze è Girolamo Savonarola, che ora governa la repubblica fiorentina col ferro e con il fuoco perché il sogno di Pico soffochi e scompaia per sempre. Ed è ciò che vogliono anche i Borgia, che dal soglio papale di una Roma affogata nel vizio e nei delitti muovono oscure trame di congiura e di conquista. Il sogno di papa Alessandro VI e di Cesare, figlio prediletto e maledetto, è di rendere il papato una dinastia. E perché ciò avvenga, l'autorità della religione cristiana non può essere minata in alcun modo. Nel cuore di questi conflitti, l'erede del pensiero di Pico, Ferruccio de Mola, è costretto a combattere ancora una volta, per salvare ciò che gli è più caro: la moglie Leonora. Soltanto lui, anche contro la propria volontà, può impedire che un mondo intero crolli su se stesso. Perché dal lontano Oriente, un anziano monaco e una giovane donna hanno intrapreso un viaggio che li condurrà nel cuore della città eterna. E portano con loro anche un libro misterioso, antico e potente. Un libro che contiene una parola dimenticata, una verità da sempre nascosta con la forza. La verità dell'uomo più importante dell'intera storia umana. Quando leggerete questo romanzo, scoprirete ciò che in quasi duemila anni nessuno ha voluto indagare. 999 L'ultimo custode vi ha entusiasmato, L'eretico vi sconvolgerà.
Colui che pensa. Giovanni Pico Della Mirandola, il grande filosofo, è morto. Con sé ha portato, purtroppo, tutta la sua conoscenza ma, fortunatamente, non i suoi ideali. Tante persone la pensano come lui e sono decise a portare avanti la sua missione. Fondere le religioni: un’utopia? Unire fedi differenti in un unico pensiero, un’unica direzione in cui andare tutti, mano nella mano. Un sogno. Anzi, per qualcuno tutto ciò potrebbe essere soltanto l’inizio di un incubo… Un incubo dal quale rischierebbero di non risvegliarsi mai più… Ada Ta e Gua Li, padre e figlia, sono in viaggio da parecchio tempo. La loro missione? Presto detto: Gua Li ha imparato a memoria un libro che narra della vita di Gesù dall’adolescenza sino all’età adulta. Avvenimento oscuri a tutti, repentinamente dimenticati… Tutti sanno delle gesta di Gesù Cristo, però conosciamo i fatti di Lui da bambino per passare alla sua Passione.
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Cosa è successo, negli anni che non vengono narrati? Anni perduti per molto, troppo tempo. Anni che incuriosiscono, anni che sono stati dimenticati, volutamente o meno. Avvenimenti che potrebbero sconvolgere il mondo terreno e, soprattutto, quello ecclesiastico… Inutile dire che questa notizia farà gioire qualcuno ma farà tremare la terra sotto i piedi di molti altri, potenti che strumentalizzano il potere per governare e fare i loro interessi… Informazioni che potrebbero sconvolgere i punti fermi della società, stravolgendo il mondo com’era conosciuto fino a quel momento… Inizierà così un valzer che vedrà protagonisti Gua Li e Ada Ta, insieme ad altri personaggi più o meno consapevoli dell’importanza di ciò che sta accadendo attorno a loro..… Un libro che in realtà ne racchiude due. La prima vicenda avviene nel sedicesimo secolo, iniziando poco dopo la morte di Giovanni Pico Della Mirandola, l’immenso filosofo. Le sue 99 teorie hanno rischiato di far cadere il potere detenuto nelle mani di pochi eletti. Ora qualcun altro ha intrapreso la strada battuta da Giovanni Pico, correndo i suoi stessi rischi… L’altra, molto più antica, narra le gesta di Gesù dall’adolescenza sino all’età adulta. O meglio, si basa su documenti storici cercando di ricostruire una vita che, a oggi, noi ignoriamo quasi completamente. Una vicenda che non lesinerà qualche sorpresa… Ho avuto il piacere di conoscere Carlo A. Martigli durante una sua presentazione, qualche tempo fa, e sono letteralmente stato rapito dal suo carisma. Un’ottima persona, prima di un grande autore. Di solito, quando assisto a una presentazione senza aver precedentemente letto il libro, tendo a fare fatica a seguire, perdo facilmente il filo del discorso e il tempo sembra non passare mai. Quella volta è stato decisamente l’opposto: pendevo letteralmente dalle parole di Martigli, ho seguito ogni domanda e ogni parola con vivo interesse. Inutile dire che, alla fine, ho acquistato una copia del volume, rigorosamente autografata dall’autore… Una storia che vi coinvolgerà dalle prime parole, personaggi che usciranno dalla carta per sedersi accanto a voi, narrandovi le loro gesta. E li ascolterete ipnotizzati, potete crederci… Come ha detto lo stesso autore, questo libro non ha la pretesa di passare per verità, non è un documento ufficiale ma nemmeno ha il pretesto di utilizzare una storia nota per meri scopi commerciali. Chi vuole la verità assoluta, potrà trovarla soltanto dentro se stesso, scrutando nel proprio cuore. Chi vuole leggere un romanzo stupendo, scorrevole e affascinante, smetta pure di cercare, ha trovato ciò che tanto bramava. Magari, dopo aver letto le parole di Martigli, guarderete la vostra vita da una prospettiva differente A me è successo, ed è stato meraviglioso. A CURA DI ROBERTO BALDINI
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Il gabinetto del Dottor Lamberti La trilogia di Magdeburg
Queste sono le prime righe di L’eretico: “Emerse dalle tenebre. Memento e incubo. Un uomo inunmantellocoloredelleombre,suuncavallodaguerracoloredell'acciaio.Unviandante. Nient'altro che un viandante in nero.” Quest’immagine ci presenta Wolfgar, fulcro delle storie narrate nella trilogia. Vendette, rinascite, omicidi, massacri insensati sono gli incroci in cui le storie dei vari personaggi s’intersecano, formando uno squisito piatto di vermicelli ca pummarola n’coppa. Questa metafora culinaria è il miglior modo con cui riesco a sintetizzare il complesso lavoro fatto da Sergio Altieri (in arte Alan D.) in quest’opera pubblicata in tre volumi. La storia, calata in uno dei periodi storici più bui per l’Europa, è la narrazione di una vendetta. Ha come radice, il racconto biblico di Abele e Caino unito al percorso fatto dal Conte di Montecristo per avere rivalsa su i nemici che lo imprigionarono al château d'If. La narrazione nasce presentando i personaggi che costituiscono le tessere di un puzzle, rompicapo che lo scorrere della storia e alcuni flashback risolutivi ricompongono davanti al lettore. Ricostruite le radici del male, il peccato originale da cui Wolfgar inizia il suo viaggio nello stige fino alle terra delle lacrimeall’altrocapodelmondo,pertornaredalmondodeimortiegiocarelasuapartita a scacchi fino alla morte del Re. La maestria di Altieri colloca e raccorda le vicende personali nel contesto della guerra dei trent’anni. Un periodo buio che nasce dall’intolleranza fra cattolici e protestanti e dall’integralismo che attraversa la fede cristiana in quegli anni. L’Europa viene attraversata: da carestia, roghi ed eserciti degli opposti schieramenti lungo la pianura continentale. Marmaglie mercenarie che trasportano la peste oltre morte e distruzione. Altieri descrive con cruda sincerità cosa subirono gli innocenti in quei periodo: roghi, stupri, violenze animalesche tutto giustificato con l’appartenenza ad un credo religioso empio o a pratiche blasfeme. La rimozione violentadifigurepatriarcaliingombrantivienegiustificatadapatticonilDiavoloofinte aggressioni nemiche a chi rimane in mano lo scettro. Avanzando lungo la narrazione, l’autore ci mostra il progressivo decadere di chi detiene il potere. I crediti spariscono, gli eserciti mercenari cambiano vessillo, i regni si disgregano e l’Europa viene trasformata in deserto da roghi, pestilenze e battaglie. Alla stesso modo, il sogno imperiale di Reinhardt HeinrichVonDekken,condottierochetrovalapropriacoscienzainWolfgar,imputridisce e si trasforma in un incubo fino alla sua conclusione, quando la grande ruota del destino termina la sua rotazione. La narrazione termina con i protagonisti che si lasciano alle
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spalle le rovine del mondo per iniziare un nuovo mondo. Questa è la chiave di lettura più interessante, l’opera può essere vista come la nascita violenta del mondo moderno. Lo scenario che Altieri dipinge nella trilogia è il passaggio da un mondo la cui visione è accettata per dogma ed il potere politico è investito dalla religione come tramite del divino. Dopo l’apocalisse del confronto fra cattolici e protestanti nasce un mondo nuovo doveilpoterepoliticoelareligionehannoconfinibendefinitichenonsiintersecano,mentre nasce un nuovo player che si affermerà definitivamente nel secolo scorso, la tecnologia. I libri: L’Eretico, La Furia, Il Demone Autore: Alan D. Altieri Anno di Pubblicazione: 2007, 2008, 2009 Editore: TEA Prezzo: 9,00€, 10,00€, 10,00€ La guerra eterna in Europa è già stata combattuta, prima del D-Day e delle Ardenne la guerra dei Trent’anni e la peste ridussero ad un milione le anime viventi nel territorio della futura Europa. Nella Turingia spazzata dalla carestia e dal confronto tra gli eserciti cristiani e protestanti un viandante in nero su un cavallo color acciaio si aggira per radunare il suo esercito di ombre. Cinque elementi su cui si basa l’universo: Acqua, Fuoco, Terra, Aria e Vuoto. Cinque prescelti con cui abbattere un disegno egemonico che affonda le sue radici nel tradimento e nello stupro. L’ultimo discendente della stirpe dei Von Dekken a capo di una cospirazione per restaurare il potere del Sacro Romano Impero e spazzare via l’eresia luterana. Wolfgar: la sua ombra, la sua coscienza, mai ai suoi ordini, sempre al suo fianco fino alla fine del suo destino. Seguendo il confronto scacchistico tra Wolfgar e il Principe Von Dekker vediamo lo scontro tra un sistema sociale in crisi che si sta sgretolando e un nuovo ordine sociale che inizia a muovere i primi passi. La partita continua, mentre le mosse del nero fluiscono seguendo la corrente del destino che porterà ad un ineluttabile scacco matto. Scacco che porrà il Re bianco sul rogo in cui arderanno le sue bugie e le trame oscure che ha tessuto per accrescere proprio potere. La narrazione termina con l’impegno dei personaggi di costruirsi un nuovo futuro, come se la conclusione della storia voglia indicare un’inizio, l’inizio di quello che porterà all’Europa moderna.
A cura di Giuliano Latini
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scorci dal mondo incantato Evadne la sirena perdida, un urban fantasy made in Spagna dedicato alle sirene
Le sirene approdano inaspettate sui lidi spagnoli del selfpublishing.
Ho scoperto questo libro per caso mentre ero a caccia di ebook su amazon.es come se non avessi abbastanza libri da leggere in Italiano. Sono entrata in fissazione cronica con le sirene che qui in Italia escono col contagocce per cui appena mi sono imbattuta in questo titolo spagnolo non ho saputo resistere. Evadne, la sirena perdida è il primo volume di una saga scritta da un’autrice spagnola, Diana El Azem, che si è auto-pubblicata. Ho deciso di parlarvi di questo libro per una serie di motivi: 1. Mi è piaciuto molto 2. Chi ha facilità con la lingua spagnola potrà leggerlo senza problemi 3. Gli appassionati del mondo delle sirene non possono perderlo assolutamente 4. Molto probabilmente, se tutto va bene, verrà presto tradotto e pubblicato in Italia quindi non perdete d’occhio il libro. TITOLO: Evadne la sirena perdida (1° libro) AUTORE: Diana El Azem EDITORE: Self publishing GENERE: Urban Fantasy, teen PREZZO:17,59€ cartaceo / 0,98€ ebook PAGINE: 440 TRAMA: Non dimenticherò mai la sensazione di soffoca-mento causata dal trascorrere tanto tempo sott'acqua. La mancanza di ossigeno bloccò i miei polmoni causandomi causò spasmi al corpo, e la fievole luce che filtrava attraverso il mare si spense poco a poco. Mezza incosciente ho sentito qualcosa afferrarmi la vita e trascinarmi nelle profondità del mare, e fu qui che persi completamente coscienza. Non mi ricordo come o quando ho avuto modo di tornare a galla, ma la sera mi sono trovata alla deriva su una tavola da surf, a poche centinaia di metri al largo della costa di Tarifa.
“Grazie alla pattuglia di guardia che vigilava la zona potei tornare a casa. Nessuno seppe mai spiegarsi come una bambina di tre anni potesse sopravvivere in mezzo al mare con quelle temperature invernali.” È così che inizia questo romanzo dedicato alle sirene, scritto in prima persona. Ci viene presentata una ragazzina qualunque che un tempo lontano ha avuto uno strano incidente in acqua. Sono passati anni e quell’incidente inspiegabile le ha lasciato una grande paura dell’acqua che non le permette neppure di immergerci un piede.
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Quando si inizia a leggere il libro, sembra il solito romanzo adolescenziale: la ragazzina che vive sola con la madre, che ha pochi fedeli amici e che ha tutto un suo mondo speciale e particolare. Piano piano compaiono dei tasselli, piccole note stonate che vanno lentamente ricomposte in quella che sarà poi la trama del romanzo. Apparentemente tutto scorre come nella normale routine di un adolescente: la famiglia, gli amici più cari, la prima cotta ma qui e là Diana semina piccoli dettagli, piccole stranezze e incongruenze che in un crescendo di scoperte comporranno un romanzo che non è semplice narrativa ma un urban fantasy dedicato stavolta al magico mondo delle sirene. Mi ha appassionato perché nulla è come sembra fino alla fine. Diana ha congetturato una storia che fino all’esplosione finale sembra apparentemente normale e questo mi ha colpito positivamente. La maggior parte delle volte autori giovani e inesperti tendono a rivelare tutto troppo presto, a raccontarlo invece di farlo vivere con gli occhi e con la proprio pelle. L’amore non manca neanche qui e non voglio rovinarvi con nessuna anticipazione su questo bellissimo personaggio maschile che l’affianca, il classico principe eroico. Il punto che mi ha lasciato più senza fiato è stato alla fine quando come nelle classiche favole dal lieto fine la vicenda sembrava ormai essere giunta alla più rosea conclusione… e invece… beh giro la pagina e quello che ho letto davvero non me l’aspettavo. Ora sono curiosa da morire e quando posso tormento Diana El Azem con il seguito. Il mio spagnolo non è eccelso, ma Diana ha un modo di scrivere davvero chiaro e pulito che mi ha permesso di arrivare alla conclusione del libro senza neanche accorgermene in pochissimi giorni. La consiglio per tutti quelli che amano le storie per teenager, fresche, semplici con un pizzico di avventura e un po’ favola. Buona lettura, Fabiana A CURA DI FABIANA ANDREOZZI
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MEMORIE DI VIAGGIO La Ville lumière in uno sfavillio di luci e colori Sfatiamo il mito dei francesi arroganti e maleducati e di una città troppo cara per permettere al turista senza soldi di sopravvivere!
Questo viaggio a Parigi, il terzo per l’esattezza, ha un gusto tutto speciale e particolare. Era il primo viaggio con il mio Tesoro nonché il suo primo viaggio all’estero per cui da brava ed efficiente tour operator ho organizzato sei giorni all’insegna del vediamo tutto senza tralasciare nulla, assaggiamo tutto il commestibile, buttiamoci nello shopping malsano e se ci capita scateniamoci anche con un po’ di divertimento. Parigi a primavera è bella da togliere il fiato, non solo per i parchi in fiore ma soprattutto il sole che tramonta alle 21, rendendo la giornata lunga e proficua. Premetto col dire che comunque è bella in ogni stagione perché è una di quelle città monumentali che non si può non amare. Ci sono stata anche d’inverno e anche il freddo e la pioggia non sminuiscono il suo fascino e il suo romanticismo. Senza contare che Parigi risente del clima atlantico per cui è una di quelle classiche città in cui ora c’è un timido sole, un attimo dopo un violento e istantaneo acquazzone e poi di nuovo sole e poi una debole pioggerella. Io sono sempre stata parecchio fortunata e per lo più ho visto sole o cielo incerto. Tornando a noi, con questo articolo vorrei sfatare il mito dei francesi snob e stronzi e della città cara…In tante volte che sono stata ho beccato solo persone squisite che si sono fatte in quattro per capire il mio inglese stentato, persone che non facevo in tempo ad aprire una cartina che subito venivano a chiedere se avessi bisogno di una mano… Lasciatemelo dire, a Roma un gesto simile non mi è mai capito e ci abito da trentacinque anni. Ci saranno francesi e Parigini stronzi per carità, in fondo di gente cafona ne è pieno il mondo, ma al momento per me è un luogo comune come dire che in Italia mangiamo solo pizza, pasta e caffè… io due delle tre non le apprezzo ma di certo non mi sento meno italiana ☺ Certo se siamo i primi a presentarci in maniera maleducata, indisponente e pretenziosa sicuramente non invoglieremo l’altra parte a comportarsi in modo amichevole! Una città cara? Beh sicuramente non è la più economica d’Europa ma si può vivere qualche giorno a Parigi senza veder assottigliare le finanze.
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Abbiamo raggiunto Parigi con un volo Ryan che resta ancora uno dei più bassi anche se ha la scomodità di arrivare a Beauvais. Da qui è necessario prendere un pullman che più o meno in un’ora e venti arriva a Porte Maillot. Il costo di questo pullman è esorbitante, 16 euro all’andata e 16 a ritorno. Per il resto arriva in una zona comoda in cui c’è ad accoglierti un lussuoso centro commerciale, metro e treno. I mezzi di trasporto sono più cari di Roma… Sì, lo sono ma sinceramente io sono la prima che paga e sta zitta se ha un servizio efficiente a disposizione. Un biglietto giornaliero (Mobilis) che ti permette di prendere qualsiasi mezzo a disposizione costa circa 6 euro e 50 nella zona 1-2 che è quella in cui un turista si muoverà principalmente. Se penso che a Roma il giornaliero costa 6 euro e che a stento mi permette di raggiungere anche la periferia perché devo prendere milioni di mezzi, il prezzo a Parigi non mi sembra assolutamente caro. Ho perso il conto del numero di metro, treni che s’incrociano sottoterra e in superficie. Sconsiglio di comprare i biglietti singoli che sono più cari e anche dei biglietti in blocchetti (T+) che una volta timbrati sulla metro possono essere usati per 90 minuti solo su metro e treno e viceversa se timbrati su bus usati solo su bus. Li ho trovati troppo limitati e durante la giornata non sai mai quello che potrebbe accadere e magari avrai bisogno di spostarti altrove. Nel quartiere di Montmatre, dove soggiorno ogni volta che vado perché è il mio quartiere preferito, si trovano anche degli alberghi che con 27 euro a persona ti fanno dormire, se uno non volesse buttarsi in un ostello per risparmiare. Il problema è che primavera è considerata Alta Stagione a Parigi per cui trovare una camera a meno di 40 euro a persona diventa assai difficile. Anche per mangiare alla fine non si spende troppo e ci si riempie anche con poco visto l’alta quantità di burro che usano. Ci sono molti mercati o localini dove si mangiano creps e baguette, che sono da assaggiare assolutamente. Le creps più buone sono quelle di grano saraceno che sono salate e che loro chiamano galletes. Le ho prese al mercato la domenica alla Bastiglia oppure in un locale al quartiere latino che fino alle 14, con sole dieci euro, vi dà una gallets, una creps dolce, una bibita e caffè. Ricordatevi di chiedere l’acqua del rubinetto in caraffa perché l’acqua fa lievitare il prezzo in qualsiasi ristorante, vi basti pensare che anche al Mc Donald’s ha un costo esorbitante. Buonissimi sono anche i piatti combinati dove la carne è nascosta sotto un’omelette e guarnita con insalata o patatine. Ma la cosa che in assoluto mi ha fatto impazzire sono le omelette, le avrei mangiate pranzo, cena e colazione… In effetti così
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è stato! Solo che dopo tanto burro e tante uova il palato non ce la fa più e si ha bisogno della più salutare cucina italiana. Per chi proprio non resiste potete trovare un fast food italiano in più di un quartiere, oppure a Montparnasse c’è un locale che sembra un po’ il nostro pastarito, Pastapapà, con appena 16 euro ti ci scappa un piatto di pasta (a volte un po’ alternativo) un dolce e una bevanda. Ve lo consiglio se proprio le vostre coronarie stanno chiedendo pietà. Mi sono divertita anche ad andare dal Mc Donald’s dove è presente una specie di bancomat dove puoi ordinare le varie combinazioni di menù senza l’impedimento della lingua impronunciabile e incomprensibile. Il locale più carino è Le Refuge des fondus a Montmatre fermata metro Anvers, dove si mangia fonduta. Fin qui niente di particolarmente innovativo, se non nel fatto che Parigi è famosa per i formaggi che ti propinano in ogni salsa. Ma questo localino è piccolissimo e davvero particolare. Ha solo delle lunghe tavolate e file di panche, le donne vengono aiutate a scavalcare i tavoli e poi ti vengono consegnati dei biberon ricolmi di vino. Insomma con 20 euro a testa si prende un biberon di vino, uno spritz, un antipastino di olive, salame etc, una marea di pane e fonduta, o eventualmente di carne e olio bollente per cuocerla. Da non perdere i Maccarrons che non hanno nulla a che vedere con quelli confezionati trovati nei supermercati italiani. Il posto più antico ed esoso in cui mangiarli è Ladurée ma calcolate che anche al Mc Donald’s li potete assaggiare. ☺ I gusti migliori sono cioccolato, pistacchio e mirtillo. Cosa vedere a Parigi? I monumenti noti si conoscono già e il bello è che nei punti più alti della città sono sempre così visibili che sembra quasi di toccarli con mano. Con la carta dei musei che permette di risparmiare sull’entrata di quelli più
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importanti e imperdibili, abbiamo risparmiato una cifra: 4 giorni costano 56 euro e puoi vedere una marea di cose, il Louvre, Versailles, l’Arco di Trionfo, Orangerie e molti ancora. A essere sincera non mi sono mai pentita così tanto di averla acquistata. È stata una corsa contro il tempo per riuscire a vedere tutto, una fila interminabile praticamente ovunque che ti toglieva il gusto di vedere e ammirare gli scorci. Mi sono stancata anche in maniera incredibile perché le attese erano decisamente troppe. Consiglio più di scegliere quali sono i posti che proprio meritano di essere visti e selezionarli con cura. Salire nei punti più alti della città alla fine offre angolazioni diverse ma il paesaggio che si cattura è quello. Molti musei sono comunque scontati o gratuiti per i giovani. Il mio consiglio è comunque di non perdervi ad ammirare dentro i posti, a meno che non siete grandi appassionati, e ammirare Parigi da fuori: camminare lungo la Senna e perdersi per le stradine ha un fascino romantico che si guasta nel guardare solo monumenti. Imperdibile sicuramente La Defence che mi emoziona sia da vicino che quando la si scorge in lontananza. Con il tramonto è a dir poco spettacolare, invece il contrasto che si crea da lontano tra la città classica e il quartiere ultramoderno è un incanto. La passeggiata lungo gli Champs Elysees è imperdibile non tanto per i negozi super cari ma per la strada ampia che culmina con il monumentale arco di trionfo da una parte, mentre dall’altro lato si possono scorgere i giardini Tuillers e il Louvre. La gita in barca lungo la Senna è un must che non può mancare, così come non è possibile perdere la Torre Eiffel. Il paesaggio da lassù è mozzafiato ma, lasciatevelo dire, fare una fila interminabile per i biglietti e per gli ascensori ha tolto tutta la
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romanticheria di questo luogo in cui si dice che gli innamorati vadano per dichiararsi. Io dopo aver preso freddo, pioggia e fila l’ho quasi odiata ☺ Sicuramente la torre contornata da due arcobaleni, finita la pioggia, è il top della bellezza. Un posto che ho proprio nel cuore è Montmatre e il Sacro Cuore. La cupola bianca della chiesa domina la collina e tutta Parigi dall’alto. Praticamente è uno dei posti in cui siamo tornati tutte le sere perché non solo era vicino all’albergo ma era anche quello con più vita notturna e con negozietti di souvenir aperti fino a mezzanotte. Il quartiere di Montmatre è quello più vivace e più artistico. La delusione più grande l’ho avuta una volta giunta a Versailles. Una fila interminabile per entrare per ammirare le stanze vuote e spoglie di un palazzo in cui non è rimasto praticamente nulla. I giardini sono al contrario spettacolari, insieme al villaggio che si è fatta costruire Maria Antonietta. Per il resto ci sono altre strutture come il Petit Trianon e il Grand Trianon che non mi hanno lasciato nulla. Posso dire con assoluta certezza che la reggia di Caserta in confronto è sublime. Veniamo agli amanti dello shopping, non ce lo siamo fatti mancare nemmeno qui a Parigi e molto spesso l’ho trovato più conveniente. Si becca gente che viene da tutta Italia ogni anno per portarsi a casa vestiti a prezzi stracciati. I posti veramente economici sono i Tati sparsi per la città, una sorta di Oviesse italiana o di Primark Inglese. A Rochechouart ce n’è uno immenso a più civici e ci si trova di tutto: dai vestiti alle scarpe, dagli abiti da sposa agli utensili per la cucina, dai trucchi agli oggetti per la casa. A Montmatre, fermata Anvers, invece spuntano come funghi una catena di negozi Sympa, con immensi cestoni ricolmi di vestiti di marche super mega scontati. Insomma non si sa più dove guardare. Per chi come me cerca un po’ di Londra ovunque va, posso dire che a Parigi oltre a trovare la tipica e inconfondibile colazione inglese, ho beccato Marks & Spenser sugli Champs Elysees e ovviamente non ho potuto fare a meno di comprare i tramezzini al bacon. Ma il sommo della gioia è stato trovare a Rue de Rivoli, la libreria VHSmith dove mi sono rimpinzata di libri in lingua inglese che nonostante le mie difficoltà linguistiche mi sono
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più commestibili dei libri in francese. Essendo una maniaca della lettura comunque non ho saputo resistere al fascino delle librerie francesi, nonostante la totale incomprensione della lingua. Non potete assolutamente perdere la Gilbert Jeune perché è immensa, dislocata su più civici e io sono riuscita a svaligiarla ☺ Per gli appassionati lettori un’ultima chicca: scendete alla fermata Bibliothèque e dopo un centinaio di metri potrete ammirare la nuova biblioteca parigina composta da
4 edifici agli angoli di una piazza che ricordano libri aperti. La cosa più assurda è che Moccia è approdato anche qui a Parigi o forse è lui che ha copiato la Francia, non mi sono ancora documentata ma ammirate questo ponte, che ne pensate? Vi lascio con l’ultimo consiglio dopo aver pianto un mare di lacrime sotto la pioggia battente con 3 valigie enormi: non confondete l’arrondissement con il numero civico come ha fatto il mio ragazzo altrimenti rischierete di trovarvi anche voi di fronte a un palazzo fatiscente invece che nel vostro albergo ☺ Eh sì a Parigi l’arrondissement è come il numero che si mette ai nostri municipi, mentre il civico viene scritto sempre prima della rue. Quanti giorni stare a Parigi? La seconda volta che sono stata in questa città ci ho trascorso meno di 3 giorni e sono stata anche a un concerto. Sono riuscita a passare in ogni angolo della città che mi era rimasto nel cuore anche se non sono riuscita a entrare in nessun museo e ho dovuto girare anche in piena notte. La prima volta che sono stata non mi sono bastati 6 giorni per visitarla tutta anche quasi tutto da fuori. Questa volta in 6 giorni ho visitato l’impossibile e oltre, eppure mi sembra di averla appena assaggiata. È come una torta deliziosa, dopo il primo morso non puoi fare a meno di desiderarne ancora. Tornerò di nuovo perché ho ancora tanto da scoprire e l’impression del Sol levante da ammirare. E voi che aspettate a preparare la valigia in cerca di avventure nel mondo? Buon viaggio! A CURA DI FABIANA ANDREOZZI
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UN LIBRO UN SORRISO «Le regole» di Fein Ellen; Schneider Sherrie TITOLO: Le regole AUTORE: Fein Ellen; Schneider Sherrie AUTORE: 9,00 € (si trova con lo sconto del 25% su IBS fino al 3 luglio 2014, altrimenti in libreria si trova la versione che ho acquistato io della bestBUR a soli 5,90€ ancor più conveniente, insomma un prezzo piccino) PAGINE: 150 TRADUTTORE: Piccioli M. B. EDITORE: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli COLLANA: Saggi (infatti, bisogna essere molto saggi per capire l’altro sesso :-P) (L’immagine corrisponde alla versione da 5,90 €)
Le regole I 35 comandamenti per trovare lui, per non perderlo più o per perderlo quando vi pare
Salve, miei cari lettori di Eclettica, ci siete? Se sì battete un colpo. Io sono qui, anche a questo nuovo numero e per la rubrica Un libro un sorriso, ho deciso di parlare ancora di un manuale. Mi direte, ti sei fissata? A volte sì, mi capita di partire con fisse strane e via… Ovviamente dal titolo avete capito di cosa si tratta. State cercando l’anima gemella? La vostra metà della mela? Avete collezionato infiniti uomini senza mai giungere al vostro lieto fine? Avete bisogno delle regole. Questo manuale di Ellen Fein e di Sherrie Schneider è adatto proprio a tutti quelli che non capiscono cosa sbagliano nell’approcciarsi con il sesso maschile. In questo piccolo libro l’uomo viene rivoltato come un calzino per far capire alle donne cosa dire, come dirlo e quando dirlo. È interessante scoprire, regola dopo regola, che in fondo il concetto cardine è lo stesso, fargli credere che nessuno voglia incatenarlo, addomesticarlo, trascinarlo all’altare, in una convivenza o in altri progetti a lungo termine. Gli uomini vanno rassicurati e lasciati liberi (almeno è quello che devono credere). Sono esseri imperfetti a differenza di noi donne (non ditemi che sono estremista, sto semplicemente passando il concetto del manuale :-P). 21
Il libro si apre con la storia delle regole, ci fa una panoramica su come sono nate e state create e di come si sono presto diffuse tra le donne. Diciamo pure che è un insieme di concetti che sono stati messi dalle donne a disposizione delle donne. Le ragazze regole si riconosco tra di loro, non bisogna essere dotate di chissà quale bellezza per essere una di quelle che fa colpo. Assolutamente no, bisogna essere sicure delle proprio armi e saperle sfoderare al momento giusto. Certo non bisogna trascurarsi, questo è ovvio, ma questo manuale vi insegnerà come comportarvi in ogni occasione. Devo dire che leggendolo mi sono divertita, qualche volta ho sorriso pensando a me seduta a un tavolino mantenendo l’attenzione del mio interlocutore alta, fino ad ammaliarlo e condurlo dove voglio che vada (una strada senza via d’uscita ;-) ). È stato bello accorgersi che le regole mettono in guardia da ogni tipo di uomo ma che alla fine dei conti le paranoie sono sempre le stesse da individuo a individuo. No, tranquilli maschietti non sto facendo di tutt’erba un fascio, so che tu che stai leggendo sei diverso (:-P) Per finire, una donna regola conosce le regole, le sa applicare e non le infrange mai, mai e poi mai. È un dato di fatto che per raggiungere un obiettivo bisogna impegnarsi. Le nostre autrici ci assicurano che seguendo passo passo i loro comandamenti presto avremo un uomo che non solo ci ama, ma stravede per noi e ci tratterà come le creature meravigliose che siamo ;-) A voi la scelta di leggerlo e, se siete single, di provare; poi se avete voglia di farmi sapere se funziona mandatemi pure una email :-D Consiglio questo testo anche a chi come me voleva farsi quattro risate o per semplice curiosità femminile. La lettura è scorrevole, semplice e fa un sacco di esempi che magari più di una donna nel corso della vita si è ritrovata ad affrontare. E voi che donne siete? Una donna regola oppure una donna che si lascia trasportare dal cuore commettendo anche un sacco di errori ma alla fine riuscendo a coronare il suo sogno d’amore? Qualsiasi donna tu sia io mi sento di dire che in amore non esistono regole, esistono solo due persone pronte a viversi tra paure e difficoltà e insieme è tutto magicamente più bello. Buona lettura, amici.☺ A CURA DI VANESSA VESCERA
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L’ANGOLO DEGLI ESORDIENTI-EMERGENTI Connie Furnari e le sue opere
Connie Furnari nasce a Catania il 6 Dicembre del 1976. Si laurea in Lettere, con una tesi di psicanalisi freudiana sul “racconto perturbante”: un’analisi su come il fantastico interagisca nella vita reale, in modo diverso da persona a persona, fin dalle fiabe, analizzando le tipiche storie dell’infanzia, da Andersen a Hoffmann. Durante gli anni universitari a Catania scrive per il giornale "Il Millantastorie": articoli vari e romanzi brevi, tra cui un racconto giallo dal titolo "Il volto celato", e le poesie "Innocente" e "Aspetto". Nel 1995 vince il “Premio Superga” a Torino con "Il magico viaggio di Chris", una fiaba che narra le fantasiose avventure di un giovanissimo scrittore, e con le poesie "Piove", "La strada" e "Giorno dopo giorno". Sempre nello stesso anno, a Brescia, viene premiata per altre poesie della stessa raccolta, ricevendo un encomio per la narrativa. Nel 2011 esce il suo primo romanzo, “Stryx Il Marchio della Strega”: un urban fantasy young adult, edito da Edizioni della Sera. Pubblica la fiaba metaforica “Lo spettacolo deve continuare” nell’antologia “Da Piccoli” di Montegrappa Edizioni, una denuncia verso la morte prematura dei bambini. Sempre dello stesso anno è il racconto drammatico “La scelta di Hellen” nell’antologia “L’amore delle donne” di Montag Edizioni. Continua a pubblicare: la fiaba horror “La bambola di porcellana” per l’antologia “Incubi”, edita dalla GDS Editrice, una storia che analizza il rapporto competitivo madre-figlia con un finale inaspettato e cruento. Nel 2012 scrive una fiaba dark “Raperonzolo” nell’antologia “Fiabe Proibite” per Domino Edizioni e il racconto horror vittoriano “L’innocenza del sangue” nell’antologia “Storie fantastiche” della collana “I libri di Carmilla”. Quest’ultimo è la toccante storia di Victoria, una terribile e incontrollabile bambina vampiro nella Londra di fine ‘800. Pubblica “Zelda”, un racconto urban fantasy dal tratto fiabesco che riprende alcuni temi di “Stryx”, ma scritto per un pubblico più giovane.
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Nel 2013 continua a pubblicare storie, tra cui “Moonlight”: un paranormal romance sui licantropi. Nel 2014 esce con il suo secondo libro, “Angeli Ribelli” edito da GDS Editrice, un paranormal gothic romance.
Stryx. Il marchio della strega Acquistabile nei migliori store
Trama: Dopo aver vissuto in Inghilterra, Sarah, una potente strega, torna a Salem
decisa a ricominciare una nuova vita senza la magia. Inaspettatamente giunge la sorella minore: Susan, strega intrigante e perversa che ha scelto di passare al lato oscuro per la sete di potere, determinata a sconvolgere l’esistenza di Sarah e degli ignari studenti del liceo di Salem. La vita scolastica si rivela fin da subito molto più dura del previsto. L’unico apparentemente interessato a conoscerla è un giovane dai grandi occhi grigio azzurro: Scott. Il solo ad essere in grado di risvegliare in lei antichi sentimenti che credeva ormai essere assopiti. Ma Salem ben presto comincerà ad essere sconvolta da numerosi delitti inspiegabili, il cui unico filo conduttore sarà un marchio a forma di ‘S’ posto sulle vittime. Le strade della cittadina diventano pericolose trappole mortali, e a Sarah non resterà altro che affrontare il suo oscuro passato per poter salvare le altre giovani streghe e sé stessa.
Sarah, è una strega di trecento anni che decide di tornare a Salem sperando di riuscire a vivere finalmente una vita normale. Si unisce a lei la sorella minore Susan, una strega superficiale e snob. Dopo anni di solitudine, Sarah incontra al liceo un ragazzo Scott che assomiglia come una goccia d’acqua al suo primo grande amore. Nasce tra di loro una bellissima storia d'amore, ma purtroppo entrambi nascondono dei segreti e questo non gioverà alla coppia. Dopo pochi giorni dall'arrivo in città, misteriosi delitti coinvolgeranno diverse ragazze: tutte le vittime sono streghe e portano il marchio S: Stryx. Il marchio della strega. Inizierà una lotta contro i cacciatori di streghe, tra magia e mistero che coinvolgerà anche Marco il migliore amico di Scott. Intrighi e rivelazioni, tutto ciò in una narrazione alterna tra il passato e presente. Un libro che mi ha tenuta incollata alle pagine fino ala fine. Personaggi, ambientazioni, dialoghi, tutto perfetto. La lettura non è mai noiosa, grazie soprattutto alle due sorelle (che adoro), diversissime in tutto ma che infondo si vogliono molto bene. I flashback li ho trovati azzeccati, la lettura è stata piacevole e scorrevole. Una storia romantica, ironica, intrigante. Per chi come me ama il genere paranormale fantasy, questo è il libro adatto a voi, soprattutto per il talento dell'autrice che a parer mio è veramente brava e ha un qualcosa in più.
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Angeli ribelli Acquistabile nei migliori store Trama: Il Tower Bridge aspettava ottenebrato dalla nebbia, la luna cresceva nel cielo stipato di nubi. Nulla avrebbe potuto fermare
il corso degli eventi, la fine sarebbe giunta silenziosamente, nella notte. Nella camera buia che lo nascondeva, Victor presagiva lo sfogo animale che si sarebbe scatenato; le pupille erano diventate verticali, segno che la fame lo stava divorando e le ali d’ebano fremevano agitate. Avrebbe dovuto uccidere ancora. La ragazza lo ignorava. Non sapeva cosa lui in realtà fosse. L’angelo premette i pugni sulle tempie mentre dal cuore del castello giungeva il rumore che più di ogni altro odiava sentire. Il silenzioso scorrere delle lacrime. Si pentì di averla portata laggiù e di non averla ammazzata subito, così da non ascoltare quel lamento straziante. Cercò di tapparsi le orecchie, ma il pianto giunse amplificato, risalendo attraverso i muri e oltrepassando i mattoni di pietra. Era un pianto di donna il suo Inferno, l’avrebbe udito finché fosse vissuto, finché avesse ricordato. E in quel dolore, non desiderò altro che un solo attimo di pace. Inghilterra 1894, epoca vittoriana. Emily è una fragile fanciulla aristocratica di diciotto anni che vive a Southampton, profondamente segnata dall’assassinio della madre avvenuto molti anni prima sul ponte di Tower Bridge, nella capitale inglese. La ragazza giunge a Londra con il padre, un facoltoso medico, per far visita alla vecchia zia Christine e comunicarle l’imminente matrimonio con Oliver, rampollo di buona famiglia, che li accompagna. Il giorno del loro arrivo, Emily apprende sgomenta che l’assassino della madre è ancora a Londra e continua a uccidere indisturbato ogni donna che osa avventurarsi di notte sul Tower Bridge, in modo inspiegabile e occulto. Ricercato da Scotland Yard e dal giovane ispettore Albert Thompson, il quale sembra avere un conto in sospeso con lui, l’assassino si rivela: è un ragazzo dalla bellezza angelica, di nome Victor, un essere sovrannaturale dalle fruscianti ali di corvo, capace di dominare le tempeste e di mutare aspetto in animale, per sfuggire agli occhi dei mortali. L’angelo infernale lega a sé Emily, trascinandola dentro un’incontrollabile spirale di sangue, tentazione e immorali segreti, svegliandola nel corpo e nell’anima, e tramutandola inconsapevolmente in un essere molto più perverso di quanto sia mai stato lui.
Londra è da sempre la città migliore per narrare storie di tipo paranormale con tinte dark. Angeli Ribelli è un romanzo originale, passionale ed emozionante. Una storia che naviga tra lo storico e il fantasy, in un cupo, oscuro viaggio tra due mondi avvincenti e tra la lotta fra il bene e il male. Una storia d’amore bellissima tra Emily e Victor, ai quali si vuole bene e ci si affeziona da subito. Lasciate fuori ogni pregiudizio se leggete questo libro, perché non è il solito fantasy banale e già letto. Preparatevi a leggere un’intrigante storia che vi porterà in due mondi originali, scritto perfettamente e con uno stile impeccabile. Il sangue ne fa da padrone e per questo motivo affascina ancora di più per quel genere gotico che tanto amo. Finalmente un fantasy come si deve, lontano dai soliti cliché
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narrativi e con un vero e proprio fascino e una morale di fondo : non si può sfuggire alla propria, crudele natura. Coinvolgente la descrizione degli ambienti e dei personaggi. Bellissimo e da leggere tutto d’un fiato. Vi lascerete trasportare da questo libro senza neanche accorgervene. La capacità di narrazione e lo stile dell’autrice vi porterà nel loro romanzo facendovi sognare, amare e odiare… con un finale non scontato e tutto da leggere. Ma non è finita qui, vi do qualche chicca in esclusiva per concludere. L’autrice sta lavorando al terzo romanzo in segreto e sta scrivendo il romanzo Moonlight tratto dal racconto scaricabile gratuito su blog Connie Furnari.
Concludo con il mio motto: “Aiutiamo gli emergenti, no all’editoria a pagamento”. Al prossimo articolo! Un affettuoso Bye-Bye dalla vostra Blogger Lidia Ottelli del Rumore dei Libri. A CURA DI LIDIA OTTELLI
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A LEZIONI DI STILE Carissimi scrittori, son lieta di ritrovarmi nuovamente tra queste pagine di Eclettica, a distanza di qualche mese in cui un susseguirsi di impegni improrogabili mi ha allontanato da questa collaborazione, per proseguire questo viaggio di riscoperta letteraria. Per sperimentare insieme nuove proposte e, in questa particolare occasione, per concedere alla fantasia un palpito di frenesia tale da scorrazzare in assoluta libertà. Dopo avervi sottoposto nei precedenti articoli alcuni aspetti a mio avviso di fondamentale importanza, in quest'occasione vorrei porre sotto i riflettori un aspetto che, di essenziale, non ha assolutamente nulla, ma che conquista ugualmente una speciale importanza nel mio estro creativo. Parlo di un vezzo letterario che si propone di accendere l'ispirazione nella penna degli scrittori più poetici e l'incanto negli occhi di chi lo leggerà; un piccolo gioiello per rinfrescare anche il palato dei lettori più sopraffini. Quest'oggi quindi tutti a lezione di stile, a lezione di "piani narrativi incrociati". Vi starete certamente domandando di cosa si tratti: a dirla tutta, frugando nel mirabolante mondo virtuale di Internet, non ho trovato esaustive spiegazioni che soddisfacessero a sufficienza la mia curiosità. Pertanto, nella speranza di arraffare nuova linfa per rianimare il mio estro creativo - e chissà, forse pure il vostro ho ritenuto opportuno circondarmi di alcuni volumi a me cari e vivere così un'esperienza da autodidatta. Tornando alla domanda posta poche righe innanzi, si tratta di una tecnica di scrittura che prevede l'alternarsi di alcuni paragrafi, prima di un piano narrativo poi di un altro, per progredire al contempo due narrazioni completamente diverse. Righe intrecciate ma contraddistinte dall'avvicendarsi del carattere normale e corsivo. Parole che vi risulteranno austere, le mie, un rincorrersi di termini altisonanti che andrò subito a semplificare spiaccicando tra le mie frasi alcuni esempi di piani narrativi incrociati. Un assaggio, questo di Lady Virginia de Winter, tratto dal volume "Black Friars - L'ordine della chiave" (uno dei pochi libri capace di seviziarmi ad una dipendenza irreversibile quanto compulsiva) che si propone di condurre ugualmente la narrazione dei fatti, senza
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rinunciare ad una narrazione dei pensieri e timori del personaggio, offrendo così al lettore un'esperienza più introspettiva che mai; concedendo quindi la possibilità di vedere i fatti narrati dal punto di vista del personaggio, senza tuttavia rinunciare ad una narrazione in terza persona. Non lo trovate un contrappunto delizioso? L'autrice ha disseminato tra le pagine di tutte le sue creazioni questi piccoli gioielli in grado di sorprendere di continuo il lettore: tra i tanti, ho voluto proporvi proprio questo passo in quanto certamente avrete notato una particolarità intrisa tra le righe, un palpito di oscurità per rendere omaggio ad un altro grande autore che stimo. Uno scrittore considerato il padre dell'horror, del noir e del giallo investigativo. E se ancora non avete percepito il maestro a cui mi riferisco, vi consiglio di leggere la famosissima composizione "Il corvo". Dopo l’assaggio di questa meravigliosa scrittrice italiana, rimaniamo nella nostra penisola ma spostiamoci di regione per citare un'altra meravigliosa scrittrice, sempre in grado di sorprendermi per la sua semplicità disarmante. Ed ecco: i pensieri che non smettono di esplodere nella testa, a dispetto degli occhi che freneticamente inseguono le righe della triste lettera stretta tra le dita. Una melodia che prosegue il proprio evolversi a dispetto del controcanto che tenta di sovrastarla. Perché Bianca Rita Cataldi è melodia, e se volete approfondire l'argomento questo è un altro un romanzo che assolutamente vi consiglio. In sintesi, cos'è la narrazione intrecciata? È un vezzo letterario per portare avanti due piani narrativi, che spesso si propongono prospettive diverse, esterne ed interne, per rendere al lettore una visione d'insieme più completa e profonda. Uno strumento raffinato, da usare con parsimonia, in quanto presumo che un sovradosaggio dello stesso possa appesantire non di poco la lettura, ma le giuste dosi rendono eleganza allo stile dell'autore. Concludendo: si dice che non vi sia due senza tre, e pertanto, oltre a quelli presenti, vorrei portarvi un terzo esempio. Quest’ultimo, vi devo confessare che lo porto rinchiuso nel cuore, in attesa della giusta chiave per farne scattare la serratura. Di cosa si tratta? Mi concedo una piccola rivelazione, per non guastare alcuna futura sorpresa: nel manoscritto che sto stilando da un po' di tempo ad oggi troverete il mio terzo, e personale, esempio. Tempo, Fato ed estro creativo permettendo, spero di potervelo far leggere quanto prima. Concludo l’articolo porgendovi anche questa volta una manciata di domande: e voi? Cosa ne pensate? Avete mai avuto esperienze di “piani narrativi intrecciati”? Scambiamoci qualche opinione a riguardo sulla pagina Facebook di Eclettica, vi aspettiamo! Mary Chioatto di “La pagina dello Scrittore”
A CURA DI MARY CHIOATTO
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LIBRI VINTAGE «Il corricolo» di Alexandre Dumas padre Il libro si può trovare sulle bancarelle e sui siti di libri usati nell'edizione BUR degli anni '60, composta di due volumetti in brossura oppure con la copertina di pelle blu e le scritte dorate. Per chi ama acquistare libri nuovi nell'edizione più recente disponibile sul mercato, vi è quella del 2004 per Colonnese Editore, al prezzo di 18€ (vedere immagine). TRAMA
Il libro testimonia l'incontro del fecondissimo scrittore con una straordinaria città. Ricco di aneddoti e storie che lo scrittore francese amava ascoltare, raccontare e inventare, il volume è frutto del soggiorno napoletano di Dumas del 1835 e pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1843.
Bentornati nella rubrica dedicata ai libri vintage, e in questo mese in cui inizia l'estate vi presento un libro che un vivace, ironico e scoppiettante resoconto di viaggio. Nota di chi scrive l'articolo: io stessa ho scoperto questo libro per puro caso, su una bancarella. Appena ho visto il nome dello scrittore, l'ho preso in mano cos come il ferro attirato dalla calamita, e l'ho comprato dopo aver gettato un'occhiata frettolosa all'interno per capire di cosa si trattasse: 7 euro spesi ottimamente. Detto questo, avviamoci alla presentazione. Di certo la maggior parte di voi, nel sentir nominare Dumas, pensa subito ai celebri romanzi di cappa e spada, come la trilogia dei Moschettieri o i romanzi storici che coprono varie epoche della Storia di Francia. Egli, per , nella sua smisurata produzione ha scritto anche racconti di stampo gotico/horror ("La donna dal collier di velluto", "Un'amazzone", "La cappella gotica"), cronache di delitti celebri ("I Borgia", "Maria Stuarda"), opere teatrali ("Kean") e resoconti di viaggi. "Il corricolo" rientra in questa categoria, e in oltre cinquecento pagine viene descritta la visita che l'autore fece a Napoli e nell'Italia del Sud nel 1835. Innanzitutto due parole sul titolo: apprendiamo, dall'introduzione di Dumas, che il corricolo un mezzo di trasporto simile ma non identico a un calessino, e che in genere trasporta quindici persone quando in verit ci sarebbe posto per una sola. 29
Comprendiamo gi da questa spiegazione che il libro, pur non essendo un romanzo, scritto con lo stesso stile che rende inconfondibili i suoi lavori: si sorride molto spesso di fronte ai toni ironici e alle salaci battute di spirito, e stavolta non si tratta di personaggi chiaramente fittizi, ma al contrario di situazioni che sono (o sembrano) reali e accadute. Questo autore immaginifico, vulcanico, spesso mescola elementi autobiografici con la pi sbrigliata fantasia: lui ha fatto davvero un soggiorno a Napoli, ed rimasto colpito dalla citt , dai suoi abitanti, dai tipi e dai caratteri, dagli usi e costumi, dalle rovine e dai paesaggi, e cos via, e nel suo libro troviamo molte delle impressioni lasciategli dal viaggio. Mischiati ad esse, per ci sono anche innumerevoli aneddoti, leggende, digressioni, insomma interi capitoli che, presi a s , costituiscono gustosi racconti. Facciamo un esempio: nel capitolo XXIV Dumas ci racconta di come un monaco si fosse impegnato ad illuminare le strade di Napoli in modo da scoraggiare la criminalit . Il religioso pone i lampioni, i lazzaroni (una figura che torna spesso nel libro) li distruggono, il frate allora indice un'assemblea per predicare su San Giuseppe e sul fatto che anche per il peggior delinquente c' speranza, poich se costui prega San Giuseppe e muore invocandolo il santo lo far entrare in Paradiso. Naturalmente i lazzaroni, incentivati dalla promessa, promettono di non sfasciare pi quei lampioni che il frate dice essere in onore del padre putativo di Cristo. Fino a qui parrebbe una storia gi sentita, una leggenda popolare ripetuta con soggetto i banditi che, devoti a un santo, ottengono il perdono finale nonostante le loro malefatte; provate per ad andare avanti nel capitolo, nel momento in cui San Giuseppe, vistosi rifiutare il permesso di far entrare un assassino suo fedele, decide di lasciare il Paradiso. Credo di non aver mai riso tanto come mi capitato leggendo quella parte, con i classici dialoghi brevi e pungenti che starebbero meglio in bocca a guasconi arrabbiati piuttosto che a martiri e divinit ! Secondo esempio: il capitolo XXV esordisce con la menzione di una spaventosa eruzione del Vesuvio, probabilmente quella avvenuta nel 1822. A questo evento, appena citato, Dumas collega una vicenda dai toni tristi e patetici che ha per
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protagonisti un giovane, la sorella di lui, la moglie a torto gelosa e due perfide zingare che imbrogliano la situazione. La novella assume tratti degni d'un brano gotico e tragico, e non importa che sia stata ripresa da un autore precedente: fa emozionare e sospirare, e non sembra fuori luogo in questo resoconto di viaggio. Questi due esempi danno conferma anche della maestria di Dumas, capace di conciliare parti serie, divertenti e irriverenti senza perdere mai il ritmo. Si pu dire, in linea generale, che il libro diviso in due parti (seguo la suddivisione dei capitoli nei volumetti della BUR). Nella prima si introducono alcune figure stereotipate, non perdendo mai di vista il mix tra realt e invenzione. Troviamo il lazzarone sempre pronto ad approfittarne, il monaco predicatore che si serve anche delle bastonate, lo iettatore, il bandito o brigante, il santo patrono di Napoli e i suoi rovesci di fortuna, e via discorrendo. Nella seconda, per la maggior parte del tempo, Dumas ci porta a spasso per Ercolano, Pompei e altri monumenti, descrivendoci diffusamente i luoghi e inframmezzando episodi di Storia Romana e non solo. Compaiono ruderi e ambienti che invece di esser dipinti da una matita sono rappresentati con le parole, e a mio giudizio la lettura non risulta mai pesante: sia nelle novelle apparentemente distaccate dal resoconto di viaggio, sia nelle parti pi spiritose, sia in quelle Storiche con la S maiuscola, non mi mai venuta voglia di saltare un capitolo. "Il Corricolo" finisce non a Napoli bens a Roma, dove Dumas parla in termini solenni del suo incontro con un personaggio molto importante. Non spoiler poich naturalmente, come ho accennato prima, non si tratta di un romanzo con una trama da scoprire, e anzi poco prima della parola "Fine" si potrebbe pensare che seguiranno altri volumi con altri racconti; la bellezza della lettura sta nel seguire l'autore passo dopo passo lungo il suo viaggio, lasciandoci condurre prepotentemente da lui senza alcun pensiero o preoccupazione da parte nostra. Smontiamo all'albergo Vittoria, andiamo a zonzo tra le strade e i vicoli napoletani, saltiamo su un corricolo e partiamo a rotta di collo verso le campagne, e da l discendiamo tra le antiche rovine e indugiamo in un giro turistico con il pi particolare dei ciceroni: il bello che Dumas spesso si rivolge direttamente ai suoi lettori, facendoci
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quindi sentire come se fossimo proprio l . In conclusione, se amate questo prolifico scrittore ma di lui non avete ancora letto "Il corricolo", vi invito con tutto il cuore a farlo. Se vi piace l'autore, quasi di sicuro vi piacer il libro; se vi piacciono i resoconti di viaggio ne avrete qui uno molto originale. Se siete semplicemente curiosi dopo aver letto l'articolo, cercate il libro in biblioteca: se anche alcuni capitoli dovessero risultarvi un poco indigesti, troverete di certo qualcosa da salvare e da apprezzare. Al peggio avrete perso qualche ora di lettura, al meglio avrete scoperto un bel libro! INCIPIT (prime righe del cap. I)
Eravamo discesi all'albergo della Vittoria. Il signor Martino Zir è il tipo del perfetto albergatore italiano: uomo di gusto, uomo di spirito, distinto conoscitore di antichità, amatore di quadri, cacciatore di cineserie, collezionista di autografi, il signor Martino Zir è tutto, meno che albergatore. Ciò non toglie che il Vittoria sia il miglior albergo di Napoli. Come ciò avvenga non saprei. Dio è, perché è. A CURA DI LAURA C. BENEDETTI
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...E AZIONE! Godzilla TRAMA: Agli inizi degli anni duemila, una serie di scosse catturano l'attenzione di alcuni scienziati, fra cui Joseph “Joe” Brody, responsabile americano della sicurezza di una centrale nucleare in Giappone. A seguito di un incidente dove perde la vita sua moglie, passerà i successivi quindici anni a cercare di dimostrare, soprattutto a suo figlio Ford, che non si trattò di un semplice terremoto...
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A CURA DI MIRKO DE GASPERIS
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Se volete contattare uno di noi ecco dove potete trovarci. Di seguito una lista con tutti i link di nostri siti\blog\pagine facebook. PAGINA FACEBOOK ECLETTICA: https://www.facebook.com/Ecletticalavocedeiblogger CHIACCHIERANDO CON…, Giovanna Samanda Ricchiuti https://www.facebook.com/unlettoreungransognatore http://lettoreungransognatore.blogspot.it/ UN LIBRO UN SORRISO, Vanessa Vescera https://www.facebook.com/ConvivenzaLeggeraMatrimonioDaffari http://scheggedamore.blogspot.com UN MARE DI LETTERATURA, Claudia risi https://www.facebook.com/passioneletteratura http://passioneletteratura.blogspot.it/ SCORCI DAL MONDO INCANTATO/MEMORIE DI VIAGGIO, Fabiana Andreozzi https://www.facebook.com/FabianaAndreozzieVanessaVescera http://labottegadeilibriincantati.blogspot.it/ ECHOES, Roberto Baldini: http://scrivoleggo.blogspot.it/ LE ALI DI ISIDE, Francesca rossi www.divineribelli.blogspot.it www.lamanodifatima.blogspot.it https://www.facebook.com/FrancescaRossiAutrice http://elioreds.wix.com/francescarossi DALLA CARTA ALLA PELLICOLA, Daniela Mionetto https://www.facebook.com/Appuntidiunalettriceblog http://appuntidiunalettrice.blogspot.it/ LIBRI VINTAGE, Laura C. Benedetti https://www.facebook.com/pages/Laura-‐Caterina-‐Benedetti/397863926952672 L’ANGOLO DEGLI EMERGENTI\ESORDIENTI, Lidia Ottelli http://ilrumoredeilibri.blogspot.it/ https://www.facebook.com/ilrumoredeilibri1 AVVENTURE DA PALCOSCENICO, Valeria Vite http://centauraumanista.wordpress.com/ https://www.facebook.com/acquaelimoneblog
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THE HORROR, THE HORROR! / NEWS FROM THE ENGLISH LIBRARY, Loredana Gasparri https://www.facebook.com/IlBlogDelFuroreDAverLibri http://delfurorediaverlibri.blogspot.it ARTEGGIAMENTI, Cristina Malvezzi https://www.facebook.com/AthenaeNoctua http://athenaenoctua2013.blogspot.it/ FEEL THE MUSIC\ E…AZIONE \ PHIL E SOPHIA, Mirko de Gasperis https://www.facebook.com/pages/Poker-‐di-‐Cuori/175709262566453 https://www.facebook.com/pappagalli.favole.guai
METTI UN...CLASSICO MODERNO A CENA, Paola Lorenzini http://mettiunclassicomodernoacena.blogspot.it/ DISCOVER THE COVER, Elisabetta Baldan https://www.facebook.com/ElisabettaBaldanDigitalArt http://impaled-‐butterfly.blogspot.it/ LA BACHECA DELLO SCRIBACCHINO, APPUNTI E SPUNTI, Mary Chioatto https://www.facebook.com/pages/La-‐pagina-‐dello-‐Scrittore/123328021057635?fref=ts
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