Il Cagliaritano - Dicembre '12

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DENTRO LA MARINA 10

LA RIVOLTA DEI SINDACI 19

SCANDALO IS ARENAS 21

ANNO 40, N. 5 - DICEMBRE 2012

L'ISOLA AL TRACOLLO SENZA PANETTONE

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SOMMARIO · DICEMBRE 2012 ·

p Nuovi fermenti voglia di partecipare: ci è sempre piaciuto dare voce e immagine agli outsiders

Dialogo

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Portfolio 6 I sindaci in piazza Primo piano Metro: Cagliari si allunga

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Quartieri cagliaritani La Marina Il fascino del Liberty

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Quartieri cagliaritani La Marina che non va e le mille polemiche

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La morale della crisi 14 Mercati e orizzonti politici Carta bianca 15 Quanti progetti per Sant'Elia

Nuove tendenze contro la crisi 20 Equijobs Donne nell'elilizia Il patto di stabilità 19 La rivolta dei sindaci Scandalo Is Arens Ora il gioco si fa duro

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Non solo Cagliari 32 Qui Barbagia di Seulo Eventi Sardegna incontra Roma

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Talk Show 35 Parla come mangi Studenti a tutto jazz

Cagliaritanità e modi di dire 22 La fame nella tradizione cagliaritana

A scuola di sartoria Mi vesto da me

I grandi personaggi cagliaritani 24 Marcello Serra e Paolo Racugno

Time Out 37 salute, musica, cucina, tech, cinema, arte, moda, sport & fitness, viaggi

Dieci domande dieci Angelo Liberati

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Memorie sportive 30 Quando il Carbonia batteva il Cagliari Sport 31 Quanto piace il Cagliari in Limba

Economia e società E io pago senza soldi

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Le ricette di Sardegnatavola 47 Ricette e ristoranti di riferimento 3



DIALOGO La rubrica del direttore

Giorgio Ariu

Ora i sogni nascono morti

B

uio pesto. Dentro, i sogni nati morti.Per le strade spente.Niente luminarie.Altrimenti i bambini non smettono di credere al gioco, alla fantasia ,alle favole. E' crisi ,bellezza : di domani non c'e certezza. Crisi per mancanza di lavoro, per mancanza di prospettive, per mancanza di guida e di Valori. Sembra di sfogliare quei report dei grandi viaggiatori di inizio novecento, alla ricerca de Island of Sardinia and its people. Pagine ingiallite dove campeggiano grandi immagini in bianco e nero sulla Grande Fame. C' e' il banditore che tiene a raccolta il villaggio di montagna annunciando le ultimissime in mezzo ad un incantesimo che twitter se lo sogna. Ci sono i cestinai ambulanti nei vicoli, che offrono i miseri raccolti dei campi; la vendemmia in Campidano che tiene a raccolta la famiglia intera coi piedi nudi e caldi; per il Festival of Santa Greca il vestito e' quello della festa; bella quella con l'asinello protagonista come quella con le piu' piccole in posa per il rito del pane al forno; la piu' bella fissa il momento domenicale del bagno dentro un catino : tutti a mirare l'evento. Sorrisi e fame, miseria e isolamento. Dal resto del mondo,da tutto e da tutti. Immagini del 1922 ,dove tutto era piccolo, di grande c'era solo la miseria. Con i bombardamenti e le grandi fughe, poi, la nostra terra ha rivissuto tragedie

e fame. Ora fine anno 2012 le code alla Caritas si sono allungate, per le strade i contenitori della spazzatura vengono prima visitati da ex impiegati, altro che barboni! Si salva chi ha, come dire, una struttura leggera, cioe' chi non ha intrapreso, chi ha meno bollette da pagare. Scappano i giovani e non solo loro, si emigra come tanti anni fa. E' stato un anno orribile per la Sardegna, le strade si sono riempite della disperazione di tutti. Non c'e piu' solo una categoria di senza lavoro, senza domani. Si abbassano le saracinesche, restano accese le stanze della burocrazia e della politica. Cagliari e' diventata gelida, la cittĂ del sole anche su facebook va in bianco e nero. Hanno fame anche i famigerati topi della Marina, quelli celebrati dal grande Altiator ai

quali non piace tanto il kebab. EPPURE NON MANCANO I TAVOLI CONTRO LA CRISI La politica ciclicamente apre un tavolo con i sindacati per aggredire la crisi. PiĂš copertine e paginate di questo giornale hanno dato conto dei penultimatum: il Patto di Stabilita' rende impotenti tutti ,dalla Regione ai Comuni, ai privati.Ci si avvolge in un vortice maledetto e l' ultimo SOS e' quello dei sindaci che non possono piu dare risposte al territorio.CosĂŹ muore l' ultimo presidio della democrazia. E la sicurezza? Tranquilli, le auto della Polizia possono uscire quando riescono a fare il pieno. Diviso per cinque. Oh,dimenticavo....a Natale fate i BUONI .

La miseria in Sardegna, cento anni fa: il bagnetto domenicale come grande evento

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PORTFOLIO

Focus

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I trentamila della straordinaria mobilitazione del 24 novembre tra operai,artigiani,disoccupati,mai occupati,professionisti,mondo della scuola,eppoi i sindaci da tutta l' isola per denunciare la drammatica crisi in cui si trova la Sardegna. Ora vacilla anche l' ultimo presidio della democrazia,il vero filtro tra amministratori e amministrati,dai Comuni l' ultimatum : quelle fasce tricolori potrebbero essere rimosse se il Patto di stabilita' dovesse ancora strangolare ogni possibilitĂ di gestire il territorio. Foto, Maurizio Artizzu

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PRIMO PIANO

Focus

Si

CAGLIARI

ALLUNGA

Il progetto della Metropolitana Leggera prende sempre più forma con il tratto di un chilometro e 800 metri che, tempo qualche mese, collegherà la Stazione San Gottardo al Policlinico Universitario.

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anca poco e finalmente si potrà arrivare da piazza Repubblica al Policlinico universitario di Monserrato in venti minuti. Il progetto della Metropolitana Leggera prende sempre più forma con il tratto di un chilometro e 800 metri che, tempo qualche mese, collegherà la Stazione San Gottardo alla struttura ospedaliera: dalla Stazione di Monserrato la metro entrerà in un viadotto e, attraversando via Giulio Cesare, giungerà a una nuova fermata chiamata “Dell'Argine”, per poi attraversare la 554 e arrivare al Policlinico. È il primo lotto della Linea

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3, che collegherà appunto la Cittadella Universitaria con la Linea 1 e quindi con il centro di Cagliari. Ma la Cagliari del futuro non finisce qui: sempre più vicina è anche la realizzazione del tratto che collegherà piazza Repubblica e piazza Matteotti, passando per via Dante, viale Bonaria o viale Diaz, via Cimitero e via Roma. Così la Stazione di piazza Matteotti potrà diventare lo snodo principale dei trasporti cittadini ed extracittadini con i collegamenti ferroviari e il tanto atteso collegamento con l'aeroporto. Sarà pronto entro l'estate del 2013 e consentirà di raggiungere lo scalo di

Elmas in pochi minuti e con un biglietto di soli 2 euro. In corso di appalto è inoltre il collegamento di San Gottardo con Settimo San Pietro, circa 4 chilometri che rappresenteranno un primato per l'isola a livello nazionale: sarà infatti il primo esempio di applicazione del sistema tram/treno, in cui per le ore di punta alla metro si affiancherà il servizio ferroviario. E poi il grande sogno, il collegamento di via Roma con la spiaggia del Poetto. Per questo i tempi saranno più lunghi, ammette l'assessore regionale dei Trasporti Christian Solinas, che ha però annunciato


I PERCORSI

Il costruttore Fabiani con il presidente ARST Giovanni Caria e con il D.G. Poledrini ; sotto l'assessore ai Trasporti Solinas con Poledrini e il direttore dei lavori Marras

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IN CIFRE

Piazza Repubblica – Stazione San Gottardo

31.000.000 euro il costo del percorso

6,5 Km la lunghezza

14 minuti circa tempo di percorrenza

Stazione San Gottardo – Policlinico Univirsitarioo

24.000.000 euro il costo

1,8 Km la lunghezza

3 minuti circa tempo di percorrenza

Piazza Repubblica - Piazza Matteotti

22.000.000 euro che i soldi ci sono: l'intenzione è quella di utilizzare i fondi del progetto nazionale “Azione-Coesione” per poter almeno iniziare i lavori. La rivoluzione dei trasporti a Cagliari è dunque in corso e nel giro di qualche anno il nostro modo di spostarci potrà cambiare radicalmente. I vantaggi dell'uso del trasporto pubblico, ed in particolare della metro, sono tanti e importanti, dall'abbattimento del traffico e di conseguenza anche dell'inquinamento atmosferico, al risparmio di tempo e denaro, sempre più incisivo se si considera l'elevato costo del carburante. E poi la riduzione del numero degli incidenti stradali che, seppur lievi, rovinano la giornata di tanti automobilisti cagliaritani.

il costo

2,8 Km la lunghezza

5 minuti circa tempo di percorrenza

Piazza Repubblica - Poetto

35.000.000 euro il costo

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IN GIRO PER LA CITTÀ

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egli edifici del quartiere della Marina gli stili dominanti sono il neoclassico e il liberty. Quest’ultimo - che si colloca nell’ambito del movimento internazionale dell’art nouveau - in città si afferma in un arco temporale che va all’incirca dal 1900 al 1920 e trova puntuale riscontro soprattutto nelle arti applicate e nell’arredo urbano. Il nuovo stile architettonico ed artistico esprime un linguaggio attento al particolare decorativo ed ha l’ambizione di rappresentare la nascente società moderna, facendo proprie le più moderne tecniche costruttive ed evitando l’imitazione degli stili del passato. Il liberty riesce a svincolarsi dai condizionamenti derivanti dalla tradizione acca-

demica grazie anche ad una tecnologia moderna e avanzata in grado di produrre in serie ferri battuti, formelle di maiolica, decorazioni in cotto e in cemento. Al riguardo, particolarmente innovativa fu l’introduzione dell’uso del ferro e della ghisa che - coniugando architettura e arti applicate - portò alla nascita di un’estetica dell’ingegneria. E’ soprattutto la nascente borghesia imprenditoriale, priva di una significativa tradizione in campo artistico ma aperta al piacere della decorazione, a recepire il liberty sia nello stile floreale che nella variante astratto-geometrica: è il trionfo di fasce ornamentali e partiti decorativi che danno una diversa immagine all’edificio e forse esprimono anche un segno distintivo e un’esigenza di affermazione sociale.

Nella Marina il liberty, oltre che nella imponente palazzata della via Roma, lo ritroviamo negli elementi decorativi di numerosi edifici che prospettano nelle strade interne. Proprio partendo dalla via Roma si segnalano i due portoni in legno del secondo palazzo Magnini (ai civici 127 e 121). Di quest’ultimo portone degne di nota sono anche le maniglie e i battacchi in bronzo. Molto eleganti le balaustre in ferro battuto del palazzo Leone-Manca (civici 85/67). Quindi, percorrendo la via Baylle, in adiacenza al prospetto retrostante il primo palazzo Magnini, ai civici 7/11, vi è un elegante palazzo degli inizi del Novecento che si sviluppa su un piano terra e tre piani alti: presenta dei timpani con decorazioni astratte e protome femminile in cotto. Poco più su, al civico 27, la vista è

LA MARINA il fascino del liberty di Antonello Angioni

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attratta da un elegante portone in legno con soprastante luce in ferro battuto e dalla decorazione delle imposte in legno del primo piano. Proseguendo in salita, di fronte alla via del Mercato Vecchio (in corrispondenza dei civici 39/43), abbiamo un’altra bella architettura caratterizzata da un ampio portale, quattro aperture al primo piano e sei al secondo e al terzo piano: si segnalano i timpani con protome femminile in cotto. Sul lato opposto della via Baylle elementi decorativi del repertorio liberty sono presenti nell’edificio, articolato su tre piani alti, contraddistinto dai civici 42/48 (qui i timpanetti presentano protome maschili in cotto), e nell’adiacente palazzo, ai civici 50/52, che evidenzia dei timpanetti con protome femminili in cotto. Un’altra strada con elementi liberty degni

di nota è la via Cavour. Si segnalano gli edifici ai civici 81/85, 91/95 e 101/103 che presentano i timpanetti con protome femminile in cotto. Sul lato opposto della stessa via, il palazzo posto in corrispondenza dei civici 72/74 presenta invece i timpanetti con protome leonina e decorazione astratta. Lungo la via Sardegna si segnalano invece il portoncino del palazzo al civico 51 e le balaustre in ferro battuto dell’edificio ai civici 91/93. Quindi, in via Napoli, abbiamo le cornici delle imposte con decorazione astratta in cotto dei due palazzi ubicati in corrispondenza dei civici 12/16 e 64/66. Anche sulla via Lepanto troviamo due bei episodi liberty: le balaustre in ferro battuto nel primo e secondo piano del palazzo ai civici 44/46 e le tre balaustre in ferro battuto dell’edificio ai civici 66/70. In via

Porcile, si segnalano invece l’elemento decorativo con protome femminile in cotto nel palazzo ai civici 38/42 e le balaustre del primo piano ed il cancelletto in ferro battuto del palazzetto che insiste in corrispondenza dei civici 62/68. A breve distanza, in via Torino, l’edificio che ospita il Comando Militare è arricchito da eleganti timpanetti con decorazione floreale in cemento. Il nostro itinerario si conclude quindi nel viale Regina Margherita ove, al civico 30, vi è il palazzo Serventi, un’architettura realizzata proprio a cavallo tra il XIX e il XX secolo: qui la facciata evidenzia i timpanetti con decorazioni floreali in cemento.

Lo stile liberty negli edifici del quartiere storico di Cagliari: come il capoluogo ha percepito e interpretato quello che nei primi decenni del Novecento è stato il nuovo stile architettonico e artistico che ha conquistato l'intera Europa.

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La Marina che non va

un quartiere e mille polemiche Il nuovo volto della Marina, tra le polemiche degli abitanti, riuniti nel comitato “Rumore, no grazie”. di Giampaolo Lallai

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Marina sono scoppiate le polemiche. I residenti sono sul piede di guerra anzitutto contro la musica ad alto volume e gli schiamazzi che sino a notte inoltrata impediscono il loro sacrosanto diritto al riposo. Ma protestano con forza anche per la carenza di parcheggi, per la quantità esagerata dei tavolini dei ristoranti che ha invaso l’intero quartiere, per il degrado delle piazzette e delle stradine che certi cafoni hanno trasformato in autentici pisciatoi, per la presenza di bottiglie di birra abbandonate vuote dovunque, per le riunioni chiassose e squallide di giovani

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dediti all’alcol, alla droga ed al fumo. È stato istituito il comitato “Rumore, no grazie”, aperto a chiunque ne voglia far parte, per tentare di dialogare con il Comune, finora insensibile di fronte a tanto malumore. Sostiene, in sostanza, che la salute dei cittadini vale molto più della musica che i potenti impianti acustici irradiano nei locali, nella mediateca, nelle piazze, nelle scalinate e in ogni altro posto. Chiede, pertanto, di dotare i vigili urbani di fonometri, come già avviene a Portorotondo, per verificare con obiettività l’entità effettiva dei decibel sparati dagli altoparlanti. Ma, in linea principale,

avanza la ferma esigenza che la movida, ossia il complesso dei divertimenti e delle animazioni della vita notturna dei giovani, vada spostata altrove, in spazi ampi e non abitati, dove non causerebbe alcun disturbo. Sembra prendere forma, al contrario, l’intenzione di estenderla anche alla via Cavour ed al Corso Vittorio Emanuele. I residenti dichiarano di esser arrivati ormai al limite della loro pazienza e annunciano manifestazioni eclatanti e clamorose pur di porre termine ad una situazione che ha dei risvolti molto seri anche sotto il profilo della sicurezza, considerato che le ambulanze ed i mezzi delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco hanno grosse difficoltà a transitare nelle viuzze per prestare soccorso. In caso di necessità, in cui ogni istante perso può essere addirittura fatale, non riescono a passare neppure le auto private. Il diritto al riposo notturno è fondamentale ed irrinunciabile per qualsiasi cittadino. Ognuno, l’indomani, deve potersi recare al lavoro in piena forma ed efficienza per svolgerlo senza negligenza o disattenzioni, ma con la necessaria lucidità. Certe attività, peraltro, sono particolarmente delicate come, ad esempio, quella del chirurgo che non può mettere a rischio la vita del paziente in quanto stanco o esausto per la notte trascorsa senza dormire per colpa dei forti rumori provenienti dall’esterno della sua abitazione. Sotto accusa sono soprattutto piazza Yenne,


La musica ad alto volume e gli schiamazzi sino a notte inoltrata La carenza di parcheggi La quantità esagerata dei tavolini dei ristoranti che ha invaso l’intero quartiere Il degrado delle piazzette e delle stradine La presenza di bottiglie di birra abbandonate vuote dovunque LE DENUNCE

nel rione Stampace, e piazzetta Savoia e via Baylle in Marina. Ma anche le altre vie e slarghi, compresi alcuni di Castello, sono nel mirino dei residenti che reclamano iniziative idonee da parte del Comune per salvaguardare la quiete pubblica dei cittadini ed, in ultima analisi, la loro salute. Un primo provvedimento indispensabile sarebbe quello di stabilire con precisione gli orari di apertura e chiusura dei locali pubblici e di farne osservare con severità l’osservanza. Ma le lamentele dei residenti riguardano anche la così detta tavolinizzazione delle stradine divenuta ormai eccessiva e comunque tale da ostacolare persino il passaggio normale delle persone, compresi i turisti che, sottolinea qualcuno, non vengono certo a Cagliari per ammirare sedie, tavolini, bicchieri e posate, ombrelloni e gazebo, ma per apprezzare la bellezza della città, molti angoli della quale, nonostante la loro suggestività e piacevolezza, sono perennemente inaccessibili perché invasi dalla mobilia dei ristoranti. Gli scontenti dichiarano di avere l’impressione di trovarsi di continuo in un interminabile buffet o in fila alla cassa di un market. Per essi sarebbe un errore tavolinizzare anche la via Manno, la via Garibaldi ed il Corso Vittorio Emanuele: la chiusura di quest’ultimo, d’altro canto, costringerebbe gli automobilisti a percorsi alternativi, con grave perdita di tempo e di denaro, del tutto improponibili, alla pari dell’uso del taxi, in tempi di vacche magre come

quelli che stiamo vivendo. Questo clima di dissenso finisce per coinvolgere anche i mitici “vu cumprà” di turno, rei di vendere merce contraffatta nel salotto buono della città, senza che nessuno intervenga mai, allargando così ulteriormente e a dismisura l’arcinota catena dell’evasione fiscale e dello sfruttamento. Insomma ce n’è abbastanza per fare esplodere una polveriera! Chi è nato ed ha vissuto a lungo in Marina, come il sottoscritto, fa davvero fatica a raccapezzarsi. Per riportare il decoro nel quartiere e la vivibilità nelle proprie abitazioni i residenti minacciano la rivoluzione. Quanto sono lontani gli anni del dopoguerra nei quali Marina era il quartiere del commercio, dei traffici e degli affari, dei lavoratori del mare, dei pescatori, degli scaricatori di porto (is bastascius), dei trasportatori, dei mille mestieri, non solo quelli legati alle attività marinare! Vi erano i calzolai, i barbieri, i fabbri, i falegnami, gli orefici, gli argentieri, i materassai, i muratori, i sarti, gli arrotini, gli stagnai, gli straccivendoli, i venditori di ghiaccio, i ciarlatani, gli strilloni ed un’infinità di ambulanti che smerciavano lamette da barba, pettini, bottoni, cravatte, ombrelli, lucido da scarpe, specchietti, filo da cucire, aghi, spille da balia ed altro. Un’autentica città nella città, con i sottani (is bascius) le misere e malsane abitazioni a piano terra di due o tre piccoli vani al massimo, che, tuttavia, conferivano

l’aspetto più caratteristico a tutto il rione perché la povera gente che vi viveva, stando prevalentemente all’aperto, sulla strada, era molto vivace e simpatica, molto solidale anche se sboccata, specie nelle frequenti liti che si concludevano sistematicamente con un fitto scambio di improperi alla cagliaritana. Tempi andati? Certamente. Ma di quel periodo, che in molti ricordiamo con tanta nostalgia, è rimasta impressa la pacifica e tranquilla convivenza nel fondamentale rispetto reciproco di tutti, nonostante il pullulare di una vita molto più intensa e frenetica di quella attuale. Oggi, a paragone, Marina sembra addirittura un altro quartiere. È, in linea di massima, multietnico ed i vecchi residenti sono rimasti relativamente pochi. Persino gli odori sono decisamente cambiati: quelli dell’incenso e similari sono diventati prevalenti su quelli degli arrosti e della salsa al pomodoro. Ma dinnanzi a polemiche tanto aspre come quelle citate sorge il forte dubbio che stia prendendo davvero forma la tanto temuta cittàmuseo. L’area vasta sta sottraendo, a poco a poco, a Cagliari la fisionomia di città viva con il trasferimento altrove di una miriade di funzioni ed attività che le appartenevano.

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La morale della crisi

Crisi e mercati

Viviamo con la preoccupazione di decine di vertenze aziendali in Sardegna e migliaia di posti di lavoro a rischio. E’ un problema di mercato? I prodotti di quegli insediamenti industriali non sono più appetibili per il mercato? Costa troppo produrli? Per gran parte il problema è di competitività. Il solo approvvigionamento energetico in Sardegna costa alle imprese il 30% in più che altrove e il costo del lavoro non può competere con quello dei paesi emergenti. Eppure spesso la soluzione è in casa, come nel caso del Sulcis. Secondo studi molto accreditati le tecniche e le tecnologie della cosiddetta “combustione senza fiamma” e quelle connesse con la sequestrazione dell’anidride carbonica. In sintesi estrema, potremmo produrre energia per il mercato interno (abbassando quindi il difetto di competitività) e vendere tecnologia (aumentando quindi esponenzialmente il valore aggiunto)

emme di Mercato

Mercatini

Il Comune di Cagliari sta perseguendo una linea di riqualificazione del commercio che merita quantomeno rispetto. Di recente la commissione e l’assessorato alle attività produttive hanno licenziato alcuni provvedimenti tesi a riordinare alcuni comparti commerciali ambulanti, che in passato hanno sempre vissuto nell’odioso limbo ai margini del mercato. Si tratta di luoghi di scambio fra produttori - commercianti e acquirenti che si sono sempre espressi bene. Il caso dei ricciai è emblematico: si spende poco, si mangia cibo raro e pregiato, si è disposti a spendere per un’esperienza rustica e genuina. Quai provvedimenti tendono a mettere ordine al mercato, tutelando contemporaneamente clienti e produttori. C’è tanto da fare ma è una strada morale.

NICHI

che c'entra col Cardinale Martini

"H

o desiderato incontrare tutti, ma soprattutto gli ultimi, i poveri, i bisognosi, coloro che sono nella sofferenza, i feriti della vita, i carcerati, gli umiliati e gli offesi": Carlo Maria Martini ha rappresentato quella parte di cultura cattolica che più coerentemente ha ricercato nel messaggio evangelico il crocevia di una rigenerazione della società. Qui il termine dell'incontro fra ciò che - sia da una parte delle gerachie ecclesiastiche che da una parte della sinistra - si volle per sempre inconciliabile, artatamente lontano in una distanza incolmabile: sul piano etico, sociale e poi politico. Ed invece esiste un elemento di connessione fortissimo fra due mondi e due modi di interpretare il divenire e la missione sociale: l'unificazione ed il riscatto della razza umana dai cappi della povertà, dai gioghi delle piccole e grandi schiavitù che segnano l'esistenza e la sua quotidianità, dalla violenza e dal sopruso. Gay, cattolico, di sinistra: Nichi Vendola è innanzitutto una perso14

A cura di Simone Atzeni

Mercati d'acqua

Il Comune di Cagliari sta perseguendo una linea di riqualificazione del commercio che merita quantomeno rispetto. Di recente la commissione e l’assessorato alle attività produttive hanno licenziato alcuni provvedimenti tesi a riordinare alcuni comparti commerciali ambulanti, che in passato hanno sempre vissuto nell’odioso limbo ai margini del mercato. Si tratta di luoghi di scambio fra produttori - commercianti e acquirenti che si sono sempre espressi bene. Il caso dei ricciai è emblematico: si spende poco, si mangia cibo raro e pregiato, si è disposti a spendere per un’esperienza rustica e genuina. Quai provvedimenti tendono a mettere ordine al mercato, tutelando contemporaneamente clienti e produttori. C’è tanto da fare ma è una strada morale.

na coraggiosa. Onesta. E solo un dibattito politico superficiale e stanco come quello dei giorni nostri può leggere nel suo "out coming" un tratto di ipocrisia invece che l'indicazione di un terreno di ricerca per troppo tempo interrotto. Una nuova visione del mondo, una nuova "weltanshaung" direbbero i tedeschi, che sappia ricevere il meglio del pensiero politico, religioso, filosofico, delle culture che possono insieme comporre un nuovo umanesimo e una nuova stagione di progresso sociale e civile. La politica può essere bellezza, tornare a nutrirsi della curiosità per il pensiero altrui, trovare connessioni, valorizzare le diversità, ritrovare la capacità di promuovere diritti: a partire dai feriti dalla vita, dagli umiliati, dagli offesi. Ed avendo l'umiltà di chiedere scusa se ancora non ci si è riusciti. Michele Piras

Michele Piras con Nichi Vendola. In alto il Cardinale Carlo Maria Martini a Cagliari per il convegno su "Etica e Politica"


ARENA GRANDI EVENTI

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osa sono questo grande piano di cemento, vuoto, orizzontale, e questa barriera verticale e posticcia? Il nulla: il risultato di un'idea sbagliata e della fretta di risolvere il problema dell'Arena Grandi Eventi, costata seicentomila euro ma che ne costerà altrettanti finché si deciderà di riattivare il contratto di noleggio, installazione e smontaggio di fine stagione. Così Sant'Elia, così il resto: barriere posticce a segnalare fallimenti e declino... incapacità creativa. La morte del paesaggio urbano e delle idee, mascherate da giustificazioni che menzionano la "mancanza di soldi". I soldi li trova solo chi progetta e intraprende, non chi sta con il cappello in mano in attesa dei soli finanziamenti pubblici. I capitali sono attratti da chi si sveglia presto la mattina, garantisce progetti e rispetto delle regole. Creatività, autorevolezza e certezza del diritto latitano e, finché sarà così, il declino è certo e garantito.

IL PORTICCIOLO DEI PESCATORI

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ei primi mesi del 2011 i pescatori di Sant'Elia chieser un abbassamento del livello delle sabbie nel cosiddetto porticciolo per poter mettere al riparo le piccole imbarcazioni in occasione delle mareggiate di scirocco. Allora la Regione e il Comune si astenettero dal mandare un escavatore adducendo ragioni di ordine ambientale e normativo. Successivamente si disse che stava per partire il cantiere per il nuovo porticciolo. E' passato un anno e le richieste dei piccoli pescatori sono rimaste inevase, eppure basterebbe pochissimo.

CARTA BIANCA di Antonello Gregorini

STADIO

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l progetto di massima da cui ha preso spunto l'amministrazione per lanciare l'idea del concorso di idee fu redatto dagli ingegneri Migliavacca Granara e presentato dal Polo Civico nella conferenza del 28 gennaio 2011, quando ancora il Cagliari giocava lì. Da allora sono passati quasi due anni, lo Stadio, abbandonato come previsto, cade a pezzi e su di esso sono state spesi ingenti capitali per fasciarlo con inutili reti. La proposta era di trasformare il S.Elia in Cittadella Sportiva: la sede di federazioni sportive, uffici coni provinciali e regionali, ma anche: laboratori di medicina sportiva, facoltà di scienze motorie (ex-isef); e poi ancora: foresteria atleti e soprattutto un campo sportivo aperto alla popolazione.

I 40 MILIONI D'AREA

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ove sono finiti i 40 milioni di euro che da ormai sei anni sono nella disponibilità di AREA per la riqualificazione del quartiere di Sant'Elia? Essi furono giustamente congelati perché fossero utilizzati all'interno del quadro pianificatorio e di realizzazione del Master Plan che prevedeva la demolizione del Favero, costruzione di case appoggio e reinserimento degli abitanti. Avrebbe senso spenderli per rifare gli impianti di edifici totalmente obsoleti? Saranno comunque spesi per tacitare le giuste richieste del quartiere?

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La grande crisi

Come affrontare l'emergenza

Il lavoro, il fulcro della crisi: tante le iniziative messe in campo dall'Agenzia regionale per il Lavoro per contrastare il più grave problema sociale degli ultimi anni. Stefano Tunis, direttore dell'Agenzia, spiega a Il Cagliaritano le ultime azioni e le tendenze in atto.

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avoro, lavoro, lavoro: la parola più declinata al mondo. Da noi assume anche toni drammatici. «La Sardegna sconta un duplice handicap: da un lato la crisi europea e internazionale, dall’altro le debolezze del tessuto produttivo che sono strutturali. La deindustrializzazione, la crisi di agricoltura e pastorizia sono fenomeni di lungo corso che affondano le radici nel passato. La fame di lavoro, oggi più drammatica che in passato, discende proprio dal non aver affrontato per tempo le criticità dei vari settori. Ora tutti i nodi sono venuti al pettine e bisogna trovare una strategia complessiva in cui politica, forze sociali e produttive facciano fronte comune. Solo operando assieme si riesce a uscire, rafforzati, da questa crisi. Le battaglie vanno fatte stando tutti dalla stessa parte». Da almeno due anni l'Agenzia ha atti-

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vato oltre 2 mila PIP, circa 4 mila TFO e un migliaio di percorsi di inserimento con Master&Back. Ci può fare un consuntivo delle vostre azioni nel 2012? «Il 2012 è stato un anno di ricavi più che di investimenti. Abbiamo avuto risultati molto significativi, in particolare l'esperienza del TFO, nata dopo quella del PIP e in cui al tirocinio si abbina un voucher della Regione. Il meccanismo attivato ha avuto un efficienza riconosciuta. Insomma il 2012 regala speranze per il 2013». Agenzia del Lavoro e Regione Sardegna: con l'Assessorato competente quali azioni intendete mettere in atto per il 2013? «Credo che l'Assessorato abbia preso atto della capacità dell'Agenzia di produrre buoni risultati, quindi ci ha coinvolti nel cosiddetto “Pacchetto Anticrisi”. Un nuovo ambito di lavoro perché comprende anche il settore degli ammortizzatori sociali.

Un ambito che fino a questo momento ha lasciato un po' a desiderare». Si torna alla cultura delle competenze, alle professionalità, alla campagna, divenuta finalmente attrattiva per i giovani grazie alle nuove tecnologie, che non si limitano più a ricavare i prodotti della terra, arrivano a produrre cibo. Quindi coprendo l'intera filiera anche con agriturismi ed export. «È mia opinione che una parte del rilancio dell'occupazione debba partire dal rilancio delle produzioni autoctone. L'offerta della nostra terra declinata attraverso le professionalità, con il supporto delle nuove tecnologie integrate con i saperi antichi e le nuove competenze dei giovani. Anche con un ritorno alla manualità». Rimangono a terra sempre più numerosi coloro che hanno meno talento, o quelli ritenuti troppo giovani o troppo


Questione lavoro: i nuovi percorsi per l'occupazione

momento non appare che il tessuto economico sardo sia in grado di assorbire tutti quelli in possesso di un titolo, soprattutto alto e di ricerca. Al di là di questi sembra che chi ha un titolo abbia al momento ancora maggiori possibilità».

anziani, sempre più neutralizzati dalla globalizzazione e dal mercato. «Onestamente è un esercizio complicato sapere chi non tocca la crisi. A questo livello di depressione economica nessuno è più esente. Quanto era rimasto in piedi era quel 50 % di Pil intermediato dalla Pubblica Amministrazione. Ora la crisi è andata a toccare, dopo la fase di pagamento, anche quella di impegno della Pubblica Amministrazione, per l'impossibilità di programmare e quindi di assumere impegni di spesa. Dunque anche quel Pil che pur sempre c'era, ora viene intaccato. Bisogna teorizzare un sistema economico in grado di reggere al calo di questo 50 % di Pil». In flessione anche il mito della laurea a tutti i costi e degli studi classici. Si torna oggi alla cultura della manualità e alle competenze professionali. Come accompagnate questa tendenza? «Innanzitutto è una tendenza ancora da rilevare statisticamente. Per il momento ci risulta ancora avvantaggiato nell'ingresso nel mondo del lavoro chi è in possesso di un titolo di studio. Certamente in questo

Agenzia del Lavoro come sportello e talvolta come confessionale sulla Grande Crisi: ci racconta, tra missione e sensibilità particolare, qualche caso limite e altri di straordinario riscatto? «Chi non ha reddito per dare da mangiare a suo figlio ti tocca nel profondo, ogni volta che vengo avvicinato da persone in questa condizione è come uno spillo nel cuore. È chiaro però che bisogna cercare di astrarre e cercare soluzioni di sistema. Il progetto “Alimentis” è da questo punto di vista un fiore all'occhiello e speriamo diventi una parte della soluzione al problema dell'indigenza». “Alimentis”: uno straordinario e concreto progetto per percorsi virtuosi contro lo spreco e sull'asse donatorebeneficiario. Solidarietà a tutto tondo contro la cultura dell'abbondanza, che oggi fa molto kitsch. Ci può fare un bilancio di questa vostra promozione anche culturale? «“Alimentis” non entra nei processi del cibo e della “cucina”, ma intercetta una criticità nel processo di vendita: il problema dello sfrido, che in questo caso è di commercializzazione su scala. Mettere in relazione questo problema con la catena della solidarietà e l'obiettivo di Last Minute Market, con cui l'Agenzia porta avanti questo progetto». (a cura di Giorgio Ariu)

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che rispondessero ai bisogni specifici del territorio. È proprio nell'edilizia, un settore storicamente a preminenza maschile, che si è concentrata l'azione formativa prevista dal progetto in Sardegna: alcune donne residenti nel Medio Campidano hanno potuto così formarsi in un campo in espansione a dispetto della crisi, quello della bioedilizia, legato anche al recupero delle architetture tradizionali dell'isola. In particolare gli è stato insegnato a creare colori naturali per intonaci, pitture e rifiniture, a partire dagli stessi elementi suggeriti dalle ricette culinarie della tradizione pastorale e contadina locale, quindi spezie, erbe e altri ingredienti tipici. E grazie al contributo delle aziende Edilana e Edilatte, i loro studi si sono concentrati anche nell'ambito della correzione acustica degli interni attraverso l'utilizzo di moduli fonoassorbenti di lana di pecora sarda. Si tratta di lane cardate specifiche per il sound eco design, realizzate da Edilana con i prodotti del territorio come carciofi, cardi, grano,

legumi, olio d'oliva e miele. L'entusiasmo e la creatività delle corsiste ha fatto il resto e dalle loro mani sono nati dei veri e propri “tessuti sonori”. Le loro testimonianze e speranze dopo il corso, hanno dimostrato l'efficacia di un'azione che ha offerto a queste donne l'occasione di realizzarsi “costruendo” con le proprie mani un futuro migliore per loro e per la loro terra.

nuove tendenze contro la crisi

EQUIJOBS

Donne nell'edilizia per costruire un futuro migliore

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sistono condizioni e settori economici nei quali le donne risultano particolarmente svantaggiate nell'intraprendere un'attività lavorativa: parliamo delle zone rurali, dove già persiste una scarsità di opportunità formative e lavorative, e di settori come l'agricoltura, l'edilizia, i trasporti, i servizi di vigilanza e le comunicazioni. In queste situazioni e settori il lavoro femminile si imbatte in maggiori difficoltà dovute anche alla permanenza di forti barriere culturali, oltre che al problema comune della conciliazione di impegni professionali e familiari. Per superare questa condizione di svantaggio l'Agenzia regionale per il Lavoro, insieme ad altri sette enti di Spagna, Portogallo, Grecia, Germania, Svezia ed Estonia, ha promosso il progetto “Equijobs”, finanziato dal programma comunitario Leonardo Da Vinci “Misure per il Trasferimento di Innovazione”. Questo progetto è stato ideato dall'Associazione spagnola Donne Rurali proprio per sostenere il loro inserimento lavorativo, individuando i settori entro i quali le donne trovano maggiori difficoltà d'accesso e alcune buone pratiche di intervento, per poi programmare e attuare percorsi formativi pilota 18


La rivolta dei sindaci

No al patto di stabilità che soffoca gli investimenti locali con la minaccia di dimissioni di massa

di Cristiano Erriu*

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a giornata di mobilitazione organizzata da Anci Sardegna lo scorso 20 novembre ha portato in piazza circa trecento Sindaci provenienti da tutta l’Isola e di ogni appartenenza politica, i quali hanno convocato in contemporanea i rispettivi consigli comunali per esprimere tutto il loro disagio e le loro preoccupazioni. Un evento eccezionale perché di eccezionale gravità è il momento che i Comuni stanno vivendo. I tagli continui e multipli ai trasferimenti dello Stato, un patto di stabilità che rischia di soffocare gli investimenti locali, un rigurgito neocentralista del Governo centrale che mortifica il protagonismo locale e contraddice la recente riforma del Titolo V della Costituzione che va invece nella direzione della sussidiarietà: sono tutti sintomi di un malessere profondo che va affrontato con decisione e determinazione. Sono sintomi di un malessere che rischia davvero di far implodere il sistema delle autonomie locali e di generare ulteriore sconforto e insoddisfazione tra i cittadini già provati da una crisi economica terribile.

Il livello comunale sinora è riuscito a rimanere pressoché immune da un generale sentimento di distacco, quando non di vero e proprio disgusto, dei cittadini rispetto alla politica,. Ciò perché i sindaci ci mettono sempre la faccia e non possono rifugiarsi in nessuna torre d’avorio che li metta al riparo dei giudizi dei cittadini che li hanno eletti. I Municipi hanno finestre con i vetri trasparenti dove si può guardare dentro in ogni momento; dove i cittadini hanno la consuetudine di dare del tu alla politica e dove conservano la buona abitudine di giudicare continuamente l’operato di chi li amministra. Al di fuori di ogni condizionamento e di ogni ideologia i cittadini sono abituati a giudicare i fatti e i comportamenti concreti. Questa riserva di legittimazione democratica non può e non deve essere erosa. I Sindaci hanno detto a voce alta e chiara che è interesse di tutti i livelli istituzionali preservare il ruolo dei Comuni quali erogatori di servizi efficienti e largamente attesi dalle comunità amministrate.

La stessa specialità autonomistica regionale, che non naviga certo in buone acque, va aiutata a capire che occorre investire e potenziare il ruolo dei Comuni e non contribuire a marginalizzarli come spesso la Regione è tentata di fare. Sappiamo tutti fin troppo bene che la vita dei cittadini è indissolubilmente legata a quella dei Comuni. Dalla culla alla bara, non è solo la vita delle persone, ma anche quella delle imprese, delle famiglie e delle associazioni ad essere fortemente intrecciata con quella dei Comuni, dalla cui efficienza e capacità di risposta ai bisogni sociali dipende in larga misura il benessere e la qualità della vita delle nostre comunità. In assenza di segnali di risposta da parte del Governo e della Regione saranno inevitabili ulteriori iniziative di mobilitazione e la paventata ipotesi di dimissioni di massa dei Sindaci, resi impotenti da uno Stato sempre più distante e disattento, rischia di diventare drammatica ma inevitabile realtà. *Presidente ANCI Sardegna

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ANTONELLO ANGIONI

CaSTELLO

i palazzi, le famiglie le strade, le chiese

In Libreria INFO E PRENOTAZIONI - 070 728356 - info@giacomunicazione.it - www.giacomunicazione.it 20


Scandalo Is Arenas Ora il gioco si fa duro

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a troppi anni, fuori dal calcio al pallone, non gira bene per lo stadio. Il terreno di gioco troppe volte si e' spostato sulle aule del Tribunale o sui tavoli del nulla o della rissa. Inadempienze, si dice, sempre. Scarica palla e barile e questa volta sono scattate anche le manette. E siamo solo alle prime fasi di riscaldamento. Due dirigenti dell' ufficio tecnico del comune di Quartu finiscono in carcere, qualcuno subito in difesa: "ammanettati come delinquenti". Microspie nello spogliatoio, pardon, nell'ufficio pubblico, del presunto reato. C'era, c'e', un Piano integrato finanziato per 8 milioni dalla Regione per la realizzazione di un Parco con servizi ludici e di impianti per i giovani, un mercato all'aperto e un centro servizi, tutto nell' area Serpeddi-Is Arenas. L'impresa Andreoni si aggiudica l'appalto, ma secondo l'accusa il calcestruzzo e tante ore di lavoro sono stati dirottati. Il gip: "siamo davanti ad una operazione premeditata, organizzata sottobanco, con la partecipazione del Cagliari calcio e della Ris Grandi Eventi". Si e' giocato a dai e vai, con qualche triangolazione di troppo, cosi' da arrivare subito al risultato. In tutti i modi, con tutti i mezzi, pare. Ai domiciliari e' finito pure il rappresentante dell'impresa appaltatrice. L' accusa e' pesante. Lo spogliatoio, questa volta fuori dagli uffici comunali, in carcere metterĂ a nudo ruoli e protagonisti tutti di un affare sporco, giocato sulla pelle dei contribuenti.

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cagliaritanità e modi di dire

La fame nella tradizione cagliaritana Corsi e ricorsi storici: , ieri come oggi, in città il grande spettro della fame è stato vissuto così. di Giampaolo Lallai

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o spettro della fame ha una fisionomia del tutto particolare nella tradizione cagliaritana, tant’è che alcuni modi di dire popolari sono divenuti addirittura proverbiali e fanno riferimento ad eventi o situazioni terribili che hanno riguardato l’intera cittadinanza. L’espressione che ancora oggi, a distanza di ben due secoli, è tuttora viva nel tragico ricordo dei cagliaritani e suscita maggiori emozioni e sgomento, è su famini de s’annu doxi, ossia la fame del 1812, dovuta alla grande carestia che investì l’intera isola ed alla totale carenza alimentare che ne seguì. Quella è ormai la fame per antonomasia, la più tremenda, rimasta senza uguali per il suo carico di morte, di orribili malattie e di stenti. È stato l’arciduca Francesco D’Austria-Este (il futuro Francesco IV di Modena) a parlarne per primo nella sua “Descrizione dell’Isola di Sardegna”, redatta quando, in quello stesso anno, venne in visita alla sorella in esilio Maria Teresa, regina di Sardegna, con il proposito di sposarne la figlia Maria Beatrice. Già nel 1810 e nel 1811 le annate del grano erano state molto scarse tanto da indurre il Magistrato civico di Cagliari ad approvvigionarsi presso i mercati esteri del grano. Ma la vera crisi esplose in tutta la sua drammaticità nel 1812 quando il raccolto del grano fu completamente compromesso dopo un inverno molto rigido. La mancata produzione sottrasse alla popolazione dei paesi e dei villaggi la parte basilare della sua alimentazione, in primis il pane. Un sempre più considerevole numero di contadini affamati si riversò nelle città e, in specie a Cagliari, sperando di trovarvi un lavoro remunerato, o per chiedere l’elemosina o, in ultima analisi, per rubare ai residenti ricchi. A Cagliari lo scenario primaverile si presentò davvero disastroso anche perché cominciarono a diffondersi con rapidità orribili epidemie come il vaiolo che fece 22

moltissime vittime, in prevalenza bambini. questo modo essi, adeguatamente retriLa stessa mancanza di acqua potabibuiti, non gravarono più “sulle minestre e le, conseguente all’eccezionale siccità sul pane dei Conventi”. Per di più Cagliari, dell’inverno precedente, costituì un rischio pur oppressa da tanta miseria, riuscì a effettivo per il propagarsi di gravi e nuove tenere pulite le strade e le piazze ridotte infezioni e patologie. La città venne presa a dei veri letamai, vennero rifatti i selciati d’assalto da uno stuolo di poveri affamati, e curata la manutenzione degli impianti tra i quali vecchi, donne e ragazzini, laceri più essenziali. Coloro che si rifiutarono e smunti, buttati per le strade in attesa di di prestare la loro opera in questi lavori un po’ di cibo. furono espulsi dalla città. La Corte sabauda, in esilio a Cagliari Ai circa duemila mendicanti accertati, proprio in quegli anni dopo la conquista andavano, inoltre, aggiunti quelli che del Piemonte da parte dei Francesi, non per dignità o altre ragioni personali non aveva risorse suffisi accostavano ai «Ecco il motivo per cui cienti neppure per pubblici soccorsi. l’acquisto di grano Erano i così detti il ricordo de su famini dall’estero, opepoveri “vergognosi” de s’annu doxi è ancora razione, peraltro, che, secondo le quanto mai difficile vivo tra i cagliaritani che stime dei parroci dei considerato che i quartieri cittadini, mari intorno all’isola non mancano di farne superavano i mille erano percorsi da individui. Insomma menzione ogniqualvolta navi nemiche. Tutto un totale di oltre ci si riferisce ad una fame il grano commertremila mendicanti spaventosa ed unica» ciabile affluì sulla rappresentava il diepiazza di Cagliari ci per cento dell’ined i provvedimenti tera popolazione del Governo che non consentivano di cittadina. Ciò fornisce un quadro quanto riesportarlo nei paesi e nei villaggi, finimai significativo sull’entità della crisi di susrono per peggiorare la situazione perché sistenza in atto a Cagliari. Ecco il motivo resero inevitabile l’aumento continuo della per cui il ricordo de su famini de s’annu moltitudine dei contadini in fuga dalle doxi è ancora vivo tra i cagliaritani che campagne verso la città. Le cinquecento non mancano di farne menzione ogniqualrazioni alimentari distribuite ai mendicanti, volta ci si riferisce ad una fame spaventosa si rivelarono assolutamente insufficienti ed unica. Spesso lo fanno anche con la dato che a metà aprile furono oltre 1600 solita ironia, com’è nella loro indole, per le persone che si presentarono giornalesorcizzare un tragico avvenimento che mente alle apposite mense, approntate si spera non si ripeta mai più in futuro. per fornire pasti gratuiti. Su circa trentaLa recessione economica attuale offre, mila abitanti si contarono più di duemila purtroppo, continui termini di paragone accattoni. con il 1812 e non c’è da stare tanto allegri In un tale drammatico contesto fu imporspecialmente quando, quotidianamente, ci tante la decisione di impiegare coattivasi imbatte in persone alla disperata ricerca mente i mendicanti giudicati fisicamente di cibo. Tutto viene utilizzato, frugando validi nei lavori pubblici della città. In nei cassonetti o raccogliendo gli avanzi dei


mercati finiti per terra! Per cercare di sfamare la maggior parte Un altro tipo di fame che ricorre frequendella popolazione si erano escogitati pertemente nelle espressioni cagliaritane è su sino nuovi modi per produrre gli alimenti: famini a genugu (o a conca de genugu), la mancando la farina di grano, il pane fame, cioè, fino alla rotula del ginocchio. Il veniva prodotto con la polenta che lo modo di dire indica, in sostanza, una fame rendeva più pesante e giallognolo; sempre che si protrae per lungo tempo, ossia una per confezionare il pane si usava anche la situazione di estrema miseria. È stata tale, farina di riso e si aveva la sensazione di ad esempio, la fame dei tempi della guermasticare chewing gum; l’orzo e la cicoria ra del 1943 (su famini de is tempus de sa erano i migliori surrogati del caffè, ma lo gherra): non solo quella patita durante erano anche i ceci tostati con l’aggiunta i terrificanti bombardamenti, ma anche del famoso “Moretto”. Il Comando alleato quella sofferta al rientro dallo sfollamento. distribuiva latte in polvere, zucchero, Cagliari era distrutta per il oltre 75%: il sapone, medicine e cereali, anche questi 20% delle abitazioni non esisteva più; il ultimi in polvere, che la popolazione aveva 60% era lesionato; soltanto nel 10% si subito denominato “pappa americana”. poteva riabitare. La maggior parte dei caPer evitare che venisse rubata, il porto di gliaritani aveva perso tutto, molti addirittuCagliari era stato recintato, come ricorda ra i parenti più stretti. Mancavano i viveri Luigino Cocco nella sua poesia “Il porto”: e quel poco che c’era veniva razionato: …Allora sì, era il porto di Cagliari, tra gli alimenti di prima necessità il pane, quello che adesso guardiamo dalla lo zucchero, l’olio, il latte e la carne. Per finestra… comprarli occorreva la tessera annonaria, per colpa della papina americana ma le quantità erano sempre più ridotte hanno eretto quella recinzione!... e la qualità era scadente. Lo scopo «Un altro tipo di fame Ma le scarse provdel razionamento viste ed il calmiere è su famini a genugu (o era quello di conteimposto dalle nere il consumo dei a conca de genugu), la autorità, avevano generi più imporfame, cioè, fino alla rotula fatto scomparire i tanti per avere la generi di prima nedel ginocchio, una fame possibilità di farne cessità dal mercato un’equa distribuzio- che si protrae per lungo ufficiale, dando ne quando l’offerta a quello nero tempo, ossia una situazio- origine non fosse stata sufe nascosto, cioè “sa ficiente a coprire la ne di estrema miseria» martinica”, anch’esdomanda. Ognuno sa rimasta nella ne poteva compramemoria cagliaritare solo una determinata quantità e non di na: i prezzi li dettavano i rivenditori stessi più. Per esempio: 150 grammi di pane al di loro iniziativa e in modo arbitrario. Un giorno, 600 di pasta, 400 di polenta, un mercato illegale, quindi, che arricchiva i chilo di riso al mese. rivenditori pronti ad approfittarne, mettenMolti si nutrivano con i datteri delle paldo in circolazione ogni cosa. Era possibile me che si trovavano nell’Orto del Cimitero acquistare senza limiti di quantità, ma Monumentale di Bonaria. pagando prezzi molto alti, accessibili solo

a chi disponeva di denaro. Accenno, infine, ad un’ultima espressione cagliaritana che concerne la fame. È nata a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento per indicare i nobili decaduti. Cussus de su famini allichiriu, quelli dalla fame ripulita, erano, secondo la simpatica e benevola ironia dei cagliaritani di allora, proprio certi nobili impoveriti che, non potendo più contare sulle risorse finanziarie di una volta, tendevano a risparmiare, con sacrifici strenuamente dissimulati, nella quotidiana spesa per i generi alimentari pur di continuare a vestirsi in maniera consona alla dignità ed al prestigio del loro antico casato e pur di proseguire a bazzicare determinati locali. Il loro declino era cominciato con l’eliminazione dei feudi, negli anni Trenta dell’Ottocento, costringendoli a ridurre in modo radicale le loro spese ed a ridimensionare il loro normale tenore di vita. Si era creata così un’atmosfera molto dura e difficile per quei nobili che avevano avvertito malinconicamente di non possedere né gli strumenti né l’abilità per tornare a far rivivere i fasti conosciuti dai loro antenati e dai loro antichi casati. La maggior parte di essi si era ritrovata in una mera posizione egocentrica che voleva distinguersi nettamente non solo dalle classi più umili, ma anche dalla borghesia emergente. Non accettavano, insomma, di essere posti sullo stesso piano di questi ultimi e tanto meno di combinarsi e confondersi con loro. Si erano, invece, rinchiusi in se stessi mettendo in mostra, con puntigliosa tenacia e smisurato orgoglio, gli atteggiamenti ed i modi di essere dei vecchi patrizi. Così un’impeccabile e sistematica ricerca dell’eleganza più raffinata; un fare distinto e risoluto in ogni circostanza; un portamento sempre molto curato, irreprensibile e signorile. Curavano, quindi, soprattutto l’aspetto esteriore e ciò spesso comportava dei costi che li portava a dover spendere meno per la normale nutrizione di tutti i giorni. Da qui la fame, su famini allichiriu, mascherata, tuttavia, con austera fierezza!

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I GRANDI PERSONAGGI CAGLIARITANI

A cura di Antonello Angioni Avvocato e scrittore

MARCELLO SERRA Il “Mal di Sardegna” nella letteratura La vita e le opere di Marcello Serra, poeta e intellettuale che ha saputo coniugare ricerca scientifica e attività poetica.

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a Sardegna è un frammento della Tirrenide, il vasto continente naufragato in un’era lontanissima. Di quel continente l’isola serba nel suo grembo, nelle coste e nelle articolazioni i diversi accenti e i molteplici aspetti»: così Marcello Serra inizia la descrizione dell’Isola su “Sardegna quasi un continente”, opera a metà strada fra il poema in prosa e la guida lirica ai luoghi e di monumenti, pubblicata nel 1959 e ristampata diverse volte. Emersa da un mare solitario come l’orma di un Dio, la Sardegna viene paragonata ad un continente, sia pure di ridotte dimensioni. «La sua struttura geologica è infatti una delle più complesse, la trama del suo paesaggio muta con invenzione inesauribile ed altrettanto le vene dei metalli che si diramano sotto la sua corteccia». Sono passati vent’anni anni da quando Marcello Serra, in un’afosa giornata d’agosto, ci ha lasciato per sempre. Era nato a Lanusei nel 1913 e sin da giovane - prima ancora della laurea in lettere, conseguita a soli 22 anni - aveva iniziato a pubblicare le prime liriche e i saggi critici. Nel 1933 fondò la rivista universitaria “Sud-Est”, un mensile che, con alterne fortune, verrà stampato sino al 1943. Nel 1935 pubblicò la prima raccolta di liriche, “Accordi”, cui fece seguito, nel 1945, il volume di poesie “Ora Umana”. Nel 1946 gli venne assegnato il premio di poesia “Grazia Deledda” e l’anno successivo curò la trasmissione radiofonica “I morti non ci abbandonano”. Quindi iniziò a collaborare col quotidiano “L’Unione Sarda”. Da allora l’attività poetica e letteraria di Marcello Serra si è sviluppata senza soste. Negli anni ’50 fondò e diresse alcuni periodici come “Arcobaleno Sera” e “Sardegna Illustrata”. Difficile ricordare tutte le opere alcune delle quali di grande valore. In uno sforzo - necessariamente incompleto - citiamo la “Guida della Sardegna”, scritta con Alberto Boscolo e Mario

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Pintor (1951), “Efisio d’Elia” (1953), “Mal di Sardegna” (1955) giunto alla sesta edizione, “Sardegna quasi un continente” (1959), “Nascita di Nora” (1960), “Vacanze in Sardegna” (1960) una guida tradotta in cinque lingue, “Il mondo dei sardi” (1964), “Il popolo dei nuraghi” (1965), “Sardegna favolosa” (1968), “L’aurora sui graniti è rossoblù” (1970), “Eleonora la giudicessa” (1975), “L’Enciclopedia della Sardegna” (1978), “Il continentale” (1980), “Da trenta secoli discorre col mare” (1983), una guida sentimentale sulla città di Cagliari, “Bacco in Sardegna” (1990).

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«La Sardegna è un frammento della Tirrenide, il vasto continente naufragato in un’era lontanissima»

el 1989 viene ristampata l’opera “Sardegna quasi un continente”, corredata da ampie illustrazioni fotografiche di Chiara Samughero e da un fine resoconto (“Trent'anni dopo”), scritto dallo stesso Marcello Serra, che si proietta sull’opera come una cartina “tornasole”. Sempre nel 1989 pubblica una raccolta di liriche dal titolo “Esule sul mare”. Come non ricordare la collaborazione assidua alla Rai, le rappresentazioni di alcune sue opere da parte di prestigiose compagnie teatrali, l’incarico di “Letteratura italiana” che gli venne affidato dall’Università di Cagliari e quello di “Letteratura poetica e drammatica” svolto con impegno presso il nostro Conservatorio di Musica, i numerosi documentari televisivi ed il prestigioso Premio di Cultura che, per ben due volte (nel 1961 e nel 1972), gli è stato assegnato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Negli ultimi anni della sua vita Marcello Serra era stato colpito da un grave lutto: la vita di uno dei suoi figli, Corrado, era stata spezzata da un male incurabile. Incoraggiato dalla moglie Ines, che in ogni impresa della vita lo accompagnò, aveva iniziato a scrivere un altro libro che doveva rispecchiare la vita e i sogni di Corrado ma, assai più probabilmente, le sofferenze del padre: il tentativo estremo di colmare un vuoto che il tempo ingigantiva sempre di più. L’opera


è rimasta incompiuta: un manoscritto (solo in parte ricopiato con l’utilizzo della macchina da scrivere). Quando, nel 1992, Marcello Serra morì lasciava la moglie Ines, il figlio Davide - che, con generosità e coraggio, aveva intrapreso l’attività tipografica - e tre nipoti (Daniele, Gabriele e Costanza) ai quali sperava di aver trasmesso il suo “Mal di Sardegna”. Di Marcello Serra resta anche una preziosa biblioteca che Davide tentò di conferire ad una fondazione da costituirsi appositamente. Ma la mancanza di danaro e la burocrazia impedirono di coronare quel sogno. Sogno che avrebbe costituito un doveroso, sia pur tardivo e modesto, omaggio ad un eccezionale amico della Sardegna che, con la sua poesia, è riuscito a completare faticosamente quelle zone d’ombra lasciate dalla ricerca storica, dall’archeologia e dalla geologia. E lo ha fatto attraverso opere di grande impegno letterario, coniugando ricerca scientifica ed espressività poetica. Opere nelle quali l’uomo si misura sempre con la natura - la domina e, al tempo stesso, ne è dominato - nel lungo processo di costruzione di una peculiare civiltà del Mediterraneo: quella dei nuraghi, delle antiche necropoli, delle tombe di giganti, delle domus de janas, dei pozzi sacri, dei menhir. Una civiltà fatta di pietre e di grandi silenzi, modellata dal vento e dal sole, ricca di suggestioni e di incanti primordiali.

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«Dopo la morte di suo figlio Corrado aveva iniziato a scrivere un altro libro, il tentativo estremo di colmare un vuoto che il tempo ingigantiva sempre di più. L’opera è rimasta incompiuta»

Serra, emerge sempre una Sardegna dotata di soggettività distinta che è riuscita a custodire un proprio patrimonio ed un carattere peculiare che, ancora oggi, la differenziano da tutte le altre terre, nel costume delle sue creature e nello stesso ritmo del paesaggio. «Indimenticabile e assolutamente diverso è l’odore della Sardegna - scriveva Marcello Serra - L’avvertite subito approdando ma esso vi raggiunge anche in alto mare, come il primo saluto, non appena cominciano a disegnarsi le coste e i monti indocili di questa terra. Poi esso vi accompagnerà per ogni strada, illanguidendosi appena nelle città più folte, diventando più gagliardo ed insistente nelle campagne e sulle alture. Ma non vi abbandonerà mai, perché tutta l’aria dell’isola ne è impregnata. Quell’odore è il respiro stesso della Sardegna. Delle sue macchie d'albatro, di cisto, di lentischio, di mirto, di timo e di ginestre, dei cespugli d’asfodelo, d’erica, d’euforbia, di salvia, di rosmarino...». E, seguendo questi profumi, Marcello Serra s’addentrò lungo i sentieri della Sardegna più segreta per conquistarli ed esserne irrimediabilmente conquistato, come un innamorato, in una relazione dove tutto diventa causa ed effetto e si dissolve nella poesia in un connubio durato oltre cinquant'anni.

e solitudini profonde dove fiorì l’arte romanica - che, per innalzare le basiliche utilizzò i graniti, le trachiti ed il calcare delle nostre contrade - dove la fatica dell’uomo segna i giorni e le stagioni secondo cadenze e ritmi ancora arcaici. Marcello Serra per descrivere la Sardegna ha utilizzato il linguaggio e il colore delle pietre. Ed ha descritto i popoli che, nel bene e nel male, attraverso un lungo processo storico, hanno impresso l’impronta al suo destino. Ma, nonostante questa forte e costante incidenza esterna, attraverso le opere di Marcello

Marcello Serra nei ritratti di Dino Fantini, Pierre Cory e Aurelio Galleppini 25


I GRANDI PERSONAGGI CAGLIARITANI

A cura di Lorelyse Pinna

PAOLO RACUGNO "Il Cavaliere sorridente" così l'hanno ribattezzato, è un vero cavaliere di altri tempi: un modello soprattutto oggi, tra i tanti scandali che scuotono il mondo dello sport.

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aolo Racugno è uno uomo di Sport, quello con la S maiuscola. Soprattutto oggi, tra gli scandali su doping, scommesse e partite truccate, parlare di lui è un modo per far rivivere il vero spirito sportivo. “Il Cavaliere sorridente”, così l'hanno ribattezzato, un vero cavaliere di altri tempi. Non staremo ad elencare i suoi successi, e d'altronde sarebbe davvero difficile. A raccontare la sua lunga carriera di sportivo sono più le parole con cui nel 2004 l'Accademia Olimpica gli ha conferito il prestigioso premio AONI, «non perché abbia indossato la maglia azzurra in diversi sport e anche la maglia olimpica. Non perché abbia vinto oltre 600 gare o perché ogni giorno continua a far vivere un'importante attività di ippoterapia per bambini disabili. E non perché per tutta la vita ogni mattina si sia fatto una lunga nuotata nel mare di Cagliari o perché abbia dato decenni alla dirigenza sportiva. Ognuna di queste qualità varrebbe, da sola, il premio. Il vero motivo per cui oggi onoriamo Paolo Racugno è perché egli è, ed è sempre stato, la personificazione dello sport olimpico. Agonista acceso, combattente strenuo e atleta coraggioso sino alla temerarietà, ma anche generoso con gli avversari sino al sacrificio personale. Innamorato e protettivo degli innumerevoli cavalli che ha posseduto e con cui ha fatto sport. Tutore dei giovani e giovanissimi atleti, maestro di sport e soprattutto di vita». Campione di Pentathlon Moderno, Atletica leggera ed Equitazione, ha partecipato a numerosi concorsi e gare di livello internazionale, fino alle Olimpiadi Equestri di Stoccolma nel 1956. Una grande soddisfazione nonostante non abbia corso: entrato tra i cavalieri olimpici come riserva, cedette il suo cavallo al tenente Gutienez, che si piazzò però soltanto al settimo posto. Ma, racconta con orgoglio, alla fine della gara l'allenatore Chiantia gli confidò di essersi pentito di non averlo messo in squadra. Sono talmente tanti gli aneddoti sulla carriera

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«Una volta all'anno mi concedevo il lusso di partire in Continente per partecipare a una gara, sempre la più difficile»

sportiva di Paolo Racugno, che sarebbe impossibile raccontarli tutti. Figlio di una famiglia della borghesia inglesiente, sin da bambino è stato libero di sfogare le proprie passioni ed è così che ha iniziato ad amare lo sport. Perché quando faceva sport provava gioia. La stessa gioia che oggi trasmette ai ragazzi che montano con lui i cavalli dell'Ippodromo del Poetto. Il suo grande amore sono sempre stati i cavalli, ma non è stato un campione solo di equitazione. La sua parabola sportiva è iniziata infatti con una disciplina completa e difficile: il Pentathlon Moderno, che comprende equitazione, scherma, 300 metri di nuoto, tiro con la pistola (da 25 metri con sagoma scomparente) e 4000 metri di corsa campestre. «La mia lacuna era il nuoto perché allora non c'erano piscine in cui allenarsi. E poi la pistola scassata mi dava sempre qualche problema», racconta con l'immancabile sorriso, «a Roma nel '41 avrei vinto se non fossi arrivato 21esimo con la pistola». Ma nonostante tutto riusciva sempre ad emergere. «Nel Pentathlon Moderno in genere si scelgono i migliori nuotatori e corridori», spiega, «perché il resto si può migliorare. Ma io nel nuoto sto migliorando adesso, dopo gli 80 anni!» Chi lo dice che le carriere degli sportivi finiscono presto? “Il Cavaliere sorridente” ha continuato a vincere anche dopo i 50 anni. «Una volta all'anno mi concedevo il lusso di partire in Continente per partecipare a una gara, sempre le più difficili. Partecipavo da outsider contro i professionisti ma riuscivo sempre a raggiungere un risultato apprezzabile». Ma le lezioni all'Ippodromo costavano molto: «L'equitazione è uno sport aristocratico e io lo snobbavo un po' perché se non hai un buon cavallo non vinci. Solo a parità di mezzi conta il cavaliere. Io mi consideravo un atleta ed è per questo che riuscivo a mettermi in evidenza nonostante fossi un debuttante». Un atleta a tutto tondo, che ha vinto anche gare di lancio del martello, del disco e del giavellotto,


«...il mio cavallo si impennò e io finì ultimo, ma alla fine portai a termine la gara ed è stata la più bella della mia vita»

che a casa coi fratelli praticava anche pugilato e usava gli anelli per allenarsi. E poi la pallanuoto alla Darsena: «La mia squadra dell'Aeronautica ha battuto persino la Rarinantes. Il pubblico ci aveva applauditi». E il nuoto: «Sino a qualche anno fa facevo i bagni al mare anche d'inverno, oggi non più ma nuoto ancora e 1000 metri li faccio». Il suo spirito farebbe impallidire anche un ventenne. E per lo sport ha anche lavorato come presidente del CONI e degli Azzurri d'Italia. La gara più bella, racconta fiero, è stata quella di Basilea al primo Concorso Ippico Internazionale di Completo. La difficoltà di questa disciplina è il fatto che si debba gareggiare con un cavallo sconosciuto, che viene assegnato sul momento. «È stata la gara più difficile che sia mai stata fatta. Il primo giorno il cavallo si impennò e io finì ultimo, ma alla fine portai a termine la gara ed è stata la più bella della mia vita. Su 45 partecipanti, arrivammo alla fine solo in 15». Questo è solo un assaggio della vita e della carriera del “Cavaliere sorridente”.

Paolo Racugno con Gigi Riva 27


DIECI DOMANDE DIECI k

Angelo Liberati

01. Angelo Liberati e la Pop Art o Realismo Pop? I riferimenti alla Pop Art, più precisamente quella europea-romana di Piazza del Popolo, passano per una prima fase realistica, rimeditata attraverso la pittura di Renzo Vespignani con il linguaggio della Nuova Figurazione, con tematiche e tecniche mutuate dalla allora nascente Poesia Visiva ( fine anni '60 primi anni '70). Una maturazione che dai primi anni settanta ad oggi cammina su una sorta di rette parallele alla Pop Art senza escludere un “Occhio Realista”.

nelle mie composizioni pittoriche.

02. La Sardegna nel mondo di Angelo Liberati? Il primo contatto con la terra di Sardegna risale all'agosto del 1963, dalla terra al mare con un viaggio verso Villasimius. Appena sbarcato a Cagliari da Civitavecchia, mi colpì il forte profumo di mare. Da Cagliari a Villasimius, in quella prima estate, imparai ad apprezzare la luce di Cagliari, del Golfo di Cagliari, con i colori e i riflessi del mare, che trovano sempre posto

04. Cosa ricorda di quella stagione? Ho esposto per la prima volta a Cagliari nel 1968, entrando in contatto con il clima delle neoavanguardie e con alcuni artisti, protagonisti di quel clima innovativo che si respirava a Cagliari. Ho avuto la fortuna di incontrare e diventare amico di un grande artista, Foiso Fois, pittore che ha lavorato con una precisa idea di rinnovamento del linguaggio figurativo. Foiso Fois aveva la forza e la cultura

Angelo Liberati a sinistra, con Primo Pantoli Foto di Giorgio Baldini 28

03. Qual era la situazione dell'arte contemporanea a Cagliari in quegli anni?. Nella metà degli anni '70 Cagliari vive la stagione più intensa sul piano delle proposte d'arte contemporanea, in stretta sintonia con quanto avviene fuori dall'isola, con l'apertura della galleria Arte Duchamp. Stagione forse irripetibile (anche per i tempi mutati), che vede Cagliari diventare referente delle migliori gallerie nazionali, con esposizioni dei maggiori artisti contemporanei.

per incidere sulla stagnante situazione artistica della “pittura figurativa”, se non fosse morto troppo presto. Tra gli altri artisti di quel primo periodo mi piace ricordare Francesco Tanda, che per tutti gli anni Settanta operò con grande intelligenza nello spargere semi di “Cultura visiva” in Sardegna. 05. Quanto gli oltre quarant'anni in terra sarda hanno influito sull'arte figurativa di Liberati? Dal punto di vista della cultura in generale direi molto; sul piano strettamente artistico-pittorico direi quasi nulla (anzi senza il quasi). Arrivato nell'isola a 24 anni, ero già saldamente ancorato a un mestiere che non poteva, né voleva abbandonare quanto accumulato negli anni giovanili, passati dall'apprendistato nello studio di Silvio Benedetto e gli occhi pieni delle immagini dei pittori della Pop Romana di Piazza del Popolo, alle raffinate e mai dimenticate analisi spietate del segno di Renzo Vespignani. Quindi io rimango un pittore innamorato della


Qualcosa viene proposto occasionalmente dalla Galleria La Bacheca che recentemente ha proposto una bella e documentata mostra di Ugo Nespolo, non basta però a creare un'interesse per una pittura iconica contemporanea che si affianchi a quella del Novecento Sardo, proposta che viene sostenuta da Giuseppe Floris della Galleria “13”, con grande mestiere, a Cagliari e non solo. 8. Il pittore Liberati come vede la situazione attuale del mondo dell'arte a Cagliari? Mi pare di capire che la domanda sottintende la situazione di crisi generale. Sorvolando sulla crisi economica che è sotto gli occhi di tutti, e, fuori dalle “favole metropolitane” che ci vorrebbero consegnare un mercato dell'arte in buona salute, la realtà è fatta da artisti di ogni età, che operano con un buon - e qualche volta eccellente - bagaglio culturale e mestiere, adeguato alle esigenze, con relative buone uscite pubbliche nel panorama cittadino, costellato di piccoli e medi locali per esposizioni spesso ben curate. Questi artisti, quando si presentano le occasioni, esportano il loro lavoro con grande dignità e buoni riscontri di pubblico e di critica. Il futuro è tutto da ricostruire, con fatica, competenza e grande volontà. Angelo Liberati: Prima del declino Sardegna, che, al cambio di ogni stagione, continua ad omaggiare l'isola, realizzando dipinti che cercano di non dimenticare la luce di Cagliari. 06. Dopo questa grande stagione cosa è successo nel mondo dell'Arte Contemporanea sarda? Con mio grande rammarico, negli anni che vanno dal 1975 al 1983, le mostre Angelo Liberati: Gruppo di famiglia

presentate all'Arte Duchamp sono per tre quarti dedicate ad artisti di prima grandezza dell'area aniconica. La pittura iconica, che pure opera a livello nazionale e internazionale con notevole riscontro sul piano delle proposte innovative all'interno dei propri linguaggi, alla Duchamp non arriva. 07. Come si dovrebbe promuovere la pittura iconica nell'isola?

09. I prossimi impegni di Liberati? Si sta per chiudere un biennio che ha visto la proposta di mie iniziative, piuttosto consistenti, in ambito locale; progetti a cui lavoravo da tempo, tra cui il recente omaggio a Michelangelo Antonioni e il meno recente ricordo di Renzo Vespignani nel decennale della morte. Tra le due iniziative ho trovato il modo di presentare a Cagliari, allo spazio (IN)VISIBILE, un piccolo gruppo di opere per Il Cantico dei Cantici. All'inizio del 2012, nelle sale della Galleria la Bacheca, ho proposto “Blowin' in the Wind”, una quasi antologica con opere sul filo dylaniano (che mi accompagna sempre) e con alcuni lavori su Michelangelo Antonioni, come preludio della rassegna presentata al Parco di Monteclaro, con la Biblioteca Provinciale di Cagliari. 10. Contatti con la penisola? È stata inaugurata a Pescara la mostra “Dante e i Fraudolenti”, curata da Giorgio Di Genova, per la Casa di Dante in Abruzzo, al Museo “Fortunato Bellonzi” di Torre de' Passeri. Poi nel 2013 - crisi permettendo - dovrebbe esserci una mostra antologica a Frascati. A cura di Simone Ariu 29


Qui c'era una volta chi batteva il Cagliari La storia del Carbonia Calcio inizia nel 1939 quando un gruppo di minatori sardi fondò un club chiamato “Dopolavoro Carbonia”. Da allora tanti successi e altrettante crisi, ma sempre con la voglia di rinascere e far rivivere ancora una volta il sogno biancoblu.

Q

di Luca Zanda

uando calcano il terreno di gioco capitan Cau e compagni, memori di un glorioso passato, gettano il cuore oltre l’ostacolo per ottenere la salvezza e restare nel campionato sardo di Eccellenza. Il flashback è doveroso per rendere l’ idea: correva l’anno 1939 quando, per iniziativa di alcuni dipendenti delle miniere, fu fondato il club con la denominazione di “Dopolavoro Carbonia”. Nel Gennaio del 1940 disputò la sua prima gara ufficiale nel campionato di Prima Divisione, imponendosi nel campo del Terralba con il rotondo risultato di 1-4. In quel periodo fu inaugurato l’“Impianto della Gioventù Italiana del Littorio” rinominato pochi mesi dopo “Costanzo Ciano”, consuocero di Benito Mussolini. A seguito della caduta del regime fascista lo stadio prese l’appellativo di “Comunale” e nel settembre 2011, è stato intitolato a Carlo Zoboli, storica bandiera biancoblù. Non si possono scordare le epiche sfide contro il Cagliari. La prima è risalente al 9 Marzo 1941. Il Carbonia si impose contro i rossoblù per 3-1. A fine campionato (vinto dalla Medusa Bosa) i minerari arrivarono a quota 25 punti, i cagliaritani a quota 21. Negli anni 50’ la Carbonia calcistica visse il suo periodo di massimo splendore in virtù del supporto finanziario della società che gestiva le miniere di carbone e per questo motivo, assunse il nome di “Gruppo Sportivo Carbosarda”. Nella stagione sportiva 1952-53 ottenne la promozione in serie C a girone unico. L’occasione più clamorosa che passò tra i piedi dei giocatori minerari fu nel 1956: era il 10 giugno e la compagine fallì l’impresa di approdare nel campionato cadetto di Serie B, avendo maturato una sconfitta a Venezia nello scontro diretto. In Veneto sarebbe bastato un pareggio. Quella formazione è ancora ricordata: Cavallini, Zoboli, Michelucci, Dioni, Molinari, Braccini, Pin, Bicicli, Torriglia, Gennari, Turotti. Il tecnico era Stefano Perati. Il top player (diremo oggi) era Carlo Zoboli. “Carlino” originario di Bomporto (Mo) sbarcò in Sardegna nel 1949 dopo essere stato sfornato dalla blasonata primavera della Juventus. Il 27 Maggio 1962 venne premiato per avere raggiunto il traguardo delle 350 partite con la casacca biancoblù. A fine carriera furono 380. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Carlo è rimasto utile alla causa continuando a frequentare i campi del club e divenendo un punto di riferimento nello spogliatoio per i ragazzi più giovani. La squadra sulcitana entrò negli almanacchi del Calcio anche per un’ altra straordinaria occasione: nel 1958 al “Comunale” fu disputato il primo match in notturna dell’ isola contro i vice-campioni d’ Italia della Fiorentina, valevole per la Coppa Italia. Per la Sardegna fu il consumarsi di un evento emozionante, vedere esibirsi a Carbonia atleti come Montuori, Chiappella e Cervato non era cosa di tutti i giorni. La partita terminò 4-2 in favore dei Viola, che disputavano il Campionato di serie A al cospetto di un Carbonia relegato in C. Il 1959 rappresentò l’inizio della fine. La Carbosarda, data l’impo-

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Il Carbonia di ieri e di oggi

nente crisi economica che attanagliava il territorio, fu costretta ad abbandonare la società che prese il nome di “Associazione Calcio Carbonia”. Arrivò la retrocessione in serie D nel 60’ e nel 68’-69’ venne a mancare anche questa categoria. Ma si sa, tutte le società che possiedono una storia blasonata sono sempre pronte a riemergere. La resurrezione del Carbonia risale alla stagione 1981-82 quando il giovanissimo Checco Fele guida i compagni alla vittoria del Campionato Interregionale, facendo ritornare la propria squadra tra i professionisti . La sfida decisiva andò in scena al Mariotti di Alghero il 28 marzo. A siglare la rete dell’1-0 finale fu Pietro Pillosu (attuale allenatore dei giovanissimi nazionali del Cagliari Calcio). Furono tanti i talenti che passarono in quegli anni in città. Dagli esperti Novellini, Brugnera ai più giovani Soda, Rivetta passando per Sapocchetti, Melis, Floriano Congiu e tanti altri. La guida tecnica della squadra fu affidata ad allenatori di qualità del calibro di Salvori e Cappellaro. La “seconda fine” dei minerari risale al 1987-88 quando i sulcitani persero in quel di Terni lo spareggio-salvezza contro il Pontedera, ritornando tra i dilettanti dopo sei stagioni. Dopo qualche anno di anonimato, la squadra ha assunto (a metà degli anni 2000’) la denominazione attuale di “Associazione Sportiva Dilettanti Carbonia Calcio”, dando vita alla seconda resurrezione. Infatti dal 2008-2009 la formazione sarda milita nel campionato regionale d’ Eccellenza cercando con l’anima e con il cuore di salvarsi ogni anno. Il territorio riversa in una gravissima situazione di crisi economica, dunque al momento è difficile pretendere tanto, ma in seguito (la storia del club parla chiaro) non sarà impossibile sognare di disputare un altro spareggio per approdare nel campionato cadetto. E magari la prossima volta a Venezia il cielo si tingerà di biancoblù.


Quanto piace il Cagliari in limba

Cossu, Sau, Pisano, Murru e l'orgoglio identitario

di Ignazio Argiolas

È

piacevole vedere in campo a così alto livello il prodotto di quel calcio sardo che negli ultimi decenni sta lasciando tracce indelebili della sua qualità. Il Cagliari di questo campionato può vantarsi di annoverare nei suoi quadri quattro magnifici rappresentanti di una scuola di calcio che già nel passato aveva proposto nomi eccellenti.

Marco Sau, che lo scorso campionato si era presentato con il goal più

bello della Serie B 2011/2012, per la sua consacrazione nel calcio che conta, per diventare grande, ha scelto proprio la Scala del calcio italiano. Per gli amanti del calcio spettacolo il gol del 2 a 1 segnato da Sau dopo una finta che ha messo “giù per terra” tutta la difesa dell’Inter è da cineteca, da Museo del calcio. Personalmente, inorgoglisce vedere l’esecuzione di un gesto tecnico come la finta, uno dei fondamentali del gioco del calcio, proprio come da manuale come scritto nel testo Tecnica e didattica delle abilità del gioco del calcio insieme a Enzo Molinas, che troviamo tra i libri del Museo del Calcio di Coverciano e che a pagina 64 recita così: “La finta è un progetto motorio che nasce includendo il movimento preliminare, tendente a trarre in inganno, e la successiva modifica... Per essere considerata una finta vera e propria, l’azione deve essere programmata nella sua interezza, che preveda, cioè, il primo movimento ingannatore seguito dal gesto definitivo”.

Andrea Cossu

L'esempio di Lopez e Pulga

U

na miscellanea di quantità e qualità, all’insegna del non mollare mai, è la vera forza che ritroviamo nello spirito del Cagliari allenato da Ivo Pulga e Diego Lopez. Il presidente Cellino ha fatto un ragionamento agile: ha riproposto un prototipo collaudato e testato con successo scegliendo gli interpreti con un vissuto, un bagaglio esperienziale su cui poter contare. Le affinità caratteriali del modenese Ivo Pulga e quelle di Diego Luis Lopez uruguagio di Montevideo hanno fatto il resto. Oggi vediamo una squadra con le caratteristiche che in forma subliminale già apparivano nelle prestazioni di entrambi gli allenatori, ex atleti di ieri. In difesa il Cagliari ha riacquistato l’organizzazione che Diego Lopez, capitano di tante battaglie, ha saputo orchestrare anche stando in panchina. Il filtro alla difesa è la regia chiara e precisa del conduttore Ivo Pulga. Il risultato è la capacità di interrompere le triangolazioni spontanee delle squadre incontrate, compresa l’Inter, in evidente disagio tattico, giustificato dall’alibi del presunto errore arbitrale.

, il secondo dei sardi in campo allo stadio Meazza nella partita con i nerazzurri, ha dato prova del suo valore trovando in Marco Sau il finalizzatore ideale per i suoi assist: crossa dalla trequarti, trova un corridoio tra i difensori dell’Inter e offre a Marco Sau un assist per la deviazione in spaccata anticipando Juan Jesus. Non a caso le migliori prestazioni del Cagliari vedono tra i protagonisti il centrocampista che ha preso l’eredità lasciata da Gianfranco Zola. Dopo l’arrivo da Verona, dove non gli era stata data l’opportunità di dimostrare tutto il suo valore, proprio nella squadra della sua città ha iniziato una parabola ascendente che lo ha visto protagonista partita dopo partita dal punto di vista strategico tattico a tal punto da essere preso in considerazione in casa azzurra. Sono pochi in Italia i calciatori del suo ruolo capaci di giocare tra le linee, in grado di determinare superiorità numerica, anche quando la squadra perde il possesso del pallone. Dominio del pallone, capacità tattico decisionale, personalità nelle due fasi di gioco, assist e finalizzazioni lo hanno fatto diventare uno dei beniamini più amati dai tifosi sardi.

Francesco Pisano ha affinato le sue caratteristiche di difensore di

fascia, veloce e col senso della posizione. Fin dal suo esordio nel 2005/2006 è titolare della maglia rossoblu. All’inizio del campionato ha dimostrato di soffrire la fascia sinistra. Una delle prime mosse di Diego Lopez è stata quella di riportarlo a destra al suo ruolo naturale di marcatore e cursore di fascia. Abbiamo rivisto il Francesco Pisano che era riuscito a conquistare la maglia azzurra della Nazionale Under 21 allenata da Pierluigi Casiraghi e Gianfranco Zola. La sua velocità negli inserimenti sulla fascia destra costringono le difese avversarie ad allargare le maglie, consentendo alla squadra un allargamento del fronte d’attacco e l’inserimento delle seconde linee a supporto degli attaccanti. Il quarto moschettiere.

Nicola Murru, è un buon giocatore. Terzino sinistro, classe 1994,

in più rispetto agli altri tre moschettieri, con il suo metro e ottantaquattro centimetri, ha un bel fisico. È un prodotto del vivaio rossoblu e proviene dalla Primavera. Quando ha cominciato a giocare era molto timido: con l’inserimento continuo e il giocare con frequenza ha migliorato giorno dopo giorno. Inizialmente era un po distratto: è stato bravo nell’applicarsi fino al punto di guadagnarsi l’esordio in serie A contro la Fiorentina. È più di una promessa.

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non solo Cagliari

Qui Barbagia di Seulo In giro per l'isola: diamo voce ai sindaci

S

di Eugenio Lai*

tiamo attraversando una delle crisi più difficili della storia, paragonabile a quella del 1929: imprese che chiudono, mancanza di fiducia verso una classe dirigente che si sta mostrando inadeguata, terreni incolti in agricoltura, speculazioni finanziarie e la speranza, l’unica cosa che ci rimane, di uscire presto da questa situazione per garantire un avvenire certo alle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese e anche a chi una famiglia vorrebbe costruirsela. In quest’ottica ci troviamo oggi ad amministrare i nostri piccoli Comuni, con un Governo liberista che vuole distruggere i servizi basilari nelle zone più interne, bistrattando i diritti che sono sanciti anche dalla nostra Costituzione: l’art. 1 dice che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro, gli art. 33 e 34 disciplinano il diritto allo studio e all’istruzione, l’art. 32 disciplina il diritto alla salute. Partiamo dal lavoro, o meglio da quello che non esiste: il Sarcidano Barbagia di Seulo si fonda su un’economia agropastorale e su una serie di piccole-medie imprese che garantivano qualche occupato nel settore e 32

sul terziario. La mancanza di entrate certe nelle famiglie blocca le uscite, che permettevano a queste piccole e medie imprese di lavorare in continuità e garantirsi un reddito. Il Patto di Stabilità ha fatto il resto, bloccando i pagamenti delle pubbliche amministrazioni, con imprese che si sono indebitate fino all’osso e che mano a mano stanno chiudendo. L’agricoltura e la pastorizia sono i due mondi che hanno tenuto in piedi l’economia di questo territorio e permesso a numerose famiglie di campare, ma l’aumento dei mangimi, delle sementi, del gasolio, la riduzione dei contributi europei da una parte, e il prezzo stabile del prodotto e del latte dall’altra, disincentivano i giovani che si vogliono avvicinare a questo settore. Si sta ragionando sempre di più sulla sola economia: le scuole e la sanità sono un centro di costo quindi da tagliare, senza però fare i conti con la salute e l’istruzione dei cittadini. Come se non bastasse le scuole private continuano a ricevere finanziamenti pubblici a disprezzo di quelle pubbliche che quasi cadono a pezzi. Il Sarcidano Barbagia di Seulo può uscire da questa situazione solo compatto, unito

negli intenti e negli obiettivi da raggiungere. E’ un territorio ricco di acqua, bellezze e intelligenze. È da qui che dobbiamo ripartire dalla buona politica e da tutti quei cittadini laboriosi che sono capaci di rilanciare i nostri paesi. Sono tanti gli esempi di buona organizzazione e anche di buona politica che hanno contraddistinto i 14 paesi facenti parte della Comunità Montana, dove si è pensato a qualcosa che ha attirato turisti e permesso di conoscere le nostre tradizioni. A Escolca, il paese che amministro e dove sono cresciuto, il grano e l’olio sono gli elementi che possono permettere di creare occupazione e sviluppo. Le due società che producono Olio, Corte Olias e Sa Mola, vincono premi regionali ormai a cadenza annuale, significato che il prodotto è eccellente e di qualità. Ogni anno per valorizzare l’oro giallo si organizza la festa de “S’ollu e su liori”, che va crescendo sempre di più. Ciò che però è da mettere in luce è che a fronte di tanta passione, intelligenze e voglia di mettersi in gioco di questo territorio siamo di fronte ad un assenza di una politica regionale che voglia affrontare i problemi impellenti che più volte abbiamo segnalato diverse volte senza mai ricevere risposta. Solo però unendo la buona politica e la voglia di piccoli imprenditori, lavoratori e le tante intelligenze che si riesce a far ripartire un territorio, creando anche le condizioni perché una Giunta regionale assente riesca a riconoscere a questo territorio i servizi che esso merita, senza elemosinare nulla. Allora si rinizi da qui, e come dice spesso il leader di un partito, Vendola, quello che serve anche alle zone interne è riuscire a far diventare una coppia di fatto la speranza di un futuro migliore con la buona politica. *Sindaco di Escola e presidente della Comunità Montana



I

profumi delle piante del mirto, gli altri delle prelibatezze degli artigiani giunti da tutta l’isola, le emozioni da rimpatriata per gli emigrati dello stivale, il sottile vociare delle trattative degli operatori del turismo e di altre eccellenze per un pubblico internazionale poi in coda per i Musei Vaticani,, hanno riempito per tre giorni piazza Risorgimento sino a valicare le mura vaticane. “L’isola che c’è – Sardegna Incontra Roma” con GIA al 35° anno e il Gremio hanno promosso la nostra cultura e l’inestimabile patrimonio delle sfide e della manualità di chi non vuole arrendersi mai.

L'ISOLA CHE C'È AL 35° ANNO

Sardegna incontra Roma e il resto del mondo


Parla come mangi di Chiara Fadda

Linguistic Spending Review: l'economo Dante espone i problemi. ''BLL L'ITALN!''

N

on è il titolo di un film per adolescenti e no, non è un codice fiscale. Una breve presentazione: lei è una “new entry”, è la lingua degli SMS, delle chat e, purtroppo, anche delle e-mail, delle lettere e dei temi scolastici. Se qualche decennio fa era un fenomeno neonato e che non destava alcun sospetto, oggigiorno si sta espandendo a macchia d'olio. Immaginatevi di leggere un codice fiscale: ci riuscireste? Ovviamente no, o non con facilità, a causa della mancanza di vocali. Che lingua sarebbe senza di esse! Di sicuro non un idioma

comprensibile, probabilmente una cugina di secondo grado del codice morse. Dunque, perché liberarsene se sono degli elementi principi? Partiamo dalle origini: circa una quindicina d'anni fa nascevano le prime compagnie telefoniche mobili, la trovata del secolo; appena nate non avevano, queste, l' esigenza di proporre una vasta gamma di offerte, come invece accade oggi. Lo stretto necessario per mantenere viva la concorrenza. Nel III millennio, solo per fare un esempio numerico, una compagnia cellulare offre ai suoi clienti più di 30 offerte differenti, partendo appunto dalla telefonia mobile, passando per quella fissa per arrivare infine alle chiavette per la navigazione Internet. Con anche soli dieci euro al mese si può usufruire di questi e altri servizi, quali SMS senza limiti e chiamate illimitate. Ammiccante e convincente, soprattutto molto più piacevole fare una chiacchierata una amici e familiari senza dover controllare la lancetta dei secondi... ma prima? Più parlavi, più spendevi. La soluzione: comunicare il messaggio in maniera esaustiva ma allo stesso tempo buttare un occhio sul credito. Per un periodo le telefonate furono morte e sepolte, tanto che la S.I.P. avrebbe dovuto cambiare l'acronimo in R.I.P. Nel frattempo, in attesa della Resurrezione delle telefonate, ci si è arrangiati (e sbizzarriti) con gli SMS, messaggini di testo con un limite di

battute per pagina, entro il quale sarebbe consigliabile restare per evitare di pagare il secondo messaggio. E fu così che si sentì la nostalgia dei telegrammi e per questo voler imitarne la stesura con i nuovi mezzi di comunicazione. In ogni caso, una sillaba abbreviata era una lira risparmiata. Ma facciamo qualche esempio pratico: la lettera ''x'' , in un SMS e nelle chat, sta a indicare la preposizione semplice ''per'', spesso usata anche per abbreviare parle come ''persone'' (xsone), ''perenne'', ''peraltro'' e via discorrendo; le vocali, come già accennato, sono diventate un optional, necessarie solamente se si tratta di termini formati da dittonghi e iati che si susseguono come ''aiuola''. Per gli altri vocaboli abbiamo ''domani'' che si è ridotto a ''dmn'', ''comunque'' è ormai ''cmq'' che, diversamente da quanto credevo da bambina, non significa ''centimetri quadrati''. Economica, questa lingua dell'anno 2000, divertente, se si vuole; ma che dire a riguardo dei tanti ''xò'', dei ''sn'' o degli ''anke'' che si leggono in un'alta percentuale di temi scolastici? Più che un SMS bisognerebbe inviare un SOS, grande quanto il problema che sta dilagando tra le penne dei giovani italiani; si dovrebbe fare in modo che i nostri ragazzi imparino a distinguere una lettera da un'email, una chat da un tema scolastico.

TALK SHOW

STUDENTI A TUTTO JAZZ

L

’Associazione Studentesca Universitaria ‘Unica Radio’ nasce il 20 novembre 2008 con lo specifico obiettivo di coinvolgere e valorizzare i giovani, secondo le proprie vocazioni, attraverso le attività via via organizzate e promosse. Dalla data della sua costituzione, l’associazione ha organizzato numerosi eventi dedicati e rivolti ai giovani presenti sul territorio del

comune di Cagliari, rendendoli partecipi in prima persona con concerti, mostre e attraverso attività quali la webRadio, la webTv e la realizzazione di scambi, format radiofonici e televisivi. Sono state, inoltre, raggiunte importanti partnership a livello regionale e nazionale, come le collaborazioni con l’Ersu Cagliari, l’Università degli studi di Cagliari, con RadUni, Ustation.it, La7 e Radio Rai3. Nella primavera 2012, sulle frequenze di Unicaradio è andato in onda il programma 'Blue Train', un viaggio alla scoperta di letteratura e musica jazz. La trasmissione, ideata, curata e condotta da Simone Cavagnino, ha coinvolto dieci jazzisti di fama internazionale del calibro di Paolo Fresu, Enrico Rava, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli, Franco D'Andrea, Mauro Ottolini, Francesco Cafiso, Maria Pia De Vito, Bebo Ferra, con uno sconfinamento nel mondo dell'arte plastica insieme allo scultore Pinuccio Sciola con cui si è andati a scoprire i suoni delle pietre. Blue Train compie un viaggio immaginario nel mondo della letteratura e della musica e riesce a spiegarla attraverso le parole dei diretti

protagonisti che partecipano attivamente durante ogni diretta. Inoltre, attraverso i reading dell’autrice radiofonica e televisiva Rita Leone, le analisi dei brani compiute dal musicologo Mario Evangelista e grazie alla regia di Carlo Pahler, si è potuta dare maggiore organicità e rilevanza al progetto che, attraverso il concetto liquido della webRadio, è stato ascoltato da giovani non solo sardi, ma provenienti da tutta Italia e altri paesi dell'UE. Ed è proprio questo impulso, le esperienze maturate e il forte interesse suscitato nei giovani ascoltatori, che hanno potuto apprezzare un genere non semplice come il jazz, a fungere da motore che rimetterà all’opera il team di Blue Train per lavorare sulla seconda serie del progetto. Il ‘Blue Train 2.0’ andrà in onda nel corso del 2013 e vanterà la partecipazione di nomi illustri del panorama jazzistico internazionale. Unicaradio è la webRadio degli studenti dell’Università di Cagliari e si può ascoltare all’indirizzo www.unicaradio.it e nella sezione on demand su www.unicaradio. it/podcasts 35


donne che riscoprono risorse proprie

Il fascino della sartoria: boom di iscrizioni alla scuola di sartoria

Mi vesto da me

È

un vero e proprio boom quello che alcune professioni stanno vivendo da qualche anno a questa parte. Sono quei “saper fare” antichi, come il cucito, che il progresso sembrava aver cancellato e che invece, complice anche la crisi, stanno tornando alla ribalta. Ma non è solo a causa della crisi: c'è il fascino e la passione di riscoprire un qualcosa che ci ricorda il passato, le nostre radici, la nonna o la zia che vedevamo lavorare mentre eravamo bambine. È stato così anche per Lilly Novella, che ha imparato tutti i segreti del taglio e della confezione sartoriale dalla madre, che aveva lavorato per anni presso una sartoria maschile. Ma non contenta, ha accresciuto le sue conoscenze, frequentato corsi di aggiornamento e studiato su testi universitari, sino ad elaborare un suo metodo di taglio: rigorosamente ge-

ometrico su misura diretta, che permette di realizzare capi perfetti per coloro che li dovranno indossare. Lo insegna nella sua Scuola di taglio e confezione sartoriale “ Ideando” a Quartu Sant'Elena, aperta nel 1997 e che da allora ha riunito tante ragazze e ragazzi, donne e persino qualche bambina, intorno a stoffe e macchine per cucire, per passare qualche ora lontane dallo stress quotidiano e per imparare una professione. “Impara l'arte e mettila da parte”, ripete Lilly: «In confronto all'inizio, le mie allieve sono sempre più giovani e con un livello culturale più alto. È la prova che ciò che insegno viene visto anche come un'opportunità di lavoro. Molte fanno il corso mentre lavorano in qualche altro campo, ma poi, al momento del bisogno, riescono a sfruttare le conoscenze acquisite. Alcune ora lavorano presso sartorie,

Performance teatrale LA SENSIBILITÀ DI FRANCESCA

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o la sartoria l'hanno aperta, e alcune sono diventate stiliste che producono e vendono la propria collezione. Per questo sono molto orgogliosa delle mie allieve e del mio metodo di insegnamento». Il suo asso nella manica? Ama il suo lavoro e trasferisce questa passione alle sue allieve. I corsi sono aperti a tutti coloro che voglio imparare un'arte in via di estinzione, unico requisito richiesto è la licenza di scuola media inferiore, perché, come spiega, è necessario fare calcoli e proporzioni, dunque alcune nozioni fondamentali devono essere già acquisite. A chiunque fosse convinto che il mestiere del sarto sia troppo difficile consigliamo di provare: le tre ore di lezione voleranno e senza neanche rendersi conto ci si scoprirà capaci di creare con le proprie mani un capo perfetto. L.P.

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odibile la performance visivo-teatrale di Francesca Falchi con “L’alba della sposa” in prima nazionale. Ancora Francesca sulla scena per raccontare la storia di Picca Becca, artista milanese, stuprata e uccisa in Turchia nel 2008. Costane e puntuale la sensibilità dell’attrice sui temi del’inarrestabile e universale femminicidio.


TIMEOUT salute + musica + cucina + tech + cinema arte + moda + sport & fitness + viaggi

A cura di Simone Ariu, Lorelyse Pinna

L'isola al ritmo di zumba

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os’èZumba® fitness? È la nuova frontiera del fitness che permette di dimagrire, restare in forma e al tempo stesso divertirsi! Consiste in una lezione di fitness di gruppo che utilizza i ritmi e i movimenti della musica afro-caraibica, mixate con i movimenti tradizionali dell'aerobica. Invenzione del ballerino coreografo Beto Perez di Miami, Zumba® fitness è oggi la più grande società di fitness al mondo che conta più di 14 milioni di appassionati in oltre 150 paesi al mondo e conta oltre 18 000 istruttori formati per insegnarla. La travolgente energia Zumba arriva anche in Sardegna con grande riposta da parte dei praticati e una grande collaborazione da parte degli Zin (Zumba Instructor Network) che hanno creato una forte sinergia di gruppo. La passione per questa disciplina li ha portati ad organizzare un grande evento tenutosi domenica 4 novembre con la Z.E.S. (Zumba Education Specialist italia) Angela Verrelli, istruttrice zumba dal 2003, che con la

loro collaborazione ha tenuto una super Masterclass, per lei la prima in Sardegna, un evento che ha avuto consensi tali da superare ogni aspettativa da parte degli organizzatori. Un gruppo foltissimo di allievi arrivati da tutta l’isola ha gremito la palestra ballando e divertendosi grazie alla coinvolgente energia sprigionata dal palco. L’evento ha visto la collaborazione di ben 38 istruttori zumba certificati (tra cui ricordiamo Claudio Loddo artefice dell’idea, la brasiliana Gabi Oliveira attivissima organizzatrice, Danilo Salisci, Mauro Langiu, Sonia Pinna,
Alessandra Medda, Cristiana Demartis Davide Vacca, Maurizio Ibba, 
Damiano Sarritzu, Katy Mura, Elena Camporelli, Federica Muranca
, 
Ilaria Piras
, Manuela Ibba, Marta Barighini
, Nicolò Tocco
Teresa Espa, 
 Romina Pusceddu, Luca Sulis, Alessandra Picciau, Laura Padroni, Manuela Secci) che operano in tutta l’isola e che hanno voluto regalare ai propri allievi una Masterclass di alto livello e una grande festa di energia pura. Angela Verrelli commenta il suo approdo

nell’isola così: “Rispetto all’ultima volta che sono stata in Sardegna, il movimento Zumba® è cresciuto notevolmente, ci sono molti più istruttori e di conseguenza molte più strutture che al loro interno offrono lezioni di Zumba® Fitness. Sono molto felice dell’accoglienza ricevuta alla Masterclass e nell’aver visto una fattiva e bella collaborazione tra i diversi ZIN presenti. Spero che presto anche in Sardegna si potranno organizzare i corsi delle varie speciality ed io in prima persona porterò il prossimo anno un corso di formazione di Zumba® Gold, il programma per persone con esigenze speciali. Mi auguro che anche qui in Sardegna venga organizzato un grande evento che possa riunire tutti gli istruttori dell’isola”. Zumba diventa un momento di incontro e di condivisione senza rinunciare alla forma! Dimentica la fatica. Unisciti alla festa! Join the Party!

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“Lontano da dove”: l'arte sarda a Roma dopo sessant'anni

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ontano da dove, uno sguardo sulla scena artistica sarda contemporanea” è una mostra collettiva di otto giovani artisti nati in Sardegna, voluta e organizzata dal Gruppo giovani dell’associazione dei sardi di Roma “Il Gremio” e curata da Maria Rosa Sossai. L'obiettivo è mettere a fuoco i cambiamenti estetici ed espressivi avvenuti nelle ultime generazioni di artisti sardi, a sessantadue anni di distanza da La mostra d’arte moderna della Sar-

degna, allestita negli spazi della Galleria d’arte moderna di Roma nel lontano 1950. Una condizione particolare quella degli artisti sardi, da sempre caratterizzata dalla lontananza geografico-storica, che oggi però è stata progressivamente erosa dalla facilità di accesso ai mezzi di comunicazione della rete internet, nonché dalla velocità dei mezzi di trasporto. Il moltiplicarsi poi di residenze all’estero e di scambi culturali con altri paesi ha permesso ad artisti, scrittori, stilisti, registi, musicisti sardi di essere visibili e presenti in modo significativo nel panorama internazionale attuale. Così dalle opere di AZ.Namusn.Art, Giulia Casula, Cristian Chironi, Marco Lampis, Pietro Mele, Stefano Serusi, Carlo Spiga e Rachele Sotgiu emerge una produzione in linea con altri contesti, architettonici, mediatici, letterari, filosofici, vicini agli studi antropologici e alle scienze sociali, con interlocutori appartenenti ad aree contigue

a quella delle arti visive. Un percorso di scoperta di opere d’arte appartenenti a generi espressivi diversi tra loro: foto, video, installazioni sonore, performance, sculture, dipinti, disegni, che creano un confronto costruttivo con altre realtà e al tempo stesso sottolineano con forza questa rinascita, avvicinando ciò che è considerato ancora lontano. Infatti come afferma la curatrice Maria Rosa Sossai nel suo testo introduttivo: “Non si sa quanto disti il lontano da noi e dove sia geograficamente situato, se a nord, a sud, a est o a ovest e nemmeno se sia misurabile in chilometri. Perché, oltre a tradursi in una distanza fisica, la lontananza è una categoria del pensiero, uno stato sentimentale, un lontano metaforico, con cui gli artisti in mostra si sono nel tempo e in modo diverso tutti confrontati”. Ed è in questa percezione e interpretazione che nascono le differenze che si confrontano in questa mostra, dove in alcuni lavori prevale la memoria delle origini, in altri prendono corpo le suggestioni del luogo dove si risiede o dei tragitti percorsi.

Molto personale questa orchestra Il nuovo disco live dell'artista icona del rock in Sardegna, cointestato con il polistrumentista toscano Francesco Moneti (Modena City Ramblers, Casa Del Vento)

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lberto Sanna, performer di razza, icona del rock in Sardegna e eccellenza nella scrittura. In sella dai primi anni 80, continua la sua cavalcata fatta di canzoni, molte delle quali ormai entrate nell'immaginario collettivo, e di concerti, nei quali dispensa al suo pubblico emozioni palpabili e abbondanti dosi di energia. Di prossima uscita un disco live cointestato con il polistrumentista toscano Francesco Moneti (Modena City Ramblers, Casa Del Vento), naturale risultato di un sodalizio nato ormai quasi 2 anni fa, e allo stesso tempo base di una nuova partenza per l'eclettica coppia "cagliaretina". In questi giorni è impegnato a portare in giro il suo ultimo progetto come One Man Band, dal titolo "Romanzi in miniatura" nel quale scandaglia le potenzialità della forma canzone, suonando contemporaneamente la chitarra, le armoniche a bocca, una grancassa, un rullante e un charleston, oltre a cantare ovviamente.

Pekkanini al Jambalaya Jazz

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el 1919 lo scienziato russo Leon Theremin, studiando alcuni meccanismi di trasmissione elettromagnetica, si accorse che questi, a contatto ravvicinato col corpo, emettevano suoni che variavano di intensità e timbro. Da quel momento nacque il Theremin, il primo strumento musicale elettronico. Una storia di 100 anni, ricca di aneddoti, spionaggi e propaganda politica, ma soprattutto di musica. Di questo e altro si è parlato domenica 25 novembre al Jambalaya Jazz, dove il musicista svedese Pekka Lunde, in arte Pekkanini, presenterà questa macchina poco conosciuta suonando alcuni temi noti a tutti. Vincitore nel 2010 del The People Music Awards con “Theremin goes Pop!”, Pekkanini ha collaborato con musicisti di livello internazionale, tra i quali il nostro Enrico Pasini.

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ISOLA SONG

la musica made in sardinia in europa

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Il cantautore sardo che piace agli spagnoli

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Fabio Canu è oggi uno dei cantautori country di nuova generazione di maggior successo

ono tanti i giovani che sognano una carriera nel mondo della musica. Fabio Canu ce l'ha fatta: il cantautore sardo vanta centinaia di esibizioni live in Italia e all’estero e sta ottenendo un strepitoso successo in Spagna e in Sud-america. Ha solo 17 anni quando vince il concorso "Ricreazione 00" e suona con il suo gruppo, i Sex Wax, a Rockaralis 6.0, aprendo il concerto dei Marlene Kuntz. Ma è l'uscita del primo album solista a cambiare la vita di questo giovane artista sardo: “Miles miles away” entra nella top delle vendite Mondadori e al primo posto nella classifica mensile, superando artisti affermati Nazionali ed Internazionali. Un disco che piace al pubblico e alla critica e che nel 2010 riceve una menzione di lode nel “THINK TANK INTERNATIONAL music awards”. L'anno successivo le radio spagnole continuano a mandare in onda i suoi pezzi e Fabio viene chiamato a partecipare al Festival “Barnasants”, il festival dei cantautori più importante d’Europa. Entra

anche a far parte del progetto benefico “Un niño una sonrisa” che lo porterá a suonare nei prestigiosi teatri e Auditori della Catalogna insieme a tanti artisti affermati. È attualmente uno dei cantautori country di nuova generazione di maggior successo, ormai non solo in Spagna ma anche nella sua isola, in cui maggiori quotidiani e tv locali gli hanno dedicato uno spazio. Ed è proprio qui in Sardegna che si sono svolte le riprese del videoclip ufficiale “One word”, prodotto dalla ILLADOR Films. Oggi l’artista continua la promozione del suo primo album, è diventato artista “immagine” del progetto “Un niño una sonrisa” e per CocaCola ha girato uno spot pubblicitario e è testimonial del progetto “Desafio Menorca”. Ma è anche al lavoro sul secondo album, affidato ai produttori di fama mondiale Javier Losada e Carlos de Lopez, che hanno prodotto artisti del calibro di Miguel Bosé e Ricky Martin. Insomma, complimenti Fabio.

na giostra di suoni che gira all’insegna di quella che loro definiscono “Popular Music in Progress”, Gli Isola Song nascono nel 1999 all’insegna della contaminazione fra generi musicali diversi: la Musica Classica, quella Etnica, la DJ Music su base Pop/Rock. Questo progetto votato ad esportare la musica oltre mare in tutto il vecchio continente trova da subito consensi della critica italiana, che lo sospingono nel 2000 dal Premio della Critica “MIA MARTINI” al Festiva di Sanremo. Nel 2001 per la prima volta le Launeddas uniscono la loro caratteristica sonorità a quella del Pop, grazie al Maestro Rocco Melis, insegnante, costruttore ed innovatore di questo strumento. E oggi, grazie alla duttile voce di Anastasia Locci che canta le liriche scritte da Tore Melis, ideatore e voce del gruppo, gli Isola Song rinnovano di nuovo il loro sound: un nuovo album prodotto dalla MC Music, che ha appena ricevuto il premio per la World Music al “Pub Live Festival” di Spadafora in Sicilia e li vede pronti ad una collaborazione con un Artista Internazionale.

Il Teatro, tra divertimento e crescita la Scuola di Arte Drammatica

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l Teatro non è solo palcoscenico, ma anche luogo magico dove sperimentare inediti linguaggi, possibilità espressive e di comunicazione, a volte potenzialità nascoste, attraverso il corpo e il suo movimento, il gesto e la voce. Insomma il Teatro è anche un luogo di crescita, di socializzazione e apertura al mondo con strumenti adeguati alla vera dimensione umana, rispetto ai

modelli stereotipati proposti dai media. Questa è la filosofia della Scuola d'Arte Drammatica di Cagliari diretta da Lelio Lecis, che da 15 anni organizza corsi , laboratori e stages per bambini, adolescenti e over 30. Ogni corso ha uno specifico obiettivo di crescita: per i bambini divertirsi con il gioco del teatro, sviluppando il coordinamento motorio, il gesto, la parola e la relazione tra movimento ed emozione; per i ragazzi la realizzazione di uno spettacolo dalla

A alla Z, facendo maturare la propria consapevolezza artistica organizzando la propria fantasia secondo le regole del linguaggio teatrale; per gli over 30 il teatro diventa un'esperienza di sviluppo del proprio immaginario in sintonia con la consapevolezza del proprio corpo sulla scena. E per chi del Teatro vuole fare una professione, la Scuola organizza un corso biennale che prepara gli aspiranti attori su tutte le discipline necessarie. Per iscriversi si può contattare la segreteria della Scuola di Arte Drammatica presso l'Auditorium comunale di Cagliari.

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Amazon, nuovo centro a Cagliari

Il coro Gavino Gabriel di Tempio Pausania

SAILREV.TV

La straordinaria performance all'Isola che c'è di Roma

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resto Amazon sbarcherà a Cagliari: il nuovo customer service center del colosso del web aprirà nel capoluogo sardo nel secondo trimestre del 2013. Il centro si occuperà di gestire le richieste dei clienti di Amazon.it sia via telefono che via mail e chat e si prevede creerà 500 posti di lavoro tra tempo indeterminato e determinato. Grande soddisfazione per l'imminente apertura da parte del presidente Ugo Cappellacci, che ha confermato la piena collaborazione della Regione e la volontà di incontrare nell'isola i rappresentanti dell'azienda.

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’Accademia Popolare Gallurese Gavino Gabriel e del suo Coro, il Coro Gavino Gabriel, è nata nel lontano 1975, quando, assieme ai componenti del vecchio Coro Città di Tempio, ha mosso i primi passi. È passato tanto tempo ma sembra ancora ieri, poiché l’entusiasmo, l’abnegazione e la disponibilità che contraddistinguono questo gruppo, dovrebbero essere additate come esempio per il continuo impegno nella ricerca, nella elaborazione e nella riproposizione del canto sardo ed del

canto sardo/gallurese. Sono ormai migliaia le conferenze, i concerti e le manifestazioni alle quali ha partecipato. Una delle ultime è stata “L’Isola che c’è – La Sardegna incontra Roma”, organizzata da Giorgio Ariu, dinamico direttore della Gia Editrice, dal Gremio dei Sardi a Roma, dalla Fasi e dalla Municipalità Romana. Un'sperienza gratificante ed altamente emotiva soprattutto quando il Coro ha avuto l’alto onore di animare la Santa Messa nelle diverse cattedrali romane. Un'occasione di “incontro” con una parte degli oltre trecentomila sardi che da diverse generazioni vivono e operano a Roma, sempre attenti però alle tematiche riguardanti la nostra isola. Ancora più importante per lo spazio concesso al rapporto intercorso negli anni tra il Gremio dei Sardi e Gavino Gabriel, che ne è stato uno dei soci fondatori e assiduo collaboratore.

Lo spettacolo della natura

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La prima assoluta a Cagliari con la direzione artistica di Enzo Favata

o spettacolo di musica e immagini THE SECRET LIFE OF PARKS, anticipato in anteprima al Festival Musica sulle Bocche lo scorso mese di settembre, viene ora presentato in prima assoluta nella sua forma completa a Sassari e a Cagliari al Teatro Massimo. Lo spettacolo multimediale, elaborato su un'idea di Vittorio Gazale, direttore del Parco Regionale di Porto Conte e del Parco Nazionale di La Maddalena, è prodotto da “Isola dei Suoni” e affidato alla direzione artistica del musicista Enzo Favata. THE SECRET LIFE OF PARKS è un viaggio nel meraviglioso e assolutamente reale mondo della natura nei parchi della Sardegna e della Corsica, suddiviso in sei episodi e costituito da immagini filmate

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e fotografiche realizzate in parte dalla produzione ed in parte gentilmente concesse da professionisti del calibro di Mauro Sanna (avifauna e fauna selvatica

dell'Asinara), Mirko Ugo (flora e paesaggi dell'arcipelago della Maddalena), Giampiero Mulas (grotte di Capo Caccia),

Paolo Porcheddu, Roberto Barbieri e Gabriele Doppiu. Le musiche originali che accompagnano lo scorrere delle immagini, tra il jazz contemporaneo e il rock psichedelico anni Settanta, sono state composte a partire dalla suggestione delle immagini dal sassofonista Enzo Favata e alcuni dei suoi abituali collaboratori: Marcello Peghin (chitarre), Danilo Gallo (basso), U. T. Gandhi (batteria). Una guida anche alla scoperta della parte migliore dell’uomo, quella che non finisce di sorprendersi, conoscere, studiare e si prende cura del mondo e delle sue creature, che sarà registrata e stampata su un dvd a diffusione gratuita per la promozione dei Parchi.


PER IL CORPO E PER LA MENTE

La palestra diventa "club"

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a palestra Athlon è una associazione Sportiva nata per promuovere e divulgare la pratica dello Sport, sia esso finalizzato al benessere psico-fisico, sia alla preparazione agonistica. La filosofia si basa su un nuovo modo di intendere il benessere che non comprende solo la forma fisica ma anche il benessere mentale. Non parliamo più solo di palestra ma di un club, al quale appartenere. L’importanza e l’attenzione al benessere sono le priorità e vanno al di là di una semplice frequentazione di palestra. L'obiettivo è ispirare le persone e aiutarle a migliorare la qualità della loro esistenza, proponendo uno stile di vita sano. (Athlon, via De Gioannis - Cagliari)

Un calcio alla nostalgia

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ome lenire la nostalgia dopo vent'anni di intensa amicizia e di proficuo lavoro nella ristorazione a Milano? Per Giacomo e Valentino Deiana basta tenersi in contatto quotidiano con i sardi della capitale lombarda, anche promuovendo da Cagliari (ristorante Stella Marina di Montecristo) tornei di calcio e sponsorizzando la squadra degli amici di sempre

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E io pago senza soldi

In tempo di crisi, più potere alle persone: la geniale idea Sardex foto di Enrico Spanu

Cosa è Sardex.net Sardex.net è il primo Circuito di Credito Commerciale della Sardegna. Nasce alla fine del 2009 e comincia ad operare nel Gennaio 2010. Lo scopo del circuito

è quello di riconnettere le imprese del territorio, di fornire servizi di promozione ad alto valore aggiunto e fornire alle PMI dell'isola strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari a quelli tradizionali. Attualmente il circuito conta oltre 800 aziende di ogni dimensione e settore che generano un volume di scambi pari ad oltre 500.000 euro mensili, senza l'utilizzo di moneta corrente. In meno di 3 anni di operatività l'iniziativa ideata da 5 giovani imprenditori sardi ha letteralmente fatto il giro del mondo attirando su di sé l'attenzione crescente non solo dei media Sardi, Italiani ed Europei, ma anche di istituzioni, operatori finanziari e Venture Capital. Nell'ultimo anno il Circuito Sardex.net è stato inoltre insignito di numerosi premi e riconoscimenti prestigiosi tra i quali spiccano, solo per citarne alcuni, il “Premio Innovazio-

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ne” dell'Istituto Europeo di Design e la partecipazione a "Next – La Repubblica delle idee" promosso dal quotidiano La Repubblica, con l'inserimento del progetto tra le 20 idee destinate a cambiare la vita degli italiani.

Come funziona un circuito di credito reciproco? Il funzionamento è semplice: le PMI sarde si iscrivono al circuito versando una quota di iscrizione una tantum e una quota annuale commisurata alle proprie potenzialità. Ad ognuna di loro viene aperto un conto presso la camera di compensazione del circuito. Il conto è denominato in una valuta interna: il Sardex (1 sardex equivale ad 1 Euro), spendibile esclusivamente all'interno della rete. Ogni conto ha saldo iniziale pari a 0. Ad ogni azienda è accordata la possibilità di "andare in rosso", entro determinati limiti, e attraverso questo scoperto può effettuare acquisti presso altri iscritti alla rete. Ad ogni acquisto il conto dell'acquirente viene addebitato per un ammontare pari

al prezzo di vendita del bene/servizio acquistato. Viceversa il conto del fornitore sarà accreditato per un pari importo. Le aziende che evidenziano un saldo negativo potranno portare a pareggio il proprio conto semplicemente effettuando vendite presso altre aziende aderenti al circuito. Allo stesso modo le aziende con saldo attivo potranno monetizzare i Crediti Sardex accumulati facendo acquisti presso le altre imprese iscritte. Operando nel circuito le imprese aderenti hanno l'opportunità generare nuovo fatturato che diversamente non sarebbe stato generato e, rispendendo quanto incassato all'interno della rete presso altri iscritti, vanno sistematicamente ad abbattere parte dei propri costi, risparmiando preziosa liquidità e di migliorando i propri flussi di cassa. La funzione più importante del circuito è quella di aiutare le nostre aziende a recuperare, mantenere e/o acquisire preziose quote di mercato. Sardex.net infatti non va a sostituirsi al loro attuale mercato ma va piuttosto a sommarsi ad esso, offrendo alle aziende

l'opportunità di contribuire alla ripresa economica, ottimizzando la loro capacità produttiva e loro appetibilità sul mercato. Sardex.net è un modo nuovo di ripensare l’economia locale: interconnessa, collaborativa sostenuta dalla forza del gruppo e dalla fiducia reciproca. “Small, local and connected”. All'interno del circuito le aziende si finanziano reciprocamente a tasso zero, la ricchezza rimane nell’isola all’interno del circuito e vengono preferite le produzioni locali. Si limita il turismo delle merci e si incentivano modelli di sviluppo sostenibili. Ogni commessa tra imprese all’interno del circuito finisce per generare un circolo virtuoso. Sardex.net è un mercato che si autoalimenta, un sistema in cui ogni acquisto prelude a una vendita, una rete in cui sviluppare nuove e durature opportunità d’affari.


Ma cosa è in fondo il Sardex? Il Sardex non è una vera e propria moneta; è intangibile e nessuno può possederla fisicamente. Il Sardex è solo una semplice unità di conto, utile a misurare debiti e crediti all’interno del circuito. Tuttavia svolge alcune importanti funzioni della moneta, andando ad agire laddove la divisa ufficiale, l'euro, é insufficiente o comunque incapace di svolgere al meglio la propria funzione. Una forma di "moneta" che nasce dalle imprese per le imprese, il cui valore è garantito da qualcosa di più prezioso dell'oro: dalla fiducia delle imprese che scelgono di accettarlo e dalla loro capacità produttiva. Sardex.net è un modo per far fronte alla mancanza di liquidità, risparmiare euro e al contempo aumentare il proprio fatturato e la propria rete di relazioni.

In tanti hanno in questi anni definito Sardex come una start up tecnologica, e, la tecnologia, svolge certamente un ruolo importante. Tuttavia posso dire con certezza che alla base del successo dell’iniziativa non vi siano i sistemi informatici, che di certo aiutano, bensì il sistema di relazioni che il circuito va a generare. Sono le relazioni e la collaborazione con gli iscritti e tra gli iscritti il vero motore dell’iniziativa. Infatti i legami sociali che i circuiti di credito reciproco come Sardex intendono difendere sono un fondamentale elemento di ricchezza della collettività spesso trascurato dall’economia. Una scienza economica che intenda incidere positivamente nella vita degli individui non può e non deve limitarsi alla produzione di modelli teorici, all’analisi statistica dei fenomeni finanziari, monetari e di mercato o allo studio dei meccanismi di produzione di beni materiali. Dovrebbe aiutare l’individuo, le comunità a sviluppare

il proprio potenziale inespresso, infondere la consapevolezza dell’immane ricchezza che esso può generare, l’immensa ricchezza che ogni individuo ed ogni comunità rappresentano. É proprio questo che ogni mattina ci spinge a lavorare con coraggio e umiltà. La consapevolezza che Sardex.net non è un algoritmo, ma il lavoro quotidiano dello staff e delle aziende iscritte. E' per questo che, come sosteneva il Nobel per l’Economia John Nash, Adam Smith forse è stato finalmente davvero superato, e il risultato migliore non si ottiene quando ogni componente fa solo ciò che è meglio per sé, bensì quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo. Se è vero infatti che, come afferma qualcuno, in futuro “communities will be the new currencies”, le relazioni e la fiducia reciproca saranno presto i veri capitali su cui costruire nuovi modelli di sviluppo veramente condivisi e sotenibili.

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Il progetto sperimentat

spreco in risorsa: questo è l’obiettivo del modello Last t (il “mercato dell’ultimo minuto”). Un mercato dove per igenti, gli ultimi, non bisogna sprecare neppure un minuto e odotto. legiato per la sperimentazione di questo nuovo mercato è stione dell’invenduto alimentare. Nasce così il Last Minute

Fasi e ob

, che hanno perso il loro valore commerciale, vengono in deficit. Questi beni, pur avendo perso il valore di scambio, valore d’uso, ma non solo. Grazie al dono ed alla solidarietà, o amplia le relazioni sociali ed estende la nozione di valorizé deve avvenire in un luogo, un non mercato appunto, dove re a pieno titolo anche attori diversi dalle imprese commer) e dai consumatori con potere d’acquisto. Qui entrano in izzazioni no profit e le persone bisognose da queste assisea Segrè, Lo spreco utile. Il libro del cibo solidale. Trasforo in risorsa con i Last Minute Market: Food & Book, Edizioni logna, 2004, pp.19-20)

Nei moduli applicativi finora attuati di Last Minute Market Food non viene esclusa nessuna tipologia di attività commerciale, dalla grande struttura distributiva (ipermercato) al piccolo negozio di alimentari di vicinato per arrivare alla mensa industriale.

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n. o a n at sa 155 dell acc te i cr Co ma de o è ess sup ean so sì c rita l 25 sta ibile erio o u in cia om no” giu to so per re a na r gn st le i co iso si vend zion e ve . o 2 en as st rsa pr occ ut i, in ng 00 uto soc i ne su ol oge upa i, c gr ono 3, no iaz ce l te la rm io ssa rr Ve tre c tti L no ome ado coi co a ni ri ito ne he as de qu di nv sid tiv ca pe rio to in t M l m el es olt , S S i an le er i t de am rita r i d ici ar nu te ch cit ut tta en tiv nd i v lia de te ni e ar ti “le te c e. ivid alor , L gn M m ass e u gli ua e gg on om a, ar en is n en rla e d la ba in ket to d ton a do ti e P c el Le rd ie Fo eg o ia, m od li ind man arit bu gg a on e To on so an ige da tiv sc te, n im n d i e an E o t i a e mi sta ali a i e q pro le a Ma lia R ti fi bba uel dot srch om no ndo le c ti e. ag ra a na he na tt ti. , L iva I igu ti, ria ,

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Grafica: AntonioPalumbo.it

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Il modello Last Minute Market Food è una metodologia studiata e collaudata dall’Università di Bologna, Dipartimento di economia e ingegneria agrarie, che, attraverso il suo Spin-Off, Last Minute Market srl, è in grado di fornire tutte le competenze necessarie all’attivazione e gestione di progetti di recupero dell’invenduto. Il metodo consiste nella possibilità di recuperare e ridistribuire in loco i beni alimentari rimasti invenduti per le ragioni più varie, ma ancora perfettamente salubri, alle associazioni di assistenza che gestiscono mense per indigenti e a quelle che gestiscono l’assistenza agli animali d’affezione. La differenza con gli altri modelli già in uso è il concetto di spesa dell’ultimo minuto, che non prevede quindi stoccaggio e giacenza di prodotti e ne riduce al massimo i successivi sprechi e costi.

Le imprese possono gestire i prodotti invenduti in maniera innovativa e attivare un’azione concreta di Responsabilità Sociale di Impresa, oltre a risparmiare sui costi di smaltimento.

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Le Istituzioni vedono diminuire il flusso di rifiuti da gestire e ottengono maggiori risorse per l’assistenza alle fasce più deboli della popolazione.

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Il terzo regionale settore (associazioni e delle enti di carità) riceve prodotti gratuiti e di Rete economie solidali qualità e può così ridurre i costi di gestione e liberare maggiori risorse da reinvestire in qualità e quantità di servizi offerti ai propri assistiti. contro gli sprechi alimentari I cittadini hanno una migliore qualità di vita vivendo in un ambiente con meno rifiuti e più solidarietà.

Rete regionale delle economie solidali contro gli sprechi alimentari Il Mondo ringrazia.

Cos’è Alimentis Il progetto Alimentis, promosso nel 2004 dall’Agenzia regionale per il lavoro attraverso una sperimentazione del modello “Last Minute Market” nell’area vasta di Cagliari, consolida la propria attività attraverso la costruzione di altri rapporti donatore/beneficiario per la donazione di alimenti invenduti ma ancora salubri ai fini solidali da parte di soggetti operanti in altre aree della Sardegna, con la specifica finalità di costruire una vera e propria “rete regionale delle economie solidali contro gli sprechi”. Il modello LMM può essere esteso ad altri ambiti di intervento oltre a quello food (farmaci, libri e raccolta diretta di prodotti agricoli). Fasi e obiettivi Il progetto è diviso in differenti fasi che partono dal potenziamento nell’area in cui il modello è stato sperimentato, attraverso la stabilizzazione o la formalizzazione dei rapporti in essere tra donatore e beneficiario e arrivano all’attivazione della rete su scala regionale: 1. Potenziamento del modello nell’area vasta di Cagliari; 2. Identificazione delle aree territoriali nel cui ambito attuare il modello “Alimentis” già sperimentato nell’area vasta di Cagliari; 3. Identificazione e contatto dei soggetti potenzialmente interessati all’attuazione del modello “Alimentis” nei territori identificati come oggetto degli interventi; 4. Attivazione delle esperienze “Alimentis” territoriali; 5. Coordinamento operativo delle esperienze territoriali in funzione della costituzione della rete regionale prevista dal progetto Alimentis;

6. Diffusione nei punti della rete, costituita nel tempo, di un’ omogenea metodologia di rilevazione dei dati finalizzati all’operatività dell’Osservatorio regionale delle povertà, previsto dalla L.R. 23/2005; LE specificHE del progetto - la diffusione su tutto il territorio regionale del modello già sperimentato nel precedente progetto Alimentis; - la promozione, a livello regionale, di una rete che, utilizzando il modello Alimentis”, favorisca il raccordo tra tutti i soggetti impegnati nella donazione, nella raccolta e nel riutilizzo a fini solidali dei prodotti invenduti; - il supporto all’Osservatorio regionale delle povertà, attraverso la raccolta dei dati forniti dalla rete, nelle sue attività istituzionali. La “Rete regionale delle economie solidali contro gli sprechi”, attraverso il raccordo tra tutti gli attori indispensabili per l’attuazione, l’espansione e il consolidamento del modello su tutta l’area regionale, darà continuità e sostenibilità all’intervento sperimentale proposto dal progetto Alimentis. Invendibile ma buono Trasformare lo spreco in risorsa: questo è l’obiettivo del modello Last Minute Market (il “mercato dell’ultimo minuto”). Un mercato dove per favorire gli indigenti, gli ultimi, non bisogna sprecare neppure un minuto e neanche un prodotto. Il terreno privilegiato per la sperimentazione di questo nuovo mercato è quello della gestione dell’invenduto alimentare. Nasce così il Last Minute Market Food: “(...) i surplus, che hanno perso il loro valore


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

commerciale, vengono donati a chi è in deficit. Questi beni, pur avendo perso il valore di scambio, mantengono il valore d’uso, ma non solo. Grazie al dono ed alla solidarietà, questo scambio amplia le relazioni sociali ed estende la nozione di valorizzazione perché deve avvenire in un luogo, un non mercato appunto, dove possono entrare a pieno titolo anche attori diversi dalle imprese commerciali (for profit) e dai consumatori con potere d’acquisto. Qui entrano in scena le organizzazioni no profit e le persone bisognose da queste assistite”.

costi. Nei moduli applicativi finora attuati di Last Minute Market Food non viene esclusa nessuna tipologia di attività commerciale, dalla grande struttura distributiva (ipermercato) al piccolo negozio di alimentari di vicinato per arrivare alla mensa industriale.

La “Rete regionale delledelle economie solidali contro gli sprechi”, attraverso il raccordo tra tutti gli attori La “Rete regionale economie solidali contro gli sprechi”, attraverso il raccordo tra tutti gli attori indispensabili per l’attuazione, l’espansione e il consolidamento del modello su tutta l’areal’area regionale, indispensabili per l’attuazione, l’espansione e il consolidamento del modello su tutta regionale, darà darà continuità e sostenibilità all’intervento sperimentale proposto dal progetto Alimentis. continuità e sostenibilità all’intervento sperimentale proposto dal progetto Alimentis. - la diffusione su tutto il territorio regionale del modello già sperimentato nel precedente progetto - la diffusione su tutto il territorio regionale del modello già sperimentato nel precedente progetto Alimentis; Alimentis; - la promozione, a livello regionale, di una il modello Alimentis”, favorisca il il - la promozione, a livello regionale, di rete una che, rete utilizzando che, utilizzando il modello Alimentis”, favorisca raccordo tra tutti i soggetti impegnati nellanella donazione, nellanella raccolta e neleriutilizzo a finiasolidali dei dei raccordo tra tutti i soggetti impegnati donazione, raccolta nel riutilizzo fini solidali prodotti invenduti; prodotti invenduti; - il supporto all’Osservatorio regionale delledelle povertà, attraverso la raccolta dei dati dalladalla rete, rete, - il supporto all’Osservatorio regionale povertà, attraverso la raccolta dei forniti dati forniti nellenelle sue attività istituzionali. sue attività istituzionali.

Un aiuto concreto I beni recuperati creano una risorsa sul territorio di valore estremamente superiore ai costi necessari per individuarla e renderla accessibile per le associazioni caritative. Il modello è stato sostenuto normativamente con la Legge n. 155 del 25 giugno 2003, la cosiddetta “legge del buon samaritano”. Così come vengono coinvolti tutti gli enti caritativi e le associazioni, in grado di esercitare una domanda di prodotti invenduti, come quelle che assistono indigenti e quelle che si occupano del mantenimento degli animali abbandonati. I progetti Last Minute Market Food sono stati finora attivati, oltre che in Sardegna, in Piemonte, Emilia Romagna, Liguria, Veneto, Sicilia, Lombardia, Toscana e Marche.

Gli obiettivi specifici del progetto sono:sono: Gli obiettivi specifici del progetto

1. Potenziamento del modello nell’area vasta di Cagliari 1. Potenziamento del modello nell’area vasta di Cagliari 2. Identificazione delledelle aree aree territoriali nel cui attuare il modello “Alimentis” già sperimentato 2. Identificazione territoriali nelambito cui ambito attuare il modello “Alimentis” già sperimentato nell’area vasta di Cagliari; nell’area vasta di Cagliari; 3. Identificazione e contatto dei soggetti potenzialmente interessati all’attuazione del modello “Ali- “Ali3. Identificazione e contatto dei soggetti potenzialmente interessati all’attuazione del modello mentis” nei territori identificati comecome oggetto deglidegli interventi; mentis” nei territori identificati oggetto interventi; 4. Attivazione delle esperienze “Alimentis” territoriali; 4. Attivazione delle esperienze “Alimentis” territoriali; 5. Coordinamento operativo delle esperienze territoriali in funzione delladella costituzione delladella rete rete 5. Coordinamento operativo delle esperienze territoriali in funzione costituzione regionale prevista dal progetto Alimentis; regionale prevista dal progetto Alimentis; 6. Diffusione nei punti della rete, costituita nel tempo, di un’ omogenea metodologia di rilevazione 6. Diffusione nei punti della rete, costituita nel tempo, di un’ omogenea metodologia di rilevazione dei dati all’operatività dell’Osservatorio regionale delledelle povertà, previsto dalladalla L.R. 23/2005; dei finalizzati dati finalizzati all’operatività dell’Osservatorio regionale povertà, previsto L.R. 23/2005;

da Andrea Segrè, Lo spreco utile. Il libro del cibo solidale. Trasformare lo spreco in risorsa con i Last Minute Market: Food & Book, Edizioni Pendragon, Bologna, 2004, pp.19-20.

Da spreco a risorsa Il modello Last Minute Market Food è una metodologia studiata e collaudata dall’Università di Bologna, Dipartimento di economia e ingegneria agrarie, che, attraverso il suo Spin-Off, Last Minute Market srl, è in grado di fornire tutte le competenze necessarie all’attivazione e gestione

Vantaggi per tutti Le imprese possono gestire i prodotti invenduti in maniera innovativa e attivare un’azione concreta di Responsabilità Sociale di Impresa, oltre a risparmiare sui costi di smaltimento.

Il progetto è diviso in differenti fasi che partono dal potenziamento nell’area in cui il modello è statostato Il progetto è diviso in differenti fasi che partono dal potenziamento nell’area in cui il modello è sperimentato, attraverso la stabilizzazione o la formalizzazione dei rapporti in essere tra donatore e e sperimentato, attraverso la stabilizzazione o la formalizzazione dei rapporti in essere tra donatore beneficiario e arrivano all’attivazione delladella rete su regionale: beneficiario e arrivano all’attivazione retescala su scala regionale:

FasiFasi e obiettivi e obiettivi

Le Istituzioni vedono diminuire il flusso di rifiuti da gestire e ottengono maggiori risorse per l’as-

Caritas SCaritas an Saturnino Fondazione Onlus Onlus San Saturnino Fondazione

di progetti di recupero dell’invenduto. sistenza alle fasce più deboli della popolazione. Il metodo consiste nella possibilità di recuperare e ridistribuire in loco i beni alimentari rimasti inIl terzo settore (associazioni e enti di carità) venduti per le ragioni più varie, ma Rete ancora perriceve prodotti gratuiti e di qualità e può così regionale delle delle economie solidali Rete regionale economie solidali fettamente salubri, alle associazioni di assistenza ridurre controcontro gli sprechi alimentari gli sprechi alimentarii costi di gestione e liberare maggiori riche gestiscono mense per indigenti e a quelle sorse da reinvestire in qualità e quantità di servizi che gestiscono l’assistenza agli animali d’affezioofferti ai propri assistiti. ne. La differenza con gli altri modelli già in uso è I cittadini hanno una migliore qualità di vita il concetto di spesa dell’ultimo minuto, che non vivendo in un ambiente con meno rifiuti e più prevede quindi stoccaggio e giacenza di prodotsolidarietà. Per aderire al progetto come donatore o beneficiario basta contattare i nostri uffici: Per aderire al progetto come donatore o beneficiario basta contattare i nostri uffici: ti e ne riduce al massimo i successivi sprechi e


WINE PASSION

DOVE VA IL PECORINO

A ROMA SI MANGIA SARDO

Antonella Fadda

MAGIA DELLE TRADIZIONI


LE RICETTE DI SARDEGNATAVOLA®

Sa casadina durgalesa INGREDIENTI PER 4 PERSONE • • • • • •

300 g di semola 1 noce di strutto un pizzico di zafferano 200 g di formaggio fresco vaccino 4 foglie di mentuccia Sale e acqua

fh Vuoi vedere recensito il tuo ristorante o locale? Chiamaci allo 070 728356 o mandaci una mail a info@giacomunicazione.it.

RICETTA DELL'HOTEL "ISPINIGOLI" (Dorgali)

PREPARAZIONE Preparare l'impasto utilizzando la semola, l'acqua, lo zafferano, il sale e per ultimo lo strutto, e lavorarlo fino a renderlo elastico. Stendere la pasta e ricavarne dei dischetti dello spessore di 3-4 mm, con un diametro di circa 20 cm. Adagiare sui dischetti di pasta il formaggio vaccino condito con la mentuccia tritata finemente, un pizzico di zafferano e un po' di sale. Alzare il bordo del dischetto e con le punte dell'indice e del pollice pizzicarlo andando a formare “sos pittiches”. Infornare (possibilmente nel forno a legna) a circa 220° e cuocere per qualche minuto.

Tomino di Busa

con ricci, carciofi e pistilli di zafferano

RICETTA DEL RISTORANTE LA GUARDIOLA (Castelsardo) INGREDIENTI PER 4 PERSONE • • • • • • • • • • • •

Maccarones de busa Cipolla rossa Ricci di mare Carciofi Prezzemolo Pistilli di zafferano Grananglona stagionato vermentino peperoncino fresco olio extravergine d’oliva sale aglio

PREPARAZIONE Le cialde si ottengono arroventando una padella antiaderente sul fuoco, in seguito si versa a pioggia il grananglona grattugiato e qualche pistillo di zafferano, appena colora capovolgere la padella su una ciottola e dare la forma desiderata. La salsa ai carciofi viene ottenuta rosolando in padella gli spicchi di carciofo con un filo d’olio, appena dorati aggiungere la cipolla rossa a julienne, il peperoncino e l’aglio intero che verrà tolto in un secondo momento, dopodiché sfumare con del vermentino e proseguire la cottura per alcuni minuti, sul finire della cottura unite i pistilli. Parte della salsa verrà passata e unita al momento del salto della pasta insieme ai ricci. Per ottenere i tomini infornare in delle coquotte i busa appena saltati con la salsa e poi capovolgerli sul piatto di portata.

RISTORANTE SA BARRACCA (Quartu S.Elena)

E

’ la meta preferita per il pranzo fuori porta, il ristorante che richiama uomini d’affari e i tanti viaggiatori sull’asse Aeroporto di Elmas - strada 125 per le spiagge. Un costante e irrinunciabile approdo per i campidanesi orgogliosi del “loro storico locale”. Il pescato del giorno è a vista, così la zona cottura, poi la sequenza dei prodotti di stagione con la spettacolarità dei funghi. L’ospitalità e l’efficienza di Alessandro Ortu sono un valore aggiunto. Sa Barracca Viale Europa, 53 09045 Quartu Sant’Elena (CA) Telefono 070 813570 E-mail sabarracca@tiscali.it

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DIRETTORE RESPONSABILE Giorgio Ariu (g.ariu@giacomunicazione.it)

STAMPA E ALLESTIMENTO Grafiche Ghiani

CAPOREDATTORE Simone Ariu (s.ariu@giacomunicazione.it)

SCRITTI Antonello Angioni, Giorgio Ariu, Simone Ariu, Ignazio Artizzu, Simone Atzeni, Cristiano Erriu, Chiara Fadda, Antonello Gregorini, Eugenio Lai, Giampaolo Lallai, Carlo Mancosu, Lorelyse Pinna, Michele Piras, Luca Zanda

SEGRETERIA DI REDAZIONE Antonella Solinas (info@giacomunicazione.it) PROGETTO GRAFICO Simone Ariu (s.ariu@giacomunicazione.it) REDAZIONE E CENTRO DI PRODUZIONE via Sardegna, 132 - 09124 Cagliari · Tel. e Fax 070 728356 CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ GIA Comunicazione (info@giacomunicazione.it)

FOTO Maurizio Artizzu, Comunecagliarinews.it, Sara Deidda, Stefano Fanni, Mario Lastretti, Diego Lecca, Eugenio Matta, Massimiliano Trotta Registrazione presso il Tribunale di Cagliari (n. 271 del 23 Gennaio 1973)

© È severamente vietata la riproduzione, anche parziale, di testi, fotografie, disegni e soluzioni creative.

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