Archeomatica 1 2019

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rivista trimestrale, Anno X - Numero 1

marzo 2019

ArcheomaticA Tecnologie per i Beni Culturali

A nalisi Elaborazione

per

I mmagini

fotogrammetrica open source

Tecniche neutroniche per i Beni Culturali IRR

and

XRF

investigations

Il Grande Emiciclo dei Mercati di Traiano a Roma

www.archeomatica.it



EDITORIALE

Vero,

autentico e autografo

Il volume ‘De re metallica. Dalla produzione antica alla copia moderna’ a cura di Mauro Cavallini e di Giovanni Ettore Gigante, edito nel 2006 dall’Erma di Bretschneider, senza essere una novità, è ancora un’attuale ‘admiranda’ per il metodo di approccio storico alle tecnologie antiche e alla cultura dei metalli. Ben più che un approfondimento utile è infatti il metodo di analisi comparata delle micrografie della produzione orafa antica, della numismatica e dei preziosi accanto ai prodotti della loro fruizione attraverso i secoli, che introduce alle metodologie di archiviazione in banche dati delle risultanze conseguite vantaggiosamente dalle tecnologie in uso applicate ai beni culturali musealizzati. E’ inoltre la storia dell’attività dei luoghi di produzione perenni, non solo miniere ma botteghe dell’Etruria: Populonia, Tolfa, Veio e Vulci per ricordare le più famose. Tra falso e falsificabile il panorama di abilità tecnica dell’artigiano che imita e riproduce al committente l’antico simbolo di grandezza secolo per secolo. Quali tecnologie si prestano oggi al riconoscimento e alla distinzione di falso e di autentico e come attribuire una misura e una scala di grandezza in parole alla documentazione calibrata di un originale? Disegno, mappatura, incisione e fotografia sono documentazioni primarie di identificazione di un oggetto, ma lo sono anche le radiografie, l’infrarosso e la micrografia, tecnologie che studiano in profondità e al microscopio il materiale di composizione, restituendo i dati analitici che lo conformano e la cronologia. Alcuni parametri radiografici hanno subito una variazione storico-critica nel tempo che poco ha a che vedere invece con la determinazione di un autografo. Tra questi il ripensamento nel sostrato della tela, che se è indizio della sua originalità nel trattamento a corpo del dipinto, non lo è ugualmente dello stile pittorico autografico, non disponendo di una massa di dati che contraddistinguano e configurino una categoria adeguata al procedimento analogico di indagine nemmeno per un solo maestro. Anche la tecnica di incisione del contorno delle figure e di singoli elementi pittorici di un quadro sono da considerare per lo più limitatamente alla storia strutturale di un determinato dipinto una volta che sia conosciuto il suo autore, ma non per questo generalizzabili ad ogni attribuzione, finendo per ricadere nelle determinazioni bibliografiche ottocentesche di bottega e di scuola, invece che accoglierne individuata dal segno, evidentemente strutturato dal tempo, la sovrapposizione della pratica incisoria con elaborazione di cartoni da quel supporto. La Cappella Sistina oltre che sede dei conclavi per l’elezione dei pontefici e luogo di rappresentanza e di visita è stata di secolo in secolo un’autentica bottega pittorica e di restauro. Come la vediamo oggi è pur sempre un cumulo di modificazioni accidentali innumerevoli: la microscopia è una tecnologia non invasiva utile a comprendere come sia quasi inevitabile che una semplice ‘pulitura’, non solo la rimozione di patine e pigmenti, comporti nella reazione chimica elementare l’aggregazione a fresco di corpuscoli presenti nell’aria oltre una tipica efflorescenza. La virtualità della riproduzione fotografica ha salvato innumerevoli opere dalla distruzione degli operatori di mercato e viceversa operatori di mercato grazie alla loro esperienza hanno esposto anche solo virtualmente una mole altrimenti incatalogabile di falsificazioni, cioé di nuovi originali tratti da copie antiche, restituendoci in quanto fabbricatori un metodo per riconoscerle: semplificando molto dovremmo dire più originali dell’originale, ma è raro che raggiungano notorietà se non alla cronaca del collezionismo, come i fratelli Peruggia e il furto della Gioconda, o come Eric Hebborn in tempi molto recenti alla cronaca dell’autobiografia accademica. Hanno dimostrato tuttavia come per collezionisti e musei l’etichetta scientifica di autografia lasci un margine apprezzabile all’originale migliore che incontra il gusto personale: meno importa che l’oggetto nulla abbia a che vedere con la cultura e la veridicità della scienza, per la quale è fondamentale non solo il pubblico e non tanto l’effetto emozionale suscitato, ma il dove quel prodotto sia stato ritrovato e si trovi, cioé il suo viaggio di documento storico nel tempo anche quando il curatore di un’esposizione voglia declassarlo o innalzarlo a copia o replica. Non una parola nel ‘De re Metallica’, in realtà dovuto a molti coautori, sui bronzi di Riace, che chiunque può visitare nel Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria e per i quali venne coniata l’espressione di ‘giacimento’ culturale. Invece, una particolare attenzione è dedicata dal libro al Marco Aurelio e alla sua sofistificazione, fusa dalla Zecca dello Stato, e che ora è al suo posto sul basamento della piazza del Campidoglio nel ruolo di icona virtuale della vera statua equestre collocata al riparo dalle intemperie nell’omonima esedra dei Musei Capitolini. A questo proposito è da aggiungere che il rilievo stereofotogrammetrico della scultura bronzea, preliminare alla realizzazione del modello di fusione in PVC, era dovuto a Carmelo Sena, recentemente scomparso e che il Marco Aurelio venne dipinto senza dorature e su basamento da Filippino Lippi nella Disputa di S. Tommaso della Cappella Carafa in S. Maria sopra Minerva.

Buona lettura, Francesca Salvemini


IN QUESTO NUMERO DOCUMENTAZIONE 6 Strumenti, tecniche e soluzioni Open Source a confronto per l’elaborazione fotogrammetrica delle immagini digitali in ambito archeologico di

Roberto Montagnetti, Pier Paolo Chiraz,

Andrea Ricci, David Gerald Pickel

Nuova indagine diagnostica sul dipinto dell'Annunciata di Antonello da Messina effettuato utilizzando la riflettografia IR e lo XRF mapping, al fine di indagare l'area tra il volto della Vergine e il velo blu alla sua sinistra. Ricerche precedenti in infrarossi avevano già suggerito la differenza spettrale tra la porzione del velo interna lungo la guancia sinistra della Vergine caratterizzata da un tono diverso rispetto al velo intero che rivela la tipica risposta spettrale rossa del pigmento blu. Questo non è distinguibile nell'immagine nel campo del visibile.

3DTarget

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Codevintec

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ESRI

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Geogrà

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Geomax

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Geomedia

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IMAGE S

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Leica

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Profilocolore

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Stonex

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Topcon

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ArcheomaticA Tecnologie per i Beni Culturali Anno X, N° 1 - GENNAIO 2019

Archeomatica, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e, in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione avanzata del web con il suo social networking e le periferiche "smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia, enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.

14 Caratterizzazione avanzata mediante tecniche neutroniche nel settore dei Beni Culturali di

Massimo Rogante

GUEST PAPER 22 IRR and XRF investigations on Annunciata by Antonello da Messina to trace the original appearance of The Blue Veil by

Maria Francesca Alberghina, Fernanda Prestileo, Salvatore Schiavone

Direttore Renzo Carlucci dir@archeomatica.it Direttore Responsabile Michele Fasolo michele.fasolo@archeomatica.it Comitato scientifico Annalisa Cipriani, Maurizio Forte, Bernard Frischer, Giovanni Ettore Gigante, Sandro Massa, Mario Micheli, Stefano Monti, Francesco Prosperetti, Marco Ramazzotti, Antonino Saggio, Francesca Salvemini, Rodolfo Maria Strollo

Redazione

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Giovanna Castelli

giovanna.castelli@archeomatica.it

LICIa ROMANO

LICIA.ROMANO@archeomatica.it

valeRio CaRluCCi valerio.carlucci@archeomatica.it doMeniCo santaRsieRo domenico.santarsiero@archeomatica.it luCa papi luca.papi@archeomatica.it


RUBRICHE

RIVELAZIONI

36 AGORÀ

28 Determinazione dei parametri delle curvature esistenti nel Grande Emiciclo dei Mercati di Traiano nell’area archeologica centrale a Roma

di

Notizie dal mondo delle Tecnologie dei Beni Culturali

42 AZIENDE E

PRODOTTI

Renzo Carlucci, Donato Tufillaro, Lucrezia Ungaro

Soluzioni allo Stato dell'Arte

46 EVENTI

RESTAURO 32 La termografia come tecnica diagnostica non invasiva per il moderno esercizio della tutela: alcuni casi di studio di

Francesco Miraglia

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Editore MediaGEO soc. coop. Archeomatica è una testata registrata al Tribunale di Roma con il numero 395/2009 del 19 novembre 2009 ISSN 2037-2485

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chiusura in redazione:

28 maggio 2019


DOCUMENTAZIONE

Strumenti,

tecniche e soluzioni

Open Source

a

confronto per l’elaborazione fotogrammetrica delle immagini digitali in ambito archeologico il caso della sepoltura in

Necropoli Tardoantica

di

“Enchytrismos” proveniente Poggio Gramignano

dalla

di Roberto Montagnetti, Pier Paolo Chiraz, Andrea Ricci, David Gerald Pickel

Fig. 1 - Nuvola densa ottenuta con MicMac (sinistra) e con OpenMVG (destra).

Il presente lavoro non vuole essere un trattato sulla teoria della fotogrammetria a cui si rimanda ad altri contributi per tutti gli approfondimenti del caso (KRAUS 1994; SELVINI 1994), bensì una panoramica sui vari software open source che possono essere utilizzati per ottenere rendering, dati fotogrammetrici e planoaltimetrici georeferenziabili e fruibili con strumenti GIS a partire dalla gestione del dato bidimensionale (frames e scatti fotografici).

A

ttualmente infatti tutte le fasi di elaborazione fotogrammetrica delle immagini digitali possono essere eseguite interamente in ambiente open source con tutti i vantaggi che questo comporta (Stallman 2003; Aliprandi 2010). Questo contributo, pertanto, vuole fornire un’alternativa all’utilizzo dei più blasonati software fotogrammetrici commerciali, prendendo in esame e mettendo a confronto le differenti modalità di elaborazione fotogrammetrica disponibili a livello open source per ottenere il dato finale, cercando di capire se e come è possibile integrarne le informazioni e quali sono le condizioni ottimali per ottenere il risultato migliore. I software utilizzati sono stati: MicMac (https://micmac. ensg.eu/index.php/Accueil), OpenMVG (https://github. com/openMVG/openMVG), CloudCompare (https://www. danielgm.net/cc/), MeshLab (http://www.meshlab.net/), Qgis2.8 (https://www.qgis.org/it/site/) e GrassGIS7 (https://grass.osgeo.org/). Il lavoro di comparazione-integrazione tra i diversi software citati è stato testato su una sepoltura in enchytrismòs rinvenuta durante gli scavi condotti nel sito archeologico di Poggio Gramignano – Lugnano in Teverina (TR) (Inwood, Motagnetti, Pickel 2016). Le indagini archeologiche in questo sito, effettuate inizialmente dalla Soprintendenza dei Beni Archeologici dell’Um-

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Tecnologie per i Beni Culturali bria per il biennio 1982 – 1984 e portate avanti, successivamente, dal l988 al 1992 e poi ancora dal 2016 al 2018, dall’Università di Tucson – Arizona, sotto la direzione scientifica del Prof. Devid Soren, hanno portato al rinvenimento dei resti di un’imponente villa rustica, che doveva estendersi su una superficie di circa 2000 mq e il cui impianto originario risale alla metà del I secolo a. C. circa. Dopo il momento di apogeo, culminato alla metà del I secolo d. C., a partire dalla fine dello stesso secolo, iniziò una lenta ed inesorabile decadenza della struttura, testimoniata dall’abbandono del settore residenziale della villa, fino al completo crollo del complesso nel III secolo d. C. a causa di cedimenti strutturali dovuti agli smottamenti della collina verso il fondovalle. Nonostante questo, il sito continuerà ad essere frequentato anche successivamente: gli scavi, infatti, hanno rivelato come a partire dal 450 d. C. circa, una serie di vani ormai in disuso della villa furono adibiti a necropoli da cui emersero i resti inumati di 49 infanti, di un’età compresa fra lo stato fetale e i 6 mesi, più un individuo di 2-3 anni di vita, morti tutti nel giro di poco tempo, probabilmente a causa di un’epidemia di malaria. Una realtà archeologica molto rara in Europa, che ha fatto di questi ritrovamenti un’eccezionale scoperta scientifica (Soren, 1999). OBIETTIVI E PREROGATIVE I risultati finali che si possono acquisire da un rilievo fotogrammetrico e che possono essere utilizzati nelle varie fasi di una ricerca archeologica con scopi differenti consistono, in genere, nell’ottenere dal manufatto (come in questo caso) o dall’area presa in esame: 4 un modello tridimensionale dell'oggetto o dell’area rilevata, restituito sottoforma di una nuvola di punti densa e renderizzato con texture associata, 4 il Digital Surface Model (DSM), 4 l’elaborazione di ortofoto. Questi dati possono essere poi georeferenziati, possibilmente, in un sistema di riferimento geografico noto. Anche in questo caso, pertanto si è lavorato al raggiungimento di tali prodotti finali che i software open source impiegati hanno permesso di ottenere utilizzando, tuttavia, percorsi e strategie differenti ma dimostrando, al tempo stesso, grande affidabilità e, come si vedrà più avanti, dando la possibilità di sfruttarne le relative caratteristiche in maniera integrata per arrivare ad elaborati finali di elevatissima qualità e risoluzione.

7 Tali output, inoltre, consentono poi di essere gestiti ed utilizzati per ottenere, in ambiente GIS, ulteriori dati quali sezioni, valori di acclività, valori di esposizione e soprattutto la possibilità di una digitalizzazione degli stessi in grado da accogliere qualsiasi tipo di informazione grazie al database associato a ciascun elemento vettoriale. ACQUISIZIONE DELLE IMMAGINI DIGITALI L’acquisizione delle immagini pertinenti la sepoltura in enchytrismòs usata come modello per le diverse procedure fotogrammetriche attuate in questo lavoro, è avvenuta per mezzo di una macchina digitale NIKON D90 avente lunghezza focale 24.0 mm (35 mm equivalente: 36.0 mm) con sensore CMOS 23,6 mm X 15,8 mm (rispettivamente base x altezza). Tali informazioni (dati del sensore) risultano fondamentali per le operazioni di calibrazione e di orientamento eseguite sia dal software MicMac che da OpenMVG e vanno inserite, con apposita codifica, in un file specifico. Nel caso di MicMac risulta essere un file .xml denominato “DicoCamera.xml”, mentre nel caso di OpenMVG è un file di testo denominato “sensor_width_camera_database.txt”. Sono state scattate 56 fotografie in totale, alcune delle quali eseguendo degli zoom ottici. Le immagini sono state processate con il software MicMac ed OpenMVG ed hanno consentito di ottenere una nuvola densa costituita rispettivamente da 2.050.760 punti e 23.874.968 punti (Fig. 1). Si è deciso per motivi legati a tempi di calcolo, di utilizzare i risultati ottenuti con MicMac sebbene le operazioni sulla nuvola densa che si descriveranno in seguito siano applicabili in toto al risultato proveniente dall’elaborazione con OpenMVG. DESCRIZIONE DEL FLUSSO DI LAVORO: GENERAZIONE DI UN’ORTOFOTO GEOREFERENZIATA In questo lavoro sono stati testati due distinti metodi per ottenere un’ortofoto georeferenziata del manufatto preso in esame. Il metodo più diretto è senza dubbio quello di utilizzare gli algoritmi presenti all’interno di MicMac che permettono di assegnare a dei punti noti individuabili direttamente nelle foto a disposizione, delle coordinate geografiche note (in questo caso target posizionati sul terreno prima dell’acquisizione fotografica e rilevati con strumentazione GPS) elaborando un’immagine finale georeferenziata. L’altro metodo, invece, richiede un utilizzo comparato di tre diversi software: MicMac, CloudCompare e Meshlab. Esso consiste nel generare un’immagine ortogonale ad alta riso-

Fig. 2 - Procedura di inserimento delle coordinate 2D e 3D dei GCP attraverso il modulo “SaisieAppuisInitQT” (a sinistra) e “ SaisieAppuisPredicQT” (a destra).


luzione mediante una mesh texturizzata ed operare la georeferenziazione dell’immagine ottenuta direttamente all’interno del software Qgis attraverso lo strumento “Georeferenziatore” (vedi Infra). Non sono state riscontrate differenze evidenti tra i due metodi proposti. Procedura diretta: Ortofoto ottenuta mediante MicMac MicMac tra i suoi innumerevoli moduli per l’elaborazione e gestione dei dati fotogrammetrici ne possiede alcuni che permettono di trasformare un orientamento puramente relativo, ottenuto con il modulo “Tapas”, in uno assoluto, attraverso almeno 3 Ground Control Point (GCP), posizionati anticipatamente sul terreno prima dell’acquisizione Fig. 4 - Immagine georeferenziata ed importata in Qgis. delle immagini, la cui proiezione è nota in almeno 2 fotogrammi. Ciò avviene utilizzando due moduli: “GCPBascule” e “Campari”, i quali permettono di trovare la migliore posizione ed orientamento punti, quali quelli presenti in MicMac, hanno necessità di della camera nel momento in cui sono stati effettuati gli calcolare la calibrazione e gli orientamenti dei fotogrammi scatti. L’utilizzo di questi due moduli è agevolato da al- utilizzati (Fig. 3). tri due strumenti, rispettivamente “SaisieAppuisInitQT” e In virtù di tali algoritmi che sono utilizzati per ottenere la “SaisieAppuisPredicQT”, i quali non sono altro che delle in- calibrazione e l’orientamento delle foto, MicMac ha quindi terfacce grafiche di “GCPBascule” e “Campari” che permet- la possibilità di generare un file di esportazione degli orientono di assegnare ai GCP presenti sui fotogrammi acquisiti tamenti delle prese fotografiche in formato “.mlp” che può le corrispondenti coordinate X,Y,Z battute con il GPS in un essere caricato da MeshLab. Tale operazione è resa possibile sistema di riferimento cartografico (Fig. 2). attraverso il modulo “Apero2meshlab”, il quale genera una Tali operazioni sono propedeutiche al modulo “Tawny” che cartella di lavoro all’interno della quale vengono stoccate permette di generare, infine, in abbinamento al modu- le foto utilizzate ed un file denominato “meshlabProj.mlp” lo “Malt” in modalità “Ortho”, l’ortofoto georeferenziata che contiene, appunto, le informazioni inerenti gli orientadell’oggetto come nel caso di questo lavoro o dell’area ri- menti delle stesse. levata. A questo punto, dopo aver collocato la mesh in formato L’ortofoto ottenuta può quindi essere così importata all’in- .ply elaborata in CloudCompare nella cartella generata dal terno del GIS. modulo di MicMac, avviando Meshlab, basterà aprire al suo interno il file .mlp ottenuto sempre grazie allo strumento Procedura indiretta: Ortofoto ottenuta mediante MicMac, di MicMac “Apero2meshlab” e caricare la mesh in formaCloudCompare e MeshLab to .ply, ricavata invece da CloudCompare, per associare In questo caso il procedimento utilizzato integra l’uso di una texture fotografica al modello mediante il comando CloudCompare e MeshLab sfruttando un altro algoritmo di “Parameterization+texturing from registered raster” di MicMac chiamato “Apero2MeshLab”. Meshlab. Il primo passo è stato quello di utilizzare il plugin presente La texture può essere quindi esportata come un’immagine in CloudCompare per il calcolo delle normali (Hough Normal ad alta definizione ed essere georeferenziata direttamenComputation) tramite il quale è stato possibile generare la te tramite lo strumento “georeferenziatore” all’interno di relativa mesh poligonale (Poisson Surface Reconstruction) Qgis (Fig. 4). dell’oggetto preso in esame. Gli algoritmi di Computer Vision per generare la nuvola di DESCRIZIONE DEL FLUSSO DI LAVORO: GENERAZIONE DEL DIGITAL SURFACE MODEL (DSM) Anche per l’elaborazione del Digital Surface Model (DSM) sono stati testati diversi metodi. Il più diretto è senza dubbio quello di utilizzare gli algoritmi presenti all’interno di MicMac che permettono di ottenere delle mappe di profondità (“Depth Map”) mediante tecniche ed algoritmi di Computer Vision durante la fase di generazione dell’ortofoto. Gli altri due metodi consistono nell’importare la nuvola di punti densa all’interno di Grass e utilizzare gli algoritmi di interpolazione di quest’ultimo (vedi infra).

Fig. 3 - Visualizzazione dell’orientamento degli scatti utilizzati per la realizzazione del modello 3d del manufatto preso in esame.

Procedura diretta: DSM ottenuto mediante MicMac L’algoritmo utilizzato è “Malt” in modalità “ortho” con opzione “EZA=1” che permette di esportare il dato della “Depth Map” in una quota “Z” assoluta. Tale algoritmo è stato eseguito dopo aver processato il dato per la generazione dell’ortofoto così come è stato descritto in precedenza. L’output generato è un GeoTiff (quindi georeferen-

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Tecnologie per i Beni Culturali

Fig. 5 - Esportazione in un file Geotiff della “Depth Map” generata con MicMac ed importato in Grass (a destra dell’immagine è riportata la legenda della quota espressa in metri sul livello del mare).

ziato) con le informazioni inerenti la quota espresse in valore assoluto. Il file può essere, a questo punto, importato e gestito in un software GIS. In questo caso è stato utilizzato Grass (Fig. 5). Procedura indiretta: DSM ottenuto mediante Software GIS Le due procedure seguenti che verranno descritte nel dettaglio si diversificano nella modalità di georeferenziazione della nuvola densa relativa all’oggetto acquisito. Infatti, nel primo caso la nuvola di punti viene georiferita sfruttando il plugin di CloudCompare “Aligns two clouds whit picking equivalent points pair”, mentre nel secondo caso, utilizzando un l’algoritmo di Grass “v.ply.rectify”. In quest’ultimo caso, tuttavia, è stato necessario scrivere preventivamente uno script in python che cambiasse la formattazione del file di output relativo alla nuvola densa del modello 3d derivante da CloudCompare in modo da renderla adatta ad essere gestita dall’algoritmo v.ply.rectify di Grass. Procedura tramite “Aligns two clouds whit picking equivalent points pair” (Cloud Compare) La procedura consiste nell’assegnare ai punti corrispondenti all’interno della “dense cloud” del modello, le coordinate metriche del sistema di riferimento adottato. Per fare questo è necessario importare all’interno di CloudCompare anche il file “.txt” relativo alle coordinate dei GCP utilizzati

9 sul campo restituite dal GPS. Nello specifico, le coordinate di ciascun GCP riportate nel file “.txt” devono essere affiancate da differenti valori RGB secondo lo schema seguente: X, Y, Z, R, G, B. Lo scopo di accostare dei valori RGB ad ognuna delle triplette di coordinate è quello di poter visualizzare concretamente all’interno del canvas del software i vari GCP utilizzati che, altrimenti, non avendo attributi di colore, sarebbero invisibili sullo schermo. Solo dopo tale operazione, è possibile allineare, all’interno di CloudCompare, il modello ai GCP attraverso lo strumento “Aligns two clouds by picking equivalent point pairs”, scegliendo il modello 3d elaborato quale modello da allineare e i GCP come punti di riferimento. Tale operazione nella pratica consiste nel cliccare manualmente sul modello in corrispondenza delle mire che erano state posizionate a terra durante la fase di acquisizione delle immagini aeree, anch’esse ovviamente riprodotte nel modello e poi indicare a quale dei GPC importati (sottoforma di punti di diverso colore) ciascuna di esse corrisponde. La procedura di allineamento può essere eseguita anche usando la mesh texturizzata del modello, il che agevola notevolmente la visibilità dei punti da allineare. Il risultato finale di questa operazione sarà quello di ottenere un modello tridimensionale vettoriale (dense cloud) georiferito che, esportato in formato “.ply” o “.ascii” sarà possibile importare all’interno del software GIS per ricavarne, mediante apposito algoritmo di interpolazione, il DSM dello stesso. In particolare, anche in questo caso, il software GIS utilizzato è stato Grass e l’algoritmo di interpolazione v.surf. rst (Fig. 6). Procedura tramite “v.ply.rectify” (GRASS) Il file relativo alla nuvola densa del modello rilevato, dopo essere stato pulito e snellito all’interno di CloudCompare, con i vari tools messi a disposizione dal software, è stato esportato in un file “.ply”, formato “ascii”, non “binary”. Dopo di chè è stato importato e georeferenziato in Grass attraverso il comando v.ply.rectify. Tale modulo di Grass per poter funzionare correttamente necessita che un file di testo contenente le coordinate dei punti di controllo del terreno (GCP) sia inserito nella stessa cartella in cui si trova la nuvola di punti ed avere lo stesso nome di quest’ultima ma terminare con l’estensione “.txt” anziché “.ply”. Dopo questa procedura è possibile visualizzare la nuvola densa georeferenziata direttamente nel canvas di Grass attraverso il comando v.in.ply.

Fig. 6 - Punti vettoriali importati in Grass (a sinistra) e DSM derivante dall’interpolazione degli stessi (a destra).


Fig. 7 - Punti vettoriali importati in Grass dopo aver eseguito l’algoritmo v.ply.rectify (a sinistra) e DSM derivante dall’interpolazione dei punti vettoriali (a destra).

A questo punto è stato possibile ottenere il relativo DSM applicando lo stesso algoritmo di interpolazione già visto in precedenza v.surf.rst (Fig. 7). CONFRONTI E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Le modalità di gestione dei dati sopra descritte sono state oggetto di confronto ed analisi. Si è utilizzata l’ortofoto ottenuta mediante gli algoritmi di MicMac come base di comparazione tra la nuvola densa georeferenziata ottenuta mediante l’utilizzo di CloudCompare e quella ottenuta tramite l’algoritmo di Grass “v.ply.rectify”. Da tale confronto emerge una perfetta corrispondenza del dato vettoriale proveniente da CloudCompare con l’ortofoto generata tramite MicMac, al contrario, il dato vettoriale proveniente dall’algoritmo di georeferenziazione “v.ply. rectify” di Grass risulta non perfettamente corrisipondente. Se si analizza il dettaglio di tale difformità si può osservare come questa si attesti tra un valore variabile tra circa 6.5 mm e circa 9.5 mm (Fig. 8). In virtù di quanto appena riportato si è deciso pertanto di utilizzare i dati provenienti da MicMac e quelli provenienti da CloudCompare. Nello specifico, se si esamina con minuzia questi dati, si può notare come il DSM generato con MicMac sia perfettamente corrispondente all’oggetto rilevato, restituendo un dettaglio molto elevato soprattutto dell’anfora e dell’area immediatamente intorno ad essa, mentre risulta non perfettamente conforme nel settore meridionale dove sono

Fig. 8 - Dettaglio della sovrapposizione del file vettoriale importato in Grass mediante l’algoritmo v.ply.rectify con l’ortofoto generata tramite MicMac.

presenti dei frammenti di laterizi e pietre emergenti dal fondo del taglio di sepoltura. Viceversa, il file generato in CloudCompare risulta perfettamente corrispondente nel settore meridionale, mentre l’area dell’anfora risulta interessata da punti spuri che concorrono a non rendere il modello perfetto (Fig. 9). Nonostante queste lievi imprecisioni, la possibilità di utilizzare dati gestiti e provenienti da differenti software attraverso l’uso del GIS, quale ad esempio Grass, consente di poter utilizzare ed integrare i dati migliori scartando e non considerando quelli che risultano meno pertinenti. Nel caso specifico si è potuto così integrare l’area dell’anfora proveniente dal DSM generato con MicMac con quella proveniente dal DSM generato dal file proveniente dal plugin di allineamento di CloudCompare (“Aligns two clouds whit picking equivalent points pair”), mediante un’operazione di mapalgebra condotta sui due medesimi file raster del DSM, attraverso un algoritmo di “patch” (Fig. 10). Il file ottenuto è quindi quello che in maniera migliore rappresenta la realtà che si vuole esaminare e rappresentare. Tramite il DSM è quindi possibile derivare le “contours” ed ottenere informazioni di quota lungo sezioni a proprio piacimento e secondo l’utilità. Infine, importando tali output all’interno di Qgis è possibile oltre che digitalizzarli, sfruttare tutti i vari tools e plugins messi a disposizione dal programma per ottenere pratici e veloci tematismi grafici ed altri tipi di informazioni quali, ad esempio, la possibilità di estrarre automaticamente profili altimetrici tramite il plugin “Terrain”. Come si è potuto vedere, gli strumenti open source permettono di ottenere i risultati attesi percorrendo itinerari e strategie di lavoro differenti. La conoscenza di tali possibilità, sebbene ogni procedimento si è rivelato essere, di fatto, attendibile, permette di codificare ed ottenere un modello che sia il più attinente possibile alla situazione che si sta studiando e, quindi, il più attendibile. In un’analisi basata sulla relazione tra UUSS/UUSSMM come quella archeologica l’attendibilità della documentazione prodotta è di fondamentale importanza perché da quest’ultima dipende l’interpretazione finale dei dati di scavo. Nel caso specifico dello scavo di Poggio Gramignano la ricostruzione tridimensionale delle sepolture rinvenute, oltre a semplificarne il rilievo digitale tramite l’esportazione di ortofoto e sezioni, facilita il riconoscimento delle relazioni stratigrafiche esistenti tra le sepolture e le altre UUSS del contesto di indagine, ma soprattutto permetterà, alla fine del processo fotogrammetrico, di ricostruire l’effettiva di-

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Tecnologie per i Beni Culturali stribuzione topografica di tutte le sepolture rinvenute all’interno dell’area cimiteriale, consentendo, in questo modo, di avere una visione d’insieme di tutta la necropoli. In altre parole, avendo a disposizione un modello 3d unico georeferenziato che includa sia le strutture ancora in situ che le sepolture messe in luce, sarà più facile capire molte più cose circa la loro disposizione, quali, ad esempio, se esse seguano precisi schemi di allineamento, quali sono i principali livelli di quota a cui si attengono e altre informazioni che, in generale, aiutano notevolmente il processo di interpretazione finale dei dati.

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Fig. 9 - Visualizzazione delle curve di livello su ortofoto georeferenziata derivanti dal DSM (in basso) generato con MicMac (a sinistra) e delle curve di livello derivanti dal DSM (in basso) elaborato in Grass in seguito alla georeferenziazione della “dense cloud” attraverso il comando “Aligns two clouds whit picking equivalent points pair” di CloudCompare (a destra).

Fig. 10 - Integrazione dei dati raster del DSM. In alto a sinistra l’area dell’anfora proveniente dal DSM generato con MicMac; in alto a destra il DSM generato dal file proveniente dal plugin di allineamento di CloudCompare; in basso a sinistra gli stessi due output in visualizzazione sovrapposta, mentre in basso a destra l’output ottenuto mediante Grass attraverso il comando “patch” e ritagliato nella parte più settentrionale per eliminare le inevitabili impurità presenti al bordo.


Note

1 In questo caso il sistema di riferimento adottato è stato Gauss-Boaga Fuso est. 2 Il calcolo delle normali è tecnica usata per simulare la complessità del rilievo di superfici senza doverle modellare in dettaglio. Un normal map è generalmente una immagine RGB generata per proiezione da un oggetto dettagliato, che si fa corrispondere alle coordinate x,y,z di una superficie normale, assimilabile al suo piano tangente 3 Una mesh poligonale, in computer grafica, è un reticolo che definisce un oggetto nello spazio, composto da vertici (“Vertex”: punto dello spazio, dotato quindi di coordinate x,y,z che ne determinano la posizione), spigoli (“Edge”: segmento che congiunge due vertici nello spazio) e facce (“Face”: definita attraverso la connessione e chiusura di almeno tre spigoli). 4 In pratica, tale file in formato “.mlp” non è altro che un file di testo contenente la lista delle foto e l’orientamento di ciascuna di esse. 5 La cui sintassi prevede di inserire sia il percorso in cui sono collocate le foto scattate che il nome della cartella di lavoro dove sono presenti i files di orientazione delle immagini. 6 Il D.S.M. è il modello che descrive l’andamento della superficie terrestre con gli oggetti che ci stanno sopra, mentre il D.T.M (Digital Terrain model) è è il modello della superficie terrestre filtrata dagli elementi antropici o vegetazionali 7 CloudCompare infatti utilizza una formattazione del file di testo che non combacia con quella richiesta dal modulo di Grass. Lo script in questione è v.in.plyCC.py ed è scaricabile al seguente indirizzo https://www.gfosservices. it/v-in-plycc/. 8 Al termine dell’operazione di allineamento, CloudCompare genera automaticamente anche una matrice di trasformazione (in formato testuale) che è possibile riutilizzare, in momenti successivi, per georeferenziare, la nuvola densa senza dover ricorrere di nuovo alla procedura di “align” descritta in precedenza. 9 Il comando v.surf.rst è soltanto uno dei diversi algoritmi di interpolazione messi a disposizione da Grass. Per ulteriori approfondimenti su questo modulo vedi https://grass.osgeo.org/grass72/manuals/v.surf.rst.html. 10 Per lo snellimento di una nuvola di punti eccessivamente densa e quindi molto pesante è possibile utilizzare infatti lo strumento “Subsampling” di CloudCompare il quale agevola notevolmente le successive procedure informatiche, soprattutto in termini di tempi di attesa per l’ottenimento dei file di output. 11Tuttavia, prima di essere importato in Grass, tale file .ply deve essere modificato nella formattazione, dal momento che, lo stile di formattazione con cui esso viene generato da CloudCompare non combacia con quello predisposto per il funzionamento del modulo di Grass. Per fare questo è stato così necessario creare uno script apposito in Python (si rimanda a nota n. 7). 12 Opportunamente codificato secondo le specifiche che si trovano nell’apposito “help” del software.

Bibliografia KRAUS K., 1994, Fotogrammetria, Torino, Ed. Levrotto & Bella. SELVINI A., 1994, Principi di fotogrammetria, Milano, CittàStudiEdizioni. SOREN D.,1999, A roman villa and a late roman infant cemetery, escavation at Poggio Gramignano Lugnano in Teverina, Roma. STALLMAN R. M., 2003, Software libero pensiero libero - Volume primo, Viterbo, Stampa Alternativa. ALIPRANDI S. 2010, Apriti standard! Interoperabilità e formati aperti per l'innovazione tecnologica, Ledizioni/Copyleft-Italia.it. INWOOD J., MONTAGNETTI R., PICKEL D. G.,2016, Preliminary REPORT OF THE 2016 EXCAVATION OF LA VILLA ROMANA DI POGGIO GRAMIGANO AT LUGNANO IN TEVERINA (UMBRIA), ITALY, «Achaeologiae, Research by Foreign Missions in Italy», XIV, 1-2, Pisa.

Abstract

This work wants to be an overview about the various “open source” software that can be used to obtain rendering and photogrammetric data geo-referenced from digital photos. In fact, all the phases of digital photogrammetric processing can be performed by open source software. This paper, therefore, wants to provide an alternative to the use of the most famous commercial photogrammetric software, taking into consideration and comparing the different methods of photogrammetric processing available in the open source environmental to obtain the final aims pursued and showing off how it is possible to integrate the information coming out the different software used in order to the best result possible. The software used were: MicMac, OpenMVG, CloudCompare, MeshLab, Qgis2.8 and GrassGIS7. The comparison between the different photogrammetric processings through the software mentioned above has been tested on a burial in “enchytrismòs” found out during the archaeological excavations in the site of Poggio Gramignano (Italy). Generally the main final results we can obtain from a photogrammetric survey are: • a 3d model of the area or og the object investigated in the form of a “dense points cloud” rendered with associated texture; • a Digital Surface Model (DSM); • an orthophoto. These results can also be geo-referenced in a geographic reference system and can be used for many different purposes in the light of the kind of the research carring out. Even in this case, therefore, we worked on reaching the same final results that the “open source” software used allowed to obtain, resulting in a very hight reliability. Moreover, the final outputs can be managed and used to obtain, in the GIS environment, further data such as sections, altimetric profiles and so on and to associate them a database in order to have alphanumeric information for every vectorial element.

Parole

chiave

Fotogrammetria; immagini digitali; archeologia; GIS; Open Source; software; GCP; DSM; DTM; ortofoto; georeferenziazione; GRASS

Autore

Roberto Montagnetti robertomontagnetti@gm ail.com Pier Paolo Chiraz chiraz.gf s@gm ail.com

Andrea Ricc i info.gf s.sa@gm ail.com GfosServices David Gerald Pickel dpickel@stanford.edu

Stanford University

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ArcheomaticA N°1 gennaio 2019


Tecnologie per i Beni Culturali

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DOCUMENTAZIONE

Caratterizzazione avanzata mediante tecniche neutroniche nel settore dei Beni Culturali di Massimo Rogante

Le tecniche neutroniche, inizialmente impiegate nel ristretto settore della fisica di base, sono utilizzate da diversi anni per la soluzione di quesiti tecnologici e industriali. Il loro campo d’applicazione nella scienza dei materiali e nella tecnologia, grazie a criteri metodologici e procedure opportunamente concepiti, può considerarsi attualmente assai vasto, comprendendo anche i beni culturali. Nel presente articolo sono riportati esempi di caratterizzazione avanzata eseguita dallo Studio d'Ingegneria Rogante mediante tali tecniche, con particolare riguardo ad indagini archeo-metallurgiche di reperti di necropoli adriatiche e ad analisi di altri oggetti del patrimonio culturale.

Fig. 1 - Biconica dal sito di Santa Maria in Campo (Fabriano) e relativo frammento di parete analizzato mediante PGAA.

U

n’adeguata attività di ricerca sul patrimonio culturale rappresenta uno degli strumenti determinanti per il consolidamento dell’identità di un popolo, quale importante mezzo per migliorare la conoscenza della sua cultura. Tale attività, per essere efficace il più possibile, deve tenere conto delle più innovative tecniche d’indagine fisica, nell’ambito di una ricerca da condurre a 360° (Fiori et al. 2018). Nell’intento di adiuvare la ricerca archeologica tradizionale nel trovare risposte, anche sofisticate, a quesiti storico-archeologici che le fonti tradizionali non riescono a focalizzare ulteriormente, si inserisce in maniera appropriata l’applicazione di un approccio metodologico multistadio: questo, nel solco della tradizione degli studî in materia, dato che comunque da sempre la scienza storica dell’archeologia si avvale dell’aiuto di altre discipline per elaborare e decifrare correttamente i difformi dati che si vanno raccogliendo normalmente in uno scavo stratigrafico.

I neutroni costituiscono i più potenti strumenti d’indagine della materia condensata, capaci di fornire informazioni sulle strutture e sulle dinamiche atomiche, nella scienza e nell’ingegneria dei materiali, in archeometria, biologia, chimica, fisica, geologia, ed in varie altre discipline scientifiche ed ingegneristiche. Le tecniche neutroniche sono da tempo diventate uno strumento d’indagine sempre più significativo per i materiali, potendone rivelare proprietà sostanziali e confermando sempre più la loro utilità nel campo del patrimonio culturale. Lo Studio d’Ingegneria Rogante (SIR), riferimento per le applicazioni delle tecniche neutroniche per la caratterizzazione avanzata e non distruttiva di parti e materiali nei settori industriale e dei Beni Culturali, ha messo a punto particolari criteri metodologici e apposite procedure per ricavare importanti informazioni su parametri fondamentali responsabili di funzioni e performance (Rogante 2008; Fioretto 2013). In questo articolo sono riportati esempi dei risultati ottenuti dall’analisi di reperti archeologici, condotta da SIR utilizzando approcci metodologici multistadio e combinando tecniche complementari non distruttive e non invasive che non hanno richiesto alcuna preparazione dei campioni e parti investigati. Il vantaggio principale di questi approcci si basa sull’adozione delle tecniche di seguito descritte, inclusi i metodi sperimentali basati sui neutroni, che hanno consentito d’ottenere in maniera complementare una visio-

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Tecnologie per i Beni Culturali

ne rilevante della composizione e di altre caratteristiche di quanto analizzato. a) Diffusione neutronica a piccoli angoli (DNPA), per contribuire alla conoscenza di vari parametri e caratteristiche e ricavare nuovi dati sostanziali, onde integrare le conoscenze per comprendere la base strutturale per le proprietà chimico-fisiche dei materiali considerati (Rogante 2008a). Tale tecnica è stata impiegata per sondare in generale la struttura atomica e su scala nanometrica, fornendo principalmente le seguenti informazioni: struttura e quantità di difetti, in relazione ai metodi di produzione e ai processi d’invecchiamento; anisotropia nell’orientamento degli elementi strutturali come dipendente da tali metodi e processi. b) Radiografia neutronica (RN) (Rogante 2008b). Tale tecnica è stata impiegata per mostrare la struttura interna a scala macroscopica e controllare l’eventuale presenza interna di parti vuote, pori dilatati o imperfezioni dovute ai processi di manifattura o tracce di materiale di rinvenimento. c) Spettroscopia gamma indotta da neutroni (prompt gamma activation analysis - PGAA) (Rogante 2008c; Rogante 2006). Tale tecnica è stata impiegata per analisi di “bulk”, onde determinare la composizione media dei reperti investigati e calcolarne i rapporti di massa, utili per una possibile classificazione. L’analisi dei componenti principali applicabile ai dati standardizzati, inoltre, ha permesso di ricercare eventuali schemi di distribuzione dei reperti all’interno dello spazio di composizione. d) Diffrazione dei neutroni (DN), per studiare su scala atomica il comportamento dinamico del materiale, l’eventuale tessitura cristallografica e lo stato tensionale residuo interno (Rogante 2008d). e) Spettroscopia d’emissione di raggi X indotta da protoni (particle induced X-ray emission - PIXE), considerata come metodo aggiuntivo per analizzare quantitativamente gli elementi principali e in tracce, determinandone la distribuzione, quali informazioni sulla composizione elementare in prossimità della superficie complementare ai dati caratteristici forniti dalla PGAA (Johansson et al. 1970; Maenhaut et al. 2002; Mandò et al. 2009). I risultati ottenuti dall’applicazione di queste tecniche hanno fornito, in generale, nuove informazioni su nano(micro)struttura dei materiali, metodologie di produzione e origine degli oggetti investigati, supportando inoltre lo sviluppo di strategie per la promozione del rispettivo territorio orientata anche al turismo culturale legato al Patrimonio conservato nei Musei coinvolti. Il turismo puramente culturale/artistico infatti, può elevarsi ad uno più responsabile dal punto di vista della conoscenza degli antichi metodi di produzione e delle tecnologie scientifiche di caratterizzazione, collocando tali Musei in una posizione altamente competitiva. Varie attività legate ai Beni Culturali, infatti, si occupano di restauro, protezione chimica, software per rappresentazioni virtuali all’interno di musei e digitalizzazione, tuttavia gli utenti desiderano impegnarsi maggiormente con la cultura, integrando le informazioni in nuovi progetti creativi e coinvolgendo in qualche modo anche la re-immaginazione. Il patrimonio culturale può essere sfruttato, pertanto, come arricchito attraverso nuove e avanzate tecnologie, al fine d’allargarne la conoscenza in maniera globale. Le informazioni su natura e stato dei metalli, ad esempio, aiutano a ricavare notizie sui relativi depositi minerali, la tecnologia di produzione, la funzione e l’autenticità di ogni singolo reperto archeologico, e conseguentemente sull’impostazione di conservazione (Fiori et al. 2018). L’approccio diagnostico innovativo multi-tecnologico in

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Fig. 2 - Elmetto dal sito di Villa Clara (Matelica) e relativo frammento di parete centrale analizzato mediante PGAA.

questo caso impiegato può realmente contribuire, ad es., all’identificazione, valorizzazione e valutazione della conservazione di vari tipi di reperti archeologici, affrontando diversi casi di studio reali e includendo una varietà di materiali, tipi di oggetti e questioni storico-artistiche e archeologiche (ad es., tecniche di fabbricazione e datazione). Tale approccio, oltre a soddisfare la curiosità archeologica dei visitatori dei Musei, è in grado di stimolare un ulteriore sentimento estetico con apprezzabile miglioramento nel fascino dei musei coinvolti: favorendo il follow-up di un pubblico di esperti e stabilendo interazioni positive tra le diverse figure professionali coinvolte (Fiori et al. 2018). ESEMPI DI CARATTERIZZAZIONE AVANZATA DI ARTEFATTI ARCHEOLOGICI Matelica, città delle Marche, si trova nella Valle del Fiume Esino a circa 350 metri s.l.m., e dista meno di una settantina di chilometri dal Mare Adriatico. Lo storico romano Plinio il Vecchio (I sec. d.C.) la cita nella sua opera principale come Matilica e la pone nella Regio VI (grosso modo, l’attuale Umbria) e non nella Regio V Picenum (all’incirca, il

Fig. 3 - PCA dei frammenti di reperti enei dei siti di Matelica e Fabriano investigati mediante PGAA (Rogante et al. 2007).


Fig. 4. Frammento di lamina decorata (inv. n. 1870) dagli scavi di Tifernum Mataurense, durante l'analisi effettuata mediante PIXE.

territorio delle Marche di oggi). Fu un Municipium almeno dalla metà circa del I secolo a.C. e raggiunse il suo massimo splendore fra il I ed il II secolo dell’Era Cristiana. Il periodo di decadenza, come per molte altre realtà demiche della zona, raggiunse il suo culmine in concomitanza col passaggio delle truppe barbariche straniere dal V secolo d.C. in poi. Luogo di scambi commerciali e crocevia d’importanti vie di comunicazione transappenniniche da almeno 3.000 anni, negli ultimi tre lustri ha visto un proliferare di scavi archeologici (occasionali e preventivati) forieri di clamorosi ritrovamenti, che obbligano gli esperti a dover riscrivere la storia di questa zona di confine fra l’area di influenza umbra e quella picena. I Piceni (o Picentes) sono la Cultura preromana che gravita in questa parte d’Italia Centrale essenzialmente per tutto il I Millennio a.C., dal X al III secolo, in pratica la cosiddetta “Età del Ferro”. I resti emersi nel matelicese evidenziano estese necropoli già dal IX–VIII secolo a.C., mentre le vestigia di abitati risalgono al periodo compreso fra l’VII ed il IV secolo a.C. Per la nostra conoscenza della Civiltà dei Piceni, come per molte altre facies culturali italiche prima della romanizzazione, è di fatto essenziale la documentazione archeologica, essendo poche le testimonianze antiche pervenuteci dalla fonti classiche greche e romane e molto scarne le informazioni derivate dai Piceni stessi nella loro lingua (perlopiù, brevi relitti d’iscrizioni funebri o dediche religiose ancora poco studiate e variamente interpretate). Naturalmente, sono i corredi funebri a costituire la maggior parte dei reperti pervenutici e a darci la mole più consistente d’informazioni scientifiche. Anche grazie ai ritrovamenti di Matilica, tuttavia, non sono più così rari i lacerti rinvenuti di strutture abitative picene che, per la loro natura di tipiche architetture proto-urbane, presentano intrinseci motivi di fragilità strutturale, essendo precipuamente costituiti da capanne edificate con elementi deperibili (quali, ad es., materiali lignei e straminei, buche di palo, canalette, battuti e focolari, muretti a secco). La favorevole sinergia sviluppata tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Regione Marche e SIR ha permesso, negli ultimi anni, d’ampliare la conoscenza di questo argomento, oltre che di altri contesti archeologici. È possibile, conseguentemente, formulare nuove ipotesi e prospettare quindi differenti scenari socio-economico e culturali che

gettano nuova luce su di una realtà che anticamente si doveva presentare molto complessa e vitale e di cui noi, allo stato attuale dell’arte, forse non riusciamo ancora a ben comprendere le intricate vicende (Rogante et al. 2007; Rogante et al. 2010). Le indagini compiute, in questo caso, riguardano la comparazione di oggetti enei, vale a dire manufatti archeologici bronzei appartenenti alla necropoli del Picenum del sito di Matilica, oggetti risalenti al VII secolo a.C. scoperti durante uno scavo di salvataggio effettuato nel periodo 1994-2005. 17 frammenti selezionati dai reperti considerati sono stati analizzati, insieme a un frammento di bronzo aggiunto per comparazione e appartenente all’area archeologica di Fabriano. Le Figure 1 e 2 mostrano due degli oggetti originali e i relativi frammenti investigati. Il confronto tra questi reperti enei ha fornito informazioni utili per lo studio della provenienza. In particolare, sono stati determinati i componenti principali con alcuni interessanti elementi in tracce del materiale sfuso, unitamente ai rapporti di massa Sn / Cu e alla PCA. L’assenza di diversità, vale a dire l’uniformità compositiva rivelata tra i reperti scoperti nei siti di Matelica e Fabriano, come evidenziato in Figura 3, ha fornito alla comunità archeologica e al pubblico un ulteriore argomento per considerare l’area di Matelica come un possibile centro metallurgico manifatturiero indipendente dalla regione etrusca (Tirreno). Col progredire delle ricerche e la costituzione di corposi e sempre più attendibili database in merito, si permetterà quindi agli studiosi di cogliere interessanti aspetti inediti (in questo caso, inerenti la realtà metallurgica del passato) dalle potenziali incalcolabili ricadute scientifiche (Rogante et al. 2007; Rogante et al. 2010; Parrini 2017; Parrini 2008). Diverse indagini periodiche e scavi annuali sono stati effettuati negli ultimi anni a Tifernum Mataurense (Sant’Angelo in Vado, nelle Marche), dedicati alla riscoperta di questo comune romano, di origine umbra, appartenente alla sexta regio augustea, situato tra l’alta valle del Metauro e la catena appenninica dell’Italia centrale. Le tecniche PGAA, DN e PIXE sono state considerate da SIR per analizzare, per conto dell’Università di Macerata, 6 reperti metallici sporadicamente scoperti nel tempo in quest’area e databili archeologicamente tra il primo e il tardo impero: un bisturi, una capsula, un frammento di statua dorata, un foglio di

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Tecnologie per i Beni Culturali metallo decorativo, la punta di una statua e una piccola moneta (Rogante et al. 2015; Rogante et al. 2015a). Uno degli scopi principali è stato il confronto dei dati ottenuti relativi agli elementi leganti Cu, Sn e Pb con quelli acquisiti mediante PGAA sui bronzi piceni delle necropoli di Matelica e Fabriano (Rogante et al. 2007; Rogante et al. 2010). La tecnica DN è stata considerata per la valutazione qualitativa e quantitativa della composizione di fase, delle proprietà strutturali dei costituenti e dell’eventuale trama o orientamento dei grani (aiutando a indicare le possibili tecniche di fabbricazione), mentre la tecnica PIXE è stata impiegata per l’analisi quantitativa. La Figura 4 mostra uno degli oggetti durante l’investigazione. Quest’ultima tecnica ha permesso di valutare la concentrazione degli elementi (% m/m) per ciascuna delle aree investigate, rilevando in particolare i componenti principali (Cu, Zn, Sn) e quelli minori o in tracce (Ag, Au, Pb e Fe). Per ogni oggetto investigato, è stata compiuta una valutazione del materiale costitutivo - ad es., bronzo di stagno, ottone con Ag come componente aggiunto, bronzo di stagno anche con Ag come componente aggiunto, ecc.. I risultati, confrontati con dati archeologici e contestuali, hanno fornito conoscenze utili anche per una datazione più precisa delle fasi di vita di questo interessante - ma ancora poco conosciuto - centro non lontano dalla costa adriatica (Rogante et al. 2015a). Le tecniche PGAA, RN e DN sono state adottate da SIR per investigare 8 reperti archeologici metallici appartenenti alla collezione dell’Academia Georgica Treiensis: un bacino, un oinochoe, tre fibule, un’olla, un’asta cilindrica e una lampada polilicne ad olio (Rogante et al. 2017; Rogante et al. 2015b). Alcuni di questi oggetti risalgono per lo più al IX-IV secolo a.C. e si presume che siano stati ritrovati nelle Marche. L’obiettivo principale di questo studio è stato quello di favorire la corretta descrizione degli oggetti considerati dal punto di vista tecnologico e dei materiali, fornendo dati scientifici per ulteriori e più complete analisi comparative che coprano anche i ritrovamenti provenienti dai siti archeologici vicini. Le indagini neutroniche hanno consentito di determinare la composizione in massa, fornendo anche delle immagini radiografiche e una valutazione qualitativa e quantitativa della composizione di fase e delle proprietà strutturali dei costituenti, aiutando inoltre a identificare le probabili tecniche di produzione. Esami addizionali eseguiti mediante PIXE hanno provvisto dati quantitativi d’elementi principali e in tracce (ad esempio, Fe, Pb e As), al fine di riconoscere le leghe costitutive e fornire informazioni sulla composizione elementare in superficie, in aggiunta ai dati mediati attraverso i volumi di materiale investigati tramite le altre tecniche. La Figura 5 mostra uno degli oggetti investigati mediante tecnica ND, mentre la Figura 6 riporta un’immagine di RN riferita ad una delle sei estremità della lampada polilicne. Per quanto riguarda tale lampada, ad es., i risultati hanno evidenziato che è uno stampo poveramente realizzato in due pezzi in lega contenente una fase di zinco quasi pura, dove la pochissima quantità di rame è stata identificata solo come elemento minore. La Figura 6, in particolare, riporta lo spettro ricavato tramite DN, con le posizioni dei picchi ottenute mediante procedura di “fit”. La torsione anisotropa della cella unitaria (Δa/a0 = 0,0015, Δc/c0 = -0,0038) indica che l’atomo del soluto è rame. La tipologia di fabbricazione rilevata indica che trattasi di copia del 19° secolo, in stile e forma che riflettono notevolmente le lampade romane tipicamente in lega di rame o in ceramica. L’attività di ricerca svolta, oltre a fornire informazioni e risposte a svariati quesiti, ha consentito all’Academia Georgica Treiensis di valorizzare ulteriormente la

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Fig. 5 - Bacinella con bordo perlato, della collezione dell'Academia Georgica Treiensis, durante l'investigazione effettuata mediante ND.

propria collezione di reperti archeologici. Le tecniche DNPA e PIXE sono state impiegate da SIR per caratterizzare 9 campioni di tessuto di lino di età pre-dinastica e tolemaica (2200-300 a.C.) appartenenti alle collezioni archeologiche del Museo Egizio di Torino e del Museo Civico Archeologico di Bologna, oltre a 5 moderni campioni di tessuto di lino aggiunti per il confronto. Tra i risultati, il processo d’invecchiamento è stato rivelato in un degrado della superficie delle fibre, che diventano assai difettose e di grandi dimensioni. Per il materiale più vecchio è stata osservata una struttura molto diversa rispetto a quello moderno. È stata descritta, quindi, l’evoluzione delle proprietà strutturali a livello di nano-scala dei tessuti rispetto alla loro età, mostrandone inoltre il processo di degradazione, che inizierebbe dopo un periodo d’induzione (Rogante et al. 2019; Rogante et al. 2019a). I materiali antichi (età 26003500 anni), in particolare, hanno dimostrato unità strutturali ben definite, ovvero fibre dense con bordi marcati: la

Fig. 6 - Una delle sei estremità della lampada polilicne: immagine da RN confrontata con vista esterna.


d’elementi nella matrice di Pb, poiché tale elemento presenta un solo picco prompt gamma. Le superfici del campione da analizzare, ovviamente, devono essere pulite il più possibile, onde evitare la contaminazione con altri elementi. Le dimensioni del campione possono variare dal frammento di pochi cm di lunghezza al reperto perfettamente conservato nella sua interezza. Per i manufatti di ferro, la PGAA può impiegarsi per esaminare vari tipi di campioni, ad esempio armi intere o loro frammenti. In tal caso, si può investigare anche la procedura di fabbricazione, e può pianificarsi uno studio sistematico comprendente l’indagine, oltre che dei reperti stessi, di vari campioni nuovi della stessa composizione ma diversamente forgiati, onde individuare la tecnica di forgiatura più prossima a quella dei reperti considerati. Un ulteriore esame, eseguito mediante DNPA, fornirebbe utili informazioni sia sulle caratteristiche nano(micro)-strutturali, sia per risalire alla zona di provenienza del materiale. Riguardo ai manufatti di bronzo, in generale, possono identificarsi gli elementi principali (Cu, Sn, Pb e Zn) e quelli in tracce (As, Cd, Sb e Ag) appartenenti a reperti quali elmi, fibule, vasi, ecc. Sn e Pb possono essere rilevati oltre qualche unità percentuale, inoltre può compiersi una distinzione tra ottone (alto tenore di Zn), bronzo con alto tenore di Sn e bronzo con alto tenore di Pb. Per questo caso, sono stati compiuti dei calcoli sui limiti d’investigazione degli elementi nel bronzo. Supponendo d’irraggiare un reperto bronzeo avente lo spessore di 0,1 cm per la durata di 10000 s mediante un fascio neutronico con sezione di 4 cm2, i limiti d’investigazione degli elementi sarebbero i seguenti (in peso %): 0,57 (Zn), 2,6 (Sn), 5 (Pb), 0,005 (H), 0,00007 (B), 2,8 (Al), 1,6 (Si), 3,1 (P), 0,3 (S), 0,05 (Cl), 0,74 (K), 1,8 (Ca), 0,09 Ti, 0,1 (Cr,) 0,22 (Mn), 0,48 (Fe), 0,014 (Co), 0,078 (Ni), 0,28 As, 0,049 Ag, 0,0009 Cd, 0,55 (Sb), 0,037 (Au), 0,006 (Hg). Tali valori corrispondono al caso ideale, allorché si trascurano le interferenze tra i vari picchi, che in realtà possono aumentare gli stessi limiti riguardo ad alcuni elementi in traccia. La sensitività può essere accresciuta, conseguentemente, analizzando per tempi più lunghi (vale a dire, svariate ore). Reperti bronzei mineralizzati possono essere anch’essi investigati, fornendo la stessa tipologia d’informazioni. Per quanto riguarda reperti bronzei con presenza d’Ag, è necessario considerare che lo spettro dell’argento è notevolmente complesso, presentando numerosi picchi che si sovrappongono ad altri e creando incognite per la valutazione degli spettri PGAA. Una particolare considerazione va fatta riguardo all’attivazione dell’argento paragonata a quella del rame. L’argento (Ag-110) ha una durata di circa 250 giorni, mentre il rame (Cu-64) ha una durata di circa 12,7 ore. La Tabella 1 paragona i dati dell’attività di tali elementi, sempre con riferimento ad un irraggiamento della durata di 10000 s. Tali valori, ad ogni modo, dal punto di vista della protezione dalle radiazioni non sono considerati effettivamente alti. Secondo il Regolamento Ungherese, ad es., l’argento radioattivo con attività sotto a 1 MBq (=1000 kBq) può essere maneggiato liberamente. Alcuni problemi in occasione di successive analisi potrebbero verificarsi, tuttavia, inerenti ad es. la contaminazione di altre strumentazioni. Tenendo conto di tale considerazione, i campioni privi di argento quale elemento costitutivo, a seguito d’analisi tramite PGAA, Fig. 7 - Spettro di DN riferito alla lampada polilicne della collezione dell'Academia Georgica Treiensis possono essere sottoposti a successive superficie delle loro fibre evidenzia un particolare valore della dimensione frattale che si presenta con l’aumento dell’età del materiale, e il processo d’invecchiamento si rivela in una degradazione della superficie delle fibre e una struttura molto diversa rispetto a quella del materiale moderno. Quest’ultimo risulta composto da filamenti sottilissimi (pochi nanometri di diametro) ramificati e impigliati (struttura reticolata). I risultati di tale analisi hanno dato supporto allo Studio di fattibilità recentemente effettuato da SIR per l’investigazione della Sindone di Torino mediante tecniche neutroniche (Rogante et al. 2016; Rogante et al. 2016a; Rogante 2017; Rogante 2017a). Un’attività in corso di svolgimento da parte di SIR riguarda l’investigazione di campioni di tessuti di lino di varie epoche mediante tecniche radiografiche neutroniche (Rogante 2008b), e in particolare: l’investigazione dei processi d’idratazione e deidratazione; lo studio della permeabilità di acqua e altri liquidi; l’acquisizione di nuove informazioni sulle caratteristiche morfologiche per meglio comprenderne la permeabilità dei tessuti esaminati, delineandone anche la cinetica dell’essiccazione. In seno a tale attività, è stata già impiegata la RN - sia statica, sia dinamica - per analizzare l’imbibizione spontanea di singole strisce di vari tessuti di dimensioni 20×130 mm disposte su telaio verticale in plexiglas, col lato piatto parallelo allo schermo del rilevatore. Il telaio è stato collocato in un contenitore d’alluminio, dal fondo riempibile con acqua onde bagnare l’estremità inferiore di ciascun campione. Il sistema è stato mantenuto a temperatura stabilizzata di 30 °C. I video radiografici registrati durante il processo sono disponibili on-line alle pagine web https://youtu.be/HQP1L-L3HxE e https:// youtu.be/Ci57vyWAttY, e riportano la dinamica del processo d’imbibizione o assorbimento da parte di due diversi tessuti dell’acqua inviata al fondo del recipiente, rispettivamente in versione originale e in seguito ad opportuna elaborazione che evidenzia le zone bagnate (Rogante 2017). L’attività considerata potrebbe fornire un contributo in generale allo studio delle problematiche inerenti la conservazione e la preservazione di tessuti antichi, sia per meglio comprendere quanto verificatosi durante i periodi di conservazione passati, sia per valutare la possibile incidenza d’eventuali circostanze impreviste in particolare legate all’umidità. Tra gli studi di fattibilità realizzati da SIR, uno effettuato per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Regione Marche riguarda la possibile investigazione mediante tecniche neutroniche (in particolare, tramite PGAA) di manufatti archeologici di piombo, ferro, bronzo e terracotta. Riguardo ai manufatti di piombo, è possibile rilevare tracce

(Rogante et al. 2015b).

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Scopri di piĂš


tempo trascorso dall’irraggiamento (giorni)

attività rimanente (kBq) Ag-110

Cu-64

1

3,14

87

3

1,62

3,3

10

1,59

0

100

1,24

0

1000

0,2

0

Fig. 7 - Spettro di DN riferito alla lampada polilicne della collezione dell'Academia Georgica Treiensis (Rogante et al. 2015b).

I reperti di ceramica e terracotta, infine, possono investigarsi mediante PGAA, RN e DNPA: quest’ultima può dare informazioni su nano-microporosità e altre caratteristiche, fornendo inoltre indicazioni aggiuntive utili per risalire alla zona di provenienza del materiale. In tutti i casi considerati, ad ogni modo, è importante poter fare riferimento ad una banca dati esistente (Rogante 2006). Una prossima attività di SIR di caratterizzazione avanzata mediante tecniche neutroniche nel settore dei Beni Culturali riguarda l’investigazione, per conto dell’Academia Georgica Treiensis, di statuette votive in ceramica a figura muliebre o virile, appartenenti a diversi tipi iconografici. Sebbene queste statuette siano state considerate e catalogate come oggetti votivi, potrebbe trattarsi de cosiddetti “Ushabti” o simili, derivanti dal culto della dea Iside presente nella Trea Romana, vale a dire statuette che costituivano elemento integrante ed essenziale di corredi funebri (Tosi 2004). I risultati di tali analisi, programmate impiegando un approccio metodologico multistadio, integreranno le conoscenze analitiche e fondamentali per comprendere le proprietà chimico-fisiche dei materiali costitutivi, fornendo informazioni su composizione elementare, struttura e difetti o imperfezioni dovute al processo di manifattura, e ricercando possibili schemi di distribuzione all’interno dello spazio di composizione. CONCLUSIONI Gli approcci e le metodologie considerati nel presente lavoro hanno fornito un sostanziale contribuito alla conoscenza di natura, autenticità, provenienza, ambiente d’origine, diffusione, tecniche di fabbricazione e stato di conservazione relativo ad oggetti del patrimonio culturale. Le tecniche impiegate hanno permesso di ricavare dati essenziali per arricchire il mosaico d’informazioni già acquisite sui ritrovamenti, aiutando gli esperti a meglio definirne i contesti storico-archeologici e potenziando l’attrattività dei manufatti e la rispettiva cultura archeologica. L’applicabilità delle tecniche neutroniche è destinata ad un continuo sviluppo, e lo Studio d’Ingegneria Rogante è a disposizione a livello nazionale per consulenza e assistenza riguardo al loro impiego nel settore dei Beni Culturali, nell’intento di fornire un contributo concreto a quegli Enti che rappresentano una parte fondamentale delle attività culturali e che, per quanto riguarda le tecniche qui considerate, sono impossibilitati ad avere proprie strutture complete di ricerca per l’approfondimento delle conoscenze legate al settore.

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Abstract

Neutron techniques, initially employed in the restricted domain of basic physics, are used since various years for the solution of technological and industrial questions. Their field of application in materials science and technology can currently be considered very wide, including Cultural Heritage. In this article, examples of advanced characterization carried out by the Rogante Engineering Office by means of these techniques are reported, in particular concerning archaeo-metallurgical investigations of finds from Adriatic necropolis and other objects of Cultural Heritage.

Parole

chiave

Caratterizzazione avanzata; tecniche neutroniche; beni archeologia; archeo-metallurgia; necropoli adriatiche

Autore

Massimo Rogante main@roganteengineering.it Rogante Engineering Office

20

culturali;

www.roganteengineering.it

ArcheomaticA N°1 gennaio 2019


Tecnologie per i Beni Culturali

Soluzioni e Tecnologie Geospaziali per la Trasformazione Digitale

www.esriitalia.it

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GUEST PAPER

IRR and XRF investigations on Annunciata by Antonello da Messina to trace the original appearance of The Blue Veil by Maria Francesca Alberghina, Fernanda Prestileo, Salvatore Schiavone

Over a century of restorations, archival documents, research, diagnostic investigations and exhibitions around the world to tell an icon of beauty in Sicily.

INTRODUCTION AND RESEARCH AIM The study of paintings, because of their compositional complexity, often requires the combined use of integrated spectroscopic methodologies and diagnostic imaging techniques. In this way, it is possible to exploit the correlation between data on a small spot analysis to those of larger scale. For more than 30 years, among the possible qualitative and quantitative spectroscopic analyses, X-ray fluorescence (XRF) proved to be one of the most informative methods. Current scientific studies are aimed at improving key features to maximize the value that this technique can provide in this Archaeometry field. Recently, the efforts of the Cultural Heritage scientific community have been addressing the development of new combined systems to increase the chemical detection capability (Trentelman et al. 2010; Hocquet, et al. 2011; Alfeld et al. 2011; Romano et al. 2017). The goal has always been twofold: on one hand, to achieve higher resolution and analyse, in a non-invasive way, each layer along a stratigraphic structure; on the other hand, to attain 2D elemental mapping, on extended painted surfaces in shorter time. Indeed, in many cases, it is not a single point test which is of interest, but the distribution of elements across a defined pictorial surface. This target can be met by acquiring XRF line and area

Fig. 1 - Antonello da Messina, Annunciata: a) Rome, ICR, 1942, the painting during the restoration directed by C. Brandi; the extensive repainting are visible as well as the five areas with raising the colours; b) Annunciata after the restoration (images owned by the Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, Rome, Italy, ©Photo Archive).

scans. The latest improvements on XRF systems see the devices combining different analytical methods and non-invasive imaging techniques. For in situ diagnostic studies, the use of elemental mapping can help identify an artist’s characteristic palette and painting technique revealed by Infrared Reflectography (IRR). Also, it helps to reconstruct the conservation history related to undocumented previous restorations. Starting from these new technological possibilities, a deeper diagnostic investigation on the Annunciata painting by Antonello da Messina (Antonio di Giovanni de Antonio; Messina, 1430-1479) was carried out by using INTRAVEDO scanner for IRR and XRF mapping, in order to investigate, thanks to an innovative equipment, some technical features of this work of art up to date remain unclear.

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The Annunciata (oil on poplar wood, 45×34.5×0.5 cm), painted around 1476, is currently displayed at Galleria Regionale di Palazzo Abatellis in Palermo (Sicily) in the Sala di Antonello. As reported by Antonino Salinas and Vito Fazio Allmayer in 1907 (Salinas 1907; Fazio Allmayer 1907), the painting became part of the museum collection, the then National Museum of Palermo, in 1906. It was a donation by Mrs. Francesca Tamburello da Salaparuta, sister of Monsignor Vincenzo Di Giovanni, last owner of the painting, who ordered the donation after his death. Salinas also reported (Salinas 1907) that, at the beginning, Monsignor Gioacchino Di Marzo discovered the panel, which was already worm-eaten, in the house of Barone Colluzio of Palermo, the first owner. Di Marzo then revealed the importance of the

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painting to Monsignor Di Giovanni, who subsequently became the owner of the painting. Fazio Allmayer reported (Fazio Allmayer 1907) that at first Di Marzo attributed the painting to Antonello De Saliba (Di Marzo 1899), and only at a second time he changed his opinion by recognising its paternity to Antonello da Messina (Di Marzo 1903). Brunelli, in 1906, attributed irrefutably this painting to Antonello da Messina (Brunelli 1906; Devitini & Righi 2007). Fazio Allmayer reported that the Annunciata at Gallerie dell’Accademia in Venice was a copy and not painted by Antonello de Saliba, as commonly recognised, but by Pietro de Saliba passing himself as Antonello in his best-made paintings, while for those of lesser quality he signed as Pietro de Saliba (Fazio Allmayer 1907). Di Giovanni had the painting restored by Louis Aloysio Pizzillo (in an unspecified period of the second half of 19th century). Pizzillo, who was at that time a well-known restorer in Palermo, carried out a heavy cleaning, according to restoration concept in that period, repainting of missing parts, colour retouching and mergering the old with the new through the layers of paint. Also, Enrico Brunelli, in 1906 about the donation of the painting to the museum, reported that this had been poorly restored (Brunelli 1906; Fazzio 2007). Indeed, the retouching had altered the hands, in particular the right hand, followed by a “drastic shaving”, as well as the face of the Virgin, by scraping even the left eyebrow, while all other repaintings had been made on the dirty surface. The aging of protective varnish and consequent chromatic alterations of the paint changed the appearance of the veil, especially on the left side of the Virgin, blurring the fold over the hand (on the left side) (Brunelli 1906; Brandi 1942). Since the Annunciata became part of the collection of the National Museum of Palermo in 1906, probably the painting did not go through other restorations. Even if Filippo Ciaccio, restorer of the museum, remembered that between 1912 and ‘13 the former inspector Matranga deemed it appropriate to restore the painting. Because in the museum archive there was no trace of such action, the restoration was likely not done (Archivio Restauri ISCR, 14th March 1942). On the occasion of the Mostra dei dipinti di Antonello da Messina in 1942, curated by Cesare Brandi, former director of the Istituto Centrale per il Restauro (ICR) of Rome, the painting was sent to the Institute. It was restored again as reported by the same Brandi. Meanwhile its condition had slowly altered due to: five colour layers raised in the direction of the wood grain; blackened widespread restoration (Archivio Restauri ISCR, 13th March 1942); inequality of products used for the previous cleaning, mainly carried out on the flesh tones (Fig. 1). The panel, slightly curved, showed some fractures on the back and many holes of woodworm though still protected by the old primer. The X-ray radiographies revealed the closure of the worm holes by repainting over (Brandi 1942). The restoration was performed, under the scientific direction of Brandi, by the restorer Luciano Arrigo. After the investigation of the entire surface under ultraviolet lamps and X-rays, the restoration was consisted of: consolidation of unsafe parts of painting; removing the paint due to old restorations; rebalancing the cleaning, and an armature sliding on the back of the wood panel. The cleaning of the painting in 1942 revealed: the fold of the veil over her right hand; the reflections under the lectern; the flashes of light when the page is cut, all of which appeared in the contemporary copy of the Gallerie dell’Accademia in Venice. Moreover, the faint perspective of the elliptical golden nimbus was removed, thanks to the radiographic survey in comparison to

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Fig. 2 – Palazzo Abatellis, Sala di Antonello, in situ investigations using INTRAVEDO equipment, an ultra-high-resolution IR and XRF scanner.

its copy in Venice, considered as realised at a later period, as well as the inscription (Brandi 1942; Archivio Restauri ISCR 13th March 1942). After the ICR restoration in 1942, there were no other documented restorations except minimal interventions carried out by Franco Fazzio in 2005 followed by national and international temporary exhibitions. However, some elements suggested other interventions, such as the removal of the patina on the left side of the veil, compared to the photographic images of ICR when the restoration was completed (Fig. 1b), there were no shadows (Fazzio 2007). During the last century, the painting was transferred for several temporary exhibitions, not only in 1942 (for the cited exhibition in Rome), but also in 1935 (Paris), 1953 and 1981 (Messina) (Bottari 1953; Regione Siciliana 1981). More recently, in this century from 2005 to 2007, the Annunciata, was involved in non-invasive investigations (Ultraviolet Fluorescence acquisition, Infrared Reflectography and Infrared False Colour CCD imaging, X-Rays radiographic and tomographic investigations) (Cacciatore et al 2007; Salerno et al. 2007, Prestileo & Bruno 2007; Prestileo et al. 2009; Salerno 2010). The main purpose of these investigations was to evidence the state of conservation considering the movement of this precious masterpiece during some temporary national and international exhibitions of Antonello da Messina: New York – Metropolitan Museum (2005-2006); Rome – Scuderie del Quirinale (2006); Taormina, Museum of Palazzo Corvaja (2007); Cefalù – Fondazione Mandralisca (2007); Milan – Museo Diocesano (2007) (Barbera 2005; Lucco 2006; Biscottini 2007; Lucco 2009). Nowadays, the painting is part of the exhibition Antonello da Messina held at Palazzo Abatellis (Palermo), at its historical location (December 2018 - February 2019) and at Palazzo Reale of Milan (February-June 2019). The preliminary studies, before Annunciata’s departure for the exhibitions in 2006, improved the knowledge on execution technique, materials used and past restoration interventions. This masterpiece was also included in the diagnostic campaign carried out by G. Poldi and G.C.F. Villa and published in the catalogue for the Scuderie del Quirinale exhibition in 2006. These non-invasive investigations techniques were performed in 2006 on 30 works of art, aimed at the study of the palette and the executive technique, constituting the first systematic scientific study of Antonello’s corpus. The results showed that, although Antonello did not use a wide range of palette, he was able to take ad-


The previous False

The previous False Colour Infrared investigations (Cacciatore et al. 2007; Prestileo & Bruno 2007; Prestileo et al. 2009) were performed by using a Digital CCD Artist camera (with 23 mm F/1.4 lens and objective from 18-108 mm F/2.5) by Art Innovation. The images acquisitions were made using the CPS100 manual positioning system, as sources of lighting, of two 50W halogen lamps (for shooting in the visible and infrared up to 1150 nm). The new investigation was carried out by using INTRAVEDO scanner, an ultra-high-resolution IR and XRF scanner (and positioning system Scanner XY: useful size 1.8×1.8 m, SW for positioning with 0.1 mm step reproducibility), to acquire in situ XRF mapping, for analysing the chemical composition of the pictorial layers characFig. 3 - Antonello da Messina, Annunciata: a) IR Reflectography (2015); b) details of the face and the terized by different spectral veil; c) detail in IR False Colour (2006). response in the IR range. Indeed, in order to utilise an XRF mapping acquisition system, a XY scanner was optimized and integrated, from both th vantage of the materials available, typical during the 15 a software and hardware point of view. century palette. This gave volumes, tones and chiaroscuro through mixtures and glazes, calibrating thickness and ty- The equipment is composed by a motorized XY scanner, pology of the stroke; increasing thick-looking texture of the constituted with a modular and light structure, to provide surface fabric, or very thin layers for the flesh tones and IR digital Reflectography through an InGaAs sensor. Starting the highlights. These surveys also showed a variety types of from this instrumental apparatus, the scanner was integratunderdrawings found in the many work of arts (Poldi & Villa ed with an automatic positioner system, capable of sup2006a; Poldi & Villa 2006b; Villa 2006; Benizzoni et al. 2007; porting a maximum weight of 5 kg. This allows the housing of other equipment for not-destructive imaging and specPoldi 2009). Subsequently, a decade on, the new diagnostic study in this troscopic investigations. Among the various opportunities, paper, was carried out in 2015 directly in situ, in the Sala di a system for X-Ray fluorescence analysis coupled with the Antonello of Palazzo Abatellis, by using XRF-IRR INTRAVEDO automatic positioner scanner provide several advantages. scanner. The study provided new elements specifically for They guarantee a set-up of constant measurement and cona correct interpretation of the variations and alterations trolled geometry, aimed at creating False Colour maps for of shadows and lights in the veil over the time and of the the determination of the spatial and stratigraphic distribupainting area between the face of the Virgin and the blue tion of the individual chemical elements revealed. veil. This pictorial surface, altered in the past by cleaning The XRF portable instrument consists of a miniature X-ray interventions, was not studied in depth during the previous tube system. This includes the X-ray tube (max voltage of scientific investigations as documented in 2007 by Franco 40 kV, max current of 0.2 mA, target Rh, collimator 1 or 2 Fazzio in his technical condition report (Fazzio 2007). In the mm), the power supply, the control electronics and the USB case of the paintings analyses, the combined equipment communication for remote control; a Silicon Drift Detector for performing IR Reflectography and XRF investigation be- (SDD) with a 125 to 140 eV FWHM @ 5.9 keV Mn Kα line Enercomes particularly interesting because the X-ray fluores- gy Resolution (depends on peaking time and temperature); cence results complete the information from the diagnostic 1 keV to 40 keV Detection range of energy; max rate of 5 IR imaging. In fact, IRR highlights aspects no longer notice- counts to 5.6 × 10 cps; software for acquiring and processing the XRF spectra. Primary beam and detector axis form able in the visible range or hidden by superficial layers, and an angle of 0 and 40 degrees respectively directly pointing the XRF mapping contextually returned the elemental comtowards the sample surface. Measurement parameters were position of the overlapped pictorial layers, supporting the understanding of the pictorial stratigraphy and the distin- as follows: tube voltage 35 kV; current 80 μA, acquisition time 60 sec for single shot and 20 sec for each spectrum guishing of any integration areas. acquired for lines scanning; no filter was applied between the X-Ray tube and the sample; the distance between samMATERIALS AND METHODS The previous and the new investigations of the Annunciata ple and detector was 1 cm. The setup parameters were sehas always been carried out in situ, in the Sala di Antonello lected to ensure a good spectral signal and to optimise the at the Galleria della Sicilia di Palazzo Abatellis, with port- signal to noise ratio (SNR). able instrumentation, by keeping the panel in its showcase in the closing day of the museum (Fig. 2).

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Tecnologie per i Beni Culturali RESULTS AND DISCUSSION The Infrared Reflectography obtained by the InGaAs sensor at 1700 nm confirmed the executive details shown by previous IR acquisition (Poldi & Villa 2006a; Poldi & Villa 2006b; Cacciatore et al 2007; Prestileo & Bruno 2007; Prestileo et al. 2009), highlighting higher resolution to reveal several changes made by Antonello and the pictorial areas to previous restoration treatments. In particular, the size of the thumb of the right hand has been changed by the artist three times, the little finger of the same hand was more bent compared to the first draft. Besides, the middle finger of the left hand was slightly inclined compared to the first draft in which it appeared relaxed and, therefore, longer. Moreover, in the Virgin’s face, the underdrawing traces revealed the areas of shade (area to the left of the nose and under the chin) and details of the hair. The flicker holes of the xylophagous insects, stuccoes and pictorial integrations due to 1942 restoration (Brandi 1942; Archivio Restauri ISCR 13th March 1942; Archivio Restauri ISCR 14th March 1942) have been highlighted (Fig. 3). Previous investigations in Infrared False Colour already suggested a spectral difference between the inner portion of the veil along the left cheek of the Virgin (Fig. 3) characterized by a different tone than the entire veil that reveals the typical red spectral response of lapis lazuli blue pigment. This is not distinguishable in visible image (Cacciatore et al. 2007; Prestileo & Bruno 2007; Prestileo et al. 2009). The different spectral response in the area between the face and the veil confirms the need to understand if this surface is affected by the thinning of the original blue layer, or instead, due to a possible undocumented pictorial integration real-

Si Ka

ID area

Colour

A1

Dark Red

ND

S Ka

25

Fig. 4 - Antonello da Messina, Annunciata: localization on photographic image of XRF single spot measurements carried out to identify the pigments used on the different layers of colour and selected marker element for the XRF mapping analysis.

K Ka

1847

1150

Sn La ND

Ca Ka

Fe Ka

3147

4698

Cu Ka

Hg La

Pb La

Sr Ka

1577

1200

30544

527

A2

Light Blu

460

1519

1761

ND

3953

1575

619

ND

11823

1201

A3

Black

ND

1575

950

ND

19581

813

8485

ND

851

1505

A4

Red

ND

ND

378

ND

1073

1491

510

1265

32605

629

A5

Dark Red

ND

2060

1793

ND

18125

980

772

ND

1019

1890

A6

Brown

ND

ND

880

1455

6717

4282

439

ND

16004

1429

A7

Brown

ND

ND

773

1444

2351

1075

556

ND

32789

718

A8

Flesh tone

ND

ND

539

ND

3687

7712

510

895

19391

1360

A9

White

A10

Dark blue

ND

ND

344

ND

1366

1098

406

ND

30811

ND

270

1331

1394

ND

3931

1166

523

ND

13067

879

Tab. 1 - Chemical elements detected by XRF single spot measurements. The intensity values, expressed in total counts, refer to Kα or Lα peaks of each element; “ND” (Not Detected) refers to the absence or the presence below the detection limits for that element.


ized after the ICR restoration of 1942. Moreover, the darker grey-red colour of some veil area highlights the pictorial surface involved in typical lapis lazuli degradation named ultramarine disease, generally favoured in presence of oil as the binder (de la Rie 2017). This pigment degradation and the loss of the glazes that traced back to the chiaroscuro, caused the failure of the volumetric rendering, key aspect of Antonello’s technique. Therefore, to contribute to the understanding of the alterations compromised by the blue layers, a deeper XRF was carried out in particular on the area between the face (already affected by historical additions) and the veil in the surface where the degree of shadows and volumes was altered. Preliminarily, the new diagnostic campaign involved the XRF analysis on 10 selected areas (Fig. 4) for the useful single-spot acquisition to systematically identify the original pictorial palette, only partially described in the literatures (Poldi & Villa 2006a; Poldi & Villa 2006b; Villa 2006; Benizzoni et al. 2007; Poldi 2009; Bellucci et al. 2010; Grassi 2009; Russo & Alvino 2012). In this way, it was possible to investigate the chemical marker of each original layer and consequently to provide valuable information to design the XRF mapping on the surface. This area was characterized by different FC Infrared spectral responses and by altering the shades, with respect to past photographic documentation (before than 1953). Table 1 shows the identified chemical elements for each of the 10 areas under investigation. The results suggest the use of lead white (pure for white layer or mixed in all analysed pictorial layers), cinnabar (used in very low content and mixed with iron-based pigment, ochres or earths, for flesh tone and light red layers), copper-based pigment (constituting the dark background, also below the Virgin figure as confirmed by the low counts constantly detected in all XRF spectra), tin-lead yellow (used to make both light and dark wood colour) and lapis lazuli (pure, for the blue veil). Not noticeable XRF differences have been revealed between A2 and A10 measurement areas. Moreover, the use of lake or dye is suggested on the red layers of the dress of the Virgin. The XRF scanner, compared to the acquisition of a single spot, can provide important information on the succession stratigraphic structure of the pictorial layers. It returns a mapping of the intensities of signal for each identified element, directly showing the existing correlation between the identified chemical elements. In fact, the elemental maps also represent a statistically significant collection of spectra, whose peak characteristic can be further analysed. This helps understand the different attenuation phenomena from the X radiation (evaluation between the relative intensities of the characteristic peaks), as well as the relative

Fig. 5 - Antonello da Messina, Annunciata: a) mercury, lead, iron, copper, silicon and potassium line maps. The iron is totally absent in the area of the veil that in the past was affected by a dark layer of ochre or earth to define the shadow.

position of the layers and their thicknesses. Starting from the preliminary XRF data on the elemental composition of flesh tone (face and hands), light blue (veil) and dark green (background), a linear mapping was provided on the area of interest to understand the alteration and stratigraphy of the pictorial blue layer (Fig. 5). The scanning analyses involved the mercury, lead, iron, copper, silicon and potassium intensity values to map the elemental composition variation. In particular, Hg and Fe are markers of face layer; Cu is the marker of background (underlying layer); Si and K as markers of blue veil layer (including inner area). Indeed, the XRF mapping investigations revealed that the blue traces, characterised by the different spectral response in FCIR, in this area are not pictorial integrations added to the background layer during the past restorations. Rather, they are residuals of the original lapis lazuli layer constituting a portion of the blue veil which has been thinned during the 19th century intervention. Moreover, in the area of the veil where the alteration of the original shadows was found, the absence of iron confirms the removing or the thinning of a superficial veiled layer, typical of the Antonello’s technique, generally performed with iron-based pigments (ochres, earths). This was no longer present and maybe totally removed during an undocumented intervention between the 1953 and 1981, as assumed by comparing the archival photos with the more recent ones of this painting since the 1980s (Vigni 1952; Regione Siciliana 1981). CONCLUSIONS The present study provided a review of the conservative history, from the 19th century to the present, of the Annunciata by Antonello da Messina. It examined the archival documentation related to the documented restorations between the end of the 19th century and the 20th century. It includes the temporary exhibitions to which the Annunciata was part of, the previous diagnostic campaigns for the study of the executive techniques and the state of conservation on both the wooden support (original and of restoration) and on the pictorial layers. The new diagnostic study was carried out by using INTRAVEDO scanner for IR Reflectography (InGaAs detector) and XRF mapping in order to investigate the painting area between the face of the Virgin and the blue veil and to identify the whole pigment palette in this painting. The new findings presented for the first time in this paper, together with a critical reading of the archival sources, have provided an important explanation of a correct historical-artistic reading of the original appearance of the subject. This study also represents a scientific support to clarify the conservation history which leads the painting to its current feature. ACKNOWLEDGMENTS The authors would like to thank Dr. Gioacchino Barbera, former Director of Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis, Palermo, for his support and availability. In 2015, Dr. Barbera gave us the permission to carry out a new diagnostic campaign on Annunciata. The authors also thank Arch. Ermanno Cacciatore, Assessorato al Turismo, Regione Siciliana, Palermo, for his continuous support and advice, and Arch. Gisella Capponi, former Director of Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, for the permission to publish the archival documentation. Finally, a special thanks goes to Dr. Zheng Ruan for the written English revision.

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Tecnologie per i Beni Culturali Bibliografia

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Abstract

A new diagnostic investigation on Annunciata painting by Antonello da Messina was carried out in situ, in the Sala di Antonello of the Galleria Regionale di Palazzo Abatellis in Palermo (Sicily). It was carried out by using INTRAVEDO scanner for IR Reflectography (InGaAs detector) and XRF mapping, in order to investigate, thanks to an innovative equipment, the blue painting area, and in particular, the area between the face of the Virgin and the blue veil (on her left side). This pictorial surface, probably altered in the past by a heavy cleaning (date back to the 19th century) that involved the face and hands, was not clearly understood during the previous scientific studies. The finding here has provided an important assumption for a correct historical - artistic reading of the original appearance of the subject and represent a scientific support to clarify the conservation history which leads the painting to its current state. The new studies provided a common understanding of the available archive information, previous restorations and diagnostic investigations carried out over time.

Parole

chiave

Antonello da Messina IR Reflectography

palette; lapis lazuli;

MA- XRF; IR False Colour;

Autore

Maria Francesca Alberghina info@start-test.it S.T.Art-Test Fernanda Prestileo fernanda.prestileo@cnr.it CNR – Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali, Area della Ricerca di Roma 1, Via Salaria km 29,300, 00015 Moterotondo S. (Roma), Salvatore Schiavone info@start-test.it S.T.Art-Test di S. Schiavone & C s.a.s., via Stovigliai, n. 88, 93015 - Niscemi (CL),


RIVELAZIONI

Determinazione dei parametri delle curvature esistenti nel grande emiciclo dei Mercati di Traiano nell’area archeologica centrale a Roma di Renzo Carlucci, Donato Tufillaro, Lucrezia Ungaro

I

FIG. 1 - Il set di dati utilizzato, la nuvola di punti.

Per analizzare l’andamento geometrico dell’arco di curvatura del Grande Emiciclo dei Mercati di Traiano, sono stati utilizzati i dati rilevati nell’occasione del forum Technology for All 2015 in cui, all’interno della mostra delle tecnologie, i produttori hanno mostrato l’uso di strumenti per l’acquisizione di nuvole di punti con laser scanner di alta precisione in una sorta di mutua collaborazione che ha consentito di avere più set di dati di medesima o diversa natura, successivamente analizzati e confrontati per giungere alla conoscenza dei parametri geometrici costruttivi delle strutture e definirne pertanto la genesi storica. Per elaborare i milioni di punti acquisiti ed arrivare a determinare quali curve geometriche meglio si adattavano ai dati rilevati, è stato realizzato e messo a punto uno specifico software che ha portato alla individuazione due diversi archi di curvatura originati probabilmente da ripensamenti durante la fase costruttiva. Con sistemi topografici tradizionali si è poi proceduto successivamente ad effettuare un tracciamento evidenziando a terra i centri dei due archi di circonferenza individuati.

l recente avanzamento tecnologico ha visto la crescita di metodi di rilevamento basati sull’uso di sistemi Laser Scanner che sono l’evoluzione degli strumenti topografici classici atti a misurare punti predefiniti e auto-collimati con registrazione di angoli e distanze. La possibilità di automazione introdotte dai sistemi robotici ha consentito di creare degli strumenti che ruotando automaticamente un puntatore laser con piccoli incrementi, misurano il tempo di andata e ritorno del fascio luminoso emesso in direzione dell’oggetto di rilievo. Si ottiene cosi la distanza dallo strumento all’oggetto e con gli angoli di orientamento del raggio laser si giunge a determinare le coordinate del punto colpito con una trasformazione da coordinate polari a coordinate cartesiane, in un sistema di riferimento locale. Considerato che la rotazione dell’emettitore del raggio laser avviene con incrementi minimali di ordine inferiore al decimo di secondo, nel piano verticale ed orizzontale, si perviene a comprendere come si possa produrre in un ristretto arco temporale la determinazione di un grande numero di punti 3D, che nell’uso corrente è chiamata nuvola di punti. Nel contesto dei Mercati di Traiano sono state acquisite più nuvole di punti che hanno interessato tutto ciò che un Laser Scanner, posizionato all’interno dell’area antistante il Grande Emiciclo, poteva collimare. Il risultato ha prodotto diversi set di dati che danno origine a quello che oggi viene definito più come Cattura della Realtà, traducendo il Reality Capture in uso nel gergo tecnico di coloro che stanno mettendo a punto tecniche di acquisizione digitali del mondo che ci circonda. Da questi diversi set di punti sono state estrapolate le zone interessate dal Grande Emiciclo, da sottoporre a successiva analisi per determinare gli archi di curvatura sottesi. L’ACQUISIZIONE DELLE NUVOLE DI PUNTI 3D I dati necessari alla realizzazione di questo studio, rilevati in occasione della manifestazione Technology for All del 2015 (http://technologyforall.it), sono stati acquisiti da alcune ditte produttrici di sistemi laser scanner, ricavando nell’arco di alcune ore nuvole di punti ad alta densità da stazioni poste nell’area antistante il Grande Emiciclo. Sono stati utilizzati i seguenti sistemi: Leica ScanStation C10 Laser Scanner "All-in-One" per tutte le applicazioni che include scanner, compensatore biassiale, batterie, sistema di controllo e archiviazione dati, fotocamera/videocamera con auto esposizione, piombo laser. Faro CAM2 FocusS 350 Progettato specificamente per applicazioni in esterno grazie alle sue piccole dimensioni, alla sua estrema leggerezza e all'ampio range di scansione, con possibilità di ottimizzare la qualità dei dati in loco tramite compensazione. Topcon GLS-2000 a media portata, uno scanner con funzionalità complete utilizzabile in modo efficace per acquisire

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Tecnologie per i Beni Culturali l'esistente in grado di acquisire con precisione una scansione completa a 360° comprensiva di immagini, in meno di tre minuti. Trimble TX8 Scanner 3D progettato per prestazioni elevate, consente di completare i progetti di scansione 3D più velocemente che mai con velocità di scansione efficace di un milione di punti al secondo. Le scene di ripresa hanno prodotto nuvole di oltre 100 milioni di punti ciascuna. La scelta della risoluzione, inferiore comunque ad 1 cm in ogni parte del paramento rilevato, ha dovuto tenere in considerazione le caratteristiche di un rilievo proposto per documentare tutta l’area, ma essere comunque rappresentativa sulla porzione analizzata con caratteristiche di densità ed accuratezza significative e statisticamente solide per poter effettuare successive analisi della curvatura dell’emiciclo. Inoltre, al fine di poter definire la originaria curvatura è stata prestata attenzione a dirigere il rilievo con maggiore attenzione alle zone adatte alla misura individuate su una fascia di muratura che abbia potuto subire meno interventi possibili nella sua storia. IL PROBLEMA GEOMETRICO E IL CALCOLO FINALE Le nuvole di punti acquisite hanno consentito di effettuare un calcolo finalizzato alla determinazione della figura geometrica su cui si basa la pianta dell’emiciclo dei Mercati di Traiano. Questa, assimilabile al cerchio, presenta però delle anomalie che hanno indotto a pensare come se la pianta stessa sia stata derivata da diversi archi di cerchi dovuti a successive costruzioni o ripensamenti in fase di realizzazione dell’alzato. Dal punto di vista geometrico la determinazione della curvatura è stata affrontata con un procedimento di calcolo analitico basato sui principi geometrici della ricerca del campione che meglio si adatta ad una figura determinata (best fitting) tramite una analisi statistica denominata “ai minimi quadrati”. Il procedimento di calcolo è stato basato sfruttando l’equazione del cerchio che contiene le coordinate del suo centro (a,b) ed il valore del raggio (r). Essendo note le coordinate di almeno 3 punti non allineati si ottengono facilmente i valori di a, b, r risolvendo un semplice sistema di 3 equazioni. Ma avendo a disposizione un numero di punti maggiore di 3 si è proceduto a determinare quali sono i valori più probabili di a,b ed r, applicando un procedimento stocastico in cui si ipotizza che le tre coppie di coordinate (xi,yi) i=1,2,3 siano state ottenute da un calcolo effettuato a partire da grandezze geometriche ottenute con procedimento di misura quale ad esempio angoli e distanze misurate in un rilievo. In questo caso si deve assumere che le coordinate siano affette da errori casuali, sebbene di modesta entità, che sono sempre presenti nei procedimenti di misura. In altre parole le coordinate sono, in questo caso, delle variabili statistiche, delle quali abbiamo a disposizione i valori medi e ne conosciamo la distribuzione teorica. Inoltre e più precisamente, dato che le coordinate sono state ottenute con un calcolo a partire dai valori di alcune grandezze misurate, sono state riguardate nel loro insieme come una variabile statistica a più dimensioni (sei nel nostro caso). In ragione del metodo di rilievo utilizzato le correlazioni tra le coordinate dei punti rilevati possono essere più o meno accentuate. Dal punto di vista generale, è stato necessario effettuare qualche ipotesi per poter arrivare a una stima basandosi, sul metodo di rilievo adottato. Considerato che il rilievo è stato eseguito con tecnologia laser-scanner [ALBA2015] si può assumere che la x e la y di ciascun punto sono correlate, ma non esiste correlazione tra ciascuna coppia e le altre. Infatti l’apparato laser scanner misura per ciascun punto acquisito la distanza ρ, la direzione azimutale α, e la direzione zenitale θ pertanto le coordinate rettangolari x,y,z, ove sono stati

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Fig. 2 - Alcuni archi di circonferenza individuati in sistema CAD. La selezione dei punti è avvenuta considerando solo quelli che ricadevano in un settore circolare avente spessore pari a 20 cm per ciascun arco.

assunti i valori suggeriti da [ALBA2015] con precisione tipica della misura di distanza dei sistemi laser pari a:

e misure angolari pari a:

che corrispondono: Nel procedimento di calcolo effettuato, che viene omesso ma riportato per chi fosse interessato all’indirizzo web in [TUFILLARO2016] , sono state adottate alcune semplificazioni, ipotizzando che tutti i punti siano stati rilevati con la stessa precisione e che le coordinate di ciascun punto siano risultate con la stessa accuratezza, quindi intervenendo nel procedimento di calcolo con lo stesso peso. In prima battuta, la nuvola di punti determinata avrebbe prodotto una serie di circonferenze concentriche. Quindi è apparso logico cercare i valori delle coordinate del centro delle circonferenze e, di seguito, analizzare i residui allo scopo di escludere i punti anomali e di formare un istogramma delle frequenze relative dei raggi. Eseguito il calcolo complessivo ed avendo escluso i punti anomali, il calcolo si è ripetuto su gruppi di punti per determinare la probabilità di avere non un solo centro ma più di un centro delle circonferenze di best fitting (migliore adattamento).

Fig. 3 - Dai 500 mila punti acquisiti sono stati analizzati 429mila e 209mila rispettivamente per le due curvature individuate.


I RISULTATI L’esecuzione del calcolo ha condotto alla non convergenza degli archi esterni, pertanto si può concludere che il fondo delle nicchie non ha una giacitura congruente con il bordo interno della muratura. Per la muratura esterna dell’emiciclo sono state ottenute due curvature diverse della pianta dell’emiciclo che si possono così descrivere:

Fig. 4 - Il posizionamento su CAD dei cerchi e i relativi centri.

IL CALCOLO EFFETTUATO Per effettuare il calcolo si è operata una selezione interattiva, dall’insieme dei punti rilevati, costruendo, con l’ausilio di un CAD, alcuni archi di circonferenza, in modo da selezionare dei ristretti settori circolari utili ad individuare i parametri approssimati delle circonferenze, da sottoporsi al calcolo ai minimi quadrati. Nella figura seguente si riporta l’individuazione interattiva di quattro archi di cerchio sul filo interno delle strutture murarie (rappresentati in colore blu) e di quattro archi di cerchi sul filo interno dei fondi delle nicchie (rappresentati in colore magenta). È stata predisposta una procedura di calcolo con software appositamente realizzato al fine di applicare il procedimento ai minimi quadrati prima a ciascuno degli archi, per controllare l’approssimazione dei parametri stimati e poi all’insieme globale dei punti. Quindi operando una volta sui dati corrispondenti alla giacitura interna ed un’altra sui punti corrispondenti alla giacitura esterna, sono stati presi in considerazione tutti i punti selezionati iterando il procedimento di calcolo su due archi variabili. Si è cioè determinato inizialmente un unico arco che poi è stato diviso in due metà, procedendo poi decrementando l’arco iniziale di un grado centesimale ad ogni ciclo finché i parametri di precisione (la matrice di varianza covarianza delle coordinate del centro e del raggio) miglioravano. Se non si ottiene un miglioramento si riparte dal punto iniziale e si incrementa di un grado centesimale ad ogni ciclo. In questo modo sono stati determinati due archi che presentano la migliore situazione della precisione del centro e del raggio.

4 Primo arco (ovest) Compreso tra la direzione 356,14 e la direzione 53, 03 (azimut in gradi centesimali) con centro X=11,14 Y=1,80 e raggio = 29,40 metri (determinazione ottenuta da 429.000 punti con scarto quadratico medio X=0,00036, Y=0,00131, raggio= 0,0021 metri) 4Secondo arco (est) Compreso tra la direzione 53,03 e la direzione 145,93 (azimut in gradi centesimali) con centro X=14,49 Y=1,70 e raggio = 26,62 metri (determinazione ottenuta da 209.000 punti con scarto quadratico medio X=0,00097, Y=0,00017, raggio= 0,00085 metri) LA VERIFICA FINALE Al fine di verificare i risultati ottenuti dal calcolo si è proceduto ad eseguire un rilievo diretto posizionando una Total Station sui due centri ottenuti. Per questo sono state determinate le posizioni a terra dei centri C1, del cerchio ovest, e C2 del cerchio est. Da questi punti sono state effettuate nuove misure con una stazione topografica digitale messa a disposizione dalla Leica Geosystems di Roma, con la quale sono state rilevate le distanze ad una fascia di punti localizzata nella zona del paramento originale, o almeno che abbia subito meno restauri nel tempo. La conferma della bontà del procedimento, verificato a posteriori con la misura della costanza del raggio di curvatura, ha portato anche ad una verifica materiale in quanto nella prevista posizione del centro del cerchio ovest, sul pavimento marmoreo originale dell’esedra orientale del Foro (antistante il Grande Emiciclo) è stata trovata l’incisione di un punto cerchiato, forse attribuibile ad analoga operazione di controllo fatta negli anni Trenta durante i lavori di restauro e studio del complesso. Bibliografia

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Abstract

The article describes a new study developed on the great hemicycle of the Mercati di Traiano: the analysis of the geometric shape of the arc curvature. For this study, the data collected on the occasion of the Technology for All 2015 forum were used. The collected data (point clouds) were obtained from high precision instruments (e.g. laser scanners) distributed by the producers present at the forum in a sort of mutual collaboration that allowed to have more data sets of the same or different nature, subsequently analyzed and compared to reach the knowledge of the structural geometric parameters of the structures and therefore define their historical genesis.

Parole Chiave Rilievo; FIG. 5 - Il centro inciso a terra sulla pavimentazione marmorea originale del Foro di Traiano, esedra orientale, antistante il Grande Emiciclo, scoperto durante la prova sul campo dei risultati di calcolo.

laser scanner; curvatura; mercati di traiano; fori imperiali

Autore

Renzo Carlucci - r.carlucci@mediageo.it Donato Tufillaro - d.tufillaro@sogei.it Lucrezia Ungaro - lucrezia.ungaro@comune.roma.it

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Tecnologie per i Beni Culturali

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RESTAURO

La termografia come tecnica diagnostica non invasiva per il moderno esercizio della tutela: alcuni casi di studio di Francesco Miraglia

Scopo precipuo del restauro, in accordo con consolidata prassi (si veda, tra tutte, la Carta internazionale del Restauro di Venezia del 1964) e con quanto statuito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. 42/2004, art. 29), è conservare la materia storicizzata e tramandarne i valori. Come indicato nel predetto decreto, entrambe le azioni prevedono un complesso di attività «finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene». Gli operatori del settore ben comprendono come, per interventi da condursi su un bene culturale, sia molto importante porre la dovuta attenzione sulla fase delle indagini preliminari, che concorrono a costituire un iniziale contributo di conoscenza. Questo perché, in considerazione della complessità e della delicatezza del contesto di intervento, l’analisi dello stato di conservazione, se non condotta con i più Fig. 1 - Mondragone (CE), Basilica Minore di Maria SS. Incaldana. Scorcio della fronte (Foto di A. Smirne).

recenti strumenti diagnostici, può rivelarsi inutile, se non addirittura dannosa.

INDAGINI DIAGNOSTICHE E AMBITI DI APPLICAZIONE L’utilizzo integrato di strumenti di diagnostica innovativi, divenuto una pratica diffusa anche grazie ai costi sempre più sostenibili, consente di disporre di apparecchiature elettroniche per analisi di tipo quali-quantitativo sul costruito storico. Il ricorso a questi dispositivi è favorito anche dalla maggiore complessità operativa che sottostà alla comprensione degli interventi di conservazione della materia, soprattutto riguardo le preventive indagini sulle patologie di degrado e sulla stabilità degli edifici. Appare utile definire i concetti di analisi “qualitativa” e “quantitativa”, in riferimento all’ambito qui trattato. Il primo tipo di analisi consegna risultati soggetti a controllo e decodificazione, dipendenti anche dall’esperienza e dalla capacità interpretativa dell’operatore. Il secondo, invece, fornisce risultati costituiti generalmente da numeri, agilmente comparabili e verificabili. La disponibilità di tecniche diagnostiche per nulla invasive, quali ad esempio la termografia, ne ha consentito un utilizzo massiccio, restituendo informazioni – di tipo qualitativo – utili per approfondimenti di ricerca o per disporre di una base di dati per la realizzazione degli interventi di restauro. Sempre nel campo delle tecniche non invasive, si può fare ricorso alle indagini soniche o ultrasoniche, che analizzano le onde acustiche che si propagano nei materiali. La loro utilità è dimostrata quando si debba stima-

re l’omogeneità di una struttura, registrando l’eventuale presenza di vuoti o diversità tra i suoi componenti. Va ribadito, però, come l’utilizzo di tali tecniche non sempre sia esaustivo per la completa conoscenza del bene culturale e vada, in diversi casi, integrato con quelle invasive, ma più approfondite, quali ad esempio l’endoscopia o i martinetti piatti. La prima, che prevede l’utilizzo di sonde costituite da tubi metallici più o meno rigidi o flessibili, con un oculare da un lato e una fonte luminosa dall’altro, consente di limitare il sacrificio di materia ad un foro – spesso già presente – per analizzare le caratterizzazioni interne di una muratura. Sebbene rientri nelle indagini non distruttive, è da considerarsi invasiva: l’esigenza di esplorare le cavità di un organismo murario, infatti, rischia di pregiudicare l’integrità dello stesso. Al pari della termografia, è un’indagine di tipo qualitativo. L’utilizzo dei martinetti piatti, invece, necessario quando si vogliano chiarire aspetti di ordine strutturale, come la determinazione del valore dello stato tensionale in una muratura, prevede un approccio molto invasivo, richiedendo la rimozione di quantità significative di materia, che andranno irrimediabilmente perdute. Questa indagine, parzialmente distruttiva, consente di ottenere risultati di natura quantitativa. Per analisi maggiormente complesse è utile citare il geora-

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dar, strumento di indagine non distruttiva, che interpreta le onde elettromagnetiche per rivelare presenza e posizione di oggetti sepolti o posti nelle profondità marine. Ulteriori strumenti per indagini da condursi nel settore del restauro sono lo sclerometro (misura l’indice di rimbalzo di una massa spinta da una molla calibrata), il pull-out (misura la forza necessaria ad un martinetto idraulico per estrarre un tassello in acciaio inserito nel calcestruzzo) e la sonda di Windsor (misura l’indice di penetrazione nel calcestruzzo), tutti miranti ad analizzare la resistenza del materiale oggetto della prova, in danno del quale provocano sacrificio di materia. Ha interesse considerare come solo la capacità e l’esperienza dell’operatore siano utili a fargli comprendere, caso per caso, quale possa essere la tecnica diagnostica – singola o in concorso con altre – più indicata per le finalità prefissate. LA TERMOGRAFIA PER IL RESTAURO ARCHITETTONICO La termografia consente di acquisire immagini nel campo dell’infrarosso senza prevedere contatti con l’oggetto di indagine. Se eccitati termicamente, materiali differenti consegnano radiazioni all’infrarosso diverse: la termocamera, mediante l’utilizzo di sensori, le trasforma in immagini – indipendentemente da come sono illuminate nel campo del visibile – e, con l’utilizzo di falsi colori, le rende distinguibili dall’occhio umano. Risultato finale è il termogramma, reso sotto forma di immagine o video, in formato digitale. L’analisi termografica permette di conoscere le condizioni di conservazione, stabilità e alterazione di una struttura, ma anche di indagarne la stratigrafia degli elevati. Negli interventi di restauro si utilizza, in genere, la “termografia per telerilevamento”, impiegata principalmente in edilizia per individuare manifestazioni di umidità e/o lesioni di intonaco. L’indagine in premessa ha consentito di analizzare le patologie di degrado superficiali di due edifici, uno religioso e l’altro residenziale, siti nell’antica provincia di Terra di Lavoro, in Campania settentrionale, territorio oggi ascrivibile amministrativamente alla provincia di Caserta: la Basilica Minore di Mondragone e il Palazzo Marzano di Carinola. I termogrammi, con risoluzione di 640x480 pixel, sono stati realizzati con una termocamera Flir dotata di tecnologia MSX (Multi Spectral Dynamic Imaging). Grazie ad un processore integrato, essa permette di raffigurare immagini particolareggiate, sovrapponendo i dettagli della foto digitale su quella termica e valorizzando, in tal modo, numerose informazioni grafiche. I rilievi sono stati ovviamente condotti in una fascia oraria in cui i materiali cominciavano a rilasciare il calore assorbito. CASI DI STUDIO La Basilica Minore di Maria SS. Incaldana (Fig. 1) è il centro religioso di Mondragone, realtà urbana sita in Campania settentrionale, nella provincia di Caserta. Edificata lungo la strada che dalla cosiddetta “Piazza” (sito storico risalente al periodo rinascimentale) conduceva alla “Porta di San Nicola”, ha subito nel tempo notevoli trasformazioni, che ne hanno stravolto l’impianto originario, risalente al XV-XVI secolo. Oggetto di un recente intervento di restauro degli ambienti interni (Fig. 2), la struttura sacra ha beneficiato di un’accurata analisi termografica in fase pre e post restauro, condotta sia sulle superfici interne sia su quelle esterne, per verificare la presenza di patologie di degrado non

Fig. 2 - Mondragone (CE), Basilica Minore di Maria SS. Incaldana. La navata centrale dopo i lavori di restauro (Foto di A. Razzano).

visibili facendo ricorso alla sola indagine macroscopica. L’analisi termografica di paramenti murari, pilastri e superfici voltate ha rappresentato un significativo ausilio per l’intervento di restauro, consentendo di verificare la presenza di patologie di degrado, nonché di lumeggiare i rapporti stratigrafici all’interno della struttura sacra. Si noti il termogramma di Fig. 3, ottenuto con tre rilevamenti effettuati, nel range di temperatura 12,8-16,9°C, sul pilastro della prima campata, tra la navata centrale e quella sinistra, che segnala una variazione relativa di 0,3°C. Si comprende come la temperatura diminuisca in corrispondenza delle porzioni murarie con elevata presenza di umidità. Il termogramma di Fig. 4, ottenuto con rilevamenti puntuali e areali (effettuati nel range di temperatura 13,4-17,5°C), mostra, invece, anche il valore minimo, massimo e medio della temperatura all’interno di una porzione muraria. In ciò consentendo di avere a disposizione un numero maggiore di informazioni, utili ad una compiuta comprensione delle variazioni di temperatura. Si indicano di seguito – in accordo con il lessico normalizzato 11182/2006 – i fenomeni di degrado individuati, compresi con maggiore accuratezza mediante l’applicazione della termografia, determinati perlopiù dall’azione dell’umidità di risalita capillare e da infiltrazioni di acqua piovana: distacco (soluzione di continuità tra strati di un intonaco, sia tra loro che rispetto al substrato, che prelude, in genere, alla caduta degli strati stessi); lacuna (perdita di continuità di superfici – parte di un intonaco e di un dipinto, porzione di impasto o di rivestimento ceramico, tessere di mosaico, ecc.); alterazione cromatica, caratterizzante perlopiù le coloriture (variazione naturale, a carico dei componenti del materiale, dei parametri che definiscono il colore). L’indagine termografica post restauro, condotta sui muri d’ambito, sui pilastri e nello spazio absidale, ha confermato la diminuzione dell’umidità, restituendo valori di temperatura più omogenei. L’analisi ha anche palesato che la


Figg. 3-4 - Mondragone (CE), Basilica Minore di Maria SS. Incaldana. Termogrammi ottenuti dai rilievi condotti nella fase di analisi pre restauro. Si evidenziano i punti di rilievo (Sp), l’area di rilievo (Bx) con le temperature minima, massima e media, nonché la scala termica di riferimento in falsi colori.

superficie maggiormente condizionata da queste patologie è quella del muro d’ambito della navata sinistra, all’esterno non adeguatamente protetto dagli agenti atmosferici. In questo caso, l’azione combinata dell’umidità di risalita capillare e delle infiltrazioni di acqua piovana, in decenni di sottovalutazione del problema, ha provocato diffusi danni agli intonaci, in gran parte sostituiti durante i lavori di restauro. L’utilizzo della termografia ha rappresentato un utile ausilio anche per indagare le caratterizzazioni costruttive della struttura sacra, consentendo di chiarire – laddove il

Fig. 5 - Carinola (CE), Palazzo Marzano. Interno, scorcio della loggia quattrocentesca. Si noti la presenza di diverse patologie di degrado.

contenuto spessore dell’intonaco favorisse l’analisi della tessitura muraria – i rapporti stratigrafici tra alcune porzioni di fabbrica. Il Palazzo Marzano (Fig. 5), sito nel piccolo centro di Carinola, sempre nella provincia casertana, è invece un interessante esempio di edificio quattrocentesco, che offre – in condizioni di conservazione ancora accettabili – una corte di accesso al primo piano caratterizzata da una scala d’onore di chiara matrice catalana. La struttura fu realizzata grazie ad artefici impegnati presso la corte di Alfonso il Magnanimo; essi, mutuando gli insegnamenti di figure di spicco quali l’architetto maiorchino Guillermo Sagrera, ne perpetuarono le buone prassi, trasferendole alle maestranze del luogo. La loro presenza, a Carinola e nei vicini feudi di Pontelatone e Sessa Aurunca, fu favorita da Marino Marzano, genero di Alfonso. Il palazzo fu ampliato dopo la dominazione aragonese, con ulteriori corpi di fabbrica e con un’altra corte (ad ovest della struttura quattrocentesca), che reca preesistenze riferibili ai secoli XVIII e XIX e che, purtroppo, versa in uno stato di preoccupante abbandono, avendo subito, nei mesi scorsi, anche importanti crolli. L’analisi dello stato di conservazione, occasionata dalla redazione di un progetto di restauro della porzione quattrocentesca e condotta anche attraverso l’indagine termografica, ha dimostrato come la struttura sia interessata da fenomeni di degrado determinati da azioni chimiche, meccaniche e antropiche, nonché da biodeteriogeni vegetali. Il termogramma di Fig. 6, ottenuto con tre rilevamenti effettuati nel range di temperatura 11,9-16,0°C sul muro di confine tra il palazzo e la corte di un altro edificio posto a nord, segnala una variazione relativa di 0,5°C. Ben si arguisce come la porzione superiore del suddetto muro, esposta agli agenti atmosferici sulla superficie a nord, presenti caratteristiche termiche diverse da quella inferiore, evidenziata da colori più “caldi”, ai quali corrisponde una temperatura maggiore. Il termogramma di Fig. 7 evidenzia, invece, la presenza di un ponte termico tra il muro e la copertura lignea, quest’ultima frutto di recenti interventi di restauro. Tra i punti di rilievo Sp1 (in corrispondenza del muro) e Sp2 (in corrispondenza della copertura lignea) si osserva una variazione relativa di 1,5°C. Nel caso del palazzo Marzano, con la termografia è stato possibile riferire, in particolare, sull’estensione del distacco degli intonaci, sulla gravità dell’erosione dei giunti di malta e in ordine alla presenza di umidità, quest’ultima

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Figg. 6-7 - Carinola (CE), Palazzo Marzano. Termogrammi ottenuti dai rilievi condotti nella fase di analisi pre restauro. Si evidenziano i punti di rilievo (Sp), nonché la scala termica di riferimento in falsi colori.

causata soprattutto da infiltrazioni di acque meteoriche. Problematiche, queste, difficilmente rilevabili nella loro completezza con la sola analisi macroscopica. Ulteriori patologie di degrado riscontrate con l’ausilio dell’analisi termografica sono, come per la Basilica Minore di Mondragone, la lacuna e l’alterazione cromatica, cui si unisce, in particolare per le porzioni della struttura esposte all’azione diretta degli agenti atmosferici, la patina biologica (strato sottile ed omogeneo, costituito prevalentemente da microrganismi, variabile per consistenza, colore e adesione al substrato). In quest’ultimo caso, la predetta analisi ha permesso di comprendere quali murature fossero più incisivamente colpite dalla patologia. Infine, si è potuta verificare l’assenza di idonei strati di impermeabilizzazione sulle coperture e l’inadeguatezza tecnologica di alcuni sotto-servizi. I lavori di restauro, da condursi a breve sulla struttura (su finanziamento regionale nell’ambito del “Piano Operativo Complementare per i Beni e le Attività Culturali”, annualità 2016-17), terranno ovviamente conto di queste importanti acquisizioni. CONCLUSIONI L’utilizzo della termografia ha consentito, in entrambe le indagini effettuate, di pervenire – senza provocare alcun sacrificio di materia – a risultati qualitativi utili a comprendere sostanza e caratterizzazione di diverse patologie di degrado, soprattutto quelle legate direttamente alla presenza di fenomeni di umidità. Condizione, questa, che si ritrova in gran parte delle strutture storicizzate realizzate facendo ricorso a materiale tufaceo – tra i litotipi maggiormente utilizzati, da diversi secoli, nell’areale della Campania settentrionale – che, come è noto, è caratterizzato da elevate proprietà idrofile. Come accennato, questa tecnica diagnostica offre anche un’ulteriore peculiarità, perché consente di effettuare indagini sulle caratterizzazioni stratigrafiche degli elevati, facendo comprendere eventuali differenziazioni in ordine alle tessiture murarie, in particolare nei casi in cui i rilievi siano condotti su superfici di contenuto spessore, come ad esempio gli intonaci. Ha dunque interesse ribadire come tutte queste caratteristiche collochino a pieno titolo la termografia nel contesto operativo del moderno esercizio della tutela dei beni culturali, in varie soluzioni applicative, che vanno dall’analisi delle patologie di degrado allo studio delle tecni-

che costruttive. Senza dubbio, per indagini di questo tipo, essa rappresenta lo strumento diagnostico da preferirsi largamente, perché non cagiona alcun danno alle strutture oggetto di indagine e nel contempo consente di ricavare informazioni utili per l’oculata scelta degli interventi di conservazione della materia.

Bibliografia

Crova C., Miraglia F. (2018), “Use and efficacy of Thermography for stratigraphic analysys of historical buildings”, in “Conservation Science in Cultural Heritage”, vol. 18. Crova C., Miraglia F. (2018), “La termografia come strumento di indagine conoscitiva delle superfici architettoniche. Interventi e prospettive di ricerca”, in Atti del XXXIV Convegno Internazionale “Scienza e beni culturali” (Bressanone, 3-6 luglio 2018), a cura di Biscontin G., Driussi G., Arcadia Ricerche, Padova, pp. 351-360. Miraglia F., Valente C. (2018), Il restauro della Basilica Minore di Maria SS. Incaldana a Mondragone. Metodologia, interventi, prospettive di ricerca, Armando Caramanica Editore, Marina di Minturno. Miraglia F. (2018), Il palazzo Marzano a Carinola. Vicende costruttive e restauri, Armando Caramanica Editore, Marina di Minturno. Conti C., Martines G. (2007), “I saggi e le indagini preliminari”, in Carbonara G., diretto da, Trattato di restauro architettonico, vol. 2, UTET, Torino, pp. 587-600. Brunetti G. (1996), “Tecniche non distruttive per la diagnosi”, in A. Bellini, a cura di, Tecniche per la conservazione, Franco Angeli, Milano, pp. 228-274.

Abstract

The essay focuses on demonstrating the usefulness of thermography as a noninvasive diagnostic technique for restoration, especially in the analysis of historical buildings. In fact, the correct application of this technique allows us to analyze the deterioration patterns and the characteristics of the structures without damaging them. Therefore, its use is mainly recommended for interventions on cultural heritage.

Parole Chiave

Thermography; Restoration; Preventive Stratigraphic analysis

diagnostics;

Degradation

Autore

Francesco Miraglia francescomiraglia@gmail.com Dottore di Ricerca in Conservazione Cultore della Materia in Restauro

dei beni architettonici

patterns;


AGORÀ Prima tappa della ricostruzione di Notre-Dame: la digitalizzazione 3d d’emergenza condotta da Art Graphique & Patrimoine - Su richiesta degli Architectes en chef des monuments historiques, della DRAC (Direction régionale des affaires culturelles), del Conservatoire des Monuments Historiques Îlede-France, e del prefetto della regione Île-de-France, il team d’AGP ha condotto nella giornata di sabato 20 aprile un intervento di emergenza destinatato alla scansione 3D completa della cattedrale, l’obiettivo: realizzare in un giorno solo un rilievo 3D di massima precisione postincendio per mettere in atto un’analisi diagnostica dei danni. I dati acquisiti grazie a questa prima campagna di rilievo 3D dopo l’incidente, potranno essere comparati con i dati (AGP) antecedenti, fornendo cosi delle informazioni utili all’inchiesta in corso sulle cause dell’incendio.

L’insieme dei dati AGP permetterà a tutti i professionisti e operatori coinvolti di avere una banca dati unica e affidabile di misure 3D e di documenti tecnici sui quali basare i progetti e i lavori di ricostruzione della cattedrale. Un intervento di emergenza è stato organizzato nella giornata di sabato per proseguire la scansione 3D dell’intera cattedrale, in particolare delle strutture più danneggiate. Il lavoro solitamente effettuato in una settimana si è svolto in una sola giornata, grazie alla mobilizzazione di tutto il team di AGP e grazie al sostegno apportato dall’azienda FARO Europe, fornitore di laser scanner di altissima precisione, che ha messo a disposizione tutto il materiale necessario per l’intervento eccezionale. In un giorno sono state realizzate più di 300 stazioni di scan a colori per un risultato tra i 30 e i 40 miliardi di punti. Per le zone non accessibili e pericolanti della cattedrale è stata utilizzata la fo-

CON 50 MILIARDI DI PUNTI (MISURE) AGP possiede la cartografia 3D più completa e precisa esistente di Notre-Dame, in particolare del tetto a capriate lignee e della guglia andati perduti nel recentissimo incendio. In basso, Nuvola di punti di NotreDame – (Crediti: Art Graphique & Patrimoine).

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Tecnologie Tecnologie per per ii Beni Beni Culturali Culturali

togrammetria tramite drone in aggiunta ai dati laser. La nuvola di punti e i documenti tecnici che risulteranno dall’operazione serviranno a stabilire un’analisi diagnostica degli ingenti danni causati dall’incendio e a determinare le strutture e le zone più danneggiate. Si tratta della prima tappa del processo di ricostruzione: un’operazione d’emergenza indispensabile alla salvaguardia delle strutture architettoniche della cattedrale. Il nostro team lavora in questi giorni al trattamento di quest’insieme di dati (controllo e assemblaggio nella nuvola di punti finale di Notre-Dame, aggiunta del colore, comparazione con i dati precedenti all’incendio). I RISULTATI DELLE SCANSIONI LASER PRECEDENTI ALL’INCENDIO Nei suoi 25 anni di attività AGP ha effettuato molteplici rilievi 3D nella cattedrale attraverso le tecniche della scansione laser (tramite laser FARO) e della fotogrammetria. Questi dati assemblati hanno permesso di recuperare tutte le misure (nuvole di punti) del tetto a capriate (la “foresta”) e della guglia che sono scomparsi con l’incendio. Per la cosiddetta « foresta » si tratta di : 4 150 scansioni di precisione millimetrica per un totale tra i 3 e i 5 miliardi di punti; 4La densità eccezionale dei punti (tra 1 e 2 punti per mm²) permette di ottenere una riproduzione estremamente precisa, con ridottissimo margine di errore, dei dettagli del tetto a capriate, contrariamente alla digitalizzazione con densità al centimetro del professor Andrew Tallon, condotta in collaborazione con AGP nel 2010, che nel suo progetto puntava solo all’acquisizione dei volumi generali

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dell’edificio, nel quadro di ricerca dei sistemi costruttivi delle cattedrali. Per l’intera cattedrale : 4La nuvola di punti d’AGP di tutta la cattedrale contiene circa 50 miliardi di punti, contro 1 miliardo dei dati di Andrew Tallon. Video (navigazione nella nuvola di punti del tetto): https://www.youtube.com/ watch?v=O2z5jiJ_2tU&feature=youtu.be DAL RILIEVO AL MODELLO 3D AGP (e la sua infografista Laurence Stefanon) ha inoltre lavorato, tra il 2010 e il 2013, a una ricostruzione storica della cattedrale di Parigi, realizzando un modello 3D per ciascuna delle 14 fasi architettonica, dal 1163 a oggi. Questo modello 3D, realizzato con obiettivi pedagogici per una pubblicazione editoriale, presenta tra tutti la ricostruzione 3D di Notre-Dame all’epoca attuale, prima dell’incendio. Il dettaglio del tetto a capriate è visibile nel video: www.youtube.com/watch?v=wecORQNKPm4 ART GRAPHIQUE & PATRIMOINE Da oltre 25 anni Art Graphique & Patrimoine mette la sua conoscenza del patrimonio e la sua esperienza nelle nuove tecnologie al servizio della conservazione e del restauro dei monumenti storici. Specialista del rilievo laser e della ricostruzione 3D, l’azienda contribuisce alla valorizzazione d’opere, architetture e siti in pericolo in Francia e all’estero.

Tra le sue 2000 referenze: Mont-Saint-Michel, Louvre, Musée d’Orsay, Théâtre antique d’Arles, Château de Versailles, Grand Palais, Tour Eiffel e la Cittadella romana di Palmira (Siria), Krac des chevaliers (Syrie), la moschea d’Haji Piyada (Afghanistan) […]

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AGORÀ al massimo in un’ora il tempo necessario al tragitto da qualsiasi parte della città. La navetta che si trova all’arrivo nella stazione ferroviaria (della Fiera) porta subito alla sede dell’evento ubicata in prossimità di una delle quattro entrate previste per le manifestazioni di questo tipo. Technology for All novità importante nella Maker Faire Rome Le novità che caratterizzeranno l'edizione 2019 della Maker Faire sono:

Technology for All 2019: consapevolezza e collaborazione per le tecnologie di monitoraggio - Gli utenti finali delle tecnologie afferenti al settore della geomatica, in particolare i decisori presenti nelle pubbliche amministrazioni, si trovano spesso a doversi confrontare o ad utilizzare geodati sempre più complessi, spesso disaggregati e apparentemente privi di un significato elementare e facilmente comprensibile. Il superamento di questo gap è l’obiettivo di base del Technology for All, un complesso di attività che, nato dalla spinta dei produttori di tecnologie a realizzare un evento per andare incontro agli utenti, è oggi un sistema articolato di disseminazione dell’innovazione che pur mantenendo il momento principale di confronto delle tecnologie sul campo, propone momenti di conoscenza modellata sulle particolari necessità degli utenti finali. I Centri di attrazione Al fine di promuovere un uso consapevole e in collaborazione tra varie tipologie di utenti verranno promosse alcune attività finalizzate per centri di attrazione nei quali si raccoglieranno testimonianze dei produttori, degli utenti e dei makers. Questi i centri di attrazione proposti: 4 LASER SCANNER 3D (dalla realtà al digitale) 4 OSSERVAZIONE DELLA TERRA (monitorare dallo spazio l’impatto delle attività umane) 4 DRONI E POSIZIONAMENTO (droni non solo aerei e precisione del posizionamento) 4 LABORATORI DELLA SMART CITY (gruppi di lavoro equipaggiati con valigetta tecnologica) 4 GEO4FUN (soluzioni presentate da innovatori basate su una presentazione di idee-progetto in pochi minuti)

Insieme alla Maker Faire Rome 2019 Quest’anno saremo insieme alla Maker Faire Europe che avrà luogo a Roma dal 18 al 20 ottobre, raccogliendo le idee migliori dei makers che ogni anno si radunano per esporre le loro creazioni con l'evento organizzato dalla Camera di Commercio di Roma che si aprirà la mattina del 18 ottobre congiuntamente all'Educational Day dedicato alla formazione, con momenti di formazione anche specialistica. Nella stessa giornata di apertura il Technology for All organizzerà momenti illustrativi delle tecnologie proposte in azione sul campo. I temi della Maker Faire Rome che sono collegati al Technology for Allsono tantissimi: robotica e intelligenza artificiale, economia circolare, IoT - Internet delle cose, manifattura digitale, foodtech, agritech, urbantech, mobilità smart, tecnologie per lo sport e la salute, edilizia sostenibile, realtà virtuale e aumentata, spazio, artech, edtech e la novità Ask me Everything (matchmaking). Parole che trovano un senso se declinate nelle tante idee nate dalla mano dei makers di ogni età e provenienza, portando anche il grande pubblico alla scoperta del presente e del futuro della tecnologia. La sede del’evento Maker Faire Rome si tiene da molti anni alla Fiera di Roma e per essere sicuri dell’affidabilità di questa sede per le nostre esigenze abbiamo appena partecipato all’evento EXCO2019, della Cooperazione Internazionale nei padiglioni 7-8-9 e 10 della Fiera. Il collegamento con Roma è quanto di più veloce si possa avere in questa città: si sale su qualsiasi mezzo che porta ad una delle varie stazioni che collegano l’area urbana con l’aeroporto e ce ne sono abbastanza per programmare

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4 Makerart: un progetto che indaga la relazione tra arte contemporanea e nuove tecnologie, attraverso la creazione di percorsi sinergici e integrati tra maker e artisti internazionali selezionati. Sarà realizzata una vera e propria mostra di installazioni interattive capaci di coinvolgere il pubblico presente e di rappresentare i tanti e diversi modi di interpretare la cultura dell’innovazione tecnologica. 4 Technology for All: Forum dedicato all’innovazione tecnologica applicata al territorio, ai beni culturali e alle smart city, organizzato da mediaGEO. Con questa iniziativa si punta ad approfondire l’utilizzo di tecnologie innovative (come la geolocalizzazione, la mappatura satellitare, i droni professionali per la rilevazione e lo studio degli open data) per conoscere, documentare, proteggere e monitorare il territorio e il patrimonio culturale che ci circonda. 4 EdTech for All: un’area composta da talk, panel, workshope spazi espositivi dedicati al mondo delle tecnologie per l’educazione all’interno di Maker Faire Rome. 4 Ask me Everything: un nuovo spazio dedicato all’orientamento alla cultura del digitale per le Pmi, con cui si vuole favorire l’incontro tra i professionisti di settore e le imprese presenti. E’ indiscutibile che l’evento TFA2019 così inquadrato avrà una grande visibilità con cassa di risonanza offerta dalla Maker Faire Romee da tutti i numerosi partecipanti sia istituzionali che professionali o semplicemente cittadini che necessitano nuove conoscenze per aprire nuove frontiere all’innovazione che tutti attendiamo. www.technologyforall.it/

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Tecnologie per per ii Beni Beni Culturali Culturali Tecnologie

Progetto ArchAIDE (Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics) - Il 13-14 maggio 2019 si è volta a Pisa, presso il Centro Convegni Le Benedettine, l'e-vento finale del progetto europeo ArchAIDE (Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics), un progetto triennale (20162019) finanziato dal programma Horizon 2020, coordinato dal MAPPA Lab del Dip. di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, che ha visto coinvolte le università di York, Colonia, Barcellona, Tel Aviv, il CNR, due ditte archeologiche spagnole (Elements e Baraka), un'impresa ICT italiana (INERA srl.) ArchAIDE Final Conference è stata l'occasione per presentare la App per il riconoscimento automatico dei frammenti ceramici mediante una fotografia da smartphone o tablet. Durante la conferenza è stato raccontato tutto il lavoro di riflessione archeo-logica e di sviluppo tecnologico che vi è dietro a questo strumento che potrà rivolu-zionare la pratica archeologica su scala mondiale. Ai partecipanti è stata offerta l'op-portunità di scaricare per primi la App sui propri devices e testarla in diretta durante la conferenza. L'evento è stato inoltre un importante momento di confronto scientifico sugli sviluppi dell'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale (tecnologia utilizzata da ArchAIDE

per il ricono-scimento dei frammenti) in archeologia con una sessione interamente dedicata a questa tematica. Lo scopo del progetto è stato di dimostrare che era possibile realizzare uno strumen-to di riconscimento automatico dei frammenti ceramici grazie all'utilizzo del deep learning. Per fare questo sono state utilizzate delle classi ceramiche test che avesse-ro caratteristiche diverse, tali da poter stressare il sistema su problemi differenti (frammenti piccoli, frammenti grandi, sottili, spessi, decorati, non decorati, ecc...). In particolare, sono stati sviluppati due differenti approcci, uno per il riconoscimento di frammenti di ceramica decorata (appaerence-based recognition) e uno per la cerami-ca priva di decorazione, classificabile solo mediante la forma (shape-based recogni-tion). Le classi ceramiche utilizzate come test, quindi ad oggi presenti nel database di riferimento, sono: le anfore romane, la terra sigillata italica, terra sigillata sud gallica, la terra sigillata hispanica per il riconoscimento basato sulla forma; la maiolica di Montelupo Fiorentino e la maiolica Valenziana per il riconoscimento basato sulla de-corazione. Il sistema è però pronto ad accogliere qualunque altro tipo di ceramica e maggiori sa-ranno le informazioni presenti, maggiore l'utilizzo e l'ottimizzazione. Una sorta di cir-colo vizioso che, necessariamente,

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dovrà essere basato sulla collaborazione e la condivisione dei dati all'interno della comunità archeologica mondiale. Con questo obbiettivo durante la conferenza è stata svolta una sessione finale (What's next?) os-sia una sorta di networking meeting, dove è stata presentata la nostra idea di svilup-po futuro di ArchAIDE su larga scala con il possibile coinvolgimento di tutti coloro che vorranno partecipare attivamente all'implementazione dei dati, ovunque nel mondo. In questo senso sono già numerose le dimostrazione di interesse a collaborare. Approfondimenti sul progetto sono disponibili sul sito archaide.eu di Francesca Anichini

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Il 6 Maggio a Genova è stato presentato ufficialmente LIDAR Italia, nata dalla partnership tra Gter, JP Droni e GreenValleyInternational (GVI), in cui Gter stesso ricopre il ruolo di rivenditore unico per l'Italia degli strumenti software. È stata una occasione importante per vedere all'opera il nuovo LiBackPack DG50, con doppio sensore LIDAR, nelle vie del centro di Genova. L'antenna GNSS integrata, l'utilizzo della tecnologia SLAM, il doppio sensore, rendono questo strumento veramente potente in termini di quantità e qualità dei risultati. L'elaborazione è piuttosto semplice e si basa su due dei prodotti di punta della casa californiana: 4 LiAcquire per la registrazione delle nuvole con tec-

nologia SLAM

TRASFORMAZIONE DIGITALE: ECCO I NUOVI STRUMENTI PER LA VALORIZZAZIONE DEL TURISMO CULTURALE Anche i beni culturali sono stati travolti dalla Rivoluzione Digitale di questi anni, che ha cambiato radicalmente il modo di studiare, conservare e promuovere questa importante risorsa del Paese. La recente Conferenza Esri Italia, è stata l’occasione per presentare le nuove opportunità nate dai Nuovi strumenti per la valorizzazione del turismo culturale. Questo, infatti, è stato il tema di una sessione dedicata proprio alle nuove opportunità derivanti dalla rivoluzione e trasformazione digitale nelle offerte e nei consumi culturali. Durante la sessione, sono stati esplorati i temi delle reti culturali e territoriali, della conservazione e del restauro e in generale dell’innovazione tecnologica in ambito culturale che riguarda in maniera sempre più massiccia e capillare non soltanto coloro che producono cultura o che ne godono, ma anche le altre industrie che utilizzano nei loro processi prodotti culturali e artistici. Gli interventi hanno illustrato casi di successo nati grazie alla forza della Piattaforma Esri. Tra i case-studies considerati, vi sono stati il progetto ‘Pietre della memoria’ realizzato per il Parco della Rimembranza di Urbino; la storia di Amatrice sulla promozione e il rilancio post-sismico del territorio locale; Le Nuove geografie culturali: i percorsi e gli itinerari museali in Italia e i Gis Multicriteria per misurare l'attrattività del paesaggio rurale di Ivrea. Inoltre, alla Conferenza era presente il GEOBSERVATORY una gallery di mappe, applicazioni, case studies e Story Map – dove, nella sua versione online, è possibile trovare numerosi lavori nati per illustrare, analizzare e promuovere i beni culturali attraverso mappe interattive. Alcuni esempi sono: 4 Il patrimonio storico artistico e culturale di ETAB 4 Celebrating the African American History Museum 4 Alla scoperta di Abbadia San Salvatore 4 I mulini del Tronto

4 LIDAR360 per il post processing della nuvola di punti,

pulizia, filtraggio, classificazione. I risultati sono stati sorprendenti, a passeggio per le vie del centro, in poco più di venti minuti, abbiamo rilevato strade, piazze, interni di chiese. Il tutto con un livello di dettaglio e copertura veramente soddisfacente. Promette di essere uno strumento veramente efficace, in termini di risultati raggiungibili, per il rilievo di edifici, strutture, interni ed esterni. I prodotti di GVI, hardware e software, rappresentano in questo senso una vera novità per quanto riguarda il rilievo 3D nel nostro paese. GVI stessa progetta, sviluppa e produce sia hardware che software, forte di un background solidissimo che nasce dall’Università di Berkeley. Per informazioni www.gter.it/gvi www.lidar-italia.it

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Tecnologie per per ii Beni Beni Culturali Culturali Tecnologie

HANDYSCAN BLACK: UNO SCANNER 3D PORTATILE DALLE ALTISSIME PRESTAZIONI Creaform, azienda leader nel campo delle soluzioni di misurazione 3D portatili e automatizzate, ha annunciato HandySCAN BLACK, un HandySCAN 3D completamente riprogettato e rifinito. Questo scanner di livello metrologico brevettato di terza generazione, è frutto di oltre 15 anni di innovazione e unisce la ricerca tecnologica alle esigenze in continua evoluzione dei professionisti della fabbricazione e dell'ingegneria, offrendo lo strumento più efficace e affidabile sul mercato per acquisire precise misure dimensionali di oggetti fisici. HandySCAN BLACK unisce scansione 3D ad alte prestazioni, nuove ottiche migliorate, una tecnologia a laser blu multiplo, design ergonomico, oltre alla semplicità e portabilità tipica dei prodotti Creaform. Questo scanner 3D di livello metrologico stabilisce lo standard per la misurazione di tutti i tipi di parti, indipendentemente da dimensioni, materiale e complessità, in pochi secondi e in ogni luogo. Strumenti ad alte prestazioni per soddisfare sempre crescenti standard di qualità: 4 Risoluzione quadrupla: acquisisce dettagli ridotti e

grandi volumi grazie alla combinazione versatile di ottiche migliorate ad alte prestazioni e la tecnologia a laser blu. 4 Velocità di misurazione 3 volte maggiore e mesh istantanea: area di scansione più ampia con 11 raggi laser blu che eseguono fino a 1.300.000 misurazioni al secondo, per un veloce flusso di lavoro dall'acquisizione alla realizzazione dei file. 4 Misurazioni più precise e tracciabili: precisione volumetrica di 0,020 mm + 0,040 mm/m basata su VDI/ VDE 2634 parte 3 e con accreditamento ISO 17025 per un'affidabilità e una piena tracciabilità in base agli standard internazionali. 4 Disponibile in versione BLACK e BLACK Elite: è possibile scegliere il modello in base alle esigenze di acquisizione di forme complesse o per eliminare i tempi di inattività della produzione e i ritardi del time-tomarket. 4 E molto altro ancora. Visita il nostro sito Web per avere informazioni su questa tecnologia innovativa che offre TRUaccuracy, TRUsimplicity, TRUportability e velocità per lo sviluppo prodotti e le applicazioni di controllo qualità. Innovazione e tecnologia nel mercato della metrologia "Negli ultimi dieci anni, le tecnologie Creaform sono diventate il punto di riferimento nel campo degli strumenti di metrologia ad alta precisione, per eseguire misurazioni affidabili utili per prendere decisioni consapevoli e in meno tempo", afferma Simon Côté, responsabile prodotti. "HandySCAN BLACK offre i vantaggi delle generazioni precedenti, ed è stato riprogettato per migliorare ulteriormente i controlli di qualità a lato macchina, in fabbrica e durante il processo. È possibile usarlo in tutte le fasi del ciclo dello sviluppo del prodotto". HandySCAN BLACK è stato presentato in Europa al Control di Stoccarda, in Germania, dal 7 al 10 maggio. Per saper-

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ne di più, visita il sito Web per scoprire gli aspetti che rendono il nuovo HandySCAN BLACK il punto di riferimento nella metrologia portatile. www.creaform3D.com

UN NUOVO RICEVITORE GNSS UNIVERSALE ED ECONOMICO DA MARXACT La start-up olandese marXact colpisce il mercato dei ricevitori GNSS, modernizzando le modalità d'uso dei ricevitori GNSS, pur rimanendo economicamente conveniente. Infatti la posizione esatta del ricevitore è ora visibile in tempo reale all'interno del tuo ambiente software, sul dispositivo di tua scelta o nel cloud. Grazie al nuovo ricevitore GNSS UNI-GR1 di marXact e al suo notevole prezzo: € 2995, - IVA esclusa. Puoi controllare il ricevitore GNSS dal tuo software, oppure processare i dati rilevati in tempo reale in ufficio mentre i tuoi colleghi sono sul campo, puoi condividere immediatamente i dati con i tuoi clienti o rendere il tuo hardware attuale più intelligente con un input di posizionamento ad accuratezza centimetrica. La UNI offre ampie possibilità di connessione, online o offline. Se sei un esperto nel tuo campo di lavoro, puoi scegliere quale hardware o software utilizzare e la UNI ti dà la possibilità di connetterti e ricevere la posizione sul dispositivo e sull'ambiente di lavoro a tua scelta. Semplice e lineare, rendendo efficiente il tuo lavoro. Ricevitore GNSS UNI-GR1 Con il suo design robusto, utilizzando quattro costellazioni e frequenze multiple, la UNI è in grado di fornire precisioni sotto al metro e fino al centimetro in molti ambienti. E su qualsiasi dispositivo. Con le interfacce aperte, la UNI ti consente di connetterti al tuo dispositivo d'uso preferito, con il metodo di connessione che preferisci. Dall'esportazione dei log RINEX o dall'impostazione di uno stream NMEA-0183, tutto è possibile utilizzando Bluetooth, WiFi, dati mobili, connessioni cablate e storage locale ad alta capacità. Oppure puoi fare un passo avanti e integrare completamente la UNI attraverso UNICloud, rendendoti più efficiente che mai. UNI-Cloud e API Puoi accedere al tuo ricevitore GNSS UNI e collegarlo al tuo software, ai tuoi dispositivi o alla rete, attraverso il servizio UNICloud. UNI-Cloud ti offre la completa gestione remota dei tuoi Ricevitori UNI GNSS, modificando le impostazioni del ricevitore, creando profili aziendali, fornendo un controllo utente avanzato e molto altro! Oltre a farti gestire la tua UNI, il cloud ti offre l'accesso alle


AZIENDE E PRODOTTI nostre API avanzate che consentono agli sviluppatori di integrare completamente il ricevitore UNI GNSS nel tuo software, rendendo il tuo flusso di lavoro più efficiente che mai. Per ulteriori informazioni, specifiche tecniche e le applicazioni per il vostro lavoro, visitate www.marxact.com o contattateci a info@marxact.com.

LEICA 3D EXPERIENCE: NUOVE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS Leica Geosystems organizza Leica 3D Experience, un evento della durata di due giorni, composto da corsi di formazione e conferenza utenti, per tutti coloro che desiderano avvicinarsi al mondo 3D in genere. I corsi di formazione sono un’opportunità di aggiornamento ed approfondimento relativi a soluzioni software e workflow di trattamento dati. La User Conference è una giornata interamente dedicata alla presentazione di progetti realizzati dagli utenti. Ci sarà a disposizione un'area espositiva dove poter toccare con mano tutte le ultime tecnologie. La formazione ed il confronto con esperti rappresentano due passaggi chiave per la crescita di professionisti e di aziende. Leica Geosystems organizza Leica 3D Experience, un evento della durata di due giorni, composto da corsi e user conference, per tutti coloro che desiderano avvicinarsi al mondo 3D in genere. Il rilievo laser scanner 3D, il monitoraggio, il trattamento di immagini da drone, il georadar, il BIM, rappresentano parte integrante di diversi processi produttivi e settori applicativi. Perchè partecipare alla Leica 3D Experience? - Incontrare professionisti in diversi settori applicativi che condivideranno le loro intuizioni sul mondo della cattura della realtà. - Intraprendere nuove opportunità di business - Visualizzare le nostre soluzioni nell’area espositiva dedicata - Partecipare a corsi di formazione per conoscere e migliorare i flussi di lavoro - Creare una rete di contatti con altri professionisti per condividere idee e costruire relazioni

CODEVINTEC PRESENTA QUANTA UAV LA NUOVA PIATTAFORMA INERZIALE SBG PER UAV Quanta UAV è la perfetta combinazione per la georeferenziazione diretta degli UAV: INS + GNSS. Disponibile l’Evaluation Kit: Evaluation Board, antenne, cavo e accessori. Quanta UAV, è il nuovo il sistema di navigazione inerziale SBG, piccolo, a basso consumo e molto preciso. Dati di orientamento e di navigazione, in tempo reale e postelaborazione. La serie Quanta UAV è una potente soluzione INS + GNSS, progettata per applicazioni UAV. Porta la georeferenziazione diretta negli UAV. Il basso consumo permette voli più lunghi e produttivi. Grazie al posizionamento centimetrico, non servono punti di controllo a terra (GCP). La sua precisione anche nell’orientamento riduce i tempi di elaborazione: 4 4 4 4 4 4

Piccolo, leggero Roll/pitch preciso e robusto Heading con antenna singola o doppia GPS-GLONASS-Galileo-Beidou Ottimo RTK in tempo reale Il software PPK più semplice

Antenna singola o doppia? La soluzione a singola antenna è più pratica, la doppia antenna permette heading più preciso. E’ l’allestimento ideale per voli a bassa dinamica, come nei survey di condutture o linee elettriche. La doppia antenna viene calibrata automaticamente: l’allineamento tra le antenne e INS è semplicissimo, e può essere stimato durante il volo, per aumentare la precisione. LiDAR Quanta UAV georeferenzia la nuvola di punti già in tempo reale. O in post-elaborazione per una maggior precisione.

A chi è rivolta? Architetti e Interior Designers, Professionisti del settore Oil & Gas, Archeologi, Ingegneri, Pubblica sicurezza, BIM Manager, Geometri, Utilities E chiunque voglia avvicinarsi al mondo 3D

Fotogrammetria Quanta UAV reduce l’uso di punti di controllo a terra (GCP) e l’overlap, grazie agli ottimi dati di orientamento e posizione. SBG-System da sempre è il riferimento nelle piattaforme inerziali. Tutti i sistemi SBG-Systems sono ITAR FREE. Codevintec è rappresentante SBG per l’Italia.

Roma, 17 e 18 Giugno - Leica 3D Experience https://leica-geosystems.com/it-it

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EVENTI

17-18 GIUGNO 2019 LEICA 3D EXPERIENCE Roma https://bit.ly/2WnG67t 20 – 21 GIUGNO 2019 EVA 2019 – Electronic Imaging and the Visual Arts Saint Petersburg (Russia) http://evaspb.ifmo.ru/en/ 20-21 GIUGNO 2019 Archaeorganics 1st Italian Workshop on the Analysis of Archaeological Organic Remains Roma (Italia http://www. archaeorganics.it/ 24-27 GIUGNO 2019 SALENTO AVR Lecce (Italia) www.salentoavr.it/

1-5 SETTEMBRE 2019 27th international CIPA symposium Avila (Spagna) www.cipa2019.org 1 - 7 SEPTEMBER 2019 ICOM General Conference Kyoto (Japan) www.icom-kyoto-2019.org/ 15 - 20 SETTEMBRE 2019 19°Conferenza Internazionale NIR Queensland (Australia) www.nir2019.com/ 18 - 20 SETTEMBRE 2019 Salone Internazionale del Restauro, dei Musei e della Imprese Culturali Ferrara (Italy) www.salonedelrestauro.com/

30 SEPTEMBER - 2 OCTOBER 2019 Heritage Middle East: securing the future for the past Abu Dhabi (UAE) https://bit.ly/2OshGBK

4-6 NOVEMBRE 2019 Conference on Cultural Heritage and New Technologies CHNT24 Vienna (Austria) www.chnt.at

18 - 20 OTOBRE 2019 TECHNOLOGY for ALL Roma (Italia) http://technologyforall.it

13 – 15 MAGGIO 2020 HERITECH 2020 Firenze (Italia) https://bit.ly/2ECAUCu

23-25 OTTOBRE 2019 Conferenza Nazionale AIPnD Associazione Italiana Prove non Distruttive Milano (Italia) www.aipnd.it

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