Quadrante. Firenze 1961 - 1964. Attraverso l'informale.

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LE MOSTRE


ATTRAVERSO L’INFORMALE opere dalla galleria

SUSANNA RAGIONIERI

quadrante - firenze 1961-1964 Galleria “Il Ponte” Firenze 20 dicembre 2002 - 1 marzo 2003 a cura di Andrea Alibrandi e Fabio Fornaciai in collaborazione con la Galleria Tornabuoni, Firenze - Pietrasanta

ATTRAVERSO L’INFORMALE

quadrante

firenze 1961-1964

Redazione editoriale Susanna Fabiani Referenze fotografiche Industrialfoto, Firenze Impaginazione computerizzata Punto Pagina, Livorno Selezioni cromatiche Selecolor, Firenze Stampa Tipografia Bandecchi & Vivaldi, Pontedera © 2003 EDIZIONI IL PONTE 50121 Firenze - Via di Mezzo, 42/b tel/fax 055240617 e-mail: galleriailponte@interfree.it

EDIZIONI “IL PONTE” FIRENZE


Breve storia di Quadrante Nei tre anni esatti che corrono dal giugno del 1961 al giugno 1964 si svolge la parabola di “Quadrante”: un tempo breve, che la ricchezza delle proposte artistiche di raggio internazionale, presentate dai nomi di punta della critica, e la tenuta nella qualità, rendono intenso. Nel panorama delle gallerie fiorentine d’avanguardia, non affollato, ma contraddistinto da presenze ormai consolidate nel campo dell’arte astratta come “Numero” di Fiamma Vigo, “Quadrante” si distingue subito per un lucido progetto preventivo al quale fa seguito una vigile volontà di attuazione, decisa ad agire nella direzione individuata come la “più autentica nell’arte contemporanea”, che sarà poi quella dell’informale nelle sue varie accezioni. Recita infatti il famoso corsivo d’apertura: “Il Quadrante nasce con una sua fisionomia ben determinata, intesa a due scopi di cui a Firenze si sente, crediamo, il bisogno: una scelta rigorosa di artisti che possano con la loro presenza ravvivare il dialogo culturale della nostra città, e conseguentemente la creazione di un mercato d’arte esattamente qualificato, mercato d’arte quindi e non di oggetti”. 7


Protagonisti di questa avventura sono Matilde Giorgini, titolare dello studio d’arte contemporanea situato al primo piano di Lungarno Acciaioli n.18, e suo fratello Vittorio, architetto, e brillante assistente di Savioli alla Facoltà di Architettura. Si unirà a loro, sostituito in seguito da Antonio Bueno, il giovane critico d’arte Alberto Busignani, nel ruolo di direttore della rivista bollettino realizzata per affiancare l’attività espositiva con la pubblicazione di brevi saggi dedicati da illustri specialisti ai singoli artisti, ma che ambisce anche, attraverso interventi critici di più ampia portata centrati su tematiche dibattute, a trasformare il significato tradizionalmente isolato del catalogo in elemento vivo di quel tessuto connettivo dell’arte contemporanea con il quale il pubblico è esplicitamente chiamato a familiarizzare. Dall’inverno del ’59, prima che cominci l’azione della galleria, Vittorio Giorgini avrà il fondamentale compito di trasformare l’ambiente a disposizione da severo interno di palazzo antico in spazio capace di diventare “correlativo oggettivo” dei lavori che in esso sarebbero stati presentati (segnalo, a questo proposito, il dubbio espresso dall’architetto durante una conversazione, che nel 1960 possano essere state effettuate alcune mostre prive di catalogo).

“C’è nell’artista di oggi, indubbiamente, una spinta gioiosa verso forme illuminate, echi di sonorità sprigionate dall’amore per gli aspetti più intrinseci delle strutture plastiche, nel suo aspetto proprio di materia”; le parole di Berto Morucchio, scritte a proposito di André Bloc, architetto, scultore, pittore e saggista di fama internazionale, che Giorgini conoscerà personalmente durante la mostra di quest’ultimo a “Quadrante” e, insieme ad architetti come Kiesler e Finsterlin, potrà dirsi fra i suoi diretti ispiratori, riportano all’atmosfera intellettuale che doveva presiedere allo spazio una volta ultimato. In esso, un nastro in cemento grezzo destinato a sostenere le opere esposte, scorreva ondulato lungo le pareti lasciando un’impressione fluida di movimento mentre gli angoli di demarcazione del pavimento e del soffitto risultavano annullati da morbide curve ricadenti sul soffitto in ondate di volumi evocatori di un riparo primitivo, nell’unità del bianco. E sarà Lara Vinca Masini, nel bell’articolo dal titolo Nella tradizione contro la tradizione, apparso sul “Giornale del mattino” nel giugno del ’61, dedicato all’apertura della galleria, a riassumere con efficacia la volontà di Giorgini di creare un ambiente “autre”, uno “spazio continuo” chiaramente al di fuori delle regole costrittive sulle

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quali si fonda la geometria euclidea, ed “informale” soprattutto in quanto esemplato sulle più libere forme plastiche e sonore della natura. La specifica qualità dell’informale proposto da “Quadrante” si rivela fin dalle prime mostre nella sua fisionomia di ipotesi e non di dato acquisito; così accade per il “sofisticatissimo mistero” delle carte di Cagli, che inaugurano la galleria, dove la materia risulta decantata da una sorta di distacco imposto dall’intelletto, oppure per lo spazio mulinante di Vedova che non è “palinsesto di Pollock”, come avverte Calvesi, ma nella sua struttura a “ponte Innocenti”, risponde ad una “Immagine del Tempo” contro la quale l’artista vuole eticamente opporre una reazione cosciente; infine, per il segno-forma del più giovane Sanfilippo, la cui logica, annota Nello Ponente, si allontana ormai “dall’automatismo delle ripetizioni infinite della pittura di materia”. Su un registro spiritualmente affine a queste proposte di ambito nazionale che qualificano l’attività del 1961, si avvia contemporaneamente anche la seconda parte del progetto di “Quadrante”, radicata in territorio locale. Si tratta, per usare le parole di Busignani, di “operare una scelta” fra quegli artisti toscani che, nell’investigare “la realtà attuale hanno elaborato

un linguaggio non locale, partendo da termini europei chiaramente identificabili caso per caso e rifiutando la tematica cittadina della ‘umanità sofferta’”, contro la quale si alzano intanto i duri j’accuse di Busignani stesso e di Ermanno Migliorini. Si riconosceranno in tali caratteristiche i cinque pittori di una équipe nata nell’autunno del ’58 dall’idea di formare una sorta di cartello delle tendenze più avanzate benché eterogenee, esordiente nel giugno del ’59 alla galleria “Michaud”, e che dal ’61 si chiamerà “équipe di Quadrante”: ne fanno parte Vinicio Berti e Gualtiero Nativi, astrattisti classici ormai in virata verso una sorta di espressionismo informale, insieme ai più inquieti Bueno, Loffredo, Moretti (quest’ultimo subentrato proprio nel ’61 a sostituire Leonardo Ricci, secondo quanto sostiene Antonio Bueno nel’73), protesi invece verso ricerche molteplici anche nel campo di una “nuova figurazione”, tematica che non tarderà ad emergere fra gli interessi della galleria con la mostra omonima organizzata nello stesso anno da Bueno, Loffredo e Moretti a Palazzo Strozzi cui farà seguito, nell’aprile del ’62, la personale in galleria del tedesco Hans Platschek. Le mostre che “Quadrante” dedica alla sua équipe durante il ’61 si alternano a presentazioni dei cinque artisti a Venezia e Torino con l’obbiettivo di

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provocare un’apertura che reinserisca Firenze in un ambito culturalmente più ampio; sotto questo aspetto il frutto migliore lo si coglierà certo nel dicembre del ’62 quando i cinque sono presentati da Argan a Parigi, nella galleria “Pierre Domec”. Parallelamente “Quadrante” ospita collettive di pittori torinesi (A. Galvano, P. Levi Montalcini, F. Scroppo), genovesi (G. Bargoni, G. Basso, P. Mesciulam, G. Chiti), romani (il “Gruppo Uno” di G. Biggi, N. Carrino, N. Frascà, A. Pace, P. Santoro, G. Uncini). Sul piano dell’indirizzo culturale, la “nuova volontà di costruzione” del “Gruppo Uno”, che, secondo l’opinione concorde di Argan, Bucarelli, e Ponente, non si identifica con il ripensamento di un impianto geometrico, ma si riallaccia all’esperienza informale facendo tesoro del dato esistenziale, sembra affermarsi ormai, nel 1963, come parola nuova e sempre più all’ordine del giorno. Su una linea d’orizzonte non molto lontana si era profilata, qualche tempo prima, “l’alternativa di Dorazio”, come l’aveva definita Argan nel ’59, in un testo inedito in Italia che “Quadrante” pubblica in occasione della personale dell’artista nel ’62. Ma vi erano anche altri percorsi possibili e di questi si dà conto nelle mostre e nel bollettino: ecco allora il sentimento del

paesaggio, distillato e segreto, dell’umbro De Gregorio, e il “sontuoso sparpagliamento” delle tele del francese Lapoujade, presentato dall’illustre penna di Sartre; ecco l’informale forte ed essenziale di Teresa Pagowska, portato da Kantor alla coscienza degli artisti polacchi, e “l’approdo calmo, al di là di ogni temperie dell’espressionismo”, conquistato dall’italiano Angelo Savelli nell’uso del bianco “come proposta di un silenzio tridimensionale”, quasi moderna metafisica dell’immagine, nell’interpretazione di Ponente e Argan; poi la pittura di Corpora, nata essenzialmente dalla “qualità timbrica del colore” così come (sono ancora parole di Argan) “la maggior parte della poesia contemporanea si fonda sulla qualità fonica delle parole”; e ancora “les relations entre les arts plastiques” proposte da Bloc, e le felici immagini di Loffredo, da poco esposte alla biennale, per le quali non appare più necessario distinguere fra astrazione e figurazione; i tracciati radiografici e le impronte-sindone di Bueno, fino all’“orbita della contemplazione” tracciata dai segni e dai colori di Giulio Turcato, “frutto – come scrive Marisa Vescovo che lo presenta – di un alacre, irrequieto senso formale, inteso – ovviamente – non come senso della bellezza, ma come cesura al patetico e all’effusivo,

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come gioia di vivere, come generosa noncuranza della nostra moderna condizione di nomadi intellettuali”. Motivo distintivo in questo ricco ventaglio di proposte che giunge all’aprile del ’63, è quello, come già accennato, di un’apertura alle tematiche della “nuova figurazione”; esse risaltano sul bollettino con l’intervento di Lara Vinca Masini, dal titolo Itinerario di una nuova figurazione, e con le già citate mostre di Loffredo e Bueno, alle quali sono da aggiungere le personali di Venturino Venturi, presentato da Luzi, e di Alberto Moretti, introdotto da Arcangeli. Le forme assolute e unitarie di Venturi, la sua capacità di cogliere le regole e soprattutto la grazia di un universo all’origine, di cui parla Luzi, e la figurazione oggettualizzata e pop di Moretti, ultimo approdo dell’inquieto artista, rappresentano due dei volti possibili dell’itinerario tracciato dalla Masini, nel quale il ruolo dell’informale sarà ormai quello di rappresentare la struttura interna e il senso segreto nel rapportarsi dell’arte col mondo. Quale di queste strade si intendesse imboccare a “Quadrante” sembra indicarlo “Tecnologica”, la mostra inaugurata nel dicembre del ’63 con opere di Bueno, Loffredo, Moretti, poesie di Pignotti e Miccini, musiche di Bussotti e Chiari. Il “lavoro parallelo e

congiunto d’équipe” sui tre versanti della poesia, della pittura, e della musica, ha alla base, secondo Pignotti, una interdisciplinarietà estetico-semantica-comunicativa, fondata sulla constatazione del passaggio dalla natura alla tecnologia, e concentrata di conseguenza sul tentativo di opporsi al “rapido consumo” imposto alla comunicazione dalla civiltà tecnologica, attraverso un processo di “estrazione-astrazione” del materiale verbale o visivo diffuso dai mass media, reimpiegato con intenzionalità diversa e finalità estetiche, a suscitare “possibili liasons dangereuses con new dada, pop art e nouveau réalisme”. L’indagine spregiudicata di “Tecnologica” sancisce la frattura ormai insanabile formatasi all’interno dell’“équipe di Quadrante” fra le posizioni di Berti e Nativi, e quelle di Bueno, Loffredo, e Moretti, ormai divenute nucleo del battagliero “Gruppo ’70”. In questa luce la personale di Nativi nel gennaio del ’64 sembra assumere un significato riparatore mentre comincia a profilarsi la crisi della galleria, tangibile sia nel lungo intervallo imposto alle esposizioni nella seconda parte del ’63 (da metà luglio a metà novembre), sia nel tono minore di alcune mostre allestite nel corso del ’64. In questo senso “Tecnologica” può considerarsi, secondo l’opinione di Bueno, “il canto

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del cigno di Quadrante”, e tuttavia occorrerà ricordare anche gli ultimi importanti scampoli di attività. Fra questi, la presenza nella II Mostra Mercato d’Arte Contemporanea a Palazzo Strozzi e soprattutto la personale di Ettore Sottsass jr., nel giugno ’64; con essa “Quadrante” si congeda e lo fa nel nome del design, usato dall’artista come strumento di ricerca della reciprocità tra segno, simbolo, e valore; allora, scrive Lara Vinca Masini, “anche gli oggetti possono divenire dei fulcri, quasi strumenti di rito – come appunto lo erano per le antiche civiltà –”; immagini che costringano l’uomo alla concentrazione, isolandolo dalla fluttuazione. Nella Dichiarazione dell’artista, tolta dal Semitrattato provvisorio della pittura che apre l’ultimo bollettino si legge: “La pittura non è altro che un atto di magia contro la morte […] in un atto di magia non c’è niente da “capire”. Solo quel tanto che riguarda i gesti della magia. Perché? Che cosa c’è da capire se uno si battezza, se uno si purifica? Quanti atti di purificazione ci sono? Perché si lava la casa a Pasqua? Perché ci si lava? Perché si scende nel Gange?… Chi lo “capisce”? Cosa c’è da capire?”. Susanna Ragionieri

Firenze, marzo 2003 16

Da una conversazione con Vittorio Giorgini (Firenze, 9 aprile 2003)

D.: Come nacque l’idea della galleria “Quadrante”? R.: Nacque da un desiderio di mia sorella Matilde, che negli anni Cinquanta lavorava per il padre Giovan Battista, a poter realizzare qualcosa di veramente suo. Pur non avendo alle spalle una specifica educazione all’arte, Matilde si era progressivamente avvicinata ai temi del dibattito contemporaneo. Molto si doveva anche all’ambiente vivo e stimolante suscitato da Michelucci nella Facoltà di Architettura, un fertile brodo di coltura nel quale ero quotidianamente immerso come assistente di Savioli, e del quale rendevo partecipe chi mi era intorno e dunque anche mia sorella. Per “Quadrante” l’idea era quella di dar vita ad uno spazio aperto alle proposte moderne, rivolto sia agli artisti che al pubblico fiorentino e non; e a ben guardare, fu proprio quello l’errore: Firenze non era la città giusta, così il suo pubblico. L’interno mi fu commissionato da Matilde nel ’59; non cercavo una consonanza con le opere che vi sarebbero state esposte; seguivo una mia ricerca già iniziata. A quei tempi mi interessavo molto alla morfologia e 17


cominciavo a sviluppare lo studio di questa scienza della forma nella natura combinandolo con lo studio della geometria. Per l’interno di “Quadrante” si è parlato di informale, in realtà un preciso progetto razionale e mentale, basato su studi delle strutture naturali in parte ispirati agli esperimenti vibratori effettuati su liquidi e sabbie dal cardiologo Hans Jenny, che avevo potuto conoscere personalmente perché amico di mio padre, era alla base di quella struttura, suggerendo sistemi di costruzione che permettevano funzioni nuove, più adatte, più efficienti. Non si può costruire un modello nuovo affidandosi a vecchie tecniche costruttive, tutto va completamente ripensato; sperimentai la rete in ferro ricoperta di cemento; la modellavo io stesso insieme agli operai che non avevano mai fatto niente di simile e non potevo lasciarli soli. Il cantiere durò circa un mese e mezzo. L’illuminazione era indiretta, ottenuta facendo passare i cavi sotto le ondulazioni che schermavano il soffitto. Da questa atmosfera sperimentale è nata anche Casa Saldarini a Baratti alla quale lavorai subito dopo “Quadrante”, dal ’60 al ’62.

l’idea venne dalla navigazione a vela libera e senza bussola che amavo molto allora, e così il logo con il sole radiante.

D.: Perché il nome “Quadrante”? R.: Lo suggerii io come qualcosa che dovesse sviluppare uno sguardo aperto a 360 gradi; forse

D.: Qual era la linea della galleria? R.: Non è facile determinare quale fosse la linea di “Quadrante”; in Italia si è sempre andati dietro a ciò che succedeva altrove, ma anche da noi si sono avuti “buoni professionisti”, forse non “maestri” ma comunque persone che si erano imposte per il valore e la serietà del loro lavoro. “Quadrante” intendeva portare avanti questi ultimi insieme ad artisti poco noti nei quali tuttavia si poteva riconoscere un potenziale. Cagli, Vedova, Fontana, Turcato li conoscevamo già personalmente, altri furono introdotti da persone molto vicine alla galleria come Lara Vinca Masini o Leonardo Savioli. Non ricordo invece chi fu a portare a “Quadrante” André Bloc; sicuramente non Ricci. Con Bloc eravamo diventati molto amici; lo accompagnai a vedere Casa Saldarini a Baratti che gli interessò moltissimo e che pubblicò su “Aujourd’ui”, la sua rivista sempre aggiornata e intelligente sulla quale conobbi poi le opere di Kiesler e Finsterlin, ma non condividevo il giudizio che ne dava come di una architettura-scultura. Vedevo in questa convinzione un

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equivoco di base, quello stesso che, nonostante le nostre evidenti affinità, finiva per farlo rimanere al di fuori dalle ragioni più profonde della morfologia. D.: Quali furono i rapporti di “Quadrante” con le altre gallerie? R.: A Firenze non esistevano; a Roma Matilde aveva rapporti con “L’Obelisco” e “La Salita”, ma non so bene, perché fu lei a prendere in mano la situazione, mentre io ero molto occupato con i diversi fronti del mio lavoro, e spesso andavo soltanto alle inaugurazioni. Fra gli artisti fiorentini era vicina a Moretti e credo che molte cose siano venute per il tramite di Lara Vinca Masini. D.: Perché la galleria chiuse dopo così breve tempo? R.: Fu una questione esclusivamente economica; chi ricerca non produce un mercato e la città fu completamente assente. Firenze diventa brillante nei disastri come le vecchie signore con i pechinesi che ritrovano nel lutto la verve della gran dama: così dopo il bombardamento del ’44, e poi di nuovo, dopo l’alluvione, ma per un tempo molto breve, poi tutto si spegne di nuovo. Dopo la chiusura Matilde passò per reazione dalla frattura al rigetto, e per il resto della sua vita non volle più saperne. 20

Da una conversazione con Lara Vinca Masini (Firenze, martedì 15 aprile 2003)

D.: Lei ha conosciuto bene Matilde Giorgini ed è stata molto vicina a “Quadrante” seguendone l’attività anche con interventi critici pubblicati sul bollettino. Può dirci qualcosa in proposito? R.: La prima cosa che mi viene da dire è questa: è un peccato che “Quadrante” sia durato soltanto tre anni. E’ stata, per il breve tempo della sua attività, l’unica realtà davvero esistente e propositiva a Firenze nel campo delle gallerie, con un programma preciso basato sulla qualità, ed anche con un occhio rivolto alla città, attraverso la promozione di alcuni artisti che vi operavano. La strada intrapresa era buona; sono convinta che se avesse potuto continuare per un altro po’ di tempo, gli ostacoli di natura economica che portarono alla chiusura, dovuti anche al fatto che a Firenze non esisteva alcun mercato nel campo del collezionismo di arte contemporanea, sarebbero stati alla fine superati. D.: Qual era la posizione di Matilde Giorgini nei confronti della galleria? R.: Matilde ci credeva tanto; era una donna gentile ma determinata, compassata nei modi, e dal carattere 21


forte, talvolta anche duro: nell’avventura della galleria, il cui interno il fratello Vittorio aveva trasformato in uno “spazio continuo”, trai primi esempi italiani di architettura informale e di antirazionalismo architettonico, aveva messo tutta la sua vita e le sue energie, completamente. Preparando le mostre lavorava in maniera infaticabile, per giorni interi, coinvolta in prima persona nell’allestimento, e solo dopo che l’inaugurazione era conclusa si lasciava andare dormendo anche per tre giorni di seguito. Dopo la chiusura che dovette esserle imposta mentre lei avrebbe voluto continuare, si avvilì talmente da avere un totale rifiuto; sparì all’improvviso e non ha più voluto avere rapporti con l’arte né con nessuno di noi. Io stessa da allora non l’ho più vista, e me ne dispiace. D.: Quando vi siete conosciute? R.: Ho conosciuto Matilde quando la galleria era già aperta, ma avevo seguito le mostre fin dall’inizio scrivendone sul “Giornale del Mattino”. Diventammo amiche; insieme si facevano viaggi in giro per l’Italia per andare a trovare gli artisti, per visitare le grandi manifestazioni (Biennali, Mostre de L’Aquila,…), per seguire convegni come quelli di Verucchio, fondamentali in quegli anni per il dibattito sui temi di 22

maggiore attualità nel campo dell’arte contemporanea. In questo modo preparai l’edizione del Fiorino del ’63, chiamando a collaborarvi i maggiori critici italiani e, attraverso Dorfles, organizzando la prima mostra di arte programmata a Firenze. D.: Quando ha inizio la sua collaborazione con “Quadrante”? R.: La mia presenza sul bollettino inizia nel ’63 con l’articolo Itinerario di una nuova figurazione: si trattava di un tema importante, scaturito da un convegno di Verucchio, e si sentiva l’importanza di Vicente Aguilera Cerni che con la mostra Espana libre proponeva una figurazione di valore politico. Oltre all’impegno sul bollettino presentavo spesso a voce, con qualche parola di introduzione, le mostre il giorno dell’inaugurazione – ricordo per esempio quella di Bloc – ma non ho mai desiderato legarmi in modo esclusivo ad una galleria, pertanto i miei rapporti si mantenevano in un ambito di discrezione. D.: Non ha mai proposto nessun artista? R.: Certo non avrei consigliato Cagli (credo fosse un’idea di Bueno), anche se la mostra delle carte fu molto bella. Fra l’altro Matilde dovette pagarla e 23


non fu una spesa da poco che gravò fin dall’inizio sul bilancio della galleria. Invece le segnalai Sottsass che presentò nel ’64 luminosi splendidi quadri, simboliche mandala, di effetto sorprendente. Contemporaneamente, all’“Aquilone”, furono esposte le sue emblematiche ceramiche. D.: Quale fu, secondo lei, il punto debole della galleria? R.: Matilde non fu sufficientemente abile nell’aspetto commerciale; del resto non era facile selezionare i possibili acquirenti provenienti dalle sue ampie relazioni, ed un collezionismo locale di fatto non esisteva. Puntare con intelligenza su una linea di qualità non corrispose ad adeguate vendite, e la chiusura fu per lei una debacle fortissima che la spinse ad una segregazione totale.

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Da una conversazione con Alberto Moretti (Firenze, sabato 12 aprile 2003)

D.: In che modo ebbero inizio i tuoi rapporti con “Quadrante”? R.: Fui invitato da Matilde Giorgini a far parte del gruppo che faceva capo alla galleria; avvenne subito e coincise con l’apertura. Lo spazio realizzato da Vittorio Giorgini, fratello di Matilde, era affascinante, unico nel suo genere rispetto alle altre gallerie d’arte, anche a quelle d’avanguardia come “Numero”, che conoscevo bene. La fisionomia e le potenzialità di “Quadrante” si rivelarono subito di particolare portata; l’ambiente dei Giorgini era quello brillante dell’alta società internazionale, in più legato alla moda che proprio Giovan Battista, padre di Matilde e Vittorio, aveva inventato come fenomeno italiano. Prima di lui parlare di moda significava riferirsi esclusivamente a Parigi; da noi esistevano bravi sarti – ricordo per esempio le sorelle Calabri – capaci di tradurre modelli francesi in ottimi capi di vestiario, ma nulla al di là di questo; soltanto dopo Giorgini cominciò ad accendersi il senso di una creatività e di uno stile italiani tale da calamitare su Firenze un’attenzione internazionale e soprattutto americana. 25


Inserita in questo circuito, la galleria voleva diventare tappa per molti compratori soprattutto stranieri, che vi transitavano dal mondo della moda, era una vetrina che destava interesse. L’idea di creare un mercato di arte contemporanea rientrava infatti negli obbiettivi primari, anche se non ci furono mai grandi vendite. D.: Hai accennato a un gruppo e intendi certo il raggruppamento di toscani chiamato anche “équipe di Quadrante”. Puoi parlarne? R.: Fin dalla prima mostra, dedicata a Cagli, Matilde teneva in galleria lavori di altri artisti; fra questi, i cosiddetti cinque di “Quadrante”, cioè Berti, Nativi, Bueno, Loffredo, ed io stesso, ma non c’era assolutamente una linea comune. Berti e Nativi erano ancorati al loro astrattismo, ormai divenuto per certi aspetti una sorta di accademismo. Busignani li sosteneva molto. Bueno, intelligente e curioso, continuava la sua doppia vita artistica di figurativo da un lato e avanguardista dall’altro; non voleva lasciarsi sfuggire nulla, lo interessava tutto ciò che era nuovo. Loffredo dipingeva molti battisteri ma anche opere nelle quali combinava la pittura con assemblages new dada, come avevo fatto io stesso qualche anno prima. Bueno, Loffredo, ed io, eravamo quelli più interessati al rapporto fra 26

l’immagine e i mezzi di comunicazione di massa. Da lì nacque “Tecnologica”, insieme ai poeti e ai musicisti; il titolo lo scelse Pignotti. Anche se non eravamo un vero gruppo Matilde aveva presto cominciato a portarci fuori, intessendo rapporti; facemmo una collettiva alla “Bertesca” di Torino, un’altra al “Canale” di Venezia con la presenza di Peggy Gugghenheim che era amica dei Giorgini. Infine a Parigi, alla galleria “Pierre Domec”. Il contatto fu Matilde a trovarlo, la galleria era buona anche se non del giro delle più importanti; Teresa Pagowska, che poi ebbe una personale a “Quadrante”, era uno degli artisti della galleria. All’inaugurazione c’eravamo tutti; sulla stampa italiana si ebbero molte recensioni. D.: Una cosa che colpisce, sfogliando i bollettini di “Quadrante”, è la qualità dei contributi critici, tutti di alto livello, e scelti fra i nomi più importanti della critica militante. Puoi dirci qualcosa in proposito? R.: Era Matilde stessa a cercare e tenere i contatti, aiutata, dopo l’abbandono della carica di direttore artistico da parte di Busignani, che aveva un taglio molto cittadino, da Lara Vinca Masini. Fra i critici di nome che scrissero per la galleria, ho conosciuto personalmente Francesco Arcangeli. Non rammento 27


esattamente le circostanze del suo arrivo a “Quadrante”; probabilmente si trovava a Firenze e fece un passaggio in galleria. Credo lo accompagnasse Lara Vinca Masini. A “Quadrante” non si capitava per caso; situata al primo piano di un palazzo sul lungarno, era centrale ma anche nascosta e ciò, unito al particolare allestimento interno, alla qualità degli artisti presentati, e all’aura di aristocratico snobismo internazionale che circondava lo spazio, aumentava la curiosità in chi veniva da fuori. Quando arrivò Arcangeli c’erano alcune mie opere non esposte nella saletta attigua che fungeva da deposito: erano carte abissali, un tipo di lavoro che mi soddisfaceva molto, ma che al tempo – si era nel ’63 – non facevo ormai più. Arcangeli comunque apprezzò quelle opere, fu incuriosito dalla data precoce (gli inizi degli anni Cinquanta), e scrisse un pezzo molto bello per la mia personale. Ripeto che non si trattava del mio lavoro recente; quello, già in odore di pop, fu presentato in maniera più approfondita da Lara Vinca Masini.

fissa, poi le spedizioni delle opere, il bollettino. Le vendite non riuscirono mai a pareggiare il bilancio; da qui la decisione di Giorgini padre di chiudere nonostante il successo e la qualità del lavoro svolto.

D.: Hai una tua opinione sulla chiusura di “Quadrante”? R.: Fu una questione essenzialmente economica. La galleria aveva molte spese; intanto una segretaria 28

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TAVOLE


































Il bollettino di Quadrante Giugno 1961 n. 1 Direttore artistico: Alberto Busignani

Dal 7 giugno al 2 luglio 1961: mostra personale di Corrado Cagli. - Corsivo di Quadrante. - A. Busignani, Significato di una ricerca. - E. Migliorini, La lezione di Cagli. - A. Busignani, A proposito della situazione fiorentina.

Luglio 1961 n. 2 Direttore responsabile: Alberto Busignani

Dal 7 al 31 luglio 1961: Baj, Berti, A. Bueno, Capogrossi, Corpora, De Gregorio, Loffredo, Mastroianni, Moretti, N ativi, Raspi, Salimbeni, Sanfilippo, Santomaso - G. C. Argan, Il concetto della realtà nell’arte contemporanea. - A. Busignani, Operare una scelta.

Ottobre 1961 n. 3 Direttore responsabile: Alberto Busignani

Dal 5 al 31 ottobre 1961: mostra personale di Emilio Vedova (litografie 1959-1960 fatte dal pittore direttamente sulle pietre più guazzi e collages) - M. Calvesi, Emilio Vedova. - M. Bergomi, Emilio Vedova e le sue “pagine di diario”. - A. Busignani, N ote su Emilio Vedova. - M. Masciotta, Le luci di Vedova.

Novembre 1961 n. 4 Direttore responsabile: Alberto Busignani

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Dal 6 al 30 novembre 1961: Berti, A. Bueno, Loffredo, Moretti, Nativi

Marzo 1962 n. 8

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Dall’8 al 31 marzo 1962: Piero Dorazio

M. Masciotta, Firenze città difficile. A. Busignani, Cinque pittori o della tradizione. E. Migliorini, Una città murata. A. Busignani, Un processo di maturazione.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini

Dicembre 1961 n. 5

- G. Dorfles, Piero Dorazio. - G. C. Argan, L’alternativa di Dorazio (testo inedito in Italia della presentazione della personale di Dorazio alla Galerie Sringer di Berlino, luglio 1959). - E. Migliorini, Obbiettività di Dorazio.

Dal 9 al 31 dicembre 1961: Antonio Sanfilippo

Aprile 1962 n. 9

Direttore responsabile: Alberto Busignani

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N. Ponente, Antonio Sanfilippo. F. S. Romano, Forma e percezione nella pittura di Sanfilippo. A. Busignani, Astrazione e critica. Due mostre: Torino e Venezia.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini

Dal 7 al 31 aprile 1962: Hans Platschek

Gennaio 1962 n. 6

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Dal 10 al 31 gennaio 1962: Giovanna Spiteris

Maggio 1962 n. 10

Direttore responsabile: Alberto Busignani

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U. Apollonio, Giovanna Spiteris. Regesto critico (F. Elgar, G. Marchiori, F. Russoli, T. Toniato). A. Busignani, Organicità e astrazione. Lettere a Quadrante.

Febbraio 1962 n. 7

Direttore responsabile: Alberto Busignani

Dal 3 al 28 febbraio 1962: Albino Galvano, Paola Levi Montalcini, Filippo Scroppo -

G. Dorfles, Tre pittori torinesi. E. Sanguineti, Galvano. A. Galvano, Levi Montalcini. L. Carluccio, Scroppo. F. de Bartolomeis, Educazione all’arte e crisi dell’arte. Lettere a Quadrante.

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M. Tapié, Hans Platschek. N. Ponente, La nuova figurazione di Hans Platschek. F. Bayl, Ritratto di Platschek. R. Wedewer, La pittura in Germania.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini

Dal 5 al 31 maggio 1962: Giuseppe De Gregorio - M. Calvesi, Giuseppe De Gregorio. - E. Crispolti, Una nuova immagine naturale. - A. Busignani, Lettera a De Gregorio.

Giugno 1962 n. 11

Direttore responsabile: Matilde Giorgini

Dall’11 giugno all’11 luglio 1962: Giancarlo Bargoni, Guido Basso, Guido Chiti, Plinio Mesciulam -

G. Beringheli, 4 pittori genovesi. J. E. Cirlot, Giancarlo Bargoni. R. Rotta, Guido Basso. G. Dorfles, Plinio Mesciulam. A. Podestà, Guido Chiti.

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Luglio 1962 n. 12

- G. C. Argan, Antonio Corpora. - P. Restany, Antonio Corpora, un etre en situation. - E. Villa, Difesa a oltranza del colore.

Dal 15 al 31 luglio 1962: Robert Lapoujade

Novembre 1962 n. 16

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

- J. P. Sartre, Robert Lapoujade (traduz. di E. Miccini); Quadrante è lieto di pubblicare, nella sua prima traduzione italiana, il saggio di J. P. Sartre scritto nel marzo del 1961 in occasione della mostra di Robert Lapoujade alla Galleria Pierre Domec di Parigi.

Settembre 1962 n. 13

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno - Corsivo di Quadrante.

Dal 7 al 26 settembre 1962: Teresa Pagowska - U. Apollonio, Teresa Pagowska e la pittura polacca. - Z. Kepinski, Pagowska et l’évolution de l’informel en Pologne. - T. Pagowska, La peinture, drame d’existence humaine.

Ottobre 1962 n. 14

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Dal 4 al 19 ottobre 1962: Angelo Savelli -

C. Zigrosser, The printmaking in three-dimensional form. B. Morucchio, Nota su Angelo Savelli. N. Ponente, Una metafisica dell’immagine. G. C. Argan, Equilibrio tra materia e vuoto.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Dal 10 novembre al 5 dicembre 1962: André Bloc - A. Bloc, Art and architecture. - B. Morucchio, La pittura di André Bloc. - G. Gassiot Talabot, Le cas André Bloc.

Dicembre 1962 n. 17

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Dal 6 al 31 dicembre 1962: Silvio Loffredo - J. F. Revel, Silvio Loffredo. In questa mostra di Silvio Loffredo figurano quasi tutte le opere da lui esposte alla XXXI Biennale di Venezia. Abbiamo perciò ritenuto opportuno di riproporre anche il testo della presentazione che Jean François Revel scrisse in quella occasione. - M. Bergomi, Una poetica della contingenza. - A. Bueno, Lettera a Loffredo. - A. Bonsanti, I battisteri di Silvio Loffredo.

Febbraio 1963 n. 18

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Ottobre 1962 n. 15

Dal 22 febbraio al 15 marzo 1963: Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Achille Pace, Pasquale Santoro, Giuseppe Uncini

Dal 20 ottobre al 9 novembre 1962: Antonio Corpora

- G. C. Argan, Sei pittori romani. - P. Bucarelli, Un impegno etico. - N. Ponente, Nuova volontà di costruzione.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

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Marzo 1963 n. 19

Novembre 1963 n. 23

Dal 21 marzo al 16 aprile: Antonio Bueno.

Dal 23 novembre al 14 dicembre 1963: Umberto Milani

-

- A. Pica, Diagramma di massima per una storia di Umberto Milani. - F. Russoli, Sculture di Umberto Milani. - M. Valsecchi, Efflorescenza organica della materia.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

V. Aguilera Cerni, Antonio Bueno. S. Salvi, Ode minima a Antonio Bueno. L. V. Masini, Itinerario di una nuova figurazione. E. Sanguineti, La dialettica osmosi di Antonio Bueno.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Dicembre 1963 n. 24

Aprile 1963 n. 20

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Dal 20 aprile al 10 maggio 1963: Giulio Turcato - M. Volpi, Giulio Turcato. - M. Mendes, La poétique de Turcato. - G. Carandente, L’orbita della contemplazione.

Maggio 1963 n. 20 (sic)

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Dal 13 al 31 maggio 1963: Venturino Venturi - M. Bergomi, Venturino Venturi. - M. Luzi, Un creatore di forme vive. - L.V. Masini, Significato di una scelta.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Dal 19 dicembre 1963 all’8 gennaio 1964: TECNOLOGICA

(espongono Antonio Bueno, Sylvano Bussotti, Giuseppe Chiari, Silvio Loffredo, Eugenio Miccini, Alberto Moretti, Lamberto Pignotti). - testi di Lamberto Pignotti, Antonio Bueno, Giuseppe Chiari; copertina di Alberto Moretti.

Gennaio 1964 n. 25

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

Dal 9 al 31 gennaio 1964: Gualtiero Nativi - F. de Bartolomeis, Ipotesi per una costruzione. - E. Migliorini, Der aufbau der welt; cum coloribus quadam suavitate.

Giugno 1963 n. 22

Febbraio 1964 n. 26

Dal 10 giugno al 15 luglio 1963: Alberto Moretti

Dal 4 al 21 febbraio 1964: Ferruccio Bortoluzzi

- F. Arcangeli, Alberto Moretti. - S. Salvi, Qualità e furore. - L. V. Masini, Linguaggio e attualità.

- L. V. Masini, Memoria e realtà nell’opera di Bortoluzzi. - M. De Luigi, Lettera a Bortoluzzi. - T. Toniato, Nuova significazione dell’oggetto in Bortoluzzi.

Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

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Direttore responsabile: Matilde Giorgini Segretario di redazione: Antonio Bueno

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Marzo 1964 n. 27

Elenco delle opere

Dal 29 febbraio al 20 marzo 1964: Gerardo Rueda

Dal 16 maggio al 7 giugno 1964: Eugene Van

Questa nota riporta l’inventario delle opere rinvenute nel fondo della galleria Quadrante. Il numero di archivio attribuito ad ogni opera è in ordine progressivo sulla base del loro reperimento. I numeri mancanti in questo elenco si riferiscono a materiale privo di interesse documentario inerente l’attività della galleria.

- A. J. Roy, Le plastiche di Eugene Van. - M. Gaillard, Eugene Van: de la sculpture a l’architecture. - G. Lamsweerde, Architecture and the plastic arts.

*Abbreviazioni:

Direttore responsabile: Matilde Giorgini

- V. Aguilera Cerni, Gerardo Rueda. - L. V. Masini, Condizione di un linguaggio.

Maggio 1964 n. 28

Direttore responsabile: Matilde Giorgini

Giugno 1964 n. 29

Palazzo Strozzi, Firenze 1963 = Mostra Mercato Nazionale d’Arte Contemporanea, Palazzo Strozzi, Firenze 23 marzo-28 aprile 1963

Dal 13 giugno al 4 luglio 1964: Ettore Sottsass jr.

Palazzo Strozzi, Firenze 1964 = Mostra Mercato Nazionale d’Arte Contemporanea, Palazzo Strozzi, Firenze 21 marzo-19 aprile 1964

Direttore responsabile: Matilde Giorgini

- E. Sottsass jr., Dichiarazione. - L. V. Masini, Vitalità d un’esperienza. - G. Pomodoro, Omaggio alla grande bandiera di Ettore Fieramorte.

Vinicio Berti (Firenze 1921 – 1991) Cittadella ostile, 1955

olio su masonite, cm 70s100 Esposizioni: Palazzo Srozzi, Firenze 1963* (65)

Senza titolo, 14.8.56

china su carta, cm 34,5s49,5 (134)

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Senza titolo, 10.8.’56

Non oggi 61, 1961

china su carta, cm 34s49,5 (135)

olio su masonite, cm 125s90 (11)

Senza titolo, 3.8.’56 china su carta, cm 34s50 (136)

Gastone Biggi (Roma 1925)

Senza titolo, 26/27.8.’57

china e tempera su carta, cm 34,3s46,8 (132)

Continuo 66, 1962

Momento, 1958

acrilico su tela, cm 50s90 tav. 2 (15)

Senza titolo, 7.8.’58

Antonio Bueno

Senza titolo, 6.8.’58 Viareggio

Immagine, 1961

olio su masonite, cm 100s65 (64) china e tempera su carta, cm 40s30 (165) china e tempera su carta, cm 40s30 (164)

Breccia nel tempo, 1959-61

olio su masonite, cm 80s100 Bibliografia: Bollettino di Quadrante n° 2, Firenze, luglio 1961 (14)

Senza titolo, 14.8.’59

china e tempera su carta, cm 35s47 (166)

Non oggi, 1960

(Berlino 1918 – Firenze 1984) olio su masonite, cm 70s50 Provenienza: Galleria Schneider, Roma tav. 3 (68)

Figura, 1961

tempera su carta, cm 35s25 (131)

Fanciulla in rosa (primi anni ’60) olio su tela, cm 40s35 (83)

olio su masonite, cm 100s128 Esposizioni: XI Mostra Nazionale Premio di Pittura Golfo della Spezia tav. 1 (4)

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Corrado Cagli

Senza titolo, 1963

(Ancona 1910 – Roma 1976)

tecnica mista su carta, cm 65s50 (96)

Bianco e Nero (1960/61)

Senza titolo, 1963

tecnica mista su carta, cm 58s45 tav. 4 (22)

tecnica mista su carta, cm 65s50 (189)

Senza titolo, 1963

Lo scolaro (1960/61)

olio e tecnica mista su carta intelata, cm 50s26,5 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1963* (87)

tecnica mista su carta, cm 65s50 (190)

Antonio Corpora (Tunisi 1909)

Nicola Carrino

Senza titolo (1961)

(Taranto, 1932) Bianco su nero e rosso, 1962

tempera collage e materiali diversi su tela, cm 100s70 Esposizioni: Premio Marche, Ancona 1962 Palazzo Strozzi, Firenze 1963* (33)

polvere di marmo e tecnica mista su cartone, cm 48s68 tav. 6 (17)

Senza titolo, 1961

tempera collage e materiali diversi su tela, cm 100s80 (32)

polvere di marmo e tecnica mista su cartone, cm 49s69 Provenienza: Galleria Pogliani, Roma Bibliografia: Bollettino di Quadrante n° 15, Firenze, ottobre 1962 (39)

Wostok 3 e 4, 1962

Senza titolo, 1961

Figurazione plastica, 1962

tempera collage e materiali diversi su tela, cm 50s70 (30)

polvere di marmo e tecnica mista su cartone, cm 49s69 (40)

Costruttivo Dodici, 1963

assemblage di materiali diversi su tavola, cm 50s50 tav. 5 (31)

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Giuseppe De Gregorio

A prima vista, 1962 olio su tela, cm 46s38 (37)

(Spoleto 1920) Senza titolo, 1960

Direzione arancio, 1962

tempera su carta, cm 50s68 (158)

olio su tela, cm 46s38 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1963* (38)

Senza titolo, 1960

tempera su carta, cm 50s70 (21)

Senza titolo, 1962

Senza titolo, 1960

olio su tela, cm 33s24 (85)

tecnica mista su carta, cm 45s65 (81)

Senza titolo, 1962

Senza titolo, 1960

pastelli su carta, cm 66s47,5 (122)

tecnica mista su carta, cm 65s47 (80)

Paesaggio, 1961

Senza titolo, 1962

olio su tela, cm 99s99 (29)

carboncino su carta, cm 52s69 (126)

La luce della luna 3 (1961/62)

Senza titolo, 1962

olio su tela, cm 118s98,5 Bibliografia: Bollettino di Quadrante n째 11, Firenze, giugno 1962 tav. 7 (12)

carboncino su carta, cm 52s69 (130)

Piero Dorazio

Senza titolo, 1962

Senza titolo, 1962

carboncino su carta, cm 69s52 (129) carboncino su carta, cm 51,5s69 (127)

(Roma 1927) Charmeur Bleu, 1961

Senza titolo, 1962

olio su tela, cm 73s54 tav. 8 (36)

carboncino su carta, cm 52s69 (124)

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Albino Galvano

Senza titolo, 1962

carboncino su carta, cm 68s50 (123)

(Torino 1907 – 1990) Fiori, 1960

Senza titolo, 1962

carboncino su carta, cm 52s69 (128)

Lucio Fontana (Rosario di Santa Fè 1899 – Comabbio 1968) Concetto spaziale, 1960

olio su tela, cm 110s95 Esposizioni: XII Mostra Nazionale Premio del Fiorino, Firenze 1961 Bibliografia: Bollettino di Quadrante n° 7, Firenze, febbraio 1962 tav. 11 (18)

Gorris

cartella di 6 litografie, cm 70s50 es. 6/30 Edizioni Il Torchio, Milano 1961 tav. 9 (100)

Senza titolo, 1962

sette tecniche miste e collage di diverse misure (121)

Riccardo Guarneri

Nato Frascà

(Firenze 1933)

(Roma 1931)

Costruzione obliqua, 1963

Si; Expo+Fiesole=Mah!, 1963 tecnica mista, cm 50s65 tav. 10 (94)

Senza titolo, 1963

tecnica mista su carta, cm 65s50 (95)

tecnica mista su tela, cm 70s90 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1963* tav. 12 (61)

Marcello Guasti (Firenze 1927)

Xilografia n° 11 (primi anni ’60) xilografia a tre colori, cm 70s50 es. 4/10 (103)

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Hans Hartung

Robert Lapoujade

(Lipsia 1904 – Antibes 1989)

(Montauban 1921 – Saincy-sur-Bellot 1993)

Senza titolo

Nu, 1962

acquaforte e puntasecca, cm 50¥66 es. 27/65 (167)

Ibrahim Kodra (Ishmi 1818) Senza titolo, 1962

olio su tela, cm 81s54 Provenienza: Galerie Domec, Paris Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1963* tav. 13 (75)

Paola Levi Montalcini

tecnica mista su carta, cm 44s32 (108)

(Torino 1909 – 2000)

Senza titolo, 1961

Del negativo, 1955

tecnica mista su carta, cm 44s32 (162)

olio su tela, cm 45s37 Esposizioni: Premio Giorgione-Poussin, Torino 1961 tav. 14 (77)

Senza titolo, 1961

tecnica mista su carta, cm 35s58 (161)

Senza titolo, 1962

Silvio Loffredo

tecnica mista su carta, cm 32s43,8 (112)

(Parigi 1920)

Senza titolo, 1962

Battistero viola, 1961

tecnica mista su carta, cm 32s44 (192)

olio su masonite, cm 80s61 (24)

Architettura grigia, 1961 olio su tela, cm 70s50 tav. 15 (73)

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Civiltà delle macchine,1961

acquaforte, acquatinta, puntasecca, cm 70s50 prova di stampa (52)

Teste, 1962

quattro disegni su un unico foglio e due frammenti su carte di misure diverse (104)

Il covo I, 1963

carboncino, pastello e china su carta, cm 49s35 (91)

Paolo Masi (Firenze 1933) Senza titolo, 1960

tecnica mista su carta, cm 97s70 (69)

Senza titolo, 1960

tecnica mista su carta, cm 97s70 (70)

Relazione col tempo, 1962

olio e tecnica mista su tela, cm 100s70 Esposizioni: VII Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea, Termoli tav. 16 (13)

Il covo II, 1963

carboncino e pastello, cm 49s35 (49)

Il covo III, 1963

carboncino, pastello, inchiostro su carta, cm 49s35 (90)

Senza titolo, 1963

Beniamino Marinucci

Senza titolo, 1963

Figura che cerca interno, 1962

olio e tecnica mista su carta, cm 64s48 Esposizioni: VII Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea, Termoli (76)

Due personaggi, 1962

olio e tecnica mista su carta, cm 48s67 (79)

tecnica mista su carta, cm 100s70 (139) tecnica mista su carta, cm 100s70 (138)

Senza titolo, 1963

tecnica mista su carta, cm 100s70 (111)

Senza titolo, 1963

tecnica mista su carta, cm 100s70 (141)

Senza titolo, 1963

tecnica mista su carta, cm 100s70 (102)

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Gualtiero Nativi

Senza titolo, 1963

tecnica mista su carta, cm 100s70 (110)

(Pistoia 1921 – Greve in Chianti 1999) Lacerazioni, 1961

olio su tela, cm 65s46 (60)

olio su masonite, cm 81,5s60 Esposizioni: Premio Nazionale di Pittura Ente Zolfi Italiani Bibliografia: Bollettino di Quadrante n° 2, Firenze, luglio 1961 tav. 18 (7)

Senza titolo, 1959

Senza titolo, 1961

Alberto Moretti (Carmignano 1922) Senza titolo, 1953

tecnica mista su carta, cm 35s50 (170)

tecnica mista su carta, cm 33,3s23,5 (46)

Senza titolo, 1960

Struttura, 1958

olio su tela, cm 97s131 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1963* (27)

olio su tela, cm 70s50 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1963* (72)

Figura in un paesaggio (1960/61)

olio su tela, cm 198s115 Esposizioni: XIV Mostra Nazionale Premio del Fiorino, Firenze 1963 (1)

Achille Pace (Termoli 1923) Itinerario, 1961

collage e tecnica mista su carta, cm 40s52,5 (93)

Siepe uccisa, 1961

olio su tela, cm 132s132 tav. 17 (28)

Itinerario 86, 1962

collage e tecnica mista su tela, cm 110s98 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1963* (20)

Senza titolo

olio su tela, cm 18s33,5 (35)

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Itinerario 26, 1962

collage e tecnica mista su tela, cm 42,5s52,5 (34)

Hans Platschek (Berlino 1923 – Amburgo 2000) Figura 2 (primi anni ’60)

Itinerario, 1962

collage e tecnica mista su tela, cm 80s99 (3)

Itinerario 39, 1962

collage e tecnica mista su carta, cm 64s37 (82)

Itinerario 140, 1963

collage e tecnica mista su tela, cm 50s60 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1964* (78)

carboncino su carta, cm 65s49,5 Bibliografia: Bollettino di Quadrante n° 9, Firenze, aprile 1962 (156)

Figura 3 (primi anni ’60)

carboncino su carta, cm 65s49,5 (155)

Studio Lola Montez, 1962

tecnica mista su carta, cm 60s42 tav. 21 (113)

Itinerario 180, 1963

collage e tecnica mista su tela, cm 90s70 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1964* tav. 19 (19)

Teresa Pagowska

Piero Raspi (Spoleto 1926) Senza titolo, 1961

guoache su carta, cm 70s50 (125)

Senza titolo, 1961

(Varsavia)

gouache su carta, cm 48,5s66 (142)

Portret III, 1962

olio su tela, cm 82s73 tav. 20 (74)

Senza titolo, 1960

Senza titolo (primi anni ’60)

Senza titolo, 1960

gouache su carta, cm 66s48,2 (143)

tecnica mista su carta, cm 55s39 (188)

gouache su carta, cm 50s70 (144)

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Senza titolo, 1961

Senza titolo, 1961

gouache su carta, cm 66s48,5 (145)

gouache su carta, cm 48s66 (180)

Senza titolo, 1959

Manuel Rivera

gouache su carta, cm 66s48 (159)

(Granada 1927 – Madrid 1995)

Senza titolo, 1961

Senza titolo, 1962

gouache su carta, cm 65,3s47,5 (160)

china su carta, cm 50s70 (56)

Senza titolo, 1961

Senza titolo (1962)

gouache su carta, cm 66s48 (171)

china su carta, cm 70s50 (157)

Senza titolo, 1961

Gerardo Rueda

gouache su carta, cm 47,6s65,3 (174)

(Madrid 1926 – 1996)

Senza titolo, 1961

Composizione, 1960

gouache su carta, cm 50s70 (175)

olio su tela, cm 27s35 (23)

Senza titolo, 1961

gouache su carta, cm 70s50 tav. 22 (176)

Composizione, 1960

Senza titolo, 1961

Composizione, 1961

Senza titolo, 1962

Senza titolo, 1962

Senza titolo, 1960

Senza titolo,1962

olio su tela, cm 27s35 (58)

gouache su carta, cm 48s66 (177)

olio su tela, cm 27s35 (57)

collage su carta, cm 34,5s24,5 (26)

gouache su carta, cm 48,5s66 (178)

collage su carta, cm 34,5s24,5 (25)

gouache su carta, cm 66s48 (179)

92

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Pintura roca, 1963

Senza titolo, 1961

Pintura verde, 1963

Senza titolo, 1961

tempera su carta, cm 50s35 (89)

olio su tela, cm 81s65 (8)

tempera su carta, cm 35s50 (146)

olio su tela, cm 55s46 tav. 23 (86)

Paolo Scheggi

Antonio Sanfilippo (Partanna 1923 – Roma 1980) Nero e bianco, 1961

(Firenze 1940 – Milano 1971) Senza titolo (primi anni ’60) monotipo su carta, cm 39s49 es. 1/1 (150)

olio su tela, cm 81s75 tav. 24 (16)

Senza titolo (primi anni ’60)

Nero e bianco, 1961

monotipo su carta, cm 39s49 es. 1/1 (151)

olio su tela, cm 52s28 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1964* (5)

Senza titolo (primi anni ’60) monotipo su carta, cm 39s49 es. 1/1 (152)

Nero e bianco, 1961

olio su tela, cm 52s28 Esposizioni: Palazzo Strozzi, Firenze 1964* (6)

Senza titolo (primi anni ’60) monotipo su carta, cm 39s49 es. 1/1 tav. 25 (153)

Senza titolo, 1961

tempera su carta, cm 50s35 (42)

Senza titolo (primi anni ’60)

Senza titolo, 1961

monotipo su carta, cm 39s49 es. 1/1 (154)

tempera su carta, cm 50s35 (88)

94

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Tippet

Senza titolo, 1963

Senza titolo, 1962

tecnica mista su carta, cm 48s35 tav. 27 (97)

Senza titolo, 1962

Eugéne Van

disegno su carta, cm 70s50 (53) tecnica mista su carta intelata, cm 70s100 (71)

Senza titolo, 1962

Giulio Turcato

Senza titolo, 1962

gouache su carta, cm 34s24 (10)

(Mantova 1912 – Roma 1995)

gouache su carta, cm 53,5s25 (55)

Tranquillanti, 1961

Senza titolo, 1963

olio e collage su tela, cm 90s127 Provenienza: Finarte S.p.A., Milano - Roma tav. 26 (2)

gouache su carta, cm 47s36 tav. 28 (9)

Emilio Vedova

Senza titolo (primi anni ’60)

tecnica mista su compensato, cm 36s50 (41)

(Venezia 1919) Presenze, 1960

Giuseppe Uncini

cartella di sei litografie, cm 60s43 es. 7/50 testi di Giulio Carlo Argan, Jean Leymarie Edition Abstracta, Freiburg 1960 Bibliografia: Bollettino di Quadrante n° 3, Firenze, ottobre 1961 (92)

(Fabriano, 1929)

Immagine del tempo, 1959

Senza titolo (primi anni ’60) tecnica mista su carta, cm 34s54 (47)

litografia, cm 47,3s65,5 es. 31/125 Bollettino di Quadrante n° 3, Firenze, ottobre 1961 (168)

Senza titolo, 1963

tecnica mista su carta, cm 48s35 (98)

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Spagna oggi, 1961

cartella di dieci litografie, cm 42s60 es. 19/100 testi di Giulio Carlo Argan, José Marie Castellet Einaudi Editore, Torino 1962 tav. 29 (84)

Immagine del tempo, 1959 litografia, cm 59,5s42,5 es. 31/40 Edizioni Il Torchio, Venezia (148)

Immagine del tempo, 1959 litografia, cm 42,5s59,5 es. 38/40 Edizioni Il Torchio, Venezia (149)

INDICE Susanna Ragionieri Breve storia di Quadrante

pag. 07

Da una conversazione con Vittorio Giorgini

pag. 17

Da una conversazione con Lara Vinca Masini

pag. 21

Da una conversazione con Alberto Moretti

pag. 25

TAVOLE

Venturino Venturi (Loro Ciuffenna 1918 – 2002) Senza titolo, 1963

olio su carta, cm 100s74 tav. 30 (106)

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Vinicio Berti (tav. 1) Gastone Biggi (tav. 2) Antonio Bueno (tav. 3) Corrado Cagli (tav. 4) Nicola Carrino (tav. 5) Antonio Corpora (tav. 6) Giuseppe De Gregorio (tav. 7) Piero Dorazio (tav. 8) Lucio Fontana (tav. 9) Nato Frascà (tav. 10) Albino Galvano (tav. 11) Riccardo Guarneri (tav. 12) Robert Lapoujade (tav. 13) Paola Levi Montalcini (tav. 14) 99

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33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46


Silvio Loffredo (tav. 15) Paolo Masi (tav. 16) Alberto Moretti (tav. 17) Gualtiero Nativi (tav. 18) Achille Pace (tav. 19) Teresa Pagowska (tav. 20) Hans Platschek (tav. 21) Piero Raspi (tav. 22) Gerardo Rueda (tav. 23) Antonio Sanfilippo (tav. 24) Paolo Scheggi (tav. 25) Giulio Turcato (tav. 26) Giuseppe Uncini (tav. 27) Eugène Van (tav. 28) Emilio Vedova (tav. 29) Venturino Venturi (tav. 30) Il Quadrante (tav. 31)

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APPARATI DOCUMENTARI Il bollettino di Quadrante

pag. 67

Elenco delle opere

pag. 75

Indice

pag. 99

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Questo volume a cura di Andrea Alibrandi è stato stampato dalla Tipografia Bandecchi & Vivaldi di Pontedera per i tipi delle Edizioni “Il Ponte” Firenze Firenze, maggio duemilatre


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