Chiesa dove sei! - Valentino Salvoldi, Vittorio Rocca

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Valentino Salvoldi Vittorio Rocca

CHIESA, DOVE SEI? Una comunità dal volto sinodale Prefazione del Card. Mario Grech


© Il Segno dei Gabrielli editori 2021 Via Cengia, 67 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con sistemi elettronici, meccanici o altro senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. ISBN 978-88-6099-475-2 Stampa Grafiche Venete Spa (Padova), ottobre 2021 In copertina Vincent Van Gogh, La Chiesa di Auvers-sur-Oise


INDICE

PREFAZIONE del Card. Mario Grech Introduzione DOPO DUEMILA ANNI: «È SOLTANTO L’AURORA» «Gioisca la Madre Chiesa» Chiesa, madre dei santi La Chiesa che sogniamo

1. SI CAPISCE SOLO CIÒ CHE SI AMA Il cammino da intraprendere. L’importanza della preparazione del cammino sinodale Shemà: ascoltare con il cuore Ascolto con il cuore e assimilazione della cultura Tramonto e crisi della cristianità: bisogno di cambiamenti

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2. «PERCHÉ ABBIATE LA VITA IN ABBONDANZA» 35 Per crescere insieme: persone in relazione 35 La Chiesa di fronte a relazioni inquinate 38 Di fronte alla crisi antropologica: educare all’amore 41 Dalle relazioni familiari, al rapporto con la comunità ecclesiale 45 Etty Hillesum: la ragazza che non sapeva inginocchiarsi 48 3. UNA COMUNITÀ VIVA, IN CRESCITA, ALLA RICERCA DI UN SENSO Per riscoprire il “senso” della vita Un “maestro di vita” che conduca al Maestro Per avvicinare i giovani alla fede Il cancro del giovanilismo

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Desiderio di discernimento e di cambiamento Carlo Acutis: Il privilegio d’incontrare Cristo in giovane età Programma di vita: «Essere sempre unito a Gesù» Un ideale compagno di viaggio

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4. QUELLA CHIESA CHE TUTTI NOI SOGNIAMO Fontana del villaggio, non fortezza chiusa Per una Chiesa in cammino Una Chiesa attraente, ospitale, accogliente Una Chiesa contraria al legalismo Una Chiesa capace di dialogare Una Chiesa rispettosa del vissuto di ogni persona Una Chiesa “ospedale da campo” Una Chiesa misericordiosa

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5. «SERVIRE È REGNARE» La reciproca lavanda dei piedi La gerarchia dell’amore: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome…» Curare la Chiesa guarendo noi stessi

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6. IL NUOVO STA ARRIVANDO 119 Un cammino sinodale per affrontare le sfide del tempo presente 119 Cammino dal monte Sinai al monte delle Beatitudini 123 Un cammino per cambiare il cuore 128 Un cammino che ci renda amici nell’Amico 131 Una «Chiesa come paese della fraternità e dell’amore» 136 La sinodalità missionaria 140 Don Giuseppe Puglisi: il martirio di un parroco 148 7. MARIA MADRE E MODELLO DELLA CHIESA SINODALE La bellezza di Maria e della Chiesa

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L’Annunciata, la Madre del grande “sì” 154 La Donna della danza, la Vergine del Magnificat 157 La Donna “presente” 160 La Donna dell’ascolto 162 La Donna dei dolori 164 “Donna del paradiso” 167 CONCLUSIONE 171 «Non ci ardeva forse il cuore?» 171 Una Chiesa che “cammina insieme” 173 Una Chiesa continuamente rinnovata dalle Beatitudini 174 Una Chiesa fraterna 176 BIBLIOGRAFIA MINIMA CONSIGLIATA

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Introduzione

DOPO DUEMILA ANNI: «È SOLTANTO L’AURORA»

«Gioisca la Madre Chiesa» «La mia persona non conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato Padre per la volontà di Nostro Signore». Così si esprimeva papa Giovanni XXIII nel famoso “discorso della luna”, la sera dell’apertura del Concilio, dopo aver pronunciato davanti a tutti i vescovi del mondo un’omelia che iniziava con parole piene di speranza e di gioia: Gaudet Mater Ecclesia. «Gioisca la Madre Chiesa…». Dopo sessant’anni Bergoglio è eletto papa e inizia il suo pontificato invitando la gente in Piazza San Pietro a fare silenzio, a pregare per lui e a benedirlo. La mattina dopo si reca in Santa Maria Maggiore, in forma privata. Nella basilica ci sono solo i penitenzieri ai quali dice semplicemente: «Misericordia. Misericordia. Misericordia». Parola che diventa l’emblema del suo ministero petrino, che ricalca le orme di Giovanni XXIII. Colui che fu segretario di papa Roncalli, il cardinale Capovilla, manda a papa Francesco uno scritto di una mistica francese – convertita dall’ateismo – con una premessa: «Santo padre, Madeleine Delbrêl ha parlato di voi senza conoscervi, perché quello che ha scritto di papa Giovanni è quello che sta facendo lei adesso». Madeleine diceva: «Siamo nell’epoca dei voli spaziali, delle distanze raccorciate, della globalità. Noi aspettavamo un papa imponente, conosciuto; volevamo sapere quante lingue parla, quante lauree ha, che cosa ha fatto; aspettavamo una persona giovane… e per tutta risposta Dio ci ha dato un vecchio; il quale però non è venuto a parlare, ma ha messo in pratica le parole con cui è presentato Gesù negli Atti: coepit facere… et docere: prima fare, poi insegnare. Non so se qualcuno avesse chiesto nella preghiera un prete, un uomo 11


della misericordia, fratello di tutti – preti, vescovi, uomini comuni… – non un comandante. Probabilmente nessuno ha pregato in questo senso. E invece Dio ci ha mandato questo. Sì, Dio in un certo senso ci ha delusi. Però è successo l’imprevisto… ecco le maître qu’on n’attendait pas, il maestro inatteso… Non sapevamo neanche più dove stessero di casa le opere della misericordia. E lui ce ne ha parlato come si fa con i bambini, con la semplicità e l’esempio». «Il giorno della sua elezione al papato – racconta Capovilla –, Angelo Roncalli affacciandosi al balcone di San Pietro benedisse la folla, sentì le grida di gioia provenire dalla piazza ma disse di non aver visto niente perché accecato dai fari di cineoperatori e fotografi. Rientrando dal balcone, dietro al crocifero, raccontò di aver guardato il Crocifisso con la sensazione che Gesù gli dicesse: ‘Angelino hai cambiato nome, ora ti chiami Giovanni, e hai cambiato anche il vestito. Ricordati che se non rimarrai mite e umile di cuore come me, sarai sempre cieco. Nulla vedrai della storia del mondo e della Chiesa e nulla potrai dire ai fedeli’». Il fatto di essere mite e umile di cuore gli ha permesso di rimanere “bambino”, di sapersi meravigliare, di pregare con il cuore di un fanciullo, di godere di quelle gioie semplici che Dio concede a chi ripone in Lui la sua fiducia, di guardare al futuro con tanta speranza: di fronte ai “profeti di sventura”, a chi vede solo male dappertutto, nel discorso Gaudet Mater Ecclesia adopera una semplicissima frase che apre orizzonti immensi: Tantum aurora est. Siamo agli inizi. Non dobbiamo avere paura. «È di notte che è bello credere alla luce» (Edmond Rostand). E l’uomo di fede forza l’aurora a nascere. Cerca sempre cose buone e belle. Trae dal tesoro della Parola “cose antiche e sempre nuove”. E che altro sta facendo papa Francesco se non additare gli stessi ideali del suo predecessore che ha voluto elevare alla gloria degli altari, senza attendere che compisse quei miracoli richiesti dopo la beatificazione? Francesco, come papa Roncalli, prima agisce poi insegna. Naviga a vista, fidandosi dello Spirito Santo. Richiama alla fiducia e alla gioia di credere, sia nelle omelie, sia nei documenti magisteriali: Evangelii gaudium e Amoris laetitia. 12


Chiesa, madre dei santi Dietro tante critiche e tanto astio verso la Chiesa-istituzione e la Chiesa popolo di Dio si nasconde un amore per essa. Non si accettano delusioni e scandali. Al di là di tutti i suoi limiti, la Chiesa mi dà quell’incommensurabile tesoro che è Cristo, e m’invita ad attingere ai suoi mezzi di salvezza. Se un amico mi offre un tesoro, lo rifiuto solo per il fatto che me lo porge con le mani sporche? Se il pollaio puzza, smetto di mangiare le uova? La Chiesa è là dove si prega, si spezzano il Pane eucaristico e il pane quotidiano; dove s’impara a perdonare e ad amare e dove il battezzato non si sente cristiano, ma Cristo. La presente crisi, che coinvolge tutte le istituzioni, può essere una opportunità per rigenerarci, per ritornare a porci il problema del senso della vita, a riscoprire il meglio del Vaticano II – soprattutto la Gaudium et spes – e a rinnovare la Chiesa confidando nello Spirito Santo. È Lui che regge la Chiesa, come città dei santi: «Madre de’ Santi, immagine / della città superna, del Sangue incorruttibile / conservatrice eterna; tu che, da tanti secoli, / soffri, combatti e preghi, che le tue tende spieghi / dall’uno all’altro mar; campo di quei che sperano, / Chiesa del Dio vivente, dov’eri mai?». Chiesa, dove sei?, ci chiediamo con Alessandro Manzoni. E la risposta non è difficile: è là dove c’è una persona che tende alla santità. Chi ha incontrato Cristo – si pensava agli inizi del Cristianesimo – non può più peccare. Nel caso un cristiano avesse commesso un peccato grave, il perdono veniva concesso una sola volta in vita. Cristo, il Santo, rende santi i battezzati. Per questo motivo l’apostolo Paolo si rivolgeva così ai credenti delle varie comunità: «Ai santi di Corinto… Ai santi di Efeso… Ai santi di Roma». Cristiani: comunità di santi, e la Chiesa “Madre dei santi”. Quel Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza ci fa come Lui, ci dà la sua Parola per divinizzarci, ci offre i sacramenti per identificarci sempre più con suo Figlio e ci dona lo 13


Spirito Santo, che fa di noi tabernacoli viventi di Dio. Tutto ciò è possibile grazie alla Chiesa, che continua in ciascuno di noi l’opera del Salvatore. Questi è venuto al mondo come un mendicante d’amore. Non ci impone leggi come ha fatto il Dio dell’Antico Testamento sul monte Sinai. Nuova legge è l’amore che Gesù chiede a noi, con la stessa discrezione, umiltà e delicatezza con la quale, durante l’Ultima Cena, chiese ai discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15). Certamente chi ama deve osservare i comandamenti. Ma Gesù chiede coerenza di opere non per dovere, ma per amore. E fa capire che amando diventiamo come Lui, siamo uomini nuovi, siamo divinizzati grazie alla linfa vitale che scorre in noi: lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo-Amore dà voce alle parole di Cristo che ci invitano a fare della nostra vita un dono alla Trinità e ai fratelli. Dono che ritorna a noi moltiplicato all’infinito. Amando diventiamo Dio. Il nostro quotidiano peccato non ci ruba questa dignità. Noi pecchiamo, ma non siamo il nostro peccato. E saggiamente la teologia ci insegna che siamo contemporaneamente santi e peccatori, come afferma Pascal: «Il cristianesimo è strano. Ordina all’uomo di riconoscersi vile e abominevole, e gli ordina di voler essere simile a Dio. Senza un tal contrappeso, quella elevazione lo renderebbe orribilmente superbo, oppure quell’abbassamento lo renderebbe terribilmente abietto» (Pensieri, 537). Peccatore e santo: ecco il cristiano. E la Chiesa? È là dove un cristiano si rende conto che santo non è colui che non commette peccato, ma chi, accettando i propri limiti, ogni giorno ricomincia da capo. Non è santo chi non cade, ma chi si rialza. Santo è chi perdona se stesso, non chi si ritiene giusto. Santo è chi chiede perdono a Dio e al prossimo e, umilmente, riprende il suo cammino.

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La Chiesa che sogniamo «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del Terzo Millennio». Non lascia dubbi l’affermazione di papa Francesco nel discorso pronunciato il 17 ottobre 2015, in occasione del 50° dell’istituzione del Sinodo dei vescovi da parte di Paolo VI. Si può indicare proprio nella sinodalità il filo conduttore del Magistero di Bergoglio. Una sinodalità – dimensione costitutiva della Chiesa – nella quale avviene una manifestazione particolare dello Spirito. “Sinodo” è vocabolo della Chiesa antica ma l’aggettivo “sinodale” è una maturazione della coscienza ecclesiale di oggi, che ci induce a educarci ed educare a quello che papa Francesco descrive come “cultura dell’incontro” e “coraggio dell’alterità”, inaugurando un processo sinodale che coinvolga in un cammino comune la Chiesa che è in Italia. Camminare e sognare insieme è la parola di vita di questa stagione ecclesiale. Per innescare questo cambiamento nelle nostre comunità occorre rifondare una nuova alleanza fra teologia e pastorale. «Non dimentichiamo che anche i buoni teologi, come i buoni pastori, odorano di popolo e di strada e, con la loro riflessione, versano olio e vino sulle ferite degli uomini. Teologia e pastorale vanno insieme»1. Con il presente testo vorremmo condividere ciò che sogniamo: una Chiesa appassionata all’umano e impregnata di Cielo. Come teologi-pastori, intendiamo fare la nostra parte e contribuire a far passare la scienza teologica da una teologia delle cattedre a una riflessione sull’esperienza di fede vissuta dal popolo di Dio, offrendo già nell’elaborazione metodologica di questo nostro testo l’esempio non di uno studio individualistico (teologia individualistica) ma di una teologia sinodale. Abbiamo scritto insieme questo libro in un confronto, in un dialogo tra amici: ci siamo incontrati più di trent’anni anni fa, all’Accademia Alfonsiana di Roma e, anche a distanza, abbiamo 1 Francesco, Discorso alla comunità accademica del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, Sala Clementina, 27 ottobre 2016

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sempre mantenuto un mutuo rapporto di amicizia e di preghiera. Ognuno di noi si esprime a partire dalla propria sensibilità, dal proprio stile di vita, dalle diverse esperienze pastorali e di insegnamento accademico. Abbiamo condiviso un cammino di ricerca e animato un convegno dal titolo Chiesa… Dove sei?, per confrontare le nostre intuizioni con i fedeli della diocesi di Acireale. Sono così nati sette capitoli-percorsi di riflessione che adesso condividiamo, con la speranza che spesso il lettore chiuda il nostro libro e apra il suo diario, annotando nuove idee utili a ringiovanire la Chiesa. Ci auguriamo che le nostre intuizioni possano offrire diversi spunti atti a delineare un volto di Chiesa sinodale, bello e concreto. Ci siamo espressi con uno stile narrativo – laddove è stato possibile – e con l’intento di alimentare speranza, fraternità e… misericordia per la Chiesa e quindi per tutti noi che, al di là dei nostri limiti e peccati, siamo grandi e belli perché siamo cristiani. Anzi, siamo Cristo. Valentino Salvoldi – Vittorio Rocca

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