MEDITARE CON TEILHARD DE CHARDIN di Luciano Mazzoni

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sussidi

Meditazioni cristocosmiche . 1

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Luciano Mazzoni Benoni

Meditare con PIERRE TEILHARD DE CHARDIN verso il Cristo pi첫 grande

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Š Il Segno dei Gabrielli editori, 2010 Via Cengia, 67 - 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 - fax 045 6858595 mail info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-132-4 Stampa Il Segno dei Gabrielli editori, Giugno 2011 Progetto grafico copertina Lucia Gabrielli In copertina: Icona del Cristo Energizzatore

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Sommario

Introduzione generale alla Collana Sulle vie dell’interiorità Una libera ricerca personale Una dimensione non separata bensì partecipativa Nell’orizzonte cosmico Il senso di una proposta

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Suggerimenti per la preparazione

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Introduzione al Sussidio Una testimonianza riconosciuta Una spiritualità ancora da scoprire Una piccola guida per scoprire questo tesoro nascosto L’itinerario prediletto da padre Teilhard L’itinerario di vita cristocentrica secondo Teilhard La struttura delle meditazioni

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Itinerario meditativo - Ottavario verso il Cristo più grande Prima meditazione - All’inizio era il fuoco (Creazione) Seconda meditazione - Avvenga la Cosmogenesi (Cristogenesi, Cristificazione) Terza meditazione - L’irruzione unitiva (l’Eterno femminino in Maria) Quarta meditazione - Diafanìa (l’Ambiente Divino) Quinta meditazione - Planetizzazione (Noosfera) Sesta meditazione - Trinitizzazione (Convergenza) Settima meditazione - Amorizzazione (la scoperta del Fuoco) Ottava meditazione - Verso Omega (la Ricapitolazione)

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Al termine del cammino

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Introduzione generale alla Collana

Sulle vie dell’interiorità Aprendo un suo libro 1 Carlo Molari – teologo che ha saputo apprezzare lo spessore spirituale di Teilhard de Chardin (d’ora innanzi TdC) – annotava: “Le vie dell’interiorità hanno tragitti obbligati che non possono però essere tracciati in anticipo... Vi sono molte strade che conducono al medesimo traguardo. I nomi, le caratteristiche e i metodi sono diversi, ma i tratti fondamentali del paesaggio sono gli stessi poiché gli orizzonti dello spirito in tutte le latitudini riflettono la medesima luce e presentano ovunque gli stessi fenomeni”. Parole che seguono il senso di quelle del Mashiah (Messia): “Vegliate dunque perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà... Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà” (Mt 24,42.44). Una libera ricerca personale Si tratta di un percorso essenzialmente personale, tale da poter assumere anche tratti molto originali, perché scaturiti da un vissuto irripetibile che appartiene solo al nostro intimo. Aspetti di cui poter essere in qualche modo anche gelosi, come per gli elementi affettivi cui teniamo maggiormente. Così fu per me, se1

Per un progetto di vita, Borla 1985.

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condo una consapevolezza cresciuta nel tempo: ancor prima che nei momenti di “ritiro-raccoglimento” (un tempo così ci dicevano i nostri educatori), avvertivo uno strano “rapimento” tra le mie montagne – in età ancora tenerissima – quando mi ritrovavo per qualche tempo in solitudine o solo in compagnia delle mucche al pascolo... I monti, il cielo, i colori, assumevano i tratti indefiniti di un qualcosa di avvolgente e di onnipresente... che più tardi solo leggendo padre Teilhard posso osare chiamare pure io con l’appellativo di “ambiente divino” 2. Soltanto negli anni successivi, ma grazie alle aperture offerte dalla letteratura mistica, mi fu possibile ricomporre quei momenti con la pratica di fede, allora altrimenti poco personale e spesso difficilmente interiorizzabile (che causava in noi un timore per queste ‘libere vie’, suscettibili di reprimende, a fronte di un’impronta religiosa molto assertiva e regimentata). Ecco lo spazio ristoratore e risanante che finalmente si apre: “Solo in Dio la mia anima si riposa, da lui la mia salvezza, da lui la mia speranza” (Sal 61,2.6). Sì, uno spazio di libertà vera. Avanzare una proposta di itinerario – come stiamo tentando qui – non comporta prevedere uno standard, né proporre una imitazione: per il cristiano avveduto solo Cristo – anzi diremmo più precisamente solo Maria! – va imitata 3. Qui si intende proporre una pista: che tuttavia va verificata nella full immersion della propria vita... e proprio agire e vivere “nel nome del Signo2  Coincide col titolo del suo principale testo mistico (L’Ambiente divino); ma è accompagnato da altri analoghi scritti, specialmente dai suoi racconti autobiografici dell’infanzia o della gioventù. 3  Secondo gli insegnamenti che connettono sempre meglio la mariologia alla cristologia, concependo Maria quale corredentrice; un’ottica che ci pone in un’analoga vocazione di cooperazione attiva e docile all’azione della dinamica trinitaria.

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re” – secondo quanto ci insegna l’apostolo delle genti: “Qualunque cosa possiate fare, tutto compite nel nome del Signore Dio, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui”(Col 3,17) – richiede un personalissimo sforzo da dirigere lungo tre direzioni, secondo il suggerimento di padre Teilhard (che più oltre proporremo come preparazione). Uno solo l’obiettivo: “Fino a che arriviamo tutti... all’uomo perfetto, a quello sviluppo che realizza la pienezza del Cristo” (Ef 4,13). Lo scopo non è quello di celebrare e far rivivere una istituzione sacrale, bensì al contrario, come ben puntualizza Carlo Molari, di capire che “la comunità è per la crescita delle persone”!. Una dimensione non separata, bensì partecipativa In una coerente ottica di chiamata – che fu all’origine tanto della denominazione sinagogale che di quella ecclesiale – da un lato far parte della comunità implica riconoscere la sua storia, assumere le sue tradizioni; dall’altro comporta contribuire tutti a creare il clima fecondo, con l’apporto delle proprie esperienze e sensibilità. Così – lo sosteneva Molari già tanti anni fa – “le nostre comunità devono essere luoghi di invenzione, crogioli di pluralismo”. Una Chiesa in grado di accogliere tutti i doni e le energie e tutte le identità e le esperienze, rinnova l’incrocio tra verticale e orizzontale e si fa – progressivamente – sempre più “cattolica”: capace di universalità e di pluralità, fedele al suo essere sacramento per il mondo (Lumen Gentium 1), cioè segno e servizio. Già ogni meditazione, singola e collettiva, realizza nel suo piccolo una risposta pur parziale alla chiamata – “perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” – (Mt 18,20) e già si fa segno (testimonianza) e servizio (messaggio e dia9


conia), rivolto all’ecumene globale odierno (Novo millenio ineunte, 15). Nell’orizzonte cosmico Dall’esperienza vissuta – compiuta con passi modesti e insicuri oltre che con immancabili cadute – sgorgano una a una le proposte che seguono, raccolte e riproposte in spirito di servizio secondo il noto invito: “Tutto quanto ricevete, tutto donate”! La proposta qui formulata scaturisce soprattutto come risposta – per quanto sempre inadeguata – all’invito caloroso che Giovanni Paolo II rivolse ai credenti tutti, nella poco menzionata lettera enciclica a conclusione del grande Giubileo dell’Anno Duemila. Invito che fin da subito sentimmo nostro, avvertendone l’urgenza e la profonda ispirazione. Lo assumiamo nuovamente come nostro impegno e bussola: nell’auspicio che possa essere di ausilio soprattutto ai laici che ne avvertano l’esigenza interiore o, leggendo i ‘segni dei tempi’, scorgano l’urgenza di vivere in pienezza di forze e d’intenti questo tempo difficile. Perché proporre un approccio tanto ardito e inusuale, come quello ‘cosmico’? L’attualità di questa dimensione, troppo a lungo ignorata od accantonata nella cultura cristiana (specie a livello di percezione diffusa), ci viene confermata dalla filosofa e co-patrona d’Europa, a noi contemporanea, Edith Stein: “Il ‘teologo primordiale’ è Dio e tutta la creazione è la sua ‘teologia simbolica’” (Vie della conoscenza di Dio). Lungo questa prima via della conoscenza naturale, possiamo considerare come sia per la stessa ragione che oggi tante ‘menti lucide’ siano portate ad affrontare i problemi in ottica ‘olistica’! Perché la nostra chiamata avviene qui ed ora: senza sradicarci dal no10


stro tempo e dal nostro spazio vitali, possiamo cercare di rispondervi, ponendoci in ascolto, ma tenendo per mano la catena di relazioni che ci hanno costituito viventi-persone-credenti. Anche nel momento della contemplazione, la pur necessaria fase di distacco non comporta necessariamente un taglio radicale con tutto quanto ci coinvolge e configura il nostro ‘ambiente vitale’. La full-immersion nella realtà creata ci porrà a contatto diretto con i quattro elementi: FUOCO – TERRA – ACQUA – ARIA, disposti secondo la loro connessione alla dinamica rivelativa delle energie divine: conducendoci oltre il dualismo mentale, che ci obbliga a distorcere il panorama cosmico secondo una serie infinita di contraddizioni, per vedere finalmente – grazie all’economia della salvezza – un orizzonte riconciliato: quello della ‘nuova creazione’ (cfr. TdC, L’Ambiente divino). Ma per sciogliere questo ‘incantesimo’ che mostra la realtà sotto il velo dell’apparenza (maya per la sapienza dell’Oriente), occorre la docilità, primo ingrediente della contemplazione: “Ci insegna la luce che essa rende simile a sé l’occhio, figlio della luce.” (Efrem, Inni sulla natività, IV,106)

La scelta di situarci sul piano cosmico, ci consentirà di concepire questa pratica secondo un respiro immediatamente universalistico: non solo perché condivide un orizzonte che accomuna antiche storie, popoli e culture, ma perché ci consente anche momenti che potranno essere a un tempo interculturali e perfino inter11


religiosi, secondo quanto intuiva padre Giovanni Vannucci 4 . Il senso di una proposta Questo sussdio persegue una precisa direzione di marcia. Lo stesso che aveva aperto questa Collana è del resto dedicato proprio alla celebre Messa sul mondo, ideata e celebrata in modo inaudito da padre Teilhard nel deserto cinese, in un’ottica di abbraccio universale del creato, che unisce in un sol gesto presente ed eterno. L’intento della Collana – Un futuro per l’uomo / sussidi – è pertanto quello di far seguire altri fascicoli di ‘meditazioni cosmiche cristicamente centrate’ in compagnia di altri maestri di spiritualità. È in preparazione quello sostenuto con i versi poetici di Efrem il Siro, il quale presenta inaspettati spunti di attualità e perfino coincidenze con le parole di Teilhard. Mentre, ci si prefigge di realizzare presto quelli con Raimon Panikkar, Henri Le Saux, Origene, Hildegard von Bingen, Omraam Mikhael Aivanhov, Rudolf Steiner, Pavel Florenskj, Giovanni Vannucci, Anthony Elenjimittam: per andare incontro al bisogno tanto avvertito di un nuovo respiro spirituale, oltre i consueti (e talvolta asfittici) confini religiosi.

4  Cfr. Il libro della preghiera universale, Libreria Ed. Fiorentina, Firenze 1978.

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Suggerimenti per la preparazione

Chi si predispone a vivere la proposta avanzata da questo sussidio, è invitato a un atteggiamento: quello del mettersi-in-relazione. Ed è questo l’approccio più prezioso per la fase preparatoria del cammino. Come l’atleta compie gli esercizi di riscaldamento, il cercatore deve ‘entrare’ nella giusta lunghezza d’onda per superare la soglia (invisibile) che lo separa dall’ordinario e così poi poter osare di penetrare nella dimensione del Mistero. Approssimandoci a un ‘incontro speciale’, fra le tante raccomandazioni possibili, due soli suggerimenti, che attingiamo dall’amplissimo patrimonio della pratica cristiana: - L’accostamento psicologico, per creare le condizioni più favorevoli: Romano Guardini, Introduzione alla preghiera, Morcelliana, Brescia 2009. - L’ingresso nella dimensione del Silenzio 5: Antonio Gentili, Andrea Schnöller, Dio nel Silenzio, Manuale di meditazione, Ancora, Milano 2009. Ne potranno scaturire occasioni propizie per le molteplici dimensioni della vita spirituale, già trasmesseci dalla rivelazione biblica: l’ascolto della pioggia di grazie (toda’) o della eccelsa presenza (Shekkinah), la nostra conversione (teshuvah), tempo eccellente (kairòs) per scelte decisive di revisione mentale (metanoia), come 5  Cfr. Massimo Baldini (a cura di), Le dimensioni del silenzio, Città Nuova, Roma 1988.

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pure per la predisposizione a porci in ascolto della Sapienza (Hokmah) ed in contemplazione dell’Eterno senza fine (En Sofh) e per il compimento dell’azione di grazie, benedizione (Berakha). Tutti cammini di iniziazione e conversione immaginati, propiziati, scaturiti dall’Essere Eterno presente e futuro (YHWH). “Sta in silenzio davanti al Signore e spera in lui.” (Sal 37,7) “Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei tu che agisci.” (Sal 38,10)

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Introduzione al Sussidio

Una testimonianza riconosciuta Teilhard de Chardin: un cognome famoso, riportato sui dizionari scientifici e teologici di tutto il mondo ed ora anche sul web da numerosissimi siti. Ma spesso poco conosciuto per alcuni aspetti meno noti, come quello dell’ascesi: originalissima, la sua, in grado di avvolgere ad un tempo (e senza le contrapposizioni tipiche della tradizione cristiana) Fede e Ragione, Materia e Spirito, Cristianesimo e Storia, Cosmo e Cristo. Molti ormai danno atto a padre Teilhard di aver cooperato a riannodare i fili tra fede e ragione, tra teologia e scienza; di aver contribuito come pochi a rifondare una cosmologia cristiana in epoca moderna; di aver dischiuso, tra i primi, la via della chiesa al futuro, oltre le chiusure del passato, per un incontro fecondo col Mondo e le sue attese. Si tratta di una acquisizione ampia, anche se non ancora vasta come sarebbe auspicabile specie in ambito ecclesiale, considerando la ricchezza di elementi che sarebbe in grado di porgere alle nuove generazioni cresciute nell’era tecnologica. Anche nella Chiesa Cattolica la sua ricezione può considerarsi piuttosto matura (anche se in forma indiretta e tuttora parziale), specie grazie al Concilio Vaticano II il quale – a cominciare da due Costituzioni Dogmatiche: Lumen Gentium e Gaudium et Spes – ha ampiamente attinto alle sue intuizioni; tanto che Giovanni Paolo II lo ha ripetutamente ripreso specie in chiave eucaristica, sollecitando il recupero della sua 15


spiritualità rivolta al terzo millennio. Da ultimo, intervistato 6 Benedetto XVI dichiara: “Dio voleva entrare nel mondo... Così, nella Resurrezione, ha potuto creare una dimensione nuova di esistenza; al di là della biosfera e della noosfera, come dice Teilhard de Chardin, ha posto in essere una nuova sfera, nella quale l’uomo e il mondo giungono all’unione con Dio”. Si tratta ora di recepirne gli insegnamenti per la vita spirituale, come auspicato già da Henry De Lubac 7 e come questo sussidio nel suo piccolo potrà dimostrare. Rinviamo, per un approccio graduale a carattere orientativo: - per una prima visione spirituale d’insieme: U. King, Cristo in tutte le cose, Messaggero Padova 2001; L. Mazzoni Benoni, Teilhard de Chardin sacerdote del mondo mistico della materia, Velar-LDC, Bergamo 2010; - per letture scelte: F. Mantovani (a cura di), Teilhard de Chardin. L’orizzonte dell’uomo: letture, Gabrielli editori, Verona 2000; - per lo studio delle fonti: F. Mantovani, Teilhard de Chardin – Dizionario delle opere, Gabrielli editori, Verona 2006; - per la comprensione del linguaggio: H. Baudry, Teilhard de Chardin. Glossario, Jaca Book, Milano 2010. Una spiritualità ancora da scoprire Ma c’è un aspetto, nell’elaborazione di padre Teilhard, che merita ancora di essere messo pienamente Benedetto XVI, Luce del Mondo, a cura di Peter Seewald, Libreria, Ed. Vaticana 2010, p.232. 7  Cfr. H. De Lubac, La preghiera di padre Teilhard de Chardin, Morcelliana, Brescia 1965. 6

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in evidenza e trasmesso agli uomini e alle donne d’oggi: quello della sua spiritualità cosmica, la quale offre come un cristallo a sfaccettature plurime portatrici di luce a svariati aspetti della vita. Aspetti tutti ben colti da Giovanni Paolo II in molteplici occasioni e da ultimo trasmessici in occasione del Grande Giubileo dell’Anno Duemila (udienza generale, San Pietro 5 luglio 2000). In questo 2011, che segna il 130.mo anniversario della nascita terrena di Teilhard (1 maggio 1881), basti ricordare come egli descriveva in sintesi la nostra consistenza di uomini: “Noi non siamo esseri materiali dotati di un livello spirituale, ma siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza terrena”. Se sono ormai tanti gli anni che ci separano dalla sua rinascita in cielo, nel giorno della Santa Pasqua (10 aprile 1955), noi continuiamo a sentirci intimamente legati a lui e da lui sorretti in un’instancabile azione di ricerca: per indagare alcune delle piste da lui aperte, per coltivarle ed offrirle in spirito di servizio alla Chiesa universale, per favorire l’incontro tra Occidente e Oriente, per accelerare la convergenza spirituale dell’umanità verso “il Cristo più grande”, che ci consente di parlare di una ‘cosmicità cristica’ (TdC, Il Cristico, 1950). Una piccola guida per scoprire questo tesoro nascosto Il presente sussidio si prefigge pertanto di guidare il lettore inesperto su alcuni temi personalissimi e cari a padre Teilhard: proponendo alcuni brani, accompagnandolo con semplici commenti personali e suggerendo piste ulteriori di ricerca. Esso – ci teniamo a sottolinearlo – non nasce a tavolino, bensì da una pratica meditativa costante, avviata prima in modo spontaneo e poi evolutasi in pratica sistematica, a Eupilio prima e 17


a Campello sul Clitunno poi (grazie all’instancabile guida di padre Antonio Gentili) e quindi nel 1999 a Parma con la nascita del Gruppo di preghiera e meditazione “Arcangelo Raffaele” (ospitato dalle Missionarie Saveriane di Maria e sempre segnalato dalla Rivista Appunti di Viaggio, di Roma). Grazie a quelle prime pratiche, ciascuna delle meditazioni proposte richiamerà l’esperienza dalla quale è stata tratta. Se infatti altri si sono dedicati ad approfondire il lato scientifico dell’indagine teilhardiana, altri al suo argomentare filosofico-teologico o al suo linguaggio, noi siamo stati toccati nel cuore dalla sua squisita spiritualità e dalla sua profonda sensibilità cosmica, rivelatasi a lui fin dall’infanzia e poi evoluta negli anni della maturità fino a toccare i picchi della vita mistica. Cerchiamo pertanto di proseguire la sua ricerca, che affianca azione e contemplazione, secondo la via della teologia spirituale, nella libertà dello Spirito, lungo l’itinerario che porta al Centro 8; in questo agiamo come lo scriba “divenuto discepolo del regno dei cieli” cogliendo cose antiche e nuove (Mt 13,52), raccogliendo e seminando di nuovo ad un tempo (Gv 4,37-38). In questo sforzo, ci siamo sentiti incoraggiati da molteplici sostegni manifestatisi in seno alla Chiesa, nonostante prevalga ancora l’oblío: troppi per menzionarli tutti, da H. De Lubac, suo amico e difensore, poi teologo del Concilio per eccellenza, fino al card. Carlo Maria Martini, che ha voluto concludere con un capitolo dedicato a Teilhard la sua ultima fatica 9.

8  Cfr. L. Mazzoni Benoni, La luce del Cuore: antropologia e mistagogia del Cuore di Cristo, AdP, Roma 2008. 9  C.M. Martini, Qualcosa di così personale. Meditazioni sulla preghiera, Mondadori 2011.

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