Le vie di Ildegarda. Saperi, contemplazione, cura - A cura di G. Giambalvo Dal Ben e M. Pereira

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Prefazione

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Prefazione

Le vie della Sapienza

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Opere di e su Ildegarda di Bingen pubblicate da questa editrice Ildegarda di Bingen, Ordo Virtutum. Il cammino di Anima verso la salvezza, a cura di Maria Emanuela Tabaglio Ildegarda di Bingen, Carmina. Symphonia armonie celestium revelationum, a cura di Maria Emanuela Tabaglio Michela Pereira, Ildegarda di Bingen. Maestra di sapienza nel suo tempo e oggi Nella medesima Collana Cristiana Dobner, Volti di fuoco. Matriarche, Profetesse, Benedette... Mirjam di Nazareth Massimo Beggio - Stefanie Kimmich, Fukuda Chiyo-ni. Una donna nella via dell’haiku

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Prefazione

LE VIE DI ILDEGARDA Saperi, contemplazione, cura

a cura di

Giovanni Giambalvo Dal Ben e

Michela Pereira prefazione di

Dom Laurence Freeman OSB

Atti del ciclo di Seminari tenuti presso il Centro della ComunitĂ Mondiale per la Meditazione Cristiana di Firenze, 17 settembre - 12 novembre 2019

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© Il Segno dei Gabrielli editori, 2020 Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-6099-441-7 Immagine in copertina Scivias, vis. II.1. I sei giorni della creazione e la caduta di Adamo nell’oscurità, nella quale i beati e i profeti, “stelle” inviate dalla misericordia divina, illuminano le vie della storia fino alla nascita del nuovo Adamo, Cristo, dall’aurora Maria. Eibingen, St. Hildegard Abtei, Facsimile perg. (1927-33) del manoscritto Wiesbaden, Hessische Landes- und Hochschulbibliothek, HS 1 (Rupertsberg, XII sec. ex., scomparso nel 1945), fol. 41v. Per gentile concessione della St. Hildegard Abtei. Stampa Pressup (Roma), Novembre 2020

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Prefazione

Sommario

Prefazione Dom Laurence Freeman OSB

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Introduzione Giovanni Giambalvo Dal Ben, Michela Pereira 15 I. SAPERI

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L’insegnamento di una madre sapiente Michela Pereira 23 Il lessico musicale nell’opera di Ildegarda di Bingen: per una semantica di ‘symphonia’ Benedetta d’Anghera 47 Suono, parola, soffio: acustica del simbolo trinitario in Ildegarda di Bingen Cecilia Panti 69 Profetessa dei Germani e Sibilla del Reno: sulla reputazione profetica di Ildegarda di Bingen José Carlos Santos Paz II. CONTEMPLAZIONE

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La contemplazione via di sapienza Sara Salvadori 123 Microcosmo e macrocosmo nell’esperienza mistica e monastica di Ildegarda di Bingen Dom Bernardo Francesco M. Gianni OSB 7

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Sommario

III. CURA

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Ildegarda, l’arte della cura Giovanni Giambalvo Dal Ben

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LE AUTRICI E GLI AUTORI DEL LIBRO

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INDICE DEI NOMI

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Prefazione Dom Laurence Freeman OSB

Per chiunque abbia studiato la letteratura inglese è difficile osservare le immagini di Ildegarda e leggere della sua esperienza visionaria senza paragonarla al poeta e artista mistico inglese del XVIII secolo, William Blake. All’età di tre anni, Ildegarda ebbe la sua prima visione di una luce che «le fece tremare l’anima». Blake ebbe la sua prima visione degli angeli in un parco pubblico di Londra quando di anni ne aveva otto, e riferì di incontri regolari con esseri spirituali per tutta la vita. Entrambi erano persone profondamente religiose e, con tutto che fra la monaca cattolica del XII secolo e il nonconformista del XVIII il divario fosse notevole, tutti e due appartengono, nelle loro rispettive tradizioni, alla dimensione religiosa mistica – secondo la tipologia dei tre elementi della religione individuati da Friedrich von Hügel: quello storico/istituzionale, quello intellettuale/speculativo e quello mistico/esperienziale. In quanto mistici e artisti, entrambi furono profondamente impegnati nel loro tempo e nei problemi della società. Molto differenti tra loro, pure sono uguali nello smentire il pregiudizio che l’elemento mistico della religione sia separato dalle dimensioni intellettuale e istituzionale. Blake fu spesso considerato con sospetto e fu oggetto di scherno da vivo, ma dopo la morte ebbe il suo posto nel canone letterario accademico. Ildegarda, al contrario, ottenne l’approvazione papale fin da quando iniziò a rendere pubbliche le sue rivelazioni e visioni. In vita fu accolta ovunque come una vera profetessa, oltre che come una donna sicura di sé, di indubbia ortodossia e sapienza nonostante la vitale diversità dei suoi carismi. 9


Laurence Freeman

Questo volume di saggi, frutto degli incontri del 2019 presso il Centro di Meditazione Cristiana di Firenze, attesta la rinascita dell’interesse per Ildegarda, che si è manifestato in maniera crescente nel secolo scorso fino a culminare nella sua proclamazione a Dottore della Chiesa da parte del Papa Benedetto XVI. Il suo contributo alla tradizione mistica cristiana ha radici nel Rinascimento del XII secolo, un’età di fioritura intellettuale, spirituale e scientifica. Sempre più studiata da queste prospettive, Ildegarda è ora largamente accolta come una figura sapienziale nel nostro tempo – in una cultura che soffre la perdita di coerenza spirituale e di ordine sociale in mezzo a una disintegrazione di valori in tutti i campi della vita personale e istituzionale. Blake fu un ribelle – tipicamente conversava con gli angeli caduti. Tuonava contro il meccanicismo e il materialismo della prima Età Industriale e rimpiangeva la perdita, nella sua cultura, della capacità di stupirsi e di gioire. Ildegarda invece visse in un mondo che vedeva la viriditas, la potenza “verdeggiante” e rigenerante della natura, come una presenza divina. Era una donna di fede ardente e di solide convinzioni, che perseguiva i propri interessi in tutti i campi della conoscenza senza la frammentazione e l’iper-specializzazione che ci hanno scollegato dalla visione olistica della medicina, dell’arte e della sapienza mistica. Forse siamo affascinati da Ildegarda perché essa era a suo agio in un mondo mitico e in un ricco campo di simboli da cui l’anima traeva nutrimento, potendo ancora presupporre l’unità di tutta la conoscenza, che perfino al tempo di Blake si stava disintegrando nel romanticismo; e che nel nostro tempo ci ha lasciato in una terra desolata e nell’anarchia di valori sconnessi e in conflitto tra loro. Blake individuò il rimedio nel ripulire le «porte della percezione», che ci avrebbero allora permesso di vedere tutte le cose come sono veramente: «infinite». Anche Ildegarda vide la stessa luce «fissando lo sguardo nel sole», riconoscendovi l’essere divino nascosto in 10


Prefazione

tutte le cose, «la suprema infuocata energia» che «fiammeggia sulla bellezza dei campi». Quali sono gli elementi dell’eredità di Ildegarda che ci attirano e che possono rinnovare la nostra speranza oggi? I vari contributi di questo volume rispondono testimoniando la sua straordinaria intelligenza mistica e la sua immaginazione creativa. Ma gettano anche luce sulla fame di sapienza che è sia il cruccio che la promessa del nostro tempo. Per comprendere se e come possiamo beneficiare dall’incontro con le tradizioni mistiche del passato, Ildegarda è una maestra pronta ad aiutarci, ma solo se noi ci poniamo delle domande oneste. Stiamo forse re-inventando Ildegarda a nostra immagine, soltanto per soddisfare le nostre esigenze di coerenza spirituale? O essa rappresenta davvero valori e atteggiamenti unificanti che sono in consonanza con ciò che sentiamo di aver perduto e cerchiamo di recuperare? Per esempio, sembra certe volte che essa parli con una impressionante soggettività post-moderna: non possiamo vivere in un mondo che non ci appartiene, in un mondo che ci è dato nell’interpretazione di altri. Un mondo interpretato non è la nostra casa. Parte del terrore consiste nel riprenderci il nostro ascolto, nell’usare la nostra voce, nel vedere la nostra luce. Eppure le sue concezioni (almeno quelle pubbliche) sul genere e sull’inferiorità delle donne sono proprie del suo tempo, fino a suscitare imbarazzo. Ma nonostante tutto, come la sua controparte inglese del XIV secolo, la visionaria Giuliana di Norwich, anzi meglio di lei, Ildegarda riuscì a realizzarsi come donna e come autorità intellettuale e spirituale all’interno di un sistema patriarcale straordinariamente rigido. La medicina è un campo d’interesse di Ildegarda in cui possiamo vedere che queste domande vengono affrontate. Nel nostro tempo – che è stato definito «l’età d’oro della medicina» – siamo rimasti intrappolati dal materialismo del metodo scientifico e dall’avidità dello sfruttamento. La nostra idea di salute è stata di conseguenza ridotta alla soprav11


Laurence Freeman

vivenza, alla vita medicalizzata priva di qualità spirituale. Di conseguenza, il significato della sofferenza e della morte è stato escluso dalla medicina. Ildegarda ci offre un’altra idea di salute, che non nega la mortalità ma collega il benessere dell’individuo alle forze guaritrici naturali, in relazione fra loro e in mezzo alle quali viviamo, che essa vedeva come un dono misericordioso di Dio al mondo. continua

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Introduzione1 Giovanni Giambalvo Dal Ben e Michela Pereira

Questo volume nasce dalla volontà di lasciare una traccia stabile del ciclo di seminari su Ildegarda di Bingen, che si è tenuto a Firenze fra il settembre e il novembre 2019, presso il Centro della Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana, in un’inedita sinergia fra l’approccio spirituale / esperienziale a questa grande donna vissuta nel XII secolo e quello degli studi accademici sul suo pensiero e la sua permanenza nella storia. Il seme ne è stato gettato in un incontro del coordinatore del Centro fiorentino con Dom Laurence Freeman durante un ritiro nel silenzio di Camaldoli, in cui l’affinità fra l’esperienza contemporanea della meditazione cristiana e la matrice benedettina di Ildegarda si è palesata in tutta la sua forza. Ildegarda è una figura assai nota, anche in Italia, a partire almeno dagli anni Settanta del secolo scorso, quando le ricerche sulla storia delle donne hanno cominciato a diffondere la sua conoscenza al di fuori degli studi specialistici e al di là del contesto ecclesiale tedesco, dove il culto locale non si era mai spento. Le molte dimensioni dell’opera ildegardiana hanno nutrito ambiti di studio e di riflessione in contesti diversi in quest’ultimo cinquantennio, nel quale i due anniversari – otto secoli dalla sua morte nel 1979, nove dalla sua nascita nel 1998 – hanno offerto importanti momenti di visibilità per In apertura vogliamo esprimere la nostra gratitudine a Sara Salvadori per il prezioso contributo nella scelta delle immagini che arricchiscono questo volume. (GGDB e MP) 1

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introduzione

la fioritura di studi sulle sue opere, il suo pensiero, la sua medicina, la sua musica. In particolare questi due ultimi aspetti hanno richiamato l’attenzione su Ildegarda anche da parte di molte persone che non avrebbero nutrito particolare interesse per le vicende di una badessa del XII secolo, per quanto grande fosse la sua figura storica, né per le sue opere, scritte in latino (molte le traduzioni in lingue moderne, ma si è ancora lontani dall’avere a disposizione tutta la sua produzione in forma accessibile ai non specialisti): il suo discorso profetico sulla storia umana come percorso di ritorno verso l’integrità creaturale originaria è loro arrivato comunque attraverso la sua musica e/o attraverso le cure che si ispirano ai suoi scritti naturalistici e medici. Al culmine di questo movimento, che ha fatto di Ildegarda una delle figure medievali più presenti nella cultura popolare contemporanea, il riconoscimento tributatole dal Papa Benedetto XVI con la conclusione del processo di canonizzazione (che era stato avviato agli inizi del ’200) e con la proclamazione a Dottore della Chiesa – entrambi gli atti emanati nel 2012 – ha ulteriormente ampliato il desiderio, forse la necessità, di divulgare la conoscenza a tutto tondo dell’eredità preziosa che Ildegarda ha lasciato dietro di sé. Alla valorizzazione di essa contribuiscono in primo luogo le molte ricerche dedicate ai suoi scritti, che oggi – completata nel 2016 l’edizione critica delle opere – possono essere letti e studiati valendosi dei criteri più attuali della storiografia; e di fatto Ildegarda è sotto la lente di moltissime studiose e studiosi che lavorano seriamente e a tutto campo sui suoi scritti. Ma l’eredità ildegardiana non è fatta soltanto di manoscritti e di parole; i cicli di immagini, che accompagnano due delle sue tre opere profetiche, per la loro misteriosa bellezza hanno conquistato un posto rilevante nell’immaginario contemporaneo. In particolare le trentacinque miniature dello Scivias, che sono state progettate dalla stessa Ildegarda 18


Le vie di Ildegarda

ed eseguite nel suo monastero di Rupertsberg quando essa era ancora in vita, offrono un ingresso privilegiato sia alla modalità visionaria di conoscenza, che dette a Ildegarda la capacità e la forza di prendere la parola – «costretta dallo Spirito santo», com’ella dichiara –, sia alla sua concezione della vicenda umana nella storia del mondo. Ildegarda legge infatti il percorso dalla Creazione alla fine dei tempi attraverso i momenti chiave della Caduta dell’angelo e dell’umanità, dell’Incarnazione e del ritorno finale del Cristo Signore. In questa vicenda gli esseri umani, l’uomo e la donna – l’ultima delle creature e la sua “versione” più raffinata – hanno il compito, non perduto ma reso più difficile dal peccato delle origini, di portare avanti l’opera del creatore mediante la pro-creazione e la cura del mondo, fino al compimento nel settimo giorno che l’Incarnazione, attraverso Maria materia lucente dell’Uomo-Dio, instaura e che si compirà alla fine del tempo. continua

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introduzione

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