Fukuda Chiyo-ni. Una donna nella via dell’haiku - Massimo Beggio e Stefanie Kimmich

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Le vie della Sapienza

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Fukuda Chiyo-ni. Una donna nella via dell’haiku

Nella medesima Collana Cristiana Dobner, Volti di fuoco. Matriarche, Profetesse, Benedette... Mirjam di Nazareth Michela Pereira, Ildegarda di Bingen. Maestra di sapienza nel suo tempo e oggi Le vie di Ildegarda. Saperi, contemplazione, cura, a cura di Giovanni Giambalvo Dal Ben e Michela Pereira Massimo Beggio - Stefanie Kimmich, Fukuda Chiyo-ni. Una donna nella via dell’haiku

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M assimo B eggio - S tefanie K immich

FUKUDA CHIYO-NI Una donna nella via dell’haiku

Prefazione di p. Luciano Mazzocchi

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Fukuda Chiyo-ni. Una donna nella via dell’haiku

© Il Segno dei Gabrielli editori, 2021 Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-6099-450-9 Immagine in copertina Nakamura Sashu (1873-1953), membro della Tatsumi Painting Society, dipinto di grandi dimensioni del 1945. Disegni interni di Stefanie Kimmich Stampa Esperia srl - Lavis (TN), Febbraio 2021

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Ai nostri figli, ai nipoti, agli amici, e a tutte le donne che amano la poesia.



Indice

Prefazione - La fragranza del fiore di pruno di Luciano Mazzocchi

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1. Una donna di nome Chiyo

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2. Chiyo-ni: il suo tempo e la sua poesia

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3. Il fiore del mattino

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4. La poesia breve

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5. Ichigo-ichie

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Cinquantasei haiku primavera estate autunno inverno ... ancora primavera

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Bibliografia 119 Nota degli autori

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Ringraziamenti 123

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Anche se la luna è una luce grande e vasta si riflette in una goccia d’acqua. Tutta la luna e persino il cielo intero sono riflessi in una goccia di rugiada su un filo d’erba. Eihei Dōgen, Genjokoan



Prefazione

La fragranza del fiore di pruno di Luciano Mazzocchi *

Lo haiku è un grido di commosso stupore che invade il viandante umano a sorpresa quando posa il suo sguardo su un dettaglio del tutto, la sua solità umana a tu per tu con la solità di un effimero dettaglio, e lì il giubilo di un intimo incontro. Il grido esplode dallo stupore, e subito lo stupore stesso lo mozza nel silenzio, affinché lo stupore non si disperda nel rumore delle parole, ma pervada come la fragranza di un vino scelto dei colli italiani. Le frasi di 5 – 7 – 5 sillabe o more sono l’antifona dello Haiku; la fragranza che segue, chiudendo gli occhi, è lo Haiku. In questa breve prefazione non intendo anticipare alcuno degli Haiku contenuti in questa bella antologia. Sarebbe come annunciare in anticipo una sorpresa, o addentare la torta di compleanno prima che arrivino gli amici alla festa. Quindi intendo semplicemente offrire alcuni cenni sulla sua nascita e maturazione poetica, come avvenne nel Paese del Sol Levante in questi ultimi tre secoli. Mi limiterò a percorrere i tre nomi che nel tempo furono dati a questa breve composizione poetica di tre brevi frasi di 5 – 7 – 5 sillabe o more. Quando venne al mondo, nel XVII secolo in Giappone, gli fu dato il nome di Hokku (発句), ossia: frase d’esordio – frase tanto per incominciare. Fungeva quindi da campanello per risvegliare l’attenzione, disponendo gli ascoltatori al qui e ora di quanto si stava per dire o di quanto stava per accadere. Hokku, frase d’esordio, fu quindi il nome infantile della nostra composizione poetica. Nella stessa epoca, Hokusai, Utamaro e Hiroshige imprimevano 11


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il qui e ora nelle pennellate delle loro ukiyo-e – incisioni del mondo fluttuante. Il qui e ora come attimo di presenza nel fluire impermanente della realtà. Ma un secolo dopo la nostra composizione di 5 – 7 – 5 sillabe ricevette il nome della sua adolescenza: 俳諧の句 – Haikai no ku. Il significato: versi che suscitano umore – frase che fa tutti allegri. È l’umore caldo dei sentimenti umani, soprattutto della compassione, dell’equanimità. Si potrebbe riconoscere che lo Hokku dalla nativa natura shintoista ora viene pervaso dal vuoto dell’impermanenza buddhista, a suscitare quell’umore che il distacco regala agli esseri umani, come la risata che uno si fa quando, dopo aver messo sottosopra lo studio cercando gli occhiali smarriti, si accorge che stavano al loro posto appoggiati sul suo naso. E non era successo nulla, se non cinque minuti forsennati finiti in una risata. Continua Giunse l’epoca in cui il Giappone, finora nazione reclusa da ogni contatto con l’esterno, col cadere del sistema shogunale, fine 1800, si aprì al mondo al quale la nostra composizione poetica di 5 – 7 – 5 sillabe o more si presentò con il suo nome adulto, oggi conosciuto in tutto il mondo: 俳句 – Haiku. Osservando i due ideogrammi che compongono il nome, se ne ricavano insegnamenti fondamentali non solo di ambito grafico, ma esistenziale. Il primo ideogramma,俳, è dato dall’accostamento delle radicali di uomo e di barriera. Il secondo ideogramma,句, dall’accostamento delle radicali di fascia che cinge e di bocca. Le radicali sono le immagini stilizzate più comuni, tramite il cui accostamento si compongono le decine di migliaia degli ideogrammi con cui i popoli dell’Estremo Oriente hanno parlato all’occhio prima che all’udito. Significativa questa combinazione degli ideogrammi di Haiku! Ma proprio la scrittura ideogrammica è lo Haiku madre, da cui tutti gli Haiku composti dalle generazioni di 俳人 - Haijin, gli scrittori di Haiku. Ogni ideogramma è, nella sua essenza, uno Haiku primordiale. Quan12


1. Una donna di nome Chiyo

Trovare libri che parlino di lei non è facile, e men che meno in lingua italiana.1 Cosa se non altro curiosa, dato che nel panorama della poesia giapponese Fukuda Chiyo-ni occupa un posto di primo piano. Oltretutto l’haiku in cui lei racconta di un incontro mattutino con un fiore di convolvolo avviluppato alla corda del pozzo della sua casa 2 è tra i più conosciuti e apprezzati al mondo, secondo solo al celebratissimo haiku dello stagno e della rana del poeta Bashō.3 È stato proprio grazie a quella sua poesia, una delle poche di cui eravamo a conoscenza, che ce ne siamo innamorati al punto da voler scrivere di lei rimediando almeno un po’ alla carenza di cui dicevamo, ed è nata così l’idea di questo libro. L’ambizione si è poi spinta fino a voler mettere mano direttamente alla traduzione dal giapponese delle sue poesie. Il suo nome, Chiyo, significa “Mille Ere” e la sua storia si svolge interamente nel Giappone del XVIII secolo, all’epoca della signoria dei Tokugawa.4 Costoro, per mantenere saldamente nelle mani il potere politico, si ispiravano alle dottrine neoconfuciane, originarie della Cina ma rivisitate in chiave giapponese.5 Fondamento di queste dottrine era il rigido rispetto delle gerarchie all’interno delle relazioni tra le diverse classi sociali e nei rapporti tra le persone. Con questi presupposti nella società giapponese la figura femminile non godeva di grande considerazione e, più che come persona in sé, la donna era vista in base al ruolo che nell’impianto sociale ricopriva nelle diverse età della sua vita, ovvero in quanto figlia, sposa, madre e così via. La donna veniva comunque ad essere sempre una figura di secondo piano rispetto a quella maschile, alla quale doveva obbedienza e dedizione ed alla cui autorità era 15


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sottomessa. La possibilità di emergere e affermarsi per valori che non fossero quelli della fedeltà al ruolo che ricopriva non era quindi per niente facile. La buona stella di Chiyo però la favorì offrendole l’opportunità di vivere un contesto familiare non troppo oppressivo e culturalmente aperto, dotandola inoltre di una naturale predisposizione per l’arte, in particolare per la poesia.6 Il periodo in cui visse, pur nella sua rigidità, fu anche un tempo di forte rinnovamento culturale e di grande vivacità artistica e per quel che riguarda la poesia l’haiku era la forma poetica che in quegli anni si era andata affermando nel paese. I suoi grandi autori classici, ancor oggi tra i più ricordati e celebrati,7 erano per lo più figure maschili, pur se tra i poeti dell’epoca non mancavano donne di grande valore. La loro poesia era però vista come figlia di una musa minore per il solo fatto d’essere, nei modi e nei contenuti, espressione di una sensibilità diversa. Quel mondo femminile di immagini delicate e di attenzione ai dettagli della quotidianità aveva la sorte di venire sottovalutato. Tuttavia la poesia di Chiyo-ni riuscì ben presto ad affermarsi e fin da giovanissima le fu riconosciuta la sua grande abilità nel comporre versi. Probabilmente giocarono anche alcune componenti del suo carattere, come ad esempio la determinazione, virtù che le fu assolutamente necessaria per non lasciarsi troppo intimidire dalla condizione d’essere donna. Questo spirito le fu da guida per tutta la vita e la indirizzò in tutte le scelte importanti della sua esistenza, aiutandola a garantirsi, in primo luogo, una certa indipendenza e con questa la possibilità di dedicarsi totalmente alla “Via della poesia”. Come la decisione, presa per una indubbia convinzione religiosa, di farsi monaca buddista in età avanzata e che riuscì ad assicurarle la libertà di condurre una vita da donna sola senza dover sottostare alle rigide norme delle prescrizioni sociali dell’epoca. Lo status monacale le offriva infatti an16


1. Una donna di nome Chiyo

che di poter godere del rispetto altrui e del privilegio di una maggiore libertà.8 Fu una scelta felice. La via buddista e la poesia si fusero in un’unica via spirituale che le diede negli ultimi vent’anni della sua vita l’ispirazione per scrivere i suoi versi migliori. Altrettanto felice fu la sua decisione di non chiudersi in un monastero ma d’essere sempre partecipe della vita del mondo, abitando quella sua casa da lei definita, anche simbolicamente, “priva di recinzione”. Chiyo-ni visse pienamente e liberamente la sua vita e la sua femminilità. Il giorno stesso della sua ordinazione a monaca scrisse questo haiku

il rosso per le labbra la mia bocca ha dimenticato ah! l’acqua della sorgente – ribadendo ancora una volta la sua vocazione religiosa (l’acqua della pura sorgente) senza tuttavia rinnegare, pur nel distacco, la femminilità di un tempo passato.

Note Tra i pochi testi trovati ci sentiamo di consigliare lo studio di Patricia Donegan e Yoshie Ishibashi, dal titolo Chiyo-ni. Woman Haiku Master, Tuttle Publishing (reperibile solo in lingua inglese). 2 Nel merito si veda più avanti il capitolo “Il fiore del mattino”. 3 «Antico stagno! – una rana si tuffa – rumore d’acqua». 4 L’epoca dello Shogunato Tokugawa è conosciuta anche come “Periodo Edo” (1603-1868). Altre informazioni nel capitolo successivo. 5 Neoconfucianesimo: con questo termine si intende una nuova corrente confuciana sviluppatasi in Cina durante la Dinastia Song (960-1279). In epoche successive si diffuse anche nei paesi vicini (Corea, Giappone, Vietnam), sempre molto sensibili alle influenze 1

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6. Cinquantasei haiku

Primavera Estate Autunno Inverno ... ancora Primavera


Primavera


6. Cinquantasei haiku

手折らる々 人に薫るや 梅の花 taoraruru hito ni kaoru ya ume no hana

a colui che lo coglie la fragranza del fiore di pruno

- il fiore del pruno annuncia l’avvento della primavera e come tale è stato celebrato in arte e in poesia fin dai tempi più antichi. Come motivo decorativo è utilizzato tanto quanto il fiore di ciliegio. Nel linguaggio popolare, che ha preso forma durante il periodo Edo, però la sua immagine allude anche allo sbocciare della femminilità in una fanciulla, ovvero il suo passaggio all’età fertile. In questo senso la poesia ha quindi anche una seconda chiave di lettura.

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Fukuda Chiyo-ni. Una donna nella via dell’haiku

朝夕に 雫のふとる このめ哉 asa yū ni shizuku no futoru konome kana

mattina e sera s’accresce la rugiada sui germogli

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