Un milione di chilometri in moto. I viaggi di Bruno Bonizzato - Daniela Garniga

Page 1

1


2


Daniela Garniga

UN MILIONE DI CHILOMETRI IN MOTO I viaggi di Bruno Bonizzato

3


Bruno Bonizzato ringrazia Daniela Garniga per aver trasformato i ricordi dei suoi viaggi nei racconti contenuti in questo prezioso volume.

© Il Segno dei Gabrielli editori, 2019 Via Cengia, 67 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona) Tel. 045 7725543 – fax 045 6858595 mail: info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-382-3 Prima ristampa dicembre 2019 Stampa Pressup srl (Roma), Dicembre 2019 In copertina: Bruno Bonizzato nel suo viaggio Verona-Tanzania alla frontiera dell’Etiopia. In retro copertina: Un’immagine del viaggio in Mongolia.

4


Ad Andrea Bonizzato

5


6


Indice

PREFAZIONE 9 Capitolo 1 L’AUTOBIOGRAFIA DI UN MOTOCICLISTA

11

Capitolo 2 AVVENTURE IN AFRICA CON LA MOGLIE LUCIANA IN MOTO

41

Capitolo 3 DA VERONA A VLADIVOSTOK E TOKYO

63

Capitolo 4 LA VIA DELLA SETA: DA VERONA ALLA CINA, TIBET E NEPAL

127

Capitolo 5 DALL’ALASKA ALLA TERRA DEL FUOCO

189

Capitolo 6 UN VIAGGIO IN AFRICA IN SOLITARIA, DALLA TANZANIA A VERONA

249

PER FINIRE…

327

7



PREFAZIONE

Nelle tranquille serate d’inverno è bello fermarsi ad ascoltare una storia. Ancor meglio se quella storia viene narrata in prima persona da un grande amico, giovanissimo nella tempra, nell’amore per la vita e per l’avventura. Perdersi in quel racconto diviene ancora più appassionante se la voce narrante è proprio quella del protagonista, capace di farci rivivere molti dei momenti intensi e preziosi che ha vissuto con la propria motocicletta. Ed ancor di più se si tratta di avventure, di quelle vere, se il racconto è lo specchio dei tanti giorni trascorsi in giro per il mondo. Allora quella storia diviene il frammento di lunghi momenti vissuti nella scoperta del nuovo, nel confronto con popoli, lingue, costumi e territori assolutamente sconosciuti; ancor di più se il motivo del viaggio era quello di osservare, di ricordare, di raccontare partendo proprio dal punto di vista di un motociclista. Durante cinquant’anni di viaggi in motocicletta, una sorte particolarmente benevola pare aver seguito Bruno Bonizzato nelle sue avventure, sulle strade affollate di modernissime capitali come sui faticosi sterrati colmi di buche profonde in terre lontane e poco conosciute; sui tracciati malamente disegnati tra i monti come tra le dune di deserti aridi e assolati. Il ritorno a casa, a Negrar di Valpolicella (Verona), è sempre una festa, ma che fatica andare poi a raccontare ed a raccontare ancora, ed ancora, senza mai poter mostrare stanchezza, quei milioni di immagini e di emozioni vissute in contesti lontani ai parenti ed agli amici, mai stanchi, mai sazi… Ecco allora che quella stessa sorte sembra aver chiesto finalmente a Bruno un conto: mettere per iscritto almeno una parte di quei ricordi, permettendo così a se stesso e a tutti i suoi cari di potervi accedere sempre, in qualunque istante e senza neppure dover chiedere il permesso. Daniela Garniga 9



Capitolo 1 L’AUTOBIOGRAFIA DI UN MOTOCICLISTA

Amo stare in sella alla mia motocicletta; correre nel vento; attraversare il mondo fendendo l’aria in groppa ad un motore. Sono sensazioni che mi fanno sentire vivo ora, esattamente come mi accadeva tanti anni fa. In questo momento lo specchio mi restituisce l’immagine di un signore che potrebbe essere definito “quasi serioso”, con capelli ormai brizzolati ma occhi costantemente brillanti di entusiasmo e sempre, proprio sempre, orgoglioso di girare sulle due-ruote esattamente come lo ero fin nei miei primi anni di gioventù. Ricordo con piacere la gioia con cui indossavo già allora le vesti del motociclista indomito durante tutti i momenti del mio tempo libero. Erano tempi in cui la moto costituiva per me un grande sogno al quale sono andato avvicinandomi sempre più, passo dopo passo. Di quel periodo ricordo soprattutto le emozioni che mi animavano, tra le quali predominava un senso di pressione interiore, un desiderio forte, insistente, che sentivo di poter sanare solo a cavallo della mia moto. Solo allora mi sentivo bene. Solo allora quell’incomprensibile senso di insoddisfazione sembrava trovare ristoro e mutarsi in uno stato di inebriante appagamento. Stavo inoltrandomi in un mondo nuovo, capace di donarmi proprio le sensazioni cui aspiravo e che davano completezza al mio crescere. È proprio vero: ormai da più di mezzo secolo mi riconosco nel ruolo di vittima, lo confesso del tutto volontaria, della passione per le moto. Si tratta di una passione che continuo pervicacemente ad alimentare perché la ritengo positiva, capace di offrirmi soddisfazione e benessere. Penso che la versione del motociclista ed ancor più del “motociclista in solitaria” sia proprio quella in cui riesco ad esprimere al meglio il mio carattere, il mio entusiasmo, la mia voglia di vivere. Grazie ai viaggi in moBruno Bonizzato nell’estate del 1958.

11


tocicletta ho potuto scoprire nuovi paesi, nuove strade, spesso in solitudine. Ma non solo. Proprio in sella alla mia due-ruote ho imparato anche, o forse soprattutto, a conoscere ed a stare bene con me stesso. Quando mi è possibile viaggio da solo. Amo viaggiare da solo. Si tratta di momenti, di giorni, a volte di mesi interi, in cui mi sembra possibile entrare a far parte del paesaggio stesso in cui mi trovo, dove la solitudine perde le sue connotazioni negative e mi consente invece di sentire, di vivere appieno l’esperienza. In quei frangenti riesco a percepire e ad utilizzare tutte le mie capacità: dal districarmi in strade sconosciute in cui si parlano idiomi misteriosi, al cavarmi d’impaccio in frangenti avventurosi, talvolta persino pericolosi; dal risolvere da solo problemi meccanici (ho imparato a padroneggiare il motore della mia moto che ora conosco come fosse un vecchio amico), allo scovare ed fare mio uno stile di comportamento che mi permette di farmi capire dalla gente anche in contesti dove persino il dizionario non può essermi di alcun aiuto. Considero allora le esperienze che ho realizzato in sella ad una moto quasi al pari di una scuola, di un corso di studio, di un percorso che mi ha saputo fornire numerosi spunti per imparare e per rinforzare il mio carattere. L’amore per la moto ha per me radici molto remote. Fin da ragazzino, quando mi veniva rivolta la solita domanda “cosa farai da grande?” rispondevo sempre che sarei diventato un poliziotto della Stradale. Ero affascinato infatti dalle splendide moto di ordinanza, le Guzzi; le sognavo ed ascoltavo con desiderio il rombo dei loro motori. Già a 9 anni, ero entrato in possesso di un “Mosquito a rullo”, quello che – in quegli anni – veniva chiamato un cinquantino a due tempi. Il motore era stato applicato al di sotto del telaio di una bicicletta da donna (perché la mia altezza di allora non mi consentiva di arrivare alla sella della bici da uomo) e il serbatoio era fissato sopra la ruota posteriore, al posto del portapacchi. Eravamo negli anni ’50: che tempi! La mia passione però non era limitata al muovermi sopra al mio mezzo meccanico. Trovavo molto affascinante anche mettere le 12


mani sul motore; mi divertivo a trafficare smontandolo nelle sue parti, sistemando i singoli pezzi seguendo i miei personali ragionamenti, pulendo periodicamente le candele, scoprendo come aumentarne la potenza, limando, passando un filo d’olio… Con sommo orgoglio raggiungevo la scuola in sella al mio motorino già a 9 e 10 anni: come mi sentivo grande ed importante! Il traffico era inesistente allora e la normativa non creava alcun ostacolo al riguardo: la cosa non poteva essere per me che motivo di grande soddisfazione. A 14 anni sono entrato in possesso di un ciclomotore Morini, sempre classificato come un cinquantino a due tempi. Grazie al nuovo amico ero in grado di allungare un pochino i miei giretti, giungendo a conquistare i dintorni di Verona ed anche la cosiddetta Salita delle Torricelle, una strada considerata come piuttosto ardita dai miei coetanei. Aumentando via via la mia autonomia (ed il grado della mia soddisfazione) ho cominciato a raggiungere perfino le coste meridionali del lago di Garda. Quale è stata, ad esempio, la mia gioia quella volta in cui alcuni amici mi avevano sfidato a percorrere – entro il tempo massimo di 45 minuti – lo spazio che divideva il cartello che segnalava l’inizio del quartiere Croce Bianca di Verona e l’analoga indicazione stradale nella località Torri del Benaco sul Garda. Ovviamente ho vinto la scommessa e ritengo che quel successo sia dipeso proprio da quei miei lavori di elaborazione, con cui accudivo il motore e che attivavo con una passione ed una perizia in via di costante perfezionamento. Quel mio spirito di iniziativa aveva infatti ottimizzato le potenzialità meccaniche e mi aveva persino consentito di aumentarne la velocità di andatura. Durante la stagione estiva poi, il mio motorino era per me fonte di particolari emozioni. Divenuto ormai adolescente potevo raggiungere facilmente i luoghi turistici del Garda, soprattutto nelle sue sponde veronesi. Erano occasioni preziose in cui mi è capitato di contattare e conoscere molte delle splendide ragazze straniere che vi soggiornavano, tedesche e danesi soprattutto. A quel punto, sempre a cavallo del mio motorino, ho cominciato a sperimentarmi anche su strade in pochino più inusuali e poco 13


note, ad esempio sulle sponde trentine del lago. Crescendo, ho alimentato questa passione investendovi molti dei miei risparmi e gran parte del mio tempo libero. Sono così giunto a possedere mezzi sempre più grossi e sofisticati e ad ampliare le mie aree territoriali di conquista. Nel 1969, dopo l’acquisto della mia prima moto Guzzi V7-700 cc, sono cominciati i miei viaggi all’estero: Jugoslavia, Svizzera, Austria, Tirolo, Germania e per quasi tutta l’Europa. Quando ho deciso di attraversare per la prima volta l’Austria, ad esempio, l’autostrada ancora non esisteva nemmeno come progetto. Ciò comportava ore ed ore di percorso lento e cauto tra montagne e valli, senza dimenticare l’attraversamento di villaggi e cittadine spesso sorprendentemente graziose ed accoglienti. A volte la strada si inerpicava per pendii di tutto rispetto e mi faceva affrontare tornanti piuttosto impegnativi. In molti casi il fondo stradale era bianco e, nelle forti pendenze, anche molto sdrucciolevole. In quei contesti la velocità era quindi necessariamente ridotta, ma ciò si rivelava per me solo un vantaggio visto che mi consentiva, mi obbligava quasi, a godere appieno del panorama, spesso assolutamente mozzafiato e sempre indimenticabile. Nel 1971 ho comperato una Honda 750 Four. Grazie a quella nuova ed importante amica ho completato la mia conquista dei paesi europei, avventurandomi piano piano sempre più lontano. L’esperienza del viaggio in moto richiede – per definizione – una buona disponibilità di tempo. Oltre a ciò risulta necessario anche sapersi adattare con immediatezza e senza timore all’imprevisto, che a volte prende forme davvero strane ed inaspettate. I miei viaggi mi hanno insegnato come in ogni occasione, anche in quella più ostica, sia sempre possibile coglierne almeno un aspetto positivo. In proposito, sono andato maturando nel tempo quasi una mia filosofia personale, uno stile di affrontare la vita che ha caratteristiche fortemente influenzate dalle mie esperienze di viaggiatore-sulle-due-ruote. Come assaporavo con gioia quei paesaggi e l’atmosfera stessa dei luoghi che mi capitava di attraversare! Mi pareva di sentire quasi il profumo della vita della gente che vi abitava. Mi fermavo a gustare la cucina 14


tipica, ad ammirare lo stile di vita che era caratteristico del luogo ed a godere del suono stesso dell’idioma locale. Allora come oggi cercavo il modo di comunicare con le persone che incontravo, cercavo di conoscere, di capire, di comunicare. Adoravo imparare, sempre con identico entusiasmo, e la cosa mi dava gioia. Già allora sentivo che quel tipo di esperienza rispondeva esattamente ai miei più profondi desideri di scoperta e di avventura. Il biennio 1972/1973 si è rivelato, a mio parere, un lasso di tempo piuttosto interessante. Antonio, Corrado, Bartali… erano amici che condividevano con me la passione per la motocicletta. Insieme realizzavamo dei gran giri, soprattutto la domenica. Non si era ancora presentata la crisi petrolifera del ’74 ed in assenza di limiti normativi alla velocità, raggiungevamo tranquillamente i 1000 od anche i 1200 km giornalieri, soprattutto nel Nord Italia. Con la moto “elaborata” grazie alla ditta Menani di Milano potevo correre anche in pista realizzando le cosiddette “gare di durata”, soprattutto sulle piste di Misano, ma anche al Mugello e persino a Monza. Nel 1975 ho acquistato la mia prima BMW. Da quel momento ho cominciato a girare anche al di fuori dell’Europa assieme a tre amici – anch’essi motorizzati – ed alla mia giovane moglie. In un’occasione, ad esempio, abbiamo attraversato la Ex-Jugoslavia e la Bulgaria per raggiungere Istanbul, Bursa e Izmir in Turchia. Giunti in quell’ultima località, caricate “a peso” le nostre moto su una barchetta lunga pochi metri, ci siamo diretti verso un’isoletta greca di cui non rammento più nemmeno il nome. Arrivati quasi a metà percorso abbiamo visto che il barcaiolo si affrettava a sostituire la bandiera turca con il vessillo greco. Sull’isola, abbiamo dovuto sottostare ad un accurato controllo da parte dei militari su ogni nostro singolo bagaglio. Solo da poco si era concluso il famigerato Colpo di Stato detto “dei Colonnelli” e ciò rendeva probabilmente comprensibile quel tipo di prudenza: tutte le borse che avevano superato il controllo venivano contrassegnate con una vistosa “X” apposta con il gesso bianco. Con un traghetto abbiamo poi raggiunto il Pireo, Atene, la Tessaglia, senza man15


care una bellissima visita alle Meteore, cioè a quegli splendidi monasteri posti sulla sommitĂ di rupi alte qualche centinaio di metri, che noi abbiamo raggiunto issati su ceste, apparentemente piuttosto fragili ed azionate semplicemente da grosse e potenti funi: un’emozione veramente indimenticabile! Un traghetto ci ha poi consentito di far ritorno in Italia, lasciandoci soddisfatti e carichi di ricordi, oltre che di voglia di nuove, sempre nuove esperienze. continua...

16


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.