Mauro Casadio Farolfi, Auroville e dintorni

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INTERSEZIONI



Mauro Casadio Farolfi

Auroville e dintorni DIARIO DI UTOPIE VISSUTE


© Il Segno dei Gabrielli editori 2022 Via Cengia 67 37029 San Pietro in Cariano (VR) tel. 045 7725543 fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con sistemi elettronici, meccanici o altro senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. ISBN 978-88-6099-496-7 Progetto grafico Gabrielli editori Stampa Mediagraf (Trebaseleghe, PD) Giugno 2022


Che la Bellezza sia sempre il vostro ideale, bellezza dell’anima, bellezza dei sentimenti, bellezza del pensiero, bellezza nell’azione, bellezza nel lavoro così che nulla venga da voi che non sia espressione di pura bellezza. E l’aiuto Divino sarà sempre con voi. Mère



INDICE

Prefazione, di Sauro Mezzetti

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Diario di utopie, di Carla Casazza

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Introduzione, di Giuseppe Cognetti

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I have a dream True vision consists not only in seeing what is before your eyes but in foreseeing what is to come

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The times they are a changin’

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Il primo viaggio in India

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L’Ashram di Pondicherry

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Sri Aurobindo Ghose

43

Mirra Alfassa, la Madre, Mère

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Satprem e l’Agenda di Mère

55

Seconda permanenza in Pondicherry

58

I ricordi di Mimma nei primi viaggi a Pondicherry

61

Sri Aurobindo e Mère nell’obiettivo di Cartier-Bresson

65

Auroville: la città delle mille utopie

68

Il sogno di Mère

70

Auroville: si avvia la costruzione della città ideale

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Auroville: la città del futuro

77

Matrimandir: l’anima di Auroville

83

Tracce di comunità

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L’interesse della stampa internazionale per la “visione” di Auroville

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La coinvolgente esperienza del regista Davide Montemurri

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L’incontro con Adriano Olivetti

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Ce n’est qu’un debut… il cinquantesimo di Auroville

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C’è spazio per nuovi sogni

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E le ore sfumano come sogni non vissuti

144

Ringraziamenti

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Bibliografia

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PREFAZIONE

Il racconto di Roberta e Mauro ha un filo conduttore, quello della comunità, in varie forme, civica, industriale, utopica, spirituale. Nel suo primo lavoro Giorgio Colli scriveva che «scopo dell’uomo è la conoscenza e la conoscenza si raggiunge nella comunità e per la comunità». I fermenti degli anni Sessanta e Settanta, che sono il punto di partenza del percorso di Roberta e Mauro, hanno portato una grande sensibilità verso nuove forme di socialità e può essere apparentemente un paradosso riprendere una citazione di Giorgio Colli, studioso e uomo di cultura scevro e distaccato dalle correnti dominanti di quel tempo. Tuttavia proprio nel suo contributo ci sono degli stimoli che hanno portato alle esperienze descritte nelle pagine seguenti. Giorgio Colli è noto per l’edizione critica di Nietzsche, gli studi sull’antica Sapienza Greca, ma nella sua attività editoriale ha portato al pubblico italiano anche i classici della tradizione indiana, nella forma antica e originale, non ancora filtrata tramite le lenti della new age. Sono contributi molto importanti per una generazione come la nostra, per un gruppo di amici, che pur vivendo l’intensità di quel periodo, hanno trovato riferimenti anche al di fuori dei temi dominanti del marxismo o della cultura cattolica e che forse proprio per questo hanno garantito la continuità di quelle esperienze, oltre la crisi delle ideologie. La scoperta della cultura indiana ha portato alla scoperta di Sri Aurobindo Ghose (1872-1950), pioniere della lotta per l’Indipendenza indiana, profondamente colpito anche dalla figura di Mazzini e pioniere di una visione capace di conciliare vita spirituale, vita sociale e materiale ,che si concretizza attualmente in Auroville, un progetto 9


di città ideale nel sud dell’India, ben descritto nelle pagine che seguono. Conosco Roberta e Mauro da quasi cinquant’anni, ci separa un continente poiché viviamo fisicamente in luoghi diversi, ma ci unisce più profondamente una grande amicizia e una condivisione di ideali rimasti vivi in tutto questo tempo. Sauro Mezzetti Auroville

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DIARIO DI UTOPIE

La prima cosa che ho pensato leggendo Auroville e dintorni. Diario di utopie vissute è stata: «Ma allora le utopie si possono realizzare!». Sono nata nel 1967 e ho quindi conosciuto gli anni della cultura alternativa, i controversi anni ’60 e ’70, solo attraverso i libri e i racconti di chi li ha vissuti pienamente, fra “rivoluzioni” e consapevolezza di poter cambiare un certo tipo di mondo, o perlomeno che fosse possibile provarci. Leggere della esperienza di Auroville da chi, come Mauro e Roberta, l’ha vissuta, con dieci viaggi, sulla pelle e dentro al cuore, prima di tutto è assai interessante e in secondo luogo dà un po’ di coraggio in questi tempi così poveri di punti di riferimento. Perché qualcuno la sua Utopia è riuscito ad attuarla dimostrando che si può organizzare la società civile secondo valori che prendono le distanze dal capitalismo senza anima e dal consumismo senza principi. Ma Auroville e dintorni. Diario di utopie vissute non è solo il racconto di una esperienza personale, bensì una fonte per il lettore di interessanti approfondimenti riguardo al pensiero di Olivetti, che nel percorso di ricerca interiore di Mauro ha avuto un peso notevole intrecciandosi con la filosofia di Sri Aurobindo e Mère. E, ancora, offre una visione corale degli stimoli culturali che incontrarono i giovani imolesi di quegli anni, nonché del clima di grande ricerca, sperimentazione, approfondimento che si era creato attorno al gruppo di cui facevano parte Mauro e Roberta. Un prezioso diario di viaggio non solo “fisico” e geografico, ma soprattutto filosofico e spirituale. Carla Casazza

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INTRODUZIONE

L’agile libro di Mauro Casadio Farolfi, scritto in forma di diario “esperienziale”, apre scenari di grande interesse non tanto sul pensiero utopico, che spesso dimentica il presente e le concrete istanze del qui ed ora e sovraordina alla realtà così come è una realtà ideale che dovrebbe essere diversa, ma su una prassi, di cui Auroville è stata ed è testimonianza esemplare, che si sforza di mettere in atto, nella vita quotidiana, nei rapporti fra le persone, nei comportamenti, gli esiti di una sadhana, di un marga, di un percorso “spirituale” che in chi lo ha seguito è una realtà effettuale, sia pur nei limiti della finitezza umana. Come ha scritto Raniero Gnoli nella sua Introduzione ad Essenza dei Tantra: La scissione fra filosofia e realizzazione pratica […] non è in India mai avvenuta o perlomeno è restata assai più attenuata che da noi. Il filosofo di questo paese è indissociabile da colui che voleva realmente sperimentare nella vita concreta quelle cose di cui la tradizione lo faceva certo ed il ragionamento gli permetteva sia di giustificare davanti a se stesso sia di dimostrare a coloro che da esse dissentivano. Speculazione dunque non astratta, ma eminentemente concreta.

Se dovessi riassumere le suggestioni fondamentali che l’esperienza di Auroville ci rimanda, a partire dalle testimonianze presenti nel libro, dai personaggi citati (Yogananda, Terzani, Panikkar, Olivetti e altri), dalle ricognizioni tra l’autobiografico e lo storico che l’autore offre, userei due parole, armonia e anahata chakra.

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Mi spiego. Una dimensione fondamentale dello stile relazionale in Auroville sembra essere non solo o tanto la condivisione in vista dell’unità, ma l’accettazione piena delle differenze in vista dell’armonia. Non si tratta di abolire le dinamiche relazionali e le inevitabili tensioni, ma di trasformarle in dinamismi costruttivi dove il novum sta nella possibilità di convivere senza conflitto pur avendo identità, visioni del mondo, tipologia psicologica, abitudini, preferenze, diverse. Sullo sfondo c’è l’ideale hindu della Liberazione come distacco e critica di tutte le identificazioni limitanti, quando vengono assolutizzate (la mia religione, il mio credo ideologico, politico, teorico, scientifico, la mia famiglia, la mia nazionalit,à etc.). È la base minima del pluralismo e del dialogo così come sono stati tematizzati da Raimon Panikkar, l’unità come solidarietà, interdipendenza, la paticcasamuppada buddhista. Se poi guardiamo al mondo attuale e anche al momento drammatico che viviamo, ci rendiamo conto che l’umanità è completamente immersa nell’orizzonte dei primi tre chakra (muladhara, svadisthana, manipura) sotto il segno di rajas (passionalità, emozioni, aggressività) e tamas (pesantezza, opacità, violenza animale), e il loro attraversamento è forse inevitabile, sia a livello individuale che collettivo. Ma l’Utopia “concreta” sta oggi nel tendere verso la realizzazione di anahata, sede del Cuore-Intelletto, dell’Amore. Cioè il prossimo salto evolutivo è il passaggio a questo chakra, che simbolicamente vuol dire appunto passare dal conflitto all’armonia, dalla guerra alla pace, dall’ego ad una prima apertura al Sé, sotto il segno di sattva (saggezza, leggerezza, luminosità). Overmind, supermind, essere gnostico, sono molto di là da venire (e oggi sarebbero utopia in senso alienante e velleitario se si volesse farle “discendere” in una collettività), ma l’enorme valore dell’esperienza spirituale di Sri Aurobindo e Mére (e di Satprem) non è di averne messo a fuoco 14


la consistenza utopica, tale per la maggioranza degli esseri umani, bensì di averne mostrato e vissuto anche nella corporeità il loro ancora aurorale emergere, nell’averle rese un compito, un dharma lontano ma possibile, non astratto e irreale. Giuseppe Cognetti Docente di Storia della Filosofia e Filosofia interculturale all’Università di Siena

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