ANTONIETTA GIACOMELLI. “All'interno, ma non nel chiuso”, di Pietro Urciuoli

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STORIA Protagonisti

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Pietro Urciuoli

ANTONIETTA GIACOMELLI «All’interno, ma non nel chiuso!»

Prefazione di Federica Cacciavillani Orsolina SCM

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© Il Segno dei Gabrielli editori 2022 Via Cengia 67 − 37029 San Pietro in Cariano (Verona) Tel. 045 7725543 − fax 045 6858595 info@gabriellieditori.it www.gabriellieditori.it ISBN 978-88-6099-482-0 Tutti i diritti riservati In copertina: Antonietta Giacomelli Stampa Mediagraf spa (Padova), Febbraio 2022

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A mia madre Carmela

Né ribelli, né schiavi. È quello che cerco di inculcare in tutti coloro sui quali posso avere un’influenza. Paul Sabatier Lettera ad Attilio Begey (4 settembre 1911)



SOMMARIO

prefazione introduzione

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Parte prima

la rage du bien di un’eterna giovinetta

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i. profilo biografico

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1. L’infanzia a Treviso, gli anni giovanili, l’esordio letterario con Lungo la via

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2. Il cenacolo romano (1892-1898). Paul Sabatier, Giulio Salvadori, l’Unione per il bene, l’Ora presente

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3. A Venezia (1898-1902). I primi contrasti con Civiltà Cattolica

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4. A Treviso (1902-1909). L’Adveniat, Romolo Murri, il “manifesto”, le punizioni canoniche.

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5. A Rovereto (1909-1914). Per la riscossa cristiana, le condanne all’Indice

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6. Tra le due guerre, l’impegno di educatrice, la ripresa dell’attività narrativa, il funerale «senza fiori né parole»

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ii. cristiana del suo tempo

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iii. cristiana per il nostro tempo

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iv. all’interno, ma non nel chiuso

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Parte seconda selezione di scritti di antonietta giacomelli

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L’Ora presente. Periodico dell’Unione per il bene

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Adveniat regnum tuum. Rituale del cristiano (Vol. II)

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La parola fraterna

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Il “manifesto” del 1909

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Per la riscossa cristiana

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bibliografia

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PREFAZIONE di Federica Cacciavillani

Accade invece quello che predisse il profeta Gioele: «Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni». Atti 2,16-17

Ripercorrere le vicende della lunga vita di Antonietta Giacomelli e il suo incredibile impegno culturale, sociale, educativo, ecclesiale ha fatto emergere in me l’immagine di una nuova pentecoste, narrata negli Atti degli Apostoli anche con le parole del profeta Gioele. La Giacomelli è stata una donna che ha ascoltato quello Spirito di Pentecoste che le faceva intravedere dei chiari segni di rinnovamento e novità nell’evolversi dei fatti storici. Questi segni interpellavano sempre più le cristiane e i cristiani a prendere parola, a dar voce alla forza del vangelo, a non adeguarsi a letture interpretative di un cristianesimo addomesticato, chiuso in riti poco comprensibili, che lasciava fuori coloro con cui avrebbe dovuto dialogare, che preferiva i privilegi e i giochi di palazzo alla vita buona ritmata dal lavoro e dall’onesto operare per il bene comune. Una nuova pentecoste per la chiesa invocata lungo molti anni da donne e uomini credenti, che dall’interno hanno cercato di rinnovare, di dare nuove parole, di pensare nuove strutture, di comprendere meglio il mistero di Dio in una teologia che si poggiasse sì sul pensiero degli antichi, ma si librasse anche sulle ali di giovani aquile che vedono da nuove prospettive la storia, tanto da scorgere nuovi orizzonti. 9


Se la parola chiara e limpida nel ragionamento è stata una caratteristica della Giacomelli, lo è altresì il suo impegno sempre coerente tra pensiero, azione, fede, capacità di scrutare la storia nell’operare scelte radicali senza mai venire a compromessi. I profeti e le profetesse hanno spesso, se non sempre, trovato incomprensioni e delegittimazioni; a volte, anche estromissioni. E se la parola profetica è di una donna, si aggiungono la derisione e l’accusa di superbia, visto che invece dovrebbe essere sempre sottomessa e silente. Sono vicende e atteggiamenti del Novecento, secolo non molto lontano da quello che viviamo oggi, subiti e vissuti da donne e uomini che hanno cercato di non restare nel chiuso dei loro pensieri, del loro mondo culturale e acculturato, delle loro idee, delle loro chiese, ma hanno voluto respirare con i polmoni dello spirito ciò che la divina presenza ispirava in ogni ambiente, per poter rinnovare dall’interno la chiesa, le istituzioni politiche, il mondo del lavoro. Per certi aspetti il libro che abbiamo tra le mani ci fa respirare questi altri tempi attraverso la figura della Giacomelli e il ricco apparato di suoi scritti che accompagna la seconda parte; attraverso lei sembra di poter capire meglio il nostro oggi, con le sue tensioni, le voci profetiche che si innalzano dal mondo delle donne e degli uomini impegnati nella vita concreta e nel pensare il rinnovamento, le sue contraddizioni di tensione al bene di tutte e tutti in contrasto con una chiusura nel privilegio del pensare solo a sé e al proprio gruppo. Una visione ampia, come quella dei giovani della profezia di Gioele, che guardano dal futuro all’oggi della storia, delle chiese, dei popoli. Una visione che ha bisogno di riscoperta, di documentazione, oltre che di passione e creativa intuizione. È il senso del lavoro di Pietro Urciuoli, che ringrazio e ringraziamo per aver dato nuovi elementi di conoscenza e approfondimento di questa donna significativa e profonda, della quale mi colpisce particolarmente la vicenda di vita. Molto simile, quasi speculare, a quella di una donna profetica e 10


visionaria alla quale ho dedicato forze, attenzioni, studio di gruppo, riedizione dei testi con l’Associazione Presenza Donna che ne conserva il Fondo Archivistico: Elisa Salerno. Anche lei impegnata, a cavallo tra due secoli (nacque nel 1873 a Vicenza e qui morì nel 1957), per il rinnovamento della chiesa perché fosse più aderente al messaggio evangelico, si interessò di questioni sociali ed ecclesiali, fu scrittrice e giornalista, conscia di una vocazione grande per le questioni sociali, massime in difesa dei lavoratori e delle lavoratrici, per amore della giustizia, mettendosi in gioco totalmente come lavoratrice del pensiero, come lei stessa si definisce, con quell’arnese di lavoro che la collega idealmente alla Giacomelli, che è la penna, lo scrivere. Per quella che lei definiva la Causa della donna, perché fra tutte è la più bisognosa di difesa, la più trascurata e disamata. Una causa, una missione: combattere l’antifemminismo nella chiesa, dare dignità alle donne nel lavoro sociale e nell’ambito ecclesiale. Parole di fuoco, chiare, nette, che aprono brecce e disturbano: anche per la Salerno arrivò il momento della sospensione dai sacramenti e della messa all’indice del suo giornale e di alcuni suoi scritti. E ancora anni di studio, in un silenzio pubblico ma non nella scrittura, scrutando con sapienza i fatti storici, le azioni politiche, le parole e le azioni degli uomini di chiesa, con l’intento di dar voce ad un rinnovamento delle chiese e delle comunità che troverà (qualche) risposta solo nel Concilio Vaticano II e (qualche) attuazione nelle prassi delle chiese di oggi. Donne profetiche, visionarie, che cercarono di creare movimento di opinione culturale, opere di azione sociale ed educativa, comprensione del vangelo per tutte e tutti. Donne che spesso rimasero sole, senza quell’apporto di amicizia e di sostegno di altre donne con cui condividere pensieri, affetti, visioni, parole. Più che sole, vennero quasi isolate: il loro tempo non era pronto per quella visione dal futuro, propria dell’approccio evangelico, che apre al nuovo di Dio senza confini, 11


con luci rifrangenti una sapienza che non è la somma del passato ma l’intuizione di un presente illuminato dalla luce della risurrezione, del futuro che è sempre avanti a noi e una vita vera, buona, bella: per tutte e tutti. Le risposte o, meglio, le brecce aperte nei muri monolitici di un pensiero unico maschile (maschilista e patriarcale?) che si crede universale, sono venute anche grazie al femminismo degli anni sessanta del novecento, che ha aperto vie di studio, di presenza, di solidarietà tra donne, di movimenti culturali che nella loro differenza di matrice e di pensiero si ritrovano nel darsi voce a vicenda, senza esclusioni e preconcetti. I movimenti delle donne che animano oggi anche le diverse discipline culturali e gli studi di genere poggiano le loro fondamenta ideali nelle figure di queste donne così vicine nel tempo ma anche così lontane, poiché l’accelerazione dei cambiamenti determina una distanza profonda. Se donne come la Giacomelli e la Salerno hanno vissuto un certo isolamento nelle loro “cause sante”, oggi mi sento di dire che possono stare finalmente in compagnia: con associazioni, gruppi, movimenti di donne che si collegano non per ripetere ciò che altre hanno detto, ma partendo da queste radici del pensiero e dell’azione danno vita a nuove interpretazioni del reale con voce di donna condivise e discusse, a volte animatamente, nei vari ambiti del vivere comune. Presenza Donna, il Coordinamento Teologhe Italiane e molti altri gruppi nazionali e internazionali sono quella rete di relazioni che creano una comunità di donne pensanti, attive, profetiche, visionarie, che attraversano i confini spazio-temporali e intravedono le nuove pentecosti della storia. Figlie e figli che profetizzano, giovani che hanno visioni, anziane e anziani che fanno sogni. Insieme.

Federica Cacciavillani è suora Orsolina SCM, Segretaria Generale del suo ordine, insegnante, già presidente dell’Associazione “Presenza Donna” di Vicenza e Consigliera nel direttivo CTI (Coordinamento Teologhe Italiane).

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INTRODUZIONE

«Povera illusa», «amazzone del cattolicesimo puro», «signorina murrista», «povera testolina», «quaedam femina». Basterebbero questi appellativi livorosi e sessisti indirizzati ad Antonietta Giacomelli da illustri rappresentanti della gerarchia cattolica dell’epoca – tra cui Pio X in persona – a giustificare qualunque tentativo di riabilitarne la memoria. Ma non è così. Ciò che spinge a ritornare sulla figura della Giacomelli non può certo basarsi su motivazioni rivendicative: le censure ecclesiastiche che dovette subire, corollario quasi inevitabile delle sue coraggiose iniziative, appaiono oggi come un qualcosa di definitivamente consegnato al passato, su cui non ha senso soffermarsi più di tanto. Antonietta Giacomelli (Treviso, 1857 – Rovereto, 1949) è stata una protagonista del panorama ecclesiale italiano a cavallo tra ottocento e novecento. Di grande cultura e di aperte vedute, seppe coltivare feconde amicizie e intense collaborazioni con i principali riformatori italiani e stranieri, cattolici e non, attivi sul territorio nazionale. Spese le sue energie su molti fronti, in particolare per la promozione del laicato cattolico, dimostrando non di rado intuizioni brillanti e profetiche, non sempre adeguatamente valorizzate né dai suoi contemporanei né dalla critica successiva, forse anche a causa di un certo pregiudizio di genere. Nonostante le delusioni patite – in particolare le condanne all’Indice dei suoi scritti migliori e una temporanea privazione dei sacramenti – non venne mai meno al suo impegno per un rinnovamento della chiesa in capite et in membris. Insomma, una laica impegnata, come diremmo oggi, che seppe coniugare una intensa attività divulgativa e di studio, una fervente vita di preghiera e un infaticabile impegno missionario. Ma non solo. An13


tonietta Giacomelli è stata un prototipo di donna completa, al passo con i suoi tempi, attiva protagonista in tanti settori: militante in campo politico e sociale, sostenitrice del movimento femminista, educatrice in seno al nascente scoutismo italiano. Né va trascurata, infine, la sua intensa attività letteraria, testimoniata da una lunga serie di romanzi, saggi e scritti autobiografici. Questa monografia su Antonietta Giacomelli si articola in due parti distinte. La prima parte contiene un saggio storicocritico centrato esclusivamente sulla sua dimensione ecclesiale; pertanto, per l’approfondimento degli altri aspetti della sua poliedrica attività si rimanda il lettore alla letteratura specializzata. Il primo capitolo contiene un profilo biografico della Giacomelli, nel quale vengono ripercorse le vicende spesso dolorose che la portarono a entrare in conflitto con le gerarchie ecclesiastiche. Nel secondo capitolo sono sviluppate alcune caratteristiche della sua ricca personalità ecclesiale; particolare enfasi è posta sulla sua capacità di cogliere le istanze più innovative del riformismo cattolico dei suoi tempi e sulla profonda affinità che ebbe modo di dimostrare con il movimento liturgico, con il movimento ecumenico e con il movimento modernista. Il terzo capitolo evidenzia infine il carattere profetico di alcune sue intuizioni, alcune delle quali in anticipo di mezzo secolo sul Concilio Vaticano II. La seconda parte contiene invece una selezione dei suoi scritti più rappresentativi. Si tratta di pagine che restituiscono la nitida voce di una donna appassionata, impegnata, impulsiva ma, se necessario, capace anche di ritornare sui suoi passi e di emendare gli errori commessi per la troppa generosità. Pagine, inoltre, dalle quali traspare quella rage du bien – come era solito dire il pastore calvinista Paul Sabatier, suo amico di una vita – che la spingeva a collaborare con tutti gli uomini di buona volontà per una chiesa più autentica e una società più giusta. L’espressione «All’interno, ma non nel chiuso!» estrapolata da quello che è forse il suo scritto migliore – l’introduzione al volume Per la riscossa cristiana – fotografa alla perfe14


zione il temperamento di una donna che, pur nella sua fedeltà alla Chiesa cattolica, dimostrò sempre un’appartenenza critica e lucida, aperta e accogliente, ben distante dall’intolleranza e dall’integralismo tipici del cattolicesimo di quegli anni. Cristiana tra due secoli, Antonietta Giacomelli ha tanto da dire alla chiesa dei nostri tempi, nuovamente impegnata ad affrontare la sfida di un difficile ma improcrastinabile processo di rinnovamento; e in particolare, può rappresentare una figura di sicuro riferimento per il laicato femminile che ancora oggi attende il giusto riconoscimento del suo ruolo ecclesiale.

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