G2Kitchen - anno 1 - Speciale Natale

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Speciale Feste

anno I - Speciale Natale 2010 - numero 2


foto di Asha Pagdiwalla


custode delle feste “Nella mia casa di bambina vi era un lungo corridoio che separava le camere da letto dal salone. Niente di entusiasmante per me perché era buio e la mia cameretta si trovava proprio in fondo, in fondo… e non riuscivo mai a vedere nulla dalla porta della mia stanza. Né una luce, né un bagliore…Soprattutto durante le feste di Natale, nelle quali mia mamma addobbava casa in ogni angolo, il corridoio rimaneva sempre oscuro e per di più mio papà si ostinava ad appendere l’albero di Natale al soffitto, preoccupato che potessi ingoiare una pallina decorata o una lucina, e che io mi potessi trasformare in una piccola lucciola! Una vera tragedia per me! Lo ricordo ancora, bianco per sembrare innevato e pieno di palline rosse, che pendeva sul nostro tavolo, sulla nostra festa, quasi con fare minaccioso. Finalmente sono cresciuta e l’albero è approdato al terreno, davanti alla porta a vetro che divideva il lungo corridoio dal salone. Ricordo la bellissima luce soffusa che filtrava dal vetro opaco della porta, che si mescolava tra le ombre ingigantite degli aghi di pino, e che si trasformava di continuo nei colori brillanti del blu, del rosso e del giallo. Accocolata sull’uscio della mia cameretta mi rilassavo prima di dormire, cullata da quella ninna nanna visiva che mi riempiva il cuore di gioia e di aspettativa, e che soprattutto non mi lasciava mai da sola. Questo ricordo mi ha accompagnato da sempre, da quando quella casa l’abbiamo dovuta lasciare. Quella porta che prima non sopportavo era diventata il simbolo della mia festa di Natale. Quel momento prima del sonno rendeva la festa un che di personale e intimo, ero convinta che solo io in essa vedevo tanta magia. Oggi, l’albero di Natale nella mia casa di adulta, deve essere l’ultima cosa dalla quale si staccano gli occhi prima della curva delle scale, e la luce che emana deve accompagnare i nostri passi fino all’uscio delle camere. Una sorta di custode, che nelle giornate di feste, ci ricorda che non siamo mai da soli.“ Elga

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4 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010

foto di Genny Gallo


“Un numero speciale lo deve essere fino in fondo.Quindi in questo numero non fermatevi, per favore, a guardare solo le ricette. Abbiamo deciso di raccontarvi il nostro Natale. Ognuna a modo suo. Qualcuno indulgendo di più nei ricordi, qualcuna raccontandovi con dovizia di particolari cosa ci sarà sulla sua tavola, o cosa c’era sulla tavola di quando era bimba. Ma a Natale si sta in compagnia, si invitano gli amici. E noi ne abbiamo invitati tanti…per rendere g2k piu’ ricco, per scoprire come si festeggia in tutto il mondo, per preparare ricette per tutti i gusti… E così impariamo cos’è la festa delle luci, festeggiamo con un banchetto vegano e con ricette adatte a chi non puo’ mangiare il glutine, ci ritroviamo a preparare tortellini in una cucina piena di donne affaccendate, e andiamo anche a scoprire com’è il Natale a testa in giù, quello che si festeggia con il sole . Abbiamo anche pensato ai regali, spulciando tra le tantissime persone che creano con le loro mani cose deliziose… E tanto tanto altro ancora….. Vi lascio correre a leggere, non prima di aver fatto a tutte voi, e a tutte le ragazze che hanno lavorato a questo numero, un enorme augurio di Buone Feste…qualunque cosa decidiate di festeggiare!“ Genny

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foto di Asha Pagdiwalla


Photofood

24

16 20 48 38 44 E’’ L’ORA

eBello infallibile

DEI REGALI

80

Pronti per il reportage natalizio?

12

&

32 60

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REGALI SPECIALI

FATTI COL CUORE

86 92 114 120

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fatti cON LE MANI

96 124

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138 Il natale a Londra



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Chi siamo GENNY GALLO

Studentessa, moglie, lavoratrice e sognatrice....con tante idee per la testa, forse a volte troppe, con sempre cento cose da fare, ma mille da progettare, anche quando dovrei fermarmi non ci riesco davvero…Dal 2009 gestisco il blog Al cibo commestibile, mio piccolo rifugio dove immortalare e mostrare i frutti delle mie due passioni, la fotografia e la cucina.

http://www.alcibocommestibile.com

SILVIA LUPPI

La Fotografia, oltre ad essere il mio lavoro, è anche la mia passione più grande. Reportage, architettura, still life..... ogni sfaccettatura mi affascina! La mia voglia di imparare e scoprire ogni stile mi ha portato ad avvicinarmi anche al mondo del Food e ad aprire un mio blog su internet. Inizialmente era nato tutto come un gioco, un diario di cucina e di ricordi, ma la passione cresceva ogni giorno di più, spingendomi a studiare seriamente questa strada che mi sta regalando molte soddisfazioni e che mi da la possibilità di mettermi alla prova quotidianamente vivendo esperienze diverse che mi fanno crescere personalmente e professionalmente.

http://basilicoepinoli.blogspot.com

EDDA ONORATO

Vivo a Parigi da qualche anno. Di padre italiano e di madre francese, sono cresciuta in mezzo ai sapori ed ai profumi di queste due magnifiche culture gastronomiche. Appassionata-ossessionata di cucina e di tutto cio’ che gira intorno al cibo, gli ingredienti, la loro storia...mi sono recentemente innamorata della fotografia ed in particolare della fotografia culinaria. Sono l’autrice del blog bilingue (francese e italiano) Un déjeuner de soleil, una colazione di sole, (espressione francese che significa qualcosa d’effimero) dove condivido le mie scoperte, i miei esperimenti e i miei piatti nell’attesa d’invitare tutti ad una degustazione su un terrazzo pieno al sole. Collaboro con case editrici come autrice di ricette e fotografa.

http://undejeunerdesoleil.com/

TIINA RINKINEN

Sono Tiina Rinkinen , editor , fotografa e blogger, vivo in Finlandia e sono autrice di Sparklinink, food&home blog dedicato alla mia passione per il cibo e il simple living, uno stile di vita caratterizzato dall’abbandono del superfluo. I miei piatti sono ispirati dalla freschezza degli ingredienti di stagione e dalla semplicità della cucina scandinava. Divertirmi sperimentando nuove ricette, cucinare con ingredienti semplici e di qualità, e ritrovarmi intorno alla tavola a gustarli con parenti e amici è cio’ che rende speciale quello che preparo.

http://www.sparklingink.com/

ALESSANDRA GENNARO

Ho imparato a leggere su vecchi Topolino, ai tempi dell’asilo- e da allora non ho più smesso. Negli anni, i libri sono diventati una parte di me, il mio basso continuo, la spina dorsale della mia vita, la cassa di risonanza dei miei incontri e delle mie passioni. Fra queste, quella per la cucina, nata fra le quattro mura di casa e poi cresciuta, in un dilatarsi di spazi, prima fisici e poi virtuali, dalla biblioteca tematica al blog. Quarantaquattro anni, genovese, sempre in giro per il mondo, dedico il tempo che avanza dagli impegni della famiglia e della professione a leggere, scrivere e parlare di cibo, ora negli ambiti più ufficiali dell’editoria, ora in quelli più domestici della mia cucina, da sempre luogo di sperimentazioni culinarie più o meno riuscite. Da oggi, lo farò anche da qui, ripercorrendo la storia di una passione attraverso i suoi protagonisti, dai più insigni ai meno famosi che, con la loro curiosità, il loro entusiasmo e la loro voglia di osare hanno permesso alla cucina di diventare quello che oggi è: un luogo di incontro, di scambio, di confronto, che trae dalle radici del suo passato la linfa per rinnovarsi ogni giorno, nel presente.

http://menuturistico.blogspot.com/

SARKA BABICKA

Vivo a Londra dal 2008 , dove mi occupo di fotografia e foodstyling , Ma sono nata e cresciuta a Praga, nella Repubblica Ceca. La mia passione per la fotografia è nata con il primo scatto fatto per il mio blog di cucina Cook Your Dream , circa un anno fa. Amo gli impasti, la cucina, i viaggi e la fotografia.

http://www.cookyourdream.com/

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GIULIA SCARPALEGGIA Sono sempre vissuta in campagna: la Toscana è la mia vita quotidiana e il paesaggio che vedo dalla finestra della mia camera ogni mattina. La mia prima e più forte passione sono la lingua Inglese e i paesi stranieri. Ho sempre amato viaggiare e scoprire nuove culture attraverso le tradizioni culinarie e le esperienze delle persone. Ho quindi cominciato a guardare la mia terra attraverso gli occhi degli stranieri e ho scoperto un nuovo punto di vista, nuovi colori, emozioni fresche e primitive, sapori genuini e profumi ipnotici. Mi sono profondamente innamorata della visione che gli stranieri hanno della Toscana! Da qui nasce il mio blog, Juls’Kitchen, una somma delle mie passioni – la cucina e l’Inglese – dove sensazioni opposte ed esperienze contrastanti trovano un equilibrio perfetto e delizioso.

http://www.julskitchen.com/

ALICIA MANAS

Mi chiamo Alicia, sono spagnola però da 5 anni abito a Milano. Una laurea in lingue e l’amore mi hanno portato in Italia, un amore che si è ampliato verso la fotografia e la cucina italiana. L’interesse per la cucina arriva da lontano, da quando avevo 10 anni e mia mamma mi comprò i primissimi libri di cucina che ancora oggi ho ed utilizzo per alcune ricette leggendarie. Con l’arrivo di internet e la blogosfera mi sono sempre appassionata di più. Due blog (uno in italiano ed uno in spagnolo), e tante foto su Flickr, di cibo e non, sono il risultato di questa avventura.

http://erborina.blogspot.com - http://amiloquemegustaescocinar.com

CLAUDIA SCARPALEGGIA

Mi chiamo Claudia, ho vent’anni e studio Tecnologie Alimentari all’Università di Firenze. Ho scelto questo indirizzo perché sono incuriosita da tutto quello che riguarda il cibo, dalla coltivazione biologica, allo studio delle sue proprietà chimiche… e ovviamente mi piace mangiare cose buone e sane! Oltre a questo, amo viaggiare, fare fotografie e sono appassionata di trekking. Vi aggiornerò ad ogni stagione su cosa potete piantare e raccogliere, se anche voi volete il vostro orticello, e su tutte le proprietà salutari delle vostre verdure fresche!

ELGA CAPPELLARI

Mi chiamo Elga, italianissima, 37enne mamma di tre bambini e appassionata di cucina, semplicemente un’appassionata autodidatta. Credo “nel siamo quello che mangiamo” perciò mi diverto a sperimentare e indirizzare i miei figli a una cultura gastronomica che li stimoli alla ricerca del gusto. Folgorata dalla fotografia, adoro immortalare quello che colpisce i miei occhi e che mi emoziona, sia in cucina che durante i nostri viaggi. Cuoca a domicilio a tempo perso, gestisco il mio blog Semi di papavero, con dedizione ed entusiasmo, perchè in esso ho trovato la mia giusta dimensione.

http://www.semidipapavero.net/

CAROLINA CENNI

Mi chiamo Carolina ed ho 27 anni. Sono nata e cresciuta a Firenze, ma adesso vivo a Londra. Ufficialmente mi sono laureata in Sociologia e collaboro con un giornale. Ufficiosamente, invece, mi trovate costantemente in cucina con mani e pensieri “in pasta” tra spezie, farine, bilance e il mestolo, che è la mia bacchetta magica. Il mio blog “Semplicemente Pepe Rosa” è nato nell’aprile del 2009 e rappresenta una buffa collezione di racconti, fotografie e ricette. Il mio blog è il modo per condividere il cibo con tutti voi, che è una delle cose che mi rendono più felice in assoluto…

http://www.semplicementepeperosa.com/

CHIARA BIAGIONI

Sono Chiara, per molti Kia... potrei dirmi un grafico, una decoratrice, di tutto e con tutto, un’ aspirante pittrice o un’impiegata col compromesso della testa tra la nuvole e la voglia di muovere le mani o semplicemente una mamma...o forse tutte queste cose insieme!! Mi piace esprimermi usando ogni mezzo che la creatività mette a disposizione, che siano fascinosi pennelli o un freddo mouse, che siano pentole e padelle o tessuti e fili! Creatrice di grafiche per blog e siti web, mi lancio con pazienza ed entusiasmo in questa nuova avventura!

http://www.kiabia.it/

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DentroNatale ad una scatola vuol dire famiglia

Foto e testi di Giulia Scarpaleggia http://www.julskitchen.com/ 12 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


A casa abbiamo una scatola da

scarpe rivestita di carta colorata natalizia. Dentro ci sono i tesori del Natale raccolti in una vita: bigliettini di auguri scritti da nonni che non ci sono più, piccole ghirlande delicate comprate in Austria, ricette scarabocchiate con una calligrafia di bambina per il pranzo più importante dell’anno, riviste inglesi comprate a Londra con i suggerimenti per decorare la casa. C’è anche un vecchissimo giornalino con canzoni di Natale, idee regalo e la ricetta della casetta di savoiardi. Se chiudo gli occhi e ripenso ai Natali passati quello che mi viene in mente è un enorme sacco giallo di un vecchio piumone, il sacco dei regali di Babbo Natale per una Claudia piccina piccina col pigiamino di felpa e i capelli a sparviero, che appena sveglia correva sul mio letto a trascinarmi in salotto, pronta a distribuire i regali a tutti e curiosa di scartare con precisione e attenzione i suoi. Il nostro Natale è questo: è la famiglia in pigiama riunita ancora prima di colazione attorno ad un sacco giallo. Il regalo più grosso non è mai stato dentro quel sacco, però: è nei nostri cuori, nei nostri occhi, nella felicità di ritrovarci e di scambiarci piccoli pensieri a testimonianza dell’affetto che ci lega.

Buon Natale! Giulia e Claudia G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 13


La Casetta di Savoiardi 400 g ca. savoiardi 250 g burro 80 g zucchero a velo 20 g zucchero semolato Per decorare: 100 g cioccolato fondente 250 ml panna 2 cucchiai zucchero a velo Montare il burro a temperatura ambiente con i due tipi di zucchero. Costruire le pareti e il tetto. Per le due pareti laterali: spalmare la superficie di un savoiardo con la crema di burro, sovrapporre un secondo savoiardo e così via, fino ad averne 5 sovrapposti. Premere con delicatezza e lasciar riposare per circa 30 minuti in frigo. Ripetere per la seconda parete laterale. Per le due pareti davanti e dietro: ripetere lo stesso procedimento, sovrapponendo però 8 savoiardi questa volta, intervallati da uno strato di crema di burro. Lasciar riposare per circa 30 minuti in frigo. Fare la stessa cosa con la parete de retro. Per il tetto: unire questa volta 7 savoiardi lato a lato con la crema di burro, per avere uno degli spioventi del tetto. Ripetere per il secondo spiovente e mettere in congelatore per circa 10 minuti. Nel frattempo sciogliere il cioccolato a bagnomaria, togliere gli spioventi del tetto dal congelatore e spennellarli con il cioccolato fuso. Lasciar freddare in frigo per circa 30 minuti. Montare la casetta di savoiardi. Le pareti laterali sono pronte così come sono. Per la parete di fronte, rimuovere due triangoli in alto per creare l’appoggio degli spioventi del tetto. Rimuovere un rettangolo alla base per formare la porta. Per la parete del retro, rimuovere ancora una volta due triangoli in alto per creare l’appoggio degli spioventi del tetto. Unire con la crema di burro le quattro pareti lateralmente. Ricoprire con la crema di burro anche le pareti e gli spioventi sui quali si appoggia il tetto. Pressare i due lati del tetto con il lato coperto di cioccolato verso l’alto e mettere in frigo a raffreddarsi di nuovo, in modo che la casetta si assesti. Decorare la casetta. Aggiungere la panna montata solo alla fine. Montare la panna a neve ben ferma con 2 cucchiai di zucchero a velo, poi riempire una sac-a-poche e decorare gli spioventi del tetto e la superficie di appoggio della casetta. A piacere la casetta può essere decorata con zuccherini colorati, cioccolatini e biscotti. Si conserva in frigo per qualche giorno senza la panna montata. 14 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Mi ricordo ancora il Natale in cui la preparai, nella cucina di nonna con la tv di sottofondo e nonna e mamma a guardare incantate quella casetta che prendeva forma parete dopo parete. Quest’anno io e Claudia abbiamo deciso di rivivere quel momento e costruire la nostra casetta di biscotti!

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Pensieri per Babbo Natale il natale dei bambini negli Stati Uniti

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Negli Stati Uniti la notte della vigilia i bambini spesso lasciano fuori un piatto di biscotti e un bicchiere di latte per Babbo Natale prima di andare a letto. Prova ad avviare una tradizione divertente facendo

dei biscotti speciali per Babbo Natale quest’anno. Queste girandole alla Nutella sono una deliziosa combinazione di biscotti di zucchero profumati con scorza d’arancia, avvolti attorno a un ripieno cremoso di Nutella. Naturalmente, una volta che i biscotti sono cotti, avrete sicuramente bisogno di provarne di almeno un paio, giusto per assicurarsi che siano abbastanza buoni per Babbo Natale.

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Girandole alla Nutella

Per circa 60 biscotti

226 g burro, ammorbidito 285 g zucchero 2.5 ml lievito in polvere 2.5 ml sale 2 uova grandi 5 ml buccia d’arancio, finemente grattugiata 460 g farina 200 g Nutella In una ciotola capiente, montare il burro e lo zucchero con un mixer elettrico a medioalta velocità per 30 secondi. Aggiungere il lievito e il sale. Montare fino a che non è tutto omogeneo, rimuovendo l’impasto dai bordi della ciotola con una spatola, se necessario. Mescolare le uova e la buccia d’arancia fino a che non è tutto combinato. Unisci tutta la farina che puoi, sempre mescolando con il mixer.. Usando un cucchiaio di legno, unire la farina rimanente. Dividere l’impasto a metà. Disporre ciascuna metà della pasta su un grande foglio di pellicola trasparente, la forma in un disco di forma quadrata e avvolgere con la pellicola trasparente. Raffreddare la pasta per circa 1 ora, o fino a che non è facile da trattare. Mettere una porzione di impasto tra due fogli di carta da forno e stenderla in un quadrato di 25 centimetri. Spalmare metà della Nutella sulla pasta lasciando 1 centimetro di bordo. Avvolgere la pasta in maniera stretta a formare una spirale, poi pizzicare insieme le estremità per sigillare il rotolo. Avvolgere il rotolo in carta oleata o nella pellicola di plastica. Ripetere il processo con la seconda porzione di pasta. Far riposare la pasta in frigorifero da 4 a 24 ore o fino a quando non è abbastanza solida per essere affettata. Preriscaldare il forno a 190°C. Foderare una teglia di grandi dimensioni con carta da forno. Tagliare rapidamente gli involtini in fette di1 o 2 centimetri, ruotando il rotolo dopo ogni taglio per evitare che si appiattisca sotto il peso del coltello. Se il rotolo diventa troppo morbido durante la procedura del taglio, avvolgerlo di nuovo in carta oleata e metterlo nel congelatore per 10 minuti o finché non si rassoda. Mettere le fette separate da 5 centimetri di spazio sulla carta da forno. Cuocere i biscotti in forno preriscaldato per 11 - 13 minuti, o finché i bordi sono ben fermi e il fondo leggermente dorato. Lasciar raffreddare nella teglia per 1 minuto e poi il trasferirli su una griglia per finire il raffreddamento. 18 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Rachael Hutchings

Ho provato la cucina di tutto il mondo, avendo vissuto in una varietà di luoghi interessanti per il cibo, tra cui Parigi, Tokyo, Yokohama, Memphis e Los Angeles. Amo cucinare cibo che è un insieme di sapori diversi, influenzato dalla varietà dei luoghi che ho visitato e vissuto e dalle persone che ho incontrato. Si potrebbe dire che il mio modo di cucinare ha radici globali con un accento locale. Mi auto proclamo chocomaniaca e sushi dipendente. Trascorro le mie giornate crescendo le mie due attivissime piccole donne, scrivendo sul mio blog LaFujiMama.com e lavorando come fotografa e scrittrice freelance nell’ambito del cibo. www.LaFujiMama.com G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 19


& a cura di Elga Cappellari

Perchè i bambini E la cucina

Possono andare d’amore e d’accordo...

ANCHE A NATALE! Foto e testi di Elga Cappellari http://www.semidipapavero.net


LA CUOCA LUCILLA

N

SALVA IL NATALE

el Villaggio di Natale fervono i preparativi! Mancano solo tre giorni alla Vigilia e Babbo Natale inizia a scalpitare per la grande notte che lo attende. Dentro alla casa di legno tutta illuminata vi è un gran correre di elfi, svelti e indaffarati e impacchettare i regali, mentre il Mastro Elfo Beruk dirige i lavori con un grande sorriso. Fuori nevica e la bianca coltre ha quasi coperto la stalla dove le otto renne stanno riposando. Babbo Natale sta sorseggiando la sua cioccolata calda accomodato sulla grande poltrona rossa nel centro del salone, mentre tre piccoli elfi vestiti di verde e rosso gli stanno lucidando i grandi scarponi neri. Risuona una melodia di campanelli argentati e regna un gran fervore per i preparativi…ma improvvisamente succede qualcosa! La musica rallenta trascinando un suono lento e noioso e gli elfi piano piano in sequenza iniziano a sedersi, ad accasciarsi o addirittura a sdraiarsi sul pavimento!! Alcuni persino si addormentano russando sonoramente!! Babbo Natale si alza svelto dalla sua poltrona ed esclama “ Elfi! Cosa mi combinate? Non potete fermarvi adesso! C’ è ancora molto lavoro da fare!! Che vi succede?” In un angolino l’ elfo Rubus disse con un filo di voce “ Ma Babbo natale siamo stanchi! Siamo esausti dal troppo lavoro! Abbiamo bisogno di riposo…lasciaci dormire un pochino!” Babbo Natale preoccupato inziò a camminare avanti e indietro per il salone cercando disperatamente una soluzione…Non poteva far saltare il Natale a tutti i bambini del mondo! Dalla cucina arrivò incuriosita dall’ improvviso silenzio la cuoca Lucilla, che preoccupata per l’ improvvisa mancanza di energie dei suoi elfi, iniziò a pensare a come poteva aiutarli… Corse quindi in cucina , aprì la dispensa e ne tirò fuori tante uova quante erano gli elfi. Le ruppe in una grande


terrina argentata e vi aggiunse tanto zucchero appena macinato e latte appena munto . La cuoca Lucilla, aveva trovato la soluzione! Con le sue omelette farcite di frutta poteva ricaricare gli elfi in un battibaleno! Corse nel salone con un vassoio carico di cibo e avvicinandosi a Babbo Natale gli disse” Babbo, svegliamo gli elfi e diamo loro questa omelette di Natale, vedrà come correranno dopo!” . Babbo Natale sgranò gli occhi e subito iniziò a chiamare per nome tutti gli elfi addormentati, che pian piano si svegliarono stiracchiandosi e lamentandosi del troppo breve riposo…ma annusarono anche il delizioso profumo delle omelette! Fu così che si radunarono intorno a Lucilla e a babbo Natale mangiando con gran gusto la nutriente colazione. Con le mani impiastricciate di marmellata e i baffi di zucchero a velo tornarono nel salone a impacchettare i regali! E mentre la musica dei campanelli riprendeva il suo ritmo, Babbo natale abbracciò Lucilla dicendole in un orecchio “ Grazie amica mia, hai salvato il Natale!” . 22 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010

“La mattina della Vigilia di Natale preparate ai vostri bambini una colazione robusta e golosa che li aiuterà ad affrontare la lunga di giornata di festa, e sedetevi con loro concedendovi il lusso di assaporare questo momento”.

OMELETTE della VIGILIA 3 uova 1 cucchiaio di burro 30 ml di panna fresca 3 cucchiai rasi di cocco rapè o di cioccolato bianco grattugiato Frutti di bosco Granella di zucchero Zucchero a velo In una padella antiaderente far sciogliere il burro e farlo colorire. Versare le uova sbattute e appena si rapprendono i bordi, sollevarli con una paletta di silicone per far scivolare il composto di uova al di sotto, per una cottura più omogenea. Versare la panna in una ciotola e mescolarvi il cocco rapè o il cioccolato creando una crema densa. Versarla sull’omelette ancora nella padella, farcire con frutti di bosco e granella di zucchero e richiuderla su se stessa. Sistemare l’omelette su un piatto e spolverare abbondantemente con zucchero a velo.


Fatti aiutare da un grande a creare Lucilla e l’elfo affamato, stampa questa pagina e segui le istruzioni!!!

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* PIEGARE I PIEDINI IN AVANTI

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PIEGARE I PIEDINI IN AVANTI

RITAGLIARE LUNGO LE LINEE CONTINUE E PIEGARE LUNGO IL TRATTEGGIO. INCOLLARE DOVE è IL SIMBOLO (*)


Foto e testi di Silvia Luppi http://basilicoepinoli.blogspot.com/ 24 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010

FIG. I


a scuola di...

Photofood Pronti per il reportage natalizio? A cura di Silvia Luppi

E’ Natale, i preparativi per il pranzo o cenone sono ormai finiti e la tavola è imbandita! Le candele accese, i piatti decorati, la tovaglia ricamata, i bicchieri colmi di spumante e tante ottime specialità da assaggiare…è sì, è proprio tutto magico! E voi volete assolutamente avere un ricordo di questa bell’atmosfera, quindi, eccoci pronti a fotografare tutto quanto, senza però infastidire il vicino, rischiare di rovesciare i bicchieri o peggio ancora dire: “Aspettate a mangiare!!!! Devo fare le foto!” scatenando l’ira degli ospiti! No, no, questa volta sarete pronti per un vero e proprio Reportage! E’ importante avere già le idee chiare prima di cominciare: un reportage deve raccontare una storia, dall’antipasto al dolce, ed è necessario arricchirla con tutti i dettagli possibili, e soprattutto: cogliere l’attimo! Mangiate, divertitevi, ma tenete sempre un occhio aperto a ciò che vi sta intorno! Impostate la macchina fotografica SENSIBILITA’ E DIAFRAMMA Utilizzate una sensibilità ISO alta (dai 500 agli 800 ISO) perché siete al chiuso e sicuramente l’ambiente è poco illuminato (però giostratevi voi, se è una giornata di sole e l’ambiente è luminoso è sempre meglio tenere la sensibilità più bassa possibile!). Il diaframma tutto aperto! Perché oltre ad entrare più luce avrete anche quello sfuocato tanto adatto a questo tipo di situazione! Esempio: mettete a fuoco il vostro piatto e come sfondo avrete le persone che vi siedono di fronte sfuocate o il loro piatto, o le candele (foto A)…il soggetto della foto sarà a fuoco e tutto il resto apparirà come un’immagine evanescente che darà un suggerimento dell’atmosfera che c’è intorno (quindi non sottovalutate mail anche la parte sfuocata, perché renderà magica la vostra fotografia!)

FIG. A G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 25


IL TEMPO avete due possibilità: 1- se volete fotografare il vostro piatto, quindi un soggetto fermo (foto B), potete impostare un tempo anche lungo (per tempo lungo intendo minimo 1/30 se avete la mano più che ferma, altrimenti la foto sarà mossa!) più l’otturatore rimane aperto e più luminosa risulterà la foto. 2 -se dovete cogliere l’attimo (se: chi vi siede di fronte sta versandosi il vino, oppure sta versando del miele sul dolce!) dovete essere veloci, quindi impostate un tempo breve, perché state per fotografare un’azione, un movimento e dovete “bloccarlo” con il vostro scatto (foto C e G). Potete impostare la macchina su 1/80 o anche un tempo più rapido se l’azione è più veloce! Entrerà meno luce attraverso l’otturatore, quindi potreste essere costretti ad aumentare l’ISO visto che il diaframma è già tutto aperto! (sembra difficile? Magari all’inizio sì, ma poi viene tutto in automatico, perché la macchina fotografica diventa parte di voi!)

FIG. B

INQUADRATURE Ecco qualche suggerimento per raccontare la vostra storia: Fate sempre una panoramica dell’ambiente in cui siete, utilizzando il grandangolo e poi successivamente soffermatevi sui dettagli, e se volete, anche sui ritratti di chi vi sta intorno, ma più di ogni altra cosa: sui piatti!! (foto D e H) Se siete vicino alla finestra (quindi avete una fonte luminosa accanto, siete stati fortunati) dovete solo scegliere l’inquadratura che più vi piace, magari mettendo a fuoco il vostro piatto tenendo sfuocato quello di chi vi sta difronte oppure semplicemente scattando un dettaglio della pietanza. (foto A e E) Se la luce non è un granché (non potete portare a tavola i pannelli riflettenti o addirittura le lampade!) dovrete sfruttare il punto di vista e quindi essere creativi, magari scattando il vostro piatto dall’alto (in pianta) scegliendo un taglio geometrico e fantasioso! (foto F)

FIG. C

FIG. D

I dettagli sono importanti per raccontare una storia, quindi il centrotavola, le posate d’argento, i calici preziosi, le candele sono scatti imperdibili che arricchiranno la vostra storia e che daranno quel plus al vostro reportage. (foto I) Accostate sempre la foto principale a qualche dettaglio! Per la chiusura, mi raccomando, scegliete una foto significativa, come ad esempio le candele fumanti ormai spente che segnano la fine della meravigliosa giornata appena trascorsa! (foto L) Ora siete pronti per affrontare il Natale come veri fotoreporter! 26 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010

FIG. E


FIG. F

FIG. G

FIG. L FIG. H


SemplicitĂ e tradizione Foto e testi di Silvia Luppi http://basilicoepinoli.blogspot.com/ 28 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Il Natale nella mia famiglia è sem-

pre stato molto atteso….soprattutto per quanto riguarda il pranzo! Già verso metà novembre cominciamo a stilare il menu, una lista di piatti articolati e complessi che con l’avvicinarsi del 25 Dicembre viene radicalmente modificata e rivista, fino a quando, alla fine, ci guardiamo - mia madre, mia sorella ed io…le cuoche! - e sentenziamo: “Facciamo il solito?”…”Altrimenti che Natale sarebbe?” rispondono mio fratello e mio padre! Ebbene sì, siamo tradizionalisti, anche se ci impegnamo comunque a inserire delle novità, alla fine il menu è più o meno lo stesso da circa 25 anni! Quindi: vitello tonnato a cui abbiamo apportato qualche modifica, dato che alcuni componenti della famiglia sono diventati - strada facendo vegetariani! Salatini, patatine, olive, un primo pasticciato (lasagne), sformati di gorgonzola, cipolline al vino e ultimi della lista, ma non meno importanti, anzi i veri protagonisti: i voulevant! E’ incredibile come questi piccoli cestini di pastasfoglia (che io adoro letteralmente) approdino sulla nostra tavola solo, ed esclusivamente, il giorno di Natale. Eppure al supermercato li vendono surgelati tutto l’anno! Quello che crea la vera atmosfera di festa è il backstage ai fornelli! Infatti questo è uno dei pochi momenti in cui tutta la mia famiglia è riunita e cuciniamo insieme. Colui che detiene il controllo assoluto della farcita dei voulevant è mio padre, e noi figlioletti non possiamo fare altro che passare lì davanti, mentre lui li prepara, approfittare di un momento di distrazione e… rubarne uno!

voul au vent ingredienti per 6 persone 500 g di gamberetti 250 g di mascarpone 250 g di gorgonzola 160 g di formaggio fresco (caprino) 6 noci 6 foglie di insalata 1 confezione di volevano surgelati da (18 pezzi) 1 mazzetto di erba cipollina 1 tubetto di salsa cocktail Adagiare i voulevant ancora surgelati su una teglia con sotto la carta forno, bagnare i bordi con l’uovo oppure il latte, e infornare a 180° per 7 minuti, poi girare la teglia e infornare per altri 5 minuti. Sfornare e far raffreddare. Mescolare la salsa cocktail con i gamberetti e farcire 6 voulevant. Unire il mascarpone con il gorgonzola e le noci e farcire altri 6 voulevant. Mescolare il caprino con l’erba cipollina, lavata e sminuzzata, e farcire gli ultimi voulevant rimasti. Per guarnire, aggiungere qualche fogliolina di insalata al top delle farciture. G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 29


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Lungo a via delle spezie

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Il commercio di spezie aromatiche, come la cannella, chiodi di garofano, il cardamomo e il più

pregiato di tutti, lo zafferano, è stato il mezzo per l’ascesa e la caduta di molti imperi. Il commercio delle spezie tra Asia Orientale, India, Africa ed Europa è stato molto diffuso fin dal III secolo a.C. Queste rotte commerciali sono state il veicolo per la diffusione del cristianesimo in tutto il mondo. In India, la religione cristiana è stata introdotta già nel 52 d.C., quando l’Apostolo Tommaso visitò Kerala e istituì 7 chiese. Missionari portoghesi introdussero il cattolicesimo tra i cristiani di San Tommaso nel tardo XV secolo. Essi, e più tardi, i francesi, continuarono ad espandere la loro influenza e il Cristianesimo si diffuse a Goa e nel Mangalore. Missionari protestanti, luterani provenienti dalla Germania, diffusero le loro missioni fino a Tamil Nadu. I cristiani in India seguono una miscela unica di cultura indiana ed europea. A Kerala, l’uso di ombrelli ornamentali ed elefanti durante le festività religiose illustra l’influenza indigena. Le danze, i canti e la cucina di Goa sono stati fortemente influenzati dai portoghesi che la colonizzarono. Natale è la festa più importante per i cristiani indiani. Come per tutte le celebrazioni indiane, è caratterizzata dall’abbondanza di cibo e buon umore. Gli indiani cristiani decorano le loro case con lampade ad olio e appendono enormi lanterne di carta davanti alle loro case. Le spezie sono sempre state preziose e le festività sono le occasioni migliori per appagarne la voglia. Di conseguenza, il cibo in questi giorni speciali si arricchisce del sapore, dell’aroma e della ricchezza di varie spezie e ingredienti originari del territorio come la cannella, i chiodi di garofano, il cardamomo, il riso Basmati e quelli introdotti attraverso le antiche vie delle spezie come lo zafferano, la frutta secca e le noci. Il cibo è una parte importante di ogni celebrazione, ma varia a seconda della regione e dell’influenza locale. Gli abitanti di Goa cucinano il maiale Vindaloo, un piatto delicato e piccante di maiale marinato, un adattamento del piatto portoghese, Carne de Vinha d ‘Alhos. A Kerala e Tamil Nadu, Natale significa ricchi dolci di frutta costellati di frutta secca e noci.

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Coppette di Goan Pork Vindaloo

per 10 – 12 persone

(24 coppette per antipasto o 4 porzioni come portata principale)

2 fogli di pasta sfoglia, scongelata 500 g di spalla di maiale, senza ossa, boneless 60 ml di aceto di malto 8 -10 peperoncini rossi secchi piccanti, senza semi 5 spicchi di aglio 2,5 cm di zenzero 2 cipolle medie rosse Spezie intere: 5 chiodi di garofano, 6 grani di pepe intero, 1 stecca di cannella Per la tostatura: 3 chiodi di garofano, 4 grani di pepe, ½ bastoncino di cannella Scaldare l’aceto e immergerci i peperoncini per circa 30 minuti. Tagliare la carne di maiale in pezzi di circa 5 cm, cospargerli di sale e mettere da parte. Macinare le spezie secche in una polvere finissima. A questa polvere, aggiungere i peperoncini con l’aceto, l’aglio e lo zenzero e macinare fino ad ottenere una pasta liscia. Asciugare la carne di maiale, coprire con la miscela di spezie e marinare per una notte. Macinare le cipolle fino ad ottenere una purea e aggiungere alla carne di maiale. In una padella, arrostire chiodi di garofano cannella e pepe in grani fino a che non rilasciano i loro aromi. Aggiungere la carne di maiale con la sua marinata e far cuocere per 2-3 ore a fuoco basso aggiungendo meno acqua possibile e mescolando ogni tanto. È preferibile mangiare il Vindaloo il giorno dopo, dal momento che i sapori si fondono meglio. Può essere servito come piatto principale con riso o pane. Per fare delle coppette di pasta, stendere i fogli di pasta sfoglia in quadrati di 30 cm. Ricavare da ogni foglio di pasta sfoglia nove quadrati da 10 cm di lato e foderare degli stampini da cupcake. Riempire con il maiale e infornare a 200°C per 15 minuti finché la pasta sarà gonfia e dorata. Servire con un cucchiaio di panna acida o panna e spolverare con le erbe.

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Torta di frutta di Natale con copertura al cioccolato bianco e mascarpone e lamponi freschi

Ingredienti per la torta di frutta {per la ricetta si ringrazia la famiglia Mathew} 250 g di farina 250 g di zucchero 250 g di burro a temperatura ambiente 6 uova, albumi e tuorli separati 20 g di noci, tritate, 40 g di frutta secca al Brandy 2-3 cucchiai di caramello liquido 1 cucchiaino di lievito in polvere ¼ cucchiaino di noce moscata 1 cucchiaino di pasta di vaniglia ½ cucchiaino di sale Ingredienti per la glassa al cioccolato bianco e mascarpone: 125 g di mascarpone 125 g di cioccolato bianco 5 cucchiaini di latte ¼ cucchiaino di noce moscata Sciogliere il cioccolato bianco nel latte a bagnomaria. Mettere da parte a raffreddare. Mescolate il cioccolato raffreddato al mascarpone per avere un composto cremoso. Aggiungere la noce moscata. Mettere da parte fino a che la torta non è pronta. Montare burro e zucchero fino ad ottenere un composto leggero e spumoso. Aggiungere i tuorli uno alla volta, e mescolare bene. Aggiungere la pasta di vaniglia. Setacciate insieme gli ingredienti secchi e aggiungerli al composto di uovo. Incorporare anche il caramello. Montare gli albumi a neve. Incorporare un terzo degli albumi montati al composto di farina per ammorbidirlo. Aggiungere delicatamente gli albumi rimasti, e infine noci e frutta al brandy. Versare il composto in una teglia a cerniera di 20 cm di diametro, precedentemente imburrata e foderata di carta da forno. Cuocere a 180°C per 45 minuti finché la torta non è ben ferma. Lasciar raffreddare su una griglia per 10 minuti, poi rimuovere dalla teglia e lasciare a temperatura ambiente. Quando la torta è completamente fredda, spalmare uno spesso strato di glassa al cioccolato bianco e mascarpone sopra la parte superiore della torta. Decorare con lamponi freschi.


Asha Pagdiwalla

Io sono sempre stata un’amante del cibo. Coccolata da due generazioni di cuochi di talento a casa dal lato materno, ho sempre avuto un palato molto esigente. Cinque anni fa, quando mi sono trasferita a New York City, il mio palato ha preso le ali e si è librato in una ricerca avventurosa della cucina mondiale. Due anni fa, quando una piega inaspettata del destino mi lasciò con più tempo di quello che sapevo come impiegare, ho deciso di convogliare le mie energie nel ricreare i sapori del mondo nella mia cucina, per quanto piccola fosse. Lungo il percorso, ho scoperto una passione latente per creare esperienze legate al cibo e condividerle con amici e familiari. Sono felicissima di pianificare un pranzo durante il weekend da gustare con calma, in buona compagnia. Ho anche scoperto una passione per la fotografia e lo styling degli alimenti e sono ossessionata dal collezionare props ed oggetti vintage. Io scrivo un blog, Fork Spoon Knife, che alimenta ancor di più tutte le mie passioni ed è diventato un modo meraviglioso per connettermi con ancor più appassionati di cibo! http://www.forkspoonnknife.com/ G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 35


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foto di Sarka Babicka


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Il Natale Ceco e il suo tradizionale pane

Foto e testi di Sarka Babicka http://www.cookyourdream.com/ 38 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Il pane di Natale (Vanocka)

ha una lunga tradizione nella Repubblica Ceca e non posso nemmeno immaginarmi un Natale senza! Preparare il pane di Natale non è molto semplice, ma il risultato vale ogni sforzo. Il Vanocka è un pane dolce mangiato tradizionalmente per colazione durante le vacanza di Natale. Le ricette cambiano da famiglia a famiglia e infatti ogni vanocka avrà un sapore leggermente diverso. Alcune ricette richiedono diversi tipi di frutta secca, noci e spezie, mentre altre usano soltanto uvetta e mandorle. Qualunque sia la ricetta, ogni vanocka, spalmata con burro o marmellata e servita con una tazza di the caldo, ti trasporterà nel meraviglioso clima natalizio. Il Natale ceco è connesso a molte tradizioni, usi e superstizioni tendenti a creare una magica atmosfera. La sera della vigilia di Natale l’intera famiglia si riunisce, viene decorato l’albero di Natale e i genitori preparano a cena della vigilia. La cena tradizionale consiste in una zuppa di pesce, seguita da una carpa fritta con un’insalata di patate. Dopo cena i bambini aprono i regali lasciati sotto l’albero dal Bambin Gesù. A questo punto arriva il momento di tradizioni come le piccole barchette fatte con gusci di noce, lasciate galleggiare con le candele accese in una ciotola d’acqua. La barchetta che rimane vicina al bordo della ciotola indica che il proprietario di quel guscio rimarrà a casa. Se invece la barchetta galleggia verso il centro della ciotola, il suo proprietario farà un lungo viaggio. Un’altra tradizione popolare è quella di tagliare una mela a metà. Se si vede una stella nel centro della mela, questo predice buona salute e fortuna per l’anno a venire. G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 39


Il pane di Natale

per 10 – 12 persone

8 g lievito secco 120 g burro 80 g zucchero 3 tuorli d’uovo un pizzico di sale la buccia grattata di ½ limone 1 cucchiaio di vaniglia 500 g farina 250 ml latte 70 g uvetta, ammollata in 2 cucchiai di rum 60 g mandorle intere pelate, tritate grossolanamente ¼ cucchiaino di noce moscata grattata 1 uovo, per glassare circa 20 mandorle per la decorazione In una piccolo ciotola, unire il lievito, 1 cucchiaio di zucchero, metà del latte tiepido e mescolare finché non è omogeneo. Lasciare in un posto tiepido finché la superficie non si copra di circa 2 cm di schiuma (10 – 15 minuti). In una ciotola montare il burro finché morbido e liscio. Aggiungere lo zucchero, il tuorlo, il sale, la buccia di limone e la vaniglia: mescolare finché ben montato e sodo (circa 10 minuti). Setacciare la farina in una ciotola grande, fare una buchetta nel centro e versarci il composto di lievito. Aggiungere il resto del latte e il composto di burro e mescolare finché non si forma un impasto omogeneo. L’impasto sarà leggermente appiccicoso, ma più si impasta e più diverrà uniforme. Se è troppo appiccicosa, aggiungere un po’ di farina e impastare di nuovo finché liscio ed elastico. Alla fine unire l’uvetta, le mandorle e la noce moscata grattata. Mettere l’impasto in una ciotola unta, coprire con un canovaccio e lasciar lievitare in un luogo tiepido per 1 ora o finché non raddoppiata di volume. Quando l’impasto sarà ben lievitato, trasferirlo su un piano di lavoro e dividerlo in 9 parti. Stendere ogni parte per formare dei salsicciotti più o meno uguali. Per intrecciarli, allineare fino a 4 delle corde, pizzicare le estremità insieme ed iniziare a fare una treccia. Prendere il salsicciotto di sinistra e metterlo sopra quello subito a destra, poi sotto l’altro ancora accanto e infine sotto all’ultimo a destra. Ripetere di nuovo con quello che adesso è più a sinistra. Andare avanti così fino alla fine. Pizzicare le estremità finali insieme e mettere su una teglia foderata con carta da forno. Prendere altri 3 salsicciotti, pizzicare le loro estremità insieme e intrecciare. Unire le loro estremità finali e mettere la treccia sopra quella formata da 4 salsicciotti. Infilare entrambe le estremità della treccia più piccola sotto a quella più grande. Intrecciare gli ultimi due salsicciotti e mettere sopra alle altre due trecce, infilando le estremità sotto alle altre due. Fermare le trecce con qualche stuzzicadenti. Coprire con un canovaccio e lasciar lievitare per circa 20 minuti. Spennellare la superficie con un uovo sbattuto e decorare con le mandorle. Lasciar asciugare l’uovo e spennellare nuovamente. Cuocere in forno preriscaldato a 190°C per circa 10 minuti. Abbassare la temperatura a 170-180°C e cuocere per 30-40 minuti finché la superficie non è dorata. Se la superficie si scurisce troppo durante la cottura ma il centro non è ancora cotto, coprire il pane con un foglio di alluminio. Lasciar raffreddare leggermente, poi togliere gli stuzzicadenti. 40 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


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foto di Claudia Castaldi


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Ilsenza Natale glutine

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Adoro il Natale,

è la festa che amo di più e vivo questa festività con molta passione. La casa si riempe di decorazioni, ogni anno di colore diverso, e di dolci. Ovviamente senza glutine. Il profumo di spezie e cioccolato invade la casa e ogni giorno sperimento qualcosa di nuovo. Non mangiando più il panettone e il pandoro sono sempre alla ricerca di qualche nuova ricetta tradizionale del mondo. Essere celiaca non è poi così male! Le ricette che vi presento sono quelle che in casa non mancano mai durante queste festività : il riso spumante e salmone affumicato che ha sostituito egregiamente i tortelli in brodo, il tronchetto di natale, ogni anno con uno stile diverso e i tartufi. una mia smisurata passione.

Risotto allo spumante e salmone affumicato Per 4 persone 320g di riso carnaroli uno scalogno mezza bottiglia di spumante un tocchetto di burro salmone affumicato olio, limone e aneto brodo vegetale

Per il brodo vegetale: fate bollire una carota, una patata sbucciata, un gambo di sedano, un pomodoro, dei chiodi di garofano, del prezzemolo e dell’alloro in una teglia capiente con 3 litri di acqua. Fate bollire, aggiungete una bella manciata di sale e cuocete per circa due ore. Una volta che il brodo è pronto fate soffriggere in una casseruola, se di rame è meglio, il burro con lo scalogno, aggiungete il riso e tostatelo. Aggiungete un mestolo di brodo e uno di spumante così fino a che non ultimate la cottura. Nel frattempo tritate bene il salmone e conditelo con un po’ di olio e limone e foglie di aneto.Una volta cotto il riso mantecatelo con un altro tocchetto di burro, lasciate riposare per qualche minuto coperto e poi impiattate, infine aggiungete la tartare di salmone. G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 45


Tronchetto speciale di Natale 120g di farina senza glutine 120g di zucchero 4 uova 1 pizzico di sale Per la crema 100g di burro a pomata 200g di crema alla nocciola spalmabile Per la copertura 250g panna fresca 50g di zucchero a velo* Separare i tuorli dagli albumi. Sbattete i tuorli con lo zucchero. Aggiungere la farina, montate a neve gli albumi aggiungendo un pizzico di sale ed incorporare in due tempi al primo impasto. Rivestite una teglia rettangolare (27Ă—34) di carta da forno e versare il composto. Cuocete a 180° per 12/15 min. Inumidite un canovaccio delle dimensioni della teglia e tagliate un pezzo di carta da forno delle stesse dimensioni. Stendete il pan di spagna con il suo foglio di cottura sul canovaccio umido e coprirlo con l’altro foglio di carta. Riavvolgete il tutto. Lasciate che la pasta si inumidisca nel canovaccio per 5 secondi e poi srotolate. Arrotolate nuovamente il pan di spagna staccando il foglio di cottura. Mettete su una gratella a raffredare. Nel frattempo preparare la crema. Montate in una planetaria o con un frullino il burro per circa 5- 8 min e poi aggiugete la crema spalmabile, continuate a lavorare fino a quando la crema non diventa di color nocciola. Spalmate le crema sul rotolo e arrotolate delicatamente. Mettete in frigo a raffreddare. Montate la panna, quando comincia a rassodare aggiungete lo zucchero. Montate fino a che non si rassoda bene. Prendete il rotolo, mettete la panna in una sac a poche e decorate a piacere il vostre tronchetto. 46 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


I tartuf i speziati 300g di cioccolato fondente* 200g di panna fesca 150g di farina di mandorle cardamomo, cannella e zenzero farina di pistacchio cocco* cacao* zucchero a velo*

Scaldare la panna su di un bagnomaria, una volta calda aggiungere il cioccolato, sciogliere bene. Lasciare raffreddare leggermente e aggiungere la farina e le spezie a piacere. Metter in frigo e far rassodare per una notte intera. Quando l’impasto è ben sodo formare i tartufi, aiutatevi con un cucchiaino. In varie ciotole preparate il cacao, i pistacchi etc. Con un cucchiaino prentete un po’ di impasto, arrotolatelo tra le mani e poi passatelo in uno delle farine preparate.

I prodotti contrassegnati dall’asterisco potrebbero contenere glutine. Nell’acquistare gli ingredienti utili alla preparazione delle ricetta è importante consultare il prontuario dei prodotti in commercio senza glutine che potete trovarlo online presso il sito www. celiachia.it

Anna Esposto

Mi chiamo Anna, ho 36 anni e sono un infermiera. La mia passione per la cucina è nata circa 15 anni fa da quando ho scoperto la celiachia. Ho fatto mille esperimenti per rendere più appetibili i piatti senza glutine ad oggi posso dire con successo. Il mio blog creato 4 anni fa è nato per far capire alle gente che senza glutine non significa senza gusto! www.ilricettariodianna.com

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Il Sapore di casa il calore di casa

Foto e testi di Chiara Biagioni http://www.kiabia.it 48 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Il ricordo è presente. Na-

tale è casa di mamma. Era lo scartare i regali sotto l’albero al mattino sul lettone di mamma e poi correre giù dai nonni a riempirli di baci e a mostrare orgogliosi i bei doni; era aspettare zia coi sorrisi d’amore la nuova pallina per l’albero e i sacchi di tela stracolmi di sorprese, era veder arrivare la zia di mio padre con lo zuccotto ai marron glacè, il profumo del pane arrostito per il crostino nero da ammollare nel brodo, erano i cappelletti di zio, l’albero splendente nell’angolo vicino alla finestra un pranzo affollato pieno di sorrisi risate e calore; lo champagne, quello delle feste, i ricciarelli, il panettone e i pepini che nonno teneva in negozio... quelli del barattolo di vetro col tappo di latta... quelli col sapore da grandi, ma che piaceva tanto tanto anche a me. Natale è svegliarsi al mattino, aprire i regali sul nostro lettone, vestirsi da festa, montare in macchina e correre dai nonni, a casa di mamma. Il Natale è sempre affollato... sempre pieno di calore... di chi c’è ancora e di chi continua ad esserci sotto forma d’amore. Portare una nuova pallina per l’albero... e i pepini come quelli di nonno, del barattolo di vetro col tappo di latta. L’albero è sempre nell’angolo vicino alla finestra... il crostino, il brodo i ricciarelli... lo stesso calore. *il pepino è il modo con cui, forse solo a casa mia veniva e viene chiamato il cavalluccio di Siena G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 49


I “Pepini” del Barattolone col tappo di latta Ingredienti per una quindicina di Pepini 380 di farina 200 gr di noci sgusciate e spezzettate grossolanamente 5 gr di ammoniaca per dolci 5 gr circa di spezie miste (noce moscata, coriandolo, cannella, semi di finocchio, semi di anice... e se a casa mia li chiamano pepini ci sarà un perchè ... quindi anche un pizzichino di pepe!) 30 grammi di canditi 250 gr di zucchero 80 gr di acqua zucchero al velo

Mescolare tutti gli ingredienti in una ciotola, ad eccezione di zucchero ed acqua. Mettere sul fuoco l’acqua con lo zucchero e l’acqua preparare uno sciroppo facendoli cuocere lentamente, senza mai arrivare all’ebollizione, evitando quindi che lo sciroppo si caramelli (lo sciroppo sarà pronto quando “cadrà” formando un filo). Una volta ottenuto lo sciroppo, versarlo nella ciotola con il resto degli ingredienti e girare bene a formare una “palla” . Dall’impasto ottenuto formare tante piccole palline, infarinarle con un po’ di farina mista a zucchero a velo e posarle sulla teglia. Informare ad una temperatura di circa 160° gradi per non piu’ di 8/10 minuti. Una volta sfornati, odorare profondamente.... socchiudere gli occhi ed intonare a voce soffusa le note che più vi sanno di Natale. “jingle bells ... jingle bells....” ... perchè senza il pepino, che natale sarebbe?! Note: Il Cavalluccio di Siena, quello vero, deve rimanere morbido, quindi mi raccomando in forno non un minuto di più di quello indicato (e magari ognuno dovrà testare il suo forno con piu’ di un’infornata) ed occhio allo sciroppo, se si caramella il dolce risulterà durissimo. Detto tra noi, se il vostro pepino non sarà promosso a pieni voti alla prova forno... poco grave... c’è sempre una soluzione... giù nel vinsanto... la prova inzuppo la passa sicuro!

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come fare l’angioletto pompon Disegnare su un cartoncino un po’ resistente due cerchi di circa 7 cm con un secondo cerchietto al centro di circa 1,5 cm . Ritagliarli a creare due “ciambelline di carta”. Accoppiare i due cerchi, legarvi il capo di una matassina di lana (delle dimensioni non piuù grosse del foro dei cerchietti) e iniziare a girare intorno al foro a coprirne tutta la superficie. Ricordate che quanta più lana girerete intorno al cerchio, quanto più cicciotto risulterà il nostro angioletto.

Una volta ricoperta la superficie del cerchio, anche per più strati, entrare con la punta della forbice tra i due cerchietti in carta, tenendo però saldamente la insieme la lana con due dita proprio sul foro, e tagliare la lana lungo tutto il perimetro.

Sempre facendo attenzione che la lana esca dal suo posto, inserire tra i due strati di carta un filo della stessa lana del pompon e fare un nodo stretto e resistente. Estrarre i due cerchietti con la dovuta attenzione, ed otterrete il pompon che farà da pancia al nostro angioletto.

prendere un nastrino di raso alto 3 mm metterlo a doppio, fare un nodino a formare una cappiolina di circa 2 cm (servirà per appendere l’angelo) poi insirire il nastro dentro ad una pallina di vetro, plastica, poliestere... insomma ... quella che riuscite a trovare (la mia è di poliestere trasparente e sfaccettata, ma andrà bene anche una perlona per esempio, l’importante è che abbia un foro centrale e che la sua dimensione sia proporzionata a quella del pompon che avete realizzato) . A questo punto con l’ausilio di ago e filo cucite il nastro al pompon in modo da lasciare i lembi del raso liberi per poter successivamente farvi un fiocco. I lembi del fiocco saranno le ali del vostro angioletto.

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foto di Giulia Scarpaleggia G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 53


Un Natale diverso

un po’ compleanno, un po’ solstizio d’inverno 54 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Quando ero piccola, i miei Natali

erano piuttosto diversi da quelli di tutti gli altri bambini che conoscevo. In confronto alla stragrande maggioranza delle persone del mondo occidentale, i miei genitori non conformisti celebravano questo evento con un loro modo molto speciale. Essendo nata il 25 dicembre in una piccola e non religiosa famiglia anglo-svizzera di liberi pensatori, afflitti dalla distanza e dalla discussioni, noi eravamo tenuti a fare le cose in modo diverso dagli altri esseri umani. Naturalmente, organizzavamo una festa per quell’occasione, anche se non era una grande riunione di famiglia o non andavamo in chiesa. Trascorrevamo le vacanze in un piccolo gruppo – solo io ed i miei genitori. Per noi il Natale non riguardava Gesù e la Bibbia, era tutto incentrato sulla nostra versione neopagana della celebrazione invernale di Yule e sul mio compleanno. Celebravamo il Solstizio d’Inverno, il momento più buio dell’anno, ma anche la rinascita della luce (il sole, portatore di calore e vita), una svolta importante contraddistinta da speranza e gioia. Questo periodo era anche pieno di significato per me a livello personale, dal momento che purtroppo il mio compleanno cadeva esattamente il giorno di Natale. Era davvero una noia per me, dal momento che ricevevo regali sono una volta all’anno, non ho mai avuto compagni di scuola invitati a casa per festeggiare questa pietra miliare nella vita di un bambino e in un certo senso non era proprio la mia giornata visto che dovevo condividerla con Gesù. Mi sentivo come se il mio compleanno fosse stato rubato. Questi sono sicuramente ricordi dolci e amari nello stesso tempo... Comunque, il Natale con la mia famiglia era davvero divertente anche se eravamo un po’soli (nessuna festa grande e rumorosa qui). Il nostro soggiorno era decorato con gioia e mangiavamo cose buonissime preparate da mia madre. Avevamo un abete con un odore esaltante, decorato riccamente con delicate palline di vetro, ghirlande, deliziosi angeli in legno, piccoli pacchettini precisi e, in aggiunta ad una miriade di candele sparse in casa, c’erano anche alcuni bigliettini di auguri in mostra sulla credenza e sul tavolo di soggiorno. La vigilia di Natale accendevamo le candele, si spengevano le luci e facevamo risuonare in casa un sacco di vecchi carillon di musica inglese e dischi in vinile con canti medioevali, chiacchieravamo allegramente e mangiavamo cioccolato, arance profumate, clementine e molti biscotti svizzeri fatti in casa. Per la vigilia di Natale e

per il mio compleanno solitamente organizzavamo grandi banchetti. Erano sempre democraticamente scelti, ma di rado variavano da un anno all’altro. Eravamo molto fedeli al tradizionale tacchino anglosassone con ripieno di salvia, sugo, castagne arrosto, cavolini di Bruxelles e purè di patate in abbondanza per la cena della vigilia di Natale. Il dolce in genere era una raffinata, gelatinosa e meravigliosamente acidula mousse al limone. Poi il giorno dopo, potevo finalmente gustarmi il mio piatto preferito di compleanno che era composto da salmone affumicato con patate burrose e gratinate all’aglio e la mousse al cioccolato fondente della mia nonna svizzera, qualcosa che creava dipendenza, sensuale, decadentemente ricca, con la consistenza di un tartufo, leggermente molle, intensamente cioccolatosa, divinamente burrosa e voluttuosamente leggera (tradizionalmente chiamata “Délice Au Chocolat” o “Chocolate Delight” in inglese - la versione originale non contiene castagne), che amavamo cospargere con un po’ di Kirsch prodotto da mio nonno. Oggigiorno, io e il mio ragazzo festeggiamo in un modo molto simile, ma sicuramente più umile. Come al solito, non ci sono grandi folle (i nostri due gatti e noi) e si festeggia la festa di Yule insieme il mio compleanno, anche se alcune cose sono cambiate. Heavy Metal, Blues, Rock Psichedelico, Elettronica e Dark Ambient music hanno sostituito i carillon e canti, e come alternativa al grande albero di pino fresco che non possiamo avere a causa della mancanza di spazio abbiamo un piccolo albero in plastica, carino e di gran classe. Siccome il budget familiare è abbastanza basso, non possiamo permetterci di spendere molti soldi per regali di lusso, quindi cerchiamo di concentrare tutta la nostra attenzione sul cibo. I nostri tipici pasti natalizi 100% fatti in casa sono composti da terrine di foie gras con nocciole tostate e whisky, una pagnotta di pane a lievitazione naturale, alcuni chutney o marmellate salate e Gravlax oppure salmone affumicato con gratin di patate, entrambi accompagnati da i vini rossi, bianchi o dolci. A conclusione, sempre la deliziosa “Chocolate Delight” di Mémé, mia nonna. Noi portiamo avanti la tradizione, ma manteniamo tutto in un tono molto sobrio e intimo. Ancora una volta, può essere un modo molto solitario di passare questi giorni di festa, ma noi siamo già così grati di avere l’opportunità di gustare del cibo delizioso e di essere in buona compagnia! G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 55


Mousse di cioccolato fondente e castagne

(Per 6 persone)

Ingredienti 200 g cioccolato fondente (72%) 200 g burro non salato, a temperatura ambiente 170 g castagne arrostite, a temperatura ambiente e tritate grossolanamente 150 g cioccolato al 45-60 % di cacao, dipende da quanto fondente desideri la mousse 4 uova (ca. 63 g l’uno), a temperature ambiente ¾ tazza di acqua 2 cucchiai di zucchero ¾ cucchiaino di sale marino fine Sciogliere i cioccolati con l’acqua (3/4 di tazza) a bagnomaria in una grande ciotola a prova di calore appoggiata su un pentolino di acqua che sobbolle appena, mescolando continuamente fino a che il cioccolato non si è completamente sciolto. Si otterrà un composto liquido ma ben sodo e cremoso. Una volta che il cioccolato si è sciolto ed è ben amalgamato con l’acqua, aggiungere il burro, lo zucchero e il sale, e continuare a mescolare. Togliere dal fuoco quando il burro si è sciolto e il composto è liscio ed omogeneo. Separare le uova e porre gli albumi in una planetaria (si può usare anche un frullino elettrico). Lasciare da parte. Aggiungere i tuorli al composto di cioccolato e mescolare continuamente per circa 2 minuti, finché freddo, liscio e sodo. Montare gli albumi fino a che non sono fermi e sodi. Con l’aiuto di una spatola unire con delicatezza gli albumi montati al composto di cioccolato, finché non è tutto omogeneo. Incorporare delicatamente le castagne sbriciolate. Versare la mousse in una ciotola grande o dentro 6 piccole verrines o bicchieri. Lasciar riposare le verrine o la ciotola in frigo per una notte. Osservazioni: Per un tocco più esotico, la mousse si può arricchire con 100 g di ginger candito e spezzettato o la buccia candita di un arancio, oppure si possono aggiungere spezie a piacimento (caffè, coriandolo, curry, cannella). Per avere il sapore e la consistenza ottimale, la mousse al cioccolato deve riposare in frigo per una notte prima di essere servita. Suggerimenti per servire la mousse: Servi la mousse con una cucchiaiata di panna montata e qualche goccia di Kirsch (opzionale). Ti consiglio di mangiare questa mousse appena tolta dal frigo, ma se la preferisci con una texture che ricordi meno quello dei tartufi di cioccolato (il burro freddo rassoda molto la mousse), toglila circa mezzora prima di servirla… Tienila in frigo per non più di 2-3 giorni.


Rosa Mayland

Mi chiamo Rosa e vivo in un piccolo villaggio nella campagna di Ginevra, situato nella parte francofona della Svizzera – pochi metri dal confine francese. Sono una appassionata di cibo Anglo – Svizzero che ama la fotografia, il rock ad alto volume e la musica elettronica, le passeggiate in campagna, incontrare persone interessanti, i gatti, i libri e i film indipendenti. Amo cucinare e posso passare ore a navigare su Internet per trovare l’ispirazione, leggere blog, creare piatti, sperimentare nuove ricette o sfogliare libri di cucina e riviste. Cibi saporito e ristoratore, spezie e texture golose sono un must, per questo sono particolarmente affezionata alla cucina asiatica, caraibica, mediterranea, sudamericana e mediorientale, proprio come alle specialità regionali e tradizionali. Il cibo di qualità, prodotti locali e di stagione - odio qualsiasi cosa troppo industriale - sono molto importanti per me, e secondo me i migliori piatti sono fatti in casa, cucinati con amore e molta cura, perché questi sono i pasti che noi ricorderemo per tutta la nostra vita. http://rosas-yummy-yums.blogspot.com/ G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 57


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foto di Giulia Rossella Venezia


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Un pranzo tra amici

per augurarsi uno splendido Natale

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Uno dei miei piccoli riti natalizi consiste nell’organizzare una cena al femminile: mi piace invitare qualche amica per scambiarci gli auguri e salutarle prima di partire per raggiungere la mia famiglia in Italia. Questo menù, fatto di piatti golosi e leggeri è pensato per l’occasione.

Patate al cartoccio con crema di gamberi

per 4 persone

4 patate medio piccole ben lavate e asciugate 100 g di crème fraiche 100 g di gamberi cotti al vapore e sgusciati 100 g di foglie di spinaci 50 g di ricotta ½ cucchiaino di matcha olio, sale, pepe Scaldare il forno a 190 gradi. Bucare le patate in più punti con una forchetta. Ungerle di olio, salarle e peparle. Metterle in forno appoggiate direttamente sulla griglia posizionata in mezzo e cuocere per 90 minuti. Tagliare i gamberi a pezzetti e mescolarli con la ricotta e la creme fraiche, salare e pepare. Mescolare 3 cucchiai di olio con un pizzico di sale e il matcha. Quando le patate sono cotte disporle sui piatti e delicatamente inciderle a metà per il lungo. Ripartirvi la crema di gamberi e disporre a fianco le foglie di spinaci. Condire con l’olio al matcha.


Purè di pastinaca con capesante agli anacardi per 4 persone

750 g di pastinaca lavata e sbucciata 350 ml di latte 12 capesante 10 g di funghi porcini secchi 50 g di anacardi sale pepe olio Tritare i funghi secchi e metterli a bagno nel latte tiepido. Tagliare a pezzetti la pastinaca. Porla in una pentola, salare e unire 5 dl di acqua. Cuocere per 20 minuti con il coperchio. Verificare la cottura quindi unire il latte e frullare fino ad avere un purè. Preriscaldare il forno a 200 gradi. Tritare finemente gli anacardi con sale e pepe. Impanare le capesante con la polvere di anacardi, ungere la teglia e infornare per 10 minuti. Servire le capesante con il purè caldo

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Macedonia di pompelmo e arancia agli aromi

per 4 persone

3 pompelmi rosa 2 arance 30 g di zenzero candito tagliato a pezzettini piccoli 1 stecca di vaniglia 4 cm di stecca di cannella 2 cucchiai di zucchero Portare a bollore 2 dl di acqua con lo zucchero, la vaniglia incisa a metà e la cannella pestata. Far cuocere per 20 minuti, lasciare in infusione altri 20 quindi filtrare, unire lo zenzero candito e lasciare raffreddare completamente. Pelare al vivo gli agrumi. Ripartire gli agrumi in 4 coppette/bicchieri e condirli generosamente con l’infusione.

Chiara Bellasio L’amore per la cucina, e intendo la tensione interiore che mi da gioia quando trasformo gli ingredienti in un piatto, che ne colleziona sapori e profumi, credo me l’abbia trasmesso mia madre. I colori mi incantano e mi ispirano. E così nel 2005 è nato questo spazio, Il pranzo di Babette un convivio di sapori speziati e racconti di viaggio che mi piace immaginare sia letto sorseggiando una tazza di tè. http://www.ilpranzodibabette.com/


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foto di Genny Gallo


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E’’ L’ORA

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DEI REGALI REGALI SPECIALI

FATTI COL CUORE

fatti cON LE MANI 1. Ape Zoppa (www.apezoppa.etsy.com) - 2. Scacco alle regine (www.scaccoalleregine.it) - 3. Nella cucina di Ely (http://nellacucinadiely.blogspot.com/) - 4. Nina (http://Cartonine.blogspot.com) - 5. Jeyam fimo creations (www.jeyam-art.com) 6. Valeriatelier - 7. Stella di Sale (http://www.stelladisale.com/index.html) - 8. Catascraft (www.catascraft.com) 9. Similaire (simi.laires@gmail.com)

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Apezoppa

Scacco alle regine

Claudia ci racconta che Apezoppa è un progetto iniziato 2 anni fa quasi per gioco da una montagna di nastri stoffe e bottoni e che poi è diventato una parte importantissima della sua vita. Realizza principalmente accessori per capelli che ama definire RetroPop: dallo stile vintage con tocchi Pop di colore! anche su misura! la sua base è il negozio etsy: www.apezoppa.etsy.com la trovate anche su http://www.facebook.com/pages/Ape-Zoppa/114799163704

Scacco alle Regine è un piccolo fermento creativo esclusivamente Made in Italy che dà vita a bijoux e accessori per capelli adatti ad ogni occasione nato dall’idea di Gloria Di Blasi. Scacco alle Regine propone in particolare bijoux in stile vintage con filigrane, cristalli e resine pregiate e bijoux creati in Laminated Paper Art, curati in ogni minimo dettaglio: dalla grafica al computer con soggetti e testi esclusivi (anche personalizzabili), alla stampa in alta definizione e alla laminatura con plastica di qualità. Le creazioni di Scacco nascono in un delizioso paesino del Lago Maggiore, ispirate dalla bellezza della natura che accosta colori incantevoli, ma anche dall’arte della Monnalisa, dalle parole di Shakespeare, dalle icone come Totò, Audrey e Marylin e si traducono in forme e materiali tra i più svariati: carta, resina, vetro, cristallo, metallo, filigrane, legno, stoffe, nastri, pelle… E per Natale ai lettori di G2kitchen, Gloria riserverà uno sconto speciale... www.scaccoalleregine.it http://www.facebook.com/scaccoallereginej

Nella cucina di ELy

Ely ama cucinare e cucire, nella sua cucina ci sono farine e bottoni in egual misura, e sul suo blog si alternano piattini succulenti a bellissime creazioni fatte con stoffe e fili colorati. Per noi questa volta ha lavorato con il feltro, creando dei bellissimi dolcetti...ma sul blog vedrete bor sine coloratissime, comode pantofole, tutto per i bebè... Se volete contattarla, scrivete pure a eliscrap@ gmail.com o cercatela nella sua cucina http://nellacucinadiely.blogspot.com/

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Jeyam Fimo Creations

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Nina disegna e scrive.A volte pensa di farlo non solo per lei, oltre il suo sentimento. Nascono cosĂŹ le CartoNine,per condividere e far viaggiare quei segni, forse comuni, forse carezze riconoscibili, affinchĂŠ ciò che sembra passeggero attraversi davvero lo spazio e il tempo come vorremmo, a segnare l’aria che muove. Le CARTONINE sono i disegni di Nina (alias Francesca Ballarini) Son messaggi in bottiglia da lasciare in mare, o conchiglie raccolte e poi donate. E i disegni possono anche crescere, e diventare quadri, stampe... Oppure raggrupparsi e si trasformano allora in splendide agende. http://Cartonine.blogspot.com http://sinfonina.blogspot.com/2010/09/vi-racconto-una-storia.htm

Valeriatelier

Valeria vive in un tranquillo paesino vicino a Torino.Si racconta dicendoci :�Amo la pittura, l’arte, l’artigianato e la creatività in ogni sua forma. Sin da quando ero bambina ho sempre disegnato e dipinto. A partire dal novembre 2009 ho aperto il mio negozio su Etsy trasformandolo nel mio atelier personale� ... Qui trovate di tutto, e quello che ci piace sono soprattuto questi segnalibri e le agende personalizzate.. valeriatelier@yahoo.com http://www.etsy.com/shop/valeriatelier

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Il Fimo è un pasta sintetica che si modella con il calore delle mani e si cuoce in forno per ottenere una creazione solida come la ceramica. E’ molto versatile e oltre a mescolare i vari colori per ottenere nuove sfumature o effetti unici è possibile pure creare effetti e nuove tecniche usando oggetti comunissimi come carta vetrata, pennelli, stuzzicadenti, tappi, alluminio, ecc.. Inoltre grazie alla morbidezza e versatilità è possibile lavorare a mano pure quantitĂ piccolissime di pasta per creare dettagli e dare alle creazioni quell’effetto realistico e stupefacente. Questa piccola collezione natalizia è basata sulla dolce atmosfera del Natale: biscotti, cupcakes e torte curate nei minimi particolari per dare sempre a chi li indossa la gioia caratteristica del periodo natalizio! Lavoro la pasta Fimo da 3 anni puntando da sempre al realismo e ai dettagli delle mie miniature, creando soprattutto cibi e piatti di ogni tipo che fanno venire l’acquolina in bocca a guardarli e indossarli! Jessica Montanelli per “Jeyam Fimo Creationsâ€? www.jeyam-art.com http://www.facebook.com/pages/Jeyam-Fimo-Creations/120189247997475 Per informazioni e richieste - jeyam.creativity@gmail.com


StelladisaleLAB

catacraft

Datele una macchina da cucire e in pochissimo ecco cosa crea:D Stella Pederzoli, del blog Stelladisale.com si è lanciata fantasticamente in questa nuova produzione, e a noi son piaciute:D “Borse di stoffa. Le “leggere” sfoderate per la spesa, il pranzo in ufficio o la gita, resistenti e poco ingombranti. Le “signore” per ogni occasione, foderate, con comode tasche, con cerniera o bottone, di vari modelli e fantasie. Il sacco morbido con cerniera, la pochette con tracollina, il secchello semirigido. Tutte fatte a mano, ecologiche, lavabili. Per informazioni http://www.stelladisale.com/index.html

Sono Catalina Alvarez. Sono illustratrice e lavoro con la grafica digitale, adoro la fotografia e la manualità, sono vegetariana, amante della cioccolata, osservatrice a tempo pieno e felice creatrice del blog www.catascraft.com. “ Così si presenta Cata, la redattrice di uno dei blog creativi piu’ famosi della rete. Da lei trovano spazio le sue creazioni, le sue foto,le tendenze del momento, e anche le ricette. Un’ artista a tutto tondo quindi, che qui ci mostra alcune delle sue opere.Per informazioni non esitate a contattarla...insieme troverete una soluzione ad ogni vostro spunto creativo www.catascraft.com

Similaire

Collane in filo di zucchero....non sono proprio commestibili eh! Si tratta di un filo di metallo ricoperto di finissima carta e microperline di vetro trasparente, con il quale creare splendide perle per bellissime collane. Simona li ha scoperti qualche anno fa girovagando tra gli espositori di una fiera dedicata all’ hobbistica,e l’ha subito colpita il loro scintillio, con il quale arricchire ogni tipo di oggetto.Simona crea sopratutto gioielli: le piace lavorare i fili di zucchero soprattutto perché le permettono di giocare sui colori e sulle sfumature per creare le sue perle speciali da abbinare per le sue creazioni a catenelle e bijoux. Simona vive in Francia e la potete contattare scrivendo a simi.laires@gmail.com

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foto di Edda Onorato


Bello e infallibile I Belli &Infallibili di G2Kitchen

A cura di Alessandra Gennaro

OVVERO COME ARGINARE I DANNI DELLE COOK-BOOKS VICTIMS CON UNA LISTA DI TITOLI A COLPO SICURO: RICETTE CLASSICHE O CONTEMPORANEE, TRADIZIONALI O RIVISITATE, DELLA NONNA O DELLO CHEF, MA TUTTE DAL SUCCESSO GARANTITO.

Testi Alessandra Gennaro. http://menuturistico.blogspot.com/ Foto di Genny Gallo 72 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Martha Stewart

Biscuits, Sablés, Cookies

Le ultime notizie la vogliono in crisi con l’amica di una vita, Hilary Clinton, che pare abbia intercettato uno sguardo di troppo fra lei e l’irriducibile Bill, e tradita pure dal cane, colpevole di aver azzannato un cameraman, durante la registrazione di un programma, immemore delle buone maniere che deve avergli inseganto la padrona. Potevamo infierire anche noi di 2Gk, sulla povera Martha? Certo che no, è la risposta, a maggior ragione di fronte a questo libro che, a dispetto della serialità dei suoi prodotti e del marchio di fabbrica del “Sweet American Dreams”, è una deliziosa raccolta di oltre150 ricette di biscotti da tutto il mondo, tradizione anglosassone in primis. Tutto è accattivante, in questo libro, a cominciare dall’indice con una foto per ogni biscotto e per finire con i suggerimenti per la confezione di queste dolci creazioni. In più, si va a colpo sicuro, perchè sono tutte ricette collaudate e soprattutto semplici da realizzare: insomma, un regalo perfetto per chi ama cucinare, dall’apprendista al cuoco provetto Per tutti quelli che “Natale non è Natale senza biscotti”

Philippe Conticini –

Sensation

Che il ragazzo facesse sul serio lo si era intuito da un po’, ma è con questo libro che viene spazzato via ogni dubbio. Conticini, infatti, è uno che va oltre: oltre le forme, oltre la tradizione, oltre la modernità: “avanguardia” è la sua parola d’ordine, affidata ad una ricerca condotta sul filo del gioco e della scoperta, in nome di una creatività a cui tutto è asservito, a cominciare dalle forme che riaccendono curiosità per creazioni obsolete e pertanto ingiustamente trascurate, dalla Saint Honorè in versione quadrata al bignè cubico. Se non ci credete, sfogliate le pagine di quest’opera, la Summa delle sue creazioni suddivise in base alle sensazioni che esse suscitano al nostro gusto. Un surplus di lavoro per le nostre papille, una gioia per gli occhi, un godimento allo stato puro per l’intelletto, un’ode ad una genialità che non conosce freni o confini. Sensazionale, insomma.... Per tutti quelli che “La France c’est la France, Paris c’est Paris e ad un Hermès preferisco un Hermè

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Paul Bocuse,

La Cucina del Mercato

Al pari delle star, anche i grandi chef ogni tanto sentono il bisogno di farci sapere che anche loro, in fondo, sono come noi: portano i figli a scuola (di lusso), fanno le code all’aereoporto (businness class) e, soprattutto, vanno a fare la spesa al mercato. Lo ha fatto anche Paul Bocuse, nel lontano 1976, consegnandoci uno dei testi sacri della letteratura gastronomica mondiale che la Guido Tommasi ha recentemente ripubblicato, in un’edizione meno costosa dell’originale (ma più cara di quella economica, oggi introvabile). Nel frattempo, Bocuse ha consolidato la sua fama di Re Mida delle Stelle , trasformando in un firmamento Michelin tutto quello che tocca, e Les Halles di Lione si sono rifatte il look, diventando un vero paradiso per gourmand, anche grazie al traino del suo avventore più illustre, a cui sono state dedicate, in barba ad ogni giustificabile scaramanzia. Ciò che sempre rimasto uguale a se stesso, invece, è questo libro che, in barba ai suoi venticinque anni e all’ancora intatta fiducia nel verbo dela nouvelle cousine, è fresco, come un prodotto di giornata: ognuna delle milleduecento ricette qui raccolte parla di cucina sana, di tecniche essenziali, volte a valorizzare e non a mortificare la qualità della materia prima, in una ricerca di innovazione che non tradisce ma semmai omaggia la tradizione, secondo un messaggio che è quanto mai attuale e che fa da cornice a tutta l’opera, rendedola un classico della cucina. E pazienza, se ha poco meno di venticinque anni. Per tutti quelli che “dalle 9 alle 5 orario continuato”ma caschi il mondo, se non vado al mercato.

Benedetta Parodi

Cotto &Mangiato:

“libro di cucina” è una parola grossa. Però, di sicuro è infallibile. A meno che non siate così sfortunati da incappare nella scatola di fagioli che non si apre o nel foglio di frolla scaduto, al banco frigo del Super. Perchè è questa la non cucina che ci ammannisce ogni giorno Benedetta Parodi: un inno al preconfezionato ed al precotto, un’ode al “famolo veloce” che tutto travolge, dal rispetto per le materie prime all’amore per un’arte di cui, in questo libro, non c’è traccia. Eppure, è il caso editoriale dell’anno, con centinaia di migliaia di copie vendute, inflessibili critici gastronomici che si stracciano le vesti per difenderla in TV e tutti che si lambiccano il cervello alla ricerca del segreto del suo successo: c’è chi lo indica nel cognome dell’autrice, chi nel traino del suo programma televisivo, chi nelle strategie editoriali del colosso Mondadori, chi in un mix di tutte e tre le cose- e nessuno invece, che si soffermi sull’idea portante di tutto il libro: e cioè, che chi millanta la vince, sempre e comunque. E la cucina-ahinoi- non fa eccezione Per tutti quelli che il lifting col finanziamento e le Mauritius con le rate.

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Crepi l’avarizia Pandolce Genovese

Testi e Foto di Alessandra Gennaro. http://menuturistico.blogspot.com/ 76 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Sia chiaro: la colpa non è nostra ma

di chi, nel lontano 1728 ebbe ad ospitare a Genova Montesquieu. Nessuno sa che cosa sia successo, in quel breve soggiorno genovese, ma di certo il trattamento a lui riservato non dovette essere da cinque stelle se, al ritorno in patria, il grande filosofo si scagliò contro i miei avi, parlando della loro suprema avarizia e additando i nostri palazzi come la cosa più bugiarda del mondo: Vedete una casa superba e dentro ci trovate soltanto una vecchia domestica che fila. Invitarvi a pranzo? A Genova, è una cosa inaudita” Poche frasi per rovinare la reputazione di un popolo che,fino ad allora, era sempre rimasto sul filo della misura, lasciando ogni volta gli stranieri sbalorditi per le tante meraviglie celate dietro sobrie facciate. Ma se è agli stranieri, Rubens su tutti, che la nostra opulenta discrezione deve la sua fama, è un dolce tutto genovese quello che la rappresenta da secoli: il pandolce. Leggenda vuole che il Doge Andrea d’Oria avesse indetto un concorso fra i pasticceri della città alla ricerca di un prodotto che la rappresentasse al meglio: una sorta di testimonial ante litteram, che trovò in questo in questo scrigno ruvido all’esterno ma ricchissimo all’interno la più gustosa rappresentazione della genovesità. La storia, invece, lo fa derivare dall’Oriente, e precisamente dalla Persia, da sempre sino-

nimo di seduzione e raffinata opulenza: era il dolce beneaugurale del Capodanno, offerto a corte dal più giovane dei sudditi. Nei secoli, è diventato il dolce tipico del Natale, ma le antiche usanze orientali sono rimaste: è ancora tradizione che sia il più piccolo di casa a portarlo in tavola ed il più vecchio a tagliarlo, dopo aver tolto il rametto di alloro o di ulivo, in segno di buon augurio. Un tempo, la prima fetta era per il primo povero che avrebbe bussato alla porta di casa, mentre la seconda si teneva da parte per mangiarla, un pezzetto per uno, il 3 febbraio, il giorno di San Biagio, protettore della gola, come antidoto contro i malanni dell’inverno. Due sono le versioni del Panduce: una alta, la più antica, prodotto di una lievitazione naturale, ed una bassa, il Pandolce vecchio, che, a dispetto del nome tradisce l’età più recente con la presenza del lievito chimico. Gli ingredienti sono grosso modo gli stessi, i tempi di preparazione no: la seconda versione è più veloce, mentre per realizzare la prima sono necessarie molte ore, anche perchè più lenta è la lievitazione, migliore è il risultato finale. Lo sapevano bene le Genovesi di una volta, che andavano a dormire portandosi a letto l’impasto e sistemandolo al caldo, sotto le coperte, vicino al “prete”, la struttura in legno che conteneva lo scaldino. Sul perchè del nome, però, non è lecito fare domande: l’ho detto, no?, che noi Genovesi siamo discreti... G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 77


Pandolce Basso Ingredienti 500 g di farina 200 g di burro morbido a pezzetti 200 g di uvetta 150 g di zucchero 50 ml di acqua e fiori d’arancio 50 g di arancia e cedro canditi 50 g di pinoli 2 uova 1 bustina di lievito per dolci Impastate la farina, lo zucchero, l’acqua di fiori d’arancio, il burro e le uova, fino ad ottenere un impasto omogeneo. Aggiungete poi l’uvetta ammollata in acqua tiepida e ben strizzata, i canditi e i pinoli e amalgamateli bene. Per ultimo, aggiungete il lievito e di nuovo impastate, dando la forma di un pane rotondo. Praticate un taglio a croce sulla superficie e infornate a 180° per 40 minuti.

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Il Natale Vegano

goloso si, ma goloso per tutti

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La scelta vegan può essere fatta per i più disparati motivi: per una questione etica,

ambientale, salutare o ,come spesso avviene, per una combinazione di questi fattori… per non parlare di chi si ritrova costretto ad eliminare latticini o uova per allergie e intolleranze. Ma nessuno si priva di un pranzo di Natale come si deve in compagnia dei propri cari! Certo, questo a volte presenta qualche difficoltà: come spiegare a nonna, ormai alla soglia dei 90 anni, cos’è il tofu? O convincere lo zio un po’ chiuso alle novità ad assaggiare quella cosa che dall’aspetto sembra carne ma non lo è? Dovendo mettere d’accordo tutti scelgo di attingere a piene mani dagli ingredienti della nostra tradizione: per l’aperitivo focacce, crostini o sfogliatine con paté di olive o pomodori secchi, sott’olii preparati durante la bella stagione e tanti pani profumati. Poi il pranzo continua così, combinando la grande varietà di legumi, verdure di stagione, frutta che la natura ci mette a disposizione… tutti ingredienti con cui i miei cari hanno già avuto a che fare e che si trovano nella dispensa di ciascuno di noi, per un pranzo di Natale goloso ma senza stress per nessuno!

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Pappardelle ai porcini, porri e nocciole

Ingredienti: 600 g di yogurt di soia al naturale 400 g di zucca tagliata a pezzi di 1 cm 60 g di mandorle tritate 60 g di farina 4 foglie di salvia 2 spicchi d’aglio olio extravergine sale peperoncino Mescolare lo yogurt con 1/2 cucchiaino di sale. Metterlo in una garza, chiuderla a fagotto ed appenderla. Lasciar sgocciolare il siero per 24 ore, finché lo yogurt si è ridotto della metà. Condire la zucca con olio, sale e peperoncino. Unire la salvia e gli spicchi d’aglio. Avvolgere il tutto in un foglio di alluminio e cuocere in forno per 30 minuti a 200°. Eliminare gli aromi.Preparare il crumble: mescolare farina, mandorle e circa 1/2 cucchiaino di sale. Unire 20 g di olio e un goccio d’acqua, quanto basta per formare un impasto a grosse briciole. Disporre in 4 stampi monoporzione da 8 cm di diametro la zucca e lo yogurt sgocciolato. Coprire con il crumble e cuocere per 20 minuti a 180°.

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Ingredienti: 250 g di semola di grano duro 100 g di manitoba 4 porri 100 g circa di pangrattato 50 g di nocciole tritate grossolanamente 2 spicchi d’aglio 8 g di porcini secchi ridotti in farina brodo vegetale vino bianco secco olio extravergine peperoncino secco sbriciolato timo Preparare le pappardelle con le farine, i porcini e acqua quanto basta. Rosolare i porri mondati e tagliati a fettine con 1 spicchio d’aglio tritato e 2 cucchiai di olio. Sfumare con un goccio di vino, aggiungere 1/2 bicchiere di brodo e cuocere per 30 minuti, finché i porri diventano tenerissimi. Lessare le pappardelle in abbondante acqua salata. Nel frattempo soffriggere 1 spicchio d’aglio in abbondante olio, quindi eliminarlo. Aggiungere il pangrattato, le nocciole e peperoncino a piacere. Far dorare il tutto. Saltare brevemente le pappardelle con i porri e servirle cosparse con il pangrattato e qualche fogliolina di timo fresco.

Crumble di zucca


Sformati di noci e legumi con salsa al prezzemolo Ingredienti: 250 g di ceci già lessati 150 g di lenticchie già lessate 100 g di noci tritate 60 g di vino rosso 4 fogli di pane carasau 2 scalogni olio extravergine 1/2 cucchiaino di cumino in polvere 3 foglie di salvia 1 rametto di rosmarino 2 spicchi d’ aglio 3 grosse manciate di prezzemolo 2 cucchiai di capperi dissalati 1/2 cucchiaino di aceto di mele sale e pepe Preparare la salsa frullando tutto il prezzemolo, meno un cucchiaio che servirà per gli sformati, con i capperi, 1/2 spicchio d’aglio, l’aceto di mele, olio quanto basta, sale e pepe. Tritare finemente lo scalogno e soffriggerlo con 1 spicchio d’aglio, rosmarino, salvia e 3 cucchiai di olio. Unire il cumino, le noci e rosolare per qualche minuto finché risultano dorate. Sfumare con il vino ed eliminare gli aromi. Riunire in un mixer noci, ceci, lenticchie. Condire con pepe e circa 1 cucchiaino e 1/2 di sale. Frullare tutto finemente ed aggiungere il prezzemolo rimasto. Bagnare con acqua il pane carasau, lasciarlo riposare qualche minuto finché diventa morbido e spennellarlo d’olio. Usarlo per rivestire 4 stampi di 8 cm di diametro, lasciando la parte unta verso l’esterno. Riempirli con il composto di noci e legumi comprimendo bene e ricoprire con altro pane, eliminando quello in eccesso. Spennellare d’olio anche la superficie. Cuocere gli sformati per circa 20 minuti a 180° e servirli tiepidi con la salsa al prezzemolo.

Alice Martini

Italianissima e vegan per scelta etica, vivo a Verona con tre turbolenti micioni ed un compagno che amo prendere per la gola. Le mie passioni? Prima che la cucina, il cibo: sono un’inguaribile golosa! Mia madre ama raccontare delle mie prime parole: mamma, papi e mimì. Mimì nel mio lessico infantile stava per... formaggio. Mi racconta sempre di quando, praticamente in fasce, mi mettevo davanti al frigorifero di casa battendo sullo sportello chiamando “mimì, mimì!” per farmene dare un pezzetto. Come per molti, appena ho iniziato a leggere ho scoperto il Manuale di Nonna Papera e con esso sono arrivati i primi pasticci, i primi biscotti bruciati e duri come mattoni, i piatti incrostati di caramello che non sapevo come pulire, nascosti sotto il letto per evitare che la mamma si accorgesse che in sua assenza ne avevo combinata una delle mie. Uscita dalla famiglia la mia casa ha iniziato ad affollarsi di riviste e libri sull’argomento, potevo finalmente gestire in modo autonomo la mia spesa toccando, annusando e scegliendo ciò che sarebbe passato dalla mia dispensa… poi pian piano è arrivato il web ed infine il mio blog, con cui ho scoperto un’altro modo per corteggiare il mio amato: la fotografia. http://www.kitchenbloodykitchen.com/ G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 83


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foto di Giulia Scarpaleggia


Un Pomeriggio di Natale per rallentare e rilassarsi

Testi e Foto di Tiina Rinkinen http://www.sparklingink.com/ 86 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Un pomeriggio di festa accogliente e rilassante è fatto di un calore dolce e dalle spezie di stagio-

ne. Dopo i giorni impegnati e i preparativi per le vacanze, è tempo di rallentare e di rilassarci con la famiglia e gli amici, sollevando calici di sidro brulè fatto in casa. Il profumo del budino di pane e delle risate riempiono la cucina. Per me il Natale è soprattutto passare del tempo con la famiglia, meravigliosi scenari invernali, luce di candele, risate e condivisione. Il periodo più freddo dell’anno ha un calore innato come nessun altro momento.

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Budino di Pane Natalizio

(per 6-8 persone) 8 fette di pane bianco 450 ml di latte 1 cucchiaio di burro 130 g di cioccolato 2 uova 100 g di zucchero 1 cucchiaio di zucchero vanigliato 1/2 cucchiaino di cannella un pizzico di noce moscata noci pecan, ribes, scaglie di cioccolato per la decorazione zucchero a velo per spolverare Tostare le fette di pane in forno a 150°C per 10 minuti finché non sarà croccante. Fare il pane a pezzetti e trasferirlo in una pirofila imburrata. Scaldare il latte, il burro e 100 g di cioccolato in un pentolino, mescolando continuamente fino a quando non sarà fuso. Togliere dal fuoco. In una terrina sbattere le uova, lo zucchero e lo zucchero vanigliato. Aggiungere cannella e noce moscata. Mescolare il composto di cioccolato e latte e versare sopra il pane. Cuocere in forno a 150°C per 25-30 minuti. Lasciare raffreddare per pochi minuti e decorare con noci pecan e ribes. Ridurre a scaglie il cioccolato rimasto e cospargere sulla superficie. Spolverare con zucchero a velo.

(per 6-8 persone) 2 litri di sidro 1 stecca di cannella 1/2 stecca di vaniglia 4 chiodi di garofano un pizzico di noce moscata succo di 2 clementine scorza di 1/2 limone 3 cucchiai di zucchero di canna Versare il sidro in una padella. Aggiungere la cannella, mezza stecca di vaniglia, chiodi di garofano e la noce moscata. Spremere il succo di 2 clementine e aggiungere la scorza di limone. Aggiungere lo zucchero e mescolare. Scaldare fino a quando non comincia a far vapore, ma non far bollire. Passare il sidro in un setaccio e servire caldo.

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Sidro Brulé


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foto di Asha Pagdiwalla


Cento di Questi Cappelletti aria di tradizione,


Cento di Questi Cappelletti A Lucea

tusi che un menù di Natale non ha senso di esistere se non inizia con i cappelletti in

Freddo, pioggia….grigio. Ah è proprio in-

brodo.

verno! Magari nevicasse. Almeno siamo sicuri che è Natale.”

“….eroi che si vantano di averne mangiati

Il grande giorno si avvicina. Nell’aria an-

cento…”

sia di regali e rutilanti preparativi in vista dell’estenuante banchetto, manca poco.

Per me l’atmosfera Natalizia è questa: aria

Conto alla rovescia per il giorno in cui tutti

di tradizione, tutti in cucina, con mamma,

si ritrovano, lontani e vicini, pronti per esau-

nonna zia e cugini, intorno al grande tavo-

rirsi intorno al tavolo abbuffandosi al lento

lo di marmo, con le mani in pasta mentre la

e rilassato ritmo familiare, rifocillando cuo-

catena di montaggio prende vita. La tradi-

re e mente. E per finire come ogni anno, ad

zione delle grandi famiglie che, in queste

affermare con sereno orgoglio: ma come

sere d’inverno, iniziano a preparare in vista

s’è mangiato bene anche quest’anno!

del cenone Natalizio, quintali di pasta che

Il bello di sedersi a tavola tutti insieme, la

poi naturalmente finiscono per essere re-

tradizionale cena dalle tante portate che si

galati ad amici e parenti.

susseguono lentamente tra chiacchere e

C’è chi fa l’uncinetto e chi stende la pasta.

bicchieri di vino...

E cos’ì iniziano i ritrovi pomeridiani di

Se c’è una cosa che associo al Natale, è

mamme, zie, cugine e nonne. C’è chi è alle

cappelletto in brodo. Non tanto per quella

prime armi e chi è veterano di guerra. Tutti

preziosa funzione che ha la calda minestra

hanno i propri e personali ferri del mestie-

in brodo durante il gelo invernale, ma per

re, ognuno ha la sua mano e il suo taglio,

tutto quello che c’è di familiare.

la propria piega. Inconfondibile ed unico il

Alle porte del Natale, s’instaura quella tra-

mio dal tuo, anche se alla fine tutto viene

dizione casalinga che prevede di ritrovarsi

rimescolato.

nella grande casa della nonna, per iniziare

Anche se esistono le classiche varian-

l’annuale produzione di cappelletti freschi

ti dell’evoluzione naturale di una ricetta,

in vista del cenone.

suscettibili al passare del tempo ed al tra-

Banalmente dei cappelletti al brodo?

mandare a voce, ecco la mia personalissi-

Macchè. Lo dice anche il caro e vecchio Ar-

ma ricetta:


Cappelletti in Brodo

Dieci persone minimo* (*quel che avanza -se avanza- si regala)

Per la Pasta fresca all’uovo Farina Bianca “00” 1 kg Uova medie 6 Olio evo 2 cucchiaini Per il Ripieno Carne di vitello 500 gr Carne di suino 250gr Prosciutto Crudo 250 gr Parmigiano 150gr Uova 3 Burro 100 gr Sale qb Pepe macinato fresco qb Noce Moscata qb Disporre la farina a fontana, nel mezzo le uova. Aggiungere l’olio (per mantenere l’impasto elastico) . Con l’aiuto di una forchetta iniziare a mescolare e poi impastare con le mani. Quando tutto è ben amalgamato formare una palla infarinata, avvolgere in una pellicola e far riposare in frigo per almeno mezz’ora. Nel frattempo passare al ripieno. Fare a pezzi la carne di vitello e suino e buttare in un tegame. Rosolare con del burro a fuoco vivo per pochi minuti, poi terminare la cottura a fuoco lento. Appena terminata la cottura, aggiungere il prosciutto a pezzettini, amalgamare velocemente con l’aiuto di un mestolo e poi frullare il tutto in un mixer, fino ad ottenere un composto omogeneo. Incorporare uova e parmigiano mescolando diligentemente. Condire con sale pepe e noce moscata piacere secondo coscienza. Mentre il composto del ripieno riposa, tirare la sfoglia sottile (tipo 3 mm) con il mattarello infarinato. Ricavare dei quadrati di 5 cm circa, con la rotella liscia o dentata a piacere** Distribuire dei mucchietti di ripieno su ogni quadrato, ripiegare a triangolo e fare uscire l’aria e chiudere premendo. Avvolgere intorno al dito per dare la classica forma.


I cappelletti devono riposare alcune ore, poi si possono cuocere in un brodo e servire a bollore con tanto parmigiano, direttamente in tavola. Oppure regalare entro pochi giorni in sacchettini regalo da congelare e conservare in freezer. La sovrapproduzione è scontata, naturale ed anche voluta! E’ tradizione che a fine lavori, si faccia l’appello dei commensali (15 cappelletti max a testa) e quel che avanza si regala. Largo dunque ai famigerati sacchettini personalizzati, da mangiare subito o congelare. E’ parte della tradizione e dell’atmosfera Natalizia dividere quel che c’è di più tra amici e parenti, no? In più rappresenta un grande mix del lavoro di tutti, dove poter sempre cercare di individuare chi ha fatto cosa, rivivendo quei momenti e qui giorni di mani in pasta, scrutando orli e dimensioni dei cappelletti. **Questo è il bello delle rotelle a piacere: poter lasciare quel tratto inconfondibile, magari neanche troppo perfetto, ma sicuramente inimitabile. Una firma, una confessione, un ritratto. “ah guarda! ho beccato quello della zia… no il tuo è quello della nonna…vedi come gira bene…” Ma soprattutto, durante la vera e propria abbuffata familiare, poter affermare con proprio orgoglio, suscitando l’altrui ammirazione: “Fermi tutti, quello più grosso l’ho appena trovato io… quest’anno ho vinto io!!!” Mignolo obbligatoriamente alzato e sonoro risucchio al cucchiaio, siamo in famiglia.

Claudia Castaldi

Claudia Castaldi, alias Pyondi, è una fotografa biondina e confusamente food stylist. Visibilmente toscana, instancabilmente foodie. Laureata in fotografia- Facoltà di Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze, vive e lavora come freelance a Milano dal 2005. Attualmente fotografa e foodstylist a tempo pieno, collabora con agenzie, case editrici, chef e catering per documentare eventi e realizzazioni di ricette. Sempre inseguendo quello che realmente succede fuori e dentro la cucina: la fatica, lo stress, le risate, la rabbia… la gente si incontra, nascono o si tramandano storie, segreti, pettegolezzi, dove ci si ritrova anche da soli a prendersi cura di sè, per raccontare e raccontarsi. www.claudiacastaldi.com come esperienza personalissima e soggettiva legata alla cucina www.tourdefork.net dove il cibo è il legame ed il veicolo tra creatività, società e cultura. G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 95


Novy God Capodanno in Russia

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Novy God, ovvero, il Capodanno,

è indubbiamente la festa più amata in Russia che fu introdotta nel 1700 da Pietro il Grande. Egli ordinò di festeggiare l’arrivo del nuovo anno nella notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, addobbando l’abete e ballando e divertendosi fino all’alba. Poi le tradizioni si arricchirono dall’ingresso di due personaggi di favole, Ded Moroz e Snegurochka (Nonno Gelo e la sua nipotina Nevina). Una volta Moroz (Morok) era una delle divinità pagane, responsabile del gelo, che in seguito si trasformò in un buon nonnino con i regali. La tradizione di addobbare l’abete è molto vecchia: gli antichi slavi appendevano i frutti ed altri oggetti sui rami degli alberi perché gli spiriti diventassero bendisposti nei loro confronti. Fino alla metà dell’ottocento non era prevista nessuna cena della vigilia, ma solo danze e bevande rinfrescanti. Poi

Mors 200 g di mirtilli rossi 100 g di miele 1 l di acqua

nelle case della nobiltà si cominciò a ser-

Le bacche lavate ed asciugate pestare e

vire gli zakuski (antipasti), e così alla fine

passare al setaccio.

dell’ottocento sul tavolo, oltre le verdure

Mettere la parte il succo. Coprire con l’acqua le bucce e polpa

in salamoia e i piatti freddi di pesce, c’era-

rimanenti, portare a ebollizione e cuocere

no il caviale, il pesce pregiato, i maialini e

5-6 minuti e filtrare.

le oche arrostiti e la cacciagione. E, ovviamente, fiumi di vini e di champagne.

Aggiungere il miele, farlo sciogliere, versare il succo messo da parte e raffreddare.


Oca con grano saraceno e funghi 1 oca eviscerata di 4-4,5 kg 200 g di grano saraceno 100 g di pancetta a cubetti 30 g di porcini secchi ammollati e strizzati 20 g di burro 1 cipolla sale, pepe Lessare il grano saraceno. Tritare la cipolla, rosolarla nel burro, aggiungere la pancetta e i funghi e cuocere 5 minuti. Mescolare con il grano saraceno. Salare e pepare l’oca, farcirla con il grano saraceno e cucire. Infornare a 200° per 1,5-2 ore, ungendo spesso l’oca con il proprio grasso.

Giulia Nekorkina Sono Giulia, alias Rossa di sera, moscovita di nascita, romana di adozione e food addict per vocazione. Amo cucinare e mangiare, preferibilmente in compania, ma anche fotografare, viaggiare e parlare della mia Russia! http://www.rossa-di-sera.com/


foto di Giulia Nekorkina


Dulce navidad

dall’inizio alla fine

Testi e Foto di Alicia Mañas http://amiloquemegustaescocinar.com/ 100 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Né le luci, né le vetrine natalizie, né

i villancicos (canzoni tradizionali natalizie)… il Natale arrivava a casa mia con i primi mantecados che mio nonno mi regalava quando andavamo a cena a casa sua. erano grandi, gustosissimi e a parte la sua bontà per me significavano l’arrivo di uno dei periodi più belli dell’anno. Penso di non aver mangiato mai più mantecados così buoni in vita mia. Con l’inizio del Natale i negozi e le nostre case si riempiono di dolci natalizi: mantecados de almendra, di origine Andaluso fatti con strutto, mandorle e cannela hojaldrines, chiamati così per la sua consistenza simile al hojaldre (sfoglia) roscos de anís, piccole ciambelle dolci aromatizzate con l’anice turrón (morbido o duro), quello duro somiglia al torrone italiano; quello morbido si realizza con la mandorla trita quindi la grana rimane molto più piccola e compatta. La lista non finisce qui e come ormai succede dappertutto l’industria ha pure aggiunto mille variazioni ai nostri dolci tradizionali. Quindi che meglio c’è che il creare con le nostre mani, e forse condividere questo momento con amici o con i figli, i dolci che andremo a gustare durante le feste. E’ facile e la soddisfazione è doppia! Con un po’ d’organizzazione ce la possiamo fare. Ad esempio il mantecado de almendra. Si potrebbe pensare che questo dolce ha origini musulmani per i suoi ingredienti (cannella, mandorla) però non è così (contiene anche una grande quantità di strutto). Sembra che questo dolce sia stato ideato per poter utilizzare il grand’eccedente di strutto che c’era in questa regione nel secolo XVI. La sua preparazione è molto semplice e veloce. gli unici accorgimenti che dovremo osservare sono: l’impasto non dovrà rimanere né troppo secco né troppo morbido; per sapere se la temperatura del nostro forno è giusta possiamo fare una prova con 1-2 mantecados una volta fuori dal forno lasciarli raffreddare sulla teglia dopo di ché possiamo passare alla ricetta vera e propria.

mantecados

ingredienti: 175 g di Strutto 200 g di Zucchero 125 g di Mandorle sgusciate 400 g di Farina 3 cucchiai di Cannela Semi di sesamo qb in una padella tostare la farina (senza olio) per qualche minuto fino a quando non cambierà leggermente colore. Questa fase della preparazione si dovrà realizzare con cura per evitare di tostare eccessivamente la farina, il che darebbe un sapore troppo forte al dolce finale. allo stesso modo, tostare le mandorle in una padella senza olio fino a quando non diventeranno leggermente dorate. Lasciar raffreddare. Sbattere lo strutto insieme allo zucchero fino a quando non diventeranno spumosi. Aggiungere a questo punto lo zucchero e la cannella. infine aggiungiamo la farina e le mandorle tostate e ridotte a granella ed impastiamo fino ad amalgamare tutti gli ingredienti. Stendere l’impasto ad un spessore di circa 2 cm e ricavate dei mantecados con uno stampo rotondo di 5 cm. Posizionateli su una placca foderata con carta da forno e decorateli con dei semi di sesamo. Fate una prova con uno o due dolcetti facendoli cuocere per 30 minuti a 150°. Una volta raffreddati provate la consistenza: se troppo duri abbiamo aggiunto troppa farina, se si sbriciolano troppo possiamo aggiungerne altra tenendo conto che il mantecado originale è un dolce molto friabile.


E così

come il Natale comincia con i primi mantecados finisce anche con un dolce: il Roscón de reyes. In Spagna, come in tanti altri paesi, l’arrivo di Babbo Natale è un’usanza abbastanza recente. La nostra tradizione celebrava molto di più l’arrivo dei Tres Reyes Magos ovvero Melchiore, Baldassare e Gaspare, i Santi Magi d’Oriente che giunsero Gerusalemme per adorare il bambino Gesù e portargli oro, incenso e mirra. Con l’arrivo dei santi magie e lo scambio dei regali finisce il periodo natalizio coronato da un pranzo dove il dolce indiscutibile è il roscón de reyes, un pane dolce che nasconde due segreti nel suo impasto: un piccolo regalino (ad es. una moneta avvolta nella stagnola) e una fava secca. La tradizione vuole che chi trova il primo deva pagare il roscón. Chi trova il secondo invece è simbolicamente “coronato” re dei re. Il roscón con le sue decorazioni fatte con della frutta candita somiglia e simbolizza la corona di un re. Si può mangiare da solo, farcito con la panna o, per quelli che il Natale non abbia fatto ancora ingrassare troppo con della cioccolata calda. 102 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010

Roscón de reyes

ingredienti: farina 600 g lievito fresco 30 g latte 150 ml sale 1 pizzico arance 1 uova 3 burro a temperatura ambiente 80 g zucchero 80 g per decorare: frutta candita qb zucchero a velo qb Far sciogliere il lievito nel latte tiepido insieme ad un cucchiaio di zucchero. In una ciotola capiente setacciare la farina, fare un buco nel centro e versare il latte con il lievito. lasciar riposare per 15 minuti. Sbattere 2 uova con il burro a temperatura ambiente fino a quando non diventeranno spumosi. Cominciare a mescolare la farina con il lievito, aggiungere le uova con il burro, la scorza grattugiata dell’arancia e il suo succo. Infine aggiungere il sale ed impastare tutto molto bene. Formare una palla, metterla in una ciotola grande coperta con un panno pulito ed umido oppure con del film trasparente. Lasciare riposare almeno per 1 ora – ora e mezza o fino a quando non raddoppierà il suo volume. Tirare fuori l’impasto ed impastarlo ancora una volta. Formare una palla e fare un buco nel centro, allargare questo buco per creare una ciambella. Mettere la ciambella sopra una placca foderata con carta da forno e farla riposare per un’altra mezz’ora. Spennellare la superficie con uovo sbattuto e decorare con della frutta candita. Fare cuocere in forno per 30 minuti a 180°. Farla raffreddare su una griglia. Prima di servire decoratela con dello zucchero a velo.


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foto di Silvia Luppi


Natale

... a tavola

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Atmosfera di festa Servono poche cose per scaldare le sere di festa invernali: una candela, un nastro, una decorazione, l’odore di un dolce speziato appena uscito dal forno. In un attimo è Natale. E il regalo più grande è avere un po’ di tempo in più per cucinare, e dedicarne altrettanto anche alla tavola, grande complice della festa, della voglia di stare in casa al caldo, del desiderio di occuparsi di tutti gli invitati in modo speciale. Esistono molti modi per decorare ed addobbare una tavola natalizia, e soprattutto esistono un sacco di occasioni durante le feste di incontrarsi intorno ad un piatto, ad un dolce, o ad un buon bicchiere di vino: la cena del 24 Dicembre, il pranzo di Natale, lo scambio dei regali tra amiche davanti ad un the, o anche semplicemente una tazza di tisana accompagnata da un biscottino. Basta a volte anche un dettaglio per fare la differenza. E, se proprio si vuole seguire l’etichetta nell’apparecchiare, ecco alcune semplici regole da tenere in considerazione... Il tavolo Basso è meglio che alto (max. 75cm), e rotondo (o anche quadrato) è meglio che rettangolare (perchè in questo caso è necessaria particolare accortezza nella disposizione degli invitati). La tovaglia Deve essere bella. Non necessariamente di pregio, ma di buon tessuto, perfettamente linda e stirata, stesa rigorosamente sopra il mollettone, e corredata da tovaglioli di 45 cm per 45. La caduta dal piano deve essere almeno di 30 cm su tutti i lati. Ogni centimento in più è un pizzico di eleganza guadagnata.

Lo stile Se c’è un’idea di base, un tema cui riferirsi, seguirla nei colori e nei dettagli: la tavola può essere classica e tradizionalissima, o estremamente natural, oppure informale e colorata. E’ importante però che la gamma di colori non sia troppo varia, e che tutti gli elementi che la compongono, visti da lontano, costituiscano un tutt’uno. Come disporre le cose Le regole non sono super-rigide, e possono cambiare da un paese all’altro. Inoltre molto dipende dal menù e dalla circostanza. In linea di massima ecco come disporre le cose: 1. piatti: in sequenza sottopiatto, piatto piano e piatto fondo. Il piattino da frutta o da dessert va portato in tavola una volta tolto il sottopiatto; le tazze a due manici, fornite di piattino, saranno portate in tavola nel caso in cui il menù preveda un consommé; la lunetta dell’insalatà andrà a sinistra e potrà essere sostituita anche da un piatto piccolo; gli appositi piattini per il pane andranno posizionati in alto a sinistra del piatto e verranno tolti dopo aver servito i formaggi 2. olio e aceto: compaiono in tavola solo se e quando sono necessari al servizio 3. bicchieri: sono tre, due per il vino e uno per l’acqua, e vanno sistemati in alto a destra (nell’ordine, da sinistra verso destra: grande per l’acqua, medio per il vino rosso e piccolo per il vino bianco). La flûte o la coppa da spumante, o qualsiasi bicchiere da dolce, va portato in tavola solo al momento dell’uso, quando sarà rimasto solo il bicchiere dell’acqua 4. posate: vanno disposte accanto al piatto nell’ordine in cui verranno usate, partendo da quelle collocate più all’esterno. Ognuna, dopo l’uso, dovrà essere portata via con il piatto 5. tovagliolo: va collocato a sinistra del tavolo ma mai sotto le posate 6. I fiori o il centrotavola dovrebbero sempre essere inodori e bassi per non impedre la vista di ci è di fronte. Candele in candelabri possono costituire un centrotavola, sempre accese, sempre nuove e solo di sera.

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14.

piatto fondo da minestra piatto piano sottopiatto forchetta da pesce, se previsto forchetta coltello coltello da pesce, se previsto cucchiaio da minestra, se prevista tovagliolo bicchiere da acqua bicchiere da vino rosso bicchiere da vino bianco posate da frutta e dessert piattino per il pane

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Tortellini in brodo

Ingredienti (per 8 persone)

per la sfoglia: 300 g di farina 3 uova per il ripieno: 1 uovo grattugia di 1 limone grattugia di noce moscata q.b. 25 g di burro fuso 200 g di parmigiano grattugiato Mescolare farina e uova fino ad ottenere un impasto morbido e mettere da parte per una mezzoretta. Preparare il ripieno mescolando l’uovo, la grattugia del limone e della noce moscata, il burro fuso e il parmigiano (in più riprese, la quantità indicata può variare a seconda del grado di stagionatura). Formare con il ripieno tante palline del diametro di 1 cm. Dividere la pasta in due o tre parti, per poterla tirare sottilissima con il mattarello o con l’apposita macchinetta a manovella o elettrica, e ricavarne tanti dischi di circa 3-4 cm di diametro, o tagliarla in quadrati di 4 cm di lato. Disporre al centro di ognuno una pallina di ripieno, ripiegarli a lunetta o a triangolo (a seconda della forma originaria), e “chiuderli a tortellino”. Tenere il ripiano ben infarinato durante le operazioni e bagnare con la punta delle dita, se occorre, i lembi di pasta da incollare. Cuocere in brodo per circa 5 minuti (può dipendere anche dallo spessore della pasta), servire caldi.

Salsetta ai peperoni per il bollito

Ingredienti (per 8 persone)

600 g di peperoni sott’olio (gialli e rossi) una manciata di capperi sott’aceto (20-30 g) 6-8 filetti di acciughe sott’olio 2 spicchi d’aglio, tagliati a metà, senz’anima Olio extravergine di oliva q.b. Scolare accuratamente i peperoni, sciacquare i capperi e strizzarli, e asciugare le acciughe con carta da cucina. Tritare tutto insieme con il macinino*, poi ripassare in un padellino con un filo di olio extravergine d’oliva in cui sono stati fatti imbiondire i due spicchi d’aglio. Aggiungere al composto un pizzico di zucchero e cuocere coperto fino all’assorbimento dell’umido del peperone per 5-10 minuti. Togliere l’aglio e servire fredda per accompagnare il classico bollito di carne.

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*al limite anche con il frullatore ad immersione, ma il macinino a mano permette di evitare che il composto si riscaldi prima della cottura (la lama calda modifica i sapori)


Crostatine alla frutta secca per la pasta brisée 100g di farina 25 g di maizena 75 g di burro acqua ghiacciata q.b.

Per il ripieno 2 melette o 1 mela grande 80g di uvetta di corinto (o uva passa) 20 g di pinoli 90gr zucchero di canna 1 cucchiaino di quettrospezie in polvere 2 cucchiai di whisky Mescolre con l’impastatrice o con l’aiuto di una forchetta, farina e maizena, con il burro freddo a pezzetti, fino ad ottenere un composto leggermente bricioloso, poi, sempre mescolando, aggiungere a cucchiaiate e gradualmente, l’acqua fredda, fino ad ottenere una palla. Coprire e riporre in frigo per una mezzoretta. Nel frattempo tagliare a pezzetti piccoli la mela, e mescolarla con l’uva di corinto, i pinoli, lo zucchero, le spezie e il whisky. Stendere la pasta a 2 millimetri di spessore, poi tagliarla in 12 dischi di 7 cm di diametro e in 12 stelline. Disporre i dischi di pasta in stampini bassi (va bene anche lo stampo da muffin), riempire ciascuno con un cucchiaio di ripieno, poi sistemare sopra ciascuna crostatina una stella di pasta. Cuocere in forno per 15 minuti (o 20, a seconda del forno), finchè non sono dorate. Per una variante meno speziata e più delicata, sostituire l’uva passa con l’equivalente peso di albicocche secche tagliate a pezzettini piccoli, i pinoli con 40 g di mandorle a lamelle, le spezie in polvere con i semini estratti da un baccello di vaniglia tagliato in due longitudinalmente.

Rossella Venezia

Mi chiamo Rossella ed ho 33 anni. Sono metà marchigiana e metà lucana, vivo a Roma e amo Parigi, sono architetto e paesaggista. Cucinare mi scarica e mi diverte. Fotografare mi è sempre piaciuto, ma il tema culinario è arrivato a popolare le mie foto solo di recente, da quando ho aperto il blog “Vaniglia, storie di cucina”. Ogni cibo ha una storia, ed ogni storia porta alle mille declinazioni di una singola ricetta. La cucina, il giardino, il soggiorno e la biblioteca… credo che ogni spazio in una casa non possa essere progettato senza immaginare chi lo vive, cosa vi si cucina e vi si mangia, e tutte le innumerevoli storie che vi ruotano intorno http://vanigliacooking.blogspot.com/ G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 109


foto di Rosa Mayland 110 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


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Dulce navidad

Pacchi regalo con carta DIY idee regalo

Fare la nostra carta

personalizzata e personalizzabile è molto semplice!, basta un po’ di tempo, una patata, colori acrilici e qualche stampino. Vuoi vedere come? Con un coltello tagliamo la patata in due. Incastriamo lo stampo sulla superficie fino a metà. Con l’aiuto di un coltellino di punta fine tagliamo intorno allo stampo per creare la forma desiderata. Applichiamo del colore sulla superficie delle nostre formine e stampiamo su carta avana. Lasciamo seccare e la nostra carta per pacchi regalo è pronta!

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Testi e Foto di Alicia Ma単as http://amiloquemegustaescocinar.com/ G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 113


NoĂŤl Blanc..

sensazione di bianco Natale

Testi e Foto di Edda Onorato http://www.undejeunerdesoleil.com/ 114 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Natale bianco, più che nel co-

lore, sono le sensazioni che mi dà il Natale. Candido, lento, sereno, un pausa fuori dal tempo. Ed è cosi’ che ho pensato a questo menù delle feste. Delicato, leggero e raffinato, pieno di profumi dell’inverno come quelli degli agrumi... Dei piatti semplici e rapidi da preparare (anche in anticipo, come i tartufi o i biscottini) per gustarvi bene le feste. Vi propongo quindi il mio menù delle vigilia con tocchi un po’ francesi ma soprattutto freschi. Per me il Natale è sempre stato qualcosa di intimo, il calore del focolare, l’affetto e la voglia di far piacere ai nostri cari. Sarà che avendo le famiglie lontane (i nonni italiani al sud e i nonni francesi al nord...noi stavamo al centro), da bambina ho sempre trascorso il natale con i miei genitori e i miei fratelli. A volte invitavamo i nonni, un amico, un vicino. Vedevo i mei genitori, giorni prima, indaffarararsi per il menù: mia madre in cucina a sfornare arrosti, dolci e biscotti meravigliosi, mio padre che andava al mare a comprare il pesce freschissimo. E poi c’erano le scorte di frutta secca e candita, di agrumi, torroni, cioccolata, panettoni e pandori. E l’odore del pino che durava fino all’epifania. Mi sentivo su una nuvoletta, tutta coccolata ma anche eccitata dall’idea delle sorprese che venivano da cosi’ lontano. Un po’ di questa magia è rimasta. Ormai da anni, sono io che che preparo il natale. Già un mese prima confeziono dei regalini golosi da offrire agli amici o parenti prima delle feste. Ma soprattutto mi concentro sul menù, cercando ispirazioni qua e là e cambiando idea dieci volte, altrimenti non è divertente. E non vedo l’ora di vederci riuniti intorno al tavolo a chiaccherare per ore in modo rilassato, mangiando tartufini ad esempio. Piaceri semplici insomma

Si apre la festa con i pupazzetti allegri, delicati, dal sapore mediterraneo. Da sgranocchiare in solitario per per i più piccini e con delle bollicine per i più grandi.

Omini al parmigiano, olio e mandorle (per una decina d’omini)

80 g di farina 60 g di parmigiano 50 g di farina di mandorle 50 g di burro morbido 30 g d’olio d’oliva e.v. sale, origano, pepe, pepi misti interi (per la decorazione) Mescolare la farina con il parmigiano, la farina di mandorle, un pizzico d’origano, sale e pepe. Aggiungere il burro morbido e l’olio e lavorare rapidamente in modo da ottenere un composto liscio ed omogeneo. Formare una palla, coprire di pellicola e far riposare in frigorifero almeno due ore (anche tutta la notte). Volendo, si puo’ anche surgelare per diverse settimane. Stendere l’impasto su un piano infarinato a qualche millimetro di spessore. Ricavare gli omini con il copapasta (o usare altre forme). Decorare con i granelli di pepe. Sistemare gli omini su una teglia coperta da carta forno e far raffreddare in frigorifero per una ventina di minuti. Scaldare il forno a 170°C. Cuocere i biscotti per una decina di minuti (dipende dal forno e dalle dimensioni dei biscotti) finché saranno dorati. Farli raffreddare su una griglia. Si conservano un giorno in una scatola di latta.


Una cremina calda del mare, raffinata e rassicurante. E’ resa più sostanziosa dai gamberi polposi profumati all’arancia e al cerfoglio.

Bisque di gamberi all’arancia

400 g di gamberi freschi 200 g di panna fresca ½ bicchiere di vino bianco secco 1 foglia d’alloro 1 scalogno 1 arancia 1 cucchiaio raso di maizena cerfoglio fresco (o aneto), olio d’oliva e.v., sale e pepe

(per 4 persone)

Sgusciare i gamberi mettendo da parte le teste e i gusci. Tagliare la polpa a dadini e farla marinare con il succo dell’arancia, qualche foglia di cerfoglio e un pizzico di sale. Sbucciare lo scalogno e tagliarlo a fettine. In una pentola far soffriggere lo scalogno con 2 cucchiai d’olio. Aggiungere la foglia d’alloro, le teste e i gusci dei gamberi. Spolverizzare con la maizena poi sfumare con il vino. Coprire d’acqua (1 litro circa) e far cuocere per 20-25 minuti avendo cura di schiacciare un po’ ogni tanto le teste per far fuoriuscire i succhi. Passare il tutto al colino schiacciando ancora le teste. Si deve ottenere un brodo saporito (bisque). Correggere di sale. A questo punto, il brodo puo’ essere conservato un giorno in frigorifero in un recipiente ermetico o si puo’ surgelare. Portare a bollore il brodo e aggiungere la panna. Far bollire qualche minuto. Saltare in padella la polpa dei gamberi con un po’ d’olio e il succo della marinatura. Salare e pepare. Servire la bisque calda con i gamberi e qualche foglia di cerfoglio. Nota: il cerfoglio è un’erba aromatica dal un profumo delicato che si avvicina leggermente all’anice. Si abbina molto bene ai gamberi e all’arancia, dando un tocco di freschezza. Si puo’ sostituire con dell’aneto fresco, del basilico o in mancanza d’altro, con del prezzemolo (anche se, il risultato sarà diverso).

Bocconcini di pesce delicati si riposano su un letto morbido e, a tratti, croccante di patate e finocchio

Spiedini di rana pescatrice al lime con patate e finocchio

(per 4 persone) 600 g di patate 300 g di polpa di rana pescatrice (idealmente la guancia) oppure un altro pesce bianco come l’orata o la spigola 3 lime 1 finocchio medio 1 scalogno prezzemolo, rosmarino fresco, olio d’oliva e.v., sale e pepe Sbucciare lo scalogno e tagliarlo a fettine. Sbucciare le patate e tagliarle a dadini. In una padella un po’ profonda, far soffriggere 2 cucchiai d’olio con lo scalogno. Aggiungere le patate, salare leggermente e coprire d’acqua. Far cuocere 20-30 minuti il tempo che le patate si ammorbidiscano e l’acqua venga assorbita. Nel frattempo tagliare il pesce in cubi regolari e farli marinare con il succo di 2 lime. Infilarli in rametti di rosmarino (spiedini). Quando le patate sono cotte, schiacciarle con la forchetta, aggiungere qualche foglia di prezzemolo, correggere di sale. Eliminare la parte più coriacea del finocchio poi tagliarlo a dadini piccoli piccoli. Aggiungerlo alle patate per ottenere una specie di purè grossolano. Scaldare una padella e versare 2-3 cucchiai d’olio. Cuocere gli spiedini 2 minuti per lato circa (affinché rimangano morbidi) avendo cura di rigirarli solo quando si è formata una crosticina sul lato cotto. Servire il pesce caldo su un letto di patate, con un po’ di pepe, la scorza e il succo del lime rimasto.


Nuvolette candite, profumate, irresistibili, un po’ come nelle favole... La ganache montata al cioccolato bianco rende questi tartufi particolarmente leggeri. Un dolce bocconcino dopo un pasto impegnativo o anche un’idea di regalo goloso.

Tartufi bianchi leggeri al fior d’arancio (per una trentina) 150 g di cioccolato bianco di qualità, tritato (idealmente di copertura) 120 g di panna fresca intera 2 cucchiai d’acqua di fiori d’arancio La vigilia. Sciogliere il cioccolato a bagno maria. Far bollire 60 g di panna poi versare in tre volte sul cioccolato bianco in modo da incorporarla in modo omogeneo. Versare il resto della panna fredda (60 g), l’acqua di fiori d’arancio e mescolare delicatamente. Coprire di pellicola a contatto diretto con la crema e conservare in frigorifero per una notte (o, comunque, almeno 5 ore). L’indomani, montare la crema ben fredda con la frusta, come fosse panna (deve formare una punta sulla frusta). Si ottiene cosi’ la ganache montata. Con l’aiuto di un sac à poche, formare dei tartufini. Lasciar asciugare in frigorifero almeno un’ora prima di servire. Si conservano un giorno al fresco. Nota: naturalmente, si puo’ sostituire l’acqua di fiori d’arancio con dell’acqua di rose o del liquore come il Grand Marnier o il rum ad esempio. Oppure si puo’ speziare il tartufo omettendo l’aroma ma lasciando delle spezie (cannella, vaniglia, cardamomo... meglio se in polvere) in infusione nella panna fredda per almeno un’ora prima dell’uso.

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foto di Rossella Venezia


Un Caldo Natale quello in Nuova Zelanda

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Il tradizionale cibo di Natale - pollame

arrosto, selvaggina e pudding scuri ricchi di frutta cotti al vapore tipici della madre patria agli antipodi nell’emisfero settentrionale - probabilmente non scomparirà. Ma qui dall’altra parte del mondo preferiamo sempre più spesso preparare cibi più leggeri, più freschi e più semplici per il giorno di Natale. Il Natale in Nuova Zelanda arriva durante i giorni di sole più lunghi dell’anno. La temperatura può salire fino oltre 30 gradi e molte famiglie trascorrono le due settimane tra Natale e Capodanno in campeggio o facendo picnic in tutto il paese nei molti ed incantevoli luoghi di villeggiatura. Noi siamo veramente viziati, dal momento che sono ben pochi i neozelandesi che vivono lontano dal Mar di Tasman o dalle coste dell’Oceano Pacifico o dai numerosi laghi blu scintillanti al centro di ciascuna delle isole principali. Gli sport acquatici sono naturalmente uno dei passatempi preferiti del mese di dicembre. Se in famiglia ci sono appassionati pescatori a mosca, trota affumicata o salmone possono essere serviti per il pranzo di Natale con patate novelle, pisellini dolci e abbondanti insalate colorate. Barbecue e grigliate sono il nostro prodotto d’esportazione più apprezzato: l’agnello è una comune alternativa al tradizionale tacchino arrosto. Dessert e dolci quasi sempre includono montagne di frutti di bosco appena colti, al culmine della loro stagione, sparsi sull’invenzione culinaria più nota del nostro paese – la meravigliosa Pavlova - o serviti insieme ad enormi e golose palline di gelato. Crescendo ho passato molti Natali nella pittoresca cittadina di lago Wanaka, Central Otago nell’isola del Sud. I miei zii avevano un’attività di noleggio di barche da pesca e tour in una piccola capanna sulla spiaggia. Era qui che mio fratello più grande, mia sorella e io siamo stati spesso impiegati per “reclamizzare” le varie attività acquatiche che offrivano. Per prima cosa mamma avrebbe ricoperto la nostra pelle chiara con galloni di crema solare, quel tipo di crema spessa a cui la sabbia fine del lago ama alla follia appiccicarsi, in particolare tra le pieghe del costume da bagno di una giovane ragazza. Sopra le spalle ci metteva un giacchetto di salvataggio arancio scolorito cotto dal sole e profumato di gomma. Facevamo passare a forza le nostre teste troppo

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grandi attraverso le piccole e strette aperture e stringevamo bene le fibbie. Ci spingevamo sul lago in canoe umide dal fondo molliccio, oppure ci sfidavamo a vicenda su moto d’acqua dai colori dell’arcobaleno intorno alle boe e sguazzavamo fino a quando più vacanzieri si avvicinavano alla capanna per noleggiarle. Di nuovo sulla spiaggia, trascorrevamo molte ore a rimbalzare su un grande trampolino nero. Le pastiglie di sicurezza ci bruciavano i piedi e le cosce quando ci arrampicavamo sopra. A differenza di oggi, dove vi è un trampolino in quasi ogni cortile neozelandese, erano molto rari nel 1970 e per pochi centesimi si potevano comprare 15 minuti per rimbalzare senza sosta. Alla fine sarebbe giunto i soccorsi sotto forma del camion Tip Top per rifornire il congelatore della capanna con qualsiasi tipo di delizie surgelate. Noi tre eravamo ben conosciuti quando arrivavamo in fila, con il nostro labrador nero ed il pastore tedesco di mio zio, in coda dietro al camion con il profumo intenso dell’asfalto che si scioglieva sotto i nostri piedi. Prima che potesse persino saltar giù dalla cabina davanti, avevamo già fatto i nostri ordini con entusiasmo, e dalla porta posteriore del camion frigorifero ci avevano generosamente consegnato i nostri gelati preferiti e due piccole vaschette di gelato alla vaniglia per i cani. Nonostante la nostra piccola dimensione, la Nuova Zelanda è tra i maggiori consumatori di gelato pro capite al mondo, solo secondi o terzi dietro gli Stati Uniti. Consumiamo l’enorme quantità di 24 litri a persona all’anno, 23 litri dei quali, sono abbastanza sicura, sono consumati nel mese di dicembre! 122 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010

foto di Bron Marshall


Hokey Pokey

Il gelato Hokey Pokey è un’icona nazionale, spesso incluso nelle liste di ciò che noi definiamo Kiwiano - “cose stravaganti che contribuiscono al senso della nostra nazione”. Secondo gusto più popolare dopo la vaniglia, l’Hokey Pokey è costituito da piccoli pezzi di sponge toffee mescolato alla vaniglia. Per questa occasione ho fatto una torta semifreddo Hokey Pokey da servire con frutti di bosco estivi, comunque sono sicura che sarebbe altrettanto buono con una composta di frutta secca o altri frutti di stagione.

Per l’Hokey Pokey (per 6 persone) 50g di zucchero bianco 2 cucchiai di golden syrup o miele 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio Mettere lo zucchero e il golden syrup in una casseruola di medie dimensioni e mescolare continuamente a fuoco basso finché lo zucchero non si sciolga e arrivi a bollore. Far bollire per 4 minuti a fuoco dolce, mescolando di tanto in tanto per assicurarsi che non bruci. Togliere la casseruola dal fuoco e aggiungere il bicarbonato di sodio, mescolando velocemente fino a quando la miscela non comincia a far la schiuma. Versare immediatamente l’Hokey Pokey su un vassoio foderato di carta da forno oleata e lasciare raffreddare. Una volta che l’Hokey Pokey è solido, romperlo in un piccoli pezzettini e conservare in un luogo asciutto, in un contenitore ermetico.

Per il semifreddo (per 6 persone) 250 ml di panna, leggermente montata 5 tuorli d’uovo 50 g di zucchero semolato 1 baccello di vaniglia, semini Foderare uno stampo da plum cake con due strati di pellicola trasparente. In una grande ciotola con le fruste elettriche o con la planetaria montare i tuorli con lo zucchero semolato fino a che non sono molto densi e pallido, circa 8 minuti. In un’altra ciotola montare la panna insieme con i semini della bacca di vaniglia. Unire delicatamente i due composti. Versare il composto nello stampo da plum cake e coprire con la pellicola trasparente. Congelare per circa 1 - 2 ore. Scoprire e unire mescolando una parte dei pezzettini di Hokey Pokey, lisciare la parte superiore, ricoprire e lasciar in congelatore per altre 3 o 4 ore. Per servire, togliere il semifreddo dallo stampo, rimuovere la plastica e tagliare a fette spesse. Servire 2 fette con una manciata di frutti di bosco freschi e i rimanenti pezzettini di Hokey Pokey.

Bron Marshall Sono una scrittrice freelance, fotografa e stylist specializzata in prodotti alimentari. Sono uno chef qualificato con la New Zealand National Certificates in Professional Cookery e ho lavorato in diversi ristoranti in tutta la South Island della Nuova Zelanda. Quando non sono immersa nel cibo e nella la fotografia, mi si può trovare ad insegnare a casa alle mie due figlie o a gestire la nostra piccola fattoria di 5 acri con mio marito a North Canterbury, Nuova Zelanda. http://bronmarshall.com - http://bronmarshall.org


Channukkah festa delle luci

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Il 25 di Kislev, il quarto mese del ca-

lendario ebraico, noi ebrei celebriamo la festa di Channukkah, che dura 8 giorni e ricorda un evento storico di grande importanza per il popolo ebraico. Era l’anno 165 a.C. quando Yehudah, figlio del sacerdote Mattatiah, soprannominato Maccabeo, entrò nel tempio di Gerusalemme, a capo dei suoi valorosi seguaci per riconsacrare il Tempio al Signore e abbattere gli idoli che vi aveva installato re Antioco IV di Siria, sotto il cui governo era caduta la terra di Israele. Antioco era una sovrano malvagio e voleva che gli ebrei abbandonassero l’osservaza della Torah, la Legge ebraica, per seguire la religione e la cultura greca; molti ebrei, tuttavia, preferirono morire piuttosto che sottomettersi al volere di Antioco e tradire la propria fede, mentre altri finsero di abbracciare il nuovo credo, ma continuarono a professare in privato la religione ebraica. Col passare del tempo, però, gli ebrei non poterono più tollerare la violenza subita: così, quando il vecchio Mattatiah e i suoi figli diedero il via alla rivolta, molti non indugiarono a seguirli. Le forze di Israele, sotto il comando Yehudah, riuscirono ad affrontare e sopraffare il nemico a Gerusalemme. Il primo obiettivo degli ebrei fu riconsacrare il Tempio con l’accensione della lampada a olio che lo illuminava. Il Talmud, uno dei libri sacri dell’ebraismo, racconta che gli ebrei trovarono nel tempio soltanto una piccola ampolla di olio puro col sigillo del sommo sacerdote, bastante per un solo giorno: avvenne invece un grande miracolo (in ebraico nes gadol ayah po, ‫)הפ היה לודג סנ‬ e l’olio bruciò per otto giorni, dando così la possibilità ai sacerdoti di procurare nuovo olio per i giorni successivi. Fu allora proclamato che il 25 di Kislev si festeggiasse l’avvenimento, per tutti i tempi a venire. Ancora oggi accendiamo i lumi per otto sere in ricordo non solo del miracolo dell’olio, ma anche del prodigio che pochi ebrei - con l’aiuto del Signore - riuscirono a sconfiggere il potente esercito siriano. La prima sera di Channukkah si accende una candela sulla channukkiah, il candelabro a otto braccia carat-

teristico della festa: nei giorni successivi, si accenderà ogni giorno una candela in più, in modo tale che l’ottavo giorno di Channukkah il candelabro sia tutto illuminato. Nell’accendere la channukkiah recitiamo la preghiera Hanerot Halalu, nella quale cui si dice che i lumi di Channukkah sono sacri e che non ci è permesso di

servircene (ad esempio per illuminare una stanza) ma solo di guardarli, al fine di rendere omaggio al Signore per i miracoli e i prodigi da lui operati. E’ usanza sistemare la lampada davanti a una finestra o vicino alla porta di ingresso per portare la luce di Channukkah anche fuori dalla propria casa. Prima di accendere le candele si recitano alcune benedizioni - ashèr kidshànu bemitzvotàv vetzivànu leadlìk nèr shèl Channukkah: (benedetto sii tu o Signore re del mondo) che ci ha santificato con i Suoi precetti e ci ha comandato di accendere i lumi di Chanukkah - shecheiànu ve kiemànu ve ighiànu lazmàn hazè: (benedetto sii tu o Signore re del mondo) che ci ha tenuto in vita, e ci ha preservato e ci ha permesso di raggiungere questo momento - sheasà nissìm lavotèinu bayamìm haem bazmàn hazè: (benedetto sii tu o Signore re del mondo) che compì miracoli per i nostri padri nei tempi passati, durante questa stagione Generalmente si intona anche un canto, Ma’oz Tzur, che significa “Roccia della mia salvezza”. I bambini poi, per tutta la serata giocano con le trottole, i sevivòn, come usavano fare al tempo del miracolo i bambini ebrei: essi studiavano la Torah di nascosto e all’arrivo delle guardie di Antioco fingevano di giocare con le trottole per non essere uccisi. A Channukkah si usa scambiarsi doni, regalare dei soldi ai bambini che hanno studiato diligentemente la Torah e mangiare tanti cibi fritti nell’olio, per ricordare il miracolo, tra cui le tradizionali sufganyot e i tipici latkes.


Le sufganyot altro non sono che dei krapfen; questa è la ricetta che usa la mia famiglia, ampiamente testata da molte generazioni.

Le sufganyot (per 10 sufganyot) 3/4 di un bicchiere di latte 1 uovo + un tuorlo 2/3 di un cucchiaio di zucchero 1 presa di sale 30 g di lievito di birra 30 g di margarina a temperatura ambiente farina q.b. (circa 250 g) olio per friggere Fare intiepidire il latte; in una ciotola, unire il latte, il lievito e un cucchiaio di farina, poi lasciare riposare 15 minuti. Aggiungere nella ciotola tutti gli altri ingredienti e farina abbastanza da ottenere un impasto morbido e leggermente elastico: impastare bene, a mano o con la planetaria. Lasciare lievitare l’impasto per 2 ore in un luogo tiepido e non ventilato. Stendere l’impasto col mattarello e ritagliare dei cerchi spessi circa 1,5 cm; mettere tra due cerchi d’impasto un cucchiaio di crema o marmellata e poi fare aderire bene i bordi dei due cerchi, in modo tale che poi friggendo non scappi fuori il ripieno: spennellare con un po’ d’acqua facilita il compito. Lasciare lievitare le sufganyot per altre due ore, poi friggerle in olio ben caldo. Per evitare l’odore di fritto è consigliabile aggiungere nella padella della frittura anche un paio di fettine di mela: è un ottimo rimedio contro l’odore del fritto. Quando le sufganyot sono di un bel colore marroncino dorato, tirarle fuori dall’olio e lasciarle scolare bene su un foglio di carta assorbente o scottex. Una volta raffreddate, spolverare le sufganyot con lo zucchero semolato e servire.

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I latkes sono semplicissime frittelle di patate, morbide dentro e croccanti fuori

latkes (per 4 latkes) 4 patate grosse 1 cipolla 1 uovo (ma se l’uovo è di quelli piccoli e bio come le mie fate anche 2 uova) 1 cucchiaino di farina sale e pepe Sbucciare 4 patate crude, poi grattugiarle o tagliarle a julienne con l’apposito attrezzo e metterle a scolare dentro a uno strofinaccio per un’oretta, affinchè perdano la loro acqua. Tritare finemente la cipolla, versarla in una ciotola capiente e impastarla con l’aiuto di una forchetta insieme alle patate grattugiate, l’uovo e la farina: deve venire fuori un intruglio denso ma non troppo. Aggiustare sale e pepe. Scaldare un po’ d’olio in una padella e friggere un mestolo di impasto per volta, avendo cura di lasciarlo colorire bene da un lato prima di girarlo, con l’aiuto di una spatola. Scolare i latkes su un foglio di carta assorbente o scottex, poi servire. I latkes sono deliziosi con la panna acida, ma in mancanza essa il philadephia va benissimo; l’abbinamento perfetto è quello col salmone affumicato e il timo o l’erba cipollina.

Jasmine Guetta Mi chiamo Jasmine, ho 21 anni e da un anno - insieme al mio amico Manuel - scrivo un blog di cucina, Labna.it. Ho cominciato a cucinare illuminata dall’idea di Ratatuille che “tout le monde peut cuisiner” e da allora non mi sono più allontanata dai fornelli. Mi piacciono i piatti italiani, ma anche quelli della tradizione ebraica e orientale che appartengono alla mia famiglia: per questo, in effetti, il mio blog è un miscuglio di tante culture gatronomiche. http://www. Labna.it G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 127


B没che de No毛l

un abbraccio morbido e goloso...

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Il mese prima di Natale

crea sempre una sensazione di calore e sicurezza dentro, e sono sempre più eccitata per le celebrazioni natalizie. Ovunque si guardi appaiono gli armamentari natalizi, e nonostante questo possa diventare un po’ opprimente (dato che oggigiorno iniziano a riempire gli scaffali nel mese di ottobre) non impedisce ai miei occhi di brillare come le luci di Natale. Il cibo, ovviamente, occupa gran parte della mia pianificazione natalizia. Passo un sacco di tempo a decidere il menu e a pensare ai temi, ai colori (argento luccicante, bianchi acceso e viola pastello) e a tutti i sapori e le esperienze che voglio trasmettere ai miei ospiti. È bellissimo il tempo trascorso in cucina preparando un assortimento di biscotti golosi da intingere in una tazza di cioccolata calda, paté e chutney… e non dimentichiamo il meraviglioso profumo delle brioche alla cannella fatte in casa che riempie tutte le stanze nei nelle prime ore fredde della mattina. Il Natale è un’occasione per fermarsi e passare del tempo di qualità con i propri cari, rammentando i ricordi e condividendo le risate intorno ad un fuoco ardente, facendo caldarroste e sorseggiando abbondante vino rosso con Lo schiaccianoci che suona in sottofondo. Crescere in Libano significa che abbiamo sempre avuto un meraviglioso Buche de Noel sul tavolo la sera della vigilia di Natale. So cosa state pensando ... Questo non è libanese! Ma, dal periodo francese, molti nel paese hanno adottato questa tradizione e così per questa edizione natalizia di G2kitchen vorrei proporvene uno.

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Bûche de Noël

pasta genoise al cacao con ripieno di castagne e panna al brandy

(per 6 – 8 persone) Tempo di preparazione: 30 minuti Tempo di cottura: 10 minuti Tempo di riposo: 5 ore Necessità: teglia di dimensioni15×10 2 fogli di carta da forno, dimensioni 20×10 Ingredienti per la pasta genoise 120 g zucchero muscovado 85 g farina 50 g burro, sciolto 30 g cacao 5 uova, albumi e tuorli separati 1 cucchiaino estratto di vaniglia 1/2 cucchiaino lievito

Ingredienti per il ripieno

435 g crema di castagne 400 ml crema di brandy (oppure usa la stessa quantità di panna con 2 – 3 cucchiai di brandy) 80 ml acqua calda 64 g zucchero 2 albumi, montati a neve ferma 1 sacchettino di gelatina Per la decorazione: zucchero a velo per l’effetto ‘neve’

Per preparare la pasta genoisePreriscaldare il forno a 200°C. Ungere lo e foderarlo con la carta forno. In una ciotola mescolare tutti gli ingredienti secchi, tranne lo zucchero. Quindi unire la farina, il cacao, i lievito. In un’altra ciotola, mescolare gli ingredienti umidi insieme: burro e vaniglia In una ciotola capiente, sbattere i tuorli e lo zucchero per circa 1 minuto o giù di lì. In un’altra ciotola pulita, utilizzando le fruste, montare gli albumi finché sono spumosi mettere da parte. Unire gli ingredienti secchi e gli ingredienti umidi (tranne le chiare montate) e montare con delicatezza per circa 1 minuto. Ora incorporare gli albumi montati a neve con il resto degli ingredienti, mescolando bene. Stendere l’impasto uniformemente sulla teglia e infornare per 10 minuti. Posare un panno umido su un piano di lavoro e mettere un foglio di carta da forno su di esso. Togliere la torta dal forno e capovolgerla delicatamente sulla carta da forno, poi delicatamente e lentamente rimuovere la carta. Utilizzandolacartadafornoepartendodallatolungo,arrotolarelatortaaformareuntroncoelasciareriposarearaffreddare per circa 2-3 ore, con la piega laterale in basso.Per preparare il ripieno di crema alla castagna e brandy:Mescolare la purea di castagne una volta con un frullatore a immersione solo per assicurarsi che non abbia dei grumi. A questo punto aggiungere la crema al brandy e lo zucchero e frullare per circa un minuto o due. In una tazza, aggiungere l’acqua tiepida e poi versare la gelatina, mescolando continuamente fino a quando la gelatina si scioglie. Ciò dovrebbe richiedere circa un minuto o giù di lì. In un’altra ciotola pulita montare gli albumi a neve (usando una frusta pulita). Unisci gli albumi al resto del composto e lascia a riposare per 1-2 ore o fino a che non è fermo. Put it all togetherSrotolare delicatamente il dolce raffreddato. Spalmare in modo uniforme la pasta genoise con il ripieno di brandy e castagne, ma fino ai bordi, altrimenti uscirà quando si arrotola. Arrotolare di nuovo in forma di tronco, sistemare con la piega laterale verso il basso, coprire con la pellicola e lasciar riposare in frigo per 2 ore o fino al momento di servire. Quando si è pronti a servire, tagliare una fetta sottile da ogni estremità, abbastanza per mostrare il motivo del ‘legno’, e poi mettere su un piatto da portata, cospargere di zucchero a velo e… lasciarsi andare! Buone vacanze a tutti, fate baldoria e siate felici!

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Bethany Kehdy Sono una ventenne Global Patriot che ha abbandonato il sistema aziandale, sono nata in America, cresciuta in Libano e adesso vivo nella Bloody Inglhilterra, avendo sposato un inglese. Amo passare il tempo inventando prelibatezze libanesi per il mio blog Dirty Kitchen Secrets. Lavoro come sviluppatore di ricette, food writer and food photographer. Organizzo anche tour culinari in tutto il Libano così come corsi di cucina due o tre volte l’anno. Nel mio tempo libero organizzo il Food Blogger Connect, la prima ed unica conferenza europea e forum per foodblogger. http://www. Dirty Kitchen Secrets.com G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 131


Il natale

dal solito, splendido copione

Foto e Testi Genny Gallo http://www.alcibocommestibile.it 132 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


Io sono una persona che aspetta. Sempre, da sempre, tutto.

Vivo costantemente nel villaggio preso dalla frenesia del sabato di leopardiana memoria, lavoro tanto per arrivare alle mete e una volta raggiunte, quando ci arrivo, non me ne godo il piacere ma penso alle successive. Detto questo capirete che la mia vera festa non è tanto il Natale, quanto la Vigilia. Sono ancora un bimba curiosa, e consumo le ore che mi dividono dalla mezzanotte intenta a scrutare i pacchetti sotto l’albero, quelli che si potranno aprire solo la mattina seguente, davanti a una fetta di panettone per far sentire alle papille gustative che è giorno di festa. Il 24 invece, terminata la frenesia del lavoro, si va a casa, veloci , e poi ci si fionda dalla mamma…non ci sono grandi cose sulla tavola, quelle verranno apparecchiate l’indomani, nel pranzo ufficiale:D… Quello che non puo’ certo mancare sono le patate: bollite, in insalata, semplicissime e povere, aprono il pasto come da tradizione a casa Gallo, come vuole mio padre da sempre, a memoria di quel che gli veniva servito sulla tavola del collegio da piccolo, quando questo era forse il solo segno di festa, la sola cosa che rendeva il Natale differente da tutti gli altri giorni… E poi di solito segue un primo:una pasta, ricca , piena, magari proprio con del pesce e passata al forno…come questa che vi propongo… Con in tempo ho imparato ad apprezzarla la festa. Ho imparato che quei momenti che possono sembrare noiosi e ripetitivi,uguali anno dopo anno,in fondo, sono proprio gli stessi in attesa dei quali si lavora una vita, e quelli per cui , in fondo, non vale la pena cambiare programmi!

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Conchiglioni ripieni di salmone e ricotta con carciof i

Per una teglia per 3 (voi moltiplicate a seconda dei vostri commensali) una quindicina di conchiglioni 100 g salmone affumicato 100 g ricotta vaccina fresca 4 cuori di carciofo 200 ml latte 20 g burro 20 g farina 00 sale, pepe, aglio, olio Far bollire i conchiglioni in acqua salata. Scolarli e raffreddarli velocemente passandoli in acqua ghiacciata. Con un coltello ben affilato tritaree per bene il salmone, mescolarlo con la ricotta e aggiustare di sale e pepe. Affettare finissimi i carciofi e farli saltare con un filo di olio e uno spicchio di aglio in una padellina, fino a che saranno morbidi. Preparare la besciamella: scaldare il burro, unire la farina e far cuocere il roux qualche minuto.Diluire con il latte freddo, riportare sul fuoco e far addensare. Assemblare il piatto: disporre qualche cucchiaio di besciamella sul fondo della pirofila, versare metà dei carciofi, adagiarvi i conchiglioni riempiti con il salmone , e coprire con i carciofi e un po’ di besciamella . Gratinare in forno per pochi minuti 134 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


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foto di Genny Gallo


Il natale

Simply London

a Londra

Provate a pensare al Natale a Londra. Cosa vi viene in mente? Sì, esatto! Il Natale da queste parti è proprio così, ma non solo… Ho pensato a lungo ad un unico aggettivo che potesse racchiudere le mille sfaccettature legate al periodo dell’anno più magico in questa metropoli, ma vi confesso che non è stato facile! Però alla fine l’ho trovato. Lo definirei: variegato. Questa città “pazzerella” che riesce ad accontentare sempre tutti, perchè di fatto ne ha per tutti i gusti, è capace persino di offrire un Natale estremamente variegato… Così si passa dallo slow living della Chirstmas Fair e dei mercatini natalizi all’aperto, al Natale scintillante e accativante di Oxford Street e degli immensi department store. Cosa preferite? Da una parte vi sembrerà di lasciare Londra per qualche oretta e di immergervi in una realtà senza tempo e senza luogo pervasa da profumi di arancia, cannella e vaniglia. Dove tante signore che sembrano delle buffe Beatrix Potter senza il coniglio Peter vi servono zucchero filato, caramelle dolcissime che si attaccano ai denti e magiche candy apples. Gli addobbi di Natale per l’albero e la casa più ricercati faranno da cornice a tutto ciò e vi faranno sospirare ad ogni bancarella. Dall’altra, invece, saprete benissimo dove siete. A Londra, ovviamente! Sì, perché un Natale così sfarzoso è realizzabile in poche città e lei è sicuramente una di queste. Più di 4 km di suggestivi addobbi, magiche luci e dolcissimi jingle

Testi e foto di Carolina Cenni http://www.semplicementepeperosa.com/ 138 - G2KITCHEN | DICEMBRE 2010


fanno di Oxford Street un must per tutti gli amanti delle atmosfere natalizie. Già, perché in quella che è considerata come una delle più grandi, famose e frequentate strade commerciali del mondo non si bada certo a spese in questo periodo dell’anno. Il risultato è un vero e proprio spettacolo per gli occhi che lascia a bocca aperta grandi e piccini. Inoltre, i grandi magazzini come Harrods, Selfridges e John Lewis offrono ogni “gioco” che un appassionato di cucina possa inserire nella sua letterina a Babbo Natale… Insomma posso assicurarvi che, come accade sempre in questa città, ce n’è proprio per tutti i gusti!

G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 139


Vi siete ricordati di scrivere la vostra letterina? Certo da bambini le richieste erano vergate con mano incerta tra disegni e colori, ma qui se ci si vuol far prendere sul serio, tocca mettere mano alla carta bollata... ...è una cosa da adulti la richiesta al nonnetto di rosso vestito!


alla C.A. del Sig. Babbo Natale (Joulupukki) Arctic Circle 96930 Rovaniemi Finland Spett. Sig. Babbo Natale

Distinti saluti


foto di Giulia Nekorkina


G2kitchen

Speciale Natale, anno 2010

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G2KITCHEN | DICEMBRE 2010 - 143


ci rivediamo prima della fine dell’inverno!!!


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