Christmas tails 2013

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PERIODICO BIMESTRALE DI INFORMAZIONE MUSTELIDE riservato ai soci di Furettomania Onlus EDIZIONE STRAORDINARIA

SOMMARIO

REDAZIONE

Timmy il tasso freddoloso Le puzzole infreddolite Il tasso e la chiocciola L'ermellino e il lupo Il pipistrello e la donnola Chi ha ucciso i cuccioli di lontra? Le lontre e il lupo La vera storia della Baronessa di Carini La leggenda dell'isola di Mackinac L'ermellino e il cacciatore Super Mario Tanuchi Pot pot Signor Klaus Un amico speciale Ladri di calzini Mille strane posizioni

Direzione e Supervisione: Consiglio Direttivo Furettomania ONLUS Capo Redattori: Ariela Trovato e Patrizia Puccetti Consulente Scientifico: Claudio Cermelli Collaboratori di Redazione: Lo Staff e i Soci Impaginazione e Grafica: Patrizia Puccetti Spedizioni web: Gaia Franzoso

FurettoMania Informa Edizioni Furettomania Onlus Via Petrarca n.12 21012 Cassano Magnago (Varese)

Anche quest'anno ci siamo lasciati catturare dallo spirito natalizio e siamo qui ad offrire ai nostri soci una raccolta di fiabe, racconti e filastrocche, originali, tradotte, inventate o riadattate a tema mustelide: tutta da gustare per risvegliare il bambino che è in noi e goderne insieme ai nostri figli e nipoti. Sperando in cosa gradita vi lasciamo a queste pagine e...

Buone feste!

OH! OH! OH!!! La Redazione Orgogliosa!


Nel bosco delle Sette Querce, viveva un tasso di nome Timmy, sempre triste e freddoloso,

Si avvicinò furtivo alla casa e vedendo la

poiché la sua pelliccia non era folta come

legnaia, pensò che era una tana perfetta.

quella dei suoi amici.

Quel pomeriggio, mentre la padrona di casa stava raccogliendo la legna per il All’arrivo dell’inverno, mentre cercava un riparo dal freddo, avvistò fuori dal bosco una piccola baita.

camino, scorse tra i tronchetti una codina penzolare.


Si chinò e vide Timmy che tremava per il

In casa lo mise davanti al caminetto e gli

freddo.

venne in mente un’idea.

Intenerita, la vecchina lo prese in braccio e lo portò a casa al calduccio.

“Ti farò un bel cappotto!”, esclamò.Tirò fuori il metro e gli prese le misure.


Senza perdere tempo si mise subito al lavoro, mentre Timmy si gustava il tepore

Soddisfatta dal suo lavoro, la vecchietta strinse Timmy in un tenero abbraccio.

del camino.

Ora Timmy non si vergognava piĂš del suo aspetto. Colmo di gioia corse nel bosco e si Dopo poche ore il cappotto era pronto per

mostrò fiero ai suoi amici.

essere indossato. Ringraziamo Davide Ghidini Tratto da http://fantasiasullacarta.blogspot.it/2012/03/fiaba-tasso-timmy.html



Le puzzole infreddolite Una famiglia di puzzole viveva con gli altri animali nella foresta. Era estate e faceva molto caldo, e tutto il giorno gli strani animaletti se ne stavano all’ombra sotto gli alberi. Le piccole puzzole, che come tutti i cuccioli non riuscivano a starsene tranquille, si trastullavano insieme alla scoperta dei dintorni della foresta e giocavano a nascondino nell’erba alta e nei tronchi degli alberi cavi.

Gli altri animali non si avvicinavano nemmeno a quella famiglia bizzarra, e non certo per antipatia. Tutti sapevano che odore sgradevole emanassero le puzzole in presenza di altre creature: purtroppo quella era la caratteristica della simpatica famigliola. Incuranti della loro solitudine, le puzzole stavano sempre insieme, e quando scendeva il buio e sopraggiungeva la notte, si addormentavano su un letto di foglie accanto alla mamma. Ben presto però, arrivò l’autunno e la temperatura diminuì di colpo, e le puzzole furono costrette a trovarsi una tana per dormire al calduccio e al riparo dalle intemperie. Faceva però sempre più freddo, e prima del previsto la neve scese col suo manto bianco a ricoprire ogni cosa nel bosco.

Le piccole puzzole tremavano per il gelo, e la notte non potevano chiudere occhio perché non riuscivano a scaldarsi nemmeno stringendosi l’una all’altra. Così una sera, decisero di invitare

nella tana anche gli scoiattoli, così da stringersi tutti insieme e scaldarsi l’un l’altro. Gli scoiattoli accettarono a malincuore, ma ben presto fuggirono lontano nella foresta: nel sonno le puzzole avevano sprigionato un odore così acre che era preferibile il gelo a quella tortura.

Il giorno seguente, le puzzole, dispiaciute dell’accaduto, invitarono il tasso, che con la sua folta pelliccia avrebbe potuto riscaldare tutta la famiglia. Di nuovo accadde la stessa cosa, ed il tasso fuggì via disgustato nel cuore della notte. Tutte le volte che qualcuno veniva invitato nella tana delle puzzole, era assolutamente inevitabile trovare un modo per rifiutare l’invito senza far pesare a quei poveri animali la loro sciagurata condizione. Intanto l’inverno era diventato molto rigido. Gli uccelli avevano creato un nido gigantesco nel quale tutti rimanevano accovacciati tenendosi caldi l’ uno con l’altro, così pure i conigli, i topini, i cerbiatti, le talpe e tutti gli animali della foresta. Solo le puzzole erano rimaste sole, ed i loro corpicini non producevano molto calore. Allora, con pazienza infinita, mamma puzzola andò a cercare in mezzo alla neve qualche fiore per profumare la tana e renderla accogliente per gli altri animali. In inverno i fiori sono rarissimi, ma mamma puzzola riuscì a trovare in mezzo alla neve un fiore meraviglioso: il bucaneve. Giunta nella tana, sparse i petali del bucaneve e profumò quell’ ambiente nauseabondo trasformandolo in un piccolo paradiso. Il vento che soffiava non dava più fastidio, perché il profumo del bucaneve allietava tutti gli animali infreddoliti. Nessuno rifiutò più l’invito delle puzzole, ed i piccoli animali passarono l’inverno in tutta tranquillità. Tornarono a trovarli gli scoiattoli, il tasso e poi tutti gli altri! Ora potevano dormire al caldo tutti insieme e senza creare alcun fastidio ai loro ospiti. tratto da http://isolafelice.forumcommunity.net/?t=43376956 Hanno interpretato: Alf e Betty


Il Tasso e la Chiocciola Traduzione a cura di Maria Giovanna Modoni

Tanto tempo fa, un tasso chiese a una chiocciola di accompagnarlo a pregare ai templi di Ise (Ise è un’area del Giappone ricca di templi antichi, il più importante dei quali è chiamato Ise). Per molti giorni viaggiarono verso il tempio e, viaggiando, parlavano fra di loro. “Signor Tasso, non siete annoiato dal semplice camminare? Forse dovremmo correre.” Suggerì la chiocciola. Curioso come sempre di vedere chi sarebbe stato il più veloce, il tasso accettò e iniziò a correre. Ma la chiocciola si era accomodata sulla punta della sua coda. Il tasso correva e correva quanto più veloce possibile e, appena varcata la soglia del tempio, saltò e agitò la coda per la gioia, certo della vittoria. Ma, senza accorgersene, aveva lanciato la chiocciola dalla sua coda fino al fondo del tempio, dove la chiocciola aveva sbattuto contro il muro, tanto forte che il guscio le si era spezzato a metà. Ma nonostante il dolore, riuscì a dirgli: “Ehi, signor Tasso, siete in ritardo! Sono qui già da molto tempo!” Perché mai e poi mai la furba lumaca avrebbe ammesso di aver perso la gara! tratto da

http://zeluna.net/japanese-folk-tales-for-children/badger-snail.html


Buone feste dalle infaticabili volontarie di

Furettomania ONLUS Per info su come avere panettoni, pandori ed altre iniziative solidali contattare

amministrazione@furettomania.com


L'ermellino e il lupo

Un giorno l’ermellino, passeggiando per la tundra, incontrò il lupo. “Sai qual è l’animale di cui le renne hanno più paura?” gli chiese l’ermellino. “Certo” rispose il lupo lisciandosi il pelo, “sono io.” “Beh….non è del tutto esatto” disse l’ermellino, “le renne rimangono terrorizzate al solo vedermi.” “Che sciocchezza!” rise il lupo. “Sei un gran bugiardo. Sei piccolo, non sei nemmeno capace di attraversare i ruscelli con un salto e ti vanti di far paura alle renne!” “Se non mi credi, facciamo una prova.” “D’accordo, se insisti” rise il lupo, “ma come intendi fare?” “Andiamo dove pascolano le renne” disse l’ermellino, “io andrò avanti per primo, tu mi seguirai così potrai vedere con i tuoi occhi.” La tundra è una vasta terra umida, desertica, senza alberi, e là dove cresce un po’ di muschio le renne vanno al pascolo. L’ermellino serpeggiava davanti, il corpo flessuoso, muovendo veloce le sue zampette: scivolava tra l’erba come un piccolo ruscello, senza che nessuno lo potesse notare. Il lupo invece lo seguiva impettito, con le sue zampe lunghe e con le orecchie dritte. Non appena le renne videro il lupo, tutto il branco fu preso dal panico e subito i maschi si strinsero attorno alle femmine e ai piccoli per proteggerli. “Lo vedi come hanno paura di me?” disse l’ermellino. “Sei convinto adesso?” “L’ho visto con i miei occhi…” disse il lupo. Ed era rimasto così impressionato, che da quel giorno tutti i lupi dividono il proprio cibo con gli ermellini. Tratto da http://isolafelice.forumcommunity.net/?t=43376956


Il pipistrello e la donnola

Un pipistrello, caduto per terra, fu afferrato da una donnola e, mentre stava per esser ucciso, la pregava di risparmiarlo. Quella dichiarò che non poteva lasciarlo andare, perché era per natura nemica di tutti gli uccelli. Allora il pipistrello spiegò che non era un uccello, ma un topo, e così fu lasciato andare. Più tardi cadde di nuovo, fu preso da un’altra donnola, e pregò anche quella di non divorarlo. Quella rispose che odiava tutti i topi, e il pipistrello, dichiarando che non era un topo bensì un uccello, se la cavò di nuovo. Ecco come fu che, con un cambiamento di nome, il pipistrello riuscì a sfuggire due volte alla morte! Non bisogna ricorrere sempre agli stessi espedienti, ma riflettere come si possa sottrarsi ai pericoli adattandosi alle circostanze! Immagine tratta da http://www.drmindweb.com/?p=118



Chi ha ucciso i cuccioli della lontra? Traduzione a cura di Ariela trovato

Lontra disse a Cervo-topo: “Amico, vuoi essere così gentile da tenere d’occhio i miei piccoli fino al mio ritorno? Sto andando giù al fiume a pescare e quando tornerò condividerò con te quello che pescherò”.

Mentre la Lontra era via, però, Cervo-topo si distrasse ad ascoltare la canzone di guerra suonata da Picchio; dato che lui era il capo dei ballerini delle danze di guerra del

suo

popolo,

iniziò

a

ballare

come

trascinato dalla musica e nella foga della danza calpestò i piccoli di Lontra. In quel momento Lontra tornò a casa, portandosi dietro i pesci pescati. Al suo arrivo vide che i suoi figli erano stati uccisi, ed esclamò: Cervo-topo rispose: “Molto bene! Vai pure, mi prenderò io cura dei piccoli”.

“Come

mai,

amico

Cervo-topo,

i

miei

bambini sono morti?” Sentendo quello che Cervo-topo le raccontò riguardo a cosa era successo, Lontra andò a denunciarlo da re Salomone, prostrandosi ed esordendo così: “Sono

un

umilissimo

servo

di

Vostra

Maestà e Vi chiedo perdono per osare disturbarVi, ma Cervo-topo ha ucciso i miei figli e desidero sapere se sia colpevole o no secondo la legge della Terra”. Re Salomone rispose: “Se

Cervo-topo

consapevolmente, colpevole di morte”.

Così Lontra andò giù al fiume a catturare i pesci.

ha

fatto

sicuramente

questo egli

è


Dopo di che raccontò nuovamente quanto era accaduto. Così il re mandò a chiamare anche Picchio, che si presentò nella stanza delle udienze.

Poi

chiamò

convocò

Cervo-topo.

Quando questi giunse alla presenza del re, Salomone chiese alla lontra: “Qual è la tua accusa contro di lui?” Lontra rispose: “Il

servo

di

Vostra

Maestà

lo

accusa

dell'omicidio dei suoi figli; chiedo quindi di interpellare la legge della Terra”.

“Stato tu, Picchio”, interrogò il re, “a

Allora il re chiese Cervo-topo:

suonare la musica di guerra?”

“Era tua intenzione uccidere i piccoli di

“Sì, perché ho visto passare Lucertola Il

Lontra?”

Grande che indossava la sua spada.

L’animale ribatté:

Re Salomone a quel punto sentenziò:

“E’ successo inavvertitamente, ed imploro

“Se questo è il caso, non vi è alcuna colpa

perdono per quanto è successo”.

da ricercarsi in Picchio”.


Allora il re ordinò che Lucertola Il Grande venisse al suo cospetto ed al suo arrivo, il re chiese: “Sei stato tu, Lucertola, ad indossare la spada?”

“Per quale motivo ti portavi dietro il tridente, Granchio?” “Perché Gambero aveva imbracciato la sua lancia”. Lucertola Il Grande rispose: “In verità sono stato io, Maestà”. “E perché stavi indossando la spada?” “Perché avevo visto Tartaruga indossare la sua

cotta

di

maglia”.

Anche Tartaruga, quindi, venne chiamata al cospetto di re Salomone, il quale la interrogò. “Perché

indossavi

la

cotta

di

maglia,

Tartaruga?”

Salomone sospirò e mandò a chiamare Gambero; che, dietro domanda, replicò che aveva imbracciato la lancia perché aveva visto giungere Lontra che voleva mangiare i suoi piccoli. “Ah”, concluse re Salomone, “se il caso è questo, tu, Lontra, sei tu la prima colpevole e non puoi accusare Cervo-topo, per la legge della Terra!” Stretta è la soglia, larga è la via

“L’ho

fatto

quando

ho

visto

Granchio

portare con sé il suo tridente”. Fu il turno di Granchio di comparire di fronte al trono.

Dite

la

vostra

che

ho

detto

la

mia.

tratto da

http://fairytales4u.com/story/who.htm


Le lontre e il lupo Traduzione a cura di Ariela trovato

Un giorno una Lupa disse al suo compagno : "Mi è venuto il desiderio di mangiare pesce fresco". "Andrò a prendertene un po’", rispose lui e si incamminò verso il fiume . Là vide due Lontre vicine alla riva in cerca di pesce . Ben presto una delle lontre vide un grosso pesce e, entrando in acqua con un balzo, agguantò la coda del pesce . Ma il pesce era forte e nuotò via, trascinandosi la Lontra dietro. "Vieni ad aiutarmi!", disse la Lontra richiamando il suo amico . "Questo pesce sarà grande abbastanza per tutti e due!" Così l'altra Lontra seguì la prima in acqua ed insieme furono in grado di trascinare il pesce a terra. "Dividiamo il pesce in due parti", propose una Lontra. "Voglio la metà con la testa ", rispose l’altra. "Non puoi avere quella metà, è mia", affermò la prima. "Tu prendi la coda". Il Lupo, ascoltando le Lontre, si avvicinò a loro. Vedendo il lupo, le Lontre hanno dissero: " Signore del colore dell’erba grigia, questo pesce è stato catturato da noi due insieme e non possiamo essere d'accordo sulla sua divisione. Vuole spartirlo lei per noi?" Il Lupo tagliò la coda e la diede a una, dando invece la testa all'altro. Tenne per sé la grande parte centrale del pesce, dicendo loro: "Si può mangiare la testa e la coda, senza litigare”. E corse via con il corpo del pesce. Le Lontre si girarono una verso l’altra e si guardarono. Non avevano nulla da dire, ma ognuna pensava tra sé e sé che il lupo fosse scappato con il meglio del pesce. Il lupo dal canto suo era contento e si disse, mentre correva verso casa: “Ora ho pesce fresco per la mia compagna". La quale, vedendolo arrivare, gli andò incontro, chiedendo: "Come hai fatto a pescare?Non sei un animale acquatico!" Poi lui le raccontò della contesa delle Lontre. "Ho preso il pesce come retribuzione per risolvere la loro lite ", affermò quindi soddisfatto.

tratto da

http://www.surlalunefairytales.com/books/jataka/morejataka/otters.html



La vera storia della Baronessa di Carini di Claudio Cermelli

A differenza della sua antenata che morì

fiumi. La giovane e bella Purpidda (avete

trucidata dal padre nel castello di famiglia

presente Claudia Cardinale nella scena del

per salvaguardare l’onore del casato, la

ballo

protagonista di questa storia vive beata tra

inebriata dalle luci e dagli sguardi dei tanti

molti cavalieri che stravedono per lei.

giovani furettoni che la divoravano con gli

Adesso vi racconto come sono andate le

occhi: il suo carnet di ballo era zeppo di

cose.

nomi di pretendenti. Non sapeva, però, che

La barunissa Purpidda di Carini viveva infelice,

reclusa

dal

padre

nel

castello

baronale in Sicilia, a Carini appunto. Per una importante

occasione, il padre diede

una grande festa cui partecipò il fior fiore della nobiltà sicula e diplomatici da tutto il mondo di stanza in Sicilia. Le coppie di furetti ballavano negli splendidi saloni del castello,

immensi

cacciagioni puzzole

in

erano livrea

vassoi

di

pregiate

portati

in

giro

da

fungevano

da

che

camerieri e valletti, il furotone scorreva a

con

del

la

Gattopardo?)

sua

bellezza

ballava

stava

felice,

creando

i

presupposti di un dramma. Tra tutti i bei maschi, tre soprattutto si stavano rodendo per la smania di conquistarla: il conte Potemkin, ambasciatore russo presso la corte di Palermo, il generale Popoff, cosacco dello zar (zoppo e sdentato per ferite di guerra) e il bellissimo Poldo, una puzzola nera

come

il

carbone,

assoldato

come

cameriere per la festa. Quest’ultimo, conscio del

suo

ruolo

di

servo,

se

ne

stava

timidamente da parte, sognando ad occhi aperti un bacio di Purpidda, mentre girava


coi vassoi di quaglie, anatre e conigli. Nel

della

cuore della festa il conte Potemkin andò a

ubriaconi…”

reclamare

il

suo

turno

di

ballo

dalla

affascinante baronessa, come prevedeva il di lei carnet. Purpidda era ancora tra le braccia del precedente ballerino, il generale

festa.

Quei

due

maledetti

russi

Poldo raccolse tutto il coraggio della sua vita e in un soffio disse: “Vinni vuliti fuiri cu’ mmia?”

Popoff, che nonostante la zoppia ballava egregiamente. Tra i due nacque un alterco e il generale lanciò il guanto di sfida al conte. Il barone, indignato per lo scandalo, fece

portare

fuori

i

due

russi

ormai

ubriachi di furotone e mandò in camera la figlia. Mentre la giovane saliva gli scaloni per

tornarsene

mestamente

nei

suoi

appartamenti, sentì dietro di sé dei passi leggeri. Si girò, ma non vide nessuno. Riprese a camminare e risentì il leggero fruscio: voltatasi, ancora non vide nessuno. Alla

terza

nascondersi

volta dietro

vide un

un’ombra divano:

scura

andò

a

vedere e vide uno dei camerieri di cui, durante la serata, aveva colto lo sguardo triste, sognante e dolcissimo. Ora quegli occhi

neri

brillavano

di

paura,

quasi

terrore, nell’ombra: era Poldo. A Purpidda battè il cuore: lo aveva seguito con gli occhi tutta la sera, rapita dal suo manto nero e lucido, dalla coda lunghissima, dagli occhi vivacissimi e selvaggi, da vera puzzola sicula. Il servo era terrorizzato perr essere stato scoperto a seguire la padrona e non osava potpottare…un goccia cominciò a scendergi dal naso. “Buonasera”

disse

Purpidda non se lo fece dire due volte: afferrò una zampa di Poldo, si precipitò giù per lo scalone e in un attimo la coppia fu lontano dal castello. Fuggirono al nord, la baronessa tradusse il suo nome in Polpetta e vissero per un poco in un modesto appartamento. Ma qualcuno era sulle loro

Purpidda

“come

vi

chiamate?” “Po…po…pot…pot…po Poldo, vossignurìa” balbettò il giovane. “Perché mi stavate seguendo?”

tracce. Non il barone, che per l’onta subita si era chiuso nel castello e non ne uscì più lasciandosi morire, ma il generale Popoff, deciso a conquistare la bella baronessa; era un uomo d’azione abituato a lunghe marce nella neve lungo il fiume Don e non si sarebbe lasciato scoraggiare facilmente.

“M’havi ‘a pirdunari….” “Non dovete scusarvi. Mi piacete e parlare con voi mi consola della fine improvvisa

Riuscì alla fine a trovarli, ma con grande dolore vide che Polpetta viveva con l’ex


cameriere. Scappò a Firenze, dove viveva il fratello, il conte Cannellosky, che cercò invano di farlo rinsavire (nonostante a suo tempo lui stesso avesse avuto una cotta per la bella baronessa): ma per Popoff esisteva al mondo solo una cosa, l’amore di Polpetta. Passava tristi giorni, affogando il dolore nel cibo e nel furotone (l’appetito, infatti, non gli era venuto

meno).

Un giorno

suonarono alla porta e si vide davanti Polpetta,

che

era

stata

chiamata

da

Canellosky stufo di avere il fratello tra i piedi. “Popoff, a casa nostra c’è posto per tre. Possiamo vivere tutti assieme. Poldo è dolcissimo, ma è sempre tanto timido e pauroso: ci vuole un po’ allegria e in tre staremo bene”. Il generale non se lo fece dire due volte: prese armi e bagagli, cioè la sua

cuccia,

e

seguì

Polpetta.

Che,

ovviamente, aveva ragione: Poldo, da quel cuore grande che era, accolse a braccia aperte il generale Popoff e i tre divennero inseparabili. Ma le peripezie non erano ancora finite. Al ritorno da una vacanza in montagna, dove, come al solito la baronessa e il generale avevano fatto vita mondana, tra un aperitivo e l’altro, con il timido Poldo che li seguiva in disparte, i tre si videro piombare in casa il conte Potemkin. Anche lui aveva passato brutti giorni, affranto per la fuga della baronessa, e anche lui aveva affogato il malumore nel cibo: era così diventato una palla di lardo. Ma Polpetta non poteva negare che la morbida ciccia, il pelo argentato e setoso, gli occhi dolci, la simpatia estrosa avevano fatto breccia nel suo cuoricino generoso.

Decise che c’era posto anche per lui con la completa approvazione di Poldo che, fin da subito, trovò irresistibile il conte. Iniziò così un periodo difficile: il conte e il generale, entrambi

russi

temperamentosi,

non

riuscivano a sopportarsi vicendevolmente e gli scontri erano continui. Poldo, molto diplomaticamente,

non

parteggiava

per

nessuno dei due ma si godeva beato la compagnia dei due nuovi amici e il dolce affetto della ex padrona. Arriviamo così alla cena di Natale del 2013. Polpetta,

elegantissima

e

bellissima,

mollemente adagiata su una dormeuse di velluto, spilucca una quaglia frullata in salsa

di

furotone,

un’immensa pelliccia

scaldandosi

in

di zibellino russo

(sintetica, ma lei non lo sa), regalo natalizio del conte.


generale per il conte Potemkin. Polpetta guarda

il

militare

severamente schiarisce

la

Potemkin

è

russo

con

interrogativi. voce:

”Il

speciale,

mio

non

è

occhi

Popoff

si

regalo

per

un

regalo

materiale” (Poldo a questo punto fa una risatina silenziosa pensando: “Ti pare che quel tirchione di Popoff spenda due rubli per comprare un regalo per Palla-di-LardoPotemkin?”. Polpetta lo incenerisce con lo sguardo.).

“Dicevo,

il

mio

regalo

è

simbolico” altra risatina di Poldo “ma sincero: ho deciso di non fare più guerra a Potemkin”.

I

due

furetti

russi

si

Ha appena finito di scartare i regali:

abbracciano e si mordicchiano dolcemente

Popoff le ha regalato uno splendido scrigno

sul

rosa pieno di trucchi di una famosa beauty

comincia a ribaltarli potpottando beato tra

farm niuiorchese (“Sex and The City”),

quei due colossi di pelo e ciccia, e la bedda

Poldo un bellissimo vestitino rosa con pizzo

Purpidda

bianco. I suoi tre fidanzati la guardano con

zampina dalle unghia laccate di rosa.

gli

occhi

sognanti.

“Adesso”

dice

lei

“scambiatevi i vostri regali”. E’ tutto un aprire di pacchi. Manca però il regalo del

collo.

Poldo

si

salta

asciuga

loro

gli

addosso

occhi

con

e

la

Da quel giorno vivono felici e contenti. E in pace.


La leggenda dell'isola di Mackinac Traduzione a cura di Maria Giovanna Modoni

Tanto tempo fa il mondo intero era fatto di acqua. Gli animali che vivevano nell’acqua erano tutti amici. Il castoro batteva la coda su e giù nell’acqua. La lontra si tuffava in mare. La strolaga nuotava con i piccoli sulla schiena. Il topo muschiato era in grado di respirare in acqua più a lungo di tutti gli altri. L’ultimo animale era una vecchissima, grandissima testuggine palustre dipinta, non una tartaruga terrestre.


Il suo nome era Mackinauk ed era gentile con tutti gli altri animali. Li rallegrava con delle canzoni quando erano tristi e permetteva loro di riposarsi e di incontrarsi sulla sua larga schiena. Un giorno, i venti dissero a Mackinauk di raccogliere della terra ricca dal fondale e di creare una nuova terra. Mackinauk chiese ai suoi amici di aiutarlo nella raccolta. Strolaga provò per prima, ma non riuscì a toccare il fondo. Dopo di lei, provò Castoro, ma nemmeno lui riuscì a raccogliere della terra. Poi provò Lontra, ma non ce la fece. Quando Topo Muschiato si offrì di aiutarli, gli altri animali risero di lui: pensavano fosse troppo piccolo e, poiché nessuno di loro ci era riuscito prima, pensavano che non ce l’avrebbe fatta neanche lui. Topo Muschiato fece un bel respiro e si tuffò in profondità. S parì così a lungo che gli altri animali pensarono che non sarebbe più tornato in superficie, ma alla fine schizzò fuori dall’acqua! Tra le mani aveva terra fertile, e la lanciò sulla schiena di Mackinauk. Magicamente, la terra si espanse, spuntarono alberi ed erba, e sbocciarono i fiori. Mackinauk era diventato un’isola. Si era trasformato in un pezzo di terra in cui gli animali potevano riposarsi e trovare pace e silenzio. Oggi, la chiamiamo Isola di Mackinac.

Tratto da

http://www.jbarnstable.org/ftcyber/mackisland/index.html


Ermellino e il Cacciatore Traduzione a cura di Maria Giovanna Modoni racconto popolare nativi americani


Lontano lontano nel nord del Canada, un uomo anziano viveva con la moglie e i figli. Vivevano lontano dagli altri, ma non si sentivano mai soli perché avevano molto lavoro da fare. L’uomo anziano era un grande cacciatore e in estate lui e la sua famiglia vivevano di pesci e della selvaggina catturata in inverno. In primavera raccoglieva la linfa degli aceri, con cui faceva sciroppo e zucchero per addolcire il cibo. Un giorno, in estate, trovò tre orsetti che stavano mangiando la sua scorta di zucchero. Quando li raggiunse, lo zucchero era già finito ed egli era molto seccato. Con un bastone robusto, uccise gli orsetti, li scuoiò e ne affumicò le carni. Ma la moglie disse: “Non ne verrà niente di buono. Non avresti dovuto uccidere i tre orsetti, erano troppo giovani per essere macellati.” Il giorno successivo, giunse il vecchio orso a cercare i suoi figli smarriti. Quando vide le loro pelli appese a seccare, seppe che erano stati uccisi dal cacciatore. Era triste e arrabbiato, e si rivolse al cacciatore: “Hai ucciso i miei cuccioli senza mamma, e per ripagarti di questa cattiveria, ucciderò i tuoi figli una notte in cui non sei di guardia, e mangerò tutto il vostro cibo”. L’anziano gli tirò delle frecce, ma esse non lo ferirono perché era Orso Bruno dal Cuore di Pietra e non poteva essere ucciso da nessun uomo. Per molte notti e giorni, l’uomo cercò di intrappolarlo ma non ebbe successo. E ogni giorno vedeva rimpicciolire la sua scorta di cibo, perché Orso Bruno dal Cuore di Pietra veniva a rubare ogni notte. E pensò: “Di sicuro moriremo tutti di fame prima che arrivi l’inverno e che ci sia di nuovo selvaggina”. Un giorno, disperato, decise di cercare qualcuno che gli dicesse come uccidere Orso. Raggiunse l’argine del fiume, vi si sedette pensieroso e fumò a lungo la pipa. Chiamò il Dio del Fiume e disse: “Oh, Dio del Fiume, aiutami ad affogare Orso quando verrà a cacciare il pesce.” Il fiume veniva dal paese del calcare, lontano fra le rocce, e scorreva rapido verso il mare. E il Dio del Fiume disse “La mia acqua non può indugiare. Ci sono milioni di ostriche giù nell’oceano che aspettano di avere delle conchiglie, ed è lì che corro a portare il calcare con cui farle.” E si allontanò rapidamente. Allora l’anziano chiamò lo Spirito del Vento e disse: “Oh, Spirito del Vento, stai con me questa notte e aiutami a uccidere Orso Bruno dal Cuore di Pietra. Puoi abbattere grandi alberi sulla sua schiena e schiacciarlo a terra.” Ma lo Spirito del Vento disse: “Non posso aspettare. Molte navi con ricchi carichi giacciono silenziose sull’oceano in attesa di salpare, e devo affrettarmi a portar loro la forza per navigare.” E come il Dio Del Fiume, si affrettò per la sua strada. Allora l’anziano chiamò la Nuvola Tempestosa, che stava passando sulla sua testa in quel momento, e disse: “Oh, Spirito della Nuvola Tempestosa, stai con me questa notte e aiutami a uccidere Orso dal Cuore di Pietra, perché egli vuole sterminare i


miei figli. Puoi mandare lampi e tuoni sulla sua testa e lasciarlo morto.” Ma la Nuvola Tempestosa rispose: “Non posso bighellonare lungo la mia strada. Lontano da qui ci sono milioni di steli di mais e di erba che muoiono di sete per la calura estiva, vedo le ondate di calore alzarsi dalla terra e corro a portar loro la pioggia che li salverà.” E come il Dio del Fiume e lo Spirito del Vento, corse via verso la sua meta. Il pover’uomo era molto addolorato perché sembrava che nessuno volesse aiutarlo a liberare la terra da Orso dal cuore di Pietra. Mentre stava seduto a pensare al da farsi, un’anziana donna andò da lui. Gli disse: “Ho molta fame e sono stanca, perché vengo da lontano. Puoi darmi del cibo e lasciarmi riposare qui per un po’?” Ed egli disse: “Abbiamo molto poco cibo, perché Orso dal Cuore di Pietra ce lo ruba ogni notte, ma possiamo condividere quel poco che abbiamo.” E le portò un ricco pasto. Mentre la donna mangiava, egli le raccontò dei problemi con Orso e le disse che nessuno voleva aiutarlo a liberarsi da questa calamità, e che Orso non poteva essere ucciso da nessun essere umano. E la donna disse: “C’è un piccolo animale che può uccidere Orso dal Cuore di Pietra, solo lui può salvarti. Mi hai fatto del bene, eccoti una bacchetta. Ora mettiti a dormire qui, sulla riva del fiume. Agita la bacchetta prima di dormire e dì le parole che ti insegnerò e, quando ti sveglierai, chiama a te il primo animale che vedi quando aprirai gli occhi. Sarà lui l’animale di cui parlo, e ti libererà dall’ Orso.” Gli insegnò dei versi e gli diede una bacchetta che prese dal cestino che aveva sotto il braccio; poi zoppicò via e il vecchio capì che si trattava della strana donna della Montagna Fatata Blu, di cui aveva sentito tanto parlare. Si stupì tanto, e decise di fare come lei gli aveva suggerito. Quando la donna fu andata via, agitò la bacchetta per tre volte e gridò: “Animale, animale, vieni dalla tua tana, Aiutami

a

uccidere

il

vecchio

Orso

Bruno!

Con la mia magia crea un piccolo dardo bianco Da scagliare nel Cuore di Pietra di Orso!” Ripetè le parole per tre volte. Poi si sentì stanco e presto si addormentò. Dormì solo un poco, e fu il calore del sole a svegliarlo. Si strofinò gli occhi e si guardò intorno. Dietro un albero c’era un animaletto con un arruffato pelo bruno, che a sua volta lo guardava. L’uomo si disse: “Di sicuro la strana donna fatata della Montagna Blu si è presa gioco di me. Questo animaletto scheletrico con il pelo sporco non è in grado di uccidere Orso.” Ma decise di mettere alla prova quello che lei gli aveva detto. Ripeté di nuovo i versi e l’animaletto corse da lui. “Chi sei?” Disse l’uomo. “Sono Ermellino.” Rispose l’animaletto. “Sei l’animale di cui mi


ha

parlato

la

donna

fatata

della

Montagna

Blu?”

“Sono proprio lui” Rispose Ermellino “Sono stato mandato a uccidere Orso e ho qui con me le frecce, diventate potenti grazie alla tua bacchetta magica.” Indicò la bocca e mostrò all’uomo i suoi denti bianchi e appuntiti. “Allora andiamo a farlo!” Disse l’uomo, euforico. “Oh, non così in fretta,” disse Ermellino, “Prima dovrai pagarmi.” “Che cosa posso fare per te?” “Mi vergogno della mia pelliccia marrone e sporca, che ho indossato per così tanto tempo. La tua bacchetta ti dà una grande magia e io voglio una pelliccia bianca, lucida e splendente, che posso indossare sempre pulita.” L’uomo agitò di nuovo la bacchetta e desiderò quello che l’animale gli aveva chiesto, e all’improvviso il pelo arruffato di Ermellino fu rimpiazzato da una pelliccia bianca, lucida e splendente, perfetta come la nuova neve dell’inverno. Allora l’animale disse: “Ho solo un’altra condizione per te. Devi promettermi di non uccidere mai un orsacchiotto quando ancora segue la madre in estate. Devi dar loro una possibilità di crescere forti, in modo che possano lottare per le proprie vite.” E l’uomo promesse, mettendo la mano sulla bacchetta per suggellare il voto. Poi, quando guardò di nuovo la bacchetta, essa era sparita dalla sua mano. Era volata via fino alla donna fatata della Montagna Blu. L’ermellino si preparò alla ricerca di Orso. Il pomeriggio era molto caldo e la foresta era silenziosa, né una foglia né uno stelo si muovevano e non c’erano increspature nel ruscello. Il mondo intero era assetato nel caldo secco dell’estate. Ma Ermellino non sentiva il caldo per quanto era felice della sua nuova pelliccia. Presto rintracciò Orso, sdraiato comodamente sull’argine del fiume durante il pisolino pomeridiano che era solito fare dopo pranzo. Giaceva sulla schiena e aveva la bocca spalancata, russava forte come una cascata. “Questo è il tuo ultimo sonno,” disse Ermellino strisciandogli accanto “perché sei un ladro pericoloso; non russerai più.” E con un balzo gli saltò in gola, in un attimo i sui dentini avevano bucato il suo forte cuore di pietra con frecce che gli Indiani non avrebbero mai eguagliato. Poi, veloce come era entrato, Ermellino saltò di nuovo fuori dalla bocca di Orso e scappò via. Orso non russò più; era ormai morto e la terra era libera dai suoi furti e dal suo terrore. Allora Ermellino tornò dall’anziano e gli disse che aveva compiuto quanto pattuito; e quella notte ci fu una grande festa a casa dell’uomo. E da allora Ermellino a Nord ha sempre indossato una lucente pelliccia bianca, perfetta come la prima neve d’inverno. E fino ad ora i cacciatori nel lontano nord, quando possono evitarlo, non uccidono i cuccioli di Orso quando ancora seguono la madre nella foresta. Danno loro una possibilità di crescere e rafforzarsi, così che possano combattere per la propria vita, come è stato chiesto dalla donna fatata della Montagna Blu.


SuperMario Tanuki Di Silvia Pizzi

Grazie SuperMario Tanuki, furetto "aggressivo" che doveva morire, perchÊ mi hai reso il senso del Natale. Tu che non hai avuto NULLA per anni, impari ogni giorno una cosa nuova, la tua timidezza che sboccia in felicità , la tua gentilezza anche nella gioia sfrenata del gioco e dell'esplorazione, cose che ti sono stati negati per 3 anni, tutta la tua vita, donano un'emozione che mi fa scoppiare il cuore. Ti guardo e penso che eri stato bollato come pericoloso, cattivo, destinato a non vivere e poi a morire. Date una chance a chi è caduto nel pregiudizio, salvate ogni vita quando potete, non giratevi mai dall'altra parte di fronte all'ingiustizia, regalate amore, adottate un animale abbandonato..e sarete FELICI SuperMario Tanuki (2008: nascita; 2011-: richiesta di soppressione e poi...vita!)


Potpot, Signor Klaus! di Maria Giovanna Modoni

Ăˆ noto a tutti il motivo per cui i furetti non possono essere validi aiutanti di Babbo Natale. Al polo Nord, soprattutto quando i giorni si accorciano e il freddo aumenta, le caratteristiche ricercate dal signor Klaus nei suoi assistenti sono principalmente tre: la concentrazione sul lavoro, la precisione nel


fare i pacchetti e il massimo rispetto per la proprietà privata. Inoltre, i turni di lavoro sono lunghi, ed è preferibile che nessuno si addormenti. Ogni anno la Elfpower, la Start Wee People, la Page Folletto e altre simili agenzie per il lavoro si danno da fare a cercare dipendenti stagionali per il signor Klaus, e finora nessun furetto è stato tra gli assunti. A dire il vero, però, il Polo Nord non è un posto sconosciuto ai furetti. Anzi, forse è proprio per questo che al giorno d'oggi le selezioni del personale si sono fatte così rigide. Il signor Klaus, proprio quello che tutti i bambini del mondo chiamano Babbo Natale, sa bene quello che un piccolo mustelide è in grado di fare. Per esempio, ci fu quell’anno in cui il signor Klaus dovette convincere tutti gli elfi a fare turni doppi subito prima di Natale, per mettere tutto a posto. Tutto era sembrato andare per il meglio, durante novembre e l’inizio di dicembre. I depositi al Polo erano in ordine, zeppi di pacchetti ben impilati, suddivisi per destinazione geografica, età dei destinatari e categorie. Ogni pacchetto aveva la sua carta da regalo colorata, bei nastri lucidi e alcuni perfino un bastoncino di zucchero rosso e bianco (ovviamente, solo per i bimbi più buoni). Tutto sembrava andare per il meglio e, come ogni folletto sa bene, è proprio questa la situazione in cui non bisogna sfidare la sorte. Ma quel giorno il signor Klaus si distrasse e se lo dimenticò. Mentre faceva il suo solito giro di ricognizione – la barba perfettamente acconciata, il completo di lana pettinata rossa stirato alla perfezione, la camicia bianca ben inamidata e la cravatta, anch’essa rossa, annodata come si deve – aveva sorriso e annuito verso il suo assistente, e aveva detto: “Ottimo lavoro, dillo anche ai ragazzi. Quest’anno siamo in anticipo e niente potrebbe andare storto!” L’assistente si era rapidamente coperto la bocca con una mano, e aveva fatto le corna dietro la schiena per allontanare il malaugurio. Ciò nonostante, la mattina dopo in ben due dei depositi regnava il caos: i pacchetti giacevano a terra, in perfetto disordine, le carte da regalo erano strappate, i nastri erano stati portati via. Tutti i giocattoli che potevano rotolare, erano rotolati via. Tutti i giocattoli con un’imbottitura erano stati agitati fino a rovinarla, erano stati nascosti negli angoli e avevano dei buchetti tutt’intorno. Tutti i


giocattoli di gomma erano stati mordicchiati da piccoli denti. Tutte le coperte erano arruffate e puzzavano. A tutti i puzzle e i giocattoli da montare mancavano dei pezzi. Tutti i bastoncini di zucchero erano stati leccati e mordicchiati. Inoltre, qua e là negli angoli c’erano delle cacchine rivelatorie. Gli elfi si misero le mani nei capelli e gridarono di disperazione: che cosa mai era potuto succedere?! Ebbene, come tutti gli elfi e i folletti ricordano, quello era stato l’anno della Lunga Tempesta di Neve, tutti avevano freddo e forse proprio per questo avevano lavorato di gran lena, per riscaldarsi le dita. Da un capanno nei boschi lì vicino, un gruppo di furetti era uscito a fare una passeggiata dopo la tempesta. Avevano giocato in mezzo alla neve, si erano inseguiti e avevano fatto la lotta. Era quasi l’imbrunire quando la tempesta era ricominciata, e i furetti avevano perso la strada di casa. Poco lontano, potevano vedere il bagliore della grande casa di Babbo Natale, e si erano diretti da quella parte cercando riparo. Erano riusciti a entrare da una porta laterale e si erano infilati nella zona depositi. Il resto, è facile immaginarlo. Furono due folletti a trovarli, la mattina dopo, mentre rimettevano a posto una delle stanze. I furetti avevano trascinato in un angolo un paio di coperte e lì si erano addormentati, tutti abbracciati. Avevano le boccucce semiaperte con la punta della lingua di fuori, i canini che si vedevano appena. Erano attorcigliati fra loro con le zampine in su e i gommini rosa a vista. Uno di loro muoveva ritmicamente una zampa, correndo in sogno. I folletti li guardarono, si guardarono, li guardarono di nuovo e non ebbero il coraggio di svegliarli per rimproverarli. Rimasero a guardarli ancora per un po’ sospirando, e uno di loro allungò la mano per fare una carezza a quello che si muoveva nel sonno. Fu allora che il mustelide pensò bene di sfurettare per la contentezza e per un po’ nessuno fu né felice né contento. Folta è la coda, larga la via, della tua puzza è meglio la mia.

immagine tratta da

http://www.ferretdaily.com/2011/12/merry-christmas-to-ferret-owners


Un amico speciale di Viviana Puzone Presidente Furettomania ONLUS

Lo aspettavo e lo volevo, ma la mamma mi diceva "quand'è ora arriverà .. e il tuo cuore brillerà ". Anche in sogno mi appariva e a scuola il suo pensiero mi seguiva.. non riuscivo a non pensare "ma quando arriva il Natale!?" Tutti vogliono regali macchinine, castelli o costosi aerospaziali ma il mio unico desiderio, era speciale ed era vero non un gioco o un pupazzo, ma un Amico vero e pazzo


un Amico senza eguali che avrebbe reso tutti speciali. Un Amico senza inganno con cui giocare tutto l'anno. Il telefono squillò e il mio cuore subito tremò... "E' ora, andremo domani" disse mamma, presto corri a far la nanna! Non riuscivo, non dormivo sempre a lui pensavo di continuo era ora e lo sapevo e il mio amico mi aspettava. Ed eccoci arrivati dai furetti abbandonati... quanti sono ogni anno sempre più con l' inganno di un amore senza fine senza poi esservi incline Quanti musi tristi non è giusto... perché gli uomini son così egoisti? "Figlio mio guarda qui" con un sussulto mi voltai e dalle braccia di uno ragazzo ecco spuntar un musetto aguzzo "Come si chiama" domandai "nessun nome gli è stato dato mai" una carezza gli feci sul peloso crapino e tanti baci mi diede quel furettino Vieni qui amico mio non sei più solo ora, sei nel cuore mio Amico ti chiamerò perché tutto quel che so è che per sempre ti amerò!


Il tesoro più prezioso di Viviana Puzone Presidente Furettomania ONLUS

Senza calze resterai se un furetto in casa hai! Un baule di tesori Un pò matti allegri e distratti chiavi, calze e botton d'ori! sono i furetti sempre birbanti! Irresitibile musino Quando cerchi e non trovi, chiede scusa restituendo un calzino! guarda bene cerca e muovi. Ma il tesoro più prezioso che ha Il telefono è sparito è il tuo amore che per sempre nel sotto l'amaca è custodito! cuore custodirà!


Mille strane posizioni di Viviana Puzone Presidente Furettomania ONLUS

Mille strane posizioni mentre dormon in mille torsioni sembran morti qualche volta sobbalziamo ogni volta Acciambellati a pancia all'aria forman cuori e arme letali Ci riscaldano nei giorni freddi ma con una leccornia sono desti Si emozionano sfurettando e la poesia va svanendo ma quando ti accarezzano con le zampine evviva la puzza senza fine!


Disponibile il CALENDARIO Furettomania Onlus 2014! Con le foto vincitrici del concorso fotografico 2013 tenutosi durante la carica dei Cercafamiglia a Giugno!!! Per richiederlo contattare Amministrazione@furettomania.com


e siccome non smetteremo mai di stupirvi...


Ed ora coloriamo con i piccoli: Il Tasso


La Moffetta


La Puzzola


La Lontra


Il Visone


La Martora


LaDonnola


L'ermellino




Ringraziamo tutti i soci che hanno collaborato con fiabe e immagini dei loro furetti e moffette, ed ogni autore ed illustratore che ha gentilmente condiviso le proprie creazioni, oltre che i siti da cui abbiamo condiviso alcune storie.

THAT'S ALL FOLKS! Questo numero speciale di Furettomania Informa non è pubblicato a scopo di lucro e non intende ledere in alcun modo i diritti d'autore. Eventuali immagini o brani pubblicati, tratti dal web, sono valutati di pubblico dominio e/o ne è stato chiesta la concessione; qualora il loro uso violasse involontariamente diritti d’autore, lo si comunichi alla redazione, che provvederà alla loro pronta rimozione. Grazie


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