Digitalic n. 7 - nuovo Mondo

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Stampato su carta Canaletto 300 gr/mq


CANALETTO Vicina ai creativi, vicina all’ambiente.

Scegliere la carta giusta per un progetto non è una decisione banale, è una scelta che nasce dal bisogno di comunicare qualcosa in più, qualcosa che lasci un segno distintivo ben preciso. E così come la creatività non ha limiti, la carta non può essere un limite ma una risorsa dalla quale attingere quotidianamente. CANALETTO, con la sua superficie vellutata e l’elegante personalità, vuole essere sempre più vicina alle esigenze dei creativi. Ed è per questo che CANALETTO è una carta certificata FSC®, per meglio rispondere all’esigenza di un messaggio creativo che sia anche sensibile alla salvaguardia dell’ambiente. www.gruppocordenons.com


EDITORIALE

LE|STRADE|CHE|NON|C’ERANO Le grandi trasformazioni non avverranno secondo modelli tradizionali, ma si realizzeranno per strade che non conosciamo, per vie inesplorate e saranno guidate da persone che non ci aspettiamo. È questo – forse – il più grande cambiamento a cui stiamo assistendo con la trasformazione dell’economia, secondo una radicale discontinuità di cui siamo testimoni. La tecnologia ha reso possibile individuare nuovi sviluppi, una diffusione maggiore delle opportunità di creare, inventare, cambiare, sorprendere. La vera innovazione è dove c’è l’inatteso, la sorpresa, quando si cambia un quid che sembrava immutabile, quando accade qualcosa di magico e non importa se riguarda la catena di montaggio di cuscinetti a sfera oppure un’App per tablet. La sorpresa è la chiave, mostrare un’altra via, aprire un varco che nessuno pensava esistesse. E ce ne sono infinite di strade a disposizione che conducono al cambiamento. Noi abbiamo scelto di unire design e innovazione, bellezza e competenza, ricercatezza dell’immagine e sostanza della tecnologia.

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Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it

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È la nostra strada, che nessuno prima aveva intrapreso. Ci siamo messi in marcia e subito molti si sono uniti al nostro cammino: li ringraziamo tutti. Sono così preziosi, per noi, che continueremo a farlo a ogni passo, a ogni numero… Ma che cosa ci cambia davvero la vita? Le grandi realizzazioni, i progetti planetari? Oppure è un particolare, un dettaglio, un granello di novità.

“LA VERA INNOVAZIONE E’ DOVE C’E’ L’INATTESO, LA SORPRESA, QUANDO SI CAMBIA UN QUID CHE SEMBRAVA IMMUTABILE, QUANDO ACCADE QUALCOSA DI MAGICO” Bisogna chiederselo, perché se si vuole portare (in qualsiasi campo) un’innovazione, occorre trovare una risposta. Se ripensiamo a ciò che ci ha dato gioia o soddisfazione forse si tratta di piccole cose, dettagli, particolari. Forse ci cambia davvero la vita qualcosa che la tocca direttamente e ogni giorno. Nella storia di copertina “Nuovo Mondo” le firme più prestigiose di Digitalic raccontano qual è per loro l’innovazione principale dell’ultimo periodo. Scoprirete molte cose inattese, ma tutte hanno un elemento in comune: ci toccano direttamente e personalmente, nella vita di tutti i giorni. È questo quello che conta davvero, la vita di tutti i giorni.


Soluzioni Microsoft per il Private Cloud. In futuro, il tuo data center dovrĂ diventare un centro di profitto. Scegli una soluzione per il Private Cloud che non ti faccia pagare in funzione del numero di macchine virtuali. Per saperne di piĂš visita microsoft.it/readynow


SOMMARIO

Anno 1 ‚ numero 6‚ aprile 2012 www.digitalic.it Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011 Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica per il periodo 1/10/2011-31/12/2011

10 AVVIO Photo

La prima programmatrice di pc

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Geografia

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White Paper

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La Terra come un Van Gogh Una città che brilla di luce, fantasia e arte Smau Wow

Dimmi qualcosa che non so

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Trend

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Futuro presente

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La mappa dell’e-commerce in Italia Nuovo Mondo Management

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Creative Park

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Pro.de: la dematerializzazione della PA coraggiosa I mille volti del design

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Fab4

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Coffee Break

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Punto G

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Una rete per tutti… ma sono tutti in rete? Quando il calcolo si fa duro Gli eventi aziendali Il rapporto Brundtland, resistere con energia

The Marketing Side

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2Social

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Il marketing è quella cosa lì che…

Esperti, Connettori e Persuasori per far scoccare la scintilla

Periodicità: 11 numeri Tiratura media:15.250 copie Diffusione media:14.450 copie Certificato CSST n. 2011/2247 del 27/02/2012 Società di Revisione: REFIMI Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso - marco@digitalic.it Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra - produzione@mmedia.info Hanno collaborato: Amir Baldissera, Barbara Bonaventura, Francesco D’Ambrosio, Alessio Ferri, Sara Fevola, Girl in the Cloud, Pierantonio Macola, Serena Piazzi, Francesca Pilone, Riccardo Pirana, Roberta Raimondi, Matteo Ranzi, Valerio Rosano, Marco Sampietro, Daniela Schicchi, Barbara Silbe, Antonella Tagliabue, Elena Veronesi. Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati

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Stampa: RDS WEBPRINTING s.r.l. via Belvedere, 42 - 20043 Arcore (MB) Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi

Girly Tech

80

MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393 - fax 039.2326449

Mad4It

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Trend

Non dire cloud…

SHUTDOWN L’innovazione non fa per le donne, lo dicono i maschi

TECNOLOGIA 45

Soluzioni

Tecnologia anti-tecnologia

INSERZIONISTI

Digitalk

WEB SOCIAL CLUB

MERCATO

Alias Aten Brevi Computer Gross – J.Soft – Adobe Computerlinks Dell Emc Evolution F-Secure Gasperini – Tomlinson Giusto Manetti Battiloro

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13 41 51 33 29 7 9 31 39 III cop 49

Scherzi a parte

GraphicPoint IV cop Gruppo Cordenons II cop - 3 Idc 65 Innovation Running 69 iStockphoto 53 Microsoft 5 Panda Security 27 Red Hat 16-17 Sidin 25 Smau 55 Viscom – Reed Exhibitions Italia 61

Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).

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Dell vStart Il percorso semplice, veloce e intelligente verso l’infrastruttura virtuale in una soluzione pronta per l’uso.

Dell vStart offre un’unica soluzione semplice per ottenere rapidamente tutti i componenti necessari e iniziare a realizzare e massimizzare i vantaggi della virtualizzazione, senza la relativa complessità. La soluzione Dell vStart viene consegnata pronta per l’uso, con le macchine virtuali immediatamente operative. Tutti i componenti sono già montati su rack, cablati, convalidati e configurati. Dell vStart si collega senza problemi alle attuali console di gestione, consentendo la semplificazione degli strumenti e delle attività di gestione dei server, l’accesso a dettagli approfonditi a livello di dispositivo per il monitoraggio e gli avvisi,l’installazione di hypervisor in server bare metal e l’aggiornamento del BIOS e del firmware in remoto. La soluzione Dell vStart viene fornita già correttamente dimensionata e convalidata per la gestione di fino a 100 o 200 macchine virtuali, in base a specifici requisiti di configurazione e carichi di lavoro, sfruttando al meglio tutte le risorse, i processi e le tecnologie disponibili. Pre-progettata per offrire un ambiente potente, ampiamente disponibile e altamente scalabile per la virtualizzazione, Dell vStart è una soluzione affidabile e pronta per l’uso, oggi e nel futuro. Il risultato finale? Il cliente ottiene una scalabilità senza precedenti, mentre i dipendenti possono dedicarsi alle attività aziendali e non all’infrastruttura virtuale.

Dell vStart è attualmente disponibile nelle seguenti configurazioni: Dell vStart 100v

Dell vStart 200v

• Estensioni di gestione pre-installate • Servizi di installazione iniziale • Dell PowerEdge™ R610 con processore Intel® Xeon® serie 56XX (1) • Dell EqualLogic™ PS6000XV (1) • Dell PowerConnect™ 6248 (4) • Rack 42U con tutti i componenti PDU, UPS e KVM necessari

• Estensioni di gestione pre-installate • Servizi di installazione iniziale • Dell PowerEdge™ R610 con processore Intel® Xeon® serie 56XX (1) • Dell EqualLogic™ PS6000XV (2) • Dell PowerConnect™ 6248 (4) • Rack 42U con tutti i componenti PDU, UPS e KVM necessari

Per ulteriori informazioni su come aiutare i clienti ad accelerare il percorso verso la virtualizzazione, visitare il sito Web dell.com/vStart © 2011 Dell Inc. Tutti i diritti riservati. Dell, il logo DELL, il marchio DELL, PowerEdge e OpenManage sono marchi di Dell Inc. Nel presente documento possono essere utilizzati altri marchi e nomi commerciali in riferimento sia alle società titolari dei marchi sia ai nomi dei rispettivi prodotti. Dell non rivendica alcun diritto di proprietà su marchi e nomi depositati da terzi. Il presente documento ha scopo puramente informativo. Dell si riserva il diritto di apportare modifiche, senza preavviso, a qualsiasi prodotto descritto. Il contenuto viene fornito “così com’è”, senza garanzie espresse o implicite di alcun tipo. Intel, the Intel logo, Xeon and Xeon Inside are trademarks of Intel Corporation in the U.S. and other countries.


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LA|PRIMA PROGRAMMATRICE DI|PC La prima persona al mondo a scrivere un algoritmo per una macchina è stata una donna. Anche se oggi il panorama della tecnologia è dominato quasi esclusivamente dagli uomini, tutto è iniziato con il gentil sesso; per la precisione con Augusta Ada Byron (figlia del poeta Lord Byron), passata alla storia come Ada Lovelace dopo il matrimonio con William King, conte di Lovelace. Nata a Londra nel 1815, Ada è stata un’insigne matematica, le cui riflessioni sulla macchina analitica di Charles Babbage includono quello che è conosciuto come il primo algoritmo al mondo realizzato per essere elaborato da una macchina. La passione per le scienze matematiche, Ada l’aveva ereditata dalla madre, Anne Isabella Milbanke, anche lei matematica. Nel 1843 tradusse un articolo dell’italiano Luigi Menabrea proprio sulla macchina analitica di Babbage, che completò con una serie di propri appunti. All’interno di una di queste aggiunte all’articolo originario è stato trovato l’algoritmo da lei ideato, che l’ha resa nell’immaginario collettivo la prima programmatrice di computer al mondo. Ada morì a soli 36 anni nel 1852 a causa di un cancro.

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GEOGRAFIA

La|Terra|come un|Van|Gogh I dati danno spettacolo. La Terra è un’infinita scoperta e offre sterminate possibilità. La grande quantità d’informazioni generata dal nostro pianeta può infatti essere visualizzata con modelli digitali: si scopre così che i dati possono trasformarsi in arte, come nella visualizzazione computerizzata delle correnti oceaniche realizzata dalla NASA. Il video – che può essere ammirato andando su http://www.digitalic.it/wp/?p=19530 – e le immagini sono il risultato di grandissime quantità di dati (i famosi Big Data) raccolti dai satelliti e dai sensori a terra e in mare per il progetto Estimating the Circulation and Climate of the Ocean Phase II, detto ECCO2. Lo strumento utilizzato è il modello del MIT General Circulation Model (MITgcm). Il risultato è straordinario: immagini e video che lasciano incantati nel vedere quanto il nostro pianeta sia in grado di offrire ogni giorno…

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NEWS

Partner|a|scuola|di|cloud,|i|corsi|di|Magirus Mai come in questi ultimi mesi Magirus sta cercando di interpretare al meglio il suo ruolo di distributore a valore concretamente aggiunto mettendo sul piatto un’importante offerta tecnologica, caratterizzata soprattutto da competenze e certificazioni vitali e strategiche per tutti gli operatori di canale alle prese con la svolta epocale del data center e del cloud computing. Va letto proprio in questo senso il recente lancio della formazione e certificazione cloud computing “Magirus Cloud: Foundations” – incen-

trata su Infrastructure as a Service (IaaS) – che si inserirà nel portafoglio di Magirus Academy, la divisione specializzata nella formazione al canale. Il lancio della formazione prosegue nel segno della collaborazione tra Magirus e Colt Technology Services – la cui partnership è stata annunciata nel novembre 2011 – per offrire alle aziende servizi IaaS attraverso il canale. “Magirus Cloud: Foundations” è immediatamente disponibile ed è gratuita per i partner commerciali Magirus in tutta Europa.

La|strada|è|quella|giusta e|Check|PoinT|sorride Tutto è cambiato nel volgere di poco più di un anno. Nuovo management in Italia e in Europa, nuova e più forte strategia di canale, nuova attenzione alle soluzioni ad alto valore aggiunto e soprattutto un approccio a 360° sulla sicurezza, non più vista come una questione di singole so-

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VMware-Computer|Gross: c’è|l’accordo Attesa e nell’aria da tempo, ecco la fondamentale ufficializzazione di una notizia molto importante per gli equilibri del canale indiretto concretamente a valore aggiunto. Una novità destinata ad aprire importanti scenari di business per i rivenditori italiani che intendono guardare alla nuova era del data center, della virtualizzazione e del cloud computing come a una nuova e fondamentale stagione carica di innovazione e di margini interessanti. Computer Gross Italia, distributore di prodotti e soluzioni ICT al vertice del panorama distributivo italiano, ha infatti annunciato di aver siglato un accordo ufficiale per la vendita delle soluzioni VMware in Italia. Questa partnership ha l’obiettivo di rafforzare la presenza di VMware nel nostro Paese e di sviluppare la crescita del canale attraverso supporto specialistico, competenza e un’esperienza unica nel settore da parte di un distributore a valore come Computer Gross Italia.

luzioni che rispondono a singole esigenze. La cura di Check Point Software sembra funzionare e, dati alla mano, ora i conti tornano e aprono importanti scenari per il prossimo futuro. La società leader nella sicurezza Internet ha infatti annunciato i risultati finanziari per il primo trimestre fiscale, che si è concluso il 31 marzo 2012. Risultati che strappano più di un sorriso ai manager della società. Nel dettaglio, il fatturato totale è di 313,1 milioni di dollari (in aumento dell’11% rispetto ai 281,3 milioni di dollari del primo trimestre 2011) e l’utile operativo Gaap è di 172,9 milioni di dollari, in aumento del 22% rispetto ai 141,3 milioni di dollari del primo trimestre 2011


MOBILE CONNECT Applicazione per l’accesso remoto sicuro (SSL-VPN) per Apple iPad, iPhone e iPod touch alle risorse di rete aziendali.

WEB APPLICATION FIREWALL Protezione totale contro i più insidiosi attacchi informatici (SQL-Injection, XSS, CSRF) degli applicativi Web esposti su Internet.

APPLICATION VISIBILITY & CONTROL Potenti strumenti di gestione per il controllo granulare delle applicazioni e degli utenti per incrementare la produttività aziendale.

END POINT CONTROL Le potenti funzioni di interrogazione degli end point (NAC), offrono un controllo flessibile e granulare per tutti i dispositivi che accedono alla rete.

NETFLOW REPORTING Reporting e visualizzazione del flusso di traffico di applicazioni multi-vendor per misurare le prestazioni e correggerne eventuali problemi, aumentandone la produttività.

DEDUPLICAZIONE DEI DATI Ottimizzazione dell’efficienza dello storage grazie alla gestione di più dati in minor spazio disco e aumento dell’efficienza della larghezza di banda con conseguente riduzione del traffico di dati in rete.

WAN ACCELERATION & OPTIMIZATION Soluzioni per la riduzione della latenza delle applicazioni e la conservazione della larghezza di banda; consentono un sensibile aumento delle prestazioni WAN e una migliore esperienza utente per le aziende multi-homed.

L’INTELLIGENZA SUPERIORE NELLA PROTEZIONE DEI DATI. SSL-VPN | E-CLASS | CONTINUOUS DATA PROTECTION | E-MAIL SECURITY | UNIVERSAL MNGMT APPLIANCE | FIREWALL UTM Hai mai pensato di riuscire a dare ai tuoi clienti tutte le risposte legate alle loro necessità di connessione, sicurezza e gestione della rete in maniera definitiva e totale, siano essi piccole, medie o grandi imprese? Con SonicWALL questo è davvero possibile. SonicWALL, è leader nelle soluzioni intelligenti per la sicurezza della rete e per la protezione dei dati, come testimonia il diagramma di Gartner, che classifica sulla base di parametri rigorosi, le aziende dove l’innovazione e l’esecuzione raggiungono il massimo livello.

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WHITE PAPER 14

UNA CITTÀ CHE BRILLA DI LUCE, FANTASIA E ARTE Daniela Schicchi “Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.

Eccoci alla nostra nuova, stupenda, settima fatica. Ritorna il Gruppo Cordenons con una nuova affascinante carta; ritorna anche Gasperini con i suoi preziosi cliché e la microincisione; infine arrivano due artisti delle graphic arts come Giusto Manetti Battiloro per il foil oro e Graphicpoint per la stampa a caldo. Et voilà, il gioco è fatto!

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Quando il cotone incontra la cellulosa Al terzo appuntamento il Gruppo Cordenons ha voluto conquistarci con Canaletto da 300 grammi. Una gamma di carte e cartoncini realizzati con il 20% di cotone e l’80% di fibre di pura cellulosa vergine ECF (Elementary Chlorine Free), proveniente da fonti gestite in maniera responsabile. La superficie è naturale con finitura vellum, ottima tenacità, bulk e rigidità,

grande resistenza alla piegatura e alla cordonatura, buona solidità alla luce ed elevata collatura superficiale con gelatina naturale. Perfetta per edizioni d’arte e di pregio, cataloghi, calendari, astucci di lusso e tutto quanto debba avere un’immagine elegante e ricercata.

Un lavoro d’alta oreficeria Ritroviamo invece un amico fidato, Gasperini (azienda di

GRAPHICPOINT

GIUSTO MANETTI BATTILORO

Dal 1988 la Graphicpoint opera sul mercato grafico come azienda specializzata in servizi complementari alla stampa. È dotata degli strumenti necessari per la nobilitazione di stampati su carta e supporti plastici. Filo conduttore dell’attività è l’impegno costante a mantenere un livello di qualità altissimo e un occhio sempre puntato verso nuove tecniche e nuovi materiali. Una consolidata preparazione tecnica unita all’intraprendenza e al dinamismo che contraddistinguono l’azienda, consentono di mettere a disposizione del cliente attrezzature e know-how per dare realizzazione a tendenze grafiche all’avanguardia. www.graphicpointspa.it

Giusto Manetti Battiloro conta 130 persone, 3 sedi, 1 stabilimento in costruzione in Italia e 2 consociate in Spagna e Polonia. Tradizione, qualità, etica e innovazione sono i principi cardini aziendali. Tradizione, legata ai quasi 200 anni di storia nella lavorazione dell’oro; qualità, garantita da personale qualificato e dall’attenzione ai prodotti; etica nei confronti di dipendenti, collaboratori, clienti, stakeholder e garantita da una certificazione SA8000:2008; infine innovazione, legata allo sviluppo dei processi, dei prodotti e dei macchinari, portata avanti da risorse qualificate per realizzare esemplari unici al mondo. Settore stampa a caldo: Settore foglia oro: www.manettifoil.it www.manetti.it

1820

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Gruppo Cordenons è un’azienda italiana produttrice di carte che offre al mercato internazionale oltre 2.500 prodotti specializzati. Accanto alle più avanzate tecnologie, l’azienda mantiene intatta la vocazione a creare carte preziose, che evocano l’eleganza e il fascino delle carte fatte a mano. Gruppo Cordenons ha

sviluppato un portafoglio prodotti molto ampio che include carte classiche marcate, vergate e goffrate, carte più moderne metallizzate e iridescenti e carte innovative con effetti particolari che richiamano le sensazioni tattili e visive della plastica o dei tessuti alla moda. www.gruppocordenons.com

GASPERINI Con il partner strategico Tomlinson, siamo il vostro referente unico per ogni tipologia di nobilitazione e anticontraffazione. Sottoponeteci le vostre idee, e sapremo fornirvi con competenza e passione tutti gli strumenti di cui avete bisogno:

Prato specializzata nella stampa a caldo e rilievo artistico in 3D), nella microincisione olografica e anticontraffattiva, nella calcografia e nell’intaglio oltre che nelle lavorazioni termografiche.Giampaolo Gasperini e il suo team hanno realizzato artistici cliché per questa nuova creazione, utilizzati per rendere realistici, tattili e tridimensionali il sole, i suoi raggi e la testata. Ma non è tutto: la microincisione del sole infuocato è

cliché di alta qualità, tecnologie, macchine e prodotti. Non aspettate: siamo in grado di creare “on demand” in pochi giorni microincisioni olografiche e rilievi multilivello, con simulazioni 3D. www.gasperini.it

accompagnata da uno splendido rilievo 3D che definisce i grattacieli che si stagliano nel cielo, dando loro ben 3 livelli di profondità differenti. Un lavoro di alta oreficeria che dona quel tocco di unicità a ogni progetto… compreso il nostro!

Tutto oro quello che luccica Nuova entrata per questo settimo numero è quella di Giusto Manetti Battiloro, azienda che ha fornito il foil in

Il “caldo”, tradizione intramontabile Passiamo ora a chi ha dato concretezza a tutto il lavoro, a chi lo ha reso tangibile. Si tratta di Graphicpoint, azienda nuova per i lettori di Digitalic, che ha stampato a caldo la cover che vedete. Questo tipo di stampa tradizionale nobilita molti elementi della copertina come il cielo, il testo che si trova subito sotto al sole e le finestre dei grattacieli. L’oro scalda l’immagine e fa risaltare i tratti della microincisione, della quale abbiamo parlato in precedenza. L’esperienza nelle lavorazioni a caldo di Graphicpoint è stata fondamentale per andare a registro perfetto anche sui raggi più sottili di questo sole. Come sempre, dimostrando che la collaborazione tra partner d’esperienza è sempre un’arma vincente!

RISORSE

GRUPPO CORDENONS

oro per realizzare sole, raggi, testata e grattacieli. Insomma, tutto ciò che vedete scintillare sulla cover. La stampa a caldo è una delle tecnologie più diffuse e affascinanti del mondo della comunicazione. La brillantezza dei colori (oro, argento e tinte metallizzate) i pigmenti, l’effetto perlescente e le venature in legno, donano fascino e bellezza a ogni stampato. L’unicità della stampa a caldo è data anche dalla molteplicità di fantasie e finiture che si possono creare sui più disparati substrati in commercio. Dal 1820 con la foglia oro, fino ai giorni nostri con il foil per la stampa a caldo, la Giusto Manetti Battiloro offre prodotti adatti a qualsiasi applicazione.

www.pixartprinting.it Community con oltre 8 milioni di utenti, Behance presenta il progetto Behance Portfolio Reviews: nella terza settimana di maggio, 337 eventi in tutto il mondo per promuovere l’abilità di giovani creativi. Pixartprinting ha stampato tutto il materiale del progetto, dai pannelli con le opere dei partecipanti alle schede degli artisti, fino alle cartoline e alle locandine divulgative. Il Centro Carlo Scarpa presso l’Archivio di Stato ospiterà l’esposizione il 18 maggio dalle 18:00 alle 20:30.

www.ricoh.it/drupa2012 Al recente Drupa di Düsseldorf, Ricoh ha presentato soluzioni che consentono ai service provider di fornire ai propri clienti servizi e applicazioni “oltre la stampa”. Tra le novità, la stampante ink-jet per grande formato Ricoh Pro L4000, dotata della nuova generazione di testine di stampa piezoelettriche Ricoh con inchiostro a lunga durata latex a sette colori (CYMK, ciano e magenta light e bianco); inoltre supporta un’ampia gamma di media ed è ideale per applicazioni indoor e outdoor.

www.paperandpeople.com Reduce dal Fuorisalone di Milano con il successo della Design Week, lo showroom di Paper & People rappresenta un punto di riferimento per creativi e designer che possono scegliere tra le più belle carte grafiche, grazie agli oltre 2.500 articoli presenti. L’attività aggrega in un unico contesto tutti gli attori del sistema produttivo, distributivo e di consumo, creando un rapporto più diretto con l’utente finale, tramite competenza e innovazione.

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Digitalic per Red Hat

UN CASO DI SUCCESSO PER IL SOFTWARE “APERTO”

RED HAT, LA FORZA DELL’OPEN SOURCE

Viaggio al centro di uno dei più interessanti casi di successi del mercato ICT. Forte di tassi di crescita di oltre il 20% e di una ambiziosa politica di acquisizioni, Red Hat è considerato oggi il più affidabile fornitore di tecnologie Linux e open source al mondo e si appresta a consacrare un simile ruolo nel corso dell’attesa e imminente edizione 2012 dell’Open Source Day di Roma

Carmen Palumbo, marketing manager di Red Hat

Molto più di una società di software, molto più di un semplice player di mercato: Red Hat è un virtuoso anello di congiunzione al centro di uno dei più interessanti segmenti di mercato. Un ponte ad alto valore aggiunto che mira a collegare in maniera rapida e funzionale le community che creano software open source e i clienti aziendali che lo utilizzano nella pratica quotidiana. Multinazionale dalle idee tremendamente chiare, Red Hat può vantare i numeri record di chi sta segnando in maniera profonda il mercato con una politica di sviluppo strategico e tecnologico molto precisa. «Lo scorso febbraio – spiega Carmen Palumbo, marketing manager di Red Hat – abbiamo chiuso il fiscal year 2012 e abbiamo salutato un anno che ci ha regalato grandi soddisfazioni. Si parla infatti di un fatturato in crescita, anno su anno, del 25% e del recente raggiungimento del primo “Billion”. Un risultato molto importante tenuto conto che Red Hat è una so-

cietà open suore; in virtù di un simile traguardo, diventiamo i leader mondiali nel mondo del software “aperto”». Anche in Italia i conti tornano «In Italia – continua Carmen Palumbo – abbiamo confermato i risultati ottimi raggiunti a livello mondiale. In particolare, il modello delle sottoscrizioni e dell’open source si sta rivelando sempre più di successo e accettato in ambito enterprise da un numero crescente di aziende di ogni forma e dimensione: dalle Pmi alle aziende del mondo finance, fino ad arrivare alla pubblica amministrazione. Il tutto perché come Red Hat abbiamo fatto un salto in avanti molto importante a livello tecnologico che ci sta portando a non parlare più di sistema operativo, ma a focalizzarci sempre più sul valore delle applicazioni». Applicazioni che per Red Hat abbracciano il mercato del middleware, con soluzioni di valore come Jboss, e ancora il mondo del cloud (sia pub-

blico sia privato sia ibrido) e quello della virtualizzazione. «A questo proposito – spiega Carmen Palumbo – abbiamo appena annunciato la release 3.0 della nostra soluzione per la virtualizzazione, una versione che sta raccogliendo molti consensi tra i nostri clienti. Non solo, Red Hat ha ampliato in maniera strategica il proprio raggio d’azione varando l’acquisizione di una società come Gluster, che è specializzata a livello di storage open suore. Un’operazione che ci permette di diversificarci e di offrire a clienti e partner un’offerta “open” sempre più ampia e integrata». I pilastri del 2012 Archiviato un fiscal year di successo, Red Hat sta ora affrontando un 2012 di grande slancio e focalizzazione su una serie di “pilastri” intorno ai quali la società ha intenzione di costruire e sviluppare le migliori opportunità di business per i propri partner e clienti. «I pilastri su cui punta Red Hat e su cui intende costruire la propria crescita nei prossimi mesi – racconta ancora Carmen Palumbo – sono il cloud, la virtualizzazione e il canale indiretto». Nel caso del cloud l’attenzione troverà forma concreta nel costante potenziamento di offerte di crescente successo come CloudForms, una soluzione Infrastructure-asa-Service (IaaS) differente.


RED HAT SYMPOSIUM – OPEN SOURCE DAY 2012, L’EVENTO DELL’ANNO Per chi vuole conoscere, toccare con mano il mondo dell’open source e tutte le sue più interessanti declinazioni al servizio del mondo aziendale c’è una sola strada da percorrere, che porta a Roma, esattamente il prossimo 12 giugno. Proprio in questa data è infatti fissato l’appuntamento con l’attesissimo Red Hat Symposium – Open Source Day 2012, tradizionale evento che Red Hat dedica proprio al suo ecosistema di partner e clienti e che, tra i Platinum Sponsor di quest’anno, vede la partecipazione di società come Cisco, HP, Ibm e Intel. «Siamo alla VI edizione – spiega Carmen Palumbo – e si tratta di un evento di grande impatto che catalizza l’attenzione di tutti coloro che hanno qualcosa da dire in ambito open source. L’anno scorso abbiamo registrato qualcosa come oltre 400 partecipanti e quest’anno puntiamo ad aumentare tale cifra anche grazie al supporto degli sponsor che hanno scelto di affiancarci e sostenerci. Sponsor che sono tutti nostri partner e questo rappresenta una conferma della grande intesa e fiducia che l’ecosistema di canale ha nei nostri confronti». Ad aprire le danze della giornata ci penseranno i numeri uno italiani e mondiali della società: Gianni Anguilletti, country sales manager Red Hat Italia, Jim Whitehurst, Ceo e president di Red Hat e Joel Berman, vice president, global field marketing di Red Hat. «Nello specifico – spiegano da Red Hat – ci sono cinque motivi precisi per cui non bisogna mancare

CloudForms offre infatti agli utenti l’opzione self-service che consente di distribuire le risorse e rispondere alle esigenze aziendali più velocemente. La soluzione permette inoltre di abbattere i silos della capacità, eliminando la complessità, il tutto con funzionalità avanzate: dalla pianificazione alla messaggistica a prestazioni elevate, ad una robusta infrastruttura di protezione. OpenShift è invece una soluzione cloud PaaS (Platform-as-a-Service) per sviluppatori open source che ridefinisce il mercato del PaaS, fornendo agli sviluppatori un nuovo livello di scelta di linguaggi, infrastrutture e cloud che consenta loro di costruire, verificare, eseguire e gestire le proprie applicazioni». La forza dell’ecosistema Cloud, dunque, virtualizzazione ma anche e soprattutto la forza di un ecosistema di

partner di forme e dimensioni diverse, tutti accomunati però dalla profonda integrazione con le soluzioni e le strategie firmate Red Hat. «Parlando di Red Hat, del suo successo e di open source è impossibile non chiamare in causa il fondamentale apporto del nostro ecosistema di canale – spiega Carmen Palumbo –. Abbiamo in tutto tre distributori e quindici partner di livello Premier e Advanced che rappresentano il cuore pulsante del nostro go to market. Poi ci sono circa settanta partner di livello Ready. I Premier e gli Advanced sono di diverse tipologie: possono essere Isv, Var e ancora system integrator di grandissime dimensioni, ecc. La caratteristica fondamentale che li accomuna tutti, però, è che hanno scommesso in modo importante sulle soluzioni Red Hat. Insieme a loro realizziamo attività di marketing, comunicazione ed

a questo atteso convegno, con area espositiva. È infatti un appuntamento chiave per: essere aggiornati sugli ultimi trend e sulle novità tecnologiche legate al mondo open source; per capire come abbattere i costi di proprietà, ridurre la complessità di gestione e migliorare la flessibilità delle infrastrutture IT; per confrontarsi con altre realtà a livello nazionale al fine di condividere idee, progetti e nuove modalità di impiego del modello open source; per ascoltare le esperienze condotte da prestigiose aziende relative all’implementazione di tecnologie “aperte”; per entrare, infine, in contatto con gli esperti di Red Hat e di altre prestigiose società in ambito open source».

Location: Hotel Sheraton Roma Viale del Pattinaggio, 100 - 00144 Roma Informazioni, agenda e iscrizioni: http://it.redhat.com/promo/ opensourceday/2012/

eventi di grande successo. Da parte nostra l’impegno è quello di un supporto tecnologico e commerciale a 360°; ai partner invece chiediamo sempre più di sviluppare valore concreto che per noi significa focalizzazione e capacità di sviluppare competenze verticali in quelli che, secondo la nostra società, sono i cardini per il futuro: storage, cloud, virtualizzazione e middleware. Il valore per noi è questo: la qualità e la focalizzazione».

Contatti RED HAT ITALIA SRL Via G. Fara, 26 - 20124 Milano Tel. 02 36047601 Via A. Doria, 41/M - 00192 Roma Tel. 06 87502300 http://it.redhat.com/


SMAU WOW

A New York c’è una funivia: si trova all’altezza del Queensboro bridge sulla 59 e collega Manhattan a Roosevelt Island. Mi piace farci un giro avanti e indietro: la vista al ritorno è bellissima… New York è la città più filmata al mondo; milioni di persone la visitano eppure pochi conoscono la funivia del Queensboro, anche se nel film Spider-Man è la protagonista dell’inseguimento con Goblin. È lì dal 1976, offre un panorama spettacolare, costa appena 2 dollari il viaggio, eppure molti turisti la ignorano. È un po’ come la

A

tecnologia: ci accompagna da tempo, ormai costa davvero poco, offre una vista totalmente nuova sul mondo del business eppure non tutti la usano; non tutti approfittano della straordinaria visione che può offrire salire a bordo dell’innovazione, una sorta di funivia che porta in alto e fa distinguere le aziende, permettendo di raggiungere la Manhattan dell’efficienza. La funivia dell’innovazione parte praticamente ogni mese (con gli appuntamenti locali business): l’ingresso è a Smau, prossima fermata Bologna e poi il grande palcoscenico di Milano, in ottobre. Basta fare un giro per vedere

come può cambiare la prospettiva sul business. La forza di questa manifestazione è anche nei suoi workshop (sono centinaia a ogni appuntamento), animati dai maggiori esperti in diversi ambiti (tecnologia, marketing e comunicazione), con la presenza delle più prestigiose università italiane e di tutti i principali istituti di ricerca. Se siete stanchi di sentire quello che già sapete, bisogna cambiare. Se si vuole ascoltare qualcosa che non si sa, bisogna dare retta a chi ha girato più di noi, a chi ha visto più luoghi, più aziende, più modelli di business; i seminari sono tenuti infatti da queste persone, durano appena 50 minuti, ma sono in grado di aprire un mondo. Chi inizia a seguirli non smette più: sono emozionanti… come salire sulla funivia del Queensboro. Pierantonio Macola

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MERCATO LA|MAPPA|DELL’E-COMMERCE IN|ITALIA Vale 19 miliardi di euro l’ecommerce in Italia. Questo, il risultato della ricerca “E-commerce in Italia 2012”, effettuata da Casaleggio Associati in partnership con Adobe Systems. I settori principali sono: il tempo libero (soprattutto i giochi d’azzardo) che rappresenta oltre la metà del mercato (56,9%), il turismo (24,8%) e le assicurazioni (5,9%). «La Rete continua a ottenere performance migliori rispetto alla distribuzione tradizionale» ha affermato Davide Casaleggio, partner di Casaleggio Associati. «È il canale di vendita che offre, a oggi, le maggiori potenzialità in termini di crescita, nonostante la congiuntura economica

V

non favorevole». Il 33% delle aziende non vende i propri prodotti o servizi fuori dall’Italia, mentre il restante 67% è presente sul mercato internazionale con modalità differenti. L’attività di vendita all’estero è gestita direttamente dal 54% delle aziende, unicamente

attraverso il proprio sito in lingua italiana (24%) oppure con siti in più lingue (25%). Inoltre il 5% possiede strutture o sedi all’estero, mentre il 13% opera a livello internazionale in quanto è parte di un gruppo multinazionale. Nella mappa si possono

osservare le aziende Top 100 dell’e-commerce in Italia. Le varie isole rappresentano i settori di attività, mentre la grandezza della barca simboleggia il numero degli utenti unici mensili; il colore indica invece l’anno dal quale l’azienda è presente in Italia.

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FUTURO PRESENTE

GRANDI E PICCOLE SONO LE INNOVAZIONI PIU’ RECENTI CHE SI APPRESTANO A CAMBIARE LA NOSTRA VITA, A DISEGNARE UN NUOVO MONDO. DALLA FOTOGRAFIA ALLA CARTA, DAGLI ALIMENTI AGLI OCCHIALI, DIECI RIVOLUZIONARIE IDEE CHE SONO GIA’ A NOSTRA DISPOSIZIONE O CHE LO SARANNO A BREVISSIMO. LE FIRME DI DIGITALIC SI SONO UNITE IN UN VIAGGIO AFFASCINANTE: SCOPRITELO CON NOI.

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LITTLE PRINTER È una micro-stampante. Ricorda le telescriventi di un tempo e invece è il più audace degli strumenti di informazione: un quotidiano personale, unico, che raccoglie le notizie da Twitter, Facebook, FourSquare o siti Web e le stampa quando vogliamo noi. Si può avere un quotidiano personalizzato ogni giorno o più volte al giorno. Si chiama Little Printer e l’ha creata la società Berg (http://berglondon.com/). Il Ceo Matt Webb (un nome che contiene, forse, un destino) è convinto – e io con lui – che la carta sia lo strumento ideale per visualizzare le notizie che provengono dai social media. La stampante viene “alimentata” dai feed scelti dall’utente attraverso una App sullo smartphone. Si decidono i siti o i social network che si vogliono includere nel quotidiano e attraverso il telefono si stampa la versione più aggiornata del proprio giornale, fino a due versioni al giorno. Ne esce una sorta di lungo scontrino (la stampa è infatti su carta termica) con tutte le nostre notizie. È un’ulteriore dimostrazione che la carta ha mille vite e non appartiene al passato. La carta entra a pieno diritto nell’era social, perché è nata per essere condivisa, può essere scarabocchiata, appuntata e poi passata a qualcun altro. Al tempo dell’impero di Internet ci si dimentica, a volte, che il vero social network è quello fatto da parenti e amici reali, che si incontrano, si scambiano idee e anche pezzi di carta, per condividere notizie, disegni, progetti. Little Printer sarà disponibile nei prossimi mesi. —Francesco Marino

IL PLASMOBOT Da accanito seguace di tutti i cartoon “robotici” giapponesi, ho sempre avuto un debole per “Jeeg Robot d’acciaio”. Per vari motivi, ma in particolare uno mi ha sempre stregato: non si trattava di un pezzo d’acciaio pilotato da un conducente, un po’ come il tram, la metropolitana… Hiroshi – il protagonista della serie – non era il pilota del vuoto colosso di bulloni, era esso stesso il robot e aveva dentro di sé la natura mutante che gli permetteva di trasformasi nella testa di Jeeg… Impareggiabile… Non potevo dunque, pensando alle innovazioni che cambieranno la nostra vita, non puntare sull’incredibile Plasmobot. Un vero bio-robot che rappresenta la punta di una ricerca sui metodi di elaborazione non convenzionali e in particolare sul cosiddetto calcolo amorfo eseguito dall’University of the West of England, a Bristol. Il progetto non prevede l’utilizzo di processori al silicio, ma affida tutte le operazioni di calcolo alla fenomenale muffa Physarum polycephalum. Una muffa mucillaginosa giallastra che, in milioni di anni, ha sviluppato un sistema di adattamento capace di effettuare calcoli complessi (ad esempio identificare il percorso più breve per raggiungere una fonte di cibo). Lo studio matematico del fenomeno è opera dei ricercatori italiani del Cnr Vincenzo Bonifaci e Antonio Ruberti; i due sono riusciti a mettere in luce come i vari movimenti effettuati dalla muffa – il ritirarsi, l’estendersi, il gonfiarsi e lo sgonfiarsi dei suoi “capillari” – ottimizzino le sue funzioni biologiche e siano regolati da un complesso algoritmo matematico. La definizione di tale algoritmo può essere la base per sviluppare nuovi sistemi “pensanti” o lo stesso può essere utilizzato per risolvere problemi nel campo dei trasporti e delle telecomunicazioni. Il primo esempio concreto è il Plasmobot che… lascia senza parole! —Marco Lorusso

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FUTURO PRESENTE

PROJECT GLASS – AUGMENTED REALITY Più che dell’innovazione che ci ha cambiato la vita, vogliamo parlare dell’innovazione che aspettavamo da tempo e che contiamo ci cambierà presto la vita… Da anni, nei nostri interventi, parliamo di quanto si stia assottigliando la barriera tra mondo fisico e mondo digitale. È stato anche argomento di 2Social nel primo numero di Digitalic. E finalmente, i primi di aprile (tanto da far temere fosse uno dei suoi famosi scherzi), Google ha presentato il suo Project Glass: i primi occhiali per la Realtà Aumentata che mirano a raggiungere il mercato di massa. Non sappiamo dire se saranno un successo o uno dei flop in cui la grande G di tanto in tanto incappa. Né se saranno questi gli occhiali che indosseremo tutti tra un paio d’anni o se saranno, invece, marchiati Apple, Microsoft o Intel. E dobbiamo dire che neppure ci importa. La cosa elettrizzante è che, se la casa di Mountain View si è mossa, vuol dire che i tempi sono maturi: la Realtà Aumentata sta davvero per uscire dai cockpit degli aerei e dai laboratori di ricerca per raggiungere le strade e gli occhi di tutti noi. Potremo seguire le indicazioni del navigatore satellitare senza tenere il telefono davanti al naso, sapremo leggere i QR code come fossero scritti in italiano e avremo accesso a tutto un nuovo mondo di informazioni cui al momento siamo ciechi. Anche se Google Translate a volte produce risultati esilaranti, sapere di essere in grado di veder tradotto – in ogni momento – qualsiasi testo ci si pari davanti, soprattutto in viaggio può significare la differenza tra gustare una buona cena o sbagliare l’ordinazione e non mangiare… E questi sono solo i primi, timidi, modi in cui una tecnologia del genere potrà venir utilizzata. Tutta la realtà sarà una lavagna su cui potremo divertirci a scrivere. —Barbara Bonaventura e Amir Baldissera

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WHATSAPP Essere in contatto costante con le persone che ci interessano, con il vantaggio di poter condividere non solo parole, ma anche foto, video, suoni e coordinate Gps. Il tutto con l’ausilio del solo, inseparabile e personalissimo smartphone. Whatsapp è un’applicazione di messaggistica istantanea, disponibile per le principali piattaforme mobile, che si collega direttamente alla propria rubrica telefonica e permette di comunicare in tempo reale con i propri contatti tramite messaggi di testo e multimediali. Questa applicazione, che rende possibile un contatto veloce, efficace e continuativo con un numero di giorno in giorno più elevato di contatti, racchiude in sé un modello economico molto attuale, quello delle economie di rete: più utenti installano l’applicazione sullo smartphone, più cresce l’utilità per tutti. Anche se non è nata nell’ultimo anno, infatti, è proprio negli ultimi mesi che Whatsapp sta raggiungendo la sua maturità: l’aumento di consumatori che possiedono uno smartphone ha portato la base di utenti dell’applicazione a un numero molto vicino alla “massa critica”, per cui presto Whatsapp non sarà più un divertimento per pochi adepti, ma una valida alternativa all’sms, più economica (gratis o con un costo inferiore all’euro all’anno) e ancora più immediata. —Girl in The Cloud


«CARO FOTOGRAFO…»

IO DICO «LYTRO» Molte delle regole imparate fin qui non serviranno più a nulla. Ecco ciò che promette l’innovativa fotocamera che mette a fuoco dopo aver scattato. Progettata alla Stanford University e commercializzata da Lytro, è un giocattolino dei desideri che da prototipo diventa ora realtà. Ha la forma di una piccola torcia, un parallelepipedo colorato in alluminio anodizzato che delle macchine fotografiche tradizionali conserva soltanto lo schermo (Lcd touch da 1,46 pollici) e un obiettivo 35-280 mm equivalente, dotato di una luminosa apertura f2 su tutta l’escursione focale e zoom 8x. La novità viene dal sensore, capace di catturare ogni campo di luce che attraversa lo spazio visivo, registrando colore, intensità e vettore di direzione del raggio. Così le sfocature potranno essere facilmente corrette dopo lo scatto, oppure si potrà scegliere cosa mettere a fuoco e ricavare perfino immagini in 3D. Dopo la rivoluzione portata dalla tecnologia digitale, in fotografia questo sarà il primo vero cambiamento significativo. Facilissima da usare, pesa circa 200 gr e ha solo il pulsante di accensione, il controllo dello zoom e quello per scattare. Funziona anche in condizioni di luce scarsa e senza flash, grazie a un sensore capace di 11 milioni di Megaray (o raggi di luce di dati); inoltre ha un processore in grado di elaborare le informazioni raccolte in un’immagine di qualità Hd. Piacerà ai novellini e ai fotoamatori evoluti e sarà disponibile nei modelli da 8 e 16 GB. Sul sito dell’azienda (www.lytro.com) è visibile una galleria di immagini. —Barbara Silbe

Avete presente quando, osservando le foto di famiglia, esclamate: “Guarda quant’era piccolo l’albero del guardino in questa foto!” oppure “Questa è tua sorella da piccola? Ma che capelli aveva!?” Ecco, è proprio per celebrare questi momenti che Taylor Jones ha creato il sito Dearphotograph.com, il punto di raccolta dei ricordi perduti. Il concetto è semplice: prendi una foto della tua infanzia, tienila in mano e fotografala nel punto esatto in cui è stata scattata anni prima. Il risultato sono una serie di immagini bellissime e toccanti che raccontano i frammenti di vita di tante persone, raccolti su pagine dal design minimale e accompagnate da poche righe di testo. Taylor ha iniziato da solo, pubblicando le sue foto e chiedendo ad altri di fare lo stesso. Il successo è stato immediato: in sole sei settimane dall’apertura milioni di persone avevano già visitato il sito e centinaia aderito alla richiesta. È bastato poco per trasformare Dearphotograph. com in un piccolo fenomeno, che Phil Schiller – senior vice president marketing di Apple – ha definito senza giri di parole “a great idea”. L’innovazione di Taylor si basa sul recupero del passato: in una società dove sembra che il progresso passi (sempre e soltanto) sopra a ciò che è stato, dare spazio ai ricordi della gente equivale a costruire una capsula del tempo, dove conservare attimi che non ci sono più in vista di quello che accadrà. Come commentava lo scrittore americano Kurt Vonnegut “La storia è una lista di sorprese. E tutto quello che si può fare è prepararci ad assistere a qualche altra sorpresa”, Dearphotograph.com è un sito piccolo, senza tante pretese, ma che ci aiuta a puntare verso il futuro senza dimenticare il passato. —Elena Veronesi

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FUTURO PRESENTE

DOTTORE È LA CENTRALINA, MA STIA TRANQUILLO… Pochi mesi fa ho acquistato il modello di punta di una vettura di grande dimensioni, rigorosamente tedesca. Favolosa in ogni condizione, finché non si è accesa quella maledetta spia gialla. La prima segnalazione è la mancanza di olio nel motore. “Ma come?!? 400 km fa era quasi al massimo…”, così cercavo una risposta dal benzinaio con la testa infilata nel motore. “Ma guardi capo, qui l’olio c’è… sarà un messaggio sbagliato, è la tecnologia. Non si preoccupi”. Passano due settimane e la spia gialla si accende, ma non ci sono messaggi specifici sul display. Accosto e cerco il libretto delle istruzioni, poi chiamo il meccanico. “Giancarlo, mi si è accesa la spia gialla, quella del “fermati e prega”. Cosa faccio??” Il meccanico mi rassicura: “Non preoccuparti. Spegni e accendi. Se non va in protezione è una falsa rilevazione. È tutta colpa della troppa tecnologia!” Dopo una settimana, ecco il segnale sonoro prolungato, la spia gialla e il messaggio del computer relativo a un’anomalia all’ESP e traballamento dell’auto. È la famosa “protezione”, il sistema per cui l’auto perde improvvisamente di potenza per farti accostare e spegnere il motore. Da quel giorno per tre mesi l’auto continua a dare segnali di allarme diversi tra loro e ad andare in protezione. Entra ed esce da meccanici e autofficine specializzate nel brand e nei problemi elettronici. La sottopongono a test su test, tutti tramite un piccolo tecnologicissimo computer che opera diagnosi su diagnosi, ma non riesce a capire niente nemmeno lui. “Non ha nulla, è solo la troppa tecnologia” chiosava l’ennesimo elettrauto espertone. Alla fine, preso dalla disperazione, ho cambiato auto. Henry Ford, parlando della mitica Ford Model T, sosteneva: “Quello che non c’è (sulla vettura - ndr) non si può rompere”. Come non dargli ragione… —Matteo Ranzi

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MULTITASKING Uno dei comportamenti stimolati dalle tecnologie e dai ritmi frenetici della vita lavorativa è quello di praticare il così detto multitasking. Con multitasking si intende il frequente switch tra attività differenti; non si intende, invece, lo svolgimento di attività lavorative in perfetto parallelismo, cosa che non è permessa dai meccanismi di funzionamento del nostro cervello (l’eventuale parallelismo, infatti, è solo percepito e si tratta in realtà di brevi e rapide alternanze tra un task e un altro). Molti fanno del loro comportamento da multitasker un vanto, in quanto pensano di dimostrare delle performance lavorative superiori rispetto alla maggior parte delle altre persone. Da anni si parla dei reali effetti del multitasking e gli schieramenti dei sostenitori e dei detrattori si sono scontrati portando evidenze aneddotiche a supporto. Alcune ricerche sono state svolte in passato, ma le modalità di conduzione degli esperimenti lasciava comunque dei dubbi. Delle risposte molto più chiare sembrano provenire da uno studio del 2011 di Thomas Buser e Noemi Peter, ricercatori dell’università olandese Tinbergen Institute, che ha testato gli effetti del multitasking. I risultati? La tradizionale e “antiquata” modalità seriale di lavorare (ovvero di dedicarsi a un task fino al suo completamento e poi di partire con il successivo) si è rivelata la migliore; inoltre, imporre uno switch tra task obbligatori – rispetto a lasciare libertà di auto-organizzarsi – non ha generato differenze apprezzabili. —Marco Sampietro


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FUTURO PRESENTE

SHOKTI+ POCKET Si chiama Shokti+ pocket ed è uno yogurt in bustina. Viene prodotto in Bangladesh dalla Danone Grameen Foods Ltd, un’impresa che si basa sul modello del cosiddetto social business. Non crea profitto, ma è sostenibile perché remunera i fattori della produzione e fa del bene perché ha uno scopo sociale: vendere ai prezzi più bassi i prodotti a più alto valore nutritivo. La società è nata nel 2006 per iniziativa del colosso alimentare Danone e di Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace, che con la sua Grameen Bank in Bangladesh ha ideato un modello di lotta contro la povertà, attraverso il meccanismo del microcredito. Shokti+ pocket è un prodotto sviluppato partendo dalla consapevolezza che per essere sostenibile un business deve coniugare performance economiche e sociali. Nel 2008 l’azienda ha sofferto di un improvviso aumento del prezzo di alcune materie prime che hanno inciso sull’andamento delle vendite e sull’intero ecosistema sul quale si basa questo business: i prodotti si vendono in negozio oppure attraverso una rete di donne “micro-imprenditrici”, che si occupano del porta a porta. La formula di Shokti+ pocket include, oltre al latte, i cereali: un’altra formula nutritiva, ma meno costosa. Il prodotto può essere tenuto fuori dal frigorifero per 30 giorni e viene venduto al prezzo di 5 taka (0,05 centesimi di euro). Entro il 2015 la Danone Grameen Foods ha l’obiettivo di impiegare 400 persone, incidere positivamente sulla vita di 2.250 agricoltori e 6.500 “sales ladies” e, soprattutto, migliorare la salute di 1,5 milioni di bambini. —Antonella Tagliabue

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FINANZIARE UN’IDEA Un’idea, un progetto… per realizzarli non basta che siano geniali, servono budget adeguati. Servono i danè, i piccioli, gli schei. E si sa, in tempi di crisi, è più che mai difficile trovare qualcuno disposto a metterceli (in Italia anche senza crisi). Perfino Jobs e Wozniak, senza Mike Markkula e i suoi 250.000 dollari di investimento nella nascente Apple Computer (una cifra importante nel 1977), sarebbero rimasti nel garage a saldare chip. I soldi, almeno nella Silicon Valley, li mettono di solito le società di investimento. Ma da qualche anno si è affacciato – sul Web – un modello rivoluzionario, che prende il nome di “crowdfunding”. Il meccanismo è semplice quanto geniale e, ci piace ribadirlo, rivoluzionario: chiunque può presentare un progetto e, se il popolo della Rete lo ritiene valido, sono gli stessi internauti a finanziarlo. Un investimento che arriva dal basso e che, va detto, non ha nulla a che vedere con le catene di Sant’Antonio: la breve storia del crowdfunding dimostra che i risultati sono tangibili e spesso hanno dato vita a vere e proprie realtà imprenditoriali. Tra gli attori più importanti di questo mondo c’è Kickstarter (www.kickstarter. com) che dal 2009 lancia campagne di finanziamento per le più disparate tipologie di progetti: arte, film e video, musica, fotografia, publishing, teatro, moda, videogiochi, tecnologia, design, solo per citarne alcune. Nel 2011 ha lanciato oltre 27.000 progetti e ne sono stati realizzati (hanno raggiunto il budget richiesto) quasi 12.000. A metà aprile di quest’anno, il progetto Pebble ha battuto ogni record: in una decina di giorni Kickstarter ha raccolto oltre 6.000.000 di dollari, a fronte di un “goal” (cioè una richiesta iniziale) di soli 100.000 dollari. Di che si tratta? Pebble è un “orologio” con schermo e-paper che si collega all’iPhone o a un dispositivo Android via Bluetooth permettendo il controllo di numerose funzioni direttamente dal polso. L’ha inventato il solito gruppetto di sbarbati californiani e ha tutte le carte in regola per diventare l’accessorio geek più trendy del 2012: la produzione è prevista per settembre e tutti quelli che hanno finanziato il progetto su Kickstarter saranno i primi a riceverlo. —Francesco D’Ambrosio


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ATTUALITA’

PURESYSTEMS: TUTTA|IBM IN|UNA|SCATOLA La semplicità applicata ai sistemi complessi è l’obiettivo IBM, che con PureSystems lancia anche uno store online di applicazioni business

fornito con il software necessario, come il middleware, e perché il sistema può vantare dei pattern applicativi sviluppati da IBM che raccolgono in un file di configurazione le “best practice” mondiali per l’implementazione del software da installare. In pratica, sfruttando la propria conoscenza delle esperienze di migliaia di clienti in tutto il mondo, IBM ha tracciato delle linee che permettono di implementare il software in maniera rapida, semplice, ma senza rinunciare all’accuratezza. «Un aspetto fondamentale di PureSystems è il fatto che ci troviamo di fronte a un sistema completamente aperto – ha sottolineato Cereda – che non imprigiona i clienti in scelte predefinite: tutto può essere liberamente scelto, anche il virtualizzatore utilizzato. L’apertura è totale pure a livello hardware: PureSystems può integrare Blade con processore Intel con Blade a tecnologia Power7». Questa flessibilità ne fa un soluzione adatta al consolidamento dei server; il motto con cui viene proposto in questa funzionalità è infatti “Consolidation without migration”. Potendo integrare tecnologie server differenti, PureSystems non obbliga – in caso di consolidamento – a riscrivere le applicazioni per una nuova piattaforma. La semplicità

Due anni di lavoro e due miliardi di dollari investiti… IBM punta molto su PureSystems. Si tratta di un sistema esperto, ovvero una piattaforma in cui l’hardware, il software, la virtualizzazione, il management, il networking, lo storage e le migliori pratiche di business vengono fornite in un’unica macchina: una sorta di totem IBM che ha tutto. Il risultato è un sistema intuitivo da installare e molto meno oneroso da mantenere. Ad esempio, il tempo per rendere operativo PureSystems – dal momento in cui viene disimballato alla piena operatività – è un terzo di quello richiesto dalla tecnologia tradizionale. «Per noi questa novità – ha dichiarato Enrico Cereda, vice president Systems & Technology Group di IBM – segna Enrico Cereda, un passaggio epocale. Per la prima volta vice president Systems l’hardware, il software e i servizi cloud vengono & Technology Group veicolati attraverso una piattaforma unica e di IBM totalmente aperta. Fino a oggi le infrastrutture informatiche erano general purpose o appliance oppure servizi cloud. PureSystems offre le caratteristiche migliori di ciascuna infrastruttura all’interno di un’unica soluzione». PureSystems risponde in particolare alle esigenze di sviluppo e implementazione del software, abbattendo il tempo che intercorre tra l’idea e la messa in funzione delle nuove applicazioni aziendali. Questo perché già viene

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applicata ai sistemi complessi è l’obiettivo IBM, che con PureSystems lancia anche uno store online di applicazioni business. Ma non chiamatelo AppStore, anche se – forse – l’aspirazione di Big Blue è quella di essere la Apple del mondo enterprise con questo sistema che rende semplice acquisire e installare applicazioni aziendali in maniera intuitiva. Le aziende, infatti, potranno scaricare dal cloud applicazioni business: dagli Erp ai software di Business Intelligence e implementarli in tempi estremamente più brevi, rispetto ai sistemi tradizionali, avendo la certezza che il software installato funzioni al meglio e risponda in pieno alle esigenze di business grazie ai pattern IBM e a quelli creati dagli Indipendent software vendor. Proprio gli Isv italiani potranno sfruttare la vetrina internazionale offerta da questo sistema di vendita online. L’Italia vanta numerose eccellenze, proprio nell’Erp, che saranno a disposizione di tutto il mondo.


Huawei Enterprise a better way ...diventa partner Huawei! Huawei supporta i partner di canale con benefit tangibili e con una La ‘crescita’ del Partner Per ottenere tutti i benefit a disposizione dei Partner, assicurare standard dedizione costante Huawei Enterprise offre ai Partner un portafoglio globale di tecnologie all’avanguardia, unitamente a un supporto costante verso i Partner stessi e i loro clienti finali. Grazie all’innovazione, alla dedizione e alla vision di Huawei - “Enrich life through communication” (migliorare la vita attraverso la comunicazione) – l’azienda è al fianco del proprio Partner in ogni fase del ciclo di vita del prodotto/soluzione del cliente finale.

I livelli di Partnership Esistono diversi tipi di Partner, ognuno con le proprie caratteristiche e Huawei supporta ognuno di loro in modo significativo ed efficace:

di qualità e accrescere la customer satisfaction, Huawei ha lanciato un programma di formazione e di certificazioni. Inoltre Huawei offre un Supporto Tecnico disponibile 24x7 e 365 giorni all’anno. Per i livelli più alti di partnership Huawei richiede tre certificazioni riconosciute nel settore: HCDA, HCDP e HCDE.

Supporto Tecnico offerto ai Partner Il team di Supporto Tecnico Europeo con sede in Amsterdam si estende in ogni Paese con un team locale di tecnici ed è parte della ‘Global Support Organization’, oltre ad essere supportato dall’R&D di Huawei.

- Authorized Reseller - Gold Reseller - Platinum Reseller Il livello di Partnership varia in base alla capacità del rivenditore di sviluppo del business.

Vantaggi per i Partner Huawei Nell’ottica di premiare i risultati dei Partner, Huawei ha stabilito un set di benefit molto accattivante per giustificare gli sforzi e gli investimenti fatti dal Partner nei confronti di Huawei.

Per saperne di più: COMPUTERLINKS SPA Via Lancia 6/A 39100 Bolzano Tel:+39 0471 06 61 00 Fax:+39 0471 06 61 01 Email: info-it@computerlinks.it Web: http://www.computerlinks.it


ATTUALITA’

LA|FORMULA|DEL|VALORE|FUNZIONA E|TREND|MICRO|RILANCIA Premiare la produttività, favorire nuove occasioni di business, aumentare la fedeltà dei clienti e introdurre riconoscimenti per i partner particolarmente performanti, riesaminando il rapporto con quelli meno reattivi. Questi sono solo alcuni dei principali pilastri sui quali, lo scorso settembre, Trend Micro ha articolato la sua nuova e ambiziosa proposta per i

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A pochi mesi dal lancio dell’ambizioso nuovo programma di canale, Digitalic incontra in esclusiva Denis Cassinerio – senior manager volume channel di Trend Micro – per fare il punto sui primi riscontri da parte dei partner

Denis Cassinerio, senior manager volume channel di Trend Micro

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partner di canale, da sempre cuore pulsante del suo go to market. Un nuovo partner programme che, nelle intenzioni, doveva sancire e rilanciare il focus della società proprio sulle soluzioni ad alto valore e sullo sviluppo di progetti complessi in ambito di sicurezza degli ambienti virtuali e cloud. Una sfida complessa, se si considera il tessuto economico-industriale nostrano. Anche e soprattutto per questo motivo Digitalic ha pensato di tornare da Trend Micro per capire se i partner italiani hanno digerito e interpretato al meglio lo spostamento verso l’alto del focus aziendale. «I partner – spiega Denis Cassinerio, senior manager volume channel di Trend Micro – ci stanno seguendo molto bene. Il rilancio del nostro programma di canale è stato accolto con grande favore; c’era molta attesa e ci sta aiutando nel rimarcare, una volta per tutte, il nostro posizionamento più consistente nell’ambito enterprise». Un posizionamento che per Trend Micro arriva da lontano. «Siamo stati tra i primi a parlare di sicurezza in ambienti virtuali – racconta Cassinerio – e ci siamo mossi molto in anticipo rispetto al mercato su un tema che oggi è di stringente attualità. Per questo, alla base del nuovo programma, abbiamo messo soprattutto nuove iniziative di formazione e certificazione finalizzate a sviluppare specializzazioni

redditizie in aree molto precise: Cloud & Data Centre Security, End Point & Mobility, Data Protection e Smb. Di fronte a una simile offerta, il canale denota un interesse crescente e ci sta chiamando a raccolta proprio per capire e toccare con mano la concretezza dei nostri programmi e incentivi. Trend Micro oggi vuole essere al centro della data center security offrendo al canale la possibilità di essere un interlocutore chiave per la protezione di ambienti fisici, virtuali e per il cloud sia esso pubblico, privato o ibrido». Tra le altre, un’area che sta regalando grandi soddisfazioni a Trend Micro sembra essere quella dell’Smb sul quale, non a caso, è stata lanciata una specializzazione ad hoc. «Molti operatori del mondo Ict – spiega Cassinerio – si stanno muovendo in direzione delle Pmi, ma non si tratta di un mercato semplice. Servono coerenza, innovazione ma soprattutto capacità di ascolto e di relazione con il territorio. Insieme ai nostri distributori stiamo spiegando ai partner le opportunità di raggiungere maggiori margini presentandosi alle aziende in qualità di Managed Service Provider. Significa pensare meno alle microtransazioni e più all’ottica di servizi. Per facilitare questo passaggio abbiamo semplificato il licensing, stiamo svolgendo corsi di formazione e supporto con un team specializzato e abbiamo messo a disposizione dei nostri partner strumenti fondamentali come la deal registration, il partner locator, campagne marketing ondemand e altro ancora».



ATTUALITA’

LE|QUATTRO|V CHE|CAMBIANO|LE|AZIENDE Volume, Velocità, Varietà e Valore dei dati. Sono queste le 4 V che secondo Marco Icardi, amministratore delegato di SAS Italia, stanno cambiando il mondo delle aziende e della tecnologia. Icardi ha inaugurato il SAS Forum, a Milano, proprio spiegando in che modo i dati e la loro straordinaria esplosione stia mutando l’ambiente in cui si muovono le imprese e la pubblica amministrazione. «Innanzitutto è cambiato il Volume dei dati a disposizione – spiega Icardi –. Anche grazie ai social network la quantità di informazioni da cui estrarre elementi di valore è cresciuta moltissimo. La Velocità con cui queste informazioni si modificano è molto diversa dal passato: le aziende devono essere rapide a cambiare le proprie strategie. La terza V è la Varietà di questi dati: i sistemi informativi erano abituati ad analizzare dati strutturati, oggi invece la maggior parte delle informazioni sono destrutturate: se si vuole sfruttare la conoscenza disponibile su Internet e sulle nuove piattaforme,

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Grandi quantità di dati inesplorati: le aziende analizzano appena il 15% delle informazioni in loro possesso. Al SAS Forum di Milano si è discusso di Big Data e di come debbano cambiare le imprese per competere nell’esplosione dei dati e nella contrazione dei mercati

bisogna gestire necessariamente informazioni destrutturate. E infine la V di Valore: dai dati si può estrarre grande valore per orientare le strategie aziendali. Oggi vengono analizzati solo il 15% dei dati disponibili in azienda, ma in quell’85% (che rimane come un iceberg sotto la superficie) ci sono indicazioni fondamentali per indirizzare le decisioni aziendali. Il SAS Forum quest’anno si intitola “Think Big”, ovvero pensare in grande con i “Big Analytics”». Secondo SAS anche le Pmi italiane possono trarre grandi vantaggi dalla Business Analytics e dai Big Data. «In una fase di crisi – ha proseguito Icardi – la Business Analytics spinge a trovare l’innovazione e per farlo molte Pmi si rivolgono ai mercati

Marco Icardi, amministratore delegato di SAS Italia

internazionali, dove si muovono molti concorrenti. La Business Analytics è fondamentale per valutare correttamente il pricing dei propri prodotti a livello mondiale e può, inoltre, dare quegli strumenti utili per rimanere competitivi». Che la Business Analytics sia sempre più interessante per le aziende italiane lo dimostra anche la presenza al SAS Forum: 1.680 iscritti di cui il 57% partecipava per la prima volta. Non solo banche e assicurazioni quindi. «Questi strumenti sono fondamentali anche per le aziende che hanno un’origine familiare», ha così concluso Icardi.


Digitalic per Adobe

Strumenti di valore per i partner

Adobe Creative Suite 6, un’occasione d’oro per il canale Il debutto della Creative Suite 6 è uno degli eventi chiave di questo inizio anno. Per l’occasione il colosso IT rilancia il suo focus sul canale con nuovi strumenti e fondi dedicati in arrivo tramite distributori ad alto valore aggiunto come J.Soft, Business Unit di Computer Gross

Marco Guazzetti, sr. manager channel sales di Adobe Systems Italia

Gabriele Galli, digital media marketing manager di Adobe Systems Italia

Supportare i rivenditori, affiancarli e insieme a loro – con i distributori – svolgere attività di comunicazione e marketing efficaci sul territorio. Quando si parla di canale indiretto Adobe fa sul serio e ora, sulla scia dell’atteso debutto ufficiale della CS 6, offre ai suoi partner una serie di fondi e servizi di supporto per la realizzazione di eventi e attività di marketing strategici sul territorio. Il lancio della nuova Creative Suite rappresenta infatti un’occasione di contatto per i rivenditori con i propri clienti. Per aiutare il canale a trarre il massimo beneficio da un simile evento, Adobe ha pensato a un programma mirato di incentivi. «All’interno del nostro Partner Connection Program – spiega Marco Guazzetti, sr. manager channel sales di Adobe Systems Italia – abbiamo una serie di iniziative specifiche per i distributori e, attraverso il loro strategico supporto, mirate ai nostri partner certified. Partner di forme e dimensioni diverse e che, più di tutti, sul territorio necessitano di supporto e sostegno a ogni livello. I nostri distributori sono infatti incaricati di ingaggiare e raccogliere richieste di fondi per progetti e attività di marketing che questi rivenditori intendono sviluppare sul territorio di competenza. Ogni trimestre, poi, Adobe e il distributore si incontrano e insieme stabiliscono, sulla base delle proposte raccolte, il piano di fondi da stanziare e la modalità di sviluppo congiunto». «Si tratta di una grossa occasione per il canale ed è una dimostrazione di

come da circa 6 mesi, con il lancio del nuovo programma di canale, Adobe abbia cambiato passo nel suo approccio ai distributori e ai dealer – racconta Gabriele Galli, digital media marketing manager di Adobe Systems Italia –. L’intento di queste attività è da una parte quello di aumentare il numero di rivenditori e dall’altra, assieme al distributore, quello di sviluppare efficaci attività che stimolino la domanda dei clienti finali. Le possibilità sono diverse, dalle attività minime di comunicazione fino al telemarketing; dagli eventi presso la sede dei partner ai seminari online. I seminari, in particolare, sono molto richiesti ed efficaci grazie al

supporto della nostra piattaforma Connect. Arriviamo anche a fornire noi lo speaker, l’invito all’evento e la comunicazione al database Adobe delle varie zone. Un’attività di sostegno completo che ci sta dando grandi soddisfazioni grazie al supporto di distributori ad alto valore aggiunto come J.Soft, BU di Computer Gross, che vanta una rete distributiva capillare, innovativa e professionale orientata a instaurare e sviluppare con i propri rivenditori strategie commerciali di crescita di lungo periodo». «Con il Partner Connection Program, la collaborazione tra Adobe e Computer Gross sta seguendo nuovi percorsi, tutti rivolti a supportare i partner di canale – afferma David Baldinotti, responsabile della divisione software J.Soft di Computer Gross –. Il nostro scopo è quello di rendere i partner proattivi nello sviluppo del business, fornendo un supporto a 360° attraverso il nostro team di specialisti in collaborazione con Adobe».

Contatti ADOBE SYSTEMS ITALIA Centro Direzionale Colleoni Pal. Taurus A3, Viale Colleoni, 5 20041 Agrate Brianza (MB) Tel. 039 65501 Fax 039 655050 www.adobe.com/it/

Contatti Computer Gross Italia Via del Pino, 1 50053 Empoli (FI) Empoli tel. 0571-9977 Milano tel. 02-21001 www.jsoft.it www.computergross.it


ATTUALITA’

SAP|E|I|SUOI|PRIMI|40|ANNI Velocità siderali, cambiamenti e stravolgimenti improvvisi, profondi, spiazzanti e ancora prodotti che, spesso, prima di arrivare sugli scaffali o nel magazzino del rivenditore di turno, sono già invecchiati, obsoleti, dimenticati. il mondo Ict è da sempre un’arena animata da dinamiche incontrollabili e tanto repentine da spiazzare anche il più avvezzo degli operatori. Proprio per questo, l’opportunità di festeggiare qualcosa come 40 anni di attività in questo settore – con la ragionevole sensazione di ritenersi ben attrezzati per essere tra i protagonisti anche negli anni a venire – rappresenta sicuramente un

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evento eccezionale che merita più di una parola. Digitalic ha quindi chiesto a Sap, che – manco a dirlo – è la titolare di cotanto compleanno, di aprire le porte della sua innovativa sede di Vimercate (MB) e di poter ascoltare sensazioni, obiettivi e strategie che hanno mosso e muoveranno le potenti leve di un simile caso di eccellenza. «Questo – ha spiegato Agostino Santoni, amministratore delegato di Sap Italia (nella foto) – è un momento importante ed estremamente positivo; siamo cresciuti a doppia cifra anche in Italia nel 2011 grazie a una precisa strategia tradotta in soluzioni e attività concrete a supporto di aziende e amministrazioni e

Un traguardo importante e una strategia precisa che punta a cavalcare l’onda della mobility e del real time. Il tutto tramite il supporto strategico di un canale di partner a valore aggiunto. A tu per tu con Agostino Santoni, guida di Sap Italia, e Marco Galbiati, business sales director, che hanno aperto a Digitalic le porte della sede italiana della multinazionale tedesca Marco Lorusso

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Con questo QR code avrete la possibilità di collegarvi a un esclusivo reportage che vi farà “entrare” nella innovativa sede di Sap Italia. Conoscerete – dalla viva voce di Agostino Santoni e Marco Galbiati – i segreti, le strategie, gli obiettivi alla base del successo di Sap e dei suoi 40 anni di mercato

grazie all’appoggio strategico dei partner. Il successo di Sap si basa su un duplice impegno: quello nei confronti dell’innovazione, intesa come strumento in grado di migliorare sia il business sia la vita delle persone, e quello nei confronti dei nostri clienti, con i quali siamo cresciuti fino a diventare ciò che siamo oggi. Insieme ai festeggiamenti per questi 40 anni, in Italia, ci prepariamo con orgoglio a raggiungere nel 2013 un traguardo tutto nostrano: i 25 anni della nostra sede, un quarto di secolo in cui la tecnologia ha cambiato il mondo e dove Sap ha contribuito a rendere possibile l’impossibile». «Da quando siamo stati fondati nel 1972 – ha raccontato Marco Galbiati, business sales director di Sap Italia – il nostro obiettivo era di costruire applicazioni per il business in ambito real time, collaborando strettamente con i nostri clienti. Da allora abbiamo fatto molta strada e continuiamo a migliorarci attraverso l’innovazione, come nel caso della piattaforma Sap Hana con cui abbiamo reinventato, a 40 anni di distanza, il concetto di “real real time” per la gestione del business in ogni luogo e ogni momento, da qualunque dispositivo. Proprio Hana rappresenta per noi, insieme a cloud e Big Data, uno dei principali pilastri sui quali intendiamo focalizzarci nel prossimo futuro attraverso lo sviluppo organico di soluzioni e con le strategiche acquisizioni che stiamo portando a termine in questi mesi». «Il tutto – ha concluso Santoni – sempre grazie al ruolo chiave che i partner di canale svolgono per noi. Non a caso, lo scorso mese di marzo abbiamo inviato oltre 200 persone a un evento in cui abbiamo chiarito la nostra strategia di cooperazione. Vediamo grandi opportunità sulla mobility, a patto che il ruolo dei partner non sia solo quello di fornire applicazioni Sap, ma sia anche quello di sviluppare queste soluzioni e di portare al cliente uno strategico valore aggiunto. Non solo, grazie anche a soluzioni come Business One, abbiamo offerto al canale un fondamentale stimolo per cogliere la grande opportunità di business che vediamo in un target complesso, ma vitale, come la Pmi».


ATTUALITA’ Fabio Albanini, da pochi mesi alla guida di snom technology Italia

Filo|diretto… con|il|canale Nuove competenze, soluzioni e strade ad alto margine. Nel mare in tempesta del mercato IT di inizio 2012 il VoIP, e in particolare tutto ciò che ruota intorno alle Unified Communication, rappresenta un promettente e quasi insperato raggio di sole. Un’opportunità importante per gli operatori di canale che avranno le spalle larghe e le competenze adatte per cavalcare la prepotente convergenza di dati di ogni forma al centro del protocollo IP. Una nuova era che però va spiegata, digerita, raccontata con pazienza e con strumenti adatti al non facile panorama aziendale di casa nostra. «Di fronte a un simile scenario – spie-

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Fabio Albanini, managing director di snom technology Italia, ha il compito di rilanciare la strategia di vendita attraverso un allargamento della base partner e delle loro competenze, con training e certificazioni

Le|aziende|italiane|sono|pronte alla|sfida|dei|Big|Data La sensibilità c’è e anche la volontà di sviluppare cicli di comunicazione e passaggio delle informazioni più efficaci, strategici e al servizio del processi aziendali più importanti. È ottimista Fredi Agolli, country manager di Informatica Software Italia, e grazie a una nuova e rilanciata offerta strategico-tecnologica ora guarda con crescente interesse ai prossimi mesi, forte anche di risultati molto importanti raccolti negli ultimi trimestri. «La consumerizzazione dell’IT sta rendendo sempre meno netto il confine tra dimen-

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sione lavorativa e personale – spiega Agolli –, mentre il numero sempre più alto di strumenti online e la diffusione dei social network rende assai più semplice condividere e scambiare informazioni. I social media stanno alimentando questa crescita dei dati e costituiscono una nuova sfida per le aziende che hanno dunque una grande opportunità: servirsi dei Big Data per comprendere meglio i clienti. Le soluzioni di Informatica Software sono specificamente studiate per garantire che, al crescere dei dati, le aziende li utilizzino e li trasformino in preziose risorse

ga Fabio Albanini da poco alla guida di snom technology Italia, produttore di soluzioni complete per la telefonia IP – la nostra scelta è quella di diversificare in maniera intelligente la strategia commerciale per garantire un approccio più articolato al mercato nazionale, caratterizzato da diverse esigenze. In particolare snom ha adottato una strategia multilivello basata sulle proprie fasce di prodotto, che si riflette sia sui processi di certificazione dei partner sia sull’organico dell’azienda. Sebbene la formazione del canale già sia stata ampliata lo scorso anno con la certificazione di base (snom Certified Technician - Sct), ora contempla anche la certificazione snom ONE e corsi di formazione sull’interoperabilità con Microsoft Lync». La società, infatti, punta forte sulla nuova soluzione snom ONE, il centralino IP-Pbx attraverso il quale snom strizza l’occhio a quella fascia di mercato che chiede soluzioni complete VoIP/ Sip di un solo produttore. «Sono circa duecento – conclude Albanini – le aziende che testano ogni mese la versione gratuita del sistema di telefonia snom ONE per infrastrutture fino a 10 interni. Con la certificazione Microsoft Lync snom è, infine, l’unico vendor al mondo a offrire telefoni in grado di operare contemporaneamente sia in ambiente Lync sia in ambiente Sip, una particolarità che ci ha garantito, negli scorsi mesi, l’accesso a importanti progetti presso grandi aziende».

strategiche, indipendentemente dal loro volume, dalla loro complessità, diversità o velocità. Con simili soluzioni e una crescente attenzione alle competenze del nostro canale, puntiamo con decisione a una forte espansione sul mercato che, entro tre anni, ci dovrà portare a toccare i 3 miliardi di dollari di business». L’Italia in tal senso sta offrendo un contributo importante con una crescita significativa. «Stiamo investendo molto in Italia – conclude Agolli – perché è un Paese nel quale crediamo. Stiamo rinforzando le strutture vendita, pre-vendita, post-vendita, marketing e il canale dei partner. Lavoriamo avendo l’obiettivo di porci come “practice advisor” su tutto il patrimonio informativo aziendale».

Non ha dubbi Fredi Agolli, country manager di Informatica Software Italia: i Big Data non sono un problema e il mercato italiano è maturo, «ha capito che la logica dei silos che non si parlano fra loro in azienda è destinata a essere affrontata e sorpassata…»

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MANAGEMENT 36

PRO.DE: LA DEMATERIALIZZAZIONE DELLA PA CORAGGIOSA Roberta Raimondi Sda Bocconi professor di Sistemi informativi. È specializzata in Information Management, Document Management, Sistemi di pagamento elettronici, Sistemi Informativi per l’area del personale. Laureata in Economia aziendale, Università Bocconi, Milano, 1991; Itp (International Teachers Programme), Imd – Lausanne (CH), 2006.

Nonostante i tanti e costosi progetti guidati dalla tecnologia, in molte organizzazioni pubbliche non sono stati ancora risolti i seguenti problemi: – la frammentazione del patrimonio documentale degli archivi, causa di ridondanze, disallineamenti e incertezza dell’informazione; – la non perfetta soddisfazione dei fabbisogni di informazione nei processi operativi e di scambio relazionale, soprattutto nell’ambito dei servizi digitali; – la difficoltà nella condivisione e nella ricerca dei documenti, sia all’interno dello stesso ente, che nell’ambito di procedimenti interorganizzativi, verso cittadini, imprese, altre pubbliche amministrazioni.

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Nelle pubbliche amministrazioni le prassi di gestione in modalità manuale o ibrida dei flussi documentali nel tempo si sono stratificate e consolidate, arrivando a radicarsi nei processi come sovrastrutture burocratiche

e regolamentazioni interne, non sempre giustificate da motivi di efficienza o compliance: oggi queste prassi, implementate dentro soluzioni applicative spesso proprietarie e chiuse, rappresentano degli elementi di rigidità nella prospettiva

della semplificazione. L’approccio organizzativo ai progetti di dematerializzazione, che si focalizza sulla gestione dell’intero ciclo di vita documentale e comporta la capacità di astrarsi sia rispetto alla disponibilità


di soluzioni tecnologiche, sia rispetto alla facile tentazione di ridisegnare in elettronico un modello di funzionamento adatto a un mondo manuale, può essere l’occasione per mettere a punto nuovi processi e nuovi flussi informativi, implementabili a fronte di standard logici stabili e integrati, disponibili tramite soluzioni architetturali e applicative orientate ai servizi e all’interoperabilità. Tali buone pratiche vanno replicate e diffuse ad ampio spettro nell’ambito di un percorso armonico e coerente con i fabbisogni dei procedimenti e degli enti, in una scala temporale realistica e condivisibile anche dagli elementi più “deboli” del sistema, come ad esempio i piccoli enti locali. Le tecnologie e le soluzioni più diffuse di Enterprise Content Management – nello specifico del Document e Record Management – vanno localizzate e impostate nell’ambito di un sistema di regole coerente con i casi d’uso nel business dei procedimenti verticali della PA, in modo da favorire cambiamenti positivi e virtuosi, pur nel rispetto delle regolamentazioni vigenti e

degli standard archivistici e gestionali del documento informatico. Con questi presupposti, nel 2012 arriverà a compimento il percorso del Progetto Pro.De, promosso da Cisis (Centro interregionale per i sistemi informatici), condiviso da dieci regioni italiane e da una provincia autonoma. Avviatosi nel maggio del 2010, sta per convergere su un modello di riferimento comune per la dematerializzazione, implementato in una metodologia e in scelte logiche che consentiranno agli enti, in primis le regioni che vi partecipano, di cooperare nell’individuazione di piattaforme comuni per favorire l’omogeneità e al tempo stesso la non unicità dei prodotti utilizzati, nell’ambito di una piena interoperabilità degli archivi, reintegrati e riqualificati, per rendere finalmente fruibile il patrimonio documentale delle pubbliche amministrazioni italiane. La collaborazione tra i partecipanti al progetto Pro.De ha individuato soluzioni rispettose di un accordo preso su tre livelli di astrazione: quello dei paradigmi organizzativi

e amministrativi, quello dell’archivio e quello di un’architettura di servizi. Il progetto sta poi giungendo alla definizione di un percorso ottimale di dematerializzazione che funga da parametro di riferimento per le regioni interessate (la road map per l’implementazione), frutto del lavoro di rilevazione e analisi sullo stato della dematerializzazione attuale degli enti (la readiness dei procedimenti) e delle best practices esistenti. Pro.De ha inoltre sperimentato con successo il lavoro congiunto e il confronto attivo tra specializzazioni ed estrazioni diverse per il raggiungimento del fine comune: esperti archivisti, informatici, risorse organizzative ed esperti di dominio si sono “contaminati”, focalizzandosi sulla risoluzione delle criticità gestionali e operative legate all’utilizzo del documento informatico nel business e alla salvaguardia dell’unicità degli archivi, per portare una reale significativa innovazione nella PA italiana. Andrea Nicolini (Cisis), Roberta Raimondi (Sda Bocconi)

RISORSE

La home page del progetto Pro.De per la dematerializzazione nella PA

Il mondo dei dati Un testo utile per capire il mondo dei documenti e della dematerializzazione: R. Raimondi (a cura di), “Dal documento al social web, l’informazione al centro del business”, Franco Angeli, collana di management, maggio 2012.

Dematerializzazione La dematerializzazione dei documenti è il processo mediante il quale gli atti transazionali (compravendite, incassi, pagamenti, assunzione o assolvimento di obbligazioni ecc.) e, in generale, quelli riguardanti la formazione di documenti rilevanti sotto il profilo giuridico, si realizzano senza altro supporto se non quello informatico e/o telematico per l’acquisizione degli elementi costitutivi.

www.progettoprode.it Pro.De (Progetto Dematerializzazione) è il progetto interregionale finalizzato alla definizione di un modello di sistema di dematerializzazione. Le regioni hanno elaborato una prima visione sul tema e successivamente hanno strutturato un vero e proprio progetto per la definizione e condivisione delle specifiche tecniche e la successiva pianificazione delle attività territoriali di ogni regione e provincia Autonoma, per l’adeguamento del proprio sistema alle specifiche condivise. Il progetto, avviato nel maggio del 2010, si sviluppa in 30 mesi di attività e si concluderà pertanto a fine ottobre del 2012.

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ATTUALITA’

Autodesk,|la|chiave sono|le|competenze e|la|collaborazione Quest’anno al Channel Media Summit di Autodesk si respirava un’aria di ottimismo, quello di chi ha solidità e competenze. E le parole d’ordine sono state specializzazione e collaborazione, con un occhio ai servizi sulla nuvola. Ampliare l’offerta, infatti, non vuol dire solo abilitare tutti i partner alla gestione commerciale del portfolio completo dei prodotti Autodesk 3D design, ma anche andare incontro a una gamma più ampia di esigenze di business attraverso la convergenza di diverse competenze. Un obiettivo realizzabile promuovendo la collaborazione tra i partner con competenze specifiche, da integrare con quelle di altri partner, per rendere completa l’offerta di prodotti e servizi, rispondendo alle esigenze dei clienti. «Quest’anno abbiamo lanciato il nuovo Autodesk Partner Advantage Program – ci spiega Bill Griffin, vice president, Worldwide channel sales di Autodesk – il primo programma veramente integrato e globale. Tra i benefici per i partner, la possibilità per tutti di vendere

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l’intera gamma dei nostri prodotti. Non solo: abbiamo semplificato il programma per renderlo più facile da capire, alleggerendo notevolmente il lavoro dei partner». Le esigenze dei clienti e le tendenze tecnologiche si stanno evolvendo rapidamente e Autodesk rende disponibili gli strumenti, il training e le risorse necessari ai propri partner per mettere i clienti in condizione di usufruire dei vantaggi delle tecnologie di design, di ingegnerizzazione e di intrattenimento in 3D. I partner potranno così diventare fornitori di soluzioni “mission critical” attraverso servizi come la consulenza, il training tecnico e il supporto, offrendo competenze in campo industriale. L’organizzazione per i Var Autodesk prevede i livelli Platinum, Gold, Silver e Bronze. Questa

organizzazione semplificata rende più facile da parte dei clienti identificare il partner ideale per le proprie esigenze. Inoltre un nuovo strumento disponibile online, il Partner Locator, aiuta i clienti a trovare il giusto rivenditore in base alle competenze e dà modo ai partner stessi di condividere le “best practice” e localizzare più facilmente gli altri dealer, per collaborare nell’identificazione dei clienti. Nel nuovo programma il processo di business si giova di un più efficace coordinamento globale, facilita la gestione della relazione con i clienti e permette una migliore visibilità del percorso di vendita. Un altro elemento inedito è l’Autodesk Learning Central, la nuova piattaforma di training online che fornisce ai partner gli strumenti e l’addestramento per sviluppare le proprie competenze. Per quanto riguarda il cloud è nato Autodesk 360, che propone ai clienti dell’Autodesk Subscription una serie di servizi, dall’archiviazione all’elaborazione online di alcuni aspetti dei progetti. Tuttavia sull’offerta di un servizio SasS (Software

Per il management di Autodesk, il Channel Media Summit di Waltham (Boston, USA) ha costituito l’occasione per annunciare a livello mondiale un ampliamento dell’Autodesk Partner Advantage Program e per fare il punto sulle strategie Riccardo Pirana

as a Service) Autodesk è prudente: «Fa parte della nostra “vision” e ci stiamo lavorando – chiarisce Griffin – ma vogliamo garantire una transizione sicura a questo tipo di servizio e ciò richiede tempo». Bill Griffin, vice president, Worldwide channel sales di Autodesk


Digitalic per F-Secure

La nuova era della security come servizio a valore

Il servizio più “sicuro” per i partner

Fa bene alle aziende, fa bene al canale. F-Secure Protection Service for Business è una soluzione completa che permette alle Pmi di affidare la protezione dell’infrastruttura IT nelle mani di un esperto e, allo stesso tempo, offre ai partner F-Secure una preziosa opportunità per proporsi ai clienti come consulenti ad alto valore aggiunto

Michele Caldara, sales manager channel business F-Secure

Budget IT oggetto di attenzioni, razionalizzazioni e, allo stesso tempo, esigenze tecnologiche sempre più complesse, decisive per il presente e il futuro del business aziendale. Si muove tra questi due opposti la non facile vita dei manager di oggi. Da una parte la necessità di proteggere e rendere efficace la marea montante di dati e informazioni critiche in viaggio a velocità siderali lungo reti di ogni forma e dimensioni, dall’altra l’urgenza di affrontare una simile sfida con risorse ridotte e spesso non efficaci. In questo il nuovo paradigma dei servizi gestiti e del software come servizio si presenta come un’occasione unica, sia per le aziende sia per gli operatori di canale. Per i manager si parla di affidare la gestione e lo sviluppo di processi sui quali non si hanno competenze adeguate a veri esperti in materia. Lasciando per esempio la sicurezza ai professionisti, le piccole e medie imprese possono impegnare tempo e risorse sulle priorità commerciali… Per quanto concerne invece i reseller, si tratta di una occasione unica per proporsi ai clienti come consulenti ad alto valore aggiunto capaci di “servire” loro un salto di qualità competitivo e tecnologico che da soli non potrebbero mai pensare di affrontare. Emblematico a questo proposito, l’esempio di una recente ricerca firmata Forrester secondo cui la maggior

parte delle aziende di oggi pensa di rivolgersi proprio ai servizi di sicurezza gestiti “esternamente” non tanto per una questione di convenienza economica, ma per una questione di competenze e per la necessità di aumentare il livello qualitativo della protezione dei dati e dell’infrastruttura IT.

La risposta di F-Secure Si inserisce proprio nel solco di un simile trend l’interpretazione che F-Secure ha scelto di offrire al mercato del fenomeno della sicurezza come servizio. Nello specifico, Protection Service for Business (Psb Advanced) è una soluzione SaaS completa, progettata per le piccole e medie imprese che garantisce una protezione in tempo reale potente per laptop, pc desk­ top, smartphone/tablet android e symbian, file server e server Microsoft Exchange. Tra le funzionalità incluse nella soluzione, sono presenti: antivirus, antispyware, firewall, rilevamento rootkit, con-

trollo spam e protezione rapida dalle minacce sconosciute grazie all’ultima tecnologia cloud computing di F-Secure. «Tutto questo e molto altro – spiega Michele Caldara, sales manager channel business F-Secure – viene offerto come servizio. F-Secure si occupa della gestione dell’infrastruttura, mentre il partner certificato IT locale monitora e gestisce la rete dell’azienda cliente grazie a un portale di gestione basato sul Web che garantisce il massimo livello di protezione in qualsiasi momento. Il partner locale è inoltre in grado di fornire servizi aggiuntivi, quali il controllo di sicurezza, l’installazione e la configurazione software, la reportistica regolare o la gestione delle funzionalità di sicurezza della rete». Il modello di abbonamento della sicurezza come servizio rende tutto più semplice. Le aziende non dovranno più preoccuparsi degli aggiornamenti di sicurezza, delle patch o degli upgrade dei software poiché c’è qualcun altro che se ne occupa. I profili di sicurezza sono configurabili in base ai requisiti specifici dell’azienda e le impostazioni possono essere bloccate dall’utente finale. Psb Advanced abilita l’aggiornamento push in remoto ai client e la comunicazione crittografata tra i dispositivi protetti, i server e il portale F-Secure.

Contatti F-SECURE Via G. Stephenson, 43/A 20157 Milano Tel. 02 39000094 Fax 02 39007212 www.f-secure.it


ATTUALITA’ Continua il Channel Roadshow di Fujitsu, quest’anno in collaborazione con Smau Business. In occasione della tappa di Padova, il vendor ha alzato il sipario su nuovi training di certificazione per i partner

Più|training,|più|margini… Fujitsu|scommette|sui|partner Fujitsu crede nella prossimità, nella presenza e nell’incontro diretto per sviluppare quelle relazioni ad alto valore aggiunto di cui spesso si sente parlare. Relazioni che, mai come nel nostro Paese, devono essere alimentate, coltivate e basate su una conoscenza reciproca molto profonda. Dalle parole ai fatti… Come anticipato nei precedenti numeri di Digitalic, il vendor ha quest’anno deciso di organizzare il suo Channel Roadshow proprio in collaborazione con Smau Busi-

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ness, diventando dunque una presenza fissa e importante in occasione di tutte le tappe dell’evento itinerante. Dopo il successo delle “soste” di Bari e Roma, svoltesi rispettivamente a febbraio e marzo, è stata la volta di Padova. Proprio nella città veneta il colosso IT ha deciso di annunciare l’introduzione di nuovi training di certificazione “Workplace Systems” nell’ambito del Select Partner Program. «Ottenendo la certificazione Work­place Systems nel livello Select o sviluppando ulteriormente il livello Expert – ha

raccontato Massimo Federici, channel development manager di Fujitsu Technology Solution – i partner di canale potranno rafforzare la loro capacità di proporre soluzioni per l’ambiente di lavoro basate su piattaforme end-to-end, con nuove opportunità di margine». Per ottenere questa certificazione i partner devono seguire dei corsi obbligatori, erogati sia tramite Web che in aula, acquisendo tutte le conoscenze e le competenze relative al portfolio Fujitsu Workplace Systems (tablet, notebook, pc e

Massimo Federici, channel development manager di Fujitsu Technology Solution

workstation). Fujitsu ha introdotto tre nuovi livelli di specializzazione all’interno del percorso Workplace Systems: le formazioni Mobility Solutions, Workstation e Client Virtualization. La certificazione Workplace Systems per il livello Select sostituirà la precedente certificazione Mobility; tutti gli ex-Mobility Partner in possesso di certificazioni valide verranno considerati automaticamente Select Partner certificati su Workplace Systems.

La|memoria|di|Crucial|alla|conquista|del|canale Gran Bretagna, Fran­cia, Germania, Olanda e ora sempre più Italia. Continua la marcia di espansione per Crucial, multinazionale conosciuta in tutto il mon-

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do nell’ambito delle memorie flash e dei semiconduttori e brand di Micron Technology (come Lexar, altra azienda focalizzata sulle memorie flash). Crucial, che proprio insieme a Lexar ha un focus particolare sul

Brand del colosso Micron, Crucial ha da tempo avviato una strategia di canale molto aggressiva che punta alla conquista di importanti quote di mercato in Italia, sia in ambito Ssd sia a livello di DRam. Il tutto attraverso la partnership con distributori qualificati

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mondo consumer e Pmi, ha infatti da tempo rilanciato la sua attività nel nostro Paese attraverso una presenza territoriale sempre più capillare, grazie alla partecipazione ai più importanti eventi Ict (da Smau a Photoshow) e, soprattutto, attraverso una precisa politica di canale che punta al progressivo coinvolgimento di 3-4 distributori a valore; tra questi figura un marchio significativo come Logicom. L’obiettivo dichiarato è quello di chiamare in causa poche realtà focalizzate, ca-

paci però di attirare un numero crescente di operatori di canale e integratori. Questo ultimi rappresentano infatti un anello fondamentale di congiunzione con i clienti finali, soprattutto a livello di memorie Ssd e DRam. Di pari passo con il coinvolgimento di distributori e rivenditori specializzati, Crucial lancerà proprio in questi mesi numerose attività di marketing dedicate e un programma di canale ad hoc.


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I MILLE VOLTI DEL DESIGN Elena Veronesi Laureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e nella sua carriera ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha affiancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione efficace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi. com.

Per chi lavorava nel campo della grafica negli anni Ottanta e Novanta, accendere un Macintosh significava innanzitutto due cose: sentire l’inconfondibile suono di avvio e ritrovarsi sullo schermo un simpaticissimo sorriso che ti dava il benvenuto. La “Smiling Mac Icon”, progettata dalla designer Susan Kare, comparve sul monitor del primo Macintosh lanciato nel gennaio del 1984. In modo schematico ed essenziale comunicava visivamente l’obiettivo principale del giovane Steve Jobs: produrre un personal computer che fosse allo stesso tempo semplice da utilizzare e alla portata di tutti. «Fino a quel momento non vi erano icone nel mondo dei computer: soltanto parole in rettangoli» afferma Susan Kare. Quella semplice rappresentazione formata da pochi elementi è diventata l’emblema di un nuovo modo di pensare la tecnologia, una concezione più umana e divertente di dispositivi fino ad allora considerati come patrimonio di un mondo

P

di tecnici. Una piccola rivoluzione tecnologica e culturale iniziata con un volto sorridente.

Volti che attraggono I volti umani hanno un forte potere attrattivo per l’occhio. Capita spesso di notare tra la folla il volto di una persona che conosciamo: la nostra mente riesce a discernere il materiale visivo e a dare importanza alla configurazione facciale che riconosciamo come familiare. Tutto questo avviene perché nella nostra mente esiste un’area, la FFA, che è deputata al riconoscimento dei volti umani. Individuata nel 1997 dalla scienziata Nancy Kanwisher, questa zona permette ai volti di bypassare i canali interpretativi normalmente utilizzati dal cervello e

IL VOLTO UMANO È UN TRAMITE COMUNICATIVO MOLTO POTENTE: E’ UNA DELLE PARTI MAGGIORMENTE ESPRESSIVE DEL NOSTRO CORPO

consente di riconoscere le persone prima e in modo più efficiente. La FFA si trova accanto all’amigdala, il centro di elaborazione delle emozioni. Questa nostra capacità di riconoscimento spiega anche il motivo per cui, quando troviamo configurazioni formate, ad esempio, da due punti ed una linea, tendiamo a riconoscerle come volti. Non soltanto: diamo a esse anche un valore di personalità. In campo artistico lo storico dell’arte Ernst Gombrich riassunse questa capacità nella “Legge di Töpffer” (dal nome del noto illustratore e fumettista svizzero Rodolphe Töpffer): «ogni configurazione che sia possibile interpretare come una faccia (anche se mal disegnata) avrà una sua espressione e una sua specifica individualità». Proprio come il volto sorridente del primo Mac.

Volti che comunicano Il volto umano è un tramite comunicativo molto potente: è una delle parti maggiormente espressive del nostro corpo. Secondo il dizionario dei simboli di Chevalier e Gheerbrant il volto «è la parte più viva, più


sensibile (sede degli organi di senso) che, nel bene e nel male, presentiamo agli altri; è l’io intimo parzialmente denudato, infinitamente più rivelatore di tutto il resto del corpo». Proprio per la capacità di veicolare informazioni e stati d’animo in pochi istanti, viene largamente utilizzato in pubblicità, anche quando il soggetto ritratto non è necessariamente una persona. Nell’ambito della corporate identity il ricorso alla legge di Töpffer è molto frequente. Brand internazionali sono espressi graficamente da visi stilizzati che veicolano fiducia, gioia, professionalità o semplicemente

introducono un lato umano all’interno di una comunicazione prettamente aziendale. Il logo di Amazon, ad esempio, offre una bella faccina sorridente composta dalle due lettere “a” come occhi e dalla sottolineatura arancione a formare una bocca con tanto di fossetta accattivante sulla “z”. Accanto a queste caratterizzazioni sono molteplici gli esempi di volti stilizzati che compaiono come icone accanto ai logo: da Starbucks a Pringles, passando per Kentucky Fried Chicken e molti altri. Visetti simpatici che cercano di dare un senso di umanità a brand multinazionali e apparentemente freddi.

Se i logo hanno un volto, non da meno sono molti prodotti progettati negli ultimi anni. Teiere, automobili e dispositivi tecnologici spesso ci osservano dalle loro postazioni, per invogliarci con espressioni invitanti. È il caso, ad esempio, della Mini Cooper, automobile lanciata come modello cool dal film The Italian Job e definita da molti come un’auto dal volto simpatico. Come afferma una recensione del New York Times: «Qualunque cosa si pensi delle caratteristiche della Mini Cooper, […] è giusto dire che quasi nessun veicolo nuovo nella memoria recente ha provocato più sorrisi». In sintesi: l’auto non sarà brillante in fatto di prestazioni, ma con un “volto” così le si perdona tutto. Il celebre marchio di design Alessi si è spinto oltre e ha trasformato banali utensili da cucina in veri e propri personaggi dalle sembianze umane: dal cavatappi con il volto di donna, agli omini per sale e pepe sino al simpatico coniglietto porta stuzzicadenti. Una scelta di design che valorizza il lato divertente della tavola puntando su linee morbide e antropomorfe. Dare un volto umano agli oggetti che ci circondano, che siano concreti oppure semplici rappresentazioni virtuali, è la strada giusta per avvicinare la tecnologia alla vita quotidiana, per far parlare i servizi con un tono più amichevole, per ridurre le distanze e facilitare la vita di tutti.

RISORSE

Prodotti che ci guardano

http://youtu.be/jjttLdwjeac I volti della persuasione: in un video, i retroscena di marketing dei visi pubblicati sulle pagine Web.

“Smiling Mac Icon” Un volto stilizzato che ha fatto storia. In pochi pixel veniva comunicata un’intera filosofia di prodotto. Per molti è un “volto” indimenticabile.

http://is.gd/NCX2bi “Faces of Meth”: volti devastati dall’uso di sostanze stupefacenti, al servizio della comunicazione sociale.

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H-FARM|COLTIVA LE|(BUONE)|IDEE|DIGITALI H-Farm è un Venture Incubator che opera a livello internazionale in ambito web, digital e new media. Si propone al mercato con il doppio ruolo di incubatore e investitore: da un lato fornisce alle startup il capitale necessario all’avvio delle operazioni (seed capital), dall’altro affianca i team attraverso la fornitura di una gamma di servizi amministrativi, finanziari e commerciali per i quali viene richiesto un canone mensile. Una volta raggiunta l’autosostenibilità economica, grazie al continuo tuning del modello di business e al confronto diretto con il mercato, le nuove società vengono cedute a soggetti terzi, concordando, laddove possibile, la loro permanenza all’interno della struttura di incubazione di H-Farm per un periodo di almeno cinque anni. In breve, l’obbiettivo è aiutare a far decollare le buone idee che abbiano a che fare col mondo Internet, trasformandole in business. Un approccio senz’altro innovativo, nato dalla mente brillante di Riccardo Donadon, già conosciuto

H

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nel settore per aver fondato nel 1998 la Web agency E-Tree. Come ci ha spiegato lo stesso Donadon, dal 2005 – anno di fondazione di H-Farm – a oggi sono state finanziate 32 start-up, di cui sei già vendute, per un investimento totale di 11 milioni di euro. Un esempio su tutti: H-art, agenzia web fondata con un seed capital di 100.000 euro, è stata ceduta per 5 milioni di euro

al gruppo WPP, leader globale nel mercato dell’advertising. «Riceviamo ogni anno circa 500 proposte, che vengono valutate da un team dedicato – ha affermato Donadon –. La scelta avviene anche in base al settore di riferimento. In questo momento ci interessano particolarmente le iniziative in ambito retail, e-commerce e finance». L’Italia non è l’unico mercato in cui opera H-Farm, che vanta uffici anche a Seattle (USA), Londra e Mumbai. Grazie alla presenza internazionale, ogni iniziativa può essere così indirizzata verso il mercato più adatto a valorizzarla. L’hub principale resta però Tenuta Cae Tron: qui sorge anche la Digital Academy, aperta lo scorso anno, dove è possibile frequentare corsi ad hoc di economia digitale. A Roncade oltre 200 giovani lavorano ai propri progetti in piena tranquillità, lontani dalle distrazioni delle grandi metropoli. Per conoscere le loro idee, è possibile partecipare agli incontri periodici denominati “Storming Pizza”, durante i quali ogni squadra ha sei minuti di tempo per presentare la propria iniziativa e convincere una platea variegata. Al termine, question time e pizza per tutti.

Riccardo Donadon, fondatore e ideatore di H-Farm

Sorge a Roncade, nelle campagne trevigiane, non lontano dalla laguna di Venezia: tutt’intorno solo campi, alberi e cielo. Non stiamo parlando di un agriturismo dove trascorrere piacevoli weekend immersi nella natura, ma di H-Farm, realtà unica nel nostro Paese, dove la parola d’ordine è una sola: innovazione Serena Piazzi


TECNOLOGIA TECNOLOGIA ANTI-TECNOLOGIA Tutto il mondo fuori! L’apparecchio elimina ogni interferenza dell’esterno (suoni, luci, ecc.) e, con le sue punte minacciose, avvisa i vicini che non vogliamo essere disturbati: nessuno si deve avvicinare al nostro cerchio del silenzio. Questo è One Sense, un’invenzione del designer Joe Doucet. Anche agli amanti più appassionati di tecnologia sarà capitato, almeno una volta, di sognare una fuga temporanea in un mondo totalmente analogico. Lontani da banda larga, zone Wi-Fi e cellulari, la mente potrebbe riposare. Il bombardamento di informazioni che ci colpisce da migliaia di fonti e dispositivi può, in effetti,

IN PILLOLE

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logorare. Deve esserne profondamente convinto anche Joe Doucet che ha così deciso di intervenire, creando One Sense (www.joedoucet.com). L’immagine lascia capire abbastanza agevolmente lo scopo del dispositivo: garantire serenità, concentrazione e calma a chi avrà il coraggio di indossare questa “maschera”, persino in un open-space di una grande azienda. Interferenze esterne addio, almeno per un po’ di tempo, con questo oggetto di design che pare più una dichiarazione programmatica, che un possibile futuro “must have”. «One Sense simboleggia il bisogno umano di momenti di pace e tranquillità», ammette lo stesso Doucet.

Una fotocamera stellare Astronomi e appassionati potranno immortalare nebulose e ammassi stellari con la nuova EOS 60Da di Canon. Con il suo sensore CMOS (APS-C) da 18 MP, a basso contenuto di rumore, promette immagini nitide e ad alto contrasto: l’ideale per ritrarre oggetti astronomici. La sensibilità ISO arriva a 12.800.

Quattro premi per Samsung Al “TIPA Awards 2012” (ambìto riconoscimento conferito dalla stampa tecnica) Samsung ha ottenuto la vittoria nelle categorie “Best General Compact Camera” (con la MV800), “Best Mobile Imaging Device” (con il Galaxy Nexus), “Best Photo Monitor” (con il SyncMaster S24/27) e “Best Photo TV Display” (con lo Smart Oled TV).

Realtà aumentata per spot Brosway, famoso brand di gioielleria italiano, ha rilasciato la prima campagna stampa che utilizza la tecnologia della realtà aumentata. Per vedere la novità, basta scaricare gratuitamente “Aurasma light” dall’App Store o dall’Android Market. L’App può essere usata “puntando” alle pagine Brosway sulle riviste.

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DigiTalk

Alessio Ferri

Comunicare, trasmettere messaggi, documenti, video, audio… efficaci, quando serve, come serve, in qualsiasi emisfero o pertugio ci si ritrovi a lavorare e a pensare al business. La comunicazione unificata che converge nel cuore del rivoluzionario protocollo IP ha reso tutto

C

I vantaggi sono sotto gli occhi di tutti, cosi’ come sono ormai alle spalle i dubbi circa le potenzialita’… tuttavia, la Unified Communication e Collaboration stenta ancora ad affermarsi come risorsa strategica nei processi aziendali. In un esclusivo reportage, Digitalic ha provato a capire perche’ un mercato cosi’ promettente fatica a scaldare le sue potenti leve e, soprattutto, quale ruolo possono aspirare a interpretare gli operatori di canale in questa strategica partita.

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questo e molte altre cose una concreta realtà che può offrire alle aziende di tutto il mondo vantaggi, per gran parte, non ancora calcolati… La grande attenzione ai costi dettata dalla cattiva congiuntura economica e la potente spinta del cloud computing sono poi fattori che stanno aiutando, e molto, questo fenomeno a svilupparsi e a emergere nelle agende dei Cio e dei manager italiani. Come nel caso del già citato cloud, però, occhio ai facili entusiasmi e agli spericolati salti in avanti perché non è detto che le Unified Communication facciano per tutti; non è detto che siano la strada obbligata o, comunque, non è detto che debbano essere sposate in toto da chiunque come


una sorta di “one size fits all” di americana fattura… Intendiamoci, si parla di un terreno promettente, di immediato utilizzo, ma non per questo semplice da capire, integrare e digerire all’interno di qualsiasi infrastruttura aziendale. I motivi sono molti: dal retaggio culturale alla connotazione genetica stessa del tessuto industriale nostrano fino ad arrivare alle importanti evoluzioni organizzative che le nuove comunicazioni chiamano in causa. Come sempre, in questa terra di mezzo – nella terra dei distinguo, degli abiti fatti a mano, delle declinazioni più complesse, verticali, dettagliate e dell’ascolto delle aziende – si muove il canale indiretto. Un canale chiamato ad affrontare una sfida molto importante e destinata ad aprire con ogni probabilità importanti scenari di business ad alta marginalità. Una sfida che va però affrontata con grande attenzione e soprattutto con gli strumenti più adatti, sia a livello tecnologico sia strategico. Con questa specifica missione, Digitalic ha chiamato in causa alcune delle più interessanti realtà di business attive nelle Unified Communication, per capire innanzitutto “che aria tira” e poi per offrire ai lettori un vademecum più utile e fruibile possibile sulle opportunità da cogliere, sulle strategie da seguire e sui motivi concreti che ancora oggi rallentano la diffusione delle comunicazioni di nuova generazione nelle aziende italiane.

L’importante è comunicare Il principio di fondo non appare tra i più complicati. D’altra parte, non si può certo dire che sul fronte utente regni la chiarezza. «Dai frequenti incontri che ho con i clienti, trovo aziende bersagliate e intossicate da innumerevoli informazioni, spesso superficiali e imprecise – esordisce Gianfranco Ulian, direttore presales e engineering di Siemens Enterprise Communications –. Salvo casi limitati, frequentemente collocati nella fascia medioalta del mercato, le aziende non hanno ancora identificato i perimetri funzionali e le differenze sostanziali tra ciò che è realmente UC&C e ciò che viene spacciato per tale». Non solo, spesso i pregiudizi penalizzano le componenti più interessanti delle nuove comunicazioni su IP; infatti «un aspetto fondamentale della UC&C quale la videocomunicazione – aggiunge Sergio Gianotti, head of sales enterprise division di Huawei – rimane ancora oggi poco utilizzata. Sconta difatti una scarsa credibilità delle soluzioni tradizionali in qualità Standard Definition diffuse in passato; le tecnologie odierne di telepresenza invece consentono risultati di interattività assolutamente confrontabili con la presenza fisica e che superano i limiti delle precedenti soluzioni». In generale, comunque, tra la certezza di sistemi conosciuti da tempo e i dubbi tipici di una novità, spesso predomina

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la prima opzione. «Non sono poche le organizzazioni per le quali sembrano sufficienti il telefono sulla scrivania e la possibilità di inviare e-mail – aggiunge Stefano Osler, amministratore delegato di Wildix –. Una valutazione che spesso impedisce di investire nei nuovi sistemi evoluti». Gli operatori del settore intendono invece trasmettere un messaggio secondo cui la comunicazione unificata rappresenta una rivoluzione non solo tecnologica, ma anche culturale. Un messaggio recepito però solo in parte. «La conoscenza delle potenzialità è oramai piuttosto diffusa – sottolinea Marco Pennarola, responsabile marketing

business unit enterprise di Fastweb –. Le grandi e medie imprese hanno un livello di conoscenza più approfondito, mentre sono più prudenti le Pmi». Uno dei primi ostacoli da superare è far sì che a un livello di conoscenza comunque elevato, si abbini una valutazione più approfondita. «Non tutti sono consapevoli dei vantaggi che questa tecnologia può portare – conferma Claudio Soffientini, technology services country marketing manager di HP –. La fascia enterprise, ha sfruttato appieno le potenzialità dell’UC, mentre le Pmi sono ancora in una fase esplorativa, di conoscenza e

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dIgItalk di valutazione del ritorno degli investimenti». Ancora una volta emerge quindi una netta distinzione sulla base della dimensione aziendale; esistono però altri fattori caratterizzanti. «Sono le aziende con presenza all’estero, o che dall’estero dipendono, a trovare utili tali strumenti – puntualizza Umberto Serra, major account manager di Jabra –. Sono pochi i casi di realtà interamente italiane e di dimensioni contenute che adottano o stanno per adottare le UC, anche se, da qualche mese a questa parte, si riscontrano progetti nelle realtà più inattese, come meccanica o produzione».

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«Le grandi aziende conoscono i servizi offerti dalle soluzioni di Unified Communication e Collaboration – ribadisce Maurizio Salvi, responsabile marketing Platform & Software as a service solutions - Top Clients and Public Sector di Telecom Italia –. Soprattutto, organizzazioni che hanno bisogno delle potenzialità di questi servizi come la naturale evoluzione della posta elettronica». Anche dove queste funzionalità hanno fatto breccia, si rilevano comunque differenze. «Le aziende italiane hanno iniziato ad adottare queste funzionalità da tempo, ma non hanno integrato la tecnologia a

FABIO TESSERA VIDYO

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MARCO GONELLA BT ITALIA

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tutti i livelli», rilancia Marco Pasculli, regional director central mediterranean countries di Alcatel-Lucent Enterprise. Il mercato comunque si muove. «Gli analisti definiscono il comparto come uno dei pochi dove gli investimenti continuano a crescere nonostante il periodo di crisi economica – afferma Fabio Tessera, vice president sales di Vidyo –. Questo vuol dire che un’ampia percentuale di aziende è matura e sta agendo con un investimento relativamente ridotto rispetto ai vantaggi».

Obiettivi chiari, strategie incerte Le potenzialità non mancano e, fattore non scontato, sono facilmente individuabili da tutti. La prospettiva di una comunicazione a tutto campo con tempi, modalità e strumenti scelti in base a contesto, preferenze o disponibilità è praticamente immediata da intuire. «Le UC – spiega Marco Gonella, business development indirect channel BT Italia – stanno introducendo significativi cambiamenti nelle aziende sia nel rendere più agili i processi di business sia nel ridurre i costi associati a servizi che spesso, erroneamente, le imprese considerano delle commodities su cui difficilmente si riesce a fare delle efficienze di spesa, esempio il Traffico Voce». Il passaggio alla pratica, tuttavia, è molto meno scontato e lineare. Il

timore dei Cio di perdere il controllo sull’accesso ai dati aziendali resta una barriera ancora elevata, sempre più spesso attaccata dai diretti interessati. «Gli utenti – sostiene Umberto Serra – si aspettano di riscontrare in azienda ciò che hanno a disposizione come privati: chiamate via Web, chat, instant messaging, desktop sharing e altro ancora non sono più solo strumenti puramente aziendali, ma sono ormai a disposizione di una gran massa di utilizzatori». Rispetto alle richieste avanzate per anni al reparto IT da parte dei vertici dirigenziali, si tratta di una spinta questa volta proveniente dal basso e insistente. «Non solo, spesso si riscontra una scarsa integrazione tra reparto IT e TLC e la relativa separazione dei budget – racconta Tamara Zancan, product manager unified communications and collaboration di Microsoft Italia –; inoltre si teme che strumenti quali l’instant messaging distraggano le persone dal lavoro anziché ritenerli utili nell’aumentare la collaborazione. Infine vediamo che spesso a scoraggiare le aziende è la difficoltà nel misurare tutti i benefici derivanti dall’adozione di un progetto di Unified Communications. Infatti mentre è più semplice valutare la riduzione dei costi (minori spese di trasferta e costi telefonici) è più difficile quantificare l’aumento di produttività delle persone». Nonostante tutto, però, le aziende stanno cercando


Digitalic per Giusto Manetti Battiloro

STAMPA A CALDO E ORO VERO IN FOGLIA

GIUSTO MANETTI BATTILORO, UN’AZIENDA STORICA CHE GUARDA AL FUTURO Una lunga tradizione, una continua innovazione: l’azienda di Firenze si prepara al futuro con una nuova sede e una rinnovata passione

La sesta generazione della Giusto Manetti Battiloro che oggi guida l’azienda

La storia dell’azienda inizia nel cuore di Firenze ai primi dell’Ottocento con una bottega artigiana di “battiloro” acquistata da Luigi Manetti. La bottega passa nel 1820 al figlio Giusto che crea il marchio Giusto Manetti Battiloro e lo rende famoso per la produzione di foglie d’oro per la decorazione. Successivamente le nuove tecnologie, rese disponibili dalla rivoluzione industriale, permettono al figlio Adolfo di creare una piccola industria; così la produzione si sposta nello stabilimento di via Ponte alle Mosse e, grazie alla innovata capacità produttiva, il marchio Manetti conquista i mercati europei. Dopo la Prima guerra mondiale, ad Adolfo succede il figlio Giusto che, assieme al cognato Guido, meccanizza ulteriormente la produzione e realizza un successo commerciale che conquista i mercati di tutto il mondo. Negli anni cinquanta, sotto la guida dei figli Fabrizio e Lapo, alla storica attività di produzione di foglia d’oro e d’argento si affianca la creazione e commercializzazione di pellicole per impressione a caldo. È proprio di questi anni il primo accordo internazionale con un battiloro inglese per la commercializzazione e la vendita in Italia di tali prodotti. Nasce così il secondo ramo aziendale: un’attività esclusivamente commerciale che si affianca da oltre mezzo secolo all’attività industriale di produzione della foglia d’oro. Con l’ingresso della sesta generazione l’azienda diviene leader mondiale nella produzione di foglia d’oro e punto di riferimento per il foil per stampa a caldo nel settore delle cornici. Grazie a questa generazione, il settore dei prodotti per la stampa a caldo viene ulteriormente allargato a numerose altre applicazioni,

dalla grafica e cartotecnica alle pellicole per l’industria del mobile, fino ai prodotti per la codifica industriale. Tale sviluppo ha portato all’acquisizione di una seconda sede in Via Panciatichi, dove dal 1995 è stata trasferita l’attività della stampa a caldo, e all’acquisto nel 2002 di un ulteriore sede dedicata al settore della grafica. Per la fine di quest’anno è previsto il trasferimento di tutte le attività nel nuovo fabbricato di 10.000 mq, realizzato nella zona di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze.

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strumenti che permettano di migliorare la propria produttività e consentano un accesso alla clientela più veloce e soddisfacente. «I sistemi di Unified Communication – aggiunge Roberto Casari, technology consultant manager di Durante – sono un mezzo per raggiungere l’obiettivo di migliorare la produttività e i rapporti con in clienti. Le aziende che percepiscono il valore associato a tali cambiamenti ne trarranno sicuramente un beneficio». La soluzione, e le relative prospettive, sono alla portata di tutti, senza particolari distinzioni di settore o dimensione. A fare la differenza possono semmai

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essere le strategie. «Se le iniziative vengono attivate seguendo un approccio tattico, non si vengono a creare le basi per successive evoluzioni, non permettendo quindi di fruire appieno delle potenzialità offerte – avverte Amedeo Chiappini, solution marketing manager di Colt –. Se, al contrario, le iniziative sono inserite in un piano strategico d’insieme, l’adozione delle UC permette anche una profonda trasformazione nel modo di lavorare».

Alla testa del problema Come spesso capita in circostanze analoghe, razionalità e manuali strategici si scontrano con

ostacoli di tipo culturale, alimentati dalla paura del cambiamento. Insieme ad altri fattori esterni, lo scenario risulta variegato. «Ci sono alcuni freni che ostacolano la migrazione da un sistema telefonico tradizionale a uno abilitato alla Unified Communication, ma si tratta di resistenze quasi sempre di matrice culturale – ribadisce Stefano Osler –. L’introduzione di nuove tecnologie viene vista spesso come un elemento che stravolge le abitudini». «La percezione che ho avuto evidenzia il timore che i vantaggi potenzialmente derivabili possano andare perduti a causa di una mancanza di linee guida per uno sviluppo omogeneo, con un utilizzo parziale», puntualizza Gianfranco Ulian. Immancabile, soprattutto in un periodo così teso, un occhio ai bilanci. «Il freno agli investimenti è rappresentato soprattutto dal fattore economico – ricorda Cesare Bracchi, country manager di Mitel –, non perché queste soluzioni siano costose, quanto proprio dalla congiuntura attuale che rende difficile l’avvio di un progetto di qualsivoglia evoluzione tecnologica». «Il momento di mercato non aiuta le aziende a incrementare il budget della spesa IT – replica Claudio Soffientini –, ma la ricerca di efficienza è un must a cui non possono sottrarsi le aziende che vogliono rimanere competitive. Un secondo

aspetto, il più importante in questo momento, è la sicurezza dei dati e delle informazioni». Per dissolvere più dubbi possibili, la via migliore è prendere esempio da chi ha già saputo cogliere l’occasione. «Amplifon, il cui personale di circa novemila addetti opera in 2.200 sedi sparse nel mondo, era stata inizialmente scoraggiata dall’utilizzo della videoconferenza in azienda proprio per la complessità del sistema – racconta Michele Dalmazzoni, collaboration leader di Cisco –. Successivamente, l’azienda ha deciso di adottare nei propri uffici sparsi in tutto il mondo una soluzione di videocomunicazione al fine di migliorare la collaborazione e accelerare i processi decisionali: il sistema è stato esteso a tutto il personale».

Il cloud come acceleratore Anche in ambito UC, il cloud computing – con i vantaggi e la flessibilità che offre – potrebbe rappresentare un concreto elemento di svolta. «La possibilità di acquisire queste soluzioni in modalità cloud computing permette all’azienda di investire in modo graduale e per categorie d’impiegati, con la flessibilità richiesta – spiega Maurizio Salvi –. Non dobbiamo dimenticare anche gli aspetti culturali e di adattamento alle nuove modalità di fruizione di determinati servizi che richiedono il loro tempo per essere consolidati». «Non appena il mercato presenterà un numero congruo di servizi affidabili e diversificati, darà un


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dIgItalk contributo importante – rilancia Fabio Albanini, managing director di Snom Technology –. Sono infatti ancora pochi gli operatori di servizi di telefonia VoIP hosted che integrano piattaforme di Unified Communications, nonostante i più diversi produttori abbiano già approntato e commercializzino soluzioni specifiche». «Il cloud – spiega Sergio Gianotti – è sicuramente l’elemento abilitante di questa trasformazione per due fattori principali. Il primo è legato alla gradualità dell’investimento. L’adozione di piattaforme cloud per la UC&C consente l’evoluzione con un basso impatto in

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termini di investimenti infrastrutturali, modulando la spesa in una logica di Pay per Use. Il secondo motivo è legato alla semplicità di migrazione delle funzionalità UC&C in ambito mobile che, grazie all’approccio cloud, consente la piena collaborazione all’interno e all’esterno dei confini fisici dell’azienda». «Sempre di più – ribadisce Tamara Zancan – le aziende chiedono di poter utilizzare la Unified Communications e sfruttarne i benefici senza dover gestire e mantenere l’infrastruttura all’interno dell’azienda; infatti la nostra offerta di Unified Communications è anche presente sul cloud con Microsoft Office 365».

SERGIO GIANOTTI HUAWEI

STEFANO OSLER WILDIX

TAMARA ZANCAN MICROSOFT

UMBERTO SERRA JABRA

Il ruolo del canale Dal punto di vista teorico, quello delle strategie, i dubbi sono ormai pochi. Inevitabilmente, nel concreto e a contatto diretto con l’utente finale, la situazione appare però molto meno lineare e spetta ai partner smuovere la situazione. «Notiamo una notevole disomogeneità nel mondo dei partner Ict – osserva Marco Pasculli –; in generale le strutture che hanno abbinato le conoscenze IT e quelle TLC hanno sviluppato le competenze necessarie allo sviluppo e al supporto delle nuove tecnologie. Un profilo piuttosto diffuso nell’area dei grandi system integrator, molto meno in quello dei piccoli rivenditori e installatori». «Per una tecnologia giovane, che ancora non ha espresso tutto il proprio potenziale sul mercato – spiega Marco Gonella – l’unica strada per uscire dai confini ristretti dell’utilizzo sperimentale è quella che passa dall’intermediazione di terze parti, i dealer appunto, abituate a divulgare e diffondere nuove applicazioni sul mercato e a selezionare le aziende che possono ricevere i maggiori benefici dalla rivoluzione in atto». In un’applicazione a cavallo tra il mondo della telefonia e quello prettamente IT sorge inoltre il dubbio su quale sia la figura più adatta per realizzare un progetto. «Qualche anno fa mi ero fatto l’idea che i rivenditori IT sarebbero stati privilegiati nell’arena del VoIP – riprende Gianfranco

Ulian –, mentre oggi osservo invece ancora uno sbilanciamento significativo verso gli installatori telefonici». «Anche noi – spiega Tamara Zancan – stiamo notando che questo tipo di soluzione richiede competenze presenti in aziende provenienti dal settore TLC e infatti stiamo iniziando a lavorare con questa nuova tipologia di partner. Ma la Unified Communications richiede anche conoscenze specifiche sull’infrastruttura IT che hanno i nostri attuali partner». Non bisogna comunque trascurare la necessità di fare i conti con nuove figure. «Sta crescendo il ruolo del Conferencing Service Provider – puntualizza Fabio Tessera –, ovvero un fornitore specializzato in soluzioni e servizi di telepresenza ad alta definizione, in grado di assistere l’azienda nella selezione e nell’implementazione degli strumenti più adatti alle proprie esigenze». Più dell’esperienza specifica, infine, per guadagnare consensi sarà altrettanto importante mettere a frutto le proprie abilità. «Di sicuro per affermarsi sono necessarie preparazione e professionalità – conclude Michele Dalmazzoni –. La collaborazione può essere un’opportunità per il canale laddove si riesca a fornire un servizio completo, commisurato alle necessità aziendali. Per far questo è fondamentale spiegare approfonditamente i vantaggi della collaboration, affinché il cliente possa apprezzarne i benefici e decidere di investire».


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ATTUALITA’

La|creatività|ha|la|testa fra|le|nuvole La tecnologia digitale oggi permette a chiunque abbia un’idea di esprimerla all’istante, di catturarla e di condividerla in maniera immediata. Tutto connesso, tutto a portata di mouse. Con lo spirito innovativo di sempre Adobe ha presentato la nuova, grande famiglia CS6 e la strategica offerta Adobe Creative Cloud. Quattro le Creative Suite specifiche per target: Adobe CS6 Design Standard, Adobe CS6 Design & Web Premium, Adobe CS6 Production Premium e Adobe CS6 Master Collection. Quattordici le nuove release delle applicazioni più conosciute: partiamo da queste ultime. Sotto la lente d’ingrandimento troviamo il nuovo Photoshop CS6, con oltre 600 implementazioni apportate al workflow. Tanto è stato l’entusiasmo per questa nuova versione che la beta pubblica, lanciata lo scorso 22 marzo, ha fatto registrare 900.000 download! La parte del leone in questo successo la fa Mercury Graphic Engine, il motore grafico del programma oggi potenziato per sfruttare il supporto di

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Grafici, professionisti del Web, del video broadcasting o semplici appassionati. Tutti in fila, pronti ad accogliere la nuova, attesa Creative Suite 6 e il Creative Cloud, ultimi gioielli di casa Adobe Systems Sara Fevola

piattaforme multiple a 64 bit e velocizzare le attività di elaborazione delle immagini; nuovi strumenti di design, la creazione intuitiva di video e una nuova interfaccia effetti sono solo alcune delle numerose migliorie apportate. La versione Extended di

Sul|cloud di|Adobe

Photoshop, invece, si allarga alla gestione delle immagini 3D con una versione di Mercury Engine ottimizzata e il 3D Fingertip Controls. Novità in arrivo anche per Illustrator CS6, aggiornato nell’interfaccia e con un nuovo Image Tracing Engine, il Pattern Creation e la funzione Gradient Strokes. Non poteva mancare all’appello InDesign CS6, il software di publishing all’avanguardia nella creazione di più layout grazie ai nuovi Adaptive Design Tools.

Se le keywords del colosso creativo sono innovazione e creatività nell’esperienza digitale, non deve stupire allora il lancio sul mercato di un abbonamento cloud computing dedicato: Adobe Creative Cloud. Nella nuvola di Adobe si possono scaricare e installare non solo le nuove release dei principali applicativi di Adobe CS6, ma anche le Adobe Touch Apps, una specifica linea di strumenti pensata per portare una creatività di alto livello anche sui tablet Android e iPad. Con le App Photoshop Touch, Adobe Ideas, Adobe Collage, Adobe Debut e Adobe Proto (queste ultime tre attualmente disponibili solo per Android, ma presto anche per iPad) si può sviluppare l’idea creativa dall’editing delle immagini, alla progettazione, dalla preparazione del mood board allo sviluppo di siti, App mobili, fino alla presentazione del lavoro finito. Tutto questo perfettamente integrato e integrabile con le interfacce desktop più tradizionali, grazie ad Adobe Creative Cloud Connection, un’applicazione che abilita la sincronizzazione, la condivisione e l’archiviazione dei file tra dispositivi mobili e il desktop. Nel servizio di cloud computing sono compresi anche Adobe Muse e Adobe Edge Preview, due prodotti studiati per la progettazione di siti web in linguaggio HTML5, ma senza l’obbligo di scrivere in codice: una vera rivoluzione in termini di facilità e ottimizzazione dei tempi. Per l’area di Web content/editing, invece, Creative Cloud offre l’accesso ad Adobe Typekit, una libreria di font con oltre 700 caratteri. Avere la testa tra le nuvole Adobe costa 49,99 euro al mese + IVA con contratto annuale, o 74,99 euro + IVA per l’abbonamento mensile, in entrambi i casi per 20 GB di spazio a disposizione, eventualmente espandibili in un secondo momento.



FAB4

Quando il calcolo Francesco D’Ambrosio

si fa duro FujiTsu celsius r920

HP Z1 Una workstation per essere tale deve per forza essere un “cassone” ingombrante da nascondere sotto una scrivania o in una sala server? Per HP evidentemente no e la nuovissima Z1 ne è la dimostrazione. Le caratteristiche sono di alto livello, da workstation di classe dedicata ai tipici utilizzi ultraprofessionali che spaziano dal mondo del Cad (Computeraided design) alla creazione di media digitali, dalla ricerca scientifica alla modellazione 3D. Il form-factor è però quello inconfondibile dei computer da scrivania all-in-one (alla iMac per intenderci, una tipologia di computer che offre l’indubbio vantaggio di essere compatto) che riduce il numero di cavi pendenti dalla scrivania e che permette alla macchina di essere spostata da un ambiente di lavoro a un altro segue in modo rapido e “indolore”. Lo Z1 è insomma

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Agli antipodi rispetto al modello all-in-one di HP è il modello al top della gamma della proposta di workstation targata Fujitsu. La CELSIUS R920 è una classica workstation a doppia CPU in formato tower che può essere anche installata in configurazione rack all’interno del data center con accesso remoto protetto grazie alla soluzione pcoIP (pc over IP) sviluppata direttamente da Fujitsu. Anche la vocazione di utilizzo è piuttosto diversa: non un computer per la scrivania di un professionista, ma un vero sistema high-end votato alla performance, all’affidabilità e all’espansibilità, per impieghi in ambienti di supercomputing e di virtualizzazione desktop, oppure nella simulazione ingegneristica e nella realtà virtuale, grazie al supporto fino a un massimo di ben tre schede grafiche di altissimo livello (NVIDIA Quadro 6000 e AMD FirePro serie V7900). Gli otto slot per l’alloggiamento degli hard disk (quattro da 3,5” più quattro da 2,5”, oppure otto da 2,5”) sono segue immediatamente accessibili dal pannello frontale e


Cad, 3D, realtà virtuale, simulazione in campo ingegneristico, ricerca scientifica, calcolo matematico, produzione video, virtualizzazione… tutti ambiti nei quali la potenza di calcolo non basta mai. L’evoluzione dei processori ha fatto passi da gigante negli ultimi vent’anni – al punto che la CPU di uno smartphone è in grado oggi di elaborare più informazioni dei supercomputer che venivano utilizzati nelle missioni spaziali degli anni Settanta – ma permangono campi di utilizzo dove sono necessarie macchine con prestazioni di altissimo livello, con capacità di calcolo, potenza grafica ed espandibilità impossibili da

trovare anche nei più potenti pc. Sono le cosiddette workstation, computer “superdotati”, progettati appositamente per utilizzi altamente professionali. Quello delle workstation è un mondo di nicchia rispetto all’enorme diffusione dei normali pc. Ma paradossalmente, in un mercato sempre più di massa – e difficile, non nascondiamocelo – caratterizzato da una generale omologazione delle caratteristiche degli strumenti informatici, l’universo delle workstation continua ad avere un ruolo fondamentale per una vasta fetta di utenza business e per la ricerca scientifica. La potenza delle CPU è infatti

cresciuta vertiginosamente, ma nel contempo anche le richieste di risorse da parte dei software sono aumentate: applicazioni come SolidWorks o Maya, giusto per fare un paio di esempi, girano anche su un normale pc, ma su una workstation è tutta un’altra cosa. In questa panoramica abbiamo volutamente scelto modelli profondamente diversi: un all-in-one, un desktop che può essere montato in rack, un tower e perfino un notebook. Sono le diverse incarnazioni del concetto di workstation oggi disponibili, alcune delle quali, all-in-one e laptop, decisamente nuove in questo mondo.

Dell Precision T7500

lenovo THinkPaD W520

Anche Dell, nella sua vastissima gamma di soluzioni, propone alcuni modelli che rientrano nella categoria delle workstation. Pure in questo caso si tratta di “macchine” dedicate ad ambienti multitasking o multithreading, come le applicazioni per la progettazione, la creazione di contenuti digitali e l’elaborazione scientifica. Il form-factor del Precision T7500, modello di punta nella famiglia di workstation Dell, è quello del classico tower, ma rispetto alla proposta di Fujitsu si tratta di una soluzione molto più abbordabile, più adatta a un utilizzo nella piccola azienda o nello studio di un professionista. La workstation T7500 sfrutta l’ultima generazione di processori Intel Xeon a quattro core e offre numerosissime opzioni per quanto riguarda segue il tipo di processore (la configurazione a doppio

L’invasione dei tablet lo ha ormai dimostrato: la mobilità nel mondo degli strumenti digitali è un fattore determinante, al punto di aver stimolato la nascita di una una categoria totalmente nuova di dispositivi. I tablet, appunto. E ben prima di questi, i computer portatili, laptop o notebook che dir si voglia, che per molti professionisti sono ormai da tempo il principale strumento di lavoro. Naturale quindi che anche il mondo delle workstation recepisse l’esigenza di mobilità di determinate tipologie di utenti professionisti: progettisti, creatori di contributi digitali, consulenti IT, solo per fare qualche esempio. Questo può sembrare un ossimoro, visto che le workstation rappresentano l’evoluzione dei segue supercomputer a cui, fino a poco tempo fa,

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FAB4 HP Z1

Fujitsu CELSIUS R920

perfetto per stare sulla scrivania di un professionista o in un laboratorio universitario. Rispetto agli all-in-one consumer, lo Z1 ha una caratteristica che è indispensabile per qualsiasi workstation: offre la possibilità di mettere le mani al suo interno per eventuali espansioni o sostituzioni dei componenti. Il meccanismo di apertura e molto pratico, non richiede l’impiego di utensili, e risulta totalmente inedito per un all-in-one: il display si ribalta in avanti lasciando totalmente “a cuore aperto” il computer. Sistema operativo Processore RAM Scheda grafica Display Drive bay Hard disk Storage controller Unità ottica Porte Wireless Video out Audio Prezzo Iva esclusa

Genuine Windows 7 Professional 64-bit; SUSE Linux Enterprise Desktop 11 WW (HP Linux Installer Kit) Intel Core i3-2120 (3,30 GHz, 3 MB cache, 2 core); Intel Xeon E3-1280 (3,5 GHz, 8 MB cache, 4 core) fino a 32 GB 1.600 MHz DDR3 ECC Unbuffered RAM Intel HD Graphics P3000; NVIDIA Quadro Q4000M integrato 27” WLED IPS (2.560 x 1.440 pixel) 1 da 3,5” oppure 2 da 2,5” SATA NCQ da 500 GB a 1 TB a 7.200 rpm Integrated SATA interfaces with RAID 0, 1 support (2x 6.0 Gb/s and 1x 3.0 Gb/s) SATA SuperMulti DVD+/-RW 2 USB 3.0, 7 USB 2.0, 1 IEEE 1394a, 1 4-in-1 media card reader, Gigabit Ethernet, 3 mini pcI-Express LAN & Bluetooth Combo Card DisplayPort audio in/out, headphone, microphone, optical S/PDIF a partire da 2.242 euro

Dell Precision T7500 processore Intel Xeon X5690 indicata nella scheda rappresenta l’opzione top, ma sono disponibili moltissime alternative), la quantità di RAM (fino a 192 GB con moduli di memoria DD3 a 1.066 Mhz), le schede video (al top c’è la potentissima NVIDIA Quadro 6000 per impieghi 3D high-end) e la dotazione di hard disk, SATA e SAS (Serial Attached SCSI), utilizzabili anche in RAID.L’ottimo configuratore disponibile sul sito Dell permette di assemblare liberamente la workstation, scegliendo le caratteristiche più adatte al tipo di utilizzo al quale dovrà essere dedicata. Il prezzo indicato nella scheda è quello di partenza. Sistema operativo Processore RAM Scheda grafica Display Drive bay Hard disk Unità ottica Porte Wireless Video out Audio Prezzo Iva esclusa

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Genuine Windows 7 Professional 64-bit 2 Intel Xeon X5690 (3,46 GHz, 12 MB cache, 6 core) fino a 96 GB 1.333 MHz DDR3 ECC RDIMM oppure 192 GB 1.066 MHz DDR3 2 NVIDIA Quadro 6000; 2 AMD FirePro V7900 no 4 da 3,5” SATA II fino a 1 TB a 7.200 rpm; SAS fino a 600 GB a 15.000 rpm Combo CD-RW/DVD Blu-ray Disc 11 USB 2.0, 2 IEEE 1394a, 1 serial, 1 parallel, 1 PS/2, 1 eSATA, Gigabit Ethernet n.d. Dual Link DVI-I, DisplayPort controller digitale AC97/High Definition integrato ICH10 a partire da 1.866 euro

i dischi possono essere configurati in varie modalità RAID (0, 1, 10, 5). La quantità di RAM supportata arriva a 512 GB, una dotazione che già da sola fa capire il tipo di utilizzo a cui è dedicata questa workstation e spiega il motivo per il quale non abbiamo potuto indicare un prezzo di partenza orientativo: CELSIUS R920 non è un modello, ma una piattaforma totalmente configurabile per poter allestire un supercomputer in base alle specifiche esigenze. Il prezzo viene di conseguenza. Sistema operativo Processore RAM Scheda grafica Display Drive bay Hard disk Unità ottica Porte Wireless Video out Audio Prezzo al pubblico

Genuine Windows 7 Professional 64-bit; Linux (Red Hat e Novell certification pending) 2 Intel Xeon E5-2690 (2,90 GHz, 20 MB cache, 8 Cores) fino a 512 GB 1.600 MHz DDR3 RAM 2 NVIDIA Quadro 6000; 2 AMD FirePro V7900 no 4 da 3,5” oppure 8 da 2,5” SATA III da 500 GB a 2 TB a 7.200 rpm; SAS 2,5” fino a 600 GB a 10.000 rpm Blu-ray Disc Triple Writer 4 USB 3.0, 11 USB 2.0, 1 eSATA, 2 Gigabit Ethernet, pcI-Express, 2 PS/2 WLAN III, 802.11g/Draft-n Dual Link DVI-I, DisplayPort 2 in, 2 out n.d. (secondo configurazione)

Lenovo ThinkPad W520 venivano dedicati appositi spazi all’interno di una realtà produttiva; tuttavia grazie all’evoluzione tecnologica e alla miniaturizzazione dei componenti (in primo luogo dei processori) anche le workstation sono diventate, a tutte gli effetti, portatili. Il Lenovo ThinkPad W520 all’apparenza sembra un normalissimo notebook, ma ha caratteristiche di elevato livello che lo fanno rientrare a pieno diritto nella categoria delle workstation. Non per niente ha conseguito la certificazione ISV per l’utilizzo con applicazioni quali CATIA, SolidWorks, Autodesk Inventor, AutoCad, Maya e la suite Adobe. Sistema operativo Processore RAM Scheda grafica Display Drive bay Hard disk Unità ottica Porte Wireless Video out Audio Prezzo Iva esclusa

Genuine Windows 7 Professional 64-bit Intel Core i7-2920XM Extreme (2,5 GHz, 8 MB cache, 4 core) fino 32 GB DDR3 NVIDIA Quadro 2000M integrato 15,6 ” HD, HD+ oppure FHD (1.920 x 1.080 pixel) 1 da 2,5” SATA fino a 500 GB a 7.200 rpm; SSD fino a 160 GB Combo MultiBurner 2 USB 3.0, 1 eSATA/USB 2.0 combo, 1 USB 2.0 alimentata, Ethernet, ExpressCard, MMC Intel Centrino Advanced N VGA, DisplayPort minijack headphone/microphone a partire da 1.376 euro


Vogliamo dire, con tutti gli strumenti possibili, che la tecnologia e il design sono il progresso. Rappresentano l’unico futuro possibile, l’unica strada per cambiare la vita delle persone e delle aziende.

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ATTUALITA’ LAVORO|IN|MOBILITÀ, UNA|CONQUISTA|QUOTIDIANA

NIENTE|PAURA,|I|BIG|DATA SONO|UN’OPPORTUNITÀ… Temuti, guardati con crescente ansia per il loro incedere difficilmente arginabile e per la pressante necessità di affrontarli e metterli il più possibile a disposizione del business aziendale. I Big Data stanno riempiendo le agende – e forse gli incubi – dei Cio di imprese di ogni forma e dimensione. Big Data per quantità, Big Data per qualità. Milioni di dati e informazioni che ogni giorno, ora, secondo viaggiano a velocità siderali lungo reti di ogni tipo. Per chi saprà mettere il naso in questo mare magnum di dati, in palio ci sarà una competitività con pochi paragoni; per gli altri, saranno tempi duri. Una sfida complessa, ma anche un’opportunità su cui Microsoft sta lavorando da tempo, disegnando la visione “The New World Of Data” per la piattaforma dati del futuro, capace di liberare tutto il potenziale della Business Intelligence per processare dati di ogni natura e dimensione ovunque e in qualunque momento, aiutando le aziende a cavalcare nuove opportunità e nuovi modelli di business. Una visione che trova una nuova e concreta declinazione grazie al lancio di Sql Server 2012, l’ultima release della piattaforma dati più diffusa su scala globale, disponibile dallo scorso 1° aprile. Una soluzione – con affidabilità mission critical e un Tco ridotto, insight di valore a partire da dati consistenti e flessibilità cloud-ready per un ambiente IT ibrido – che supporterà le aziende

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per un’efficace gestione e analisi delle informazioni, generando un vantaggio competitivo nell’attuale scenario di ampia proliferazione dei dati. «Il fenomeno dei Big Data è in linea con la sempre più frequente trasformazione digitale della nostra vita – dichiara Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia –. Con la strategia Big Data e con il lancio di Sql Server 2012, Microsoft continua a impegnarsi per guidare le aziende verso un processo decisionale sempre più ragionato». «Con la distribuzione enterpriseready di Hadoop per Windows Server e Windows Azure, integrata con Sql Server 2012, Active Directory e System Center – commenta Luca Venturelli, direttore della divisione server & cloud di Microsoft Italia –, per le aziende è più semplice ed efficiente capitalizzare sulle opportunità offerte dai Big Data. Inoltre la nostra soluzione consente di arricchire le analisi delle imprese con dati pubblici disponibili su social media e data provider affidabili su Windows Azure Marketplace».

Microsoft cala l’asso della nuova versione di Sql Server per rispondere all’incombente fenomeno dei Big Data e traghettare le aziende nella nuova era dell’analisi delle informazioni in tempo reale Daniela Schicchi e Marco Lorusso

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Un sondaggio promosso da Microsoft in 15 Paesi dell’Europa occidentale ha dimostrato come siano numerosi i benefici derivanti dalla flessibilità sul lavoro, tra questi: incremento di produttività, risparmio sui costi e un aumento della soddisfazione dei dipendenti. Insomma, lavorare non dall’ufficio piace alle azienda e anche ai dipendenti/collaboratori. E piace ancor di più alle donne che hanno sempre meno tempo a disposizione. Sulla base di queste esigenze è nata la soluzione Microsoft Office 365, piattaforma di servizi che vanno dalla gestione delle mail al calendario, dalla creazione di siti Web fino all’organizzazione dei collaboratori, per arrivare alle semplici chiamate e alla condivisione dei file in mobilità. Il tutto senza trascurare la sicurezza che Office 365 può garantire, grazie a policy studiate ad hoc a seconda delle necessità aziendali. «Le imprese che riscuoteranno successo in futuro saranno quelle che abbatteranno le barriere tra le persone e i luoghi di lavoro – ha concluso Silvia Candiani, direttore marketing & operations di Microsoft Italia –. Oggi grazie al cloud computing, possiamo accedere alla posta elettronica su qualsiasi device, rimanendo sempre in contatto con i nostri colleghi con Office 365, oppure organizzare videoconferenze in mobilità grazie a Lync».

Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia



GLI EVENTI AZIENDALI

COFFEE MAI|BRINDARE|ALLA|FINE|DI|UN|EVENTO

Francesca Pilone @FPilone

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Siamo italiani… e a noi, si sa, quanto piacciono gli eventi! Vedere persone, sentirle raccontare le proprie storie di successo, confrontarsi con altri che vivono (o hanno vissuto) le nostre stesse esperienze e, perché no, vedere posti nuovi, a volte luoghi esclusivi, magari gustare cibi di qualità. Gli eventi possono essere fatti in mille modi, essere mono-brand o multi-brand. Ci si può concentrare sui contenuti, arricchiti da testimonianze interessanti, speaker autorevoli, illuminanti finestre sul mercato, previsioni sui trend evolutivi, numeri snocciolati da analisti e università. Oppure si può puntare sulla parte interpersonale, con attività di relazione, scegliendo accuratamente i luoghi più attraenti, la grafica più stuzzicante, ospitando sul palco personaggi disinvolti e bravi intrattenitori, completando l’esperienza con eventi culturali o sportivi oppure, ancora, con azioni di formazione o team building. L’importante è essere impeccabili nella pianificazione di tutte le fasi e nel correlare il target con i contenuti dell’iniziativa, monitorare bene i costi e, soprattutto, non perdere mai di vista la parte di comunicazione. Pare banale dire che quest’ultima è preziosa per la buona riuscita dell’attività, ma a volte capita di imbattersi in eventi perfetti, eppure semi-deserti, o in incontri sterili, ma affollati di gente (un esempio di comunicazione efficace, ovviamente solo se il target è quello corretto e l’iniziativa non è invasa da perditempo). E con le nuove tendenze fatte di Web 2.0, social e Big Data, non possiamo dimenticarci degli eventi online… un’esperienza sensoriale e culturale diversa, ma riconducibile agli stessi sforzi di progettazione delle attività tradizionali (risparmiando in catering e offrendo l’opportunità di evitare costi di viaggio). Ma ancora non basta e bisogna prestare attenzione a non commettere un grave errore: brindare alla fine dell’evento! Eh già: il successo dipende proprio dalle azioni messe in campo a partire dalla calata del sipario… e se non si chiude il cerchio con un’attenta azione di follow-up su iscritti e partecipanti, tutti gli sforzi, irrimediabilmente, si vanificheranno!


BREAK EVENTI|2.0:|MENO|MATRIMONI|E|PIÙ|WEB

Gli eventi si sono trasformati da efficaci strumenti di marketing e comunicazione a “momenti reali e virtuali, fisici e metafisici, multipli, pluridirezionali e meno pacchettizzati”. In breve, si sono adattati all’era del Web. Due punto zero. Punto. Proprio così cambia il modo di comunicare e a conquistare nuovi territori di relazione ci si mettono anche gli eventi. Rimpiango gli anni in cui, per organizzare un evento aziendale di sicuro successo, bastava pensare alla grande nella fase embrionale, salvo poi fare i conti con le reali possibilità di budget. È così che tutti noi abbiamo partecipato ad appuntamenti molto ben riusciti con alcuni brand, ma anche a qualche evento che è scivolato verso il banale, rasentando il mondo delle cerimonie, estremamente caratterizzate in Italia. La rivoluzione non sta tanto nell’obiettivo che ci poniamo o nel livello di coinvolgimento del target. Neanche le attività tattiche e di promozione sono differenti. Alla fine, la ricetta non è cambiata molto. Gli ingredienti sono gli stessi, ma uno è l’aspetto che può determinare il successo dell’organizzazione dell’evento: la fisicità, elemento differenziante rispetto al decennio precedente, determinato dalle dinamiche di “contaminazione del pensiero” che l’ era del Web 2.0 ha imposto. Quindi significa scegliere come e dove incontrare il target, come promuovere l’appuntamento, fare un’analisi su opportunità, costi, benefici, ecc. Tutto ciò richiede molta più competenza se si opta per un evento “non fisico”, che coinvolga le differenti discipline che governano il Web: la possibilità di tracciare il percorso dei contenuti e sfruttare le potenzialità dei social e la loro viralità, solo per citarne alcune. L’unica regola valida anche nel caso del Web è riuscire a far vivere un evento di contenuti (qualsiasi essi siano!) con originalità, senza replicare attività già sviluppate da altri e rendere fortemente esclusivo l’appuntamento. Altrimenti il rischio è dietro l’angolo… proprio dove c’ è la chiesa per il matrimonio.

Valerio Rosano @ValerioRosano

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ATTUALITA’ Sistema e-print, rispetto per l’ambiente e condivisione: questo c’è nel Dna delle nuove soluzioni firmate HP

Scansione|in|3D? Finalmente|è|possibile Dieci nuovi prodotti all’insegna dell’innovazione sono stati presentati a Barcellona nel centro d’eccellenza HP. Scanner e stampanti che vanno da un uso domestico fino a soluzioni per piccoli e medi gruppi di lavoro. Veloci, ad alta risoluzione, compatte nelle dimensioni e tutte all’insegna della tecnologia e-print che permette di inviare un messaggio e-mail attraverso un dispositivo mobile a una stampante connessa

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Daniela Schicchi

al Web. I lavori di stampa vengono, così, trasmessi in maniera protetta e affidabile alla periferica, rendendo estremamente semplice la condivisione di una stampante tra più computer presenti in ufficio, azienda o casa, oltre alla possibilità di rendere disponibili i documenti ovunque ci si trovi, grazie a un sistema di Web storage. Tra la rosa di nuove periferiche presentate in anteprima ricordiamo la Laser Jet Pro 200 M275nw, la prima multifunzio-

ne HP che può effettuare scansioni in 3D di alta qualità. Una tecnologia in grado di poter realizzare stampe tridimensionali molto realistiche. Una velocità di stampa di 17 pagine al minuti (bianco e nero) e 4 ppm a colori, 245 dpi di risoluzione in scansione e 600 x 600 in copia sono tra le caratteristiche che rendono la Laser Jet Pro 200 uno strumento di lavoro prezioso, sia per un uso personale sia per gli uffici di piccole dimensioni (fino a 6 persone).

BlackBerry|gioca|la|carta|del|design La settimana del Salone del Mobile trasforma Milano nella capitale del design. L’atmosfera si carica di idee, progetti… e di personaggi interessanti da incontrare in luoghi altrettanto particolari. Novità, lanci di prodotto, conferme di rumors, accordi e strategie, chiacchiere più o meno formali sullo state of the art del design: questa è diventata, nel tempo, la kermesse milanese. Ed è così che abbiamo vissuto una colazione con Todd Wood – design manager di BlackBerry – e con il de-

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signer Giulio Iacchetti, organizzata presso lo studio-museo di Achille Castiglioni, un mito di fama internazionale. Occhio chiaro e sguardo diretto, Wood si è messo in gioco raccontando, tra un caffè e una spremuta, cosa ci sia dietro l’ideazione di un prodotto BlackBerry. «L’obiettivo – ci dice Wood – è

quello di trasformare un progetto, ideale sulla carta, in un oggetto di uso quotidiano, partendo dall’osservazione di ciò che ci circonda. E per la famiglia BlackBerry questo avviene solo se ogni prodotto riesce a coinvolgere tutti i sensi, regalando esperienze diverse ogni volta». Tutto può essere fonte di ispi-

A tu per tu con Todd Wood, design manager di BlackBerry, e con le sue idee e strategie per rilanciare i dispositivi del colosso mobile su pubblici sempre diversi e ancora più ampi Sara Fevola

Il sistema Save Energy HP Auto-Off consente alla stampante di spegnersi automaticamente se non utilizzata dopo un tempo prestabilito dall’utente. Questo garantisce un notevole risparmio energetico senza compromettere l’efficienza del lavoro, visto che la stampante si riavvia immediatamente senza tempi morti. Innovazione, mobilità, cloud e rispetto per l’ambiente sono i plus di questo e degli altri nuovi prodotti HP disponibili sul mercato.

razione: da un nastro arrotolato alla linea slanciata dei noti motoscafi Riva – alla base dello slim del BlackBerry 9790 – alla forma affusolata di una pagaia nera (utilizzata per il BlackBerry Bold, lanciato lo scorso febbraio). «Progetto dispositivi fatti per appagare le esigenze di pubblici differenti, ma che nascono comunque per essere tenuti in mano. Voglio apparecchi che regalino alle dita quella particolare confidenza che solo l’uso continuo dà e che permettano di riconoscere, senza cercarle con lo sguardo, le funzioni principali. Proprio questa semplicità è fondamentale in un settore dove la competitività è all’ordine del giorno».


Mobiz Mobility Forum 14 Giugno 2012 Milano, Hotel Melià

“The Year of Mobile Ascendency”. IDC così definisce il 2012, evidenziando un’esplosione del fenomeno della mobilità in tutte le sue principali dimensioni: dispositivi, applicazioni e reti. Il 2012 sarà l’anno in cui i dispositivi mobili supereranno i PC in termini sia di unità consegnate che di spesa; sarà l’anno in cui verranno scaricate 85 miliardi di apps. Del resto, l’esigenza di comunicare e lavorare in mobilità e da luoghi diversi dalle sedi di lavoro assegnate sta crescendo in modo davvero esponenziale. Questo fenomeno è destinato ad avere impatti sulla “informal productivity”individuale, ma anche e soprattutto sui sistemi informativi aziendali. Da un lato diventano necessarie regolamentazioni interne per disciplinare l’utilizzo da parte degli addetti, prevedere un’adeguata formazione e ricercare le applicazioni più adatte alla propria realtà aziendale. Dall’altro le aziende devono indagare su come possono utilizzare i nuovi device e le nuove applicazioni per ottimizzare la produttività e affrontare nuove sfide di business. Mobiz Mobility Forum di IDC è il primo evento del genere in Italia che mette a confronto gli analisti di IDC, gli esperti del settore, i vendor ICT e le aziende che hanno già adottato un piano d’azione nell’area della business mobility. Alla sua prima edizione, l’evento affronta questo tema da molteplici punti di vista: Organizzativo

•  Come articolare un percorso verso l’impresa “mobile”, in sintonia con le esigenze della propria realtà organizzativa? •  Mobile apps e cloud computing: dove sono i problemi e dove i benefici immediati?  •  Quali misure di sicurezza deve adottare l’azienda in seguito all’utilizzo di tecnologie e applicazioni mobili?

Opportunità di Business

•  Come conquistare nuovi clienti e mercati con le applicazioni mobili? •  Quali dispositivi mobili sono presenti sul mercato e come sceglierli se si vuole implementare una strategia dedicata?  •  Come misurare il ROI delle iniziative di mobilità ideate per migliorare la produttività?

Per maggiori informazioni e per l’iscrizione: Marco Tennyson Director IMP and Events, IDC Italia

02 28457.370 mtennyson@idc.com http://www.idcitalia.com/eventi/mobiz2012

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PUNTO G 66

IL RAPPORTO BRUNDTLAND, RESISTERE CON ENERGIA Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”

Venticinque anni fa il cosiddetto “Rapporto Brundtland” introduceva il concetto di sviluppo sostenibile e l’idea che la crescita non doveva pregiudicare le possibilità delle generazioni future. Recentemente le Nazioni Unite sono tornate sull’argomento, attraverso quello che molti ritengono essere il più importante e autorevole appello internazionale mai fatto per cambiare le regole sulle quali si basa l’economia globale. Tale appello è contenuto nel report “Resilient People Resilient Planet. A Future Worth Choosing” a cura del Gruppo sulla Sostenibilità Globale del Segretario ONU. Il presupposto è che oggi viviamo in un mondo in cui a essere globali sono innanzitutto l’incertezza e la volatilità. L’economia vacilla. Con la temperatura cresce anche l’ineguaglianza tra i Paesi, tra i ricchi e i poveri, tra gli uomini e le donne, tra i giovani e gli anziani. Oltre al fatto che stiamo mettendo a dura prova la capacità del pianeta di sostenerci. Il messaggio è chiaro: dobbiamo intervenire subito.

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I dati sui quali si basa il rapporto sono impressionanti. Soprattutto perché – sorprendentemente – ci si accorge che molto è stato fatto, ma che purtroppo non basta. E, inoltre, tanta buona volontà è vanificata da stili di vita e modelli di sviluppo insostenibili. Se guardiamo al Prodotto Interno Lordo a livello globale

scopriamo che è cresciuto del 75% tra il 1992 e il 2010, ma che il divario tra Paesi ricchi è poveri si è fatto più profondo. Nel 1990 il 46% della popolazione era povera, a fronte dell’attuale 27%. Oggi però il pianeta è più popoloso: abbiamo superato la soglia dei 7 miliardi di persone e questa cifra continuerà a crescere nel

QUELLO DI RESILIENZA E’ UN CONCETTO MOLTO IN VOGA DI CUI SPESSO SI ABUSA. LA RESILIENZA E’ LA CAPACITA’ DI RESISTERE ALLA ROTTURA. SI TRATTA DI UN TERMINE CHE ESPRIME RESISTENZA IN MODO POSITIVO, CHE INCLUDE ENERGIA, ELASTICITA’, VITALITA’. QUALCUNO L’HA DEFINITA L’ARTE DI RISALIRE SULLA BARCA AFFONDATA, INVECE CHE LASCIARSI ANNEGARE. INSOMMA UN PIANETA RESILIENTE PER GENTE RESILIENTE


eccessivamente. 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua pulita. 2,6 miliardi non possono contare su condizioni sanitarie di base e il 20% della popolazione mondiale non ha accesso all’elettricità. Il report contiene 56 raccomandazioni. Il segnale è chiaro: dobbiamo cambiare decisamente rotta e non sarà facile. Lo sviluppo sostenibile non dovrebbe essere una meta. Dovrebbe essere un concetto biologico di adattamento, apprendimento e reazione alle condizioni di vita in cui si può vivere in un mondo in cui economia, società e ambiente sono strettamente interconnessi. Come molti avevano già fatto in precedenza anche questo lavoro sostiene che ci siamo sbagliati nel misurare la

ricchezza, accontentandoci di dati di natura economica e di indicatori di sviluppo quali il Prodotto Interno Lordo o sue varianti. La novità è la forza con la quale si esprime la necessità di cambiare paradigma. Un altro elemento significativo è rappresentato dal fatto che il rapporto contiene la richiesta – che in molti sostengono da tempo – di incorporare i costi ambientali e sociali nei prezzi di prodotti e servizi, e di pensare a una finanza sostenibile in grado di sopportare nuovi modelli di sviluppo. La risposta – o forse la promessa e la speranza – però sta probabilmente nel titolo scelto, con grande efficacia, per il rapporto: Resilient People, Resilient Planet. Quello di resilienza è un concetto molto in voga di cui spesso si abusa. La resilienza è la capacità di resistere alla rottura. Si tratta di un termine che esprime resistenza in modo positivo, che include energia, elasticità, vitalità. Qualcuno l’ha definita l’arte di risalire sulla barca affondata, invece che lasciarsi annegare. Insomma un pianeta resiliente per gente resiliente. Non bisogna dimenticarsi che l’obiettivo è il benessere dell’umanità, l’equità e la giustizia sociale. Un mondo migliore per tutti. Deve essere per questo che il rapporto si apre con una citazione del Mahatma Gandhi: «La terra ci dà tutto ciò che serve per soddisfare ogni bisogno dell’uomo, ma non per soddisfare l’avarizia di ogni uomo».

RISORSE

prossimo futuro. Un buon risultato è stato raggiunto nella lotta per combattere il buco nell’ozono. Gli sforzi fatti a livello globale ci consentiranno di tornare, in qualche momento tra il 2060 e il 2075, ai livelli di ozono precedenti al 1980. Ma il vero risultato che emerge dal rapporto è la crescita dell’ingiustizia: aumenta il numero di persone sottonutrite, in un mondo che produce molto più cibo di quello che servirebbe a sfamare tutti. L’aspettativa di vita a livello globale è cresciuta in media di 3,5 anni negli ultimi 30 anni, ma nei Paesi più poveri si muore – in media – undici anni prima. Ogni anno si perdono 5,2 milioni di ettari di foreste. L’85% delle risorse fornite dagli oceani sono sfruttate

Eating Planet È il titolo del libro curato dal Barilla Center for Food & Nutrition, il centro di ricerca della più grande azienda alimentare italiana. Contiene un bilancio a 20 anni dal Summit di Rio de Janeiro del 1992: rivolte per il pane, speculazioni sulle derrate, cambiamenti climatici e disponibilità di cibo. L’analisi comprende anche indicazioni sulle prospettive future (accesso al cibo, cibo e salute/cultura) con il contributo di scienziati e premi Nobel. In libreria a 26 euro, anche in francese e inglese.

Low-cost, low-impact H&M è il marchio svedese di abbigliamento noto per il suo target low-cost; pochi sanno però dell’impegno dell’azienda in termini di sostenibilità. Sul sito www.hm.com si trova il report 2011 “Conscious Action”, che fa il punto su 10 anni di impegno a favore di un business etico. Significative le sezioni sulla catena di fornitura (con la valutazione e la misurazione dei comportamenti dei partner) e sui consumatori responsabili.

Verdi per sempre Cofani funebri e urne: Ecoffins li crea con materiali ecologici. L’ultimo modello, in bambù e fibre di banano, si decompone con il corpo. La produzione avviene in Cina, in stabilimenti certificati per il commercio equo-solidale. Su www.ecoffins.co.uk, le foto di grandi e lunghi cesti di bambù non lasciano indifferenti. Pare che il business sia profittevole: oltre all’amore per il pianeta, la sepoltura ecologica risponde ai dettami di numerose religioni.

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VISCOM

Appuntamento con creatività, tecnica e futuro Si procede lentamente nel tempo e veloci nelle idee, pensando al prossimo appuntamento con il Viscom Italia (4-6 ottobre 2012, Fiera Milano Rho), perché creatività e stampa sono elementi affascinanti di un mondo ben più ampio di quanto si immagini. Che la stampa, infatti, non serva più solo per volantini e biglietti da visita è un dato di fatto che Viscom afferma da tempo. La certezza di questa tendenza si è già vista lo scorso anno con l’evento legato al wrapping e all’interior decoration che ha riscosso grandi consensi. «Proprio in un momento di difficoltà come questo, bisogna comprendere come la tecnologia a disposizione possa aiutarci a inventare cose nuove, belle e

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Viscom Italia realizza il primo tailored store per esplorare tutte le potenzialità e le eccellenze provenienti dalla comunicazione visiva

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profittevoli», ha affermato Paola Sarco, exhibition manager di Viscom Italia. La prossima edizione di Viscom Italia stupirà mettendo al centro creatività, design e novità tecnologiche e applicative; tutto concentrato in numerosi eventi tra i quali va ricordato il Viscom Boutique. Si tratta del primo temporary shop dove sarà possibile esplorare tutte le potenzialità dei nuovi supporti e delle più recenti tecnologie di printing e personalizzazione e dove verranno mostrate le eccellenze nell’ambito di applicazioni, prodotti e soluzioni al servizio della comunicazione visiva. L’appuntamento coinvolgerà tutti i settori della fiera, stampa digitale compresa.

Inchiostri inodore, nuove pellicole, nuovi supporti e nuove macchine da stampa saranno i protagonisti di uno spazio dove pareti, mezzi e oggetti di interior decoration si trasformeranno in potenti strumenti di comunicazione.

La filosofia di Viscom Boutique Ogni idea non nasce mai per caso; così è accaduto anche per Viscom Boutique. Lo spunto, infatti, è partito dal concetto secondo cui i punti vendita possono essere considerati come una delle evoluzioni più attuali della capacità di comunicare al pubblico e di valorizzare il proprio brand emozionando. Partendo dal progetto e passando attraverso valori,

messaggi e multisensorialità si raggiungono atmosfere esperienziali e nuove forme di entertainment. Valutazione assolutamente centrata, visto che oggi ogni esperienza d’acquisto deve essere coinvolgente, avvolgente e seducente – sia sul piano estetico sia emotivo – al punto da catalizzare l’attenzione su ciò che si osserva per poi desiderare ciò che si guarda. Queste valutazioni devono essere riportate in tutti gli ambiti produttivi e distributivi, dall’industria manifatturiera all’arredamento fino al mondo del retail, al punto vendita, ai franchisor e ai cosiddetti temporary shop che hanno bisogno di trovare sempre nuove e veloci soluzioni trendy per valorizzare il loro negozio. In un’epoca in cui i format tradizionali non sono più sufficienti, Viscom Italia realizza il primo tailored store per esplorare tutte le potenzialità dei nuovi media, una sorta di “glam boutique” indispensabile per direttori commerciali, retail e marketing manager, agenzie di comunicazione, shop designer, architetti e imprenditori che desiderano avvicinarsi a questo nuovo strumento al confine tra comunicazione e distribuzione.


PARTNER: cwi.it


ATTUALITA’ A ognuno il suo!

EPPUR|SI|MUOVE… Vi avevamo promesso di approfondire l’aspetto tecnico della stampa 3D, più precisamente definita lenticolare. Quella che continua a far ricordare la nostra copertina numero 2, opera di un’azienda che eccelle in questo ambito: si tratta della Guatteri e Visual Project. Questa lavorazione così particolare permette di mostrare a chi la osserva multiple immagini distinte a

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seconda della posizione da cui si guarda. Gli effetti generati da questa tecnica consentono di realizzare progetti dal grande impatto visivo che si possono differenziare in due grandi famiglie: quella della tridimensionalità e quella del movimento. La tecnica lenticolare permette, quindi, di creare l’illusione della “famosa” terza dimensione in un processo apparentemente monodimensionale – come la stampa – senza l’utilizzo di occhiali specifici. Una possibilità che acquista sempre più importanza nell’attuale rivoluzione 3D che sta investendo il cinema e la televisione, ma anche la visual communication e il marketing sensoriale.

Ricordare le cartoline e le figurine in 3D di quando eravamo bambini è il primo pensiero che viene in mente a chiunque si trovi di fronte a un progetto realizzato con il lenticolare. In realtà, però, ciò che si può fare con questa tecnica di stampa è davvero molto di più. Come dicevamo, gli effetti possono essere diversi e ciascuno ha una sua caratteristica. Ve li descriviamo brevemente per suscitare la vostra curiosità… Iniziamo con il l’effetto chiamato flip, che consiste nel cambio netto tra due o più immagini che nulla hanno in comune tra loro. Poi c’è l’effetto, forse, più divertente e sorprendente: il morphing, ovvero la trasformazione fluida da un’immagine a un’altra, oppure da un volto a un altro (tanto per intenderci). Poi abbiamo lo zoom, che offre un ingrandimento o una riduzione graduale di un’immagine o di un suo particolare; il moving che offre il tipico effetto di animazione (acquisizione post-produzione da video) e, infine, il 3D che si ottiene con

Sposta, gira, ingrandisce e trasforma: vi presentiamo il lenticolare. «Si tratta di un prodotto di grande appeal commerciale perché suscita la curiosità di chi lo osserva. Noi produciamo circa 400-500.000 foglie di lenticolare all’anno nella foglia a 75 linee», afferma Umberto Calloni, amministratore delegato di Guatteri e Visual Project Daniela Schicchi

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la possibilità di far vedere all’occhio sinistro un’immagine differenziata rispetto a quella osservata dall’occhio destro. In questo modo si crea – nella nostra immagine – l’effetto di parallasse, ovvero la variazione della posizione apparente di un oggetto quando viene osservato da due punti di vista diversi.

La cover di Digitalic La copertina del numero 2 del nostro magazine è stata stampata su un supporto plastico (foglia lenticolare a 75 lenti per pollice) utilizzando delle macchine Uv che sono ideali per questo tipo di superficie. La stampa è stata fatta in vetrofania, ovvero, al contrario e poi applicata sul supporto finale (carta, cartoncino). L’immagine deve venire preventivamente lavorata al computer in modo che da un soggetto 2D si giunga (come nel nostro caso) a un effetto di profondità e rotondità. Tutto questo viene ottenuto grazie a colori e contrasti che vanno creati sulla superficie circostante e il soggetto principale, andando a costruire piani visivi o livelli diversi. Nel caso di Digitalic l’effetto realizzato, tra quelli sopra descritti, è il vero e proprio 3D.


DIGITALIC È UNA RIVISTA CERTIFICATA DA CSST. UNA GARANZIA PER TUTTI I NOSTRI PARTNER.


MRKTNG SIDE THE 72

IL MARKETING È QUELLA COSA LÌ CHE… Matteo Ranzi Negli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di Marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.

“Il marketing è pubblicità”; “… è la cosa che viene prima e dopo le vendite”; “…è la comunicazione”; “… è fare le promozioni”; “… è costringere psicologicamente il cliente a comprare i tuoi prodotti”; “A me lo domanda? Lo chieda al guru, quello li, come si chiama… Philip Kotler”. Queste sono alcune delle risposte che ho raccolto durante i miei corsi in questi anni. Alla domanda “Secondo lei cos’è il

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marketing?”, amministratori delegati, marketing manager, product manager e impiegati di diversi reparti hanno manifestato quasi sempre delle difficoltà nel trovare una risposta chiara. Anche numerosi professionisti, che da anni ricoprono ruoli di primo piano nel marketing, non hanno spesso un’idea definita del concetto di marketing. Chi ha di recente terminato l’università espone delle mezze frasi attinte da qualche testo appena riposto nella libreria personale,

ma non ha comunque in mente una definizione propria e completa. Così nell’immaginario collettivo chi vende è uno scaltro (spesso al limite del truffaldino), chi si occupa di amministrazione è una persona noiosa e un po’ bacchettona e chi fa marketing è uno che vende fumo. Difficile contraddire buontemponi come il mio amico Abele che – in preda a un attacco d’ilarità – sostiene: “Fai marketing? Quindi non fai niente tutto


civilmente. Ti ricordi di quella volta che sei arrivato al ristorante e volevi il tavolo già prenotato da altri? Lo hai ottenuto convincendo il cameriere che il fatto di assegnarlo a te gli avrebbe permesso di soddisfare un suo bisogno, conscio o meno, meglio di chi lo aveva già prenotato e nell’ambito del regolamento del ristorante. Non hai potuto infatti scansare il cameriere con un manrovescio e impossessarti del tavolo. Come nella vita, anche nel business tutto si basa sui bisogni espressi o meno. L’affermazione “i bisogni si creano” è errata. Esistono sempre e possono essere manifesti o meno. Vanno individuati, risvegliati e su di loro va sintonizzata la propria proposta per poterli soddisfare – dato un determinato ambiente – meglio della concorrenza. Quali sono gli elementi da sintonizzare? Sono le famose 4 P di Jerome McCarthy, diffuse da Kotler: Product (prodotto), Price (prezzo), Place (formula distributiva), Promotion (comunicazione). Dopo aver compreso i bisogni, studiato la concorrenza e capito le regole di gioco del settore, devi scegliere le 4 P in modo da allinearle alle esigenze dei clienti. Infine devi puntare su almeno una P per la quale devi essere il migliore rispetto agli altri. Se infatti la tua proposta non è per qualche motivo unica, i clienti potenziali non avranno motivi per sceglierti. Nel settore IT e non solo, negli ultimi anni, la P più utilizzata per differenziarsi è quella di Price. È una scelta che

sembra dare frutti copiosi nel breve termine, ma che si paga duramente – sia come singole aziende che come settore – nel mediolungo termine. Tutti ne sono consapevoli, ma è un fenomeno che sembra inarrestabile. Esistono fortunatamente anche casi diversi, se pur più sporadici. Pensa ad Apple la cui centralità è stata fino ad oggi la P di Product. Una scelta vincente anche in tempi di crisi a giudicare dal trend delle vendite di iPhone e iPad. Una volta scelta la P su cui puntare, le altre non vanno completamente tralasciate. Apple infatti crea prodotti unici, ma opera anche scelte oculate e vincenti in termini di prezzo, comunicazione e distribuzione affinché vi sia coerenza tra tutte le P. Le 4 P non vanno studiate solo in fase di progettazione della propria strategia di business. Quando qualcosa nel tuo business si ferma, rivedi le 4 P della tua azienda alla luce dei bisogni dei clienti e delle proposte della concorrenza. Scoprirai velocemente dove si trova il problema e su quale leva devi intervenire per risolverlo. E se non puoi risolverlo? Non accanirti e cambia business. L’accanimento non muterà la situazione, ma assorbirà energia. La materia del marketing è molto più ampia di quanto esposto in questo breve articolo. Per approfondirla puoi trovare centinaia di ottimi testi sul tema. Altrimenti puoi scrivermi; sarà un piacere per me poter rispondere ai tuoi quesiti.

RISORSE

il giorno…”. Non avendo idea di cosa sia la materia alla base della propria professione, controbattere in modo veloce e netto sarebbe meno semplice che concludere con una risata o un’altra frase fatta. Una situazione simile si presenta quando qualche genio, molto spesso esponente del marketing, afferma: “Il marketing è morto”. Un’affermazione desolante più per chi la pronuncia con convinzione che per chi la ascolta. Quindi cosa diamine sarà mai questo marketing? Dopo tanti anni di studio e di pratica, dopo tanti confronti con esperti e professori universitari ho concluso che: “Il marketing è una disciplina atta a soddisfare i bisogni del cliente meglio della concorrenza, dato un determinato ambito”. Bisogni, concorrenti e ambito sono i tre pilastri principali di questa materia. I “bisogni”, in particolare, sono l’essenza su cui si deve basare la strategia di qualsiasi impresa: sono il cuore del marketing. Il marketing, poi, non ha a che fare solo con il business. Pensa a quando hai conquistato una persona che ti piaceva. Hai dovuto carpire il suo interesse, dimostrando di essere in grado di soddisfare i suoi bisogni; hai dovuto dare prova di essere in qualche modo meglio, rispetto agli altri pretendenti e ti sei dovuto attenere a un ambito di regole precise legato alla società in cui vivi. Non hai infatti potuto darle – nel caso la vostra conquista fosse una donna – una clavata in testa e rapirla, ma hai dovuto corteggiarla

http://it.wikipedia.org/wiki/Philip_Kotler Philip Kotler è ritenuto il guru indiscusso del marketing dagli anni Settanta a oggi. È stato colui che ha diffuso, anche se non coniato, il modello delle 4 P.

Price La P più praticata nel settore IT è “Price”. L’accanimento sulla rincorsa dei volumi tramite continue riduzione dei prezzi ha condotto, nel lungo periodo, all’impoverimento della catena del valore nel settore IT.

www.youtube.com/watch?v=-IvVXrHMFxY La richiesta di definire con parole proprie il concetto di “marketing” origina spesso scene bizzarre paragonabili alle definizioni del ragionier Ugo Fantozzi…

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SICUREZZA Fabrizio Testa, country manager di G Data

G|Data,|la|sicurezza|d’oro Mostra i muscoli la società protagonista nel mondo della security e alza il sipario sulla sua nuova e preziosa linea Retail. Tra le novità più interessanti, l’interfaccia grafica e un’accattivante politica di packaging Francesco Marino

Una nuova griglia di prezzi (a partire da 29,95 euro), un’interfaccia grafica minimalista e la licenza per Android in omaggio. G Data presenta la nuova linea Retail dei propri prodotti per la sicurezza. Fabrizio Testa, country manager dell’azienda, ha illustrato come siano cambiati i pacchetti per la sicurezza. «Sparisce la licenza mono-pc. Tutti i nostri software sono ora disponibili per due utenti e hanno in omaggio il sistema di sicurezza per Android; con la licenza per

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Mobile|security, Symantec|ha|la|soluzione I dispositivi mobili stanno diventando strumenti con un peso crescente nell’ambito del business. Questo peso aumenta in modo esponenziale per le piccole e medie imprese, che devono fronteggiare il problema della sicurezza dei dati aziendali ai quali si accede da mobile. Diventa di fondamentale importanza avere a disposizione strumenti di protezione del device, per esempio in caso di furto. Su queste basi lavora Symantec, che ha confermato la necessità di un sistema di crittografia a protezione dei dati aziendali. Quest’ultimo, però, da solo rischia di non essere sufficiente. Infatti le minacce

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si moltiplicano ogni volta che da un dispositivo mobile si effettua il download di applicativi che, di norma, non sono strettamente legati al business. Ecco perché, come ha affermato Massimiliano Bossi (Symantec smb sales manager, Italy), «Devono essere sviluppati applicativi in grado di instaurare policy aziendali che identificano cosa è attendibile e cosa deve essere bloccato, stabilendo che, nel momento in cui il tool di scansione ve-

rifica l’incompatibilità di alcune applicazioni con la policy, il sistema le elimini in automatico». I costi possono essere contenuti e diluiti nel tempo. Symantec, in questo senso, si appoggia ai partner di canale, con il cloud fornito da aziende specializzate che fungono da service provider utilizzando strumenti Symantec per fornire un supporto a terze parti. Così le piccole imprese acquistano servizi enterprise pagando solo la quota strettamente necessaria. E alla domanda se Symantec, nel cloud, deciderà di ridimensionare il ruolo dei partner di canale, la risposta è perentoria: «Mobi-

Cloud, servizi e partner di canale. Una filiera ad alto valore aggiunto è la risposta del colosso della security di fronte alle sollecitazioni della rivoluzione mobile… Daniela Schicchi

l’AntiVirus il costo è di 29,95 euro, mentre il pacchetto da 39,95 euro prevede tre licenze AntiVirus per pc e due per Android». Le soluzioni principali con cui G Data raggiunge gli scaffali sono tre: AntiVirus (29,95 euro per 2 licenze pc + 1 Android); InternetSecurity (39,95 euro 2 licenze pc + 1 Android); e TotalProtection (49,95 euro, sempre nella formula 2 licenze pc + 1 Android). TotalProtection ha fra l’altro aggiornato il suo nome (prima era TotalCare, per uniformarsi ai mercati anglosassoni). Una novità sono anche le scatole, che verranno contraddistinte da colori metallizzati per chiarire al pubblico consumer le diverse fasce di protezione offerte dai tre prodotti: il bronzo per l’AntiVirus, l’argento per l’InternetSecurity e l’oro per il TotalProtection.

lità fa rima con cloud, nel senso che la diffusione della prima dipenderà in gran parte dall’applicazione industriale del secondo e in questo senso il canale indiretto sarà fondamentale. Crescere con i partner per fornire questi servizi resta la soluzione migliore adottabile. I rivenditori – conclude Massimiliano Bossi – non si toccano». Massimiliano Bossi, Symantec smb sales manager, Italy


Cisco e NetApp svelano la loro nuova versione della soluzione ideata per le infrastrutture IT di nuova generazione Riccardo Pirana

FLEXPOD|AVVICINA I|DATA|CENTER ALLA|NUVOLA È arrivata la nuova versione di FlexPod dedicata alle medie aziende. FlexPod è la soluzione per data center sviluppata da Cisco e NetApp – basata su un’architettura unificata a livello di computing, rete e storage – che permette di realizzare una struttura virtualizzata, e quindi di accedere al cloud, in modo semplice, con configurazioni testate e pre-certificate, avendo a disposizione una serie di pacchetti commisurati alle esigenze della singola azienda e pronti da installare e usare. La nuova soluzione entry le-

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vel FlexPod offre grande flessibilità e possibilità di scelta, supportando molteplici hypervisor e applicazioni business, per consentire di velocizzare l’installazione di cloud privati. Tale soluzione combina per la prima volta il sistema entry level Fas2240 NetApp con gli Switches Cisco Nexus 5000, i Fabric Extender Cisco Nexus 2232 e i Fabric Interconnects Cisco Ucs 6200 Series. «La nostra è una piattaforma pre-validata per Cisco Ucs, Nexus e NetApp, ottimizzata per supportare in sicurezza carichi di lavoro con applicazioni miste in ambienti multilocazione – ha spiegato John Rollason, senior manager, product & solutions Emea di NetApp – offre maggiore efficienza nelle operazioni utilizzando meno processi e risorse». I vantaggi per il canale sono notevoli, a cominciare da una vasta semplificazione nella delivery della soluzione nei confronti del cliente, perché è pre-certifica-

GOOGLE|DRIVE,|LA|SFIDA AD|ICLOUD|E|DROPBOX Ecco Google Drive, l’attesa sfida ad iCloud e Dropbox. L’integrazione con Google Docs consente di avere uno spazio storage di 5 GB (gratis) espandibile fino a 1 TB. Video, foto, Pdf e docs viaggiano sulla Rete, disponibili

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in ogni momento. Sia che organizziate il vostro matrimonio sia che mettiate a punto un business plan, archiviazione e collaborazione sono garantiti. Rimane infatti un punto fermo il poter contribuire alla redazione di una presentazione – o di qualunque altro progetto – con il pro-

Google continua a offrire nuove soluzioni per utenti privati e business sempre più nomadi. Così nella nuvola ora c’è anche Google Drive, un luogo dove creare, condividere e archiviare tutti i file personali o di lavoro Francesco Marino

prio team, visualizzando il documento di origine (indipendentemente dal tipo di file) e inserendo commenti o modifiche. Questi ultimi genereranno una notifica che sarà inviata a tutti i membri del gruppo di lavoro. La grande comodità è senz’altro insita nel cloud. Da qualunque dispositivo – computer, tablet o smartphone (per i sistemi iOS l’applicazione è ancora in via di sviluppo) – l’accesso ai propri file diventa immediato. Anche gli utenti non vedenti possono accedere a Drive attraverso uno screen reader. Inoltre è possibile non solo archiviare una gran mole di documenti, ma anche mantenerli perfettamente organizzati e facilmente ricercabili per parole chiave, tipo di file, proprietario ecc. Drive riconosce anche le parole all’interno di file scannerizzati, gra-

John Rollason, senior manager, product & solutions Emea di NetApp

ta, quindi pronta all’uso senza dover passare attraverso complesse operazioni di test specifici e certificazioni. In altre parole, il cliente sa di poter essere tranquillo acquistando una soluzione che sicuramente funzionerà, mentre il distributore non dovrà schierare in campo una struttura tecnica in grado di gestire e di mettere a punto complicate procedure.

zie alla tecnologia OCR (Optical Character Recognition). A breve sarà poi disponibile il riconoscimento immagine. Concepito per integrarsi con altri prodotti made in Google, Drive consente di condividere foto su Google+ e presto sarà possibile allegare file da Drive direttamente nei messaggi Gmail. Come da tradizione, Google offre Drive gratuitamente per i primi 5 GB di storage, sufficienti per soddisfare i bisogni di utenti privati o professionisti. Per esigenze business oriented sono disponibili altre offerte: 25 GB per 2,49 dollari al mese, 100 GB per 4,99 dollari al mese o addirittura 1 TB per 49,99 dollari al mese. In caso di upgrade, anche lo spazio dell’account Gmail sarà esteso fino a 25 GB. Curiosi di provarlo? Il viaggio comincia alla pagina drive.google.com/start.

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2SOCIAL

ESPERTI, CONNETTORI E PERSUASORI PER FAR SCOCCARE LA SCINTILLA Barbara Bonaventura Si laurea con lode a Padova e, dopo un periodo di ricerca per l’Università di Venezia, inizia a dedicarsi professionalmente al marketing strategico tradizionale e digitale. Dal 2004 è alla Direzione Marketing di Mentis, società di consulenza italiana dedicata all’innovazione aziendale. Dal 2005 è vicepresidente di AICEL - Associazione Italiana Commercio Elettronico. Amir Baldissera Insegna Gestione d’Impresa all’Università di Padova. Laureato in Scienze Cognitive con uno dei primi lavori italiani sulla Vita Artificiale. Dal 2004 è Direttore Operativo di Mentis e si occupa di progetti di innovazione strategica e marketing. Membro del consiglio direttivo dei Giovani Imprenditori di Padova, segue i rapporti con l’università e le startup.

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Nel febbraio del 2005 la Blizzard Entertainment, famosa casa di prodotti videoludici, lanciò World of Warcraft sul mercato europeo. Nel giro di una notte vendette 280.000 copie del gioco, superando in poche ore le stime della dimensione complessiva del Vecchio Continente nel settore dei games online. Entro la fine della prima settimana le vendite raggiunsero quota 380.000: sostanzialmente, il doppio della capacità stimata del mercato. Ad oggi le copie vendute globalmente superano i 15 milioni, con oltre 10 milioni di account attivi dopo 7 anni dal suo lancio ufficiale. World of Warcraft non solo è l’indiscusso leader dei giochi di ruolo online, ma si è

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anche guadagnato – a buon diritto – l’inserimento tra i Guinness World Records (detenendo cinque primati al momento della scrittura di questo articolo). Com’è riuscito il team della Blizzard a raggiungere un risultato di questo genere? Come sono riusciti a creare un hype – un’aspettativa – sul loro prodotto tale da far bruciare le copie a una velocità simile? Senza dubbio World of Warcraft era eccellente e nettamente superiore alla concorrenza, ma un prodotto superbo non è sufficiente per far ottenere tali risultati. Un’altra cosa che alla Blizzard sono riusciti a fare molto bene è stato capire, curare e sfruttare la Rete sociale dei loro possibili clienti.

Reti sociali In un numero passato di Digitalic abbiamo parlato di Reti sociali e del fatto che Facebook, LinkedIn, Google+ e Pinterest, pur se vengono chiamati social network, non sono di per se stessi Reti sociali ma piuttosto strumenti digitali che basano il loro funzionamento sulle Reti sociali degli individui che li utilizzano. Le Reti sociali, pertanto, altro non sono che gruppi di individui (definiti nodi della Rete) connessi tra loro da legami di vario tipo (parentela, amicizia, rapporti di business, compagni d’avventura nei videogame, utenti di un forum…). Capire com’è strutturata una Rete sociale può permetterci di agevolare e stimolare la diffusione di un messaggio (per esempio, il desiderio di acquistare un prodotto). Quando studiamo una Rete


Esperti Sicuramente vi sarà capitato di dover affrontare l’acquisto di un prodotto di cui conoscevate poco: spesso succede quando si deve cambiare automobile o comprare un nuovo computer o un nuovo cellulare. Visti i chilometri che faccio, meglio un diesel, un benzina o un Gpl? Le auto ibride sono valide? Meglio una scheda video ATI o una NVIDIA? Meglio uno schermo capacitivo o uno resistivo? In questi casi che cosa si fa? La soluzione tipica è: afferrare il cellulare, scorrere la rubrica e chiamare il proprio amico esperto: «Bruno, devo cambiare auto, quale mi consigli di prendere?». Ciascuno di noi ne ha, probabilmente più d’uno. C’è l’amico cui ci rivolgiamo per comprare una macchina, quello dell’elettronica, quello

dei videogame e quello della narrativa. Gli Esperti sono individui speciali, sempre informati sulle novità del loro dominio di riferimento: quando esce qualcosa di nuovo, loro lo sanno; quando un prodotto ha un problema, loro lo conoscono; quando c’è un’offerta o un’occasione interessante, loro prontamente la annotano. Spesso la scelta finale del prodotto la lasciano a noi in base alle nostre esigenze, ma sanno darci tutte le informazioni utili per scegliere.

Connettori Una seconda tipologia di individui speciali sono i Connettori. Se ci pensate bene, probabilmente ne conoscerete qualcuno anche voi. Sono persone che magari non possono aiutarvi direttamente, ma conoscono sempre chi è in grado di farlo. E si adoperano per mettervi in contatto: «Devi vendere la macchina? No, a me non serve, ma ho un amico che forse può essere interessato». Sono persone che non solo hanno tantissime connessioni nella loro Rete sociale (conoscono tanta gente), ma sono anche felici quando riescono a renderla più densa (quando mettono in contatto persone che prima non si conoscevano).

Persuasori La terza categoria di nodi con talenti particolari sono i Persuasori: individui con un carisma fuori del comune che, quando ti raccontano qualcosa, sanno attizzarti

dentro quel fuoco che presto o tardi ti spingerà all’azione. Che ti stiano parlando dell’ultimo film che hanno visto, piuttosto che della vacanza che hanno fatto o del prodotto che ti consigliano di prendere, sanno accendere quella curiosità che muove gli animi. Che fa venir voglia di provare. E di parlarne. Spesso non sono i più esperti nel settore di cui parlano, ma quello che conoscono lo sanno comunicare con estrema efficacia.

Dalla scintilla all’esplosione Quando succede la magia? Quando il messaggio lanciato da un Esperto, tramite un Connettore, raggiunge un Persuasore, scocca la scintilla che è in grado di dar fuoco a tutta la Rete. Questo è quanto sono riusciti a fare molto bene alla Blizzard (una delle tante cose che hanno fatto ottimamente). Per anni prima del lancio hanno creato, seguito e studiato i forum dei loro possibili clienti: capendoli, identificando gli individui chiave e curando le relazioni con loro e tra loro. Cosicché ogni prospect che loro assistevano trasmetteva il messaggio, il virus dell’aspettativa ad altri due, cinque, venti nodi. Individui che, in molti casi, non erano in precedenza utenti dei giochi di ruolo online. In Blizzard hanno compreso quali erano i punti di pressione della Rete sociale e hanno concentrato lì le proprie risorse. Trasformando una scintilla in un’esplosione la cui eco non si è ancora spenta.

RISORSE

sociale, però, oltre alla sua forma e alla sua densità dobbiamo considerare il fatto che non tutti i nodi (gli individui) da cui è costituita sono uguali. Alcuni, rari nodi sono importanti, speciali, e se riusciamo a individuarli possiamo trasformare un successo in una vittoria epica.

World of Warcraft Si tratta di un MMORPG: Massive(ly) Multiplayer Online Role-Playing Game, ossia gioco di ruolo online multigiocatore di massa. L’universo immaginario di World of Warcraft è costituito da tre continenti principali: i Regni Orientali (Eastern Kingdoms), Kalimdor e Northrend.

Blizzard La Blizzard Entertainment fu fondata nel febbraio del 1991 con il nome di Silicon & Synapse da Michael Morhaime, Allen Adham e Frank Pearce, un anno dopo la loro laurea. A partire dal 1993 l’azienda cominciò a sviluppare i suoi primi giochi per console. Nel 1994 assunse il nome di Chaos Studios, poi modificato in Blizzard Entertainment. Sempre nel 1994 la Blizzard pubblicò il suo primo gioco con il nuovo nome: Warcraft: Orcs and Humans.

Seminari Per saperne di più su Reti sociali, relazioni personali, nodi e strumenti come Facebook, LinkedIn, Twitter e Pinterest, è possibile seguire il workshop gratuito di Barbara Bonaventura e Amir Baldissera a Smau. Il prossimo appuntamento è a Bologna, il 6 e 7 giugno. Info su www.smau.it.

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TREND

Marco Lorusso

Di dubbi ne sono rimasti davvero pochi. Questione di flessibilità, ottimizzazione dei costi, velocità, opportunità di business. Le nuvole sono la “destinazione paradiso” che buona parte degli operatori del mercato IT ha deciso di porre in cima alla lista delle più stringenti priorità. Non ci voleva certo una particolare dote divinatoria per capirlo. Non c’è oggi evento, seminario, conferenza, annuncio nel mondo IT che, prima o poi, non imbocchi la strada del cloud computing. Non c’è offerta, soluzione o servizio che oggi non preveda una naturale, parziale o totale declinazione in modalità cloud. Come spesso accade poi negli ultimi tempi, il lancio puntuale del servizio iCloud –

D

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… SE NON CE L’HAI NEL SACCO! IN TEMPI DI IMPORTANTI E AMBIZIOSI BALZI VERSO IL “CIELO”, OPERATORI DI CANALE, VENDOR, DISTRIBUTORI, AZIENDE E MANAGER NON DEVONO MAI DIMENTICARE CHE CAMMINARE CON LO SGUARDO RIVOLTO VERSO L’ALTO, SENZA UNA SOLIDA BASE DI APPOGGIO E UN QUADRO REALE DELLA SITUAZIONE, E’ UN LUSSO CHE NESSUNO PUO’ PERMETTERSI. I NUMERI, LE TENDENZE E LE ULTIMISSIME ANALISI SUL FENOMENO CLOUD IN ITALIA

ovviamente firmato Apple – ha anche sancito lo sbarco di questo nuovo paradigma tecnologico sul palcoscenico riservato al grande pubblico e ai fenomeni di massa… Sulla base di un simile scenario, dopo una prima fase di timore e smarrimento, certificazioni e training alla mano, reseller, system integrator e Var stanno cercando con grande attenzione e perizia il posto nel cielo del cloud che più si addice alle proprie specifiche capacità e competenze: cloud builder, cloud enabler, service provider… Più che comprensibilmente poi a mettere in qualche modo le ali a simili fenomeni ci sta pensando la non facile situazione economica generale, che spinge coloro che ne hanno la forza e le competenze a cercare con

maggiore slancio nuove strade e nuove opportunità di business e marginalità. E allora? Tutti pronti a partire dunque? Può darsi, anzi forse

è proprio così ma, come spesso accade, prima di lanciarsi temerariamente nella più promettente e romantica delle avventure è

IL CLOUD COMPUTING NELLE STRATEGIE AZIENDALI Non abbiamo ancora piani in merito

Abbiamo già adottato una strategia

21%

20%

16% Stiamo valutando se e in che modo adottare una strategia

43%

Abbiamo elaborato una strategia che attueremo entro il 2012


I FATTORI FRENANTI

30%

Sicurezza

38%

Privacy

sempre meglio fare i conti con un minimo di fotografia del quadro attuale e dello scenario dal quale si intende scoccare la propria freccia. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi poiché la valutazione del cloud è spesso affidata a dati statunitensi o comunque internazionali, che mal rappresentano una situazione italiana ben diversa e molto particolare. Nessuno vuole certo smorzare entusiasmi o mortificare i migliori propositi ma, come dice sempre il buon mister Giovanni Trapattoni, con la sua spesso spudorata saggezza contadina: “Non dire gatto… se non ce l’hai nel sacco!”.

Il cloud all’italiana Per tutti questi motivi, vanno letti con grande attenzione i recentissimi dati che un’ente come Enter the Cloud ha proposto attraverso la sua “Cloud Survey 2012: lo Stato del Cloud Computing in Italia”, un’indagine realizzata in marzo su tutto il territorio nazionale. Il sondaggio è stato erogato tramite una Dem a un bacino di Cio e professionisti IT su tutta la Penisola. La survey ha ottenuto 1.396 risposte, dalle quali l’organizzazione ha

15%

Ridotto controllo

45%

Problemi di connettività

selezionato 124 questionari completamente validi e utilizzabili (71 Cio e 53 professionisti). Il quadro che ne emerge è di un mondo aziendale molto attento alle opportunità offerte da virtualizzazione e cloud computing ma che, a oggi, appare impreparato e bisognoso di supporto. Tanto per cominciare, solo il 6% degli interpellati dichiara che la propria azienda investirà oltre il 50% del budget Ict in tecnologie e strategie cloud. Il 36% impegnerà cifre che variano tra il 10 e il 50% del totale. Inoltre la tendenza principale spinge verso investimenti bassi: il cloud prenderà meno del 10% del budget Ict per ben il 58% degli intervistati. Ma i dati non sono poi così negativi: il 43% del campione sta comunque valutando se e in quali modalità adottare una strategia cloud, mentre il 20% ha già previsto una strategia e il 16% debutterà sul cloud nel corso del 2012. Per quanto riguarda i servizi che con maggiore facilità si stanno spostando sulle nuvole, la posta elettronica pare in vantaggio. Sono proprio le e-mail, infatti, ad aver fatto registrare un

30%

Ridotta preparazione delle persone

13%

Nessuna barriera

elevato tasso di impiego (oltre 6/10). Nei numeri, l’indagine propone sei aree principali di adozione: conservazione sostitutiva (42%), Crm (48%), gestione risorse umane (37%), sales force automation (27%), posta elettronica (69%) e unified communications (35%). L’indice di merito medio fa 43%: un dato comunque promettente, anche se bisogna considerare il picco delle e-mail.

Proprietà privata Interessante anche lo spaccato sul modello preferito di cloud da parte delle aziende nostrane: il privato appare in cima alle preferenze dei Cio. Il 57% degli intervistati, infatti, sceglie infrastrutture e servizi implementati in un contesto aziendale privato, chiuso, in cui gli accessi sono controllati e consentiti solo a personale interno. Il 14% dei Cio, invece, si affida al cloud pubblico optando per servizi di fornitori esterni. La modalità ibrida è un buon compromesso per il 25% degli intervistati.

Il freno In tema poi di fattori frenanti, solo l’11% delle aziende non

ha rilevato alcuna barriera per l’adozione del cloud computing. Il restante 89% mostra perplessità in tema privacy, sicurezza, controllo delle infrastrutture e delle piattaforme; molti dubbi anche in materia di reperimento dei dati in caso di assenza di connettività e propensione a ritenere ancora troppo ridotta la preparazione delle risorse umane. Nello specifico, le problematiche che principalmente frenano l’adozione del cloud computing sono tre: privacy, sicurezza e problemi di connettività. I Cio sono molto più sensibili alle prime due tematiche, infatti, il 52% le identifica come le principali barriere per un’adozione contro, rispettivamente, il 38% e il 30% dei professionisti IT.

La leva del risparmio Ultimo ma non ultimo, un cenno sulle leve che hanno convinto i Cio a sbarcare sulle nuvole. In tempo di difficoltà economiche il cloud attrae soprattutto per la sua promessa di risparmio. Sono due infatti i nodi fondamentali rilevati dalla survey online: risparmio sui costi infrastrutturali e saving su costi operativi. Il 71% degli intervistati ritiene importante l’adozione del cloud per risparmiare sui costi fissi: scegliere soluzioni infrastrutturali cloud elimina per le aziende gli oneri di acquisto e manutenzione dei server. La riduzione dei costi del personale e del consumo di energia elettrica sembra, invece, non incidere sulle percezioni di Cio e responsabili IT.

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GIRLY TECH

L’INNOVAZIONE NON FA PER LE DONNE, LO DICONO I MASCHI Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

Spesso la prospettiva degli uomini sul tema donne e innovazione è piuttosto negativa: l’ho evinto discutendo – anche animatamente – con amici e colleghi. Innanzitutto c’è chi sostiene che donne e innovazione siano assolutamente due argomenti differenti. Le appartenenti al gentil sesso sono viste da questo prototipo d’uomo come regine del focolare, casalinghe in grembiule e pantofole, che strusciano il pavimento e passano lo swiffer in modo maniacale. Se si vuole dar loro qualche merito, al limite, se ne possono apprezzare le doti culinarie o la bella presenza, se è il caso. Egli ritiene che la cosa più innovativa che possa fare la donna sia cambiare marca di detersivo: non per sua scelta, sia ben chiaro, ma perché ingannata

S

da un’offerta promozionale. Nella sua versione più evoluta, l’uomo in questione concede alla donna aspirazioni professionali in campi rigorosamente femminili come le Pr o le scienze infermieristiche, riservando ai maschietti posizioni come il direttore d’azienda, l’elettricista o l’astronauta. Rimarrebbe incredulo di fronte alla notizia che una donna italiana, Samantha Cristoforetti, sta terminando il suo training all’Agenzia spaziale europea e presto partirà per una missione nello spazio. Non parliamo poi di innovazione tecnologica. Il soggetto in questione negherebbe fino alla morte che una donna, ad esempio, possa sviluppare un’applicazione. E non potrebbe nemmeno accettare l’idea che il primo algoritmo sia stato scritto da una donna, Ada Augusta Byron, verso la metà del XIX

IL LATO SIMPATICO DELLA FACCENDA E’ CHE SI TRATTA DEGLI STESSI UOMINI CHE SPESSO HANNO CRISI DI PANICO DAVANTI ALLA MANOPOLA DELLA LAVATRICE PERCHE’, A LORO DETTA, NON SONO IN GRADO DI PROGRAMMARLA.

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secolo, o che Grace Hopper, nel secolo successivo, si sia inventata il primo linguaggio compilatore, che traduce l’inglese in linguaggio macchina e viceversa. Poi c’è chi dice che le donne non sono fisiologicamente predisposte a innovare. Questo prototipo tende invece ad avventurarsi in spiegazioni di morfologia cerebrale che vedrebbero l’uomo e la donna differenti non per forma, bensì per sostanza. Un po’ come quando, in epoca vittoriana, si sosteneva che le donne non potessero studiare matematica per via delle dimensioni del loro cervello. Troppo piccolo. Le donne, per tale soggetto maschile, devono necessariamente odiare il computer in ogni sua rappresentazione ed essere negate nell’utilizzo di qualsiasi dispositivo tecnologico, necessitando in ogni momento della preziosa guida di un uomo. Il lato simpatico della faccenda è che si tratta degli stessi uomini che spesso hanno crisi di panico davanti alla manopola della lavatrice perché, a loro detta, non sono in grado di programmarla; ma anche


Grace Hopper, l’inventrice del linguaggio di programmazione Cobol

degli stessi uomini che pretendono di programmare l’impianto di domotica come se fosse un’enorme PlayStation. Perché, si sa, esistono lavori da donne (lavare) e da uomini (programmare). In supporto alle argomentazioni di questo fenotipo, bisogna riconoscere, però, che esistono teorie sulla reticenza femminile all’utilizzo del computer: inizialmente il pc aveva un linguaggio ricco di termini militari e maschili (vedi “abort” per chiudere un programma) e veniva considerato una disciplina maschile perché ritenuto individuale, oggettivo e razionale, agli antipodi della sfera femminile caratterizzata da relazioni, creatività, emotività. I primi videogiochi, inoltre, erano permeati da valori di aggressività, violenza e competizione (guerra, gare sportive), tipicamente

maschili. D’altra parte però il computer, nel 2012, può essere facilmente utilizzato anche come mezzo di espressione: scrittura, foto, montaggio video possono dare sfogo alle inclinazioni tipicamente femminili e lasciare quindi spazio alla reinterpretazione dell’utilizzo della macchina. C’è poi chi dubita anche del fatto che la donna sappia fare buon uso dell’innovazione, di qualsiasi tipo essa sia, anche quando deve semplicemente sfruttarla a proprio vantaggio. Si tratta, ad esempio, del caso di coloro che vedono come fumo negli occhi forme distributive come l’outlet, soprattutto quelli online, luogo di eterna perdizione e prosciugamento di carte di credito. In quel caso la donna è concepita come una mera shopaholic, non in grado di controllare le sue pulsioni di spesa e, in quanto tale, rappresenta un grave pericolo per l’economia familiare (non

importa poi se l’uomo in questione colleziona strumenti professionali per ogni tipo di passione: dalla racchetta da tennis alle palle da bowling, dall’ultimo modello di fotocamera HD al pressoché inutile televisore 3D). Il suddetto è molto critico anche sugli ultimi ritrovati della chirurgia estetica e l’opportunità che vi possa accedere un numero sempre più vasto di persone (pure uomini, si dà il caso) anche grazie, perché no, all’acquisto di un coupon su Internet. In questo caso la donna, in balia del desiderio dell’eterna giovinezza, sarebbe disposta a spendere per trasfigurarsi viso e corpo. A onor del vero, su questo tema sono emerse anche prospettive più paritarie da parte del piccolo campione intervistato in profondità. Questi uomini illuminati non me ne vogliano per il quadro pittoresco che ho tracciato del genere maschile. A loro non ricorderò che le donne possono andare nello spazio, non hanno un cervello troppo piccolo per studiare matematica, non sono solo preda delle proprie pulsioni. A tutti gli altri sì.

RISORSE

Samantha Cristoforetti durante uno degli addestramenti previsti per andare nello spazio

@AstroSamantha Samantha Cristoforetti. ESA astronaut. Italian Air Force officer. Training to fly to ISS one day. Honoured to be part of the great endeavour of space exploration. La prima astronauta italiana descrive il suo training spaziale anche su Twitter. Così scriveva il 3 aprile scorso: “IT Sai di essere un’astronauta se ti serve l’aiuto di 3 persone per indossare i pantaloni #EVA http://flic.kr/p/bviiVm”

www.fourmilab.ch/babbage/sketch.html “Sketches of the analytical engine invented by Charles Babbage” è la traduzione che Ada Augusta Byron, contessa di Lovelace, realizzò di un trattato (scritto in francese) dello scienziato italiano Luigi Federico Menabrea. Nelle note che la Byron riportò a fianco della traduzione – nella nota G, precisamente – è contenuto quello che viene da molti considerato il primo algoritmo della storia.

Agora (di Alejandro Amenábar, Spagna 2009) Astronoma, matematica, filosofa, Ipazia (interpretata da Rachel Weisz) visse ad Alessandria d’Egitto attorno al 400 d.C. Amante della verità e della ragione, dedicò la sua vita allo studio degli astri e della filosofia e al loro insegnamento. La storia di una donna sicuramente molto avanti per i suoi tempi.

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MAD4IT

SCHERZI|A|PARTE

«Siamo seri», «O si cambia o si muore…», «Niente spazio per il cabaret…». Seminari, convegni fiume, summit… tra aprile e maggio – come di consueto – eventi di ogni forma e dimensione invadono le agende degli operatori di canale, e non solo. Anche questa strana primavera 2012 ha voluto onorare la tradizione con una dose massiccia di appuntamenti, tutti (o quasi), accomunati dal ricorrere di incipit, interventi e atmosfere a dir poco “gotiche”, “rancorose”… Intendiamoci, i tempi sono quello che sono e la situazione è realmente pesante da ogni punto di vista. Detto questo, e premesso che nessuno ha voglia di sdrammatizzare stupidamente una realtà economico-sociale molto complessa, come diceva il famigerato Igor di Frankenstein Junior, non bisogna però mai dimenticare che, comunque, «potrebbe essere peggio… potrebbe piovere…». Se ci sono due qualità da salvare della pessima e precaria generazione (quella nata nella seconda metà degli anni Settanta) di cui chi scrive per altro fa parte, beh, quelle sono proprio l’ironia e l’umorismo. Umorismo, non becera comicità… Umorismo, cioè nel senso più “pirandelliano” del termine, ovvero quel sentimento che nasce da una attenta e distaccata analisi della realtà e che genera una sorta di compassione da cui poi si origina un sorriso di comprensione. Un sentimento importante per affrontare le enormi sfide che il mercato si appresta a incontrare sul suo cammino. Cloud, Big Data, consumerizzazione, social network… C’è da perdersi e, ogni tanto, da spaventarsi, ma c’è anche molto da imparare con umiltà e soprattutto da entusiasmarsi. Più volte abbiamo scritto su queste pagine che non è detto che il cloud e il social debbano essere forzatamente per tutti; è detto però che il canale in primis debba quantomeno provare a mettere il naso nelle potenzialità di questi incredibili Marco Lorusso strumenti. Un po’ come si faceva da bambini: Caporedattore Digitalic prima di dire “che schifo” bisogna assaggiare. marco@digitalic.it Non è certo un passo facile, servono competenze, energie e il supporto di una filiera fatta di distributori, vendor ma anche di analisti di mercato e associazioni che – mai come di questi tempi – dovrebbero provare non a essere comicamente “giovani” ma a “pensare giovane” regalando un po’ di umorismo in più a chi li ascolta e in loro cerca strade, sentieri e stimoli.

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