Digitalic 27 big data

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Make IT Dynamic

Concentrati sul Business. Sviluppato da Fujitsu per aiutare le aziende a ridurre i costi e migliorare le infrastrutture IT, MAKE IT DYNAMIC è un insieme di soluzioni modulari, complete e afÀdaEili cKe integrano le tecnologie di Fujitsu e dei suoi solution partner. MAKE IT DYNAMIC offre soluzioni Easate sui server PRIMERGY con :indoZs Server 0 , cKe ottimizza le tecnologie esistenti e introduce nuove funzionalità per permettere ai professionisti IT di aumentare l·afÀdaEilità e l·efÀcienza dell·infrastruttura server.

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FRANCESCO MARINO

EDITORIALE

Direttore responsabile di Digitalic M@framarin francesco@digitalic.it

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IL GRANDE ORACOLO

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a risposta giusta. Da sempre è questo quello che cerchiamo, nella vita privata come in quella professionale. Ma ci sono due problemi fondamentali: cosa chiedere e a chi. Sempre di più, almeno nell’attività lavorativa, i dati sono diventati una meta sicura: i numeri non mentono, rispondono sempre e sono sempre disponibili. Per chi sa cose domandare, un database è l’interlocutore ideale. Ma oggi si può fare molto di più: i dati sono in grado di fornire risposte a domande che non siamo in grado di porre. È questo, in fondo, il risultato più innovativo di quella scienza nascente che si chiama Big Data, ovvero la capacità di raccogliere dati eterogenei e di individuare relazioni, connessioni e collegamenti inaspettati. Le aspettative sono elevatissime e molte aziende sono impegnate nella costruzione di questo grande oracolo personale. Per il momento, soprattutto, accumulano dati, tanto che le quantità di informazioni archiviate stanno crescendo a ritmi travolgenti. Si comincia già a parlare dell’era

dei BrontoByte, un’unità di misura fino a qualche anno fa inimmaginabile, ma a cui già oggi si avvicinano alcune organizzazioni che da anni raccolgono instancabilmente byte da ogni fonte. La vera sfida, però, è far parlare questo nuovo oracolo digitale e capire cosa ci dice. Diventa fondamentale, per esempio, la visualizzazione, perché enormi quantità di informazioni non possono essere guardate nella loro totalità che somiglia molto al caos primordiale. Gli strumenti di analisi devono diventare anche belli da vedere, capaci di veicolare attraverso le immagini proprio quelle relazioni nascoste che da soli non siamo in grado di individuare. L’estetica entra in quello che era il mondo a righe e tabelle dei database, ma non si tratta semplicemente del gusto del bello; è qualcosa di fondamentale, perché solo attraverso nuove rappresentazioni si può pensare di individuare le risposte alle domande che non abbiamo fatto. La nostra copertina rappresenta proprio questo: l’incontro di numeri e design, di colore e rigore dei dati

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che diventano un universo vivace, sfavillante, ricco di novità e pieno di trame e disegni inaspettati. L’attività più professionale che si possa immaginare nell’informatica, ovvero lo studio dei dati, deve oggi il suo incredibile sviluppo agli strumenti (considerati) più consumer, ovvero i social network: sono loro ad aver generato l’enorme mole di informazioni che tutte le aziende cercano di raccogliere e analizzare. Oggi più che mai possiamo dire che “i dati simo noi” e che le attività più elevate dell’IT traggono la loro linfa vitale dal mondo consumer in un circolo inscindibile.

www.digitalic.it


sommario

Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011 Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2013-31/12/2013

ANNO 3‚ NUMERO 27‚ MARZO 2014 WWW.DIGITALIC.IT

Multimedia Story 40 SNT: un centro di competenza che fa il distributore News 08 Geografia 10 La mappa dei Big Data Photo 12 900 Petabyte in un grammo di batteri

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TECNOLOGIA

White Paper 14 Il colore dei dati Tra me e Tech 18 Ciao XP, quando esci chiudi la porta

Punto G 54 Le dimensioni di un’impronta

Vision 20 Dati rotondi

Cognitive 56 computing Watson, il computer ragiona ed impara

MERCATO

WEB SOCIAL

Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra - produzione@mmedia.info

Networking 48 ZyXEL cresce in verticale: +20% The Marketing Side 50 Alleva cavalli di Troia

Girly Tech 66 I dati siamo noi Business network 68 Yammer, quando il social è enterprise Mobilità 70 Il futuro non aspetta, meglio pensare subito alla smart impresa Eventi 72 Il lavoro di essere mobili Imaging 74 Canon, obiettivo sulla moda Sistemi operativi 76 Apple guida anche le auto

Consumabili 58 Originale è meglio, sempre

Management 26 Quando i dati diventano grandi

Sicurezza 60 Webroot, la sicurezza nella nuvola

Dossier 30 Big Data, una sfida esponenziale

Chip 62 Xeon E7 v2, il processore per i Big Data

Periodicità: 11 numeri Tiratura media: 15.000 copie Diffusione media: 14.504 copie Certificato CSST n. 2013/2429 del 25/02/2014 Società di Revisione: METODO

Coffee Break 78 I Big Data sono il Big Brother?

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Il Triangolo

Cartotecnica Moreschini

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Luxoro

Colorgraf

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Neosoft - Bancomail

Cover

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Nital

Epson

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Panda Security

Evolution

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Pi-Emme

Favini Fiera Sicurezza

II cop 71

37 III cop 69

Retrò 82 Antichi Big Data

Snt Technologies

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SoGeCos - Cosmoprof

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Synology

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Systematika - Nutanix

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Tech Data

IV cop

The Innovation Group

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Qnap Systems

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Trend Micro

Rds Webprinting

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Visual Project

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Western Digital

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ZyXEL

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Fortinet

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Fotolia

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Samu

39-77

Fujitsu Technology Solutions

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Sas

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Reed Exhibitions Italia - Viscom

Progetto grafico e impaginazione: Design: Studio Kmzero www.kmzero.com Progetto grafico e Art Direction: Martina Toccafondi Editor: Edoardo Molinelli Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: RDS WEBPRINTING Srl Via Belvedere, 42 - 20862 Arcore MB Cellophanatura: De.Sa Srl Via Chiasserini, 17 - 20157 Milano Distribuzione: ME.PE. Logistica Milano

MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393 - fax 039.2326449

FashionIT 80 Sempre più minimal

Inserzionisti Alias

Hanno collaborato: Fabio Bossi, Cecilia Cantadore, Lino Garbellini, Giuseppe Goglio, Marco Lombardo, Elena Moriondo, Angela Perego, Matteo Ranzi, Valerio Rosano, Daniela Schicchi, Antonella Tagliabue

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Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).



NEWS

Italia e Germania, distanti anche nella tecnologia Basta una foto per capire la differenza che c’è tra Italia e Germania, anche nel mondo della tecnologia. Non è una questione di talenti o di “produzione”, ma di rilevanza politica. Nella foto in questione, la Cancelliera Angela Merkel visita il CeBIT insieme al primo ministro inglese David Cameron. Con loro anche Johanna Wanka, ministro tedesco della Scuola e della Ricerca. Il mondo digitale è centrale per la Germania, come dimostra l'invito di una nutrita

rappresentativa inglese ad Hannover. In Italia, invece, la tecnologia è considerata ben poco; ultimamente se ne parla associandola alle start-up, ma dai comportamenti dell’establishment si capisce che in realtà non è così importante. Nessuno (almeno nei Palazzi) crede che questo Paese si possa risollevare grazie al digitale. Non sappiamo se in Germania credano nella tecnologia allo stesso modo in cui credono nell’industria automobilistica, ma fanno di tutto perché sembri così.

Vincenzo Baggio alla guida di Tech Data

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Vincenzo Baggio è il nuovo Managing Director Italy di Tech Data in sostituzione di Ernest Quingles. Tono pacato, acuto e sempre con la battuta pronta, Baggio ha una lunga esperienza internazionale nel mondo della distribuzione. Ha vissuto in Belgio e l’ultimo suo incarico è stato in Ingram Micro, prima come Vice President Marketing & Purchasing e poi con responsabilità dirette per l’Italia. Ora è tornato per restare. Nella sua prima intervista in esclusiva a Digitalic, Baggio ha detto: “In questo momento

sono in una posizione di ascolto delle persone. La mia azione sarà poi nel segno della continuità, perché bisogna lavorare nella direzione già tracciata delle competenze verticali per segmenti che hanno fatto di Tech Data un distributore unico. Lavoreremo per ampliarle il parco prodotti ed essere ancora più presenti in settori come la virtualizzazione e lo storage”. Rimane forte la volontà di agire per divisioni specializzate, con un’idea: potenziare la presenza nel mercato SMB.

Il Web ha compiuto 25 anni

html mai pubblicata è ancora online qui: http:// www.w3.org/History/19921103-hypertext/ hypertext/WWW/TheProject.html. Per tutto il mondo (o quasi) Internet è stata un’innovazione positiva e, secondo una ricerca del Pew Reserch Center, è anche la tecnologia a cui le persone non vorrebbero mai rinunciare (46%), seguita da cellulari (44%) e televisione (35%). Allora buon compleanno Web, cosa ci riserverai nei prossimi 25 anni?

Il 12 marzo 2014 il Web ha festeggiato 25 anni. Era il 1989, l’anno della caduta del muro di Berlino, e il Web si apprestava a far cadere molti altri muri. Prima del lancio di Mosaic, il primo browser per Internet, la Rete era un posto difficile da frequentare, riservato solo a veri tecnici. Mosaic ha permesso a chiunque avesse un pc di navigarla, sostituendo le BBS (Bullentin Board System) o i newsgroup (ve li ricordate?). L’arrivo del browser ha trasformato Internet in un nuovo continente della comunicazione. La prima pagina

Sgargianti su misura Da oggi Digitalic, in occasione di fiere ed eventi, sarà distribuita in una veste di classe. Sarà infatti contenuta all’interno di una busta Snazzybag, realizzata ad hoc per la rivista, con manico, chiusura a pressione e in versione bicolore: argento trasparente davanti, per dare meritata visibilità alle copertine speciali, e nera dietro, elegante e discreta. La gamma Snazzybags è composta da

buste in poliestere colorate, metallizzate, anche trasparenti, disponibili in vari formati e colori per valorizzare l’attività di comunicazione e dare un forte impatto ai mailing. Per proteggere e impreziosire un gadget, un regalo o un articolo promozionale è disponibile la versione pluriball Snazzybubble. È possibile richiedere formati su misura. Le gamme Snazzybags e Snazzybubble sono distribuite in Italia da Paper & People. www.paperandpeople.com


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GEOGRAFIA

ZETTABYTE

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EXATABYTE

LA MAPPA D E I B I G D ATA Quanto dev’essere grande un insieme di informazioni per essere definito Big Data? In generale si può parlare di Big Data quando sono necessari strumenti diversi da quelli tradizionali per raccoglierli, conservarli, analizzarli e visualizzarli. Una definizione molto ampia, quindi, anche perché non è facile stabilire con precisione cosa sia uno “strumento tradizionale” in informatica. Per convenzione, si parla di Big Data quando si ragiona nell’ordine di uno ZettaByte (1021 byte). Ad oggi la misura più grande individuata per i dati è il BrontoByte, ovvero 1027. Non è ancora uno standard certificato, secondo alcuni dovrebbe infatti chiamarsi GoogolByte. Sembrava una misura lontanissima da raggiungere, ma si dice che l’NSA (National Security Agency) degli Sati Uniti abbia già raccolto almeno uno Yottabyte di dati sulle persone (per il cui storage servirebbero 100 miliardi di hard disk da 10 TB).

BRONTOBYTE


TERABYTE

PETABYTE

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YOTTABYTE

GIGABYTE


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PHOTO

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900 PETABYTE IN UN GRAMMO DI BATTERI 0001 1000 0010 1110 0001 0010 0010 1110 0001 0

I

batteri possono essere la nuova frontiera dei Big Data. Immagazzinare grandissime quantità di informazioni pone molti problemi, tra cui quelli di spazio e costi. Si calcola che per conservare uno Yottabyte di dati occorrano milioni di data center. Ecco perché è così importante una ricerca realizzata da 11 studenti dell'Università di Hong Kong. Il team è riuscito infatti a “salvare” 900.000 GB, quasi un Exabyte di informazioni (tra cui testi e immagini), in un grammo di batteri Escherichia Coli modificati. Un Exabyte di dati archiviato con modalità tradizionali occupa 2.000 armadi, ovvero un intero data center, e la stessa quantità sta in appena un grammo di materia biologica. I dati inseriti inoltre erano crittografati, quindi anche protetti. La ricerca biologica apre spazi inimmaginati all’informatica per lo storage e la biocrittografia. La scoperta è valsa al team la medaglia d’oro all’International Genetically Engineered Machine (iGEM). http://tinyurl.com/Dig27Ba


Tua la sicurezza, nostro lo storage. La forza della scelta. Marc Cisneros

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WHITE PAPER

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COLORI ACCESI, LINEE E FIBRE. QUESTA COPERTINA RAFFIGURA L’ESPLOSIONE DEI DATI E DEI COLORI, MA ANCHE DEI MATERIALI. UNA VIVACITÀ CHE RAPPRESENTA BENE IL FERMENTO IN CORSO NEL MONDO DIGITALE E NON SOLO


Il caldo e il sole hanno solo anticipato di poco la nostra copertina primaverile. Un concentrato di colore, vitalità e voglia di rinascita. Il giallo, dopo tutto, è decisamente il colore di moda di questa stagione, basta guardare le vetrine fashion per rendersene conto. Ecco, dunque, la nostra fatica targata marzo. Due colori scintillanti per la prima di copertina, dove la bicromia consente a tutte le lavorazioni di essere esaltate e percepite al meglio. Tra le new entry di questo numero vi segnaliamo, ovviamente, Favini che ha fornito la carta e Colorgraf che si è cimentata con gli inchiostri che sono stati usati su tutta la cover. Ritroviamo, poi, chi continua a contribuire al nostro successo, come Luxoro e h+m con le lamine e i cliché per lo sbalzo, Pi-Emme per la stampa a caldo e la realizzazione dello sbalzo stesso e RDS Webprinting per una stampa a regola d’arte. CARTA FAVINI TWIST BIANCA 290

La carta scelta per questa cover è la Twist di Favini, un materiale dalla finitura unica che combina forza e look ricercato. È una carta fatta di fibre intrecciate che disegnano linee e percorsi impercettibili, una ramificazione che dona al fondo giallo fluo una profondità e una matericità uniche. In questo caso la carta Twist è bianca e nella grammatura da 290, ma è disponibile in vari colori e differenti pesi che la rendono ideale per packaging di lusso, inviti e buste. QUANDO IL COLORE SCALDA

Un ingresso in grande stile, quello di Colorgraf. L’azienda di Lainate, infatti, ha fornito tutti gli inchiostri di quadricromia e il fantastico pantone giallo fluorescente che scintilla sulla cover. Il tutto per una splendida resa finale. Brillante, definita e di notevole impatto visivo. La qualità di una materia prima, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, è la base per una risultato di grande effetto.

LA STAMPA, LAVORO AD ARTE

La qualità ineccepibile degli inchiostri fornisce a chi stampa uno strumento in grado di garantire una resa eccellente. Detto questo, è chiaro che lo stampatore deve saper impiegare al meglio gli ink. Attenzione, cura, esperienza e professionalità, dunque, sono le doti che RDS Webprinting ha nel suo Dna. Doti che hanno consentito di poter stampare la cover (comprese seconda, terza e quarta di copertina) ottenendo l’effetto finale che potete godervi anche su questo nuovo numero di Digitalic. La struttura molto snella e flessibile, sia sul fronte del personale che su quello operativo, rende il lavoro di questa azienda sempre puntuale e preciso. VIOLA COME E PIÙ DI SEMPRE

Ormai sapete riconoscere, ne siamo certi, le lamine che abbelliscono, arricchiscono e rendono uniche le nostre copertine e le varie lavorazioni. Luxoro torna, anche per questa versione tutta primaverile e flash, con una lamina dal colore profondo e pieno, che è stata stesa sulla testata Digitalic e sul grande numero 10 che campeggia in copertina. Si tratta del foil Fucsia-Viola HC 360, stampato a caldo e poi sottoposto a rilievo. Tutto contemporaneamente. Il rilievo è stato realizzato con precisione e un bell’effetto bidimensionale grazie ai cliché firmati h+m, che hanno impreziosito la copertina trasformandola in un vero e proprio gioiello di… carta. IL CESELLO E IL CALDO

Intramontabile, sensuale, emotivamente elettrizzante e prezioso, il caldo. Anche stavolta torna Pi-Emme, con il suo tocco magico che rende speciale anche il più piccolo dettaglio. La stampa a caldo, ormai lo sappiamo bene, è una specialità di questa azienda, che su questa nuova copertina ha permesso al foil fucsia-viola di Luxoro di aderire perfettamente, garantendo il risultato finale che potete vedere. Brillante, a registro e luminosissimo. Una tecnica che rappresenta il lusso, la ricchezza e la ricercatezza di un progetto che, nel “caldo”, trova sempre un alleato in grado di stupire ogni volta come se fosse la prima.

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PI-EMME

LUXORO

RDS WEBPRINTING

Nata nel 1988, è in breve diventata una delle aziende leader nel settore della stampa a caldo per tutta l’Europa. Proprio in virtù di ciò, PI-EMME è il partner ideale di tutti coloro che, operando nelle arti grafiche, necessitano di avere prodotti arricchiti e nobilitati dalla stampa a caldo. La pluriennale esperienza maturata permette a PI-EMME di offrire la massima qualità ai propri clienti, così come le numerose macchine presenti in azienda unite alla competenza tecnica degli operatori, le consentono di poter soddisfare, quotidianamente, ogni esigenza nell’ambito delle graphic arts.

Luxoro ha scelto la via della qualità e delle tecnologie più innovative nel settore delle foglie per stampare a caldo. Luxoro è partner esclusivo del gruppo Kurz in Italia dal 1968, leader sul mercato internazionale. I prodotti sono divisi per settore: industria grafica, decorazione della plastica, industria del legno e del mobile, settore moda, nastri per trasferimento termico, codifica, protezione del marchio, card, biglietteria e macchine per la stampa a caldo.

Realtà industriale specializzata nella stampa in elevata tiratura nel settore eidtoriale e della grande distribuzione, RDS WebPrinting è diretta e coordinata da Erre di Esse Grafia S.p.a., holding del Gruppo Spreafin. Costituita nel 2009, RDS WebPrinting ha realizzato una struttura molto snella e flessibile, sia sul fronte del personale sia su quello operativo, focalizzando il proprio processo produttivo su quello che è il suo core business: la stampa. Le attività di pre-press e finishing, invece, sono affidate in outsourcing ad aziende partner.

PI-EMME.COM

LUXORO.IT

RDSWEBPRINTING.IT

COLORGRAF

HINDERER & MUEHLICH

FAV I N I

“Fare propri i problemi dei clienti per fornire tempestivamente la risposta più adeguata”: questa l’idea vincente di Enrico Pellegrini, fondatore di Colorgraf, che gli ha consentito di competere e affermarsi ai vertici del mercato della produzione di inchiostri per la stampa e di mantenere la propria indipendenza dai gruppi multinazionali. L’eccellenza della gamma dei prodotti Colorgraf, in grado di rispondere ad ogni esigenza dello stampatore, è il risultato dell’evoluzione del settore, della capacità di cogliere tempestivamente i segnali provenienti dal mercato e della sofisticata tecnologia di cui si avvale il laboratorio di ricerca e sviluppo.

h+m è sinonimo di innovazione e accuratezza nel mercato della stampa a caldo. Ecco perché Luxoro si avvale della collaborazione di h+m (azienda partner di Kurz) con oltre 40 anni di esperienza nella produzione di accessori e attrezzature per la stampa a caldo, per realizzare i suoi pregiati prodotti. L’azienda è leader, infatti, nella realizzazione di clichés e tecnologie ad alta precisione mirate a un risultato finale simbolo di vera eccellenza. Caratteristica che fa di h+m un partner sempre affidabile per un successo garantito.

Favini è un’azienda storicamente attiva nel mercato della produzione di carta. Leader mondiale nel settore delle carte industriali release, detiene un’importante quota di mercato nell’area delle carte speciali, con prodotti innovativi per il settore moda, lusso e design. Favini è da sempre attenta all’ecologia. Negli anni ‘90 brevetta Shiro Alga Carta, carta ecologica prodotta con le alghe. Nel 2012 presenta Crush, carta innovativa realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agroalimentari che sostituiscono fino al 15% di cellulosa. L’intero processo produttivo di Favini è green.

C O L O R G R A F. I T

HINDERER-MUEHLICH.DE

FAV I N I . C O M

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INCHIOSTRI DA STAMPA VERNICI

MATERIALI PER ARTI GRAFICHE

COLORGRAF spa - Viale Italia, 38 · 20020 Lainate (MI) · Tel. +39 02 9370381 · Telefax +39 02 9374430 · E-mail colorgraf@colorgraf.it



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TRA ME E TECH

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CIAO XP

Quando esci chiudi la porta 0001 1000 0010 1110 0001 0010 0010 1110 0001 0

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È STATO UN BEL WINDOWS, MA ORA È ARRIVATO ALLA FINE DEL SUO PERCORSO. MICROSOFT NON AGGIORNERÀ PIÙ WINDOWS XP, CHE ABITA PERÒ ANCORA IN MOLTI PC. SENZA AGGIORNAMENTI DI SICUREZZA LASCIARLO AL SUO POSTO È COME CONSEGNARE LE CHIAVI DI CASA AD UN PASSANTE. ECCO QUALI SONO I DATI CHE RISCHIANO

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un po’ come avere una porta blindata ma accorgersi di aver lasciato in giro troppe chiavi. Il risultato è che trovarsi un ladro in casa è un attimo e, se la porta d’accesso è il vostro computer, i danni potrebbero essere devastanti. L’8 aprile insomma non sarà una data qualsiasi, ma il giorno in cui Microsoft dopo 12 anni staccherà la spina degli aggiornamenti al suo sistema operativo più amato. Ovvero: morto Xp, viva Xp. Mica tanto, però. Perché il rischio – e non per colpa di Xp, sia chiaro – è che i nostri dati sensibili diventino preda di chi ne va a caccia: abbassate le difese, codici, password, carte di credito, cartelle sanitarie possono finire sulla piazza del web, con un danno tutt’altro che virtuale. Ecco perché Microsoft ha deciso di lanciare, se non un vero e proprio allarme, quantomeno un monito: “Dodici anni sono tanti per un sistema operativo – ha spiegato l’AD di Microsoft Carlo Purassanta –. In questo lasso di tempo il mondo è cambiato e sono arrivati tre nuovi sistemi”. Il problema, però, è che nell’era spaziale c’è ancora un pezzo di pianeta che viaggia a gasolio e si chiama pubblica amministrazione. In pratica piccoli ospedali, piccole banche e magari anche qualche bancomat: tutto si basa ancora su Xp e dunque fa gola agli hacker. Lo farà soprattutto dopo l’8 aprile. Soluzioni? Aggiornarsi, ovviamente, così come vorrebbe Microsoft, che ne fa

DI MARCO LOMBARDO

Direttore di “Style” - Il Giornale

certo anche un calcolo economico ma non nasconde in realtà una preoccupazione di fondo. “Molti clienti ci hanno detto che pensano di migrare ad una versione X-1: in pratica, invece di Windows 8 vogliono fermarsi al 7 per questioni di maggiore sicurezza, non ragionando sul fatto che è come rimanere indietro di cinque anni: voi lo fareste comprando un’automobile? Noi siamo pronti a supportare singoli e aziende, aiutandoli a prendere atto delle minacce legate alla vulnerabilità e dei vantaggi offerti da un sistema operativo moderno per lavorare in modo più efficiente, efficace e sicuro”. E allora ecco che il 2 aprile arriverà l'aggiornamento definitivo di Windows 8.1, con le modifiche richieste dagli utenti che hanno trovato troppo innovativa la versione numero 8. “La nostra società vuol rendere le cose migliori per gli utenti che non dispongono di un pc senza touchscreen – ha detto al Mobile World di Barcellona il vicepresidente di Microsoft, Joe Belfiore –. Le modifiche più importanti e attese sono la possibilità di avviare il computer direttamente dal desktop senza passare per lo Start e quella di far partire le app Windows 8 anche dalla barra delle applicazioni”. Tutto ok, insomma: senza touchscreen si lavorerà bene lo stesso. Ma per i nostri vecchi Pc a gasolio che si fa? La parola d’ordine alla fine è riqualificare, perché “dall'8 aprile non ci saranno più aggiornamenti di sicurezza o assistenza tecnica”. Ma per farlo ci vuole un progetto, un’azienda che gestisce sistemi a cui rivolgersi e il tempo necessario, visto che il ritmo di lavoro è circa 20-25 computer al giorno. E stiamo parlando di pubblica amministrazione italiana: secondo voi ce la faremo? https://www.youtube.com/ watch?v=1kMljsH4MeM



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VISION

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DATI ROTONDI DI FRANCESCO MARINO

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otondo è meglio. Per visualizzare i dati è preferibile osservarli disposti secondo schemi circolari, in quanto le loro relazioni vengono comprese più efficacemente se si possono osservare in maniera non tabulare, lineare. Su questo principio si basa Circos (www.circos.ca), un software gratuito nato per visualizzare quanto di più complesso esista, il DNA umano, e scoprire le relazioni tra geni e malattie. Oggi è a disposizione di tutti e permette di individuare legami inattesi tra le informazioni contenute normalmente in tabelle. Inoltre, la forma circolare offre una densità di dati visualizzati superiore a quella offerta dai normali grafici. Tale forma fa poi in modo che lo sguardo si muova per spiarli e non a zigzag, evitando di saltare linee (e quindi informazioni) come avviene nella disposizione rettangolare. Questo tipo di rappresentazione diventa fondamentale nel mondo dei Big Data, perché lo scopo principale nel raccogliere, conservare e analizzare queste grandi quantità di dati è quello di scoprirne le interazioni e sfruttarle per capire meglio un dato fenomeno, che sia scientifico o di business.


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IL VALORE DEI DATI NON È MAI STATO COSÌ GRANDE COME OGGI. TRASFORMARE QUESTI ASSET IN VALORE CONTABILE È POSSIBILE CON LE SOLUZIONI SAS, CHE SONO IN GRADO DI ANALIZZARE LA COMPLESSITÀ DELLE INFORMAZIONI GENERATE DAI CLIENTI

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I DATI DIVENTANO VALORE ECONOMICO PER L’AZIENDA DEL FUTURO

SAS


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Analisi dei social media, web-tracking e altre tecnologie aiutano le aziende ad acquisire e gestire enormi quantità di dati per capire meglio clienti, prodotti, concorrenza e mercati. Non si tratta di intuizioni, bensì di conoscenza analitica strutturata. “La nostra risposta – spiega Beniamino De Simone, Regional Sales Leader IMM di SAS – sta nella capacità di leggere dentro i dati, dentro il cliente. Non è solo una capacità tecnologica, ma anche un expertise che SAS riesce a esprimere ai massimi livelli, basandosi sulla sua storia e sulla sua offerta trasversale a tutte le industrie per realizzare modelli di business innovativi”. DIGITAL TRANSFORMATION

“C’è una nuova generazione di imprese che hanno saputo assimilare le regole di un business in cui i responsabili IT rivestono il ruolo di abilitatori della trasformazione, azzerando le vecchie logiche dei ‘silos’ di competenza. Al momento, però, solo una bassa percentuale di aziende è pronta a intraprendere questo percorso di cambiamento. L’IMM (Integrated Marketing Management) permette di individuare l’esperienza che crea veramente valore”.Intelligence è la capacità di guardare oltre la mera evoluzione tecnologica per cercare di anticipare le tendenze. Il cambiamento richiede la capacità di avere una visione unica dell’esperienza del cliente, dei processi operativi e dei modelli di business. Non solo. Per trasformare le informazioni non strutturate in un elenco di azioni event-driven, bisogna avere la fiducia del cliente e avere il consenso al trattamento di quei dati, trovando formule corrette per premiare chi decide di condividerli. LA NUOVA TERRA DI MEZZO

“Le imprese si trovano in una nuova Terra di Mezzo – sottolinea De Simone –. Si sono lasciate alle spalle le vecchie certezze del marketing, quelle dei negozi fisici, dei carrelli e delle offerte speciali da rotocalco, e si trovano ad affrontare le nuove sfide dei clienti multicanale, dell’online, dell’ipercompetizione, dei margini sempre più ridotti e dei clienti sempre meno fedeli”. Ci troviamo in una nuova era, dove imprese e consumatori devono trovare re un bilanciamento tra offering e privacy. Dalle vendite face-to-face e-to-face alla contact generation e al mobile marketing, il potere si sta spostando verso i consumatori. “LEGGERE IL CLIENTE”

Che lenti mettere per leggere il ciclo di vita del cliente? In una sola linea di dati non strutturati si può capire la vita delle persone. I processi di engagement sono determinanti,

ma le collection di dati devono essere strutturate in modo adattivo. Anche il cross-up selling si può intendere in maniera più o meno tradizionale. E le offerte possono essere concepite per un determinato cliente come individuo oppure come facente parte di una relazione che coinvolge le interazioni con la cerchia della famiglia, degli amici o dei colleghi. Sapere, ad esempio, che un cliente è stato trasferito dall’altra parte del mondo non è un fatto privo di significato. E forse potrebbe essere l’occasione per proporre un’offerta per le chiamate dall’estero, aumentando la soddisfazione del cliente e contribuendo ad accrescere i margini di guadagno. L’analisi di queste informazioni non strutturate permette di fare cross selling efficace, senza gettare un sasso nello stagno. RETI DI RELAZIONE

La capacità di ricostruire le reti di relazioni sociali è uno degli imperativi del social marketing. La frequenza delle chiamate tra due clienti di una stessa compagnia telefonica, ad esempio, rappresenta una rete che vive sopra quella fisica. All’interno di questa “ragnatela” si possono applicare le stesse metriche social, con il vantaggio di avere già i dati disponibili e di non dovere fare identity match. Avendo una mappa dell’ecosistema a contorno dell’individuo è possibile capire quale azione intraprendere e determinare il rischio di churn. NON È TUTTO SENTIMENT QUEL CHE LUCCICA

La gestione del sentiment ormai si fa free. “Il vero valore – precisa De Simone – è però la capacità di integrare le informazioni presenti nell’ecosistema aziendale con quello che si trova fuori e transita sulle piattaforme social. La prima cosa da fare è identificare in maniera univoca i componenti di una community, mettendo insieme dei meccanismi di engagement e facendo delle analisi sul cliente multichannel, e questo riguarda non solo lo sviluppo della customer base, ma anche il controllo. In questo modo, è possibile fare del push su soggetti che si sa già essere sensibili a quel messaggio e che sono capaci di vveicolarlo all’interno della rete anche grazie a strategie vvirali”. Il tema del controllo è fondamentale e non tutte le aziende lo hanno impostato nel modo corretto. Controllo non significa comando nel senso tradizionale, ma capacità di difendere la propria brand awareness senza salti nel vuoto. SAS supporta i processi decisionali. La customer intelligence consente la creazione di uno strato informativo che deve essere gestito in una logica dove il CMO va a scrivere le regole di business ed è il motore che permette di tradurre quell’intelligence in operatività.

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ROMA 11/12 APRILE 2014 MERCURE ROMA WEST Viale degli Eroi di Cefalonia, 301 00128 Roma


MERCATO

ESPRINET HA VENDUTO MONCLICK (PER 4 MILIONI) DI FRANCESCO MARINO

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Fece scalpore quando Esprinet, da sempre distributore, decise di aprire un sito per la vendita di tecnologia all’utente finale. Erano gli anni del grande boom del commercio elettronico e dell’espansione, anche in mercati laterali, dei grandi distributori. Qualcuno si ricorda anche della campagna di affissioni che aveva come protagonista Linus di Radio Dejay. Un lancio in grande stile, insomma, che aveva suscitato non poche polemiche da parte dei clienti Esprinet, piccoli e grandi, che Alessandro Cattani (nella foto), alla guida del distributore, aveva però saputo smorzare. Monclick aveva poi trovato nell’offerta del distributore la sua collocazione, un po’ in secondo piano. Oggi fa scalpore un’altra notizia: la vendita di Monclick. L’operazione si inserisce nel processo di valorizzazione delle attività non centrali per Esprinet, che vuole focalizzarsi nella distribuzione “business-to-business” di tecnologia,

lasciando perdere il consumer. Esprinet ha comunicato, infatti, di avere perfezionato la vendita del 100% del capitale della partecipata Monclick Srl, per un controvalore complessivo pari a 4 milioni di euro pagati in contanti. L’acquirente è Project Informatica Spa, uno dei principali IT system integrator italiani, attraverso una società del gruppo posseduta al 100%. Monclick è uno dei principali e-tailer italiani di prodotti informatici ed elettronici commercializzati tramite il sito www.monclick.it, è presente anche in Francia e negli ultimi due esercizi ha capitalizzato il proprio know-how nella gestione on-line di cataloghi prodotto e, in generale, nella gestione di portali web destinati ai privati consumatori, nonché nella gestione di operazioni “promozionali” su prodotti tecnologici. Nel 2013 Monclick ha realizzato un fatturato pari a 97,8 milioni di euro, con un Ebit di 1,7 milioni

- a fronte di una perdita di 451mila euro nel 2012 - ed un utile netto di 1,1 milioni (-343mila euro). “Questa acquisizione – ha commentato Alberto Ghisleni, amministratore unico di Project Informatica e presidente del nuovo consiglio di amministrazione di Monclick – ci consente di fare nostro un capitale umano di grande livello ed esperienza. C’è una convergenza sempre maggiore tra B2B e consumer, anche in ambito aziendale”. “Con Project Informatica abbiamo trovato un’intesa perfetta e una visione condivisa – commenta Federica Ronchi, direttore generale di Monclick –, che ci consente, da un lato, di continuare ad investire nel nostro core business, dall’altro di aprirci a nuovi scenari di mercato. L’ingresso nel Gruppo Project ci consentirà di partecipare a progetti stimolanti, mettendo a fattor comune la volontà di creare una realtà unica ed innovativa sul mercato italiano”.


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DI ANGELA PEREGO

MANAGEMENT

SDA Bocconi School of Management

QUANDO I DATI DIVENTANO

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MOLTI PARLANO DI BIG DATA, MA NON È SUFFICIENTE ANALIZZARE I DATI CHE PROVENGONO DAL WEB O DAI SOCIAL NETWORK E NON BASTA AVERE GRANDI CAPACITÀ DI STORAGE. SI PUÒ PARLARE DI BIG DATA SOLO SE CI SI CONFRONTA CON ALTI VOLUMI, VARIETÀ E VELOCITÀ

Big Data continuano a essere un fenomeno di moda molto citato e forse, in alcuni casi, anche abusato. Sempre più di frequente, nella presentazione di eventi, convegni e seminari organizzati da operatori del comparto IT si trova un riferimento ai Big Data, e la maggioranza delle aziende sembra ormai impegnata in progetti che li trattano. Tutto porta dunque a pensare che le aziende abbiano compreso cosa sono i Big Data e quali siano le opportunità a essi collegate. Se però si va oltre gli slogan e le comunicazioni di marketing, si scopre che in realtà il grado di familiarità con il fenomeno Big Data non è poi così

elevato, per lo meno tra le aziende italiane. Molti progetti indicati come Big Data, in realtà non lo sono. Il fraintendimento nasce dal fatto che si occupano della gestione dei dati provenienti dal web e in particolare dai social network, oppure perché ripensano le architetture aziendali messe a dura prova dalla rapida crescita della mole di dati. Ciò però non è sufficiente: per poter parlare di Big Data è infatti necessario confrontarsi con alti volumi, varietà e velocità (Russom, 2011). Il volume si riferisce alla dimensione dei database utilizzati per archiviare i dati aziendali. La varietà, invece, considera da un lato la molteplicità di fonti (social network, email, dati di geoposizionamento, dati generati da sensori e misuratori digitali, etc.) e dall’altro l’eterogeneità di formato dei dati (database, testo, video, immagini, audio, etc.). Infine, la velocità si sostanzia nella rapidità con cui si generano, si raccolgono, si aggiornano e si elaborano i dati.

Come evidenzia una ricerca SDA Bocconi, la maggioranza delle imprese del nostro Paese si trova ancora in una fase di comprensione del fenomeno (57%) e solo il 18% delle aziende ha definito una strategia di Big Data, sta conducendo uno studio di fattibilità o ha lanciato progetti in questo ambito. A livello internazionale, invece, oggi sono disponibili numerosi casi aziendali che evidenziano come i Big Data possano dare un significativo contributo in aree molto differenti, che spaziano dalla migliore gestione dei rischi e delle frodi assicurative o finanziarie alla migliore localizzazione di infrastrutture sul territorio, dalla previsione della puntualità dei voli aerei alla gestione delle campagne promozionali, dalla migliore efficienza delle reti di energia alla prevenzione clinica in campo di tele-medicina integrata alla domotica; tutti campi nei quali l’evoluzione e l’integrazione di tecnologie diverse ha portato a generare e a disporre di un volume crescente di dati digitalizzati all’origine, molto vari e in tempi sempre più veloci. Queste esperienze mostrano inoltre come i Big Data possano generare benefici sia internamente all’azienda, per esempio in termini di ottimizzazione dei processi, sia nel miglioramento delle relazioni delle imprese con il contesto esterno in


Laureata in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano nel 1998. Ha conseguito il Dottorato in Sistemi Informativi Aziendali presso l’Università Luiss Roma

cui operano, ad esempio con i propri clienti o fornitori. I Big Data possono inoltre contribuire a raggiungere una maggiore accuratezza delle analisi di customer behavior (utilizzando, oltre ai tradizionali dati sui clienti, dati provenienti dai canali social, dati geo, etc.) per definire sistemi di offerta e servizi personalizzati finalizzati a migliorare la customer experience. Anche la velocità delle insight a supporto delle decisioni strategiche future (predizioni, analisi di scenari, previsioni di medio e lungo termine, etc.) può essere sensibilmente incrementata. I Big Data determinano perciò un cambiamento dei paradigmi di produzione delle informazioni in azienda, giungendo a forme di conoscenza più ampie e profonde degli oggetti e degli eventi di business. Tutto ciò perché necessitano della costruzione di una nuova piattaforma che superi i limiti delle architetture di datawarehousing, permettendo l’analisi, anche in tempo reale, di milioni di transazioni e di grandi quantità di dati, strutturati e non. In questo contesto il CIO gioca un forte ruolo da “pivot” dei Big Data, ma non può essere da solo; ad esso si devono infatti affiancare il CEO, il CFO e il CMO, per costituire uno steering committee multifunzionale che attivi “big brainstorming” sul tema.

nel 2009 e il Ph.D in Sciences de Gestione al Paris Dauphine nel 2009. Dal 2003 al 2008 è stata membro del Comitato Divisione Ricerche Claudio Demattè. Tra le sue

RISORSE_ Davenport TH, Barth P., Bean R., (2012). HOW “BIG DATA” IS DIFFERENT, MIT Sloan Management Review. McAfee A.,Brynjolfsson E., (2012). BIG DATA: THE MANAGEMENT REVOLUTION, Harvard Business Review. Russom P. (2011). BIG DATA ANALYTICS, The Data Warehousing Institute.

pubblicazioni: “IS Performance Management Systems: An Action Research Perspective Sprouts: Working Papers on Information Systems”. http://sprouts.aisnet.org/9-63

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DIGITALIC PER TREND MICRO

TREND MICRO

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la sicurezza per i Big Data

IL MODO MIGLIORE PER PROTEGGERE I BIG DATA SONO I BIG DATA STESSI. TREND MICRO, SIN DAL 2008, UTILIZZA UNA STRATEGIA INNOVATIVA: RACCOGLIE QUANTITATIVI IMPRESSIONANTI DI DATI SPECIFICI SULLE MINACCE, QUINDI LI ANALIZZA PER IDENTIFICARE, METTERE IN RELAZIONE ED ESAMINARE QUELLE NUOVE. È LA SMART PROTECTION NETWORK

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al punto di vista della sicurezza, Big Data significa spesso ‘Big Problem’, perché concentrare in un unico punto una grande quantità di informazioni vitali per un’azienda richiede una protezione ancora più attenta di quei dati. È come ammassare in un solo luogo il proprio tesoro, che a quel punto diventa molto attrattivo per i pirati del cyberspazio: si tratta di criminali che ragionano per obiettivi economici, dunque avere a disposizione in un unico punto le risorse di maggior valore di un’azienda garantisce loro un alto livello di monetizzazione dell’attacco”. Così Gastone Nencini, Country Manager Trend Micro Italy, spiega i rischi connessi a quello che rappresenta uno dei più importanti trend tecnologici dei nostri giorni.

“I Big Data – continua Nencini – sono una straordinaria fonte di innovazione e di opportunità, ma occorre una grande esperienza nel maneggiarli e nel proteggerli. Noi di Trend Micro lo sappiamo bene, perché proprio dai Big Data è nata la nostra infrastruttura di protezione più avanzata: la Smart Protection Network. Abbiamo maturato una lunga esperienza nei Big Data anche come utenti di questa straordinaria tecnologia. La conosciamo nel dettaglio e ne abbiamo analizzato tutti gli aspetti, dalle grandi opportunità che offre, ai rischi a cui espone. Sin dal 2008 proteggiamo i Big Data con i Big Data, ovvero con la nostra Smart Protection Network che nasce proprio dall’analisi di quantità enormi


minacce, di rispondere a quelle nuove in modo più efficace e di proteggere le informazioni ovunque risiedano. “Inoltre, per proteggere al meglio le aziende che conservano e analizzano i propri dati nel cloud abbiamo sviluppato un sistema di cifratura unico, le cui chiavi di decrittazione possono non essere nelle mani del provider al quale ci si è affidati. È lo stesso cliente che le può gestire oppure consegnarle ad una terza parte indipendente, in modo da avere una totale garanzia sui soggetti che possono decifrare le sue informazioni”, racconta Nencini.

anche perché) sono state oggetto di un tentato attacco”. “Il nostro primato tecnologico – conclude Nencini – nella difesa nel cloud con una soluzione “agentless” consente una velocità e un'accuratezza nella protezione che non hanno eguali. Scegliere Trend Micro significa affidarsi all’azienda che più di ogni altra è in grado di garantire una salvaguardia totale nell’era dei Big Data”.

RISPONDERE ALLE 3 V

di informazioni, di comportamenti e di tentativi di attacchi. Per questo Trend Micro è la scelta giusta per le aziende che puntano a migliorare il proprio business attraverso i Big Data: nessuno conosce bene, quanto noi, questo tema e siamo stati in grado di utilizzare la potenza dei grandi dati per creare il più avanzato sistema di protezione”. Più nel dettaglio, Smart Protection Network è un’infrastruttura di sicurezza in-the-cloud che identifica rapidamente e accuratamente le nuove minacce e distribuisce informazioni globali, su quest’ultime, a tutti i prodotti e servizi. Le costanti migliorie apportate alle capacità e alla portata di Smart Protection Network consentono di verificare più ambienti alla ricerca di dati sulle

La tecnologia Trend Micro è in grado di rispondere a tutte le sfide poste dai Big Data e in particolare alle 3 V. Si può parlare di grandi dati solo se ci si confronta con volume, varietà e velocità straordinari. Si tratta di elementi in continuo sviluppo che costringono le aziende a rivedere la modalità di gestione dei rischi di oggi. Trend Micro si distingue per la capacità unica di raccogliere quantitativi impressionanti di dati specifici sulle minacce, quindi di analizzarli per identificare, mettere in relazione ed esaminare quelle nuove. Questa strategia consente di produrre informazioni implementabili per offrire protezione attraverso l'infrastruttura in-the-cloud. Tutto ciò assicura che il volume, la varietà e la velocità dei dati sulle minacce siano gestiti in modo efficiente ed efficace. Questo strumento è a disposizione delle aziende dei partner Trend Micro e non solo garantisce una protezione di altissimo livello, ma fornisce anche una grande mole di informazioni che si possono consultare facilmente per capire quali attacchi sono stati tentati, attraverso quali tecniche, da quale server, sfruttando quale tipo di debolezza. Ciò permette di capire che cosa succede nello spazio digitale delle aziende. “I criminali digitali – sostiene Nencini – sono oggi a caccia di informazioni, perché ognuna di esse ha un valore sul mercato nero dell’underground: dalle semplici identità ai numeri di carta di credito. Per arrivare al loro scopo creano attacchi complessi silenziosi, con l’obiettivo di non essere scoperti. L’informazione quindi è ciò che cercano di rubare, ma è anche quello che permette di difendersi nel modo più efficace. Conoscendo cosa sta avvenendo nel resto del mondo, vedendo in tempo reale l’attività illegale così come prende vita nel cyberspazio, le aziende, protette da Trend Micro, hanno gli strumenti per comprendere in che modo (e quindi

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ANDARE OLTRE LE NORMALI CAPACITÀ DI RACCOLTA, ARCHIVIAZIONE ED ANALISI. I BIG DATA SFIDANO LA TECNOLOGIA TRADIZIONALE E RAPPRESENTANO UNA NOVITÀ DIROMPENTE, UN TERRITORIO NUOVO CHE GENERA GRANDI OPPORTUNITÀ, MA ANCHE MOLTI INTERROGATIVI

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UNA SFIDA ESPONENZIALE

DI GIUSEPPE GOGLIO

Straordinariamente grandi. Questo significa Big Data: un insieme di informazioni che supera le capacità degli strumenti tradizionali in tutte le fasi, dall’acquisizione all’archiviazione e all’analisi. Già la definizione dice che si tratta di una sfida, di qualcosa che modifica radicalmente l’approccio ai dati. Non è facile, quindi, trovare la strategia giusta, perché si tratta di un territorio nuovo. Ne sono coinvolti tutti i rami dell’IT, dallo storage al software, senza trascurare la parte di networking: ogni cosa deve essere ripensata e deve adattarsi per garantire tempestività e accessibilità a informazioni strategiche indispensabili. I Big Data si creano attraverso l’aumento esponenziale delle informazioni che passano attraverso i sistemi IT aziendali. Ma come sfruttarli? “Giusto per fare alcuni esempi, si può dare senso ai dati quantitativi e alle informazioni non strutturate che si accumulano in azienda – esordisce Angelo Tenconi, customer&sales support director di SAS –, visualizzare la complessità delle relazioni nascoste e rendere esplicita la conoscenza, identificando alla velocità di un ‘refresh’ potenziali problemi, opportunità e previsioni”. Oggi analisi e decisioni coinvolgono diverse figure nello stesso istante, con una suddivisione di ruoli meno netta tra dirigenti e tecnici. “Le aziende possono elaborare enormi quantità di informazioni affinché, seppur nel breve, le decisioni siano il più possibile corrette ed efficaci – afferma Gianluca Colombo, storage sales specialist di Dell –. Ne scaturisce un beneficio che riguarda sia il go-to market aziendale, sempre allineato e coerente con le attese del mercato, sia il controllo di gestione, con maggiori informazioni sui costi”. Uno dei principi base dei Big Data è la possibilità di ricavare indicazioni più accurate per impostare una strategia aziendale. Ma questo è solo l’inizio. “Se adeguatamente analizzati, possono anche aiutare a valutare nuovi modelli di business – aggiunge Marco Albertoni, big data and analytics leader di IBM –. Questa nuova conoscenza può essere interpretata, grazie a soluzioni e strumenti di business analytics, per una migliore comprensione del mercato, una maggior conoscenza del cliente, una più efficiente gestione dei processi finanziari, un’ottimizzazione dei processi o una riduzione dei rischi aziendali”.

Un altro aspetto innovativo è la possibilità di passare dalla semplice consultazione a un’analisi propositiva. “Chi ne fa uso non deve necessariamente conoscere le domande che potranno essere poste per ottenere le risposte utili al proprio business – riprende Luca Rossetti, senior business technology architect di CA Technologies –. Fino ad ora, le aziende hanno investito tempo e risorse nella costruzione di sistemi di analisi dei dati in grado di dare risposte a un numero finito di domande, mentre oggi è possibile contare su ambienti virtualmente senza limiti”. Prima di pensare a qualsiasi progetto al riguardo e ai relativi investimenti, è cruciale inquadrare al meglio la situazione. “Proprio perché parliamo di un fenomeno potenziale, i Big Data devono essere capiti e affrontati a livello d’impresa in modo trasversale tra le diverse funzioni – precisa Gianni Anguilletti, country manager di Red Hat –. Questa consapevolezza è ancora parziale non solo tra le piccole imprese, ma anche tra quelle medio– grandi. Oggi, infatti, la maggior parte si trova ancora nella fase di comprensione del fenomeno”. “Bisogna analizzare tre fonti importanti: i social media, la tecnologia e i dati di terze parti – consiglia Fabio Pascali, responsabile top account North di EMC –. Per un’azienda che si interfaccia direttamente con il cliente finale, è necessario conoscere in maniera approfondita la potenzialità del proprio pubblico. I social media e l’opinione degli utenti stanno diventando sempre più l’elemento principale in grado di determinare la percezione di un brand. Inoltre, ci sono i dati provenienti da terze parti, ossia informazioni che vengono rese disponibili agli utenti che ne fanno richiesta”. Per definizione stessa, però, avere a che fare con una mole gigantesca di dati implica dover attribuire un valore a ogni fonte informativa. “Una cosa è raccogliere le informazioni, un’altra è analizzarle e renderle utilizzabili – avvisa Rosagrazia Bombini, VP & managing director di Qlik –. Il vero valore arriva dall’essere in grado di dare un significato con analisi granulari che separino le informazioni utili da quelle poco interessanti. Per questo noi preferiamo il concetto di business discovery, ovvero la diffusione di strumenti di analisi dei dati in modalità BI self service”. Prima di interpretare e trattare le informazioni, c'è un aspetto pratico da prendere in considerazione.

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“La quantità di dati elaborati e memorizzati dalle imprese sta mettendo a dura prova le architetture storage – spiega Roberto Patano, senior manager systems engineering di NetApp –. I team IT stanno perciò cercando di convertire i system of record, costruiti negli Anni ’90 e 2000, in system of engagement, in grado di fornire in tempo reale le informazioni necessarie alle persone giuste”. Oltre a consentire di svolgere meglio mansioni già note, il vero potenziale dei Big Data può essere libero di esprimersi anche in nuove forme. “Un’applicazione importantissima, che crea grande valore a livello sociale, è quello delle Smart Cities – racconta Roberto Salucci, solution consultant di Hitachi Data Systems –. È possibile creare una complessa rete di monitoraggio dell’ambiente cittadino che consenta di migliorare diversi aspetti della vita urbana, tra cui traffico, trasporti, servizi pubblici e qualità dell’aria”.

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IL VANTAGGIO DELL’INFORMAZIONE Pur partendo da un elemento estremamente semplice, l’informazione, affrontare la questione Big Data per ricavarne dei vantaggi è decisamente più complicato. Per iniziare con il piede giusto è utile individuare i passaggi principali, fatta però una doverosa premessa. “È fondamentale capire se stiamo parlando di qualcosa che può essere trattato con tecniche classiche per l’analisi – afferma Roberto Chinelli, direttore della service line business intelligence e del team di innovation & incubation di Avanade –. Le cosiddette 3V ci aiutano ad inquadrare il problema: velocità, variabilità e volume. La mancanza di una di queste può essere un sintomo del fatto che non sia necessario un approccio Big Data”. Superato questo scoglio, è possibile iniziare a studiare la situazione, partendo da considerazioni più generali. “Bisogna dedicarsi all’identificazione delle fonti di informazioni strategiche per l’azienda, pensando anche a quelle che non risiedono sui sistemi interni ma sono accessibili in Internet – riflette Maurizio Ferraris, senior manager di GFT Applied Technologies Group – quindi, all’individuazione dell’infrastruttura tecnologica in grado di gestire grandi volumi di dati da sorgenti eterogenee e con adeguate performance”. “Prima di tutto consiglierei di catturare, indicizzare e analizzare i rich media come video, audio e grafici e identificare gli strumenti che permettono l’analisi della semantica e del linguaggio, raccogliendo le informazioni anche dai social media – prosegue Alberto Degradi, Infrastructure Leader di Cisco – quindi, trasformare i dati in qualcosa che dia un senso visivo e immediatamente interpretabile. Infine, è necessario considerare servizi cloud a sostegno della costante e inevitabile crescita delle informazioni”. A contorno, serve naturalmente una strategia. “Deve permettere di acquisire, analizzare e prendere decisioni in tempo reale, supportare dati provenienti dal mondo mobile e dai social media, sfruttare le potenzialità del cloud ed essere operativa 24x7 – osserva Carla Masperi, innovation sales director di Sap –. Inoltre è fondamentale poter contare su strumenti di information management avanzati, di cruciale importanza per esempio per assicurare la qualità del dato. Infine, una soluzione completa dev’essere di tipo end–to–end, deve cioè saper gestire qualsiasi informazione nelle diverse fasi del processo,

ALBERTO DEGRADI Cisco ANGELO TENCONI Sas CARLA MASPERI Sap ANDREA NAVA Compuware

adattandosi in modo flessibile ai ruoli aziendali”. Anche in fase operativa è utile non smettere di porsi domande. “Quali sono gli obiettivi? Stiamo raccogliendo i dati corretti? Come possiamo utilizzarli per consentire un cambiamento della nostra attività? – Si interroga Paolo Lossa, regional manager di Brocade –. Le aziende che non potranno rispondere in modo adeguato faticheranno nei prossimi mesi. La sfida è riuscire a gestire ed elaborare informazioni in tempi sempre più rapidi”. Da non sottovalutare il pericolo di finire fuori rotta. “Il primo rischio è legato alla consuetudine: non è possibile affrontare con successo un progetto con le tecnologie e gli approcci del passato – avverte Federico Riboldi, marketing product manager di Fujistu –. Il secondo è legato al fatto che è facile per le aziende identificare qualsiasi sfida IT traducendola in un potenziale progetto Big Data, sottovalutando come non


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abbia senso se non è possibile determinare un valore di business”. “La rapida crescita di questi ambienti comporta una riduzione della visibilità e del controllo sulle applicazioni – aggiunge Andrea Nava, technical director Central&South Europe di Compuware –. Sebbene gli attuali strumenti di gestione siano in grado di segnalare la presenza di problemi di disponibilità, prestazioni e scalabilità, non sono in grado di individuarne la root-cause. Analizzando milioni di file di log si sprecano tempo e risorse preziose. D’altra parte, cercare di risolvere il problema aggiungendo nodi potrebbe aumentare le inefficienze. Non si può quindi prescindere da una soluzione di Application Performance Management”.

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CONTA DECIDERE A una base di raccolta che si estende a tutto campo non deve corrispondere necessariamente un’utenza universale. Gli investimenti devono quindi andare nella direzione di produrre i benefici attesi. “È ormai abbastanza chiaro come possano essere messi al servizio degli uffici marketing – afferma Flavio Venturini, senior sales director business analytics di Oracle –, che trovano in particolare nelle fonti Web grandi quantità di dati utili per comprendere come evolvono i comportamenti e i gusti dei clienti o come si modifica la percezione dei prodotti e dei servizi dell’azienda sul mercato”. “La possibilità di avere dati e capacità di analisi lungo tutta la rete permette di ottenere una visione completa e immediata delle informazioni, così da poter agire e decidere immediatamente – sottolinea Degradi –. Invece di limitarsi a eseguire un rapporto sui modelli di acquisto, il rivenditore potrà sapere in quale reparto del negozio si trova il cliente, in modo da fornirgli un’offerta promozionale sul suo smartphone in tempo reale”. “Pensiamo ai fornitori di servizi finanziari – rilancia GFT –, che sono in grado utilizzare le informazioni derivanti da una grande mole di dati per offrire credito ai loro clienti più velocemente, a condizioni migliori e senza incorrere in un rischio maggiore”. Un ulteriore impulso è inoltre destinato a provenire dalla nuova grande ondata della Rete, ancora solo agli albori. “Pensando all’Internet delle cose, vi sono altre aree aziendali che possono trarre beneficio dai Big Data – puntualizza Venturini –. Per esempio, i responsabili dei processi produttivi e logistici delle aziende manifatturiere e distributive possono trarre importanti indicazioni per gestire al meglio attività core, facendo leva sui dati generati da sensori sui macchinari o nei punti nevralgici della fabbrica o degli impianti logistici”. Anche chi al momento non trova apparente ragione, o non ha i mezzi, per progetti che prevedono una raccolta dati ad ampio raggio, dovrebbe iniziare a studiare la situazione. “La conoscenza è nascosta anche nei dati che sono già interni all'azienda e non solo nelle nuove fonti esterne – spiega IBM –. I dati interni sono un patrimonio spesso sottovalutato e sottoutilizzato. Quindi si può partire immediatamente, selezionando in modo opportuno

FEDERICO RIBOLDI Fujitsu LUCA ROSSETTI CA FLAVIO VENTURINI Oracle GUIDO PEZZIN HP

alcuni filoni promettenti che devono tradursi subito in progetti pilota”. “Attualmente le aziende dispongono già al proprio interno di quantità di informazioni tali da giustificare l’avvio di progetti di Big Data – conferma Guido Pezzin, vertical regional sales manager di HP –, indipendentemente dalla industry di riferimento e dalle dimensioni dell’organizzazione, sia che si tratti di aziende con un business più tradizionale che di realtà maggiormente votate all’innovazione”. Qualunque sia la spinta, non bisogna dimenticare che Big Data va oltre la quantità dei dati da trattare. “Non è solo questione di agire su problematiche sempre più complesse, ma di farlo velocemente e in tempo reale – puntualizza Sas –, incorporando gli strumenti analitici nei processi aziendali e avvicinandoli ai punti di decisione. A ciò si aggiunge la possibilità di gestire i rischi finora sconosciuti e le domande sempre più rilevanti che arriveranno nel prossimo futuro”.


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La sfida: l’odierna mobilità degli utilizzatori e l'ampia varietà di piattaforme per i dispositivi mobili rendono il loro controllo e gestione significativamente più difficili.

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L'utilizzo di dispositivi mobili nel mondo business è chiaramente in aumento. Non solo: secondo The Times con la comparsa di smartphone e tablet il numero medio dei dispositivi mobili in uso ai dirigenti aziendali è salito nel 2012 a 3,4. Inoltre l'esistenza di molteplici piattaforme mobile che competono per lo stesso mercato di nicchia ha reso più complessa la gestione della rete e favorito la comparsa di soluzioni di gestione dedicate con funzionalità molto diverse.

La soluzione: una singola soluzione per la gestione dei dispositivi mobile cloud-based per l'azienda. Panda Cloud Systems Management consente di gestire i vostri dispositivi Android e iOS sia in sede che fuori sede da un'unica console Web based, accessibile sempre e ovunque.

CHE COSA COMPRENDE? Singola console Web based per centralizzare la gestione di tutti i vostri notebook Windows e Mac OS X (netbook, ultrabook, ecc), tablet, smartphone Android e iOS, sia in sede che fuori, sempre e ovunque. Monitoraggio dello stato dei dispositivi mobili (online / offline), hardware e software installati, log delle modifiche, sistema operativo e versione, operatore telefonico, capacità totale, spazio disponibile in memoria, ecc. Report di consolidamento che mostrano lo stato di tutti i dispositivi censiti inclusi smartphone, tablet e laptop.

Essa permette di registrare le modifiche software e hardware apportate ai dispositivi mobili e di generare report sullo stato del parco dispositivi. Scoprite Panda Cloud Systems Management o richiedete una versione di prova gratuita su systemsmanagement.pandasecurity.com

Inventario

Monitoraggio

Gestione (MDM)

Supporto remoto

Reportistica

systemsmanagement.pandasecurity.com


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STRUTTURE A determinare il fenomeno Big Data contribuisce per buona parte l’avvento dei dati non strutturati nelle operazioni di analisi. Il problema in questo caso è riuscire a scremare le fonti prima ancora di pensare a come trattarle, soprattutto per quanto riguarda i dati non strutturati per eccellenza. “In sintesi, poiché i social network aggiungono informazioni allora aggiungono valore – deduce Dell –. Tuttavia va considerato che sono usati in modo diverso dalle aziende e dai singoli. Le prime hanno un codice etico che applicano anche ai social network, mentre i singoli spesso riportano commenti anche artefatti, deformati o scorretti. In questo caso, solo se presi come aggregati aggiungono valore, ma vanno ben valutati in quanto elementi individuali”. Limitarsi a considerare la fonte in se stessa non è sufficiente. È infatti necessario analizzare anche le singole voci al suo interno. “Rappresentano un ulteriore canale di comunicazione in grado di aggiungere un valore significativo – puntualizza HP –. In molti casi sono delle vere e proprie piattaforme che vanno gestite e analizzate a seconda delle necessità specifiche di ogni realtà”. “Bisogna comprendere quali informazioni utili si possono ricavare – conferma Oracle –. Per esempio, dati opportunamente interpretati aiutano a ottenere una visione aggiornata e concreta dell’evoluzione della clientela e ad intercettare con tempestività eventuali situazioni e anomalie”. I casi di successo non mancano. “Nel 2012, l’utilizzo dei social network e dei big data – ricorda Qlik – ha consentito ai ricercatori della campagna a supporto di Obama di identificare macro trend e valutare in che modo ottimizzare le strategie su larga scala”. LE COMPETENZE Di fronte a un nuovo scenario si presenta regolarmente il dubbio sulle competenze con le quali affrontarlo, e la relativa esigenza di conciliare i costi con la tentazione di affidarsi esclusivamente a risorse interne. “Il tema non va affrontato con leggerezza – avverte Fabio Giorgio, consultant della divisione solution system engineer information management di Symantec –. Se si desidera sviluppare competenze interne, la formazione non può essere superficiale, mentre i consulenti esterni specializzati sono in grado anche di fornire consigli strategici e approcci che l’azienda non aveva valutato”. D’altra parte, una conoscenza ottimale dello scenario in cui inserire la soluzione può arrivare solo dall'interno. “Oltre a cambiamenti infrastrutturali ce ne saranno altri legati al fattore professionale – replica Fujitsu –. Servono persone che internamente siano in grado di seguire queste soluzioni, più dal punto di vista strategico che tecnico”. Almeno teoricamente, la soluzione ottimale guarda oltre i propri confini per recuperare le competenze mancanti e acquisirle attraverso la formazione. “È difficile confrontarsi con un problema mai visto senza avvalersi dell’aiuto di chi lo ha già fatto – riflette Avanade –. È qui che la consulenza aiuta a costruire la competenza interna, per poter far crescere e sviluppare le unità a supporto del business che si occupano dell’analisi dei dati”. Alla fine emerge dunque la necessità di nuove competenze. “Aumentano figure come il “data scientist” – sottolinea

GIANLUCA COLOMBO Dell GIANNI ANGUILLETTI Red Hat FABIO PASCALI EMC FABIO GIORGIO Symantec



Brocade –, il cui ruolo sta diventando sempre più importante per interpretare correttamente i dati e supportare il management nelle scelte”. Aggiungere un servizio di consulenza a chi già intrattiene rapporti commerciali con un’azienda può rivelarsi un importante valore aggiunto per consolidare il rapporto: un passaggio non immediato per chi all’interno del canale si è storicamente concentrato sulla vendita. D’altra parte è un’opportunità in più, o anche solo una via per difendere la propria posizione. “Servono system integrator aggiornati che sappiano aiutare l’azienda nel partire da zero per sapere scegliere tecnologie hardware e software giuste – constata HDS –, così come conoscere e applicare corrette metodologie di analisi e trasformazione dei dati per metterli a disposizione del business”. La posta in gioco per i partner è talmente elevata da rendere indispensabile cercare un’alternativa alla prospettiva di acquisire le competenze mancanti. “A parte pochi grandi system integrator o business consulting companies di grandi dimensioni – conclude NetApp –, il fattore critico di successo sarà sempre più la maggiore capacità di fare sistema con i vendor di tecnologie”.

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ROBERTO CHINELLI Avanade ROBERTO SALUCCI Hitachi Data Systems PAOLO LOSSA Brocade MAURIZIO FERRARIS GFT ROBERTO PATANO NetApp MARCO ALBERTONI IBM



MULTIMEDIA STORY

DI FRANCESCO MARINO

CONOSCERE BENE LA TECNOLOGIA, SPIEGARLA, FARLA COMPRENDERE E PERSONALIZZARLA: SONO QUESTE LE ATTIVITÀ CHE RENDONO UNICO IL LAVORO DI

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SNT

UN CENTRO DI

UN DISTRIBUTORE A VALORE NATO COME CENTRO DI COMPETENZA. OGGI SI CONCENTRA SULLE SOLUZIONI FUJITSU, PROPONENDO AI PROPRI PARTNER NON SOLO SERVER, STORAGE PC E PORTATILI, MA SOPRATTUTTO SOLUZIONI COMPLETE COSTRUITE CON CURA, A PARTIRE DALLA FORMAZIONE

FOTO BY QGPHOTO

COMPETENZA


CHE FA IL

DISTRIBUTORE

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Guarda il contenuto aggiuntivo di SNT


S

NT è un distributore speciale perché, da sempre, prima ancora che commercializzare soluzioni IT diffonde competenza. Non si tratta solo di un impegno preso nei confronti dei suoi clienti, ma è qualcosa insito nel suo Dna. Le radici di SNT affondano nel sistema delle competenze ingegneristiche di Siemens-Nixdorf Technologies che, nel 1995, decise di commercializzare la propria tecnologia d’avanguardia, rendendola disponibile per tutti, attraverso il mercato italiano della distribuzione. Per farlo ha pensato che la cosa migliore fosse affidarsi al proprio centro di competenza, in cui erano confluiti i suoi migliori ingegneri. È così che è nata SNT Technologies: “Non si parlava propriamente di distribuzione e, del resto, anche oggi con SNT si intende, in realtà, un centro di competenza che fornisce ai propri clienti innanzitutto la formazione e la consulenza, poi anche l’hardware fisico”, spiega Lorenzo De Pietri, direzione marketing SNT. Da sempre SNT è focalizzata sulla tecnologia per i datacenter, vantando in questo settore una storia lunghissima e tanti progetti di prestigio. Col tempo ha poi allargato la propria gamma di offerta, che oggi comprende anche notebook, pc e scanner documentali, insomma tutto

La nostra scommessa è instaurare una relazione profonda con i partner, in modo da conoscerne punti di forza e aree in cui possono migliorare. Il nostro obiettivo è dare al Var gli strumenti per crescere.

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ciò che serve a realizzare re soluzioni complete nel mondo del valore. alore. Le scelte sono sempre state molto o chiare: SNT ha un produttore di riferimento, ento, Fujitsu, che è l’erede della tradizionee Siemens-Nixdorf (diventata FujitsuSiemens e infine acquisita totalmente nel 2009). SNT ha sposato in pieno la strategia del vendor, con il quale lavora in modo affiatato per portare l’innovazione al canale IT. “L’evoluzione del nostro brand di “L riferimento ci ha consentito di allargare rife l’offerta – spiega De Pietri –, ma l’off soprattutto di offrire un approccio sopra a 360 ggradi all’IT. Oggi siamo in grado di rispondere a qualsiasi esigenza, potendo contare sulle soluzioni disponibili. Le migliori so fabbriche e l’ingegnerizzazione del prodotto si ttrovano in Germania e rappresentano l’eccellenza mondiale settore. Tutta la fascia in questo settor medio-alta di ogni dispositivo media e medio-a assemblata e personalizzata viene assemblat Augsburg, dove si trova ad Augsbu l’insediamento principale, presso il l’inse quale accompagniamo ogni anno molti dei nostri partner per mostrare


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dal vivo la qualità costruttiva ostruttiva delle soluzioni Fujitsu, davvero o senza paragoni sul mercato”.

I PARTNER, QUELLI VERI Così come SNT ha selezionato un brand di rifermento, ha anche scelto una distribuzione selezionata. “Abbiamo una comunità di 1.500 partner attivi – racconta De Pietri –. Una numerica contenuta che non intendiamo espandere, perché non siamo ‘box mover’. La nostra missione è differente: far crescere con noi partner a cui siamo legati. La nostra scommessa quotidiana – continua il manager – è quella di instaurare una relazione profonda con i nostri partner, in modo da conoscerne tutti i punti di forza, le competenze e anche le aree in cui possono migliorare. Il nostro obiettivo è dare al Var gli strumenti per crescere anche nelle attività in cui è meno forte, magari facendogli scoprire delle soluzioni tecnologiche che non commercializzava o accrescendo le sue conoscenze in un segmento

che già presidia. Ill lavoro dei nostri partner è indubbiamente complesso. nte complesso Operano in un mercato altamente mente competitivo, in cui la marginalità non è alta e lo è invece l’impegno finanziario. Questo porta a volte ad un irrigidimento delle strategie e raffredda la voglia di scoprire nuove nicchie o tecnologie inedite. In questo panorama entra in gioco SNT, che si affianca al rivenditore in un percorso di crescita, di ‘scouting’ e di accrescimento del valore nella proposizione verso le aziende utenti”. Non è una scelta comune, perché è impegnativa sotto vari aspetti. SNT lega il proprio successo a quello dei suoi partner: per loro non è solo un fornitore, ma un compagno di viaggio con cui condividere esperienze, competenze e anche le difficoltà di proporsi in un mercato certo

non facile. Siamo lontani anni luce dalle logiche dei box mover, in cui le relazioni umane sono ridotte al minimo e il rapporto col distributore si esaurisce in una pagina web del sito. “Quando un nostro Var ce lo richiede siamo pronti a supportarlo in ogni fase della vendita, affiancandolo fisicamente nella trattativa con il cliente, nella predisposizione del progetto, nella configurazione e anche nell’installazione on-site – spiega De Pietri –. In questi casi noi lavoriamo in nome e per conto dei partner, siamo uno di loro, un giocatore aggiunto alla loro squadra. Questo approccio consente al partner non solo di presentarsi ai clienti con le migliori competenze, ma anche di apprendere lavorando insieme ai nostri esperti. All’estero lo chiamano


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‘training-on-the-job’, per noi è l’affiancamento quotidiano”. Tutto parte da una sala, che si potrebbe chiamare la culla delle relazioni. Si tratta della grande aula dove si svolge la formazione per le certificazioni Fujitsu. In queste occasioni non solo si insegna, ma soprattutto si ascolta. “Sono momenti fondamentali per noi – racconta De Pietri –, perché durante i percorsi formativi possiamo approfondire la conoscenza dei nostri partner, capire su cosa stanno lavorando, quali sono le difficoltà che incontrano e affinare gli strumenti che mettiamo a loro disposizione. Diventa così molto naturale guardare nella stessa direzione, investendo e individuando insieme le migliori occasioni di business. È questo che facciamo: lavoriamo intensamente con i nostri

Var per sensibilizzare i clienti e per portare a termine un progetto e questo significa investire tempo e conoscenze congiuntamente. La relazione diventa quasi simbiotica. Molti potrebbero giudicare eccessiva una così intensa partecipazione nell’attività dei partner, ma questo, secondo noi, è l’unico modo di concepire una collaborazione degna di questo nome”. La relazione, che spesso parte da quell’aula corsi, viaggia poi in tutta Italia, perché SNT organizza periodicamente degli incontri sul territorio nazionale per riunirsi con i propri Var nella loro regione d’appartenenza. L’obiettivo è di illustrare in modo approfondito tutte le novità del brand, ascoltare le esigenze dei partner e calarsi nella realtà locale per capirla a fondo. È

importante proporre tecnologie di livello mondiale, ma bisogna essere in grado di farlo con il giusto approccio ed è per questo che le persone scelte da SNT per presidiare le varie regioni provengono dal territorio, in modo da poter conoscere davvero la locale realtà di business. “Questo approccio – sottolinea De Pietri – ha portato grandi risultati. La profonda conoscenza che le nostre persone hanno della regione in cui operano permette loro di essere in perfetta sintonia con i partner e di individuare meglio i possibili percorsi di crescita”.

UN DISTRIBUTORE ANOMALO “Siamo un distributore anomalo in tutto – afferma De Pietri –. Abbiamo 30 dipendenti, dei quali metà tecnici e metà commerciali, mentre gli altri


I l ritratto di SNT

L’anim a del f o n dato r e

SNT

SNT

Technologies è un distributore con sede a Carpi, in provincia di Modena, che offre, soprattutto nella fascia medioalta dei server, servizi quali configurazione e installazione dei sistemi operativi, configurazione e installazione di macchine in cluster, proposta di architetture distribuite di storage, rapida consegna di configurazioni a richiesta "Built to order". Ha competenze sui sistemi operativi Windows, Solaris, Linux e si propone nella migrazione dai sistemi proprietari verso piattaforme di mercato. Distribuisce prodotti Fujitsu.

è un'azienda speciale, per le relazioni che riesce a costruire con i suoi partner e per l’armonia che crea. Prende a cuore i risultati dei propri rivenditori e fa quasi da insegnante, accompagnandoli nella crescita in modo costante. È una filosofia che la società ha ereditato dal suo fondatore, Alfio Gozzi. A lui è dedicata la frase scritta a caratteri cubitali sulla parete all’ingresso di SNT. Scomparso nel 2012, ha saputo dare a SNT un’anima diversa da qualunque altro distributore. Anche a lui sono dedicate queste pagine. F.M.

| 45 WWW.SNT.IT VIA CARLO MARX, 131 41012 CARPI (MO) +39 059.6227511 INFO@SNT.IT

distributori hanno puntato molto di più sulla parte commerciale. Questo fa capire quanto per noi siano importanti l’aspetto tecnico, la capacità progettuale, l’assistenza, la personalizzazione e la configurazione dei sistemi. Alle sfide che arrivano dal mercato siamo in grado di rispondere con soluzioni tecnologiche d’avanguardia. I nostri addetti sono in grado di eseguire, per esempio, le personalizzazioni richieste per un server e anche di installarlo presso l’azienda cliente, operando sempre con il ‘cappello’ del partner. In altre occasioni, invece, gli utenti si recano nei nostri laboratori per assistere e partecipare direttamente all’operazione, in modo da apprendere nuove informazioni da aggiungere al proprio bagaglio di competenze. Il servizio di configurazione e di

installazione secondo le specifiche richieste fa parte del nostro modo di intendere la sinergia con i partner, ma possiamo andare anche oltre, arrivando all’installazione di software di terze parti con adattamento alle esigenze dell’utente finale”. SNT crede nei suoi Var. “Affianchiamo veramente i nostri clienti in ogni fase ed è per questo che abbiamo rapporti basati sulla fiducia che durano da molti anni. Credo che nella nostra storia il tasso di abbandono sia sotto l’1%”.

UNA SCELTA PRECISA Il 95% del fatturato di SNT è realizzato con Fujitsu. De Pietri ne spiega le ragioni: “Abbiamo scelto questo brand per esigenze tecnologiche, per una relazione pluriennale e per i grandi successi

che abbiamo ottenuto insieme. E ci sono delle ragioni profonde per le quali SNT ha deciso di avere un unico brand di riferimento: solo in questo modo si possono offrire servizi a reale valore aggiunto. Bisogna avere personale certificato e costantemente aggiornato ed è possibile farlo solo concentrandosi su un singolo fornitore di tecnologia, perché occorrono anni per avere una preparazione davvero approfondita su tutte le soluzioni, su tutti i sistemi e su tutte le casistiche possibili. Il canale ha capito e apprezza questa nostra scelta, perché sa che rivolgendosi a SNT può contare su una qualità dei servizi impareggiabile e su un supporto tecnico ai massimi livelli. In altre parole, i partner sanno che quando cercano la qualità trovano SNT”.


DIGITALIC PER SYSTEMATIKA

INNOVAZIONE

N U TA N I X S Y S T E M AT I K A B I G D ATA CON IL SUPPORTO DI

APRE LA STRADA DEI

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CON UN APPROCCIO INFRASTRUTTURALE INNOVATIVO

LE ESIGENZE DI ALTÀ CAPACITÀ DI CALCOLO E DI STORAGE FACILMENTE SCALABILE E GESTIBILE, TIPICHE DELL’AMBITO BIG DATA, SONO AFFRONTATE E RISOLTE DA NUTANIX CON UN NUOVO PARADIGMA: SI TRATTA DELLA STESSA ARCHITETTURA UTILIZZATA DA GOOGLE E ALTRI CLOUD PROVIDER, A CUI ORA HANNO ACCESSO ANCHE I RIVENDITORI ITALIANI GRAZIE A SYSTEMATIKA, CHE DISTRIBUISCE LA SOLUZIONE

L’esplosione dei volumi di dati consente oggi alle aziende un’occasione unica: creare nuove linee di business analizzando le informazioni che i clienti (e le imprese stesse) generano. Big Data è il nome di questo fenomeno e la capacità di analisi, unitamente alla velocità, sono fattori discriminanti per il successo di nuove opportunità di business. L’utilizzo di una tecnologia appropriata, quale quella che Nutanix porta sul mercato, caratterizzata da un livello di performance all’altezza di queste nuove esigenze, unitamente ad un fattore di scalabilità non proprio delle infrastrutture tradizionali, consente a Systematika di proporre sul mercato la giusta soluzione per affrontare questa nuova sfida e le relative opportunità ad essa correlata. Iniziamo con Jan Ursi, director EMEA, channel sales & field marketing di Nutanix.

Quali sono i tre aspetti più importanti della vostra soluzione? Abbiamo messo a punto una piattaforma di virtualizzazione SANless che integra storage e risorse di calcolo in un'unica appliance capace di scalare da tre a trenta nodi. In pratica, una soluzione in-abox per un data center flessibile, veloce e semplice da installare, che asseconda la crescita di ambienti virtualizzati. Ispirato alle soluzioni SAN-less distribuite, già impiegate da Google, Amazon, Facebook e Twitter, è il primo sistema sul mercato, modulare ed a misura di azienda. I tre vantaggi principali sono quindi la semplicità d'uso, l'affidabilità e l'ottimizzazione automatica pensata per garantire all'utente il miglior supporto possibile. Perchè un var o un system integrator dovrebbe scegliere Nutanix? La collaborazione avviata con Systematika pone ottime premesse per avere a disposizione strumenti utili a spiegare il valore di questa


piattaforma a una platea di rivenditori, service provider e utenti finali in tutta Italia. Anche i partner Nutanix italiani hanno capito che i nostri prodotti permettono loro di realizzare un numero maggiore di progetti in ambito di virtualizzazione, in minor tempo e con margini più alti. Considerando inoltre come il costo totale di un progetto possa scendere dal 30 al 40%, diverse organizzazioni IT hanno già compreso la portata di questa opportunità. L’apertura di una sede locale affidata ad Alberto Filisetti è inoltre un segnale importante per la crescita professionale e del volume di affari in Italia. Qual è il ruolo di Nutanix nelle tematiche legate ai big data? La piattaforma è in grado di gestire qualsiasi aspetto e carico di lavoro, compresi VDI, cloud privati e big data. Il numero di progetti sui big data sviluppati su piattaforme virtualizzate con lo scopo di ottenere maggiore flessibilità e agilità è in crescita e la nostra architettura allo stato dell'arte, pronta anche per l’adozione di strumenti quali Hadoop e Splunk, agevola il passaggio. Di conseguenza, siamo in grado di garantire operazioni di ricerca ed elaborazioni anche per tutte le procedure virtualizzate in ambito big data. Un progetto può essere avviato e reso operativo nel giro di trenta minuti, e non più in settimane o mesi. Cosa vi ha portato a scegliere Systematika come partner? Crediamo che le persone e il loro portafoglio di tecnologie per i data center dimostrino una grande competenza sull'evoluzione delle infrastrutture IT verso la convergenza di server e storage virtualizzati. Systematika e i suoi partner sono ottimamente posizionati per assecondare un'adozione rapida delle nostre tecnologie anche in Italia. Cosa c'è alla base della rapida crescita di Nutanix? Dal lancio del prodotto avvenuto nel 2011, abbiamo già raggiunto vendite per 100 milioni di dollari. Grazie a una strategia di espansione internazionale aggressiva, le esportazioni rappresentano il 33% del totale e negli ultimi sei mesi l'azienda è stata in grado di consegnare prodotti in trenta Paesi. La crescita in EMEA si è rivelata molto rapida, particolarmente in Europa. Oltre la metà dei clienti effettua ulteriori acquisti nel giro di sei mesi e circa il 70% acquista nuove unità entro dodici mesi. La recente valutazione della società pari a un miliardo di dollari è frutto soprattutto di un coinvolgimento e della soddisfazione senza precedenti dei clienti in tutto il mondo.

Passiamo a Franco Puricelli, sales manager & business development di Systematika Distribution. Cosa vi ha portato a scegliere Nutanix come partner? La scelta risale a più di un anno sulla base di ragioni ben specifiche. L’architettura convergente delle soluzioni Nutanix rappresenta la base dei data center di nuova generazione. Parliamo di architetture che già oggi devono esser pronte a raccogliere le sfide della continua evoluzione in ambito virtualizzazione o temi come il big data. Tutte situazioni dove il fattore prestazionale è determinante. Quale può essere il valore aggiunto Systematika nelle soluzioni Nutanix? Abbiamo sviluppato un programma di supporto per tutti i partner e utenti finali interessati a scoprire il mondo Nutanix e tutti i pregi legati a questa soluzione. Siamo in grado di affiancare il partner nelle presentazioni presso i clienti anche attraverso demo e preparazioni di P.O.C. ad hoc per ogni scenario di utilizzo. Quali caratteristiche cercate in un vostro partner perché sia idoneo a proporre le soluzioni Nutanix? All’interno di un ampio ventaglio di tipologie di reseller/integrator la proposta ha riscosso successo presso quelli che si occupano della gestione di storage, networking e infrastruttura in modo orizzontale, fino a tutti i partner legati più alla componente applicativa come il mondo dei big data e del backup. Ci sono alcuni settori di mercato rispetto ad altri, per esempio banche, assicurazioni, manifatturiero o telecomunicazioni, che ritenente più idonei per questa soluzione? La richiesta e l’interesse partono proprio dal mondo degli utenti finali senza un particolare settore di interesse. In Italia abbiamo già concluso vendite dal mondo bancario a quello universitario passando per il settore retail e altri ancora. Storage, cloud privato, big data: quale di questi settori è il più importante per Nutanix in Italia? Attualmente le aree di utilizzo sono diverse. Se la maggior parte dei contatti iniziali derivava dalle esigenze di rinnovamento dei data center aziendali, ora, l’ambito di utilizzo va dal consolidamento al VDI coprendo anche progetti di disaster recovery e i big data. L’aumento delle aree deriva anche dalle sempre crescenti partnership che la società di San José continua a siglare e vanno a completare gli scenari richiesti.

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NETWORKING

ZyXEL

cresce in verticale +20% DI FRANCESCO MARINO

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SONO DIVERSE LE ANIME CHE HANNO CONTRIBUITO ALLA CRESCITA DEL BRAND, COSÌ COME LE TECNOLOGIE, DAL WIRELESS ALLA SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO SONO STATE DETERMINANTI LA SPECIALIZZAZIONE, L'ABILITÀ NELLA CREAZIONE DI SOLUZIONI COMPLETE PER SETTORI DI MERCATO E LA FORMAZIONE DEI RIVENDITORI IN GRADO DI PROPORLE CON SUCCESSO

È

una crescita verticale quella di ZyXEL, non solo perché ha fatto registrare un secco +20% nel 2013, ma anche perché questo incremento è stato ottenuto lavorando per settori. Il canale rimane l’interlocutore principale ma, per aiutare i rivenditori, il vendor fa diverse azioni dirette sugli utenti finali per mercati verticali, in modo da diffondere conoscenza e formazione. “Siamo soddisfatti del lavoro svolto e dei successi raggiunti nel 2013 – dichiara Valerio Rosano, Sales&Marketing Manager di

ZyXEL (nella foto) –. L’Italia si è distinta rispetto agli altri paesi europei per i risultati ottenuti grazie al canale, quindi continueremo a percorrere questa strada aggiungendo via via nuovi step. Tra le attività proposte, sicuramente la formazione ha giocato un ruolo da protagonista. Tutti i webinar svolti durante l’anno hanno registrato un numero significativo di partecipanti, così come i corsi di certificazione e il V-Lab, il laboratorio virtuale in cui i partner possono consultare e valutare le potenzialità delle nostre soluzioni applicate a settori come, per esempio, quello dell’hospitality. Ci tengo a precisare come, proprio in questo ambito, le realtà che hanno già adottato una soluzione ZyXEL

ci abbiano restituito ottimi feedback. Offrire connettività ai clienti significa creare fidelizzazione e si traduce in un aumento di competitività e di rendite. I nostri partner se ne rendono conto e noi li affiancheremo, affinché le strutture ricettive rendano concreto questo obiettivo”. Se il canale resta infatti l’interlocutore principale, ZyXEL ha esteso il suo raggio d’azione al mondo dell’utente finale, come dimostra la verticalizzazione per il mercato Ho.Re.Ca. (hotel, ristoranti, caffè, locali pubblici). ZyXEL porterà avanti azioni per incrementare la visibilità dei brand, come campagne di marketing e comunicazione, webinar ed eventi dedicati. Allo stesso tempo, si occuperà della formazione specialistica, supportando i partner in tutte le fasi di vendita. La sicurezza è stata uno degli elementi trainanti, in particolare quella legata alle nuove tematiche come il BYOD. Nel 2013 ZyXEL ha consolidato la sua posizione sul mercato SoHo e Pmi, rappresentando una significativa quota del fatturato totale. L’utilizzo dei dispositivi mobile ha infatti invaso le aziende, anche quelle piccole, dunque diventa fondamentale la protezione. ZyXEL, inoltre, si concentrerà sul rafforzamento della penetrazione geografica all’interno del canale ICT, per costruire una rete capillare di rivenditori e installatori su tutta Italia. Il 2013 ha visto un aumento di circa 80 partner Gold e di circa 100 Solution Partner e nel 2014 non si esclude l’introduzione di nuovi canali distributivi. I distributori, infatti, rivestono un ruolo strategico nell’approccio al mercato: per questo motivo, ZyXEL proseguirà nel suo percorso di consolidamento delle relazioni con quelli attuali, attraverso risorse e strumenti dedicati.


DIGITALIC PER QNAP

STORAGE

QNAP

La virtualizzazione entra nel Nas

NELL’APP CENTER DI QNAP, TRA LE NUMEROSE APPLICAZIONI DISPONIBILI PER L’ESTENSIONE DELLE FUNZIONALITÀ DEI NAS È ARRIVATA UN’UTILISSIMA NOVITÀ: LA VIRTUALIZATION STATION. ORA LE RISORSE HARDWARE DEL NAS POSSONO ESSERE UTILIZZATE ANCHE PER GESTIRE MACCHINE VIRTUALI, CON IL DESKTOP ACCESSIBILE DA REMOTO TRAMITE UN QUALSIASI BROWSER WEB

I

Nas prodotti da Qnap sono tra i più apprezzati sul mercato, sia per le loro prestazioni che per le grandi opportunità di espansione delle funzioni tramite app. La gamma dei Nas di Qnap è molto ampia e comprende modelli per ogni tipo di esigenza, da quelle degli utenti domestici, anche a singolo bay, a quelle enterprise, con dispositivi fino a 24 drive per capacità e prestazioni eccezionali. In comune questi Nas hanno il sistema operativo basato su Linux QTS, che recentemente ha raggiunto la versione 4.1. Progettato per semplificare il più possibile le operazioni di configurazione e gestione del Nas, è dotato di un’interfaccia accessibile da un qualsiasi browser Web e dispone di una scrivania con una serie di icone che rimandano alle funzioni disponibili, ognuna delle quali viene gestita in una propria finestra che può essere ridimensionata o ridotta. Una delle icone presenti sul desktop di QTS è l’App center, che permette di accedere a diverse decine di app aggiuntive. Una di queste è la Virtualization Station, uno strumento che consente di affidare

al Nas la gestione di macchine virtuali centralizzate senza dover ricorrere a computer esterni. La Virtualization Station è compatibile solo con alcuni modelli di Nas Qnap dedicati alle Pmi e ad ambienti enterprise, nei quali dev’essere comunque attivata via Bios la tecnologia Intel VT-x (Virtualization Technology), e richiede almeno 4 GB di memoria Ram. Una volta installata ed attivata, la Virtualization Station permette di creare macchine virtuali direttamente nel Nas, di cui sfrutta le risorse hardware. Per la realizzazione di una macchina virtuale, che può eseguire sistemi operativi delle famiglie Windows, Linux o Unix, basta procurarsi il file Iso del sistema, eventualmente ricavandolo da Cd o Dvd, copiarlo nella memoria del Nas e selezionarlo nella procedura guidata di costruzione della nuova macchina virtuale. Quindi si avvia il sistema virtualizzato e si attiva la console, che mostrerà l’output video sempre all’interno di un qualsiasi browser Web. Da qui si procede con l’installazione vera e propria, esattamente come si farebbe con qualsiasi altro sistema installato in un computer “reale”. Il desktop remoto gestito tramite browser Web permette di accedere alla macchina virtuale da ogni sistema (compresi i tablet) senza dover

installare alcun software particolare. La Virtualization Station può inoltre importare macchine virtuali già configurate, per esempio quelle create con i software VirtualBox o VmWare, ed è anche possibile esportare quelle create nella Virtualization Station e utilizzarle in altri sistemi. Per ogni macchina virtuale installata si possono inoltre creare i cosiddetti snapshot, ovvero delle immagini del sistema che “fotografano” il suo stato in un determinato momento. In caso di guasti o malfunzionamenti è possibile ripristinare la macchina virtuale nell’esatta condizione in cui si trovava al momento della creazione dello snapshot.

WWW.QNAP.COM/IT/ MARKETING@QNAP.COM

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THE MARKETING SIDE

DI MATTEO RANZI

ALLEVA

cavalli di Troia VENDI PRODOTTI E SOLUZIONI CHE NON RISOLVONO I PROBLEMI DEI CLIENTI MEGLIO DELLA CONCORRENZA? APPLICHI PROMOZIONI SIMILI A QUELLE DEI TUOI COMPETITOR? ALLORA TI SERVONO DEI CAVALLI. DI TROIA

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s ono le 11 di una giornata piovosa. La sala meeting a Lecco è ampia e con me c’è una bellissima ragazza. All’improvviso entra Mauro, amministratore delegato di un VAR che propone soluzioni per i CFO (Chief financial officer, i responsabili finanziari insomma). Occhio vispo, espressività coinvolgente ed eloquio ben ritmato. Quando visita dei clienti potenziali torna a casa sempre vincitore. La sua soluzione ha vantaggi elevati rispetto alle altre presenti sul mercato e lui è un grande trascinatore. Ha un solo problema: non riesce a creare un sistema comunicativo da applicare a un numero elevato di contatti per generare nuovi lead da visitare. “Matteo, questa è la mia ultima volta. Le ho provate tutte: prima di te si sono sedute su quella sedia decine

di agenzie. Se non funziona, smetto di credere che esista una soluzione marketing adatta a me”. Due mesi più tardi mi arriva un’e-mail. L’oggetto è: “Grande Matteo, dico io”. La formula ha funzionato, ma non sono io il “grande”. È lui che ha una soluzione che risolve in modo più efficace delle altre i pain (i dolori, i problemi) dei clienti potenziali. Quindi ha il contenuto giusto da comunicare. LA REGOLA

Mauro è un’eccezione: i contenuti realmente interessanti sono sempre di meno. Il settore ICT è infatti saturo di soluzioni e prodotti tutti uguali. Il valore aggiunto è solo un artificio verbale e la battaglia si gioca prevalentemente sui prezzi. Ma anche le promozioni sono tutte simili tra loro, per non parlare delle comunicazioni. Prodotti simili, servizi simili, promozioni simili e messaggi simili. Perfino i risultati delle comunicazioni sono analoghi, tutti bassi. D’altronde il cliente è bersagliato da decine di messaggi tutti uguali e la sua reazione è spesso un fragoroso “chi se ne frega!”. Dato che in prima istanza il contenuto non desta interesse, l’unica soluzione è concentrarsi sul contenitore.

ALLEVA CAVALLI DI TROIA

Per far emergere la tua comunicazione dalla nebbia prendi spunto da Ulisse. Omero narra che i Greci lasciarono un gigantesco cavallo di legno su una spiaggia vicino a Troia. I troiani, incuriositi dalla situazione insolita, aprirono le porte della città e lo fecero entrare. Nella notte, dall’enorme contenitore equino scese un contenuto che in nessun altro modo sarebbe stato lasciato passare. Quindi, se vuoi che il tuo pubblico entri in contatto con il tuo contenuto, crea e spedisci dei “cavalli di troia”: contenitori comunicativi che incuriosiscano e conquistino l’attenzione. Per esempio, per un’e-mail di presentazione di un prodotto concentrati su di una caratteristica tecnica particolare. Riassumila in una parola che la identifichi e collegati ad un sito di immagini. Inserisci quella keyword nella ricerca e naviga tra le fotografie fino a quando non ne trovi una inusuale che renda l’idea del concetto da esprimere. Ora hai l’immagine per la tua e-mail. Ispirandoti a quella, crea un testo da inserire nel messaggio. Breve, curioso, incompleto e con una call to action finale con cui “scoprire di più”. Infine crea un oggetto dell’e-mail sintetico e curioso, sempre legato all’immagine scelta. Inviala e misura. Se il tuo contenitore è efficace, i risultati comunicativi non mancheranno. E il pubblico accederà finalmente al tuo contenuto.


Negli anni ‘80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ‘90 università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni

diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ‘80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al

suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella sua nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketers.

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RISORSE_ LA STORIA DEL CAVALLO DI TROIA

CALL TO ACTION

Tutti ricordano vagamente la storia di Ulisse e della sua trovata che permise di espugnare Troia dopo 10 anni di assedio, ma è meglio ripassarla. Se deve essere applicata alla realizzazione di una strategia aziendale bisogna conoscerne i dettagli: qui un link per un rinfrescata veloce. http://tinyurl.com/ Dig27Troy

Un interessante post per capire come realizzare delle buone “call to action”, che sono la massima espressione della scrittura pragmatica sul web. Non basta usare imperativi e punti interrogativi per avere successo. Ecco 5 consigli per scrivere call to action che funzionino veramente. http://tinyurl.com/ CAl1Act

IL MIO NOME È NESSUNO

Ulisse è un personaggio mitologico che appare nell’Iliade ed è protagonista dell’Odissea. Non avendo poteri sovrannaturali, deve solo usare l’intelligenza. Si può rileggere la sua storia cercando di applicare alcune delle sue idee al proprio lavoro. http://tinyurl.com/ Dig27UL


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TECNOLOGIA

GALAXY S5 E I SUOI BRACCIALETTI DI FRANCESCO MARINO

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Arriva il Galaxy S5: è colorato, impermeabile, riconosce le impronte digitali ed è attento alla sicurezza. Si accompagna con due nuovi smartwatch: il Galaxy Gear 2 e il Galaxy Gear Neo. Grande novità tra gli oggetti da polso è il più piccolo della famiglia: il Galaxy Gear Fit, un braccialetto fitness con un grande schermo colorato. Ma tutto gira intorno allo smartphone dalle grandi prestazioni, il Galaxy S5 appunto. Il telefono che sarà il centro del mondo Samsung, ovvero il Galaxy S5, non è una rivoluzione, in quanto ha molte funzioni in più ma non rappresenta un’idea davvero nuova. È quasi un phablet con il suo schermo da 5,1 pollici e una risoluzione da 1920×1080 display, ha il riconoscimento delle impronte digitali sul tasto home (come l’iPhone 5s) e anche il sensore per il battito cardiaco sul retro. La parte “fitness” è una delle novità di questo S5:

i dati raccolti dal sensore vengono infatti inviati al sistema S Health 3.0 per le analisi del caso. Unito al contapassi e al sistema che calcola le calorie bruciate, ciò rende il telefono un piccolo “centro della salute”. Una novità interessante è la certificazione per l’impermeabilità (IP67), una dote interessante per un telefono “sportivo”. Il processore è uno Snapdragon 800 quad-core da 2.5GHz. FOTOGRAFIA

Molta attenzione è stata data alla parte fotografica grazie alla fotocamera da 16 megapixel e ad un nuovo sistema di autofocus, veloce e anche selettivo, che unisce la misurazione a contrasto e quella a fase. Per la parte video, il Samsung Galaxy S5 è in grado di registrare filmati a risoluzione 4K, funzione che può essere apprezzata solo trasferendo il video su un TV 4K,

dato che lo schermo del telefono non arriva a questa risoluzione. IMPRONTE PER COMPRARE

Il sensore per il riconoscimento delle impronte digitali a prima vista sembra del tutto simile a quello dell’iPhone 5S, anche perché è posizionato nel tasto “home” come nello smartphone Apple. In realtà è un po’ diverso: può avere in memoria fino a 3 differenti impronte, ognuna delle quali, per essere registrata, deve essere passata 8 volte per via della sicurezza. Il sistema consente infatti di fare acquisti con Paypal ed è quindi necessario un alto livello di attenzione. Anche il sistema Apple è stato pensato per gli acquisti, ma ad oggi sono attivi solo quelli sugli store Apple. Per i colori, oltre al bianco e nero sono disponibili l’oro e il blu elettrico. Nuovo nel design il retro, puntinato e morbido al tatto. Il prezzo? Si parla di 749 euro.


PUNTO G

DI ANTONELLA TAGLIABUE

LE DIMENSIONI DI

un’impronta 54 |

s

senza dare niente in cambio. Dobbiamo invece vedere la natura come figlia e ripristinare lo scambio con l'uomo che esisteva nelle culture antiche, in cui per esempio alle divinità si doveva sacrificare qualcosa come ringraziamento. Ma oggi chi ringrazia la natura?”. Secondo alcuni va letta come un segno positivo per l’ambiente la crescita del numero degli animalisti in Italia. In base ai dati del nuovo Rapporto Eurispes, l’85,5% degli intervistati si dichiara fermamente contrario a uccidere animali per le pellicce e il 74,3% è contrario alla caccia. Anche il circo non gode di una buona fama; per il 65% del campione dovrebbe essere vietato lo sfruttamento degli animali e solo poco più della metà si dice d’accordo con l’esistenza degli zoo. Secondo lo stesso sondaggio il 6,5% del campione è vegetariano e lo 0,6% vegano, in crescita rispetto a qualche anno fa. La motivazione che spinge alla scelta di un regime alimentare senza carne è motivata dal rispetto nei confronti degli animali (il 31%), dalla volontà di mangiare sano (24%) e solo nel 9% dei casi da un esplicito desiderio di tutelare l’ambiente. La maggioranza degli italiani, il 51,9%, è favorevole a una proposta di legge per impedire la macellazione degli

SAPERE ESATTAMENTE QUAL È L’IMPATTO DELLE NOSTRE ATTIVITÀ SULL’AMBIENTE È IMPERANTE. I VARI STRUMENTI E SITI WEB CHE MISURANO, AD ESEMPIO, LE TONNELLATE DI ANIDRIDE CARBONICA PRODOTTA, DANNO SPESSO RISULTATI DIVERSI E L’INCERTEZZA NON FA BENE: SIAMO IN GRADO DI REAGIRE SOLO DAVANTI A FENOMENI I CUI EFFETTI SONO TANGIBILI

ono centinaia i siti web che permettono di calcolare la propria impronta ecologica. E, come spesso succede con i numeri, non è difficile trovare quelli che danno la risposta più soddisfacente per chi sa cercare. Inserendo i dati basati su uno stile di vita che può essere considerato normale - anche se in modo approssimativo - in dieci tra i più conosciuti di questi siti, si ottengono risultati in termini di emissioni di anidride carbonica che oscillano da dodici a trenta tonnellate per anno: una differenza decisamente sostanziosa. È opinione comune che, se sapessimo esattamente qual è il costo per

l’ambiente del nostro stile di vita, potremmo provare a renderlo più sostenibile. Mentre molte persone vivono con l’ossessione della bilancia e controllano quotidianamente le variazioni di peso, praticamente nessuno tiene sotto controllo le emissioni nocive di cui è responsabile. La grande differenza nei risultati rende difficile avere consapevolezza degli impatti dei propri comportamenti. E comunque si tratta di numeri astratti, cui è difficile dare sostanza. Quante sono davvero dodici o trenta tonnellate di emissioni? A quanto sembra siamo in grado di reagire solo davanti a fenomeni rilevanti, i cui effetti sono tangibili e a cui riusciamo a dare un valore, quasi sempre di tipo monetario. Secondo il filosofo Duccio Demetrio il problema è anche di tipo culturale e psicologico. La natura “è vista soprattutto come madre. L’uomo ha l’atteggiamento del bambino che usufruisce della figura materna


Amministratore delegato della società di consulenza strategica di Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy

e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico

equidi (cavalli, asini, etc.). Rispetto per gli animali e scelte alimentari consapevoli possono sicuramente contribuire a stili di vita sostenibili, ma non è chiaro se l’amore per l’ambiente possa essere considerato una causa o una conseguenza di tali orientamenti. Sicuramente hanno a che fare con una migliore qualità della vita a cui siamo in grado di dare un valore. E poi c’è il problema dei falsi miti da sfatare, o per lo meno quello dell’accesso a informazioni corrette.

CONOSCERE MEGLIO Con riferimento al cibo e all’allevamento, ad esempio, sono molti gli elementi da valutare. Se si considera l’impronta idrica, l’acqua necessaria per coltivare o produrre carne o cibo in generale, si commette l’errore di ragionare solo in termini di volumi. Di solito il termine di paragone è quanta acqua è stata impiegata per produrre un chilo di pomodori o di manzo. Ma l’acqua utilizzata non è tutta uguale. Ci sono infatti l’acqua blu, quella prelevata dalla falda, l’acqua verde, in pratica quella piovana, e l’acqua grigia, usata per depurare gli scarichi idrici di produzione. È difficile che venga fatta una distinzione e non è esatto assimilarle. L’utilizzo di acqua blu in zone non aride, per esempio, ha un impatto minore rispetto alle aree con problemi di siccità. Si tratta di acquisire una corretta consapevolezza e non di giustificare il menefreghismo ecologico, e nemmeno di confermare le tesi di chi sostiene che quello ambientale sia semplicemente terrorismo. Se la sostenibilità non riesce a essere un argomento che scalda i nostri cuori e che funziona dal punto di vista emotivo, è comunque una buona causa dal punto di vista della nostra qualità della vita. Dato che non riusciamo a sentirci responsabili per il destino di un fiume o dell’intero pianeta, possiamo però imparare a fare la raccolta differenziata, ad esempio, o a sprecare meno acqua quotidianamente. La sostenibilità dovrebbe cominciare a essere una questione a misura d’uomo, alla nostra portata.

debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”.

RISORSE_

OGM FOR AFRICA Una delegazione di esperti politici della Commissione Europea si è recata in Etiopia, prima tappa di un tour africano per discutere dell’utilizzo di OGM nella produzione di alimenti. Sono molti i paesi favorevoli, Italia inclusa. Per le organizzazioni non governative che operano in loco la missione è di fatto un’approvazione ufficiale dell’utilizzo di OGM. Le riserve sino ad oggi non erano collegate a una riflessione sul rischio per la salute in sé, ma alla paura di boicottaggio da parte dei consumatori europei di prodotti geneticamente modificati. Alcuni produttori africani ritengono l’adozione di OGM una nuova forma di colonialismo. Diversi paesi però stanno già coltivando cotone e frumento facendo ricorso a OGM, mentre il mais modificato sarà disponibile su larga scala a partire dal 2017.

#FELICITÀ Le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto sulla felicità basato su ricerche svolte in 150 paesi. La premessa è che la felicità non vada più considerata un bene di lusso riservato a chi ha sconfitto fame e povertà; inoltre, dovrebbe essere la misura del benessere di una nazione, più che il PIL. Oltre che al reddito, la felicità è collegata al grado di libertà, alla salute e alle aspettative di vita. Un altro elemento ritenuto fondamentale è la mancanza di corruzione. I paesi più ricchi non sono i più felici, ma quelli più infelici sono i più poveri dell’area sub-sahariana. La ricetta per la felicità non è ancora a portata di mano e, soprattutto, sembra basarsi sulla possibilità di poterla costruire senza vincoli, restrizioni e modelli imposti.

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COGNITIVE COMPUTING

IL BROWSER INTERNET

WATSON

il computer ragiona ed impara

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DI LINO GARBELLINI

SVELATA DURANTE UN CONVEGNO IN CASA ENI LA NUOVA FRONTIERA DELL’INTERAZIONE TRA L’UOMO E LE MACCHINE: IL SUPER-COMPUTER IBM CHE PENSA ED È IN GRADO DI APPRENDERE. IL COMPUTER COGNITIVO SARÀ ANCHE A DISPOSIZIONE DELLE AZIENDE

P

iù in là di quello che vediamo oggi nel mondo digitale c’è il Cognitive Computing, la tecnologia che, grazie all'intelligenza artificiale, permette all’uomo d’interagire con le macchine tramite il linguaggio naturale. Non sarà più necessario, dunque, digitare il nome del motore di ricerca nel browser per arrivare a delle informazioni utili. Se ne discute molto negli States e se n'è parlato anche in Italia nel workshop 'Watson, la nuova frontiera del Cognitive Computing', organizzato da Eni e Ibm nella sede del 'cane a sei zampe' di San Donato Milanese.

ALL’INIZIO ERA DEEP BLUE

Ibm aveva cominciato gli esperimenti in questa direzione nel lontano 1996 con Deep Blue, la macchina in grado di sfidare a scacchi Garry Kasparov. Ora l’evoluzione di questi sistemi si chiama Watson e non solo è in grado d’interagire con le persone, ma può anche imparare dall’utente e migliorarsi. “Watson è il browser intelligente del futuro, in grado di analizzare i dati su Internet – afferma con malcelato entusiasmo Nicola Ciniero, AD di Ibm Italia –. È una frontiera nuova e innovativa, che diventerà il comune denominatore delle nostre attività digitali del futuro”.

In un’epoca in cui il Web è invaso d’informazioni tanto preziose quanto disordinate, Watson è importante perché ha la capacità di analizzare quantità enormi di testi e fornire risposte in tempo reale. “Quello dei Big Data è un trend che può portare benefici in molti campi dell’attività aziendale – spiega Gianluigi Castelli, Chief Information Officer Eni –. Per riuscire a sfruttarli al meglio è fondamentale realizzare strumenti in grado di costruire informazioni utili a partire dalla complessità e dall'eterogeneità dei dati disaggregati”. In altre parole, Watson non solo è in grado di comprendere il linguaggio naturale, ma può prendere delle decisioni di conseguenza e persino imparare dal dialogo e migliorarsi in previsione di future interazioni. Al momento la tecnologia è stata impiegata e sperimentata in ambito clinico, basandosi sugli ultimi aggiornamenti relativi alle ricerche scientifiche, come succede in ambito oncologico. UN SISTEMA APERTO

L’intenzione di Ibm però è quella di rendere Watson disponibile a chiunque sia in grado di utilizzarlo in ambito business, start-up comprese: una piattaforma aperta agli sviluppatori, dunque, e destinata a rivoluzionare diversi settori. Uno dei primi sarà senza dubbio quello energetico e a tal proposito Castelli ha spiegato la trasformazione in atto in Eni. “Negli ultimi tre anni, attraverso un processo di razionalizzazione, le applicazioni utilizzate sono passate da 575 a 400. Ora abbiamo in programma un altro cammino di trasformazione digitale destinato a cambiare i nostri processi aziendali”. http://youtu.be/6X6W6Tc6E9A


DIGITALIC PER ALIAS ROBERTO RICCÒ Direttore commerciale di Alias

PROTEZIONE

ALIAS

sceglie Eaton: il quinto elemento della converged infrastructure

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data center, grandi o piccoli che siano, non solo rappresentano il luogo in cui vengono conservati i dati, ma sono il vero cuore dell’azienda. Gestionali, database clienti, progetti per nuovi prodotti: l’intero sistema di comunicazione aziendale (VoIP, email, messaggistiche) oggi risiede nei data center, dunque proteggerli è importante sotto ogni punto di vista. L’alimentazione elettrica è un elemento essenziale se si vuole garantire un servizio senza interruzioni fondamentale per le comunicazioni convergenti, come spiega Roberto Riccò, responsabile commerciale di Alias, distributore che ha scelto di proporre Eaton come soluzione per la salvaguardia delle infrastrutture. “La protezione dell'alimentazione – spiega Riccò – è talmente essenziale per il funzionamento affidabile delle architetture convergenti da poter essere considerata come il quinto elemento di una soluzione completa per converged infrastructure, insieme ai server, agli elementi di storage, alla rete e al software. Un sistema di gestione dell’alimentazione Eaton, costituito da un UPS intelligente, da un sistema di distribuzione appropriato e da un software di gestione completo, garantisce integrità dei dati, business continuity e flessibilità. La soluzione di virtualizzazione Eaton prolunga il runtime della rete e protegge le apparecchiature critiche”.

EATON SI INTEGRA NELLE PIATTAFORME VIRTUALIZZATE Le soluzioni Eaton, inoltre, si integrano perfettamente nelle dashboard VMware vCenter e Citrix XenCenter. “Queste soluzioni – sottolinea Riccò – non solo garantiscono l’affidabilità e la flessibilità necessarie a tenere il passo con un’infrastruttura virtuale in continua evoluzione, ma sono anche dotate di software in grado di ampliare le funzionalità dell’ambiente virtuale”. La gestione dell’infrastruttura di alimentazione all’interno di una piattaforma virtuale, infatti, è essenziale per incrementare l’uptime e l’affidabilità delle applicazioni IT. “Le soluzioni Eaton possono contare sul software Intelligent Power, che semplifica la gestione dei dispositivi di alimentazione negli ambienti virtualizzati. Si collega ai principali sistemi di gestione di macchine virtuali, inclusi VMWare vCentre e XenCenter, integrando in tali sistemi le funzioni di gestione dell’alimentazione, in modo da poter visualizzare all’interno della stessa applicazione tutti gli UPS e gli ePDUs della rete virtuale, insieme alle informazioni relative alla rete, al server fisico e allo storage”. RIDURRE O ELIMINARE I TEMPI DI INATTIVITÀ “In caso di interruzione locale dell’alimentazione – conclude Riccò –

il software Intelligent Power attiva la migrazione live delle macchine virtuali su una struttura di backup, garantendo l’integrità dei dati e il funzionamento ininterrotto del sistema. Intelligent Power è ideale per l’esecuzione di uno shutdown regolare e controllato degli Hypervisors e dei loro sistemi operativi in caso di interruzione prolungata dell'alimentazione. Il software, infatti, attiva una sequenza di shutdown o ibernazione delle macchine virtuali, segnala l’Hypervisor da spegnere e toglie l’alimentazione al server fisico. Intelligent Power è utile anche per monitorare e gestire la protezione dell’alimentazione di dispositivi di storage NetApp in combinazione con Hypervisors e macchine virtuali”.

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CONSUMABILI

ORIGINALE

è meglio, sempre DI DANIELA SCHICCHI

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ha introdotto così l’incontro: “Il 70% della tecnologia che sta dietro a una stampante è frutto dei consumabili che vengono utilizzati dalla periferica. L’innovazione passa necessariamente dai materiali di consumo”. Detto questo, vengono riconfermati i punti cardine sui quali si basa tutta la tecnologia HP e l’attività della divisione R&D: saper usare al meglio i sistemi innovativi e i livelli qualitativi dei materiali prodotti, sfruttare al massimo la possibilità di risparmiare e rispettare sempre l’ambiente. Ospiti d’eccezione sono stati Thom Brown, competitive response inkjet hardware and supplies printing and personal systems group HP, e Jeff Kwasny, HP brand protection programme manager. Brown ha eseguito alcuni

IL 70% DELLA TECNOLOGIA CHE STA DIETRO A UNA STAMPANTE È FRUTTO DEI CONSUMABILI CHE VENGONO UTILIZZATI DA QUELLA PERIFERICA. L’INNOVAZIONE PASSA NECESSARIAMENTE DAI MATERIALI DI CONSUMO

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ualunque sia la periferica per il printing, tutti hanno lo stesso dilemma: acquistare consumabili (le cartucce e i toner, tanto per intenderci) originali o compatibili? La discriminante, in apparenza, sembra essere solo il prezzo. Stando a questo, la scelta per il compatibile sembrerebbe naturale, ma analizzandola nel dettaglio non si potrà che confermare il detto: “Chi più spende, meno spende”. Questo il cuore dell’incontro che si è svolto a Milano tra HP, divisione printing, e la stampa. Tino Canegrati, vice president e general manager HP printing & personal systems group,

piccoli esperimenti per mostrare cosa accade all’interno di una stampante quando si usano materiali originali o meno. Prima di tutto ha dimostrato come la durata e la prestazione di una periferica per il printing, accessoriata con consumabili non originali, possa venire compromessa in breve tempo e, soprattutto, come la qualità finale dello stampato sia nettamente inferiore. L’ink design delle stampanti HP, infatti, è attualmente studiato per una durata non inferiore ai 6 anni, che aumenterà progressivamente grazie alla continua innovazione. Interessante, poi, è il fatto che HP lasci libero l’utente di poter scegliere cosa acquistare. In sostanza, le cartucce originali – una volta esaurite – possono essere ricaricate con ink non HP. La sicurezza della qualità dei prodotti offerti dal vendor, infatti, non fa temere la concorrenza del mondo dei compatibili. Per gli utenti che, invece, vogliono essere certi di acquistare prodotti originali e non contraffatti, nessuna paura, spiega Kwasny: “I sistemi di sicurezza posti già sul packaging dei nostri prodotti, quali QR code, ologrammi e codici, saranno sempre i garanti dell’originalità del consumabile acquistato. Oltre al fatto che comprare da partner di canale affidabili e sicuri eviterà spiacevoli sorprese”. 26 milioni di articoli illeciti sequestrati nel 2013, 500 azioni legali intentate, 75.000 prodotti sequestrati in Italia nel 2011: sono solo alcuni dei numeri che possono disegnare il preoccupante quadro dei “falsi” immessi sul mercato. Proprio per questo motivo HP proseguirà con rigore ed energia la sua lotta alla contraffazione, per poter offrire a tutti i suoi clienti il miglior servizio possibile e soluzioni di altissima qualità.


Il più intelligente e potente Next Generation Firewall del mondo Le reti delle imprese come la vostra necessitano dei più elevati livelli di protezione e prestazioni. Le vecchie tecnologie per la sicurezza non sono riuscite a stare al passo con il cambiamento del panorama delle minacce e con l’evoluzione della vostra infrastruttura IT. Esse non sono in grado di fornire la protezione di cui avete bisogno. I Next Generation Firewall di Fortinet (NGFW), basati sull’innovativo sistema operativo FortiOS 5, introducono “l’intelligenza” nella sicurezza delle reti. Grazie alla visibilità granulare e al controllo di applicazioni, dispositivi e utenti, le loro esclusive caratteristiche consentono un’ampia protezione dell’impresa. Integrando le funzionalità superiori di firewall, IPS, controllo delle applicazioni e VPN con il controllo avanzato del comportamento, gli NGFW FortiGate di Fortinet aiutano a respingere gli attuali attacchi mirati esterni ed interni che tendono a compromettere la vostra rete. Che siano impiegati per la protezione del data center e del perimetro della rete o come parte di un servizio per la sicurezza gestito, gli NGFW FortiGate offrono eccezionali prestazioni grazie alla tecnologia dei processori ad hoc, che li rende ideali per la sicurezza delle reti a larga banda.

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SICUREZZA

WEBROOT

la sicurezza nella nuvola DI CECILIA CANTADORE

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ACHAB PORTA IN ITALIA LA CLOUD SECURITY CON WEBROOT, UNA SOLUZIONE DI SICUREZZA INFORMATICA CHE NON RISIEDE SUI PC, MA NELLA RETE

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l cloud è pieno di rischi e di incredibili possibilità di proteggersi in modo innovativo. Chiamarlo “antivirus” è limitativo: Webroot SecureAnywhere è qualcosa in più rispetto a quello a cui siamo abituati. Si tratta di un sistema di protezione contro virus e malware, ma la sua peculiarità è quella di nascere senza firme e di basarsi su cloud. È quindi “leggero”, richiede l’utilizzo di poca banda, ma allo stesso tempo vanta una console di gestione particolarmente efficace e innovativa. La costante disponibilità della connessione Internet e la diffusione delle tecnologie cloud, dei social network e dei dispositivi mobili hanno incrementato in modo esponenziale il numero di attacchi informatici. Di conseguenza, gli utenti privati e – a maggior ragione – le aziende devono aumentare il proprio livello di sicurezza, dotandosi di soluzioni che offrano protezione in tempo

reale contro malware, phishing e altre minacce online. La sicurezza informatica è un tema molto sentito attualmente in Italia. Per questo motivo Webroot ha scelto di diffondere il suo prodotto nel nostro Paese. Ha deciso di farlo attraverso Achab, distributore di software per le Pmi scelto sulla base delle sue competenze tecniche e di business di lunga data. “Questa partnership apre grandi opportunità per la diffusione del nostro prodotto sul mercato italiano –ha spiegato Charles Tomeo, vice president worldwide channel & technical sales di Webroot –. Includendo nel proprio portfolio la nostra soluzione di sicurezza, Achab aggiunge molto valore alla propria offerta ed è in grado di supportare un numero più ampio di clienti”. Andrea Veca, Ceo di Achab, ha raccontato con entusiasmo i punti di forza del nuovo prodotto entrato nel portfolio aziendale: “Webroot è basato sul cloud, è facile da installare e da gestire attraverso una console centralizzata ed è indipendente da

firme, multipiattaforma, leggero per i sistemi e conveniente per il costo. Non è semplice dire quale sia la caratteristica più interessante, ma sono sicuro che i nostri clienti, fornitori di servizi IT, lo apprezzeranno”. Le scansioni sono incredibilmente veloci e non rallentano gli utenti. La tecnologia è davvero in tempo reale. Così le difese sono sempre aggiornate e proteggono anche da minacce e attacchi recenti, senza il fastidio di dover gestire gli aggiornamenti dei file di firma. E se dovesse capitare di non essere connessi a Internet? Webroot è utilizzabile comunque ed esegue automaticamente il roll back fino all’ultima azione “pulita”. L’esperienza di Achab comprende ogni tipo di software infrastrutturale, tra cui la piattaforma di automazione IT Kaseya, il mail server MDaemon e l’antivirus Avira. Con questa nuova soluzione cloud, l’azienda milanese offre uno strumento vincente in più ai propri clienti.


DIGITALIC PER NITAL

ACCESSORI

IL TREPPIEDE da smartphone si attacca ovunque DISTRIBUITO IN ITALIA DA NITAL, IL GRIPTIGHT GORILLAPOD È UN INTELLIGENTE SUPPORTO COMPATIBILE CON QUALSIASI SMARTPHONE, CHE PUÒ ESSERE UTILIZZATO IN OGNI CONDIZIONE E PERMETTE DI SCATTARE FOTOGRAFIE E RIPRENDERE VIDEO CON LA MASSIMA STABILITÀ

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moderni smartphone, nelle versioni di fascia più alta, possono essere un’ottima alternativa alle fotocamere compatte, grazie a sensori sempre più sofisticati che garantiscono risultati eccellenti. Siamo dunque abituati a scattare fotografie con il nostro telefono, ma in alcuni casi possiamo sentire la mancanza di un qualche supporto per poter effettuare riprese più stabili o magari per un semplice autoscatto più “serio” rispetto ai soliti selfie, o ancora per fare qualche ripresa video senza quel fastidioso tremolio che anche il più sofisticato sistema di stabilizzazione non riesce ad evitare completamente. GripTight GorillaPod, prodotto da Joby e distribuito in Italia da Nital, è una soluzione convincente in grado di risolvere questi problemi in modo semplice. Si tratta di un particolarissimo cavalletto treppiede privo delle tradizionali aste telescopiche, qui sostituite da tre gambe snodabili che possono essere utilizzate come base di appoggio oppure per agganciarsi a un qualsiasi supporto, come un palo o il ramo di un albero. Ciascuna “zampa” è lunga poco più di 15 cm ed è formata da una serie di piccole sfere circondate da un anello in gomma, così da garantire la massima aderenza e stabilità in qualsiasi modo si utilizzi il

GorillaPod. La testa del treppiede è dotata di una vite a passo fotografico da 1/4”, che permette di utilizzare il cavalletto anche con fotocamere digitali dotate del relativo attacco. Per utilizzare il GorillaPod come sostegno per lo smartphone, basta avvitare sul treppiede il pratico GripTight, una sorta di pinza con i becchi gommati che stringe il telefono in modo assolutamente stabile. Il GripTight si adatta a larghezze comprese fra i 54 e i 72 mm, quindi è compatibile con la maggior parte dei modelli in commercio, compresi quelli “extra large” come il Galaxy S4 di Samsung. La “morsa” che blocca il telefono ha una larghezza di circa 3 cm, così da consentire di utilizzare eventuali accessori come lenti aggiuntive o microfoni esterni. È anche possibile utilizzare il GripTight quando lo smartphone è inserito in una custodia protettiva, purché non superi lo spessore di 13 mm. Il GripTight, per particolari esigenze, può anche essere rimosso e montato su di un cavalletto tradizionale grazie all’attacco a vite standard. Ai possessori di un iPhone Apple Joby offre l’app gratuita GorillaCam, grazie alla quale è possibile sfruttare al meglio il cavalletto, con funzioni come lo scatto ritardato per evitare vibrazioni, l’autoscatto,

lo stop motion e il time lapse. Eventualmente, per disporre di più funzioni, è inoltre disponibile la versione “Pro” dell’app, a pagamento. Quando non utilizzato, il GripTight GorillaPod può essere comodamente riposto in una borsa o anche nella tasca della giacca, visto il ridottissimo ingombro (86x30x173 mm) e il peso di soli 67 grammi. Infine, un altro aspetto convincente del GripTight GorillaPod è che non serve solo a scattare foto o a riprendere video, ma è anche un semplice supporto per il proprio smartphone, che può essere utilizzato per la visualizzazione di contenuti multimediali oppure in auto, per esempio come navigatore Gps. Per ulteriori informazioni: www.nital.it/joby.

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CHIP

efficienza aziendale”. Per avere un’idea del fenomeno, stando a quanto dichiarato da Intel, il mercato della tecnologia e dei servizi per i Big Data è destinato a crescere del 27% all’anno, fino a raggiungere i 32,4 miliardi di dollari nel 2017.

XEON E7 V2

APPLICAZIONI IN ANTEPRIMA IN ITALIA

il processore per i Big Data DI LINO GARBELLINI

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UN NUOVO PROCESSORE CHE NASCE PER ANALIZZARE LA MOLE IMMENSA DI DATI CHE LE AZIENDE STANNO RACCOGLIENDO. INTEL DICHIARA UN INCREMENTO NELLE PRESTAZIONI DELL’80%

alla precedente generazione. VANTAGGIO COMPETITIVO

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n epoca di Big Data servono processori in grado di gestire l’enorme mole di dati che l’azienda immagazzina e gestisce ogni giorno, necessità di elaborazione che il cloud ha reso ancora più importante. Intel, per offrire gli strumenti in grado di gestire in ambito business quest’analisi dei dati generati da Internet e dagli utenti mobile, ha creato la famiglia Xeon E7 v2, a tre anni di distanza dalla v1. Questi nuovi processori supportano l’analisi rapida di grandi set di dati diversificati e forniscono risposte in tempo reale. Le prestazioni della famiglia Xeon E7 nella nuova versione sono superiori dell’80% circa (stando a quanto dichiarato dall’azienda di Santa Clara), con costi di gestione ridotti di oltre due terzi. La larghezza di banda di I/O invece è quattro volte superiore rispetto

Nella nostra epoca, avere software e macchine in grado di analizzare grandi moli di dati e fornire risposte fruibili è una carta vincente in molti settori del business, dalle assicurazioni alle banche e ai customer care. Lo scopo è generare profitto proprio partendo dalle informazioni ricavate da tali analisi mirate. “Le organizzazioni in grado di sfruttare i dati per ottenere rapidamente informazioni otterranno un enorme vantaggio nell’economia attuale”, ha dichiarato Diane Bryant, senior vice president e general manager del Data Center Group di Intel. “Le prestazioni avanzate, la capacità della memoria e l’affidabilità offerte dalla famiglia di processori Intel Xeon E7 v2 permettono alle organizzazioni IT di ottenere analisi in tempo reale di grandi set di dati, in modo da individuare e sfruttare nuove tendenze, creare servizi e ottenere

Una delle prime società a sperimentare la nuova piattaforma nel nostro Paese è stata Telecom Italia Information Technology, che gestisce 11 datacenter con oltre 25.000 server fisici. L'azienda è impegnata in una migrazione di parte dei servizi gestiti da ambiente Unix a Linux. Grazie alle nuove Cpu Intel e alla relativa capacità d’elaborazione, Telecom Italia Information Technology ha raddoppiato il numero di core virtuali a disposizione su ciascun server rispetto alla precedente generazione Xeon E7 v1. L’utilizzo della famiglia Xeon E7 ha inoltre consentito all’azienda consumi più contenuti e un discreto risparmio di metricubi nelle server farm. Anche Telecom Italia Digital Solutions ha adottato in anteprima Xeon E7 v2, ottenendo come risultato un incremento delle prestazioni dei servizi virtualizzati. L’ultima delle tre società ad approfittare prima degli altri delle prestazioni della nuova famiglia Intel è stata UnipolSai, che ha inserito i processori nell’ambiente di produzione, impiegandoli nell’estrazione di dati da un database (con prestazioni migliorate del 40%) e nell’elaborazione di alcune operazioni in batch svolte dai sistemi, con una riduzione dei tempi di quasi il 30%.


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WEB SOCIAL

QUANDO ZUCKERBERG DICE LA SUA DI LINO GARBELLINI

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È stato l’uomo più atteso all’edizione 2014 del Mobile World Congress di Barcellona. Fedele al suo stile - tradito in favore della cravatta solo in occasione dell’incontro a Palo Alto con Obama - il Ceo di Facebook arriva al congresso in maglietta e scarpe da ginnastica per ribadire un concetto che avevamo già sentito altre volte e che, in pratica, è sempre stato il leitmotiv del suo social network: estendere la connessione al Web a chi ne è ancora sprovvisto. Un improvviso moto di filantropia di uno degli uomini più ricchi al mondo? No, la tanto ovvia quanto meno esplicita finalità del progetto è la ricerca di nuovi utenti per Facebook. Conscio delle accuse che gli potrebbero essere rivolte, Zuckerberg chiarisce da subito che è “un progetto realizzato su scala più ampia, da vari soggetti” e non una singola iniziativa del suo network.

INTERNET.ORG Zuckerberg sul palco sembra contratto, parla veloce e a scatti, si lascia andare solo sul finale, durante le domande, ma il suo è l’atteggiamento del classico “nerd-geek” programmatore, pur essendo ormai diventato un manager di fama mondiale. Uno dei punti chiave del suo intervento a Barcellona è il progetto Internet.org, il cui obiettivo è portare la connessione ad Internet ai due terzi dei paesi che ancora ne sono sprovvisti. “Le nostre sono partnership con le aziende leader della tecnologia, società no-profit e comunità locali, sono realizzate per consentire l’accesso Internet gratuito oppure a prezzi bassi a chi ancora non ne dispone”, commenta il Ceo, che continua: “per poter far crescere il Web è necessario fare altrettanto con i nostri partner”. “I governi dei paesi in via di sviluppo in cui vogliamo portare Internet potrebbero non aver fiducia in un servizio americano – risponde Mark, pungolato da una domanda del pubblico –, ma questi governi devono proteggere i cittadini ed essere al contempo trasparenti con loro”.

WHATSAPP È la prima apparizione pubblica di Zuckerberg dopo l’acquisizione di WhatsApp ed è impossibile per Mr. Facebook evitare l’argomento alla conferenza del MWC. Per gli utenti del servizio di chat è altrettanto impossibile illudersi che le cose, in un futuro non troppo remoto, non siano destinate a cambiare, per lo meno a livello di privacy. È notizia di questi giorni che il famoso servizio di chat supporterà anche chiamate vocali prima per i sistemi operativi iOs e Android e poi, successivamente, per Windows e BlackBerry. “WhatsApp per noi è stata una grande acquisizione – commente Zuckerberg –. È l’app con più possibilità di engaging in ambito mobile, in quanto non sono molte quelle che raggiungono mezzo miliardo di persone nel mondo”. Il Ceo conclude in bellezza la sua rapida apparizione con una battuta che lascia intendere molte cose: “after buying a company for 16 billion of dollars, you’re probably done for a little while”.


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GIRLY TECH

DI ELENA MORIONDO

I DATI

siamo noi OGNUNO DI NOI È UN CENTRO MOBILE DI PRODUZIONE DI DATI, ANCHE QUANDO NON CI PENSIAMO. CON SEMPLICI GESTI QUOTIDIANI ALIMENTIAMO CONTINUAMENTE IL BACINO DEI BIG DATA IN UN FLUSSO INARRESTABILE E SEMPRE PIÙ ABBONDANTE. IL RISCHIO È QUELLO DI ESSERE OSSERVATI E SPIATI, MA CI SONO ANCHE DEI VANTAGGI, PER TUTTI.

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roduciamo dati in ogni momento della nostra vita. Per esempio al supermercato, quando associamo alla fidelity card tutto il contenuto del carrello della spesa. Oppure ogni volta che usiamo il bancomat e viene registrata la nostra transazione, quando facciamo rifornimento alla pompa di benzina self service (sì, anche le donne sono in grado di farlo) o quando acquistiamo uno scintillante paio di scarpe nuove. Per non parlare della quantità di informazioni che diffondiamo scrivendo un post su Twitter, registrandoci in un luogo su Facebook, caricando i nostri "selfie" su Instagram o chattando con le amiche su Whatsapp. LE CONSEGUENZE DEL DATO Con questi semplici gesti quotidiani alimentiamo continuamente il bacino dei Big Data in un flusso inarrestabile e sempre più abbondante. La nostra

sfera privata diventa così sempre più vicina a quella pubblica, lasciando un labile confine tra la nostra vita e il nostro profilo professionale e sociale. Ne deriva la sensazione di essere costantemente osservati. Come se ci fosse davvero un Grande Fratello o come se abitassimo in un enorme edificio simile al Panopticon progettato da Jeremy Bentham alla fine del 1700, un carcere circolare in cui tutti i detenuti potevano essere osservati in ogni momento da una strategica torre centrale. QUALCUNO POTREBBE OSSERVARCI... Con lo stesso effetto, grazie all'oceano dei Big Data, potrebbe essere ricostruito il quadro perfetto della nostra vita, delle nostre relazioni, dei nostri gusti. Tralasciando le teorie socio-politiche a cui fanno riferimento i romanzi distopici (come ad esempio 1984 di Orwell) e il cospirazionismo, pensiamo a cosa succederebbe, e sta iniziando ad accadere, se le aziende riuscissero ad organizzare il flusso delle informazioni in modo sensato: potrebbero sapere ad esempio se siamo a dieta, se stiamo aspettando un bambino o se siamo reduci da una delusione amorosa. Grazie a questi

dati potrebbero bersagliarci con offerte di prodotti che ritengono essere adatti a soddisfare i nostri bisogni: un formaggio light, un passeggino o una confezione speciale di cioccolato consolatore. ... O LO STA GIÀ FACENDO Dico che sta già succedendo perché molte volte su Facebook sono stata mitragliata di annunci su come perdere peso solo perché ho dichiarato di essere una donna. E questo può risultare molto antipatico. Esistono però delle situazioni in cui le informazioni personali possono essere utilizzate a vantaggio del consumatore: è il caso ad esempio dei supermercati che consentono di scegliere dei prodotti in offerta fuori dal volantino in base ai propri consumi abituali. Possedere e utilizzare queste informazioni può aiutare le aziende non solo a rispondere ai bisogni dei consumatori, ma addirittura ad anticiparli. Tutto ciò che gli operatori di marketing hanno sempre desiderato. L'INESTIMABILE VALORE DEL DATO Secondo un recente rapporto Eurispes, il valore di mercato dei dati cresce al ritmo del 40% all'anno e giungerà nel 2015 ai 16,9 miliardi di dollari, tanto da diventare, secondo diversi analisti, il quarto fattore di produzione dopo terra, lavoro e capitale. Sempre secondo questo rapporto, in Italia la maggioranza delle aziende ha chiare le potenzialità delle informazioni, ma solo il 36% li sfrutta veramente.


Cammino sempre sollevata da terra - sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole - e adoro la tecnologia perché rende la vita più

interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la

mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

RISORSE_ SENTIMENT ANALYSIS Capire le attitudini, le emozioni e le opinioni dei singoli nel flusso dei discorsi in rete: questo è lo scopo della sentiment analysis. La tecnica si basa sull’incrocio di analisi statistiche e semantiche e sull’interpretazione del linguaggio scritto, tramite la ripetizione di keyword e il riconoscimento di espressioni linguistiche e modi di dire. Per avere un piccolo assaggio, provate a fare una ricerca su topsy.com.

DAL MARKETING ALLA SOCIETÀ Va da sé che il marketing non rappresenta l'unico impiego possibile dei Big Data. Essi possono essere raccolti ed elaborati anche con fini di utilità pubblica: sapere quali sono le zone in cui più probabilmente si svolgeranno dei crimini, ad esempio, può servire per intensificarvi il presidio di pubblica sicurezza. O ancora, i dati possono servire per capire le dinamiche sociali. Si pensi ad esempio alla Cina, dove Baidu, il più popolare motore di ricerca, ha costruito una "mappa delle migrazioni" durante le celebrazioni per il nuovo anno, lo scorso febbraio. Grazie alla raccolta di dati da applicazioni smartphone che utilizzavano i servizi

di localizzazione, è stato possibile mostrare gli spostamenti dei cinesi e identificare le destinazioni più popolari. http://qianxi.baidu.com/mobile.html IL POTERE DELL'INTERPRETAZIONE Una volta assodata la consapevolezza che siamo parte del flusso di produzione dei Big Data e che esistono tecnologie in grado di raccoglierli, archiviarli e rielaborarli senza difficoltà, il vero nodo cruciale rimane il loro utilizzo, la loro lettura e la loro interpretazione alla luce di algoritmi e modelli statistici sempre più sofisticati. E il potere, in questo caso, non è solo nelle mani di chi possiede le informazioni, ma di come queste vengono lette e utilizzate.

1984, GEORGE ORWELL Il personaggio del Grande Fratello (la traduzione letterale di Big Brother è però fratello maggiore) compare nel libro di George Orwell “1984”, opera che viene definita distopica per la sua esasperazione negativa della società. Si tratta di un'entità non ben definita, di fatto un dittatore, che compare solo sui manifesti dietro lo slogan angosciante "Big Brother is watching you", che ricorda a tutti i suoi sudditi la sorveglianza alla quale sono costantemente sottoposti. LA PRIVACY Una prospettiva sotto cui leggere la raccolta e l'utilizzo dei Big Data è quella della privacy. Una delle argomentazioni più forti a difesa dell'utilizzo dei dati senza infrangerla è che questi sono raccolti in modo anonimo, senza che nessuna informazione sia associata a un vero e proprio dato anagrafico. Così, qualsiasi persona analizzi i dati non può in teoria risalire a nessun profilo personale reale.

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BUSINESS NETWORK

YAMMER 68 |

quando il social è enterprise DI DANIELA SCHICCHI L’APPLICAZIONE CHE PORTA IL SOCIAL NEL MONDO DEL BUSINESS, ACQUISITA UN ANNO FA DA MICROSOFT, HA REGISTRATO UNA CRESCITA DEL 55% NEL NUMERO DEGLI UTENTI: SI DIFFONDO LE AZIENDE SOCIAL

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e il mondo dei social network funziona così tanto, per lo meno in alcuni ambiti, un motivo ci sarà, ed è necessario imparare qualcosa di utile da riportare nel mondo business. Su tali presupposti Microsoft, oltre un anno fa, ha acquistato Yammer, il business social network che conta oltre 8 milioni di utenti in tutto il mondo. Dopo l'acquisizione, l’applicazione ha registrato una crescita di più del 55% degli utenti, di oltre il 200% dei network a pagamento e di circa il 100% dell’attività user attraverso messaggi, gruppi e altre funzionalità. Risultati che testimoniano l’importanza della Social Enterprise, un trend emergente anche in Italia, dove sempre più

persone desiderano replicare nell’ambiente professionale le modalità d’interazione ormai

ampiamente diffuse. Il vantaggio di un social network privato come Yammer è che consente di entrare in contatto con le persone giuste, condividere informazioni tra i team e organizzare progetti comuni, in modo assolutamente sicuro e con messaggi visibili solo all’interno dell’organizzazione. Yammer è disponibile per mobile grazie a un’app per Windows, Windows Phone, iPhone/iPad e Android che consente di restare aggiornati e di contribuire ai progetti in corso ovunque e in qualunque momento. “In un mercato in costante evoluzione, la condivisione della conoscenza è una leva strategica per assicurarsi un vantaggio competitivo e gli strumenti

social possono fare la differenza, abilitando una collaborazione senza precedenti e valorizzando il contributo dei singoli. Ecco perché applicare i principi social in ambito business può rendere più semplice comunicare oltre i confini aziendali e condividere informazioni necessarie per decisioni importanti” ha dichiarato Vieri Chiti, direttore della divisione Office di Microsoft Italia. La piattaforma è accessibile sia in versione gratuita che a pagamento con funzionalità implementate, ma già l’utenza base consente di poter testare e comprendere le grandi potenzialità che può offrire alle aziende. Ma non è tutto. Le organizzazioni possono personalizzare il proprio network, oltre a poter gestire le utenze implementandole velocemente. Si può scegliere di affidarsi all’infrastruttura cloud di Yammer per beneficiare di scalabilità e solidità, senza doversi preoccupare di lunghe installazioni o aggiornamenti. Inoltre le impostazioni di sicurezza consentono di configurare in modo efficace la gestione delle sessioni, delle restrizioni IP e delle policy per le password del network, ed è semplice monitorare le parole chiave d’interesse con gli e-mail alert. Da Yammer è anche facile estrapolare dati utili e valutare metriche di utilizzo, oltre a rendere disponibili a tutti documenti aziendali. “Nella nostra visione il social deve permeare le attività quotidiane e le applicazioni che i dipendenti utilizzano costantemente: ecco perché Microsoft s’impegna per offrire esperienze social integrate attraverso le proprie soluzioni di collaborazione e produttività come Office 365”, ha concluso Chiti, sottolineando la totale integrazione che Yammer ha con gli strumenti di business firmati Microsoft.


DIGITALIC PER BANCOMAIL

IL MARKETING

emozionale da una prospettiva B2B

Francesca Grillo, responsabile marketing di Bancomail ECCO COME, SECONDO BANCOMAIL, L’EMAIL PUÒ ANCORA CAMBIARE IL MARKETING

S

i pensa spesso che il marketing B2C, rivolto ai consumatori, debba affrontare meno difficoltà nella promozione rispetto al B2B che si svolge tra aziende. Se è vero che il consumatore è una persona, orientata fisiologicamente a provare emozioni su cui fare leva, non è altrettanto vero che le stesse aziende sono guidate da persone? Risponde Francesca Grillo, responsabile marketing di Bancomail. Razionalità o emozione, da cosa è guidata una decisione aziendale? Pensiamo che sia guidata solo dalla durata di un ciclo di vendita, dalla complessità di un processo di acquisto, dal numero di potenziali clienti, dalla natura dei rapporti con essi, dal budget. Eppure, uno studio condotto da Google’s ThinkB2B ha rilevato l’esistenza di una connessione emozionale tra le aziende, superiore a quella che caratterizza le relazioni B2C. Quale canale è privilegiato per stabilire una connessione? Dietro ogni decisione aziendale c’è sempre una persona coinvolta, che possiede emozioni e almeno un’email che controlla da casa, dal proprio ufficio e in mobilità. Un ottimo modo per trasmettere questo equilibrio tra

ragione e istinto è proprio l’email che, anche per il 2013, si è confermata una componente base nelle strategie di marketing di ogni tipo di impresa.

L’email può generare emozione? Per almeno due decenni un fattore limitava le potenzialità dell’email marketing: la tecnologia. Creare contenuto, ottenere e segmentare liste targettizzate, inviare messaggi nei momenti chiave, generare dinamicamente una storia erano operazioni spesso condotte in modo manuale, dissociate talvolta dagli altri canali utilizzati. Oggi, com’è naturale, la tecnologia si è evoluta e consente capacità di analisi e personalizzazione molto avanzate, che permettono di stabilire metodologie più complesse di coinvolgimento: dal triggered al sensory marketing, per restare in tema. Parliamo di cicli di vita dell’email che, su base continuativa, possono generare infinite personalizzazioni. Quindi l’email non è morta? Se potessimo avere un euro per ogni volta che ci siamo chiesti se l’email fosse morta, ne avremmo almeno 100 da investire ogni mese! L’email non è considerata il canale più sexy per il marketing, è vero, ma da almeno 20 anni è uno strumento potente e onnipresente nella strategia di ogni azienda. In questo 2014, piuttosto che discutere ancora sulle ragioni per

cui l’email detiene uno dei più alti tassi di ROI generato, dovremmo, più semplicemente, integrarla maggiormente nella nostra strategia. Quale strategia consiglia Bancomail? Bancomail aiuta i professionisti a ottenere il massimo risultato dalle proprie campagne di direct marketing. Molti nostri clienti hanno convertito in positivo il trend delle vendite grazie a campagne di email marketing condotte sulle liste che forniamo: la qualità di ogni nostra anagrafica aziendale consente di effettuare accurate azioni di targeting, avendo la garanzia che tutti i dettagli del contatto siano sempre precisi. È fondamentale considerare che il giusto dato email contiene tutto il potenziale per il proprio business: indica l’esatta strada per arrivare direttamente ai clienti che si stanno cercando.

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MOBILITÀ

IL FUTURO NON ASPETTA 70 |

meglio pensare subito alla smart impresa DI DANIELA SCHICCHI

di CA Technologies in occasione del Mobile World Congress, dove è stato presentato il Management Cloud for Mobility. Fruibile sotto forma di servizio cloud, questa offerta ricca di funzionalità metterà a disposizione delle aziende gli strumenti per gestire, proteggere e sviluppare le proprie attività, incrementare la produttività e offrire una migliore customer experience. “L’esplosione dei dispositivi, delle applicazioni, dei contenuti e delle transazioni nell’ambiente mobile pone sfide sempre nuove alle imprese, grandi e piccole, di tutto il mondo. CA Management Cloud for Mobility aiuterà le aziende a trasformare le sfide della nuova economia mobile

L’ESPLOSIONE DEI DISPOSITIVI, DELLE APPLICAZIONI, DEI CONTENUTI E DELLE TRANSAZIONI NELL’AMBIENTE MOBILE PONE SFIDE SEMPRE NUOVE ALLE IMPRESE DI TUTTO IL MONDO, GRANDI E PICCOLE, CHE DEVONO DOTARSI DI SOFTWARE INNOVATIVI PER GESTIRLE AL MEGLIO

M

obility, social e cloud sono le parole d’ordine del futuro, giustificate da numeri concreti quali la percentuale del 91% della popolazione mondiale dotata di un telefono cellulare (di cui più della metà sono smartphone con connettività “always on”) o i 100 miliardi di download dei diversi sistemi operativi effettuati tramite gli store nel 2013. Questi dati dimostrano che il mondo delle app è il futuro, sia in termini di business aziendale che di nuove professioni emergenti. Fatte queste premesse, arriva nel momento giusto l’annuncio

in opportunità”, ha dichiarato Ram Varadarajan, general manager della divisione New Business Innovation di CA Technologies. La nuova offerta comprende tre suite di soluzioni complementari: Enterprise Mobility Management (Emm), per gestire e proteggere dispositivi, applicazioni e contenuti in mobilità; Mobile DevOps, per accelerare lo sviluppo e il deployment di applicazioni; Enterprise Internet of Things (IoT), per agevolare l’adozione dei dispositivi collegati a Internet. I clienti possono scegliere, in completa flessibilità, se implementare tutto il portfolio di soluzioni o solo alcune componenti, con conseguente adattamento e scalabilità dei costi. Questi prodotti rispondono a una serie di esigenze poste dal mercato: prima di tutto sono strumenti già pronti per affrontare le sfide tecnologiche del futuro, inoltre garantiscono la sicurezza che le aziende cercano nelle soluzioni mobili, senza contare che vengono incontro alle richieste evidenziate nel tempo dai clienti. CA Management Cloud for Mobility si basa sull’esclusiva tecnologia Smart Containerization, che, a differenza delle tradizionali tecniche di gestione della mobilità orientate ai device, permette alle aziende di gestire le caratteristiche di sicurezza, performance, compliance e supporto di qualsiasi dispositivo, contenuto o email, salvaguardando allo stesso tempo la qualità della user experience sulla piattaforma mobile. Per gestire tutta la rete di professionisti che si trova dietro alle nuove soluzioni, CA Technologies ha creato una business unit ad hoc che, tramite la rete di partner a cui si appoggia, sarà lo strumento ideale per proporre ai clienti le soluzione più adeguate.


Biennale Internazionale di Security & Fire Prevention

Fiera Milano (Rho) 12.14 NOVEMBRE 2014

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www.sicurezza.it THE INTERNATIONAL NETWORK

San Paolo - Brasile 13.15 Maggio 2014

Feira Internacional de Segurança e Proteção International Fair of Safety and Protection

San Paolo - Brasile 08.10 Ottobre 2014


EVENTI

IL LAVORO

di essere mobili DI DANIELA SCHICCHI

72 | RIDISEGNARE GLI SPAZI DI LAVORO, MIGLIORARE LA CONNESSIONE TRA LE PERSONE E L’AZIENDA: È QUESTO L’OBIETTIVO DELLA TECNOLOGIA CHE VUOLE PORTARE LA “MOBILITY” NELLE IMPRESE. CITRIX CI STA LAVORANDO DA TEMPO E HA INTERVISTATO LE GRANDI AZIENDE ITALIANE PER CAPIRE A CHE PUNTO SIAMO

C’

è ancora tanta strada da fare sulla via della mobilità. Stando ad una ricerca condotta dallo Studio Ambrosetti per conto di Citrix Italia, 24 grandi aziende intervistate disegnano un quadro sulla diffusione della mobility che fa pensare. Eppure, per quanto l’Italia rincorra sempre un po’ il resto del mondo, pensavamo di andare meglio. Massimiliano Grassi, marketing manager Citrix Italia (nella foto), presentando la ricerca ha anche dichiarato: “Le aziende devono andare verso la mobility per ridisegnare il modo di lavorare a distanza e creare nuovi “workplace” che consentano di lavorare ovunque, ma sempre connessi con la realtà aziendale. Processi e flussi di lavoro, grazie alla mobility, consentono di controllare e produrre informazioni

e risultati più efficaci. I dipendenti, in questo modo, sono persone più contente che possono lavorare ovunque, alternando leasure e business con i loro dispositivi”. I 24 CIO intervistati, da Assicurazioni Generali a Monte dei Paschi di Siena, da Enel a Fiat, fino ad arrivare a Telecom Italia, Nestlé Italia e Unicredit, hanno offerto uno spaccato del mondo mobility e Byod ancora rallentato per quanto riguarda il comparto business. Se è vero che il 62% della popolazione italiana over 16 possiede uno smartphone, è anche vero che le istituzioni e le imprese intervistate dotano i loro dipendenti di un tablet o di uno smartphone solo nella misura del 10%. Questa tendenza sembra davvero presentare una certa assurdità, se pensiamo che 5 dipendenti su 10 hanno in tasca

uno smartphone non aziendale che utilizzano (spesso) anche per lavoro. L’aspetto che rassicura, in parte, è il fatto che i CIO hanno consapevolezza dell’importanza di soluzioni tecnologiche per l’Mdm (Mobile device management) quale fattore abilitante dei possibili cambiamenti indotti dalla mobilità. Ciò nonostante, parrebbe che le aziende italiane lo abbiano finora ritenuto un fenomeno ancora troppo giovane, poco conosciuto e poco sicuro, al punto che quasi il 40% degli intervistati non dispone di una soluzione tecnologica Mdm. In sostanza, dall’analisi effettuata emergerebbe la sensazione diffusa di stare vivendo un momento di passaggio: sicuramente il mobile Internet è percepito come inevitabile e, in qualche caso, è stato anche sofferto negli ultimi anni, ma un numero sempre maggiore dei nostri CIO si sta interrogando su come trasformare questo “male necessario”, spinto dagli utenti, in un’opportunità di creazione di valore. Chi ha imboccato la strada dell’integrazione del mobile Internet nei propri processi aziendali ne è soddisfatto, dichiara di aver ottenuto risultati e risposte superiori alle attese e, soprattutto, ne ha fatto una palestra per altri cambiamenti e innovazioni. Prima ancora delle reti di vendita, chi ha raccolto la sfida ha innovato i processi di produzione di servizi diffusi sul territorio: un po’ sorprendentemente, l’innovazione ha riguardato sia i servizi target, sia una serie di dinamiche sociali nei confronti dei clienti e fra lo stesso personale. Forse è indicatore di questo successo il fatto che siano i dipendenti a non voler più tornare indietro.



IMAGING

CANON 74 |

obiettivo sulla moda

DI DANIELA SCHICCHI

una anteriore e una posteriore, che consentono di catturare contemporaneamente sia ciò che si trova di fronte all’obiettivo, sia l’espressione del fotografo nel momento in cui preme l’otturatore, raccontando così entrambi gli aspetti della stessa storia. Ricca di tecnologie ottiche simili a quelle presenti nelle rinomate PowerShot serie S, N100 produce immagini di eccezionale qualità. La funzionalità “Acquisizione Doppia” permette di registrare contemporaneamente ciò che accade davanti e dietro la fotocamera, visualizzando entrambe le immagini in una singola foto o in un unico filmato, e combina lo scatto selfie con la scena catturata, ideale quando la reazione di chi

DESIGN, IMMAGINE E TENDENZA. NON C’È NIENTE DI MEGLIO DELLA SETTIMANA DELLA MODA DI MILANO PER MOSTRARE I NUOVI TREND ANCHE NEL MONDO DELLA TECNOLOGIA. CANON SI È PRESENTATA ALL’APPUNTAMENTO CON MOLTE NOVITÀ

D

ieci anni accanto al mondo della moda. Questo l’importante anniversario festeggiato e conquistato da Canon con la sua partecipazione all’ultima edizione della Milano Fashion Week, che si è chiusa da non molto. Lo spazio in piazza Mercanti ha custodito e presentato a tutti le novità dell’azienda specializzata nel mondo dell’imaging nei diversi ambiti: foto, video e printing. Tra queste la PowerShot N100, la prima compatta Canon a essere caratterizzata da due fotocamere,

fotografa è importante quanto l’evento che si ha di fronte. Per quanto riguarda l’ambito video, Legria mini X è un piccolo gioiellino di tecnologia a portata di mano. La videocamera garantisce un audio eccezionale grazie a un nuovo microfono stereo di dimensioni maggiori. Per ridurre il rumore di fondo e facilitare la registrazione di conversazioni o interviste, è stata inserita una struttura con un tessuto a doppio strato di maglia e spugna all’interno del microfono. Inoltre, la videocamera offre un ampio range dinamico, permettendo di replicare fedelmente sia il silenzio di una sala da concerto prima dell’inizio, sia il fragore finale delle percussioni a conclusione della performance. Grazie al formato di registrazione PCM lineare offre un audio ad alto campionamento non compresso per garantire un’acquisizione delle sorgenti sonore realistica, con qualità CD. In ambito printing, invece, cresce la gamma Pixma con le sue stampanti e multifunzione inkjet. Questa nuova linea soddisfa anche le esigenze più evolute grazie alla stampa sino al formato A3+. In particolare, la Pixma iP8750 è ideale per gli appassionati di fotografia che desiderano stampare immagini di altissima qualità anche a casa. Dotata di un sistema a sei colori, che include un inchiostro grigio fotografico, questa periferica produce foto di qualità eccezionale. La nitidezza dei dettagli è resa possibile dalle gocce d’inchiostro da 1 picolitro e da una risoluzione fino a 9600 dpi. Inoltre la Pixma iP8750 vanta una varietà di scelte di connettività Wi-Fi e supporto Google Cloud Print e Apple AirPrint, in modo da rendere immediata la stampa da diversi dispositivi smart. Scaricando l'app Canon Pixma Printing Solutions, gli utenti possono selezionare le foto da stampare direttamente da smartphone e tablet.


DIGITALIC PER THE INNOVATION GROUP

SICUREZZA

La nuova economia

DELL’HACKING SOTTERRANEO ELENA VACIAGO Direttore di ricerca, The Innovation Group

È IN PROGRAMMA IL 9 APRILE 2014 PRESSO L’HOTEL MARRIOTT DI MILANO IL “CYBERSECURITY SUMMIT”, IL MAGGIORE EVENTO ITALIANO PER LE IMPRESE E LE UTILITIES, ORGANIZZATO DA “THE INNOVATION GROUP”. L’ANALISTA ELENA VACIAGO INTRODUCE ALCUNI DEI TEMI PIÙ CALDI CHE VERRANNO TRATTATI NELL’AMBITO DEL SUMMIT

I

rischi legati agli attacchi informatici, al cosiddetto cybercrime, sono sempre di più una realtà con cui dobbiamo convivere. Tra le conseguenze che ci toccano più da vicino, come persone e come sistema economico nel suo complesso, le più preoccupanti sono senza dubbio il danno reputazionale, collegato alla possibile perdita di informazioni personali, e quello economico. Ci troviamo oggi in una situazione paradossale. Da un lato, abbiamo organismi governativi che sottolineano la rilevanza della protezione dei dati personali, con l’Europa e la Commissione Europea in prima fila grazie alla proposta di Viviane Reding di rinnovare le misure per tutelare la privacy nella nuova era delle comunicazioni digitali e della tracciabilità mobile delle persone. Ma le norme sono sempre più distanti dalla percezione che si comincia ad avere sulla dimensione del problema. Ad esempio, il 28 gennaio 2014 in Europa si è celebrata la giornata della protezione dei dati

personali, ma la notizia non è stata riportata quasi da nessun giornale. In compenso solo due giorni prima, il 26 gennaio, Edward Snowden, la ‘talpa’ del Datagate, ha affermato che la NSA avrebbe utilizzato il proprio sistema di intelligence per spionaggio industriale. Evidentemente ai buoni propositi e alle pubbliche dichiarazioni non sempre corrispondono nei fatti azioni altrettanto virtuose… Secondo uno studio recente, i prezzi delle informazioni nei mercati underground di Internet stanno calando, e la causa è probabilmente l’eccessiva offerta di dati. Basta dare uno sguardo ai fatti più recenti per rendersene conto. Nel settembre 2013, Vodafone Germania dichiara che un hacker è entrato in possesso di nomi, indirizzi, numeri di conto corrente e date di nascita di circa 2 milioni di clienti (su un totale di 36 milioni). Le persone colpite sono state avvisate e rassicurate. Ancora niente rispetto a quanto sta per succedere: a fine gennaio di quest’anno, in Corea del Sud tre gestori di carte di credito hanno dovuto comunicare a 20 milioni di clienti (circa la metà della popolazione del paese asiatico) che i dettagli relativi alle loro carte, con nomi e numeri della social security, sono stati rubati e venduti a società di marketing. L’autore sarebbe un informatico che, lavorando per un fornitore dei gestori, aveva accesso ai database: i dati, che non erano crittografati, sono stati trafugati con

una chiavetta USB. Secondo un recente rapporto del World Economic Forum, se aziende e governi non collaboreranno, prendendo rapidamente le giuste misure, il cybercrime causerà perdite fino a 3 mila miliardi di dollari entro il 2020. Gli effetti negativi dei crimini informatici a livello economico si vedono anche nel semplice fatto che la paura delle imprese di perdere dati rilevanti le frena nel passaggio al cloud. Bisogna correre ai ripari, ma come? Una risposta viene da un approccio sempre più pragmatico alla gestione del rischio informatico, non ultima la possibilità di ricorrere a una cyber polizza assicurativa. Sono ancora poche le assicurazioni che offrono queste coperture, ma alcune stanno registrando una forte domanda: come riportato questo mese dal Financial Times, per la AIG, maggior gruppo assicurativo indipendente negli Usa, nel 2013 le vendite di cyber polizze assicurative sono aumentate del 30% rispetto al 2012.

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APPLE

guida anche le auto DI FRANCESCO MARINO

ARRIVA CARPLAY, IL SISTEMA CHE PERMETTE DI USARE IOS NELLE AUTOVETTURE. L’USABILITÀ DEL SISTEMA OPERATIVO DI APPLE CONQUISTA UN NUOVO TERRITORIO E LANCIA LA SFIDA AD ANDROID, CHE RISPONDE CON “PROJECT MODE”. IL VINCITORE È L’INFORMATICA, CHE ENTRA PREPOTENTEMENTE NEGLI ABITACOLI

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Guarda l’anteprima di Apple CarPaly sulla Volvo

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l sistema operativo Apple iOs equipaggerà le nuove automobili dei marchi Ferrari, Honda, Hyundai, Mercedes e Volvo. La notizia è di quelle importanti: il primo hardware non Apple su cui andrà iOS non sarà un computer, una Tv o un telefono,

bensì un’automobile. Il sistema si chiama Apple CarPaly e funzionerà solo con iPhone 5 o successivi. Sul sito di Apple sono pubblicati i marchi delle autovetture che offriranno la nuova soluzione. Oltre a Ferrari, Honda, Hyundai, Mercedes e Volvo, partner di prima fascia che offriranno la novità già nel 2104, ce ne sono molti altri che seguiranno: Bmw, Chevrolet, Ford, Jaguar, Kia, Land Rover, Mitsubishi, Nissan, Opel, Peugeot e Citroen, Subaru, Suzuki e Toyota. Ad esordire sarà probabilmente la Ferrari: il cavallino rampante fa un salto in avanti in termini di usabilità e di tecnologia e un’auto unirà i due brand più forti al mondo. La lunga lotta iniziata dalle case automobilistiche per dare alle mille funzioni dei cruscotti una reale usabilità, finisce con un vincitore, Apple. È un segnale importante per il mondo della tecnologia e dell’interaction design: il miglior modo per parlare ad una macchina

è il sistema operativo dei telefonini. Apple CarPlay permetterà di integrare negli schermi della vettura le app dell’iPhone, dal navigatore alla musica, e altre nuove arriveranno. Si potrà governare iOs utilizzando i comandi dell’automobile, dal touchscreen al volante. Google ha già fatto la sua contromossa presentando “Project Mode”: anche in questo caso sarà possibile collegare lo smartphone (e anche il tablet) all’auto e utilizzare le app attraverso il sistema di intrattenimento della vettura. Si annuncia dunque una nuova schermaglia tra Apple e Google, e questa volta il campo di battaglia saranno le automobili. Le vetture, pur rinunciando ai sistemi proprietari, hanno scelto di rimanere al centro della vita delle persone, sempre più legata all’inseparabile “telecomando personale per la realtà” (come dice Amber Case), cioè lo smartphone.



COFFE BREAK

G di VALERIO ROSANO

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randi dati, grandi pericoli. La società immaginata da George Orwell in “1984” oggi è più vicina? Un i “19 in 19 apparato dotato di mille occhi appa ap parr e mille mill ll orecchie, in grado di spiare s iaare le conversazioni di tutto il sp mondo, m nd è alle porte? Insomma, il mo Big Brother si è trasformato nei Big Data? ata? Ogni giorno giorn orno o la l miniera era dei Big ig Data si Data si arricchisce D cchi hs di informazioni prodotte orma orm or mazi m z oni oni pr p odot dot otte da social media, blog, portali meed edia ia,, bl ia b og g, po p orta rtal ali li di e-commerce, mmer mme mm eerce,, siti di informazione informaz nfo form rmaz a ione e motori dii ri ori d ori rricerca. cerca rc Enormi aggregazioni ag ggr greg egaz a ion ioni io ni di di dati dati che che h raccolgono Rete. raccol racc olgo ol gono gli glli u umori della del ella R ete. et e. Secondo ricerca S co Se Sec ond ndo o laa ssocietà ocie oc i tàà di ie di ri rice ric cerc cce rcaa rc IDC, mondo IDC C i dati dat atii di ttutto o ill mo m mond ndo nd sono 50% sono in in crescita cres cr res esci cita ci ta del dell 5 0% %e raddoppiano due radd ddop oppi pian aano o ogni ognii d ue aanni. u nnii. nn Persino Pers Pe Persin rsin rs ino nella ino nell ne llaa vita q quotidiana, uot uo a, anche non direttamente anch an che he see n on siamo sia iamo mo d iret ire ir eetta tame ment me ntee nt implicati impl im p ic pl i at ati nell’uso neelll’u d dei ei dispositivi dis ispo p ti t vii digitali, d gi di gita taali li,, ci acc aaccorgiamo cco cc orgi or g am gi amo o in continuazione cont con co nttin inua uazione zionee chee sii sono s o moltiplicate opportunità molt moltip mo ltip lt ipli ip pli l cate lica cate t llee op oppo p rt po rtunità t à dii rilevamento, archiviazione e il hii i i analisi di datii rigu riguardanti guar arda dant nti ognii attività umana. saremmo na. N na Non No n sa sare are remm rem mmo mm m o mai in grado d dii tene tenerli n rl r i a mente, te, presenti e fruibili. uib uib ibil bil ilii. i. Eppure il punto nto nt o focale l non non è la grandezza, quanto zaa per p r qu pe quan anto to smisurata, sm mis isur urat ata, ta, a bensì ben ensì sì ll'interrelazione 'i'int nter errre r lazi zzion zi on ne tra tra questi ques qu eesti dati, dat ati, i, nonché n non onch on o ché ch hé la l possibilità poss po ossibilità ssib ss ibil ib ilit itàà crescente cres cresce sce cent ntee di nt di accedervi daa un acce ac ccedervi cede derv rvii e usufruirne rv usuf us usufrui ufru uf r irne ru irrne d semplice personal computer semp se mpli mp mplice liice c p persona e so er onal nal co comp mput uter ter o smartphone. s ar sm artp rtphone tpho hone ho nee. È lecito pensare che, nei prossimi anni, il cittadino medio sarà dotato di almeno 4 dispositivi connessi: smartphone, pc, tablet, console portatili e persino elettrodomestici. Mentre aumentano le possibilità di connessione alla rete, cresce anche l’orda di dati generati dai molteplici comportamenti dei consumatori.

Ad oggi, perseguire una strategia che raggiunga un target preciso al momento giusto e attraverso il canale più appropriato diventa imprescindibile per ogni business. Grazie ad una migliore conoscenza di clienti e consumatori è possibile infatti migliorare la propria strategia ed ottimizzare gli investimenti di marketing. Saranno proprio Data prio oiB Bigg D Bi a a influenzare definire nfluenzarre e de efi fini nire re llee modalità con cui l’azienda sceglierà l’aziend l’azie da sc sceg egli lieer di interagire pubblico. inte in nte tera ter ragi gire ire con con iill su suo o pu p b Obiettivo brand Obiiie Ob iett ett ett ttiv ivo ivo vo di di cciascun ciasc iasc ia scun sc un nb ran rra n sarà quello rintracciabile quelllo di essere esse s re rin ntr trac acci acc cci sempre ovunque semp e e o ovu unq nque ue e ffar ar vvivere ai propri clienti un’esperienza pro ropr pri cl pri clie cli iient nti ti un un’ ’espe ’esp ’e sper eerie ienz nzaa online sulle onli line ne ineccepibile, ine n cc ccep epib ibil ile, le, ttagliata agli ag glia liat li atta su esigenze dal dispositivo esig es igen ig gen enze enz ze dettate detta etttate t tee d ta al dispo d ispo is possi pos siti iti tivv utilizzato, dalla location, util iliz liz izzaato, da d llla lo loca cati cat ttion ion n, da dall ttipo di browser dai bisogni bro rows row wser w er e d ai b isog isogni is ogni og ni stess sstessi tess te sssi del consumatore. Ogni decisione cons co nsum ns umat ator toree. O gnii de ggn deci cisi sion onee di on marketing arketingg è un’opportunità, un n opp ppor ortu tun nità,, m nità ma allo tempo allo stesso ste tess sso temp sso te mp mpo po un rrischio, isch is ch chio hio io,, d io, da cuii può ò dipendere di dipeend nder nde eeree il ssuccesso ucce uc cess sso ss o o il fallimento prodotti fall fa l im imen ento to di di pro p pr od dotti otti e sservizi. ervi er rvi vizi viz zzi. L’enorme mole dati L’en L L’ enor eno en orme me m olee di d ol atii in at circolazione, provenienti circol olaz a io i ne ne,, p prov pr oven ov eni nient ient ntii da d fonti f i diverse, di , rappresenta pp un e n mondo mon ndo o di di conoscenze con cco on potenzialità nascoste. Per pote po tenz te en nziiali nz ialiitàà n asco as co accedere questo accede acce dere re a q uestto sapere è necessario una lettura nece ne cess ces ssar ss ario ar iio dare dar aree u accurata evolutiva della realtà. accu ccu cura rata ta eed d ev evolu evol In termini marketing, i Big ter ermi rmi mini ni di n di ma mar m r Data Data potranno Da pot otra rann ann nno o supportare s pp su ppor orta tare re praticamente obiettivo prat pr atic ati iicam amen am ente nte te qualsiasi qua uals lsia ls iasi ia si o obiettiv biet bi etti tivo vo o - dalla profilazione dall dall da lla pi lla più iù profonda p ofonda pr ofon fonda da profilazio p rofi ro fiila lazi zion zi onee della dell de llaa clientela c ientela cl ient ie nttel elaa e del del target t rg ta rget et ffino ino in o all’analisi all’ al lll’anal ali lisi (anche (anche he predittiva) preedi d tt ttiv iva) iv a) delle complesso, dell de llee campagne. camp ca mp pag agne ne.. Ne ne Nell complesso comp co mple mp less sso, o la maggior parte degli esperti del settore concordano sul fatto che i Big Data, se maneggiati in modo efficace, miglioreranno i processi decisionali nel marketing, ma l'efficacia del “Social Big Data” come logica marketing per le imprese è ancora tutta da dimostrare. Bentornati nel “futuro” dei Big Data.


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CARTE VALORI


FASHION IT

SEMPRE PIÙ

minimal 80 |

DI CECILIA CANTADORE

in tutte le occasioni. Questo caratterizza il minimal, stile adottato anche nell’information technology. Innanzitutto perché è spesso sinonimo di moderno. E poi la verità è che, come nell’abbigliamento, anche il mondo della tecnologia è soggetto a mode stilistiche, per tendenza globale o come conseguenza di un’azione di uno dei colossi del design o dell’hi-tech. Bastano pochi semplici tratti, strutture sottili e lineari per dare forma a prodotti tecnologici in grado di possedere un segno totalmente essenziale. La ricerca di un look minimal è proprio una delle caratteristiche che ha fatto di Apple il prodotto di tendenza che è oggi. Lo stile sobrio ed elegante, poco appariscente ma

TOGLIERE IL SUPERFLUO, EVITARE I FRONZOLI, SPOGLIARSI DI TUTTE LE PARTI NON ESSENZIALI: LO STILE MINIMAL PERVADE IL MONDO IT E CONFERISCE AGLI OGGETTI UN TOCCO DI PRESTIGIOSA MODERNITÀ

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l tubino nero è un esempio calzante. Linee pulite, forma basic, un solo colore: da sempre nel campo moda essere minimal significa essere eleganti. Scegliere un total look in bianco o nero, evitare stampe e colori vistosi, fare attenzione a non esagerare e rischiare di apparire pacchiani, sono le regole “passepartout” che risultano vincenti in qualsiasi contesto. I capi che rimangono fuori dalle stagioni e dai trend del momento potenzialmente durano una vita, adattandosi all’utilizzo

sofisticato, ha portato ad un cambiamento del punto di vista sul mondo IT. Dalle antesignane interfacce user-friendly dei primi elaboratori al design complessivo, la logica progettuale dei prodotti Apple ha sempre perseguito e ottenuto la facilità d’uso, un buon disegno e forme levigate e scultoree, introducendo cromie e scelte di materiali ispirati al mondo non tecnologico (come le plastiche trasparenti o il bianco opaco) e ideando nuove tipologie di prodotto. Oggi non è un caso che tra i manager alla guida dell’azienda ci sia Jonathan Ive, considerato uno dei maggiori pionieri del design industriale, la mente che ha partorito lo stile di molti device con il famoso brand della mela morsicata. Un vero guru nel suo settore, per il quale può vantare più di un riconoscimento, ma anche leader assoluto del team che cura la progettazione dell’interfaccia utente di Apple. Il designer britannico ha progettato lo stile dell'interfaccia grafica del sistema operativo iOS 7 mobile secondo un modello “flat”, più semplice e stilizzato. Il cambiamento radicale dell’interfaccia utente su iOS ha portato avanti un processo di semplificazione: design più freddo e minimal, ma anche più elegante. La tendenza a “ripulire”, a non riempire rischiando di apparire grossolani, si riscontra anche nella ricerca di pulizia grafica nei siti web e nelle immagini dei brand. Non a caso i loghi di tutti i principali nomi tecnologici sono negli anni cambiati con tendenza al minimalismo e al rigore geometrico: Microsoft, Apple, IBM, Xerox...



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ANTICHI BIG D ATA

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DI FRANCESCO MARINO

uesta è una mappa delle correnti oceaniche del 1685. Da sempre l’uomo ha sentito l’esigenza di visualizzare i dati raccolti e di comprenderli in modo intuitivo, creando una visione d’insieme che potesse dare nuove informazioni. Per fare questa mappa sono stati necessari anni di osservazioni, esploratori, viaggi ai confini del mondo, navi, annotazioni: un lavoro incredibile che ancora oggi si mostra in tutta la sua bellezza. È impressionante notare quanto sia simile alla mappa delle correnti realizzata dalla Nasa (nel riquadro) usando sensori negli oceani, satelliti e un supercomputer per elaborare una quantità immensa di dati. I Big Data, insomma, esistono da molto tempo, anche se non si chiamavano così; la ricerca che porta l’uomo a raccogliere informazioni, visualizzarle e capirne le relazioni nascoste è molto antica.

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Carta dei flussi e riflussi delle correnti oceaniche, Eberhard Werner Happel, “Die Ebbe und Fluth auff einer Flachen Landt-Karten fürgestelt”. Ulm, 1685. Conservata alla British Library di Londra.


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