Digitalic 18 - Big Data

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05/2013 – N. 18

www.digitalic.it

Tecnologie e protagonisti dell’ICT

294 MILIARDI DI EMAIL INVIATE AL GIORNO

864.000 ORE DI VIDEO CARICATI SU YOUTUBE 100.000 TWEETS AL MINUTO

CARTA “ASTROSILVER” BY

CLICHÉ BY

GRUPPO CORDENONS

FOIL BY

H+M

STAMPA A CALDO BY

PI-EMME

STAMPA UV BY

LUXORO INCHIOSTRI UV FLUO BY

HUBERGROUP

TECNOSTAMPA

STAMPA QUADRICROMIA BY

ITALGRAFICA




EDITORIALE

Possono risolvere ogni problema. Per qualunque domanda oggi c’è una risposta: stiamo parlando dei dati. Saranno loro a indicarci come progettare città più efficienti e sempre loro a svelarci come vivere una vita più sana, scegliere i libri giusti, adottare le tecnologie migliori e tanto altro ancora. Perché i dati non mentono, sono sempre veri. La raccolta e l’analisi delle enormi quantità di informazioni eterogenee, che oggi vengono generate dalle fonti più diverse, rientrano sotto il nome di “Big Data”, uno dei temi più in voga nel mondo dell’innovazione. Quello che non bisogna mai dimenticare, però, è che l’uomo è sempre al centro e non solo perché questi grandi volumi di dati vengono generati dalle attività umane: l’acquisto di un prodotto online, un tweet, un commento su un blog, un “mi piace” su Facebook… La persona è il nucleo da cui ogni dato si dirama ed è al centro anche quando l’informazione viene raccolta e analizzata. Non ci si può dimenticare infatti che i sistemi di analisi sono progettati dalle persone e che l’intrinseca verità dei dati deve poi sempre essere interpretata dall’essere umano. Per questo la nostra copertina

P

Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it

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dedicata al tema dei Big Data ha le sembianze di una persona al posto della lettera “i”: noi siamo al centro anche quando sembrano esserlo i freddi byte.

“QUELLO CHE NON BISOGNA MAI DIMENTICARE, PERO’, E’ CHE L’UOMO E’ SEMPRE AL CENTRO E NON SOLO PERCHE’ QUESTI GRANDI VOLUMI DI DATI VENGONO GENERATI DALLE ATTIVITA’ UMANE: L’ACQUISTO DI UN PRODOTTO ONLINE, UN TWEET, UN COMMENTO SU UN BLOG, UN “MI PIACE” SU FACEBOOK…” Le aziende “data driven” di cui si parla – a volte si sogna – sono davvero un’evoluzione affascinate e molto efficiente del modello d’impresa, ma sarebbe più corretto dire che si tratta di aziende guidate da persone che ascoltano i dati: l’interpretazione e la responsabilità che a ogni scelta è collegata non è delegabile, ogni disposizione sarà sempre riconducibile a una decisione umana, anche implicita. In questo numero potrete scoprire quanto diffusi siano i Big Data e come ogni settore ne possa trarre grandi benefici: dalla scienza al marketing, bisognerà essere in grado di comprenderli e usarli con “umanità”.


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SOMMARIO

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Anno 2‚ numero 18‚ maggio 2013 www.digitalic.it Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011 Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica per il periodo 1/1/2012-31/12/2012

52 AVVIO 8

Photo L’arte della scienza

Geografia 10 460 milioni di computer a rischio White Paper I dati diventano sgargianti

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Trend Meglio, peggio, uguale. Le aspettative per il 2013

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MERCATO 19

Social media Twitter il più discreto, Apple un (bel) po’ meno

DGTalk - Dire, fare, gestire la rivoluzione dei Big Data 20 - Ancora tanto da scoprire 22 42

DGReport La stagione della caccia… al valore

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DGTalk Mi piace se ti muovi…

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Tecno-archeologia Athena Nike, la dea torna in vita con la tecnologia

56

DGMode Dell, Intel e la sostenibile professionalità dei tablet

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Punto G Un popolo di santi, poeti e risparmiatori

60

WEB SOCIAL CLUB Bloguru 66 Non usare la Rete, fanne parte The Marketing Side 70 Avviare e gestire una community Facebook di successo

SHUTDOWN

TECNOLOGIA Apple Crollano le vendite di iPhone. Anche i ricchi piangono…

Achab - Avira Agile Telecom/DigiTel Alias Brevi Charme & Relax Evolution Fortinet Fujitsu Technologies Solutions G Data Grafiche Dell’Artiere Gruppo Cordenons Hubergroup Idc

Retro Bellissimi fallimenti

39 5 9 - 31 47 73 - 75 27 37 7 13 51 3 45 55

49

Girly Tech Il trucco di Internet

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#FF Attenti a quei tre!

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Periodicità: 11 numeri Tiratura media:15.009 copie Diffusione media:14.575 copie Certificato CSST n. 2012/2334 del 27/02/2013 Società di Revisione: REFIMI Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso - marco@digitalic.it Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra - produzione@mmedia.info Hanno collaborato: Amir Baldissera, Luca Bastia, Barbara Bonaventura, Alessio Ferri, Girl in the Cloud, Luca Mirani, Paolo Pasini, Matteo Ranzi, Valerio Rosano, Daniela Schicchi, Barbara Silbe, Antonella Tagliabue. Immagini offerte da: iStockphoto e Thinkstock (Gruppo Getty Images) Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: Italgrafica srl Via Verbano n. 146 - 28100 Novara Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi

MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393 - fax 039.2326449

Mad4It 82 Non siamo mica gli americani…

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69 63 17 II cop IV cop 25 III cop 59 41 48 33 - 34 - 35 29 23

Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).

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PHOTO

Non è un’opera d’arte, anche se ne ha tutta la bellezza. Si tratta dello studio delle collisioni tra le particelle subatomiche nell’acceleratore LHC del CERN, quello che ha dimostrato l’esistenza del Bosone di Higgs (sotto la guida di una scienziata italiana). LHC del CERN è uno dei più

N

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grandi produttori mondiali di dati: ne genera 1 Petabyte al secondo durante gli esperimenti, cioè 1015 byte (1 milione di GB). Ma non tutti questi dati vengono tenuti e salvati: il CERN conserva “appena” 25 PB all’anno, grazie a filtri speciali che determinano quali dati siano in effetti utili da analizzare. Una sorta di deduplicazione del dato alla nascita.



GEOGRAFIA

Mappa Hilbert dei 420 milioni di indirizzi IP che hanno risposto alle richieste di ping ICMP almeno due volte tra giugno e ottobre 2012. Lo spazio IP è mappato in modo bidimensionale. Per una cartina in versione cliccabile di questa immagine, si può visitare il sito. Guardate il filmato in realtà aumentata con la nostra App

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460 milioni di computer completamente senza protezione. Un hacker che si fa chiamare “Carna Botnet” ha realizzato uno studio impressionante: ha scoperto quanti strumenti, dai pc ai server, fino a macchine di vario genere, siano collegati a Internet senza alcuna protezione, senza password o con password di default, tanto che chiunque ne può prendere il controllo senza alcuna difficoltà. Il

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lavoro dell’hacker è iniziato impossessandosi di 30.000 server Linux (anch’essi senza alcuna difesa) e da questi è partita una scansione di porte ad ampio raggio. Le macchine collegate alla Rete, per esempio, hanno risposto senza problemi ai ping ICMP. Il dato è spaventoso: chiunque si può impossessare senza alcuno sforzo di 460 milioni di computer e fare ciò che vuole. Tutti i dati raccolti in questa ricerca (e sono davvero una infinità) sono stati pubblicati e sono

di dominio pubblico (http://tinyurl. com/cxcrows). Sarebbe interessante anche analizzarli con gli strumenti più avanzati. I Big Data, i contenuti in questo esperimento, potrebbero davvero tracciare un profilo nuovo della sicurezza in Rete. Tutta la ricerca completa la si può trovare a questo link: http://internetcensus2012. bitbucket.org/paper.html.

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NEWS

Era il 14 aprile 1988 quando EDSlan, distributore a valore aggiunto specializzato nelle aree del cabling, networking, sicurezza e IP telephony & UC, è stata fondata. Oggi, 25 anni dopo, l’azienda – che gode di ottima salute finanziariamente e non solo – festeggia rinnovando sfide e obiettivi da raggiungere. Conscia dei continui cambiamenti di mercato, l’azienda ritiene fondamentale essere lungimiranti e sapersi rinnovare per stare al passo con le esigenze dei clienti. Non stupisce quindi l’attenzione rivolta a due dei settori più dinamici del momento: cloud e Byod. Con un 2012 chiuso in positivo e un fatturato intorno ai 55 milioni di euro, EDSlan registra una crescita del 2% rispetto all’anno precedente. Il primo trimestre 2013 non delude con un +10% rispetto allo stesso periodo del 2012. Come spiegano i quattro soci fondatori, Rodolfo Casieri, Sergio Ciambellini, Elio Bianchi e Barbara Pedrazzani (ancora oggi uniti nella guida della società) «tutto ciò si deve a una coesione di intenti che ci ha sempre contraddistinto e ai nostri preziosi collaboratori, alcuni dei quali sono con noi da quel lontano 1988. Scelte strategiche mirate, come quella di allargare la distribuzione a brand leader nell’area del networking, della IP telephony e della sicurezza, affiancate a investimenti in questa direzione sia a livello tecnico che commerciale, ci hanno permesso di raggiungere questo traguardo importante e ci fanno guardare al futuro con ottimismo, certi di poter crescere ancora».

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Ci sono 125 nuove funzionalità nel nuvo sistema operativo di Fortinet. «Di queste, 123 sono state introdotte per rispondere a richieste specifiche dei nostri clienti», afferma Joe Sarno, regional sales vice president di Fortinet. Una delle funzionalità più attese, introdotta in FortiIOS 5, è la protezione Byod, ovvero un insieme di tutele per proteggere la rete aziendale quando i dipendenti utilizzano i propri dispositivi mobili all’interno del network aziendale. «È un’esigenza molto sentita in tutto il mondo – ha spiegato Sarno – ma ancor più in Italia: su 10 appuntamenti che facciamo con i clienti, 7 ci chiedono la protezione per il Byod». Il nuovo sistema operativo è in grado di riconoscere i vari device che si connettono alla rete e attribuisce permessi differenti se l’accesso viene effettuato con un dispositivo privato o aziendale. La stessa persona se entra con il proprio cellulare potrà utilizzare alcune risorse, mentre se si “logga” con lo smartphone aziendale potrà per esempio

utilizzare le applicazioni gestionali o le risorse più “sensibili”. Altre innovazioni riguardano in modo specifico il mondo della finanza con una riduzione significativa dei tempi di latenza che ha portato, immediatamente, importanti istituzioni a scegliere Fortinet.

Si è chiusa la terza edizione dell’annuale appuntamento di Ricoh con i giovani talenti del mondo dell’arte. Ai partecipanti è stato chiesto di interpretare i valori che stanno alla base della filosofia Ricoh, riassumibili nella formula: «Lo sforzo verso l’innovazione, che semplifica la vita e il lavoro, salvaguardando nel contempo l’ambiente e in generale i principi della responsabilità sociale d’impresa». Al Premio hanno aderito oltre 500 artisti under 40. L’esposizione si è conclusa con la proclamazione dei vincitori scelti per le varie categorie artistiche. Vincitore assoluto: Senza titolo di Lucia Guadalupe Guillen, vincitore per la sezione pitturadisegno-grafica: Memory of a free festival di Chiara Lera, vincitore per la sezione fotografia-video-digital art: Tondo butterato con sampietrini di Duo RaMa (Federica Marini e Carmelo Rago) e vincitore per la sezione scultura-installazione: Burned di Zaio.


G Data EndpointProtection La soluzione che protegge il patrimonio dei dati aziendali da attacchi esterni ed interni alla rete

G Data AntiVirus Client: Operatività del client completa grazie alla protezione in modalità background „invisibile“ per l‘utente G Data Firewall Client: 100% amministrazione centralizzata e semplice creazione di regole tramite finestra di dialogo o assistente G Data ManagementServer: Dashboard per monitorare tutte le informazioni legate ai client, ad esempio connessioni dei Client, top ten macchine infette, Report Status G Data PolicyManager: rispetto delle policy aziendali, controllo dei dispositivi e delle applicazioni, filtro contenuto G Data Backup: backup totale o differenziale con possibilità di ripristinare singoli file o cartelle anche in ambiente virtuale NEW: G Data MobileManagement Gestione centralizzata delle utenze installate su sistemi Android, report rivelazione virus e stato sicurezza, localizzazione devices, formattazione dati in caso di furto NEW: Reportistica e statistiche sullo stato della rete NEW: Visualizzazione sul client di Hardware e Software NEW: G Data MasterAdmin: Console per i rivenditori per la gestione di tutte le licenze G Data Corporade attive Requisiti di sistema: G Data AntiVirus Client (32/64 Bit): Windows 7/8 (32/64 Bit) /Vista (32/64 Bit) /XP (32 Bit) / Server 2003, 2008 oder 2012, 1 GB RAM G Data AntiVirus ManagementServer (32 Bit/64 Bit): Windows 7/8 (32/64 Bit) /Vista (32/64 Bit) /XP (32 Bit) /Server 2003, 2008 oder 2012, 1 GB RAM

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WHITE PAPER 14

I DATI DIVENTANO SGARGIANTI a cura della Redazione

Colori fluo e brillantezza argentata. La copertina numero 18 di Digitalic è ispirata ai colori più di moda e ad un’estetica (rivisitata) degli anni ‘60 per rappresentare la vorticosa esplosione delle informazioni digitali. La meraviglia dei dati, che hanno sempre al centro l’uomo, prende forma su un supporto davvero speciale come la Carta Astrosilver di Gruppo Cordenons, in questo caso nella grammatura da 320 gr/ mq e nella finitura Velouté (non goffrata). Astrosilver

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fa parte di una gamma di carte e cartoncini realizzati con fibre di pura cellulosa vergine ECF (Elementary Chlorine Free), monogetto, finemente patinati su di un lato impiegando pigmenti metallescenti con dominante argentea che conferisce ulteriore brillantezza all’immagine della cover. Astrosilver è disponibile in varie goffrature per rispondere alle esigenze dei più creativi.

Luxoro e h+m: tra vista e tatto Ritornano Luxoro e h+m, aziende maestre nella

GRUPPO CORDENONS Gruppo Cordenons è un’azienda italiana produttrice di carte che offre al mercato internazionale oltre 2.500 prodotti specializzati. Accanto alle più avanzate tecnologie, l’azienda mantiene intatta la vocazione a creare carte preziose, che evocano l’eleganza e il fascino delle carte fatte a mano. Gruppo Cordenons ha sviluppato un portafoglio prodotti molto ampio che include carte classiche marcate, vergate e goffrate, carte più moderne metallizzate e iridescenti e carte innovative con effetti particolari che richiamano le sensazioni tattili e visive della plastica o dei tessuti alla moda. www.gruppocordenons.com

fornitura di prodotti per la nobilitazione. Con Luxoro ci siamo abituati alle meraviglie delle lamine che sono sempre pronte a stupire con effetti, texture e colori unici. Le lettere che vedete sulla copertina, quasi immerse in una bolla d’acqua e che fanno venire voglia di affondare il dito tra le parole, sono il risultato del foil olografico SB Crosslight. A questo si aggiunge la magia frutto della collaborazione con h+m, veri maestri del cliché. Quest’ultimo, realizzato per la stampa in piano, dona profondità, ricchezza, tattilità e realismo a un “foglio di carta” che si trasforma in uno strumento di comunicazione di grande appeal. L’abilità nella lavorazione del metallo più adatto a ciascun tipo di cliché fanno di h+m un’azienda leader in questo settore.

Il colore, alleato vincente La voglia di colore era davvero tanta in redazione. Fondamentale per la resa cromatica è stata la scelta degli inchiostri. Ed eccoci a presentarvi un nuovo partner. Si tratta di Hubergroup che ha messo


h+m è sinonimo di innovazione e accuratezza nel mercato della stampa a caldo. Ecco perché Luxoro si avvale della collaborazione di h+m (azienda partner di Kurz) con oltre 40 anni di esperienza nella produzione di accessori e attrezzature per la stampa a caldo, per realizzare i suoi pregiati prodotti. L’azienda è leader, infatti, nella realizzazione di clichés e tecnologie ad alta precisione mirate a un risultato finale simbolo di vera eccellenza. Caratteristica che fa di h+m un partner sempre affidabile per un successo garantito. www.hinderer-muehlich.de

a nostra disposizione gli ink fluo giallo e rosa, entrambi parte della gamma NewV. Si tratta di una famiglia di inchiostri UV che offre molti vantaggi: colori freschi e intensi, proprietà reologiche eccellenti pur mantenendo una qualità elevata! I prodotti NewV sono adatti a una gran varietà di supporti e di processi di stampa, da quella offset al quella tipografica e flessografica, fino alla stampa ibrida.

Quando il “caldo” vince Quando si hanno in mano ingredienti di qualità sta all’abilità dello chef saperli cucinare nel modo giusto. Questo è quanto è accaduto

PI-EMME Nata nel 1988, è in breve diventata una delle aziende leader nel settore della stampa a caldo per tutta l’Europa. Proprio in virtù di ciò, PI-EMME è il partner ideale di tutti coloro che, operando nelle arti grafiche, necessitano di avere prodotti arricchiti e nobilitati dalla stampa a caldo. La pluriennale esperienza maturata permette a PI-EMME di offrire la massima qualità ai propri clienti, così come le numerose macchine presenti in azienda uni-

te alla competenza tecnica degli operatori, le consentono di poter soddisfare, quotidianamente, ogni esigenza nell’ambito delle graphic arts. www.pi-emme.com

LUXORO Luxoro ha scelto la via della qualità e delle tecnologie più innovative nel settore delle foglie per stampare a caldo. Luxoro è partner esclusivo del gruppo Kurz in Italia dal 1968, leader sul mercato internazionale. I prodotti sono divisi per settore: industria grafica, decorazione della plastica, industria del legno e del mobile, settore moda, nastri per trasferimento termico, codifica, protezione del marchio, card, biglietteria e macchine per la stampa a caldo. www.luxoro.it

per la stampa a caldo realizzata da Piemme per l’applicazione della lamina olografica firmata da Luxoro. La stampa a caldo è l’asso nella manica di chiunque desideri realizzare un prodotto con effetti ottici e tattili importanti. E il risultato di quello che in gergo viene più comunemente chiamato “caldo” è sempre incredibile. Stessa lavorazione a caldo la ritroviamo, poi, in quarta di copertina.

RISORSE

HINDERER & MUEHLICH

Ne abbiamo piene le scatole Un packaging che piace un po’ a tutti, ecologisti compresi. Un prodotto che si rispecchia nelle confezioni ecosostenibili e che non perde il fascino che i cosmetici hanno da sempre. Si tratta di Couleur Caramel. L’azienda cosmetica francese, infatti, produce cosmetici certificati (e i francesi non scherzano su queste cose) che sono contenuti in confezioni interamente realizzate in cartoncino riciclato. Bella l’idea di pensare a un pack (primario e secondario) in grado di “parlare” già da fuori della qualità dei prodotti contenuti. www.couleur-caramel.com

Brillantemente è meglio Colori brillanti, una resa che rende vividi e realistici gli effetti cromatici e le forme

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WHITE PAPER TECNOSTAMPA

RISORSE

Nata nel 1978 come piccola tipografia artigiana, Tecnostampa si è specializzata nella produzione di stampe ad alta definizione, orientando la sua attenzione a tutti i materiali plastici alternativi alla carta. Sfruttando le potenzialità della stampa offset UV ad alta definizione, Tecnostampa è in grado di offrire alla sua clientela una rete completa di soluzioni creative per la comunicazione: adesivi, vetrofanie, mouse pad, tappetini rendiresto, etichette in raso, etichette bagaglio per tour operator e molto altro ancora. L’azienda ga-

La classe non è acqua Una chicca per i più distratti. È, da poco, disponibile in molti ristoranti l’ultima etichetta firmata da Paolo Castello che celebra, per il noto brand produttore di acqua minerale e non solo, Sanpellegrino, la maestria di Luciano Pavarotti. Un’etichetta tutta in argento con la sagoma del maestro che allarga le braccia sul fronte della bottiglia. Forse non tutti sanno che questa è la nuova limited edition Sanpellegrino che si affianca a quelle dedicate all’Italia del fashion di Bulgari e Missoni. Per i collezionisti di etichette questa è una rarità da avere! www.sanpellegrino-corporate.it

HUBERGROUP

ITALGRAFICA

Hubergroup è uno dei maggiori produttori europei di inchiostri, vernici e ausiliari per la stampa. L’azienda, oggi, comprende 40 consociate e oltre 150 organizzazioni commerciali. Con più di 250 anni di esperienza e grazie alla brillante conduzione familiare nel settore degli ink, il gruppo produce prodotti per la stampa di imballaggio, di quotidiani e per la stampa commerciale. In Italia ha la propria sede a Vicenza e una filiale in provincia di Milano. Huber Italia è uno dei principali attori nel mercato italiano in tutti i settori della stampa. Grazie al completo portafoglio prodotti e all’eccellente assistenza tecnica è in grado di supportare la propria clientela per qualsiasi esigenza. www.hubergroup.it

Attiva da oltre trent’anni a Novara, la tipolitografia Italgrafica Srl nasce nel 1980 dall’iniziativa di tre soci. Dal 1998 Italgrafica ha vissuto una notevole crescita. Oggi conta infatti circa quaranta dipendenti e ha chiuso il 2011 con un fatturato di 7,2 milioni di euro: uno sviluppo frutto di notevoli investimenti, indispensabili per poter seguire l’evoluzione del mercato e destinati al rinnovamento tecnologico del parco macchine e alla formazione del personale. Certificata FSC e PEFC vanta personale altamente qualificato in grado di garantire, con la sua flessibilità, sempre il risultato migliore. www.italgrafica.net

della cover. Tutto questo è frutto delle materie prime e della sapiente stampa realizzata, ancora una volta, da Tecnostampa. Stampa UV in quadricromia più i due colori fluorescenti sono quelli che l’azienda di Torino ha reso perfetti sulla copertina. Questa tecnica di stampa consente di ottenere sempre la massima brillantezza su

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rantisce un servizio di stampa in grado di soddisfare tutte le esigenze di progettazione, stampa, verniciatura UV e confezione, dai piccoli quantitativi in su. www.tecnostampaoffsetuv.com

tutti i supporti, conferendo un effetto vincente a ogni progetto.

Quadricromia che scegli, successo che trovi Seconda e terza di copertina hanno visto la partecipazione, per la prima volta, di Italgrafica. L’azienda di Novara ha realizzato la stampa in quadricromia

dell’interno della copertina. La resa è eccezionale e la pienezza dei colori tutta da godere a pieni occhi. Italgrafica ha sempre grande cura di ogni commessa, per questo motivo, da qualche tempo, ha affiancato all’attività di stampa anche la progettazione grafica, la fotocomposizione, la fotolito e – per le tirature limitate – il reparto stampa digitale.


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I protagonisti del secolo.

L'atmosfera dei differenti stili del XX secolo raccontata attraverso l'arte del packaging con il Presentation 2013 ERA by Kurz.

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TREND Come si aspetta che vada la sua attività nel 2013 rispetto al 2012?

In questo panorama le nuove frontiere dell’IT non sembrano essere (ancora) d’aiuto. Dovendo indicare con un voto da 1 a 5 le migliori opportunità di business, il canale italiano ha dato un 4,1 ai servizi, 3,6 alla mobility e 3,7 al networking. Sotto la sufficienza (rappresentata dal voto 3,2) ci sono novità come il Byod. Per ironia della sorte, i Big Data – protagonisti di questo numero di Digitalic – si piazzano all’ultimo posto, con uno scarso 2,5. I rivenditori, insomma, ancora non ci credono. Sanno però che cosa chiedere al proprio distributore: prezzi bassi e credito alto, non ci sono dubbi. Sono questi i due fattori in cima alla lista delle richieste, seguiti dalla disponibilità di prodotto e supporto tecnico.

Uguale

37%

Peggio

27%

Quale tra questi prodotti rappresenta la migliore opportunità per il 2013?

3,2

Disaster Recovery

3,4

Cloud Computing

3,1

TLC

3,0

Byod

2,6

Big Data

2,5

3,66 3,54 3,49 3,43 3,39 3,13 3,12 3,11 3,11 Comunicazione

Virtualizzazione

Trasparenza

3,7

Velocità

Networking

Formazione

3,6

Facilità

Mobility

Credito

4,1

Prezzi

Servizi

In cosa dovrebbero migliorare i distributori?

Supporto tecnico

P

35%

Disponibilità prodotti

Pochi ottimisti. L’Italia dei professionisti IT si aspetta un 2013 incerto, dato che secondo l’indagine effettuata da Context, il settore appare diviso in tre: il 35% prevede un 2013 migliore del 2012, il 37% afferma che sarà identico e il 27% è convito che andrà peggio. Più ottimisti i colleghi europei, sicuri nel 42% dei casi che l’anno in corso sarà migliore di quello trascorso. Guardando alle varie categorie di rivenditori i più sorridenti sono gli e-tailer: ben l’83% prevede un 2013 in crescita, ma anche i corporate reseller si aspettano un risultato migliorativo (43%). Il pessimismo serpeggia invece nei professionisti che seguono le Pmi.

Meglio

Dati Italia. Fonte: Context

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MERCATO «Chi ti guarda le spalle?»

Il titolo è di quelli a effetto: «Who has your back?» (“Chi ti guarda le spalle?”). Il tema è quello che, in tempi di Big Data, cloud e informazioni condivise su reti e siti di ogni forma e dimensione, torna e ritorna in maniera sempre più poderosa: la privacy, le identità, la loro gestione e difesa. Insomma uno spauracchio, un fantasma, un interrogativo ormai proprio dell’era digitale: di fronte alle innovazioni tecnologiche che espongono sempre più la nostra vita pubblica, finiremo prima o poi come nel celebre romanzo di Orwell, 1984, nel quale una dittatura controllava la vita del protagonista? Un tema che, come detto, tocca da vicino il fenomeno dei Big Data, della loro crescita smisurata e della necessità, soprattutto prima e non poi, di trovare strumenti e sistemi per analizzarli, proteggerli, gestirli, metterli al sicuro. Nel mezzo, o meglio, alle soglie di una sfida di portata epocale,

I

ad apparecchiare una simile tavolata ci ha pensato una interessante indagine svolta e pubblicata dalla fondazione americana Electronic Frontier Foundation (EFF), che mette sotto la lente d’ingrandimento le compagnie digitali per vedere come si comportano con i dati degli utenti. Le aziende prese in esame sono undici, non proprio scelte a caso: Amazon, Apple, Dropbox, Facebook, Foursquare, Google, LinkedIn, Microsoft, Myspace, Twitter, Verizon, Wordpress e Yahoo! sono quelle utilizzate anche dagli utenti italiani. Ognuna di esse è stata analizzata sulla base di sei categorie che chiamano in causa il modo in cui il governo degli Stati Uniti può avere accesso ai dati degli utenti americani. Anche se lo studio fa riferimento al governo statunitense, queste compagnie osservano lo stesso regolamento anche al di fuori degli USA. Chi, tra i contendenti, rispetta la categoria guadagna una stellina.

Collegati a questo QR code e tocca con mano il clamoroso esperimento di un ricercatore tedesco, Johannes Osterhoff. Il giovane ha dimostrato che con Apple è possibile lo stalking tramite iPhone. L’informatico tedesco ha realizzato il “Grande Fratello” di se stesso, per mezzo di un blog che si collega al suo iPhone e pubblica automaticamente gli screenshot del suo smartphone

I risultati, come si vede nella tabella qui sopra, sono abbastanza significativi. Twitter, infatti, si afferma come la società che meglio protegge le nostre identità. Un dato davvero sorprendente considerando che parliamo di un social network di microblogging che vive, si alimenta e cresce completamente alla luce del sole di milioni di tweet e foto pubblicati ogni minuto. Colossi come Apple, Yahoo! e Amazon, invece, rispettano un solo requisito dei sei

Difendono la privacy degli utenti in parlamento

Difendono in tribunale la privacy degli utenti

Pubblicano una guida su come applicano le leggi

Pubblicano dei report sulla trasparenza

Avvisano gli utenti della richiesta di dati da parte del governo

Richiedono una garanzia sui contenuti

Quale azienda protegge veramente la tua privacy e i tuoi dati in rete?

stabiliti dall’EFF. Requisiti molto chiari e dettagliati: le compagnie che richiedono una garanzia sui contenuti; le compagnie che avvisano gli utenti della richiesta di dati da parte del governo; le compagnie che pubblicano dei report sulla trasparenza; le compagnie che pubblicano una guida su come applicano le leggi; le compagnie che difendono in tribunale la privacy degli utenti; le compagnie che difendono la privacy degli utenti in parlamento.

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Paolo Pasini SDA Professor di Sistemi Informativi presso Università Bocconi di Milano

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NON SOLO QUANTITA’ E VARIETA’: DIRE BIG DATA SIGNIFICA SOPRATTUTTO AVERE LA CONCRETA CAPACITA’ DI ANALISI E RAPIDITA’ DI UTILIZZO DI TUTTE LE INFORMAZIONI REALMENTE NECESSARIE. UNA SFIDA EPOCALE PER IL QUALE MERCATO E AZIENDE STANNO CERCANDO DI PREPARASI AL MEGLIO. VIAGGIO ALLE ORIGINI DI UN FENOMENO INARRESTABILE

Nel 2010, il volume di dati disponibili nel Web era di circa 500 miliardi di Gigabyte, le stime prevedono un loro aumento pari a 5 volte entro il 2015. In aggiunta, anche la produzione di dati interna alle aziende è aumentata considerevolmente e ciò si manifesta nel fatto che oramai le dimensioni dei database devono essere misurate almeno in Terabyte se non in Petabyte o Exabyte. Questo fenomeno, per quanto suggestivo, non è sufficiente per definire i Big Data, in quanto l’esperienza ha messo in evidenza due aspetti fondamentali: a) all’interno di queste grandi masse di dati esiste

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una quantità notevole di “rumore”, di “ridondanza” e di “garbage” che ne riduce notevolmente il valore potenziale intrinseco; b) il volume dei dati senza la capacità di analisi ed interpretazione ne annulla completamente il potenziale informativo. Le origini dei Big Data risiedono quindi non solo nel volume dei dati digitali oggi disponibili, creati sempre più automaticamente e velocemente dalle persone nell’ambito privato, nell’ambiente fisico o in azienda (tramite smartphone, card magnetiche o con sensori, GPS, ecc.), da cose (auto, beni in movimento, ecc.) e dagli eventi (meteo, atterraggio degli aerei, pagamento finanziario,


malfunzionamento di un distributore, ecc.), ma anche nella disponibilità di nuove tecnologie di raccolta, storage ed elaborazione di questi dati e nella maggiore capacità analitica e interpretativa di cui le imprese possono dotarsi.

864.000 ORE DI VIDEO CARICATI SU YOUTUBE

Data e il campo della Business Intelligence/ Business Analytics (BI/ BA), nonché alcuni trend tecnologici, quali le data warehouse appliances, i BI cloud services e gli Hadoop/MapReduce tools. Cercando di sistematizzare le diverse definizioni e riflessioni Le fonti fatte sul fenomeno Big Data, Le fonti di generazione il modello delle “3v” evidenzia di dati potenzialmente le tre caratteristiche peculiari integrabili nei Big Data sono dei Big Data: quindi molteplici e tra loro Volume, che considera eterogenee, per esempio: la dimensione, in termini - social networks e social di bytes, dei database media (Twitter, Facebook, utilizzati per archiviare i dati blogs, forum, ecc.); aziendali. Ad oggi, però, non - clickstream – Web log; è stata definita una soglia - e-mail; che distingua tra ciò che è - transazioni; Big Data e ciò che non lo - documenti cartacei è, e probabilmente non ha digitalizzati; neppure senso farlo. - registrazioni video; Varietà, che può essere - registrazioni audio; intesa come molteplicità di - immagini; fonti o come eterogeneità - dati di geo-posizionamento di formati dei dati. In prima (GPS); istanza, infatti, si possono - dati generati da avere dati generati da trasmettitori e sensori diverse fonti interne o (cellulari, Wi-Fi, Bluetooth, esterne. Questi dati poi Rfid, NFC, ecc.), o possono avere diversi misuratori digitali (digital formati (database, testo, meters); video, immagini, audio, ecc.) - M2M (Machine to Machine) data – Internet of riconducibili a tre categorie: dati strutturati, semithings. strutturati e non strutturati. Velocità, che si sostanzia Secondo questa prospettiva, nella velocità con cui i dati una componente rilevante si generano, si raccolgono, del fenomeno Big Data si aggiornano e si elaborano diventa la strumentazione (fino al Real Time). informatica che rende La nuova conoscenza possibile l’esplicitazione del aziendale e i possibili valore insito nei dati con nuovi modelli di nuove informazioni e management nuova conoscenza (che di business. In 294 costituiscono particolare, MILIARDI DI EMAIL il valore molto stretto è INVIATE AL aziendale il legame tra Big GIORNO

potenziale dei Big Data) si concretizzano quindi in reali nuove analisi e insight, rese possibili dalle nuove tecnologie hardware e software di data generation e traceability, di intelligence e analisi, e dai cloud services.

capacità analitiche evolute: di fronte alle difficoltà di intervenire sui decision maker direttamente, il dibattito sull’opportunità e sulle caratteristiche del data scientist o del management scientist o del BI/BA competence center è ancora molto aperto. Aziende Sicuramente l’esperienza in fase di studio dimostra che le imprese di Mentre nel mondo fisicomaggior successo nel campo scientifico e nella R&D (ad della BI/BA e oggi pioniere esempio in campo mediconei Big Data hanno sanitario e farmaceutico, affrontato e risolto nel campo della anche il problema meteorologia e della cultura e della previsione delle capacità degli eventi 100.000 analitiche, naturali) il TWEETS nonché la fenomeno AL MINUTO progettazione dei Big Data e il corretto già da tempo posizionamento risulta evidente, di unità analitiche nel mondo dedicate, quali ad del management esempio il competence aziendale (strategie future center, all’interno di un di mercato o finanziarie, framework di BI/BA ottimizzazione dei processi governance a livello di aziendali core, insight impresa (Pasini, 2009; sul comportamento dei www.sdabocconi.it/obi). clienti, ecc.) è ancora sotto In conclusione, proprio osservazione e in fase di perché i Big Data sono comprensione per una un fenomeno potenziale a corretta adozione e impiego. livello di impresa devono Naturalmente ciò richiede essere capiti e affrontati di continuare in modo proprio a livello di impresa, determinato e consapevole in modo trasversale, anche il percorso di investimento con “Big Brainstorming sulla cultura manageriale e aziendali”, dove ad decisionale più “fact-based”, esempio i comitati direttivi più “wide scope”, avviata con interfunzionali possono la diffusione della Business avere un ruolo decisivo nel Intelligence e delle Business lancio di una iniziativa Big Analytics nelle imprese, Data strettamente legata che, insieme all’esperienza, agli obiettivi e alle priorità all’intuito e alla casualità, strategiche dell’impresa possono contribuire a stessa, per generare un generare decisioni più valore immediato e concreto. razionali e più efficaci. I casi aziendali internazionali Esiste da anni un’ampia (Vestas, Barnes&Noble, discussione sulle modalità Hertz, P&G, Airbus, Ufone, con le quali le imprese dovrebbero dotarsi di queste ecc.) e italiani (Mediaset,

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DGTALK Unicredit, MobyLines, Telecom, ecc.) pionieri e di eccellenza che si stanno osservando, confermano molti di questi presupposti e i driver di successo dei progetti di Big Data.

Big Data & “Big Brother”

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nuovo modo di gestire i dati, non abbiamo più bisogno di indagare e di ipotizzare, possiamo semplicemente lasciare che le macchine determinino modelli e relazioni». Perché questo sia possibile, è prima di tutto necessario prendere coscienza della situazione e inquadrare una strategia. «I Big Data – spiega Alberto Bastianon, head of programs management di SAP – rendono accessibili informazioni senza precedenti, per diversità delle fonti, quantità disponibile e analizzabile, velocità d’accesso e lettura degli stessi, ampliando la gamma di scelte e ipotesi

NON C’E’ TREGUA PER LE INFRASTRUTTURE IT DELLE AZIENDE, “COSTRETTE” A NON PERDERE TEMPO DI FRONTE A UNA RIVOLUZIONE CHE CHIAMA IN CAUSA OGNI ASPETTO, SIA INFRASTRUTTURALE SIA ORGANIZZATIVO. Per questo, dopo la panoramica e il viaggio alle origini del fenomeno, è ora utile capire innanzitutto come il mercato dell’offerta si stia muovendo e poi quali siano le opportunità più interessanti per chi opera all’interno del canale indiretto nonché quali siano i dati su cui costruire la propria strategia di go to market. «Il volume dei dati prodotti tende a esplodere, persone e macchine possono rivelare segreti che fino a ora non abbiamo avuto la capacità e le conoscenze per scoprire – esordisce Luca Rossetti, senior business technology architect di CA Technologies –. In altre parole, grazie al

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Il fenomeno dei Big Data porta con sé anche molte suggestioni che hanno a che fare con le percezioni individuali di controllo, ispezione e con la privacy, riguardanti l’insieme dei dati che vengono generati e raccolti automaticamente sui comportamenti e sui gusti delle persone su Web o nell’ambiente (con sensori, GPS, telecamere, ecc.). Stante il principio del “consenso al dato” e dell’analisi aggregata e anonima dei dati, stante il concetto dei dati “sensibili” che devono essere preservati da usi impropri, e senza addentrarsi nell’interpretazione della normativa vigente (a cui si rimanda per gli approfondimenti), è chiaro che i Big Data comunque portano con sé un importante fattore abilitante: la capacità di garantire la riservatezza e la sicurezza dei dati, soprattutto esterni, che vengono raccolti. Una seconda riflessione riguarda il fatto che i Big Data non sono solo i dati riferiti agli individui in qualità di consumer o di pazienti, ma anche dati generati da sensori, da meter e così via, riguardanti sistemi o infrastrutture, e non persone.

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oltre i limiti tradizionali delle conoscenze individuali». «Se il cloud sta cambiando il modo in cui viene gestito l’IT – conferma anche Dario Regazzoni, strategy & technology director di EMC –, i Big Data stanno cambiando il modo in cui si gestisce il business». La percezione sul valore della nuova organizzazione dei dati appare dunque estesa. Quella di sapere come muoversi, un po’ meno. «Se guardo l’Italia, noto un’attenzione crescente, ma non vedo ancora una volontà attiva né la capacità di andare ad analizzare questa montagna crescente di informazioni – puntualizza Angelo Tenconi, analytics & technology director di Sas –. Le imprese dovranno cambiare atteggiamento, perché l’ondata dei Big Data non è qualcosa da cui si possa scappare». «I vecchi CRM non sono più all’altezza, lo storage tradizionale è al limite e le applicazioni necessitano di maggiore flessibilità – aggiunge Giacomo Marchioro, TSO manager Italy di Symantec –. In Europa, specialmente nei Paesi emergenti, molte aziende hanno già avviato

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progetti Big Data. In Italia siamo ancora in ritardo e solo alcune aziende hanno compreso l’enorme potenziale». Un panorama dove non mancano le voci contrastanti. «Le aziende iniziano a utilizzare diffusamente strumenti di analisi predittiva per anticipare i cambiamenti del mercato e il comportamento dei clienti pianificando le strategie più opportune – replica Marco Albertoni, smarter analytics leader di IBM –. Anche quelle italiane hanno compreso che oggi il corretto utilizzo dei dati è una delle principali priorità». Prima ancora di pensare alle prevedibili difficoltà di investire per adeguare l’infrastruttura, a smuovere l’interesse delle aziende dovrebbe essere una realtà sempre più pressante. «I dati da soli non hanno alcun valore. Questo infatti, deriva da come vengono utilizzati per raggiungere gli obiettivi di business,

per offrire servizi ai clienti e aumentare il fatturato – spiega Carlo Viganò, alliance manager di NetApp –. Da una nostra inchiesta, quasi la metà degli intervistati in Italia (45%) non è in grado di essere agile quanto desidera, a causa delle difficoltà nell’accesso a dati appropriati». Fermo restando il principio base dell’analisi, le pratiche di business intelligence consolidate negli ultimi anni non sono sufficienti ad affrontare il nuovo fenomeno. «Per comprendere meglio il comportamento dei clienti, le aziende cercano di integrare i dati strutturati disponibili in azienda con dati open quali dati Istat, di traffico, meteo – sottolinea Sauro Romani, alliances & channels country leader di Oracle –, piuttosto che generati da sensori digitali impiegati negli impianti di produzione e nella supply chain o da dispositivi utilizzati nei processi di erogazione dei servizi alla

clientela». «Oggi lo scenario sta cambiando perché sempre più spesso il business richiede informazioni multimediali/destrutturate che necessitano un approccio diverso – ribadisce Roberto Massoli, channel manager di CommVault –. Un secondo aspetto è l’uso di queste informazioni: prima si utilizzavano i dati all’interno della propria azienda durante l’orario d’ufficio, ora si ha la necessità di accedere alle informazioni in luoghi e momenti diversi». L’enfasi posta sulla quantità dei dati da trattare rischia inoltre di far passare in secondo piano l’aspetto qualitativo. «Le discussioni dovrebbero incentrarsi maggiormente sul concetto di Big Value Data, ossia i dati realmente missioncritical per l’azienda, ossia


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VISUAL ANALYTICS

LE SCELTE GIUSTE ALLA PORTATA DI TUTTI

scenza a tutte le funzioni aziendali (sales & marketing, controllo di gestione, risk management, frodi, ecc.), non solo a coloro che hanno competenze tecniche. È così possibile portare alla luce nuove opportunità, dare risposte a problemi complessi e reagire all’evoluzione del mercato in modo rapido e proattivo.

Secondo Gartner la Business Analysis deve essere scalabile per supportare l’esplosiva crescita dei dati e per SAS la scalabilità è sinonimo di flessibilità, ma sia nelle grandi organizzazioni sia in quelle medie e piccole, il livello di qualità dell’analisi dei dati deve restare lo stesso e la lettura delle informazioni deve essere facile e immediata. La nuova versione SAS Visual Analytics 6.1 è altamente scalabile e può essere utilizzata da singoli utenti o avere uno sviluppo più ampio e globale all’interno delle aziende. Non solo. SAS Visual Analytics 6.1 integra la possibilità di esplorare in maniera grafica e immediata i dati con funzionalità di Business Intelligence e analisi di ultima generazione. La capacità di esplorare enormi volumi di dati offre l’opportunità senza precedenti di sfruttare tutti i Big Data a disposizione e di estendere il potere della cono-

Più potenza per tutti La nuova versione di SAS Visual Analytics semplifica l’analisi dei dati presenti nelle organizzazioni, anche quelle di medie dimensioni, dove il punto cruciale non è in realtà la mole di dati, ma la velocità di elaborazione e il time to market. I manager e i decisori di business hanno accesso istantaneo ai dati, via desktop o mobile. Oltre a supportare piattaforme hardware dipartimentali, l’ultima versione offre nuove funzionalità analitiche evolute integrate nella soluzione, come il forecasting e regressioni multiple, una specie di macchina del tempo che permette di navigare lo storico dei dati. L’analisi dei dati cambia il modo di prendere decisioni vitali per

un’azienda, ma è la loro corretta rappresentazione che concorre a determinare una sintesi in grado di leggere in modo corretto certi fenomeni, combinando le correlazioni tra fatti ed eventi anche lontani tra loro. I tempi di analisi di dettaglio dei dati dei sistemi gestionali si riducono da giorni e ore a pochi secondi, consentendo in tempo reale di valutare l’impatto economico delle manovre sulle leve di business. Risposte rapide Il Cio di un’azienda in un momento in cui deve tenere sotto controllo il livello di spesa del budget assegnato si trova di fronte a richieste sempre più particolari da parte delle singole business unit. Come conciliare la pressione dei budget, il livello delle risorse disponibili, le competenze tecniche e le scelte di business? La scelta di investire in soluzioni di Business Analysis deve essere presa al vertice delle organizzazioni non come effetto riflesso, ma come scelta strategica. SAS Visual Analytics segna il punto di svolta, perché unisce alla potenza dell’High-Performance Analytics e della tecnologia in-memory, la semplicità di un’interfaccia semplice e intuitiva.


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Lossa, regional manager di Brocade –. A livello di networking, il pericolo maggiore è di non avere implementato una rete adeguatamente performante che sia in grado di gestire il traffico Internet in continuo aumento». «Le organizzazioni rischiano di essere sommerse da uno tsunami di dati destrutturati o semi-strutturati non facile da governare e da dove distillare le informazioni e integrarle al patrimonio di dati strutturati dell’azienda – riprende Romani –. L’opportunità più preziosa è invece legata al fatto di poter ottenere indicazioni sul mercato, ma anche sulla stessa azienda, sui prodotti e servizi, da un’angolatura diversa». Com’è facile intuire, la quantità da sola non è sufficiente. Insieme, servono qualità e organizzazione. «Il problema più grande è gestire la crescita dei dati – sottolinea Simon Anderson, product marketing managertape products di Tandberg Data –. Oltre il 95% non viene

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Circa i potenziali benefici dei Big Data i discorsi si sprecano. All’atto pratico, è però tutt’altro che immediato inquadrare bene i vantaggi e orientare di conseguenza investimenti e strategie. «Il 90% dei dati in circolazione oggi, non esisteva due anni fa – afferma Tenconi –. Questa è la sfida: l’enorme massa di dati, strutturati e non, a disposizione di chi li sa sfruttare. Molte aziende si trovano di fronte a un bivio: fare finta di niente e continuare a usare minime percentuali di dati per prendere decisioni che possono accrescere

aumentino notevolmente la complessità delle applicazioni e si traducano spesso in una scarsità di rendimento, disponibilità e scalabilità di queste ultime». «La troppa informazione che diventa disinformazione o dato spazzatura è un rischio elevato – aggiunge Gianluca Colombo, storage sales specialist di Dell –. La facilità nel reperire fonti ha il rischio intrinseco di collezionare molte informazioni duplicate e se i dati sono troppi diventa difficile filtrarli e usarli correttamente». Il rischio di lasciarsi prendere la mano e ottenere il contrario di quanto sperato è concreto. «Uno dei rischi maggiori è non essere in grado di utilizzare la preziosa mole di dati in possesso delle aziende – riflette Paolo

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Opportunità e rischi

o azzerare il business, oppure affrontare il toro per le corna e trasformare quell’enorme “peso” inutilizzato in una grande opportunità». «Bisogna saper navigare questo immenso universo digitale con un giusto equilibrio tra tecnologia, sicurezza dei dati e competenze IT – conferma Bastianon –. Oggi l’opportunità più preziosa è proprio riuscire a sfruttare questa esplosione di informazioni, sapendone declinare correttamente e velocemente accesso ai dati su diverse piattaforme e sistemi, trasformazione e integrazione». Di fronte all’entusiasmo tipico di una novità, uno dei pericoli maggiori è proprio trascurare le possibili ripercussioni. «Il principale rischio è trovarsi al cospetto di database mastodontici e non strutturati nei quali sono stati accumulati una enormità di dati in breve tempo senza però collocarli – avverte Emanuele Cagnola, APM sales director di Compuware –. Dal punto di vista gestionale, bisogna considerare come i Big Data

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dati di intelligence non processabili – puntualizza Claudio Mastore, country manager di Axway –. I dati di questo tipo devono essere governati quando sono inattivi all’interno di database controllati dall’istituzione, mentre si spostano tra le applicazioni interne, durante il percorso da un’applicazione al dispositivo di un dipendente o di un cliente e quando sono in transito da tali dispositivi a Internet».



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utilizzato dopo sei mesi dalla creazione; l’archiviazione attiva, con lo spostamento dei dati obsoleti dal disco al nastro, ritengo sia la soluzione a lungo termine per la gestione della crescita e la riduzione dei costi di storage». Da non sottovalutare, inoltre, effetti collaterali tutt’altro che secondari. «Dobbiamo pensare alla concentrazione delle informazioni e alla conseguente tutela della privacy – avverte Marchioro –. Nuovi dubbi emergono sulla proprietà del dato e su dove vengono conservati questi patrimoni informativi, personali o aziendali. I data center possono risiedere in Paesi extracomunitari, dove

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le normative in termini di privacy possono essere molto diverse». Da scongiurare, infine, la tentazione di adattare soluzioni esistenti. «Non è possibile affrontare con successo un complesso progetto Big Data con le tecnologie e gli approcci del passato – rilancia Denis Nalon, business programs manager di Fujitsu Technology Solutions –. È necessario familiarizzare con architetture e strutture di progetto talvolta inconsuete e in grado di integrare risultati di analisi e dati in tempo reale». A questo proposito c’è chi da tempo ha fatto una scelta precisa. «Il cuore della nostra idea – racconta Regazzoni di Emc – è il Software Defined Data Center, il data center smaterializzato. Il cloud, non più neonato ma in fase di crescita, contribuisce all’esplosione dei dati. I dati pervengono nei data center in modo veloce, devono essere analizzati e rientrare

in circolo come informazioni di valore in tempo reale; occorre dunque smaterializzare e rendere agile anche il data center».

Dalla teoria al guadagno Prendere coscienza di dover affrontare la questione Big Data è il primo passo, praticamente la premessa alla questione cruciale di come ricavarne vantaggio competitivo. «Integrazione e qualità dei dati sono aspetti chiave per un data management all’altezza di queste nuove sfide – riflette Gianni Anguilletti, country sales manager di Red Hat –. Un fattore critico di successo è la disponibilità di un single point of truth per tutti i processi aziendali. Proprio per questo un progetto deve avere uno spettro interdipartimentale». Affermare che il futuro di un’azienda dipende dal buon uso dei Big Data può apparire eccessivo, eppure la realtà non è poi tanto diversa. «Solo l’anno scorso parlavamo di grande opportunità nell’utilizzo, nella correlazione e nell’arricchimento che possono portare al business

– osserva Colombo –. Un tesoro nascosto che le aziende devono saper sfruttare. Oggi possiamo dire che sono indispensabili per conservare le posizioni di mercato e, a maggior ragione, per guadagnarle». Il punto di partenza è quello ormai noto e consolidato da tempo in azienda. «L’analisi si avvale del concetto di business discovery ed estende il significato stesso di business intelligence tradizionale per comprendere nel dettaglio i comportamenti dei clienti – riprende Massimo San Giuseppe, presidente e socio fondatore di QlikView –, ottimizzando i processi interni e aumentando la produttività grazie alla riduzione del time to market. L’utente deve essere in grado di rispondere sempre a nuovi quesiti in un processo “never-ending”». «È opportuno mettere interfacce su questi dati per combinarli e legarli ad altri datafeed, con lo scopo di ottenere una visione nuova e olistica – aggiunge Luca Zerminiani, systems engineer director di VMware –. Ma questo richiede un approccio innovativo nella costruzione dei servizi IT,


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ERP

ZUCCHETTI: LA FORZA È NELLE DIFFERENZE

Paolo Susani, direttore vendite del canale indiretto Zucchetti

«Zucchetti è leader nel mercato dei professionisti e delle aziende in ambito ERP e della gestione del personale – afferma Paolo Susani, direttore vendite del canale indiretto –. In un mercato in contrazione dove c’è una riduzione dei margini e una difficoltà di sviluppo di nuove soluzioni a causa dell’assenza di risorse finanziarie e di personale, avere una partnership con Zucchetti significa, oltre a godere dei benefici delle soluzioni citate, disporre di un’ampia offerta di soluzioni e servizi che consentono un incremento delle vendite sul parco clienti e, allo stesso tempo, permettono di approcciare nuovi mercati per estendere le proprie opportunità di business». Oltre alle soluzioni tradizionali, Zucchetti offre una vasta scelta che spazia fra Business Intelligence, CRM e Gestione Documentale; ci sono proposte per la sicurezza (oggi si parla molto di Safety e Zucchetti è l’unica azienda che ha a disposizione una suite dedicata alla sicurezza sul lavoro) e per l’automazione; sono disponibili inoltre soluzioni cloud, che consentono di appoggiarsi al data center della software house italiana oltre che offrire applicativi on premise. «Zucchetti offre anche un’efficiente gestione delle presenze che, a differenza delle altre soluzioni che si trovano sul mercato, è disponibile sia lato client/server sia lato web, ma soprattutto con un’interessante integrazione con la firma elettronica» specifica Susani.

Nella galassia dell’offerta troviamo anche il controllo accessi e, da qualche mese, l’Unified Communication «ma abbiamo puntato molto anche nell’ambito del consumo energetico con una nuova società che può aiutare gli energy manager». Nuovi mercati «Diventare partner Zucchetti non vuol dire avere competenze per tutte queste soluzioni; significa però avere la possibilità di affrontare ciascuno di questi mercati con il fine di fare del business senza precludersi nessuna opportunità. Quando ci si trova di fronte a segmenti economici stagnanti, grazie alla gamma di offerte disponibile c’è la possibilità di approcciare nuovi mercati – aggiunge Susani –. Il partner può inoltre godere dei benefici dei servizi che esso stesso può mettere in campo o appoggiandosi a noi o mettendosi in relazione con altri partner. Per esempio, nel caso di large account, Zucchetti favorisce la cooperazione di più partner per mettere insieme competenze atte a soddisfare completamente le esigenze del cliente».

Formazione e supporto marketing Ciascuna linea di business ha il proprio iter formativo. Esiste a tal proposito Accademia Zucchetti, il servizio che si occupa della formazione dei partner in ambito tecnico, commerciale e anche manageriale. Zucchetti mette a disposizione la propria esperienza anche per ottenere i fondi impresa per la formazione, per usufruire di leve finanziarie a beneficio degli investimenti e per ricevere consulenza nel controllo di gestione. I partner Zucchetti hanno, inoltre, la sicurezza di disporre in ogni momento di servizi e attività di marketing a supporto del loro business. Con i partner anche all’estero «Zucchetti è una vera fabbrica del software italiana, in espansione anche all’estero, solida dal punto di vista finanziario e sempre propensa agli investimenti – conclude Susani –. Abbiamo più di 200 partner internazionali che possono supplire alle difficoltà che incontrano alcuni partner italiani nel seguire i loro clienti fuori dai nostri confini, affiancandoli nelle regioni di loro competenza».

Contatti ZUCCHETTI Via Solferino, 1 26900 Lodi Tel. 0371 594.24.44 market@zucchetti.it www.zucchetti.it


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– spiega Alberto Degradi, infrastructure architecture leader borderless network e data center di Cisco –. C’è bisogno di un numero maggiore di professionisti IT che devono essere formati in quest’aera specializzata: per esempio gli “scienziati dei dati”, che trasformano i dati non elaborati in informazioni che portano alla scoperta e alla comprensione, comunicano ciò che hanno studiato in modo creativo e visivo, e suggeriscono l’impatto sul business». La tentazione della via interna risponde anche a requisiti economici e una maggiore sensazione di riservatezza. Il consulente

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Per individuare l’origine e le caratteristiche dei Big Data, uno degli esempi più ricorrenti chiama in causa i social network. Oltre alla grande quantità di informazioni resta però da chiarire se e come possano effettivamente tornare utili in sede di analisi. «Da questi universi arrivano informazioni preziose per le aziende, che non possono più accontentarsi di conoscere il profilo personale e di comportamento del cliente rispetto al prodotto – spiega Albertoni –, ma si integrano con quelle che arrivano in forma di feedback o di richieste di assistenza. Un’integrazione non sempre facile, perché le informazioni giungono da sistemi e applicazioni diverse». Dentro o fuori, Al riguardo, le opinioni non il dilemma delle risultano perfettamente competenze allineate. «Si stima che Per chi decide di più del 70% delle aziende temporeggiare non abbia idea di che cosa ancora prima pensino sui social media i propri clienti – puntualizza Fanizzi - Emc Bastianon –. Utilizzando co r a e analizzando i dati M dei social network si può arrivare a definire una scorecard social, con cui valutare per esempio l’efficacia delle campagne online e il grado

di affrontare la questione Big Data, i rischi di perdere quote di mercato sono consistenti. Anche per chi è pronto a mettersi all’opera, però, le difficoltà non mancano, a partire da come e dove individuare le necessarie competenze. «Raccogliere, leggere, interpretare, interrogare correttamente e correlare i dati sono quindi le sfide già sostenibili dal punto di vista tecnologico, considerati gli strumenti messi a disposizione dalle soluzioni di virtualizzazione e di cloud computing – spiega Marco Fanizzi, amministratore delegato Emc Italia –, ma serve la preparazione di specifiche figure professionali per formulare le giuste domande». «Sono richieste persone con particolari competenze e creatività per immaginare e sfruttare appieno le potenzialità dei dati

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Credere ai social network?

di raggiungimento degli obiettivi». Per quanto importanti, i social network possono rivelarsi addirittura controproducenti, qualora distolgano l’attenzione da altre priorità. «In una fase preliminare di adozione non sono indispensabili per raggiungere gli obiettivi stabiliti – replica Guido Pezzin, vertical regional sales manager di HP –, in quanto si dispone già di un quantitativo sufficiente di informazioni. Rappresentano un fattore di arricchimento e di ulteriori opportunità in fasi più avanzate di adozione e di analisi dei Big Data». «Sebbene parametri come le foto su Facebook, i video su YouTube e i post su Twitter, attirino sempre più l’attenzione dei media – ribadisce Viganò –, la crescita dei dati è più che altro dovuta a set generati dai computer, dalle imprese, come il tracciamento delle abitudini dei consumatori, le analisi dei mercati finanziari».

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orientato verso piattaforme resilienti e scalabili, che possano crescere e svilupparsi parallelamente alla crescente quantità di dati e statistiche, ed essere al servizio dei processi aziendali».


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San Giuseppe –, ci deve essere sempre più uno sforzo reciproco a venirsi incontro, e la tecnologia può veramente facilitare il compito, ridurre gli attriti e fare in modo che un team di figure multidisciplinari lavorino proficuamente assieme».

Largo al professionista Se per quanto riguarda le risorse interne il problema della scelta non si pone, recuperare altrove competenze all’altezza non è un compito facile, soprattutto considerando la mancanza di riferimenti su problematiche nuove. «Un’indagine di Gartner ha

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specializzato d’altra parte può garantire maggiore competenza. Un tipico caso di dove la soluzione migliore sia nel mezzo. «Penso che nessuno conosca meglio i processi delle persone che quotidianamente sono chiamati a gestirli, così come lo specialista esterno conosce al meglio la tecnologia – analizza Massoli –. Quindi il processo migliore è quello di unire le forze per creare una soluzione che soddisfi le richieste, gestita in casa con l’aiuto degli esperti». «Credo fortemente nell’adozione di un modello misto – approva Pezzin –, dove alcuni processi strategici, difficilmente praticabili in outsourcing per le peculiarità legate alla singola azienda, continuino a essere gestiti internamente, mentre vengono affidati a consulenti esterni lo sviluppo e l’implementazione di applicazioni sperimentali utili a far evolvere l’azienda». Interesse di tutti è quindi superare l’annoso conflitto di convivenza. «Le barriere che ci sono sempre state tra queste figure devono diventare barriere osmotiche – avverte

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evidenziato come la crescita dei dati rappresenti la più grande sfida per i Cio legata alle infrastrutture hardware di data center, con un 47% di intervistati che la reputa uno dei loro primi tre elementi di criticità – sottolinea Nalon –. I partner devono cercare di cogliere al volo questa opportunità e stare accanto al cliente per accompagnarlo in questo processo». Una missione di quelle ardue, dove serve un’adeguata preparazione da acquisire in tempi brevi. «Le società di consulenza risultano

fondamentali per accompagnare le direzioni aziendali in questi complessi percorsi evolutivi e non è nostro compito, né intenzione, sostituirci a loro – spiega Tenconi –. L’obiettivo è portare i partner a essere autonomi sulla nostra tecnologia e, quindi, di costruirsi il proprio business». Al momento, però, la domanda è ancora maggiore dell’offerta, e da questo possono nascere interessanti opportunità per il canale. «C’è un crescente bisogno di un numero maggiore di professionisti IT che devono essere formati in quest’aera specializzata – conclude Degradi –. Per esempio quelle figure che trasformano i dati non elaborati in informazioni che portano alla scoperta e alla comprensione, attraverso una comunicazione creativa e visiva che faccia emergere l’impatto sul business».

Tra le tante novità tecnologico-strategiche lanciate in questo periodo in ambito Big Data, interessante in particolare è quella presentata da Hitachi Data Systems che, per affrontare la sfida delle informazioni, ha deciso di puntare su un nuovo approccio integrato. Il nucleo di questa strategia è Hitachi Data Instance Manager (HDIM), una piattaforma software intelligente e basata su policy, in grado di tracciare e ottimizzare specifiche istanze (o copie) dei dati durante il loro intero ciclo di vita. «Le aziende – spiega Dario Pardi, Emea vice president global market e presidente di HDS Italia – sono così in grado di sviluppare una strategia completa di protezione delle informazioni, che si adatti ad applicazioni e casi d’uso specifici del loro business. Questa nuova piattaforma software contribuisce a raggiungere la visione di HDS di creare un portafoglio completo, che possa unificare backup, archiviazione e le tecnologie di replicazione basate su piattaforma di storage, all’interno dell’attuale scenario dei Big Data».


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Xenesys: verso la libertà dei dati Xenesys è una realtà italiana che ha grande esperienza nel mondo dei Big Data e che ha scelto EMC come partner per offrire ai propri clienti le soluzioni più innovative. Giorgio Moresi, BI managing director & top client solutions manager di Xenesys, e Bernardo Palandrani, director partner sales di Emc, spiegano in questa doppia intervista quali sono le linee di sviluppo di questo affascinante settore. I Big Data possono davvero cambiare il modo di operare delle aziende? Xenesys: I Big Data stanno cambiando il modo di lavorare in azienda. È un dato di fatto. Secondo IDC i dati nei prossimi 10 anni aumenteranno di 75 volte il loro volume, diventando sempre più eterogenei. Dati di produzione, ordini, attività di magazzino e di vendita, opinioni dei clienti (o dei prospect) sui social media sono gli elementi caratterizzanti di questo universo informativo frammentato che necessita di strumenti analitici e previsionali complessi per permettere al management di prendere decisioni non solo corrette, ma realmente convenienti. La grande quantità di dati disponibili e l’esigenza di flessibilità che interessa oggi tutte le aziende impongono il superamento della vecchia BI verso un nuovo paradigma (che chiamiamo Business Discovery) in grado di fornire risposte imprevedibili a domande totalmente libere, basato sull’assenza di vincoli strutturali del sistema e su una navigazione dinamica e creativa del patrimonio informativo disponibile. Secondo noi, infatti, per scegliere il giusto moto-

re di Big Data non serve considerare la velocità, che caratterizzava le soluzioni della vecchia BI, piuttosto il modo con cui vengono organizzati i dati e l’obiettivo di business che si vuole raggiungere. Quando affianchiamo un cliente in un progetto di business intelligence, diamo vita a sistemi dinamici, vicini alle esigenze aziendali e gestibili direttamente dai responsabili ICT sulla base di adeguati criteri enterprise, con soluzioni indipendenti dal volume dei dati trattati e adatti anche alle esigenze di organizzazioni che dispongono di volumi di dati significativi ma non propriamente grandi. Business Discovery è un approccio che può essere applicato anche a volumi piccoli di dati: il vostro database aziendale, infatti, potrebbe esplodere di informazioni anche domattina. EMC: Non è solo la quantità di dati che sta cambiando rapidamente, ma anche la tipologia degli stessi. Non sono dati strutturati, si replicano a velocità stratosferica e molti si dissolvono con la stessa rapidità con cui sono generati. I Big Data necessitano di una gestione diversa e c’è necessità di tecnologie più

efficienti rispetto a quelle utilizzate in passato, e di competenze specifiche che i partner devono poter costruire insieme al vendor. L’analisi dei Big Data permette alle aziende di effettuare confronti incrociati e comparazioni di insiemi disparati di dati non strutturati per trovare nuovi “sweet spot” competitivi. Ad esempio, le aziende di finanziamento potrebbero ridurre i rischi sui prestiti coprendo i dati delle richieste con i dati di pignoramento in un contesto geospaziale; i retailer potrebbero combinare informazioni sui social network, contenuti dei blog e ricerche degli analisti con dati socio-demografici per identificare trend di acquisto e motivazioni che spingono alla fedeltà da parte dei clienti. Tutto questo corrisponde a nuove opportunità di business per i partner che operano e scelgono di investire in queste tematiche.

La missione di Xenesys Xenesys è un solution e service integrator che offre soluzioni e servizi IT alle imprese del fashion, del retail, del lusso, del design e a quelle marketing-intensive di tutta Italia. L’ampia offerta multibrand garantisce al cliente neutralità nella proposta delle soluzioni, mentre l’approccio proattivo

assicura al cliente le migliori tecnologie sulla base delle sue esigenze di flessibilità ed efficienza. La sua struttura, fatta di persone competenti e costantemente aggiornate sulle più recenti innovazioni tecnologiche, fa di Xenesys il partner ideale per l’Information Technology.


Giorgio Moresi, BI managing director & top client solutions manager di Xenesys

Bernardo Palandrani, director partner sales di EMC Ci sono due considerazioni fondamentali da fare in relazione alla metodologia dei Big Data. In primis, occorre decidere quale sia l’intelligence che porti più valore alla propria azienda. In secondo luogo, e forse cosa più importante, l’analisi dei Big Data richiede un’interpretazione più sofisticata oltre a un insieme di competenze più complesse e trasversali per sfruttare qualsiasi idea. EMC risponde a questo nuovo panorama con soluzioni hardware e software innovative. Tra queste ci sono nuove architetture di storage scale-out, applicazioni di business intelligence e tecnologie di cloud computing. Procedendo nel modo giusto si ottengono notevoli vantaggi, quali una road to market più rapida, processi di selezione più ponderati, strategie di marketing più efficaci e in definitiva, un aumento sostanziale nei profitti. Un vendor, oltre alla tecnologia, che cosa dovrebbe fornire a un partner per favorire la sua attività in questo settore? EMC: Il ruolo di EMC oggi rispetto al canale è quello di dare ai partner la possibilità di diversificarsi sul mercato portando argomenti quali cloud, Big Data e trust, le tre direttrici lungo cui si sviluppa oggi la nostra offerta, con l’obiettivo finale di aiutare i nostri partner a mantenere la competitività e concentrarsi sulle proprie competenze specifiche, come i Big Data. A tal proposito abbiamo ridisegnato il nostro programma Velocity,

con cui chiediamo ai partner più impegno sulle specializzazioni ma con l’obiettivo di essere ingaggiato nella fase iniziale del progetto, sviluppando insieme le competenze per essere autonomo e ricavarne dei margini che vanno oltre la mera vendita del prodotto. In cambio offriamo supporto pre-vendita dedicato, nuove forme di rebate e incentivi, nuovi strumenti finanziari, il tutto esteso anche alle nuove soluzioni cloud e Big Data. Xenesys: Deve poter offrire un livello di competenza tecnica sul proprio prodotto tale da consentire al partner di utilizzarla al meglio per dare al mercato soluzioni nuove non solo nella forma ma anche, e soprattutto, nella sostanza. Questo è tanto più vero in quanto si tratta di tecnologie fortemente innovative, e dove l’errore che il partner può compiere è quello di replicare vecchi concetti su nuove macchine. Da questo fatto scaturisce un’ulteriore considerazione: perché le tecnologie Big Data operino in modo realmente innovativo è necessario che sia il partner sia il vendor dispongano di competenze concettuali e tecniche tali da consentire la realizzazione di soluzioni di nuova concezione, in grado di aprire nuove prospettive di business coniugando nuovi modelli applicativi alle tecnologie emergenti. È facile cadere nella trappola che Big Data significhi semplicemente accelerare la velocità di risposta in presenza di grandi volumi di informazioni: bisogna coniugare velocità con modalità interattive di analisi, capacità statistiche e predittive, fusione di dati disomogenei provenienti da fonti eterogenee, capacità di modellare sistemi totalmente data-driven che operano su informazioni a livello atomico. In altre parole, attuando nel concreto i concetti di Business Discovery e realizzando soluzioni BI in grado di trasformare la conoscenza in valore. L’obiettivo non è solamente monitorare il business con la BI, ma utilizzare la BI per generare nuovo business.

Che cosa vi ha portato a scegliere EMC come partner nel mondo dei Big Data? Xenesys: EMC dispone di soluzioni di alto valore tecnologico, in grado di fondere dati strutturati e dati provenienti dal Web o altre fonti testuali all’interno di soluzioni BI omogenee e integrate. I sistemi EMC sono in grado di crescere in modo lineare e dispongono si acceleratori di scrittura e lettura dei dati di altissimo valore prestazionale. Tutto questo abbinato alla competenza nella gestione e nell’utilizzo di volumi informativi importanti. L’utilizzo di motori inferenziali integrati a livello profondo nelle proprie appliance rende le soluzioni EMC particolarmente adatte a contesti in cui la capacità predittiva, abbinata ad elevate performance di elaborazione, diventa il cuore di soluzioni BI realmente nuove. A titolo di esempio, la capacità di elaborare e fondere informazioni provenienti da data base aziendali con informazioni provenienti da blog e siti social rende possibile la profilazione in tempo reale di un cliente nel momento stesso in cui questi si “affaccia” al sistema, o interagisce con un punto vendita fisico o virtuale dell’organizzazione. È su questi concetti che si basano i nuovi modelli di vendita, dal CRM proattivo alla rivisitazione del concetto stesso di supporto e incentivazione alla vendita. Sono nuove frontiere, la cui esplorazione sta cominciando ora, ma di cui già si possono intravedere e prevedere i risultati.

CONTATTI XENESYS Viale Europa, 15 53100 Siena Tel. 0577 1915751 Fax 0577 1959333 marketing@xenesys.it www.xenesys.it


ATTUALITA’

La tecnologia cambia la vita delle aziende, soprattutto quelle che puntano sul “Made in Italy”. La maggior competitività, il maggior controllo e soprattutto l’innovazione aggiungono un valore che può far sviluppare velocemente le imprese. Per questo Digitalic ha raccolto il meglio della tecnologia e l’ha portata al Vinitaly, nel padiglione Enolitech (dedicato all’innovazione nella filiera del vino). Sotto il nome di “Cantina Digitale” abbiamo creato un punto d’incontro per scoprire come la

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tecnologia può migliorare l’attività delle cantine: dalla realtà aumentata ai droni, dal software di gestione alla sicurezza, dal wireless alla consulenza fino alle carte più innovative. Tra le soluzioni presentate, una delle più significative è stata il wireless di ZyXEL che permette di avere una connettività ad elevate prestazioni in tutte le aree aziendali e garantisce mobilità – in completa sicurezza – agli utenti in modalità Wi-Fi. Inoltre, la tecnologia ZyXEL consente di posizionare sensori nella vigna per monitorare le condizioni, connettere la cantina, sorvegliarla con telecamere,

All’interno del Vinitaly si è svolto anche l’esclusivo evento IFInitaly, ideato e realizzato da Jesusleny Gomes, brand manager di IFI Consulting. «Abbiano pensato che la tecnologia può essere apprezzata anche in contesti diversi – ha spiegato Jesusleny Gomes –. Così, in collaborazione con sei prestigiose cantine italiane, abbiamo ideato un percorso di degustazione, dal Piemonte alla Lombardia passando per il Veneto e la Toscana, raccontando e trasferendo la passione dei produttori e parlando delle grandi innovazioni che è possibile realizzare con la tecnologia». La voglia di far rivivere il successo dell’iniziativa ha portato IFI Consulting a creare una App per trasferire tutte queste sensazioni a quelle persone che non hanno partecipato al percorso. L’applicazione viene sviluppata in collaborazione con Giovanni Lugoboni, già creatore della App per il Consorzio Tutela Vino Soave. 36

Al Vinitaly, Digitalic ha presentato in un Village le migliori tecnologie per il settore del vino

collegare il magazzino e usare il gestionale su tablet. Al Village era presente anche Galileo Cantine, il programma di Sanmarco Informatica che da anni si evolve seguendo le esigenze di informatizzazione di questo campo. Il software si rivolge alle aziende vinicole e alle distillerie che operano nelle diverse realtà del settore con attività di produzione, imbottigliamento, commercio e distribuzione. Presso il nostro stand non potevano mancare messaggistica e protezione. Il marketing sta infatti cambiando e sempre più aziende utilizzano il canale Sms per le proprie comunicazioni: i messaggi raggiungono immediatamente i destinatari e vengono sempre letti con attenzione. Con le soluzioni presentate da Agile Telecom si possono inviare Sms professionali a

tutti i clienti e a prezzi molto competitivi. Tutte le attività devono essere però protette e questo è possibile per mezzo di Fortinet, leader mondiale nella fornitura di apparecchiature per la sicurezza di rete e di soluzioni Utm, grazie alle quali si può ottenere una protezione ampia, integrata e ad alte prestazioni. Innovare, poi, si può anche attraverso la carta (immancabile al nostro Village). Con la gamma di carte creative del Gruppo Cordenons si possono creare etichette uniche per distinguersi, scatole di prestigio, biglietti preziosi. La carta offre poi infinite innovazioni anche nel campo della filtrazione. Il mondo digitale costruisce dunque le fondamenta su cui si sviluppa la vita e il lavoro. Progettare sistemi efficienti è quindi alla base della crescita e dell’evoluzione. IFI Consulting, che era presente al Village di Digitalic, è il partner in grado di studiare soluzioni personalizzate hardware e software integrando sistemi eterogenei per il trattamento di dati e informazioni.


Digitalic per Fortinet

SECURITY

FORTINET PRESENTA UNA SOLUZIONE PER LA SICUREZZA DELLE LAN WIRELESS

Joe Sarno, VP Regional Sales, Fortinet

Fortinet presenta la nuova soluzione per la sicurezza delle LAN wireless, studiata per le aziende distribuite. Fortinet Secure WLAN integra accesso, sicurezza, autenticazione, switching e gestione per reti cablate e wireless in un sistema facile da gestire, che consente di implementare policy a livello di sistema. Gli amministratori possono beneficiare di un’ampia soluzione unificata che offre protezione ineguagliata, TCO di livello superiore e controllo granulare attraverso l’autenticazione degli utenti e la visibilità dei dispositivi sull’intera rete. Come parte della soluzione, Fortinet ha presentato i nuovi prodotti per reti cablate e wireless: gli switch Ethernet FortiSwitch28C e FortiSwitch-348B e gli access point wireless FortiAP14C e FortiAP-28C. La soluzione Secure WLAN integra in modo esclusivo la sicurezza nella struttura di rete per supportare le organizzazioni nell’affrontare in modo efficace le esigenze poste dalla mobility aziendale. Di seguito le principali caratteristiche. • Sicurezza integrata: questo approccio offre agli amministratori una singola piattaforma semplificata per gestire utenti e dispositivi, oltre all’implementazione unificata di po-

licy per reti cablate e wireless. • Minor TCO (Total Cost of Ownership): grazie a Fortinet, non è necessario acquistare controller WLAN separati e non sono applicabili diritti di licenza per AP e gestione cloud, che possono aumentare rapidamente con l’implementazione della rete wireless in più località. • Visibilità dei dispositivi: consente alle aziende di definire e applicare policy basate sui vari tipi di dispositivi. L’accesso degli apparecchi mobili (iPhone, Android, ecc.) è configurato mediante l’integrazione del device tramite autenticazione dell’utente e del dispositivo e applicando policy per device e per utente, in modo da garantire che vengano raggiunte le destinazioni corrette. Questa è la tecnologia fondamentale necessaria per le iniziative Byod in scuole e uffici. • Autenticazione: la soluzione fornisce l’autenticazione inte-

grata con funzionalità “Single Sign-On” e l’applicazione di policy tra access point, apparecchiature di sicurezza e dispositivi di switching. • Scalabilità: Fortinet supporta le implementazioni centralizzate, mesh e distribuite, di access point senza controller, con una varietà di AP interni, esterni e remoti. Questi AP, combinati con i controller wireless FortiGate virtuali o basati su apparecchiatura, sono ideali per gli ambienti nel settore dell’istruzione, della sanità, del retail e delle aziende distribuite. Inoltre, per le imprese che richiedono l’autenticazione a due fattori, la soluzione Fortinet Secure WLAN supporta direttamente la serie di appliance di autenticazione FortiAuthenticator, che fornisce l’autenticazione a due fattori basata su token sia hardware che software per qualsiasi dispositivo di terze parti.


ATTUALITA’

Un viaggio all’interno dei dati: il Sas Forum 2013 è stato un evento speciale per scoprire come visualizzare i Big Data e sfruttarli per migliorare la propria attività. Per raccontare questo viaggio nel mondo delle informazioni e le difficoltà di selezionare quello che serve e renderlo disponibile per una platea o per un’azienda, Sas ha chiamato un ospite d’eccezione: l’attore Marco Paolini, divenuto

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Marco Icardi, AD di Sas Italia

famoso con il suo spettacolo sul Vajont. Paolini ha raccontato come si muove tra le informazioni e i dati per prepararsi a uno spettacolo, dando indicazioni illuminanti sul processo, gli strumenti e gli obiettivi che ci si deve porre. Anche le aziende sono di fronte a scelte complesse: «Sono alla costante ricerca di modi più efficaci per prendere decisioni in un mondo dove la quantità di dati da analizzare aumenta in modo esponenziale – ha spiegato Marco Icardi, AD di Sas Italia durante il Sas Forum –. Si tratta nella maggior parte dei casi di dati destrutturati provenienti dai social media, sentiment data, dati transazionali e altro. L’ultima versione di Sas Visual Analytics segna il punto di svolta: unisce

Si apre una nuova dimensione per la Business Analytics, quella visuale. Sas lancia infatti l’ultima versione del suo software per l’analisi dei dati, che apre nuovi orizzonti alla BI

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alla potenza la semplicità di un’interfaccia intuitiva, che può essere utilizzata anche su tablet». Con Sas Visual Analytics è possibile esplorare visivamente i dati, per estrarre correlazioni e identificare fenomeni nascosti, che gli strumenti classici di BI e reporting non sono in grado di garantire con la stessa efficacia. «Il nuovo livello della BI di Sas è una visione che coniuga la completezza alla semplicità d’uso; tutta la complessità è nascosta all’utente. Questo rende l’analisi dei dati più democratica, ovvero consente l’accesso alle informazioni decisive anche ai responsabili aziendali che non hanno una specifica preparazione IT», ha spiegato Angelo Tenconi, analytics & technology director di Sas. L’obiettivo è ampliare l’utilizzo dei dati all’interno delle aziende che, fino a ora, hanno identificato nella Business Intelligence un’attività troppo complessa. Questo si traduce anche in una strategia commerciale nuova che punta ancora di più alle medie aziende italiane. «Per le imprese sotto i 100 milioni di fatturato – ha sottolineato Giacomo Lorusso, sales director di Sas – abbiamo creato un pacchetto completo che comprende il nostro software, l’hardware necessario e anche le competenze di un Evangelist, cioè di un neolaureato formato da Sas per mesi e messo a disposizione delle imprese per partire con il progetto di Visual Analytics. Anche il prezzo di ingresso è estremamente aggressivo. Anche questo è un modo per rendere più democratico l’utilizzo delle analisi dei dati». Queste importanti novità sono state presentate durante l’ottava edizione del Sas forum che ha riunito ben 1.500 persone. «La capacità di esplorare enormi volumi di dati, in contemporanea e senza limitazioni anche per utenti non esperti – ha raccontato Icardi durante l’evento –, offre l’opportunità senza precedenti di sfruttare tutti i Big Data a disposizione. È così possibile portare alla luce nuove conoscenze, dare risposte a problemi complessi e reagire all’evoluzione del mercato in modo rapido e proattivo. L’elemento distintivo e di forza di Sas Visual Analytics sta nel fatto che apre l’opportunità di utilizzo della Business Analytics a migliaia di utenti, non solo a coloro che ne hanno le competenze tecniche».


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«I nostri partner stanno mettendo a punto dei modelli rivolti ai clienti in fase di migrazione verso ambienti ibridi che richiedono transizioni su molteplici piattaforme e provider – spiega David Bradley, senior vice president della divisione Global Partners –. Ecco perché abbiamo introdotto alcuni miglioramenti al CA Global Partner Program, proprio per stare dietro a quest’ultimo sviluppo del settore». Vediamo nel dettaglio alcuni dei vantaggi che ne derivano. Opportunità di apprendimento: accesso alle formazioni riguardanti le soluzioni di CA Technologies; alle risorse del Managed Service Offering (MSO); ai contenuti della Library del Center of Excellence (CoE) e di eventuali workshop a disposizione dei service provider tramite il CA Partner Portal; ai contenuti della Partner Delivered Support Library e alla CA Technical Support Education Library per fornire allo staff dei partner selezionati una formazione mirata per la gestione dei problemi con i clienti. Gestione delle relazioni: disponibilità di nuovi strumenti di business planning che hanno l’obiettivo di aiutare i partner a definire i piani di go-to-market e migliorarne l’esecuzione attraverso soluzioni e prodotti di CA Technologies. Supporto di marketing: fondi di business development sulla base dei rispettivi business plan e servizi e programmi di co-marketing destinati ai partner delle categorie Premier e Advanced; accesso ai Webcast settimanali, alla newsletter Partner Fast Facts, a un’App mobile del CA Global Partner Program. Supporto alle vendite: regolamento degli impegni assunti da CA Technologies per aiutare i partner a realizzare i massimi successi all’interno di un ambiente collaborativo.

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ATTUALITA’ modifiche di colore. La nostra nuova immagine include un logomark che per la prima volta in dieci anni include il nome Autodesk. Il nuovo brand è stato creato da un gruppo talentuoso di ingegneri Autodesk che ha trovato ispirazione nell’arte dell’origami. Lo stile mostra magnificamente la convergenza di arte e scienza, forma e funzione, giustamente rappresentata nel portfolio software di Autodesk».

Il commento e la situazione italiana Un cammino deciso, innovativo, avvincente. Dopo il clamoroso annuncio dell’accordo con MakerBot in ambito stampa 3D (uno dei mercati più caldi in questo momento), Autodesk non molla la presa sulla sua interessante evoluzione e ora, per dare ufficialità all’inizio di una nuova era, ha anche presentato un nuovo emblematico logo aziendale. «La nuova immagine di

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Una rivoluzione profonda, costante, che sta portando, a grandissima velocità, lo storico colosso della progettazione nell’era delle App, del cloud e del mobile. Il commento esclusivo di Emanuel Arnaboldi, country leader di Autodesk Italia Marco Lorusso

Autodesk – ha commentato Chris Bradshaw, chief marketing officer di Autodesk – non si limita solo a un cambio di logo, ma riflette come si stia evolvendo il business dell’azienda. La proliferazione delle tecnologie cloud e mobile sta modificando radicalmente l’approccio e le modalità di progettazione. Per permettere ai nostri clienti di trarre il massimo vantaggio da tale cambiamento, alcuni anni fa Autodesk ha intrapreso un percorso evolutivo del proprio business. Abbiamo introdotto software basati su cloud e mobile che forniscono ai professionisti nuovi e potenti strumenti di progettazione, permettendo loro di connettersi l’uno con l’altro e di esplorare nuove idee per migliorare la vita delle persone, realizzando prodotti, edifici, strade e collegamenti migliori, e creando opere artistiche, esperienze e film entusiasmanti e coinvolgenti. La nuova immagine di Autodesk rappresenta l’aggiornamento più significativo degli ultimi 30 anni di storia dell’azienda, il Emanuel Arnaboldi, cui marchio, dal 1982 a country leader oggi, ha subito solo piccole di Autodesk Italia

«Questi strumenti sono accessibili, oggi più che mai, a qualsiasi tipo di team, indipendentemente dalle dimensioni e dal budget – spiega Emanuel Arnaboldi, country leader di Autodesk Italia –. Ad esempio, recentemente Autodesk ha iniziato a offrire i propri prodotti software per l’animazione Autodesk Maya e Autodesk 3ds Max in abbonamento per 90 giorni nel Nord America, in Australia e in Nuova Zelanda. Ciò fornisce ai team di lavoro il completo controllo dell’utilizzo dei propri software durante le fasi critiche di un progetto. I servizi basati su cloud (come ad esempio Autodesk PLM 360, Autodesk Simulation 360, Autodesk BIM 360 Glue e Autodesk Fusion 360) sono inoltre disponibili in abbonamento a termine. Oltre 15 milioni di professionisti clienti di Autodesk accedono a prodotti cloud di Autodesk, sin dalla loro introduzione avvenuta nel settembre 2011. Autodesk ha investito in nuovi mercati tra cui la produzione personale e l’arte digitale, attirando milioni di nuovi clienti ogni mese che utilizzano le App e i prodotti Autodesk. Oggi, oltre 100 milioni di progettisti, ingegneri, architetti, artisti creativi, studenti e hobbisti utilizzano i software, i servizi cloud e le App mobile di Autodesk e impiegano la tecnologia Autodesk per liberare la propria creatività e immaginare, progettare e creare qualsiasi cosa vogliano». «Per quanto riguarda la situazione italiana – conclude Arnaboldi – pur nel mezzo di un mercato molto complesso, devo dire che soprattutto nel mese di febbraio abbiamo avuto ottimi riscontri, in particolar modo dalle aziende con una propensione all’export. Sono partiti progetti molto importanti e i partner di canale in questo senso ci stano dando una spinta decisiva grazie a competenze sviluppate nel tempo».



DGREPORT Spesso discusso, parlato, decantato, sognato e dunque scambiato per un concetto astratto, intangibile… il valore, soprattutto in un microcosmo articolatissimo come il canale IT, ha invece le fattezze molto concrete di una serie di declinazioni inequivocabili: soluzioni innovative, servizi tecnologici, servizi finanziari, supporto consulenziale, competenze, formazione, ecc. Sono tante le facce del valore, ma mai come in questo periodo i grandi nomi della distribuzione – e non solo – sembra si stiano focalizzando sul primo degli elementi

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Luca Bastia e Marco Lorusso

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CACCIA AL VALORE, ALLE OPPORTUNITA’ E SOPRATTUTTO A NUOVE E STRATEGICHE TECNOLOGIE CHE SIANO IN GRADO DI OFFRIRE AI PARTNER LA POSSIBILITA’ DI SVILUPPARE PROGETTI AD ALTO MARGINE. LA STAGIONE E’ APERTA, ALCUNI GRANDI NOMI DELLA DISTRIBUZIONE E NON SOLO SI SONO GIA’ MESSI IN MOTO CON DECISIONE. MAI COME IN QUESTO MOMENTO LE OCCASIONI VANNO COLTE CON PRONTEZZA.

elencati, ovvero la capacità di “scovare” nuove soluzioni, fare dunque scouting di nuove tecnologie di grande prospettiva e interesse, in grado per questo di dare vita a nicchie di business ad alto margine, come un tempo accadde con la virtualizzazione e le Unified Communication. Onde da cavalcare sapientemente sul nascere, per poi abbandonarle una volta raggiunto l’apice… Onde come quella di Sourcefire, società specializzata in cybersecurity che ha infatti da poco aperto una sede in Italia per affiancare il canale, affidandone la guida a un manager di lungo corso sulla sicurezza come Stefano Volpi, che debutta con il ruolo di regional sales manager Italia e Malta. Su queste innovative soluzioni e sulle potenzialità di business nel nostro territorio ha deciso di scommettere forte un distributore come Itway. «Abbiamo un rapporto storico in Francia con Sourcefire, sviluppato già da alcuni anni, e, nel corso del 2012, abbiamo esteso la collaborazione dalla Francia all’Italia costruendo un rapporto con la struttura Emea – racconta Michele Papa, country manager VAD Italy Itway –. Un anno che ci è servito per fare della semina

sul canale e sviluppare delle opportunità, e già abbiamo avuto una prima fase di raccolta soddisfacente, proprio in virtù della risposta che abbiamo registrato sia sul canale che sugli utenti finali – prosegue Papa –. Da parte nostra abbiamo stabilito di rafforzare il team a loro dedicato. Attualmente abbiamo già coinvolto e stiamo ancora coinvolgendo un canale piuttosto ristretto e selezionato, molto focalizzato; si tratta di system integrator che operano nel mercato enterprise, molto specializzati, che hanno una cultura profonda in ambito security e che riescono a portare un valore molto alto sull’utente finale. La proposta Sourcefire inoltre può essere declinata anche nella modalità MSP, Managed Service Provider: già alcuni si stanno proponendo in questa veste e il mercato sembra interessato». «In una soluzione di questo tipo che va a indirizzare un mercato alto – aggiunge Papa – la presenza della filiale dà ai security manager una certa confidenza: è importante sapere che anche il fornitore sta investendo nel proprio Paese. La gestione “remota” di questo mercato è stato un freno al nostro business».


Tutto parte da Snort «Per capire chi è Sourceface è necessario fare un po’ di storia – esordisce Volpi –. Snort è il principale progetto open source per quanto riguarda l’analisi degli attacchi informatici mai realizzato a livello mondiale e quasi tutte le grandi realtà hanno almeno una soluzione Snort implementata; ciò nel 2000 ha portato la comunità open source e dei clienti alla richiesta di aprire un’azienda. Così l’anno successivo, negli Stati Uniti, è stata fondata Sourcefire, società che nel 2012 ha fatturato 223 milioni di dollari, con una crescita del 35%. La nostra offerta – prosegue Volpi – si colloca in una realtà di aziende che negli anni hanno speso enormi quantità di denaro per difendersi, acquisendo soluzioni best of breed, ma che tuttora vengono attaccate costantemente e con successo da malware e APT. Oggi non esistono più soluzioni che possono prevenire tutto, ma bisogna avere un processo adattativo che è quello che differenzia Sourcefire dalle altre tecnologie. See, learn, adapt and act, questo il processo proposto da Sourcefire. Il Network

Mapping di Sourcefire realizza una fotografia di ciò che va difeso, adattando costantemente e automaticamente la difese ai cambiamenti».

Più memoria per il canale di Systematika Soluzione complesse, virtualizzazione, formazione, data center di nuova generazione. Un’altra società con il valore impresso a grandi lettere nel Dna fin dalla sua nascita è sicuramente Systematika Distribution. Un marchio di fabbrica ormai riconosciuto sul mercato, un marchio che ora si arricchisce di una nuova preziosa componente. La società di Saronno ha

infatti annunciato l’accordo di distribuzione raggiunto con la società americana Violin Memory. «L’azienda – spiega un comunicato – è leader di mercato nella produzione di storage basati su memorie flash: la tecnologia degli apparati Violin Memory consente alle aziende di accelerare le performance delle proprie applicazioni mission & business critical e di proseguire senza indugio nell’adozione maggiormente estesa della virtualizzazione all’interno proprio IT senza doversi preoccupare delle prestazioni». Progettate per sostenere le performance in modo estremamente affidabile, le Violin Flash Memory Arrays possono scalare fino a centinaia di Terabyte e milioni di IOPS con bassissima latenza. Le soluzioni Violin Memory si posizionano nel segmento enterprise, con il chiaro obiettivo di ridurre i costi di infrastruttura (Capex, Opex, TCO) in modo drastico in ciascun scenario di

adozione. I prodotti Violin Memory sono certificati da diversi vendor, inclusa naturalmente VMware, ma non solo: RedHat (RHEL), SuSE (SLES), Microsoft (Windows, Hyper-V), Citrix, AIX, Solaris SPARC, Solaris x86, HP-UX. «Siamo soddisfatti dell’accordo raggiunto con Violin Memory – ha commentato orgoglioso Franco Puricelli, Systematika Distribution sales manager & business development – che ci permette di proseguire nell’integrazione di interessanti tecnologie di tipo infrastrutturale all’interno della nostra proposta. Violin Memory ci permetterà di affrontare il tema, caldissimo, delle prestazioni delle applicazioni mission & business critical, tema legato a doppio filo ad altri caldissimi come la virtualizzazione ed il cloud computing (guarda caso pilastri fondamentali della nostra strategia), ma anche ad altri emergenti come i Big Data».

Non solo distribuzione, anche i vendor si muovono con decisone verso il canale. Grandi in particolare le opportunità per i partner Oracle che da oggi potranno aggredire il mercato server con i nuovi sistemi mid range e high end estremamente performanti e con prezzi altamente competitivi. Con l’annuncio del processore Sparc T5 e delle conseguenti nuove famiglie di server, Oracle fornisce infatti nuove opportunità di business ai propri partner perché, come ha affermato Ennio Ceccarelli, country leader systems di Oracle Italia, il nuovo processore «è di portata strategica poiché la tecnologia alla base del T5 è ora a 28 Nanometri e questo ha consentito di aumentare la frequenza di clock da 3 a 3,6 Giga con un raddoppio del numero di core (da 8 a 16) per socket e un raddoppio anche dei trets, poiché ogni core può gestire fino a 8 trets contemporaneamente: le performance sono cresciute del 100%». Oracle Partner Network (OPN) ha annunciato anche una serie di risorse di formazione e specialization dedicate ai server Sparc T5 e M5 e diverse iniziative orientate verso i partner per sostenerli nell’affrontare il mercato. Tra queste, uno sconto sostanziale su alcuni server Sparc T5 da adibire a demo, casi utente e numerosi incentivi. È anche disponibile un kit Fast Start 1:1 per demand generation che include una Reference Guide, template e video sui server Sparc T5, il che permetterà ai partner di definire agevolmente la propria value proposition dei nuovi sistemi nei confronti dei singoli clienti.


ATTUALITA’

Un piano di investimenti da 1 miliardo di dollari in 3 anni finalizzati alla ricerca e messa a punto di soluzioni basate sulla memoria Flash a elevata efficienza. Soluzioni che saranno integrate nel portafoglio di server, sistemi di storage e middleware. IBM annuncia la linea FlashSystem, i primi prodotti scaturiti dall’acquisizione dell’agosto scorso di Texas Memory Systems, ma lo sviluppo della tecnologia Flash non si ferma qui perché secondo la società di Armonk tra una decina d’anni questa tecnologia sarà pervasiva nel mercato storage, anche grazie a un continuo abbassamento dei costi che IDC stima del 30% anno su anno. La nuovissima architettura a elevata efficienza che IBM propone nei nuovi sistemi storage a stato solido, basata su tecnologia Flash, velocizza i tempi di accesso alle informazioni, riducendoli da millesimi di secondo a microsecondi. Non solo, questa tecnologia è più affidabile e durevole non contenendo parti meccaniche in movimento, ma porta

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anche vantaggi considerevoli dal punto di vista energetico rispetto ai dischi magnetici tradizionali. Big Data, social media, mobile computing e cloud computing richiedono sempre più maggiori quantità di spazio per i dati, con un aumento annuale dei volumi superiore al 50%, ma soprattutto – ha sottolineato Sergio Resch, enterprise storage solution leader di IBM Italia – vengono utilizzati in applicazioni che necessitano di accessi più veloci ed efficienti ai dati per fornire al business risposte adeguate; lo storage tradizionale non è in grado di rispondere a queste esigenze. «I sistemi non si misurano in Gigabyte o Terabyte, ma in velocità di risposta», ha affermato il manager. Resch ha anche spiegato che le nuove soluzioni della famiglia FlashSystem possono essere facilmente integrate in un’infrastruttura IT preesistente per velocizzare le applicazioni più critiche per il business e, grazie alla funzionalità IBM MicroLatency, sono in grado di offrire un livello di affidabilità adeguato alle esigenze del

Big Blue punta sulla memoria Flash a elevata efficienza e lancia nuove soluzioni che consentono di migliorare in modo considerevole la velocità d’accesso alle informazioni da millesimi di secondo a microsecondi, rispondendo alle necessità di chi deve gestire e consultare grandi quantità di dati e avere risposte immediate Luca Bastia

mondo enterprise. Un esempio: il nuovo IBM FlashSystem 820, chiamato “pizza box” per le sue dimensioni, è 20 volte più veloce dei normali hard disk e può memorizzare fino a 24 Terabyte di dati. IBM sottolinea che con i nuovi sistemi si possono ridurre fino al 90% i tempi di risposta per le transazioni critiche nei settori bancario, finanziario e dei servizi di telecomunicazione, mentre sono state rilevate riduzioni fino all’85% dei tempi di elaborazione delle procedure batch relative ad applicazioni in ambiente ERP e Business Analytics. In più, soluzioni di questo tipo sono già state utilizzate anche per migliorare la gestione degli ambienti virtualizzati e assorbire i picchi di utilizzo dello storage, tipici delle nuove virtual desktop infrastructure, con riduzioni fino all’80% del consumo energetico nel consolidamento dei data center e nelle implementazioni cloud. IBM ha anche annunciato 12 centri di competenza a livello mondiale per aiutare i clienti nella trasformazione dei propri sistemi realizzando simulazioni proof of concept utili a misurare i vantaggi possibili in termini di efficienza e accesso alle informazioni.

Sergio Resch, enterprise storage solution leader di IBM Italia


Digitalic per Hubergroup

CREATIVITÀ

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NewV NewV è una famiglia unica di inchiostri UV che offre innumerevoli vantaggi: colori freschi e intensi, proprietà reologiche eccellenti e qualità costantemente elevata, tutto allo stesso tempo! I prodotti NewV sono adatti a una gran varietà di substrati e processi di stampa, da quella offset a quella tipografica e flessografica, fino alla stampa ibrida. Finalmente è disponibile sul mercato una serie di prodotti che consente di gestire tutti i processi di stampa UV!

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Gecko Gecko è un sistema modulare di inchiostri a base solvente unico, che consente di coprire una grande varietà di applicazioni limitando al minimo prodotti e componenti. È stato progettato specificamente per soddisfare i severi requisiti imposti per la sicurezza degli imballaggi alimentari. Il nucleo della gamma di prodotti Gecko è il sistema modulare di miscelazione di facile utilizzo che permette di formulare le serie di inchiostri partendo dai concentrati di base Gecko. La versatilità di questa serie è sottolineata da un vasto

catalogo di prodotti speciali atti a soddisfare i complessi requisiti della moderna industria dell’imballaggio. Gecko si è dimostrato uno dei sistemi di inchiostri più affidabili in termini di prestazioni finali. Hydro-X La gamma prodotti a base acqua Hydro-X è adatta per un’ampia varietà di applicazioni nella stampa flessografica. È un sistema modulare di concentrati, diluenti, rivestimenti, additivi, prodotti specialistici e servizi adatti alla maggior parte delle applicazioni con inchiostri a base acqua. !nkredible Il termine !nkredible ci aiuta a definire la modalità di produzione degli inchiostri e rispettivamente dei loro pigmenti. Gli inchiostri da stampa appartenenti a questa serie contengono pigmenti che vengono prodotti utilizzando una tecnologia particolare, che consente di ottenere colori brillanti e ottime caratteristiche di stampabilità. Sono disponibili inchiostri per stampa di giornali, stampa da foglio e da bobina.

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ATTUALITA’

Il distributore mette a listino le “nuvole” pensate e realizzate dal canale per il canale. «Un modello rivoluzionario che apre una nuova stagione di business per i rivenditori» Marco Lorusso

«Pensate a una macchina virtuale come a una stanza, pensate a un data center come a un intero hotel… ora pensate ai rivenditori come a operatori turistici ai quali da oggi possiamo affittare un intero hotel che loro possono poi gestire, sviluppare come meglio credono per i propri clienti… Una, due, molte stanze, lussuose, a buon mercato…». Alessandro Cattani, che di mestiere fa l’amministratore delegato di un gruppo come Esprinet, ama le metafore e ama portarle immediatamente su strada, sul territorio, nel business. È un manager concreto, da tempo dentro le logiche più profonde e strategiche del canale indiretto italiano, che dalla cabina di regia del colosso della distribuzione da lui fondato anni fa, ha fatto i conti con una rivoluzione come il cloud con tutti i suoi effetti presenti e potenzialmente futuri. Un confronto aperto che gli ha permesso di muovere le sue pedine con tempismo e di debuttare ora sul mercato con un’offerta di servizi cloud ancora più ampia grazie all’ingresso nel suo listino di un particolarissimo vendor, ovvero AssoCloud, che sarà promosso con ServiceCloud, una nuova piattaforma di vendita Web dedicata. AssoCloud è infatti la società costituita da

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Esprinet stessa e da 11 tra i più importanti reseller del mercato italiano (ACS Data Systems S.p.A., BCS Biomedical Computering Systems S.r.l., Centro Computer S.p.A., Converge S.p.A., Elmec Informatica S.p.A., Npo Sistemi S.p.A., Project Informatica S.r.l., Sistemi Hardware&Software S.r.l., SME Up S.r.l., TT Tecnosistemi S.p.A. e Zucchetti Informatica S.p.A) con l’obiettivo di consentire ai rivenditori IT di offrire alle aziende clienti di medie dimensioni un portafoglio di servizi IaaS affidabili, sicuri e dal prezzo competitivo. Esprinet, oltre a essere fra i soci fondatori di AssoCloud, ha al contempo il ruolo di gestire la governance della società. «Entrando nell’area ServiceCloud del sito Esprinet – spiega Cattani – il rivenditore potrà acquistare, pagando un canone mensile, un virtual data center dalle dimensioni e dalle caratteristiche ritenute più adatte a soddisfare le proprie esigenze o quelle del proprio cliente e, da quel momento, potrà gestirlo con le stesse modalità di un sistema fisico “on premise”. Il servizio è erogato in quattro modalità differenti per soddisfare sia le

esigenze più sofisticate che la necessità di disporre di un prezzo aggressivo. È anche possibile richiedere macchine con sistema operativo MS Windows o freeware». «Si tratta – prosegue Cattani – di una scelta precisa, fatta per consentire che il canale continui a prosperare e soprattutto colga gli aspetti migliori di una rivoluzione come il cloud. Una scelta diventata immediatamente un caso anche europeo, perché gli stessi vendor che hanno aderito all’offerta (Emc, Ibm, Cisco, VMware), si sono detti stupiti dalla logica che sta alla base: l’incredibile opportunità, da parte dei rivenditori, di evitare i pesanti investimenti legati alla costruzione di un proprio data center e i rischi, di altro tipo, di legarsi alle infrastrutture di grandi provider che, un giorno, potrebbero anche decidere di connettersi direttamente con i clienti». «Con ServiceCloud – ha aggiunto Paolo Filpa, services division manager di Esprinet Italia – i processi di preventivazione e di acquisto sono estremamente semplici e con pochi click si possono ottenere tutte le informazioni utili a gestire l’esigenza del cliente. Con ServiceCloud comunque è possibile acquistare oltre ad AssoCloud, anche il cloud di Reevo. Nel futuro verranno inoltre aggiunti i servizi di altri provider».

Alessandro Cattani, amministratore delegato del Gruppo Esprinet


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TECNOLOGIA Meno 19%. Nel primo trimestre del 2013 l’iPhone ha registrato una seria battuta d’arresto. Dati diretti ancora non ce ne sono, ma Reuters riporta che c’è stato un calo del 19% nel fatturato di Hon Hai Precision Technology che lavora quasi esclusivamente per Apple nella realizzazione degli iPhone, che rappresentano l’80% del suo fatturato. Hon Hai Precision Technology è meglio conosciuta come Foxconn (è il nome che assume quando

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Stando ai rumors iniziali, la nuova sede di Apple si dovrebbe chiamare Campus 2 e ospiterà 13.000 dipendenti. Il progetto era stato presentato da Steve Jobs in persona. Già chiamata “disco spaziale”, sarà all’avanguardia sotto molti aspetti, anche dal punto di vista energetico, come dimostra il tetto ricoperto da pannelli solari. Non sostituirà l’attuale quartier generale “Infinite Loop”, ma si aggiungerà alla storica sede. I lavori dovrebbero terminare nel 2015, mercato e… spese impreviste permettendo – pare che i costi preventivati siano già lievitati da 3 a 5 miliardi di dollari…

genera prodotti consumer). Il calo anno su anno subito dal fatturato Foxconn è significativo: si passa dai 33,3 miliardi di dollari ai 26,96 miliardi di dollari. Ma non è solo questo il segno che la grande Apple – che rimane comunque l’azienda più ricca del mondo – sta vivendo un momento di contrazione. Si allungano, infatti, i tempi per la realizzazione della fantasmagorica nuova sede ed è stato anche ridotto il budget per il “disco volante” voluto da Jobs. L’investimento previsto era

di 5 miliardi di dollari per la nuova sede, che dovrebbe ospitare 13.000 dipendenti. Secondo Bloomberg Business Week, Tim Cook avrebbe tagliato di 1 miliardo di dollari il budget. Una cifra enorme, ma che non rappresenta nemmeno l’1% delle riserve liquide di Apple. Il problema con la nuova sede è un altro: è stato messo in dubbio il design circolare. L’idea è che questa struttura possa isolare i vari gruppi di lavoro, contro l’idea di Jobs secondo la quale i vari team all’interno dell’azienda dovevano mescolarsi. Potrebbe essere in pericolo l’intero progetto e non si è più sicuri che il disco volante decollerà…

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RETRO’

Erano delle invenzioni geniali eppure non hanno avuto successo. Il Power Mac G4 Cube doveva essere il prodotto della rinascita di Apple. Nel 2000 Steve Jobs, appena rientrato, lo aveva lanciato come una vera

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rivoluzione; e lo era dal punto di vista del design: super silenzioso, sospeso nell’aria, piccolo e trasparente. Bello, forse troppo bello… la forma ha avuto la meglio sulla funzionalità e ha generato un prodotto poco affidabile, che si scaldava. Appena un anno dopo la produzione venne interrotta e il rilancio di Apple dovette aspettare la musica, cioè l’iPod.

Proprio l’iPod dette il colpo di grazia a una tecnologia stupefacente: il MiniDisc di Sony che ben 9 anni prima dell’iPod aveva lanciato la musica in digitale (74 minuti su un supporto piccolo e riscrivibile, con una qualità eccezionale). Prima i cd riscrivibili, poi gli Mp3 e infine Apple sancirono la fine di questa tecnologia che Sony smise di produrre nel 2001. Eppure quando fu lanciata era indubbiamente rivoluzionaria. I nostalgici del Power Mac G4 Cube possono collegarsi al seguente link: http://www. youtube.com/watch?v=TN6ley853lg.

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Digitalic per Grafiche dell’Artiere

LA STAMPA CHE FA LA DIFFERENZA

QUANDO L’ARTE TRASFORMA LA COMUNICAZIONE

Una realtà di successo, una tradizione di valore e la voglia di continuare a stupire grazie alla cura dei dettagli, alla qualità e all’attenzione per il cliente. A tu per tu con Grafiche dell’Artiere, piccolo grande gioiello del mondo della stampa Grafiche dell’Artiere stampa da più di 35 anni. Il che significa che questa attività è diventata una vera e propria vocazione, oltre che un’autentica passione. Stampare bene, in particolare, non è qualcosa di banale e scontato, tutt’altro. Proprio in un momento come questo la qualità, la cura dei dettagli e l’attenzione al cliente fanno la differenza tra un business di successo e uno senza riscontri. Fondata nel 1977 da Gianni Gamberini, l’azienda, è diventata una realtà unica del panorama litografico italiano. Il nome stesso è sinonimo di garanzia e professionalità: l’arte di rendere ogni progetto speciale, unico e affascinante. Un’arte, quella della stampa di qualità, che è in grado di fare la differenza tra un prodotto qualunque e uno di carattere. In Grafiche dell’Artiere ogni lavoro, dal più semplice al più complesso, viene accolto con il mas-

simo impegno e viene seguito in ogni suo passo fino alla consegna finale. La grande sensibilità verso il mondo del colore e l’accuratezza con la quale vengono scelti tutti i supporti speciali, piuttosto che le carte più adatte a ogni cliente, sono gli assi nella manica per un successo continuo. Consulenza, sperimentazione e puntualità nel rispetto dei tempi di consegna fanno di Grafiche dell’Artiere il partner vincente per chiunque desideri affidare un progetto a veri e

propri esperti nel mondo delle arti grafiche. Stampa offset, digitale, serigrafia (con profumazioni, termosensibili, glitter e luminescenti), stampa con termo rilievo, plastificazione opaca, lucida, laminazione e goffrature insieme a lavorazioni quali fustellatura, incollatura di astucci, scatole ed espositori rendono l’attività di questa azienda completa a 360°. La vocazione consulenziale, la prototipazione e la sperimentazione – inoltre – completano il panorama di un lavoro in continua evoluzione, grazie a un reparto di ricerca e sviluppo che non si arresta mai. Ciò che contraddistingue lo spirito dell’azienda, infatti, è la curiosità e l’attenzione verso tutto ciò che è nuovo, ma sempre senza dimenticare mai la tradizione e l’arte passata che hanno costruito il successo di oggi. Il reparto R&D sperimenta tecniche speciali per stampare su tutti i tipi di carta e su materiali particolari quali: plastica, seta, tela, finta pelle, gomma, magneti e lega di piombo. Il tutto utilizzando, all’occorrenza, vernici UV lucide e opache, inchiostri sensibili al calore o alla luce, piuttosto che inchiostri profumati. Insomma, voi dovete solo immaginare, a realizzare ci pensa Grafiche dell’Artiere.

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DGTALK NUOVI INCREDIBILI DISPOSITIVI MOBILI, BATTAGLIE SENZA TREGUA, FUNZIONI, FORME, MATERIALI MA, SOPRATTUTTO, UN MONDO DI APPLICAZIONI CHE STA CAMBIANDO VERTIGINOSAMENTE CONNOTATI… ANCHE ALLE LATITUDINI PIU’ TRADIZIONALI. DALLA SECURITY ALLA VIRTUALIZZAZIONE, PASSANDO PER IL CRM. LA RIVOLUZIONE MOBILE STA TRASFORMANDO IL CORPO DELL’IT, MA ANCHE IL SUO CUORE PIU’ POTENTE.

Luca Bastia, Daniela Schicchi e Marco Lorusso

Cambiano i modi d’uso, cambiano le nostre abitudini, cambiano i modelli di vendita e con essi la forma, le dimensioni, i materiali con i quali vengono realizzati i dispositivi di cui quotidianamente ci serviamo per comunicare, lavorare… I tablet e gli smartphone sono senza dubbio la faccia più delineata e tangibile di una rivoluzione mobile che sta trasformando la vita quotidiana di tutti noi e, con essa, le modalità, i canali attraverso i quali il business per secoli si è sviluppato. Una trasformazione epocale che affonda le sue radici ovviamente molto oltre la scorza – sempre comunque

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importante – della forma, dell’hardware, del “ferro” e dei materiali. Una trasformazione che vive la sua partita più avvincente e decisiva proprio nel cuore del mondo IT, ovvero le applicazioni, i software, le idee che da sempre alimentano e muovono il motore potente di notebook, server, desktop laptop, data center e ora, manco a dirlo, smartphone, tablet, phablet… I sistemi operativi, certo, e i negozi delle App sono senza dubbio la declinazione più evidente di questo fenomeno. Cronache alla mano, però, il perimetro appare sempre più articolato, ampio e tutto da seguire. Provare per credere guardando a quanto sta facendo una società come Citrix, colosso della virtualizzazione che proprio in queste settimane ha alzato il sipario su un nuova soluzione enterprise per la gestione dei dispositivi mobili: XenMobile MDM (Mobile Device Management), che permette agli utenti di scegliere il proprio device e all’IT di gestirli in sicurezza. Citrix è la prima società a offrire un portfolio completo di soluzioni mobili, che comprendono gestione dei dispositivi, App mobili native per e-mail, accesso Web, collaborazione e condivisione dati, nonché virtualizzazione desktop per l’accesso diretto al pc e App Windows. «Nessuna azienda oggi è in grado di proporre una soluzione così completa e integrata come la nostra», afferma Massimiliano Ferrini, country manager di Citrix Italia. XenMobile MDM offre funzioni di gestione,

configurazione e sicurezza basate sui ruoli per i dispositivi appartenenti sia ai dipendenti che all’azienda. La soluzione, costruita su un’architettura altamente sicura, si integra direttamente con Microsoft Active Directory e con i sistemi basati su infrastruttura a chiave pubblica, nonché con strumenti di gestione eventi e informazioni sulla sicurezza. Gli stessi utenti possono registrare autonomamente i dispositivi, mentre l’IT aziendale può fornire automaticamente policy e App selezionate, testate e rese sicure ad ampi gruppi di device. L’IT può creare black list o white list di App, rilevare e proteggersi dai dispositivi jailbreak e cancellare totalmente o in modo selettivo un dispositivo perso, rubato o non più compliant con le policy di gestione. Un App store unificato offre agli utenti un unico punto di accesso a tutte le proprie App, mobili, Web, SaaS e Windows, su qualsiasi dispositivo. Gestione identità, Single Sign-On e controlli basati su scenari rendono più facile per l’IT gestire l’accesso utente e semplificano radicalmente l’esperienza. Oltre a XenMobile MDM, Citrix offre un Mobile Solutions Bundle per EMM (Enterprise Mobility Management). Il bundle include XenMobile MDM e CloudGateway ed elimina l’esigenza di utilizzare più soluzioni distinte di altri fornitori. Quanto al modello di business, Citrix in Italia,

come nel resto del mondo, opera esclusivamente tramite canale e, dopo una recente riorganizzazione, ha ottenuto ottimi risultati, «raddoppiando il fatturato», sostiene Ferrini, alla guida della filiale italiana da quasi tre anni. Oggi ci sono alcune persone che gestiscono i rapporti con i clienti più importanti, i top 30, e un gruppo di specialisti che si occupa dei top 200/250, cioè la media azienda italiana, «ma con tutti lavoriamo insieme al canale e con loro facciamo i progetti».

Polaris, ovvero il CRM ai tempi dell’iPad

marketing utilizzano il CRM. Scostandosi dal tradizionale approccio incentrato sui dati, l’aggiornamento del servizio offre nuove esperienze che, in modo semplice e visivo, guidano gli utenti all’interno dei propri processi aziendali. L’aggiornamento include nuove funzionalità delle applicazioni tra cui definizioni dei processi di business orientati al servizio e alla vendita con best practice predefinite, altamente configurabili e in grado di accelerare il time-to-value per le organizzazioni; un legame più stretto con Yammer e Skype, mappe di Bing integrate, compatibilità

Novità importanti tutte in chiave mobile e applicazioni anche in casa Microsoft Dynamics, a cominciare dalla direzione della divisione che passa nelle mani di Riccardo Sponza che, in precedenza, ha trascorso sei anni nella divisione developer and platform evangelism. Cede questo testimone Roberto Andreoli che è passato al ruolo di responsabile CRM, Western Europe. L’avvicendamento di poltrone corrisponde, anche, al lancio della nuova release del CRM Polaris. L’aggiornamento si colloca in un percorso di successo che Microsoft Dynamics CRM sta riscuotendo sul mercato globale, registrando una crescita dei ricavi a doppia cifra per il 33° trimestre consecutivo, raggiungendo le 3 milioni di postazioni. Il nuovo aggiornamento del servizio reinventa il modo in cui i professionisti delle vendite, del customer service e del

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DGTALK con Microsoft Office 2013 e supporto di più browser per offrire ai clienti nuovi livelli di comunicazione e collaborazione. «In linea con il costante impegno di Microsoft per un’innovazione funzionale alle esigenze delle aziende italiane, il nuovo rilascio di Microsoft Dynamics CRM, ora disponibile anche nel nostro Paese, ridefinisce la user experience dei professionisti e ci consente di offrire loro valore strategico ai fini delle proprie attività di business», ha dichiarato Riccardo Sponza, direttore marketing della divisione Dynamics di Microsoft Italia. Avendo come obiettivo quello di offrire valore al maggior numero possibile di organizzazioni, l’aggiornamento del servizio supporta nuovi browser e include Mozilla Firefox e Google Chrome in esecuzione su pc basati su Windows, Firefox e Apple Safari su computer desktop Macintosh. Safari sarà supportato anche su

dispositivi Apple iPad, per offrire una ricca esperienza agli addetti alle vendite e dare loro la possibilità di gestire clienti in mobilità. Per consentire ai clienti di accedere a Microsoft Dynamics CRM ovunque, Microsoft ha sviluppato un’App basata su Windows 8 in grado di garantire un’esperienza unica per la gestione dei processi di vendita, con accesso immediato e intuitivo alle informazioni chiave. La disponibilità di questa nuova applicazione Windows 8 Mobile Experience è prevista per la metà del 2013.

Ma attenzione alle identità digitali Nuovi CRM mobile, nuove piattaforme di gestione, ma anche la necessità di nuove soluzioni per il controllo di identità che accedono a dati critici da ogni parte del globo. Parla chiaro uno studio condotto da CA Technologies su 337 aziende in Europa: la capacità di gestire le identità digitali

utilizzando tecnologie evolute sarebbe infatti essenziale per l’innovazione e la crescita delle imprese del Vecchio Continente. La tecnologia Identity Access Management (IAM) servirebbe a stabilire un canale d’interazione aperto fra utente e azienda, a prescindere che si tratti di utenti, consumer o dipendenti. «L’identità costituisce il nuovo perimetro dell’azienda – ha dichiarato Antonio Rizzi, sr. director, practice services, Emea security di CA Technologies –. Questo studio europeo prova che la gestione delle identità e degli accessi non è più una semplice questione di sicurezza, ma un acceleratore di crescita per le imprese italiane», ha concluso Rizzi. A tutto questo si aggiunge il fatto che «più si apre la propria rete, più si tende ad avere una maggiore propensione a sfruttare i social media che possono accresce il business aziendale» ha aggiunto Luca Rossetti, customer solution architect, CA Technologies.

Applicazioni di valore, sicurezza, ecc. ma ovviamente, in un mercato come quello italiano la presa sull’hardware e sulla sempre più affollata arena degli smartphone non va mai allentata e così, Alberto Acito, managing director South East Europe di BlackBerry, rompe gli indugi e, dopo una serie di infiniti rumors circa acquisizioni, fusioni, cambi strategici, lancia la nuova era della sua azienda attraverso il debutto dello smartphone BlackBerry Z10. Il nuovo device è anche il primo smartphone che supporta la piattaforma BlackBerry 10. «Secondo noi è una grande rivoluzione – ha affermato il manager italiano – interpretata guardando ai prossimi 10 anni: dal mobile communication si passa al mobile computing. Con determinazione e impegno BlackBerry è riuscita a realizzare una nuova piattaforma tecnologica che guarda al domani, mettendo al centro l’utente e traguardando un orizzonte temporale di 10 anni». Il nuovo smartphone è equipaggiato con un processore dual core da 1,5 Ghz, 2 GB di RAM, 16 GB di memoria interna e uno slot di memoria espandibile, fino a 64 GB.

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Lo studio ha rivelato che il 70% dei soggetti italiani intervistati già utilizza o ha in progetto di utilizzare i social media per l’identificazione e la comunicazione con i potenziali clienti. Questa tendenza ha portato alla definizione del concetto di Byoid (Bring your own identity) che potrebbe estendersi oltre il semplice utilizzo consumer con un meccanismo di federation che potrà portare alla semplificazione dei processi di registrazione con conseguente incremento del bacino di utenti, migliore conoscenza dei propri clienti e un’agevolazione delle transazioni a basso rischio. In tutto questo, CA Technologies è in grado di abilitare una piattaforma IAM capace di garantire la sicurezza necessaria a questo tipo di transazioni grazie a una forte autenticazione e alla gestione delle identità e della federazione. Il tutto sia nella forma di Software-as-aService che on premise.

È dotato di un display multi-touch da 4,2 pollici e delle migliori tecnologie applicate ai display ad alta risoluzione che offrono immagini chiare, definite e colori decisamente brillanti. Dispone di una porta micro HDMI per le presentazioni, oltre al sensore NFC (Near Field Communications) per il supporto dei servizi di mobile payment e lo scambio di informazioni. «L’Italia è un mercato in cui l’entusiasmo per noi non è mai mancato – ha detto durante la presentazione Rick Costanzo, vicepresidente esecutivo delle vendite globali, che poi ha elencato i punti di forza del nuovo progetto –. Abbiamo raggiunto un nuovo gradino della user experience, permettendo di navigare contemporaneamente in otto applicazioni sempre aperte; abbiamo migliorato la tastiera virtuale, la migliore al mondo, che impara le parole e il modo in cui le utilizzate più spesso». BlackBerry, inoltre, ha coinvolto un vasto ecosistema di sviluppatori che hanno già oggi reso disponibili circa 70.000 App, molte anche in italiano; tutte scaricabili dallo store BlackBerry World.


MOBIZ, MOBILITY FORUM 2013 (JVHOP t .JMBOP )PUFM .FMJË L’ENTERPRISE MOBILITY VERSO NUOVI ORIZZONTI: DAL BYOD AGLI ENTERPRISE APP STORE Enterprise App Store, BYOD, tabletization, IT consumerization. Se c’è un ambito d’innovazione che ha creato ‘buzzwords’ ma anche ‘messo in subbuglio’ l’IT aziendale, questo è quello della mobility. Perché al di là delle terminologie di moda, la tecnologia mobile – il trittico tablet, smartphone e app in primis – sta realmente impattando sui processi di business e sui sistemi informativi aziendali. Per non subire negativamente questo impatto, ma riuscire a governarlo in direzione di un miglioramento dei processi (e quindi del business), i CIO si sono messi al lavoro per sviluppare una strategia di enterprise mobility mirata alla creazione e gestione, dal punto di vista tecnologico e culturale, di una vera e propria organizzazione mobile. Nel corso della seconda edizione dell’IDC Mobiz – Mobility Forum 2013 si susseguiranno sul palco gli interventi:

t I nuovi orizzonti delle strategie di enterprise mobility nelle imprese italiane t Come ‘vendere’ una strategia mobile al proprio CEO t Enterprise App Store: il percorso delle aziende italiane t Dalla ‘shadow IT’ al BYOD: il ruolo del CIO t L’MDM come piattaforma di governance e sicurezza La partecipazione è gratuita per le aziende utenti finali.

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ATTUALITA’

L’arte antica torna in vita, grazie alla tecnologia. Sembrano così distanti l’archeologia e la tecnologia, ma insieme rendono possibile qualcosa di sorprendente. La tecnologia cancella ogni segno del tempo, ripara i danni, ricostruisce le parti mancanti, disegna i colori per mostrare l’arte antica in tutta la sua bellezza, così come la si poteva ammirare secoli fa. Per realizzare questo sogno hanno collaborato la prestigiosa Fondazione d’Arte Sorgente Group, un grande studioso di archeologia e un geniale fisico con un debole per la tecnologia applicata all’arte. È stata Paola Mainetti, vice presidente della Fondazione Sorgente Group, ad avere l’idea di valorizzare la statua di Athena Nike del 430 a.C. circa, acquisita recentemente nella collezione di archeologia. Come? Comunicandone la bellezza attraverso immagini e suoni, senza compiere alcun intervento invasivo sulla statua stessa, che per la sua unicità è stata sottoposta a vincolo di tutela dal Ministero per i

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La Fondazione Sorgente Group partendo da una rara statua greca del V secolo a.C. della propria collezione ha dato vita a un’installazione multimediale che proietta il visitatore indietro nel tempo fino all’Atene di Pericle, restituendo l’immagine della dea della Vittoria che plana sulla terra

beni e le attività culturali. Il prof. Eugenio La Rocca ha elaborato le ipotesi sulla collocazione, sulla storia e sull’aspetto della statua: si trattava probabilmente di un’Athena Nike alata, posta su una colonna o pilastro, di circa 5 metri di altezza, ed era rappresentata in atterraggio su uno sperone di roccia. Nella mano sinistra si presume che tenesse una corona di alloro o di ulivo destinata al vincitore della battaglia, mentre nella

destra un ramo di palma. È possibile che in età augustea l’Athena Nike di Fondazione Sorgente Group sia stata poi trasferita dalla sua sede originaria a Roma.

Uno spettacolo multimediale È a questo punto che entra in gioco il fisico Paco Lanciano con la sua équipe di Mizar, azienda che ha lavorato sui progetti di divulgazione scientifica interattiva e multimediale più importanti degli ultimi anni, collaborando anche con diverse trasmissioni come Superquark. La Mizar ha utilizzato un sistema di multiproiezione sincronizzato che consente di governare fari sagomatori a fasci collimati, proiettori di diverse ottiche e risoluzioni e l’audio in più lingue. I filmati sono proiettati rispettivamente sulla statua, su uno schermo olografico trasparente opportunamente sagomato intorno ad essa e sulle pareti che costituiscono il fondale dell’installazione. La proiezione che avviene direttamente sulla statua serve a descriverla in modo dinamico con la luce e i colori, illuminandola in modo

suggestivo e sottolineando i diversi elementi che la compongono. Uno schermo olografico trasparente di superficie di 3 metri quadrati, sagomato attorno alla statua, è animato da videoproiezioni che ricostruiscono le parti mancanti. La combinazione restituisce un vero e proprio spettacolo in tre dimensioni. Un’altra proiezione anima anche le due pareti di fondo, una sorta di fondale teatrale su due grandi schermi posti ad angolo retto dietro la statua. Nel filmato si fondono immagini attuali della Nike, modelli digitali di ricostruzione e disegni. Sono stati utilizzati speciali videoproiettori “wide angle” che possono essere collocati vicino alla parete su cui effettuare la proiezione e che adottano un sistema ottico in grado di ottenere un’ottima correttezza geometrica associata. Tutte le componenti hardware (fari a fascio collimato, computer, videoproiettori, schermo, casse audio) sono state fissate al soffitto con sostegni costruiti appositamente per La mostra “Athena Nike: la vittoria della dea” è visitabile nello Spazio Espositivo Tritone a Roma (via del Tritone, 132) fino al 3 agosto, nei giorni di martedì e giovedì, alle ore 10.30, 12.30, 15.30, 17.30 e su appuntamento. Per contatti o maggiori informazioni ci si può rivolgere al numero +39 06.9021.9051, o all’indirizzo segreteria@fondazionesorgentegroup.com.


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l’occasione, ancorati alle strutture metalliche della sala utilizzando esclusivamente magneti al neodimio-cobalto: tali ancoraggi – pur essendo solidi e stabili – non lasceranno alcun segno una volta rimossi. Lo schermo olografico trasparente utilizzato per la proiezione attorno alla statua è a cristalli di quarzo, progettato ad hoc per ottenere un’elevata luminosità. Mentre la maggior parte degli schermi è prodotta con sistemi di estrusione, questo è prodotto con un sistema di fusione: le particelle di cristalli di quarzo sono mescolate al liquido acrilico prima che questo sia polimerizzato e solidifichi, in modo da costituire uno strato sottilissimo all’interno del foglio acrilico che assicura immagini di elevata qualità e con un angolo di visione molto aperto (fino a 180°). Uno dei computer svolge la funzione di controller, riceve il comando d’avvio delle sequenze audio-video-luci dalla pulsantiera e distribuisce via software le istruzioni ai singoli pc. Ogni computer è basato sul sistema operativo Linux Ubuntu in versione modificata e adattata alle esigenze specifiche. Dopo l’avvio, tutto procede automaticamente fino al termine della visita quando il computer controller chiude tutti i processi multimediali avviati ed eseguiti e predispone il sistema per l’avvio della sequenza (ovvero della visita) successiva.

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DGMODE Entra nel mondo del tablet Dell-Intel Latitude 10, guarda e ascolta la demo esclusiva realizzata per Digitalic da Livio Pisciotta, client marketing manager Dell Italia

Mobility, App, design, tablet… La lingua del mercato ormai è questa, ed è una lingua che dopo l’ascesa in ambito consumer ora punta a fare il suo ingresso poderoso anche in ambito business, nelle aziende, nelle infrastrutture critiche e complesse. Un trend che Dell ha da tempo deciso di interpretare con soluzioni ad hoc, ma a partire da un quadro di insieme che vede il suo Dna ormai cambiato. L’idea di base è quella di mettere nelle mani di clienti e partner, un’offerta completa e articolata nella quale trovare la risposta non alla singola esigenza, ma una visione di insieme. «Proprio così – racconta Livio Pisciotta, client marketing manager Dell Italia –. Del resto, ormai sono passati più di tre anni da quando la nostra società ha deciso di rivedere il proprio Dna, passando da una logica focalizzata sul dispositivo a una più ampia e articolata, focalizzata sulle soluzioni. Un cambio di rotta, che va a toccare il mondo dell’end user computing e che poggia su tre pilastri strategici. Il primo è quello del device, un ambito che ci vede protagonisti attraverso un’offerta sempre più ampia. Da una parte puntiamo sullo sviluppo di nuove soluzioni, dall’altra proseguiamo la strategia di acquisizioni focalizzata su tecnologie complementari e innovative come Wise, società leader nel mondo del thin client. Il secondo pilastro è il software, dove ci siamo arricchiti con l’acquisizione di realtà come Quest Software che ci hanno permesso di fare un passo in avanti nella gestione dei device e della security. Ultimo ma non ultimo, il mondo delle infrastrutture, dove grazie all’ingresso di aziende come Compellent e SonicWall, siamo in grado

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Livio Pisciotta, client marketing manager Dell Italia

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di offrire soluzioni efficaci in ambito storage, networking ecc.». Un quadro completo che trova poi la sua declinazione anche a livello di device mobili. «Può sembrare che Dell si sia focalizzata su un unico device con il tablet Latitude 10 dotato di processore Intel Atom – racconta ancora Pisciotta –, ma in realtà si tratta di tre prodotti in uno. Il tablet Latitude si presenta infatti sul mercato in tre versioni distinte. C’è una offerta essential, una offerta standard, sulla quale abbiamo investito con più forza, e poi abbiamo la terza versione che va a lavorare molto sulla sicurezza, infatti si chiama Latitude 10 Security (si tratta di un prodotto dotato di smart card e lettore di impronte digitali). In generale, comunque, parliamo di un apparecchio mobile nato e pensato per il mondo business. Per questo è molto robusto (struttura rinforzata in lega di magnesio e vetro Corning Gorilla Glass) e lavora sulla produttività, diventando di fatto un notebook con il form factor di un tablet. Il Latitude 10 è infatti uno dei primi tablet ad essere certificato per Windows 8 e vanta peculiarità, evidentemente professionali, come la batteria estraibile. Latitude 10 è dotato infatti di una comoda batteria rimovibile (è possibile scegliere tra batterie di diversa durata) in modo da garantire l’operatività continua dei dipendenti fino a un massimo di dieci ore. Interessante è poi la Docking Station alimentata, che permette di lavorare come se ci si trovasse in una postazione fissa. Infine – soprattutto parlando di valore aggiunto e di marginalità a disposizione dei nostri partner di canale – il fitto ecosistema di accessori che ruota intorno al prodotto e poi, ovviamente, l’assistenza Dell dedicata e internazionale».


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PUNTO G 60

UN POPOLO DI SANTI, POETI E RISPARMIATORI Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”

«Il risparmio è un valore e uno strumento fondamentale per lo sviluppo della società e dell’economia». A parlare è Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica e di Etica Sgr. «Gli italiani, che sono da sempre considerati un popolo di grandi risparmiatori, negli ultimi anni hanno progressivamente ridotto la loro capacità di risparmio. In parte è colpa della crisi economica, ma vi sono anche degli aspetti culturali che non vanno trascurati. La logica del “tutto subito”, che tanti danni sta provocando per esempio con la speculazione finanziaria, si sta scontrando con quella della programmazione e del mediolungo termine», conclude. Sul sito di Borsa Italiana si legge che in Italia si va affermando un movimento «composto da investitori che non si preoccupano solo di veder fruttare il proprio denaro, ma desiderano essere

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informati sul modo in cui esso viene impiegato per generare reddittività. L’obiettivo perseguito con il sostegno a imprese che prestano attenzione agli impatti socio-ambientali è, in ultima analisi, di migliorare le scelte degli individui e delle imprese». Il tema è quello della finanza etica. Per qualcuno si tratta di un ossimoro, per altri rappresenta la voglia di responsabilità. Non esiste una definizione univoca di finanza etica, ma in Italia c’è un’apposita associazione che nel 1998 ha presentano un “Manifesto della finanza etica” in sette punti che si apre affermando che il credito, in tutte le sue forme, è un diritto umano.

Al di là dei principi a parlare sono i numeri. Secondo la GSIA (Global Sustainable Investment Alliance) nel 2013 gli investimenti etici ammontano, su scala globale, a 13.600 miliardi di dollari, circa 10.000 miliardi di euro. Si tratta di una cifra pari a un quinto del totale a livello mondiale. Oltre ai grandi investimenti rientra nell’ambito della finanza etica anche il cosiddetto microcredito, uno strumento che consente l’accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione. Si tratta di una forma di


IL TEMA E’ QUELLO DELLA FINANZA ETICA. PER QUALCUNO SI TRATTA DI UN OSSIMORO, PER ALTRI RAPPRESENTA LA VOGLIA DI RESPONSABILITA’. di questa industria è pari a 1.600 miliardi di dollari con una rapida espansione al tasso annuo del 10-15%. Questa espansione dovrebbe continuare anche in futuro: secondo stime di mercato si calcola che per la fine dell’anno gli asset della finanza islamica avranno raggiunto 1.900 miliardi di dollari». Il punto di vista del governatore è collegato alla capacità di attrazione degli investimenti, soprattutto dal vicino Nord Africa. Si tratta di un’opportunità che comporta alcune criticità. Dal punto di vista della sorveglianza tutte le banche europee hanno

l’obbligo di aderire a schemi di garanzia dei depositi, mentre «la giurisprudenza islamica prevalente in vari Paesi islamici prevede che i depositi in banche islamiche (che seguono il “principio della condivisione di profitti e perdite”) non possono essere coperti da forme di depositi a garanzia» continua Visco. C’è poi la questione della governance e dalla responsabilità, dato che nelle banche islamiche intervengono i consigli della shari’ah a valutare la rispondenza degli investimenti alla legge islamica. Ma il punto centrale è che il nostro sistema poggia su strumenti basati sul tasso di interesse. Tutte le religioni monoteiste nascono condannando l’usura. A un certo punto nel corso della nostra storia si è distinto tra usura e prestito, dando vita al sistema bancario così come lo conosciamo oggi. Nella finanza islamica oltre al divieto della speculazione vige l’obbligo di mantenere un legame indissolubile tra strumento finanziario ed economia reale. Non si può mai dire da dove può venire un buono spunto per riflettere.

RISORSE

finanziamento nata nei Paesi meno sviluppati e che sta guadagnando consensi anche nel cosiddetto “Primo mondo”. Recentemente ne ha parlato anche l’ABI (Associazione Bancaria Italiana), in seguito ai dati resi noti da Unioncamere, secondo i quali nel 2011 oltre 55.000 soggetti hanno fatto ricorso a questo tipo di finanziamento, ricorrendo a uno dei 216 programmi avviati in Italia per un importo medio di circa 9.800 euro. Secondo l’ABI il 70% delle banche nostrane ha ormai strutture dedicate al microcredito e alla microfinanza, numerose associazioni sono attive in molte città. C’è anche chi ritiene che in fatto di finanza etica non si possa trascurare il fenomeno della finanza islamica. Il Corano e le altre fonti che ispirano la religione mussulmana prevedono il divieto del tasso di interesse (Riba) e il divieto della speculazione (Maysir). Secondo il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco «l’attuale dimensione

Agenda Possibile Si chiama “Agenda Possibile” ed è la Relazione stilata dal Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea, ovvero i saggi nominati dal Presidente Napolitano. Un’intera sezione del documento è dedicata allo sviluppo equo e sostenibile. Vi si afferma che «lo sviluppo deve portare un aumento del benessere, non risolversi in un mero accumulo di beni materiali. Nei Paesi avanzati esso si traduce nell’accrescimento qualitativo dei beni e servizi disponibili ai cittadini, che fa aumentare il Prodotto Interno Lordo (PIL) reale, e in una migliore qualità della vita». È disponibile online e, al di là dei giudizi di opportunità politica sulla scelta di nominare i saggi e sul loro operato, merita la lettura.

Buone notizie Ogni tanto capita di essere in testa alla classifica, e per un buon motivo. È quello che accade all’Italia in fatto di specie viventi. Siamo il Paese con la maggiore varietà in tutta Europa. Nel 98% si tratta di insetti e invertebrati, mentre i mammiferi sono rappresentati da 118 specie diverse. Secondo lo studio del Ministero dell’Ambiente sul patrimonio naturale sono 56.000 le specie animali custodite nei parchi nazionali italiani, censite per la prima volta. Faggi e querce sono le piante più diffuse e servono per combattere l’effetto serra e il consumo del suolo.

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ATTUALITA’

Luca Marazzi, country manager branded products di Western Digital, è ottimista. E ha tutti i motivi per esserlo. «Tutto sommato, il 2012 è andato bene, nonostante il mercato degli hard disk esterni abbia subìto qualche problema sia per il terremoto del Giappone sia per l’alluvione di ottobre 2011 in Thailandia, dove è situata la storage valley, e che ha drasticamente ridotto la produzione – spiega il manager –. Per fare un esempio, in Italia a gennaio 2012 la contrazione delle vendite è stata del 50%, solo perché non c’erano più prodotti da consegnare. Ma ci siamo ripresi in

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Superato il blocco produttivo che ha afflitto l’intero comparto degli hard disk, il leader mondiale del settore prosegue nello sviluppo del canale Pmi e amplia l’offerta dedicata con l’acquisizione di Arkeia Luca Mirani

Luca Marazzi, country manager branded products di Western Digital

fretta, e da maggio-giugno tutto è tornato normale. Il mio ottimismo nasce anche dal fatto che, nonostante la crisi economica globale e quella dell’IT, lo storage in Italia rimane tuttora un’isola felice, in quanto vi sono molti fenomeni che creano enormi quantità di dati che devono essere archiviati sia su supporti cloud sia su supporti fisici. E in quest’ultimo ambito sta crescendo molto la domanda di dischi esterni, con l’85% del mercato in mano ai portatili, cioè quelli che si autoalimentano, dove noi siamo a oggi gli unici a proporne uno a 2 TB, anche se il mercato è polarizzato sui 500 GB e su 1 TB». Secondo alcune stime attendibili, a gennaio 2013 WD aveva una quota vicina al 50% del totale sell-out Italia.

Focus sul canale Smb A caratterizzare il 2013 è una decisa attenzione al mercato Smb, pur senza perdere di vista né l’ambito consumer né il rapporto consolidato con i cinque distributori attuali (ADL, Brevi, Esprinet, Ingram Micro e Tech Data), che rimangono focalizzati sulle proprie competenze e sugli specifici segmenti di attività. Ma

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l’impulso al canale verso il settore delle Pmi, compresi piccoli uffici di tipo SoHo, vede due azioni congiunte: l’ingresso nella compagine italiana di una figura dedicata al marketing di canale e l’acquisizione di Arkeia, la cui offerta di soluzioni di backup è specifica per il mondo Smb. Presentando Fabrizio Keller nella carica di channel marketing manager, Marazzi ha sottolineato come «la massa critica raggiunta dal business in Italia ci ha permesso di creare una posizione dedicata al canale, con due grandi obiettivi: dare concretezza al marketing che prima veniva gestito dalla Francia, il che talvolta rendeva difficile spalmare il focus in maniera specifica, e seguire più direttamente il mercato e-tail, cioè quello online, che sta avendo un forte sviluppo e dove c’è tantissimo da fare, anche perché l’e-commerce ha modalità molto diverse dalla logica fisica dello scaffale». Frederic Renard, precedentemente general manager di Arkeia e oggi senior director Emea software marketing della Smb Business Unit di WD, ha illustrato le principali caratteristiche dell’offerta entrata a far parte dei prodotti Western Digital, che oggi integra a tutti gli effetti il software e le appliance fisiche e virtuali di Arkeia, che eseguono il backup dei dati su disco, su nastro e su cloud storage. La tecnologia Progressive Deduplication, brevettata dall’azienda, velocizza il backup su cloud ibrido, riducendo l’ampiezza di banda necessaria a replicare i set di backup sulla Wan.


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ATTUALITA’

Non un problema, una criticità, ma una preziosa opportunità per fare realmente la differenza sul mercato. Da tempo ormai, a varie latitudini, vendor e operatori di canale inseguono il sogno di fare del backup e dei Big Data un elemento di rilancio e rivoluzione dei processi aziendali. Una sfida epocale, che CommVault punta a rendere più facile da affrontare grazie soprattutto all’innovativa architettura tecnologica alla base di Simpana 10. «Simpana 10 – racconta Roberto Massoli, channel manager di CommVault Systems Italia – è la nuova versione della piattaforma unificata di data management lanciata dalla nostra società nei primi mesi di quest’anno. Si tratta di un annuncio cruciale per noi e per il mercato in generale, per vari motivi.

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Roberto Massoli, channel manager di CommVault Systems Italia

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Grazie infatti al cuore di questa soluzione, ovvero il ContentStore, noi pensiamo che il motore del business aziendale possa raggiungere velocità impensabili prima d’ora, portando il backup oltre la semplice dimensione di protezione e restore, rendendolo un fondamentale trampolino di lancio. Il motivo è semplice e ogni volta che ci troviamo a raccontarlo a rivenditori e clienti finali l’effetto stupefacente è sempre il medesimo. L’architettura di Simpana 10 va ben oltre il tradizionale sistema di backup: archivia infatti in modo efficiente tutti i dati protetti in un repository virtuale, denominato appunto ContentStore. Questo vuol dire semplificare il modo in cui gli utenti ricercano, analizzano e riutilizzano i dati». Tutto ciò vuol dire permettere alle aziende di affrontare senza timori la sfida del dato critico sempre e comunque.

«Ora – continua Massoli – è possibile soddisfare come mai prima le esigenze della forza lavoro mobile mettendo i dati protetti a disposizione con il ContentStore, abilitando gli utenti a cercare, visualizzare, scaricare e ripristinare file e documenti senza richiedere assistenza IT o servizi di terze parti che vanno al di là del controllo aziendale. Simpana 10 potenzia la produttività fino al 50% con accessi self-service e miglioramenti che riducono i tempi di recupero da ore a secondi». Nello specifico, gli utenti possono accedere ai dati personali tramite una nuova console Web-based e all’applicazione CommVault Edge per smartphone e tablet. Per quanto riguarda invece gli amministratori è possibile vedere i report e gestire velocemente le attività on the go con la nuova applicazione CommVault Monitor. L’integrazione potenziata con un nuovo search engine su diverse tipologie di contenuti offre inoltre funzionalità di ricerca role-based più veloci e granulari. «Ovviamente – spiega Massoli – soprattutto in questa decisiva fase di lancio contiamo molto sul supporto dei nostri partner di canale che, da sempre, sono il nostro unico strumento di contatto con gli utenti finali. Un canale al quale Simpana 10 può anche aprire le porte dello sviluppo di nuovi paradigmi tecnologici e di nuove modalità di erogazione del’IT. Proprio per le sue innovative caratteristiche, questa soluzione può infatti essere proposta ai clienti anche in modalità backup as-a-Service. Il che significa che il rivenditore porta all’interno della sua server farm la nostra architettura software e permette ai manager di fare restore e di accedere alle informazioni come e quando lo desiderano. Anche e soprattutto per aiutare i rivenditori a capire e cogliere al meglio simili opportunità stiamo continuando a rafforzare e rinnovare le nostre attività di training, certificazione e formazione sul territorio».

Oltre la protezione, l’archiviazione, la messa in sicurezza… Con una soluzione come Simpana 10, la società americana porta su un altro livello il discorso intorno ai Big Data, puntando dritto verso la disponibilità immediata e la capacità di avere tra le mani, ovunque e comunque, l’informazione di cui si ha bisogno


ATTUALITA’

Forte della posizione consolidata dai propri sistemi OCR, IRIS rivede il suo modello di vendita con un’offerta diversificata. Tra le novità, un mouse per la scansione dei testi Alessio Ferri

Presto o tardi, passare dalla versione cartacea di un documento a quella elettronica è un problema che tutti si trovano a dover affrontare. Dall’esigenza di ottimizzare spazio e praticità di un archivio, alla necessità di allinearsi a normative sulla dematerializzazione dei documenti fino all’invio di un allegato per posta elettronica, alla fine il risultato è lo stesso. Quello che può cambiare è però la procedura attraverso la quale convertire il testo in file. Quando il classico scanner piano non è disponibile o non è la soluzione più praticabile per ingombro o caratteristiche del documento da acquisire, le alternative non mancano. «Nel 1987, il nostro attuale presidente ha svolto come tesi di laurea lo sviluppo di una penna OCR – racconta Daniele De March, sales manager di IRIS –. Da lì, grazie al contributo dell’università belga, il progetto si è sviluppato fino a diventare un’azienda indipendente nel 1993. Oggi, siamo una realtà da 550 dipendenti con dieci sedi internazionali e ricavi per 120 milioni di euro». IRIS è uno di quei casi di aziende i cui prodotti hanno un enorme bacino di utenza, per buona parte del tutto inconsapevole. Il software OCR è infatti una presenza consolidata in diversi

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dispositivi di acquisizione documenti, a partire da prodotti Adobe e HP. Oggi, però, l’obiettivo è anche affermare il proprio marchio direttamente all’utente finale. «Siamo sostanzialmente impegnati su due fronti – spiega De March –. Uno riguarda soprattutto i servizi di dematerializzazione, dove il cliente principale è l’Unione Europea, e quindi il canale OEM, dedicato ai prodotti professionali e all’utente finale». Tenendo come punto di riferimento proprio la tecnologia OCR sviluppata negli anni, l’obiettivo è affrontare i diversi settori di mercato con prodotti e modalità di offerta specifiche. «Fino a otto anni fa operavamo soprattutto tramite canale – riprende De March –. Ora invece, grazie anche ai prodotti che sviluppiamo, al mondo professionale abbiamo affiancato la grande distribuzione, con novità dedicate al mondo mobile e al singolo utente». Due prodotti lanciati di recente, in particolare, rappresentano questa svolta. Il primo, IRIScan Pro 3 Cloud è di ispirazione più tradizionale. Lo scanner multifunzione

rivolto al mondo Pmi, consente infatti di archiviare direttamente nel cloud (attraverso SharePoint, Google Drive, Evernote, Box, Skydrive, Dropbox o un altro cloud proprietario) i documenti scansionati. Tra le caratteristiche particolari, la base amovibile consente l’utilizzo anche lontano dalla propria scrivania. Del tutto originale e innovativo è invece IRIScan Mouse. Dietro all’aspetto della comunissima periferica di puntamento si cela infatti un vero e proprio scanner da utilizzare esattamente allo stesso modo di un mouse. Al passaggio sul testo o sull’immagine, il documento viene subito riportato a schermo, eventualmente riconosciuto tramite OCR e quindi aggiunto a un documento Microsoft Office piuttosto che memorizzato nel cloud o direttamente condiviso sui social network. «A breve presenteremo anche un nuovo dispositivo totalmente indipendente, dedicato al mondo mobile, per acquisire e trasmettere i documenti via wireless – conclude De March –. Infine, la nuova versione di IRISPen, con l’evidenziatore integrato nello scanner. Pensavamo fosse il momento di ritirarla dal mercato, ma il successo ci ha convinto a mantenerla aggiornata alla release 7».

Daniele De March, sales manager di IRIS

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foto di QGphoto - www.qgphoto.com

BLOGURU È sempre collegata in Rete, o quasi. Su Twitter la trovate come @domitilla, ma il suo storico nickname è Semerssuaq: il nome di una principessa eschimese che per mantenere unito il regno, alla morte del figlio, ne sposò la moglie. Una storia di leadership al femminile, ma forse anche una faccenda glbtq o anche solo un po’ queer, quel tanto che basta a introdurre una delle donne più presenti e famose del Web: Domitilla Ferrari. Laureata in Psicologia del Marketing e della Comunicazione, ha iniziato lavorando in redazioni radio, tv e quotidiani e nel 2011 è stata citata da Wired come uno dei 50 italiani da seguire su Twitter: attualmente ha oltre 12.000 follower, in divenire. Ha un curriculum chilometrico, grandi occhiali neri da nerd,

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HA INIZIATO DALLA CRONACA LOCALE, SOGNA UN TACCUINO PER SCRIVERE SOTTO LA DOCCIA E DÀ LEZIONI DI INTERNET A TUTTI. DOMITILLA FERRARI È UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER TUTTI SUI SOCIAL NETWORK; PER LEI LA RETE NON È UN LAVORO, MA LA SUA PASSIONE.

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una faccia che risulta simpatica anche senza che lei parli. Ha fatto la giornalista, la social media strategist e, come esperta di marketing e comunicazione online, interviene a convegni, tavole rotonde, corsi universitari e non. Ha 40 anni ed è mamma di una bambina di 4. Sul suo blog lei si definisce “guru dell’ovvio”. Ci spiega perché? Trovare cosa evidenziare in un’analisi significa, spesso, portare alla luce cose ovvie, spiegarle in modo semplice. All’inizio della mia carriera lavorativa puntavo a cercare subito i dettagli, perché pensavo che le cose ovvie fossero evidenti a tutti. Ho scoperto poi che non è così e che si deve sempre partire dall’ovvio. Quando mi sono trasferita a Milano ho iniziato a collaborare con Il Giorno, nella cronaca locale e – pur essendo appena arrivata – riscuotevo grande approvazione: riportare alla luce le cose a cui gli altri si erano assuefatti e spesso arresi ha consentito il successo delle mie piccole inchieste in città, ma poi ho

deciso di cambiare mestiere. A far la giornalista ci ero capitata un po’ per caso: ottima scuola di osservazione e organizzazione, ma ho studiato marketing e la comunicazione m’interessa quando è funzionale a uno scopo. Per questo ho colto un’occasione al volo rispondendo a un annuncio per un lavoro nel digital di Mondadori per vedere l’editoria da un altro punto di vista. Come ha iniziato ad affacciarsi sul Web, cosa faceva da piccola, cosa fa ora e cosa farà da grande? Il mio blog (www. domitillaferrari.com/ semerssuaq) ha compiuto 10 anni: lì parlo di marketing, comunicazione, ma anche di tanti fatti miei. Il mio primo computer l’ho comprato nel 1999. Dieci anni prima mio nonno mi aveva regalato un corso da programmatore: ero quindicenne e ho imparato a usare un linguaggio ormai desueto. Poi solo carta e penna per anni fino a quando i blog hanno iniziato a diffondersi. Le piattaforme che avevamo a disposizione

erano molto basilari, però davano la possibilità di fare delle piccole modifiche scrivendo pezzetti di codice. Ecco, più che scrivere post mi piaceva capire come fare a trasformare il blog, aggiungere una colonna, per esempio. E per farlo, spesso, serviva chiedere informazioni a chi ci aveva già provato. Dovevi conoscere gente. La mia curiosità tecnica è diventata curiosità social. Sul suo sito esordisce dicendo “Ho due blog e un account su forse tutti i social network”. Come mai questa presenza capillare? Sono curiosa e m’iscrivo a tutto, ma uso soprattutto Twitter, Facebook, Instagram (ma non spesso) e tanto l’e-mail. Mi piace essere in contatto con le persone, ma soprattutto mi piace metterle in contatto. Dalla condivisione delle conoscenze nascono sempre progetti interessanti. Tre anni fa ho aperto un altro blog, “Pappa e Ceci” (www. domitillaferrari.com/pappae-ceci), dove appunto ricette e racconto le mie avventure col giardinaggio in balcone e, a volte, anche cosa vuol dire per me essere mamma.

Meno di un anno fa ho deciso di rendere utile l’interesse che la gente ha per le cose che scrivo e ho iniziato a usare la mia presenza online per sostenere la raccolta fondi dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati: dono il mio tempo per far conoscere l’emergenza di posti come la Siria, dove i rifugiati in fuga dalle violenze sono quasi due milioni. Sul blog accetto sponsorizzazioni, ma solo per una buona causa. Dono tutti i proventi del blog all’UNHCR, con cui sono in contatto per tracciare le donazioni che – per amor di trasparenza – elenco in una pagina dedicata sul blog. E che cosa ha significato essere così tanto “social” nella sua carriera? Tutti i progetti in cui sono coinvolta hanno un lato social e il fatto che io non solo sappia usare la Rete, ma ne faccia parte, mi è sempre molto utile. Succede ancora che non tutti capiscano il vantaggio. Per tante persone i social network sono una perdita di tempo. Secondo me perdi tempo se vuoi perderlo, se usi Facebook

non usare la Rete,

fanne parte Barbara Silbe

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BLOGURU “NESSUNO DI NOI È DAVVERO ONLINE 24 ORE SU 24. OGNUNO DI NOI SCEGLIE COSA CONDIVIDERE DI SÉ. SE SONO TRISTE O PREOCCUPATA PER QUALCOSA, MAGARI NON LO SCRIVO. FATTE LE SOMME SEMBRIAMO TUTTI UN PO’ PIÙ SIMPATICI E SPENSIERATI LEGGENDOCI SOLO ONLINE”

come una chat o per farti i fatti degli altri. Io uso Twitter per tenermi informata, ma mi è utile perché ho ben selezionato le mie fonti: ho creato un network. Ci vuole tempo, è vero, ma dire di non averne è una scusa: io guardo spesso scorrere le notizie mentre faccio colazione e le leggo poi sui mezzi pubblici, mentre vado in ufficio. Ottimizzo il tempo perso. Qual è la cosa che più le piace fare? Non vorrei sembrare un’entusiasta eccessiva (sorride), ma mi piace fare tutto quello che faccio. Ho una bimba di 4 anni. Fare la mamma mi riesce bene, ma potrei migliorare. Cucinare è una necessità: mi piace mangiare bene. Ho imparato

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a fare il pane perché non mi piaceva quello che compravo dal panettiere. Ho fatto un corso di panificazione in una scuola di alta cucina, a Firenze. Se devo fare una cosa devo farla bene. E studiare per farla fa parte del divertimento. Il networking mi viene naturale. Anni fa, nell’ufficio dove lavoravo, arrivò un nuovo capo che fece un colloquio a ciascuno di noi, per conoscere meglio la squadra. Mi chiese quali fossero i miei interessi e io risposi «Internet». «No – mi disse – questo è il tuo lavoro». Dovetti insistere… Dal vivo lei è molto simpatica, ma pensa di esserlo di più sul Web. Perché? Dico sempre che online posso sembrare più

simpatica di quello che sono davvero. Ho sempre pensato di essere poco socievole, meno di quanto io non sia social. Nessuno di noi è davvero online 24 ore su 24. Ognuno di noi sceglie cosa condividere di sé. Se sono triste o preoccupata per qualcosa, magari non lo scrivo. Fatte le somme sembriamo tutti un po’ più simpatici e spensierati leggendoci solo online. Quale aggettivo userebbe per definirsi? Sono ottimista e pratica. Così affronto le giornate e la vita. Prendo appunti in continuazione, mi mando tante e-mail come promemoria, faccio infinite “to-do-list”. Ho post-it sparsi ovunque. Un giorno mi ricorderò anche di comprare

quel famoso blocchetto che serve per scrivere sotto la doccia: è lì che mi vengono le idee migliori. Non ha la patente? Una cosa che contrasta molto con la sua immagine tecnologica e moderna, non le pare? Non l’ho mai presa: quando vivevo a Roma avevo il motorino, ma ho sempre usato i mezzi pubblici e la bicicletta quando possibile. Mi piace sfruttare bene il tempo necessario per spostarmi da un posto all’altro: secondo me buona parte dei miei follower su Twitter li ho guadagnati raccontando di me seduta sul sedile del treno che prendo ogni giorno per arrivare in ufficio. E poi ho un marito collaborativo: le tante cose che faccio mi riescono bene perché ho il suo sostegno. Ci dica uno dei suoi (tanti, immaginiamo) progetti futuri. A luglio andrò a insegnare Comunicazione Digitale e Social Network agli studenti del Master in Comunicazione delle Scienze del Dipartimento di Fisica “G. Galilei” dell’Università degli Studi di Padova. E anche in questa occasione sono stata contattata tramite i social network (giusto per ribadire che essere online non è una perdita di tempo). Porterò a lezione dei testimonial e un dono: Dall’alto i problemi sembrano più piccoli, il libro dell’astronauta Paolo Nespoli, che ha dedicato un capitolo proprio all’uso che ha fatto di Twitter mentre era nello spazio.


RICORDI QUANDO

LE IDEE CONTAVANO PIÙ DEI NUMERI?

CreaComeUnaVolta.it


MRKTNG SIDE THE 70

AVVIARE E GESTIRE UNA COMMUNITY FACEBOOK DI SUCCESSO Matteo Ranzi Negli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.

Dopo quattro anni vissuti in Facebook avviando e gestendo pagine aziendali, ho deciso di deporre le vesti del marketer e di indossare quelle di leader di una community “consumer” dando vita a un nuovo progetto. Ho messo in pausa momentanea la mia storica pagina “Spunti di Marketing by Mille Ottani” e ho avviato la nuova avventura social con

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l’obiettivo di sperimentare qualcosa di nuovo da poter raccontare anche su Digitalic. Il seme per il funzionamento di una pagina Facebook è l’esistenza di un target appassionato e coeso intorno a un interesse comune. Senza questo presupposto, non può crescere nulla. Osservando il forte interesse per pagine e gruppi che parlano degli anni Ottanta, ho scelto di avventurarmi verso un ambito verticale

vicino a numerosi 35-45enni: il mondo dei Paninari. Negli Ottanta i Paninari erano centinaia di migliaia, infatti la tiratura del primo fumetto di riferimento del movimento (Paninaro di Edifumetto) fu di 100.000 copie a uscita. Una volta trovato il tema aggregante per il target di riferimento è il momento di preparare la pagina. La creazione tecnicamente è semplice, ma va curata con molta attenzione


relativamente a quattro elementi chiave: il nome, la descrizione, il regolamento e la grafica. Il nome va scelto pensando alle ricerche che il pubblico potenziale farà per trovare l’argomento specifico che trattiamo. Nel mio caso ho optato per il termine “Paninari”. Essendoci già una pagina che si chiamava così, il titolo completo è diventato “Paninari, il ritorno”. La descrizione deve essere un sunto delle mission della pagina: perché è stata creata, di cosa parla, chi sono i moderatori e il regolamento. Quest’ultimo elemento è fondamentale per prevenire il “flame”, cioè le discussioni che degenerano in scontri verbali difficili da controllare e nocivi per tutti. Sono “le regole della casa” che stabiliscono quali comportamenti verranno moderati per il rispetto di tutti. Nel caso di “Paninari, il ritorno” non sono accettati: il turpiloquio, le offese agli altri partecipanti e i commenti eccessivamente fuori tema come religione, calcio e politica. Si tratta di argomenti che potenzialmente generano conflitti e che, quindi, conviene sempre tenere fuori da qualsiasi pagina. La grafica deve sottolineare i temi che vengono trattati, in modo che chi accede per la prima volta capisca effettivamente di essere capitato nel posto giusto. Quindi ho optato per dei fumetti, che richiamano quelli della rivista anni Ottanta di riferimento del movimento, con due Paninari di oggi, che sottolineano il ritorno di quella moda. Per mantenere fresca la pagina, ogni 15 giorni

L’ENGAGEMENT E’ LA LINFA VITALE DI UNA PAGINA E SI MISURA IN NUMERO DI “MI PIACE”, COMMENTI E CONDIVISIONI PER OGNI POST. circa la grafica va rinnovata e legata ai temi trattati in quel periodo specifico. Una volta stabiliti nome, descrizione, regolamento e grafica, si possono preparare il progetto editoriale di medio periodo e quello di incremento dei liker. Il piano editoriale è la chiave per alimentare l’interesse e la partecipazione. L’engagement è infatti la linfa vitale di una pagina e si misura in numero di “mi piace”, commenti e condivisioni per ogni post. Più queste metriche mostrano risultati elevati, più la pagina è efficace. Nel mio caso il piano editoriale dei primi tre mesi prevedeva un revival iniziale del periodo paninaro anni Ottanta, seguito da un aggiornamento partecipativo del look dei Paninari di oggi e dal lancio di un e-book sul tema. Il progetto per incrementare il numero di liker deve essere coerente con il target, altrimenti si avranno numerosi fan ma l’engagement sarà scarso e la pagina non sarà servita a nulla. Per questo aspetto ho utilizzato la possibilità di Facebook di promuovere l’esistenza della pagina a un pubblico mirato di 35-45enni di alcune città specifiche in cui il movimento paninaro era particolarmente radicato (Milano, Bologna, Torino, Verona, Roma, ecc.). In più

ho selezionato la possibilità che gli amici dei liker di “Paninari, il ritorno” vedessero che il loro amico ci stava seguendo. Questo piano di recruitment dei liker è costato solo 3 euro al giorno e ha permesso di portare a bordo oltre 1.000 liker in target in soli 20 giorni. A 1.100 liker mi sono fermato. Se avessi proseguito in un trimestre avremmo superato quota 3.000 (ma non era il mio obiettivo). Per partire mancava ancora un ingrediente fondamentale: per essere seguito da una community devi essere un riferimento credibile e autorevole nella materia che tratti. Quindi ho rispolverato il mio background da quattordicenne di allora, recuperato tutto il materiale informativo possibile per ricordare ciò che avevo rimosso e acquistato parte del look di un tempo. Poi ho chiamato il personaggio più seguito in Rete di oggi dai Paninari, Ramon Verdoia, e l’ho coinvolto nel progetto come co-moderatore. Infine abbiamo scritto un e-book intitolato Il ritorno dei Paninari. A questo punto potevo essere un riferimento credibile, come in effetti è stato. Così a inizio gennaio 2013 ho avviato l’avventura della nuova community ed è stato un successo di partecipazione, come testimoniato da tutte le statistiche Facebook della pagina e dalla misurazione di tutte le metriche relative a ogni post pubblicato. Anche tu puoi dar vita a una community intorno alla tua passione, o alla tua attività, seguendo l’esempio che ti ho illustrato. Sei pronto?

RISORSE

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Web In Fermento La pagina Facebook di “Web In Fermento”, uno dei principali riferimenti in Rete sul tema della gestione dei social media. http://www.facebook.com/WebinFermento. social.web.newmedia.design

Paninari online Gli indimenticabili sono tornati e hanno una significativa comunità online. Ecco la pagina Facebook della community dei Paninari. http://www.facebook.com/PaninariIlRitorno

Il ritorno dei Paninari Il sito del libro scritto per ottenere l’autorevolezza necessaria nell’ambito della community della pagina Facebook “Paninari, il ritorno”. http://www.paninariilritorno.it/

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ATTUALITA’

Tim Berners Lee, 57 anni, londinese, uno dei padri del Web, ha incontrato giornalisti, aziende e pubblico in occasione degli Ict Days di Trento. Inevitabile la curiosità di tutto il pubblico e il grande quantitativo di domande fatte, oltre a quelle rimaste nelle penne degli intervenuti per mancanza di tempo. Un uomo pratico, che con i tempi moderni ci fa i conti tutti i giorni. Un futurista che ha ammesso, persino, la possibilità di assistere – a breve – a elezioni politiche online a patto che le organizzazioni, i Paesi e le aziende non si chiudano al Web. «Any idea you have, you should read it online», ha affermato Tim. Certo, per uno che arriva da Londra sembra decisamente più semplice avere vedute tanto ampie, ma forse non è poi così avveniristico. Forse è tutto più vicino di quanto non si possa immaginare. Il problema è «che la gente non sa usare e approfittare dei vantaggi della Rete e della condivisione», prosegue Berners Lee che aggiunge: «sono assolutamente dell’opinione che i dati vadano protetti, così come la privacy, ma tutela e protezione non significano chiusura. Arriveremo al punto in cui le forze dell’ordine saranno in grado di monitorare per quali usi verranno fornite e rilasciate certe informazioni, piuttosto che dati sensibili». Esasperare il concetto di amicizia, di conoscenza, di prossimità, così come

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Personaggio ormai entrato nella storia, Berners Lee è stato anche protagonista di una emozionante cerimonia di apertura delle ultime olimpiadi di Londra. Collegati al QR code e vivi il momento dell’arrivo allo stadio dell’inventore del Web

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Il grande padre del Web in visita straordinaria in Italia. Una preziosa occasione di confronto e analisi del presente e del domani. «In un prossimo futuro le sole modalità comunicative a livello governativo saranno online. Bisogna abituarsi e non tirarsi indietro» Daniela Schicchi

la possibilità di conoscere nuove culture, nuovi popoli e nuove tradizioni sono tra i punti cardine del discorso del sagace “papà del Web”. «Ogni volta che un individuo decide un’azione rilevante – dal punto di vista del business – al di fuori della Rete… questa persona esclude la possibilità (di questa azione stessa) di avere successo, di poter essere portata alla luce del sole con la sua valenza e la sua ricchezza», insiste Tim parlando della bellezza della condivisione in Rete, come vero punto di forza di



ATTUALITA’ Padre del Web e grande punto di riferimento per l’intero mondo IT, Tim Berners Lee ha incontrato giornalisti, aziende e pubblico in occasione degli Ict Days di Trento dispensando consigli, visioni e preziosissimi spunti

questa risorsa straordinaria. È indubbio che in tutto questo processo il mobile stia giocando un ruolo da leone. Tutto si è trasformato diventando alla portata di tutti. Dal modem a 56k a centinaia di Gigabyte trasferiti al minuto e, il tutto, in dispositivi piccoli e facili da usare, come gli smartphone. «Il mondo dei mobile device è il segmento più importante per incrementare la conoscenza e l’accessibilità a Internet», ha affermato Tim Berners Lee davanti alla sola platea di giornalisti per l’incontro riservato alla stampa. «La Rete ha bisogno di voi giornalisti e dell’informazione che siete e sarete in grado di fare per sensibilizzare la gente, le aziende, gli enti governativi e la pubblica amministrazione rispetto all’importanza di poter arrivare – attraverso la connettività – in casa di ciascun cittadino, cliente, individuo». Non si illude, però, il londinese e riconosce che la minaccia – in mezzo a tutte queste potenzialità – si cela nel fatto che i

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governi possono, proprio grazie a queste tecnologie sempre più avanzate, spiare i cittadini sul Web. Ma resta fermo sulle sue posizioni, riconoscendo esclusivamente nella collaborazione tra Paesi e tra individui l’antidoto giusto all’uso sregolato e negativo di ciò che deve rimanere una risorsa a disposizione

di tutti. Un punto, a conclusione, di tante idee, concetti e futuro analizzati riguarda un aspetto importante legato alla digital ethic in ambito di writing e di tutela delle opere intellettuali, artistiche e dei contenuti. «È inevitabile che anche il diritto dovrà aggiornarsi nella dottrina e prevedere l’inserimento

di un diritto del Web. Il mondo si aggiorna e la giurisprudenza non può non tenere conto delle nuove tutele che necessitano di regolamentazione. E non si può aspettare troppo affinché questo accada». Un bella full immersion in un futuro che, ci auguriamo, sia più “presente” del nostro presente.

Sir Timothy John Berners Lee, nato a Londra nel 1955, ha coniato il termine di World Wide Web, di cui ha scritto il primo server (httpd), e il primo programma client (un browser e un editor), nell’ottobre del 1990. Il genio britannico ha editato inoltre la prima versione del linguaggio di formattazione di documenti con capacità di collegamenti ipertestuali conosciuto come HTML. Le sue specifiche iniziali per URL, HTTP e HTML sono state in seguito perfezionate e discusse da una vasta comunità di utenti e programmatori. Nel 1993 Tim Berners Lee venne intervistato dalla testata TG1 della RAI. I suoi diretti superiori al CERN vennero interrogati, nel corso dell’intervista, sulla possibilità che il CERN stesso promuovesse – anche con fondi speciali di ricerca delle Commissioni Europee – l’idea del WWW e la sua promozione industriale. Il direttore del CERN, il fisico italiano Carlo Rubbia, disse che non riteneva compito del CERN promuovere quella pur brillante idea. Tim Berners Lee accettò allora l’offerta di Mike Dertouzos del MIT, lasciando il CERN per il Laboratory for Computer Science (LCS) del prestigioso Massachusetts Institute of Technology di Boston, presso cui nel 1994 fondò il World Wide Web Consortium (W3C). Il 15 aprile 2004 gli è stato assegnato il premio Millennium Technology per l’invenzione del World Wide Web. Il 16 luglio 2004 Berners Lee è stato insignito del titolo di Knight Commander of the British Empire dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra.



ATTUALITA’

Sul lato utente, la convergenza tra mondo della telefonia e Internet – nelle varianti fisso o mobile con il contorno del cloud computing – è un passaggio naturale, favorito da dispositivi sempre più abbordabili in termini di costi, interfacce intuitive e potenzialità in aumento di giorno in giorno. Per chi questa transizione è chiamata a gestirla, senza più poter contare su confini netti tra mondo privato e pubblico o personale e professionale, la questione è di tutt’altra portata. «Da qualunque punto si guardi la situazione attuale, il risultato è un modo diverso di combinare i prodotti – afferma Marco Pasculli, regional director central mediterranean countries di Alcatel-Lucent Enterprise –. Cambiano soprattutto la modalità e il contenuto degli ordini che ci vediamo arrivare. In particolare, sulla parte di telefonia, per noi significa dover assicurare estensioni dei prodotti, moduli in grado di assecondare i nuovi sistemi di comunicare». In particolare, sotto stretta osservazione, la svolta

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tanto attesa. «Il cloud non è più un fenomeno, ma una realtà – sottolinea Pasculli –. Siamo pronti a cogliere il momento migliore, penso a breve, non appena le aziende inizieranno ad acquistare e fruire materialmente servizi in questa modalità». La vecchia linea voce è ormai parte integrante di un servizio a tutto campo esteso a dati, Web e altri canali di comunicazione, rigorosamente su IP. «Sono certo che questo sarà l’anno in cui il fenomeno cloud prenderà definitivamente piede – assicura Pasculli –. Mi viene da pensare a un impatto immediato soprattutto sulle piccole e medie imprese, dove la mancanza di competenze interne favorisce l’avvalersi di fornitori esterni». Più difficile, e di conseguenza anche più avvincente, la

sfida per conquistare il mercato ristretto delle grandi organizzazioni. «Il primo passaggio sarà l’affiancamento – riflette Pasculli –. Credo siano in pochi quelli disposti a sostituire intere architetture, mentre vedo più probabile il ricorso al cloud per aggiungere nuove applicazioni, compatibili con quelle esistenti. In particolare, la gestione del Byod». Più lineare invece lo scenario dal punto di vista della Rete. «Nonostante il periodo, la crescita del networking procede – puntualizza Pasculli –. I data center sono in costante sviluppo per banda e Marco Pasculli, regional director central mediterranean countries di Alcatel-Lucent Enterprise

La convergenza tra telefonia e dati permette ad Alcatel-Lucent di mettere in campo competenze maturate nel corso di anni, senza perdere di vista i cambiamenti di scenario. Gli obiettivi, i traguardi e le strategie di una società che sta gettando un ponte verso il futuro Alessio Ferri

requisiti di sicurezza, senza dimenticare il wireless. L’impatto maggiore è proprio qua, grazie anche alla virtualizzazione che richiede server più potenti e aumenta la domanda di connettività». Di fronte a importanti mutamenti di scenario, a doversi adeguare non è solo l’organizzazione interna di un’azienda. «Siamo sempre impegnati a trasmettere al nostro canale ogni sorta di competenza legata alle soluzioni e a collegarle ai trend del mercato – conclude Marco Pasculli –. Aiutiamo i nostri partner a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Di fronte a una componente in rapido sviluppo come l’eterogeneità dei sistemi e dei dispositivi, dove è più difficile curare tutti gli aspetti, affianchiamo direttamente figure interne, così da garantire il superamento di ogni ostacolo».


ATTUALITA’ di LinkedIn risiede nella qualità e non nella quantità delle relazioni. Non c’è nessuna regola in merito al numero ideale di raccomandazioni che si dovrebbero avere, ma per raggiungere il 100% di completezza del profilo servono almeno 2 raccomandazioni.

LinkedIn è più potente che mai, ma bastano 5 passi per conquistarlo e migliorare la propria carriera, con un investimento di tempo e idee che verrà sicuramente ripagato. Il network professionale nel 2003 era per molti una sfida (se non una bufala): raggiunse 4.500 utenti dopo 1 mese di vita e oggi vanta oltre 225 milioni di iscritti… @ilTestardoBlog

Oltre 225 milioni di iscritti, novità multimediali in continuo arrivo (curriculum vitae graficamente più ricchi, più interattivi e più coinvolgenti), LinkedIn è uno dei social più diffusi e famosi al mondo ma… nonostante tutto, la maggior parte degli italiani si iscrive in modo passivo e ignorandone completamente le potenzialità. Ecco quindi 5 consigli che potrebbero aiutarvi a rendere più appetibile il vostro profilo.

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1. Arredate il vostro profilo come fosse il vostro curriculum (e non la vostra camera da letto) Dovrebbe essere scontato, eppure, quanti profili ci sono ancora in giro con tramonti, spiagge, cani e gatti? Ma diciamocelo, chi può davvero mettere la foto di un cane su un network professionale? Aggiornate la posizione lavorativa, i risultati ed i tasks. Non dimenticatevi di aggiornare la sezione relativa a skills ed expertises. Inserite le vostre competenze, ma anche le vostre caratteristiche umane. In poche parole, tutto ciò che può dare valore aggiunto al vostro profilo. Controllate che non ci siano errori di

ortografia e se le date delle vostre passate esperienze lavorative sono esatte. Ricordate: la coerenza è tutto. Organizzate il vostro profilo in sezioni ordinate, customizzate l’Url della vostra pagina (tramite i settings) e, soprattutto, compilate la parte relativa al riepilogo (con le giuste chiavi di ricerca sarete molto più visibili a chi cerca profili come il vostro). 2. Inviti e raccomandazioni (la mamma è sempre la mamma) Quante volte la mamma da piccoli vi ha detto di non parlare con gli sconosciuti? Lo stesso vale per LinkedIn. Sono in molti a cercare il contatto di sconosciuti per ampliare il loro network. Ma connettervi a centinaia di sconosciuti non aiuterà il vostro network. Il vero valore

3. Interagite con la comunità Osservare con religiosa dedizione non è sufficiente: un comportamento passivo su LinkedIn non premia! Per massimizzare le vostre possibilità dovete entrare in contatto con persone che magari non conoscete, ma che sono uno step più vicino al lavoro dei vostri sogni. Non abbiate paura di contattare sconosciuti, ma con l’accortezza di non sceglierli a casaccio, magari pescando tra quelli che appartengono ai vostri stessi gruppi. Lo stesso vale per le aziende: buttatevi, proponetevi, ma in modo oculato, senza sparare sventagliate di mitra nel buio. 4. Non usatelo come Facebook o Twitter Se decidete di lavorare sul vostro brand, ci sono momenti e posti dedicati al profilo professionale. LinkedIn è un network “professionale” e sebbene sia importante condividere anche dei contenuti “personali”, non trasformatelo nel classico social network. Per quello c’è Facebook. Ricordate una cosa: a un potenziale datore di lavoro non interessa conoscere ogni singolo dettaglio della vostra vita personale, o sapere quanto possiate essere spiritosi; tuttavia, se incontrerà questi dettagli sulla vostra pagina, potrebbe utilizzarli per farsi un’idea… sbagliata, magari!

5. Dedicate tempo ad aggiornare il profilo Vi è mai capitato di leggere un articolo, una e-mail o un post con un titolo terribile? Il sommario del vostro profilo fa lo stesso effetto. Dovete essere estremamente concisi e specifici, incuriosire la gente e invogliare il contatto. Cominciate a esprimere il vostro personal branding. Raccontate le vostre passioni. Avete portato a termine un progetto di cui andate fieri, avete cambiato lavoro, avete conosciuto un nuovo collega da invitare? Non perdete tempo: aggiornate il profilo!

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GIRLY TECH 78

IL TRUCCO DI INTERNET Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

Dai video tutorial su YouTube ai siti delle aziende di cosmetici, passando per le applicazioni che offrono spunti quotidiani per rinnovare il proprio make-up. Il Web è diventato una vera e propria risorsa anche per le patite di cosmetici. Ecco una breve carrellata di ciò che la donna geek (e non) può fare per realizzare un makeup perfetto grazie a uno

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smartphone o un pc muniti di connessione Internet.

Imparare dal Web I tutorial di ClioMakeUp sono ormai celeberrimi, tanto che la truccatrice bellunese ha la propria striscia anche su Real Time, il canale satellitare anch’esso ben noto al pubblico femminile. Grazie a lei molte ragazze hanno appreso l’importanza del primer o come applicare il blush sulle guance.

Dopo lo Ied, Clio Zammatteo si trasferisce a New York con il fidanzato, conosciuto tra i banchi di scuola, per studiare make-up; dopo poco decide di aprire il suo canale YouTube, http:// www.youtube.com/user/ ClioMakeUp, per condividere i suoi consigli di bellezza. L’idea importata dall’America ha subito successo (era il 2008) e la mania dei videotutorial di trucco dilaga anche in Italia, dove nascono


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RISORSE

centinaia di suoi cloni. Ognuno dei suoi video, a oggi quasi 500, raggiunge anche più di 500.000 visualizzazioni. Clio ha realizzato recentemente anche la App per iPhone che organizza tutti i suoi tutorial per data, colore o evento, nonché gli aggiornamenti dei profili sui diversi social network e le sue recensioni.

Prove di make-up Una volta appresi i rudimenti, cosa c’è di più divertente di giocare a truccarsi? Per tornare un po’ bambine, quando si prendeva di nascosto la trousse della mamma, ma anche per studiare il trucco per un’occasione speciale. ModiFace è un’applicazione (disponibile gratuitamente su App Store e su Play Store) che consente di caricare la propria foto, anche dal profilo Facebook, o selezionare quella di una modella che assomigli alla propria fisionomia per studiarne l’acconciatura e il trucco fin nei minimi dettagli. Il viso si può quindi modificare scegliendo capelli, scontornati dalle foto delle eroine dello showbiz, il colore dell’ombretto, dell’eyeliner, del rossetto, selezionando diverse texture e modalità di applicazione. In caso manchi la fantasia di una make-up artist, si può anche scegliere di selezionare una delle tante combinazioni di make-up preconfezionato. Per le più esigenti, ModiFace consente anche di rifarsi il naso o gonfiare un pochino labbra e zigomi. Tutto nel mondo virtuale, ovviamente. Per ogni modifica effettuata, nella applicazione per Apple, viene evidenziato il

prodotto, con la possibilità di acquistarlo in real time da uno shop online (al momento solo negli Usa). Una volta finita la propria creazione, la si può condividere via mail o sui social network.

Prova sul Web Per chi volesse provare l’effetto del magico “they’re real! mascara” di Benefit Cosmetics, famoso per il suo effetto “ciglia finte”, ma non ha tempo di concedersi una prova in negozio, la famosa catena di profumerie Sephora permette di provarlo direttamente online. Collegandosi al sito www. sephora.it e utilizzando l’applicazione Color Your Face si può testare un’ampia gamma di prodotti (370 per il viso, 480 per gli occhi e 390 per le labbra) applicandola

sulla propria foto o su una foto delle modelle per vedere il risultato in ambiente digitale. Il plus di questa App è che ogni prodotto è corredato di commenti dei clienti (che hanno tutta l’aria di essere veramente oggettivi e sono filtrabili anche per età e tipo di pelle) e di alcuni consigli per l’utilizzo. Unico neo: l’applicazione funziona con Flash e quindi è di difficile utilizzo su iPad e iPhone. Web, applicazioni, e-commerce: ancora una volta la tecnologia può essere una valida alleata delle attività peculiari del genere femminile. Anche se, dopo aver letto la notizia del lancio dello smalto per uomo, sono sempre più convinta che possano essere spunti utili anche per l’altra metà del cielo.

Non solo viso Negli ultimi anni la fantasia sembra essersi impossessata delle mani delle donne metropolitane. È scoppiata infatti la “nail art-mania”, una decorazione (quasi esasperata) delle unghie: dalla ricostruzione con il gel all’applicazione di ogni tipo di decoro, che rende ogni unghia un capolavoro di miniatura. Per farsi un’idea delle opportunità si può fare una veloce visita al sito www.nailsmag.com, dove sono presenti anche molti tutorial che spiegano passo passo come realizzare queste originali decorazioni. In questo video, ad esempio, vengono realizzate delle impegnative unghie appuntite di ispirazione marocchina. http://www.nailsmag.com/video/96341/ white-and-blue-moroccan-inspired-nails

Truccarsi in situazioni di difficoltà Si chiama Jenna Marbles l’ultima delle star del make-up tutorial, diventata famosa per le sue lezioni su come applicare il trucco da ubriaca. Un paio di citazioni dal suo video più famoso: «Poi scopri che stai usando il fard come ombretto. È un errore, ma… succede!»; «Se non riesci a muovere bene il pennello, muovi la faccia». http://www.youtube.com/user/JennaMarbles

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Ecco i tre social che cambieranno la Rete nei prossimi mesi. Non che il Web abbia bisogno di un motore più potente di quello che già lo spinge a velocità siderali in questo momento, ma ci sono trend e nuovi strumenti di comunicazione che non vanno assolutamente persi di vista. Facebook, Twitter e ancora Flickr,

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Instagram, Vine, Tumblr… la galassia dei social network continua infatti a “pompare potente” nuovi pianeti e nuovi incredibili strumenti di interazione. Strumenti divertenti, giocosi, ma anche tremendamente efficaci e interessanti per tutti coloro che sono alla ricerca di nuovi e sorprendenti contatti con il pubblico e di nuove e ricchissime fonti di dati preziosi da analizzare, studiare, mettere al servizio

dei propri processi di business (che altro sono se non i Big Data?). I colossi, i nomi storici sono quelli sopracitati e non accennano certo a rallentare la loro incredibile corsa, ma per chi è in cerca di nuove opportunità e di strumenti sempre più innovativi vale la pena di dare un occhiata a tre social network ancora poco conosciuti, almeno alle nostre latitudini, ma che – secondo gli esperti

di Entrepreneur – non mancheranno di lasciare il segno nei prossimi mesi.

Medium Primo della lista è Medium. Un semplice e simpatico sito di blogging che i suoi fondatori descrivono come una estensione di Twitter. «Un luogo in cui puoi condividere e trovare conoscenza, idee, storie. Un luogo in cui puoi superare i 140 caratteri e interagire non solo con i tuoi amici». In generale il sito promette di privilegiare la qualità rispetto alla quantità. In parole povere, a livello di funzionamento, permette di scrivere un blog che poi appare in una delle “collections” del sito o in homepage. Tocca agli utenti poi votare il post: sulla base dei gradimenti sarà più o meno in evidenza. Tutti coloro che hanno un account su Twitter possono registrarsi, leggere e votare, ma per scrivere un post è necessario ricevere l’invito di un utente di Medium già attivo. In futuro si parla di una maggiore apertura, ma al momento funziona così e l’interfaccia è molto gradevole. Il progetto è stato avviato da Evan


Williams e Biz Stone, i due ragazzi che alle loro spalle hanno due casi di successo come l’avvio di Twitter e Blogger.

Whisper Secondo della lista è Whisper, una App per iPhone che punta sull’anonimato e permette agli utenti di postare i loro segreti (“whispers” non a caso vuol dire “bisbigli” in lingua inglese), che poi appaiono sotto forma di cartolina online. I post, come detto, sono anonimi e gli altri utenti possono rispondere con i loro “bisbigli”, mandare messaggi o semplicemente approvare con un cuore. Secondo Business Insider, più di 1 milione di persone ha caricato rapidamente circa 8 milioni di whispers. Una App tutta da seguire perché nelle scorse settimane ha già ricevuto un finanziamento da 3 milioni di dollari e sta rapidamente guadagnando consensi tra gli studenti dei principali college americani. TechCrunch ne parla apertamente come “the next big thing”.

Weibo Ultimo ma non ultimo dei fantastici tre è Sina Weibo, conosciuto come il Twitter cinese. Viaggia a velocità siderali, 300 milioni di utenti, con una media di 70 mila post al minuto. Il funzionamento tecnico è pressoché identico al tweet, post composti da 140 caratteri pubblicati tramite un user name e corredati da #hashtag. Secondo gli analisti il

network è caratterizzato da un potentissimo strumento di censura che, quasi in tempo reale, è in grado di cancellare e bloccare i

post non graditi. Tuttavia, brand come Pizza Hut si sono riversati sul sito, e celebrità come Tom Cruise vantano già qualcosa come

4,2 milioni di follower su Sina Weibo. Esiste anche una versione USA di Weibo, ma la comprensione in generale per noi occidentali è davvero difficile, eccetto – ovviamente – per tutti coloro che invece conoscono i caratteri cinesi. Non a caso esiste anche un servizio come Transfluencer che aiuta i brand Americani a “postare” su Weibo. Censura a parte, secondo Mashable, il 22% della popolazione cinese (che ammonta a un totale di circa 1,3 miliardi di persone…) è registrato a Sina Weibo. Un mercato di dimensioni quasi difficili da immaginare…

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MAD4IT

Alla faccia del calendario, mettendo il naso in uno degli innumerevoli eventi tipici di queste settimane i toni ricorrenti sono quelli propri delle temperature natalizie… Tralasciando scenari economici e politici, guardando al canale IT non potrebbe davvero essere altrimenti. Chi di mestiere oggi fa infatti il reseller, al tavolo da gioco è costretto a fare i conti con una criticità a monte della filiera, ovvero nel rapporto con vendor e distributori, legata alle difficoltà nell’accedere al credito per l’acquisto di nuove soluzioni da rivendere, ma anche a valle, ossia nel rapporto con clienti finali che chiedono consolidamento o riduzione dei budget e che quando varano nuovi investimenti sbattono contro un accesso ai finanziamenti altrettanto proibitivo… Potrebbe essere peggio? Beh sì, almeno dal punto di vista delle criticità da affrontare visto che c’è poi una difficoltà strutturale dettata dalla diffusione di nuovi modelli di vendita e accesso ai servizi IT, cloud computing su tutti. Modelli che determineranno un cambio profondo nell’organizzazione e nel Dna stesso degli operatori. Inverno pieno dunque? Non proprio, perché qualcosa in effetti si muove, eccome… Emblematicamente, per esempio, intorno al cloud (a lungo spauracchio proprio della catena indiretta) sembra che ora il canale stia provando a raccogliersi con una compattezza, un’integrazione e una complementarietà che avrebbero del miracoloso. Il tutto a partire da quello che da molti veniva additato come il possibile “ventre molle” di questa nuova modalità di erogazione dei servizi IT, la distribuzione… A destare interesse c’è in particolare il fatto che realtà storicamente solide, attente, “quadrate” e non certo avventate come Itway, Tech Data ma soprattutto Computer Gross e ora anche Esprinet abbiano avviato con tempi e modalità differenti investimenti molto pesanti per la costruzione di una propria offerta cloud rivolta ai rivenditori. Data center poderosi, nuove strutture di vendita, contrattualistica chiara e un ruolo chiave per il dealer che può scegliere di essere semplice agente, costruttore di cloud o ancora integratore di offerte ad hoc… «Al momento l’esperienza della fornitura diretta di Marco Lorusso servizi cloud infrastrutturali che le aziende possono Caporedattore Digitalic poi gestire e sviluppare sulla base della propria marco@digitalic.it realtà di business è abbastanza frustrante; alla fine manager e Cio cercano sempre il sostegno attivo, il consiglio e la sicurezza di un consulente, meglio se sul territorio, che li guidi e li aiuti a scegliere…». Pensieri e parole di un grosso provider di servizi cloud interrogato sul ruolo del reseller nell’era dell’IT come servizio. «Non siamo mica gli americani» cantava Vasco Rossi e forse, per il canale, riscoprirlo di questi tempi potrebbe avere un insolito e piacevole sapore.

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