Digitalic n.11 "Numeri Primi"

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10/2012 – N. 11

www.digitalic.it

Geografia. La mappa delle invenzioni. Quali sono le nazioni che registrano più brevetti al mondo.

Tecnologie e protagonisti dell’ICT

DigiTalk. La nuova era del Cloud. Come cambia e cosa offre davvero la nuvola che invade le aziende.

Geek Chic. Sono glamour ed ecologici i nuovi geek. Ecco cosa non può mancare a un vero eco-nerd.


Stampato su carta Stardream “Fine gold” 285 gr/mq


STARDREAM Vicina ai creativi, vicina all’ambiente

Scegliere la carta giusta per un progetto non è una decisione banale, è una scelta che nasce dal bisogno di comunicare qualcosa in più, qualcosa che dia un segno distintivo ben preciso. E così come la creatività non ha limiti, la scelta della carta non può essere un limite ma una risorsa dalla quale attingere quotidianamente. STARDREAM, con i suoi mille riflessi di luce e con la sua ampia gamma di colori da oggi ancora più ricca grazie al nuovo FINE GOLD, vuole essere sempre più vicina alle esigenze dei creativi. È per questo che da oggi è una carta certificata FSC®, per meglio rispondere all’esigenza di un messaggio creativo che sia anche sensibile alla salvaguardia dell’ambiente che ci circonda. www.gruppocordenons.com


EDITORIALE

Questo è un numero di numeri primi. Digitalic compie 1 anno e realizza il suo numero 11. Ma non è la cabala che ci interessa, né le teorie matematiche e nemmeno ci occupiamo della congettura di Goldbach o dell’ipotesi di Riemann. Per noi i numeri primi sono quelle idee, quei gruppi di persone unici, non replicabili, quelli che dal nulla creano qualcosa, che sanno trovare una nuova strada dove una strada non c’era. Sono gli innovatori, di cui l’Italia è piena, ma che sono spesso soffocati da un Paese che non sa bene cosa sia una start-up, che nella sua cultura ha in mente solo le grandi aziende delle grandi famiglie di sempre, che non instilla il desiderio di fare impresa e che ad ogni piè sospinto scoraggia, ostacola, impedisce… E nonostante questo ci sono esempi preziosi di italiani che hanno avuto successo in tutto il mondo con idee rivoluzionarie: da Arduino (la scheda hardware open source) a Blomming (il sito di social-commerce). Noi li abbiamo intervistati, abbiamo ascoltato le loro storie per capire come hanno raggiunto il successo e in che

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Scarica qui la App Digitalic Experenti

Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it

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modo l’Italia sia stata un aiuto o un ostacolo. Per celebrare la straordinaria ricchezza che c’è nelle innovazioni italiane abbiamo scelto l’oro per questa copertina speciale e le fiamme che simboleggiano il fuoco della creatività, della passione.

“CON QUESTA USCITA DIGITALIC DIVENTA LA PRIMA RIVISTA A REALTÀ AUMENTATA” Ma ci sono altri due “numeri primi” in questa uscita di Digitalic. È la prima volta che viene realizzata una “Edizione Limitata”, una versione speciale, contenuta in una busta tutta d’oro e che ha anche i bordi d’oro, realizzati con l’antica tecnica della labbratura. E poi questo mese Digitalic diventa la prima rivista a realtà aumentata grazie all’applicazione Experenti realizzata da Mentis. Scaricate l’App e quando vedete il simbolo con il cavallo alato inquadrate la rivista con il tablet o lo smartphone: assisterete a qualcosa di magico. I contenuti prendo vita sullo schermo, modelli 3D si staccano dalla carta ed entrano nel mondo reale, video si aggiungono alla pagina e sembrerà di poterli toccare. Le idee italiane sono davvero pregiate e Digitalic, nel suo piccolo, è una di queste con la sua grande voglia di innovare.



SOMMARIO

Anno 2‚ numero 11‚ ottobre 2012 www.digitalic.it

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Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011 Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica per il periodo 1/10/2011-31/12/2011

110 AVVIO 8

Photo Un’istantanea dal Web Bloguru Moda e Web: il meraviglioso mondo di Caterina

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White Paper 16 Un anno, tanti successi, infiniti sogni 18

Trend Una banda in costruzione

MERCATO Indice IFIIT Italia, arcipelago dell’innovazione

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The Universal Manhattan ai miei piedi

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Inchiesta Numeri primi

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Creative Park Siamo geni, non matti

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Caro Diario Caro diario… ti cambio

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Punto G Neanche i Maya riescono col green

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Special Printing Tutto sulla creatività

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WEB SOCIAL CLUB 2Social I clienti vogliono esperienze

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22 32

APP Experenti Next marketing trends

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Digitalk Minacce vs budget: quale risposta dal canale?

46

The Marketing Side C’era una volta una regina chiamata tv, o forse no

Management C’è spazio per le fabbriche digitali in Lombardia

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Coffee Break Marketing tricolore

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Smau Wow Il terzo elemento

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Digitalk - Cloud e distributori, il modello è sostenibile? - C’è chi dice «sì!»

Alias Apc by Schneider Electric Aten Avm CA Technologies Charme & Relax Ciemmeci Light Mark Computer Gross - J.Soft Adobe Computer Gross - J.Soft Trend Micro Corel Dell D-Link Emc

9 - 71 25 20 65 49 89 - 91 95 101 73 69 13 33 7

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Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso - marco@digitalic.it Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra - produzione@mmedia.info Hanno collaborato: Amir Baldissera, Barbara Bonaventura, Patrizia Carrarini, Silvia Ceriotti, Sara Fevola, Paolo Gila, Girl in the Cloud, Jim Hagemann Snabe, Pierantonio Macola, Emanuela Pasino, Ferdinando Pennarola, Francesca Pilone, Matteo Ranzi, Valerio Rosano, Daniela Schicchi, Barbara Silbe, Antonella Tagliabue, Elena Veronesi. Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: A.G.F. Italia srl Via Milano 3/5 - 22068 Peschiera Borromeo (MI) Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi

SHUTDOWN

TECNOLOGIA Smartphone IPhone 5, tutto come previsto…

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Periodicità: 11 numeri Tiratura media:15.250 copie Diffusione media:14.450 copie Certificato CSST n. 2011/2247 del 27/02/2012 Società di Revisione: REFIMI

Girly Tech 108 Quando l’impresa la lancia una donna Geek Chic La carica degli eco-geek

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Geografia La mappa delle invenzioni

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Mad4It E chi non salta…

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Emc - Dedanext 35 - 38 - 39 Emc - Errevi System 36 - 37 Evolution 19 Fujitsu Technology Solutions 45 Gruppo Cordenons II cop - 3 Hitachi Data Systems 87 Ibm 5 iStockphoto 99 Italbond IV cop Luxoro 79 Magirus Italia 93 Ngm 15 Nital 63 Panda Security 27 Rds Webprinting 107

Redco Telematica Salvix Sanmarco Informatica Sidin Smau Snt Technologies Sophos Italia Synology Tech Data - Autodesk Tech Data - McAfee Trend Micro V-Valley Wildix Zyxel

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MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393 - fax 039.2326449

Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).

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16 ottobre | Centro Congressi Milanofiori, Milano emcforum.it

L’evento che rivoluzionerà il futuro dell’IT.


PHOTO

Tutto quello che succede sul Web, in tempo reale. Questa immagine è una foto, un’istantanea di un secondo di traffico dati su Internet. I picchi rappresentano le aree di maggiore attività al mondo. Nell’istante analizzato erano quasi 55 milioni le pagine viste al minuto e 21 milioni al secondo gli “Hits http”, ovvero le richieste di file. Tutto quello che si vede dovete moltiplicarlo per 5 e avrete un ritratto fedele di un’istante nella vita di Internet. I dati e la

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rappresentazione grafica sono realizzati da Akamai che gestisce circa il 20% del traffico Internet mondiale. Dal punto di vista visivo è già una raffigurazione molto affascinante e precisa. Ma se volete un’esperienza immersiva nel traffico Internet potete scaricare la App all’indirizzo http://tinyurl.com/akadigit. I flussi del traffico Web e gli attacchi alla security in corso vi appariranno come un’aurora boreale fatta di vette e picchi. Potrete zoomare, vedere l’Europa, l’America e tutto il globo. Da provare.


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NETFLOW REPORTING Reporting e visualizzazione del flusso di traffico di applicazioni multi-vendor per misurare le prestazioni e correggerne eventuali problemi, aumentandone la produttività.

WAN ACCELERATION & OPTIMIZATION Soluzioni per la riduzione della latenza delle applicazioni e la conservazione della larghezza di banda; consentono un sensibile aumento delle prestazioni WAN e una migliore esperienza utente per le aziende multi-homed.

Protezione totale contro i più insidiosi attacchi informatici (SQL-Injection, XSS, CSRF) degli applicativi Web esposti su Internet.

END POINT CONTROL Le potenti funzioni di interrogazione degli end point (NAC), offrono un controllo flessibile e granulare per tutti i dispositivi che accedono alla rete.

DEDUPLICAZIONE DEI DATI Ottimizzazione dell’efficienza dello storage grazie alla gestione di più dati in minor spazio disco e aumento dell’efficienza della larghezza di banda con conseguente riduzione del traffico di dati in rete.

SSL-VPN | E-CLASS | CONTINUOUS DATA PROTECTION | E-MAIL SECURITY | UNIVERSAL MNGMT APPLIANCE | FIREWALL UTM Hai mai pensato di riuscire a dare ai tuoi clienti tutte le risposte legate alle loro necessità di connessione, sicurezza e gestione della rete in maniera definitiva e totale, siano essi piccole, medie o grandi imprese? Con SonicWALL questo è davvero possibile. SonicWALL, è leader nelle soluzioni intelligenti per la sicurezza della rete e per la protezione dei dati, come testimonia il diagramma di Gartner, che classifica sulla base di parametri rigorosi, le aziende dove l’innovazione e l’esecuzione raggiungono il massimo livello.

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BLOGURU

Moda e Web: il meraviglioso mondo di

Caterina LEI SI CHIAMA CATERINA, E’ UNA SINCERA RADICALE. SUL WEB HA MIGLIAIA DI FOLLOWER CHE SI APPASSIONANO ALLA SUA VITA TRAVOLGENTE DI MODELLA, AI SUOI COMMENTI BRILLANTI, ALLA SUA INFINITA CURIOSITÀ CHE VA DALL’ARTE, ALLA DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE.

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Età: 22 Difetto: gelosisssssima! Pregio: molto paziente… troppo! Ultimo libro letto: Il diario di Anais Nin Film preferito: Big Fish Cantante preferito: Le Vibrazioni Cosa non sopporti: l’ignoranza, la maleducazione e la mancanza di rispetto

Francesco Marino

Photographer: Lara Ferri @Photoreclame MUA: Giuditta Bedetti Model: Caterina @JoyModels

Bella e brillante. Caterina (per tutti Cat sul Web) è una stella nascente della moda e di Internet. Una twitstar con 4.000 follower su Twitter, quasi 9.000 su Instagram e un seguito attivissimo su Tumblr. Nei social network racconta la sua esistenza avventurosa, piena di viaggi, di imprevisti, di gioie, di nuovi progetti. Generosa nel condividere quasi ogni momento della sua vita, acuta nei commenti, a volte pungente, sempre radicalmente sincera. Per questo ha tanto seguito Caterina: vive pienamente e comunica direttamente. Senza il Web, probabilmente, non avrebbe fatto la modella e anche oggi, che è una professionista affermata, i social sono fondamentali per lei, permettendole di entrare in contatto rapidamente con fotografi e registi: «tutti – dice – sono a portata di un clic». Ecco un suo ritratto inedito in questa intervista esclusiva per Digitalic.

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BLOGURU alta 1,75, ma non avevo mai preso seriamente questa ipotesi… Alla fine un giorno un fotografo mi ha fatto qualche scatto, così, per divertimento, e da lì sono iniziate varie richieste per altri shooting. Dopo la laurea ho capito che questo sarebbe potuto diventare davvero il mio lavoro: ho contattato un’agenzia importante di Milano ed eccomi qua! Perché ti definisci una “alternative model”? Sono sia una modella fashion (è il mio lavoro), sia una modella alternativa; adoro i progetti strani, divertenti, originali ma soprattutto curati nei minimi dettagli. Mi fa impazzire la moda classica, ma altrettanto le creazioni strane e impensabili. @Official_C at official_cat http://offici alcat.tumbl r.com/ http://offici alcat.carbon made.com/

Cosa sognavi di diventare da ragazzina? Sognavo di fare l’artista: amavo cantare, ballare, recitare, stavo ore e ore ai musei, divoravo libri fantasticando sulle varie storie. Ho sempre pensato che da grande sarei riuscita a fare un lavoro artistico in grado di appagarmi e di farmi girare il mondo. Non c’è cosa più bella di incontrare differenti culture. Con una laurea in Relazioni internazionali e diplomazia, oltre a cinque lingue parlate fluentemente, hai tentato la carriera diplomatica? In realtà non ho mai sognato

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di intraprendere la carriera diplomatica, anche se speravo di poter cambiare il mondo in qualche modo; le lingue sono sempre stata la mia passione, ne ho studiate un sacco e mi sono molto appassionata alla geopolitica durante il mio corso di studi. Per ora ho accantonato la diplomazia, considerando che sono molto giovane e la carriera da modella sta andando decisamente bene. Comunque… mai dire mai, si vedrà! Come sei entrata nel mondo della moda? Per caso… Da piccola mi dicevano tutti che potevo fare la modella, a 15 anni ero già

Tra quello che hai fatto nella tua carriera, cosa ti rende più orgogliosa? Dal punto di vista lavorativo sono orgogliosa di molti progetti. Innanzitutto l’intervista per Cosmopolitan Italia (nemmeno in sogno avrei mai immaginato di poter comparire su una rivista così prestigiosa), poi le varie pubblicazioni su Vogue Italia e altri cataloghi veramente importanti… Dal punto di vista personale invece sono orgogliosa di essere una brava figlia e un’ottima nipote: quest’anno mi sono fatta in quattro per la mia famiglia e ancora oggi non so come sia sopravvissuta! Hai un grande seguito online: perché, secondo te? In effetti, ogni volta che apro un social network ho sempre un certo successo… I motivi sono vari, probabilmente

svolgo una vita abbastanza movimentata e la gente desidera seguire le mie vicissitudini: sono spesso in giro per il mondo, di imprevisti ne succedono tanti, ma ho anche grandi gioie e io sono sempre pronta ad aggiornare tutti quanti! Posto molte foto sia mie sia dei luoghi che visito… Cerco di inviare messaggi interessanti, spesso ironici o sarcastici, che possano comunque destare l’attenzione. Scrivo online quello che sono nella vita reale, senza modifiche o alterazioni. Usi diversi network: Twitter, Instagram, Tumblr… Quali preferisci? Uso tutti i social network a parte Facebook, da cui mi sono parzialmente distaccata perché lo reputo un social molto invadente dove, tra l’altro, non è neanche possibile esprimere appieno la propria opinione. Twitter invece mi piace ogni giorno di più: è interessante colloquiare con persone da tutto il mondo che neanche si conoscono… Siamo tutti sullo stesso piano, pronti a relazionarci e scambiarci idee. Tumblr lo adoro! Il mondo della fotografia è il mio mondo… Passerei le ore su Tumblr a vedere immagini bellissime sempre diverse. I social media sono utili per il tuo lavoro? I social sono sempre utili, in qualsiasi campo. Quello più proficuo per il mio lavoro, secondo me, rimane Facebook: basta cercare un fotografo o una modella di proprio interesse e in un secondo si riesce a trovarla, contattarla e parlare con lei.


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BLOGURU

PERCHE’ TI DEFINISCI UNA “ALTERNATIVE MODEL”? SONO SIA UNA MODELLA FASHION (E’ IL MIO LAVORO) SIA UNA MODELLA ALTERNATIVA; ADORO I PROGETTI STRANI, DIVERTENTI, ORIGINALI MA SOPRATTUTTO CURATI NEI MINIMI DETTAGLI. MI FA IMPAZZIRE LA MODA CLASSICA, MA ALTRETTANTO LE CREAZIONI STRANE E IMPENSABILI. Inoltre è molto utile per rimanere in contatto con le persone dopo aver realizzato un lavoro insieme e riuscire anche a stringere belle amicizie. Tutti ormai hanno Facebook e con un clic si può trovare chiunque si voglia. Il tuo Tumblr è molto apprezzato. Hai mai pensato di farlo diventare un lavoro? A volte ho pensato di realizzare un blog di moda ma bisogna essere particolari, interessanti. Di blog banali ce ne sono molti, mentre per farne funzionare uno veramente occorre essere originali e innovativi. Ci vogliono inoltre pazienza e costanza nel continuare ad aggiornare un blog ed è forse proprio quello che mi

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manca… Però una piccola idea ce l’ho anche io, vediamo se si riuscirà a realizzare! Per ora mantengo tutto top secret. Un giorno molto lontano, quando deciderai di terminare la carriera di modella, cosa ti piacerebbe fare? Se le cose continueranno come ora, una volta finita la carriera da modella proseguirò con il lavoro di mio padre: ha un’importante azienda di nome Gemmopoli che vende in tutto il mondo – ma soprattutto in Italia – componenti per bigiotteria e gioielleria, pietre dure, argento, cristalli ecc. Unirei le mie due passioni: la moda e le relazioni internazionali, spostandomi dall’ambito politico a quello economico.

Qual è stato il più bel twit che hai ricevuto? Mmmm… Non saprei sinceramente, tanti sono belli. Mi rende molto felice chi mi scrive che ho una bell’anima, che sono bella sia dentro sia fuori… Non bisogna limitarsi all’apparenza fisica, ciò che abbiamo dentro è sempre l’aspetto principale. Internet cambia la vita? Sicuramente! A me l’ha cambiata, di certo non avrei fatto la modella senza Internet. E sinceramente non riesco a immaginare un mondo privo della possibilità di connettersi. Internet serve a tutto: controllare l’orario del cinema, scrivere ad amici lontani, vendere e acquistare prodotti e infinite

altre attività. Sono la prima ad affermare che il mondo reale è tutta un’altra cosa e che non bisogna restare sempre attaccati al computer, ma in un’era di globalizzazione come la nostra è fondamentale, se non indispensabile, lo scambio di informazioni. L’oggetto tecnologico che preferisci? Sicuramente l’iPhone: ho acquistato anche l’iPad ma come l’iPhone non c’è nulla. Mi salva in mille occasioni mentre sono in giro per il mondo: la localizzazione, l’accesso rapido a qualsiasi dato di cui abbia bisogno, la possibilità di telefonare e scrivere in tempo reale lo rendono, secondo me, lo strumento tecnologico più utile di tutti!


www.ngm.eu


WHITE PAPER 16

UN ANNO, TANTI SUCCESSI, INFINITI SOGNI Daniela Schicchi “Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.

È trascorso un anno da quando gli amici di Smau hanno toccato con mano la cover del primo numero dell’avventura firmata Digitalic. Per festeggiare questo importante compleanno abbiamo fortemente desiderato una copertina ricca. Ricca nell’immagine, nella lavorazione, nel colore, nei dettagli. Sono state realizzate due diverse tirature: la prima in 3.000

È

copie è stata imbustata, mentre la seconda di 12.000 copie verrà distribuita senza busta. Il nostro grazie va, come sempre, agli amici che si sono prodigati per rendere possibile questo risultato che è un nuovo, incredibile traguardo.

Preziosa come l’oro Un nuovo colore, il Fine Gold, quello che va a completare la gamma di carte Stardream firmata Gruppo Cordenons. La serie

ITALBOND Italbond è un’azienda dinamica e costantemente alla ricerca di soluzioni innovative nei processi complementari alla stampa. Le lavorazioni che è in grado di realizzare vanno dalla plastificazione alla verniciatura UV, fino alla verniciatura e stampa serigrafica, alla termo impressione, al rilievo e alla stampa offset UV e a quella digitale. Fondata nel 1975, Italbond ha sviluppato nel tempo un’elevata conoscenza delle tecniche e dei materiali che le ha permesso di consolidare la sua posizione di azienda di riferimento nell’ambito della nobilitazione degli stampati. www.italbond.com

Stardream è nota al mondo dei creativi per gli effetti madreperlacei, iridescenti, cangianti e sempre diversi che le miche conferiscono a queste carte. L’oro, nella versione da 285 grammi che tenete in mano, ne è una dimostrazione concreta. La particolarità di poter avere le buste abbinate (come quella usata per la Limited Edition di Digitalic) rende il prodotto davvero perfetto per ogni utilizzo. La linea Stardream è disponibile anche in versione

ONDULTECNICA LOMBARDA Da oltre quarant’anni Ondultecnica Lombarda realizza, con carta e cartone, tutte le idee dei propri clienti. La versatilità delle sue tecnologie e l’esperienza del personale lasciano totale libertà nella scelta del materiale da lavorare. I pilastri di questa attività sono rappresentati da lavorazioni quali: fustellatura, accoppiatura, taglio, incollatura e confezionamento per realizzare espositori da banco, da terra, totem, cartelli vetrina fino alle scatole, ai cofanetti, ai raccoglitori e agli inviti personalizzati e imbustati o ai prodotti “su misura” on-demand.


Gruppo Cordenons è un’azienda italiana produttrice di carte che offre al mercato internazionale oltre 2.500 prodotti specializzati. Accanto alle più avanzate tecnologie, l’azienda mantiene intatta la vocazione a creare carte preziose, che evocano l’eleganza e il fascino delle carte fatte a mano. Gruppo Cordenons ha sviluppato un portafoglio prodotti molto ampio che include carte classiche marcate, vergate e goffrate, carte più moderne metallizzate e iridescenti e carte innovative con effetti particolari che richiamano le sensazioni tattili e visive della plastica o dei tessuti alla moda. www.gruppocordenons.com

LUXORO Luxoro ha scelto la via della qualità e delle tecnologie più innovative nel settore delle foglie per stampare a caldo. Luxoro è partner esclusivo del gruppo Kurz in Italia dal 1968, leader sul mercato internazionale. I prodotti sono divisi per settore: industria grafica, decorazione della plastica, industria del legno e del mobile, settore moda, nastri per trasferimento termico, codifica, protezione del marchio, card, biglietteria e macchine per la stampa a caldo. www.luxoro.it

goffrata, per un totale di 32 colori, 4 grammature e 4 formati di buste. Ultimo dettaglio è che sono tutti cartoncini e carte realizzati con fibre di pura cellulosa vergine ECF (Elementary Chlorine Free) provenienti da fonti gestite in maniera responsabile, colorati nell’impasto e finemente patinati grazie a pigmenti perlescenti, tutti con certificazione FSC.

I trucchi della stampa Veniamo alle tecniche di stampa utilizzate. Italbond ha

realizzato la quadricromia con tecnologia offset UV a quattro colori per garantire il giusto grip (ancoraggio del colore alla carta) ed evitare screpolature. Sulle fiammate rosse che fanno da cornice al nostro bel lingotto è stata fatta una stampa a caldo con argento olografico e una sovrastampa con colore rosso offset UV. In questo modo il rosso, da colore piatto, diventa metallizzato e olografico con sfumature argentate che consentono alle

fiamme di dare un effetto di movimento, facilitato dal rilievo che le caratterizza. Sul lingotto e sulla scritta “numeri primi”, Italbond ha stampato con oro tradizionale bucando alcuni dettagli dell’immagine in modo da far emergere le sfumature della carta e contrastare il colore di stampa. Il tutto alternato da un bossing e debossing nei punti in cui l’oro si “buca”.

Scintillante e di spessore Per quanto riguarda gli effetti ottenuti sul lingotto e sulle fiamme, ecco tornare alla ribalta Luxoro con le sue lamine. La fiamma, infatti, è stata realizzata con un SB Liquid in argento che, successivamente, è stato sovrastampato con inchiostro offset UV. Il lingotto è stato realizzato con un bel rilievo e la lamina usata è Luxor 338 che ha nobilitato anche la scritta “numeri primi”.

Una busta che svela il mistero! Ondultecnica Lombarda si è occupata della fustella della busta che custodisce la Limited Edition. L’ha studiata e realizzata in modo da agevolare l’estrazione della rivista e l’ha, poi, incollata tutelando al massimo la qualità del prodotto finito. Dopo aver tagliato il foglio ha effettuato un passaggio in Bobst al quale è seguita l’incollatura sulla stazione di piega-incolla automatica. Il tutto a dimostrazione che ogni dettaglio va curato nei minimi particolari per un risultato finale d’eccezione.

RISORSE

GRUPPO CORDENONS

www.smau.it Innovazione, tecnologia, creatività. Tutto questo e molto altro a Smau 2012 (Milano, 17-19 ottobre). Digitalic vi ha debuttato lo scorso anno e il Village, per questa nuova edizione, ospiterà sorprese che vogliono incontrare la tecnologia arrivando dal mondo della comunicazione e del design. Parliamo di cartiere, stampatori, nobilitatori che dopo un anno al nostro fianco vogliono fare parte dell’Innovation, dimostrando che tradizione e novità possono creare sinergie uniche.

www.visualcommunication.it Il Viscom è un’altra tappa fondamentale per il mese di ottobre. La fiera, che riunisce tutti gli operatori della comunicazione visiva, ci ha accompagnati sulle pagine di Digitalic nel percorso di avvicinamento a tutte le novità che nei padiglioni di Fieramilano potremo trovare. Anche in questa occasione Digitalic è presente come partner di Viscom, pronta a raccontare la splendida esperienza di un anno diviso tra innovazione, design e creatività.

www.luxepack.com I prossimi 24, 25 e 26 ottobre non prendete appuntamenti: torna con l’edizione 2012 la fiera del lusso che si svolgerà Montecarlo. L’appuntamento è l’occasione per incontrare gli esperti del mondo del packing, della nobilitazione, della carta e della creatività. Troverete anche molti amici di Digitalic che avete imparato a conoscere sulle pagine del nostro magazine. Non mancate, l’occasione è davvero speciale se volete spunti, idee o solo soddisfare un po’ di sana curiosità.

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TREND

La banda larga oggi è come le autostrade negli anni Sessanta: senza non si può pensare a un vero sviluppo del cloud, dell’economia digitale. Volendo essere ottimisti si potrebbe dire che l’Italia è un cantiere in questo momento. La banda larga è infatti ancora poco diffusa, in proporzione a quello che avviene nelle nazioni d’Europa e a livello globale. In termini assoluti il nostro Paese si piazza tra i primi dieci al mondo per numero di linee broadband (circa 13 milioni), ma il paragone con i vicini europei è impietoso se si guardano altri indicatori. Il numero di linee a banda larga in relazione alla popolazione sono il 22% in Italia, il 40% in Olanda, il 35% in Francia, il 33,3% in Germania e il 31,7% in

L

La nostra banda larga suona il lento. Anche se sono milioni le linee in Italia, la velocità deve ancora crescere molto

Inghilterra. Il dato più allarmante è la qualità della banda larga: quella che viene definita “High

broadband” – ovvero i collegamenti con velocità superiore ai 10 Mbps – rappresenta solo l’8,2% delle

connessioni e questo conferisce all’Italia l’ultimo posto in Europa. Fanno meglio di noi anche Cipro e Malta, per non parlare dei primi della classe: la Bulgaria è oltre l’84%, il Portogallo al 77,5%, l’Inghilterra al 72,3%. I dati provengono dalla Commissione Europea, si riferiscono a gennaio 2012 e sono stati elaborati nell’ambito della “Digital Agenda for Europe”. A tal proposito, si consulti il link http://ec.europa.eu/ information_society/digitalagenda/.

Linee a banda larga totali - in milioni

Germania 27,2

Francia 22,7

UK 19,7

Italia 13,4

Spagna 11,3

Olanda 6,7

Percentuale di linee a banda larga con velocità uguale o superiore a 10 Mbps

Bulgaria 84,8%

UK 72,3%

Francia 61,0%

Spagna 53,8%

Germania 31,2%

Polonia 23,8%

Italia 8,2%

fonte: COMMISSIONE EUROPEA

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MERCATO Nel primo decennio del nuovo millennio l’Italia ha subito una delle più grandi trasformazioni del suo modello economico e sociale, con importanti quanto evidenti ripercussioni sulla politica degli investimenti produttivi. E non solo per la crisi finanziaria che, apparsa nel 2008, mostra ancora il suo pesante strascico, ma anche per il processo di globalizzazione che le nuove tecnologie e l’apertura del commercio mondiale hanno consentito. Secondo i dati della Fondazione Edison, agli inizi del 2000 le imprese italiane fortemente internazionalizzate – cioè con almeno una filiale estera e due sedi operative in altrettanti Paesi – erano poco più di 1.500. Questo numero è salito a oltre 7.500 alla fine del 2011. Ciò vuol dire che hanno vissuto uno sviluppo – talvolta sorprendente – le aziende fortemente orientate all’esportazione. La rete Internet, le piattaforme tecnologiche di scambio finanziario e i nuovi media hanno consentito la nascita di una tecnosfera che ora rappresenta la vetrina delle attività commerciali su scala mondiale. Di fatto oggi il mondo produttivo italiano si sta “arcipelaghizzando”, ovvero si sta fortificando sempre più intorno a gruppi dalla forte vocazione internazionale. Come tante isole sparse, queste imprese si aiutano e si sorreggono grazie alle relazioni globali, mentre il resto delle attività ristagna o, al peggio, declina. Questa tendenza è pienamente confermata dall’andamento dell’Indice Ifiit, l’indice di fiducia sugli investimenti in innovazione tecnologica che misura la propensione da parte degli imprenditori a investire in miglioramenti

N

dei processi produttivi e in acquisizione di nuove tecnologie per aumentare la produttività. Agli inizi del 2007 – quando Ifiit aveva cominciato a operare – circa il 60% della base imprenditoriale mostrava una massiccia intenzione a investire in innovazione tecnologica. In questo autunno 2012, quindi a distanza di poco più di cinque anni pieni, la percentuale si è pressoché dimezzata, poco sopra il 30%. A conti fatti, con questa percentuale, in Italia solo un imprenditore su tre prende oggi in considerazione progetti di ristrutturazione legati ad avanzamenti tecnologici. In dettaglio, mentre le

grandi industrie e le grandi organizzazioni manifestano un’inalterata tendenza verso gli investimenti, mostrano un forte calo alla propensione soprattutto le piccole e le medie imprese, gli studi professionali, gli artigiani. I settori più colpiti dalla riduzione della fiducia nei confronti dell’innovazione sono il commercio e l’edilizia, seguiti dalla logistica e dai servizi, come le agenzie di viaggi e le società di noleggio. È quindi del tutto evidente come all’interno del nostro Paese si verifichi un allargamento tra la propensione mostrata dai grandi e dai medi rispetto ai più piccoli imprenditori. Questa progressiva divaricazione porta a galla i limiti del vecchio modello, capace di far creare nuove imprese, ma non di garantirne la continuità e lo sviluppo. Ma questo è un argomento di politica economica che meriterebbe ben altri approfondimenti, perché se l’innovazione non è accompagnata e sostenuta dalle istituzioni rischia di restare solo una chimera. — Paolo Gila (Supervisore dell’Indice Ifiit)

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DIGITALK

MOLTI DI LORO SONO NATI E CRESCIUTI A PANE E LOGISTICA. SONO RAPIDI, EFFICIENTI E SI MUOVONO SEMPRE AL LIMITE DI UN BUSINESS DELICATISSIMO E CON MARGINI MOLTO RIDOTTI. ORA PERO’ CHE IL CLOUD E SUOI SERVIZI SEMBRANO ESSERE SUL PUNTO DI CAMBIARE COMPLETAMENTE LE CARTE IN TAVOLA IMPONENDO, SOPRATTUTTO A LORO, UN PODEROSO CAMBIO DI DIREZIONE, LA DOMANDA CHE TUTTI SI PONGONO E’: C’E’ DAVVERO POSTO PER I DISTRIBUTORI NELLA NUOVA FILIERA DEL CLOUD? Marco Lorusso e Matteo Ranzi

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I

La voce dei distributori Dubbi, filosofia, scenari e ipotesi a parte Digitalic – come da tradizione ormai – ha deciso di provare a capirci qualcosa di più sottoponendo proprio ad alcuni dei più importanti protagonisti della scena distributiva italiana la suddetta domanda e, a onor del vero, anche qualche altro interrogativo tutt’altro che agevole. Ad aprire le danze, comunque, il quesito più scontato e diretto: «Il cloud sta cambiando le vostre strategie e il vostro modo di lavorare?». «Per quanto riguarda gli attori della distribuzione e il canale in generale – esordisce Rodolfo Casieri, direttore commerciale di EDSlan – la diffusione del cloud ha impatti positivi ma anche negativi. Tra gli aspetti positivi vi è il fatto che il suo diffondersi porta alla necessità di realizzare infrastrutture che possano supportare i servizi erogati dai cloud provider. Dal punto di vista del business enterprise e dei privati, però, potrebbe esserci una diminuzione degli acquisti di apparati, soprattutto per la parte di infrastruttura di core della rete». Attento e già attivo con iniziative ad hoc, ma senza abbandonarsi a facili entusiasmi, anche un distributore di primissimo

FRANCESCO DOVERI - ACHAB

FEDERICO MARINI - COMPUTERLINKS

ANDREA MASSARI - MAGIRUS ITALIA

Il vento del cloud, con il suo sogno dell’informatica che si fa servizio e dell’hardware che esce dalle aziende è destinato – secondo molti – a rimescolare sempre più le carte in tavola e soprattutto i ruoli dei protagonisti del canale indiretto. Il vendor che si fa fornitore di hardware da una parte (per i service provider) ed erogatore di servizi dall’altra (per utenti finali e rivenditori), i rivenditori che svoltano in direzione consulenza con la possibilità di diventare abilitatori e fornitori di servizi cloud o “costruttori” di ambienti cloud privati… e i distributori? O meglio, e la logistica? O più direttamente ancora: esiste un posto e un ruolo chiaro per la distribuzione tra le “nuvole”? C’è il partito dei catastrofisti che direbbe: «l’informatica diventerà come l’energia elettrica e non avrà bisogno di intermediazione»; c’è il partito degli scettici per cui «il cloud è puro marketing»; c’è chi invece sta cercando di capire e vede la risposta a una simile domanda come una ghiotta opportunità per stimolare il canale, per fare un decisivo passo in avanti verso nuove forme di collaborazione…

piano come Esprinet. «Il cloud è un fenomeno che porterà profondi cambiamenti nel modo in cui le persone e le aziende fruiranno di servizi informatici. Anche l’offerta di tecnologia si modificherà e un nuovo modo di offrire e di fruire l’informatica si affiancherà alla modalità tradizionale – spiega Paolo Filpa, services division manager di Esprinet Italia –. Non considero la nuvola una rivoluzione, ma è comunque un fenomeno la cui portata non può essere sottovalutata e che impone riflessioni strategiche. Abbiamo deciso di giocare un ruolo primario che si è già concretizzato in alcune decisioni precise quali, per esempio, la costituzione e il lancio di V-Valley. Inoltre abbiamo concepito insieme ad altri dieci rivenditori del canale IT la società AssoCloud, la cui missione è quella di garantire agli operatori del canale IT servizi di Infrastructure-as-aService tramite i quali i rivenditori, aggiungendo le proprie componenti di software, servizi e competenze, possono offrire ai loro clienti finali soluzioni cloud. Stiamo poi anche progettando una piattaforma di trading tramite la quale intendiamo offrire in rivendita ai nostri clienti servizi prodotti da altri cloud service

provider». Cauto ma pronto anche Riccardo Nobili, direttore della divisione Azlan di Tech Data Italia. «In questo momento sono in atto vari fenomeni che ci raccontano di un mercato pionieristico e alla ricerca di regole e standard consolidati. Ci sono gli hardware vendor classici che stanno affiancando soluzioni cloud all’offerta tradizionale. Servizi che spesso vengono offerti direttamente, ma in questo non vedo nulla di nuovo… Oltre agli operatori tradizionali si stanno affiancando nuovi “vendor”, che arrivano da mercati e settori diversi dall’hardware consueto e che possono anche essere fornitori di servizi cloud per i distributori. Ci sono alcuni corporate dealer e distributori che si stanno attrezzando per fornire servizi cloud proprietari e proprie offerte. In generale mi sembra un po’ come il mercato dei pc di qualche anno fa: c’erano i vendor di prima fascia, i vendor di soluzioni compatibili, gli assemblati “fai da te”… Non vedo ancora un impatto su vasta scala sul canale. Ritengo il cloud un evento “sociale” che deve mettere a disposizione di chi oggi non può permettersela, tecnologia di livello enterprise ad un costo variabile e scalabile.

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Questo per me è il vero cloud, ma per farlo servono contenuti ed infrastrutture che oggi non vedo o vedo poco…».

«Noi siamo pronti» Al partito degli entusiasti si iscrivono invece distributori come Computer Gross, Systematika, Magirus, Computerlinks e Snt Technologies che, in questo senso, si sono mossi da tempo. «Come distributore di soluzioni non potevamo non tener conto della crescente diffusione dei servizi cloud e di come questo modello possa costituire un’opportunità di business per il nostro canale – spiega Gianluca Guasti, marketing manager di Computer Gross –. Questo ci ha spinto a fare un importante investimento e a realizzare un data center proprietario presso la sede di Empoli». «Abbiamo accolto con entusiasmo l’avvento di tecnologie cloud – spiega Federico Marini, amministratore delegato di Computerlinks Italia e Austria –, sia supportando le proposte offerte dai nostri brand sia mettendo a disposizione dei partner le nostre soluzioni Alvea per il canale, un’ampia gamma di servizi gestiti e di tipo cloud,

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basati sul modello “pay-as-youuse”». «Magirus – si allinea Andrea Massari, country manager di Magirus Italia – è stato tra i primi distributori a offrire quelle soluzioni abilitanti per il cloud: spesso ben prima che il mercato del cloud si esprimesse in tutte le sue potenzialità». «Abbiamo la fortuna di essere distributori dell’azienda leader di questa tecnologia da circa 10 anni» conferma anche Franco Puricelli, sales manager & business development di Systematika Distribution.«Il cloud è una soluzione già a portfolio SNT da un anno a questa parte – spiega Lorenzo De Pietri, direttore marketing di SNT Technologies –; in piena sinergia con Fujitsu, la nostra società noleggia “porzioni di server” proprietari e fornisce skill e competenze per amministrarli, gestirli e controllarli in collaborazione con i partner, i quali da oggi diventano fruitori di servizi ma al tempo stesso anche erogatori di cloud verso l’esterno. Il cloud sarà il primo servizio a valore indispensabile nei prossimi anni».

Il rapporto con i vendor C’è chi lo studia, c’è chi è cauto, c’è chi è già pronto. I timori comunque ci sono, si intuiscono, ma la distribuzione

LORENZO DE PIETRI - SNT

FRANCO PURICELLI - SYSTEMATIKA

GIANLUCA GUASTI - COMPUTER GROSS

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guarda con grande attenzione alle nuvole e sta cercando di trovare il modello più funzionale. Una ricerca che, inevitabilmente, modificherà i rapporti innanzitutto con i vendor. «Ultimamente – racconta Valerio Rosano, marketing manager di Sidin – diversi fornitori di fascia medio-alta hanno sviluppato tecnologie e prodotti per coprire le nuove esigenze di security come Fortinet, Watchguard e F-Secure. Si distinguono poi Dell e Fujitsu, i quali propongono una gamma completa di soluzioni server per il cloud. Noi ci siamo messi nell’ottica di lavorare con tutti per diffondere cultura e informazione sulle nuove tecnologie, con diverse iniziative commerciali e di marketing». «I vendor si aspettano che il canale sia il motore del cambiamento – conferma Puricelli di Systematika –, quindi chiederanno una maggiore erogazione/ fruizione di attività formative e di abilitazione rispetto a questo tema. Per rendere poi il modello sostenibile, dovranno essere disponibili proposte a consumo: su questo aspetto da tempo proponiamo per diversi brand la modalità “pay-as-you-go”, allineata rispetto al concetto

del consumo dell’IT, uno degli aspetti distintivi del cloud computing». Fare formazione dunque e supporto, ma c’è anche chi vede una sostanziale continuità. «Il rapporto con i vendor cambierà in modo molto limitato – conferma Michele Papa, country manager di Itway Vad –. Nel passaggio da un’offerta “tradizionale” a una in modalità cloud, Itway sta mantenendo lo stesso ruolo di distributore a valore aggiunto che da sempre ricopre». Tuttavia, la filiera andrà forzatamente “ritarata” con un occhio sempre al reale valore percepito. «Si tratta di un nuovo canale – spiega Filpa di Esprinet – da gestire secondo programmi specifici che i produttori hanno definito solo in parte. Faremo la nostra parte e daremo il nostro contributo per suggerire, sviluppare e implementare programmi specifici». Sulla stessa linea d’onda anche una realtà come Achab, che sul cloud si è affacciata sin dal 2006. «Può essere che qualche vendor sia tentato di disintermediare qualche livello del suo canale – commenta Francesco Doveri, direttore marketing di Achab –. Nel nostro caso non credo cambierà nulla. Dovremmo ovviamente


L’imbattibile protezione dell’alimentazione oggi riduce anche i costi energetici.

Solo il nuovo Back UPS di APC offre il più alto livello di protezione dell’alimentazione e un reale risparmio energetico.

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Caratteristiche esclusive di efficienza energetica

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ritarare il meccanismo per essere certi che ogni anello della catena fornisca al successivo un valore chiaro e perfettamente percepito». Attenzione al valore, dunque, ma anche al giusto mix in un’offerta sempre più articolata. «Le nuove tecnologie cloud richiedono una forte integrazione tra vendor differenti – conferma Massari di Magirus – e questo è sempre stato il nostro approccio: ci rivolgiamo al canale con una proposta di soluzioni in cui più produttori sono perfettamente integrati».

Filo diretto con i rivenditori Cambiano o potrebbero cambiare in maniera sensibile le relazioni con i vendor, cambieranno anche i rapporti con l’altra faccia del canale (non meno importante e decisiva), ovvero quella dei rivenditori, di ogni forma e dimensione. «Se distributore e rivenditore concordano sul fatto che insieme sono in grado di offrire un valore più elevato al cliente finale, il rapporto resterà saldo – ammette con chiarezza Doveri di Achab –. Nel caso in cui uno dei due attori percepisca l’altro come un passaggio non importante allora il cloud sarà

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inevitabilmente un catalizzatore di problemi». Chi questi problemi è certo di averli superati è Computer Gross. «Il cloud ci ha già permesso di condividere con i partner una strategia che risponda alle sempre crescenti esigenze del mercato e possa aiutarli a sollevare nuove opportunità di Business – spiega Guasti di Computer Gross –. Per raggiungere questi obiettivi abbiamo dato vita ad arcipelago.net un programma che permette a tutti i cloud partner di utilizzare il data center “Made in Italy” di Computer Gross e di offrire soluzioni “Taylor-Made” che meglio rispondono alle esigenze dei loro clienti, sia integrando le proprie soluzioni con quelle disponibili, sia portando nel cloud la propria offerta». Tra i vari settori, ci sono poi alcuni operatori di canale che sembrano però avere una marcia in più nell’approcciare il nuovo paradigma, come Sidin. «Siamo in un momento delicato – conferma Rosano di Sidin –, in cui sono tante le opportunità per gli operatori di canale derivanti dalle soluzioni basate sul cloud computing (Software-as-aService e Infrastructure-as-aService), a livello di nuovi modelli di business abilitati,

creazione di partnership e nuove modalità di relazione con i vendor e i clienti. Sicuramente i rivenditori ICT che trattano security sono i più preparati per affrontare i cambiamenti, ma siamo dell’idea che anche gli altri, con l’opportuna formazione, potranno avere nuove e inaspettate opportunità di business». In ogni caso, comunque, l’attenzione deve rimanere molto alta perché gli equilibri sono labili e le regole ancora tutte da definire. «Stanno cambiando i modelli – conferma Nobili di Azlan –. Il concetto “più virtualizzi e meno risorse hardware vai a vendere” non è del tutto fondato, perché cambia il sito ma il “ferro” da qualche parte lo devi pur mettere: mutano insomma gli interlocutori e le regole di ingaggio. Come distributore continuiamo per esempio a vendere server e storage e lo facciamo anche verso i service provider; dall’altra parte ai reseller vendiamo più applicativi e dispositivi che si integrano con i servizi cloud. Questa è a nostro avviso la strada per cogliere l’opportunità e limitare il possibile problema. Ora non si può pretendere troppo a livello di chiarezza dei ruoli e flussi perché manca il “vissuto” e occorre capire bene quale sarà l’offerta più

PIERA LOCHE - ZYCKO

PAOLO FILPA - ESPRINET

MICHELE PAPA - ITWAYVAD

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valida. Anche per questo, nell’apertura verso i servizi cloud, abbiamo deciso di iniziare con l’accordo con una realtà come Netalia, un fornitore italiano di cloud che non ha intenzione di vendere direttamente all’utente finale perché ha fatto dall’inizio una scelta di canale».

Una minaccia? No, «distruzione creatrice» Detto dell’impatto, del rapporto con i vendor e di quello con i rivenditori, come anticipato, non potevamo esimerci dal sottoporre – proprio in “zona Cesarini” – la domanda più immediata e diretta a tutti i nostri partecipanti: «Vi sentite minacciati dall’avvento di un modello che rivede la vostra dimensione logistica e di trasferimento dei prodotti? E quindi, qual è il vostro ruolo nella nuova filiera del cloud?». «No, l’avvento del cloud non è una minaccia ma una grande potenzialità – esordisce Rosano di Sidin –. Il nostro ruolo è quello di mantenere e incrementare la fidelizzazione dei clienti adeguandoci al nuovo sistema “virtuale” che consente un miglioramento dell’affidabilità e pervasività delle soluzioni di collegamento, garantendo sempre un supporto costante e mirato».


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«Siamo fiduciosi anche noi – conferma Marini di Computerlinks –. Ci siamo mossi per tempo e, al momento, l’unico aspetto “negativo” è legato alla mancanza di una cultura approfondita sul cloud computing e i suoi benefici e alle incertezze, da parte delle aziende italiane, di implementare infrastrutture o soluzioni cloud». «Si arriverà a un canale che dovrà gestire sempre più “valore” e spostare sempre meno box – spiega Massari di Magirus –. I rischi li vediamo su chi non sarà in grado di cogliere l’importanza dei cambiamenti e continuerà ad affidare una percentuale troppo alta del

proprio business al boxmoving». Diretto e stimolante il parere di Achab. «Il cloud – afferma Francesco Doveri – è distruzione creatrice: cambieremo tutti pelle. Non ci resta che giocare la partita riconoscendo che tra cinque anni il canale sarà tutto diverso. Continueremo a selezionare “prodotti”, nel senso cloud del termine ovviamente… I rivenditori dovranno trasformarsi da sistemisti puri in trusted advisor dei clienti, aiutandoli a scegliere quale cloud sia adeguato alle loro necessità e quale no». C’è poi chi vede nella dimensione locale un grande vantaggio, come Itway. «Essere un distributore a

«Cari amici di Digitalic – ci scrive Giancarlo Milite, amministratore delegato di Alias – vorrei raccontarvi una storia… vera! Un amico mi ha invitato a visitare la sua azienda. L’attività di quest’impresa è la fornitura di servizi avanzati nell’ambito dei call center inbound e outbound con oltre 100 operatori dotati di pc, con cuffie e microfoni, connessi – da più sedi in diversi Paesi – attraverso router e firewall a un provider che fornisce i servizi di un centralino telefonico ospitato su server remoti. Le attività vanno dal classico telemarketing outbound fino al più avanzato inbound “mission critical” e controllo di reti mondiali e Noc. Tutti gli archivi utilizzati o sono sui server remoti

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VALERIO ROSANO - SIDIN

RODOLFO CASIERI - EDSLAN

RICCARDO NOBILI - TECHDATA

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valore aggiunto a carattere locale – spiega Papa di Itway Vad Italia – ci permette di essere pronti e preparati per questo nuovo fenomeno. Grazie a velocità e localizzazione, stiamo sfruttando il vantaggio competitivo nei confronti dei nostri concorrenti, traendo benefici in termini di relazioni con i dealer». Il bello, poi, per distributori e rivenditori è la possibilità, attraverso il cloud, di fare e vendere servizi con minori rischi. «I nostri partner vedono nel cloud una possibilità di business poiché è offerta loro una soluzione sempre più “tailored” con la possibilità di un update e di un aggiornamento futuro nel

del provider o sono presso i server remoti dei clienti. Nella sede dell’azienda non sono presenti server né sistemi di storage e backup. Questa attività viene svolta grazie al collegamento Internet stabile e veloce. Tutte le connessioni sono ridondate così come i servizi. Tutto questo da cinque anni e la sede centrale si trova in uno Stato che noi italiani riteniamo arretrato. Da quello che leggo, questo è cloud… Il presupposto per la sua diffusione in Italia è la presenza di connessioni Internet veramente veloci e affidabili oltre alla capacità di fornire servizi IP sicuri e a costi competitivi. Visti i tempi con cui in Italia si elaborano le normative appli-

cate all’evoluzione del mercato, penso che sia i distributori che i rivenditori abbiano tempo a sufficienza per prepararsi a una evoluzione che è già realtà in altre nazioni».

pieno rispetto degli investimenti pregressi – spiega Piera Loche, managing director di Zycko Italy –. Cominciano poi a erogare servizi agli end user, veicolandoli attraverso il cloud, ottimizzando gli investimenti e semplificando la gestione di infrastruttura. Questa è la rivoluzione che li ha maggiormente coinvolti: poter offrire di più con un rischio di impresa relativamente basso che permette maggiori possibilità di crescita garantendo ai clienti l’accesso a tecnologie a costi competitivi, costi che rappresentavano un ostacolo di accesso invalicabile». «Va detto – conclude però Casieri di EDSlan – che in Italia la propensione alla fruizione di servizi in modalità cloud presenta ancora qualche resistenza. Molti imprenditori pensano che se le informazioni e i dati risiedono all’interno della propria azienda sono più sicuri e possono essere gestiti, se risiedono al di fuori non se ne ha il controllo completo. Il cloud può quindi essere un’opportunità se visto come possibilità di diversificare l’offerta: oltre ai prodotti si possono garantire anche servizi. Il problema nasce se si sanno proporre solo prodotti…».


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MCAFEE-TECH DATA, NUOVA FORZA AL CANALE PER METTERE AL SICURO LE PMI Piccole nelle dimensioni, grandissime nelle esigenze tecnologiche e, soprattutto, strategiche. Di fronte alle sfide dei Big Data, del cloud e della protezione di dati critici di ogni forma e dimensione, le piccole e medie imprese sono alla ricerca di partner-consulenti che le sappiano guidare e le accompagnino al meglio verso una nuova competitività sul mercato. Un’opportunità unica per gli operatori di canale che ora, grazie alla storica filiera formata da McAfee e Tech Data, trovano una nuova e decisiva iniezione di energia

Sono tante, sono distribuite come chicchi di riso lungo un territorio geograficamente complesso, hanno poche risorse a disposizione e, soprattutto, sono alle prese con sfide mai così decisive per il loro presente e il loro futuro. Non esiste oggi un’arena più complessa – ma anche più ricca di opportunità per il canale indiretto – come quella delle piccole e medie imprese italiane. Realtà diverse, particolarissime. Realtà che oggi, di fronte all’esplosione delle informazioni digitali, alla necessità di proteggerle e di metterle a disposizione dei propri processi di business, hanno davanti a sè un’unica strada da percorrere. Una strada che porta dritto a quegli operatori di canale che sapranno proporsi come veri consulenti a valore, capaci di penetrare il tessuto territoriale di ogni impresa, diventandone una sorta di estensione naturale capace di mettere al loro servizio le più utili ed efficaci soluzioni di innovazione tecnologica. Un compito delicato, alla por-

tata di molti ma non di tutti. Un compito che, una filiera a valore come quella che unisce un protagonista del mercato della security come McAfee a un colosso della distribuzione come Tech Data Italia, ha deciso oggi di rendere ancora più agevole e immediato da svolgere grazie a una serie di servizi e programmi studiati appositamente. Una partnership consolidata, nuovi obiettivi «Le piccole e medie aziende affrontano le stesse problematiche di sicurezza delle aziende di più grandi dimensioni, ma non possono disporre dello stesso numero di risorse dedicate che le aiutino a mantenersi protette – racconta Marco Ottavi, distribution manager per l’Italia, McAfee –. Si rivolgono per questo a consulenti fidati, in particolare ai loro partner di canale, per ricevere supporto nel combattere i rischi. Per questo noi di McAfee siamo costantemente impegnati per offrire ai nostri partner program-

mi strutturati e più ancora un vero e proprio vantaggio competitivo, basato su una gamma di offerte ampia e strutturata, un brand solido e riconoscibile e un’attenzione sempre viva all’espansione del mercato per i nostri prodotti. Quello che chiediamo loro è un rapporto di collaborazione a stretto contatto per cogliere insieme le opportunità di mercato in sempre più rapida evoluzione, dell’ambiente IT e delle minacce. A ulteriore riprova del nostro impegno nel supportare i partner di canale e a compimento dell’ottima relazione con il partner Tech Data, con cui collaboriamo da tempo, ci stiamo impegnando per sviluppare insieme il business di un mercato trainante come quello della security. Siamo molto soddisfatti di poter intensificare ulteriormente la nostra collaborazione con Tech Data che ha una consolidata presenza sul territorio e un’importante struttura per attività specialistica di valore a supporto del canale». «Sono ormai diversi anni che abbiamo avviato la collaborazione con McAfee – conferma anche Silvia Zagaria, business unit manager software di Tech Data Italia –. Un rapporto dunque consolidato e di valore che, ultimamente, ha conosciuto una nuova iniezione di energia grazie a un maggiore focus sul mondo Smb e su tutte le iniziative possibili per sviluppare un mercato così importante per il nostro Paese. L’obiettivo che ci siamo posti è proprio quello di raf-


forzare una squadra di reseller che abbiano un focus sempre più forte sul mondo della sicurezza e che siano in grado di affrontare un mercato come quello delle Pmi. Per questo intendiamo consolidare i rapporti ormai storici con i partner che ci seguono da anni, ma anche allargare il team a nuove realtà che siano interessate a rilanciare il lodo focus sullo strategico mondo della sicurezza. A loro disposizione – continua Silvia Zagaria – mettiamo tutto il nostro know how, un team di professionisti specializzati sul mondo software, strumenti di business ad hoc e una conoscenza del mercato che ci permette di supportare e affiancare vendor e rivenditori nella progettazione, configurazione e presentazione delle soluzioni al mercato». Un mondo di opportunità commerciali per il canale Dalle parole ai fatti. Nell’ultimo anno McAfee ha portato a termine alcuni investimenti strategici per fornire ai partner di canale l’innovazione, la differenziazione e la semplicità necessarie per accelerare la crescita e aumentare la redditività, affrontando le esigenze specifiche dei clienti Pmi. McAfee, in particolare, mette a disposizione dei partner un’offerta completa che include soluzioni su misura per le piccole e medie imprese: dall’offerta SaaS (Security-as-a-Service) alle suite di soluzioni on-premise per la protezione di e-mail, Web e endpoint. McAfee Smb Specialization permette poi ai partner di beneficiare di una gamma completa di strumenti per l’abilitazione, programmi di marketing chiavi in mano e programmi di redditività esclusivi. Dal lancio della soluzione avvenuto oltre nove mesi fa, McAfee ha reclutato oltre 2.000 partner di canale specializzati in Pmi in tutto il mondo. McAfee Smb Deal Registration offre poi ai partner importanti

SOLUZIONI E TECNOLOGIE INNOVATIVE AL SERVIZIO DELLE PMI Le suite di sicurezza McAfee per le Pmi proteggono desktop, file server e server di posta aziendali in modo comodo e con semplici attività di manutenzione, caratteristiche tipiche di una singola soluzione SaaS integrata. La versione più recente di McAfee SaaS Endpoint è stata progettata con un occhio di riguardo per le esigenze delle piccole e medie imprese, introducendo funzionalità significative per offrire alla clientela un’enorme flessibilità di pianificazione del download degli aggiornamenti alla sicurezza, quanto mai imprescindibili. In tal modo, il processo di aggiornamento non comporta interruzioni e può avere luogo in orari non di punta. Per la realizzazione delle soluzioni destinate alle Pmi, McAfee ha adottato un approccio a tre livelli di sicurezza, introducendo suite innovative come:

marginalità aggiuntive e l’approvazione nel giro di quattro ore. Lanciato circa un anno fa, nel primo trimestre del 2012 il programma di registrazione dei deal Pmi ha conseguito un aumento del 50% dei contratti registrati rispetto al trimestre precedente. McAfee Rewards si occupa poi di premiare i rappresentanti commerciali dei partner per la vendita di determinati prodotti McAfee per le Pmi. Nel secondo trimestre 2012 il programma Smb Extravaganza Rewards ha triplicato le corresponsioni per i prodotti destinati alle piccole e medie imprese. Ultimo ma non ultimo, McAfee SmartMarketing, disponibile a partire da giugno 2012, è una nuova piattaforma di e-commerce marketing che consente ai partner McAfee di scaricare e personalizzare facilmente le risorse di marketing per la generazione della domanda, comprese quelle per le soluzioni McAfee Pmi lanciate recentemente.

• McAfee SaaS Endpoint Protection Suite. Un insieme di soluzioni pensate per difendere i dispositivi nella rete su tutte le vie di attacco: questa protezione flessibile all-in-one offre ai clienti Pmi la libertà di implementare la protezione in base alle proprie esigenze. • McAfee SaaS Endpoint and Email Protection Suite integra invece funzionalità di protezione dai contenuti e-mail malevoli prima che entrino nella rete, continuità della posta elettronica per assicurare un accesso ininterrotto alle e-mail e filtraggio per categorie Web lato client. • McAfee SaaS Total Protection Suite integra funzionalità di crittografia della posta elettronica e librerie di conformità incorporate per proteggere i dati sensibili e soddisfare i requisiti di conformità, filtraggio Web basato su cloud per antivirus e antimalware e filtraggio per categorie per assicurare che i contenuti indesiderati non raggiungano mai la rete.

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DIGITALK la tentazione di farlo in maniera “tradizionale” è forte, soprattutto perché lo facciamo da 15 anni. Oggi reputo che la strada che abbiamo intrapreso sia la migliore».

Marco Lorusso

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V

«

2009 – continua Vemagi – ho esordito con questa frase: “Ragazzi, abbiamo cinque anni per cambiare lavoro, perché tra cinque anni il nostro lavoro non esisterà più!”. Volevo dare una scossa… Sicuramente nel 2014 noi continueremo a rivendere molto hw ma ci siamo anche posti il target di avere una percentuale di servizi cloud che non sia meno del 40% del fatturato. Quindi, ad aprile 2010, dopo un anno di studio, laboratori e grossi investimenti siamo partiti con l’iniziativa Nanosoftcloud. Il passaggio forse più critico è stato quello culturale interno. Quando devi presentare una soluzione al cliente,

MICHELE ZUNINO - NETALIA

«Verso la fine del 2008, da oltre oceano arrivavano i segnali di qualcosa che non andava… Stavamo concludendo un anno fantastico, tuttavia…». Comincia così il viaggio verso il cloud di una realtà come Nanosoft, storico operatore di canale del territorio lombardo. «Ci siamo subito resi conto che il cloud – racconta Dario Vemagi, solution designer di Nanosoft –, inteso come fornitura di infrastruttura alle aziende tramite data center e con un pagamento al consumo, era una opportunità grossissima. Tutto stava per cambiare. Nella riunione di kick-off del

DARIO VEMAGI - NANOSOFT

ANNA LISA AMICI - IFI CONSULTING

MENTRE I DISTRIBUTORI CERCANO LA STRADA MIGLIORE PER IMBOCCARE IL SENTIERO DEL CLOUD E I VENDOR SI DIVIDONO TRA OFFERTE AI CLIENTI FINALI E NUOVE STRATEGIE DI CANALE, C’E’ UN FOLTO E DINAMICO GRUPPO DI RESELLER CHE, DA TEMPO, HA GIA’ FATTO IL FATIDICO PASSO IN AVANTI IN DIREZIONE CIELO…

La domanda però è sempre la stessa: perché ci sono così tanti rivenditori che oggi hanno paura del cloud? «Perché chi non ha nessun valore da portare sul mercato – continua Vemagi – che non sia il prodotto e il suo prezzo di acquisto rimane senza nulla da dire. Il canale IT italiano ha anche bisogno di essere svecchiato: a diversi eventi vedo sinceramente troppi capelli bianchi… Credo che un problema possa anche essere l’estrema frammentazione del mercato IT in Italia. Probabilmente assisteremo a un’aggregazione maggiore». Sulla stessa linea anche una realtà molto innovativa come Netalia, service provider che tra i primi ha intuito la potenzialità di un’offerta di servizi gestiti e cloud indirizzati alle piccole e medie imprese attraverso il canale tradizionale ICT. «La paura spesso nasce


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DIGITALK

«Nelle “cantine” Salvix – racconta Antonio Serra, indirect sales director di Salvix – si è appena “stappato” il risultato di un lungo periodo di preparazione. Siamo un service provider italiano con data center proprio localizzato nel nostro Paese, specializzato nell’erogazione di servizi in cloud a marchio ReeVo. Inoltre abbiamo siglato un accordo di distribuzione con Esprinet. Attraverso la piattaforma di self provisionig di Salvix, i rivenditori di Esprinet possono attivare in ogni momento i servizi ReeVo: Private Cloud, Cloud BackUp e Cloud App. I servizi Cloud Desktop e Cloud Security possono essere attivati ma col supporto del servizio di prevendita. Salvix è il primo service provider italiano che è riuscito a incanalare nella distribuzione i servizi cloud. Esprinet è il primo distributore italiano a proporre soluzioni in cloud… vere. Se queste sono le premesse, allora… Cin! Cin!».

E poi c’è il caso di Var Gruop, storico operatore di canale a valore toscano. La società ha infatti festeggiato proprio in questi giorni la crescita esponenziale di My Cloud Network, la community nata per accelerare il business del cloud e annunciata da Var Group durante la sua convention estiva. La presentazione del progetto, nato grazie al Data Center Var Group sul quale il system integrator ha fatto forti investimenti, ha subito suscitato interesse nel canale Var Group, tanto che My Cloud Network già alla sua nascita contava 10 affiliati e, in soli due mesi, è diventata una società con 25 partner e un’offerta di 120 servizi. «My Cloud Network rappresenta una sfida importante per cogliere tutte le opportunità che il modello cloud sta portando sul mercato – afferma Giovanni Moriani, amministratore delegato di Var Group –. Affonda le proprie radici nella Business Unit che abbiamo creato due anni fa e oggi è diventata una società che coinvolge Var Group e i suoi principali partner. Questo progetto permetterà a tutti i partner di condividere infrastrutture, applicazioni, soluzioni e, grazie all’accordo con i più importanti brand del settore IT, anche un’offerta di servizi caratterizzata da un interessante modello di pricing», afferma Marco Sestini, amministratore delegato di My Cloud Network.

dalla necessità di affrontare quello che non si conosce e di mettere a repentaglio la propria credibilità e affidabilità – spiega Michele Zunino, amministratore

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delegato di Netalia –. L’adozione tuttavia non può che essere graduale, poiché non esiste la possibilità di un taglio radicale con il passato e di una

sostituzione dell’esistente. Esiste piuttosto la necessità di integrare i sistemi più tradizionali già presenti nelle aziende e i nuovi paradigmi che il cloud computing sta progressivamente diffondendo sul mercato, creando maggiore consapevolezza nei confronti sia degli operatori di settore, sia delle aziende e degli utenti». Oltre che timori diffusi intorno al cloud e al rapporto con i rivenditori, si sentono dire tantissime altre cose: quale la più falsa e quale invece la più vera? «La più falsa – ci racconta Anna Lisa Amici, area sales manager di Ifi Consulting, una realtà interessante e dinamica del canale indiretto italiano con sede a Modena e con già due anni di esperienza nei servizi cloud – è che il cloud sia poco sicuro. Semplicemente è una nuova concezione della sicurezza; significa gestire esternamente (online) le applicazioni e le attività. Quindi la sicurezza diventa un problema del tuo “hosting provider”. La più vera, invece, è relativa all’abbassamento dei costi e alla facilità di accesso ai servizi e ai tuoi documenti in ogni luogo». «La più falsa – aggiunge ancora Vemagi di Nanosoft – è che non si può fare per colpa delle infrastrutture. La verità è che in Italia la connettività c’è ma è sicuramente cara e il numero di interlocutori seri è troppo basso…». Ma quali sono i vantaggi maggiori che vi ha offerto il cloud rispetto alla

concorrenza e come hanno preso la novità i vostri clienti? «Si tratta di una modalità di vendita differente da quella consolidata, quindi ciò significa una maggior scelta da parte dei nostri clienti», racconta Anna Lisa Amici di Ifi Consulting. «Il principale vantaggio – aggiunge Vemagi di Nanosoft – è quello di poter affrontare le sfide che i clienti ci presentano con un approccio globale. Il nostro approccio è sostanzialmente modulare, quello che viene definito cloud ibrido. Si parte dall’analisi delle esigenze del cliente, si definiscono i carichi di lavoro e quali sono i posizionamenti migliori (private o public cloud). Non vi nego che i clienti in prima battuta non sempre sono convinti». E il rapporto con distributori e vendor? «Entrambi questi interlocutori – conclude Vemagi – sono secondo me in difficoltà nel seguire un modello di business che sta cambiando molto rapidamente. La nostra esperienza ci dice che vendor e distributori, molto legati alla rivendita dell’hardware, fanno fatica a capire che realtà come Nanosoft sono interlocutori nuovi. Acquisiscono hw per rivendere servizi quindi sono un po’ rivenditori e un po’ clienti finali». «Pure con loro il rapporto è cambiato – racconta anche Anna Lisa Amici –. Sebbene siamo allo stesso tempo clienti e fornitori della medesima tecnologia, devo dire che riusciamo tuttavia ad aumentare la sinergia commerciale e tecnica».


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Errevi System con EMC per le aziende sanitarie Mille interventi chirurgici l’anno, oltre 35.000 prestazioni ambulatoriali con un altissimo livello di qualità. Questo è il Centro Medico Privato Lazzaro Spallanzani, all’avanguardia nella sanità e nella tecnologia a partire dalla cartella clinica digitale. Per accrescere l’efficienza operativa, aumentare il controllo di gestione e migliorare soprattutto i servizi ai clienti, il centro medico ha deciso nel 2009 di riorganizzare il proprio sistema informatico con una soluzione integrata realizzata da Errevi System. «Avevamo la necessità di compiere un vero salto di qualità per offrire ai nostri clienti un servizio migliore, veloce, flessibile, con uno standard qualitativo eccellente e per ottimizzare gli aspetti operativi, organizzativi e amministrativi dell’intera struttura e dei singoli reparti della clinica», commenta Roberto Gallosti, amministratore delegato del Centro Medico Privato Lazzaro Spallan-

Errevi System: partner EMC e VMware Il valore aggiunto di Errevi System è riposto nel suo staff di professionisti, nella sua esperienza e preparazione, nell’intraprendenza e nello spirito innovativo che animano il gruppo. Le aree di intervento di Errevi System si propongono di apportare mediante consulenza, formazione e sviluppo, soluzioni concrete alle reali problematiche di aziende e organizzazioni complesse. Attraverso le divisioni Business Solutions e Systems Integration, Errevi System propone soluzioni software per la gestione di processi aziendali e servizi di consulenza specialistica per l’ottimizzazione del data center.


zani. «Un obiettivo raggiungibile solo con un supporto applicativo e tecnologico perfettamente integrato che, permettendoci di misurare e correlare tutte le variabili amministrative, gestionali e quelle attinenti l’attività sanitaria, ci consentisse di eliminare gli sprechi e intervenire tempestivamente sulle aree critiche, a vantaggio di un risultato operativo migliore per la clinica e di costi controllati e concorrenziali per i nostri clienti». Sul mercato non esisteva nulla di tutto ciò e un’indagine ha portato alla selezione di Errevi System come il partner ideale. Errevi System ha condotto un’analisi dettagliata sulle necessità e obiettivi del centro medico, proponendo una soluzione “chiavi in mano” completa dell’infrastruttura IT, basata su architetture di storage e backup di EMC e ambiente VMware, oltre che un’applicazione per la gestione completa della clinica stessa. L’applicazione realizzata è GCM Suite per la gestione integrata delle cliniche mediche: una soluzione applicativa modulare, studia-

ta per le esigenze delle cliniche private, case di cura e poliambulatori che va dalla gestione degli appuntamenti e delle visite alle attività di CRM e di marketing, per arrivare ai processi amministrativi e di management aziendale, passando per la gestione della cartella clinica elettronica. «La soluzione sulla quale abbiamo costruito l’offerta per il Centro Medico Privato Lazzaro Spallanzani – ha spiegato Agostino Vertucci, direttore commerciale di Errevi System – consiste in un sistema informatico completo e personalizzabile in grado di risolvere le specifiche esigenze delle cliniche private. Inoltre, l’esperienza e le competenze dei nostri specialisti ci permettono di proporci come un partner globale per fornire la soluzione migliore in grado di affrontare i più complessi aspetti applicativi e infrastrutturali. La nostra GCM Suite è un’applicazione da noi sviluppata per la gestione integrata delle cliniche mediche e implementabile on-site o in modalità as-a-Service, sostenendola con un’infrastruttura di storage, backup e replica dei dati ad alte prestazioni basata sulla tecnologia EMC e VMware».

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Dedanext: il backup e recovery che salva le imprese Non capita sempre agli altri. Molte aziende sono convinte che la perdita dei dati riguardi sempre qualcun altro, ma sono migliaia le aziende in Italia che sperimentano ogni anno questa problema. Le conseguenze sono serie: tutto il funzionamento delle imprese dipende dal sistema informativo e dai dati che oggi sono il loro vero valore. «Una ricerca della società indipendente Vanson Bourne, afferma che il 74% delle aziende europee non crede di poter ripristinare completamente i propri sistemi o i dati, il 54% delle organizzazioni ha sperimentato perdite di dati o subìto interruzioni di sistema nel corso degli ultimi 12 mesi e il 29% ha subìto danni fisici ed economici» spiega Marco Rocco, Regional Sales Director Backup & Recovery Systems di EMC. «Purtroppo anche gli ultimi drammatici avvenimenti che hanno colpito l’Emilia Romagna ci insegnano quanto siano fragili le nostre cit-

tà e le nostre imprese – nota Maurizio Lenzi, Vice Presidente Delegato di Dedanext –. Le aziende colpite sono state danneggiate due volte: è andata distrutta la struttura fisica e anche, di conseguenza, quella IT. Riprendersi da un evento di questa portata è davvero duro. Non solo bisogna ricostruire gli uffici, le fabbriche e i laboratori, ma anche tutte le informazioni aziendali. Conosciamo bene la situazione perché siamo di Bologna e ne abbiamo viste di situazione davvero difficili». Le aziende che si erano dotate di un sistema di backup e recovery, per lo meno, non hanno dovuto affrontare anche la montagna, spesso insormontabile, della ricostruzione dei dati aziendali. Questo in molti casi sta facendo la differenza tra una ripresa difficile ma possibile e una davvero ardua. «La situazione che stiamo vivendo in Emilia Romagna è davvero difficile, ma abbiamo


anche la soddisfazione che i nostri servizi di backup e recovery sono stati molto utili in questo frangente. Abbiamo iniziato ad occuparci di backup anni addietro e oggi siamo in grado di offrire, grazie alla tecnologia EMC, soluzioni di backup nel cloud – afferma Domenico Tizzano, direttore marketing di Dedanext –; in particolare il “Gold Support-Backup as-aservice è la nostra soluzione di backup remoto gestito nel cloud che fornisce alle aziende un sistema di archiviazione sicura dei dati». Per offrire questa soluzione Dedanext ha fatto importanti investimenti in tecnologia e insieme ad EMC ha costruito un’infrastruttura solida e articolata che però risulta semplice da usare per i clienti. «Dedanext installa presso il cliente delle interfacce/appliances per gestire i propri servizi di backup centralizzati. L’amministratore del cliente finale non deve fare altro che utilizzarle per selezionare il servizio di backup e restore richiesto». Grazie alla tecnologia DataDomain di EMC, Dedanext è in grado di offrire la deduplica dei dati in linea durante il backup, con un abbattimento significativo dei tempi e dell’occupazione di banda. «Parliamo di una riduzione che arriva anche al 99%». I dati vengono conservati sia presso l’unità DataDomain installata presso il cliente sia nel cloud. Questo per garantire la massima sicurezza ma anche la massima velocità di ripristino. Un’altra tecnologia EMC utilizzata da Dedanext, in particolare per i servizi di backup e recovery dedicati ai server virtuali e ai pc distribuito su più sedi, è Avamar. Uno dei

Dedanext fornisce soluzioni applicative e infrastrutturali in ambito IT alle aziende e alla Pubblica Amministrazione dell’Emilia-Romagna e del Centro Italia. Qualità, esperienza, relazioni e idee, coniugate con l’unicità e la competenza delle persone, sono i valori sui quali Dedanext investe per garantire ai propri clienti soddisfazione e sicurezza. Le soluzioni proposte uniscono le componenti software e hardware dei più importanti produttori nazionali ed internazionali di tecnologia, con i quali Dedanext ha consolidati rapporti di partnership, alle competenze dei propri consulenti, un team di specialisti esperti e certificati che sanno comprendere le necessità delle aziende e realizzare le soluzioni migliori per il cliente. vantaggi sostanziali è la riduzione all’origine della quantità di dati da sottoporre al processo giornaliero di archiviazione. Questo si traduce in una riduzione dei tempi e un incremento della sicurezza perché i clienti possono effettuare un backup integrale ogni giorno nel cloud e non limitarsi a backup incrementali giornalieri e settimanali su nastro. «Dedanext ha saputo costruire, grazie alla tecnologia EMC – conclude Marco Rocco – servizi innovativi per i clienti in un ambito, come quello dell’archiviazione e del ripristino che è estremamente delicato e che sta cambiando rapidamente, non solo per la quantità dei dati ma anche per la loro eterogeneità».

Scopri le soluzioni Dedanext all’EMC Forum Dedanext è partner di EMC e presenterà la proprie soluzioni nel corso del prestigioso EMC Forum: il 16 ottobre presso il Centro Congressi di Milano Fiori (Assago).

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ATTUALITA’ Segui, guarda e ascolta tutti i capitoli della battaglia Samsung-Apple collegandoti a questi due pratici QR code

Senza esclusioni di colpi, la battaglia è apertissima e ben lungi dall’esaurire la sua carica dirompente sul mercato. Il clamoroso verdetto del tribunale di San José, che ha condannato Samsung a pagare oltre un miliardo a Apple per violazione di brevetti, ha scoperchiato il cosiddetto vaso di Pandora. Del resto era nell’aria, visto il processo animato da un fittissimo reticolato di testimonianze, cavilli, accuse e contro accuse. Un processo che ha avviato una serie inevitabile di reazioni a catena, prima fra tutte – dopo un prevedibile periodo di stordimento (anche in borsa…) – la poderosa riscossa di Samsung. Una riscossa che sta andando in scena su tutti i campi possibili, da quello tecnologico a quello giuridico. Il calcio di inizio è arrivato con un evento in grandissimo stile come quello allestito nel corso delle attesissime giornate del recente Ifa di Berlino. Un evento d’altri tempi al quale ha partecipato anche il regista Wim Wenders testimonial della campagna di lancio del Galaxy

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Note 2. Tantissimi gli annunci, dai nuovi smartphone fino ai frigoriferi, e soprattutto tantissime le novità destinate a lasciare il segno sul mercato. Una evidente dimostrazione di forza a pochi giorni dallo smacco subito in California. Protagonista assoluto dell’evento tedesco è stato dunque il nuovo Galaxy Note 2, il primo dispositivo a definire la categoria dei phablet (lanciata proprio lo scorso anno a Berlino), a metà tra phone e tablet, con uno schermo più grande di quello di un cellulare classico ma più piccolo di un tablet. Lo schermo infatti si allarga leggermente (da 5,3 a 5,5 pollici, ma senza aumentare la risoluzione), la forma si fa appena più allungata e il processore diventa più potente (era dual core 1,40 Ghz, sarà quad core 1,60 Ghz). Il sistema operativo è sempre Android, ma la

4.1, mentre il Note attuale supporta solo la 4.0. Ma intorno al mega evento di Berlino c’era grande attesa anche per il debutto di Samsung nel mercato delle fotocamere digitali con sistema operativo e connessione al Web. Aspettative più che appagate dal debutto della interessante Galaxy Camera. Questo dispositivo racchiude performance fotografiche professionali, l’ultimo sistema operativo Android Jelly Bean, la connessione attraverso rete 3G, 4G e Wi-Fi. Può bastare? Assolutamente no perché, come previsto, Samsung guarda con grande attenzione anche all’imminente sbarco sul mercato di Windows 8 e, non a caso, ecco anche il debutto di Ativ (si pronuncia “a-tìv”), ed è l’anagramma di “Vita”. Un nome che esplicita l’obiettivo di questa nuova gamma di prodotti pensati per rendere più semplici le attività di tutti i giorni attraverso un utilizzo intuitivo e divertente della tecnologia. Grazie a 4 diversi modelli – ATIV Smart PC, ATIV Smart PC Pro, ATIV Tab e lo smartphone ATIV S – questa nuova linea offre agli utenti la più ampia scelta disponibile di prodotti Windows 8 e Windows Phone 8. Fin qui la parte tecnologica ma, come detto, la partita continua a giocarsi anche su altri piani con innumerevoli processi in tutto il mondo e altri imminenti, come quello annunciato proprio in questi giorni. Samsung avvierà infatti un’azione legale contro Apple sui brevetti delle tecnologie Lte (Long term evolution) che abilitano l’accesso alle reti di telefonia mobile di quarta generazione (4G). È l’annuncio di un dirigente del gruppo coreano al quotidiano The Korea Times. Erano già emerse in precedenza voci sulla strategia del colosso di Seoul. La conferma è arrivata dopo che l’operatore telefonico Sk Telecom ha reso noto il supporto locale con Lte per l’iPhone5. L’ultimo nato di casa Apple infatti ha l’abilitazione Lte in gran parte delle nazioni del mondo, Italia compresa (anche se solo nei prossimi mesi).

A poche settimane dal clamoroso verdetto del tribunale di San José, che la condannava a pagare oltre un miliardo a Apple per violazione di brevetti, Samsung cerca immediatamente di rialzare la testa con una serie di annunci e nuove azioni legali Marco Lorusso

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ATTUALITA’

Il valore, i progetti complessi, il supporto per un canale fatto di partner-consulenti dotati di competenze concrete. De tempo la strada di Trend Micro è tracciata. Una strada che il colosso della security sta percorrendo mettendo sul campo programmi ad hoc, soluzioni strategiche e ora una serie di nomine pensate per gestire al meglio il business del valore e dei partner. Proprio nelle scorse settimane infatti Tommaso Bucci è stato nominato Enterprise and Value Channel Manager. Bucci ha alle spalle oltre 20 anni di esperienza in importanti aziende del settore IT e avrà il compito di gesti-

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re e ampliare l’importante business del mercato a valore. Con una risorsa dedicata esclusivamente ai partner di business a valore aggiunto, Trend Micro rafforza così la sua presenza in un settore che offre importanti margini di miglioramento del business, sia nei confronti dei partner storici che di quelli potenziali. A Tommaso riporteranno i Channel Account Manager, tra cui William Gabriele, anche lui nuovo arrivato e con una grande esperienza delle logiche di mercato del canale. Ma non è ovviamente finita qui perché, complice anche il periodo dell’anno, ricco di annunci, il colosso della security, nelle scorse settimane, ha an-

Continuano le grandi manovre del colosso della security in direzione di progetti complessi, valore e canale. Proprio nelle scorse settimane sono infatti arrivate due importanti nomine e, negli stessi giorni, è giunto anche l’atteso debutto della nuova famiglia Titanium Internet Security 2013 Marco Lorusso

che presentato Trend Micro Titanium Internet Security 2013, una nuova famiglia di software per la sicurezza, che permetterà ai privati e agli imprenditori di piccoli uffici di semplificare la protezione dei propri dispositivi, mettendo in sicurezza i dati e i file importanti e salvaguardando la propria privacy. La nuova famiglia di soluzioni Titanium include: Titanium Antivirus +, Titanium Internet Security, Titanium Maximum Security. Con Titanium Antivirus + la protezione è garantita per gli hotspot Wi-Fi, tramite il blocco antispam e la valutazione dei risultati dei motori di ricerca. Titanium Internet Security è una soluzione che permette il controllo dei contenuti e degli accessi online nei piccoli uffici, mentre Titanium Maximum Security è la soluzione pensata per la sicurezza all-in-one, ideale per proteggere non solo i dati privati ma anche per rafforzare password, tutelare foto e ricordi… Maximum Security include Trend Micro SafeSync, una soluzione di storage online che consente di conservare nel cloud fino a 5 Gb di documenti, immagini e video.

Il lancio di Windows 8, il clamoroso debutto del tablet Surface, passando per il nuovo Office e i nuovi servizi Xbox. Lo stesso Ballmer lo aveva recentemente anticipato: «Questo è il nostro anno!». Un anno di sfide davvero senza precedenti, su tutte quella del mondo mobile contro giganti in grande ascesa come Google-Android, Apple, ecc. Gli operatori e i partner del colosso di Redmond attendono poi con ansia, in questi giorni, soprattutto la nuova versione del sistema operativo per dare fiato e nuova linfa a un mercato davvero complesso e in balia di mille difficoltà. La data è fissata, il 26 ottobre è il giorno più importante dell’anno per Microsoft. L’occasione insomma è di quelle importanti, solenni e, non a caso, lo stesso colosso di Redmond ha deciso di presentarsi all’appuntamento con la storia, la sua e quella del mercato, con un look completamente rinnovato, a partire dal logo. Un fatto eccezionale davvero se si considera che il logo di casa Microsoft è lo stesso da 25 anni. Il nuovo look (che vedete nel video disponibile collegandovi al QR code) è stato pensato per rinnovare e rendere più al passo con i tempi l’immagine della società e sarà usato per identificare trasversalmente tutti i prodotti e i servizi dell’azienda.

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ATTUALITA’ Enrico Cereda, vice president Systems & Technology Group di Ibm

Attraverso questo pratico QR code avrete accesso diretto al nuovo e interessante portale mainframeitalia.com, realizzato proprio per raccogliere e diffondere le migliori informazioni intorno a questa storica piattaforma tecnologica

Aiutare le aziende a gestire al meglio le informazioni, ad avere le competenze, la forza, i partner e gli strumenti giusti per affrontare sfide epocali come i Big Data, il cloud computing… Ibm rilancia i propri obiettivi chiave e mette sul piatto il suo pezzo forte da sempre, il nuovo mainframe zEnterprise EC12, ovvero la versione più potente e tecnologicamente avanzata di un sistema che da 48 anni rappresenta il fulcro delle infrastrutture tecnologiche delle grandi imprese

La sfida dei Big Data e della gestione intelligente delle informazioni vede in prima linea anche una realtà come CA Technologies che, proprio nelle scorse settimane, ha annunciato Infrastructure Management (CA IM), una soluzione per la gestione convergente dell’infrastruttura IT. Integrandosi con altri elementi del portfolio di prodotti di Service Assurance offerto da CA Technologies, CA IM trasforma rapidamente

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Da circa 48 anni rappresenta il cuore pulsante delle infrastrutture tecnologiche delle grandi imprese. Un lasso di tempo oggettivamente importante che assume però i contorni dell’era geologica se rapportato a un settore animato da velocità di crociera siderali come l’IT. Eppure, nel tempo, il mainframe non ha mai perso il suo fascino e soprattutto la sua carica strategica all’interno delle imprese. Lo sa bene una società come Ibm che, non a caso, proprio per scendere in capo al fianco di partner e aziende alle prese con sfide epocali come i Big Data, il cloud computing e la gestione efficace delle informazioni critiche, ha deciso di alzare il sipario sul nuovo

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grandi volumi di dati relativi a prestazioni di natura eterogenea in informazioni facilmente fruibili attraverso una vista unificata e specifica per l’utente che deve utilizzarli. Infatti, come affermano dall’azienda, la fruibilità delle informazioni «è la priorità di aziende e service provider». Questi ultimi, grazie a CA IM, possono migliorare la qualità, la prevedibilità e l’efficienza dei servizi con la massima convenienza.

zEnterprise EC12, il più potente mainframe mai progettato. Il nuovo gioiello di Big Blue mette a disposizione nuove funzionalità d’avanguardia per la sicurezza e l’analisi dei dati con la potenza di oltre 100 core configurabili e il 50% di capacità totale in più rispetto al suo predecessore, lo zEnterprise 196. Ed è dunque in grado di gestire, monitorare e trarre informazioni di intelligence da grandi moli di dati. Le sue funzionalità avanzate di virtualizzazione lo rendono particolarmente adatto a supportare gli ambienti di cloud privato. zEnterprise EC12 è anche il primo mainframe Ibm a includere al suo interno una tecnologia di memoria a stato solido. «La piattaforma zEnterprise – ha spiegato Enrico Cereda, vice president Systems & Technology Group di Ibm, secondo quanto riporta il nuovissimo portale minframeitalia.com – offre dei vantaggi in termini di affidabilità, potenza e scalabilità che sono da sempre stati al centro degli obiettivi dei nostri laboratori di ricerca. Questa piattaforma raccoglie da sempre il meglio delle innovazioni tecnologiche e si riconferma da 48 anni leader di settore. Non è un caso che Ibm abbia introdotto lo zEnterprise, il primo sistema ibrido di tipo commerciale, che coniuga le storiche caratteristiche del System z con la flessibilità delle architetture necessarie a soddisfare i modelli emergenti, come il cloud. Il punto di vista di Ibm è che le architetture infrastrutturali debbano essere modellabili in funzione della tipologia di workload. La piattaforma zEnterprise certamente è da anni il cuore delle infrastrutture tecnologiche delle grandi imprese e continua a evolvere in funzione delle necessità del mercato».



DIGITALK POCHI SCHERZI: I CRIMINALI DIGITALI DEL NUOVO MILLENNIO SONO A CACCIA DI INFORMAZIONI, IDENTITÀ, DENARO, BUSINESS, CON ATTACCHI SEMPRE PIÙ MIRATI E DOLOROSI. I MANAGER E LE AZIENDE SONO COSTRETTI A FRONTEGGIARLI CON BUDGET SEMPRE PIÙ “RISICATI”. DIGITALIC HA CHIESTO A TRE PROTAGONISTI DELLA SECURITY COME IL CANALE A VALORE PUO’ FARSI TROVARE PRONTO A QUESTA SFIDA Inutile cercare di tenere il conto del numero di nuovi attacchi informatici cui le reti aziendali vengono sottoposte ogni giorno, ora, secondo. L’eldorado dei nuovi criminali digitali sono e saranno sempre più i dati, le informazioni, le identità da rivendere, da utilizzare per accedere a conti, idee, progetti… Danni pesanti dunque che le aziende si trovano oggi a fronteggiare contando su budget sempre più ottimizzati e monitorati. Esigenze più complesse, risorse ridotte. All’interno di questo particolarissimo ossimoro si deve oggi muovere un canale indiretto chiamato, dal canto suo, a cercare di avere un ruolo consulenziale per quelle (tante) aziende che non hanno risorse umane e – spesso – economiche per gestire, costruire e sviluppare una corretta politica di protezione delle infrastrutture tecnologiche. Facile e quasi piacevole a dirsi, molto meno semplice è mettere nero su bianco un simile proposito

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perché la stessa filiera indiretta si trova oggi a muoversi lungo binari fatti di margini ridotti al minimo. Per tutti questi motivi, Digitalic ha deciso di chiamare in causa i protagonisti di una delle più interessanti filiere a valore che opera proprio all’interno del complicato mondo della sicurezza. Vendor (Check Point Italia), distributore a valore (Itway Vad) e operatore di canale (Consys.it) tutti insieme intorno a un tavolo per raccontare e discutere di come loro stanno affrontando la situazione e, soprattutto, di come stanno riuscendo a sviluppare casi di successo e progetti ad alta marginalità.

La parola magica di Check Point Ad aprire le danze della discussione è Check Point Italia. Una società che, proprio nel nostro Paese, nel corso degli ultimi due anni ha affrontato una rivoluzione profonda, rapida, efficace, come solo la sicurezza sa fare. Un cambiamento che ha portato alla filiale italiana un nuovo management (a partire dal country manager Rodolfo

Marco Lorusso

Falcone), nuove soluzioni più complete (il firewall e la gestione dell’endpoint diventano parte integrante di uno sguardo a tutto tondo), ma soprattutto un’ambiziosa strategia di canale. Un nuovo corso che sta regalando alla società importanti risultati in termini di crescita. «Siamo nel pieno di un grande rinnovamento – racconta Elena Ferrari, channel sales manager di Check Point Italia –. Abbiamo allargato la base dei partner a valore e abbiamo reso più rigorosi i loro criteri di scelta e selezione. Ora, insieme ai nostri partner, stiamo portando avanti una attenta politica di sviluppo sull’utente; il nostro intento è proprio quello di dialogare anche direttamente con i clienti finali, stimolare la domanda e mettere a disposizione dei partner i migliori lead. Concretamente questo si traduce nel fatto che ogni Il reportage della tavola rotonda che Digitalic ha organizzato in collaborazione con Check Point Italia, Itway e Consys.it: tutto in questo QR code


dieci partner certificati noi mettiamo a disposizione un nostro account manager dedicato che è capace di lavorare con loro. Ora stiamo anche pensando di introdurre una nuova figura che si occupi di supportare tutti quei dealer che operano, sporadicamente, con noi». Venendo comunque al dettaglio dell’ossimoro di cui sopra (complessità che aumenta, budget in discesa; margini che scendono, necessità di consulenza che crescono). «Da parte nostra, la risposta che possiamo dare sia ai partner sia ai distributori è tutta nella parola semplice, ma sempre magica, che è “margine”. Più nello specifico, quello che un vendor in questo caso può fare è gestire un buon margine, trovando un corretto equilibrio per permettere ai distributori e ai partner di investire ed erogare dei servizi di valore, certificarsi… e fare tutte quelle cose che senza un minimo di respiro è impossibile fare. Tutto è migliorabile ma devo dire che a mio parere siamo sulla strada giusta in termini di formazione, informazione, collaborazione e di scoperta di nuove possibili opportunità. Lavoriamo insieme sul campo, fronteggiando quella che è ormai l’esigenza ricorrente dei clienti finali: risparmiare e ottimizzare».

Amplificare i messaggi, dare valore, localizzare: la sfida di Itway Vad Fare squadra dunque e saper trasferire al meglio sul territorio messaggi, tecnologie, opportunità, competenze. Obiettivi alla

portata di molti ma non di tutti… obiettivi decisivi. Per questo, come anticipato, Check Point ha da tempo fatto bene i conti in tal senso mettendosi nelle mani di alcune delle più interessanti realtà che il mercato IT nostrano è in grado di esprimere. Un caso su tutti riguarda uno dei suoi storici distributori, Itway Vad. «Itway Vad nasce come distributore con Check Point. Insieme siamo cresciuti e la nostra partnership è diventata centrale per tutti i Paesi del sud Europa in cui siamo presenti – sottolinea Michele Papa, country manager di Itway Vad –. Un legame consacrato dal programma che abbiamo studiato per supportare al meglio questo vendor: il Check Point Business Solution Program. Un’iniziativa che ha lo scopo di facilitare i rivenditori nell’adozione di nuove tecnologie di sicurezza, supportandoli nell’approcciare il mondo Check Point. Itway è anche training center Check Point e con i suoi specialisti tecnico-commerciali è in grado di mettere a disposizione dei partner fondi per fare attività di sviluppo. Il ruolo importante che deve avere un distributore come noi è quello di essere un punto di raccordo affidabile in cui si aggiungono servizi, valore, supporto… Dal lato di Check Point è importante soprattutto fungere da modello di amplificazione dei messaggi chiave che il produtore trasmette, unendo al tutto anche una efficace copertura territoriale. Per quanto riguarda invece i rivenditori, come detto, vediamo che assume

importanza crescente la nostra capacità di localizzare alcuni programmi che Check Point lancia a livello internazionale».

Consys.it: «Niente paura, le nuove relazioni ci aiuteranno» È a una realtà come Consys. it, che si occupa di sicurezza dal 1995, che spetta poi il compito di “finalizzare il volume di gioco” espresso dalla filiera animata da Check Point e Itway Vad. «Il mercato della sicurezza è in continua evoluzione – spiega Alberto Fenini, amministratore delegato di Consys.it –. Un’evoluzione tecnologia e strategica che sta cambiando il nostro modo di fare business. È necessario che la filiera, a tutti i livelli, si dimostri estremamente focalizzata sulla sicurezza. Una scelta che noi abbiamo fatto fin dalla nascita e che ci sta dando ragione, anche in un momento come questo in cui la spesa è in costante contrazione. Essere focalizzati a tutti i livelli vuol dire soprattutto avere la capacità di fare evolvere non solo le tecnologie ma anche i rapporti commerciali. Le nuove modalità di vendita, progettuali e complesse, hanno allungato molto i tempi della trattativa; la tecnologia non si racconta più, va anche provata, verificata e testata negli asset aziendali, a maggior ragione in un periodo come questo. In un simile contesto dunque la soluzione alla riduzione del margine non è e non può essere la tabella degli sconti ma il valore, la focalizzazione tecnologica. Si può anche

decidere di fare meno tecnologia ma bisogna farla meglio e soprattutto bisogna avere la flessibilità e la capacità di adattamento che la situazione richiede a tutti i livelli. In questo senso sia Itway Vad, sia Check Point ci stanno seguendo e ci stanno dando un ottimo supporto».

Elena Ferrari, channel sales manager di Check Point Italia

Michele Papa, country manager di Itway Vad

Alberto Fenini, amministratore delegato di Consys.it

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ATTUALITA’

Graeme Philips, Autodesk programme manager Emea in KnowledgePoint

La formazione, i manager, le aziende, il valore delle competenze. A tu per tu con Graeme Philips, Autodesk programme manager Emea in KnowledgePoint, società che si occupa di fornire il programma professionale di certificazione della multinazionale del software

Francesco Marino

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Panda security rinnova l’offerta, ma soprattutto il suo posizionamento. «L’ultima parte del 2012 è molto importante per Panda – ci spiega Alessandro Peruzzo, amministratore unico di Panda Security – poiché i nuovi prodotti definiscono un nuovo posizionamento». «La crisi che sta attraversando l’Europa, ma in particolare alcuni attori della distribuzione tecnologica in Italia, sentenzia ancora una volta come puntare solo sul prezzo, senza aggiungere servizi e quindi valore, sia una strategia distruttiva. Una nuova fascia di rivenditori si sta mutando in fornitori di servizi. Panda si trasforma in una piattaforma di servizi che i rivenditori possono offrire ai clienti finali», ha aggiunto Peruzzo. Panda quindi non solo proporrà prodotti ma soprattutto servizi. «Nella nostra nuova offerta – ha annunciato Peruzzo – ovviamente ci sono servizi che riguardano la sicurezza, ma ne affianchiamo anche altri, come Panda Cloud System Management, che è una novità assoluta, è il caposaldo della piattaforma futura. Un prodotto inedito, con cui Panda andrà anche a ridisegnare il suo rapporto con i dealer, consolidando e rafforzando la propria presenza nel mondo della distribuzione». Panda Cloud System Management è un’unica piattaforma per i servizi di Web security fino al backup, arrivando alla gestione dei dispositivi aziendali per l’installazione dei software, fino al supporto remoto. Un’altra grande novità nel rapporto con i rivenditori è la condivisione degli utili dei rinnovi con i dealer anche se non vengono finalizzati attraverso il canale. «Questo è di solito uno dei punti di attrito con i produttori di software da parte dei rivenditori – ha concluso Peruzzo –. Con il Renewal fee partner program, si ottiene quasi lo stesso margine sui rinnovi effettuati online rispetto al margine ottenibile sulle vendite delle scatole».

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Marco Lorusso

Le competenze e le certificazioni sono da sempre nel cuore di una società come Autodesk e della sua articolata offerta di applicativi per la progettazione. Non a caso, proprio Autodesk, affida da tempo la diffusione del suo verbo a una realtà come KnowledgePoint.Un’azienda questa che da tempo opera nel mondo dell’apprendimento e della formazione di manager e operatori di canale. Una voce autorevole dunque per capire come la formazione e le competenze possano aiutare concretamente le aziende a cambiare passo e a essere competitive attraverso un uso più consapevole delle tecnologie IT. «Da molto tempo siamo fornitore Autodesk per l’area legata all’apprendimento – racconta Graeme Philips, Autodesk programme manager Emea in KnowledgePoint –. In particolare ora stiamo supportando il lancio del programma di Certificazione Professionale Autodesk per tutta l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) dedicato agli utilizzatori delle soluzioni Autodesk nei settori architettura, in-

Nuove soluzioni, nuove tecnologie ma soprattutto un nuovo posizionamento strategico per la società di security che in Italia ha da tempo creato una solida squadra di rivenditori ai quali ora vengono proposti nuovi servizi e nuove possibilità di margine

gegneria, costruzioni, manifatturiero e media entertainment e stiamo lanciando campagne molto articolate che vanno dagli eventi “Open Doors”, ossia giornate dove gli utenti del software Autodesk hanno la possibilità di certificarsi gratuitamente, sino al recente lancio dell’Autodesk Instructor Programme. Devo dire che non notiamo particolari differenze a livello europeo in termini di competenze. L’Italia non fa eccezione ed è un mercato molto competitivo e preparato». «Abbiamo costruito un programma completo di iniziative di supporto e di natura commerciale per aiutare tutti i centri di formazione autorizzati Autodesk – conclude Philips – e continueremo inoltre a operare per coinvolgere attivamente tutta la rete di partner Autodesk e reclutare nuovi formatori per ampliarla».



MANAGEMENT 50

C’È SPAZIO PER LE FABBRICHE DIGITALI IN LOMBARDIA Ferdinando Pennarola Professore associato di Management e Tecnologia all’Università Bocconi di Milano. È anche docente senior dell’Area Organizzazione & Personale della SDA Bocconi e insegnante di vari programmi Master dell’Università Bocconi e della SDA Bocconi. È stato visiting assistant professor alla University of Florida, Gainesville, USA. È stato professore a contratto di Organizzazione aziendale presso l’Università degli Studi di Bergamo e presso l’Istituto Universitario Navale di Napoli. Presidente dell’ISBM (International Schools of Business Management) di Londra

Un luogo comune vuole che i data center per la fornitura di servizi informatici in modalità cloud computing (le “fabbriche digitali”) non siano convenienti nel nostro Paese, per un complesso di fattori, non da ultimo gli elevati costi dell’energia elettrica, una delle risorse più importanti per questo tipo di infrastrutture. Una ricerca recentemente pubblicata nell’ambito dell’Osservatorio Assolombarda-Bocconi (autori Ferdinando Pennarola e Francesco Sacco) ha dimostrato come questa convinzione non sia vera. Studiando le determinanti dello sviluppo dei servizi di cloud computing dal punto di vista del sistema di offerta, è emerso che le scelte di localizzazione di queste infrastrutture – soprattutto se si considerano servizi cloud rivolti al segmento business – sono essenziali. I servizi di cloud computing risentono significativamente delle performance delle reti di telecomunicazioni a cui sono allacciati. Gioca un ruolo chiave la latenza di una rete di telecomunicazioni, ovvero il tempo che intercorre tra la

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richiesta di un servizio al sistema informativo (input) e l’effettiva consegna dello stesso (output). Il tempo di latenza risente di molti fattori, di cui il primo è la distanza. Ad esempio, su fibra ottica, in condizioni ottimali, la latenza da Milano a Parigi è di 2,99 ms (millisecondi) e quella da Milano a Tokyo è di 45,50 ms. In verità, sulla rete Internet, i tempi sono ben superiori, in quanto la risposta del sistema risente non solo della distanza ma anche e soprattutto delle caratteristiche della rete e dei suoi apparati di gestione del traffico. Amazon cita che ogni 100 ms di latenza equivalgono ad una perdita pari all’1% del loro fatturato. Sebbene il costo dell’energia elettrica rimanga un fattore di debolezza per questi servizi in tutto il territorio nazionale, la qualità della rete elettrica sul territorio premia la Lombardia in modo netto. La scelta localizzativa di un data center risente della densità della rete distributiva elettrica e dei suoi punti di accesso. La progettazione di un data center in aree a bassa densità aumenta i costi di infrastrutture dedicate per allacciarsi alla rete, date le

potenze richieste per questi contratti di fornitura. A questo proposito la regione Lombardia si presenta con i dati migliori a livello nazionale in quanto a densità produttiva e distributiva. Il vantaggio infrastrutturale della Lombardia sulle aree del sud Europa a maggiore sviluppo è nuovamente confermato con riguardo alla disponibilità di reti per le telecomunicazioni.


Lombardia con massima concentrazione nei comuni di Milano e di Assago. La percentuale è del 53% nel caso in cui si escluda, dal campione di Fortune, il comparto delle telecomunicazioni. L’ICT italiano è quindi fortemente polarizzato sulla Lombardia, soprattutto a guardare i dati delle aziende di maggiori dimensioni, che sono tra l’altro quelle che detengono una quota maggiore di occupati. Non sorprende che la Lombardia ospiti una quota rilevante del mercato del lavoro dell’ICT del Paese: la disponibilità di risorse professionali è un altro tassello da considerare per la nascita e lo sviluppo di iniziative imprenditoriali costruite attorno ai servizi di data center. Le condizioni per la sviluppo

di un settore di servizi di cloud computing, dalla Lombardia verso il resto del Paese e altre regioni europee confinanti, possono essere accelerate con opportuni interventi di: 1) progettazione di nuove infrastrutture di data center efficienti e ad alte prestazioni, in grado di garantire un output (capacità elaborativa) elevato per ciascun Kw consumato; 2) il calmieramento dei costi di energia e/o politiche che favoriscano su questo fronte la nascita e lo sviluppo di neo iniziative imprenditoriali; 3) politiche innovative ma proteggenti (per esempio di “flexsecurity”) sulle risorse umane di grande competenza e preparazione professionale, tali da attrarre e conservare capitale umano specializzato in questo ambito.

RISORSE

Un ulteriore elemento a favore è la dimensione potenziale del mercato: utilizzando metodologie molto prudenziali, si stima che la domanda business di servizi di cloud computing, limitatamente alle aziende che hanno residenza in Lombardia – condizione ulteriormente cautelativa nel calcolo della stima complessiva –, si collochi in un range compreso tra i 72 ml e i 288 ml di euro, a seconda del tasso di “propensione all’outsurcing” attribuito alle imprese clienti. Infine, dalla ricerca emerge, senza sorprese, che il 90% delle aziende di grandi dimensioni classificate nella lista 2011 di Fortune 500 Global e appartenenti al settore ICT hanno una filiale in Italia, e di queste il 40% ha la sede principale in

http://tinyurl.com/ckjom2m Un video e una documentazione interessante sulla ricerca di F. Pennarola e F. Sacco Competitività del Cloud computing in Lombardia. Rapporto AssolombardaBocconi. Dal sito www.assolombarda.it è scaricabile la versione Pdf.

http://tinyurl.com/ctralyl F. Borko - A.Escalante, Handbook of Cloud Computing, Springer, 2010. Un libro imperdibile per chi vuole capire il cloud computing, una tendenza importante che gli esperti ritengono stia rimodellando la tecnologia dell’informazione e il mercato IT. In questo libro addetti ai lavori, professori universitari e aziende si confrontano, anche su case history reali.

http://tinyurl.com/cf6yv3l N. Antonopoulos - G. Lee, Cloud Computing: Principles, Systems and Applications, Springer, 2010. Il libro affronta principi, sistemi e applicazioni cloud: è un punto di riferimento essenziale, che fornisce un esame approfondito e puntuale dei servizi, interfacce e tipi di applicazioni che possono essere eseguite su sistemi basati sul cloud.

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ATTUALITA’

È vero, l’estate è ormai alle spalle e l’autunno si è già “abbattuto” sulle nostre scrivanie, già invase di carte, inviti, progetti. Non per questo però possiamo esimerci dal parlarvi di un’onda da cavalcare. Imperdibile e imprescindibile, è in grado di trasportarvi molto lontano, là dove sono i vostri obiettivi… di business. L’onda in questione è solo metaforica, una licenza letteraria per descrivervi, però, un dato di fatto reale: la crescita importante che sta facendo registrare il mercato della Business Analytics. Qualche numero? Lo abbiamo chiesto a Idc nel corso del recente ed esclusivo evento dedicato, manco a dirlo, proprio alle più recenti e strategiche evoluzioni di questo segmento. Partendo dal quadro generale sul mondo informatico di casa nostra, emerge che nonostante il mercato IT sia sofferente (le

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Nel mezzo del mare agitato del mondo IT, la Business Analytics rappresenta uno dei più validi punti di riferimento cui vendor e operatori di canale stanno affidando molte delle speranze di ripresa e di rilancio per l’intero settore. Il punto della situazione e i dati esclusivi raccolti nel corso del recente e affollato evento organizzato da Idc Italia proprio per analizzare gli scenari più promettenti di questo dinamico segmento Sara Fevola

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stime del 2012 parlano di una flessione del -1,6%), le previsioni di investimento per il prossimo anno saranno migliori, attestandosi intorno al -0,4%. Questo perché, naturalmente, sebbene si stia vivendo un momento di crisi, le aziende non possono prescindere dall’innovazione tecnologica. Analizzando nello specifico i diversi segmenti del mercato italiano, oggi l’ambito software e quello dei servizi IT sono i più sofferenti: -0,9 e -3,5% rispettivamente. I prossimi 12 mesi faranno registrare una crescita di comparto che porterà i primi a segnare +0,3%. Gli investimenti nei servizi IT non raggiungeranno segno “più”, ma comunque recupereranno terreno, fermandosi intorno al -1,2%. Cosa aspettarsi, dunque, rispetto alla Business Analytics? Crescita, senza dubbio. Un anno che porterà il mercato da un +4,2% al +4,6%. Ma cosa può fare la Business Analytics per una Pmi? Intanto diffondere una coscienza collettiva sull’utilizzo delle informazioni traibili dai Big Data. Che si tratti di una grande impresa, piuttosto che una Pmi, ogni organizzazione genera un flusso di dati sia strutturati

che destrutturati analizzabili per trarne valore, propulsione per generare uno o più cambiamenti significativi per la propria attività. Una buona gestione della Business Analytics permette di analizzare dati finanziari e di mercato fin nel più piccolo dettaglio, scendendo in cluster sempre più circoscritti e offrendo così una visione più dettagliata e precisa delle eventuali criticità e delle azioni future percorribili. I tools di BA presenti sul mercato oggi consentono di lavorare in questo senso in real time, permettendo alle Pmi di guadagnare in velocità anche nell’individuazione, ad esempio, di un problema ed estrapolare la sua radice, trovando così una soluzione in tempi brevi, mantenendo una posizione estremamente reattiva. Certo, l’altra faccia della medaglia sta nel rispondere “yes, now” a questo matrimonio, all’apertura verso una maggiore informatizzazione della propria impresa. Sfida che non sottende solo ai costi da sostenere, ma richiama a un cambiamento di mentalità che non è detto tutti siano disposti ad accettare.Ce la faranno le nostre aziende a non scappare di fronte a questo impegno? Se in Italia siamo tentennanti ma ottimisti, cosa risponde il mercato globale alla Business Analytics? Anche in questo caso i dati esposti da Idc si commentano da soli. Il 2011 ha fatto registrare investimenti in Business Analytics software pari a 31 miliardi di dollari e circa il 75% delle organizzazioni con più di 500 impiegati promuoverà piani di investimento in questa direzione nei prossimi 12 mesi.



MARKETING TRICOLORE

COFFEE

Francesca Pilone @FPilone

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Il bello di fare marketing in un Paese come l’Italia, dove la creatività e la voglia di stupire fanno parte della quotidianità, dove chiunque si sente titolato a contribuire con idee e proposte originali, sta proprio nella capacità di andare ben oltre la creatività fine a se stessa. Il lavoro del marketing appare spesso come il lavoro più bello di tutti, quasi un’oasi in cui, chiunque, ha la fortuna di soggiornare, ha la possibilità di sentirsi gratificato, realizzato e libero di esprimere la propria fantasia, di lavorare divertendosi. Un lusso che pochi possono permettersi. In parte è vero. Chi ama fare marketing sa bene come trasformare il proprio lavoro in un gioco quotidiano ogni giorno diverso. Sa come convertire le relazioni in un potente strumento di produzione. E gli Italiani, in questo, sono un po’ più bravi dei colleghi esteri. Ma la creatività non basta. Bisogna essere semplicemente perfetti nella pianificazione e nell’esecuzione, impeccabili nel monitoraggio dei risultati, nell’analisi dei feedback, nella comunicazione e nella condivisione. Altrimenti i risultati non arrivano. Pianificazione e controllo sono qualità che talvolta faticano ad armonizzarsi con la creatività, che invece tende a rigenerarsi instancabilmente e a stufarsi della continuità. Eppure è proprio grazie all’integrazione di queste qualità che chi fa marketing riesce a fare la differenza e avere successo. In Italia ancora di più. La capacità di dialogo con le linee di produzione e le vendite, infine, trasforma il marketing in un potente e innovativo strumento di business, capace di produrre numeri e profitti, non solo cultura e divertimento. Dove il punto di partenza è l’osservazione e lo studio meticoloso del mercato, dei clienti e della concorrenza e dove il percorso unisce innovazione a continuità, genialità a realismo. Un equilibrio complesso tra precisione ingegneristica e disordine creativo, dove nulla viene lasciato al caso e dove anche i più piccoli particolari, che talvolta risultano fortuiti o marginali, sono in realtà parte di un accurato progetto. Esiste tutto questo?


BREAK Gli italiani sono ancora un popolo di artisti, poeti, navigatori e… latin lover? Forse sì. Quel che è certo è che ancora oggi i due mestieri in cui tutti sono maestri sono il markettaro e il ct della nazionale di calcio. Chi di noi non ha mai schierato “la sua Italia” in una finale del campionato mondiale? Chi di noi non ha mai schierato “la sua idea di marketing”? È ancora di molti la convinzione che fare marketing in Italia non sia un vero e proprio “mestiere”, ma piuttosto una dote, un particolare mix di perspicacia, intuito e creatività che si concretizza nell’ideazione di nuovi prodotti, nell’individuazione di nuove aree di business o nell’invenzione di qualcosa di straordinario. E nel recente passato questa convinzione ha fatto del marketing all’italiana la “terra promessa” di quanti erano alla ricerca di una posizione stimolante e anticonformista all’interno delle aziende. Un paese dei balocchi in cui, ancora oggi, tutti possono essere manager di qualcosa… Come una buona strategia di marketing non può essere distrutta da un’ interpretazione creativa poco riuscita, allo stesso modo un lampo di genio non rimarrà altro che un guizzo di luce destinato a spegnersi, se non poggia su una solida base fatta di analisi, planning e valutazione di rischi e benefici. Come direbbe un famoso professore: «bisognerebbe diminuire lo spread tra il marketing mondiale e quello italiano». Esistono pochissimi “talenti” naturali. Anche in Italia, come nel resto del mondo, contano i numeri, l’impegno, il sudore, le azioni mirate, le nottate insonni… E proprio in quest’ottica di grande rinnovamento di strategie è utile riflettere su come reinventare e rivedere il marketing. Per esempio, sfruttando e valorizzando il cosiddetto inbound e outbound. L’inbound marketing è la strategia non tradizionale che fa in modo che siano i clienti a essere trovati dalla pubblicità piuttosto che interromperli con la pubblicità tradizionale (outbound marketing). E con l’inarrestabile crescita di Internet, dei blog e dei social media assistiamo ogni giorno all’ascesa di strategie decisamente “inbound”. In Rete un banner è “outbound”, trovare un sito ricercando le parole di nostro interesse è “inbound”: la cosa bella dell’inbound è che oltre a essere più efficace costa anche meno! E in un momento di tagli come questo, ogni scelta deve essere prima di tutto strategia: come nel calcio dove ogni giorno vediamo i nostri talenti andare all’estero ma sappiamo reinventarci ed essere competitivi, anche nel business dobbiamo essere prima ancora che buoni calciatori bravissimi allenatori. Inventando, magari, un “modulo all’italiana” che sia in continua innovazione, ricco di contenuti e capace di reinventarsi costantemente nella forma e nel modello.

Valerio Rosano @ValerioRosano

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«Nessuno capisce! Occorrono tre cose per il successo nel business: innanzitutto bisogna capire l’essenziale ed essere coerenti. Il terzo elemento invece è la tecnologia: è il futuro del mondo, senza tecnologia non si va da nessuna parte!». Queste sono le parole di Bepi Morelato, fondatore di Despar, una catena di supermercati che ha avuto grande successo e poi è stata venduta. Lui dall’alto della sua esperienza ha le idee chiare e non ha dubbi: la tecnologia è essenziale per le aziende. E per di più il business dell’alimentare non è quello a più alto tasso di innovazione digitale, ma gli imprenditori illuminati lo sanno. Nei tre giorni di Smau potrete scoprire tutte le nuove tecnologie che fanno bene al business: Smau è una fiera, un corso di aggiornamento, una festa. Per gli imprenditori come per gli operatori del settore: rivenditori, programmatori,

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consulenti ICT. Non è per la tradizione che bisogna venire a Smau: ci sono nuove motivazioni, nuovi stimoli. Con oltre 500 espositori, saranno centinaia le novità di prodotto e le soluzioni inedite presentate. Per i rivenditori c’è un tappeto rosso formato da oltre 250 degli espositori presenti in fiera che ha proprio l’obiettivo di rivolgersi al canale ICT. Qualche nome? Fujitsu, IBM, Intel, Computer Gross e molti altri. Uno dei tratti distintivi di Smau è la formazione. Ci sarà infatti un ciclo continuo di seminari da 50 minuti: formazione di alto livello, ma veloce che dà anche diritto ad attestati di partecipazione. Le arene sono vive, con gente assiepata per conoscere le ultime novità dei social media, del marketing, del cloud. Chi viene a Smau può scoprire il mondo delle App, uno dei temi più caldi del momento. Per gli sviluppatori di applicazioni su dispositivi mobile, business e consumer, sono in programma per il secondo anno a Milano lo

Smau Mob App Award e lo Smau Mob App Camp, due iniziative realizzate con la collaborazione della School of Management del Politecnico di Milano. Lo Smau Mob App Award sarà l’evento che consegnerà un riconoscimento alle migliori App in ambito business e consumer basate sui dispositivi mobili di nuova generazione (new tablet, pad e smartphone), mentre lo Smau Mob App Camp sarà un vero e proprio BarCamp in cui confrontarsi sui temi più attuali legati allo sviluppo di App e ai dispositivi mobili di nuova generazione. L’iniziativa vedrà il susseguirsi di sessioni verticali presiedute da imprenditori, sviluppatori e manager che nella loro esperienza lavorativa stanno affrontando le tematiche di sviluppo, promozione e monetizzazione di App. Infine Smart City, l’ultima frontiera. Smau delinea lo scenario di mercato nazionale e internazionale e mette a confronto i principali attori, pubblici e privati, attivi in ambito Smart City in Italia. Anche qui, un ciclo di laboratori esclusivi della durata di 50 minuti sulle principali tematiche delle città intelligenti. Allora, cosa aspettate?

Pierantonio Macola


Digitalic per Trend Micro

MARKETING INNOVATIVO

TREND MICRO È IL TUO PERFECT PARTNER

Un’iniziativa per reclutarli, nuovi strumenti per abilitarli, una campagna per migliorarli. Tutto questo è “Perfect Partner”, un’idea realizzata dal reparto marketing di Trend Micro, dedicata ai rivenditori, che ha saputo innovare gli strumenti tipici a disposizione dei partner

Carla Targa, responsabile marketing di Trend Micro

«Si tratta innanzitutto di un insieme di attività per il reclutamento di nuovi dealer – ha spiegato Carla Targa, responsabile marketing di Trend Micro – ma non solo. All’interno di questa campagna coordinata si trovano nuovi strumenti di supporto per il canale indiretto che si aggiungono a quelli messi a disposizione dal nostro Partner Program». Perfect Partner si rivolge ai rivenditori che servono il mondo delle piccole e medie imprese, a quelli che non lavorano con Trend Micro o che rivendono le sue soluzioni non in modo stabile. «Con questa iniziativa – ha sottolineato Carla Targa – vogliamo dire che Trend Micro è il partner prefetto per un rivenditore, per almeno quattro motivi: da più di vent’anni l’azienda è totalmente dedicata al canale e lo supporta in ogni attività; offriamo soluzioni all’avanguardia nella tecnologia di sicurezza tanto da raggiungere risultati vincenti nei test indipendenti più du-

ri; diamo uno strumento unico come Worry Free Remote Manager, che permette di offrire nuovi servizi ai clienti e di guadagnare di più; infine abbiamo il Msp Program (Managed service provider) con cui Trend Micro non solo viene incontro alle esigenze degli Msp, ma accompagna i dealer sulla strada per diventare provider di servizi nel cloud, offrendogli tutti gli strumenti che servono, dai prodotti alla formazione». Proprio l’Msp Program è una novità significativa messa a disposizione dalla campagna Perfect Partner, perché è stato disegnato partendo dal bas-

so, dai problemi concreti che hanno i var tradizionali nel passare a un nuovo modello di business, basato sulla security as-a-Service e sul cloud. «Questo programma facilita la crescita e migliora la profittabilità del business Msp, anche perché mette a disposizione strumenti come la License Management Platform in grado di liberare il dealer da una serie di attività, facilita il rinnovo dei servizi da parte dei clienti e in una sola mossa permette di dedicarsi maggiormente alle attività più profittevoli, senza doversi occupare del rinnovo delle licenze». Per scoprire tutti i vantaggi di Trend Micro Perfect Partner potete visitare il sito www.trendmicro.it.

Contatti TREND MICRO ITALY S.R.L. Viale Edison, 110 – Edificio C 20099 Sesto San Giovanni (MI) Tel. +39 02 925931 Fax +39 02 92593401 sales@trendmicro.it www.trendmicro.it



TECNOLOGIA Più sottile, con uno schermo più ampio (4”), più luminoso, più veloce con la connessione Lte, fatto di vetro e alluminio… Poche sorprese, molte novità e confermate buona parte delle anticipazioni. L’attesa è finita: Apple ha alzato il sipario sul nuovo oggetto del desiderio di milioni di utenti. Un gioiello che, proprio in questi giorni,

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sta sbarcando sul mercato italiano. Ecco comunque le caratteristiche chiave annunciate nel corso di un evento affollatissimo e seguito a livello planetario: schermo Retina, connettività Lte, 7,6 mm di spessore (il 18% in meno dell’iPhone 4S) e peso di 112 grammi (il 20% in meno dell’iPhone 4S). Stessa larghezza dunque, ma maggiore lunghezza… Inoltre, nonostante sia il 20% più piccola, la nuova fotocamera iSight da 8 Megapixel è ancora più evoluta: scatta foto in formato panorama e regola da sé la luminosità negli ambienti poco illuminati. L’iPhone 5, come detto, ha l’atteso sistema di trasmissione di ultima generazione Lte (o 4G) il quale, rispetto all’attuale che funziona ad una velocità di trasmissione dati massima di 42 mbps, raggiungerà i 100 mbps e con un sistema a doppio canale attivo in qualche Paese potrà toccare i 150 mbps. Spetta poi al nuovo chip A6 rendere tutto molto più veloce: anche fino a due volte rispetto al chip A5, dicono. Inoltre il nuovo chip è il 22% più piccolo rispetto al precedente. Più sottile dunque, ma al prezzo di una totale reimpostazione dei

Tramite questo QR code, avrete a disposizione foto, video-dimostrazione e video-reportage esclusivo del debutto italiano del nuovo gioiello della Mela morsicata

connettori: perché i 7,6 mm fossero reali, gli ingegneri Apple hanno dovuto “pensare in piccolo”, componente per componente. Così hanno creato la nano-SIM, il 44% più compatta di una micro-SIM, e il connettore Lightning, che è double-face e ridotto dell’80% rispetto al precedente a 30 pin. Questi aspetti da un lato incuriosiscono ma dall’altro hanno fatto storcere il naso a chi vede in tali particolarità una minore flessibilità e una ancor minore compatibilità del device con il “resto” del mondo tecnologico… Ma è la luminosità, oltre alla maggiore lunghezza, la carta su cui punta molto questo nuovo gioiello. Il nuovo display Retina vanta 326 pixel per pollice, ossia una densità talmente elevata che l’occhio umano non riesce a

distinguerli uno per uno. Il cambiamento non ha risparmiato neppure le cuffie. «I designer Apple hanno creato rappresentazioni 3D di vari tipi di orecchie per individuare una forma comune a tutte – spiegano dalla società –. Così si è arrivati all’eccezionale design dei nuovi Apple EarPods». Cambiano anche alcune App pre-installate. La novità più significativa, forse, riguarda le Mappe, la cui grafica è vettoriale e perciò testo e immagini sono dettagliati anche quando vengono ingranditi e i movimenti risultano fluidi. Si può cambiare angolazione e ruotare la cartina con un gesto per vedere una zona in particolare, ma i nomi di strade e luoghi rimangono sempre al loro posto.

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THE UNIVERSAL

Manhattan ai miei piedi Il mio volo di rientro per l’Italia parte da Jfk. Resistere alla tentazione è impossibile. Nel mio mondo Jfk non è fatto per i transiti, ma per infilarsi in un yellow cab e andare in città. E così dopo un viaggio tra Boston, Cape Code e Miami mi ritaglio qualche giorno a New York, città che conosco bene e che mi piace sperimentare in modo diverso ogni volta che ci capito. Gli hotel sono da sempre parte fondamentale dei miei viaggi. È una passione autentica, non ricordo nemmeno quando sia iniziata. Già a Londra ero stata colpita dall’Ecclestone Square Hotel, un piccolo elegante hotel di design a due passi da Belgravia, nascosto in mezzo a residenze private dietro a colonne bianche. Le camere erano dotate di telecomando per interagire con ogni dispositivo: accendere e

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spegnere le luci, aprire e chiudere le tende, fare apparire “do not disturb” fuori dalla porta, oscurare il vetro che divide la camera dal bagno… Meraviglia. Ma è stato a NYC che sono rimasta folgorata. A downtown, nelle piccole vie che si intersecano a Soho, c’è il Mondrian Soho Hotel. Un ingresso defilato cela un luogo di grande fascino e armonia. Ogni camera è dotata di iPad. È meglio del genio della lampada. Al tablet si può chiedere tutto. E tutto si avvera. La schermata iniziale illustra delle icone stilizzate, colorate e armoniche che indicano i servizi che possono essere richiesti. Eccoli! 1) Dining: per prenotare i tavoli dei migliori ristoranti, o semplicemente dei propri preferiti, e avere una catalogazione per tipo di cucina e ambiente.

2) Housekeeping: per ogni esigenza che una governante può soddisfare. In questa sezione si apre una pagina con un elenco di prodotti da bagno che possono essere richiesti; basta specificarne le quantità ed entro 15 minuti un valet bussa alla porta…. 3) Bell Service: per il ritiro bagagli. 4) Concierge: tutto quello che si può chiedere a un maggiordomo. Concerti, mostre, partite allo Yankee Stadium e tutto quanto si possa desiderare organizzare in città. Il picnic a Central Park è un must. Dopo aver espresso le proprie preferenze in fatto di cibo, il concierge vi fa trovare un cestino con la colazione pronta ed un plaid per sedersi sul prato. Sempre di tramezzini si tratta. Ma con il naso all’insù sugli alberi ed i grattacieli della Grande Mela hanno tutto un altro sapore. 5) Mini Bar: per integrare la dispensa della camera. 6) WakeUpCall: non serve più chiamare la reception; un touch e la sveglia (telefonica) è impostata. 7) Transportation: per noleggiare un auto e prenotare un volo in elicottero sopra l’Hudson River e l’isola più nota del mondo.

Una poltrona per Mamma Mia a Broadway, un tavolo da Buddakan, il cesto del picnic da portare a Central Park… o solo per chiedere all’house keeping un cuscino più adatto ai nostri sogni. Tutto con un touch sull’iPad in dotazione nelle camere del Mondrian Soho Hotel a NYC Silvia Ceriotti Ceo & Founder Meridian Communications

8) Maps & Directions: per creare il proprio percorso a Manhattan, o nella effervescente Williamsburg a Brooklyn, calcolando distanze e tempi di sosta. 9) My Stay: una sezione riassuntiva di tutte le richieste e prenotazioni fatte con l’aggiornamento dello stato. Un perfetto esempio di tecnologia avanzata al servizio del cliente più esigente: un’esperienza da provare, per sentirsi coccolati da tutto lo staff e scegliere la New York più adatta ai propri gusti. Per me, senza dubbio, si deve trattare dell’amata Manhattan, fatta a mia immagine e somiglianza. Una Manhattan ai miei piedi.


Digitalic per Sidin

DISTRIBUZIONE

NUOVO SIDIN.IT, TU AL CENTRO DEL NOSTRO MONDO

Valerio Rosano, responsabile marketing di Sidin

Un sito costruito intorno al cliente. L’ultima versione del Web di Sidin (www.sidin.it) ha una nuova struttura, una nuova interfaccia, un nuovo motore di ricerca, nuovi contenuti. Tutto gira intorno al rivenditore e ai suoi interessi. È un sito con tutte le funzionalità più avanzate e in più è personalizzabile. Oltre all’area pubblica, dove si trovano le informazioni sulle attività del distributore e dei brand distribuiti, esiste la “My Sidin Network” ovvero la rete di pagine e servizi dedicata ai rivenditori, con accesso privato. Quest’area ha un elevato livello di personalizzazione. I partner che vi accedono vedono il loro listino su misura che tiene conto, per esempio, degli sconti attribuiti ai rivenditori certificati, mostra chiaramente in una finestra le partnership attive con i vari brand e offre un livello di personalizzazione molto elevato attraverso i wid-

get. Si tratta di piccole applicazioni Web che consentono di effettuare vari tipi di attività: il rivenditore può scegliere quali attivare e come visualizzarle. Un’altra novità importante è il motore di ricerca interno chiamato “The Finder”, un sistema veloce e immediato per eseguire una ricerca “intelligente” e comparata tra funzionalità e prodotti appartenenti a brand diversi. Si può utilizzare anche per arrivare a definire la soluzione da acquistare per esclusione, andando a selezionare il tipo di dispositivo, le caratteristiche tecniche, fino a restringere la ricerca ai soli modelli che soddisfano tutte le richieste. La centralità del cliente non solo è evidente nella struttura del sito, ma anche nei servizi offerti. Si ha infatti la possibilità di comunicare continuamente con i propri referenti di Sidin anche attraverso la chat presente, che segnala quando l’account di riferimento è online. Un’intera sezione è dedicata alla formazione, in particolare a quella online che è diventata per Sidin un format di grande

successo. Dal sito si può avere accesso ai vari corsi non solo in diretta streaming ma anche on-demand. La formazione è sempre disponibile e segue le esigenze dei rivenditori, sempre più impegnati. Grazie al sistema Sidin i corsi potranno essere seguiti anche in orari non convenzionali: ognuno potrà creare il proprio palinsesto di Webinar e lezioni. «Abbiamo voluto creare qualcosa di unico – ha sottolineato Valerio Rosano, responsabile marketing di Sidin – disegnando un sito che accogliesse i partner e li ponesse al centro di ogni attività. È un progetto su cui abbiamo investito molto perché siamo convinti che il rapporto rivenditore-distributore sta cambiando e www.sidin.it recepisce tutte le innovazioni di tale relazione». Queste sono le prime novità già disponibili, altre verranno rilasciate nel corso delle prossime settimane. Vale la pena fare una visita al sito www.sidin. it anche perché ci si guadagna: chi si registra trova un buono da 10 euro spendibile per ordini on-line direttamente sul proprio account.

Contatti SIDIN SPA Via Umbria, 27/A 10099 S. Mauro Torinese (TO) Tel. +39 011.27476 Fax +39 011.2747647 www.sidin.it


NUMERI PRIMI

TRASFORMANO UN’IDEA IN UNA REALTA’ CHE FUNZIONA. FANNO QUALCOSA DI INFINITAMENTE PREZIOSO: CREANO UN QUID CHE NON C’ERA E CHE NESSUN ALTRO AVREBBE IMMAGINATO. SONO VISIONARI E CONCRETI ED E’ SU DI LORO CHE LA NUOVA ECONOMIA STA PUNTANDO.

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Chi inizia, chi ci mette le idee, la passione e tutti i rischi. Sono questi i numeri uno, quelli che davvero cambiano le cose. Sono persone o gruppi unici, indivisibili che trasformano un’idea in una realtà di business e di vita. A loro, ai visionari, a chi sa portare i sogni nella realtà è dedicata la nostra copertina d’oro perché non c’è niente di più prezioso che creare qualcosa che non c’era: posti di lavoro, fatturato, prodotti e servizi inediti. Il business diventa quasi magico, trasforma in oro quello che si era solo immaginato. Per molti l’Italia non è il luogo ideale per far nascere nuovi progetti imprenditoriali. È soprattutto la burocrazia a frenare le iniziative e i costi di avvio. Inoltre non c’è (ancora) una diffusa cultura per le startup. I grandi patrimoni italiani guardano a investimenti tradizionali e in pochi si spingono a finanziare le nuove proposte. Spesso gli italiani che hanno successo devono spostarsi

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all’estero o cercare fuori dall’Italia soci e investitori. I business angel sono rari nel cielo tricolore, anche se cominciano a esserci. In questo servizio abbiamo raccolto alcune storie di chi ha avuto successo, di italiani che hanno avuto un’idea folgorante e l’hanno saputa realizzare. Sono da leggere come un insegnamento: innovare in Italia (nonostante tutto) si può, anche se a volte il Paese è un ostacolo e non uno sprone… Dal software all’hardware, la creatività italiana non ha confini e spesso incontra l’apprezzamento internazionale. Scoprite le storie dei nostri Numeri primi.



NUMERI PRIMI Elserino Piol, storico manager di Olivetti con un’innata passione per le nuove tecnologie. Il padre delle start-up e dell’innovazione all’italiana

Eureka! C’è l’idea, una gran bella idea, che potrebbe avviare lavoro e attività commerciali. Già, ma come tradurla in realtà, se i mezzi finanziari sono pochi o addirittura nulli? Certo, gli amici e i parenti possono aiutare. Tuttavia il mercato non vive di paghette e di pacche sulle spalle. Bisogna andare avanti da soli, cercando alleati, partner. Insomma: c’è necessità di soci finanziatori competenti, che prendano in esame l’idea imprenditoriale e ne sappiano valutare potenzialità e prospettive. Questi protagonisti oggi esistono e sono abbastanza numerosi anche in Italia. Qualcuno li ha definiti “business angel”, perché assistono l’avvio delle nuove attività. Altri li hanno

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Paolo Gila Supervisore Indice Ifiit

DA PIOL A HFARM, FINO ALLA TASK FORCE VOLUTA DAL MINISTRO PASSERA. FARE IMPRESA, CREARE START-UP INTORNO A BUONE IDEE E’ SOLO UNA MODA OPPURE E’ UN VERO E PREZIOSO GANCIO IN MEZZO AL CIELO CUI AFFIDARSI PER AFFRONTARE I MARI IN TEMPESTA DEI MERCATI MONDIALI?

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nominati “startuppers” in virtù delle loro capacità di prendersi cura delle società neonate. In gergo finanziario il termine coniato per definire i finanziatori di nuove imprese è “venture capitalist”: sono coloro che mettono a disposizione parte delle loro risorse finanziarie per attività ad alto rischio. L’avventura in Italia è stata iniziata e promossa da Elserino Piol, manager con una importante carriera in Olivetti e un’innata passione per le nuove tecnologie. Terminata l’esperienza nella casa d’Ivrea, Piol ha dato vita a dei fondi il cui scopo è, appunto, quello di cercare e trovare le idee al loro nascere, per assisterle e finanziarle. I suoi fondi Kiwi hanno consentito a molti giovani di poter tradurre in realtà i loro sogni: si pensi a società come Yoox e Mutuionline, oggi ampiamente affermate, ma su cui Piol e i suoi partner avevano deciso di puntare sin dal loro avvio. «Le nuove tecnologie, in particolare l’informatica, ma non solo, anche le biotecnologie – ricorda Piol – negli ultimi decenni hanno dato vita a un Big Bang di ritrovati, brevetti, applicazioni. E da questa esplosione sono nate nuove e ulteriori idee che hanno consentito di modificare i processi produttivi, l’organizzazione del lavoro e ora anche gli stili di vita, il modo di abitare, di acquistare, consumare e vivere in relazione con la società. Da ogni applicazione sono sorte idee e viceversa. Il mondo digitale è altamente creativo

e in molti casi precede i cicli economici». Un pensiero che è molto chiaro agli imprenditori e agli investitori statunitensi e che alcuni pionieri hanno importato nel nostro Paese. Dal punto di vista della quantità nel nostro Paese vivono e operano circa 50 fondi significativi di venture capital, di cui almeno una quindicina sono diretta espressione di operatori nazionali. Nel 2011 sono state create oltre 800 start-up, di cui circa 500 nel settore Ict, mentre il resto è suddiviso tra il bio-tech, le nanotecnologie e le applicazioni medicosanitarie. Secondo uno studio della Iag – l’Italian angel for growth, una delle associazioni di investitori che operano sul mercato come affiancatori dello sviluppo di nuove imprese – «nello scorso anno ci sono stati movimenti dai 2 ai 3 milioni di euro come capitali per l’avvio di nuove attività». Certo, non si tratta di grandi cifre, ma se si pensa che altre realtà come l’Iban (Italian business angel network), l’HFarm e M31 (due realtà che raccolgono l’esperienza e le capacità delle reti accademiche) sono state in grado di coinvolgere altrettante risorse finanziarie, il panorama complessivo appare quanto mai in movimento. Lo sviluppo delle tecnologie, dei mercati e delle reti (telematiche e finanziarie), ha consentito una maggiore attenzione verso un fenomeno che può costituire un fattore di sviluppo in un Paese come il nostro, dove una politica di rigore deve


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NUMERI PRIMI necessariamente fare i conti con il tema della crescita. Il processo di digitalizzazione e la diffusione della banda larga sono i pilastri su cui puntare per far recuperare il gap, il “digital divide” che ci separa dalle economie più evolute. In questa fase alcune realtà bancarie, come Intesa Sanpaolo, sono schierate in prima linea per raccogliere e rappresentare esperienze di start-up italiane in giro per il mondo attraverso roadshow presso le principali piazze finanziare, dove appunto i capitali di rischio sono più numerosi. Ma il cammino da fare è ancora lungo. Perché sulla competizione delle idee si giocherà il futuro dell’Occidente. E in molti sono a caccia dei novelli Archimede per progettare il domani. Un domani che si spera possa cominciare anche grazie al recentissimo rapporto della task force sulle start-up voluta dal ministro Corrado Passera. Le 176 pagine sono divise in cinque capitoli: lancio, crescita, maturità, consapevolezza e territori. Il riferimento ai fondi a disposizione è molto preciso: raddoppiato, da 70 a 140 milioni di euro, e si punta anche al raddoppio del parco delle startup italiane, da 2.500 a 5.000. Si parla, inoltre, di incentivazione e quello su cui punta molto il ministro Passera sono i giovani e le nuove imprese...

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INTERVISTA AD ANTONIO DE ROSA DI ADR STUDIO, IDEATORE DELLA MACCHINA FOTOGRAFICA DIGITALE CHE RENDE IL SOCIAL INSTAGRAM «UN PRODOTTO REALE» Di sicuro i fan di Instagram la vorranno: ispirata al celebre social network per smartphone e ideata dall’ingegnere italiano Antonio De Rosa di ADR Studio, la macchina fotografica digitale Socialmatic Camera avrà la stessa forma dell’icona dell’App ed è una via di mezzo tra le vecchie vintagecamera e il futuro. Le principali caratteristiche di questa invenzione sono una memoria da 16 o 32 GB, lo schermo touch da 4:3, due tipi di lenti (anche per filtri 3D), webcam, QR code (utile per commentare o cliccare “like” sulla versione virtuale della foto condivisa nel Web), Wi-Fi, Bluetooth, zoom ottico, flash a led, stampante interna a carta Instagram dedicata e InstaOS 1.0 che associa le caratteristiche di Facebook e Instagram. Funzionerà anche con la rete 3G con slot SDHC per SD Card. Due i modi di condivisione: o via Wi-Fi direttamente sul Web, oppure stampando le foto su carta apposita, per mostrarle subito agli amici.

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Barbara Silbe

Antonio, avrà successo la Socialmatic Camera? «Per ora è solo un concept, ma entro fine anno sarà prodotto il primo prototipo. Anche Polaroid sta uscendo con una macchina simile, ma ha un grande problema di immagine e di “hype” sulla rete ed è poco accattivante. Poi ci sono colossi come Nikon e Samsung che credono nell’ibrido camera/smartphone che si appoggia al sistema Android. Vedremo. Il nostro successo credo dipenderà dal fatto che condenserà creatività italiana, design unico e tanto entusiasmo della Rete stessa».

Le azioni da compiere sono simili a quelle che si farebbero con il cellulare: scatta, applica il filtro, pubblica online. E poi si aspettano i commenti dei contatti. Semplice, per questo sarà popolare? «Sognavo un prodotto che ancora non esisteva e ho seguito le dinamiche di Instagram dall’inizio. Conosco abbastanza bene sia il mondo della fotografia che quello dei social network; l’idea di rendere Instagram un prodotto reale è stata una sfida per vedere se si poteva colmare il gap tra questi due mondi». Verranno riprodotti anche i famosi filtri dell’App? «Certamente. In fondo si tratta di effetti grafici che i fotografi utilizzavano già in modalità analogica molti anni fa». Ha incontrato molte difficoltà? «Sì: purtroppo nel nostro Paese la burocrazia rallenta tutto... Così ora ho costituito una società negli Stati Uniti, ho finanziatori esteri e a breve da Cava de’ Tirreni mi trasferirò a Londra…lavorerò da lì». Ci può svelare già il prezzo? «Indicativamente attorno ai 350 dollari».



NUMERI PRIMI In principio era un bar, anzi un re d’Italia. Per la precisione era Arduino da Dadone, o Arduino da Pombia, conosciuto come Arduino d’Ivrea, che fu appunto re d’Italia dal 1002 al 1014. Una figura non di grandissimo spicco nella lunga epopea dell’era di mezzo se non, manco a dirlo, per una sua, pare, precoce vocazione alla lotta per l’affrancamento dell’Italia dal giogo della dominazione straniera. Corsi e ricorsi, a distanza di migliaia di anni, questa vocazione assume oggi un senso tremendamente attuale. «In realtà è stato tutto molto casuale. Ad Ivrea moltissimi si chiamavano e si chiamano Arduino e anche il bar del Design Institute, teatro dei nostri epocali aperitivi, non faceva eccezione… chiamare Arduino la nostra idea ci è sembrata la cosa più normale e immediata e poi anche gli americani lo pronunciano bene, quindi…». Poco più di quattro righe e Massimo Banzi ha raccontato la nascita di una autentica rarità, almeno per l’Italia post anno 2000: un’idea e un progetto made in Italy concretamente di successo nel mondo dell’hardware. Già, Arduino è una piccola grande scheda elettronica, da tempo ormai entrata in pianta stabile nella cassetta degli attrezzi di designer, ingegneri, architetti e appassionati di tecnologia. Un micro controller nato intorno al 2005 e diventato una piattaforma per la prototipazione di sistemi interattivi adatti a installazioni artistiche, dispositivi musicali e

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apparecchi domestici. La particolarità? È open source, tutti possono studiarne il progetto e adattarlo alla loro idea. «Arduino – racconta Banzi, che di mestiere fa l’Interaction Designer, Educator and Open Source Hardware advocate, che è nato a Monza e che al tempo dell’idea geniale era docente del Design Institute di Ivrea, centro fortemente voluto da Telecom, guarda caso, nella culla di uno degli storici colossi della tecnologia italiana, Olivetti – è partito come uno strumento per designer e alla fine è diventato, più in generale, per tutti quelli che si occupano di tecnologia “fai da te”. Probabilmente per il costo basso e la facilità d’uso». «Il campo – ricorda Banzi – era dominato dagli ingegneri che spesso prevedono interfacce utenti complesse e La storia, i progetti e gli obiettivi del fenomeno Arduino dalla viva voce di uno dei suoi padri: tramite questo QR code, uno speciale video in cui Massimo Banzi racconta uno dei più interessanti casi di successo della tecnologia italiana

HARDWARE OPEN SOURCE? CERTO E ANCHE DI SUCCESSO. L’IDEA E’ TUTTA, O QUASI, ITALIANA E, NON A CASO, PORTA IL NOME PROPRIO DI UN ANTICO RE DELL’ANNO MILLE CHE SI RIBELLAVA AL GIOGO STRANIERO… ARDUINO E’ UN SUCCESSO PLANETARIO NATO PER GIOCO E PER STUDIO DALLA MENTE DI MASSIMO BANZI, EX DOCENTE DEL DESIGN INSTITUTE DI IVREA, E DA UN TEAM DI GENIALI CREATIVI. IN ESCLUSIVA PER DIGITALIC, I PENSIERI, I RICORDI E I CONSIGLI DI UNO DEI PIU’ INTERESSANTI E RARI CASI DI SUCCESSO ITALIANO NEL MONDO DELLE TECNOLOGIE IT AL TEMPO DEI COLOSSI MULTINAZIONALI.

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dispositivi difficili da comprendere nel nome di un certo modo di concepire la tecnologia come campo elitario. In realtà, se guardi l’evoluzione del computer, adesso tutti vanno in Internet e sanno usare il computer, mentre sessanta anni fa ci voleva mezzo palazzo e uno squadrone di ingegneri in camice bianco solo per accenderlo. Lo stesso processo avviene nel campo delle tecnologie moderne, dove ti accorgi che per modificare i prodotti che usi non è necessario passare cinque anni all’università. Noi non avevamo voglia di farci una azienda di produzione: era un progetto universitario e volevamo che altre persone nel mondo potessero sviluppare nuove idee grazie al nostro lavoro e per questo abbiamo reso il tutto open source».


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NUMERI PRIMI

Il FabLab Italia è stato un fablab temporaneo all’interno della mostra “Stazione Futuro”, nell’ambito dei festeggiamenti per il 150esimo anniversario dell’Unità di Italia. Il curatore della mostra, Riccardo Luna, ha chiesto a Massimo Banzi, co-fondatore del progetto Arduino, di immaginare la “stazione” sul mondo del lavoro. La proposta di Massimo al Comitato Italia 150, organizzatore dell’evento, e a Luna è stata la realizzazione di un fablab, o laboratorio di fabbricazione, primo nel suo genere in Italia. Il Comitato Italia 150 ottenne da alcune aziende il prestito di macchinari di prototipazione e coprì le non poche spese per le macchine mancanti e per il personale con i fondi della mostra. Va al Comitato Italia 150 buona parte del merito di aver fatto un passo fondamentale nella promozione della cultura digitale, all’interno di una mostra. I primi collaboratori di FabLab Italia, individuati attraverso il blog di Arduino, ma anche con l’aiuto della rivista Wired, sono stati trovati dopo una difficile selezione: Enrico Bassi (coordinatore), Lorenzo Romagnoli e Matteo Tangi (collaboratori). Massimo Banzi e Davide Gomba hanno portato avanti all’interno del FabLab Italia diversi progetti, realizzando corsi e, in generale, partecipando attivamente alle iniziative del fablab. Per avere maggiori informazioni sui progetti, le attività e le iniziative di FabLab Italia potete consultare il blog fablabitalia.it.

Da 0 a 100 in pochi secondi… Arduino ha richiamato l’interesse anche di multinazionali, come Apple, Hitachi e Microsoft Research. Quest’ultima, per esempio, ha utilizzato la scheda elettronica in un esperimento per ridurre le vibrazioni durante gli scatti fotografici con gli smartphone. Inoltre Arduino ha avuto la prima pagina di mensili come Make (che ha dato poi il via al fenomeno dei makers e del “fai da te tecnologico”), Wired, ecc. Oggi Arduino è noto non solo tra i geek, ma è un vero e proprio fenomeno di costume. Sul Web – e anche altrove – ci si sfida a colpi di idee geniali alle quali adattare la scheda delle meraviglie: «dalla sedia che lancia nell’etere un tweet quando il suo possessore emette cattivi odori fino ai più seriosi e ambiziosi progetti come la realizzazione di una macchina che si usa nel

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processo di analisi del Dna, alla creazione di strutture low cost in zone povere del mondo. Il bello di Arduino – afferma ancora Banzi – è che permette di concretizzare le idee in poche ore…». Chiunque insomma può acquistare Arduino nella sua forma standard oppure scaricare i progetti tecnici di Arduino da Internet, imparare il linguaggio di programmazione per gestirlo e divertirsi in test come in laboratorio con i mattoncini lego. È il successo dell’open source hardware: i documenti vengono condivisi online e le community di appassionati mettono alla prova le idee. La domanda ora però nasce spontanea: come tenere la produzione di hardware, che rischia di diventare di massa o quasi, in Italia? «Il progetto è nato ad Ivrea – racconta Banzi – grazie al lavoro di un team

multinazionale, formato da americani, italiani, ecc. Poi il passato glorioso di Olivetti aveva lasciato sul territorio di Ivrea una serie di eccellenze tecnologiche che non abbiamo dovuto cercare altrove: le avevamo a portata di mano. Oggi, a essere sincero, a fronte anche della grande diffusione che Arduino sta avendo, soprattutto nelle applicazioni alle emergenti stampanti 3D, restare in Italia è sempre più complesso e meno vantaggioso. Non è una questione economica o di mancanza di talenti. Ogni giorno, con i colleghi scambiamo mail, quasi rassegnate, su nuovi cavilli burocratici, percorsi vorticosi che bisogna compiere per tenere in piedi una azienda nel nostro Paese… Non biasimo certo coloro, e sono tanti, che di talento da spendere ne hanno davvero moltissimo ma scelgono di farlo all’estero per poi tornare a casa solo per le vacanze. Ivrea ha generato tanti semi che sono in giro per il mondo e che hanno creato tante piccole aziende, studi, idee. Molti studenti sono ora designer affermati in realtà importanti. Se da un lato ringrazio una certa Telecom Italia per aver creduto in questa idea, mi spiace che un’altra Telecom Italia non abbia capito che nel nostro Paese avevamo un centro che faceva concorrenza al Mit Media Lab e ad altri istituti di livello mondiale. Per quanto ci riguarda cercheremo di resistere il più possibile, certo la produzione a volume è ormai in pianta stabile a Oriente, qui noi scegliamo la strada del valore e del design…».

Dunque che consiglio si sente di dare Massimo Banzi ai tanti giovani che, con grandissime incognite, si stanno affacciando sul mondo del lavoro? «Scappate… (poi scoppia a ridere - ndr), no scherzo, non è necessario! Uno può essere un cervello in fuga senza muoversi da casa sua… Sicuramente è il momento di fare start-up, c’è crisi, le aziende convenzionali non garantiscono nulla: per quelli che non sono terrorizzati dal mondo attuale, è l’ora di sforzarsi di pensare davvero in grande, anche partendo dal sottoscala. Basta un pc anche scassato, la connessione Web e poi mettersi a imparare come scrivere programmi e applicazioni. È ormai facilissimo! E poi ti cerchi, magari, un lavoro che ti permette di vivere. Noi per esempio abbiamo faticato nel trovare validi programmatori Php. Per quanto riguarda Arduino e il futuro, invece, è arrivato il momento di strutturarci come azienda vera: abbiamo fatto le cose cercando sempre di evitare la forma adulta, ma insomma ora è arrivato il momento. L’idea di base è sempre la stessa: applicare il modello di Arduino a tecnologie ancora più complesse dove la semplicità può aiutare moltissimo. La tecnologia deve essere facilmente applicabile a dei prodotti: compro una lavatrice, gli attacco Arduino e le dico di mandarmi sms quando ha finito. Non è fantasia e tantomeno complicato: è semplice e così deve essere, se no non serve…».


Alias, da 20 anni, ricerca e seleziona i marchi e le soluzioni migliori nell’ambito della Sicurezza, dello Storage/Backup, del Networking/Wireless e del Voip. In linea con la costante evoluzione del mercato di riferimento e con le esigenze che lo stesso esprime, Alias forma i propri rivenditori fornendo loro uno specifico know how e strumenti altamente innovativi indispensabili per far fronte alle necessità della propria clientela. Attraverso percorsi formativi specifici, Alias dà identità e valore ai propri rivenditori, condividendo l’importanza di saper offrire qualità e servizio attraverso soluzioni dall’efficacia comprovata e marchi di rilievo internazionale.

Sicurezza - Storage - Backup - Networking - Wireless - Voip - Server - Workstation - Videsorveglianza - Videoconferenza


NUMERI PRIMI

I tre soci di Blomming, Nicola Junior Vitto, Matteo Cascinari e Alberto D’Ottavi

È uno dei casi di successo più premiati. Partito quando i business angel erano pochi, Blomming, fondato da Nicola Junior Vitto e Alberto D’Ottavi, ha cambiato il modo di pensare all’e-commerce e ha introdotto il social commerce, ovvero la possibilità per chiunque di vendere online e attraverso i social network. «Chiunque può vendere su Blomming senza costi – affermano dalla società –. Si può vendere anche un solo oggetto, senza dover creare un ulteriore sito, un ulteriore punto di attrazione per i clienti, con tutte le spese di marketing che ciò comparta, per generare il traffico». L’innovazione introdotta è radicale: si vende da Facebook al blog anche, per esempio, un pezzo unico fatto a mano. «È una grande opportunità – sottolineano i fondatori – per chi realizza qualcosa di particolare che chiunque può trovare online». Blomming è cresciuto con la comunità dei designer; oggi fa un salto di qualità e si propone

È

DALL’E-COMMERCE AL COMMERCIO “SOCIAL”: BLOMMING HA RIVOLUZIONATO IL MODO DI VEDERE SUL WEB. UN SUCCESSO TUTTO ITALIANO PARTITO COME SEMPLICE START-UP.

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come partner per il social commerce anche alle grandi aziende. «Questo è stato possibile – precisano da Blomming – anche grazie agli investimenti che sono arrivati quando avevamo già avviato il progetto». Dopo la partenza, si è aggiunto alla compagine Matteo Cascinari (ex Il Sole 24 Ore) che stato il venture capitalist di Blomming, il business angel che ha portato il primo finanziamento, al quale si è poi aggiunto un intervento finanziario consistente di un fondo. Ora Blomming aggiunge nuove funzioni come la possibilità di collegare la piattaforma al database aziendale e caricare centinaia di prodotti in un colpo solo. Per il fashion brand Jeckerson, Blommig ha realizzato il Facebook store: una piattaforma che, collegandosi con il negozio online aziendale, vende direttamente su FB. «Questo – ha spiegato D’Ottavi – consente a Jeckerson di inaugurare la multicanalità

anche nella vendita online. Nel futuro non si venderà solo dal proprio sito Web, esattamente come nella realtà non si vende solo nei negozi di proprietà. Il futuro del commercio elettronico è la presenza in ambiti differenziati. Blomming permette di centralizzare la gestione di tutti gli strumenti e di diffonderli nei social media». Si apre così un’altra via di sviluppo rivolta alle grandi società. «Avere creato Blomming in Italia può sembrare un limite – ha affermato D’Ottavi – e se guardiamo alla possibilità di reperire finanziamenti lo è. Ma bisogna dire che il pubblico italiano è molto più propenso all’innovazione di quanto si pensi: in poco tempo sono stati aperti su Blomming 7.500 shop (3.800 con vetrina su FB). Non so se in un’altra nazione avremmo avuto questo tipo di sviluppo. Recentemente abbiamo superato i 100.000 prodotti in vendita». Guardando al futuro delle start-up in Italia Alberto D’Ottavi individua una nuova via di sviluppo. «Le grandi aziende italiane e i grandi patrimoni familiari dovrebbero comprendere che le start-up sono una grande risorsa per loro, perché rappresentano un laboratorio di ricerca e sviluppo velocissimo che può entrare nel tessuto aziendale attraverso finanziamenti e acquisizioni, rinnovando dall’interno le grandi organizzazioni». Per ulteriori informazioni su Blomming, si consulti il link http://youtu.be/ bkN_3D0hXW4.


Digitalic per Trend Micro

IL VALORE DELLA SICUREZZA

NUOVA FORZA PER TITANIUM DI TREND MICRO, ECCO LA FAMIGLIA 2013 Più forte, aggiornato, ancora più efficace nell’interpretare e disinnescare le nuove minacce in arrivo dai social network. Trend Micro dona nuova linfa al suo Titanium presentando la famiglia 2013. Un’occasione unica di business per i rivenditori che si rivolgono al mondo dei privati e dei piccoli uffici

Con questo QR code scopri tutti i dettagli, le novità e le più interessanti occasioni di business offerte da Titanium Internet Security 2013. http://www.trendmicro.it/privati/ titanium/index.html

Forte, resistente, leggera. Astenersi perditempo! Nell’era dei social network e della connettività sempre e comunque, la sfida della security si può e si deve affrontare solo passando dalla capacità di combinare in un’unica soluzione queste tre preziose proprietà. Proprietà che, non a caso, sono parte integrante del Dna di Titanium, la famosa famiglia di software di sicurezza firmata Trend Micro. Una famiglia di valore che, proprio nelle scorse settimane, ha conosciuto un atteso e importante aggiornamento. Trend Micro ha infatti alzato il sipario su Titanium Internet Security 2013. Un annuncio strategico per i rivenditori che si rivolgono al mondo dei privati e dei piccoli uffici, target da sempre centrali per il mercato italiano. Oltre al tradizionale supporto della filiera formata da Trend Micro e da un distributore come J.Soft, Business Unit di Computer Gross, oggi i rivenditori possono infatti contare su un nuovo ed efficace strumento di business. Già compatibile con l’imminente sistema operativo Windows 8, questa nuova famiglia di software per la sicurezza include: Titanium Antivirus +, Titanium Internet Security, Titanium Maximum Security. Con Titanium Antivirus + la protezione è garantita per gli hotspot WiFi, tramite il blocco antispam e nelle valutazioni dei risultati dei motori di ricerca, che aiuteranno gli utenti a capire se un sito Web è davvero sicuro. Ma il cuore di una simile soluzione sono le rivoluzionarie funzioni Facebook Privacy Scanner

e Social Networking Security che identificano i settaggi che potrebbero rendere vulnerabili i dati personali. Nel caso di Titanium Internet Security sono previste poi nuove funzioni per prevenire la sottrazione dei dati e in più la licenza per tre pc permette di usare la soluzione al fine di tutelare più dispositivi nell’ambito dei piccoli uffici. Ultimo, ma non ultimo, Titanium Maximum Security si presenta invece come un pacchetto per la sicurezza all-in-one, grazie anche alla capacità di includere Trend Micro SafeSync, una soluzione di storage

online che permette di conservare nel cloud fino a 5 GB di documenti, immagini e video. Altro vantaggio è l’accesso a Trend Micro Vault, che tutela i documenti riservati e permette agli utenti di effettuarne il blocco da remoto nel caso in cui il computer sia sottratto o smarrito. «La maggior parte delle persone, oggi, utilizza il Web non solo per navigare, ma per controllare la posta e soprattutto interagire sui social network, per mantenere i contatti con amici e parenti, anche dalla propria postazione di lavoro – spiega Denis Cassinerio, senior channel manager di Trend Micro –. È tempo che le imprese che si occupano di sicurezza stiano al passo con le richieste e le attività degli utenti che possono generare situazioni di rischio. Sono orgoglioso che Trend Micro sia il primo vendor a fornire un approccio semplice ma efficace alla sicurezza dei propri clienti nell’ambito del social networking».

Contatti TREND MICRO ITALY S.r.l. Viale Edison, 110 - Edificio C 20099 Sesto S. Giovanni (MI) Tel. +39 02 925931 Fax +39 02 92593401 sales@trendmicro.it www.trendmicro.it

Contatti COMPUTER GROSS ITALIA SPA Via del Pino, 1 50053 Empoli (FI) Empoli tel. 0571 9977 Milano tel. 02 21001 www.jsoft.it www.computergross.it


NUMERI PRIMI LE MIGLIORI 43 START-UP ITALIANE SECONDO TECH CRUNCH

AdEspresso Applix Group AppsBuilder Atooma Axura BeMyEve Chupamobile Ltd. Cloudweavers CoContest Commercialista.com Cryptodrone Dropis Esimple srl Fhoster Fubles HyperTV Korallya Mangatar MeTwit MoneyFarm NextStyler Openpicus Paperlit Pick1 Qurami Risparmiosuper Rysto Save The Mom Selfloops Spinta Sporthis Stamplay Stereomood Style4Real Styloola Tanaza Uribu Urlist VideoOMG Vivocha Yoodea Yuppit Zero12

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A livello mondiale è un evento da non perdere. Tutti guardano agli incontri di Tech Crunch per scoprire quali sono le start-up più interessanti. Per la prima volta quest’iniziativa si è svolta in Italia, a Roma, e sono state selezionate 43 società, le migliori del panorama tricolore. Eccole in ordine alfabetico. Ognuna porta avanti un progetto affascinante. Per ulteriori informazioni si consulti il sito Internet http://www.techcrunch-italy.com/.

A

Piattaforma per campagne pubblicitarie online Applicazioni mobili destinate al business Piattaforma per la creazione e la distribuzione di App per Android e iOS Tool che consente di automatizzare i processi dei terminali mobili Web agency che offre servizi di design, programmazione, copywriting e tanto altro Piattaforma di compravendita di immagini e video realizzati con l’iPhone Market per la compravendita di codici sorgenti e componenti per lo sviluppo mobile Tool per soluzioni cloud su chiavi USB Piattaforma Web di crowdsourcing dedicata alll’architettura e alla progettazione Consulenza fiscale e amministrativa per privati, aziende e professionisti Sistema di condivisione cifrata di documenti Sistema economico alternativo per scambio di beni e servizi Studio creativo orientato all’innovazione tecnologica Piattaforma Web che fornisce un servizio database Social Network che ti fa trovare le partite di calcio, i giocatori e i campi nella tua zona Un nuovo modo di fare TV Mobile Networking Social game ambientato nell’universo manga Il primo servizio di alert meteo del mondo generato da persone reali Consulente finanziario online La community per gli amanti del design e della moda Software e hardware per le aziende Piattaforma per editori Piattaforma per condurre ricerche di mercato e sondaggi sui social network App che sostituisce i numerini cartacei utilizzati nelle file Servizio che confronta tutte le offerte dei volantini dei supermercati nella tua provincia Offerte e richieste di lavoro qualificato nel campo della ristorazione Applicazione per aiutare le mamme nella gestione della quotidianità familiare Piattaforma per gli amanti dello sport e del fitness Piattaforma dedicata ai servizi di bellezza e benessere Il gioco per i veri amanti del calcio Piattaforma per campagne marketing Internet radio “emozionale”, per creare playlist sulla base dei propri stati d’animo Il social network per chi ama la moda Social network dedicato alla moda Sistema di gestione per access point Wi-Fi Piattaforma di denuncia per soprusi e disservizi Tool per la raccolta, l’organizzazione e la condivisione di liste di link Una discovery network per scoprire video e condividerli Piattaforma dedicata al customer care per i clienti di servizi Web ed e-commerce Piattaforma di couponing e offerte Sito di sconti e couponing Soluzioni per mobile e cloud


MENO COMPLESSITÀ, PIÙ BUSINESS… LO STORAGE CAMBIA PASSO La nuova e attesa puntata di SNTV è dedicata questo mese allo storage, la più importante leva di business sulla quale il canale a valore punta per rilanciare il proprio ruolo sul mercato. Tutto sulle nuove soluzioni firmate Fujitsu e sul fondamentale supporto di SNT Technologies

Lorenzo De Pietri, direttore marketing di SNT Technologies

Marco Crupi, business development manager storage channel di Fujitsu Technology Solutions

Avere tra le mani il dato giusto, nel momento giusto e, soprattutto, nel migliore stato di salute possibile è un valore aggiunto che oggi sul mercato vale oro. Anche e soprattutto per questo motivo lo storage e il backup sono le stelle intorno alle quali ruota buona parte delle attenzioni del mercato e del canale a valore. Per questo motivo, la puntata di questo mese con le trasmissioni videoWeb di SNTV Online è dedicata agli esclusivi strumenti di business che la filiera formata da un distributore come SNT Technologies e un vendor come Fujitsu Technology Solutions è in grado di mettere tra le mani dei propri partner. Strumenti che sono tecnologici visto che, proprio negli scorsi mesi, Fujitsu ha alzato il sipario su Eternus DX S2, la nuova generazione di sistemi storage studiata per ridurre la complessità IT e abilitare velocemente i nuovi processi di business. «Questa nuova famiglia di soluzioni storage – spiega Marco Crupi, business development manager storage channel di Fujitsu Technology – determina l’estensione del concetto “Flexible Data Safe” in grado di supportare la crescita esplosiva dei dati e garantirne allo stesso tempo la massima protezione. Il management flessibile dei dati è l’elemento cardine di questa nuova generazione di prodotti. La gestione unificata, implementata mediante il nuovo software Eternus SF, controlla l’intera gamma di storage su disco Eternus DX, riducendo ulteriormente i compiti di amministrazione e massimizzando l’efficienza operativa. In questo modo è possibile replicare i dati su differenti modelli o prevedere un futuro upgrade semplicemente cambiando le controller. Sempre in tema tecnologico – prosegue Crupi – è poi fondamentale la nostra partnership con NetApp che ci consente di fornire una line-up di primissima scelta che vede schierare Fujitsu Eternus per la parte San e Ne-

tApp per la parte Unified Storage. Inoltre abbiamo fatto importanti investimenti per l’area Data Protection con la nostra offerta di deduplica chiamata CS800». Tecnologie innovative dunque ma anche l’integrazione con un canale ad alto valore aggiunto capace di portare al mercato un approccio consulenziale basato sulle soluzioni e non sul singolo prodotto che risponde alle singole esigenze. Ed è in questo senso che assume un sapore particolare la partnership ormai consolidata nel tempo con un distributore come SNT Technologies. «Fujitsu – spiega Crupi – intende estendere anche alla parte Eternus il proprio concreto supporto ai partner di canale offrendo loro programmi dedicati e attività mirate affinché questi possano commercializzare con successo le soluzioni della nuova generazione S2. Le specializzazioni e i percorsi formativi rimangono i punti di forza su cui Fujitsu vuole dare il contributo alla propria rete di partner sempre più vicini e attenti alle soluzioni a valore aggiunto e in questo senso per noi è fondamentale un partner come SNT». «Con Fujitsu ormai da qualche mese – spiega Lorenzo De Pietri, direttore marketing di SNT Technologies, in concomitanza del lancio della serie S2, abbiamo incrementato il nostro focus sulla parte di “Storage & Backup”, organizzando corsi formativi ed incontri “one-to-one” con i partner. Questo ha significato dare maggiore enfasi alle funzionalità e ai plus che Fujitsu può fornire al mercato a valore. I partner vedono in noi un’unica squadra in grado di supportare le opportunità e quindi l’intero percorso di vendita. Siamo in grado coinvolgere i nostri partner partendo dalla demo dello storage in laboratorio SNT, passando dalla configurazione e consulenza tecnica fino a fornire gli strumenti finanziari più adeguati al chiudere positivamente il business». Non perdete tempo: collegatevi al QR code e scoprite, nella nuova puntata di SNTV Online, tutte ciò che Fujitsu e SNT Technologies hanno pensato per aiutarvi a sviluppare le migliori opportunità di business.

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CREATIVE PARK 76

SIAMO GENI, NON MATTI. I SEGRETI DELLA CREATIVITÀ Elena Veronesi Laureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e nella sua carriera ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha affiancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione efficace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi. com.

Truman Capote, il celebre autore di Colazione da Tiffany, si definiva uno “scrittore orizzontale”: componeva le sue pagine stando steso,

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con un bicchiere di sherry in una mano e la matita nell’altra. Vladimir Nabokov era invece fissato con le schede: scrisse la maggior parte dei suoi romanzi su cartoncini di 7x12 cm che venivano poi ordinati, pinzati

e conservati in sottili scatole. Il grande oratore greco Demostene, terrorizzato dal vizio di procrastinare, si obbligava a rimanere focalizzato nella composizione dei suoi discorsi radendosi i capelli su metà della testa; questo piccolo accorgimento lo faceva apparire ridicolo, spegnendo così il suo desiderio di uscire. Dello stesso avviso era Victor Hugo, che chiedeva al valletto di nascondergli i vestiti affinché fosse costretto a rimanere nelle sue stanze a comporre. Quelle che apparentemente sembrano bizzarrie da star, manie da prima donna, sono invece delle personali abitudini dettate da un solo desiderio: mantenere alta la creatività. Prima ancora che fantasia e inventiva, creatività significa impegno, disciplina, metodo e abnegazione. Il mito dell’illuminazione improvvisa, quella che ti coglie quando meno te l’aspetti, è stato negli anni rivisto e corretto. Le “lampadine” spuntano ancora nei momenti più inattesi, ma non sono il frutto di una capacità creativa divina o congenita, bensì il risultato di un profondo e attento lavoro di preparazione. Se da un


PRIMA ANCORA CHE FANTASIA E INVENTIVA, CREATIVITA’ SIGNIFICA IMPEGNO, DISCIPLINA, METODO E ABNEGAZIONE. Edison: «Il genio è per l’uno per cento ispirazione e per il novantanove per cento traspirazione. Dunque, una persona geniale è spesso soltanto una persona di talento che ha fatto bene i suoi compiti».

Creatività ed economia: un binomio perfetto Il Creative Economy Report 2010 ha dimostrato come le industrie creative siano più resilienti alla crisi economica. Le esportazioni mondiali di beni e servizi centrati sulla creatività (arte, audiovisivi, libri, design, film, musica, nuovi media ecc.) dal 2002 al 2008 sono più che raddoppiate, raggiungendo quasi 600 miliardi di dollari. Secondo il rapporto, nonostante il calo del 12% di fatturato nel commercio globale del 2008, lo scambio mondiale di beni e servizi creativi ha continuato a espandersi con un tasso di crescita medio annuo del 14%. «Le nuove tecnologie e Internet offrono ai Paesi in via di sviluppo una strada praticabile per promuovere nel mercato globale la loro creatività e imprenditorialità», afferma Edna dos SantosDuisenberg, chief del Creative Economy and Industries Programme della Conferenza delle Nazioni Unite sul

Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD). Il rapporto mette in evidenza alcune realtà, come la Nigeria la cui industria cinematografica vale 2,75 miliardi di dollari ed è la terza più grande del mondo dopo Stati Uniti e India. Nigerias Nollywood produce più di 1.000 film all’anno con una consistente crescita a livello di posti di lavoro. Nel Paese è la seconda industria più importante dopo il petrolio.

Cosa frena la creatività? In America la chiamano la “I’ll do it tomorrow – category”. Nel 1970 il 5% degli americani ammetteva di procrastinare regolarmente le sue attività; oggi a confessarlo è il 26%. Rimandare a domani ciò che si potrebbe far oggi è una tendenza che spesso porta con sé una crescente ansia per il compito o l’attività che devono essere terminati e una conseguente diminuzione della creatività. Secondo gli studiosi, uno degli ostacoli al processo creativo è proprio l’inconscia tendenza a giudicare e valutare in corso d’opera, cosa che porta a pause, sospensioni e alla nascita di intervalli di tempo (più o meno lunghi) nei quali ci disinnamoriamo dei nostri progetti. Cosa fare per risolvere il problema? Continuate a muovervi! Sia che stiate progettando un nuovo logo, un prodotto innovativo o l’invenzione del secolo, non lasciatevi intimidire dalle difficoltà, dai passi falsi. Viveteli come tappe di un percorso, gradini che vi porteranno sempre più in alto.

RISORSE

lato sono molte le persone che si possono definire “fantasiose”, lo stesso non avviene quando si parla di creatività. Questa infatti presuppone la soluzione pratica di un problema specifico, il raggiungimento di un risultato utile, come definito da Annamaria Testa: «La creatività è uno stile di pensiero che si esprime in processi mentali caratteristici. Procede essenzialmente per associazioni tra idee, concetti, fatti e dà origine a idee e concetti nuovi, invenzioni, scoperte: insomma, a risultati tanto originali quanto efficaci». Ad Henri Poincaré, matematico, fisico teorico e filosofo naturale francese, dobbiamo una delle definizioni più stimolanti del concetto di creatività: «La creatività nasce dall’accostamento inusuale di elementi disparati, che avviene a livello dell’inconscio e porta a un risultato utile» (Marco Vecchia, Hapù, Lupetti, 2003). Nel 1908, nel suo libro intitolato Scienza e Metodo, descriveva così il momento creativo: «Quel che più lascia colpiti è il fenomeno di queste improvvise illuminazioni, segno manifesto di un lungo lavoro inconscio precedente […]. A proposito delle condizioni in cui avviene il lavoro inconscio, vi è un’altra osservazione da fare: esso è impossibile, e in ogni caso rimane sterile, se non è preceduto e seguito da un periodo di lavoro cosciente». Già ai primi del novecento, quindi, gli studiosi avevano compreso ciò che è stato sintetizzato in modo ironico nell’affermazione di Thomas

http://j.mp/creathink Creative Thinking, l’arte di trovare l’idea giusta è un utile white paper per capire cos’è la creatività, in che modo funziona e come preparare la mente per essere più dinamici e creativi.

http://tinyurl.com/6vkdows The Creative Habit: Learn It and Use It for Life è un volume ricco di spunti sulla creatività, tratti dalla vita e dall’esperienza di una creativa, la grande coreografa Twyla Tharp.

www.creativereview.co.uk/home CreativeReview è una fonte inesauribile di spunti dedicati al design, alla pubblicità e alla cultura visiva.

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ATTUALITA’

La cosa migliore di Office for Mac 2011 è che si tratta proprio di Office. Questa versione, oltre a essere molto stabile, ha tutto quello a cui gli utenti Windows sono abituatati. Outlook innanzitutto, che prende il posto di Entourage e porta con sé tutte le funzioni del software di

L

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L’ultima versione di Office per Mac è forse la migliore incarnazione del celebre programma per ufficio. Presenti le novità della release per Windows: da Outlook che sostituisce Entourage all’interfaccia Ribbon, fino alle migliorie di PowerPoint

posta elettronica Microsoft. Questa è una novità significativa anche perché sono molto migliorati i sistemi di importazione. La rubrica degli indirizzi può essere importata dai contatti del Mac, così come le mail dal sistema Macintosh. Ma anche il trasferimento dell’archivio da Windows a Mac è diventato semplice. È forse il programma di Office che impatta più di ogni altro sull’esperienza di utilizzo. Gli utenti Mac fino a oggi dovevano utilizzare Mail per la posta elettronica, iCal per il calendario, Rubrica Indirizzi per l’elenco dei contatti: insomma, una grande perdita di tempo. Con un unico programma si velocizzano le procedure e si aumenta la produttività. Altra novità è Excel, che ha (praticamente) tutte le funzioni presenti nella versione Windows. Proprio Excel era croce e delizia degli utenti Mac. I software Apple per la gestione dei fogli elettronici non sono molto amati, ma le versioni precedenti di Excel somigliavano di più a un software Macintosh nella gestione dei vari elementi. Con la nuova release tutto è al suo posto: l’ambiente è quello tipico della versione Windows. Scompare la Toolbox, la finestra separata che bisognava usare per molte funzioni. L’interfaccia è Ribbon, che gli utenti sono abituati a trovare in ambiente Windows. Ma anche il “motore” di Excel è stato sostituito con uno più potente e anche più veloce. Molte novità riguardano, inoltre, PowerPoint che sulla piattaforma introduce le transizioni 3D, SmartArt e le macro, per l’automazione delle attività. Uno dei dettagli che sicuramente farà piacere agli utenti Mac è quella che Microsoft chiama “visualizzazione attiva”. Si tratta della possibilità di lavorare sui file senza distrazioni, senza icone. Insomma si può decidere che Office diventi “minimal”, cioè che tolga dalla vista le icone e i bottoni per lasciare all’utente la possibilità di concentrarsi sul contenuto che sta creando. Office per Mac ha anche una buona integrazione con il cloud e quindi con il sistema SkyDrive di Microsoft. I documenti creati possono essere archiviati nella nuvola e da lì modificati. Questa apertura consente nuove future applicazioni per la collaborazione online.


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Nuove e brillanti idee prendono forma sotto la luce delle foglie Kurz. Con Metropolis, il nuovo progetto presentato in occasione di Luxe Pack 2011 e realizzato in collaborazione con Hinderer + Mühlich, Kurz arricchisce le collezioni “Presentation Box” dedicate ai designer. La resa dei dettagli è estremamente nitida e precisa su foglie trasparenti, lucide, olografiche e perlacee: così un packaging nobilitato può diventare una metropoli alle prime luci dell’alba. Embossing, lamine per la decorazione a caldo e a freddo, effetti metallizzati lucidi e opachi, le possibilità di nobilitazione offerte da Luxoro sono infinite e creative, proprio come le idee.

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APP Patrizia Carrarini. fondatrice di PubblicaComunicazione

Scrivo un diario da quando avevo circa 14 anni, cioè dall’età in cui le mie pseudoamiche, compagne di scuola e femminucce nell’animo, erano diventate troppo grandi per continuare a riporre pensieri vacui in quadernetti per lo più rosa, profumati, chiusi da un simil-lucchetto. In altre parole ho iniziato a scrivere quando il maschiaccio che c’era in me ha potuto farlo senza correre il pericolo di venir

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associata a questa rosea mischia. Ho iniziato perché il confronto con il foglio intonso, il mettere nero su bianco ricordi, pensieri, emozioni, mi ha sempre aiutato a organizzare le idee, in pratica un PowerPoint a modo mio, ma fatto con il più tecnologico dei mezzi che in quel momento avevo a disposizione: la carta o, meglio ancora, la mia inseparabile e fin troppo nera agenda Moleskine, sopravvissuta fino a oggi sulla mia scrivania o nella

mia borsa nonostante le numerose generazioni di tecnologia nel frattempo nate, vissute, morte. Ma solo fino a quest’anno, o più precisamente fino a qualche settimana fa, quando mi sono ritrovata a dover ammettere che da mesi ormai non scrivo praticamente più, nonostante tutti i buoni propositi quotidiani. E non perché non ne avessi più voglia. La continua produzione di documenti, report, progetti e soprattutto e-mail ha avuto il sopravvento su quella che è effettivamente un’attività da tempo obsoleta (almeno per me): la romantica scrittura su carta. Così, nonostante il rifiuto iniziale, alla fine ho ceduto e ho deciso di prendere di petto la faccenda, decidendo di affidarmi a santa tecnologia e auspicando che tra computer, tablet, smartphone e soprattutto milioni di App avrei magari

potuto trovare quello che cercavo: il sostituto perfetto, un software che mi consentisse di adeguarmi ai tempi e contemporaneamente mantenesse quel retrogusto romantico (ma non roseo!), che ogni diario cartaceo liso e gonfio di parole porta con sé. Seeeeeeee… una parola! All’inizio della mia esplorazione, che mi ha ovviamente portato a cercare “diario” nell’App Store, mi sono imbattuta nell’accordo tra la Moleskine e Evernote per l’avvio di una non meglio precisata collaborazione con l’obiettivo di digitalizzare il sapore retrò del mitico taccuinoagenda. Dal canto mio ho banalmente pensato subito di aver già terminato la mia ricerca. Ma non era così… se addirittura la Moleskine stessa, dopo lustri di perfetta sintonia, non era in grado di soddisfare le mie aspettative, davvero nessun altro avrebbe potuto farlo, o forse sì? Dopo svariate ore,

Dalla carta al digitale. Un viaggio avventuroso alla scoperta di quello che le App possono offrire per competere con il piacere della scrittura su un’agenda Patrizia Carrarini

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APP

centinaia di commenti e recensioni lette, decine di App scaricate e una ventina di euro (ben) investiti per acquistarle praticamente tutte, la ricerca è finita con grande soddisfazione della sottoscritta. Per prima cosa, ispirandomi alla fortunata e affascinante teoria della “coda lunga” di Chris Anderson, ho pensato che se da qualche parte nel mondo esiste una nicchia di audience e di romantici che come me amava fissare su carta i propri pensieri e che ora lo fa su supporto digitale, allora invece di cercare “diario” avrei dovuto cercare “journal” o simili, e soprattutto allargare il mio orizzonte lasciando l’App Store e dirigendomi su un motore di ricerca. Si è aperto un mondo mai immaginato: dalla scrittura a mano sul tablet alla possibilità di inserire foto, tag, ricerca per parole chiave, personalizzare format e grafica, e via dicendo. Con le idee molto più chiare, e un ritrovato entusiasmo,

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sono tornata sull’App Store e alla ricerca “journal” ho ottenuto un elenco piuttosto lungo di applicazioni tra le più disparate, così ho iniziato intanto a eliminare quelle che evidentemente non erano in tema e anche quelle senza recensioni o peggio ancora con recensioni negative. Fatto ciò sono passata direttamente a cercare (e a scaricare) le App che avevano, se non tutte, almeno la maggior parte di queste funzioni:

• la possibilità di inserire foto (ammetto che già questo da solo è un notevole salto di qualità: poter immortalare e inserire immagini tra le parole, poiché non sempre riescono a cogliere tutto… e i ricordi poi sbiadiscono, si dimenticano); • l’inserimento automatico della posizione geografica (se proprio devo abbandonare la carta allora non vedo perché devo essere ancora io a scrivere dove sono quando esiste il Gps); • la sincronizzazione su più device (almeno su iPhone e iPad, meglio se anche con il Mac); • la possibilità di effettuare ricerche nel testo; • poter stampare, salvare, esportare il tutto o parti (va bene la tecnologia, ma io a fine anno voglio poter stampare e aggiunge un altro diario vero insieme agli altri in libreria).

Ed è così che a un certo punto, tra decine di soluzioni che rispondevano solo parzialmente alle mie esigenze, tra molte di più che fingevano di essere diario ma in realtà erano solo agende, calendari, o peggio ancora pro-memoria (una delle quali però, Catch, ve la consiglio per le liste di libri da leggere o i to-do), dicevo… ad un tratto, mi sono imbattuta in un’App (ovviamente la più costosa e lussuosa tra quelle prese in considerazione), con un’attraente icona blu e bianca e che soprattutto possiede tutte le funzioni che servivano a una conservatrice come me per fare il “salto della quaglia” non solo senza avere rimpianti, ma addirittura portandomi a chiedermi già solo dopo qualche giorno che la uso: «Ma come ho fatto senza?». È lei: Day One (già il nome non vi sembra perfetto?).



PUNTO G 84

NEANCHE I MAYA RIESCONO COL GREEN Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”

Ci mancavano solo i Maya. Il crollo della loro civiltà sembra infatti dovuto a fattori quali il cambiamento climatico e la deforestazione. La tesi non è nuova e nemmeno sbagliata ma la scorsa estate, complice l’effetto “oddio come riempiamo le pagine dei giornali”, se n’è tornato a parlare aggiungendo che si tratta di una storia che dovrebbe farci riflettere sullo stato di salute del pianeta e sulla sostenibilità del nostro stile di vita. Il problema però

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è che neanche il ricorso all’immancabile profezia Maya aiuta a parlare di ambiente e a fare educazione. Sembra che i temi verdi siano poco appassionanti e che sia difficile creare una cultura del rispetto delle risorse, senza essere catastrofici o delineare scenari di privazione. C’è chi sostiene che sarebbe meglio non parlarne, in parte perché l’importante è agire, e in parte perché il dibattito sembra appassionare solo i manager di grandi aziende impegnate a crearsi un’immagine verde.

L’ambiente sembrerebbe non essere una questione per la cosiddetta gente comune. E la cosa è vera soprattutto in Italia. Per chi guarda le televisioni straniere, soprattutto i grandi network globali, sarà invece evidente il fatto che negli ultimi mesi si sia investito molto tempo e risorse sui temi etici. Basta fare zapping tra BBC e CNN per capire cosa sta succedendo. A titolo di esempio, la sola CNN sostiene una campagna contro la schiavitù, una contro il traffico illegale di organi, oltre ad avere una


ricca programmazione dedicata ai temi ambientali: inquinamento, vivere verde, conservazione delle risorse. In questi casi la potenza delle immagini, la capacità di sintesi evocativa tipica dell’inglese e la volontà di sostenere delle idee sembrano essere efficaci, per lo meno dal punto di vista dello spettacolo televisivo. Ma qual è il contributo che i media possono dare alla salvezza della Terra? Al Gore sostiene che stiamo trattando il pianeta su cui viviamo come una società in liquidazione. Stiamo cercando

di spremerlo come un limone, come se poi fosse possibile buttare gli scarti da qualche altra parte. Anche se così non fosse rimane vero che, oggi più che mai, siamo molto più interessati ad abbassare i costi della bolletta, che le emissioni nocive. Sarà perché siamo disinformati? L’ONU, che molti accusano di essere un’organizzazione inutile, ci viene in aiuto. Grazie all’Unesco, l’agenzia per la tutela del patrimonio culturale mondiale, i giornalisti di tutto il mondo possono scaricare gratuitamente da Internet un “Training and Resource Kit” dal titolo I media quali partner per l’educazione sullo sviluppo sostenibile. La premessa è che non è necessario essere degli esperti per parlare di temi ambientali, anche se «un buon giornalista dovrebbe comunque sapere qualcosa di ciò che scrive»: i media potrebbero aiutare la gente a capire meglio il mondo, attraverso chiarezza, credibilità e obiettività. La guida nasce dal fatto che sui temi verdi sembra regnare la confusione, la complessità e la contraddizione. La prima indicazione è di attenersi ai fatti e di verificare le fonti, facendo bene

attenzione a quello che si può leggere sulla Rete. Il kit si divide in tre sezioni. La prima è “Our damaged world”, un titolo azzeccato per parlare dello sfruttamento umano delle risorse naturali, il principale limite alla sostenibilità. Nel capitolo dedicato, ad esempio, al cambiamento climatico, si raccomanda ai media di spiegare che si tratta di un problema globale, ma che ognuno di noi può fare la differenza. La seconda sezione riguarda le domande che ogni giornalista dotato di sano scetticismo professionale dovrebbe fare, ad esempio: «Lo sviluppo sostenibile è una chimera?». Il capitolo più interessante è quello dedicato a come “vendere” le storie al proprio editore e ai lettori: parlare in modo chiaro e semplice, utilizzare concetti condivisibili, proporre nuove prospettive e spiegare i vantaggi collegati ai temi che si decide di affrontare. L’ultima parte è dedicata al futuro: progetti già in corso di sviluppo sostenibile o scenari che illustrano come sarebbe bello vivere in un mondo migliore. Il kit si conclude con degli esercizi pratici, dei temi da svolgere per fare pratica di giornalismo verde. Il dibattito sul contributo o la responsabilità dei media nel creare una coscienza collettiva o nel fare cultura deve essere rimandato ad altra sede. E quando si parla di sviluppo sostenibile non basta, sebbene sia auspicabile, un buon giornalismo. Servono anche buone idee. In ogni caso ricordate, cari lettori: non sparate sul cronista!

RISORSE

GRAZIE ALL’UNESCO I GIORNALISTI DI TUTTO IL MONDO POSSONO SCARICARE GRATUITAMENTE DA INTERNET UNA GUIDA DAL TITOLO “I MEDIA QUALI PARTNER PER L’EDUCAZIONE SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE”. LA PREMESSA E’ CHE NON E’ NECESSARIO ESSERE DEGLI ESPERTI PER PARLARE DI TEMI AMBIENTALI, ANCHE SE «UN BUON GIORNALISTA DOVREBBE COMUNQUE SAPERE QUALCOSA DI CIO’ CHE SCRIVE»

Marijuana legale e verde Sei miliardi di dollari l’anno. A tanto ammonterebbe la bolletta elettrica per la coltivazione in interni di marijuana negli Stati Uniti, pari all’uno per cento dei consumi annuali dell’intera nazione. Si tratta di una misurazione effettuata dal Lawrence Berkeley National Laboratory, che tiene conto dell’uso di luce, di acqua e dei consumi per deumidificare gli ambienti. I sostenitori della marijuana legale ritengono che liberalizzare l’uso e la coltivazione di cannabis in esterno consentirebbe un risparmio di risorse e contribuirebbe alla tutela dell’ambiente.

B S G d s – c s n s s o

Vendemmia bio È entrata in vigore il primo agosto la normativa europea che stabilisce i criteri per la vendemmia biologica. Prima poteva essere certificata solo l’uva, non il vino. La norma fissa i quantitativi massimi di solfiti ammessi e bandisce alcune lavorazioni come la concentrazione parziale a freddo, la desolforazione dei mosti, l’elettrodialisi, la dealcolazione parziale, il trattamento del vino con scambiatori cationici. Limitati anche il trattamento termico e la filtrazione. Alcuni viticoltori sono però scettici sul fatto che sia stato ammesso l’uso del rame, ritenuto dannoso per il terreno e per le piante. Si tratterebbe quindi di un compromesso, che rappresenta però il primo tentativo al mondo di regolare la materia.

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ATTUALITA’ la società ha iniziato ad articolare una visione per la trasformazione del networking in modo da supportare i data center ottimizzati per il cloud di nuova generazione.

La scommessa passa dal canale

Tutto nuovo, tutto in continua evoluzione per assecondare le esigenze crescenti di un mercato complesso come quello del data center di nuova generazione. Ma è un mercato che promette anche importanti opportunità di business a valore per gli operatori di canale che hanno coraggio e forza di farsi trovare pronti. Ma andiamo con ordine. È di queste settimane l’annuncio di una “rivoluzionaria piattaforma” con lo switch Brocade VDX 8770 e numerosi miglioramenti alla tecnologia VCS Fabric, per portare a nuovi livelli la semplicità, l’efficienza e la resilienza delle reti di data center. «Il nuovo Brocade VDX 8770 – spiega Paolo Lossa, regional manager di Brocade Italia – è progettato per aziende e service provider che intendono semplificare e scalare verso l’alto le proprie infrastrutture di data center al fine di accelerare l’introduzione di nuovi servizi e promuovere l’innovazione, riducendo nel contempo i costi». Con più di 700 clienti che hanno già installato gli switch Brocade VDX, la

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società sta capitalizzando il successo della gamma di switch VCS Fabric, aggiungendo lo switch modulare Brocade VDX 8770, realizzato per supportare i data center di maggiori dimensioni, offrendo livelli senza precedenti di semplicità e automazione, oltre a scalabilità e prestazioni al massimo, con la più alta protezione degli investimenti.

Le caratteristiche e gli obiettivi «Brocade VDX 8770 e la tecnologia VCS Fabric – continua Lossa – permettono di realizzare reti di data center decisamente più semplici. Progettati specificamente per gli ambienti altamente virtualizzati, gli Ethernet Fabric basati sulla tecnologia VCS Fabric accelerano la distribuzione delle applicazioni e permettono di migrare più velocemente le macchine virtuali (VM) tramite la zero-touch discovery, la mobilità e la migrazione della configurazione delle porte delle macchine virtuali. Utilizzando i VCS Fabric, i clienti possono gestire decine di switch come un unico dispositivo logico, riducendo notevolmente i costi operativi, oltre a risparmiare sui tempi di installazione in quanto i nuovi switch operano il self-provisioning quando vengono collegati al Fabric». Cuore del nuovo corso di Brocade è proprio quella Ethernet Fabric intorno alla quale, dal 2010,

Novità a 360° per Brocade: soluzioni destinate a lasciare il segno nel mondo del data center; ambiziosi obiettivi strategici per la squadra dei partner di canale della società Marco Lorusso

«I nuovi annunci di questi giorni – prosegue Lossa – non cambiano di una virgola la nostra grande attenzione per i partner di canale, che sono parte integrante e fondamentale del nostro modello di business. Abbiamo accordi Oem, una forza vendita e prevendita, vendiamo attraverso un canale di elevato valore fatto di realtà che sanno cogliere concretamente le opportunità offerte dalla Ethernet Fabric. Non a caso, proprio nel nostro programma di canale, abbiamo da tempo inserito la necessità di essere certificati proprio su questa tecnologia se si intende commercializzare una soluzione VDX. Una scelta di estrema trasparenza e valore nei confronti dei nostri clienti ai quali vogliamo offrire il meglio a livello di consulenza e supporto proprio nell’abbracciare una novità così importante. L’obiettivo comunque, sul canale, anche sulla scia di simili novità, è puntare entro l’anno a certificare una decina di nuovi partner. Nuovi ingressi nella nostra squadra, che andranno di pari passo con la crescita di un business nel quale crediamo fermamente».

L’esclusivo video della presentazione del nuovo switch Brocade VDX 8770 e tutte le più interessanti informazioni sulla strategia di Brocade sono a vostra disposizione grazie a questo QR code

Paolo Lossa, regional manager di Brocade Italia


Digitalic per Hitachi

LA RIVOLUZIONE DI HITACHI DATA SYSTEMS

LA PRIMA PIATTAFORMA STORAGE UNIFICATA E VIRTUALIZZATA AL SERVIZIO DELLE PMI Una grande opportunità per i partner di canale Il lancio di una simile soluzione rappresenta per i partner di canale italiani di Hitachi Data Systems una fondamentale opportunità di business. Proprio le Pmi rappresentano infatti il cuore pulsante del sistema economico nostrano. Non a caso la multinazionale IT ha già previsto l’inserimento di un percorso di training ad hoc per il nuovo HUS VM all’interno del programma di formazione e certificazione Hitachi TrueNorth.

Disponibilità dei dati garantita al 100%, data migration più veloce del 90%, Tco migliorato del 30%, fino al 40% di riduzione dell’impatto ambientale ma, soprattutto, virtualizzazione semplice e immediata per tutte le tipologie di dati. I numeri record sono quelli della nuovissima Hitachi Unified Storage VM (HUS VM), una piattaforma destinata a riscrivere le regole e le dinamiche della gestione delle informazioni. Il lancio di questa nuova soluzione rappresenta uno strategico cambio di passo per Hitachi Data Systems Corporation che ora punta a differenziarsi in maniera decisiva dalla concorrenza. Disegnata e pensata specificamente per le imprese di piccole e medie dimensioni, HUS VM semplifica le operazioni di archiviazione dei dati e offre una gestione ancora più efficace degli ambienti virtuali anche all’interno di storage multivendor. Funzionalità innovative e messe nero su bianco per semplificare al massimo la vita dei manager di

piccole imprese. Realtà che, esattamente come le grandi aziende, hanno la necessità di gestire informazioni critiche in continua crescita e ancora hanno l’esigenza di avere a disposizione ambienti virtuali che permettano di consolidare le infrastrutture IT. A differenza del mondo enterprise, le Pmi si trovano però a fare i conti con budget e risorse umane sempre ridotte e ottimizzate. Una situazione che porta spesso a fare i conti con una complessità che invece di diminuire, aumenta, e con una efficienza che, per contro, diminuisce in maniera sensibile. Anche alla luce di simili dinamiche, grazie al supporto di Hitachi Command Suite, HUS VM è stata pensata per essere gestita attraverso un’unica piattaforma software di management. Una funzionalità questa che aiuta i clienti a distribuire servizi storage in maniera immediata quando, dove e non appena ne hanno la necessità.

«Oggi HDS ha ridefinito il significato della virtualizzazione per le Pmi – racconta Roberto Basilio, vice president, infrastructure platforms product management di Hitachi Data Systems –. Grazie a tale annuncio portiamo a questo strategico segmento le funzionalità tipiche degli ambienti storage e virtuali di livello enterprise. Adesso aziende di ogni tipologia e grandezza potranno virtualizzare, gestire e unificare i loro dati critici all’interno di una pratica e funzionale piattaforma unica. Nessun altro partner IT è in grado, oggi, di offrire la stessa combinazione di performance, scalabilità e capacità di virtualizzazione. Una combinazione che permette alle Pmi di espandersi, di vedere crescere le proprie informazioni e, allo stesso tempo, di gestire e trarne il massimo beneficio esattamente come accade per le aziende di grandi dimensioni».

Contatti HITACHI DATA SYSTEMS ITALIA Via T. Gulli, 39 20147 Milano Tel. +39 02 403092.1 www.hds.com/it hds.italy@hds.com


DREAMCITY

Per una città oggi non è più sufficiente saper gestire grandi flussi di persone e di merci. A questo è indispensabile associare

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un utilizzo efficiente delle risorse – tra cui aria e acqua pulite, spazi aperti e cibo fresco – che stanno diventando sempre più scarse. Le Nazioni Unite prevedono che la disponibilità d’acqua diminuirà nel corso dei prossimi decenni, mentre il suo consumo in agricoltura aumenterà di circa il 19% entro il 2050. Il McKinsey Global Institute ha calcolato che, stante una crescita economica media, la domanda annua di acqua potabile passerà da 4,5 miliardi a 6,9 trilioni di metri cubi nel 2030. L’acqua potabile è già scarsa e non abbiamo alcuna nuova fonte. In ogni parte del mondo, chi ha il compito di pianificare lo sfruttamento efficiente di risorse è sotto forte pressione per migliorarne il nostro utilizzo e, in questo, l’IT può aiutare. Per esempio, dei sensori wireless posizionati lungo le condotte idriche e collegati tecnologicamente a dei computer possono rilevare perdite e rotture, individuando anche eventuali furti. I contatori intelligenti sono in grado di creare maggiore efficienza nel consumo d’acqua, riducendo gli sprechi. L’IT potrebbe, inoltre, aiutare gli agricoltori urbani a raccogliere maggiori quantità di cibo con l’acqua che hanno a disposizione. Ad esempio, una società presente nell’arida Central Valley in California ha sviluppato un processo economicamente poco oneroso in grado di raccogliere dati dalle stazioni meteo disperse sul territorio e di trasmettere, quindi, in modalità wireless, istruzioni su come bagnare i campi ai controllori computerizzati installati

sui sistemi di irrigazione dei clienti. Secondo quanto calcolato dalla società, i 16.500 utenti che usufruiscono di queste informazioni hanno risparmiato più di 44,5 milioni di litri d’acqua e 75 milioni di dollari all’anno. Se nell’Occidente industrializzato lo spreco di cibo è dovuto al consumo inappropriato dello stesso, in Asia esso deriva dalle inefficienze nella produzione e nel trasporto sul mercato, che avviene ancora secondo un sistema logistico arretrato. La tecnologia può giocare un ruolo importante, facendo in modo che i cibi deperibili e le condizioni esterne di trasporto vengano tracciati correttamente. È stato dimostrato come il traffico congestionato che ostruisce le strade di tutte le megalopoli abbia un enorme impatto negativo sulla produttività, così come sulla qualità dell’aria e sul consumo di energia. Se mettere una tassa sulla circolazione dei veicoli può contribuire a migliorare la situazione, a questo scopo possono servire anche i sistemi IT sempre più sofisticati, in grado di controllare i tempi dei semafori e i sistemi di transito. Anche lo strumento del car-pooling aziendale per gli spostamenti in città può aiutare, alleviando la pressione sulle aree commerciali più congestionate. Settemila anni fa, le città di Ur ed Eridu sorsero sulle rive del fiume Eufrate nell’antica Mesopotamia. Harappa e Mohenjo-daro, nella valle dell’Indo, sono nate in circostanze analoghe, diventando – 4.000 anni fa – due degli agglomerati urbani più popolosi al mondo. Il successo di queste città è dipeso interamente dal loro accesso all’acqua potabile e dall’impiego di quest’ultima nell’agricoltura e nei trasporti. Oggi questi luoghi sono siti archeologici. Gli antichi Sumeri e i loro corrispettivi della valle dell’Indo hanno raggiunto risultati notevoli, ma nel tempo è mancata loro la tecnologia necessaria per mantenere quelle grandi città sane e vitali. Oggi abbiamo gli strumenti per evitare un simile destino. L’Information Technology ha un ruolo sorprendentemente cruciale nel renderci capaci di affrontare questa sfida. – Jim Hagemann Snabe*

* È Co-Ceo di SAP, insieme a Bill McDermott, dal febbraio 2010. Il suo ingresso in SAP è datato 1990 ed è membro del consiglio di amministrazione della società dal 2008.



SPECIAL PRINTING COVER Via Ponte Ferrovia, 5/3 40055 Castenaso (BO) Tel. 051.784169 Fax 051.784115 info@coversrl.eu www.coversrl.eu

La comunicazione sensoriale prende vita grazie all’esperienza di una realtà come Cover. «L’emozione che stimola l’acquisto porterà il consumatore a ripetere l’esperienza»

Il marketing sensoriale resta sempre uno degli assi nella manica di chi deve comunicare, raccontare e far conoscere un prodotto. Tatto, vista, gusto e olfatto rappresentano i primi mezzi di contatto e conoscenza di quanto ci circonda. La comunicazione lo sa bene e oggi più che mai è necessario “spingere” il consumatore a desiderare quel prodotto o quell’oggetto. L’acquisto aspirazionale ed emotivo è quello, infatti,

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che lascia l’acquirente con una profonda soddisfazione interiore che lo porterà a riprovare l’esperienza piacevole vissuta. Cover, azienda specializzata nelle graphic arts, è maestra nelle lavorazioni sensoriali e lo ha dimostrato, ancora una volta, con il flock eccezionale realizzato sulla cover del numero 9 di Digitalic che ha reso quel ramo di bamboo davvero unico e realistico. Ecco qualche dettaglio in più su questa lavorazione, tutta da toccare, che potrebbe offrire spunti importanti per realizzare progetti di assicurata efficacia commerciale. Il flock si presenta con

un aspetto visivo tridimensionale e un particolare senso di morbidezza che invita continuamente a toccare quanto si tiene tra le mani. Nonostante il gran numero di potenzialità che questo tipo di lavorazione potrebbe avere, il mercato non riesce ancora a sfruttare appieno gli effetti positivi che tale nobilitazione è in grado di produrre in termini di vendita del servizio/prodotto. Ciò non significa che sia la panacea di tutti i problemi, ma sicuramente rappresenta una possibile alternativa da valutare in fase di scelta strategica sul “come comunicare” un certo messaggio o prodotto. Certo, qualche limite esiste ed è rappresentato, nel 90% dei casi, dal fatto che l’ideale supporto del flock è la carta (foglio) della quale va valutato con attenzione lo spessore in base all’effetto che si vuole ottenere. Per contro, il vantaggio, è che si può lavorare il supporto senza pinza fino a 1 centimetro di altezza e quindi, per fare un esempio concreto, anche su un libro già confezionato. Dal punto di vista tecnico, questa nobilitazione consiste in una fibra tessile (solitamente nylon) utilizzata per dare un rilievo soft touch ed effetti ottici tridimensionali al supporto su cui viene applicata. La lavorazione, a sua volta, è il risultato di una combinazione tra passaggi di serigrafia e l’applicazione delle fibre attraverso un processo elettrostatico che le aiuta a restare verticali. L’impiego di questa tecnica è vario e può andare dalle copertine di libri agli album fotografici, dalle cartoline sino alle figurine e ai cartelli per le vetrine.



SPECIAL PRINTING ITALBOND Via Brunelleschi 19 20094 Corsico (MI) Tel. 02.45.84.543 Fax 02.45.82.267 info@italbond.com www.italbond.com

Dalla plastificazione alla stampa a caldo, dalla serigrafia alla stampa offset UV e digitale. La rinnovata Italbond si propone sul mercato con una capacità unica di soddisfare le esigenze di ogni cliente nei più disparati settori mantenendo sempre qualità, affidabilità e flessibilità

Una realtà potenziata, arricchita, più efficiente e creativa. Parliamo di una rinnovata Italbond che, grazie alla partecipazione di Graphic Point nell’ambito del processo tecnologico, oggi è in grado di offrire un’ampia gamma di prodotti e lavorazioni, utili a soddisfare le necessità di ogni tipologia di clientela. I formati realizzabili vanno dai più piccoli fino alle dimensioni più importanti, la stampa digitale incontra la stampa offset UV in un connubio perfetto e il laboratorio prototipi è una delle ciliegine sulla torta di questa bella e rinnovata azienda. I dettagli di questa strategia ce li racconta Monica Annesini, Responsabile marketing e Comunicazione di Italbond.

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Che apporto è arrivato a Italbond grazie alla collaborazione con Graphic Point? Graphic Point ha conferito macchinari in grado di effettuare lavorazioni che già erano note a Italbond, ma arricchendole di un formato superiore e tecnologie diverse, con la logica conseguenza di un innalzamento della capacità produttiva. Accanto a questi sono arrivati in Italbond macchinari per lavorazioni nuove quali: la stampa offset UV, la stampa digitale e il laboratorio prototipi. Facciamo un riepilogo di tutte le lavorazioni che siete in grado, oggi, di fare dopo questa unione? La gamma è veramente varia e completa per un servizio a

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360 gradi per i nostri clienti e per ogni tipo di necessità. Si va dalla plastificazione alla verniciatura, dalla serigrafia alla stampa a caldo, fino al rilievo, alla stampa offset UV, alla stampa digitale e alla realizzazione di prototipi, come dicevamo poco fa. Che strategia commerciale seguirete per fronteggiare il mercato? Il nostro obiettivo è trasmettere un messaggio di forza e sicurezza nei nostri mezzi, di grande competenza e profondo know how derivante dall’esperienza decennale di entrambe le realtà e di grande volontà di diventare leader del mercato per qualità, affidabilità e flessibilità. Il nostro mercato di riferimento tuttavia non cambia e non cambierà. Per l’edizione presente a Smau, di Digitalic, avete realizzato una busta limited edition. Tutto oro che luccica… Sì, la busta è stata realizzata con la stessa carta della cover di Digitalic ed è frutto collaborazione di Italbond con gli altri partner di Digitalic, fa parte del progetto di immagine coordinata che abbiamo realizzato per questo numero speciale. Sulla busta per quanto ci riguarda direttamente abbiamo proceduto a effettuare una bella stampa a caldo che è soltanto un assaggio delle lavorazioni più complesse e innovative che abbiamo realizzato sulla cover. Funge un po’ da antipasto e lascia immaginare la ricchezza del contenuto e della copertina (maggiori dettagli nella rubrica White Paper, ndr).


Digitalic per Magirus

GRANDI STRUMENTI PER PICCOLE IMPRESE

VMWARE: UNA NUOVA OFFERTA DI SOLUZIONI PER LE PMI

Virtualizzazione con Magirus

«La virtualizzazione è una tecnologia che aiuta le imprese, soprattutto in questo periodo – spiega Andrea Massari, country manager di Magirus Italia – perché rende possibile aumentare le prestazioni e i servizi a disposizione dell’azienda riducendo contemporaneamente i costi e le complessità. Magirus distribuisce le soluzioni VMware e assiste i rivenditori, che sono i veri interlocutori delle Pmi, nella realizzazione di progetti: nessuna soluzione nel campo della virtualizzazione può essere realizzata senza una profonda conoscenza delle imprese clienti. Anche per questo, i rivenditori sono insostituibili e riescono a comprendere le esigenze tecnologiche e di business. Noi come distributore a valore sappiamo affiancare i var in questa attività mettendo a disposizione tutte le nostre competenze tecniche e di business».

La virtualizzazione fa bene alle imprese, anche a quelle medie e piccole. Per questo VMware ha presentato la suite VMware vSphere® 5.1 che aiuterà le Pmi a semplificare e proteggere il proprio IT grazie all’adozione delle soluzioni per la virtualizzazione, la business continuity e la gestione automatizzata. Una ricerca promossa recentemente da Spiceworks ha evidenziato come il 77% delle Pmi stia già utilizzando o abbia già pianificato di utilizzare software di virtualizzazione durante la seconda metà del 2012. La ricerca ha inoltre sottolineato come, tra le aziende che hanno già compiuto il processo di virtualizzazione, oltre il 75% abbia scelto VMware vSphere quale soluzione di virtualizzazione. «Le richieste essenziali di ammodernamento dell’IT – al fine di garantire la continuità delle attività, bilanciare la fornitura e la domanda di servizi IT, essere in grado di rispondere rapidamente alle richieste del business – sono identiche indipendentemente dalla grandezza dell’azienda», afferma Russ Stockdale, vice president e general manager SMB Solutions di VMware. «La sfida maggiore che le Pmi devono affrontare è far fronte a queste richieste con una divisione IT di proporzioni ridotte – prosegue il manager –. Le soluzioni VMware per le piccole e medie imprese garantiscono loro una business continuity e una gestione a livello

di grande azienda, accessibile però anche a uno staff IT di dimensioni più ridotte e a singoli professionisti grazie alla capacità di ridurre la complessità del deployment, dell’operatività e della sicurezza di questi sistemi». VMware vSphere è la piattaforma di virtualizzazione più sicura e diffusa nel mondo. Basata sull’architettura hypervisor maggiormente comprovata e affidabile disponibile sul mercato, VMware vSphere garantisce le prestazioni e la disponibilità delle risorse per le applicazioni business-critical più esigenti. VMware vSphere® 5.1 include oltre 100 nuove funzionalità e miglioramenti per potenziare l’efficienza, ridurre i costi delle operazioni IT fino al 30% e garantire i livelli di servizio delle applicazioni. VMware vSphere® 5.1, tra le nuove funzioni, comprende: • VMware vSphere® 5.1 Essentials Plus – Virtualizzazione avanzata in un’unica e semplice soluzione; • VMware vSphere Replication – Semplificazione del disaster recovery per tutte le applicazioni; • VMware vShield Endpoint™ – Messa in sicurezza delle macchine virtuali; • VMware vSphere® 5.1 standard con Operations Management; • Nuova versione di VMware Go™ Pro che semplifica ulteriormente il deployment e la gestione. Per tutte le informazioni su VMware vSphere® 5.1, si consulti il link http://tinyurl.com/8lykefq.

Contatti MAGIRUS ITALIA SPA Via Gozzano, 14 20092 Cinisello Balsamo (Milano) Tel. +39 02 618 604 1 Fax +39 02 618 604 5


SPECIAL PRINTING BOOK COLOUR Via delle Ripe, 5 24020 Villa di Serio (Bg) Tel. e fax 035.660867 www.bookcolour.com

Per parlare della storia di Book Colour bisogna partire dalle origini delle preziose lavorazioni dalle quali l’azienda ha tratto il suo successo. Due sono le tecniche che venivano utilizzate come decorazione e che erano eseguite senza corrente elettrica. Parliamo del taglio colore opaco effettuato a spugna e del taglio oro lucido eseguito in lamina metallica, lavorazioni che sono progressivamente sparite nel corso degli anni Ottanta. Nel taglio colore veniva imbevuta una spugna con colori all’anilina e, con mano ferma, veniva adagiata in modo uniforme sui bordi dei libri chiusi all’interno di un torchio, senza passare due volte per evitare la penetrazione (detta anche “millepiedi”) sul piano della carta in prossimità del taglio. Questa tecnica, risalente a tempi antichi, serviva come decorazione per diversificare le pubblicazioni religiose da quelli normali. Oggigiorno questa nobilitazione prende il nome di labbratura opaca e viene eseguita manualmente con lo stesso risultato estetico, anche se i macchinari a getto

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Viaggio al centro di un’eccellenza italiana. Book Colour è un’azienda unica nel suo genere e ha brevetti internazionali convalidati nelle realizzazioni di lavori preziosi come la labbratura lucida in stampa a caldo. Una vera arte, le cui origini affondano indietro nel tempo

d’inchiostro che vengono impiegati riducono molto il problema del millepiedi e aumentano la velocità di produzione, con il vantaggio di poter utilizzare una vasta gamma di colori a scelta dalla cartella colori Pantone sezione U. L’inchiostro applicato, inoltre, è water based e di derivazione alimentare. Il taglio oro in lamina, invece, non era altro che l’applicazione di una foglia che veniva

ricavata dal battiloro di professione che, grazie a un enorme martello, batteva il lingotto d’oro fino ad assottigliarlo e ridurlo a uno spessore di pochi micron (più sottile della carta stagnola abitualmente usata in cucina, per intenderci). Come collagene veniva utilizzato l’albume d’uovo montato a neve e per lucidare la lamina si impiegava una pietra agata, secondo un’antichissima tradizione. Oltre a diversificare le pubblicazioni religiose dalle altre, questa lavorazione preservava la carta stessa, in quanto gli acari della polvere non riuscivano a mangiarne la fibra trovandosi davanti un piano elettrostatico quale è la lamina metallica nel taglio oro. Da qui il motivo per il quale alcune pubblicazioni presentano il taglio solo in testa. Oggigiorno tale lavorazione viene denominata labbratura lucida in stampa a caldo, che utilizza (solitamente) nastri a bobina in oro o argento lucidi a specchio della Kurz, uno dei pochi fornitori a livello mondiale a produrre foil per labbratura di massima qualità con effetto di lamina. La differenza è, infatti, fondamentale visto che il foil non è una vera e propria lamina, ma un composto di resine, polveri di alluminio e collageni applicati su un supporto plastico a trasferimento termico. Per riuscire a distinguere il foil dalla vera lamina basterebbe utilizzare un semplice tester, che non danneggia il prodotto. Il test è in grado di verificare la conducibilità della corrente nel materiale. Risultato? Se l’ago del tester non si muove il materiale usato molto probabilmente è una lamina imitazione,quindi una “semplice” labbratura a caldo effetto a specchio.


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ffriamo ai nostri clienti proget tazione prototipazione e p r o d u z i o n e d i particolari lavorati e decorati con macchinari l aser di ultima generazione. Decoriamo vera pelle e tessuto, cuoio ed ecopelle, realizziamo traforature artistiche non realizzabili con tecniche tradizionali con minimi costi di impianto e piccole tirature


2SOCIAL

I CLIENTI VOGLIONO ESPERIENZE Barbara Bonaventura Si laurea con lode a Padova e, dopo un periodo di ricerca per l’Università di Venezia, inizia a dedicarsi professionalmente al marketing strategico tradizionale e digitale. Dal 2004 è alla Direzione Marketing di Mentis, società di consulenza italiana dedicata all’innovazione aziendale. Dal 2005 è vicepresidente di AICEL - Associazione Italiana Commercio Elettronico. Amir Baldissera Insegna Gestione d’Impresa all’Università di Padova. Laureato in Scienze Cognitive con uno dei primi lavori italiani sulla Vita Artificiale. Dal 2004 è Direttore Operativo di Mentis e si occupa di progetti di innovazione strategica e marketing. Membro del consiglio direttivo dei Giovani Imprenditori di Padova, segue i rapporti con l’università e le startup.

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I giochi si stanno facendo sempre più duri. Per chi in azienda è incaricato di sviluppare e creare business il 2012 non è certo un anno facile. Oggi siamo costretti a dare il meglio, uscendo dal pensare comune e rivedendo procedure e passaggi che fino a ieri davamo per scontati. In quest’ottica vi parliamo di un nuovo approccio di marketing. Un

I

approccio che riscopre la centralità del cliente concepito primariamente come persona. Per presentarvi questa nuova opportunità di marketing prendiamo spunto da una ricerca di Oracle commissionata a Harris Interactive. Tre semplici dati: • l’86% dei clienti pagherebbe di più per un’esperienza di consumo migliore; • l’89% dei clienti passa a un

concorrente a causa di un esperienza di consumo povera; • il 79% dei clienti che ha condiviso online l’insoddisfazione per queste esperienze povere non ha ottenuto risposta al reclamo. Come vedete non si parla di esperienza negativa, ma di esperienza povera! Dunque, riprendendo le conclusioni stesse della ricerca, si deduce che oggi sono i clienti a decidere. Con globalizzazione e Internet che forniscono una scelta pressoché infinita, il potere è passato dalle aziende ai consumatori. Tale passaggio rende impossibile per le aziende mantenere una differenziazione basata solo


RISORSE

su prezzo e prodotto. La sola opzione disponibile si basa sull’esperienza del cliente. Sono dati indubbiamente stimolanti. In un mercato stagnante e faticoso da presidiare, il riuscire a ingaggiare clienti e prospect in modo virtuoso e premiante – in termini di fatturato – non è certo facile. In più, il focus sull’esperienza è particolarmente interessante in questa fase di mercato in cui il processo di “commoditization” ha subito un’accelerazione sostanziale. In altre parole, oggi più che mai, agli occhi dei clienti, le differenze tra prodotti/ servizi si fanno labili, i margini crollano e la scelta d’acquisto viene fatta solo sulla base del prezzo. Questa mancata percezione delle diversità di prodotto non è principalmente dovuta al fatto che queste sono perlopiù centrate su elementi poco rilevanti per i mercati che non sono interessati a riconoscere un “premium price”. Per chiarire meglio il tema, facciamo un semplice esempio che viene spesso usato nel marketing delle esperienze. Pensiamo ad una commodity per definizione: i chicchi di caffè. Le aziende che si occupano di torrefazione acquistano i chicchi a circa 3 dollari all’oncia che significa 5 cent a tazza. A seguito delle lavorazioni e delle fasi di packaging i chicchi diventano un prodotto vero e proprio uscendo dal semplice mercato indifferenziato. Grazie a questi passaggi, il valore passa da 10 a 50 cent a tazza (a seconda del brand e della confezione).

Quando ci beviamo il nostro caffè al bar – pagandolo da 1 a 1,5 euro – stiamo facendo un ulteriore passaggio in quanto di fatto non stiamo più acquistando un semplice prodotto, ma un servizio (qualcuno che sceglie per noi il caffè e ce lo fa trovare pronto). E fin qui tutto nella norma. Poi però pensiamo alle catene di caffetterie sparse nel mondo, Starbucks in primis, dove il costo dei caffè supera tranquillamente i 5, 6 euro. Cosa avviene perché un cliente sia disposto a pagare 5 volte tanto lo stesso servizio? Sto ancora acquistando – e pagando – per bere un caffè o sto scegliendo di spendere per altro? In quest’ottica l’esperienza non è solo un elemento differenziante, ma diventa una vera e propria fonte di introiti. Interessante no? Per chiudere il cerchio, aggiungiamo i dati provenienti da uno studio in cui si è dimostrato come inserendo una componente esperienziale all’acquisto questo diventi molto più

rilevante per il cliente e lo faccia automaticamente uscire dall’arena dei confronti diretti con la concorrenza. Basti pensare a come vende Ikea per capire il passaggio. Chiudiamo con le parole di Lasalle e Britton, contenute nel volume Priceless: «L’esperienza di valore rappresenta oggi per le imprese ciò che la qualità rappresentava per le aziende degli anni Settanta e Ottanta. In quegli anni le società che offrivano una qualità inferiore ne risentivano sul piano finanziario e vedevano declinare la loro quota di mercato. Oggi le aziende che non offrono valore ai loro clienti sono destinate a fare la stessa fine. Non è una scelta. L’evoluzione ci dimostra che è una strategia obbligata e che occorre agire subito. I clienti ci dicono che bisogna farlo adesso e noi lo diciamo a voi: bisogna farlo subito. Se non siete in grado di fornire un’esperienza di valore, lo faranno i vostri concorrenti, a spese vostre».

http://tinyurl.com/9ph5fsm Il centro del potere negli acquisti è cambiato: oggi, grazie alla globalizzazione e alla disponibilità di infiniti mezzi di informazione, le decisioni sono tutte nelle mani dei consumatori. Le aziende non posso più differenziarsi solo agendo sulle leve del prezzo e del prodotto. In questa ricerca Oracle presenta alcuni interessanti spunti su come stia cambiando la relazione tra brand e clienti.

http://tinyurl.com/9w4x8bp La storia di Lush Cosmetics… prodotti per la cura del corpo che mirano a un’esperienza multisensoriale, in punti vendita immersivi.

http://tinyurl.com/cxcmpku Ikea non vende solo prodotti, ma un’esperienza di vita. In questo video si comprende la filosofia dell’azienda che ha fatto di tale esperienza il suo strumento principale.

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APP Realtà aumentata

L’era degli spot urlati è finita. I mercati sono ormai stanchi e pressoché insensibili alle moine delle aziende che ripetono a se stesse quanto siano brave. Per raccogliere informazioni e suggerimenti che aiutino alle scelte di acquisto, le persone – sia per i mercati B2C, sia per i mercati B2B – preferiscono rivolgersi alle proprie reti sociali. Reti che grazie ai social network oggi sono davvero facili da raggiungere e risultano oltremodo tempestive – molto più dei vari customer

L’

service – nel dare risposte adeguate alle esigenze di ogni singolo utente (foto 1).

Mobile, tablet e smartphone Usciti dai confini della “moda” per tecnofili, oggi l’utilizzo di strumenti di mobilità è quanto mai pervasivo. Negli Stati Uniti il 42% degli utilizzatori di telefonia ha uno smartphone, in E5 (i cinque stati europei di riferimento, ovvero Francia, Germania, Spagna, Italia e Regno Unito) la percentuale sale fino al 44%. Già nel 2011 l’utilizzo di App aveva superato l’impiego dei browser Web e

L’autunno 2012 è da più fronti definito “caldo”. Ecco qui tre trends che caratterizzeranno particolarmente l’ambito business e una nuova possibilità che sfrutta le opportunità offerte da ciascuno: calo pubblicità tradizionale; Mobile, pad e smartphone; realtà aumentata Amir Baldissera

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oggi questa tendenza si rafforza ancora di più. Alla distribuzione di massa degli smartphone si affianca il fenomeno dei tablet che negli USA ha raggiunto quota 40 milioni di vendite in soli due anni (foto 2, http://www.youtube.com/ watch?v=L3li207NZbA). E la sfida è ancora aperta: a ridosso del Natale verranno lanciati i tablet destinati ai bambini in modo da coprire una fascia di mercato estremamente redditizia (per ulteriori informazioni si veda il link http:// vitadigitale.corriere. it/2012/09/10/tabeo-ilnuovo-tablet-per-bimbi/).

La realtà aumentata è il prossimo passo della tecnologia. Al pari dell’ingresso del mobile, avrà un influsso travolgente. Il poter far interagire il mondo reale con quello dell’informazione aprirà prospettive e opportunità veramente interessanti. Non è un caso se, dopo il lancio del prototipo da parte di Google, ora anche gli stilisti stanno creando occhiali ad hoc: se anche il mondo della moda ci si mette… L’utilizzo degli occhiali sarà un passaggio ulteriore, in quanto già oggi è possibile sfruttare la realtà aumentata attraverso i dispositivi mobili. Di sicuro però un tocco fashion aiuterà ancor di più la diffusione del concetto alla massa critica (foto 3, http://www.youtube.com/ watch?v=9c6W4CCU9M4&f eature=player_embedded#!).

The next big think: Experenti Un progetto made in Italy che raccoglie le potenzialità



APP

dei trend precedenti e li combina in ottica business. Experenti è un nuovo modo per creare opportunità di business che si basa sul marketing esperienziale. La pubblicità tradizionale ha perso di efficacia, mentre la condivisione di suggerimenti risulta essere molto

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performante. Cos’è che le persone amano condividere maggiormente? Ovviamente le occasioni che le hanno viste protagoniste, le situazioni dove hanno preso parte a un’esperienza – anche di consumo – speciale. Attraverso la creazione di

esperienze ad hoc, Experenti permette di catturare l’attenzione dei nostri mercati e di renderli fedeli promotori del nostro marchio. Per lasciare il segno nel cuore e nell’intelletto dei mercati, Experenti introduce stimoli ed elementi su molteplici livelli che operando assieme garantiscono delle performance fino a oggi impensabili: • SENSE. È possibile far provare un’esperienza sensoriale: udito, vista, tatto e diversi canali per trasferire il messaggio; • FEEL. Cosa c’è di più forte e contagioso di una emozione? L’integrazione del mondo con la realtà aumentata permette di creare situazioni ad alto impatto; • THINK. La sfida intellettuale, l’enigma da sempre sono in grado di catturarci. L’inserimento di indovinelli, giochi e rompicapi mantiene sempre attiva l’interazione e il livello dell’attenzione elevato; • ACT. L’azione congiunta al pensiero rompe gli schemi di fruizione passiva. L’interagire veramente con il contesto è un canale performante e attualmente ancora sottoutilizzato; • RELATE. L’uomo è un animale sociale. La spinta alla condivisione è fortissima, si tratti di rafforzare il proprio status sociale, si tratti di fornire informazioni utili, lo “share” è praticamente garantito. L’ottica è ribaltata rispetto alle strategie di marketing tradizionale: non è più l’azienda che parla di sé, ma crea un legame esperienziale forte che farà sì che la diffusione di valori, offerte e prodotti avvenga in modo assolutamente naturale. L’elemento di rottura – e di grande innovazione – portato da Experenti è l’inserimento massivo della tecnologia avanzata, nella fattispecie della realtà aumentata veicolata attraverso il mobile. Tecnologia, marketing ed esperienza si fondono in una storia con al centro un brand e il suo mercato, creando una relazione pervasiva e inattaccabile dalla concorrenza. Experenti non si limita ad aumentare la realtà, ma disegna un tema, una storia, una narrazione che coinvolge da protagonista il cliente immergendolo totalmente in un mondo creato per rafforzare il legame con il brand stesso. E come le favole della buona notte: certi racconti diventano veramente indimenticabili…


Digitalic per Adobe

UNA NUOVA OCCASIONE PER IL CANALE

ADOBE ACROBAT XI: UN MODO PIÙ SEMPLICE DI LAVORARE

Le aziende cercano nuovi strumenti per gestire in maniera efficace l’esplosione dei dati digitali. Adobe risponde alzando il sipario sulla nuova famiglia di prodotti Adobe Acrobat XI. Un nuovo, importante strumento di business che, attraverso il supporto capillare di un distributore a valore come J.Soft, Business Unit di Computer Gross, arriva ora nelle mani dei rivenditori italiani

Gestire in maniera efficace e puntuale le informazioni e la marea montante di dati, di ogni forma e dimensione, che ogni giorno nascono e viaggiano fuori e dentro alla rete aziendale. Non c’è oggi un’impresa, in Italia e nel mondo, che non si trovi ad avere in cima alla propria agenda la necessità di affrontare un simile problema. Dalla capacità o meno di farlo infatti, al tempo del cloud e dei Big Data, dipendono gran parte delle sorti di queste imprese. Un’esigenza prioritaria dunque alla quale Adobe oggi risponde, puntuale, annunciando la nuovissima famiglia di prodotti Adobe Acrobat XI. «Una soluzione intuitiva – spiegano dalla società, da sempre protagonista nel mondo della gestione documentale – per sfruttare al meglio i documenti e le potenzialità del formato Pdf con una protezione avanzata e una riduzione del tempo e dei costi legati alla gestione documentale». Tutto è possibile dunque, compresa l’opportunità concreta per gli operatori di canale di sviluppare nuovi e importanti business a valore.Grazie a una simile soluzione, i rivenditori Adobe – supportati sul territorio in maniera capillare da un distributore come J.Soft, Business Unit di Computer Gross – potranno infatti presentarsi ai propri clienti come consulenti di fiducia. Partner fidati in grado di supportarli nell’affrontare una sfida per loro decisiva, con una soluzione capace di semplificare e rendere più sicuro il loro flusso di lavoro.

Due versioni, mille opportunità Nello specifico comunque due sono le versioni che fanno parte di questa nuova famiglia di software targati Adobe: Adobe Acrobat XI Standard e Adobe Acrobat XI Pro. Con Adobe Acrobat XI Standard gli utenti hanno a disposizione strumenti intuitivi e affidabili per la creazione, la modifica e la firma di documenti, mentre il reparto IT può usufruire di mezzi avanzati per migliorare la sicurezza e semplificare la gestione del software. La distribuzione del programma può essere ottimizzata grazie al supporto per Microsoft Sccm/Scup;

anche la compatibilità con Microsoft Windows 7 e 8 e l’integrazione con Microsoft Office e SharePoint offrono notevoli vantaggi. Adobe Acrobat XI Pro garantisce agli utenti una soluzione completa per l’utilizzo e la gestione di documenti e moduli Pdf e semplifica all’IT la distribuzione e la gestione continua del software. Le migliori funzionalità di protezione dei documenti, il supporto di strumenti per l’automazione della distribuzione e la possibilità di pianificare in modo prevedibile gli aggiornamenti con patch cumulative, consentono di ridurre i costi e le difficoltà della gestione del software. I nuovi strumenti di modifica e le avanzate funzionalità di esportazione di documenti Pdf nei formati originali di Microsoft Word, Excel e Powerpoint consentono agli utenti di ottenere maggiori risultati in meno tempo e fanno di Adobe Acrobat XI il miglior software per la perfetta integrazione dei flussi di lavoro con Microsoft Office.

Contatti: ADOBE SYSTEMS ITALIA C. Dir. Colleoni - Pal. Taurus A3, Viale Colleoni, 5 20041 Agrate Brianza (MB) Tel. 039 65501 Fax 039 655050 www.adobe.com/it/

Contatti COMPUTER GROSS ITALIA SPA Via del Pino, 1 50053 Empoli (FI) Empoli tel. 0571 9977 Milano tel. 02 21001 www.jsoft.it www.computergross.it


MRKTNG SIDE THE

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C’ERA UNA VOLTA UNA REGINA CHIAMATA TV, O FORSE NO Matteo Ranzi Negli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di Marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.

Questo mese vedremo perché la televisione non è – e non è mai stata – al primo posto degli investimenti pubblicitari delle aziende italiane. Poco tempo fa, c’era una regina chiamata televisione. Il suo regno incontrastato era quello della pubblicità. Tutte le volte che un suddito chiedeva agli esperti di corte chi regnasse nel mondo degli investimenti pubblicitari, la risposta era univoca: la televisione. In realtà le cose non stavano proprio così. Ma procediamo con ordine e

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riprendiamo la storia. Fino alla fine del secolo scorso, per pubblicizzare la propria attività ed i propri prodotti, i mezzi erano principalmente: televisione, stampa, radio, cinema, affissioni, fiere ed happening,

LA TELEVISIONE NON E’ MAI STATA LA REGINA DELLA PUBBLICITA’ DELLE IMPRESE ITALIANE: BASARSI SUL FLUSSO DI DENARO CHE CONFLUISCE NEI DIVERSI MEDIA NON PERMETTE DI CAPIRE IN CHE DIREZIONI LE IMPRESE SVILUPPANO VERAMENTE LE PROPRIE COMUNICAZIONI PUBBLICITARIE.

sponsorizzazioni e gadget. In seguito Internet si diffuse sempre più nelle case degli italiani e, alcuni anni or sono, un manipolo di pionieri coraggiosi incominciò a sperimentare la nuova via dei media digitali: e-mail


Da quel momento in poi le leggi che hanno sempre governato il rapporto tra imprese e clienti sono cambiate in modo definitivo e il media digitale si è arricchito di sempre più strumenti di interazione con i clienti, numerosi dei quali gratuiti. A questo punto della storia il concetto tradizionale di pubblicità incomincia a perdere consistenza, oscurato sempre più dalla necessità di dialogo e di “engagement” delle persone tramite gli strumenti della Rete. Questa è la versione sintetica e semplicistica di come sono andate le cose. Al termine di ogni anno di questa storia, gli esperti

di corte producevano il bollettino dell’andamento della pubblicità e la televisione risultava essere sempre la regina del reame. Ancora oggi è così, come si evince dall’interessante analisi pubblicata da AssoComunicazione a giugno che aiuta a comprendere come si chiuderà il 2012 in termini di investimenti pubblicitari in Italia. Il mercato totale segnerà una perdita del 7%. Al primo posto avremo la televisione con il 51% del totale degli investimenti pubblicitari, in calo dell’8,6% sul 2011. La stampa si troverà in seconda posizione con il 22,1%, in diminuzione del 6,1% sullo scorso anno. Al terzo posto, in crescita del 12,7%, ci sarà il digitale con il 15,1% del mercato. A seguire avremo, tutti in decrescita, la radio con il 5,9%, le affissioni e il cinema. Perché dunque sostengo che la televisione non è mai stata la regina della pubblicità delle imprese italiane? Perché basarsi sul flusso di denaro che confluisce nei diversi media non permette di capire in che direzioni le imprese sviluppano veramente le proprie comunicazioni pubblicitarie. Il numero di soggetti che hanno investito ed investono nella tv è infatti irrisorio rispetto al numero totale delle aziende italiane. Lo è sempre stato. La televisione quindi non ha mai dominato le maggior parte delle scelte, ha solamente drenato investimenti elevati da parte di poche imprese. Il vero Re è il digitale: questo è il media più utilizzato dalle Pmi ormai da anni. Fine della storia… per ora.

RISORSE

marketing, Web site aziendali, pubblicità tramite banner in portali e motori di ricerca e pubblicità su siti di terzi. Poi, grazie a un appassionato di caccia che lanciò il primo Web-log (blog) nel 1997, prese piede un cambiamento rivoluzionario che venne definito “Web 2.0” nel 2004 da Tim O’Reilly. In pratica le persone diventarono protagoniste della Rete, come testimoniato da una delle copertine del Time del 2006 (intitolata Person of Year: You), ed il Web diventò un flusso continuo di conversazioni “peer to peer” tra persone e persone e tra persone e aziende.

http://tinyurl.com/bww5ohw La famosa copertina del Time pubblicata a fine 2006 che riconosce formalmente il ruolo delle persone nella Rete.

http://tinyurl.com/ccvb9yd Previsioni di chiusura degli investimenti pubblicitari nel 2012 in Italia secondo AssoComunicazione. È prevista una flessione pari al -7%.

http://tinyurl.com/c75lh «Nel gergo di Internet, un blog è un particolare tipo di sito Web in cui i contenuti vengono visualizzati in forma cronologica». Che cosa è un blog e qual è la sua storia, un percorso da scoprire attraverso una buona sintesi leggibile su Wikipedia.

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ATTUALITA’ Wildix, un’eccellenza italiana nel mondo delle comunicazioni innovative e unificate. Un’eccellenza tutta da scoprire grazie a un reportage esclusivo disponibile collegandosi a questo QR code

Stefano Osler, amministratore delegato di Wildix

Il successo di Wildix Academy ha convinto i manager della società a rilanciare la formula del roadshow, partito lo scorso 25 settembre e che, in 20 appuntamenti, attraverserà l’Italia Marco Lorusso

Comunicare in maniera innovativa è il loro mestiere ma, allo stesso tempo, sanno che in un Paese come l’Italia, soprattutto quando si parla di canale indiretto, non esiste nulla di più attuale e innovativo di una stretta di mano e di una parola tanto cara ai più, la prossimità. Le relazioni – personali, intense, consulenziali e di valore – sono la linfa vitale dei rivenditori italiani, il loro os-

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Gestione unificata delle minacce, Utm, costi contenuti, prestazioni elevatissime a fronte di un panorama sempre più complesso e minaccioso a livello di pericoli per le infrastrutture IT. Una bella sfida per gli operatori di canale, una sfida che ora WatchGuard punta a rendere un po’ più abbordabile, mettendo a disposizione dei suoi partner la nuova serie di appliance per la network security WatchGuard Xtm 5. Una nuova famiglia che fa del più veloce throughput nella sua classe di prezzo uno dei punti di forza, senza dimenticare efficacia della sicurezza, gestibilità e facilità d’uso. Quattro i modelli disponibili: Xtm 515, Xtm 525, Xtm 535 e, per il top del-

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sigeno nonché l’esigenza primaria che li spinge a bussare alla porta di distributori e vendor. Non a caso, Wildix, società che sviluppa e produce soluzioni hardware e software di comunicazione unificata e che ha un Dna decisamente italiano, ha deciso di rafforzare ulteriormente i programmi a supporto dei business partner, organizzando con la loro collaborazione una serie di roadshow che dal 25 settembre al 16 ottobre si svolgono in

le performance, Xtm 545. Il firewall throughput “base” parte da 2 Gbps nel modello Xtm 515 e cresce fino a 3,5 Gbps nel modello Xtm 545. Il throu-

varie città italiane, da Bolzano a Siracusa. L’iniziativa si inserisce in un quadro di attività dedicate al canale che ha visto quest’anno numerosi programmi, tra cui la Wildix Academy, con sessioni di alta formazione che tra maggio e agosto hanno riscosso un notevole successo, in termini sia di partecipazione sia di gradimento. «Crediamo da sempre nel ruolo fondamentale dei business partner ai fini del successo sul mercato, e lo dimostriamo investendo continuamente in iniziative a supporto della loro insostituibile azione – sottolinea Stefano Osler, amministratore delegato di Wildix –. L’accoglienza più che lusinghiera tributata alla Wildix Academy ci spinge ad arricchire i nostri programmi, e l’organizzazione dei roadshow costituisce un ulteriore spunto per offrire al nostro canale la possibilità di dimostrare tutto il loro valore aggiunto per i clienti».

ghput con la full security offerta, abilitando i servizi Utm di prossima generazione, parte da 850 Mbps per il modello Xtm 515 e cresce fino a 1,23 Gbps per il modello Xtm 545. Per i clienti più esigenti sono disponibili le opzioni Gateway Anti-Virus, WebBlocker, spamBlocker e Reputation Enabled Defense. Inoltre, per facilitare la gestione di collaboratori in mobilità, la nuova serie WatchGuard Xtm 5 permette di creare tunnel Vpn altamente sicuri per iPad, iPhone e altri dispositivi iOS-based come per smartphone e tablet basati su Android 4.0 (Ice Cream Sandwich) o versioni successive.

La multinazionale americana rompe gli indugi e mette a disposizione dei suoi rivenditori una nuova serie di appliance per la network security: WatchGuard Xtm 5, che si caratterizza per il più veloce throughput nella sua classe di prezzo, senza sacrificare l’efficacia della sicurezza e la facilità d’uso. Una buona occasione di business per il canale che si rivolge alle medie imprese Emanuela Pasino


Digitalic per Redco

EVENTI

LA SICUREZZA SIAMO NOI

I criminali digitali sono sempre più aggressivi e sfruttano le debolezze delle aziende e delle persone. Per far capire meglio come i nuovi malviventi siano in grado di violare le aziende (e per quale motivo lo facciano) Redco Telematica e RSA, hanno organizzato insieme un evento unico. Una vera e propria sfida tra la tecnologia RSA e un Ethical Hacker. È stato un confronto avvincente che ha mostrato la tematica della sicurezza sotto una nuova luce. L’informazione su questi temi è fondamentale: Redco Telematica e RSA sono impegnate dal 2000 in una partnership profonda che non riguarda solo la commercializzazione di soluzioni, ma anche la diffusione della cultura. «Esistono siti, facilmente raggiungibili, che offrono interi set di software per portare a compimento ogni tipo di attacco: dal furto delle e-mail ai DDos – ha spiegato Massimo Cotta, responsabile marketing di Redco Telematica –. Chiunque ormai può scaricarli e utilizzarli. Nessuno è davvero al sicuro. In pochi minuti si può entrare in una rete e scoprire le password di una Webmail. Per questo occorre ripensare l’atteggiamento nei confronti della sicurezza». Alessio L.R. Pennasilico è il security evangelist di Alba S.T. e hacker, nella vera eccezione del termine che si è confrontato con Redco e RSA. «Molte aziende

– ha spiegato Pennasilico – vengono violate e non se ne accorgono nemmeno, perché l’obiettivo dei criminali digitali è cambiato: oggi puntano a entrare nelle reti aziendali, rubarne i segreti e uscirne senza che nessuno si accorga di nulla. Questi attacchi si chiamano Apt (Advanced persistent threat) e nessuno è al sicuro. Non si sfruttano solo le debolezze dei software ma soprattutto quelle umane attraverso il social engineering, ovvero il recupero di informazioni essenziali per mezzo dei social network, che permettono di conoscere i dipendenti e le aziende per avere i dati necessari a violare le reti. A volte le cose sono anche più semplici: se si vuole colpire un’azienda basta disseminare “in zona” delle chiavette Usb, magari da 32 Gb, con un malware al suo interno. L’esperimento è stato fatto e delle 100 memorie sparse ben 99 nel giro di 24 ore hanno cominciato a inviare dati all’esterno dell’azienda». Ma come proteggersi, allora, con la tecnologia? La maggior parte degli attacchi di successo (il 99,9%) sfruttano debolezze conosciute e basterebbe quindi aggiornare i sistemi per non essere colpiti. Ma soprattutto occorre inserire la sicurezza nella cultura aziendale. Anche RSA – produttore di tecnologia di

protezione ad altissimo livello – è stata vittima di una attacco Apt; tuttavia il comportamento tenuto è stato esemplare. «Non solo RSA si è accorta dell’attacco e lo ha scoperto mentre era in corso – ha spiegato Gianni Napoli, presales manager Sud Emea di RSA –, ma lo ha comunicato subito ai clienti chiarendo che cosa stava succedendo. Questo ha permesso da subito di prendere le contromisure adeguate e di mettere tutto al sicuro». La cifratura a due fattori rimane una delle armi migliori contro le intrusioni, ma nulla è superiore al “firewall umano” rappresentato dalle nostre abitudini e dalla nostra prudenza. Tutti sanno che inserire una memoria Usb proveniente da fonte sconosciuta è rischioso, tuttavia basta poco per superare queste remore. Bisogna essere accorti anche quando si affida la gestione della sicurezza a un partner esterno: la sua preparazione è l’unica garanzia che la rete aziendale sia sicura. «La selezione è fondamentale – ha concluso Elisa Mancassola, direttore generale di Redco Telematica –. Non si può pensare di dotarsi dei migliori sistemi di protezione se poi si affida il proprio network a operatori poco qualificati. Redco Telematica ha un’esperienza trentennale e una lunga serie di casi successo».

Contatti REDCO TELEMATICA SPA Via Alba, 18/A 21052 Busto Arsizio (VA) Tel. +39.0331.397600 Fax +39.0331.329901 redco@redco.it


NETWORKING

La società protagonista nel mercato del networking segue da tempo l’interessante evoluzione introdotta dagli switch Web Managed e propone una sua personalissima interpretazione del fenomeno Emanuela Pasino

Le reti di nuova generazione, le applicazioni multimediali. Aten, azienda specializzata nella progettazione e nella produzione di soluzioni avanzate di connettività, ha da tempo accettato la sfida del data center e delle reti che cambiano forma, dimensioni e soprattutto aumentano le loro esigenze in termini di prestazioni e affidabilità. Ultimo esempio in questo senso è il lancio dei nuovi switch Kvmp CS1942 e CS1944, due dispositivi dual view compatti ed estremamente performanti che possono essere utilizzati per controllare fino a quattro Mini DisplayPort computer con due monitor collegati tramite una tastiera e un

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Gli switch Web Managed sono una delle novità più apprezzate in ambito networking degli ultimi anni. Hanno il merito di occupare il segmento di mercato tra gli switch Unmanaged senza nessuna opzione da impostare e gli switch Full Managed dotati di interfaccia a

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mouse. Le unità CS1942 e CS1944 sono una nuova generazione di switch compatti Kvmp (tastiera, video, mouse, periferica) che offrono le più innovative funzionalità tecnologiche nonostante le loro ridotte dimensioni. I nuovi dispositivi possono costituire un valido complemento per qualsiasi ambiente di compu-

riga di comando che richiedevano una profonda conoscenza della struttura di rete e della sua funzionalità. Il grande vantaggio degli switch Web Managed è dunque la possibilità di configurare le principali funzioni attraverso una semplice interfaccia Web, così da non aver bisogno di formazione specialistica o di staff IT dedicato. In questo contesto ZyXel lancia la nuova serie 1910 di switch Web Managed che offre il necessario per la distribuzione di applicazioni e servizi che dipendono dalla larghezza di banda costante e dalle prestazioni, quali voce, video e servizi cloud-based attraverso la rete. Soluzione altamente competitiva nel proprio segmento, la nuova serie 1910 di switch Web Managed ha un rapporto qualità/prezzo decisamente migliore rispetto agli switch Full Managed. Inoltre, offre una gamma di prodotti a 24 o 48 porte dotati tutti di supporto Snmp, 1GB Ethernet su tutta la gamma anche in versione Power over Ethernet e porte a 10 GB Ethernet. Questo rende la serie di switch 1910 ideale per le Pmi e le aziende che desiderano implementare le comunicazioni unificate, i servizi di telefonia hosted IP e le soluzioni di monitoraggio IP, mantenendo costi contenuti.

ting grazie al loro design sottile ed elegante, per essere agevolmente utilizzati a casa o in ufficio. Gli switch CS1942 consentono di utilizzare fino a due computer mentre i CS1944 controllano fino a quattro pc da una singola postazione di lavoro, su due monitor affiancati. Inoltre, poiché gli switch supportano più piattaforme (compresa Linux), è anche possibile integrare un Mac. I nuovi modelli combinano rispettivamente Mini DisplayPort a 2 o 4 porte, con

I data center ma, soprattutto, le reti che cambiano forma, dimensioni e aumentano le loro esigenze in termini di prestazioni e affidabilità. Una sfida determinante per molti player di settore, e che il canale sta seguendo con grande attenzione proprio perché ricca di importanti opportunità di business da cogliere. Ecco la strada di Aten Marco Lorusso

2 porte USB 2.0 e un pannello frontale USB per una ricarica rapida dei dispositivi mobili. «I nostri switch Kvmp CS1942 e CS1944 sono ideali per le applicazioni multimediali particolarmente esigenti sul lato delle risorse – sottolinea Marc Salimans, sales manager di Aten Infotech N.V –. Grazie a componenti esterni ultra compatti e a un design estremamente elegante, gli switch assicurano un prezioso supporto non solo dal punto di vista tecnologico ma anche da quello estetico, per ogni applicazione di tipo IT sul desktop». I nuovi dispositivi offrono le più innovative tecnologie display digitale e audio oggi disponibili sul mercato: una risoluzione 2.560×1.600 a 60 Hz e un display 3D con 1.920x1.080 pixel a 120 Hz, senza dimenticare un suono surround con porte Spdif.


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CARTE VALORI


GIRLY TECH 108

QUANDO L’IMPRESA LA LANCIA UNA DONNA Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

Il verbo “start-up” in inglese vuol dire iniziare, cominciare, far partire. Ma se diventa un sostantivo, allora si riferisce alla fase iniziale di un’azienda, quella in cui viene costituita e lanciata. Il termine dovrebbe essere familiare a chi ha studiato un po’ di economia e a chi si tiene informato sulla tecnologia. Le pagine di cronache informatiche e hi-tech sono infatti popolate

I

da numerosi esperimenti di impresa: quando se ne parla, solitamente, è perché, intravedendone un grande potenziale, aziende di maggiori dimensioni le acquisiscono, talvolta per cifre astronomiche. Un po’ come quando si sperimenta una nuova ricetta e la si concede solo alle amiche più intime. Il valore economico di un’inedita alchimia di ingredienti, se vi si potesse attribuire, sarebbe inestimabile.

Startup famose YouTube era una startup prima di essere acquisita da Google, così come lo era Instagram prima di finire sotto l’egida di Facebook. È infatti capitato che imprenditori abili e illuminati abbiano avuto la giusta intuizione, creando qualcosa di innovativo e potenzialmente interessante per il mercato che, dopo un po’ di trattativa sul prezzo, è stato assorbito da imprese più grandi con somme da capogiro: ad esempio, 1,65 miliardi di dollari per YouTube nel 2006 e 1 miliardo di dollari per Instagram lo scorso aprile.

Questione da uomini? Le startup spesso sono percepite come un affare da uomini, così come spesso capita quando si ha a che fare con le questioni tecnologiche. Anche i dati purtroppo lo confermano: l’analisi della fondazione Mind the Bridge, che promuove in Italia un ecosistema imprenditoriale sostenibile, etico e orientato all’internazionalizzazione, dimostra come nel nostro Paese in ambito hi-tech, a fare impresa, siano perlopiù gli appartenenti al sesso forte (87%), con una quota decisamente inferiore


(13%) di donne (i dati fanno riferimento al 2011). Ma anche il gentil sesso – si sa, più portato per la cucina – sembra stia trovando la ricetta giusta: alla fine di dicembre dello scorso anno, infatti, l’Osservatorio dell’imprenditoria femminile di Unioncamere segnala che le imprese rosa sono cresciute di settemila unità rispetto all’anno precedente, con un incremento dello 0,5%: le aziende a conduzione femminile alla fine del 2011 erano circa 1,5 milioni, pari al 23,5% del totale delle imprese italiane.

Alternativa al posto fisso In fatto di occupazione, avviare una startup può essere un’ottima idea per una donna. Se dopo la maternità è difficile ritrovare un posto in azienda o se dopo una certa età diventa complicato ricollocarsi, buttarsi in un progetto imprenditoriale può rappresentare per le donne una valida alternativa a una carriera frustrante. Questa è la strada percorsa, ad esempio, da Lisa Ziri, matematica, e Silvia Parenti, ingegnere elettronico che, a 40 anni e con prole, per riqualificarsi dopo la crisi dell’azienda nella quale lavoravano ed evitare la cassa

integrazione, hanno deciso di inventarsi un prodotto nuovo. È così che hanno sviluppato Ilexis, software per l’archiviazione ideato per gli studi legali, che acquisisce dati da un documento di testo sulla base delle tecniche del Web semantico e ne fornisce un’archiviazione flessibile ed efficiente in termini di consultazione (http://nemoris.it).

Copiare con profitto Tante volte non è detto nemmeno che si debba per forza inventare qualcosa di nuovo. Si può invece fare business semplicemente copiando – con astuzia femminile – quello che è stato già inventato e ha già avuto successo. È il caso di Nonabox, www.nonabox.it, una startup nata nella fucina veneta di H-Farm. Si tratta di un’idea che tre donne hanno importato dalla Spagna: è un servizio su abbonamento che accompagna la mamma durante la gravidanza e i primi mesi di vita del bambino e che consente di ricevere a casa una selezione di prodotti utili, che le utenti andranno poi a recensire sul sito.

Qualche spina tra le rose La fase di avvio di una nuova impresa, in ogni caso, non è

semplice. Una startup deve confrontarsi con problemi concreti, come innanzitutto il reperimento dei fondi per avviare l’impresa, che può essere affidato a venture capital, concorsi sponsorizzati da aziende (in Italia ad esempio c’è Telecom Working Capital), programmi di formazione o sostegno promossi da fondazioni (Mind the Bridge) o ancora provvedimenti legislativi – uno è allo studio del Ministro Passera proprio in questi giorni (fine settembre, ndr). Un ulteriore aspetto che rischia di soffocare le startup è la complessità burocratica e fiscale del nostro Paese. Lo dichiara in un’intervista anche Linnea Passaler (www.youtube.com/ watch?v=_5o8vvGX73I), fondatrice di Pazienti. it, piattaforma di comunicazione che consente un dialogo tra medici e pazienti: l’impiego di tempo e risorse nella cura dell’iter burocratico per un’azienda piccola e con fondi limitati è deleterio. Un po’ come per me, che sono una cuoca casuale, essere obbligata a tirare fuori la bilancia per pesare gli ingredienti di una torta… A volte è davvero disincentivante.

RISORSE

Linnea Passaler, fondatrice di Pazienti.it

Timbuktu Una App che è anche una rivista interattiva per bambini, con una grafica e contenuti molto curati, frutto del contributo di un pool di esperti. Timbuktu (disponibile gratuitamente su App Store), è un progetto ideato da due giovani italiane esportate in California, Elena Favilli e Francesca Cavallo, che continua a vincere premi e ottenere finanziamenti.

Chi investe in startup Il venture capitalist è una persona che investe in un business nella sua fase iniziale o di espansione. Si tratta di un tipo particolare di investimento ad alto rischio, che si aspetta ritorni molto più alti degli investimenti tradizionali, fino al 25%. Differisce da un angel investor, il cui obiettivo è di aggiungere valore all’impresa, perché è un investitore professionista, il cui unico obiettivo è il guadagno. Per approfondire l’argomento si può leggere Venti anni di private equity, a cura di Giampio Bracchi e Anna Gervasoni, Milano, EGEA, 2006 VIII, 197 p.

Startup gastronomica Foodspotting è una guida al cibo: funziona condividendo foto dei propri piatti preferiti e indicandone la geolocalizzazione. L’applicazione è disponibile per tutte le piattaforme. Fondatrice è Alexa Andrzejewski (www. foodspotting.com).

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GEEK CHIC

1 Pannocchie glamour

Un design minimale ma di grande effetto, un set da scrivania molto chic e molto eco, dato che è realizzato con plastiche derivate dal mais e alimentato da piccoli pannelli fotovoltaici. Il set Maizy (radio, calcolatrice, sveglia e torcia) è stato progettato da uno studio italiano, Spalvieri - Del Ciotto (www.spalvieridelciotto. com), che ha scelto di creare una collezione unica di oggetti in PLA (derivato dalla fermentazione di materie vegetali) alimentati con energia solare. Ecologico in tutto insomma, ma senza rinunciare al glamour. La collezione Maizy è prodotta da Lexon a prezzi davvero competitivi. http://youtu.be/A_aX7zq7j48

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2 Energia seduta

Stare seduti è ecologico e molto tecnologico, almeno se si dispone della scrivania Unplugged: un sistema ingegnoso, inventato da Eddi Törnberg, che sfrutta l’energia prodotta mentre stiamo semplicemente seduti. L’idea innovativa è che l’utente non deve cambiare in alcun modo il suo comportamento. Il tappeto sfrutta l’energia piezoelettrica generata dai passi e dallo sfregamento della sedia su di esso, la sedia stessa accumula energia quando ci si siede e si scalda la parte superiore: la differenza di temperatura con la parte inferiore genera energia elettrica. Unplugged non è ancora in grado di alimentare un computer, ma può tenere accesa una lampada. www.edditornberg.se

1

2

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3 La macchina di legno

Un’auto fatta di legno e spinta da un cacciavite elettrico alla velocità di 24 km/h. Questo è Rennholz, il progetto di tre studenti universitari tedeschi: Jirka Wolff, Andreas Patsiaouras e Marcel Heise. Notevole per design e risultati, il modello è stato creato per partecipare alla gara HAWK, nella città di Hildesheim, che impone come regola veicoli propulsi appunto da un cacciavite elettrico. Grazie al legno è stato creato un mezzo del tutto ecologico che potrebbe raggiungere prestazioni maggiori se dotato di batterie più potenti al posto delle semplici stilo usate in gara. La scelta del legno del resto non è solo “stilistica”, ma assicura un’ammortizzazione naturale. Forse non lo vedremo sulle strade, ma Rennholz ha lasciato il segno e se l’e-mobility sarà il futuro dei trasporti, questi veicoli innovativi ne rappresentano le prime avvisaglie. www.rennholz.com

4 Il design del parassita

Attacca e distrugge le conifere, soprattutto in Montana, negli Usa. Lo scarabeo dei pini sta compromettendo ampie zone boschive: si riproduce a dismisura, grazie al clima invernale più mite, e scava caverne orizzontali nel fusto degli alberi, che nel giro di un anno devono essere abbattuti. Tale azione devastante crea delle striature blu nel legno, che ora viene recuperato – non potendo essere usato per altri scopi – da Bad Beetle (Scarabeo Cattivo), creatore di una serie di accessori per iPad, iPhone e MacBook: le striature dello scarabeo disegnano bio-graffiti che rendono ogni pezzo diverso dall’altro. Oltre che al Dendroctonus ponderosae (nome scientifico dell’insetto), il merito va ai designer, che hanno ideato una linea di accessori davvero originale. http://badbeetle.com


smau innovazione di casa nelle città

smart city roadshow è l'iniziativa di smau e anci declinata in cinque tappe sul territorio italiano per valorizzare e mettere a fattor comune le iniziative emergenti nel nostro paese, oggetto del tavolo di lavoro smart city della cabina di regia del governo, che diventano così patrimonio a disposizione della business community per costruireLla "via italiana alle città intelligenti". a smau, un ciclo di laboratori in cui presentare casi di successo in ambito smart city, un premio dedicato, un'area start up e un evento istituzionale per delineare lo scenario di mercato nazionale e internazionale. BARI 6-7 FEBBRAIO 2013

TORINO 27-28 FEBBRAIO 2013

ROMA 20-21 MARZO 2013

PADOVA 17-18 APRILE 2013

BOLOGNA 5-6 GIUGNO 2013

MILANO 16-18 OTTOBRE 2013

L’evento è riservato agli operatori professionali - Imprese, Amministratori Pubblici, Media -

Un’iniziativa di


GEOGRAFIA

Canada

L

112

percentuale di innovazione nel fatturato nazionale. Questa classifica ci pone al 30° posto al mondo con 4,7 brevetti richiesti per ogni miliardo di Gdp (Gross domestic product). Fanno meglio dell’Italia il Kyrgyzstan, l’Armenia, la Nuova Zelanda; superiamo però Spagna, Grecia e Bulgaria. I primi della classe sono i sudcoreani con 99 brevetti ogni miliardo di Gdp; seguono il Giappone (73), la Cina (32,2), gli USA (18,4) e la Germania (17,2). Nella mappa potete osservare tre valori fondamentali per misurare la capacità di innovazione di una stato: il numero dei brevetti registrati in termini assoluti, il numero di brevetti richiesti per ogni miliardo di dollari di prodotto interno lordo e il numero di brevetti ogni 10 milioni di abitanti. L’Italia si piazza ai primi posti solo in base all’ultimo indice (quello del numero di registrazioni per abitante). I dominatori del mondo sono il Giappone (primo per numero di registrazioni con 285.000 brevetti), gli USA (186.000), la Cina (84.500) e la Corea del Sud (75.500).

Stati Uniti

Brasile

Brevetti richiesti/Miliardi GDP

Le idee aumentano. Sono in rapida crescita le registrazioni di nuovi brevetti in tutto il mondo, nonostante la crisi. L’ultimo incremento misurato dal Wipo (World intellectual property organization) è del 7,2%, con Usa e Cina che guidano il balzo. La proprietà intellettuale reagisce alla crisi e miglioria in tutti gli indicatori: domande di registrazione, brevetti accolti, marchi registrati. Migliora l’efficienza delle idee. Con un prodotto interno lordo mondiale che cresce del 4%, i brevetti registrati aumentano del 7,2%: con meno ricchezza a disposizione “nascono” le invenzioni. Se i brevetti misurano la capacità di innovazione di una nazione, l’Italia non sta attraversando un periodo felice. I dati raccolti a fine 2011 attribuiscono al nostro Paese 7.579 brevetti, in calo (significativo) rispetto all’anno precedente. Ci superano l’Inghilterra, la Francia, la Germania, ma anche la Svizzera, la Svezia, l’Olanda… Forse la classifica più impietosa è quella che confronta il numero dei brevetti richiesti in rapporto al prodotto interno loro. In pratica una misura della

India

4,3

Brasile

1,4

Spagna

3,8

Canada 32,2 Australia

7,7

Italia 17,12 Svezia 73,7 Francia

1,1

Inghilterra

7,7

Russia

4,7

Germania 99,8 Stati Uniti 14,3 Cina

2,9

Giappone 18,4 Corea del Sud

7,0


Russia Svezia

Inghilterra Germania Francia

Corea del Sud

Spagna Italia

Cina

Giappone

India

Brasile

0,77

India

1,77

Spagna

4,23

Australia

5,41

Italia

7,58

Svezia

8,73

Canada

9,70

Inghilterra

13,79

Russia

22,37

Francia

27,73

Germania

55,05

Corea del Sud

75,53

Cina

84,55

Brevetti ogni 10mio abitanti

Brevetti totali x000

Australia

India

0,166

Cina

0,831

Brasile

1,672

Spagna

5,197

Canada

8,282

Australia

9,872

Russia 11,848 Italia

13,5

Francia 20,896 Inghilterra

32,11

Svezia 41,045 Stati Uniti 46,554 Germania 46,671

Stati Uniti 186,19

Corea del Sud 131,346

Giappone 285,00

Giappone 266,062 fonte: WIPO’s World Intellectual Property Indicators 2011, elaborazioni Digitalic

113


MAD4IT

Un po’ come la kriptonite per Superman: ogni qual volta che, nel corso di un notiziario, di un dibattito o di una colazione al bar fa la sua comparsa un minimo cenno alle dinamiche del tifo dell’Italia “pallonara”, il disgusto e lo sdegno sembrano deformare il volto e i pensieri dei più… Una reazione quasi incontrollata cui, a stretto giro, seguono una sequela di inesorabili luoghi comuni, come “in altri Paesi il tifo contro non è concepibile”, “manca il rispetto per l’avversario” ecc. Intendiamoci, non che buona parte dei pur stucchevoli luoghi comuni sopra elencati non sia vera: all’interno degli stadi vanno in scena siparietti tutt’altro che edificanti… Ma diciamo la verità, magari dimenticandoci, per una volta, il linguaggio del politically correct: chi non ha mai tifato contro qualcuno o qualcosa di insopportabilmente antipatico? Non c’è nulla di male, entro certi limiti ovviamente; si tratta della logica del noi-loro, tornata di attualità anche in un mondo IT che – complice la trasformazione del fenomeno Apple da nicchia di valore in tendenza globale – sembrava essersi assopito e appiattito. Una logica che ci sta restituendo, date anche le difficoltà economiche, un mercato ri-animato da confronti e duelli ruspanti, ruvidi. Il pensiero corre subito all’incredibile sequela di botta e risposta tra Apple e Samsung: cause milionarie, accuse, ma anche campagne di comunicazione “contro”. “It doesn’t take a genius”, recita una pubblicità Samsung uscita all’indomani dal lancio dell’iPhone 5. Lo slogan spiega che non ci voleva un genio per partorire iPhone 5 che, in qualche modo (secondo Samsung), riprende caratteristiche del Galaxy S III; non a caso la campagna si chiude con “The next big thing is already here”… e intanto a gennaio arriverà il Galaxy S IV! Ma non è tutto. La stessa Microsoft, accusata da molti di immobilismo negli ultimi tempi, ha infatti rotto gli indugi con una mossa che ha scatenato i malumori di non pochi Oem: il lancio di Surface, Marco Lorusso un tablet interamente fatto da Microsoft, dal Caporedattore Digitalic software all’hardware. Più che netto il marco@digitalic.it commento a caldo di Acer che si è augurato, a mezzo stampa, un flop… e siamo solo all’inizio! Gli scontri e le dispute ci sono sempre state nel mercato IT ma mai – forse – così numerose, aperte, “maleducatamente” sincere, dirette e, soprattutto, foriere di colpi di scena ma anche di soluzioni incredibilmente innovative. Non tutto il tifo insomma viene per nuocere e chi non salta…

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