Architettura in Città 2015

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Architettura in CittĂ 2015

30 giugno - 4 luglio / Torino metropolitana

Supplemento di TAO, periodico di informazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Torino | Registrato presso il Tribunale di Torino con il n. 51 del 9 ottobre 2009 | Iscritto al ROC con il n. 20341 del 2010 n. 1/2015

sconfinamenti


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Architettura in Città 2015

Giorgio Giani Presidente Fondazione OAT

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a sottile linea che segna un confine può essere leggera e sfuggente come la linea dell’orizzonte sul mare o pesante come una parete che ti separa da un mondo diverso; il dentro ed il fuori, la transizione del passaggio, il limite mai netto della città verso il territorio naturale, le discontinuità dettate da un corso d’acqua o da altri limiti naturali; stili di vita generati dalla storia, dalla cultura, dalla spiritualità, dalle tradizioni alimentari di popoli interi, modelli che le persone tengono strette a sé anche quando si muovono nel mondo; luoghi dove tutto questo si incontra, si mescola e deve convivere rimanendo tal quale all’origine o trasformandosi in una nuova amalgama… benvenuti nel mondo dell’architettura, del disegno urbano, della pianificazione del territorio. Sconfinare è l’esercizio tipico dell’architetto, che deve interpretare la realtà in movimento, saperla anche prevedere o guidare e dunque mettersi in gioco confrontarsi con arti e discipline diverse, alcune affini altre complementari altre ancora apparentemente lontane, la

cui relazione è forse solamente quella di utilizzare gli spazi dell’architettura e della città. L’architettura di questa nuova edizione del festival si muove in questo scenario pressoché infinito, ricercando e mettendo a confronto esempi significativi di buone pratiche con le quali i confini siano stati interpretati o esplorati. Il festival stesso sperimenta sui confini, ritrovando un’architettura nel centro della città da anni abbandonata per aver perso le sue funzioni, ma che, grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, riapre per quattro giorni. È la ex Borsa Valori di piazzale Valdo Fusi; lì si collocano le principali attività della programmazione di Architettura in Città 2015. Un’architettura importante da riscoprire, che affaccia su un luogo oggetto di grandi discussioni e forti polemiche per i suoi esiti architettonici, ma che invece, autonomamente, è stato progressivamente conquistato come spazio collettivo vitale dai cittadini… limiti, confini, sconfinamenti.

Marco Aimetti Presidente Ordine Architetti Torino

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confinamenti è la parola chiave che definisce i limiti dell’edizione del 2105 del festival Architettura in Città. Volutamente in questa affermazione esiste una contrapposizione di termini che vuole definire un prima e un dopo, un’epoca passata e un’epoca nuova da immaginare e progettare. Interno ed esterno, inclusione ed esclusione, la città inaccessibile o quella con spazi a misura di tutti, la necessità dei confini e la necessità di abbatterli e superarli, confini reali e confini immateriali, o virtuali, lo sconfinamento come opportunità di contaminazione, conoscenza, crescita e sviluppo, la città digitale e la sperimentazione di tecnologie, di innovazione. Ordine e Fondazione promuovono questo importante evento culturale con l’obiettivo di esplorare territori nuovi e innovativi mediante seminari, mostre, dialoghi, incontri. Tutte le certezze che hanno accompagnato in anni passati la nostra professione, definita protetta e, pertanto, confinata, sono venute meno obbligandoci ad esplorare nuove aree, nuovi spazi e, in estrema sintesi, a sfondare confini teorici e oltrepassare confini reali che costituivano, in fondo, anche una sicurezza. L’eliminazione delle tariffe professionali e la caduta libera verso il mercato della concorrenza, la necessità di scoprire nazioni e realtà professionali distanti e poco conosciute forti della nostra identità culturale, la multidisciplinarità declinata come integrazione simultanea di diverse discipline, sono elementi caratterizzanti l’attività del progettista. Sconfinare probabilmente per non sparire, per non restare indietro

in un mercato che si muove su paradigmi differenti e mutevoli. Sconfinare per apprezzare a pieno le potenzialità del nostro ruolo in un’epoca priva di confini culturali. Ed è per questo che crediamo che frequentare il festival sia anche un’opportunità di crescita professionale con il riconoscimento di crediti formativi. Sconfinare per esplorare, per essere curiosi e per incontrare o, più semplicemente, per sfondare limiti più o meno ampi e territori immaginari che ci siamo imposti. OAT sconfina provando a creare confusione e contaminazione tra le tematiche specifiche e molto ben definite nei confini disciplinari che sono materia di approfondimento dei Focus Group che operano all’interno della nostra istituzione per capirne le sinergie. OAT sconfina creando reti con altri attori del territorio ed in particolare con il Politecnico, il luogo in cui stanno nascendo i futuri professionisti della città. OAT sconfina superando la discussione interna alla disciplina sulla qualità dell’architettura attraverso l’applicazione di una targa sugli edifici che meritano di essere notati per aiutare i non architetti a comprendere il valore di quel progetto e di quella realizzazione. OAT sconfina, in generale, per trovare un nuovo modo di progettare e di essere progettisti che sia libero, aperto e che ritorni a parlare di emozioni, bellezza, qualità e responsabilità dove l’unico limite invalicabile sia quello del rispetto dell’ambiente e delle persone.


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Architettura in Città 2015

Il festival Riproponiamo anche nel 2015 un format di incontri, inaugurato lo scorso anno, basato sul dialogo tra un architetto e una diversa professionalità; a questi appuntamenti è affidato il compito di veicolare il messaggio del festival, proponendo diversi “sconfinamenti”: naturali, il 30 giugno con Andreas Kipar e Simona Galateo; geografici, il 1° luglio con Alfonso Femìa e Michela Murgia; culturali, il 2 luglio con Fabrizio Barozzi e Giovanna Amadasi; formativi, il 3 luglio con Sandy Attia e Vea Vecchi. I dialoghi saranno moderati dalla giornalista (PPAN) e architetto Paola Pierotti e si svolgeranno alle ore 18.30 presso l’ex Borsa Valori che sarà per 5 giorni la casa del festival. A questa si affiancheranno numerose sedi satelliti che ospiteranno le iniziative dei partner sul territorio. Non solo: andremo oltre confine perché la Germania sarà il nostro Paese ospite, con alcune iniziative in calendario dedicate alla cultura tedesca, e sconfineremo sui social network attraverso l’uso degli hashtag #AiC2015 e #sconfinamenti.

Una miscela di linguaggi Il festival Architettura in Città giunge nel 2015 alla sua quinta edizione e si conferma come un appuntamento consolidato nel calendario estivo della Città di Torino. Un evento dedicato all’architettura, alla città e al territorio che afferma come l’architettura debba essere considerata una disciplina culturale e non meramente tecnica, di interesse anche per un pubblico di non addetti ai lavori. Il festival è l’occasione per comunicare non solo con chi l’architettura la fa ma soprattutto con chi la abita tutti i giorni, per trasmettere il valore del costruire e vivere spazi di qualità. Con questo obiettivo abbiamo scelto sin dalla prima edizione di coinvolgere le istituzioni e le associazioni culturali per diffondere le iniziative sul territorio cittadino e metropolitano e per parlare di architettura attraverso i linguaggi di altre discipline. Architettura in Città ha visto in questi anni crescere il consenso e affermare il suo successo sia in termini di numero di partecipanti, di eventi proposti e di partner coinvolti oltre che di qualità ed eterogeneità dell’offerta culturale. Ai soggetti che si occupano in maniera specifica di architettura si affiancano quelli provenienti da ambiti disciplinari differenti ai quali, in particolare, è affidato il compito di affrontare il tema del festival “sconfinamenti” e di promuovere le questioni dell’abitare e del costruito con un linguaggio non tecnico. Dopo i dialoghi quindi, ogni sera ci sarà all’ex Borsa Valori un’iniziativa culturale differente, grazie alla collaborazione con quattro partner che in parte partecipano al festival da diversi anni, in parte

fanno la loro comparsa per la prima volta in quest’edizione. Si parte il 30 giugno con un appuntamento di circo contemporaneo curato da Cirko Vertigo, “VertigoSuite#2”, una performance appositamente studiata per essere realizzata all’interno del suggestivo spazio dell’ex Borsa Valori per accendere i riflettori su uno spazio architettonico restato chiuso per anni. Si prosegue poi sconfinando nel teatro con uno spettacolo a cura della Fondazione Franco Albini che ha deciso di dare vita ad un testo teatrale sull’architettura perché, come affermava Giuseppe Pagano, “l’architettura è il documento assoluto della grandezza e della miseria dei popoli… è un atto di coraggio… coraggio inteso come la forza di prendere una posizione, di lasciare il proprio segno nel mondo…” La terza serata è poi dedicata al cinema. In collaborazione con Cinemambiente si affronta il tema del confine interrogandosi sul modo in cui lo viviamo sul territorio: quotidianamente attraversiamo o siamo bloccati da barriere fisiche, naturali o artificiali, come i fiumi di cui ci parla Caroline Bacle nel film Lost Rivers. Infine il festival sconfina nella musica con uno spettacolo a cura di Musica 90 che porta a Torino Antye Greie, artista tedesca, in onore al paese ospite del festival, la Germania. Eleonora Gerbotto

Direttrice Fondazione OAT

Sconfinamenti 2.0 La Fondazione OAT, un buon investimento L’occasione del festival è buona per un breve bilancio del primo anno di attività del nuovo CdA di Fondazione che presiedo. Intuizione e lungimiranza caratterizzarono quasi 15 anni fa, la scelta del consiglio OAT di generare uno strumento, la Fondazione, per dare corpo agli sconfinamenti che sempre più caratterizzavano il lavoro dell’Ordine, per offrire attività e servizi agli iscritti. Grazie a quella scelta oggi abbiamo una struttura che tutti gli altri Ordini italiani ci riconoscono (sono gli altri a dirlo) come riferimento per qualità e quantità di iniziative nel campo della promozione della professione e diffusione della cultura del mestiere dell’architetto. Tutto questo la Fondazione lo fa per un investimento dell’Ordine di pochi euro/anno/iscritto, che restituisce attività e servizi all’Ordine stesso ed agli iscritti per un valore sette volte superiore (come da bilanci pubblicati sul sito). Se poi si considera che negli anni il contributo annuale alla Fondazione è rimasto costante in valore assoluto, essendosi incrementato il numero degli iscritti negli stessi anni di quasi il 60%, il “peso” pro capite di Fondazione è fortemente diminuito.

Con un certo orgoglio possiamo inoltre guardare al primo anno del nostro mandato in Fondazione perché oltre ad aver retto all’impatto organizzativo dell’avvio della fase di obbligatorietà della formazione, siamo riusciti ad incrementare ed ancora a qualificare le attività di promozione; abbiamo dato impulso alla nascita della rete delle Fondazioni degli Ordini italiani per scambiare esperienze, buone pratiche e valutare attività comuni; abbiamo chiuso il bilancio con un piccolo avanzo, circa 20.000 euro, che abbiamo messo a disposizione del Consiglio dell’Ordine per nuove attività. Lasciatemi dire che per i tempi attuali non è un risultato malvagio per un CdA, che tra l’altro non percepisce nessun compenso economico. Si deve comunque dare atto al Presidente OAT, intendendo con lui tutto il Consiglio, di non aver smesso di credere negli sconfinamenti e nell’investimento che rappresenta la Fondazione anche per l’efficacia del loro lavoro. Giorgio Giani

Presidente Fondazione OAT


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Dialoghi del festival

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SCONFINAMENTI NATURALI

Città verdi e agricoltura urbana L’aeroporto di Tempelhof è stato il simbolo della lotta per la libertà della città di Berlino e oggi il coinvolgimento dei cittadini per la sua rinascita dimostra quanto conta il consenso per costruire un futuro diverso. Il paesaggista Andreas Kipar e la ricercatrice Simona Galateo si confrontano sul tema del paesaggio, non imbrigliato ma flessibile, come luogo dell’incontro tra comunità.

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n anno fa i cittadini berlinesi sono stati chiamati a votare tramite referendum sullo sviluppo urbanistico di Tempelhof, ex aeroporto militare e civile di Berlino trasformato dal 2009 in un parco pubblico di 386 ettari. Nel 2010 era stato indetto un concorso e si contava di insediare un mix di zone residenziali, unità commerciali, la biblioteca di Stato e una nuova stazione del collegamento di superficie; nonostante l’amministrazione abbia tentato di promuovere il valore aggiunto di questo piano, la cittadinanza non ha manifestato il proprio consenso e si è riunita nell’associazione “100% Tempelhofer Feld” per salvaguardare l’area. Risultato? Il blocco del progetto e la riapertura del dialogo con i cittadini per definire un nuovo assetto. Andreas Kipar, architetto e paesaggista italo-tedesco fondatore dello studio Land con base a Milano, è stato in giuria nel maxi-concorso per la valorizzazione dell’ex aeroporto; ha seguito da vicino lo sviluppo

del processo di riconversione ed è altrettanto attento al piano B voluto dal basso, dove oggi sono coinvolti più di diecimila cittadini che partecipano al dialogo, votano online e propongono idee per migliorare l’offerta sportiva e culturale della città. “È finito il tempo in cui le cose erano ben determinate: c’erano industrie, parchi e abitazioni ben separati; ciascuno aveva il proprio posto di lavoro e separava l’attività professionale da quella per il tempo libero. Siamo diventati nomadi” racconta Kipar “e in questa condizione cerchiamo paesaggi che si adattano e rispondono a questa nostra condizione di instabilità. I parchi francesi degli anni ’80 sono diventati obsoleti: sono imbrigliati; mentre tra i progetti più attuali e interessanti ci sono processi che coinvolgono la comunità come quello in corso per la rinascita del parco di Tempelhof ”. L’ex aeroporto della città tedesca è storicamente un simbolo della battaglia per la libertà della città di Berlino e il coinvolgimento dei cittadini dimostra che rimane un’importante testimonianza per quanti lottano per partecipare alla costruzione di un futuro diverso e nel caso specifico per salvare un grande parco. “In questa circostanza è stato addirittura ritirato il progetto di un concorso, approvato e finanziato, per favorire un’idea guidata dalla tem“Il vero motore della trasformazione poraneità dell’azioche l’agricoltura urbana porta nelle ne dei cittadini. Si vuole reinterpretare nostre città è il senso condiviso della il rapporto tra culcomunità che gli ruota attorno, come tura e natura, come attore principale attivo nella sua geaccade in tanti parstione o come fruitore di quegli spazi.” chi fluviali in giro per il mondo”. Ogni paesaggio ha la sua Simona Galateo

“In un tempo di massima globalizzazione si sta recuperando un rapporto molto intimo con il paesaggio di riferimento, rispetto al quale è richiesta anche una grande umiltà da parte del paesaggista.” Andreas Kipar anima “e in un tempo di massima globalizzazione” dice Kipar “si sta recuperando un rapporto molto intimo con il paesaggio di riferimento, rispetto al quale è richiesta anche una grande umiltà da parte del paesaggista. Teniamo presente che spesso quando arriva un architetto, l’edificio è da costruire; quando arriva un paesaggista, il paesaggio c’è”. Il paesaggio è parte integrante del nostro ambiente, che lo si voglia chiamare antropizzato (visto che di naturale c’è rimasto ben poco alle nostre latitudini) o urbano. “Oggi, soprattutto dopo la crisi economica del 2008, si registra un ritorno felice e sempre più evidente agli spazi aperti come luogo dell’incontro e dello scambio tra comunità. Il vero motore della trasformazione che l’agricoltura urbana porta nelle nostre città è il senso condiviso della comunità che gli ruota attorno, come attore principale attivo nella sua gestione o solo come fruitore di quegli spazi”. Così dice Simona Galateo, progettista, curatore e autore, che pubblicherà entro la fine anno il volume GREEN cities / URBAN agriculture: un piccolo atlante, una raccolta di esempi di progetti e attività di ricerca sviluppati come risposte interessanti, sperimentali e provocatorie, sul tema dell’auto-produzione del cibo in ambito urbano e l’organizzazione di nuove comunità come motore di rigenerazione urbana. “Lungi dal pensare davvero che l’agricoltura urbana minuta sarà la fonte di salvezza per il reperimento del cibo nel prossimo futuro, resta l’importanza di una comunità che cresce” dice Galateo “attivando azioni precise di rinnovamento e di generazione di nuove realtà o persino modelli”. In Italia c’è una lunga tradizione sul paesaggio e si fa molta ricerca ma non è considerato una pratica progettuale necessaria. “In Francia” commenta la ricercatrice “ogni singolo piccolo comune ha nel proprio staff il suo architetto paesaggista, e questo è il segnale di un atteggiamento che sottende alle attività di trasformazione del territorio e della consapevolezza dell’energia vitale che questi spazi generano all’interno dei tessuti urbani”. Paola Pierotti

Dialogo tra Andreas Kipar e Simona Galateo  martedì 30 giugno  ore 18.30-20.00  ex Borsa Valori via S. Francesco da Paola 28


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Marsiglia, a pochi passi dalle nuove architetture costruite per celebrare la Capitale della Cultura del 2013, sarà pronto per settembre il progetto dei Docks. Un edificio lungo 400 metri e alto 32 sta per essere completamente rigenerato con un mix di funzioni ideate per creare un racconto inedito per la città francese che negli anni più recenti sta ridefinendo la sua vocazione. Un progetto che porterà opportunità e ricadute sul tessuto esistente e sulla vita degli abitanti. L’architettura è stata sviluppata dallo studio genovese 5+1AA che ha lavorato attentamente per valorizzare il patrimonio e realizzare un edificio-filtro con un piano terra accessibile al pubblico e vissuto in tutte le ore del giorno grazie ad un mix di negozi, caffè, librerie, funzioni commerciali e altre per il tempo libero. A Marsiglia lo studio guidato da Alfonso Femìa e Gianluca Peluffo con Simonetta Cenci ha lavorato sui bordi dell’edificio, lungo il perimetro, trasformando quello che oggi è un limite in un luogo da vivere e attraversare, e facendo delle quattro corti interne spazi inattesi, dove sono protagonisti la luce, i colori e i riflessi. I Docks sono il simbolo di un progetto di “sconfinamento” che tesse interessanti relazioni tra la città e il mare. Non solo, i soci dello studio 5+1AA si sono formati a Genova “in una città che per natura è delimitata dal mare e dalla montagna, in una città” spiega Alfonso Femìa “dove i confini hanno creato le condizioni per farne un luogo d’invenzione, di contaminazione e di continua sperimentazione culturale”. A Torino gli architetti dialogano con la scrittrice sarda Michela Murgia, impegnata con la scrittura e la politica sul tema del limite e della libertà. “Il concetto di sconfinamento non riguarda solo gli spazi che ci

Dialoghi del festival

gia ha sperimentato in questi anni che la comunicazione è quanto di meno confinabile possa esistere e boccia qualsiasi distinzione tra blogger e scrittore: “L’essere umano è fatto per il multitasking e la complessità”.

far interagire aziende, artigiani, muratori e curatori “perché idee e materia non possono che lavorare insieme. La materia” dice Femìa “è espressione del saper fare, inventare, dialogare con la storia, con l’industria.

SCONFINAMENTI GEOGRAFICI

Se il mare è un luogo di incontro

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Dialogo tra Alfonso Femìa e Michela Murgia  mercoledì 1 luglio  ore 18.30-20.00  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28  Foto Femìa: E. Caviola

I Docks di Marsiglia progettati dallo studio 5+1AA sono il simbolo dello sconfinamento: un barriera alta 5 piani e lunga 400 metri si aprirà per rimettere in relazione la città con mare. Lo studio genovese dialoga con la scrittrice sarda Michela Murgia confrontandosi sui temi del limite e del dialogo a partire da una città d’acqua com’è Genova e da un’isola com’è la Sardegna.

Nel DNA di 5+1AA e di Michela Murgia, con l’architettura e con la scrittura, si rintraccia il tema dello sconfinamento geografico. Per gli architetti Genova è confine per l’Europa e il Mediterraneo, e come prima base oltre confine hanno scelto Parigi: “baricentro europeo” la definisce Femìa “interessante per dialogare con il Nord Europa e l’Africa”. Ecco che oggi 5+1AA è al lavoro quindi in città come Parigi e Bordeaux ma anche a Tangeri, Algeri, Istanbul e il Cairo. Michela Murgia guarda con interesse al tema della città e del costruito e dice che “chi progetta spazi, progetta comportamenti. Mi interrogo spesso su questi ultimi che “Il concetto di sconfinamento non risono alla base dei guarda solo gli spazi che ci troviamo miei personaggi, e non di rado mi caad occupare ma anche le vite delle di riflettere sul persone. Chi nasce in un’isola ha den- pita ruolo dell’architetto tro di sé una promessa di sconfinao della committenza mento pronta per essere mantenuta.” che condivide le scelte strategiche. Michela Murgia Per me lo spazio viene prima di tutti gli troviamo ad occupare ma anche le vite delle altri temi e penso quali espressioni dell’orpersone. Fin dal primo momento gli isoganizzazione sociale siano riflesse in opere lani fanno i conti con il concetto di limite” che noi definiamo di rara bellezza. Dietro il spiega la scrittrice. “Per noi è come avere monumento in una piazza c’è l’orgoglio di un un terzo muscolo allenato al salto: chi nasce signorotto, dietro un palazzo il potere di una in un’isola ha dentro di sé una promessa di famiglia. Ecco che mi chiedo “Che bellezza sconfinamento pronta per essere mantenustiamo costruendo oggi? Come rispondiamo ta. È un elemento di forza e non di fragilità, all’autorappresentazione collettiva?”. anche per chi non attraverserà mai il mare”. Oltre lo sconfinamento c’è il dialogo. E qui Con il blog o con la narrativa Michela Mur- 5+1AA è particolarmente impegnato nel

Bisogna abbattere i confini contaminando le fasi di ideazione e costruzione, e rimettendo al centro il progetto e il processo”. Murgia nei suoi scritti parla di inclusione, nomadismo e fuga, di chi varca il mare e “di chi si confronta con quello che c’è oltre il limite, limite spesso solo immaginato” dice. Per la scrittrice sarda l’architetto è custode delle responsabilità tra spazi pubblici e privati, è chi si interroga sull’armonia tra pieni e vuoti, “ma nel nostro Paese prevale una carenza narrativa a tutti i livelli: gli architet-

“Idee e materia non possono che lavorare insieme. Bisogna abbattere i confini contaminando le fasi di ideazione e costruzione, e rimettendo al centro il progetto.” Alfonso Femìa ti” dice nello specifico “spesso dimenticano che la narrazione pubblica di quello che fanno è parte della costruzione. Non possono esistere luoghi senza relazione narrativa con le persone che li vivono”. Paola Pierotti


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Dialoghi del festival

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Dialogo tra Fabrizio Barozzi e Giovanna Amadasi

abrizio Barozzi è un architetto italiano under40 e con il suo studio EBV Barozzi Veiga ha vinto l’ultima edizione del Mies Van der Rohe, il più prestigioso premio di architettura europeo. Il riconoscimento è arrivato grazie alla nuova Filarmonica di Szczecin in Polonia, un progetto che è diventato rapidamente un edificio-simbolo della città, un’architettura in cui la gente si identifica e uno spazio ben utilizzato che integra musica, arte e spazi pubblici. Ebv ha base a Barcellona e i soci sono italo-spagnoli, in Polonia è stata ultimata la Filarmonica e dopo l’estate sarà posata la prima pietra del nuovo museo di Belle Arti di Losanna. Ebv non è solo l’esito di una generazione Erasmus, ma rappresenta l’identikit di uno studio europeo. “Sia per il progetto di Losanna che per Szczecin il nostro studio si è impegnato per realizzare edifici che vanno oltre il semplice fatto architettonico. I nostri progetti sconfinano” dice Barozzi “e costruiscono luoghi urbani. Pensiamo al paesaggio che si andrà a definire più che a interventi puntuali”. A Losanna Ebv sta lavorando in un’area ferroviaria dismessa: per anni ci si è interrogati sulla sua valorizzazione e alla fine si è deciso di demolire alcuni fabbricati, liberare il sito e costruire una piazza pubblica collegata con la stazione dove sorgeranno tre musei. Ebv ha vinto il concorso per il masterplan e per il primo museo, e poche settimane fa sono state indette altre gare per gli altri due musei. Costruire sul costruito, inventare nuove destinazioni

SCONFINAMENTI CULTURALI

La seconda vita degli edifici dismessi

 giovedì 2 luglio  ore 18.30-20.00  ex Borsa Valori, via San Francesco da Paola 28

Fabrizio Barozzi e Giovanna Amadasi sono due professionisti che a diverso titolo si confrontano con i luoghi e la cultura. Il primo trasforma e rende fruibili i contenitori, la seconda fa un lavoro di approfondimento scientifico e di divulgazione per avvicinare il pubblico ai contenuti. Entrambi si confrontano con il contesto, abbattono i limiti e propongono il dialogo come strumento di conoscenza.

dolí ha impostato la programmazione con la precisa volontà di scegliere artisti e opere sulla base delle caratteristiche dello spazio” spiega Giovanna Amadasi, responsabile dei programmi culturali e istituzionali di HangarBicocca. “I progetti nascono dall’identità architettonica degli edifici che non possono essere intesi soltanto come contenitori: non ci sarà mai in HangarBicocca una mostra con quadri appesi, in questi anni abbiamo avuto infatti una netta predominanza di installazioni e sculture”. Amadasi si occupa del Public Program, il palinsesto delle attività collaterali “I nostri progetti sconfinano e costru- alle mostre e sottolinea quanto sia iscono luoghi urbani. Pensiamo al importante connetpaesaggio che si andrà a definire più tere diversi saperi e punti di vista. Arte che a interventi puntuali.” e architettura sconfinano nello spazio Fabrizio Barozzi e interagiscono con d’uso e investire sulla cultura è una quealtre discipline. “Il lavoro degli artisti constione internazionale. Dalla Polonia, alla temporanei è ricco di riferimenti culturali” Svizzera all’Italia, i laboratori di successo racconta Amadasi “e il Public Program cersi moltiplicano. Nel nostro Paese Milano è ca di approfondire alcuni aspetti delle opere tra le città più attive su questo fronte: sono in mostra sottolineando inoltre il rapporto stati da poco inaugurati il Silos Armani e la con altri linguaggi come il cinema, la letFondazione Prada ma da anni già funziona teratura o la musica. L’arte contemporanea a pieno regime l’HangarBicocca voluto da attinge a varie discipline e ci piace poter Pirelli che fin dalla sua fondazione nel 1872 raccontare interessanti enciclopedie perha messo al centro della propria cultura sonali, portare a galla il background degli d’impresa la ricerca culturale e artistica, la artisti e renderlo visibile”. qualità e l’innovazione e ha investito sui Barozzi e Amadasi sono professionisti che a talenti. HangarBicocca è uno spazio che diverso titolo si confrontano con i luoghi e produce e ospita mostre di livello compala cultura. C’è chi trasforma e rende fruibili rabile a quello dei grandi musei internai contenitori e chi fa un lavoro di approzionali e Pirelli garantisce la gratuità, la fondimento scientifico e di divulgazione continuità della programmazione artistica e per avvicinare il pubblico ai contenuti. Enl’offerta di attività e servizi per tutti i tipi di trambi sono interessati a riusare l’esistente, pubblico. “Il direttore artistico Vicente Toa confrontarsi con il contesto, ad abbattere

limiti e proporre il dialogo come strumento di conoscenza. A Losanna Barozzi interviene con un’operazione pubblico-privata in un’area che per anni è stata occupata da edifici per il ricovero e la pulizia dei treni. A Milano al posto di un ex fabbrica Breda l’operazione è già realtà, e dal 2008 la Fondazione HangarBicocca si sta affermando come laboratorio della creatività per tutti. “Lo spazio, è vissuto da un pubblico molto vario: dagli studenti alle famiglie con i bambini, dagli stranieri agli addetti ai lavori e appassionati. Tutti ci considerano parte integrante del patrimonio pubblico anche se siamo una realtà completamente privata: Pirelli” spiega Amadasi “dopo anni di attività industriale alla Bicocca ha deciso di restituire qui un pezzo della propria identità”. Paola Pierotti

“L’arte contemporanea attinge a varie discipline. Il programma di eventi collaterali dell’HangarBicocca approfondisce alcuni aspetti delle opere in mostra sottolineando il rapporto con linguaggi come il cinema, la letteratura o la musica.” Giovanna Amadasi


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andy Attia è architetto, socia dello studio Modus Architects. In Alto Adige ha progettato e costruito numerose scuole: nidi, scuole primarie e secondarie. Vea Vecchi dopo anni di insegnamento a Reggio Emilia, ha lavorato in

Dialoghi del festival

grande scommessa in gioco oggi sta nelle capacità di governare i processi della trasformazione di spazi, volumi, didattiche e pedagogie. “La dichiarazione del Governo Renzi ‘ripartire dalla scuola’ nell’aprile 2014 (e il più recente manifesto dedicato a ‘la

SCONFINAMENTI FORMATIVI

La scuola: una scommessa Emergenza scuola, sicurezza e precarietà sono i temi che spesso si affrontano quando si parla di edilizia scolastica, ma se progettisti o pedagoghi affrontano insieme la questione educazione si sconfina e si passa da un approccio prescrittivo ad un modello prestazionale e culturale. Dialogo con Sandy Attia di Modus Architects e Vea Vecchi, una delle anime di Reggio Children. buona scuola’ ndr)” si legge nel libro Progettare Scuole, Tra Pedagogia e Architettura edito da Guerini Scientifica e curato da Attia con Beate Weyland “suonava come campanello d’avvio di un nuovo ciclo, ma subito dopo l’impressione è stata quella di riferirsi sempre agli stessi argomenti: emergenza scuola, sicurezza, precarietà”. Ma sono in tanti a lavorare su più fronti per passare da un approccio prescrittivo ad un modello prestazionale e culturale, per provare a difendere una linea che fa prevalere il metodo alle regole. Attia come architetto e Vecchi come responsabile delle mostre, dell’editoria e dell’atelier di Reggio Children sono due professioniste particolarmente attive nei propri ambiti intrecciando “I bambini sono i nostri principali dialoghi continui interlocutori. Non hanno confini e tra design e benesquando pensano corrono rapidamente sere, tra libertà di movimento e funda un tema ad un altro: ecco allora zionalità. che quando si progettano spazi per A Bolzano Modus Architects sta ultiloro non ha senso dividere, tagliare mando il complesso a fette, separare.” scolastico Firmian che riunisce due Vea Vecchi edifici per l’educazione in un’area che un atto originale nel quale la cifra pedagoaffaccia su una piazza pubblica: il Polo per gico-didattica non può mancare per portare l’Infanzia composto da asilo nido, scuola a pieno compimento un’architettura per per l’infanzia e centro bambino e poi la l’educazione. scuola primaria e la biblioteca di quartie“I dibattiti accesi con architetti e insegnanti, re. Un’architettura che si caratterizza per dirigenti e tecnici, politici ed esperti sulle un andamento libero con una sequenza di ragioni della scuola, sulle sue qualità e i parti concave e convesse che si relazionano limiti, sugli orizzonti e le sfide che si trova direttamente con il parco e garantiscono a dover affrontare, ci hanno convinto che la un’ampia flessibilità degli spazi. “Sono due

edifici realizzati in un nuovo quartiere di Bolzano” spiega Sandy Attia “dove i servizi spaziano dall’asilo al centro famiglia, comprese palestra e mensa aperte alla comunità. In questo progetto abbiamo realizzato la scuola multifunzionale, usata come centro civico; una scuola inclusiva, per tutte le stagioni e per tutte le età”. Senza dialogo e senza ascolto non si progettano scuole belle e confortevoli. “Tutta la nostra filosofia educativa si fonda sull’intreccio dei linguaggi” racconta Vea Vecchi “compreso quello dei bambini che sono i nostri principali interlocutori. Loro non hanno confini e quando pensano corrono rapidamente da un tema ad un altro: ecco allora che quando si progettano spazi per loro non ha senso dividere, tagliare a fette, separare”. Per Reggio Children il confronto creativo è un obiettivo. “È una fortuna poter contare sui bambini come utilizzatori” prosegue Vecchi “loro trasformano tutto in un gioco, a prescindere: basta guardarli quando camminano su un marciapiede con un piede su e uno giù, o quanto nella ghiaia disegnano con un bastoncino o ancora quando giocano con le ombre. Ma noi adulti abbiamo la responsabilità di realizzare anche i luoghi pubblici adatti a loro”. Le scuole innovative allargano gli spazi con

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Dialogo tra Sandy Attia e Vea Vecchi  venerdì 3 luglio  ore 18.30-20.00  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28

stretta collaborazione con Loris Malaguzzi ed è una delle anime di Reggio Children, contribuendo a costruire le teorie pedagogiche dell’esperienza educativa ormai note a scala internazionale. Nella progettazione delle nuove strutture e nella riqualificazione di quelle esistenti, il dialogo e lo sconfinamento tra architettura e pedagogia è un elemento di forza: progettare una scuola è

“Nelle scuole più innovative ci sono punti di socializzazione informali, ci sono biblioteche diffuse allestite su carrelli in ogni piano e non c'è più la biblioteca ufficiale, ci sono spazi cablati in tutta la scuola e non ha più senso di esistere la sala informatica. Anche questi sono sconfinamenti.” Sandy Attia pareti trasparenti e permeabili, sfondano le barriere, invitano gli insegnanti a costruire piccole comunità magari lavorando su soluzioni acustiche che consentono di tenere aperte le porte o proprio di non averle. La scuola che funziona è quella che sconfina oltre la comunità dei ragazzi e degli insegnanti, è lo spazio della comunità. “Nelle scuole più innovative ci sono punti di socializzazione informali” spiega Attia “ci sono biblioteche diffuse allestite su carrelli in ogni piano e non c’è più la biblioteca ufficiale, ci sono spazi cablati in tutta la scuola e non ha più senso di esistere la sala informatica. Anche questi sono sconfinamenti”. Paola Pierotti


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Architettura in Città 2015

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n linea con la tradizione eccentrica che caratterizza le stagioni create da Associazione Qanat Arte e Spettacolo, sia nel senso di lontano dal centro sia nel senso figurato di stravagante, Cirko Vertigo propone la seconda edizione di Living Circus Festival diffuso di arti circensi, che si irradia nel territorio della Regione Piemonte, in Lombardia e in Francia, portando nelle strade, nelle piazze, nei teatri ed in location atipiche espressioni artistiche proprie del teatro di strada e del circo contemporaneo. Living Circus è un modello di festival diffuso innovativo che promuove la cultura delle espressioni artistiche outdoor in spazi urbani complici, un progetto che in breve tempo è stato straordinariamente recepito al punto che la seconda edizione ha raddoppiato i suoi appuntamenti. Il circo contemporaneo, con la sua vitalità, ne è il protagonista. Il Festival è pensato come un contenitore leggero, quasi invisibile, che trasporti gli artisti e li faccia emergere in luoghi e tempi diversi, inaspettati, per creare stupore, relazione, arte e straniamento. Living Circus si colloca su un territorio maturo, che per tradizione e per la presenza di numerose iniziative e di una comunità importante di giovani artisti è propenso a fruire di spettacoli dal vivo che fondono le più importanti discipline del circo contemporaneo con il teatro di strada, il teatro,

VertigoSuite#2

SPETTACOLO

 martedì 30 giugno  ore 21.30-23.00  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28

blucinQue la danza, la musica. Per questa occasione Cirko Vertigo esce dalla sua sede, il Parco Culturale Le Serre, che ospita gli spettacoli del Festival Internazionale Sul Filo del Cir-

torio con cui si entra in relazione) e come interazione con le manifestazioni locali. Ogni evento proposto in cartellone si colloca nelle location ritenute strategiche dalle singole organizzazioni coinvolte, mettendo di volta in volta in risalto il patrimonio storico e architettonico o, viceversa, integrando e valorizzando eventi culturali già in programma. Il Festival diffuso intende rappresentare lo specchio delle tendenze del circo attuale, senza formattazione e alla ricerca dell’espressione più rappresentativa di generi, atmosfere, tecniche e culture teatrali, facendosi promotore della creatività giovanile, affiancando artisti esperti di fama internazionale a giovani promesse, valorizzandone le capacità di innovazione e l’originalità. In occasione di Architettura in Città, si rinnova la collaborazione artistica con la compagnia blucinQue di Caterina Mochi Sismondi che realizza interventi in sintonia con il percorso di ricerca intrapreso in Studio sulla Vertigine e che vedremo in scena con la produzione site specific VertigoSuite#2. La compagnia presenta la propria ricerca artistica in una successione di eventi unici; indaga, nella drammaturgia e nel movimento, con l’idea del sentirsi fuori luogo, in continuo spostamento e disequilibrio, una vera e propria linea di confine. L’approfondimento di un dialogo tra teatro, danza, circo, musica ed elettronica. Il desiderio di lanciarsi nel vuoto, per abitare spazi sconosciuti e sperimentare nuove ricerche e idee, portando ad una riflessione sulla costante condizione di sospensione e cambiamento.

Living Circus, festival diffuso di arti circensi, collabora con Architettura in Città per portare una creazione site specific all’ex Borsa Valori. co per raggiungere un pubblico nuovo e più ampio. L’idea di Living Circus è quella di accendere i riflettori su un contesto inteso come urbanistico (centri storici, edifici particolari selezionati dai partner), come tessuto sociale (grazie alle realtà del terri-

Paolo Stratta

Compagnia diretta da Caterina Mochi Sismondi in un percorso di ricerca personale, in equilibrio tra tradizione e sperimentazione, parola e movimento attraverso vari settori della creatività contemporanea: teatro, danza, letteratura, arti visive, produzione musicale, performance. Molti progetti di creazione, residenze artistiche, presentazione di tappe performative in teatri e spazi non convenzionali, in Italia e all’estero. Dal 2014 lavora inoltre con artisti circensi a un nuovo progetto che porta l’attenzione all’idea di Vertigine, come spiazzamento, mutamento, disequilibrio, temi su cui la compagnia indaga sin dalle prime creazioni.


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Architettura in Città 2015

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erché Fondazione Franco Albini ha deciso di appoggiare uno spettacolo teatrale sull’architettura? Perché, come sosteneva Giuseppe Pagano “è l’architettura il documento assoluto della grandezza e della miseria dei popoli… è il notaio della storia, è un atto di fede e di coraggio”. Quando otto anni fa mi sono imbattuta nei documenti alla base dello spettacolo che presentiamo ad Architettura in Città su invito del festival, che racconta la nascita del Movimento Moderno e l’origine del Design, sono rimasta colpita prima di tutto dai valori sottesi alle opere e ho sentito il bisogno di condividerli. In particolare me ne tornava in mente uno: il coraggio! Inteso come la forza di prendere una posizione, di lasciare il proprio segno nel mondo e di dare il proprio contributo. Da parte di ognuno a proprio modo. L’esempio di questi uomini li rende dei Maestri di “metodo” ma anche di vita.

una panoramica sull’Italia fra le due guerre e sugli intellettuali del tempo, integrato dagli scritti di Franco Albini, Giuseppe Pagano, Edoardo Persico, BBPR (Gian Lu-

Il Coraggio del Proprio Tempo igi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e Ernesto Nathan Rogers), Giovanni Ponti, Giancarlo Palanti, Ignazio Gardella, Raffaello Giolli e molti altri. A lettere, articoli e pubblicazioni reperite dai diversi archivi si affiancano video e fotografie d’epoca per illustrare il clima politico e culturale negli anni del Fascismo. È la storia del Razionalismo in Italia, descrive il ruolo centrale della città di Milano e delle aziende che hanno permesso la diffusione di questo Movimento. Ma è soprattutto uno spaccato sulla vita di uomini che hanno lottato contro un regime totalitario

È la storia del Razionalismo in Italia e la vita di uomini che hanno lottato per un movimento di riscatto sociale. Oggi come ieri. Da qui il titolo della rappresentazione: “Il Coraggio del Proprio Tempo” Filo conduttore è il testo di Maria Brandon Albini (sorella di Franco) “La Gibigianna”:

allo scopo di fondare un movimento di riscatto sociale, pagando a volte con la stessa vita, scelte di autonomia e di libertà. Le parole recitate da Enrico Ballardini si intrecciano alla canzone con opere di Gaber, Jannacci, Strehler, Silvestri, Turchi e De André e musiche composte ad hoc ed eseguite dal Maestro Alessandro Nidi che ha collaborato con artisti del calibro di Jannacci, Gazzè, Elio e le storie tese, Battiato e molti altri. Lo spettacolo, già rappresentato al Politecnico di Milano e al Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova, è pensato per adattarsi a differenti tipi di location come teatri, università, festival, sale private,… L’obiettivo è di rivolgersi a target eterogenei ma soprattutto ai giovani che si affacciano alla vita professionale, in quanto sono proprio loro il presentimento di tempi che noi non vedremo e che vorremmo sempre migliori. “Il Coraggio del Proprio Tempo” è stato

anche l’occasione di un incontro tra la Fondazione Franco Albini e Leroy Merlin che ha colto con sensibilità questa iniziativa rispecchiante valori comuni. L’Azienda ha infatti intrapreso già da 5 anni un percorso definito “Vision” al quale hanno partecipato tutti i 6.085 collaboratori chiamati a ridisegnare la propria mission aziendale “Ogni persona ha diritto alla propria casa ideale”. Dopo il successo delle repliche nella sede della Fondazione Franco Albini durante il Salone del Mobile 2015, lo spettacolo, patrocinato da Comune di Milano, Triennale Design Museum, Fondazione Fiera Milano, Fondazione Ordine degli architetti di Milano e Politecnico di Milano, farà tappa a Torino e verrà messo in scena il 1 luglio 2015 alle 21.30 nella splendida cornice dell’ex Borsa Valori. Paola Albini

SPETTACOLO

 mercoledì 1 luglio  ore 21.30-23.00  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28

Fondazione Franco Albini È nata con l’intento di divulgare una “lezione di metodo” che possa servire alla contemporaneità a 30 anni dalla morte dell’architetto di cui porta il nome. Un “artigiano”, come preferiva essere chiamato, che molti hanno indagato ma che nessuno è ancora riuscito ad afferrare nella sua totalità. La Fondazione Franco Albini nasce come polo culturale aperto al dialogo, al dibattito, alla ricerca e ad una divulgazione attiva nel panorama dell’architettura contemporanea, curando visite guidate, ricerche, pubblicazioni, mostre, convegni, eventi e seminari, laboratori per bambini, workshop di team building per aziende e certificazioni di autenticità per i pezzi di design. Prodotto da: Fondazione Franco Albini Regia, testo e realizzazione video: Paola Albini Adattamento scenico: Marco Marzini Assistente alla regia: Andrea Castelli


Festival | 10

Architettura in Città 2015

CONCERTO

 venerdì 3 luglio  ore 21.30-23.00  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28

Musica 90

A

GF è l’acronimo di Antye Greie, musicista, cantante, produttrice e artista. Nata e cresciuta nella Germania dell’Est, negli anni della formazione a Berlino ha sviluppato un interesse per la ricerca musicale, oltre che per la poesia e per la filosofia. Dal 2002 sta esplorando le possibilità offerte dalla voce all’interno delle composizioni elettroniche, prendendo spunto dalla poesia e dalla natura. Fondendo spoken words, voci campionate, beat digitali e strumenti analogici Antye dà origine a un caleidoscopio di suoni che ad ogni ascolto si apre a nuove sfumature ed interpretazioni. Tra poesie destrutturate e aggressioni sonore marziali, AGF ha reso realtà il sogno di uno dei suoi mentori, Karlheinz Stockhau-

AGF aka Poemproducer linee melodiche e gli sprazzi di canto che compaiono nelle sue opere rivelano mondi di una bellezza tutta da scoprire, inoltre la sua concezione artistica si riscontra anche nella sua produzione visiva, con il ciclo di

AGF è una musicista, cantante e artista tedesca, che mescola l’elettronica, la poesia e le arti visive in un’unione di sperimentazione e contaminazione, tenendo lo spettatore in bilico sul confine tra sogno e realtà, tra urbano e selvaggio, tra armonia e rumore, tra ascolto e visione. sen. “Voglio costruire una nuova tradizione, una tradizione uditiva, da trasmettere via orecchio”, diceva nel 1971 il massimo esponente della sperimentazione elettroacustica del dopoguerra. Ha avuto ragione lui: la sua opera è diventata tradizione, tradizione che Agf (e non solo) porta avanti spingendola oltre i propri confini. AGF si definisce una “poemproducer”: le

“calligrafie” che richiamano l’antica arte giapponese e la poesia haiku. I suoi ultimi album solisti segnano una nuova frontiera nella ricerca sull’utilizzo della voce registrata come strumento ed elemento compositivo. AGF ha collaborato fra gli altri con Vladislav Delay, che è diventato il suo compagno e con il quale ha pubblicato diversi lavori, soprattutto dopo il loro trasferimento in

Finlandia, dove tutt’ora risiedono. Il silenzio, la lontananza dal caos delle città, gli odori, la natura e gli ampi spazi del paese scandinavo sono diventati elementi fondamentali per la produzione di Antye, che partendo dall’analogico, porta la sua sperimentazione sonora avanti, inserendo beat, parlato (addirittura Noam Chomsky), samples e molto altro, pescando dalla tradizione tedesca (appunto Stockhausen, ma anche Alva Noto), senza tralasciare l’esperienza industrial di Einsturzende Neubaten e il gusto dell’elettronica a bassi BPM degli ultimi anni. Parallalelamente a quella musicale, continua l’attività letteraria: A Deep Mysterious Tone è la terza raccolta di poesie di AGF, che segue Gedichterbe (2010) e Kuuntele (2013), investiga la storia della poesia in una prospettiva tutta femminile, con testi rimaneggiati e contestualizzati nel presente fra sound art e musica attuale. La felice unione di sperimentazione e contaminazione tra discipline, ne fa un’interprete perfetta di quegli “sconfinamenti” che fanno da fil rouge dell’edizione di quest’anno del festival, ed è in questo quadro che si inserisce l’invito a collaborare, tenendo gli spettatori in bilico tra sogno e realtà, tra urbano e selvaggio, tra armonia e rumore, tra ascolto e visione. Musica 90

L’Associazione Culturale nasce a Torino nel 1990 con l’intento di promuovere in Italia la diffusione di tutti i filoni della musica contemporanea che hanno caratteristiche di ricerca, qualità, innovazione. Negli anni Musica 90 ha invitato musicisti e spettacoli provenienti da ogni paese del mondo, cogliendo l’onda delle avanguardie e precorrendo in alcuni casi l’esplosione di fenomeni musicali che si sono poi affermati anche in Italia. La stagione si svolge con una programmazione trasversale rispetto ai generi musicali. Un percorso di ricerca in bilico fra tradizione ed innovazione che conduce ad abbracciare in un unico sguardo ideale il mondo della musica contemporanea.



Architettura in Città 2015

Fondazione OAT

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PRESENTAZIONE DEGLI ESITI DI LABLITARCH

 sabato 4 luglio  ore 11.00-13.00  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28

Matteo Pericoli

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tre giorni del Laboratorio di architettura letteraria promosso dalla Fondazione OAT durante il festival Architettura in Città saranno l’occasione per immergersi

vassero le parole, qual era l’essenza strutturale della storia? Proveremo a utilizzare il linguaggio dell’architettura per descrivere, rappresentare e raccontare il funzionamen-

Architetture letterarie nello spazio della narrazione. Come funziona un racconto? Se dovessimo spogliarlo di tutte le sue parole, cosa resterebbe? Di cosa è fatto? Prima che arri-

to della narrazione. Agli architetti partecipanti chiederemo di leggere tre racconti: tra questi, ciascuno ne sceglierà uno che analizzeremo dal punto di vista della sua struttura narrativa, del suo linguaggio, delle emozioni o intuizioni o idee che avrà suscitato. Cercheremo di scandagliare ciascuna delle storie alla ricerca di quell’essenza architettonica che rappresenterà al meglio l’interpretazione di quel racconto. Non sarà un test sulle abilità progettuali e compositive dei partecipanti, ma più un esperimento, o forse un gioco, in cui vedremo come architettura e letteratura non sono semplicemente discipline compositive che possono intersecarsi, o — come si usa dire — “contaminarsi”. Vedremo invece come, lasciandoci guidare dalla

Visualizzare un’opera letteraria, fatta di parole ma anche di faticoso lavoro costruttivo, utilizzando l’architettura apre sorprendenti possibilità narrative per l’attività del progettista. Possibilità sia legate alla comunicazione di un’idea, sia rivelatrici della relazione tra struttura narrativa e architettonica.

struttura e dallo spazio della narrazione, lo sconfinamento dell’una nell’altra fa sì che le due si sovrappongano, si fondano. Scopriremo che si può pensare al protagonista, alle sequenze, alla cronologia o alla voce narrante di un racconto manipolando lo spazio, la luce e altri tipici materiali costruttivi o stratagemmi compositivi di un progetto architettonico. Visualizzare un’opera letteraria, fatta di parole ma anche di faticoso lavoro progettuale e costruttivo, utilizzando l’architettura apre delle impreviste e sorprendenti possibilità per raccontare la disciplina stessa dell’architettura. Possibilità non solo legate alla comunicazione delle idee architettoniche di un progetto, ma anche rivelatrici di come un concatenamento di spazi, per “funzionare” e trattenere la curiosità di un ipotetico lettore/visitatore, deve avere delle qualità narrative intrinseche. Matteo Pericoli

Matteo Pericoli è architetto, disegnatore e insegnante. Nel 1995, dopo essersi laureato al Politecnico di Milano, si trasferisce a New York dove lavora, tra gli altri, nello studio dell’architetto Richard Meier. I suoi lavori sono stati pubblicati su numerosi giornali e riviste, tra cui il New York Times, The Observer, il New Yorker e La Stampa, con cui collabora regolarmente. Pericoli è inoltre autore di numerosi libri, pubblicati negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Italia, in Corea del Sud e in Cina. L’ultimo, edito in Italia da EDT, è “Finestre sul mondo: 50 scrittori, 50 vedute”. Ora vive a Torino, dove è stato Visiting Professor alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Dal 2010, il suo Laboratorio di architettura letteraria è stato, tra le altre, al Graduate Writing Program della Columbia University School of the Arts, al Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara e alla Scuola Holden.  Schizzo e plastico di “Middlesex” di Jeffrey Eugenides. Progetto di Anna Vincenzi

I MagazziniOz sono un luogo fatto di domande, storie e idee, nati per essere “utili per il sociale” sostenendo attraverso la propria attività CasaOz Onlus, organizzazione no-profit che ha scelto di mettersi a disposizione delle famiglie i cui bambini stanno affrontando la malattia, accompagnandoli in un percorso di ritorno alla normalità sociale. Al proprio interno i MagazziniOz offrono attività distinte ma connesse tra loro: corsi e tutoraggio per ragazzi, workshop, formazione ed inserimento lavorativo, gioco e aggregazione, progettazione e vendita di oggetti, ma anche ristorazione e caffetteria. Queste molte anime rendono/fanno dei MagazziniOz un luogo dove tutto ha una propria storia, dagli oggetti in vendita ai piatti che vengono preparati, dai libri che si trovano sui ripiani della biblioteca alle persone e i volontari che vi lavorano. I MagazziniOz sono uno spazio di accoglienza, polivalente e aperto a tutti: puoi viverli nel tempo libero, usare gli spazi per lavorare, fare riunioni, incontrare amici, organizzare eventi oppure semplicemente per gustare un buon pranzo o partecipare a una delle innumerevoli attività. I MagazziniOz sono aperti dal lunedì al sabato in via Giolitti 19A! E saranno una delle sedi di Architettura in Città. www.magazzinioz.it


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Architettura in Città 2015

Distanti /Limitrofi

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l confine è un territorio neutro ma denso, da un lato e dall’altro di questo vivono popoli diversi e l’attraversamento della linea è spesso un viaggio di scoperta, di ritorno, di fuga. La rete ci ha permesso di viaggiare virtualmente quasi in ogni dove, stando fermi in un posto, ma cosa succederebbe se potessimo scavalcare i confini mentre camminia-

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n oltre 40 opere si raccontano gli sconfinamenti: un caleidoscopio di elaborazioni sui confini, ideate e prodotte da architetti, designer, artisti e creativi che hanno aderito alla call promossa dalla Fondazione OAT e dall’Ordine degli Architetti di Torino. Il risultato sarà un’installazione collettiva durante i giorni del festival, all’interno dell’ex Borsa Valori. L’invito, finalizzato ad allargare la riflessione sul tema del festival attraverso un coinvolgimento dal basso, è consistito nella richiesta di proporre un manufatto che potesse essere contenuto in uno spazio cubico di 40 cm di lato e di peso inferiore ai 10 kg, da esporre su un piano a 75 cm da terra. Completamente libera la scelta della tecnica e del materiale, solo un’indicazione cromatica non vincolante: laddove possibile, utilizzare il bianco. Il risultato è estremamente eterogeneo: si passa dall’interpretazione del confine come limite fisico, un muro che fa da ostacolo o che viene abbattuto, una gabbia che imprigiona, una barriera che definisce lo spazio in un dentro e un fuori, all’analisi del rapporto tra natura e costruito, tra acqua e terra per arrivare alla rappresentazione del superamento del confine come atto di libertà.

mo nella nostra città? Per questa nuova edizione del festival Architettura in Città Club To Club Festival, IED Sound Design e Fondazione OAT orchestrano uno sconfinamento sonoro: un approccio a Piazza Valdo Fusi, sede con l’ex Borsa Valori del quartier generale del festival, in cui siete invitati a perdervi oltrepassando linee di confine virtuali tracciate dai suoni dise-

gnati dal sound designer Painè Cuadrelli. L’installazione mette in comunicazione lo spazio cittadino della piazza con luoghi diversi e lontani, costruiti attraverso il suono e posizionati nello spazio fisico. Un soundscape di frontiera che si può ascoltare e ricostruire scaricando l’App SonicMaps su un device (smartphone, tablet) e muovendosi in Piazza Valdo Fusi. Il visitatore mentre cammina attraversa diversi confini. Passa da un contesto metropolitano a un paesaggio rurale, da una Nazione a un’altra, da luoghi popolati da persone a terre selvagge, supera fusi orari, incontra lingue sconosciute e si avventura tra mondi reali e immaginari. La demarcazione tra un territorio (sonoro) e l’altro è sempre labile. È possibile, per esempio, creare nuovi luoghi sostando sulle intersezioni tra i mondi di suoni, generando un ascolto sempre diverso, che unisce e miscela di volta in volta le due zone confinanti. Viene generata una nuova mappa sonora dove il visitatore attraversa frontiere di spazio e tempo. Il progetto è sviluppato da Painè Cuadrelli con il supporto di un team composto da Mattia Trabucchi (sound designer e programmatore) e studenti del corso di Sound Design dello IED di Milano. Un ulteriore apporto creativo sarà la riedizione del progetto curato sempre da Painè Cuadrelli e Club To Club per l’edizione 2013 del festival e intitolato “Vorrei Inserire l’Immaginazione” in cui con premonizione l’edificio Borsa Valori riprendeva vita tra suoni e narrazione, in un caleidoscopico collage di voci e ambientazioni sonore. Una versione remix del progetto vi accoglierà nella sede del festival per il 2015.

INSTALLAZIONE

 da martedì 30 giugno a sabato 4 luglio  Piazza Valdo Fusi

Painè Cuadrelli Sound designer, produttore musicale e dj, compone e produce dischi, colonne sonore per film, documentari, installazioni, mostre e progetti di comunicazione. Lavora nelle intersezioni tra musica elettronica, mixed-media e memoria sonora. Coordina il corso di Sound Design all’Istituto Europeo di Design di Milano.

#C2C15 È la quindicesima edizione di Club To Club, il più importante Festival di musica e arte in Italia, alla costante ricerca del punto d’incontro perfetto fra avanguardia e pop. Club To Club celebra il suo XV anniversario a Torino dal 4 all’8 novembre, durante la Contemporary Week: cinque giorni di spettacoli di alcuni degli artisti più acclamati e visionari al mondo.

Painè Cuadrelli Concept: Painè Cuadrelli, Roberto Spallacci Progettazione e Sound Design: Painè Cuadrelli Programmazione e sviluppo: Mattia Trabucchi Supporto sviluppo contenuti: IED Sound Design Milano Informazioni e istruzioni per perdersi in Distanti /Limitrofi: clubtoclub.it/2015-it/distantilimitrofi, painecuadrelli.com, ied.it, clubtoclub.it, architetturaincitta.it e presso la sede del festival

INtheCUBE

INSTALLAZIONE

Inaugurazione 30 giugno ore 18.30  da mercoledì 1 a sabato 4 luglio  ore 10.00-23.00  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28  “bet_H” di Stefania D’Agostino


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Architettura in Città 2015

MOSTRA

 da martedì 30 giugno a domenica 5 luglio  ore 10.00-20.30  Mirafiori Zona A Fabbricato Ex DAI c.so Settembrini 164

Concorso Mirafiori È un’iniziativa promossa da TNE Torino Nuova Economia e sostenuta dalla Città di Torino e dalla Regione Piemonte, in collaborazione con la Fondazione OAT. www.concorsomirafiori.it

Torino Nuova Economia

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n vincitore e sette finalisti: saranno otto in tutto i progetti premiati il 3 luglio a Torino per il concorso internazionale di idee per il riutilizzo temporaneo dell’ex area logistica di Fiat a Mirafiori, indetto da TNE Torino Nuova Economia lo scorso 20 aprile. Sostenibile, partecipato, internazionale e multidisciplinare. Sono queste le linee guida del concorso internazionale di idee per il riutilizzo temporaneo dell’ex area logistica

DAI’, utilizzato come base logistica dalla Fiat fino al 2005. Il fabbricato ha un’area di 37 mila metri quadri, con campate fino a 12 metri di altezza, sostenuto da strutture metalliche e dotato di una straordinaria luce naturale. La struttura sorge su una superficie complessiva di 142mila metri quadri, già parzialmente recuperata, delimitata a sud da Corso Settembrini, a ovest da Corso Orbassano, mentre a nord e a est è confinante con il Comprensorio industriale Fiat Mirafiori.

La rigenerazione urbana delle ex aree industriali di Torino di Fiat a Mirafiori, aperto fino al 22 giugno, che porterà alla selezione di otto progetti entro fine giugno e alla successiva fase di incarico per uno studio di prefattibilità. Tutti i progetti partecipanti al concorso saranno esposti pubblicamente in una mostra a Mirafiori, nel capannone ex Dai, dal 30 giugno al 5 luglio. Per la premiazione del 3 luglio è prevista una giornata dedicata a Mirafiori, con un grande evento partecipativo ‘world cafè’, convegni e incontri sui temi della rigenerazione urbana. Obiettivo del concorso di idee è di individuare la migliore proposta possibile per l’utilizzo temporaneo del fabbricato che si affaccia su via Settembrini, chiamato ‘ex

L’intento è quello di avviare un’esplorazione che possa suggerire strade possibili per un intervento importante per la città, con un’attenzione particolare alle esigenze espresse dal territorio, indagate attraverso un percorso partecipativo gestito da Avventura Urbana. Oltre al processo di ascolto e dialogo con territorio, TNE Torino Nuova Economia, la società proprietaria delle aree e promotrice dell’iniziativa, ha voluto introdurre altri elementi particolarmente interessanti, come l’ispirazione europea del progetto, l’accento sull’attrattività, il riconoscimento delle capacità dei partecipanti. L’ispirazione europea rimanda a luoghi che vivono 24 ore al giorno con attività

anche molto diverse, dai laboratori alla movida, dalle mostre allo sport, dagli spazi di coworking agli atelier. Luoghi aperti ai cittadini e in dialogo continuo con il contesto contemporaneo, come Santralistanbul a Istanbul, Mikser House a Belgrado, Berghain a Berlino, Bricklane a Londra, Hafencity ad Amburgo. Il secondo elemento portante è l’attrattività: la trasformazione del fabbricato è infatti il punto di partenza per la generazione di un percorso di attra-

Nuove idee attraverso un concorso e il coinvolgimento del quartiere. zione di investimenti, risorse e capacità. L’ambizione è quella di partire dal riutilizzo di un capannone per trasformare la zona in un polo di aggregazione, propulsore di sviluppo e fucina di creatività, non solo per l’area urbana di Mirafiori, ma per l’intera area metropolitana. Nelle prime tre settimane dal lancio del concorso sono stati oltre 1000 i professionisti che hanno scaricato il bando, sia italiani sia stranieri, e quasi 100 i sopralluoghi richiesti. Anche concorsomirafiori.it, il sito creato ad hoc da Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Torino, segnala un alto numero di utenti stranieri. Dal lancio del 20 aprile il sito è stato visitato da oltre 4.000 utenti provenienti da 43 Paesi. L’attualità del tema al centro del concorso, la grande rilevanza sociale e architettonica del luogo come memoria della città, lo sforzo per semplificare l’impegno richiesto ai progettisti e la prospettiva di un incarico successivo sono elementi che hanno determinato il successo dell’iniziativa. Con il concorso si vuole favorire anche la partecipazione di giovani professionalità offrendo un’occasione per dare spazio a competenze e capacità che altrimenti non avrebbero opportunità di emergere e di essere notate. Torino Nuova Economia

Una società di intervento, a capitale prevalente pubblico, costituita nel 2005 da Regione Piemonte, Città di Torino, Città Metropolitana (ex Provincia di Torino), e FCA (ex Fiat SpA) per dare attuazione a uno degli obiettivi del Protocollo di Intesa finalizzato al mantenimento nell'area di Mirafiori di un polo di attività produttive. Attualmente TNE è guidata dal presidente Stefano Tizzani e dall’amministratore delegato Davide Canavesio. La missione della società è quella di rendere le ex aree industriali suolo fertile per la creazione di nuove occasioni di riqualificazione urbana mediante la reindustrializzazione e l'insediamento delle attività di servizio.  Daniele Ratti


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n individuo al centro di una stanza con tante finestre aperte su orizzonti diversi, un condominio di volti che esprimono mondi lontani, un isolato in cui il colore delimita ma non divide lo spazio pubblico da quello privato: sono queste le immagini, in formato cartolina, che Samuel, Donatella e Xiyu hanno creato per raccontare il loro vivere “Leggermente fuori sede”, in un quartiere nato per essere fuori sede. Samuel, Donatella e Xiyu sono i tre ragazzi, vincitori del concorso promosso dal Laboratorio “Atelier Héritage” e sono una sintesi perfetta della Barriera di Milano contemporanea: abitano oltre il sedime di quel muro, di cui oggi resta solo il toponimo, eretto nella seconda metà del XIX secolo, per segnare il fuori e il dentro di una città in trasformazione, e oggi sono essi stessi protagonisti del cambiamento. Il loro essere potenzialmente “fuori sede”, per origine familiare o per cultura, non è fattore di criticità ma ricchezza, condivisa quotidianamente attraverso lo spazio urbano che è il luogo dell’incontro, più o meno volontario: malgrado siano costretti a confrontarsi con problemi complessi ogni giorno, questi ragazzi hanno scelto un gesto leggero di bellezza e di apertura verso il mondo, una visione positiva di un luogo che sentono come casa. Nei titoli scelti per le piccole opere, infatti, gli autori hanno sempre inserito l’aggettivo possessivo “mio”: disegnando “Il mio quartiere” o “I miei vicini di casa”, hanno voluto ribadire che Barriera è uno spazio che a loro appartiene. Ed è questo il fil rouge che lega i lavori del concorso alla campagna fotografica “Barriera è casa nostra”; Atelier Héritage ha avviato questa iniziativa nel gennaio 2015, regalando a chi in Barriera abita, lavora o è legato per affetto, una chiave, annodata ad una cartolina dalla Barriera del passato: un’immagine del passato, emblematica della originaria vocazione industriale ma non solo. Così è capitato che nella foto degli operai della Grandi Motori si sia riconosciuto anche il signor Mario, ora mastro cestaio nei Laboratori di via Baltea 3, e che Valerio e Simone, due

Leggermente Fuori Sede. Barriera di Milano vista da dentro héritagini della prima ora, abbiano scoperto di vivere in una delle case prefabbricate della ditta di Luigi Grassi, costruttore illuminato convinto di poter trovare un equilibrio tra qualità della vita e costo di costruzione: piccole memorie tra passato e presente, immortalate in uno scatto fotografico, attraverso cui ciascuno dei possessori della chiave ha voluto testimoniare la propria appartenenza a Barriera. Il quartiere è diventato una casa metaforica, di cui ciascuno può avere la chiave di accesso, se ha e riconosce il legame con questo spazio urbano. Questo racconto si sposterà “leggermente fuori sede” nei giorni del festival Architettura in Città 2015, prendendo le forme di una mostra, narrata dai bambini di Atelier Héritage, impegnati, dal 12 giugno al 10 luglio, nella scuola estiva ArchiBAR (iscrizioni entro il 5 giugno 2015). Se lo scorso

anno il percorso didattico è stato incentrato sulla storia di Barriera di Milano, l’edizione 2015 sarà dedicata al progetto del contemporaneo, attraverso la collaborazione attiva dei quindici piccoli partecipanti al progetto Mapping and making social space Barriera e

Raccontare Barriera, attraverso lo sguardo di chi in questo spazio urbano si sente a casa. grazie all’interazione con artisti come Alessandro Bulgini che di Barriera ha fatto la sua opera d’Arte viva. Samuel, Donatella e Xiyu saranno i tre capitani di questa squadra, grazie al sostegno dato al progetto dal Museo Ettore Fico, fabbrica dismessa rinata nella volontà di essere un “gate culturale” per un intero territorio. Mariachiara Guerra

MOSTRA

 da mercoledì 1 a sabato 4 luglio  Galleria Umberto I via della Basilica p.zza della Repubblica

Atelier Héritage È un laboratorio permanente per bambini e ragazzi (6/13 anni), dedicato alla conoscenza attiva e alla fruizione consapevole del patrimonio culturale: il progetto ha l’ambizione di uscire fuori dalle mura dei musei per diventare un nucleo radicato nel tessuto urbano a scala di quartiere, una proposta alternativa e complementare alle attività di doposcuola, un supporto ai genitori nella gestione pomeridiana dei figli, con una programmazione parallela a quella dell’anno scolastico. Il laboratorio è il frutto della collaborazione tra architetti, artisti, storici, artigiani e insegnanti che orbitano intorno al poliedrico e multiforme universo di Barriera di Milano. info@atelierheritage.it


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Architettura in Città 2015

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’osservazione della realtà da parte degli artisti è un continuo strumento di problematizzazione del presente che apre una molteplicità di questioni di carattere politico, urbano, pubblico. Una geografia complessa di pratiche artistiche si articola nell’area mediterranea, all’insegna di una forte connessione tra forma poetica e forma politica. La Ville Ouverte è una piattaforma di riflessione sul ruolo dell’artista nel Mediterraneo e, allo stesso tempo, un osservatorio sulle pratiche artistiche nella sfera pubblica promosso da Arci all’interno della rete BJCEM. L’arte agisce nello spazio del “pubblico” mettendo in crisi la realtà fino a produrne nuove configurazioni attraverso slittamenti dello sguardo, manomissioni della visione che interrogano alcune questioni cruciali del dibattito politico e sociale in ambito mediterraneo. Il ruolo dell’arte è, in questo senso, quello di decostruire il presente, allargare il raggio d’osservazione e sostituire, alla dimensione schiacciata dell’attualità, quella stratificata della storia creando le condizioni per una lettura complessiva delle realtà che sono oggetto d’indagine. L’incontro dal titolo Deconstructing reality. Territori postindustriali, è l’occasione di un confronto tra alcune ricerche artistiche che, attraverso la forma del documentario, pon-

Deconstructing reality. Territori postindustriali gono l’attenzione sul destino di alcune aree postindustriali presenti nei territori urbani italiani. I due progetti in questione sono il documentario La fabbrica è piena di Irene Dionisio e il percorso di ricerca di Alberto Gemmi e Mirco Marmiroli sulle Officine Reggiane di Reggio Emilia. Tra abbandono e riconversione, gli spazi industriali delle città italiane vivono lunghi momenti di transizione e ridefinizione.

Quest’attesa è il tempo di mezzo, focus di indagine degli artisti. Contenitori densi di memoria sociale, al centro della vita e dell’economia cittadina per lungo tempo, ora riposano in un limbo indefinito. Così gli artisti descrivono il vuoto, ne perlustrano i confini ed i punti di contatto con il territorio urbano circostante, evidenziano le soglie, i diversi tempi che intercorrono tra la città di oggi e la città di ieri che per-

Come l’arte interpreta e decostruisce il reale? Progetti artistici che indagano alcune realtà postindustriali italiane. siste debolmente nel presente. In questi interstizi spazio temporali storie minime riempiono questi scenari tra nostalgia e rassegnazione. Reggio Emilia e Torino, le Officine Reggiane e la Fiat Grandi Motori, due storie del novecento che gettano la propria ombra sui primi decenni del nuovo secolo. La fine della grande storia operaia e imprenditoriale italiana disegna vuoti nei contesti urbani, muta profondamente la situazione sociale diventando il macrocontesto in cui si inseriscono singole storie di emarginazione, di nostalgia e di smarrimento che si agitano dentro spazi muti, lugubri, collassati. Le officine reggiane sono “un’enorme balena placentaria, come spiaggiata, che si staglia nello spazio longitudinale di un’area conosciuta della città. Un panorama emozionale nella sua sola bidimensionalità. Ad oggi, resta una gigantesca scritta al neon, oramai senza battito” (A. Gemmi e M. Marmiroli). In La fabbrica è piena, invece, Irene Dionisio indaga la tragicommedia dei senza tetto che vivono la ex fabbrica della Fiat Grandi Motori come luogo domestico e, immersi in un’atmosfera beckettiana, diventano inesorabilmente parte del disfacimento dello spazio. Marco Trulli

APPUNTAMENTO

 giovedì 2 luglio  ore 17.00-19.30  Cortile del Maglio via Andreis 18/c

Bjcem L’associazione internazionale Bjcem Biennale des jeunes créateurs de l’Europe et de la Méditerranée è un network composto da più di 60 membri e partner provenienti da 17 Paesi dell’Europa e del Mediterraneo. L’Associazione intende promuovere e valorizzare il dialogo interculturale, la ricerca artistica contemporanea nei diversi linguaggi espressivi, offrire sostegno alla creatività giovanile, alla mobilità e all’incontro tra i giovani artisti delle diverse rive del Mediterraneo, facilitando al contempo la crescita sostenibile e pacifica dei popoli e delle culture euro mediterranee e potenziando la cultura quale motore di sviluppo dei territori.


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CHI SI RIVOLGE A SAN HA PIENA LIBERTÀ DI STAMPA


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Focus Group 14 gruppi di lavoro per un totale di 437 professionisti che periodicamente si incontrano per discutere e predisporre iniziative. 14 ambiti disciplinari in cui è sintetizzata l’attività dell’architetto.

MinD Mad in Design

condivisione, un rifugio, un luogo che cura. MinD è realizzato con la partecipazione di Matteo Ragni Design Studio, Umo Design Studio, Civico13 Architetti Associati, Lorenzo Bustillos, José Falco Moya, con il contributo dell’azienda Tactis (www.tactis.eu) e grazie alla collaborazione di Domus Academy – Milano, Istituto d’Arte Applicata e Design IAAD di Torino, Politecnico di Torino - Dipartimento di Architettura e Design, Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione.

MinD Mad in Design APPUNTAMENTO

 mercoledì 1 luglio  ore 17.00-18.30  Magazzini OZ via Giolitti 19/a

4 for Ø

4 for Ø

APPUNTAMENTO

 venerdì 3 luglio  ore 17.00-18.30  Magazzini OZ via Giolitti 19/a  Araña, 2012 Espacio la Carpa, Sevilla. Foto Recetas urbanas

Un progetto tra design e psichiatria della Fondazione CEUR Centro Europeo Università e Ricerca, e di Blu Acqua, società attiva nell’ambito della residenzialità psichiatrica, nato da un’idea degli architetti Giulia Mezzalama e Sandra Poletto, della psicologa Elena Varini e realizzato grazie al contributo della Compagnia di San Paolo. MinD (www.madindesign.com) affronta, nell’ambito della formazione universitaria e dell’inserimento del mondo del lavoro, il tema del design dello spazio domestico per la disabilità psichica. In occasione dell’edizione 2015 del festival Architettura in Città, il Focus Group OAT La professione per i giovani e le pari opportunità presenta gli esiti del workshop MinD che si è svolto a Torino dal 12 al 16 marzo 2015 all’interno degli spazi del Camplus Lingotto di Torino, e che ha visto la partecipazione di 48 studenti universitari provenienti da tutta Italia insieme a pazienti seguiti dai servizi di salute mentale. Con la supervisione di psicologi, architetti e designer, gli studenti e i pazienti hanno collaborato attraverso un dialogo paritario alla ricerca di nuove soluzioni per un abitare socialmente inclusivo, lavorando sulla trasformazione della camera da letto in un ambiente più flessibile. Seguendo un approccio multidisciplinare e olistico, tra design e psichiatria, grazie a un’analisi attenta delle dinamiche relazionali, delle esigenze e dei bisogni di una società allargata, sono state individuate soluzioni capaci di ribaltare l’idea di “camera da letto” in qualcosa di più di uno spazio per dormire: uno spazio di relazione, uno spazio inclusivo, uno spazio condiviso e di

Un aperitivo informale e divulgativo, organizzato dal Focus Group Sostenibilità ed Energia – Strategie Urbane Sostenibili, dove verranno invitati quattro personaggi, in rappresentanza di altrettante discipline “altre” rispetto all’architettura: un sociologo, un economista, un artista/fotografo e un antropologo ai quali verrà chiesto di esprimere e confrontare la propria visione professionale e poetica rispetto alle nuove strategie urbane miranti al consumo di suolo “Zero”. I principi di sostenibilità e di qualità nell’architettura verranno approfonditi da quattro punti di vista differenti e attraverso un confronto interdisciplinare. Tra gli obiettivi, promuovere riflessioni sull’approccio “open” utilizzato dai social-network e ragionamenti sul potenziale effettivo della partecipazione e sui processi decisionali nello sviluppo dei progetti architettonici in relazione alla qualità urbana, affaccian-


Architettura in Città 2015

dosi “fuori” dai confini delle discipline convenzionali. Quattro parole chiave orienteranno il confronto attorno ad altrettanti “scenari”, situazioni, ambiti e metodologie, privilegiando un linguaggio informale e privo di autoreferenzialità, con l’intento di alimentare un dibattito aperto con i partecipanti. Le quattro parole chiave e gli argomenti sviluppati saranno accompagnati da alcune immagini rappresentative o evocative, che stimoleranno il confronto tra gli invitati. Il “format” dell’incontro non sarà frontale ma più vicino ad una tavola rotonda, che verrà aperta e sollecitata da domande e provocazioni sui temi proposti. Lo scopo del dibattito è quello di sperimentare le analogie, le differenze, gli apporti delle diverse discipline, al fine di favorire la formazione di una coscienza condivisa e meglio definire il ruolo dell’architetto.

Studio cipiuesse, contaminazioni morfologiche Incontro con Alessandra Segantini

In linea con le attività in corso di svolgimento, il Focus Group OAT Conservazione, riuso e restauro sarà presente al festival Architettura in Città con un dibattito in cui si affronterà il tema “sconfinamenti” nell’ambito del recupero e restauro dell’architettura, ovvero la questione degli “sconfinamenti morfologici”. L’obiettivo è stimolare un confronto sul tema della contaminazione e delle addizioni volumetriche che sono funzionali alla valorizzazione e conservazione del bene e che ne consentono la sua rifunzionalizzazione. La proposta consiste in un incontro con lo studio Cappai&Segantini (cipiuesse) fondato a Treviso nel 1994 da Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini: una realtà conosciuta non solo a livello italiano, che opera in Europa e che ha avuto riconoscimenti dalla critica internazionale per le opere realizzate. I due architetti hanno svolto attività di ricerca e insegnamento in Italia e negli Stati Uniti presso il MIT e la Syracuse University School of Architecture di New York e hanno ottenuto numerosi premi di architettura internazionali, tra cui la Medaglia d’Oro dell’Architettura Italiana 2012 e il World Architecture Award 2010. Secondo la filosofia dello studio C+S Architects il ruolo dell’architetto consiste nello scoprire le potenzialità dei luoghi interpretando i diversi contesti e ridefinendone i limiti: l’attenzione si concentra sulle relazioni che l’oggetto architettonico innesca con i contesti socio-economici, fisici, geografici e politici di cui fa parte, e che l’architetto deve riattivare. Nella progettazione intrattengono un dialogo costante con l’esistente, dando vita a strutture che registrano lo scorrere del paesaggio, delle persone e dell’energia. L’incontro prevede una prima parte in cui un discussant intervista l’architet-

Ordine Architetti

to invitato e questi risponde presentando casi concreti attraverso la proiezione di immagini di interventi realizzati. A seguire, si aprirà una tavola rotonda con i partecipanti al focus group ed il pubblico, per coinvolgere i due principali attori del processo: i progettisti ed i fruitori delle architetture.

Oltre il Piano Regolatore di Torino nel suo ventennale: confini, sconfinamenti del progetto di Città

Discutere del Piano e del progetto di Torino, della metamorfosi della Città, del ruolo svolto e da svolgere da parte della professione pubblica e privata, delle nuove sfide della sostenibilità, della necessaria innovazione di un telaio di pianificazione nel suo ventennale, di nuovi confini, sconfinamenti e di ineludibili nuovi paradigmi del “futuro in corso”: fra questi si pongono la rigenerazione e resilienza urbana, il riciclo urbanistico, il contenimento del consumo di suolo, la necessità di abilitare la città e il territorio di innovativi e sostenibili fattori di crescita e sviluppo, come politiche, progettualità, qualità e smartness per la Città e il territorio. La nuova pianificazione della città dovrà considerare e interagire con il contesto territoriale vasto della Città metropolitana e la sua governance istituzionale, confrontarsi con il territorio rurale e alpino e non solo quello urbano e conurbato. Conflittualità o sinergie tra territori dipenderanno dal grado di consapevolezza nel cogliere le opportunità di tale nuovo assetto e prospettiva. Possono e devono cambiare la pianificazione e le progettualità di Torino per affrontare tradizionali e nuovi confini e sconfinamenti (culturali, geografici, ambientali, paesaggistici, socio economici, istituzionali); ciò è necessario se si intende concorrere a scrivere un patto territoriale che si ponga fra gli obbiettivi l’accesso ai servizi e la mobilità per i territori esterni, la valorizzazione di più ampie risorse paesaggistiche, ambientali ed ecosistemiche, con la produzione agricola di qualità, la produzione culturale e della conoscenza, il sistema economico produttivo e dei servizi, il welfare urbano. Inoltre, all’interno di quelli che saranno i nuovi strumenti e paradigmi di pianificazione, quale sarà il ruolo degli architetti, dipendenti dell’ente pubblico o liberi professionisti, e quali saranno le forme di collaborazione fra di loro? Tre Focus dell’OAT Pianificazione locale, metropolitana e strategica, Paesaggio e VAS e Non libera professione ne dibattono con l’Arch Augusto Cagnardi (progettista del vigente PRG 1995 di Torino), con l’Assessore all’urbanistica di Torino Stefano Lo Russo, con il Direttore urbanistica di Torino Paola Virano, con l’Assessore alla mobilità e Città metropolitana Claudio Lubatti. L’iniziativa è a cura di Carlo Alberto Barbieri, Giovanni Alifredi, Manuela Castelli

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Studio cipiuesse, contaminazioni morfologiche APPUNTAMENTO

 giovedì 2 luglio  ore 17.00-18.30  Magazzini OZ via Giolitti 19/a

Oltre il Piano Regolatore di Torino nel suo ventennale APPUNTAMENTO

 mercoledì 1 luglio  ore 14.30-17.30  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28


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Architetture Rivelate Con le 5 architetture vincitrici della dodicesima edizione si chiude un ciclo. Nel 2016 nascerà un nuovo premio dell’Ordine degli Architetti di Torino, ma per avere qualche anticipazione sul bando bisogna aspettare il festival, sabato 4 luglio alle ore 21.30 presso l’ex Borsa Valori.

Nuovo Museo Ettore Fico Si colloca all’interno dell’ex complesso INCET, occupa 2000 mq ed è composto da spazi e volumi interconnessi tra di loro in modo organico, sviluppati attorno ad un percorso su più livelli. La facciata in metallo, metafora della “lavagna” da riempire e richiamo concettuale alle scenografie teatrali, l’aspetto compositivo dell’atrio caratterizzato da cemento armato facciavista contrapposto a solidi puri di colore bianco e l’attento studio della luce sono tra gli elementi che contraddistinguono l’intervento. Indirizzo Via Cigna 114, Torino Progettisti Alex Cepernich Anno 2014 Foto Beppe Giardino

Recupero del Vecchio Borgo Il progetto consiste nel recupero di quattro baite storiche nel centro storico di Pragelato. La riqualificazione del complesso si è basata sul rispetto e sulla rilettura critica in chiave contemporanea delle tradizionali caratteristiche costruttive esistenti, sulla minimizzazione dei consumi e sull’utilizzo di materiali naturali; sono nati 33 alloggi, un locale polifunzionale, una caffetteria utilizzabile anche per eventi, 13 posti auto e cantine interrati, coperti da un giardino aperto anche alle attività cittadine. Indirizzo Via Roma-via Cacciatori, Frazione La Ruà, Pragelato (TO) Progettisti Graciliano Berrocal Hernandez, Alessandro Cimenti, Elena Di Palermo, Elisa Dompè, Daniele Druella, Gian Luca Forestiero, Giulia Giammarco, Romina Musso, Alberto Rosso (studioata) Anno 2012 Foto Beppe Giardino


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Residenza universitaria Borsellino Nato per le Olimpiadi Torino 2006 con la finalità di ospitare i giornalisti, il complesso, sito lungo la Spina Centrale, è costituito da quattro edifici, di cui due affacciati su via Vochieri composti da 6 piani fuori terra e gli altri due da 10. Il progetto si contraddistingue per un’attenzione particolare all’adozione di misure di risparmio energetico, di tipo attivo e passivo, tramite apposite strategie bioclimatiche, con l’impiego di materiali tecnologicamente avanzati dal punto di vista prestazionale. Indirizzo Via Paolo Borsellino 42, Torino Progettisti Stefano Seita, Marco Zocco Anno 2005 Foto Mattia Boero, Filippo Giau, Stefano Seita, Marco Zocco

Residenza temporanea di Porta Palazzo Un intervento che parte dal recupero architettonico per avviare un’azione di rigenerazione del contesto urbano. Si tratta di una residenza temporanea realizzata in un edificio storico in disuso di 4 piani, all’interno del quale sono state ricavate 27 unità abitative destinate a single e coppie sotto stress abitativo e strutturate con soluzioni organizzative flessibili e modulari. Il progetto ha incluso anche il recupero delle unità commerciali esistenti su Piazza Repubblica e nuovi spazi comuni per i futuri residenti e per il quartiere. Indirizzo Via Priocca 3, Torino Progettisti Pier Matteo Fagnoni Anno 2013 Foto Giorgio Bombieri

Casa Hollywood Situato al centro dell’isolato triangolare tra Corso Regina Margherita e Via Fiocchetto, il progetto è stato realizzato conservando l’antico fronte scenico su via Fiocchetto, unica traccia del Teatro Torinese ottocentesco bombardato intorno al 1943. La muratura esistente è stata integrata con un sistema a cappotto isolante esterno per garantire alta efficienza energetica. Per proteggere dal rumore del corso e mantenere la vista sulla città storica e sui giardini reali, è stata creata una “pelle vetrata”, che ha dato vita ad una serra bioclimatica. Indirizzo Corso Regina Margherita 106, Torino Progettisti Luciano Pia Anno 2014 Foto Beppe Giardino


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APPUNTAMENTO

 giovedì 2 luglio  ore 10.00-13.00  ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28

be-eco

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o slogan (THINKING) OUTSIDE THE BOX vuole evidenziare come il “pensare fuori dagli schemi” abbia prodotto anche in architettura, negli ultimi quindici anni a livello internazionale, nuovi approcci e modelli di intervento grazie ad una reinterpretazione dei vincoli e delle pratiche consolidate che hanno impedito per diversi decenni una prospettiva di crescita della città in una logica di reale sviluppo sostenibile. Una nuova stagione di azioni e di interventi – in USA come in Europa – ha messo in discussione alle diverse scale i confini della città attraverso una revisione della normativa, dei regolamenti edilizi avviando la sperimentazione di nuovi modelli e strategie. È il caso del PlaNYC e del Chicago Climate Action Plan che hanno individuato nei piani di copertura delle città, prima di altre esperienze europee, i nuovi territori da urbanizzare per densificare attraverso una riduzione dell’occupazione del suolo e per operare un controllo del microclima urbano attraverso la realizzazione di nuovi servizi e funzioni per gli abitanti. Altre iniziative hanno esplorato la possibilità di creare soluzioni abitative più accessibili per la fascia di popolazione composta da single, coppie, studenti, giovani e anziani attraverso la realizzazione di edifici residenziali temporanei come è avvenuto nel progetto My Micro NY a New York. Avviato nell’ambito di un concorso dall’amministrazione Bloomberg, ha incentrato il cambiamento sull’innovazione del processo individuando

nella costruzione modulare e nella prefabbricazione il sistema attraverso il quale garantire maggiori livelli di sicurezza per gli

tà di ridurre l’occupazione del suolo, limitare la realizzazione di nuove infrastrutture e dimostrare che un’abitazione realizzata con

(Thinking) outside the box operatori, tempi di cantiere più contenuti, elevati livelli di controllo della qualità del costruito, abbattimento dei rifiuti e reversibilità dell’intervento al fine di non vincolare in modo permanente il lotto edificato.

Il pensiero laterale in architettura ha prodotto nuovi approcci e modelli di intervento grazie ad una reinterpretazione dei vincoli e delle pratiche consolidate. A Francoforte il tema relativo alla densificazione della città storica è stato affrontato nell’ambito del progetto Minimum Impact House attraverso l’applicazione di un nuovo modello di residenza verticale di 150 mq realizzata su un lotto di 29 mq con la finali-

questi criteri nel centro storico di Francoforte ha un costo di realizzazione simile allo stesso immobile costruito in periferia. Negli ultimi 20 anni l’impulso al cambiamento in architettura modellato su un diverso scenario economico e consuetudini sociali profondamente cambiate è stato forse determinato anche dalla consapevolezza di dover far fronte ad una prospettiva nella quale il ruolo della città sarà sempre più rilevante: dal 2008, per la prima volta nella storia dell’umanità, la popolazione terrestre, in crescita esponenziale (1 miliardo alla fine dell’Ottocento, 7 miliardi nel 2011, 9 miliardi entro il 2045), è concentrata in prevalenza nei territori urbanizzati e entro il 2050 questo riguarderà il 70% della popolazione mondiale. In questa traiettoria di lavoro si iscrivono molte esperienze nate dalla logica “Think out of the box”, un’occasione per esplorare il pensiero laterale in architettura e più in generale per una riflessione collettiva, alla luce dei cambiamenti in atto, sugli elementi costitutivi della nostra disciplina e i valori ereditati dal recente passato. Guido Callegari, Antonio Spinelli, Matteo Miroglio

Una start up ospitata presso l’Incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino I3P in corso di riconoscimento come Spin-off del Politecnico di Torino. L’attività di ricerca e sviluppo be-eco è orientata alla realizzazione di sistemi e componenti per un’architettura a basso impatto ambientale con particolare riferimento al retrofit. be-eco ha brevettato il sistema di facciata ventilata Naturwall e progettato il sistema ECO Home realizzato nell’ambito dell’Ostensione della Sindone 2015 come prototipo abitativo a servizio dei visitatori con la funzione di penitenzieria. La start up ha sviluppato la linea di arredi 800x1200 con pallet riciclati epal per il Consorzio Conlegno.  ECO Home per l’Ostensione della Sindone 2015. Foto di Bruno Gallizzi


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Obbiettivo architettura. Scopri, fotografa, vinci T utte le città, soprattutto quelle che fino a ieri hanno avuto vocazione industriale, racchiudono all’interno del tessuto urbano, edifici dalla forte connotazione storica, artistica e architettonica, dei tesori nascosti spesso dimenticati e sottovalutati nella loro importanza come memoria storica o pregio artistico. Scoprire e riscoprire questi luoghi dimenticati è l’obiettivo di Obbiettivo Architettura, un percorso fotografico, promosso da Fornengo s.r.l. e organizzato da ArchiE20. Duecento squadre, da due partecipanti l’una, si sfideranno in una gara fotografica urbana composta da dieci tappe, che rappresentano dieci categorie: ogni categoria sarà premiata con ricchi premi e il vincitore assoluto, come premio finale, vincerà un soggiorno all inclusive per due persone a Berlino. Le tappe saranno raggiungibili con qualunque mezzo e saranno rappresentative

della grande qualità architettonica che caratterizza la città di Torino. Ogni tappa è celata da un enigma da interpretare, che porterà i partecipanti a cercare, capire e conoscere l’edificio o monumento protagonista. Il compito di ogni squadra sarà poi quello di fotografarlo, in modo suggestivo e particolare; la qualità e l’attinenza della fotografia al contenuto dell’enigma saranno fondamentali, perché lo scatto verrà giudicato a fine gara da una giuria. Dopo aver completato il percorso i partecipanti dovranno scegliere una

sola immagine per ogni categoria, che sarà consegnata alla giuria, composta da cinque membri dalle competenze in linea con le tematiche della gara: due architetti, due fotografi e un membro di ArchiE20, l‘organizzatore dell’evento, valuteranno quindi la coerenza delle fotografie con l’enigma, la qualità e la tecnica fotografica espressa dallo scatto. Ovviamente non è necessario essere degli esperti, è sufficiente essere amatori di fotografia e amanti dell’architettura. A 60 giorni dalla fine della competizione, saranno resi noti i dieci vincitori, uno per ogni categoria, e il vincitore assoluto “best of show” della competizione che vincerà il viaggio a Berlino. Alla fine del percorso di gara, le squadre dovranno raggiungere il punto di ritrovo, dove si terrà la chiusura della giornata. All’arrivo, una volta consegnato il materiale fotografico prodotto, le squadre saranno chiamate a mettersi nuovamente in gioco tramite una serie di prove di abilità. A queste sarà attribuito un punteggio consentendo la valutazione dei concorrenti in modo molto rapido, al fine di decretare la sera stessa i vincitori. Il primo premio in palio per questa seconda gara sarà una bicicletta

Una gara fotografica in dieci tappe per scoprire Torino. Dieci enigmi da risolvere per scattare la foto migliore e vincere un soggiorno a Berlino. pieghevole Nanoo. Seguirà un aperitivo e un dj set per concludere la giornata. ArchiE20

GARA DI FOTOGRAFIA

 sabato 4 luglio  ore 9.00-18.00  partenza ex Borsa Valori via San Francesco da Paola 28

ArchiE20 Workshop tecnici, seminari, convegni con ospiti di fama internazionale, eventi di gala e ludici, tour tematici, tutti rivolti ad un unico settore: l’architettura. Questa è ArchiE20, un’associazione/ agenzia di comunicazione specializzata nella realizzazione di eventi rivolti ad aziende e professionisti che operano nell’ambito dell’architettura, del design e dell’edilizia ed è stata riconosciuta dal CNAPPC di Roma come ente terzo per la formazione. Un team di professionisti – architetti, designer, esperti di comunicazione – che credono che l’interazione, il coinvolgimento e l’incontro siano ancora metodi efficaci per relazionarsi. Questo è il motivo per cui il format delle iniziative ha l’obiettivo di agevolare la creazione di nuovi contatti professionali per l’incremento del business.


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a rilevante trasformazione vissuta dalla città di Settimo negli ultimi quindici anni ha anche interessato grandi aree mai utilizzate con la realizzazione di un anello di congiunzione tra ambiente naturale e ambiente urbano. Sono stati infatti attivati 1 milione di mq di aree destinate a parco, connesse tra loro con un articolato sistema di percorsi ciclopedonali interamente a disposizione di tutti per la quasi totalità. Questo sistema di parchi e aree verdi interagisce fortemente con il territorio dell’Ecomuseo del Freidano, un progetto di riqualificazione culturale e ambientale con una storia trentennale che, da tempo, trova la sua sede nel prezioso complesso ottocentesco del Mulino Nuovo. Qui sono presenti allestimenti museali dedicati alla storia del territorio, uno dei centri visita del Parco del Po e della Collina Torinese e un parco tematico dedicato alla storia dell’energia, con installazioni interattive completamente a disposizione del visitatore. La cura e lo sviluppo di progetti e attività culturali legati all’Ecomuseo sono stati affidati dalla Città di Settimo alla nostra Fondazione, che proprio nel 2015 ha intrapreso un percorso volto al suo rilancio in un più ampio progetto denominato “Ecotempo”. L’obiettivo è migliorare la sinergia della struttura ecomuseale e delle sue pertinenze con il sistema dei grandi parchi e dei percorsi ciclabili cittadini. In questo senso si sta implementando l’offerta di appuntamenti nel periodo estivo al fine di fare rete con il

Ecotempo: oltre i confini del museo territorio circostante, facendo del Mulino Nuovo l’anello centrale, il punto di partenza di un sistema articolato, con la creazione di itinerari, anche guidati, sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie. In quest’ottica è stata immaginata una nuova modalità che

modo diverso, ascoltando le favole (per i più piccoli e le famiglie) e il racconto del paesaggio, camminando o pedalando in mezzo alla natura. Il “collegamento” tra Ecomuseo, percorsi ciclabili e grandi parchi è stato anche rafforzato con la nascita di un’iniziativa di “ciclofficina”, una nuova centralità in grado di implementare l’interesse e la partecipazione attorno al complesso ecomuseale e l’insediamento del FabLab-Settimo. Ed è proprio in tale contesto di forte contaminazione che sono stati creati i percorsi innovativi degli alberi parlanti che si integrano e interagiscono con gli oltre sessanta punti informativi “smart” dislocati nella città, permettendo a tutti di fruire della storia e della cultura urbana del luogo in ogni momento della giornata. In occasione del festival si propone ai visitatori di vivere questa esperienza. Partendo dalla sede dell’Ecomuseo si potrà intraprendere un viaggio “oltre i confini del museo” scegliendo tra diverse opportunità di conoscenza e svago. Le biciclette messe a disposizione dalla ciclofficina del Mulino Nuovo condurranno i partecipanti lungo i percorsi che si diramano dal Mulino Nuovo verso i grandi parchi. Qui si potrà fruire di letture all’aria aperta con Archimede, la grande biblioteca civica e multimediale della città, ascoltare i racconti degli alberi parlanti e godere di un’insolita vista dall’alto con i droni di FabLab Settimo.

A piedi o in bici alla scoperta dei grandi parchi di Settimo Torinese. permetta ai visitatori di rendere più interattiva la loro visita. Attraverso percorsi attrezzati con gli “alberi parlanti” e con audio guide innovative, si può fruire il territorio in

Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana

VISITA

 sabato 4 luglio  ore 10.00-12.00 e 15.00-19.00  Ecomuseo del Freidano via Ariosto 36bis, Settimo Torinese

Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana La Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana da otto anni gestisce e promuove l’attività culturale della Città di Settimo Torinese, coordinando un sistema costituito da diverse strutture culturali: la Biblioteca Archimede, la Casa della Musica “Suoneria”, il teatro Garybaldi e l’Ecomuseo del Freidano. Quest’ultimo rappresenta un punto di riferimento per lo sviluppo di attività nell’ambito dell’educazione ambientale, del recupero della memoria e della conoscenza del patrimonio storico e naturale cittadino e regionale. Le attività caratteristiche della Fondazione ECM sono rivolte alla pluralità dei cittadini e favoriscono l’integrazione delle persone con il territorio e le sue diverse anime.  Parco Bordina a Settimo. Foto di Vito A. Lupo


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MOSTRA

 da martedì 30 giugno a sabato 4 luglio  Chiesa di San Michele Arcangelo via Giolitti angolo piazza Cavour APPUNTAMENTO

 venerdì 3 luglio  ore 16.00-18.00  ex Borsa Valori, via San Francesco da Paola 28

AIAPP L’associazione Italiana di Architettura del Paesaggio (Sezione Piemonte e Valle d’Aosta) rappresenta professioni e professionisti attivi nel campo del paesaggio e impegnati a tutelare, conservare e migliorare la qualità paesaggistica italiana. Nel 2016 organizzerà a Torino il 53° Congresso Mondiale di Architettura del Paesaggio.

A

l Teatro Olimpico di Vicenza, tra le meravigliose architetture palladiane e di fronte ad un pubblico di 500 persone arrivate da tutto il mondo, il 31 ottobre scorso la Città di Torino ha ricevuto il Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura dalle mani del Sindaco di Vicenza. La giuria internazionale ha riconosciuto nelle grandi trasformazioni urbane che hanno cambiato il volto della città – quelle che hanno trasformato grandi aree industriali dismesse in quasi tre milioni di metri quadrati di parchi e giardini urbani – i tratti distintivi di una committenza pubblica capace di promuovere le metamorfosi della città, da capitale dell’industria a capitale del paesaggio, come motore di una vera, con-

arricchita dall’incontro con l’architetto Cino Zucchi, premiato con Park Associati per la nuova sede Salewa Oberalp di Bolzano. Cino Zucchi, architetto di fama internazionale, ha lavorato molto a Torino dove, oltre ad aver firmato l’ampliamento del Museo dell’Automobile, è ora impegnato per il nuovo Centro Direzionale della Lavazza: un’operazione di riqualificazione urbana che cambierà una zona strategica di Torino e che sarà illustrata anche dagli architetti Cristiano Picco e Paolo Corradini.

La Città di Torino ha ricevuto il premio Dedalo Minosse per le trasformazioni urbane e i nuovi paesaggi.

Una città da un milione di committenti vinta, partecipata rigenerazione urbana. Il pubblico del festival, con la mostra degli esiti del Premio, potrà conoscere i committenti selezionati dalla giuria e i loro progettisti, gli 8 premi speciali, quelli degli sponsor e delle istituzioni, le 12 segnalazioni e ancora di più! Infatti, nell’incontro pubblico del 3 luglio (ex Borsa Valori, dalle 16 alle 18) la consegna del Premio da parte del presidente di ALA Assoarchitetti Bruno Gabbiani nelle mani del sindaco di Torino Piero Fassino sarà

I progettisti sono nomi notissimi del panorama mondiale come Odile Decq, Peter Eisenmann, Park Associati, Cino Zucchi, Paul de Ruiter, Katsfumi Kubota e Labics,

Fondato nel 1997, il Premio è promosso da ALA Assoarchitetti e dalla Regione del Veneto con cadenza biennale, ed è giunto alla sua nona edizione. Tra i committenti premiati ci sono, insieme al Comune di Torino, il Ministerio de Educación Cultura y Deporte de España, la Salewa – Oberalp, Coesia Group, il Comune di Roma e il MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Autogrill, Fundación Ciudade da Cultura de Galicia.

ma grande spazio è anche riservato ai giovani architetti Under 40 – tra questi Nunzio Gabriele Sciveres e Emmanuelle Moureaux – che rappresentano oltre il 30% del totale dei premiati di questa edizione. Il punto di forza del Dedalo Minosse risiede, infatti, nel porsi come punto d’incontro tra la cultura architettonica contemporanea e la società, ma anche nel consacrare accanto ai grandi progettisti, nomi ancora poco noti, mettendo in luce il ruolo di arricchimento sociale apportato dal committente nel promuovere l’attività progettuale dei giovani quale futuro patrimonio della collettività. Marcella Gabbiani, la direttrice del Premio, lo racconta con queste parole: “Premiare il committente per promuovere la buona pratica dell’architettura: questo lo scopo del Dedalo Minosse, un premio unico nel suo genere a livello internazionale. Uno strumento per aprire un dialogo interdisciplinare sui processi del costruire, coinvolgendo non solo architetti, ingegneri e progettisti in genere, ma sopratutto i committenti, pubblici e privati, che hanno intrapreso un cammino verso la qualità, accompagnati da altre figure fondamentali, quali i costruttori, le aziende produttrici dei componenti, i decisori pubblici, gli esperti di settore, i media.” Paolo Mighetto

ALA Assoarchitetti È l’organizzazione degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti, maggiormente rappresentativa a livello nazionale per l’azione di promozione dei loro legittimi interessi diffusi. Dal 1997 cura il Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura.

L&scape È una giovane associazione impegnata a sostenere e divulgare i temi di paesaggio. L’iniziativa presentata ad Architettura in Città è a cura di Alessandra Aires, Ferruccio Capitani, Paolo Mighetto e Marco Minari  Cino Zucchi Architetti, Park Associati. Salewa Headquarters, Bolzano, 2011


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MOSTRA

 da martedì 30 giugno a sabato 4 luglio  NH Collection Torino Piazza Carlina P.zza C. Emanuele II 15

O

ggi dire che Torino è cambiata, non fa più notizia, è diventato un luogo comune, ma tutti parlano genericamente di trasformazioni, citando poi magari sempre gli stessi pochi esempi, mentre resta da fare un discorso su tutte le trasformazioni recenti, sulla loro natura, sul loro senso. Semplificando si possono distinguere trasformazioni di area ‘vasta’, cioè delle grandi aree occupate da industrie da tempo dismesse, che sono state rase al suolo e sostituite prevalentemente da grandi complessi di abitazioni – le ‘spine’ – secondo modelli urbanistici nuovi; per queste aree si può parlare di riuso urbano, nel senso di un riuso del terreno nudo e crudo che azzera l’esistente, la storia: il tempo delle ‘spine’ è

può osservare che il loro tempo è a due dimensioni: il presente e il passato, che come due poli generano una corrente.

Esiste un’altra Torino, poco o niente conosciuta, che ha ‘costruito nel costruito’. Siamo di fronte quindi a due strategie di trasformazione della città contemporanee ma diverse: infatti tanto sono semplificate le prime, quanto sono complesse le seconde, così come semplificate e complesse sono le

Torino 2015: ritorno al futuro ad una dimensione, è il contemporaneo. Ma ci sono anche altre trasformazioni, più piccole e più numerose, quelle conseguenti a interventi operati nel tessuto urbano esistente con caute aggiunte di edifici nuovi, con la trasformazione di edifici esistenti: per questi si può parlare in senso proprio di riuso, di ‘restauro’ urbano o edilizio, e si

urbana in casi isolati, sono invece cresciuti negli ultimi anni a Torino, fino a configurarsi come una possibile strategia di trasformazione, alternativa a quella della tabula rasa, perché capace di conservare attraverso i cambiamenti la memoria, l’identità della città. La differenza non è solo un fatto di tecnica urbanistica: difatti io chiamo punti ‘sensibili’, quelli nei quali, sempre più spesso, si confrontano ravvicinati edifici ‘antichi’ e ‘nuovi’, o rinascono sorprendentemente a nuova vita edifici ‘antichi’: acquista così evidenza visiva la continuità di una costruzione della città per succedersi e sovrapporsi di interventi diversi, una pratica e un esito consolanti, che io chiamo ‘ritorno al futuro’, perché si ritorna a costruire dove si è già costruito, ma per aprire ad un futuro diverso e sperabilmente migliore. Per cogliere questi ‘punti sensibili’ bisogna però “renouveler son optique” (LeCorbusier): ci vuole uno sguardo nuovo, che sposti l’attenzione dall’edificio singolo, dal progetto singolo, alle coppie di edifici, ai progetti sovrapposti, alle architetture ‘parassite’, uno sguardo che veda “in trasparenza” (Wittgenstein) la città e la sua storia: questa è la lezione che ho imparato. Lavorando come architetto ‘imprestato’ alla fotografia di territorio, negli anni passati ricercando i ‘punti sensibili’ che tutti insieme per me disegnano il volto possibile di una ‘nuova’ Torino, ricucendo i lembi del tessuto urbano tra passato e presente e ricostruendo pazientemente ‘microstorie’ che nessuno ha ancora raccontato.

immagini urbane che hanno prodotto, le storie che raccontano: periferie stralunate da una parte e dall’altra invece strani frutti, che crescono sul vecchio tronco della città dopo i decenni di immobilità del lungo dopoguerra; questi ‘innesti’ sono una novità, ma soprattutto, io credo, una novità ‘torinese’, perché, anche se presenti da tempo nella storia

Sisto Giriodi

Una parte delle microstorie di architettura torinese raccolte nell’atlante delle ‘occasioni urbane’ felicemente sfruttate, sempre più numerose in questo cambio di secolo, verrà raccontata al pubblico, con una mostra intitolata “Torino 2015. Ritorno al futuro” curata dall’autore, Sisto Giriodi, allestita nel chiostro dell’albergo NH Piazza Carlina, messo a disposizione per l’occasione; l’albergo è un caso esemplare di ‘ritorno al futuro’, perché negli anni ’90 l’edificio sembrava arrivato alla fine della sua storia, lunga e complessa, fatta di cambi di destinazione, di ampliamenti e sopraelevazioni: il cantiere dell’albergo è tornato a ‘costruire nel costruito’, riaprendo così la storia dell’edificio verso un futuro migliore.  Costruire nel costruito: la ‘casa sulla casa’ (Rolla+V.Neirotti)


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hi sono le donne professioniste che si sono affermate in ambito europeo a partire dal primo dopoguerra? Quali sono le loro opere? Che cosa si può imparare dalla loro esperienza per incrementare il successo delle professioniste di oggi nel campo dell’architettura, dell’ingegneria civile e del design? A queste e altre questioni intende dare risposta il progetto europeo MoMoWo – Women’s creativity since the Modern Movement, coordinato dal Politecnico di Torino, che viene presentato ufficialmente in occasione del festival Architettura in Città 2015. MoMoWo è un progetto quadriennale di cooperazione a larga scala, finanziato dall’Unione Europea all’interno del programma Creative Europe, sottoprogramma Cultura, con un partnernariato che copre sei paesi europei. Il progetto focalizza l’attenzione sulla presenza femminile nell’ambito delle libere professioni legate al mondo della costruzione e del design – storicamente di appannaggio maschile – perché rappresentano il punto nevralgico, il luogo in cui il genere femminile – minoranza tradizionalmente discriminata e sottorappresentata – ha trovato maggiori difficoltà di affermazione. Il punto di partenza è il Movimento Moderno inteso come momento di grande fermento culturale, ma anche di rottura a livello politico e sociale e tappa storica della prima emancipazione femminile. Cercando

di indagare le ragioni delle difficoltà – ancora presenti – per il genere femminile nell’acquisizione di ruoli di responsabilità nel mondo del lavoro, il progetto vuole

progettiste per lavorare sulla consapevolezza delle capacità intrinseche al genere femminile e contribuire alla sua emancipazione. Le attività di MoMoWo mirano

MoMoWo un progetto europeo sulle donne professioniste valorizzare l’esperienza delle “pioniere” del Movimento Moderno e creare un ponte fra le generazioni passate e future di donne

infatti a costituire un patrimonio e una rete di conoscenze e competenze a livello transnazionale capace di rafforzare gli operatori

Un progetto per la diffusione dell’opera delle donne professioniste europee. culturali e creativi e di innescare nuove opportunità professionali nei campi dell’architettura, del design e dell’ingegneria civile. La presenza di MoMoWo al festival Architettura in Città si articola attraverso alcune iniziative, che intendono coinvolgere non solo gli addetti ai lavori, ma anche il grande pubblico. In previsione del festival è stata lanciata una call intitolata “Le donne e la città: frammenti di un discorso architettonico”, patrocinata dalla Sezione torinese dell’Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architetto. La call intende dare visibilità e promuovere il contributo delle professioniste attive a Torino, offrendo loro l’opportunità di segnalare un’opera realizzata in città e visibile al pubblico, eleggendole così a prime ambasciatrici MoMoWo. Gli esiti saranno presentati durante il festival attraverso la definizione e l’esposizione pubblica di QR e AR codes relativi alle opere segnalate, una mostra virtuale sul sito di MoMoWo e la creazione di possibili itinerari di visita. Verranno infine premiati i vincitori dell’International Design Competition, concorso indetto per definire l’identità visuale di MoMoWo attraverso la progettazione del logo e di un oggetto promozionale, che ha visto la partecipazione di più di cento giovani progettisti sotto i 35 anni, provenienti da tutto il mondo. Caterina Franchini, Emilia Garda, Marika Mangosio

APPUNTAMENTO

 giovedì 2 luglio  ore 11.30–13.00  Unione Culturale Franco Antonicelli, via Cesare Battisti 4

MoMoWo È un progetto interdisciplinare a carattere sociale. L’obiettivo è il miglioramento della qualità della vita nel senso più ampio del termine. Lo strumento è la mitigazione dei conflitti attraverso l’eliminazione delle diseguaglianze, che si persegue mediante l’implementazione della cultura e del lavoro intesi come veicolo di emancipazione. MoMoWo si propone di accrescere la consapevolezza delle donne relativamente alle proprie potenzialità in ambito professionale. Il partenariato coinvolge sei paesi: Italia, Francia, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Spagna. Accanto al Politecnico di Torino, Project Leader del progetto, figurano quattro università e due centri di ricerca. Per informazioni sul progetto e sulle sue attività, visita il sito www.momowo.eu e la pagina Facebook.


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S

e il più noto assioma di Giancarlo De Carlo è convincente, “l‘architettura è troppo importante per essere lasciata agli architetti”, è altrettanto evidente che gli architetti sono troppo importanti per dedicarsi solo all’architettura. Costruire significa infatti anche saper sconfinare, individuare nuovi punti di vista, allontanarsi dagli ambienti più rassicuranti e dagli orizzonti consueti di pensiero. Lo scorso anno con Infiniti Mondi Onlus abbiamo proposto per il festival un percorso di riflessione sulla progettazione

chi la progetta e sempre più la rappresentazione di chi la usa”. In questo senso vogliamo parlare di una nuova “architettura delle scelte”, una pratica eretta sui ponti del dialogo tra il profit e il no-profit. La solidarietà costituisce l’elemento fondamentale di questa architettura, un’azione avvolgente di sutura fra disparità talvolta immense e un catalizzatore per la realizzazione di soluzioni e strumenti condivisi. Affinché tuttavia possa portare a risultati tangibili, è necessario che si realizzi un legame innovativo e più profondo tra soggetti

Inoltre sono stati ideati numerosi itinerari di trekking urbano, i NURBS PARKOUR (Nature & Urban Sketching), strumenti esperienziali unici e originali pensati per diverse esplorazioni conoscitive, il cui veicolo di indagine è il Carnet de Voyage: uno strumento per la restituzione di quanto analizzato durante il percorso grazie all’apprendimento di tecniche di illustrazione, osservazione e storytelling. Le pratiche di ricerca, laboratoriali e di narrazione sono finalizzate alla valorizzazione dei giovani talenti e delle antiche maestranze artigianali quali la legatoria, attraverso lo scambio di saperi e si svolgono all’interno di spazi polivalenti della Città di Torino, con l’associazione Borgo Dora Valdocco e Dintorni e la Circoscrizione 7. Sintesi di un matching più complesso e ambizioso, è stato l’intervento di diversificazione aziendale di HPR group (Hub of Prototypes & Research), punto di incontro ed espansione della progettazione e dell’User Experience Design con i modelli di Responsabilità Sociale d’Impresa di Infiniti Mondi Onlus: è ora il luogo di raccordo della protopipazione sostenibile, della consulenza ecosistemica e dei servizi concepiti per il supporto di altre realtà imprenditoriali e startup, Enti pubblici, Ordini professionali e comunità di cooperative, associazioni e ONG Nazionali e Internazionali. HPR group promuove nuove idee per fundraising e contesti di sharing economy con particolare attenzione all’integrazione sociale e all’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati.

Architettura delle scelte, matching e prototipi tra spazio e società sistemica attraverso mappe concettuali, metodi e modelli integrati, dai movimenti di transizione alla fisica dei quanti per un invito aperto all’interazione tra discipline dissimili. In continuità con il lavoro avviato, quest’anno ci proponiamo di illustrare alcune esperienze di azione fra le aree intermedie, soglie e attraversamenti fisici all’interno di contesti territoriali, i quali compongono alcune delle attività di costruzione dello spazio e del sociale. Realizzare e riedificare piccoli lotti di “Spazio e Società”, per citare il nome della storica rivista curata dall’architetto De Carlo, confermando il suo presagio: “l’architettura sarà sempre meno la rappresentazione di

provenienti da ambiti differenti che garantiscano un adeguato e continuativo supporto etico-economico. In questa direzione è nata la collaborazione tra Infiniti Mondi Onlus e Novacoop, attraverso l’attivazione di corsi dedicati all’istruzione di discipline artistiche, workshop di disegno finalizzati a migliorare le capacità creative, dell’intuito e della memoria. Oltre ad un’azione di sostegno del progetto “Adotta una scuola” (che prevedeva un costo di partecipazione) è stato avviato un processo di sensibilizzazione al consumo consapevole e alla condivisione di temi culturali con un coinvolgimento più ampio sul territorio.

Silvia Salchi

VISITA

 mercoledì 1 luglio  ore 15.30-19.30  ritrovo Parco Dora Area Vitali, angolo via Borgaro WORKSHOP

 giovedì 2 luglio  ore 17.30-19.30  Biblioteca Civica “Natalia Ginzburg” via Lombroso 16

Silvia Salchi Architetto e imprenditrice sociale, si dedica alla ricerca nell’ambito della progettazione sistemica e svolge attività dedicate alla comunicazione visiva legate alle applicazioni di User Experience Design. Attualmente CEO di HPR group srl (Hub of Prototypes & Research), è impegnata nello sviluppo di concept di prodotto ecosostenibili all’interno dei brand Fratgramdesign, ZEDenergie, Slum, EID. Vicepresidente di Infiniti Mondi Onlus, associazione di cooperazione internazionale e intercultura, svolge attività di affiancamento per il riconoscimento delle competenze, è formatrice nei percorsi di illustrazione urbana e naturalistica dedicati al turismo accessibile.  Foto di Silvia Salchi


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APPUNTAMENTO

 venerdì 3 luglio  ore 9.30-20.00  Cascina Le Vallere corso Trieste 98, Moncalieri

Ente Parco Po e Collina Torinese L’ente regionale gestisce 12 riserve da Carmagnola e Torino fino a Chivasso e 2 parchi da Pino a Castagneto Po. Riunisce 28 Comuni lungo una fascia di oltre 70 km. Con il marchio CollinaPo, valorizza i paesaggi che si estendono a est dell’area metropolitana. Negli anni ha promosso Corona Verde, Infrastruttura verde nel Piano Strategico di Torino, il recupero dei 1000 ettari connessi alle attività estrattive lungo il Po e i Sentieri della Collina. Inoltre: centri visita, monitoraggio del consumo di suolo e della qualità dell’architettura, studio degli ecosistemi e aree pubbliche per lo svago di tutti. E infine itinerari ed eventi di richiamo come il Superga Park Tour (13/09/2015).

Festa per CollinaPo Mab Unesco C

amminare, pedalare, ballare, fotografare e fare cinema lungo itinerari sconfinanti fra terra e acqua, in una atmosfera “green mood” accompagnata da musica e colore, per condividere visioni e buone pratiche con la gente e i partner del marchio CollinaPo. Un multievento gratuito e aperto a tutti con la curatela artistica di Monica Mantelli per portare alla Commissione Unesco la candidatura di 80 Comuni tra Carmagnola, Torino e Chieri fino a Chivasso. Il Meeting CollinaPo & MaB_Unesco “#BenefitBeyondBoundaries” di venerdì 3 luglio inserito nel festival Architettura in Città coinvolge cittadini, imprese e istituzioni per stare insieme in simpatia nel verde e per condividere le idee forti tra confini e sconfinamenti del Parco del Po e Collina torinese. Si parte quindi esplorando il territorio da nord e da sud: alle 9.30 raduno all’Ecomuseo del Freidano di Settimo torinese alla nuova “Ciclofficina” per i partecipanti

della discesa in bicicletta sulla Ciclovia del Po con l’utilizzo delle ebike di “Move Your Life” di San Mauro torinese per arrivare per pranzo a Moncalieri e rientro lungo lo stesso percorso. Per chi ama camminare,

agorà della cascina sulla candidatura MAB UNESCO CollinaPO, che vedrà la consegna di un gadget ai partecipanti, per poi proseguire fino a sera con musica, film (The Last Call – Poema Circular), degustazioni, happening e relax nella natura. Tre itinerari scelti da Ippolito Ostellino, esperto naturalista e Direttore del parco che invitiamo a percorrere insieme ai Guardaparco, per sconfinare fra natura e cultura, tra paesaggi, sentieri e architetture. Dai parchi pubblici di Settimo, a quelli storici di Torino a quelli naturali di Moncalieri, per superare la divisione fra ambiente antropizzato e ambiente naturale. Dal Mulino passando per Castelli fino alla Cascina, per ricongiungere centro e periferia. Dal centro città alla pianura, per affiancare il centro storico ai parchi. Dal Borgo Medievale al Centro naturalistico di Vallere, per unire storia della natura e storia dell’uomo. Tre traversate fra edifici storici, acquedotti, circoli remieri, ristori, pontili e attracchi, parchi urbani, boschi di sponda, fauna degli alberi e dell’acqua, battelli e persone che i fotografi documenteranno dal vivo e restituiranno sotto forma di immagini. Il migliore scatto sarà premiato con un omaggio offerto dal parco insieme alle aziende partner. Una giornata in movimento, bellezza e relax accompagnata da musica, performance, chiacchere e cibo pulito e giusto.

Una giornata di eventi con itinerari a piedi e in bici tra Settimo e Moncalieri. alle 9,30 si parte dal Castello di Moncalieri, guidati dagli esperti del CAI, per raggiungere il punto di raduno dei tre itinerari a Cascina Le Vallere per un momento di convivialità condivisa. Sempre alle 9.30 partono da Chieri gli amici di “Muoviti Chieri” per collegare la collina con il Po. Segue nel pomeriggio un meeting condotto da Ippolito Ostellino e Monica Mantelli nel teatro/

Monica Mantelli e Ippolito Ostellino

Aggiornamenti sulla pagina Facebook CollinaPo Info: promozione. parcopotorinese@ inrete.it Tel 011.64880172  Acceleratore di particelle catastali. Foto di A. Caliendo


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MOSTRA

 dal 18 giugno al 15 settembre martedì - sabato  ore 11.00-19.30  Galleria Riccardo Costantini Contemporary via Giolitti 51

Riccardo Costantini Contemporary La galleria nasce come nuovo progetto nel gennaio 2013; promuove ed espone artisti nazionali e stranieri, con attenzione a tutti i mezzi espressivi dell’arte contemporanea: pittura, fotografia, video, scultura e arte installativa. Il 14 maggio 2015 la galleria ha lasciato il vecchio spazio per trasferirsi in via Giolitti 51 a Torino.  Piero Mollica. Wich, digital print Lambda. Diasec System. cm. 100x150, 2012

C

on le campiture omogenee, con l’organizzazione geometrica delle superfici ribaltate sul piano frontale, con il taglio parziale di apparati architettonici complessi piegati alla logica della compo-

mai dall’esterno ma si fonde con la materia degli edifici e con il colore. L’irradiazione si espande in un massimo di intensità cromatica nelle superfici tese, ovvero le scioglie in un liquido vitreo e specchiante.

Urban section sizione formale, gli scatti di Piero Mollica evocano la fotografia di inizio Novecento, quando la tecnica di recente invenzione si apprestava ad abbandonare il naturalismo per accedere ai linguaggi della più avanzata

Sebbene la suggestione estetica investa immediatamente la sensibilità dell’osservatore, essa è però secondaria nell’opera. Ogni architettura nasce, innanzitutto, con il fine di ospitare l’uomo, consentendogli di abitare uno spazio proporzionato alla sua misura psichica e fisica. Molte fotografie di Mollica mettono a fuoco la basilare relazione tra il soggetto e la costruzione dello spazio abitabile, denunciando un rapporto che stride con i suoi presupposti umanistici. Più che essere il fine di ogni progetto, l’uomo ne è quasi annichilito, assente o microscopico, inghiottito o minimizzato davanti ai nuovi Olimpi tecnologici. La bellezza sensibile rivela così l’inospitalità di luoghi sempre più virtuali, dove la presenza umana è ridotta ad appendice digitale, come nei rendering tridimensionali dei progetti da realizzare apposti all’ingresso dei cantieri urbani. Perdute le proporzioni

In mostra le opere fotografiche più recenti di Piero Mollica. Frutto di molteplici viaggi in tutto il mondo, ci rivelano la sua visione delle geometrie cittadine, restituendoci una nuova immagine dell’architettura metropolitana. pittura modernista. Le fotografie di Paul Strand, ad esempio, offrono ad un tempo l’archetipo ottico e il gene ereditario per le sue visioni astratte. Nelle fotografie di Mollica il ritmo lineare è cristallino, la luce non proviene quasi

umanistiche, l’architettura incarna così un nuovo sublime. Kant vedeva il sublime come un senso di sgomento di fronte alla vastità e alla potenza della natura. Un turbamento, tuttavia, esorcizzabile dalla coscienza della più alta morale e della ragione essenzialmente umane. Di fronte alle dimensioni sempre più titaniche delle nuove architetture, alle curve e ai volumi sezionati e ripiegati su se stessi, l’uomo avverte invece la propria esclusione; respinto all’indietro, si specchia nella propria assenza. Lo spazio artificiale che ha sostituito la natura è infatti il prodotto delle sue capacità intellettuali, l’oggettivazione della sua stessa ragione. Non sembra restare dunque alcuna via di riscatto nel sublime architettonico, se non l’eroismo quotidiano di chi lo contempla, lo penetra e l’attraversa. Michele Bramante

Piero Mollica, nato a Torino nel 1955, diventa fotografo professionista nel 1980. Alternando professione e ricerca personale realizza numerosi reportage di carattere sociale ed architettonico collaborando con importanti riviste nazionali ed internazionali. Oggi opera nel settore dell’editoria e della pubblicità avvalendosi della collaborazione di alcuni tra i migliori professionisti del settore. Svolge la sua attività in Italia ed all’estero avendo Londra, Parigi e New York quali principali luoghi d’ispirazione. Una parte della sua attività professionale è dedicata al mondo dell’associazionismo e dell’insegnamento. È stato Presidente di Pyramide Italia (Associazione Internazionale Autori Immagine Fissa, Bruxelles). Consigliere dal 1996 e in seguito Presidente dal 2001 di A.N.F.P. (Associazione Nazionale Fotografi Professionisti - Tau Visual, Milano) è membro dell’I.C.P. (International Center of Photography, New York) e dell’A.S.M.P. (American Society of Media Photographers, Philadelphia). Ha svolto attività di docenza all’Istituto Italiano di Fotografia ed in questo momento collabora con l’Istituto Europeo di Design. Responsabile della comunicazione fotografica per Aster dal 2003 al 2005 in questo periodo collabora con ILSPA (Infrastrutture Lombarde) e CAL (Concessioni Autostradali Lombarde). Numerose le mostre personali e collettive in gallerie e fiere d’arte.


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Il giornale è stato realizzato in occasione della V edizione del festival Architettura in Città

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Dal 30 giugno al 4 luglio 2015 Ex Borsa Valori Via San Francesco da Paola 28, Torino Organizzazione

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