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“Corriere della Sera” 3 gennaio 2004

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“Il Mattino” 16 gennaio 2004

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“Il Denaro” 17 gennaio 2004

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“La Repubblica” 22 gennaio 2004

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“Il Mattino” 22 gennaio 2004

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“Il Piccolo” 23 gennaio 2004

“Trieste Oggi” 23 gennaio 2004

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“Il Denaro” 23 gennaio 2004

“Il Denaro” 24 gennaio 2004

“Il Denaro” 31 gennaio 2004

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“Il Mattino” 11 febbraio 2004

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“Il Denaro” 28 febbraio 2004

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“Il Denaro” 4 marzo 2004

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“La Repubblica” 5 marzo 2004

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“La Repubblica” 5 marzo 2004

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“Il Mattino” 5 marzo 2004

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“Il Denaro” 5 marzo 2004

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“Al‑Ahram” 8 marzo 2004

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“Il Denaro” 9 marzo 2004

“Le Progrès Egyptien” 11 marzo 2004

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“Le Progrès Egyptien” 11 marzo 2004

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“Al‑Ahram Weekly” 11 marzo 2004

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“Corriere del Mezzogiorno” 12 marzo 2004

“Il Denaro” 13 marzo 2004

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“Il Denaro” 18 marzo 2004

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“Le Matin.ma” 25 marzo 2004

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“Le Matin.ma” 25 marzo 2004

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“Il Denaro” 26 marzo 2004

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“Il Denaro” 27 marzo 2004 AFFARI

IL DENARO

MEDITERRANEI

Sabato 27 marzo 2004

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ATENE.1 - Con la prima assemblea si celebra una giornata storica per la democrazia, la pace e lo sviluppo dei popoli

In Grecia il Parlamento Euromediterraneo

Dopo la riunione costitutiva svoltasi a Napoli lo scorso 2 dicembre 2003, si è riunita ad Atene per la prima volta l’Assemblea Parlamentare Euromediterranea (Apem), che vede riuniti in un’Assemblea i rappresentanti democraticamente eletti dei Parlamenti di oltre 40 Paesi euromediterranei e quelli del Parlamento europeo. Un successo che corona quasi 10 anni di sforzi e di impegno e che realizza una delle proposte principali che la Fondazione Laboratorio Mediterraneo formulò a Napoli in occasione del II Forum Civile Euromed del 1997. Per l’Italia hanno partecipato ai lavori i deputati Umberto Ranieri e Gennaro Malgieri ed il senatore Mario Greco. A rappresentare l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa il vicepresidente Claudio Azzolini. La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, rappresentata dal presidente Michele Capasso, ha partecipato in qualità di “osservatore”insieme ad altre istituzioni internazionali quali la Commissione europea, la Lega Araba, l’Osce, l’Unione interparlamentare Araba e la Bei.

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tene, 22 marzo 2004. Sui bordi di un mare calmo ed azzurro, nel cuore della civiltà ellenica, si svolge la prima riunione dell’Assemblea Parlamentare Euromediterranea (Apem), destinata ad incidere nel futuro del partenariato euromediterraneo per essere la principale istituzione, insieme al Parlamento europeo, a riunire i rappresentanti democraticamente eletti dei Paesi euromediterranei e di altri Paesi in qualità di osservatori attivi (scheda a lato). Hanno partecipato alla riunione le delegazioni di 12 organismi internazionali, tra cui l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, guidata dal vicepresidente Claudio Azzolini, e la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, guidata dal presidente Michele Capasso. Lo svolgimento dell’Assemblea è stato messo in serio pericolo dall’attentato israeliano che ha provocato la morte dello

sceicco Ahmed Yassin a Gaza. Nel suo indirizzo di saluto, il Presidente del Parlamento Europeo Pat Cox ha sottolineato il lungo lavoro compiuto per trasformare le semplici informali riunioni del Forum Parlamentare in quest’Assemblea, confermando il valore storico della riunione e l’assoluta priorità del Processo di Barcellona per promuovere democrazia e sviluppo nella regione euromediterranea. Cox ha ribadito che è assoluta priorità del Parlamento Europeo la causa della pace e la lotta al terrorismo di qualsiasi provenienza: “Per questo – ha affermato – condanniamo l’uccisione dello sceicco Yassin ed in questo conflitto difficile chiediamo alle due parti in causa, Israele e Palestina, di mettere fine a questa spirale infernale di violenza. Quante altre persone dovranno morire per arrivare alla pace? L’Unione Europea è più matura, si sta allargando e certamente

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inutilità di una “pace passiva” (assenza di guerre), la diffusione dei diritti umani e della democrazia, una nuova dignità per le donne, la trasformazione di quelle strutture sociali che minacciano la dignità umana, l’agevolazione agli sforzi creativi degli individui per sviluppare una cultura della pace multistratificata e ricca di modelli: questi i punti essenziali dell’intervento di Michele Capasso a conclusione dei lavori della Prima Assemblea Parlamentare Euromediterranea ed in occasione della consegna del “Premio Mediterraneo Istituzioni 2004”. Riportiamo di seguito i passaggi principali.

esidero esprimere il più vivo ringraziamento a Voi tutti per la coD stituzione dell’Assemblea Parlamen-

tare Euromediterranea.È un successo del Processo di Barcellona, è un grande sogno che si realizza grazie a Voi al quale la nostra Fondazione ha collaborato sin dall’inizio, proponendolo come progetto principale ai 2300 partecipanti al II Forum Civile Euromed svoltosi a Napoli nel 1997. La Fondazione Laboratorio Mediterraneo è una rete Euromediterranea per il dialogo tra le società e le culture con finalità coincidenti con quelle della Vostra, della “Nostra” Assemblea Parlamentare: è nata dieci anni fa ed è costituita da reti di Città, Regioni, Università, Accademie e organismi della Società Civile dei Paesi Euromediterranei – anche appartenenti a Stati in contrasto o conflitto tra loro – che hanno aderito alla nostra Istituzione con atti deliberativi dei propri organismi decisionali, conferendole piena legittimità e rappresentatività.

Le Delegazioni partecipanti Copresidenti della sessione inaugurale: Pat Cox e Abdelwahad Radi Delegazioni dei Parlamenti dei Paesi partner mediterranei: Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia, Turchia.

Da sinistra: l’onorevole Napoletano, il presidente Radi e l’onorevole Azzolini

non dimentica che nelle sue radici c’è il seme della riconciliazione. Abbiamo deciso da tempo di mettere fine alle guerre che ci dividevano: quest’esperienza può costituire un modello da riprendere, sia pure con diverse modalità, in altre tristi realtà quali il Medio Oriente”. Gli fa eco il presidente del Parl a m e n t o M a r o c ch i n o A b delwahad Radi: “Abbiamo avuto troppe vittime.A Madrid,a Gaza. Quante ancora? Le religioni del Cielo e le Civiltà portano qualcosa di positivo perché ci impongono di non mescolare terrorismo e religione: dobbiamo consolidare la democrazia e la libertà e trasformare il Mediterraneo in un bacino di tolleranza, comprensione e disponibilità”. La presidente del Parlamento Ellenico Anna Benaki-Psarouda - organizzatrice dell’Assemblea – ha portato il proprio saluto sottolineando l’alta rappresentatività della riunione: più di 450 mi-

lioni di cittadini rappresentati dalle delegazioni di oltre 40 Paesi euromediterranei: “Qui in Grecia – ha affermato – è nata la democrazia: dobbiamo diffonderla soprattutto per combattere la povertà, la fame e l’ignoranza che ancora invade molti Paesi della regione e del mondo: i Governi da soli non possano risolvere questi problemi, c’è bisogno del coinvolgimento e dell’aiuto della Società Civile”. La prima giornata dei lavori si è conclusa con l’analisi del regolamento dell’Assemblea che ha condotto all’approvazione quasi totale del documento preparatorio – sono state rinviate ad una prossima assemblea alcune puntualizzazioni – ed alla costituzione del Bureau e delle tre Commissioni principali (tabella a pag.7). Primo presidente dell’Assemblea Parlamentare Euromediterranea è stato eletto l’egiziano Ahmed Fathi Sorour, presidente dell’Assemblea del Popolo.

Delegazioni dei Parlamenti nazionali dell’Unione Europea: Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Spagna, Francia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Inghilterra, Svezia. Delegazioni dei Parlamenti dei nuovi Paesi aderenti all’Unione Europea: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria. Delegazioni dei Parlamenti dei Paesi negozianti l’adesione all’Unione europea: Bulgaria, Romania. Delegazioni dei Parlamenti dei Paesi dei Balcani occidentali: Albania, Croazia, Serbia e Montenegro, Repubblica di Macedonia. Delegazioni dei Parlamenti dei Paesi invitati speciali: Mauritania, Libia. Delegazioni di Istituzioni europee ed organismi internazionali: Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, Assemblea Parlamentare dell’Osce, Associazione Parlamentare per la Cooperazione Euro-Araba, Banca Europea d’investimenti, Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, Comitato Economico e Sociale Europeo, Commissione Europea, Consiglio dell’Unione Europea, Consiglio dell’Unione del Maghreb Arabo (Uma), Fondazione Laboratorio Mediterraneo, Lega Araba Unione Interparlamentare Euro-Araba.

La pace non è una politica, è una visione di vita Nei 10 anni di attività la nostra Fondazione ha affiancato l’Unione Europea,specialmente il Parlamento Europeo, ed i Parlamenti dei Paesi Euromediterranei nell’attuazione del Processo di Barcellona, in modo particolare per quanto concerne il terzo “volet”dedicato alla cultura,alla qualità della vita, ai diritti umani, alla tutela delle donne e dei giovani, alla promozione di uno sviluppo condiviso e, di conseguenza, della Pace. Non c’era migliore modo di celebrare il nostro decennale che essere qui con Voi a testimoniare la nascita di un organismo che,forte della Sua Alta rappresentatività in quanto diretta espressione democratica dei Paesi Euromediterranei,ha il compito difficile di porsi come una legittimata, disciplinata e concreta opportunità al servizio della Pace. La Pace non è una politica: è una visione, un nuovo senso di vita. È soprattutto una missione alla quale abbiamo deciso da 10 anni di dedicare il nostro impegno attraverso la promozione del dialogo tra i Popoli dell’area Euromediterranea, con l’obiettivo di costruire ponti,passerelle e non muri, che vanno non solo abbattuti, (è bastato l’esempio del Muro di Berlino) ma impediti nell’atto scellerato della loro ideazione e costruzione. Questo nostro incontro coincide con un momento difficile della nostra storia ed è ormai indispensabile un'azione immediata di tutti per tentare di rimettere in moto il processo di Pace: lo strumento principale è il dialogo: elemento im-

di MICHELE CAPASSO

Michele Capasso propone il logo Apem (vedere Focus2)

prescindibile per assicurare progresso e sviluppo condiviso e sul quale la nostra istituzione ha fondato la propria azione.Un'azione forte e decisa,perché rivolta al futuro e fondata sulla speranza che i popoli del Mediterraneo possano acquisire una pace duratura, lavorare per la ricostruzione economica,sociale e politica, nei limiti delle frontiere riconosciute, vivere le loro differenze in armonia e libertà. Questa è una sfida politica,economica, sociale e culturale che coinvolge tutti noi. La globalizzazione economica e finanziaria, la circolazione immediata dell'informazione conducono l'umanità intera verso un futuro di omologazione.

Ciò non significa affatto verso un destino comune, anzi: le ineguaglianze e le povertà che si aggravano nel Mediterraneo e nel mondo ne sono la prova.Quando gli scambi internazionali si diffondono e si ingigantiscono gli Stati, ma specialmente i cittadini, hanno la sensazione di vedersi sottrarre la gestione del proprio mondo.Di fronte a questa perdita d'identità, grande è la tentazione di rifugiarsi in se stessi, in un clima di intolleranza che spesso conduce al fanatismo, all'odio, al rigetto dell'Altro. Se vogliamo evitare che la guerra fredda di ieri si trasformi oggi in un suicidio cultuale, agevolato dai massicci movimenti migratori, occorre - nel senso più ampio del termine -democratizzare la mondializzazione prima che la mondializzazione snaturi la democrazia. Per far questo, ed è compito dell’Assemblea Parlamentare, bisogna tutti concorrere alla costruzione di un mondo rispettoso delle lingue, delle culture,delle tradizioni e di una gestione veramente democratica delle relazioni internazionali. Occorre che la cultura, in un mondo “aspro”fatto di forze in contrasto tra loro - possa assumere il ruolo di "forza buona" capace di incidere sui processi della storia. Riconoscere che cultura e sviluppo sono indissociabili, è essenziale per costruire il futuro, qui nel Mediterraneo come altrove. Questo processo ha bisogno di azioni concrete: come la nascita dell’Assemblea Parlamentare Euromediterranea che

non dovrà affondare nei formalismi e nella retorica ma deve evolversi in termini politici, perché di questo ha bisogno il Partenariato euromediterraneo per combattere il terrorismo che è fuori da ogni legalità. E’ compito dei Parlamenti – e non dei Governi – rappresentare i bisogni e la giustizia dei Popoli: ed il primo bisogno è fermare questa danza macabra di armi e di corpi che esplodono.Tra uccidere e morire bisogna scegliere di vivere: contro ogni abuso e a favore dei diritti umani. Per questo, per testimoniare il grande lavoro svolto da tutti Voi sotto la guida dei presidenti Cox e Radi e per accompagnarVi nell’inizio del Vostro percorso la nostra Istituzione ha deciso le seguenti azioni: assegnare, a nome di tutti i membri della nostra Istituzione e del presidente della Maison de la Méditerranée Antonio Bassolino,il Premio Mediterraneo 2004 ai presidenti Cox e Radi per il loro impegno nella costituzione dell’Apem; proporre a Voi tutti ed all’Apem l’adozione di 2 simboli importanti come segnale di unione dei Paesi Euromediterranei in risposta agli attentati terroristici: il logo e l’inno; offrire un supporto per l’inizio della Vostra attività: la nostra struttura di rete, la nostra sede centrale di Napoli – che i presidenti Cox e Radi accompagnati da una delegazione di parlamentari guidata dagli onorevoli Azzolini, Imbeni e Napoletano hanno potuto visitare e apprezzare nel corso di una visita lo scorso 2 dicembre 2003 – è a disposizione dell’Apem unitamente ad una ospitalità gratuita per i lavori delleVostre Commissioni. Nei prossimi giorni formalizzeremo questa nostra offerta per sottoporla alla Vostra attenzione e valutazione.

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“Il Denaro” 27 marzo 2004

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“Corriere del Mezzogiorno” 11 marzo 2004

cultura@corrieredelmezzogiorno.it

CULTURA

3 NOVEMBRE 2004

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M EZZOGIORNO

A COLLOQUIO CON FRED HALLIDAY,

L’INTERVISTA

LO STUDIOSO DEL MONDO ARABO Fred Halliday, uno dei più eminenti studiosi del mondo arabo contemporaneo, inaugurerà oggi pomeriggio alla Fondazione Laboratorio Mediterraneo un ciclo di dieci seminari sul Medio Oriente. Come molti intellettuali europei della sua generazione, Halliday è decisamente contrario alla politica mediorientale degli Stati Uniti; ma la sua critica investe più in generale il rapporto dell’Occidente con il mondo islamico. Capace di esprimersi senza difficoltà in arabo (in questa lingua interviene regolarmente su Aljazeera), grande conoscitore della scena mediorientale e dei personaggi politici che la animano, le sue riflessioni sull’Iraq, sulla Palestina, sull’Iran, su Al-Qaeda, sul problema dell’ingresso della Turchia nell’Unione Europea o sul ruolo dell’Europa nel conflitto israleliano-palestinese sono di straordinaria attualità e meritano la più grande attenzione. A oltre un anno e mezzo dal crollo del regime di Saddam Hussein, la situazione in Medio Oriente appare più incerta che mai. La rimozione di Saddam avrebbe dovuto aprire una nuova fase di maggiore stabilità nella storia di questa regione, ma apparentemente è accaduto il contrario. Qual è la sua opinione in proposito? «Saddam Hussein una volta ha detto: "Ci si può anche sbarazzare di me come presidente ma quando me ne sarò andato ci sarà bisogno di almeno sette presidenti per tenere a bada questo paese": una specie di versione irachena delle parole di Luigi XV: "Dopo di me il diluvio". La situazione potrebbe migliorare ma occorre tenere conto del fatto che la caduta di Saddam ha avuto alcune conseguenze non previste. La più importante è il grande rafforzamento dell’Iran, il tradizionale rivale dell’Iraq. Un alto diplomatico arabo mi ha detto recentemente che in Iraq non sono gli Stati Uniti, ma l’Iran la potenza occupante; una potenza che esercita la sua influenza dalle frontiere occidentali della Cina fin dentro il Libano dove i suoi alleati, gli Hezbollah, sono la principale forza politica e militare. Ero a Beirut qualche mese fa e lì ho incontrato i capi di questa organizzazione. Mi GUERRA ha sorpreso il fatto che discutessero con me «La minaccia militare apertamente dei loro legami con l’Iran e che deve avere fossero disposti ad ammettere che tutte le più una risposta militare» importanti decisioni che riguardavano il loro gruppo erano prese dal leader spirituale radicale iraniano, l’ayatollah Kamenei. Anche la Turchia ha accresciuto la sua influenza in Iraq. Con un contingente di cinquemila uomini installato permanentemente nel nord del paese e con la possibilità di inviarne, se necessario, molti di più, la Turchia è la potenza con il maggior potere di interdizione in Iraq. Per la verità anche Israele è convinta di far parte della categoria dei vincitori, grazie alla caduta di Saddam. Ma la sua è una pericolosa illusione. Sharon ha giocato molto male le sue carte e per colpa sua vi saranno altre giornate nere nel futuro di Israele. Il Medio Oriente sembra essere ancora una volta il principale focolaio di tensioni della politica mondiale; tensioni destinate a durare e ad avere un fortissimo impatto sulla situazione interna di molti paesi dell’Occidente. Quali sono, secondo lei, le principali conseguenze della crisi medio-orientale sulla situazione internazionale nel suo complesso? «Il Medio Oriente è un’area di decisiva importanza strategica per molte e ovvie ragioni: soprattutto perché è l’area di crisi più vicina all’Europa e perché è la maggiore riserva di petrolio e di gas naturale del mondo. Per molti decenni sarà ancora così ed è molto probabile che la dipendenza dell’Europa nei suoi confronti aumenterà nei prossimi vent’anni. Inoltre, negli ultimi decenni il Medio Oriente è stata la causa più o meno diretta di gravi crisi politiche interne allo stesso Occidente. Sia l'Europa che gli Stati Uniti, sono sempre stati molto vulnerabili alle crisi medio-orientali e continueranno ad esserlo: a causa del petrolio, del terrorismo, degli immigrati e delle armi di distruzione di massa. Infine, dovremmo riconoscere cosa che raramente facciamo — che è dal Medio Oriente che sono venute le scintille che hanno fatto esplodere l’Europa nel ventesimo secolo. L’avvento di un regime militare radicale in Turchia nel 1908, quello dei Giovani Turchi, condusse alle guerre dei Balcani del 1911-1913, che a loro volta furono una delle scintille che provocarono lo scoppio della guerra europea del 1914-1918; e fu la Prima Guerra Mondiale che, con il suo impatto in Russia e poi sul clima politico e ideologico dell’Europa del dopoguerra a modellare i conflitti del ventesimo secolo fino al 1991. Coloro che sono così pazzi o hanno la vista tanto corta da sostenere che la Turchia dovrebbe essere esclusa dall’Europa non si rendono conto che questo paese è già stato parte dell’Europa e continuerà ad esserlo».

Una fedele dell’Islam in preghiera

«Il Corano non serve a spiegare Al Qaeda» di JESSICA FRASER e MASSIMO GALLUPPI Torniamo alla situazione attuale. Quale è lo stato delle cose, dopo l’11 settembre e l’invasione americana dell’Iraq? «Penso che per capire la crisi che sconvolge oggi il Medio Oriente e compromette le sue relazioni con l’Occidente, sia utile servirsi della famosa distinzione operata dalla scuola storica degli Annales tra breve, medio e lungo periodo. In un prospettiva di breve periodo (évenementielle) le principali crisi da affrontare riguardano quattro Stati: Iraq, Palestina, Afganistan e Arabia Saudita, per non parlare del confronto, potenzialmente esplosivo, tra Stati Uniti e Iran sulle armi nucleari. In una prospettiva pluridecennale — nell’ambito di quello che per gli Annales è un "contesto congiunturale" — sono due le cose di cui dobbiamo preoccuparci. Innanzitutto, il terrorismo e la conseguente e mal congegnata risposta americana e poi il problema delle risorse energetiche. Poiché è poco probabile che nei prossimi vent’anni si scopra un sistema diverso dalla combustione per far muovere le automobili o vengano alla luce nuovi giacimenti di petrolio e di gas naturale fuori del Medio Oriente, l’Europa e il mondo nel suo insieme, compresa una Cina sempre più affamata di energia, dipenderanno per i loro rifornimenti dalla riserve del Golfo (per il petrolio) e del Nord Africa (per il gas naturale). Quanto alla terza dimensione temporale, quella della longue durée, si tratta del sistema di relazioni tra l’Islam e l’Occidente. Per quanto riguarda il profilo culturale, ho letto molto sullo "scontro di civiltà" e sulle sue radici, e molto ne ho sentito parlare. Ma, come ho

argomentato nei miei libri, penso che, storicamente e politicamente, questo sia un falso, e per di più un falso irresponsabile e pericoloso. Naturalmente, è essenziale non equivocare sulla natura di Al-Qaeda e del terrorismo islamico. Il terrorismo può apparire irrazionale e distruttivo, ma il comando e il controllo del terrorismo, così come i suoi scopi, sono razionali. In questo senso il terrorismo, come la guerra, è "la prosecuzione della politica con altri mezzi". La strategia politica di Al-Qaeda è chiara: colpire il più duramente possibile l’Occidente come mezzo per avere l’appoggio del mondo mussulmano nella conquista del potere in un certo numero di paesi. Non si potrà mai capire Al-Qaeda estrapolando qualche citazione dal Corano, bisogna vederla nel suo contesto politico e alla luce dei suoi obiettivi politici». Come dovrebbe reagire l’Occidente di fronte a questa minaccia? Gli Stati Uniti hanno proclamato dopo l’11 settembre la «Guerra contro il Terrorismo», e più recentemente Bush ha annunciato una «Grande Iniziativa in Medio Oriente»... «La minaccia militare deve avere una risposta militare. Ma bisogna anche cercare di capire perché la minaccia è nata e si è estesa, e quali sono le responsabilità dell’Occidente e in particolare degli Stati Uniti. Per quanto riguarda il problema delle riforme in Medio Oriente, questo è una prospettiva condivisa da molti nei paesi arabi e io arriverei fino a al punto di dire che alcune delle proposte contenute nella "Grande Iniziativa" di Bush sono sensate anche se fatte con molto ritardo. Ma per le riforme occorre tempo, inoltre, funzionano quando si tratta di iniziative interne ad una società

ALLA FONDAZIONE LABORATORIO MEDITERRANEO

L’editorialista dell’«Observer» inaugura un ciclo di lezioni

Fred Halliday

Fred Halliday è professore di Relazioni Internazionali alla «London School of Economics». E’ autore di numerosi libri, l’ultimo dei quali, 100 Mhyts about the Middle East, uscirà all’inizio del 2005 per la casa editrice Saqi Books. E’ editorialista di The Observer e interviene regolarmente su Cnn, Bbc e Aljazeera. Sarà Halliday a inaugurare oggi, alle 17, «La Politica internazionale nel Mediterraneo tra Euro-Mediterraneo e Grande Medio Oriente», ciclo di lezioni della Fondazione Laboratorio Mediterraneo, a cura di Fabio Petito, Massimo Galluppi e

Franco Mazzei dell’Università di Napoli «L’Orientale». Prossimo appuntamento su «Il Mediterraneo nell’immaginazione occidentale: tre dialoghi dell’era moderna», relatore Christopher Coker, della « London School of Economics», il 18 gennaio 2005, sempre alle 17. Si prosegue con «Il dibattito sulla promozione della democrazia: l’Euro-Mediterraneo e il grande Medio Oriente» di Roberto Aliboni, il 2 febbraio; «Il Mediterraneo e il Medio Oriente nella gerarchia delle priorità della politica estera dell’Ue» di Christopher Hill, Università di Cambridge, il 16 febbraio.

o a uno Stato, non quando vengono dall’esterno. Per esempio, vi è un’enorme domanda negli Stati del Golfo di governi onesti e di controlli efficaci delle finanze pubbliche. Questo a causa della convinzione diffusa che le prospettive di lavoro stiano diminuendo a causa dell’appropriazione, anzi del furto, della maggior parte delle risorse derivanti dal petrolio e dagli investimenti esteri da parte di élites irresponsabili. Allo stesso tempo, il livello di ostilità nei confronti degli Stati Uniti è tale che anche riforme ben intenzionate, come i diritti delle donne o la trasparenza bancaria, sono rifiutate perché proposte dallo Stato che ha sempre sostenuto incondizionatamente Israele». Al-Qaeda, Iran, Iraq e Palestina: questi, dunque alcuni dei principali fattori di crisi. Soffermiamoci sulla Palestina: ci può dire qualcosa di più sulla possibile evoluzione della crisi palestinese in un prossimo futuro? «Non vedo nessuna possibilità di ritorno ad un negoziato che possa dare qualche risultato, o a qualcosa che possa essere definito un "processo di pace"; non fino a quando, da entrambi i lati, la leadership politica sarà quella attuale. E’ mia opinione che una possibilità di pace vi sia stata dopo gli accordi di Oslo del 1993 ma nei processi politici, come in amore e negli affari, occorre fortuna e tempismo. A partire dal 2000 e soprattutto dal 2004, non vi è stato altro che guerra ad oltranza; una guerra nella quale, per la prima volta è sempre di più coinvolto tutto il mondo arabo-islamico. In realtà, vi è ben poco che il mondo esterno possa fare per fermare questo conflitto e, a mio avviso, è disonesto parlare di "road map" o di "processo di pace" perché ciò serve solo a legittimare uno stato di guerra. Sharon non ha alcuna intenzione di consentire la nascita di uno Stato palestinese indipendente. Per quanto riguarda i Palestinesi, la piccola comunità di politici e intellettuali favorevole alla soluzione: "un territorio, due Stati", è stata completamente travolta da una più vasta corrente di opinione tornata alle certezze militari del periodo precedente al 1967, ossia alla distruzione dello Stato di Israele. Inutile chiude- IL RUOLO DELL’EUROPA re gli occhi di fronte al«Dovrebbe avere la realtà: vi potranno essere dei cessate il fuoco una politica attiva o altre iniziative del genere, ma quello a cui e indipendente» stiamo assistendo è uno scontro all’ultimo sangue». Vi è un ruolo particolare che l’Europa potrebbe svolgere in questo scenario di crisi così complesso? «Penso che, invece di comportarsi passivamente o farsi paralizzare dalle difficoltà, oppure appoggiare o cercare di contrastare senza molto successo la politica americana, l’Europa potrebbe e dovrebbe avere una politica attiva e indipendente, a breve, medio e lungo termine. A breve e medio termine, l’Europa deve impegnarsi stabilmente affinché la transizione politica in Iraq si concluda con successo. Non si tratta di sapere se deve o non deve inviare delle truppe — la cui importanza militare sarebbe comunque relativa — così come non serve limitarsi a strepitare "contro la guerra". Il popolo iracheno ha bisogno di essere aiutato e noi questo aiuto glielo dobbiamo dare, se si tiene conto del fatto che tutte le maggiori potenze occidentali — in un certo senso tutto l’Occidente — hanno sostenuto la dittatura di Saddam Hussein per trentacinque anni. A lungo termine il problema è quello delle relazioni con il mondo mussulmano. In Europa dobbiamo riflettere con cura su cosa intendiamo per "laicismo" e sui limiti che vogliamo imporre alla religione nella vita pubblica. Il laicismo è, in senso lato, parte della concezione europea della legalità e della democrazia, ma deve essere riesaminato criticamente alla luce delle idee contemporanee di diritto e di pluralismo. Noi dobbiamo ricordare ai Francesi che non sono i soli, e non sono stati necessariamente i primi, a proporre l’idea di laicità (laicité) nella politica moderna! Insomma, dobbiamo avere una politica comune europea sulla laicità, a livello legale, politico e culturale, e prima l’avremo e meglio sarà. Soltanto così le comunità mussulmane che vivono in Europa e il mondo mussulmano nel suo insieme capirebbero (e noi stessi capiremmo) quale è la nostra posizione. A questo scopo, è chiaro che dovremmo sbarazzarci dei miti che si sono radicati nella vita accademica e pubblica europea a proposito delle relazioni dell’Europa con il mondo islamico. Innanzitutto, dell’idea che, storicamente, l’Europa abbia definito se stessa in contrapposizione all’Islam. E poi che l’Islam è estraneo all’Europa. Infine, che, oggi come in passato, l’Europa deve affrontare un pericolo che qualcuno definisce seriamente come una "minaccia islamica". E, soprattutto, dovremo liberarci dell’idea che nell’Islam come religione è in qualche modo insita la violenza contro l’Occidente, contro l’Occidente in quanto tale».

Bruno Coppola firma il terzo giallo che ha per protagonista l’affascinante ragazza napoletana Erri De Luca a Cuneo porta in scena «Chisciotte» L’investigatrice Clotilde e i misteri di via Foria Sarà Erri De Luca il protagonista dell’evento speciale in programma a «Scrittorincittà», la rassegna che si apre giovedì 11 novembre a Cuneo. «Scrittorincittà 2004» è dedicato al tema I luoghi delle libertà: una chiave di lettura trasversale per riflettere sulle mille diverse libertà — possibili, negate, sognate o realizzate — che ci circondano. Evento speciale di questa edizione è la prima nazionale di «Chisciotte e gli invincibili», lo spettacolo di Erri De Luca insieme a Gianmaria Testa e Gabriele Mirabassi (sabato 13, alle 21, Civico Teatro Toselli): un viaggio attraverso le tracce di Chisciotte — sconfitto sempre ma sempre pronto a battersi e per questo Erri De Luca invincibile — nella vita e nei libri, tra storie di amore, di guerra e di prigionia. Il trio Mirabassi, Testa De Luca, «un soffiatore di clarinetto chiamato in concerti per il vasto mondo, un fabbro di canzoni dalla voce di vento in una grotta, uno che scrive storie improvvisamente ricordate», racconta con parole e note i mille Chisciotte che si aggirano dentro e fuori «i luoghi delle libertà».

«Clotilde e la maledizione degli che insegna alla «Federico II», CloAltamura» (edizioni Le Lettere, eu- tilde è l’emblema dell’eroina antiro 12.50) è un giallo seriale, dai ri- conformista. Amante della famisvolti gotici che si attraversa come glia e delle proprie origini la giovaun film noir. I dialoghi serrati, le ne si ritrova ad affrontare vicende ambientazioni illuminanti e persi- più grandi delle sue paure (e di no la presentazione dei personaggi quelle di qualsiasi essere umano), sembrano invitare ad un facile adat- ma anche di fronte ai pericoli più tamento cinematografioscuri non si tira inco. Il romanzo è la terdietro. Questa volza creatura di Bruno ta la ragazza è coinCoppola, l’inventore volta nella fosca stodella spericolata protaria di un’antica e nogonista, già raccontata bile famiglia napolenelle due precedenti tana: gli Altamura. opere («Clotilde e il seTra fenomeni extragreto di San Rocco» e sensoriali e strane «Clotilde e il mistero morti, Clotilde dodelle 12 pistole»). Un vrà affrontare rivepersonaggio, quello lazioni che vanno oldell’investigatrice per tre ogni logica. E in Bruno Coppola caso, appena accennaquesta vicenda, olto nella fisicità: sappiatre al suo compamo che è molto alta, minimalista gno, l’irascibile, quanto generoso nel look e insofferente alle imposi- commissario Sauro, sarà spalleggiazioni, ma nulla vediamo del suo vi- ta anche da un giovane e misterioso, se non un naso aquilino ed un so giornalista, con il quale intreccia portamento veloce. La caratterizza una tenera storia d’amore. Intorno, invece il suo modo di parlare insie- una città stratificata, obliqua, magime alla sua disinvoltura. Laureata ca e sporca, viva e torbida, che si in filosofia, proprio come l’autore, svela attraverso i misteriosi siti ar-

cheologici di via Foria. Nel tratto iniziale, ma parte molto prima, codi oltre due chilometri che si esten- me la tela di un ragno che cresce alide dal Museo Nazionale fino ai mentata dai ragionamenti dei pergiardini di Piazza Carlo III, le sto- sonaggi. Del resto la narrazione, corie degli spazi si intrecciano con i me dice Coppola, «è un naturale luoghi dell’anima. Location che so- sviluppo della filosofia. Per molti no vive nei ricordi dell’autore, an- sono uno scrittore atipico, visto che ch’egli cresciuto nel vicolo dove è ho iniziato a pubblicare dopo quanato Sauro, insieme con un padre ranta anni d’insegnamento, ma la che mostrava di possedere poteri scrittura è la mia passione da quanparanormali nel rodo avevo dodici manzo attribuiti a Fianni. Non so se lippo Altamura. ono sempre L’AUTORE Ironico e spregiutato uno scritdicato, il racconto di «Scrivere thriller ore che ha gioCoppola è una stocato a fare il firia avvincente so- è un po’ come osofo, o viceprattutto sul piano versa». In prospsicologico. Perché studiare la filosofia» ima uscita, alspiega l’autore, «le ri tre romanzi: voci dei personaggi «Clotilde e il incoerenti, contraddittorie, hanno passato non passato», «Clotilde sulbisogno di essere interpretate». Sa- le tracce del Minotauro» e «Clotilrà l’affascinante Clotilde, ma pure de e l’isola delle lucertole blu». A il lettore, a tuffarsi con «spavento- parte il terzo con location nel Ciso» divertimento in un gioco di peri- lento, per i primi due l’ambientaziocolose scatole cinesi, dove ciò che ne sarà sempre napoletana. «Queappare non è mai come s’immagi- sta città», spiega il professore, «è il na. Persino la consueta struttura mio luogo d’origine, sono un napodel giallo è capovolta. La trama letano critico, ma non pentito». non si scatena dopo un assassinio Rosaria Dèsirèe Klain

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“Il Denaro” 31 marzo 2004

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“Newsletter Servizio Civile” 1 aprile 2004

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“Il Denaro” 3 aprile 2004

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“La Marseillaise” 4 aprile 2004

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“Corriere del Mezzogiorno” 9 aprile 2004

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“Il Denaro” 9 aprile 2004

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“Corriere della Sera” 18 aprile 2004

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“Il Denaro” 19 aprile 2004

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“Corriere del Mezzogiorno” 29 aprile 2004

“Italian News” 30 aprile 2004

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“Il Denaro” 6 maggio 2004

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“Corriere della Sera” 7 maggio 2004

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“Il Denaro” 8 maggio 2004

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“Napolipiù Cultura” 9 maggio 2004

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“Napolipiù Cultura” 9 maggio 2004

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“Napolipiù Cultura” 9 maggio 2004

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“Il Mattino” 12 maggio 2004

“Il Denaro” 13 maggio 2004

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“Corriere del Mezzogiorno” 13 maggio 2004

cultura@corrieredelmezzogiorno.it

CULTURA&S P E T T A C O L I

13 MAGGIO 2004

C ORRIERE

DEL

13

M EZZOGIORNO

L ’INTERVISTA J O H N

E S P O S IT O

chi è

Da Vico a NY Professore di «Religioni e politica internazionale», fondatore e direttore del Center for Muslim-Christian Understanding alla Georgetown University di Washington, John L. Esposito è uno dei più eminenti studiosi ed esperti del mondo islamico contemporaneo. Proveniente da Londra e diretto a Milano per la presentazione dell’edizione italiana del suo ultimo libro (Unholy War: Terror in the Name of Islam), il professor Esposito ha raccolto l’invito rivoltogli dall’Università «L’Orientale» e dalla Fondazione «Laboratorio Mediterraneo» e terrà due conferenze a Napoli, la seconda consacrata al tema cruciale del rapporto tra Islam e democrazia. In Occidente è diffusa la convinzione che l’Islam e la democrazia siano incompatibili. Lei non la pensa allo stesso modo. Ci spiega perché? «Nella storia moderna del mondo islamico i regimi autoritari sono stati e sono la maggioranza. I musulmani sono stati governati da re, militari ed ex militari quasi privi di legittimazione, depositari di un potere garantito dal sostegno delle forze armate e degli appartati di sicurezza. In molti casi, l’autoritarismo religioso stati ministri o presidenti di parlaè stato la proiezione dell’autoritari- menti. Dopo l’11 settembre, i partiti smo secolare. islamici hanno aumentato la loro inAutocrati e autocrazie, dunque, fluenza in Marocco, Pakistan, Turnon sono stati l’eccezione ma la re- chia, Barhain. Naturalmente, non gola. Tuttavia, a partire dagli anni dobbiamo sorprenderci se molti mi’80, è cresciuta la domanda di una litanti islamici sono dei democratici più ampia democrazia: partecipazio- illiberali. Laici o religiosi, sono crene politica, pluralismo, governo del- sciuti in società autoritarie e, per la legge, libera stampa. Sempre di molti di loro la sfida, oggi, è trascenpiù e un po’ dappertutto, vari seg- dere la cultura e i valori dell’autorimenti della società, laici e religiosi, tarismo, capire l’importanza della di destra e di sinistra, colti e incolti, condivisione del potere, del pluralihanno cominciato a considerare la smo e dei diritti umani». democratizzazione come la prova Come hanno reagito i governi aldel nove della legittimità dei gover- le domande di questa società civile ni e dei movimenti politici». che muove i suoi primi passi e ai Mi sta dicendo che nei paesi isla- successi elettorali dei partiti islamimici esiste una società civile che cre- ci? de nella democrazia ed è disposta a «Poiché, legittimando gli islamibattersi per ottenerla? sti e accrescendone la popolarità, ri«Negli ultimi anni, i risultati otte- velano anche la propria incapacità nuti dai movimenti islamici maggio- di fare politiche sociali adeguate, ritari e moderati (inmolti governi hantesi come opposiziono percepito questi ne all’estremismo sviluppi come una REPRESSIONE militante e violenminaccia. Di conseto) dimostrano fino guenza, la società ci«I governi percepiscono a che punto sono vile e le forze favodiffusi comportaqueste aspirazioni come revoli alla democramenti e valori che tizzazione sono stauna minaccia» inducono al cambiate sottoposte al conmento democratico trollo crescente dei e allo sviluppo di sogoverni, messe in cietà e stati moderni. Dall’Egitto al- stato di assedio o costrette a battere l’Algeria, dal Marocco alla Turchia, in ritirata. In genere la risposta di dalla Giordania al Kuwait, dall’Iran molti governi a questo potere politial Pakistan, dalla Malaysia all’Indo- co dell’Islam è stata di identificare nesia, attivisti e movimenti islamici l’opposizione islamica con l’estremisi sono fatti interpreti di una visione smo e di fare marcia indietro, rinunalternativa della società e della poli- ciando ad elezioni trasparenti o, più tica e creato o diretto istituzioni semplicemente, tornando al "tempo non governative: scuole, ospedali, della onorata tradizione", che poi è associazioni professionali, sindaca- quella di cancellare, controllare o ti, e così via. Non solo. Alla fine de- manipolare le elezioni, come in Tugli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, nisia, in Algeria, in Egitto e in Giorcandidati islamici sono stati eletti come sindaci o parlamentari in molti dania». In Occidente si ha l’impressione paesi islamici e, alcuni di loro, sono che la repressione sia giustificata dal fatto che i partiti islamici sono pericolosi. Condivide questa idea? «Questo timore nasce da un’idea semplificata dell’Islam. E’ vero che vi sono stati governi, gruppi e partiti

Ritiene che l’Iraq sia un fattore cruciale nella politica americana nel Medio Oriente e nel processo di democratizzazione del mondo islamico? «L’Iraq, ma anche la Palestina. Al fallimento in Iraq si aggiunge quello della politica americana nel conflitto israeliano-palestinese. Anche se il risentimento causato dall’incapacità degli Stati Uniti di comportarsi come un mediatore onesto risale alla Road Map, è difficile sottovalutare l'impatto negativo della svolta del 15 aprile 2004, ossia dell’appoggio dato da Bush al cosiddetto "Piano Sharon". Per molti è la prova più che evidente dell’alleanza tra il presidente americano e il premier israeliano e del fatto che la politica per la Palestina e per il Medio Oriente è decisa a Tel Aviv e a Washington. La politica di Bush mina la credibilità degli Stati Uniti nel mondo arabo e musulmano e la possibilità di una soluzione del conflitto israeliano-palestinese fondata sull’idea dei "due Stati"; un conflitto che rimane critico non solo per la pace e la sicurezza degli israeliani e dei palestinesi ma anche per il futuro della democrazia nel Medio da conflitti ideologici e religiosi. Oriente e per le relazioni del monQuindi, a loro modo anche le socie- do musulmano con l’Occidente». tà islamiche impegnate nel tentatiChe cosa pensa delle torture invo di ridefinire la natura del gover- flitte ai prigionieri iracheni dai solno e della partecipazione politica, dati americani? Thomas Friedman così come il ruolo dell’identità reli- ha scritto sul «New York Times» giosa, sono coinvolte in un delicato che moralmente è un disastro e Edprocesso nel quale i rischi a breve ward Kane — un ex agente della termine sono il prezzo da pagare Cia in Medio Oriente — ha dichiaper i vantaggi virtuali a lungo termi- rato che «da un punto di vista politine. Il fallimento di questo tentativo co è peggio di una sconfitta militapuò produrre solo alienazione, radi- re». E’ d’accordo? calizzazione ed estremismo. I gover«Assolutamente sì. Anche se deni che vi si oppongono possono far- gne di considerazione, le scuse del lo deviare o soffocarlo ma, così fa- presidente Bush e di alcuni funziocendo, ritarderanno solo l’inevitabi- nari americani non fanno che sottole». lineare la gravità del problema. CoUna delle ragioni evocate dall’am- munque sia, scuse pubbliche non ministrazione Bush per giustificare possono cancellare né le immagini la guerra in Iraq è stata la creazio- né la realtà di quanto è accaduto, le ne di un governo democratico e la cui dimensioni ci sono ancora ignopromozione della democrazia nel te. Il governo deve riconoscere che Medio Oriente arabo. Che cosa pen- per affrontare questo problema non sa di questa politibastano le parole. ca? La responsabilità «L’amministra- TORTURE degli alti gradi delzione Bush ha sottol’Amministrazione valutato il rapporto deve essere ricono«Le scuse di Bush dinamico tra religiosciuta. Inoltre, non ne e politica in Iraq non bastano; ci vogliono si tratta solo di pube il ruolo dei capi rebliche relazioni, è fatti non parole» ligiosi sciiti; e si è dinecessario un riesamostrata imprepame della politica rata di fronte alla riestera americana. I nascita religiosa e culturale che ha neoconservatori che hanno influenseguito il collasso del regime di Sad- zato e troppo spesso guidato la polidam Hussein. Tutto questo è dovu- tica estera dell’Amministrazione to in parte alla tendenza ad esagerare il carattere laico della società ira- hanno fallito e devono andarsene. chena. Gli uomini di Bush non han- La politica estera americana deve no capito quanto fosse importante essere più trasparente e multilateral’identità sciita e il desiderio di mol- le, più disposta a collaborare seriati sciiti di farla vivere in uno spazio mente con gli alleati europei e arademocratico. Inoltre, questa visione fallimentare ha trascurato ciò che di- bo-musulmani, più sensibile alle distingue i gruppi sciiti e i loro leaders verse realtà delle società arabe e mufra di loro, i religiosi dai laici e gli sulmane e non semplicemente a estremisti da tutti gli altri. Questo, e quella dei circoli di governo». il tentativo di condizionare le istituzioni e le elezioni irachene, hanno contribuito alla crescita dell’antiamericanismo e alla percezione degli americani e dei loro alleati come occupanti più che come liberatori».

La famiglia paterna di John L. Esposito è di Vico Equense, quella materna è siciliana. Esposito è stato invitato a Napoli dalla cattedra di Relazioni Internazionali della Facoltà di Scienze Politiche dell’«Orientale» dove alle 11 terrà una conferenza dal titolo: «Islam e Occidente dopo l’11 Settembre: conflitto coesistenza?». Domani, alla Fondazione Laboratorio Mediterraneo (ore 17) terrà una conferenza dal titolo: «Islam e democrazia nel Mediterraneo».

Quell’Islamcheaspiraallademocrazia Il politologo: c’è nel mondo musulmano una nascente società civile che va sostenuta di MASSIMO GALLUPPI islamici che si sono dimostrati antidemocratici, autoritari e repressivi, così come molte delle loro controparti laiche. Ma vi sono anche esempi di comportamenti più democratici. Dopo l’11 settembre la più chiara dimostrazione della possibile trasformazione dell’Islam in un grande movimento politico moderato e maggioritario è stata la vittoria in Turchia dell’Ak (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) che ha conquistato la maggioranza parlamentare in un paese islamico a lungo considerato un esempio di democrazia limitata e il simbolo dell’"Islam laico". L’Ak è un partito moderato non estremista, con una base sociale molto ampia, sia in termini ideologici che di classe, come i partiti democratici cristiani in Europa. Sebbene molti dei suoi fondatori siano stati in passato leaders di partiti islamici, l’Ak dichiara di non essere islamista. Il suo esempio dimostra che l’esperienza pratica della politica può portare al cambiamento». Ma la Turchia non è, forse, un caso isolato? «Non c’è solo la Turchia. Prendiamo l’Iran che è stato a lungo considerato una minaccia terrorista. Oggi, l’Iran costituisce il miglior esempio del potere di mobilitazione di un appello per la democrazia. Le elezioni del presidente Khatami, il suo programma teso all’edificazione di una società civile e i conseguenti scontri di potere all’interno dell’establishment religioso devono essere inquadrati in questo contesto». Ma le ultime elezioni in Iran non sono state un esempio luminoso di democrazia... «Anche se non è ancora vincente la battaglia di Khatami per la democratizzazione della società iraniana è diventata parte della cultura politica e del dibattito pubblico. Le forze conservatrici hanno reagito arrestando e imprigionato i militanti li-

berali, ma questa linea di condotta ha cominciato ad essere contestata pubblicamente. Ovviamente, le ultime elezioni sono la dimostrazione di quanto siano forti i conservatori. Dimostrano anche che la maggioranza degli iraniani è favorevole alle riforme, ma che Khatami e i suoi amici non sono stati in grado di assicurare al movimento riformatore la leadership efficace che era necessaria». Quindi, lei crede che le forze e i movimenti favorevoli alla democrazia possono arrivare al potere attraverso un processo democratico. E’ così? «Questa è una possibilità reale. Malgrado il fallimento dell’Islam politico in Sudan, in Pakistan, in Iran e nell’Afganistan dei Talebani e a dispetto dell’11 settembre, l’Islam continua ad essere — e lo sarà per tutto il XXI secolo — una forza decisiva per lo sviluppo della democrazia nei paesi islamici, dal Marocco all’Indonesia. Il fatto che in molti paesi i governi sopprimano i movimenti islamici al primo segnale dell’emergere di un’opposizione politica degna di questo nome, ci fa capire che è così. Naturalmente, gli ostacoli al cambiamento democratico sono enormi se si considera l’arroccamento delle elites del potere e delle forze militari e di polizia che le sostengono. Se questo blocco di forze concedesse la libertà di costituirsi e di fare opposizione ai partiti islamici, ai quali va il voto non solo dei propri sostenitori ma anche di coloro che vogliono semplicemente votare contro il governo, il suo indebolimento sarebbe sicuro». Allora, lei riconosce che i progressi sono minimi... «E’ in atto, sotto i nostri occhi, un esperimento aperto a esiti diversi. La storia della democrazia in Occidente è una storia di tentativi accompagnati (in Francia e in America, per esempio) da guerre civili e

La strana formulazione della legge regionale che richiede un requisito costosissimo a chi chiede fondi

La personalità giuridica per chi fa cultura: un paradosso

Costa fino a 100mila euro fare attività culturale. Senza depositare contanti o vincolare qualcosa che valga questo non piccolo patrimonio, non si ottiene la «personalità giuridica»; e senza personalità giuridica non si possono avere contributi dalla di Ricerca, Dipartimenti universitari FonRegione Campania. Va annotato subito, dazioni e Associazioni culturali di rilevanper giunta, che un patrimonio librario, per te interesse regionale; 32/87 all’Istituto quanto cospicuo, per quanto ricco anche Suor Orsola Benincasa; 18/88 alla Società di volumi antichi e preziosi, non è accetta- Napoletana di Storia Patria; 19/89 alla mato a garanzia dei 100mila euro. Per avere nifestazione Futuro Remoto; 6/90 all’Istila personalità giuridica e fare attività cultu- tuto Linguistico Campano; 17/90 all’Orto rale, ci vogliono denari contanti, o case, o Botanico; 21/90 all’Istituto italiano di Stugioielli. I libri, giammai. di Storici di Napoli; 23/94 al Centro di RiSembra una paradossale contraddizio- cerca Guido Dorso di Avellino; 10/2000 alne una beffa organizzata da nemici giura- la Fondazione Nuova Orchestra Alessanti della cultura. Invece è la conseguenza di dro Scarlatti; 9/01 alla Fondazione Guido prescrizioni contenute in una legge della Cortese. Regione Campania, in vigore da un anno, Ecco le nuove condizioni della legge che adesso sta producendo i suoi effetti. 7/03: per ottenere contributi bisogna esseE’ la legge numero 7 del 14 marzo 2003 re iscritti ad un Albo Regionale; l’articolo quella che ha gettato nel panico centinaia 6 al punto A si prescrive che a esso possadi associazioni culturali quella che ha pa- no accedere solo soggetti che «godono delralizzato l’Istituto per gli Studi Filosofici e la personalità giuridica». E’ qui che si nanon solo, cancellando d’un sconde la trappola. La «percolpo tutte le precedenti disonalità giuridica» è stata apsposizioni che erogavano conpena citata (come necessaria tributi. per ottenere i contributi reEcco le leggi cancellate, gionali) dall’assessore Terecon numero, anno di promulsa Armato nella breve convergazione e destinatari: 4/79 alsazione con i giornalisti menl’Istituto campano per la Stotre si svolgeva la forte e indiria della Resistenza; 26/83 algnata manifestazione di solil’Istituto Italiano per gli Studarietà e protesta all’Istituto di Filosofici; 6/85 a favore di per gli Studi Filosofici; non Gerardo Marotta Enti, Istituti, Centri pubblici ne ha parlato affatto il consi-

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gliere Nino Daniele che ha presentato le sue personali scuse all’avvocato Marotta «…per l’affanno e le tribolazioni provocate da chi non capisce l’importanza della filosofia». A chi si riferiva? Perché affanno e tribolazioni e avvilimento si spargono a macchia d’olio con le prescrizioni della legge regionale 7/93. Vediamo perché. Concedere la «personalità giuridica» è competenza della Prefettura per le associazioni e gli istituti che vogliono agire sul piano nazionale; di un ufficio regionale (DPR 361/2000) per quelli che vogliono limitarsi ad agire in Campania. Al terzo piano del palazzo di piazza Plebiscito un cortese funzionario fornisce l’elenco della parecchio costosa documentazione necessaria (due copie, una in bollo, di atto costitutivo e statuto, la relazione sull’attività, bilanci, elenco dei soci, autocertificazione penale) La sorpresa amara che arriva al punto 3 ove si prescrive di esibire «una relazione sulla situazione economico-finanziaria dell’ente corredata da una perizia giurata di parte qualora l’ente sia in possesso di beni immobili nonché da una certificazione bancaria comprovante l’esistenza, in capo all’ente stesso, di un patrimonio mobiliare». Quanto bisogna possedere per fare cultura? Lo deciderà la commissione prefettizia cui spetta esaminare la

domanda. Ma quanti hanno presentato la domanda hanno già saputo per vie non tanto misteriose che devono depositare fino a 100mila eurobigliettoni, quasi 220 milioni delle vecchie lire. Quanti hanno dichiarato di avere una cospicua qualificata accorsata biblioteca di gran valore, si son beccati un sorrisetto. I libri non valgono niente. Per fare cultura meno che mai. La norma parla chiaro: ci vuole il possesso di beni immobili e pure una certificazione bancaria. In pratica, si escludono dai contributi regionali e si condannano a morte un notevolissimo numero di associazioni che svolgono attività culturali minimali, in molti casi di buon livello, costituenti un prezioso tessuto educativo e di civilizzazione, di ricerca artistica, di spettacolo. Eppure, non si tratta di prestiti o mutui: la Regione non è una banca cui spetta vendere i denari e avere garanzie perché le siano restituiti con gli interessi: quelli per la cultura sono denari a fondo per così dire «perduto» (termine del tutto inappropriato in questi casi). Che cosa avesse in mente chi ha formulato quella prescrizione nella legge 7/03, è davvero difficile capirlo: le conseguenze, cominciano adesso a rivelarsi in dimensioni drammatiche. Non c’è solo la brutta vicenda dell’Istituto Studi Filosofici. E’ di pochi giorni fa una protesta dei

Centri universitari di ricerca, i cui dirigenti si sono sinceramente sorpresi perché hanno dovuto chiedere fideiussioni bancarie per ottenere finanziamenti dalla Regione. Sul «Corriere del Mezzogiorno» dell’8 maggio scorso Giorgio Donsì e Mario De Rosa, direttori rispettivamente del Centro ricerca per l’Agroalimentare e del Bioteknet hanno espresso la loro indignata sorpresa, facendo notare che le spese di fideiussione non sono rimborsate dalla Regione. Sorprende che si prescrivano simili norme per Istituti nonché per Università e Centri di ricerca che da sempre gestiscono — con i controlli e gli adempimenti di legge — imponenti fondi pubblici; ma sorprende ancora di più che la stessa legge regionale numero 7/03 parli di enti e associazioni che «operano essenzialmente nella Regione Campania» e di «attività culturali di preminente interesse regionale». Istituti o centri di ricerca che abbiano interessi, operatività e collegamenti e sedi anche fuori della Regione (magari all’estero, per esempio) sono dunque da escludere? Sorprende infine il fatto che all’articolo 14 la legge 7/13 istituisca un «Comitato scientifico di accesso, valutazione e controllo» composto da sette «personalità di alto profilo culturale», nominate dall'assessore (quattro) e dalla Commissione consiliare (tre) competenti. L’intera attività culturale e scientifica finisce sotto il controllo di un organismo che emana dal potere politico. Eleonora Puntillo


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“Il Mattino” 22 maggio 2004

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“Il Denaro” 25 maggio 2004

“Il Mattino” 26 maggio 2004

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“La Marseillaise” 29 maggio 2004

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“Il Mattino” 30 maggio 2004

“Corriere del Mezzogiorno” 30 maggio 2004

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“Co.Pe.A.M. Newsletter” 31 maggio 2004

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“Il Denaro” 1 giugno 2004

“Metro” 1 giugno 2004

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“Il Denaro” 8 giugno 2004

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“Il Denaro” 11 giugno 2004

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“Il Mattino” 14 giugno 2004

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“Il Mattino” 19 giugno 2004

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“Corriere della Sera” 19 giugno 2004

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“Il Denaro” 9 luglio 2004

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“Il Denaro” 20 luglio 2004

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“Il Denaro” 6 agosto 2004

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“Synopsis Euromed” settembre 2004

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“Ansamed” 17 settembre 2004

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“Il Denaro” 21 settembre 2004

“www.shortvillage.com” 21 settembre 2004

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“www.news.cinecitta.com” 22 settembre 2004

“Il Manifesto” 23 settembre 2004

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“Il Denaro” 1 ottobre 2004

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“Albatros” 1 ottobre 2004

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“La Gazzetta del Mezzogiorno” 23 ottobre 2004

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Giovedì 28 ottobre 2004

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MAISON DE LA MÉDITERRANÉE - Premio Mediterraneo Informazione 2004 a Ismail Alaoui, direttore del quotidiano marocchino Al Bayane

Il ponte del dialogo tra Europa e Islam Presentazione ufficiale, lunedì 25 ottobre, resso la sede della Maison de la Méditerranée in Napoli del nuovo segretario generale della Maison de la Méditerranée: Walter Schwimmer, già segretario generale del Consiglio d’Europa. Nella stessa giornata si è svolto il V workshop internazionale dal titolo “L’Islàm fra tradizione e modernità: il ruolo delle donne e dei media”, con la partecipazione di esperti internazionali tra i quali Ismail Alaoui, direttore del quotidiano marocchino Al Bayane cui è stato consegnato il “Premio Mediterraneo Informazione 2004”.

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n ponte di dialogo fra Europa, Islam e Mediterraneo. Una sfida difficile, ma non impossibile. Ne è convinto Michele Capasso, presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo che ha presentato lunedì 25 ottobre le linee guida del progetto annunciato durante il convegno su “Islam fra tradizione e modernita': il ruolo delle donne e dei media”, organizzato in occasione del decennale della Fondazione e svoltosi il 25 ottobre alla Maison de la Méditerranée di Napoli. “L'idea è quella di creare una sinergia forte fra politica e cultura - spiega Capasso - con l'aiuto di un team di alto livello che vede la presenza, tra gli altri, di Walter Schwimmer, ex segretario del Consiglio d'Europa e oggi segretario generale della Maison de la Mediterranee, e di John L.Esposito, professore di studi islamici alla Georgetown University, dal primo novembre 2004 presidente del Comitato scientifico esecutivo della Fondazione Laboratorio Mediterraneo che, insieme a un gruppo di massimi esperti di politica internazionale che comporranno il Comitato, cercherà di tracciare le linee guida del confronto e del dialogo con l'Occidente”. Il progetto prevede la città di Napoli come 'focal point' del dialogo fra Mediterraneo, Europa e Islàm attraverso la realizzazione – già a partire dal prossimo 3 novembre – di una serie di workshop con relatori di fama mondiale capaci di fare tendenza e di attrarre i responsabili dei processi decisionali. Una sfida, dunque, che sia Esposito che Schwimmer hanno immediatamente raccolto con entusiasmo ed in pefetta sintonia con la visione della Fondazione Laboratorio Mediterraneo che è quella – confermata da Capasso – di invertire una scellerata attitudine trasformando “l’amore per il potere” nel “potere dell’amore, del dialogo, della pace”. IL professor Esposito ha affermato che:”Storicamente c'è sempre stato un legame tra Islam, l'Europa e il Mediterraneo a partire da-

gli scambi commerciali: con l'Italia, e soprattutto il Sud come i maggiori punti di riferimento. L'11 settembre ci ha proiettati verso un nuovo mondo. Da una parte la coalizione americana per la lotta al terrorismo, dall'altro la convinzione che sia una guerra contro l'Islam. Il rischio di uno scontro è evidente. Ma riuscirà a vincere contro il dialogo? Lo scopo del nostro progetto, che la Fondazione Laboratorio Mediterraneo con la Maison de la Méditerranée attiverà già a partire dai prossimi giorni, è quello di lavorare insieme per la cooperazione con azioni concrete. La partecipazione dei massimi esperti mondiali di politica internazionale è fondamentale per creare un contesto in cui muoversi senza essere guidati dall'ignoranza”. Secondo Schwimmer,è necessaria una globalizzazione del dialogo.“L'Europa deve allargarsi a questo concetto di spazio e comunicazione agli altri Paesi. I nostri valori, in fondo, non sono tanto diversi da quelli dell'Islam e,dialogando tutti insieme, dobbiamo promuovere prioritariamente i valori dei diritti umani e dell’eguaglianza”. Lo scenario della presentazione di questa nuova azione della Fondazione Laboratorio Mediterraneo è un convegno internazionale dedicato a “Islàm fra tradizione e modernità: il ruolo delle donne e dei media” organizzato dalla stessa Fondazione. Introdotti da Claudio Azzolini, vicepresidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e membro della Fondazione – che sottolinea il momento significativo di questa svolta resa possibile grazie alla forte sinergia istituzionale voluta sin dall’inizio dalla Fondazione - i relatori si sono confrontati sul tema di un Islàm che rinasce, attraverso i media e le donne:un Islàm che non sia stereotipato e di conseguenza associato all'estremismo.“Dal 1994 ad oggi – commenta Azzolini – questo Istituto ha

compiuto passi da gigante, grazie soprattutto alle persone che con tenacia vi lavorano. Mi riferisco anche a John Esposito e Walter Schwimmer che hanno sempre dato importanza ai valori che legano l’uomo, prima di tutto il dialogo. La Maison rappresenta infatti per la città di Napoli uno strumento che nello spirito del Commissario europeo Mario Monti, potrà rendere questa nostra città capace di “pensare europeo”e “respirare mediterraneo”. Da questa affermazione è pos-

In alto: Michele Capasso, Walter Schwimmer, John Esposito e Claudio Azzolini A sinistra: i partecipanti alla conferenza In basso: Walter Schwimmer premia il quotidiano "Al Bayane"

sibile comprendere che la nostra città potrà vivere solo respirando e ancorandosi saldamente al Mare Nostrum” . Il convegno ha visto la partecipazione, tra gli altri della scrittrice marocchina Bouchra Boulouiz, esperta di media e di Ismail Alaoui, direttore del quotidiano del Marocco Al Bayane,segretario del Pps (il Partito marocchino della sinistra), intellettuale raffinato, già più volte ministro attraverso il meccanismo dell’alternanza democratica che il defunto Re Hassan II ha voluto con lungimiranza introdurre nel suo Paese (primo fra quelli arabo-islamici), attivando una serie di riforme a partire dal Codice di famiglia che oggi concede molti diritti alle donne, dopo una lotta lunga 40 anni. Ma, sostengono Alaoui e Boulouiz, ci sono ancora

troppe differenze fra Occidente e Islam per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico relativo ai mass-media. “Da una parte abbiamo un Occidente super computerizzato e dall'altro un Islam che è ancora a un livello di pre-comunicazioni dove solo la radio e la tv riescono ad avere un impatto immediato rispetto alla carta stampata”, ha detto la scrittrice Boulouiz, e ha aggiunto: “Nell'ambito dell'Islam la rivoluzione tecnologica non ha potuto svolgere un ruolo catalizzatore per la mancanza di un movimento culturale intrinseco alla sua ri-

nascita. E dunque oggi siamo a una visione dualistica del mondo: da un lato la democrazia e la comunicazione, dall'altra la mancanza di un dialogo che ci fa precipitare in un tunnel”. Per il direttore del quotidiano Al Bayane, la riforma del codice di famiglia ha consentito un grosso passo in avanti nella difesa dei di-

I workshop della Fondazione: una rete nel Mare Nostrum

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a Fondazione Laboratorio Mediterraneo, anche attraverso workshop internazionali che si svolgeranno presso la Maison de la Méditerranée di Napoli, inizia una nuova azione politico culturale tesa a coniugare la politica con la cultura al fine di incidere con azioni concrete nel dialogo tra Mediterraneo, Europa e Islàm.

Ciò è reso possibile grazie ad un rafforzato ruolo politicoistituzionale e culturale-scientifico che la Fondazione assume con il suo nuovo Segretario Generale Walter Schwimmer – già Segretario Generale del Consiglio d’Europa – e con il suo nuovo presidente del Comitato Scientifico Esecutivo professor John Esposito.

Ecco i principali incontri in programma La Politica Internazionale nel Medio Oriente dopo la guerra in Iraq Fred Halliday, London School of Economics • 3 Novembre 2004, ore 17

Per un Europa più mediterranea Danilo Zolo, Università di Firenze • 3 Marzo 2005, ore 17

Il Mediterraneo nell’immaginazione occidentale: tre dialoghi dell’era moderna Christopher Coker, London School of Economics • 18 Gennaio 2005, ore 17

La Grand Strategy Americana e la guerra globale contro il terrorismo Michael Cox, London School of Economics • 17 Marzo 2005, ore 17

Il Mediterraneo e il Medio Oriente nella gerarchia delle priorità della politica estera dell’UE Christopher Hill, Università di Cambridge • 16 Febbraio 2005, ore 17

Guerra, democrazia e eguaglianza degli stati: il Medio Oriente e il Mediterraneo Alessandro Colombo, Università di Milano • 6 Aprile 2005, ore 17

Tra Europa e Medio Oriente: geopolitica o incontro? Joseph Camilleri, La Trobe University • 21 Aprile 2005, ore 17 Il dialogo delle civiltà nel Mediterraneo Fred R.Dallmayr,Notre Dame University • 11 Maggio 2005, ore 17 Per una riconsiderazione strategica del Mediterraneo: qualche conclusione Fabio Petito, ESCP-EAP, Paris e “L’Orientale”, Napoli • 26 Maggio 2005, ore 17

ritti delle donne. “Solo loro possono far avanzare la società civile perchè riescono a dare un impulso all'evoluzione nella difesa dei dritti umani. La modernità dell'Islam di cui si parla oggi consiste in uno sforzo interno e le donne possono farci progredire ancora di più nei valori della democrazia soprattutto dopo le battaglie affrontate”.A conclusione dei lavori il neo Segretario Generale della Maison de la Méditerranée Schwimmer,con Claudio Azzolini, Nullo Minissi e Caterina Arcidiacono, consegna al direttore di Al Bayane Alaoui il “Premio Mediterraneo Informazione 2004”con la seguente motivazione: “Il Premio ad “Al Bayane” vuole dare risalto all’opera di questo giornale nel momento di una transizione che coinvolge tutte le società islamiche e di cui quella del Marocco rappresenta uno dei più delicati punti di trapasso. Nell’alternanza dei Governi – voluta da S.M. Hassan II come segno essenziale del processo di democratizzazione – “Al Bayane”, con il suo direttore politico Ismail Alaoui, ha contribuito e contribuisce a diffondere i valori del dialogo e della pace”. Nadia Pedicino

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Sabato 6 novembre 2004

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FONDAZIONE LABORATORIO MEDITERRANEO - Il prestigioso riconoscimento al sottosegretario per la sua azione a favore del dialogo tra le culture

A Gianni Letta il Premio Mediterraneo

La Fondazione Laboratorio Mediterraneo ha attribuito il “Premio Mediterraneo Istituzioni 2004”a Gianni Letta, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la seguente motivazione: “Per l’alto ruolo svolto al servizio delle Istituzioni e per il dialogo tra le società e le culture nello spazio Euromediterraneo”. Durante la cerimonia – svoltasi il 5 novembre 2004, presenti, tra gli altri, il vicepresidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa Claudio Azzolini, il prefetto di Napoli Renato Profili, il presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo Michele Capasso, la vicepresidente Caterina Arcidiacono, il professor Fabio Petito della London School, il direttore del Denaro Alfonso Ruffo, l’avvocato Maurizio Napoli ed altri membri della Fondazione - il sottosegretario Letta si è complimentato per l’azione svolta dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo.

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l premio, su proposta di Claudio Azzolini, è stato assegnato dalla giuria della Maison de la Méditerranée e ratificato dal neo Segretario Generale Walter Schwimmer - già segretario generale del

Da sinistra: Claudio Azzolini, Gianni Letta, Michele Capasso e Caterina Arcidiacono

Un momento della conferenza stampa

Consiglio d’Europa che dal primo ottobre 2004 ricopre la carica - unitamente al professor John Esposito, della Georgetown University e presidente del Comitato scientifico esecutivo della Fondazione. Questa scelta ha voluto

riconoscere l’importante azione di dialogo tra Istituzioni ed attori della Società Civile svolta da Gianni Letta con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo condiviso e, con esso, la pace. Durante la visita alla se-

de della Fondazione e della Maison de la Méditerranée il sottosegretario Letta è rimasto colpito dalla qualità del lavoro svolto, dall’architettura di “rete di reti” costituita soprattutto da Istituzioni pubbliche di vari Paesi euromediterranei – in primo luogo città, regioni, università, istituti di cultura e di ricerca – e dal programma futuro che rendono questa istituzione uno strumento importante per le politiche euromediterranee dell’Italia e dei Paesi che si affacciano su questo mare. Oltre a Gianni Letta, il Premio Mediterraneo 2003-2004 è stato attribuito al quotidiano marocchino Al Bayane, per aver promosso la democrazia e i diritti umani nel Maghreb; a Suzanne Mubarak per aver contribuito alla realizzazione della Biblioteca Alexandrina; a Pat Cox ed Abdelwahad Radi, rispettivamente presidente del Parlamento europeo e del Parlamento marocchino, per aver contribuito alla realizzazione dell’Assemblea parlamentare euromediterranea, proposta dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo nel corso del Forum Civile di Napoli (1997); a Naguib Mahfuz, premio Nobel, per aver contribuito con la sua arte al dialogo tra Occidente e Oriente; a Marcello Piazza per la ricerca scientifica ed a Marseille Espérance per aver costruito il dialogo interreligioso attraverso i dignitari religiosi della città.

La Fondazione: uno strumento per la politica estera dell’Italia osì si è espresso il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta nel corso della conferenza C stampa in occasione della cerimonia del “Premio Mediterraneo”. Di seguito si riporta la sua dichiarazione:

“Questo premio è per me importante sia per la motivazione che per l’autorevolezza della giuria: mi ha fatto ancor più piacere riceverlo in questo luogo perché mi ha consentito di scoprire una realtà, qual è la Fondazione Laboratorio Mediterraneo con la Maison de la Méditerranée in cui ci troviamo, che conoscevo solo come sigla e come indirizzo. Qui ho scoperto un’Istituzione veramente straordinaria che fa onore alla città di Napoli, all’Italia e soprattutto a chi ci si dedica con tanto impegno. Penso che possa essere uno strumento utilissimo per la politica estera dell’Italia in un momento difficile come questo. Torno, quindi, a Roma deciso a segnalare a chi come me non conosceva la forza di questa Istituzione, la sua organizzazione, la sua rete, il sistema di collegamenti che ha in giro per il mondo e soprattutto nel Mediterraneo, che è l’area più interessante e più urgente per la nostra azione. Confortato e ammirato vi ringraGianni Letta alla Maison zio e vi dico “brade la Méditerranée vi” e auguri!”

Gli altri “Premi Mediterraneo 2003 - 2004”

Premio “Mediterraneo di Cultura” Suzanne Mubarak Napoli 9 settembre 2003

Premio “Mediterraneo d’arte e creatività” Naguib Mahfouz, premio nobel Il Cairo 18 ottobre 2003

Premio “Mediterraneo Istituzioni” Pat Cox e Abdelwahad Radi Atene 23 maggio 2004

Premio “Mediterraneo di Pace” Associazione Marseille Esperance Napoli 28 maggio 2004

Premio “Mediterraneo per le scienze e la ricerca” Marcello Piazza Napoli 28 maggio 2004

Premio “Mediterraneo Informazione” Al Bayane Napoli 25 ottobre 2004

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“Il Denaro” 10 novembre 2004

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“Ansamed” 25 novembre 2004

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“Jordan Times” 25 novembre 2004

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FONDAZIONE LABORATORIO MEDITERRANEO - In Lussemburgo incontri ed iniziative per il Partenariato Euromediterraneo

Cultura e politica per il Dialogo e la Pace

La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, in attuazione del nuovo corso della politica euromediterranea della Maison de la Méditerranée - finalizzata a coniugare politica e cultura per azioni concrete nell’ambito del Partenariato euromediteraneo - ha intrapreso una serie di incontri ed iniziative in Lussemburgo che dal primo gennaio 2005 assumerà la Presidenza del Semestre dell’Unione Europea. L’obiettivo della Fondazione è promuovere il 2005 “Anno del Mediterraneo”e tale decisione sarà sul tavolo dei Ministri degli Affari Esteri dei 35 Paesi euromediterranei che si riuniranno il 29 e 30 novembre a L’Aja. Nel corso della missione in Lussemburgo il presidente della Fondazione Michele Capasso ha incontrato S.M. Abdullah II di Giordania, il Gran Duca e la Gran Duchessa di Lussemburgo con il Primo Ministro ed il Ministro della Cultura, il Segretario Generale del Consiglio d’Europa Terry Davis ed il Ministro Bulgaro per gli Affari Europei Melena Kuneva.

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l Lussemburgo, nell’assumere la presidenza del prossimo semestre dell’Unione Europea,può svolgere un ruolo importante nella promozione del Partenariato Euromediteraneo e,specialmente,per il dialogo tra le società e le cultu-

In alto: Un momento dell’inaugurazione della Mostra. Da destra il Gran Duca e la Gran Duchessa di Lussemburgo, la principessa Wijdan Ali, Aliki Moschis, S. M. Abdullah II di Giordania, Michele Capasso e il primo ministro di Lussemburgo A sinistra: Michele Capasso con il ministro bulgaro degli Affari europei Meglena Kuneva

re. La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, nell’ambito delle attività per il decennale, ha inteso sostenere questo processo promuovendo nel Gran Ducato alcuni eventi significativi: la Mostra “Stacciando i Veli”, inaugurata il 24 novembre scorso dal re Abdullah II di Giordania; il Concerto euromediteraneo per il dialogo tra le culture (Gennaio 2005); il seminario di alta formazione per sceneggiatori “Aristote” (aprile 2005); ecc. Il Lussemburgo raccoglierà inoltre il “testimone”del Forum

Civile Euromed che, dopo l’ultima edizione organizzata con successo a Napoli nel novembre 2003 dalla Fondazione, vedrà una nuova tappa nel Gran Ducato nei primi giorni di aprile 2005.Nel corso dei colloqui avuti con il Gran Duca Henri, la Gran Duchessa ed il Ministro della Cultura Biltgen, il presidente Capasso ha sottolineato l’importanza della prossima Presidenza lussemburghese dell’U.E. per attivare iniziative culturali e per il dialogo riducendo le sovrastrutture burocratiche che, di fatto, hanno fino ad oggi creato ostacoli significativi. Gli interlocutori hanno accettato di valutare la proposta della Fondazione di istituire in Lussemburgo una

sede della Maison de la Méditerranée dedicata alla “creatività” (Cinema, teatro, musica, arti plastiche, scenografia, scultura, danza, ecc ). Nel commentare con il re Abdullah II ed il Gran Duca di Lussemburgo Henri il ruolo difficile che spesso tocca assolvere a Paesi di piccole dimensioni geografiche quali la Giordania e il Lussemburgo, il presidente Capasso ha sottolineato il grande valore culturale e storico dei due Stati e l’importanza di affermare un sistema di “Valori” e non di “misure”. “Dalle mie parti – ha detto Capasso – si dice che è proprio nelle botti piccole che si conserva il vino migliore”. Con il ministro bulgaro per gli Affari europei Melena Kuneva, il presidente Capasso si è soffermato sull’importanza di coinvolgere il Mar Nero ed i Paesi che su questo mare “interno al Mediterraneo”si affacciano in un processo di integrazione culturale e scientifica che può imprimere un’accelerazione al processo di integrazione nell’UE.

La Fondazione strumento di pace in Medio Oriente

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el corso di un cordiale incontro il Presidente Capasso ha illustrato a S M. Abdullah II di Giordania la nuova linea politica della Fondazione Laboratorio Mediterraneo per favorire il dialogo fra le culture ed ha presentato il rinnovato organigramma che vede John Esposito Presidente del Comitato Scientifico Esecutivo e Walter Schwimmer Segretario Generale della Maison de la Méditerranée. Il Re Abdullah II ha espresso il proprio apprezzamento per l´azione della Fondazione Laboratorio Mediterraneo, ricordando l´antica amicizia del Presidente Capasso con la Giordania e la stima per il prof. Esposito, consolidatasi ulteriormente in un recente incontro ad Aqaba. Durante i colloqui di Lussemburgo è stata programmata una missione ad Amman, in tempi brevi, per verificare, con S.M. Abdullah II, la possibilità di costituire una Sede principale della Maison de la Méditerranée ad Amman dedicata ai problemi del Medio-Oriente e dell’area mediterranea con particolare attenzione al dialogo tra Mediterraneo, Europa e Islàm.

Michele Capasso e il re Abdullah II di Giordania a Lussemburgo

Focus LA RICERCA SCIENTIFICA PILASTRO PER IL DIALOGO

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apoli ospiterà nel corso del 2005, tra gli eventi del decennale del Processo di Barcellona programmati dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo, la Conferenza Euromediterranea “La ricerca scientifica e tecnologica strumento per il dialogo”. La decisione è stata assunta con il pieno sostegno del CNR-Divisione Mediterraneo e Medio-Oriente, guidata dal prof. Ezio Martuscelli nel corso del convegno “ La cooperazione scientifica e tecnologica con i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente”,svoltosi a Roma il 22 novembre. In tale occasione la Fondazione Laboratorio Mediterraneo proporrà una “Carta euromediterranea per la Ricerca scientifica e tecnologica” al fine di introdurre nelle linee finanziarie del Programma MEDA appositi programmi di sostegno alla ricerca scientifica che sviluppa, con la propria azione, un quarto del dialogo tra le società e le culture.

TERRY DAVIS VISITA LA MOSTRA “STRACCIANDO I VELI”

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ccompagnato dal Presidente Michele Capasso e dal Direttore del Centre Culturel de Rencontre “Abbaye de Neumunster” Claude Frisoni, il Segretario Generale del Consiglio d’Europa Terry Davis ha visitato la Mostra “Stracciando i Veli” ospitata nell’Abbazia di Neumünster di Lussemburgo fino al 31 dicembre 2004. In questa occasione il Segretario Generale Davis ha sottolineato l’importanza della cooperazione tra la Fondazione Laboratorio Mediterraneo ed il Consiglio d’Europa – già da tempo in essere - ricordando con particolare soddisfazione la sua partecipazione al Bureau del Consiglio d’Europa ospitato dalla Fondazione nella sua Sede di Napoli nel settembre 2003 per iniziativa del VicePresidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa Claudio Azzolini. Davis ha espresso apprezzamento per la Mostra ed ha confermato il suo sostegno affinché una tappa della stessa abbia luogo nella Sede dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa di Strasburgo durante la sessione plenaria del prossimo aprile 2005, dichiarandosi disponibile ad una sua testimonianza nel catalogo della Mostra.

Michele Capasso con il segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis

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I PROSSIMI APPUNTAMENTI IN CALENDARIO • Malta 27-28 novembre – La Fondazione ed il Movimento Europeo presentano, nel corso di una Conferenza Internazionale, il progetto per la creazione di un “Movimento Euro-mediterraneo”. • Napoli 27 novembre – Incontro nella sede della Maison de la Méditerranée con una rappresentanza di 30 diplomatici Algerini ospiti in Italia del Ministero degli Affari Esteri. • Napoli 28 novembre – Incontro nella sede della Maison de la Méditerranée con una rappresentanza di 18 diplomatici Iracheni ospiti in Italia del Ministero degli Affari Esteri. • Napoli 30 novembre – Incontro con giornalisti iracheni in collaborazione con AnsaMed • Cairo 4 dicembre – In occasione del suo Decennale, la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri italiano, il Ministero della Cultura egiziano e l´Istituto Italiano di Cultura al Cairo, presenta il 1˚ Concerto Euromediterraneo per il Dialogo tra le Culture dal titolo“Che il Mediterraneo sia un Mare di Pace”, coordinato da Eugenio Bennato, con l’accompagnamento dell’Orchestra Sinfonica del Cairo, diretta da Nayer Nagui e la partecipazione di artisti provenienti da vari Paesi euromediterranei. Il Concerto è un evento che la Fondazione porterà in giro come messaggio di dialogo : prossime tappe a Lecce, Roma, Lussemburgo e Marrakech. Tra gli artisti presenti:Taranta Power (Italia), Fathy Salama (Egitto), Hasna El Becharia (Algeria), Tala Tutunji (Giordania). Durante il Concerto si svolgerà la Cerimonia di Assegnazione del Premio Mediterraneo di Cultura 2004 a Kamel

Zoheri, Presidente del Consiglio della Biblioteca del Grande Cairo. • Cairo 4 dicembre – In occasione del suo Decennale, la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia al Cairo, organizza un incontro internazionale dal titolo “10 years of Euromediterranean Partnership: The Future of Dialogue”. Intervengono: Antonio Badini Ambasciatore d’Italia al Cairo Walter Schwimmer Segretario Generale della Maison de la Méditerranée Michele Capasso Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo Claudio Azzolini Vice-presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa Juan Prat y Coll Ambasciatore per il Mediterraneo del Ministero degli Affari Esteri spagnolo Traugott Schöfthaler Direttore Esecutivo della Fondazione Euromediterranea “Anna Lindh” per il dialogo tra le culture Kamel Zoheri Presidente del Consiglio della Biblioteca del Grande Cairo • Madrid 16 dicembre– La Fondazione partecipa ad un incontro promosso dalla Commissione Europea per l’organizzazione degli eventi del Decennale del Processo di Barcellona. • Malta 17-19 dicembre – La Fondazione collabora al Forum delle Ong per il Dialogo tra le Società Civili. • Marrakech 20 dicembre – Si inaugura il 6° Anno Accademico della " Chaire Averroès - Chaire Unesco d´Etudes Méditerranéennes”, realizzata dalla Fondazione in collaborazione con l’Università “Cadi Ayyad” di Marrakech.


“Ansamed” 29 novembre 2004

“Al‑Ahram” 29 novembre 2004

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“L’Espresso Napoletano” 1 dicembre 2004

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“L’Espresso Napoletano” 1 dicembre 2004

“Il Policlinico” 1 dicembre 2004

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“L’Espresso Napoletano” 1 dicembre 2004

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“Ansamed” 1 dicembre 2004

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“Al Ahram” 1 dicembre 2004

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“Ansamed” 3 dicembre 2004

“Al‑Akhbar” 3 dicembre 2004

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“Ansamed” 4 dicembre 2004

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“Le Progrès Egyptien” 4 dicembre 2004

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“Al‑Akhbar Al‑Youm” 4 dicembre 2004

“Offizieller Besuch” 4 dicembre 2004

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“Politisches Engagement” 4 dicembre 2004

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“Al‑Ahram” 5 dicembre 2004

“Ansamed” 6 dicembre 2004

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“Ansamed” 6 dicembre 2004

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“Ansamed” 6 dicembre 2004

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“Quotidiano di Lecce” 6 dicembre 2004

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“Al‑Ahram” 6 dicembre 2004

“Al‑Gomhouria” 6 dicembre 2004

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“Al‑Ahram Hebdo” 7 dicembre 2004

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“Mediterranean Nights” 9 dicembre 2004

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“Il Denaro” 11 dicembre 2004 AFFARI

IL DENARO

MEDITERRANEI

Sabato 11 dicembre 2004

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FONDAZIONE LABORATORIO MEDITERRANEO - Al Cairo un seminario ed il primo concerto per il dialogo tra le culture

Sintonia delle differenze senza omologazione

In occasione del suo Decennale, la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri italiano, il Ministero della Cultura egiziano e l Istituto Italiano di Cultura al Cairo, ha realizzato il 4 dicembre 2004 il 1° Concerto Euromediterraneo per il Dialogo tra le Culture dal titolo “Che il Mediterraneo sia un Mare di Pace”, coordinato da Eugenio Bennato,

con l’accompagnamento dell’Orchestra Sinfonica del Cairo, diretta da Nayer Nagui, e la partecipazione di artisti provenienti da vari Paesi euromediterranei. Il Concerto è un evento che la Fondazione porterà in giro come messaggio di dialogo e di pace: prossime tappe a Otranto, Roma, Lussemburgo, Rabat, Amman e Napoli.

Tra gli artisti presenti:Taranta Power (Italia), Fathy Salama (Egitto), Hasna El Becharia (Algeria),Tala Tutunji (Giordania). Sempre al Cairo, la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia, ha organizzato il 4 dicembre 2004 un incontro internazionale dal titolo “10 years of Euromediterranean Partnership:The Future of Dialogue”. Sono intervenuti: Antonio Badini, Amba-

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l primo concerto euro-mediterraneo per il dialogo tra le culture e per la pace ha voluto usare la musica etnica in una prospettiva politica. Gruppi di diversa formazione hanno suonato insieme in una regia che ha reso possibile la espressione delle diverse forme artistiche, ma che allo stesso tempo , in un gioco di sottofondo e protagonismo reciproco ha permesso le diverse espressioni individuali e la sinergia di una sapiente coralità. Performance di jazz arabo, che unisce l’oud al piano giordano, con melodie di musica gnawi: musica algerina, salentina, marocchina , fin giù alle radici nere della Tanzania e del Monzambico. Hasna è algerina e suona musica sacra con il gunbri, chitarra rettangolare della musica tradizionale amazigh. È uno strumento vietato alle donne che ha appreso a suonare dal nonno e dal padre, osservandolo di nascosto. Musica amazigh, che vuol dire “berbera”nella lingua dell’Atlas. Non è una precisazione linguistica, ma di politica della comunicazione e della rappresentazione. Gli Imazighen sono gli uomini liberi che le popolazioni del Nord hanno chiamato Barbari/Berberi; il nome che un popolo si assegna

In alto: un momento del concerto A lato: il presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo Michele Capasso,il Segretario Generale della Lega Araba Amr Moussa e il segretario generale della Maison de la Méditerranée Walter Schwimmer

senza riconoscere valore al nome assegnato dall’altro, alla sua immagine auotoriferita. Hasna suona una musica di “trance” che ha carattere primordiale, riporta al centro dell’esistenza, radica ognuno in se stesso e, pertanto, permette l‘incontro con l’ altro. Ritmi e toni diversi,ove l’intento di un concerto comune è possi-

bile solo grazie alla concentrazione di lunghe prove e alla motivazione di una produzione in cui l’insieme non è dato dal susseguirsi di brani reciprocamente tolleranti. Lo sforzo, senza omologazione, ha permesso il miracolo di un pro-

sciatore d’Italia al Cairo,Walter Schwimmer, Segretario Generale della Maison de la Méditerranée; Michele Capasso, Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo; Kamel Zoheri, Presidente del Consiglio della Biblioteca del Grande Cairo, Khalid Kreis, Direttore delle sede di Amman della Fondazione, Luigi De Luca, Direttore della sede di Lecce della Fondazione

dotto comune, rispettoso delle particolarità e specificità. Laddove gli identitarismi e i personalismi narcisistici falliscono, il miracolo della musica unendo emozione e ragione riesce: ed al Cairo la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, con la direzione di Eugenio Bennato, ha compiuto un miracolo apprezzato dagli oltre 1500 ospiti egiziani che hanno applaudito a questa iniziativa. Sintonia delle differenze senza omologazione: questo il valore politico che la Fondazione ha voluto assegnare a questo concerto. Questo evento ha dimostrato che il dialogo non passa attraverso le burocrazie e gli incontri di esperti del dialogo: sempre gli stessi che si rincorrono e rincontrano da una città all’altra, da un seminario ad un congresso ad una rete. Gli scriba della cultura euromediterranea hanno sempre gli stessi nomi e gli stessi volti. Stesse ricorrenze che si rincorrono in

una melange di progetti e seminari. Le notizie forti che vengono da morti e attentati governano i media cosicché questi ultimi assumono il ruolo di costruttori di difese e intolleranza che stimolano integralismi e propugnano sicurezze ancestrali della memoria e delle rispettive tradizioni. Il dialogo fra culture è intrinseco a ogni società; necessita dialogo tra le culture dell’efficienza e della tecnologia con quella della relazione e dell’espressione. La modernità con i suoi miti di efficienza e razionalità ha perso il contatto con i valori della democrazia e dei diritti; l’efficienza e la razionalità in una prospettiva liberista porta ad un uso delle risorse umane che sottostà alle regole del mercato, perdendo i principi della eguaglianza. Il 1° Concerto euromediteraneo per il dialogo tra le culture ha dimostrato che è possibile dialogare dando un volto alla gente: quella “gggente” con “3G” che vuole, nonostante tutto, continuare a credere nell’Uomo e nella Pace.In questo modo la Fondazione – attuando la sua rinnovata azione politico-culturale – ha inteso avvicinare la società civile alla politica e quest’ultima a capire i bisogni della società.

Focus INCONTRO TRA MAISON E LEGA ARABA

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prossima riunione della Lega Araba e, su questo tema, il Segretario Generale Moussa ha presentato ufficialmente la Maison de la Mediterranee quale significativo e principale attore di questo processo. La Spagna, dal canto suo, si è impegnata con questa azione a rivitalizzare con nuove strategie operative il Processo di Barcellona, proprio in occasione del decimo anniversario nel 2005. Durante l’incontro Schwimmer ha affermato che non esiste scontro tra le culture. Moussa ha ribadito che piuttosto c’è scontro tra gli estremi di entrambe le rive; ciò che divide fa i titoli dei giornali e riempie i sommari delle notizie. L’iniziativa della Maison de la Mediterranée – ha affermato Moussa - è un azione positiva che da il segno del lavoro comune.

l potenziamento delle rispettive attività per il dialogo euromediterraneo e la realizzazione di concrete iniziative di collaborazione, sono stati gli argomenti al centro di un incontro svoltosi al Cairo tra il Segretario generale della Maison de la Mediterranee Walter Schwimmer, il Direttore generale Michele Capasso, la vicepresidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo Caterina Arcidiacono ed il Segretario Generale della Lega Araba Amr Moussa. Al riguardo Schwimmer e Moussa hanno concordato i punti concreti di un accordo che sarà stilato nei prossimi mesi. Nello spirito di dare corpo ad iniziative comuni ed al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni delle varie iniziative, il Segretario Generale della Lega Araba Amr Moussa ha invitato la delegazione della Maison de la Mediterranee a partecipare all'incontro tra i rappresentanti dei Paesi aderenti alla Lega Araba ed il Ministro degli Affari esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos. In quest'occasione il ministro spagnolo ha proposto la costituzione di un comitato di saggi espresso dalla Lega Araba che sappia agire per superare le barriere di pregiudizi e stereotipi che agiscono reciprocamente tra le due rive del Mediterraneo. Tale proposta sarà presentata Michele Capasso e il ministro degli Esteri ad Algeri nel corso della

spagnolo Moratinos

IL PRESIDENTE CAPASSO INCONTRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO

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n un incontro con Michele Capasso, il Ministro Moratinos ha espresso l'apprezzamento per l'impegno assunto dalla Fondazione Laboratorio Mediterreaneo e la Maison de la Mediterranee confermando la piena disponibilità ad un'azione congiunta. Una inziativa concreta che ha visto oggi l’interesse della Lega araba a renderla operativa. “Cominciamo il cammino per raggiungere l’obiettivo – ha affermato Moratinos - ma bisogna essere uniti perché questa azione è molto difficile. Cominciamo con il creare un gruppo di contatto per fare iniziative. Non è utopia. Bisogna agire contro i pregiudizi. Contro la paura globale del terrorismo, ridurre l’attecchimento del terrorismo; aumentare giustizia sociale; aumentare il multiculturalismo; evitare l’ applicazione discriminatoria delle misure delle Nazioni Unite. Evitare di combattere il terrorismo solo come sicurezza, combattere l’eguaglianza tra Islam e terrorismo. Oggi infatti, ogni mussulmano è diventato pericoloso terrorista; bisogna combattere questa idea e, al tempo stesso, combattere il terrorismo,” “Tolleranza e dialogo sono state spesso ignorate da parte di studiosi e accademici che hanno perseguito interessi economici – ha sottolineato Capasso – e la crisi dell’ 11 settembre ha creato la necessità di una iniziativa politica, ma anche con aspetti educativoformativi, ed essenzialmente informativa: su questa strada si muove la Fondazione Laboratorio Mediterraneo con la Maison de la Méditerranée”.

PREMIO MEDITERRANEO DI CULTURA A KAMEL ZOHERI

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urante il concerto si è svolta la Cerimonia di Assegnazione del Premio Mediterraneo di Cultura 2004 a Kamel Zoheri, Presidente del Consiglio della Biblioteca del Grande Cairo. Il Premio gli è stato conferito “per la grande opera di comunicazione e dialogo interculturale svolta sia come giornalista che nell’attuale veste di Presidente del Consiglio della Biblioteca del Grande Cairo”. Presenti alla cerimonia: il Ministro della Cultura egiziano Farouk Hosni, il Segretario generale della Maison de la Méditerranée Walter Schwimmer, l’Ambasciatore d’Italia al Cairo Antonio Badini, il presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo Michele Capasso.

Un momento della cerimonia del Premio

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“Progrès Dimanche” 12 dicembre 2004

“Ansamed” 14 dicembre 2004

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“Ansamed” 20 dicembre 2004

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“Ansamed” 20 dicembre 2004

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“Ansamed” 20 dicembre 2004

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“Il Denaro” 21 dicembre 2004

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“Quotidiano Arabo” 21 dicembre 2004

“Quotidiano Arabo” 22 dicembre 2004

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“Locandina promozionale” dicembre 2004

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“Nuovo Quotidiano di Puglia” 31 dicembre 2004

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“Nuovo Quotidiano di Puglia” 31 dicembre 2004

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“La Gazzetta di Lecce” 31 dicembre 2004

“Ansamed” 31 dicembre 2004

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“Prima” 31 dicembre 2004

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