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PIAZZA AFFARI, LA CORSA È SOLO AGLI INIZI

Tra i fattori trainanti, l’effetto Draghi, il Recovery Fund e le eccellenze del made in Italy. Puntare su digitale, finanziari e infrastrutture, con una selezione basata sullo stock picking

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Sofia Fraschini

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> Alberto Villa

head of Equity Research di Intermonte Sim n questi primi sei mesi del 2021, la ricerca di rendimenti con la corsa all’azionario ha trascinato Piazza Affari. Alberto Villa, head of Equity Research di Intermonte, spiega le dinamiche in gioco, i settori favoriti e lo spazio di crescita che ancora si prevede per il Ftse Mib, soprattutto per quanto riguarda i titoli value. “Il mercato italiano ha messo a segno un rimbalzo del 68,5% dai minimi toccati in piena pandemia a marzo 2020. Con la crescita del primo semestre 2021, il Ftse Mib ha finalmente superato i 25mila punti, che rappresentano anche una soglia tecnica e psicologica importante”, osserva Villa, spiegando che a favorire questo andamento sono state “le politiche monetarie e fiscali estremamente espansive e una notevole resilienza della redditività delle imprese, che ha portato gli analisti a rivedere al rialzo le aspettative di crescita degli utili per il 2021 e il 2022”. Secondo Villa, nonostante la recente corsa, il mercato italiano resta ancora sotto i valori precedenti al 2008 ed è ancora attraente a livello di multipli, quindi c’è spazio per un’ulteriore crescita.

Quali sono i fattori in grado di sostenere ulteriormente le azioni italiane?

L’attrattività del mercato italiano agli occhi degli investitori internazionali è decisamente migliorata negli ultimi mesi grazie all’arrivo di Draghi al governo e all’imminente partenza del Piano di ripresa e resilienza. Gli investitori continuano ad apprezzare le eccellenti realtà industriali italiane che, sebbene ancora sottorappresentate in Borsa, sono molto richie-

Siamo positivi su titoli e settori che possono beneficiare dei piani di recovery in Europa, ma anche in altri Paesi

ste dagli investitori, tanto da avere chiuso il gap valutativo con i competitor esteri. Su questo punto, l’elevato numero di operazioni di delisting promosse da investitori industriali e private equity supporta la tesi che le valutazioni sono ancora attraenti per operatori con orizzonte di investimento di medio-lungo periodo.

Quali invece i potenziali fattori di rischio?

A livello globale, i rischi maggiori sono legati a possibili revisioni in senso restrittivo della politica monetaria da pare della Fed, che potrebbe portare a una revisione al ribasso delle valutazioni soprattutto nei settori con multipli più elevati (come tech e Spac), mentre rimane da monitorare l’andamento delle materie prime, che sono salite molto e potrebbero andare a impattare i margini. A livello domestico, invece, il rischio principale è legato al peggioramento della situazione politica, anche se rimaniamo fiduciosi che questo governo possa rimanere in carica almeno fino al 2022. Da monitorare anche il rischio diffusione delle varianti Covid.

Quali i settori maggiormente favoriti?

Siamo positivi su titoli e settori che possono beneficiare dei piani di recovery in Europa, ma anche in altri Paesi. Realtà che operano nel comparto infrastrutture potranno vedersi assegnate commesse importanti nei prossimi anni. Ma anche il settore delle energie rinnovabili rimane molto interessante. Tra i settori ad elevata crescita, siamo positivi sul comparto digitale, che secondo noi continuerà a crescere a ritmi sostenuti. Infine, occhi puntati sul comparto finanziario, viste le valutazioni depresse e i possibili risvolti M&A. Oltre a un approccio settoriale, rimane tuttavia fondamentale in Italia adottare una selezione basata sullo stock picking, soprattutto considerando la presenza di titoli interessanti anche di medie e piccole dimensioni difficilmente catalogabili in settori specifici.