Nizariti

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Indice Voci Nizariti

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Ḥasan-i Ṣabbāḥ

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Ismailismo

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Ismailiti

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Note Fonti e autori delle voci

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Fonti, licenze e autori delle immagini

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Licenze della voce Licenza

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Nizariti

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Nizariti Storia dell'Iran Imperi dell'Iran • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

Civiltà di Jiroft (3000 a.C.-V secolo a.C.) Regno elamita (2700 a.C.-539 a.C.) Regno manneo (X-VII secolo a.C.) Impero medo (728 a.C.-550 a.C.) Impero achemenide (648 a.C.–330 a.C.) Impero seleucide (330 a.C.–150 a.C.) Impero partico (150 a.C.–226) Impero sasanide (226–650) Conquista islamica della Persia (650-934) Dinastia tahiride (821-873) Dinastia saffaride (861-1003) Dinastia samanide (875-999) Dinastia ziyaride (928-1043) Dinastia buwayhide (934-1055) Impero ghaznavide (962-1186) Impero selgiuchide (1037-1187) Impero corasmio (1077-1231) Nizariti (Assassini) (1094-1256) Ilkhanato (1256-1353) Dinastia muzaffaride (1314-1393) Impero timuride (1370–1506) Dinastia safavide (1501-1736) Dinastia afsharide (1736-1802) Dinastia Zand (1750–1794) Dinastia Qajar (1781-1925) Dinastia Pahlavi (1925-1979) Rivoluzione iraniana (1979) Repubblica islamica dell'Iran (1979-...)

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I Nizariti, conosciuti anche come Setta degli Assassini oppure semplicemente Assassini (dall'arabo al-Hašīšiyyūn) furono una setta militante ismailita attiva fra l'VIII e il XIV secolo in Medio Oriente. L'apice della loro attività lo si ebbe in Persia e in Siria a partire dall'XI secolo, in seguito ad una importante scissione della corrente ismailita avvenuta nel 1094 sotto la guida di Ḥasan-i Ṣabbāḥ, detto "il Vecchio della Montagna", la cui roccaforte fu Alamūt, nel nord della Persia, fra Teheran e il mar Caspio. Alla fine del medioevo questa setta scomparve, praticamente sommersa dal ramo principale dell'ismailismo.


Nizariti

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Gli inizi con Ḥasan ibn al-Ṣabbāḥ All'inizio, i membri che in futuro saranno definiti "Nizariti" non erano che gli adepti dell'ismailismo in Iran, cioè una setta sciita minoritaria in un paese allora sunnita. Sotto la guida del loro capo carismatico, Ḥasan-i Ṣabbāḥ, gli ismailiti presero nel 1090 il controllo del forte di Alamūt ed estesero la propria influenza all'Iran e alla Siria. Gli adepti venivano inquadrati nei vari gradi della setta, da novizio a Gran Maestro, secondo il loro livello d'istruzione, di affidabilità e di coraggio, seguendo un piano intensivo di indottrinamento e di addestramento fisico. Ḥasan terrorizzava i nemici attraverso gli omicidi individuali: membri della setta venivano inviati, singolarmente o a piccoli gruppi, con la missione di uccidere una persona importante. Le esecuzioni, per impressionare di più, erano condotte in pubblico, nelle moschee, preferibilmente il venerdì, giorno sacro dell'Islam. Di solito gli Assassini ( fidāʾī ) erano uccisi sul fatto. La serenità con cui si lasciavano massacrare fece pensare ai contemporanei che fossero drogati con hashish, donde l'appellativo di hashīshiyyūn o hashashīn (= mangiatori d'erba), che produrrà il termine Assassini. Nel 1094, alla morte del Imām fatimida del Cairo, al-Mustanṣir bi-llāh, si aprì una guerra tra i due figli Nizār e Mustaʿlī per la successione. Ḥasan si schierò con Nizār, ma i partigiani di quest'ultimo furono sconfitti in Egitto: fu la rottura tra gli ismailiti di Alamūt e tutti gli altri (da qui il termine Nizariti). Sotto il severo governo di Ḥasan comunque i Nizariti prosperarono. I Turchi selgiuchidi, che regnavano sull'Iran sunnita, costituivano tuttavia una minaccia costante. Essi intrapresero diverse campagne militari contro i Nizariti, ma senza grandi successi. Per reazione, Ḥasan aprì la campagna di esecuzioni mirate contro capi politici e militari. Una delle prime vittime fu il visir dei sultani selgiuchidi Niẓām al-Mulk, nel 1092. Un'immagine del Medio Oriente nel periodo delle crociate, si può notare l'area controllata dagli Assassini.

Circa un secolo dopo, durante la Terza crociata, membri della setta degli Assassini cercarono di assassinare anche Saladino, all'assedio di Aleppo (22 maggio 1176). Ḥasan-i Ṣabbāḥ morì ad Alamūt nel 1124. Gli successe il suo luogotenente Bozorg-ummīd (Grande speranza) e poi il figlio di questi, Muḥammad I, nel 1138. La lotta contro i selgiuchidi proseguì in modo intermittente, con altri assassinî, tra cui quello del califfo abbaside al-Mustarshid nel 1135, e poco dopo di suo figlio al-Rāshid nel 1136.

La "Grande resurrezione" Nel 1162 Hasan II successe a suo padre Muhammad I e sconvolse totalmente le idee religiose dei Nizariti. Durante il Ramadan del 1164 annunciò, nel nome dell' Imam nascosto, la Resurrezione (qiyāma) ed abrogò la Legge islamica, particolarmente per il divieto di bere vino e per l'obbligo del digiuno. Il suo regno fu breve: fu assassinato 18 mesi dopo da un oppositore della nuova dottrina. Suo figlio Muhammad II consolidò la nuova fede, giungendo a proclamarsi discendente diretto di Nizār, cosa che avrebbe fatto di lui un Imām. Dopo la morte di suo padre nel 1210, Hasan III pose fine a questa eresia e restaurò la Sharīʿa. Tuttavia, a differenza dell'epoca di suo padre, i Nizariti si conformarono al rito sunnita, abbandonando lo sciismo.


Nizariti

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Gli Imam nizariti dall'XI al XIII secolo anni di regno

Imam

Regioni

1094 - 1100

Ḥasan-i Ṣabbāḥ

Persia

1100 - 1124

Ḥasan-i Ṣabbāḥ

Persia e Siria

1124 - 1138

Khoja Buzurg-ummīd I Persia e Siria

1138 - 1162

Muhammad I

Persia e Siria

1162 - 1166

Hasan II

Persia e Siria

1166 - 1210

Muhammad II

Persia e Siria

1210 - 1221

Hasan III

Persia e Siria

1221 - 1255

Muhammad III

Persia e Siria

1255 - 1256 1256 - 1273

Khur-Shāh Rukn al-Dīn Persia e Siria al-Kahf

Siria

Il declino In Iran, dopo il regno dell'instabile e violento Imām Muhammad III fino al 1255, suo figlio Khur-Shāh si trovò a fronteggiare un nemico temibile: l'armata mongola guidata da Hulagu Khan, nipote di Gengis Khan, lanciata alla conquista del Vicino e Medio Oriente. Nonostante diversi infruttuosi tentativi di assassinio, le truppe di Hulagu assediarono il castello dove Khur-Shāh si era rifugiato ed egli finì per arrendersi, morendo lungo la via per la Mongolia. Malgrado una sporadica resistenza, gli altri castelli caddero o deposero le armi. Alamūt fu raso al suolo e la sua preziosa biblioteca andò distrutta. Molti nizariti furono massacrati, compresa tutta la famiglia dell'Imām, tranne un figlio di Khur-Shāh che si riuscì a portare al sicuro per garantire la successione dell'Imām.

I discendenti Poco si sa della storia dei Nizariti nel periodo che seguì le distruzioni e i massacri mongoli. Ciò che restava della comunità si disperse in gruppi isolati e tentò di sopravvivere quasi mimetizzandosi, sotto la costante minaccia di persecuzione da parte dei musulmani ortodossi. Nel XV secolo il movimento conobbe una certa ripresa, insediandosi ad Anjudan, nell'Iran centrale. Da qui missionari furono inviati in India ed in Asia centrale. I nuovi convertiti indiani presero il nome di Khoja. Negli anni '30 del XIX secolo Ḥasan ʿAlī Shāh, Imām discendente della lunga successione di Imām ismailiti e nizariti, ricevette il titolo di Aga Khan dallo Scià d'Iran. Costretto a lasciare l'Iran per ragioni politiche, Ḥasan ʿAlī si installò in India. I Khoja dell'India furono così costretti dall'Impero britannico a riconoscerlo come loro Imām, cosa che essi fecero fino all'indipendenza. Attualmente, la comunità ismailita è guidata da Shāh Karīm al-Ḥusayn, Aghā Khān IV (nato nel 1936).


Nizariti

Note sui Nizariti Condizionamento psicologico Come la maggior parte delle sette, che indottrinano i propri adepti attraverso tecniche di persuasione spesso piuttosto dure sia fisicamente che psicologicamente (privazione del sonno, rescissione dei legami con la famiglia), anche i Nizariti utilizzarono tecniche proprie (la promessa di un mondo migliore, la devozione per la guida spirituale), aggiungendovi l'uso di droghe, tra cui l'hashish, ma probabilmente anche vino, oppio e varie solanacee, come il giusquiamo. Si dice che Ḥasan ibn al-Ṣabbāḥ rapisse coloro che desiderava divenissero suoi adepti - uomini forti e abituati a combattere - facendo loro credere che erano morti e giunti in Paradiso, con l'aiuto di droghe, di una scenografia incantata, di fanciulle bellissime e di grandi quantità di vino. Una volta risvegliati dal torpore, Ḥasan ibn al-Ṣabbāḥ spiegava loro che ciò che essi credevano un sogno non era stato che un'anticipazione del Paradiso, che era loro garantito se fossero morti per il loro maestro. La descrizione di questo durevole metodo di condizionamento, che sarebbe stato assai avanzato per l'epoca, viene soprattutto dalla leggenda che sorse attorno ai segreti di Alamūt. In Occidente, la pretesa visita di Marco Polo alla fortezza - narrata probabilmente più sulla base della leggenda che per esperienza diretta - è stata a lungo considerata una fonte affidabile. Ma tale visita si svolse nel 1273, quando la fortezza di Alamūt era già stata distrutta dalle truppe mongole. E del resto la descrizione della droga usata evoca piuttosto l'alcol o gli oppiacei, che l'hashish, soprattutto per la sindrome da astinenza. Comunque sia, questo condizionamento psicologico spinto sarebbe stato applicato soltanto ad un numero ridotto di iniziati ( fidāʾiyyīn ), e non alla maggioranza dei fedeli, maschi o femmine che fossero.

Etimologia Nella tradizione, il termine "assassino", che designa anche la setta, deriverebbe da hashish. In effetti, in arabo "mangiatori di hashish" si dice ḥaššāšīn o ḥašāšīn (‫ نيِشاَّشَح‬o ‫)نيشاشح‬. Questa ipotesi etimologica è tuttavia contestata da alcuni arabisti e da alcuni scrittori, come Amin Maalouf che nel suo romanzo Il manoscritto di Samarcanda ne dà un'etimologia diversa e certamente meno evocatrice, facendolo derivare da asās, che significa "basi, fondamenti".

I Nizariti nella cultura moderna La figura dei nizariti è stata inclusa anche recentemente in alcuni videogiochi: • Medieval: Total War e il suo sequel Medieval II: Total War: Gli "Assassini" sono una delle unità turche reclutabili. Molto forti, ma anche molto costose e poco numerose, possiedono la capacità di "nascondersi in piena vista". • Assassin's Creed: in questo gioco il protagonista, Altaïr fa parte della setta degli Assassini. • Assassin's Creed II: questa volta il protagonista è Ezio Auditore da Firenze che nell'Italia rinascimentale, continua la tradizione della setta come il padre Giovanni e il suo antenato, lo stesso Altair. • Gothic 3: una delle tre principali fazioni è stata denominata "hashishin", come chiaro riferimento a tale setta. Non a caso, essa è estremamente influenzata dalla religione e ha sede in un grande deserto. • Broken Sword: Il famoso gioco "punta e clicca" è incentrato interamente sul mistero dei templari e sulla loro guerra ancora attuale con gli Assassini. Inoltre nel romanzo di Dan Brown, Angeli e Demoni, vi è presente un personaggio facente parte della setta degli "Hashashin".

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Nizariti

Bibliografia • 1833: Joseph Von Hammer-Purgstall scrive una "Histoire de l'ordre des Assassins de sa fondation à sa chute". • 1896: Alfred Jarry scrive un dialogo intitolato "Le Vieux de la montagne" sull'incontro fra Marco Polo, Genghis Khan et Hasan-Alaodin. • 1938: Vladimir Bartol fa di Ḥasan-i Ṣabbāḥ uno dei personaggi principali del suo romanzo Alamūt. • 1983: Le crociate viste dagli arabi (SEI, 2001. ISBN 88-05-05900-5) è il titolo di un'opera di Amin Maalouf che utilizza le note dei cronisti arabi dell'epoca per fornire un punto di vista inusuale in Occidente sulle crociate. • Bernard Lewis: Gli Assassini, Milano, A. Mondadori, 1992, ISBN 88-04-3540-1 (trad. dell'originale The Assassins: a Radical Sect in Islam, Londra, Weidenfeld and Nicolson, 1967, apparso in Francia nel 1984 come Les assassins, Terrorisme et politique dans l'islam médiéval, Éditions Complexe).[2] • 1988: Amin Maalouf, Il manoscritto di Samarcanda (romanzo).

Voci correlate • Storia dell'Egitto fatimide • Imam • Ismailismo • Persia • Assassino

Collegamenti esterni • il castello di Alamūt [3] • (EN) su Anjudan [4] • Ismailismo [5] (a cura dell'Istituto di studi ismailiti, in inglese)

Note [1] http:/ / en. wikipedia. org/ wiki/ Template:Storia [2] Il saggio contesta il legame tra il termine assassino e l'hashish. Maxime Rodinson, nella sua introduzione, contesta la tesi sostenuta dall'autore sulla natura rivoluzionaria di questo movimento. [3] http:/ / www. iis. ac. uk/ library_iis/ gallery/ ismaili_castles/ Alamūt. htm [4] http:/ / www. ismaili. net/ histoire/ history07/ history722. html [5] http:/ / www. iis. ac. uk/ learning/ life_long_learning/ islamic_spirituality/ islamic_spirituality. htm

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Ḥasan-i Ṣabbāḥ

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Ḥasan-i Ṣabbāḥ Ḥasan-i Ṣabbāḥ [1] (in persiano ‫ حابص نب‬o ‫( ) حابص نسح‬Qom, circa 1034 – Alamūt, 1124) è stato un religioso persiano, capo carismatico dei Nizariti, una setta sciita ismailita conosciuta anche sotto il nome di Assassini (Hašīšiyyūn).

La vita Ḥasan nacque a Qom, in Persia, da una famiglia sciita, ma crebbe a Rayy, presso Teheran. A 17 anni incontrò per la prima volta un missionario ( dā'ī ) ismailita che, malgrado tutti i suoi sforzi, non riuscì a convertirlo all'Ismailismo. Più tardi si ammalò gravemente e, sconvolto all'idea di morire senza conoscere la Verità, prese contatto con un altro ismailita e finì per convertirsi a 35 anni, verso il 1071. Fu presto notato da un dignitario ismailita di passaggio a Rey/Rayy, che lo inviò qualche anno dopo al Cairo, in Egitto. Probabilmente a seguito di problemi politici, dovette tornare in Persia nel 1080. Là passò diversi anni molti attivi a percorrere il paese per diffondere la propria fede, avendo ai propri ordini un gruppo di uomini che divenne sempre più numeroso.

Ḥasan-i Ṣabbāḥ

Cominciò allora ad essere considerato pericoloso dalle autorità sunnite e fu ricercato attivamente dal vizir selgiuchide di Malik Shāh, Niẓām al-Mulk. Nel 1090 - aveva ormai più di 50 anni - fece il suo primo colpo da maestro: la presa incruenta della fortezza di Alamūt, nel nord della Persia, fra Teheran e il mar Caspio. A partire da qui estese il dominio degli ismailiti nella regione e la loro influenza nel resto della Persia e in Siria. Nel 1094, in seguito ad un conflitto di successione per la scelta del futuro Imām sciita, la dottrina ismailita si divise in due tronconi: uno in Egitto ( mustaʿlī ) e l'altro in Persia ( nizārī ). Da allora in poi gli ismailiti persiani nizariti), guidati da Ḥasan ibn al-Ṣabbāḥ, fecero conto sulle loro sole forze. Va notato che Ḥasan non rivendicò mai per sé stesso il titolo di Imām. Sotto il suo regno si svilupparono gli assassinii politici e la prima vittima importante fu il vizir Nizām al-Mulk. Gli esecutori erano un gruppo di iniziati che si vuole agissero sotto l'effetto di droghe, anche se gli studi più recenti sono tutt'altro che certi che il nome della setta - al-Hašīšiyyūn - derivi in effetti dall'uso dell'hashish. Marco Polo descriverebbe la sua fortezza come un vero paradiso, ricco di un magnifico giardino, di belle fanciulle, di quattro fontane da cui sarebbero sgorgati vino, latte, miele e acqua, a somiglianza dei fiumi del Paradiso islamico ed è al viaggiatore veneziano che si deve la notizia secondo la quale Ḥasan avrebbe condizionato i suoi seguaci facendo consumare loro vari tipi di droghe. Va però detto che Marco Polo non può essere stato testimone di nessuno di tali fatti dal momento che Ḥasan prese possesso della fortezza nel 1090, a quasi sessanta anni di età, mentre Marco Polo nacque nel 1254 e la fortezza stessa risulta quasi totalmente distrutta da parte di Hulagu Khan solo due anni dopo, ovvero nel 1256.


Ḥasan-i Ṣabbāḥ

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Personalmente Ḥasan era un uomo austero, che faceva applicare la legge islamica senza tentennamenti. Fece giustiziare due dei suoi figli, uno per aver bevuto vino e l'altro per un'accusa di assassinio. Si racconta che lasciasse molto raramente la propria casa e che abbia scritto molto ma quasi tutte le sue opere andarono perdute con la distruzione di Alamūt da parte dei Mongoli nel 1256. Morì ad Alamūt, di malattia, a novant'anni, nel 1124.

Voci correlate • Veglio della Montagna • Omar Khayyam • Niẓām al-Mulk Una rappresentazione artistica di Ḥasan-i Ṣabbāḥ.

Bibliografia Scientifica • Bernard Lewis, Gli Assassini, Milano, A. Mondadori, 1992, ISBN 88-04-3540-1 (trad. dell'originale The Assassins: a Radical Sect in Islam, Londra, Weidenfeld and Nicolson, 1967).

Non scientifica • Alfred Jarry, Le Vieux de la montagne (Il vecchio della montagna), dialogo fantastico sull'incontro tra Marco Polo, Gengis Khan e Hassan-Alaodin (1896). • Amin Maalouf, nel suo romanzo Samarcanda, evoca i rapporti tra Hasan ibn al-Sabbāh e 'Omar Khayyām. • Vladimir Bartol, nel romanzo storico Alamut prova a descrivere tra ricerca storica e narrazione fantastica, i segreti della fortezza in cui al-Hasan ibn al-Sabbāh avrebbe educato i propri discepoli più fedeli, i fedayn o hašīšīn. Il romanzo è stato tradotto dallo sloveno in altre 18 lingue. La traduzione italiana è di Arnaldo Bressan, ed è stata pubblicata dapprima a Trieste per Editoriale stampa triestina, 1989. ISBN 88-7174-001-7. Una seconda edizione a Milano per Rizzoli, 1993. (Superbur ; 146) ISBN 88-17-11446-4.

Collegamenti esterni • il castello di Alamūt [2]

Note [1] il nome è in persiano, invece la storiografia islamica (per lo più di lingua araba) riporta il nome di al-Ḥasan ibn al-Ṣabbāh. [2] http:/ / www. iis. ac. uk/ library_iis/ gallery/ ismaili_castles/ Alamut. htm


Ismailismo

Ismailismo L'Ismailismo è una corrente dell'Islam sciita. I suoi membri sono chiamati ismailiti (arabo ‫نويليعامسالا‬ al-ismāʿīliyyūn) e, talvolta, "settimani" ( sabʿiyya ) per il fatto di riconoscere una serie legittima di soli 7 Imam.

Storia L'origine dell'Ismailismo risale alla morte, nel 765, del sesto Imam sciita e alle contese che seguirono circa la sua successione. Jaʿfar ibn Muhammad, detto al-Sādiq (Il Veridico)[1] , aveva designato a succedergli il proprio figlio maggiore, Ismāʿīl, che però morì alcuni anni prima di lui. La maggioranza della comunità sciita scelse come settimo Imam l'altro figlio designato da Jaʿfar, Mūsà ibn Jaʿfar, detto al-Kāẓim (il Silenzioso). Un'altra parte, minoritaria, respinse questa decisione e scelse come nuovo Imam il figlio di Ismāʿīl, Muḥammad ibn Ismāʿīl. Altri ancora - i futuri ismailiti, che non riconoscevano la morte di Ismāʿīl ibn Jaʿfar - diffusero la credenza che egli si fosse occultato al mondo e che sarebbe tornato a manifestarsi come il Mahdī[2] . Benché perseguitati, gli ismailiti continuarono a venerare segretamente il loro Imam, svolgendo un proselitismo assai attivo, prima in Vicino (Siria) e Medio Oriente (Khorāsān), poi in varie altre parti del mondo musulmano. Si stabilirono infine nel Maghreb, tra i Berberi, da dove si lanciarono alla conquista dapprima dell' Ifrīqiya (l'antica Provincia Africa romana) e poi dell'Egitto, allora sotto la dinastia ikhshidide, fondandovi ai primi del X secolo la dinastia fatimide. Altri ismailiti, i Carmati, rimasero invece fedeli al credo iniziale e rifiutarono di sottomettersi ai califfi-imam fatimidi ritenendo che l'Imam rimesse pur sempre quello nascosto, la cui epifania si sarebbe realizzata solo alla fine dei tempi per ricostituire il puro Islam delle origini e riuscirono a creare un loro Stato nel Bahrein, dalla forti connotazioni comunistiche, per le quali il giudizio del sunnismo e dello sciismo non poteva che essere fortemente negativo. Durante il califfato fatimide, alla morte dell'Imām al-Mustanṣir bi-llāh nel 1094, il gruppo fatimide si scisse di nuovo in due gruppi rivali: i Nizariti ( Nizārī ) e i Mustaliani ( Mustaʿlī ).

Teologia Alcuni ismailiti professano dottrine assi complesse, influenzate da temi neoplatonici, gnostici e manichei, e anche provenienti da altre confessioni. Per essi l'Islam si basa su due principi complementari, l'uno interiore (bātin), personificato dall'Imam e fondato su un'interpretazione mistica della Legge islamica (Sharīʿa), l'altro esteriore ( zāhir ) ma dipendente dal primo rappresentato dal Profeta e dalla Sharīʿa. Gli ismailiti sono quindi convinti della necessità di un'interpretazione allegorica dei testi sacri, opportuna disvelata per successivi gradi d'iniziazione, che deve condurre i credenti alla conoscenza della Verità Suprema ( al-Ḥaqq ). Ad Alamūt, i Nizariti riformarono l'Ismailismo, abbandonando progressivamente alcune prescrizioni rituali dell'Islam sunnita e sciita "imamita" o "duodecimano" (perché riconosce legittima una catena di 12 Imam) per focalizzarsi fondamentalmente sugli aspetti esoterici della propria fede.

L'Ismailismo oggi Gli ismailiti moderni sono talvolta definiti neo-ismailiti. Si valuta che siano più di 15 milioni, che vivono in maggioranza in India, Siria, Pakistan, Yemen. Si dividono in due grandi comunità: i Bohra, mustaliani, concentrati nello Yemen e in Pakistan, a loro volta distintisi in Daʾūdī e Sulaymānī, e i Khoja, nizariti, il cui capo spirituale, l'Aga Khan, si era inizialmente stabilito in India. In Siria e in Libano sono invece concentrati i Drusi, membri di una setta iniziatica eterodossa, derivata

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Ismailismo dall'Ismailismo fatimide, ma che non ha nulla a che vedere con l'Ismailismo.

Voci correlate • • • •

Islam Imam Fatimidi Storia dell'Egitto fatimide

Collegamenti esterni • l'Islam sciita in Italia [3] • le confessioni dell'Islam [4] (sintesi) • Istituto di Studi Ismailiti (fondato dall'Aga Khan) [5]

Note [1] Il laqab gli fu attribuito allorché vaticinò il fallimento dell'impresa rivoltosa del suo parente Muḥammad al-Nafs al-Zakiyya contro il califfo abbaside al-Manṣūr bi-llāh. Cosa che puntualmente si verificò. [2] [3] [4] [5]

Termine arabo che significa "Il ben guidato da Allāh". http:/ / www. cesnur. org/ religioni_italia/ i/ islam_13. htm http:/ / spazioinwind. libero. it/ popoli_antichi/ Religioni/ confessioni-islam. html http:/ / www. iis. ac. uk/ index_f. htm

Ismailiti Gli ismailiti sono la seconda in ordine di grandezza tra le correnti in cui è diviso l'islam sciita dopo i duodecimani. Il loro nome deriva dalla convinzione che il settimo imam fosse Ismāʿīl ibn Jaʿfar e non il fratello minore Mūsā al-Kāẓim la cui legittimità è invece sostenuta dagli altri sciiti. Con l'avvento della dinastia dei Fatimidi in Egitto tra il decimo e il dodicesimo secolo l'Ismailismo divenne non solo la più importante tra le correnti dello sciismo, ma giunse anche a mettere in discussione il primato dei sunniti. L'Ismailismo ha sempre dato grande rilevanza agli elementi esoterici della religione islamica, dai duodecimani li separano infatti, oltre alle ragioni politiche, anche una disquisizione sulla natura mistica della figura dell'imam e del suo rapporto con Allah. Malgrado gli ismailiti si siano divisi in numerosi sottogruppi, il termine è oggi generalmente usato per indicare i Nizariti, seguaci dell'Aga Khan, che sono la più numerosa delle sette ismailite. Gli ismailiti vivono perlopiù in Siria, Arabia Saudita, Yemen, Cina, Tajikistan, Afghanistan, India e Africa Orientale ma in anni recenti numerosi sono emigrati in Europa e Stati Uniti.

Storia Fondamento della dottrina sciita è il fatto che il cugino e genero del profeta Maometto, ʿAlī b. Abī Ṭālib, avesse il diritto alla guida sia politica che religiosa della comunità dei credenti. Tale potere passò ai figli che erano nipoti di Maometto attraverso la figlia di lui Fatima bint Muhammad Zahra. Il conflitto tra i partigiani di Alì e quelli che sostenevano il metodo dell'elezione del califfo chiamato a succedere al profeta rimase relativamente pacifico fino a quando ʿAlī non successe nella carica al terzo califfo, ʿUthmān b. ʿAffān. Subito dopo però la seconda delle vedove di Maometto, ʿĀʾisha, assieme alla tribù cui era appartenuto Otman, gli Omayyadi, accusò Alì di aver ordito l'omicidio del suo predecessore. ʿĀʾisha suscitò così una rivolta che venne però repressa nella battaglia del cammello e dopo la quale fu obbligata a condurre una vita ritirata.

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Ismailiti Subito dopo però il governatore omayyade della Siria, Muʿāwiya ibn Abī Sufyān, si ribellò facendo sue le rivendicazioni di ʿĀʾisha. La guerra andò avanti fino a quando si decise di demandare la questione al giudizio del Corano e gli arbitri decisero a favore di ʿAlī. Nonostante ciò un'eterodossia radicale, i Kharigiti, che ritenevano il califfo colpevole di apostasia, riuscì poco dopo ad assassinare ʿAlī a cui succedettero i figli al-Ḥasan b. ʿAlī e al-Ḥusayn b. ʿAlī, secondo gli ismailiti solo al-Ḥusayn, ma il califfato politico finì nelle mani di Muʿāwiya, l'unico ad avere un esercito abbastanza potente da controllare l'impero. La Battaglia di Kerbelaʾ Dopo la morte di al-Ḥasan, al-Ḥusayn e la sua famiglia vennero spaventati dal crescere delle persecuzioni religiose e politiche messe in atto dal figlio e successore di Muʿāwiya, Yazīd. Al-Ḥusayn decise allora di dirigersi con tutte le donne e i bambini della sua famiglia a Kufa, la cui popolazione gli era favorevole e da cui sperava di ottenere protezione, fu però fermato dall'armata di Yazīd a Kerbala, l'imam e i suoi compagni furono uccisi, le donne e i bambini fatti schiavi. L'inizio della daʿwa Dopo essere stata liberata dal califfo Yazīd, Zaynab bt. ʿAlī, la figlia di Fāṭima e ʿAlī e sorella di al-Ḥusayn incominciò a narrare i fatti di Kerbelāʾ per tutto il mondo islamico, questa fu la prima daʿwa dell'Islam sciita e a questa gli ismailiti attribuiscono un grande significato spirituale. L'imamato dei discendenti di ʿAlī subì la prima crisi per la successione quando l'imam ʿAlī ibn al-Ḥusayn (detto Zayn al-ʿĀbidīn, "Ornamento dei devoti" o al-Sajjād (che si prostra molto in preghiera") venne avvelenato dal califfo omayyade ʿAbd al-Malik ibn Marwān nel 713 (secondo le tesi sciite), il nipote del quarto imam Zayd ibn Ali proclamò la sua legittimità rispetto al cugino Muhammad al-Bāqir, i seguaci del primo, gli Zaiditi si ribellarono al potere omayyade e costruirono un primo, effimero stato sciita in Iran e Iraq. Muhammad al-Bāqir invece, seguito dalla grande maggioranza degli sciiti, si dedicò allo studio della dottrina islamica nella città di Medina, questo stato di cose continuò col figlio di lui, Jaʿfar al-Sadiq, che ereditò l'imamato nel 743, il suo primogenito ed erede Ismāʿīl ibn Jaʿfar però lo precedette nella tomba. Si verificò così una seconda scissione, da una parte i duodecimani sostengono che l'imamato passò al secondogenito di Jaʿfar, Mūsā al-Kāẓim, e dall'altra coloro che ritengono che la carica passò al figlio di Ismāʿīl, Muhammad ibn Ismāʿīl, ovvero gli ismailiti. L'epoca dei Dāʿi Da quel momento gli imam ismailiti vissero nascosti per proteggersi dall'ascesa della dinastia sunnita degli Abbasidi che si era sostituita nel 750 agli Omayyadi. Con il loro imam al sicuro i predicatori ismailiti, i Dāʿi, cominciarono la loro opera di proselitismo dalle loro basi in Siria. I Carmati Mentre la gran massa degli ismailiti si accontentava dell'insegnamento dei Daʿi, un gruppo di persiani nazionalisti la cui fede ismailita era fortemente influenzata dallo zoroastrismo, i Carmati, si insediarono in Bahrain e proclamarono Mahdi un prigioniero persiano, da qui iniziarono una serie di sanguinose scorrerie che culminarono con il saccheggio della Mecca e il furto della Pietra Nera. L'impero dei Fatimidi Il periodo ascetico degli imam ismailiti finì quando l'imam ʿUbayd Allāh al-Mahdī Billāh levò un esercito in nord-Africa e sconfisse gli Aghlabidi occupando il Maghreb e l'Egitto istituendo nel 910 il grande impero sciita detto dei Fatimidi, poiché i suoi governanti si proclamavano discendenti della figlia di Maometto, Fāṭima. Sotto i successivi imam l'impero, il cui centro era situato in Egitto, continuò a espandersi, arrivando a comprendere all'apogeo anche la Sicilia, la Siria, lo Yemen e l'Hijaz. I Fatimidi perseguirono politiche molto moderne, come il dare maggiore importanza al merito rispetto alla genealogia e la tolleranza religiosa, sia l'Ebraismo, sia il Cristianesimo monofisita copto, ebbero un periodo di splendore sotto il loro potere. Fu durante questo periodo però che l'Ismailismo si divise in tre rami. La prima scissione, quella dei Drusi, avvenne con l'imam Al-Hakim bi-Amr Allah (985-1021), questi era salito al potere all'età di undici anni e aveva sempre dato segni di eccentricità al punto di far dubitare della sua salute mentale, sotto il suo regno l'usualmente tollerante impero fatimide vide sanguinose persecuzioni, in particolare contro i sunniti. Quando il suo mulo, con il quale si era recato in solitudine nel deserto, ritornò ricoperto di sangue il Daʿi Al-Darazi e i suoi seguaci si rifiutarono di riconoscere

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Ismailiti come imam il suo successore, Al-Hakim non era infatti morto ma, in quanto era il profetizzato Mahdi reincarnazione del profeta, si era celato agli occhi del mondo in attesa di tornare alla fine dei tempi per riportare l'islam alla purezza delle origini e l'umanità alla giustizia. La seconda e più grave divisione avvenne alla morte di Ma'ad al-Mustansir Billah nel 1094, i suoi due figli Nizar, il più anziano, e il minore Al-Musta'li incominciarono a lottare per il controllo politico e religioso del califfato. Nizar fu sconfitto e imprigionato, a stento suo figlio scappò ad Alamūt dove gli ismailiti iraniani sostenevano le sue pretese. Nel 1040 gli Ziridi, che erano i governatori fatimidi del nord-Africa, si resero indipendenti dall'impero e si convertirono all'islam ortodosso dei sunniti il che causò l'invio contro di loro da parte dell'imam della tribù Araba dei Banu Hilal guidata da Abu Zayd al-Hilali, questa con durezza inaudita pose fine alla rivolta berbera contribuendo in maniera decisiva all'arabizzazione del Maghreb, tali vicende costituiscono il fondamento del poema epico Taghribat Bani HilalTaghrībat Banī Hilāl] (lett. "l'andata verso occidente dei Banū Hilāl). Dopo il 1070 persero anche la Siria e la Palestina a opera dei Turchi e dei crociati e il loro territorio si ridusse all'Egitto, dopo altri decenni di decadenza, nel 1160 il condottieri zengide Nūr al-Dīn ibn Zankī e il suo generale Saladino posero fine al loro potere fondando la dinastia Ayyubide il che causò anche la fine dell'Ismailismo dei seguaci di Mustaʿlī. Hassan-i-Sabbah fu un Dāʿi ismailita attivo in Siria che diede un impulso fondamentale alla storia della setta. Nacque in una famiglia duodecimana della città di Qom nel 1056, trasferitosi con la famiglia a Teheran studiò a lungo le dottrine ismailite ma si convertì solo dopo una malattia che quasi lo portò alla morte, era infatti stato terrorizzato dalla prospettiva di morire senza conoscere l'imam del suo tempo. Nella contesa che scoppiò alla morte al-Mustansir Billah si schierò dalla parte di Nizar poiché sosteneva di aver avuto un colloquio con il vecchio imam durante il quale questi gli aveva ribadito la legittimità del primogenito. La sua opera di Dāʿi raggiunse l'apice con la presa della roccaforte di Alamūt, sul mar Caspio, da dove la sua opera di proselitismo incominciò a diffondersi. Il suo piccolo territorio era però circondato da grandi e ostili stati sunniti, quali il califfato abbaside e il sultanato dei turchi Selgiuchidi, per questo motivo Hassan costituì un corpo di seguaci fanatici, gli Hashīshshīn, la cui perizia nell'omicidio era pari allo sprezzo per la morte, ognuno di loro era infatti pronto al suicidio per portare a termine la propria missione, la paura di ritorsioni ismailite divenne quindi così grande tra i governanti sunniti che non osarono opporsi al crescere della potenza di quella che passò alla storia come la setta degli assassini. L'imamato dei Nizari Il figlio di Nizar, al-Hadi, si rifugiò quindi ad Alamūt, sotto la protezione di Hassan-i-Sabbah, tuttavia ciò non fu divulgato in pubblico e il lignaggio degli imam nizari rimase nascosto sino all'avvento di Hasan II. Questi e i suoi discendenti regnarono sui territori controllati dagli assassini fino alla distruzione di Alamūt da parte di Hulagu Khan, nuovo signore mongolo della Persia.

Dottrina Corano Gli ismailiti ritengono che il Corano abbia diversi piani interpretativi, uno esteriore ( ẓāhir ), e uno interiore ( bātin ). Il fedele può comprendere solo una parte di bātin ed è l'imam solo a possedere una conoscenza completa del Corano e solamente lui può interpretarlo alla luce dei tempi. Reincarnazione La reincarnazione è presente sia nella variante drusa che in quella nizarita. I Drusi credono che solo i membri della loro comunità si reincarneranno in forma umana e più precisamente nella forma di propri futuri discendenti. Numerologia Gli ismailiti ritengono che i numeri abbiano una grande valenza religiosa. In particolare riveste grande importanza il numero sette, esistono infatti sette paradisi, sette profeti, sette continenti e così via. Imamato L'Imam è concepito attraverso la frase coranica "la faccia di Allah", è solo attraverso di lui che il credente può realmente giungere alla conoscenza della luce di Allah che è l'unico vero desiderio dell'uomo. L'antica dottrina ismailita sostiene che la rivelazione divina è stata data in sei periodi ( dawr ) da sei profeti, chiamati Nāṭiq, il cui ruolo era diffondere la religione e la legge nelle rispettive comunità. Tuttavia questi insegnavano solo i

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Ismailiti riti e le manifestazioni esterne della fede il significato dei quali è noto solo a un Wāṣī (rappresentante) che li rivelerà solo a un ristretto circolo di iniziati. Al Nāṭiq e al Wāṣī succede per ogni periodo una linea di sette imam l'ultimo dei quali sarà il Nāṭiq del periodo successivo, l'ultimo imam del sesto periodo non introdurrà una nuova religione ma porterà alla perfezione quella precedente, abrogando la legge e restaurando il dīn Adam al-awwal (la prima religione di Adamo) praticata da Adamo e dagli angeli del paradiso prima della caduta, questa non necessiterà di alcun culto o rito ma consisterà dalla semplice adorazione delle creature verso il proprio creatore che avviene tramite la profonda comprensione dell'unità del tutto. Pīr e Daʿwa Guida alla luce di Allah la cui fonte è l'imam è il Dāʿi. La relazione tra il maestro e il discepolo è considerata sacra, il Dāʿi trascende quindi la figura del normale missionario poiché questi comunica la sacra e nascosta conoscenza dell'imam allo studente che la può utilizzare per innalzare il proprio spirito. Lo studente impara per prima cosa ad amare il Dāʿi, da lui impara ad amare l'imam e imparando ad amare l'imam impara ad amare Allah. Per i Nizari il capo Dāʿi è chiamato Pīr (lett. in persiano "anziano", quindi equivalente a shaykh) , per i seguaci di Mustaʿlī acquista un ruolo simile ma ancora più importante, egli è infatti l'unica fonte della luce dell'imam dopo l'occultamento di al-Qāsim, ultimo imam della linea di al-Mustaʿlī. ʿAql Come gli altri sciiti, gli ismailiti ritengono che le anime del Profeta e degli imam siano nate dalla prima luce dell'universo, detta ʿAql, che in arabo significa "ragione" o "conoscenza", quella conoscenza attraverso la quale tutti gli esseri viventi e no possono giungere ad Allah e da cui tutta l'umanità è unita. Taqiyya Gli ismailiti credono nella Taqiyya, ovvero il nascondere le proprie convinzioni religiose. Ciò ha permesso agli ismailiti di sopravvivere malgrado fossero solo un'esigua minoranza nei paesi dove abitavano. Walāya Un pilastro che denota "amore e devozione ad Allah, ai profeti, all'imam e ai Dāʿi". Tahāra Un pilastro che significa "purità", i Drusi non credono in questo pilastro e lo sostituiscono con la shahada. Ṣalāt Pilastro tradotto con "preghiera obbligatoria". Al contrario dei sunniti gli ismailiti non hanno un forte senso della preghiera e attribuiscono questo fatto all'ambiguità del Corano sulla questione. I Nizariti sostengono che spetta all'imam stabilire lo stile e il modo della preghiera. I Drusi hanno invece completamente abbandonato la sharīʿa e attribuiscono un ruolo puramente metaforico alla Ṣalāt. Il ramo mustaʿli ha invece mantenuto la preghiera nello stesso modo dei sunniti e dei duodecimani. Zakāt Pilastro tradotto con "carità", con l'eccezione dei Drusi tutti gli ismailiti si attengono a questo precetto con l'aggiunta del khums, una somma pari a 1/5 di quanto non è stato speso alla fine dell'anno. Ḥajj È il pilastro del pellegrinaggio a Mecca, per gli ismailiti ciò corrisponde alla visita all'imam. Nizariti e Drusi non praticano il pellegrinaggio in senso fisico alla Mecca, mentre i Mustaʿli in genere vi si attengono. Jihād La guerra canonica è intesa sia come lotta contro gli oppressori e i nemici, sia in senso spirituale come lotta contro i desideri fisici. I Nizariti, che sono pacifisti, praticano solo la seconda.

Rami Nizariti

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Fonti e autori delle voci

Fonti e autori delle voci Nizariti Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31934564 Autori:: AleR, Assianir, Bella Situazione, Calabash, Cloj, Ernesttico, Fdigiuseppe, Federico di Svevia, Francesco.mazzucotelli, Gero Giglio, Gervasi, Giorces, Helios, Lalupa, Laverdure, Lorelorelore, Lp, Mokafufi, Pedro I, Robebige, Shadd, Yerul, 8 Modifiche anonime Ḥasan- i Ṣabbāḥ Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31352723 Autori:: .jhc., Assianir, BRussell, Barbaking, Cloj, Dommac, Dvd93, Franco aq, Helios, IlPisano, Lalupa, Laverdure, Medan, Mikelima, Trikke, 6 Modifiche anonime Ismailismo Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=31005092 Autori:: Calabash, Cloj, Dommac, Lalupa, Marcok, Nanae, Nyo, 12 Modifiche anonime Ismailiti Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=29214642 Autori:: Bella Situazione, Calabash, Centrifuga, Cloj, Dommac, K.Weise, Pipep, Ppalli, 28 Modifiche anonime

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Fonti, licenze e autori delle immagini File:Crusaderstates.jpeg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Crusaderstates.jpeg Licenza: Public Domain Autori:: Cplakidas, Dejvid, Electionworld, Helix84, HenkvD, Mayhem, Ms2ger, Odejea, Stannered, Zubosud 89, 1 Modifiche anonime File:Hassansabbah2.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Hassansabbah2.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Lab, Wst File:Asabah2.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Asabah2.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Unknown.

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