FitMed n°6

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Anno 1 numero 6

La rivista online per i professionisti del settore

FOCUS ALIMENTAZIONE: Il bello e il brutto delle PROTEINE

ALLENAMENTO: Pregi e difetti del metodo piramidale La fatica nell’esercizio fisico PREVEZIONE delle lesioni traumatiche da sport REHAB: Grave artrosi di ginocchio


ANNO 1 N°6 SETTEMBRE 2009 Fitmed online è una rivista mensile di aggiornamento che si rivolge a imprenditori, manager, opinion leader, professionisti che operano nel mondo del fitness, benessere, prevenzione e salute. Propone articoli riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, marketing e management. Editore Alea Edizioni di Alessandro Lanzani via G. Sapeto, 5 - 20123 Milano Redazione e uffici via P. Orseolo, 3 - 20144 Milano tel. 0258112828 - fax 0258111116 fitmed@professionefitness.com redazione@professionefitness.com Direttore responsabile Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com

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Alea edizioni è una casa editrice specializzata in libri di finess, benessere e rieducazione funzionale, con più di 50 titoli a catalogo. Professione Fitness è una rivista bimestrale di aggiornamento per imprenditori e professionisti del settore, che da 16 anni propone articoli originali riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, impiantistica, marketing e management e tutto ciò che può servire a un'efficiente e moderna realtà che opera nel settore del fitness e del benessere. E distribuita tramite abbonamento postale a fitness club, centri fisioterapici e polisportivi, operatori di settore, luxury hotel, golf club, centri benessere, studi di architettura. Da oltre 25 anni la Scuola di Professione Fitness con i suoi corsi, master e stage ha contribuito alla formazione e all’aggiornamento di migliaia di operatori del settore, mettendo a loro disposizione un corpo docente selezionato e altamente qualificato. Rilascia diplomi e attestati di partecipazione accredidati dall’USACLI, ente di promozione spportiva riconosciuto dal CONI.

Redazione Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com - int. 212 Progetto grafico Stefano Frattallone Impaginazione Anita Lavoce Pubblicità Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com Hanno collaborato a questo numero Ubaldo Garagiola, Silvia Brioschi, Rosario D’Onofrio, Vincenzo Manzi, Elvira Padua, Stefano D’0ttavio, Edoardo Lanzani, Roberto Albanesi, Claudio Ciapparelli Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 578 del 20.12.93. L’Editore e l’autore non potranno in alcun modo essere responsabili per incidenti o danni provocati dall’uso improprio delle informazioni o delle immagini contenute nel materiale ricevuto; inoltre non necessariamente le opinioni pubblicate rispecchiano il pensiero dell’editore. Il materiale (testi, immagini e disegni) pervenuto in redazione non verrà restituito, anche se non pubblicato e viene considerato libero da diritti. La riproduzione del materiale apparso su Fitmed online in qualsiasi forma e per qualsiasi scopo non è consentita se non dietro richiesta scritta e firmata dal direttore responsabile e dall’editore. Per eventuali controversie il Foro di competenza è quello di Milano.

Gestione dati digitali Lidia Di Giovanni ldigiovanni@professionefitness.com - int. 218 Amministrazione Luciana Iritano liritano@professionefitness.com - int. 219 La Scuola di Professione Fitness Francesco Capobianco fcapobianco@professionefitness.com - int. 217

LE AZIENDE CHE HANNO PARTECIPATO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO NUMERO Alcan Airex New Fitness Project Why Be Normal Thea Editrice

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Sommario

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Sommario

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RUBRICHE CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

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FIERE E CONVEGNI

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APPUNTAMENTI CON LO SPORT

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NEWS FOCUS ALIMENTAZIONE

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IL BELLO E IL BRUTTO DELLE PROTEINE di Ubaldo Garagiola, Silvia Brioschii

PREVENZIONE 12

PREVENZIONE DELLE LESIONI TRAUMATICHE DA SPORT A Review della letteratura di Rosario D’Onofrio, Vincenzo Manzi, Elvira Padua, Stefano D’0ttavio

ALLENAMENTO E REHAB 18

GRAVE ARTROSI DI GINOCCHIO Casi clinici in palestra di Edoardo Lanzani

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L’ALLENAMENTO DEL RUNNER Pregi e difetti del metodo piramidale di Roberto Albanesi

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LA FATICA Il suo significato riferito all’esercizio fisico di Claudio Ciapparelli

LE AZIENDE INFORMANO 22

WHY BE NORMAL? Benessere di gruppo


focus proteine

Specificità

e funzioni di Ubaldo Garagiola

e proteine sono tra i costituenti principali degli organismi viventi e si distinguono, da un punto di vista biochimico, per una particolarità: la presenza di azoto (N). Avendo un elemento in più rispetto ai carboidrati, sono definite “sostanze quaternarie”. Il loro destino differisce da quello dei carboidrati e dei grassi proprio per la presenza di azoto che condiziona l’organismo a utilizzare vie metaboliche (ossia processi di utilizzo o di eliminazione) in grado di interagire con questo elemento. Le proteine, o peptidi, sono macromolecole composte da molecole più semplici, gli aminoacidi. Mentre gli aminoacidi sono solo poco più di una ventina, le proteine sono molte di più: le varie combinazioni di aminoacidi possono infatti dare origine a un numero infinito di proteine, di svariate dimensioni e con compiti a volte del tutto differenti fra loro. Per cercare di capire come siano fatte le proteine possiamo provare a immaginare una collana di perle: la collana intera è una proteina, mentre le varie perle che la compongono sono gli aminoacidi. Possiamo immaginare, inoltre, che le diverse collane siano formate da perline bianche e da perline co-

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focus proteine lorate, variamente combinate tra loro, sia come successione che come numero. Osserviamo più attentamente la struttura di queste collane. Le perline colorate possono variare il loro colore e, se necessario, diventare anche bianche, mentre quelle bianche non potranno mai diventare colorate. Se, quindi, ho bisogno di perline bianche e dispongo solo di quelle colorate riuscirò comunque a soddisfare le mie esigenze: dovrò solo lavorare un po’ per “scolorirle” e trasformarle; ma se, viceversa, ho bisogno di perline colorate e possiedo solo perline bianche, non posso far altro che “acquistare” nuove perline con i colori di cui ho bisogno. Questo

FUNZIONI Le proteine svolgono un numero elevato di compiti, spesso diversi tra loro. Per semplificare possiamo distinguere essenzialmente cinque funzioni principali. 1. Struttura, sostegno. È la funzione che sicuramente risulta di maggior rilievo per uno sportivo, perché le proteine costituiscono i “mattoni” con cui viene costruito il corpo umano (il cosiddetto fabbisogno “plastico”): i muscoli sono costituiti principalmente da proteine (actina, miosina ecc.); il collagene è la matrice organica prevalentemente proteica su cui si depositano i sali minerali per formare le ossa; e così altri tessuti. In realtà, per uno sportivo sono sicuramente altrettanto importanti anche le altre funzioni svolte dalle proteine, anche se meno evidenti perché più legate al corretto funzionamento dell’organismo che alla struttura corporea. 2. Enzimatiche. Gli enzimi sono proteine particolari che partecipano alla maggior parte dei processi biochimici che avvengono nell’organismo con il compito di renderli più “veloci”, avvicinano tra loro le molecole che devono reagire e trasformarsi. 3. Trasporto (albumine, emoglobina). La maggior parte delle sostanze che circolano nel san-

esempio serve a comprendere la differenza tra aminoacidi essenziali (= perline colorate) e aminoacidi non essenziali (= perline bianche). Alcuni aminoacidi sono stati classificati come “essenziali” perché l’organismo umano non è in grado di produrli e pertanto devono essere necessariamente introdotti con l’alimentazione, ogni giorno. Gli altri aminoacidi, invece, possono essere ottenuti dalla trasformazione e dal rimodellamento dei primi. 5

gue, farmaci compresi, ha bisogno di un mezzo di trasporto e alcune proteine (le albumine, principalmente) si occupano proprio di questo. 4. Invio di messaggi (ormonali, neurotrasmettitoriali). Per inviare segnali da un sistema all’altro l’organismo, oltre alle correnti elettriche dei segnali nervosi, utilizza particolari messaggeri che viaggiano nel sangue e si chiamano “ormoni”, ognuno con compiti ben precisi: la maggior parte di essi è di natura proteica (insulina, glucagone, tireoglobulina, ormoni ipofisari ecc.). Anche alcuni neurotrasmettitori (sostanze che trasmettono in modo specifico un segnale da un neurone all’altro) sono costituiti a partire da alcuni aminoacidi (dopamina, VIP ecc.). 5. Difesa (immunoglobuline). Tra le modalità con cui l’organismo si difende dalle aggressioni esterne (agenti infettivi o allergizzanti) vi è la produzione e liberazione di “anticorpi”, ossia molecole speciali dirette a neutralizzare quello che l’organismo riconosce come “esterno”: anche questi anticorpi altro non sono che proteine (globuline). LE PROTEINE NELLA DIETA Risulta quindi abbastanza evidente l’importanza delle proteine e dei suoi costituenti (aminoacidi) per l’organismo viven-


focus proteine te. Bisogna ricordare che tale patrimonio proteico è in continuo rimaneggiamento (=”turnover”), ossia l’organismo continua a rinnovare le proprie strutture anche se non sono utilizzate e quindi, come ogni cantiere che si rispetti, ha un continuo bisogno di mattoni; se poi il patrimonio muscolare e l’attività metabolica aumentano, come nel caso di un atleta che si alleni quotidianamente, aumenta di conseguenza anche il fabbisogno di questi mattoni. L’apporto proteico deve essere quotidiano perché l’organismo non possiede delle riserve pronte a cui far riferimento in caso di bisogno (come per esempio il glicogeno per il glucosio o i trigliceridi per gli acidi grassi) e l’unica vera riserva proteica è proprio il tessuto muscolare stesso. Esiste un continuo lavoro di “distruzione” organica (catabolismo) e di “ricostruzione” (anabolismo): il bilancio tra le due attività deve risultare ovviamente in pari, e per ottenere questo risultato è necessario che anche il bilancio tra “apporto” di azoto (aminoacidi introdotti con la dieta) e la sua eliminazione attraverso le feci e le urine risulti in equilibrio. Un bilancio azotato neutro o positivo si ottiene quando l’apporto proteico alimentare copre il fabbisogno dell’individuo; viceversa, se l’apporto proteico è inferiore alle richieste, l’organismo deve attingere al proprio patrimonio proteico, “rubando” per esempio alle masse muscolari (bilancio azotato negativo). In questi ultimi anni sono stati compiuti diversi studi per verificare quale fosse l’apporto proteico medio necessario per un adulto sano e i dati più recenti si attestano attorno ai 0,7-0,8 g/kg/giorno (ossia 0,7-0,8 grammi per kg di peso corporeo ogni giorno, in

totale). Questo valore è solo un’indicazione puramente quantitativa; in pratica dovremo tenere conto anche del tipo di alimento che abbiamo selezionato, poiché esistono in natura diversi tipi di proteine, di origine animale o vegetale, che differiscono tra loro in termini di composizione aminoacidica. In parole povere, alcune proteine contengono tutti o quasi gli aminoacidi, in rapporti equilibrati, ossia in quantità che si avvicinano ai fabbisogni dei singoli aminoacidi, mentre altre proteine ne contengono solo una parte e magari sono privi di quelli essenziali. Più alto ed equilibrato è il numero di aminoacidi presenti nelle proteine di un determinato alimento e maggiore sarà di conseguenza il suo “Valore Biologico”. Le proteine di origine animale hanno valore biologico superiore a quelle di origine vegetale, in quanto ricche di aminoacidi essenziali. Latte e uova sono gli alimenti il cui contenuto proteico possiede il più alto valore biologico; subito dopo seguono le altre proteine di origine animale (carne, pesce) e infine le proteine di origine vegetale (cereali, legumi,

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tuberi). Assume in tal caso importanza la conoscenza dello spettro di aminoacidi delle varie proteine, al fine di selezionare alimenti “complementari”. Esistono, infatti, alimenti contenenti proteine con carenze di alcuni aminoacidi, ma ricche di altri di cui viceversa sono carenti altri alimenti; il loro accostamento nella dieta consente grazie alla loro complementarietà di ottenere comunque un apporto ottimale in aminoacidi essenziali. Per esempio, le proteine dei cereali hanno deficienza relativa di lisina e triptofano, ma possono essere ben integrati con le proteine del latte; allo stesso modo i legumi, con un buon contenuto di lisina, sono carenti in metionina e cistina, di cui sono viceversa ben forniti i cereali. La copertura globale dello spettro aminoacidico, soprattutto per quanto riguarda gli aminoacidi essenziali, è un fattore importante per l’alimentazione, perché la sintesi proteica (ossia i processi anabolici di ricostruzione) può avvenire correttamente se gli aminoacidi arrivano alle cellule interessate in rapporto equilibrato e nello stesso momento.


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focus proteine

Fabbisogno proteico

dell'atleta di Ubaldo Garagiola

l problema del fabbisogno proteico nello sportivo è stato affrontato seriamente solo negli ultimi anni, anche in considerazione delle esagerazioni postulate senza basi scientifiche a cui si era arrivati, in cui si consigliavano anche assunzioni giornaliere fino a 3 g per kg di peso! Il fatto che le proteine costituiscano i “mattoni” per costruire il muscolo, non significa che aumentando la quota di “mattoni” assunta con l’alimentazione si possa ottenere un maggior incremento della massa muscolare e della forza dopo un adeguato carico di lavoro allenante. Viceversa, un

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eccesso alimentare di proteine è nocivo, perché impegna le funzioni digestive fino a rendere difficoltoso l’assorbimento, ma soprattutto perché crea un sovraccarico renale per poter eliminare i metaboliti azotati (urea, ammoniaca, acido urico). Ritornando all’atleta, è intuitivo che, in una situazione di aumento del “turn-over” in seguito ad aumento delle sollecitazioni oltre che della massa muscolare, il fabbisogno sarà sicuramente superiore rispetto al sedentario, ma occorre stabilire con precisione di quanto sia maggiore tale fabbisogno, per evitare i rischi da esage8

rata assunzione proteica. Sono stati compiuti degli studi sul bilancio azotato di atleti dediti a diversi sport, sia di potenza (velocità, peso, body-building, salti) che di “endurance” o “fondo” (maratona, ciclismo, triathlon): i risultati hanno evidenziato che, indipendentemente dal tipo di sport, la regolarità dell’allenamento, a frequenza pressoché quotidiana, incrementa il fabbisogno proteico fino a 1,6-1,7 g/kg/giorno, ossia circa il doppio di un sedentario. Poiché, inoltre, l’organismo è in grado di utilizzare gli aminoacidi non solo per funzioni “nobili” quali quelle precedentemente elencate, ma anche a scopo energetico (mediante la gluconeogenesi, ossia la produzione di glucosio a partire da aminoacidi), sono stati eseguiti degli studi atti a valutare l’effettiva rilevanza di questo impiego nell’atleta. I risultati ottenuti hanno confermato la limitata partecipazione degli aminoacidi nella copertura del fabbisogno energetico: dal 3 al 15%, secondo l’intensità del carico di lavoro e la sua durata. Ritornando al fabbisogno proteico, il valore indicato è stato calcolato mediante uno studio sul bilancio azotato, ossia sull’apporto proteico globale. Ultimamente sono stati intrapresi diversi studi sul destino metabolico dei singoli aminoacidi, grazie ai quali, oltre a definire il fabbisogno giornaliero dei singoli aminoacidi, è stato possibile individuarne alcuni che rivestono un ruolo di maggior importanza in corso di attività fisica: aminoacidi a catena ramificata (o BCAA = Branched Chain Amino Acid) e glutamina. Le osservazioni principali sono state le seguenti: - le concentrazioni di BCAA (leucina, valina, isoleucina) sono più elevate nel muscolo rispetto al plasma, anche in corso di esercizio fisico;


focus proteine - quando comincia il lavoro muscolare aumenta il flusso di BCAA dal plasma al muscolo in attività; - un’attività fisica intensa e prolungata comporta un calo plasmatico di BCAA e di glutamina, mentre aumenta la quota di aminoacidi aromatici (tirosina, fenilalanina); - durante attività fisica intensa e prolungata si verifica un calo del rapporto plasmatico tra BCAA e triptofano. Quest’ultimo aspetto merita un’attenzione particolare perché è correlato all’interpretazione della comparsa della fatica di origine centrale, ossia l’appannamento che compare man mano che l’attività fisica si protrae (esempio: nella parte finale di una gara di triathlon o di una maratona). SEROTONINA E GLUTAMINA: IMPLICAZIONI Ci si è accorti che i vari aminoacidi possiedono diverse “porte” preferenziali o specifiche per attraversare le membrane cellulari; in particolare, i BCAA e il triptofano (TRP) hanno la medesima porta di accesso al Sistema Nervoso Centrale (SNC = cervello) attraverso la cosiddetta barriera emato-encefalica, un particolare sistema di sbarramento che consente solo ad alcune sostanze che circolano nel sangue di raggiungere il cervello. Ora, avendo la

“porta d’accesso” in comune, le quantità di BCAA e di TRP che passano nel SNC dipendono strettamente dalle loro concentrazioni nel sangue, anzi, per essere più precisi, dalle concentrazioni di BCAA e di TRP “libero”. Normalmente tutti gli aminoacidi circolano “liberi” nel sangue, ossia senza aver bisogno di essere trasportati dalle albumine; unica eccezione è proprio il TRP, che si lega in parte alle albumine e quindi il suo livello totale nel sangue è dato dalla somma di quota “libera” e di quota “legata” alle albumine. Ma attenzione: solo il TRP libero è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, in competizione con i BCAA! Cosa succede durante attività fisica protratta? Il muscolo comincia a lavorare e richiama i BCAA dal sangue, e questo calo dei BCAA rende più agevole il passaggio di TRP nel cervello. Il problema è che il TRP, una volta passato nel cervello, è trasformato in serotonina, un neurotrasmettitore implicato nel meccanismo fisiologico dell’affaticamento: aumentando la quota di serotonina prodotta nel SNC, aumenta il grado di appannamento e affaticamento di origine centrale. Inoltre, durante esercizio fisico prolungato, l’organismo avvia un richiamo di acidi grassi dal tessuto adiposo, per “risparmiare” il glicogeno avviando la beta-ossidazione per rifornire di ATP il muscolo attivo. Questo fenomeno, sicuramente positivo per attenuare il calo di glicogeno (e ritardare la comparsa della fatica), richiede un maggior impiego delle albumine per il trasporto nel sangue degli acidi grassi, e così le albumine circolanti si liberano di altri elementi di minor peso molecolare, tra cui il TRP: mentre da un lato al muscolo arrivano i rinforzi sotto forma di acidi 9

grassi, nel sangue aumenta la quota di TRP circolante libero e di conseguenza anche la quota che supera la barriera emato-encefalica, contribuendo a un aumento della produzione di serotonina nel SNC. Un’altra osservazione recente e importante riguarda i livelli plasmatici di glutamina che, come abbiamo visto, calano transitoriamente durante esercizio fisico intenso e protratto; un calo persistente dei livelli di glutamina plasmatica è stato associato recentemente alla comparsa della sindrome di “sovrallenamento” (overtraining), che si manifesta essenzialmente con un calo del rendimento associato a sintomi aspecifici di malessere generale e a una maggior suscettibilità alle infezioni, anche di tipo banale quali raffreddori, faringiti, herpes labiali ecc. Se questo calo dei livelli di glutamina plasmatica sia solo una “spia” dell’overtraining o una delle possibili cause metaboliche, è ancora tutto da verificare. Allo stesso modo, sono ancora oggetto di studio i rapporti tra attività fisica, sistema immunitario e glutamina. La glutamina è infatti un aminoacido importante per il corretto funzionamento dei globuli bianchi, ossia delle cellule che normalmente provvedono ad attaccare ed eliminare gli agenti infettivi. È stato recentemente assodato che, dopo uno sforzo intenso e protratto, si verifica un calo transitorio (la cui durata può variare da poche ore fino a un paio di giorni) delle capacità di difesa del sistema immunitario (la cosieddetta “finestra aperta” o “open window”), proprio in concomitanza con il calo dei livelli plasmatici di glutamina (che tuttavia vengono ripristinati più rapidamente rispetto alla “chiusura della finestra”).


Le proteine

focus proteine

vegetali di Silvia Brioschi sbrioschi@yahoo.it

roteina, dal greco “protos”, significa primo elemento. Solo da questa prima indicazione è facile capire il ruolo essenziale che questo elemento svolge all’interno del nostro organismo. Le proteine costituiscono circa il 15-20% del corpo umano rappresentandone la cosiddetta “componente nobile” e sono importanti per la crescita e la riparazione, per il buon funzionamento e per la struttura di tutte le cellule viventi; sono localizzate principalmente nei muscoli, nelle ossa, nelle unghie e nei capelli. Assunte attraverso gli alimenti, le proteine sono scisse in molecole più piccole e sono digerite nello stomaco e nell’intestino fino a diventare aminoa-

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cidi che, a loro volta, assorbiti a livello delle cellule intestinali e portati al fegato, sono usati in parte per la sintesi proteica e in parte, attraverso la circolazione ematica, sono distribuiti ai tessuti, soprattutto al muscolo scheletrico. Le proteine sono presenti sia negli alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latte, latticini e formaggi), sia in quelli di tipo vegetale (cereali, legumi), ma dal punto di vista nutrizionale non sono tutte uguali. La qualità di una proteina può essere calcolata in base al cosiddetto “grado di efficienza proteica (PER)”, un valore che indica quanto peso (in grammi) fa guadagnare l’assunzione di un determinato quantitativo (in grammi) di 10

proteina. Per esempio, un “PER” di 2.5 significa che per ogni grammo di proteina consumata, il peso corporeo aumenta di 2.5. Il “PER” è solitamente misurato su piccoli animali da allevamento messi a dieta con il 10% di proteine secondo il loro peso. Più semplicemente, per misurare la qualità di una proteina si possono considerare gli alimenti che la contengono, in base al loro valore biologico; un parametro di valutazione che prende in considerazione la qualità delle proteine contenute in essi e varia a seconda della composizione in amminoacidi di un alimento e dalla sua digeribilità. Le proteine di origine animale sono considerate di alto valore biologico perché nelle loro molecole contengono tutti gli aminoacidi essenziali, mentre le proteine contenute negli alimenti vegetali sono considerate di medio/basso livello perché prese singolarmente non riescono a soddisfare il bisogno dell’organismo. DIETA VEGETARIANA È in netta crescita la percentuale di persone che eliminano del tutto o in parte dalla loro dieta gli alimenti di origine animale, per motivi che possono essere di ordine salutistico (riduzione dei grassi saturi e maggior consumo di fibra) o di ordine religioso, etico, morale. Il vegetarismo, così è chiamato questo regime alimentare, ha differenti sfaccettature determinate da ciò che si esclude. Attualmente sono principalmente due le classificazioni delle diete vegetariane prese in considerazione. La prima suddivide i regimi alimentari in: - dieta semivegetariana, caratterizzata da un consumo di carne e pesce inferiore a 2-3 volte la settimana; - latto-vegetariana, che prevede il consumo di latte e dei pro-


focus proteine

dotti caseari; - latto-ovo-vegetariana, che ammette anche le uova oltre ai latticini; - vegana, che non include nessun alimento di origine animale; - una dieta vegetariana ancor più restrittiva di quella vegana, che si limita a pochi alimenti di origine vegetale. La seconda classificazione, adottata dallo studioso Jaime S.Ruud [1], risulta essere un pochino più esauriente e suddivide in: - macrobiotica, elimina tutti cibi di origine animale, utilizza solamente alimenti non trattati, non raffinati, naturali e organici; - vegana o vegetariana pura, la dieta è a base di piante di origine vegetale e non comprende né prodotti di origine animale, né prodotti lattiero caseari; - latto-vegetariana, a base di prodotti vegetali supplementati da latte e prodotti lattiero-caseari; - latte-ovo-vegetariana, che prevede il consumo oltre che del latte e caseari anche delle uova; - semivegetariana, dieta a base di prodotti vegetali con l’aggiunta di alcuni prodotti animali; - pesco-vegetariana, dieta che esclude carni rosse, ma include pesce. Come per ogni regime alimentare che si rispetti, anche per la dieta vegetariana è stata studiata un’apposita piramide alimentare che, come per le altre, pone alla propria base l’attività fisica, elemento ormai imprescindibile per la ricerca del proprio benessere. Di recentissima

pubblicazione, la piramide alimentare vegetariana si compone tre livelli: 1. al primo piano frutta, verdura, legumi, cereali, pane, pasta e riso, con la raccomandazione di consumare questi alimenti durante ogni pasto; 2. al secondo livello i semi di soia, il latte e i suoi derivati, da consumare una volta al giorno; 3. al vertice della piramide si trovano i dolci e le uova, con il consiglio di consumarne solo una volta la settimana. Positivo in questo regime alimentare è il grande apporto di vitamine e fibre alimentari, dotate di ottima digeribilità e che facilitano la regolazione dell’assorbimento degli zuccheri da parte del nostro organismo. Studi recenti hanno tra l’altro evidenziato che una dieta a base di vegetali previene il rischio di tumori all’intestino, al seno e ai genitali, l’arteriosclerosi e limita i livelli di colesterolo. Ma un regime di tipo vegetariano o vegano riesce a soddisfare il bisogno nutrizionale, con particolare riferimento all’apporto proteico? La risposta, è assolutamente positiva, grazie soprattutto all’abbinamento di più elementi. Nel momento in cui si parla di dieta vegetariana sono tanti i falsi miti da sfatare, ma forse il più diffuso riguarda proprio la popolazione sportiva. In realtà, un’alimentazione basata su una varietà di cereali, legumi e verdura è facilmente in grado di fornire il substrato energetico e tutti gli aminoacidi essenziali richiesti dall’organismo dello sportivo. Considerato, inoltre, che un elevato apporto di carboidrati, indispensabile per l’atleta, è più facilmente ottenibile con questo tipo di alimentazione, le diete vegetariane ben bilanciate risultano del tutto compatibili con l’attività sportiva, anche molto intensa, e sono addirittura consigliabili per chi pratica sport di resistenza. Sono molti gli 11

esempi di grandi campioni che hanno sposato questo regime alimentare, dal pluricampione olimpico Carl Lewis, alla sciatrice di fondo e grande campionessa Manuela Di Centa fino a Dave Scott, grande triatleta, sei volte vincitore dell’Ironman delle Haway, nonché dichiarato migliore atleta degli Usa nel 1993. Un’altra errata convinzione, per cui un’alimentazione basata esclusivamente su cibi vegetali comporterebbe necessariamente perdita di massa muscolare, è stata sfatata dalle più recenti scoperte scientifiche. Un nuovo studio dell’Agricultural Research Service (ARS), condotto da Bess Dawson-Hughes del Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging alla Tufts University in Boston, Massachussetts, suggerisce che i cibi vegetali sarebbero in grado di preservare la perdita di massa muscolare negli anziani. Con l’invecchiamento si instaura uno stato di acidosi metabolica lentamente progressiva (che sembrerebbe essere in grado di provocare anche la perdita di tessuto muscolare) che le diete relativamente ricche frutta e verdura parrebbero in grado di contrastare. All’esito degli sperimenti condotti, i ricercatori hanno infatti riscontrato una correlazione positiva tra valori di massa magra (che rappresenta il muscolo) e tali tipi di diete. Che si segua una dieta completa o vegetariana, vale la pena ricordare che nessun alimento, preso singolarmente, è in grado di soddisfare tutte le esigenze dell’organismo: ogni regime alimentare porta con sé dei pro e dei contro che, se valutati attentamente, possono concorrere al raggiungimento di benessere per l’organismo. 1. Jaime S. Ruud: ricercatore scientifico del dipartimento di scienze della nutrizione e della salute presso l’Università del Nebraska


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prevenzione

Prevenzione delle lesioni traumatiche da sport A Review della letteratura di Rosario D’Onofrio, Vincenzo Manzi, Elvira Padua, Stefano D’0ttavio donofrio.rosario@virgilio.it

a letteratura internazionale propone un numero crescente di training sulla prevenzione delle lesioni traumatiche da sport. La molteplicità dei programmi proposti, è indirizzata a ridurre il rischio di lesioni all’arto inferiore e, in particolar modo, delle lesioni del legamento crociato anteriore del ginocchio. Anche se sono stati individuati diversi fattori di rischio, intrinseci ed estrinseci, la maggior parte della letteratura esprime articoli e studi relativi ai fenomeni biomeccanici legati alla gestualità tecnico atletica, e quindi all’incidenza dei training sulle lesioni da sport. È visione pressoché unanime che le lesioni al legamento crociato anteriore siano per l’ 80% ricollegabili a situazioni gestuali da non contatto, come manovre di cutting, fasi

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atterraggio dopo un salto o situazioni di decelerazione. Durante quest’ultima situazione gestuale, alcuni autori [1, 2] sostengono che una contrazione vigorosa eccentrica del quadricipite sia la causa principale di lesione. Una combinazione di traslazione tibiale anteriore e valgo rotazione dell'arto inferiore, in un angolo vicino alla piena estensione probabilmente è il momento di massima vulnerabilità per i calciatori. Questo range articolare di flessione, critico fra 0 - 30 ° (dove 0° è l’estensione completa del ginocchio), comporta una maggiore attività del quadricipite a svantaggio degli ischio tibiali, che svolgono notoriamente il ruolo di freno stabilizzatore, ovvero, si oppongono alle “Anterior Shear Force” prodotte dalla contrazione dell’apparato estensore del ginocchio. C’è 12

da dire anche che questa attività di “controllo” dei flessori del ginocchio è significativamente più alta negli uomini che nelle donne, con chiari riflessi sulle strategie atte a decrementare i fattori di rischio, che rimane alto nelle donne: rapporto uomini /donne 4/8 volte [1, 3, 4]. Allenamenti integrativi preventivi danno luogo alla riduzione significativa della percentuale di lesioni traumatiche da sport riferite all’arto inferiore. LE STRATEGIE PREVENTIVE: INDIRIZZI DALLA LETTERATURA INTERNAZIONALE La maggior parte dei programmi sulla prevenzione delle lesioni del legamento crociato anteriore porgono il loro focus sul variare dell’entità di carico sull’articolazione tibio–femorale, cercando, così, di decrementare di fatto le Anterior


prevenzione

Shear Force che nei diversi momenti gestuali tecnico/atletici si creano sull’articolazione del ginocchio. Concettualmente tutti questi studi, anche se presentano protocolli non omogenei tra loro, evidenziano un decremento significativo dei fattori di rischio delle lesioni del lca. Nell’analizzare i diversi lavori proposti dalla letteratura internazionale, possiamo evidenziare strategie differenziate che si miscelano tra loro in maniera non omogenea e che includono: - Stretching tradizionale - Potenziamento muscolare - Conoscenza e consapevolezza di posizioni ad alto rischio - Condizionamento aerobico - Riprogrammazio delle tecniche di salto e di atterraggio - Agility drills relativi a sportspecifici - Propriocettivi e balance training - Training pliometrici Training neuromuscolari a vari range articolari di flessione e un lavoro specifico sull’incremento della forza del medio gluteo e dei muscoli abduttori dell'anca rappresentano i punti cardini, ov-

vero il focus, di alcuni programmi preventivi, così come altri sono esclusivamente basati sulla modulazione delle tecniche di decelerazione e di atterraggio dopo un salto [5]. Recentemente l’attenzione della letteratura si è concentrata sulla didattica del Single Leg Squat. Quello che emerge è che l'atleta, durante l’esecuzione dell’esercizio, dovrebbe mantenere una linea diritta, passante attraverso anca, ginocchio e collo del piede senza compensi in varo/valgo del ginocchio. Il soggetto durante l’esercizio dovrebbe, inoltre, tenere un orientamento orizzontale del complesso strutturale del bacino, cercando di non compensare con un'inclinazione pelvica, laterale, durante l’esecuzione del Single Leg Squat. L’osservazione dell’esaminatore sul campo dovrebbe essere orientata a rilevare, oltre all’individuazione degli squilibri di flessibilità e di forza, destabilizzazioni posturali dinamiche, rilevabili sull’asse anca – ginocchio – piede nei vari gradi di flessione del ginocchio. Le atlete sviluppano, rispetto ai colle13

ghi maschi, un incremento del valgismo compensativo dell’arto inferiore nel momento dell’atterraggio dopo un salto, incrementando il rischio di lesioni complesse capsulo–legamentose a carico del ginocchio. Tra l’altro, una recente review di D’Onofrio R. e al. [6] ha evidenziato come le atlete abbiano un rischio significativamente più alto di lesione del legamento crociato anteriore durante la fase preovulatoria del ciclo mestruale, rispetto alla fase postovulatoria. Un altro punto chiave di riflessione ci giunge sempre dall’attuale letteratura: le donne attivano i loro ischio crurali più lentamente dei maschi nella fase di decelerazione. Questo concetto importantissimo sta a indicare un ritardato controllo delle forze di traslazione femoro–tibiali, dirette anteriormente, con un overload sul lca. Di riflesso, possiamo affermare che le atlete presentano, nel gioco delle dinamicità dell’arto inferiore, un’attivazione muscolare prevalente del quadricipite che, predominando sull’antagonista, decrementa, di


prevenzione Link

fatto, la stabilità del ginocchio in tutte le situazioni gestuali dinamiche e in tutti i suoi piani di movimento. I training neuromuscolari propriocettivi sono quelli maggiormente rappresentati in tutti i protocolli di lavoro. Queste esercitazioni possono migliorare la co-contrazione quadricipite/ischio crurali e quindi decrescere, durante manovre di cutting e side step, il picco di forze sull’articolazione femoro–tibiale del ginocchio [7]. Uno degli studi maggiormente rappresentati in letteratura è quello di Caraffa et al. [8], datato 1996, che enfatizza l'applicazione costante di training propriocettivi per decrementare i rischi di lesione del lca nei calciatori. La ricerca, effettuata in Umbria e Marche su 600 giocatori di calcio semi-professionisti e dilettanti comprendeva training propriocettivi diversificati, di 20 min. al giorno per 2–6 giorni alla settimana, con un minimo di 3 volte per settimana durante la stagione. Questo studio evidenziò come il gruppo di calciatori che aveva effettuato il training propriocettivo decrementasse in maniera significativa, correlandosi al gruppo di controllo, le lesioni del legamento crociato anteriore. Il PEP1 (Prevent injury and Enhance Performance) rimane, oggi, il programma di lavoro rappresentato nel maggior numero di pubblicazioni internak n i zionali. Proposto nel 1999 dal L “Santa Monica Orthopaedic and Sports Medicine Group”, il PEP raffigura, per il contenuto e la progressività didattica, il gold standard dei programmi preventivi. Questo programma di prevenzione è basato su: a) warm-up b) stretching c) potenziamento d) pliometria

SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO La FIFA Medical Assessment and Research Centre ha una politica di condivisione delle conoscenze. A questo link puoi scaricare e utilizzare qualsiasi materiale didattico fornito da F-MARC.

e) agilità specifica f) risoluzione dei potenziali deficit di forza e di coordinazione. L’evidenza applicativa, proposta da 2 a 3 volte la settimana, si sofferma, come molti altri protocolli, sulla corretta didattica della tecnica gestuale in tutti gli esercizi. Si enfatizza una corretta postura nelle tecniche di salto e di atterraggio senza eccessivi movimenti compensativi. Sul campo, questo training dovrebbe essere effettuato come un pre - warm up della durata complessiva di 10 minuti, a cui segue il classico warm up. Ogni giocatore, nella sua scheda personalizzata, avrà esercizi specifici, con l'ammontare approssimativo del tempo per ogni attività. La FIFA's Medical Assessment and Research Centre (F-MARC) , sposando i principi del PEP, ha proposto un suo programma di prevenzione definito “The 11”, atto a decrementare i fattori di rischio di lesioni nel calcio. "The 11" rappresenta un semplice programma preventivo per un totale di 10 – 15 minuti, che il calciatore dovrebbe inserire prima del classico warm up, e che comprende, in sintesi: a) core stability b) training eccentrici c) training propriocettivi e) esercizi pliometrici. La Commissione Medica Europea della FIFA propone di eseguire, sempre per enfatizzare al massimo il decremento delle le14

sioni, una sequenza scelta di questi esercizi anche prima di ogni gara. Myklebust [9] propose un programma di lavoro consistente in 15 min. di movimenti di crossover e sidestep cutting abbinati a tecniche di atterraggio sia su superfici stabili che instabili (5 min per esercizio). I programmi di lavoro furono compiuti tre volte la settimana durante le prime 5–7 settimane e poi una volta la settimana durante la stagione. Gli interventi terapeutici/preventivi che includevano attività pliometriche, propriocezione e agility drills, concorsero a decrementare i livelli di rischio di lesione del legamento crociato anteriore nella popolazione sportiva femminile praticante pallamano. Un altro autore, Olsen, [10] mette in evidenza che per ridurre l’incidenza delle lesioni del LCA, il protocollo dovrebbe prevedere almeno 8 mesi di lavoro, praticamente un’intera stagione sportiva, per una durata a sessioni di 15–20 min. I key point del protocollo di Olsen sono: a) warm-up (jogging, forward running, sideways running and speed work); b) tecnica (plant, cut and jump shot landing); c) balance (passing, squats, bouncing, perturbation); d) forza e potenza (squats, bounding, jumps, hamstrings). Il programma evidenziò un significativo decremento del numero delle lesioni sia acute che


prevenzione croniche. L'effetto di un programma pre-season di condizionamento fu studiato da altri [11] per valutare la sua influenza sulla frequenza e la gravità delle lesioni nel calcio. Trecento giocatrici di calcio (età compresa tra i 14 e 18 anni) furono studiate su un periodo di 1 anno. Quarantadue di queste giocatrici parteciparono, prima dell'inizio della stagione sportiva, a 7 settimane di training: il gruppo di training pre-season evidenziò, durante la stagione sportiva, una percentuale più bassa (2.4%) di lesione del legamento di crociato anteriore, comparata col gruppo non “addestrato” (3.1%).

nici. Un “Preventing Exercises Training” applicato successivamente in atleti asintomatici, punta a ottimizzare la funzione e prevenire, una volta individuati i fattori di rischio, patologie acute e croniche da sport. Le patologia da overuse, trovano la massima applicabilità preventiva per un “Preventing Exercises Training”. Questa valutazione, una volta determinati i fattori di rischio individuali, ci permette di studiare strategie terapeutiche preventive, applicate in una fase asintomatica, prima che possa istaurarsi la successiva fase clinica sintomatica.

CONCLUSIONI Dalla letteratura emerge che, al di là della diversificazione dei contenuti e delle progressioni applicative didattiche, tutti i programmi proposti concorrono nel decrementare il rischio delle lesioni nei calciatori. Noi possiamo affermare che, se si applicano strategie valutative, nella maggioranza dei casi una “patologia” con un’adeguata pre-diagnosi sia clinica che funzionale, può essere “letta” molto tempo prima. Un’indagine valutativa pre-season, definita da noi con un linguaggio internazionale “Prefunctional Physical Examination” (D’Onofrio R. 2008), identifica la chiave di lettura dei chiari fattori di rischio individuali di un atleta. Una volta identificati, i fattori di rischio devono essere “risolti” attraverso un “Preventing Exercises Training” (D’Onofrio R. 2008) che comprenda protocolli terapeutici e di training assolutamente individuali, da “somministrare” ad atleti asintomatici. L’esame dei fattori di rischio individuali è basato sulla valutazione di parametri anatomici funzionali, biomeccanici e quadri cli15

GLI AUTORI ROSARIO D’ONOFRIO Docente, Corso di Laurea Specialistica Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate, Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Master post Lauream in Area Medica in Posturologia, Università degli Studi di Roma La Sapienza. VINCENZO MANZI Docente, Corso di Laurea Specialistica Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate, Corso di Laurea in Scienze


prevenzione Motorie, Facoltà di Medicina e

BIBLIOGRAFIA

Chirurgia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Dottorato di Ricerca in Scienze dello Sport, Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

1. Boden BP, Dean GS, Feagin JA, et al. . Mechanisms of anterior cruciate ligament injury. Orthopedics 2000; 23: 2. Teitz CC. Video analysis of ACL injuries. In: Griffin L Y, ed. Prevention of noncontact ACL injuries . Rosemont, IL: American Association of Orthopaedic Surgeons, 2001: 87–92. 3. Caraffa A, Cerulli G, Projetti M, et al. . Prevention of anterior cruciate ligament injuries in soccer. A prospective controlled study of proprioceptive training. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 1996; 4: 19–21 4. Soderman K, Werner S, Pietila T, et al. . Balance board training: prevention of traumatic injuries of the lower extremities in female soccer players? A prospective randomized intervention study. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 2000; 8: 356–63 5. Irmischer BS, Harris C, Pfeiffer RP, et al. . Effects of a knee ligament injury prevention exercise program on impact forces in women. J Strength Cond Res 2004; 18: 703–7 knee injury in female athletes. A prospective study. Am J Sports Med 1999; 27: 669–706 6. D'Onofrio R. Manzi V.,Colli R.,D'Ottavio S. Riflessi delle modifi-

ELVIRA PADUA Docente, Corso di Laurea Specialistica Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate, Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Dottorato di Ricerca in Scienze dello Sport, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. STEFANO D’OTTAVIO Docente Corso di Laurea Specialistica, Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate, Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Coordinatore Area Scientifica Tecnico Sportiva, Corso di laurea in scienze motorie - Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Responsabile Nazionale Area Tecnica - Settore Giovanile e Scolastico, della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Roma).

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cazioni ormonali sull’incidenza delle lesioni del legamento crociato anteriore e sulla performance fisica nel basket femminile. Teknosport 2004 (30) 27,34 7. Soderman K, Werner S, Pietila T, et al. . Balance board training: prevention of traumatic injuries of the lower extremities in female soccer players? A prospective randomized intervention study. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 2000; 8: 356–63 8. Caraffa A, Cerulli G, Projetti M, et al. . Prevention of anterior cruciate ligament injuries in soccer. A prospective controlled study of proprioceptive training. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc 1996; 4: 19–21 9. Myklebust G, Engebretsen L, Braekken IH, et al. . Prevention of anterior cruciate ligament injuries in female team handball players: a prospective intervention study over three seasons. Clin J Sport Med 2003; 13: 71–8. 10. Olsen OE, Myklebust G, Engebretsen L, et al. . Exercises to prevent lower limb injuries in youth sports: cluster randomised controlled trial. BMJ 2005; 330: 449 11. R. Heidt, , L. M. Sweeterman,

Avoidance of Soccer Injuries with Preseason Conditioning The American Journal of Sports Medicine 28:659-662 (2000)


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di ginocchio

Grave artrosi

allenamento e rehab

Casi clinici in palestra di Edoardo Lanzani

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apita spesso che in palestra si presentino all’attenzione dell’istruttore o del personal trainer dei casi particolari, in cui il soggetto è portatore di patologie che in palestra devono essere affrontate con particolare cautela e solide conoscenze. Il lavoro dell’operatore, in questi casi, senza avere alcuna connotazione riabilitativa, si carica comunque di responsabilità; per questo è importante stabilire un metodo di studio e lavoro che consenta di affrontare con serenità e competenza anche le situazioni più complesse, individuando nel contempo i propri ambiti d’intervento e i limiti operativi. ANAMNESI E STORIA CLINICA Questo caso riguarda un uomo di cinquanta anni, non sportivo e in sovrappeso. Da anni accusa una gonalgia bilaterale, cioè un dolore articolare ad entrambe le ginoc-

chia, soprattutto a destra. Se inizialmente il dolore si presentava alla sera dopo una giornata in piedi o dopo camminate piuttosto lunghe, nel tempo la situazione è andata peggiorando e ultimamente la gonalgia occorre anche dopo brevi distanze o per una rampa di scale. Usa da tempo antinfiammatori per lenire il dolore, mentre ci dice di avere applicato solo episodicamente una comune borsa del ghiaccio, altro valido mezzo per ridurre l'infiammazione. Decide infine di farsi visitare da un ortopedico che, con manovre cliniche e radiografie, constata un quadro di artrosi del ginocchio destro avanzata, soprattutto in relazione all'età del soggetto. La sede principale del dolore si è rivelata non tanto l'articolazione tibio-femorale quanto la femoro-rotulea. Come trattamento, lo specialista consiglia un primo intervento di trasposizione dell'apofisi tibiale anteriore, cioè quella salienza ossea

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punto di inserzione del tendine rotuleo. Allo stesso tempo però informa il paziente che questo intervento non potrà risolvere completamente la sua sintomatologia, destinata, anzi, a peggiorare negli anni soprattutto se non dimagrirà significativamente. Giunge quindi in palestra dopo l'operazione con la richiesta di lavorare sulla muscolatura dell'arto inferiore per recuperare un po' del tono e del trofismo persi e, parimenti importante, ha intenzione di perdere peso. DESCRIZIONE DELLA PATOLOGIA L'artrosi è un processo degenerativo delle superfici articolari che riconosce vari fattori causali costituzionali, ereditari e metabolici, ma soprattutto fattori meccanici. Importanti sollecitazioni funzionali in carico ripetute nel tempo e la tendenza al sovrappeso, aumentano le pressioni di carico sulle cartilagini articolari e sui menischi. Displasie o vi-


allenamento e rehab zi della morfologia e della statica dei segmenti scheletrici, come per esempio in un ginocchio varo o valgo, possono concentrare tali pressioni in un area di cartilagine ialina ridotta rispetto alla superficie totale. Ne deriva una sofferenza della cartilagine che andrà incontro a una maggiore imbibizione di acqua perdendo in compattezza, quindi potranno crearsi microfissurazioni e via via erosioni della stessa ialina. Anche l'osso subcondrale, cioè quello che si trova al di sotto dello strato cartilagineo, risente dell'alterata trasduzione del carico e della maggiore esposizione e come reazione diventa più duro, più sclerotico e produce delle espansioni oltre i margini morfologici dell'osso stesso dette osteofiti. Sul piano dei sintomi avremo dolore soprattutto in carico protratto, che renderà sempre più difficile il camminare, e articolazioni che tenderanno a gonfiarsi a testimonianza del processo infiammatorio in atto. Se adesso facciamo riferimento al nostro caso, il sovrappeso del paziente, un ginocchio in modesto valgismo e un incongruo contatto tra la gola intercondiloidea del femore, che costituisce la puleggia di scorrimento della rotula, e le faccette articolari della rotula stessa, giustificano il quadro clinico. Alle radiografie si nota una riduzione dello spazio tra i capi ossei a testimoniare l'assottigliamento della cartilagine, un addensamento dell'osso subcondrale con formazione di osteofiti ai margini a renderli irregolari. Anche nel contesto della radiotrasparenza corrispondente alla cartilagine si notano gettoni di calcificazione. La grave situazione della femoro-rotulea si osserva meglio nella proiezione laterale e anche nella assiale. L'intervento di trasposizione dell'apofisi tibiale anteriore, e cioè dell'inserzione distale del tendine rotuleo, ha lo scopo di modificare la direzione dello scorrimento femoro-rotuleo per meglio distribuire la pressione esercitata dalla rotula sul femore in flessione del ginocchio.

Figura 1. Alla Rx di fronte si nota un lieve valgismo, una diminuzione della distanza articolare tra femore e tibia che sarebbe però da confrontare con il controlaterale, cenni di addensamento della sostanza ossea subcondrale e margini ossei affilati. La vite che blocca la bratta ossea dell'apofisi tibiale anteriore trasposta si riconosce in proiezione anteroposteriore. La degenerazione artrosica è più evidente nell’immagine successiva in proiezione laterale.

I CONCETTI CHIAVE RIFERITI AL CASO Secondo la legge fisica del parallelogramma, la forza applicata dalla rotula sul femore sarà minima in estensione aumentando progressivamente con i gradi di flessione del ginocchio. Inoltre, l'articolazione tra tibia e femore risentirà dei microtraumi provocati dal sovrappeso a ogni impatto dell'arto inferiore al suolo. Abbiamo quindi individuato due linee guida da tenere presenti nell'allenamento di questo soggetto: lavorare con pochi gradi in flessione del ginocchio e non farlo correre o saltare finché rimane sovrappeso, tanto meno caricandogli addosso ulteriori pesi in stazione eretta.

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Figura 2. Alla Rx di profilo si evidenzia la grave alterazione della superficie di scorrimento tra femore e rotula: la cartilagine è ormai erosa e il contatto avviene tra superfici calcifiche. Si possono anche meglio apprezzare osteofiti e addensamenti ossei irregolari diffusi nelle zone di maggior contatto femoro-tibiale. è visibile l'intera vite che attraversa completamente la tibia per ancorarsi all'osso corticale posteriormente.

OBIETTIVI Gli obiettivi realizzabili in palestra volgono in due direzioni: 1. garantire un buon tono-trofismo della muscolatura quadricipitale che era stato perduto per il deficit funzionale determinato dal dolore e in seguito dall'intervento; ciò aumenterà la stabilità articolare attiva di prevenzione soprattutto contro i microtraumi da carico; 2. un lavoro aerobico per far calare il peso corporeo, condizione primaria di prevenzione e di rallentamento di un processo degenerativo articolare ormai in atto. COME REALIZZARE GLI OBIETTIVI Appena dopo l'intervento si proce-


allenamento e rehab de a una rieducazione funzionale che prevede il recupero della mobilità e contrazioni isometriche ed isotoniche del quadricipite per non avere ulteriori cali di tonotrofismo muscolare. In una fase precoce possono anche essere prese in considerazione delle elettrostimolazioni. Terminata l'immediata fase postoperatoria si potrà gradualmente incominciare l'allenamento in palestra. ESERCIZI CONSIGLIATI Quando si parla di lavorare con il quadricipite si pensa al leg extensor, che offre anche il vantaggio dello scarico femoro-tibiale. Però la posizione di riposo del leg extensor, quella ad energia potenziale minima con la gamba a penzoloni, vede il ginocchio in flessione a novanta gradi e oltre. Se in un soggetto sportivo, più coordinato e magari più giovane, potremmo cercare di limitare il movimento ai primi gradi di flessione con pesi bassi, una esecuzione corretta e non controproducente sarebbe più difficile da impostare in questo soggetto non atletico, andando incontro a un sovraccarico femoro-rotuleo. Abbiamo però a disposizione un accorgi-

mento banale che, utilizzando una "macchina" presente in ogni palestra, ci consentirà di centrare entrambi gli obiettivi di calo ponderale e allenamento muscolare: la cyclette da fare con sellino alto. In questo modo eserciteremo il quadricipite pedalando e allo stesso tempo concederemo poco angolo in flessione al ginocchio. Inoltre, con la semplice cyclette salvaguarderemo l'articolazione femoro-tibiale dai microtraumi da impatto al suolo che si ripetono a ogni passo di corsa, a ogni atterraggio dopo un salto e anche durante la normale deambulazione. ESERCIZI SCONSIGLIATI Tutti gli esercizi di contrazione del quadricipite e quindi di estensione del ginocchio che prevedano fasi con grandi angoli in flessione, come le presse e tanto meno lo squat se non corretti e seguiti dall'istruttore. Anche modalità di allenamento aerobico per il calo ponderale che prevedano corsa e salti e che apparentemente sembrano innocue, risultano controindicate per i continui microtraumi da impatto al suolo. La corsa su tapis roulant beneficia di una certo

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CASI clinici in palestra

grado di elasticità e ammortizzamento dell'appoggio, ma la cyclette in questo caso rimane preferibile. CONTROLLO DEGLI OBIETTIVI Non ci siamo prefissi di risolvere processi degenerativi ormai instauratisi e quindi non dovremo aspettarci miracoli dal punto di vista della sintomatologia dolorosa, che probabilmente verrà momentaneamente alleviata ma permarrà. Per il controllo degli obiettivi che ci eravamo posti in palestra saranno sufficienti una bilancia e un centimetro: con essi monitoreremo nel tempo il calo ponderale e le circonferenze quadricipitali. Queste si rilevano a ginocchio esteso, sempre alla stessa distanza (di solito dieci o venti centimetri) da un punto di repere che può essere lo spazio tra tibia e femore, facilmente riconoscibile alla palpazione con un dito sul versante interno del ginocchio. Un altro punto di repere per uniformare le distanze di misurazione delle circonferenze quadricipitali può essere l’apofisi tibiale anteriore. Meno indicata è la misurazione con riferimento all’apice della rotula, perché la sua posizione presenta più ampi margini di variabilità.

ome l'istruttore deve affrontare le patologie che gli si possono presentare in palestra. Nella serie i casi più frequenti sono analizzati con un metodo standard: anamnesi, descrizione della patologia, esame motorio, obiettivi e linee guida del protocollo, con gli esercizi consigliati e quelli da evitare, controllo finale.

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L’allenamento del runner Pregi e difetti del metodo piramidale di Roberto Albanesi wbdirez@albanesi.it

uando si prepara una determinata distanza è del tutto logico che l'allenamento si basi sui processi fisiologici e metabolici che sono coinvolti nella gara oggetto della preparazione. In base a questo banale principio è ovvio che lo sprinter si alleni molto sulla partenza; sarebbe invece del tutto ridicolo che un maratoneta dedicasse tempo alla preparazione dell'avvio della gara, guadagnando cinque centesimi su una gara che dura oltre due ore. In genere sono molti i parametri che si devono allenare, ognuno con una propria importanza nell'economia dell'allenamento. La resistenza aerobica è, per esempio, molto più importante per una maratona che non per i 5000 m. Poiché in un dato periodo l'atleta ha un numero di sedute pianificato, è consuetudine ruotare i vari allenamenti in modo da toccare tutte le grandezze che devono essere allenate.

Q

k Lin IL METODO PIRAMIDALE Negli anni '60-70, il neozelandese Arthur Lydiard sperimentò con successo un ciclo di allenamento piramidale. Come spesso accade, il metodo fu ripreso in varie salse e riproposto spesso

con molta approssimazione. La fondazione Lydiard è nata (2006) anche con lo scopo di diffondere il metodo nella sua versione originaria. Essa prevede: - 10 settimane di condizionamento aerobico (periodo di costruzione); su una buona forma aerobica si basano i risultati di tutta la stagione; - da 4 a 6 settimane di potenziamento, in cui sono sviluppati due concetti fondamentali, il potenziamento e la flessibilità, e si inizia a introdurre l'esercizio anaerobico; gli allenamenti base si avvalgono di esercizi in salita; - 4 settimane per lo sviluppo delle capacità anaerobiche (interval training e ripetute); secondo Lydiard bastano 4, massimo 5 settimane per raggiungere la massima forma anaerobica; - 4 settimane di coordinamento; fusione delle capacità aerobiche con quelle anaerobiche, allenamenti orientati alla velocità (intesa come economia dell'azione, sprint), mantenimento della condizione anaerobica; - 2 settimane di scarico, per ricercare la freschezza prima della gara. Come si vede, ci vogliono da 24 a 26 (massimo 27) settimane per arrivare alla miglior prestazione. 24

app con rof lin ond k d ime i nto PERCHÉ LA PIRAMIDE HA FUNZIONATO? 1. È stato uno dei primi tentativi di razionalizzare scientificamente l'allenamento. 2. L'alternanza di periodi di carico e di scarico (un concetto tuttora valido) consentiva una buona gestione psicologica dell'atleta. 3. È stato il primo a comprendere che la corsa di resistenza è soprattutto aerobica e che il contributo anaerobico serve come rifinitura importante (si pensi a un atleta con primato di 18' sui 5000 m: se li corresse in modo totalmente aerobico li correrebbe comunque in circa 21'). 4. Ha sottolineato l'importanza della flessibilità e del gesto atletico. 5. Ha teorizzato l'uso delle prove ripetute. 6. Ha sottolineato il fatto che non ci si può allenare duramente e nel frattempo gareggiare, introducendo il concetto di scarico. Basta questo breve elenco per capire quanto l'atletica moderna debba ad Arthur Lydiard. Sarebbe però riduttivo (un po' come per un medico fermarsi alla penicillina) utilizzare ora il metodo tale e quale. Infatti gli sviluppi della teoria dell'allena-


allenamento mento hanno dimostrato che sono possibili ulteriori netti miglioramenti. PERCHÉ È MIGLIORABILE 1. La lunghezza del periodo totale rispetto al periodo agonistico può essere giustificata per un evento importantissimo (come le Olimpiadi), ma mal si sposa con una stagione densa di impegni di un professionista o con il desiderio di correre di un amatore. Sia un salutista o un agonista, l'amatore ha stimoli piuttosto costanti che mal si combinano con una progressione nella motivazione e nell'impegno. 2. I mezzi utilizzati sono monotoni (per il potenziamento solo esercizi in salita) e, a volte, non convenzionali (per esempio Lydiard sostiene che l'allenamento anaerobico è forse meglio non svolgerlo in pista). 3. L'allenamento anaerobico è definito non in maniera classica (relazionandolo all'acido lattico), ma come espressione massima di corsa in scioltezza: si continua finché non si "picchia contro il muro", cioè quando si perde coordinazione e ci si irrigidisce. 4. È abbastanza indipendente dalla distanza e ciò non è fisiologicamente giustificato. IL DEALLENAMENTO La difficoltà più grande è però rappresentata dal fatto che l'allenamento piramidale è un allenamento di tipo seriale: le varie grandezze sono allenate in serie, dando per scontato che i benefici di una grandezza allenata permangano nel tempo sufficientemente a lungo da influenzare positivamente i periodi successivi. In realtà non è

così. Per convincersene basta considerare un parametro presente in ogni gesto atletico, corsa compresa: la forza. Supponiamo che si alleni la forza dei distretti inferiori in modo pesante nel periodo di costruzione (potenziamento). L'atleta arriva con indici di forza notevoli al periodo successivo. Dopo diversi mesi si può credere che i benefici del periodo di potenziamento si siano trasmessi e che abbiano caratterizzato i risultati del periodo di gara. Nulla di più errato. Supponiamo infatti che alla fine del periodo di potenziamento l'atleta abbia un banale incidente che

necessiti l'immobilizzazione dell'arto per 7-10 giorni. Tolto il gesso, tutta la muscolatura dell'arto interessato è svanita! Basta un deallenamento di 710 giorni per azzerare settimane o mesi di duro lavoro. Ciò significa che, se per esempio il periodo di potenziamento è durato fino a fine gennaio, a luglio la forza dell'atleta dipende molto più da quanto ha fatto nell'ultimo mese che non da quanto ha fatto a gennaio! Ecco perché un allenamento seriale (periodi successivi in cui si 25

allena in modo massiccio una grandezza coinvolta nella prestazione) non è del tutto giustificato. Per fortuna, non tutti i parametri fisiologici sono così critici come la forza. Gli studi riportati nella tabella 1 (pagina successiva) prendono in considerazione atleti allenati; per atleti scarsamente allenati ovviamente il deallenamento è meno significativo. Vediamo i tempi di deallenamento (dagli studi di Lea-Febinger e WilberMoffatt); il decremento è in percentuale (-10 significa un deallenamento del 10%; NS sta per non significativo). Osserviamo come: - alcune grandezze non vengano toccate (mioglobina, catecolamine e sorprendentemente la differenza arterovenosa, che esprime la capacità di estrarre ossigeno dal sangue arterioso); - le capacità ossidative si riducono subito di un terzo dopo 3 settimane, poi restano praticamente costanti; ciò significa che un ottimo allenamento può farle aumentare di tale quantità; - le capacità energetiche (scorte di CP, ATP, ma soprattutto di glicogeno) si riducono notevolmente dopo tre mesi; un soggetto deallenato ha meno scorte di uno allenato; - la densità capillare subisce un deallenamento minimo; il concetto di capillarizzazione non è poi così importante; - il recupero (espresso dalla sintesi di glicogeno) peggiora nettamente con il deallenamento; - il massimo consumo di ossigeno ha un deallenamento del 10% dopo tre settimane. Riassumendo, si può stimare


allenamento complessivamente che per un fondista dopo tre settimane il deallenamento sia del 1520% circa, mentre dopo tre mesi arriva al 30-40%. Non è compreso, ovviamente, il peggioramento della prestazione dovuto a un aumento di peso corporeo e al deallenamento psicologico allo sforzo. Grandezza Massimo consumo d'ossigeno Gittata cardiaca Volume plasmatico

menti paralleli) che coinvolgono contemporaneamente più grandezze. Ecco perché un'accoppiata fondo lento (FL) + fondo medio (FM) può essere meglio sostituita (una seduta anziché due) da un fondo progressivo. La cosa è tanto più vera quanto minore è il numero di sedute di allenamento.

3 settimane

3 mesi

NS

-7 (NS) NS NS

NS -27 -15 -50 -2 (NS) -6 NS

-29 -7 -29

-32 -18 -40

Differenza arterovenosa CP ATP Glicogeno Densità capillare Mioglobina Catecolamine Capacità enzimatica ossidativa Soglia dei lattati Sintesi di glicogeno

-8 -8 -12

-15 -10 -12

Tab. 1 – Effetti del deallenamento

Una grandezza fisiologica coinvolta nella prestazione deve essere sollecitata prima che si dealleni. L'influenza sui periodi - Il concetto sopraesposto corregge il metodo piramidale introducendo la nozione di parallelismo: nei vari livelli della piramide occorre effettuare dei richiami per evitare che il deallenamento di certe grandezze diventi critico. Tali richiami non devono interferire con lo scopo principale del livello considerato. Pertanto, durante il periodo di costruzione l'atleta potrà gareggiare in una campestre o durante il potenziamento il carico aerobico non diminuirà significativamente. L'influenza sulla seduta - Poiché occorre considerare i tempi di recupero dei lavori qualitativi, è ovvio che sono interessanti quei tipi di allenamento (allena-

Un amatore che si allena tre volte alla settimana dovrebbe utilizzare moltissimo allenamenti paralleli, come il progressivo o il fartlek. L'influenza sulla programmazione annuale - Il metodo piramidale ha il grosso difetto che praticamente consente due soli periodi agonistici. Poiché il periodo di costruzione e il periodo di potenziamento durano ben 16 settimane, è evidente che sarebbe interessante, finito un periodo agonistico, non dover ripetere i primi due periodi, ma utilizzare un periodo di mantenimento durante il quale si "mantengono" gli standard aerobici, di forza e di flessibilità, rigenerando al tempo stesso l'organismo dopo il periodo agonistico. Sostanzialmente, nei confronti dell'allenamento, a mio avviso si può moderna26

mente pensare che il ciclo di allenamento di un atleta sia così costituito (le durate sono indicative): - periodo di costruzione (10 settimane) - periodo di potenziamento (da 4 a 6 settimane) - programma per la distanza D1 (10 settimane) - periodo di mantenimento - programma per la distanza D2 - periodo di mantenimento - programma per la distanza DN. Nel caso di infortuni o semplici periodi di rigenerazione ecc. sarà necessario riprendere il ciclo dall'inizio. IL MANUALE COMPLETO DELLA CORSA Roberto Albanesi, grande esperto di scienza del benessere, di cui si occupa da più di venti anni e autore di una decina di testi su come raggiungere la massima qualità della vita integrando una costante attività fisica, nel suo ultimo libro ”Il Manuale completo della corsa” analizza la disciplina da tutti i punti di vista. L'opera è ideale sia per accompagnare il principiante nei suoi primi passi, che per il professionista, poiché pone l'accento su quei fini meccanismi che permettono di arrivare al vertice della prestazione. Inoltre, risponde alle domande più critiche sulla corsa, propone un modello di pianificazione dell'allenamento; fornisce consigli per definire un modello alimentare e una guida alla strumentazione del runner; non mancano principi di medicina sportiva e dettagliati programmi di allenamento per le distanze dai 1500 m alla mezza maratona. Completano l'opera utili suggerimenti per correre la prima maratona, cenni sulla psicologia della corsa, il rapporto fra corsa e invecchiamento. www.albanesi.it

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allenamento

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La fatica

Il suo significato riferito all’esercizio fisico di Claudio Ciapparelli claudio.ciapparelli@tin.it

a fatica può essere definita come uno stato di costrizioni fisiologiche e psicologiche che provocano una diminuzione delle prestazioni fisiche o mentali. Questo fenomeno può essere efficacemente valutato misurando il calo di forza sviluppata da un’unità neuromotoria in seguito a ripetute stimolazioni. Le sensazioni di affaticamento sono molto diverse quando si tratta di attività che portano all’esaurimento in prove delle durata di 45 – 60 secondi, come una corsa sui 400

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metri, rispetto a quando l’attività richiede uno sforzo muscolare prolungato ed estenuante, come una maratona. La fatica che interessa l’atleta è una fatica immediata che colpisce individui sani, le cui origini sono identificabili ed è percepita come normale. Compare rapidamente, ed è di breve durata quando l’atleta si può riposare. Quindi ha un ruolo protettivo in quanto avverte l’individuo della necessità di recuperare. La maggior parte dei tentativi volti a definire i fattori determinanti della fatica si sono con28

centrati su: - i sistemi energetici (ATP – PCr, glicolisi e ossidazione); - l’accumulo dei metaboliti quali il lattato; - il sistema nervoso; - il venir meno del meccanismo contrattile della fibra muscolare. Nessuno di questi fattori da solo può spiegare tutti gli aspetti della fatica. Per esempio, anche le capacità dei muscoli di produrre forza può ridursi quando viene a mancare la disponibilità di energia, ma i sistemi energetici non sono interamente responsabili di tutte le


allenamento

forme di fatica: le sensazioni di stanchezza che spesso si avvertono alla fine di una giornata di lavoro non hanno niente a che vedere con la disponibilità di ATP. L’esposizione delle conoscenze che sono state raccolte sugli effetti della fatica sul piano metabolico, neuroendocrino e comportamentale porta a porsi il problema della relazione da causa ed effetto tra i diversi agenti della fatica. L’analisi delle condizioni in cui si determina la fatica porta al concetto di bilanciamento tra molteplici stress. Gli stress principali che sembrano concorrere nel determinare la fatica sono tre: il carico di lavoro fisico, lo stress psicologico, le alterazioni del ritmo sonnoveglia. Se si variano le percentuali relative a ognuno di questi fattori si può ottenere lo stesso risultato. Gli elementi comuni di questi stress, probabilmente, sono la risposta endocrina e le modulazioni nei neuromediatori centrali. Oltre a basarsi su parametri fisiologici come il con-

sumo di ossigeno, la frequenza cardiaca e il livello dei lattati, è possibile ricorrere a una valutazione soggettiva dell’intensità del lavoro quantizzando la sensazione di fatica. Con questo approccio, il soggetto valuta mediante una scala numerica l’intensità del lavoro in base alle sensazioni soggettive di fatica che questo evoca: è la scala di Borg, dal nome di colui che l’ha proposta. Più pesante e faticoso risulta il lavoro, maggiore è il punteggio indicato sulla scala. I valori della scala variano da un minimo di 6 a un massimo di 19. Un punteggio di 13-14 indica un lavoro abbastanza faticoso, cui corrisponde una frequenza cardiaca circa uguale al 70% della massima. Un valore di 11 corrisponde alla soglia del lattato per soggetti sia allenati che non. In genere, i soggetti imparano abbastanza rapidamente a tenere un carico di lavoro che corrisponde in modo abbastanza preciso a un determinato carico allenante, il che rende 29

ragione del detto che è importante “ascoltare se stessi” durante il lavoro fisico. Scala di percezione d'intensità dell'esercizio: 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

Estremamente leggero Molto leggero Abbastanza leggero Piuttosto faticoso Faticoso Molto faticoso Estremamente faticoso

Si rammenti che l’acido lattico è sottoposto alla glicolisi anaerobica. Anche se molte persone ritengono che sia responsabile della fatica e dell’esaurimento in qualsiasi tipo di esercizio, l’acido lattico si accumula nella fibra muscolare solo durante un impegno muscolare relativamente breve e


allenamento molto intenso. Il livello di acido lattico di una maratoneta alla fine della corsa, per esempio, può essere prossimo al livello di riposo, nonostante l’atleta sia esausto. In questo caso, la fatica dipende da un rifornimento inadeguato di energia, non da un eccesso di acido lattico. Le corse di velocità, il ciclismo e il nuoto comportano un accumulo di acido lattico rilevante. Ma non è la presenza di acido lattico in sé a causare la sensazione di fatica. Quando non è rimosso, l’acido si dissocia, convertendosi in lattato, e provoca un accumulo di ioni idrogeno. k n di H+ determina L’accumulo Li l’acidificazione muscolare, che porta a una condizione patologica denominata acidosi. Le attività di breve durata e di intensità elevata, come le prove di velocità nell’atletica e nel nuoto, interessano principalmente la glicolisi anaerobica e producono una quantità rilevante di lattato e di H+ nei muscoli. Per fortuna, le cellule e i fluidi corporei dispongono di sostanze tampone, il bicarbonato (HCO3) per esempio, che minimizzano l’effetto dirompente degli H+. Senza queste sostanze tampone, gli H+ potrebbero abbassare il pH fino a 1,5 circa, e distruggere le cellule. Le capacità tampone dell’organismo riescono a contenere la concentrazione di H+, persino durante le attività più impegnative; così il pH dei muscoli, il cui valore a riposo è di 7,1, non raggiunge valori inferiori a 6,6 – 6,4, in condizioni di prostrazione fisica. Tuttavia modificazioni del pH di tale entità hanno un effetto negativo nei processi di trasformazione dell’energia e sulla contrazione muscolare. Un pH intracellulak Lin re inferiore a 6,9 inibisce l’azione di un enzima glicolitico importante, la fosfofruttochinasi, abbassando così il tasso di

glicolisi e di produzione di ATP. Con un pH di 6,4, l’azione degli H+ blocca la scissione del glicogeno determinando un rapido decremento dell’ATP, che porta all’esaurimento. Inoltre gli H+ possono prendere il posto del calcio all’interno della fibra, il che ostacola l’accoppiamento dei ponti trasversali di actinamiosina e fa diminuire la capacità contrattile del muscolo. Un pH muscolare basso costituisce il principale fattore limitante alla prestazione e la causa primaria della fatica, nel corso di prove massimali di durata superiore ai 20-30 secondi. Dopo una prova a velocità massimale, il restauro del pH muscolare ai valori precedenti l’esercizio richiede circa 30-35 minuti di recupero. Anche quando il pH torna a un livello normale, può verificarsi che la concentrazione di lattato nel sangue e nei muscoli rimanga piuttosto elevata. FREQUENZA CARDIACA La misurazione della frequenza cardiaca (FC) è diventata molto popolare grazie alla comparsa sul mercato di nuove apparecchiature molto efficienti che possono essere utilizzate sia in allenamento che in gara. Il loro utilizzo, tuttavia, esige un minimo di conoscenze di fisiologia: che relazione esiste tra la FC e la potenza muscolare o la velocità di corsa? A cosa corrispondono la FC a riposo e la FCmax? Come utilizzare la FC in allenamento, durante il recupero e in gara? Esiste un rapporto tra FC e fatica? Possiamo considerare la frequenza cardiaca (FC) come indicatore dell’intensità di lavoro e quindi, in base al tipo di sforzo effettuato, è possibile metterla in relazione con le sensazioni soggettive, suscitate da un certo impegno fisico, che il nostro corpo ci invia sotto forma di fatica. Infatti 30

durante uno sforzo fisico le pulsazioni del cuore aumentano per garantire un maggior apporto di sangue ai muscoli: tanto più lo sforzo è intenso, tanto più le pulsazioni salgono. Tuttavia, com’è logico pensare, esiste un limite oltre il quale la frequenza cardiaca non può subire ulteriori incrementi. La relazione FC/potenza muscolare o velocità di corsa, globalmente, è lineare. A ogni aumento della potenza corrisponde un aumento della FC. In alcuni sport (tiro al bersaglio, aviazione, automobilismo) questa relazione, però, non sempre è rispettata e l’aumento della FC può essere dovuto allo stress provocato dall’attività e non ad un aumento del carico di lavoro. Ciò è particolarmente visibile nelle zone poco intense d’esercizio, prossime allo stato di riposo, nelle quali la FC può variare ad 40 a 120 battiti/minuto senza relazione con un aumento delle richieste energetiche. Quando un esercizio diventa intenso e ad un aumento della potenza muscolare non corrisponde un aumento della FC, si afferma che essa ha raggiunto il limite massimo. Tale limite è definito massima frequenza cardiaca (FCmax). La potenza o velocità a partire dalla quale la frequenza cardiaca non aumenta più viene definita massima potenza aerobica (MPA) o massima velocità aerobica (MVA). CLAUDIO CIAPPARELLI Studente della Facoltà di Scienze Motorie presso l’Università degli Studi di Milano, lavora attualmente per StarPerformance nell’ambito del nuoto. Allenatore nuoto master della DDS e di Mozzate, allenatore triathlon ARC Busto Arsizio. Scrive su Triathlete, Correre e Professione Fitness


La prossima sessione

deicorsi FITNESS TRAINER: la 50esima edizione AEROBICA E DISCIPLINE MUSICALI PERSONAL TRAINER MASSAGGIO SPORTIVO EDUCAZIONE ALIMENTARE VALUTAZIONE POSTURALE STRETCHING EVOLUTO COMPOSIZIONE CORPOREA E ANTROPLICOMETRIA MASSAGGIO MIOFASCIALE GINOCCHIO INFORTUNATO

I NOSTRI DOCENTI

Gioca d'anticipo con le nostre offerte Alessandro Lanzani Direttore scuola Francesco Capobianco Responsabile scuola Davide Fogliadini Massofisioterapista, personal trainer Edoardo Lanzani Medico ortopedico, esperto in rieducazione funzionale Davide Girola Medico, esperto in riabilitazione cardiologica Roberto Dagani Laureato in scienze motorie, massofisioterapista Andrea Scala Laureato in scienze motorie, personal trainer, Serenella Lattanzio Avvocato, esperta in

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normative tributarie Alessandro Cotturri Dottore commercialista Andrea Medici Preparatore atletico, esperto in osteopatia Gianni Montagna Trainer, esperto in alimentazione e integrazione Andrea Gianesella Laureato in scienze motorie, Presenter di discipline musicali Francesca Degasperi Presenter di discipline musicali Corrado Ceschinellli Sociologo, naturopata, preparatore atletico ed esperto in comportamenti alimentari


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l corso a distanza per operatore di fitness metabolico permette di raggiungere obiettivi operativi altamente specialistici, fornendo le basi necessarie teoriche e pratiche per realizzare percorsi motori personalizzati in sicurezza per la sindrome metabolica: - ipertensione e malattie cardiovascolari; - soprappeso e obesità; - diabete; - artrosi e osteoporosi. Il corso si sviluppa in un'opera composta da un volume + 8 DVD multimediali con contributi tecnici: - audio mp3 con registrazioni e approfondimenti verbali; - video con filmati didattici e tecnici; - immagini a supporto dei testi; - testi con documenti interi o recensiti; - presentazioni con grafici e tabelle. ATTENZIONE: I DVD SONO FRUIBILI SOLO SU PERSONAL COMPUTER E NON SU MACINTOSH

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CONTENUTI Strumenti tecnici • Accreditamento istituzionale: “attività motoria come prevenzione sociale”. • I soggetti metabolici: definizione delle principali parole chiave; sedentarismo e malnutrizione da eccesso, stili di vita. • Alfabetizzazione motoria, Fitness metabolico e Fitness terapia: tre livelli per un nuovo stile di vita.

• Equilibrio funzionale, allenamento funzionale: la grande gara della vita quotidiana. • Fitness metabolico e diabete. • Fitness metabolico e obesità, sovrappeso, anoressia e bulimia (strategie integrative nel centro fitness). • Fitness metabolico e ipertensione, malattie cardiovascolari. • Fitness metabolico e apparato locomotore: artrosi e osteoporosi. • Classificazione, approccio psicologico e fidelizzazione del soggetto metabolico. • Classificazione e approccio dei soggetti sedentari, motori, sportivi, e agonisti. • Selezione e abstract della più recente bibliografia scientifica internazionale sul fitness metabolico. • Aspetti di marketing e gestionali: come si vende il fitness metabolico e con quali “pacchetti servizio”. • Formazione per lo staff di vendita: inquadramento generale. Step operativi • Inquadramento del soggetto e anamnesi metabolica: un metodo di sicurezza per l'operatore e il soggetto metabolico; • gli strumenti di misura: dai test tradizionali dello sport ai Fix metabolici specifici; il tempo zero; • le misure sicure per la gestione dei metabolici; • strumenti di lavoro: le unità motorie metaboliche; • programmazione dell'attività motoria;

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50sima edizione del corso che più di tutti ha consolidato negli anni l’immagine della Scuola di Professione Fitness. Su una base di conoscenza completa e polivalente, costruisce gli strumenti per affrontare la realtà diversificata delle attività in palestra. Parte teorico-scientifica - Anatomia umana dell’apparato

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gia, diabete, asma. - L’utilizzo dell’elettrostimolazione in campo riabilitativo, sportivo ed estetico. Come impostare i programmi d’allenamento: spiegazioni teoriche e dimostrazioni pratiche. - Basic Life Support (B.L.S.): modalità di primo soccorso, manovre di salvataggio e prove pratiche con manichino. - Strategie di marketing: proposte pratiche per mettere sul mercato il servizio di personal training. Strumenti di fitness marketing di base, passaparola organizzati, analisi del mercato, ricerca della clientela, comunicazione e rapporto cliente-trainer, capacità di autopromozione. - Aspetti fiscali e legali: il libero professionista, apertura della partita IVA, tenuta dei libri contabili, pagamento delle tasse. Responsabilità professionale e legale, responsabilità del cliente e del centro fitness, come stendere un contratto, assicurazione. Dove e quando: Milano, a partire da sabato 24 ottobre Orario: 10.00 -13.00 14.00 - 17.00 Quanto dura: 10 giornate, sempre di sabato Quanto costa: 470 euro (Iva inclusa) + di 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta). per iscrizioni entro il 30 settembre; 520 euro (iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 settembre. Esami: quiz a risposta multipla, colloquio orale e prova pratica.

AEROBICA E DISCIPLINE MUSICALI Metodo e creatività. Nozioni tecniche ed esperienze espressive. Condizionamento atletico e divertimento. Per formare il ruolo multidisciplinare dell’insegnante di materie aerobiche con un apprendimento veloce, efficace, completo e professionale.

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Alla fine di ogni master sarà rilasciato un attestato di partecipazione accreditato dall’U.S. Acli, ente di promozione sportiva riconosciuta dal CONI

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Le iscrizioni in promozione entro il 31 di luglio non potranno essere restituite in caso di rinuncia o imprevisti da parte dell’iscritto ma solo riutilizzate per altre iniziative didattiche

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Il master si propone di fornire gli strumenti e la competenza necessari per affrontare, in modo nuovo ed efficace, un argomento così fondamentale per l’economia della salute, del benessere e della prestazione, con un approccio che punta principalmente all’educazione, con responsabilità, motivazione e consapevolezza. Le indicazioni e lo specifico nutrizionale consentono di correggere gli errori più grossolani, gli atteggiamenti più distorti che sono le cause principali del males-

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EDUCAZIONE ALIMENTARE

Dove e quando: Milano, 7 -21 novembre, 5 dicembre Quanto dura: 3 giornate Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 270 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 320 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre

dativo. -L’equilibrio acido/basico e lo stress acidosico. - Il meccanismo perverso dell’insulina. - La via del dimagrimento fisiologico, stabile e duraturo - Un’alimentazione a basso indice e carico glicemico. - I Polifenoli e l’attività dei vitageni. Il potenziamento delle difese immunologiche. - L’autoregolazione: gli omega-3 e l’attività biologica. - Malattie metaboliche e malattie infiammatorie. - L’implicazione psicosomatica e le interferenze nei comportamenti, nel metabolismo e sull’organismo. - L’Attività Fisica quale ausilio del dimagrimento e come interazione per la funzionalità generale. - Alimentazione e fabbisogni specifici: criteri e meccanismi di calcolo. - L’Educazione Alimentare e le linee guida generali: la didattica e gli strumenti semplici per sé e per il cliente. - Gli alimenti, le proprietà, i pasti e le integrazioni da conoscere e da considerare. Docente: Corrado Ceschinelli Dove e quando: Milano, 7-8 novembre Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 220 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 270 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre

M A S T E R

Master di tre giorni, accessibile preferibilmente a personal trainer, diplomati Isef e laureati in scienze motorie, fisioterapisti e medici. Questo master fornisce tutte le conoscenze necessarie per ottimizzare la prestazione attraverso il massaggio e per guidare l’atleta verso il pieno recupero funzionale da eventi traumatici acuti e cronici. - Aspetti fisiologici e meccanismo d’azione del massaggio. - Indicazioni e controindicazioni. - Periodizzazione e finalità del massaggio sportivo. - Esame del paziente: ispezione, esame della cute e della sottocute,

palpazione. - Tecniche del massaggio: manovre classiche e fondamentali, sfioramenti, frizioni, impastamenti, percussioni, vibrazioni, battiture. - Trattamento del rachide cervicale, del tronco, del bacino e degli arti superiori e inferiori. Docente: Roberto Dagani

SIT O

M A S T E R

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VALUTAZIONE POSTURALE Saper analizzare e comprendere la postura di un soggetto è la tappa obbligata per elaborare un programma di allenamento davvero “personal”. Con questo stage vi impadronirete di uno strumento pratico di grande accuratezza, con uno sguardo alla psicologia. - Dal neonato all’anziano: la formazione e l’evoluzione delle curve rachidee. - La postura fisiologica in relazione all’età del soggetto e alle sue caratteristiche emotive. - L’appoggio plantare e i suoi effetti posturali. - Gli effetti del sistema muscoloconnettivale sull’apparato scheletrico. - Individuare le asimmetrie mediante la valutazione posturale: spiegazione teorica e dimostrazione pratica del test. - Esercitazione pratica di gruppo. - Contrazione, contrattura e retrazione muscolare. - Muscoli agonisti, antagonisti e sinergici in una logica di allenamento personalizzato ed equilibrato. - Spiegazione teorica e dimostrazione pratica del test per individuare e quantificare le retrazioni mu-

scolari. - Esercitazione pratica di gruppo. Docente: Davide Fogliadini Dove e quando: Milano. Sabato 25 ottobre Orario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 settembre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) dopo il 30 settembre.

Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 20 novembre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 20 novembre

IL GINOCCHIO INFORTUNATO Particolarmente indicato per fisioterapisti, istruttori di fitness e body building e personal trainer, questo stage fornisce le conoscenze necessarie per affrontare il recupero funzionale dell’articolazione del ginocchio colpita dalle principali patologie di natura traumatica e cronica.

Obiettivo della giornata di formazione è di fornire i contenuti pratici e teorici della misurazione corporea dei soggetti. La valutazione della composizione corporea è uno strumento di valutazione utile per programmare e monitorare il lavoro fisico e gli obiettivi. È anche uno strumento di fidelizzazione perché aiuta il personal trainer a instaurare una relazione professionale di credibilità ed efficienza con i propri assistiti.

- Anatomia funzionale e topografica del ginocchio. - Lesioni meniscali. - Lesione del legamento crociato anteriore - Lesione del tendine rotuleo. - Condropatia femoro-rotulea. - Valgismo di rotula. - Artrosi grave del ginocchio. Docente: Davide Fogliadini Dove e quando: Milano, 5 dicembre

- Cos’è l’antropoplicometria. - Perché la plicometria. - Procedura delle misurazioni plicometriche. - Rilevazioni e descrizione dei punti di repere per le pliche. - Rilevazioni e descrizione delle circonferenze. - Body Mass Index (BMI). Docente: Francesco Capobianco Dove e quando: Milano, sabato, 21 novembre

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COMPOSIZIONE CORPOREA E ANTROPOPLICOMETRIA


ITO S AL VAI Orario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre.

Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre

STRETCHING EVOLUTO

MASSAGGIO MIOFASCIALE

Lo stretching è in continua evoluzione. Non è più semplice allungamento muscolare, ma mobilità fine e globale, con particolare accento sugli aspetti neurofisiologici. Neurofisiologia: approfondimento - Tessuto connettivale e rigidità articolari. - Definizione di contrazione isometrica di tipo eccentrico. - Ruolo della respirazione nello stretching olistico. - Influenza dell’alllungamento sulla postura. - Individuare e trattare i trigger points. - Valutazione e miglioramento della mobilità cervicale. - Valutazione e miglioramento della mobilità lombare. Docente: Davide Fogliadini Dove e quando: Milano, 14 novembre

Terapia miofasciale: una grande varietà di tecniche che spaziano dalla manipolazione dei tessuti molli all’allungamento muscolare prolungato. Struttura anatomica, omeostasi dei vari sistemi, psicoemotività, campo vitale: tutto si compenetra in una presa di coscienza globale del sé fisico e mentale. Parte teorica - Anatomia e topografia della fascia. - Fisiologia della fascia. - Patologia e sintomatologia della fascia. Parte tecnico/pratica - Tecniche di base, trattamento preliminare, globale, segmentario. - Tecniche avanzate di detensionamento miofasciale, i punti trigger, tecniche profonde e traverse, tecniche combinate. Docente: Roberto Dagani Dove e quando: Milano, 28 novembre Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 30 ottobre; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni dopo il 30 ottobre.

Le iscrizioni in promozione entro il 31 di luglio non potranno essere restituite in caso di rinuncia o imprevisti da parte dell’iscritto ma solo riutilizzate per altre iniziative didattiche Alla fine di ogni stage sarà rilasciato un attestato di partecipazione accreditato dall’U.S. Acli, ente di promozione sportiva riconosciuta dal CONI

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La quota di partecipazione ai corsi comprende la T-shirt di Professione Fitness, il materiale didattico, l’accesso alle lezioni e il diploma o attestato di partecipazione. Per iscriverti puoi venire di persona presso la nostra sede amministrativa in via Orseolo n°3 a Milano, oppure puoi scegliere una tra le seguenti modalità: • Versamento sul conto corrente postale n°26993204 intestato ad Alea Edizioni via Sapeto 5, 20123 Milano • Bonifico bancario sul conto corrente n°48054 intestato ad Alea Edizioni- Banca Popolare di Milano Ag. 7 –IBAN IT 43 Q 05584 01607 00000 0048054 entrambi i casi è necessario inviare via fax la fotocopia del versamento postale o del bonifico bancario segnalando il nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-mail al fax n° 02.58111116. • Assegno bancario non trasferibile intestato ad Alea Edizioni, da inviare, unitamente al nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-mail, tramite posta prioritaria a Professione Fitness via Orseolo 3 - 20144 Milano.

ANNULLAMENTI E RINUNCE La Scuola di Professione Fitness si riserva il diritto di annullare le iniziative in programma qualora non si raggiunga il numero minimo di iscritti, provvedendo in tal caso al rimborso totale delle quote già corrisposte. In caso di rinuncia, la Scuola di Professione Fitness provvederà al rimborso della quota corrisposta secondo le seguenti modalità: • 80%, se la rinuncia viene comunicata entro 15 giorni dalla data di inizio dell'iniziativa; • 40%, se la rinuncia viene comunicata entro 5 giorni; Oltre i suddetti termini, non sarà possibile ottenere alcun rimborso.

ANNULLAMENTI E RINUNCE - MODALITÀ DI ISCRIZIONE

MODALITÀ DI ISCRIZIONE


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PARALYMPIC LEGACY, VERSO VANCOUVER 2010 La Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, primo sostenitore delle Paralimpiadi di Torino 2006 con oltre 20 milioni di euro, prosegue nel proprio impegno con il progetto Paralympic Legacy. Alla base dell’iniziativa c’è la convinzione che superare le barriere sia un obiettivo non tanto fisico quanto culturale, soprattutto nello sport paralimpico, dove ciò che normalmente è percepito come una “limitazione” delfoto Flickr by ostorerog l’individuo diventa l’occasione di cogliere un successo personale e collettivo. Il progetto Paralympic Legacy prevede anche la costituzione di una rete di partnership per alimentare l’impegno “oltre” l’evento e “oltre” il territorio, per raggiungere anche i paesi con meno risorse. La Global Partnership of Disability and Development, alleanza mondiale che sviluppa progetti di inclusione promossa da World Bank, è uno dei partner istituzionali del progetto. La collaborazione con Fondazione CRT si basa sulla visione dello sport come mezzo di riabilitazione fisica e mentale e sui grandi eventi sportivi come un’opportunità per azioni strutturali e culturali finalizzate a implementare l’accessibilità e l’incoming delle nazioni più povere. L’azione di World Bank ha lo scopo di promuovere lo sviluppo inclusivo, sostenendo azioni fondate sulla Convenzione Internazionale sui diritti delle persone disabili in un approccio multidisciplinare e portando l’attenzione sulla disabilità all’interno dell’agenda dello sviluppo. www.fondazionecrt.it

LA GIORNATA DEL CUORE La Giornata Mondiale del Cuore è organizzata dalla World Heart Federation (WHF) con lo scopo di aumentare la consapevolezza riguardo la salute in ambito cardiologico e la prevenzione delle patologie cardiovascolari. Quest’anno si svolgerà domenica 27 settembre e vi parteciperanno più di 100 Paesi in tutto il mondo. Il messaggio di questa decima edizione punta alla sensibilizzazione verso la prevenzione delle patologie cardiache sul luogo di lavoro. Saranno quindi coinvolte le aziende, i Comuni e le Regioni, ma soprattutto i singoli cittadini, primi responsabili del proprio “patrimonio di salute”. In Italia gli eventi e le attività in programma saranno coordinati dalla Fondazione Italiana per il Cuore. A Milano sabato 26 settembre (dalle 10 alle 16) torna per il settimo anno "Cuore e salite", iniziativa che invita a salire i gradini del Duomo per misurare il proprio grado di forma. Alcuni medici registreranno i battiti del cuore dei partecipanti prima e dopo la salita dei 201 gradini: incrociando i dati relativi a età, peso, altezza e pratica sportiva, gli specialisti potranno così fornire consigli e utili suggerimenti. L'iniziativa è promossa dall'associazione "Per il Policlinico Onlus” con il supporto della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena e della II Scuola di specializzazione in cardiologia dell'Università degli Studi di Milano. www.worldheart.org 38 www.fondazionecuore.it/index.asp


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KÖRPERWELTEN & IL CICLO DELLA VITA Il nostro corpo in mostra, ritratto nel ciclo di vita dalla nascita al decesso: come cresce, matura, raggiunge il suo culmine e come diventa sempre più debole durante il processo dell’invecchiamento. Sono i corpi plastinati di Gunther von Hagen, l'anatomopatologo tedesco inventore della plastinazione, un procedimento che permette la conservazione dei corpi umani tramite la sostituzione dei liquidi organici con dei polimeri di silicone. Questa tecnica rende i reperti organici rigidi e inodori, mantiene inalterati i colori e permette di disporre i corpi nelle posizioni più disparate, in modo da soddisfare il gusto “estetico-artistico” dell’autore. Uomini, donne, animali, feti: corpi spellati, sventrati, sezionati, esplosi, scomposti e ricomposti per un’esposizione che sicuramente non lascia indifferenti. Difficile trovare un parere unanime rispetto all’operato del “Dottor Morte”, autoproclamatosi artista: sadico truculento trasgressivo scientifico macabro raccapricciante. C’è chi ne apprezza gli aspetti scientifici ed educativi (è un’occasione rara per studiare le strutture anatomiche di organi e corpi interi e sezionati, piuttosto che osservare i polmoni, infradiciati dalla nicotina e corrosi dal carcinoma, di un uomo morto di cancro); c’è chi, invece, ne evidenzia l’aspetto etico e morale, legato alla mercificazione della morte. Stando a quanto dichiarato dallo stesso dottor von Hagen, tutti i corpi mostrati all’esposizione sono provenuti da persone che li hanno volontariamente messi a disposizione dell’Institute for Plastination (a questo proposito, il visitatore della mostra è invitato a firmare un foglio con cui dona il proprio corpo, così come è possibile attivare la procedura tramite il sito internet). Eppure, qualche anno fa il giornale tedesco Der Spiegel pubblicò un’inchiesta che fece emergere una realtà ben diversa, in cui Gunther von Hagens sarebbe a capo della Von Hagens Plastination Ltd, un’azienda di 170 operai con sede a Dalian, nella Repubblica popolare cinese. La scelta della location non parrebbe casuale, in una nazione dove la legislazione sull’utilizzo dei cadaveri a fini scientifici è più flessibile che da altre parti, e dove i corpi possono essere acquistati dalle carceri e dagli istituti di medicina legale (ricordiamo che, secondo i dati pubblicati dal rapporto di Amnesty International sulla pena di morte, nel 2008 in Cina ci sono state 1718 esecuzioni). Di fronte a queste accuse, Gunther von Hagens si è difeso sostenendo di operare nel rispetto delle leggi che vigono nel paese in cui opera. Per alcuni questo è sufficiente, a sostegno dell’Arte della Morte. Per altri, invece, è la Morte dell’Arte. O è solo un gioco di parole? In mostra a Zurigo, dall’11 settembre al 28 febbraio 2010. www.bodyworlds.com/en.html

39 foto Flickr by senor_figoo


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LA POSIZIONE DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE PEDIATRI SULLA NUOVA INFLUENZA A/H1N1 L’Associazione Culturale Pediatri ha recentemente pubblicato sul proprio sito una lettera aperta ai politici, ai professionisti delle salute e ai mezzi di comunicazione per informare della posizione dell’Associazione rispetto all’influenza A/H1N1. Ne pubblichiamo alcuni punti, rimandando la lettura completa direttamente al sito dell’Associazione. “Quello che sappiamo per certo di questo nuovo virus influenzale A/H1N1, è che per ora si è dimostrato meno aggressivo della comune influenza stagionale. Diventa perciò difficile capire perché sia stato dichiarato lo stato di pandemia modificando addirittura i criteri della definizione (è scomparsa ad esempio l’elevata mortalità), come spiega Tom Jefferson della Cochrane vaccines field in un’intervista a Spiegel. Nessuno è però in grado di dire se in futuro questo virus si modificherà e diventerà pericoloso. Il suo comportamento, come quello di tutti i virus, è assolutamente imprevedibile. I vaccini contro il nuovo virus A/H1N1 sono ancora in fase di sperimentazione. Nessuno è in grado oggi di sapere se e quanto saranno efficaci e sicuri. Ma per diventare aggressivo il virus dovrebbe cambiare (per mutazione? riassortimento con altri virus?), quindi i vaccini mirati al virus attuale, potrebbero non essere utili. Sulla sicurezza sia l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che l’Agenzia del farmaco europea (EMEA), fanno presente la necessità di un’attenta sorveglianza post-marketing per rilevare eventuali effetti collaterali che potrebbero manifestarsi con l’uso su grandi numeri, anche perché alcuni vaccini sono allestiti con tecnologie nuove… Chi decide di vaccinarsi, dovrebbe firmare un “consenso informato” che illustri con precisione benefici e rischi. Quanto al vaccino contro l’influenza stagionale, recenti studi confermano i dubbi sulla sua efficacia sia nei bambini che negli anziani. E sotto i 2 anni di età, è risultato del tutto inefficace. Non si vedono quindi motivi per offrire la vaccinazione stagionale ai bambini sani, per la quale oltre a tutto, ci dice il Center for Disease Control europeo (ECDC), per prendere decisioni servono informazioni basilari come l’impatto della vera influenza (numero di casi, ricoveri e complicazioni) nelle varie età dell’infanzia. Informazioni che non abbiamo. Riguardo agli antivirali a cui il nuovo virus è risultato sensibile in laboratorio - Oseltamivir (Tamiflu) e allo Zanamivir (Relenza) - non sappiamo quanto siano efficaci “in vivo”. Per ora non abbiamo studi al riguardo. Si sa però che entrambi sono poco efficaci verso l’influenza stagionale e sono già state segnalate resistenze del nuovo virus all’Oseltamivir, in alcuni paesi (Danimarca, Giappone, Cina, USA). Inoltre non va dimenticato che gli antivirali possono dare a volte effetti collaterali importanti. Il 18% dei bambini in età scolare del Regno Unito a cui è stato somministrato l’Oseltamivir in occasione dell’epidemia di A/H1N1, ha presentato sintomi neuropsichiatrici e il 40% sintomi gastroenterici. Gli antivirali vanno quindi usati solo su indicazione medica e solo per casi gravi o persone in cattive condizioni di salute. Cosa fare? Andrà innanzi tutto mantenuta calma e lucidità, di fronte alle notizie allarmanti diffuse quotidianamente dai mezzi di comunicazione. Se i casi di influenza saranno più numerosi del solito o il virus dovesse diventare aggressivo, sarà importante permettere ai medici e alle strutture sanitarie di dedicarsi ai pazienti più gravi. Potremo invece mettere in atto da subito le uniche misure che si sono dimostrate efficaci nell’impedire la diffusione di tutti i virus respiratori (come l’H1N1 anche se dovesse cambiare): - lavarsi le mani spesso e accuratamente, con acqua e sapone - ripararsi la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce (e dopo lavarsi le mani) - evitare di toccarsi occhi, naso e bocca, facili vie di entrata dei virus - stare a casa quando si hanno sintomi di influenza - evitare i luoghi affollati quando i casi di malattia sono molto numerosi Luisella Grandori: Responsabile Gruppo vaccinazioni ACP Michele Gangemi: Presidente ACP www.acp.it

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APPUNTAMENTI CON LO SPORT

CICLISMO CAMPIONATO DEL MONDO SU STRADA 23-27 settembre Mendrisio, Svizzera www.mendrisio09.ch

PALLACANESTRO MASCHILE CAMPIONATO EUROPEO 7 - 20 settembre Polonia www.fibaeurope.com

SUPERBIKE WORLD CHAMPIONSHIP 09 25 - 27 settembre Imola www.worldsbk.com

PALLAVOLO FEMMINILE CAMPIONATO EUROPEO 25 settembre - 4 ottobre Polonia www.fivb.org

GRAN GALÀ DEL GHIACCIO 10 ottobre Torino www.torinolympicpark.org

STRASALERNO 18 ottobre Salerno www.strasalerno.it

NIKE+ HUMAN RACE 2009 24 ottobre Milano, Padova e Roma www.nikeplus.com 41


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FIERE CONVEGNI a cura della redazione

W O R K S H O P T E C N I C O : D I A B E T E E F I T N E S S M E TABOLICO Milano, sabato 19 settembre La giornata ha la finalità di chiarire ai professionisti del settore le ultime novità e i nuovi protocolli esecutivi di valutazione e trattamento per i soggetti affetti da diabete di I e II tipo che intraprendono l'attività fisica. Questo workshop rientra nel percorso formativo per operatore di fitness metabolico. - Sindrome metabolica e diabete: le linee guida dell'OMS. - Dalla diagnosi medica alla classificazione motoria per età, sesso e impegno funzionale. - Strumenti operativi per il personal metabolico. - Body Fat Index e Global Risk Index (indice globale di rischio). - I Fix funzionali: come misurare la riserva funzionale in assenza di rischi. - Le unità motorie. Procedure e protocolli di attività motoria e controllo dei risultati. - Gestione dei rapporti con il medico curante.

- Discussione di casi clinici. - Gli strumenti di misura e monitoraggio: valutazione dell’appropriatezza e modalità d’uso. Segreteria Organizzativa: Scuola di Professione Fitness VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.professionefitness.com/scuola_corsi.asp

3 7° CONGRESSO NAZIONALE SIMFER Campobasso, 20 - 23 settembre 2009 Il Fisiatra e le professioni sanitarie tra nuove tecnologie, organizzazione della complessità e verifica dei risultati per l’autonomia della persona disabile. Questo è il significato più importante da attribuire al grande percorso di crescita della riabilitazione italiana, percorso che pone nuovi obiettivi per il futuro a tutti gli operatori del settore. Il 37° Congresso Nazionale SIMFER, che si svolge per la prima volta in Molise, si propone pertanto come strumento di interpretazione di questa importante svolta culturale. I topics scelti rappresentano lo spazio comune dove sarà possibile confrontare esperienze, idee, proposte sulla base di una attenta metodologia scientifica e nel coinvolgimento e nella intereazione con le analoghe esperienze di altri paesi dell’Europa, portando a Campobasso per quattro giorni le migliori esperienze ed i massimi esponenti della cultura riabilitativa. I topics avranno come obiettivo quello di stimolare il massimo coinvolgimento dei colleghi e degli operatori, che potranno avere un palcoscenico per la presentazione delle proprie esperienze, valorizzando chi realmente lavora sui relativi argomenti e creando, laddove possibile, un momento di rielaborazione culturale importante. Segreteria Organizzativa: MediK VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.medik.net

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FIERE CONVEGNI a cura della redazione

XI CONGRESSO NAZIONALE SIPO (Società italiana di psico-oncologia) Professionalità e Innovazioni in Psico-Oncologia Senigallia (Ancona), 1-3 ottobre Segreteria Organizzativa: Avenuemedia VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.avenuemedia.eu

XIV CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI CARDIOLOGIA DELLO SPORT I 20 ANNI DEL COCIS Roma, 24-26 Settembre Segreteria Organizzativa CONGRESS LINE VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.congressline.net

XIV CONGRESSO NAZIONALE SITOP SOCIETÀ ITALIANA D'ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA PEDIATRICA Milano, 8/10 ottobre VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.sitopmilano2009.it

XXIXÈME CONGRÈS NATIONAL DE LA SOCIÈTÈ FRANCAISE DE MEDECINE DU SPORT XIXÈME CONGRÈS NATIONAL DE LA SOCIÈTÈ FRANCAISE DE TRAUMATOLOGIE DU SPORT 2ÈME CONGRES COMMUN SFMS & SFTS 29, 30 & 31 Octobre 2009 - "Le Bellevue", Biarritz, France Segreteria organizzativa: AIM Group - AIM FRANCE SAS VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.sfms.asso.fr

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Allenamento

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Allenamento FITNESS & BODY BUILDING

La terza edizione, completamente aggiornata, del libro che ha formato intere generazioni di professionisti del fitness. Dall’anatomia funzionale dell’apparato locomotore alla fisiologia muscolare, fino alla biomeccanica degli esercizi; in questo volume il futuro istruttore troverà tutte le nozioni indispensabili, arricchite di 120 disegni e oltre 400 foto a colori. Alessandro Lanzani Alea Edizioni 2004 pag. 360 Euro 45

MANUALE DI CARDIOFITNESS

Il volume tratta in modo approfondito il cardiofitness nei suoi diversi aspetti: dall’anatomia e fisiologia, ai metabolismi energetici e alla biomeccanica muscolare, per poi addentrarsi nello specifico del training cardiovascolare. Abbraccia l’attività indoor e outdoor, l’utilizzo dei simulatori aerobici e il monitoraggio della frequenza cardiaca. Giulio Sergio Roi Alea Edizioni 2004 - pag. 238 Euro 35

STRETCHING

Non più allungamento muscolare, ma miglioramento della mobilità di tutte le componenti dell’apparato locomotore. Partendo da questa convinzione gli autori riprendono i principi teorici dello stretching, propongono test di valutazione e una lunga serie di esercizi suddivisi per attività sportiva. Francesco Capobianco Alessandro Lanzani, Alea Edizioni - pag. 224 Euro 21

99 ESERCIZI ADDOMINALI

Il volume è utile per comprendere a fondo l’anatomia, la funzione e la cinesiologia dei muscoli addominali e per imparare a valutare la loro forza. In più, un’interessante classificazione degli esercizi e un intero capitolo dedicato agli errori di esecuzione. Giulio Sergio Roi e Rachele Groppi Alea Edizioni 2001 pag. 128 Euro 21

IPERTROFIA MUSCOLARE Come si costruisce una tabella d’allenamento personalizzata? Il libro fornisce un’esauriente risposta a questa domanda analizzando i principi della programmazione e periodizzazione, le fasi dell’allenamento e le caratteristiche biomeccaniche di numerosi esercizi tipici dell’allenamento in palestra. Claudio Suardi Alea Edizioni 2000 pag. 208 Euro 26

TOTAL FITNESS IN ACQUA Roberto Conti, professionista affermato del fitness, trasferisce in questo volume tutti i segreti per realizzare lezioni di fitness in acqua: protocolli, metodi, differenziazioni delle classi. Un manuale efficace, serio e completo per gestire tutte le opportunità del fitness in acqua. Roberto Conti Alea Edizioni 2004 pag. 128 Euro 21

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Sconto del 20% PER I NOSTRI ABBONATI. Spese di spedizione in contrassegno euro 6 per ordini pre-pagati euro 3,90 L'ALLENAMENTO DELLA MOBILITÀ DELL'APPARATO LOCOMOTORE

Ricerche e applicazioni pratiche Un valido sussidio per chi si occupa di mobilità articolare e di flessibilità muscolo-tendinea. Un utile strumento operativo per la creazione di tabelle di allenamento personalizzate. I capitoli dedicati alla ricerca applicata all'allenamento permettono di approfondire la valutazione funzionale dell'individuo. Massimiliano Gollin Alea Edizioni 2009 pag. 148 Euro 25

PERSONAL TRAINER Cosa serve per diventare personal trainer? Partendo da un’analisi storica della professione, il libro risponde a questa domanda illustrando le competenze tecniche, psicologiche, commerciali e manageriali che il professionista deve possedere. Francesco Capobianco - Cap.4 ‘Personal trainer come libero professionista’ a cura della Dott.ssa Paola Bruni Zani Alea Edizioni 2001 - pag. 240 Euro 26

ALLENAMENTO ESTETICO Rivolto a quanti vogliono programmare un’attività finalizzata al miglioramento dell’aspetto, fornisce metodi d’allenamento, suggerimenti alimentari e di postura, consigli estetici. Ogni nozione è basata su uno studio approfondito e sul continuo confronto con l’applicazione pratica. Roberto Tarullo Alea Edizioni 2001 pag. 160 Euro 24

LIPOCARDIOFITNESS Perdere peso è il diktat della maggior parte dei frequentatori dei centri fitness. L’autore fornisce gli strumenti per rispondere a questa richiesta: analisi del tessuto adiposo e del metabolismo muscolare, metodologia dell’allenamento con attrezzature cardiovascolari e isotoniche, test di controllo. Massimiliano Ferrero Alea Edizioni pag. 144 Euro 24

FITNESS IN ACQUA Partendo dagli esercizi di base per tutti i distretti muscolari, il libro affronta le diverse metodiche d’allenamento in acqua, tra cui l’aerobica, le arti marziali, lo step e la kick boxe. Grazie a numerose fotografie e schemi di lezione, il volume si caratterizza per un forte taglio pratico. La parte finale è dedicata alle competenze dell’istruttore di fitness in acqua. Paolo Michieletto e Giada Tessari Alea Edizioni 2004 - pag. 224 Euro 26

TRAINING IN ACQUA Il libro affronta in prima analisi i principi del movimento in acqua, spiegando dettagliatamente i fattori che condizionano la prestazione. Nella seconda parte esplora le diverse possibilità di allenamento delle qualità motorie con e senza attrezzi, facendo riferimento a più discipline sportive. Paolo Michieletto Alea Edizioni 2000 pag. 192 Euro 26

Acqua Acqua

Te l . 0 2 . 5 8 1 1 2 8 2 8 w w w. p ro f e s s i o n e f i t n e s s . c o m o rd i n i l i b r i @ p ro f e s s i o n e f i t n e s s . c o m


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Rehab

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Rehab

CASI CLINICI IN PALESTRA - LA SERIE In ognuno dei 5 volumi si inquadrano le principali patologie dell’apparato locomotore. Per ognuna di esse sono descritti anamnesi ed esame obiettivo motorio, sono individuati i traguardi0 da raggiungere, sono tracciate le linee guida del protocollo di lavoro attraverso gli esercizi consigliati e quelli da evitare. Autori Vari Alea Edizioni - pag. 128 Ogni volume Euro 21 Offerta: tutta la seria (5 volumi) a 84 Euro

E ERI A S) A L I TA TUTVOLUM (5 EURO MAL DI SCHIENA 84 Il volume affronta il tema del mal di schiena in modo

MASSAGGIO SPORTIVO Il testo propone tecniche manuali per il trattamento efficace della micro-traumatologia dei tessuti molli nello sportivo. I capitoli a carattere puramente pratico descrivono la conformazione dei tessuti connettivi, le interazioni tra il danno tessutale, l’infiammazione e gli eventi riparativi. Roberto Dagani Alea Edizioni 2002 pag. 128 Euro 21

davvero esaustivo. Nella prima sezione guida il lettore al corretto utilizzo della colonna nella vita quotidiana e nella pratica sportiva. La seconda parte raccoglie invece approfondimenti sulle patologie e sui meccanismi del dolore lombare. Claudio Corno Alea Edizioni 2001 pag. 256 Euro 26

TRATTAMENO MIOFASCIALE PER LO SPORTIVO

IL DOLORE CERVICALE Il manuale offre un’ampia panoramica delle patologie più comuni nell’individuo adulto: la cervicalgia. Il volume è diviso in tre parti: la prima, dedicata all’anatomia, alla fisiologia articolare e alla biomeccanica del tratto cervicale. La seconda, dedicata alle sindromi dolorose più comuni. Infine la terza parte che comprende alcune schede pratiche di utilizzo in palestra contenenti gli esercizi più idonei in relazione alla sintomatologia dolorosa. Claudio Corno Alea Edizioni 2003 pag. 128 Euro 21

Il manuale espone in maniera chiara ed esaustiva le tecniche manuali per il detensionamento miofasciale a indirizzo sportivo. L’ampia documentazione iconografica chiarisce ogni dettaglio di posizionamento e intensità del massaggio. Roberto Dagani Alea Edizioni 2005 pag. 128 Euro 21

FITNESS TERAPIA - 2 VOLUMI

COMPOSIZIONE CORPOREA

Il movimento è un farmaco naturale contro molte patologie cronico-degenerative. Partendo da questa convinzione i volumi propongono protocolli di lavoro per ipertensione, patologie respiratorie, cardiache infantili e della colonna, obesità (vol. 1) patologie coronariche e renali, artrite reumatoide, gravidanza, fibrosi cistica (vol. 2). Autori Vari Alea Edizioni 1999/2000 - pag. 144

A partire dalla definizione di sovrappeso e obesità il volume suggerisce al lettore metodiche rigorose e scientifiche per un’analisi quantitativa e qualitativa della composizione corporea, punto di partenza indispensabile per una corretta programmazione nutrizionale e dell’allenamento. Sergio Rocco

Alea Edizioni 2000 pag. 128 Euro 21

Ogni volume Euro 24 Offerta: i 2 volumi a 36 Euro

FISIOLOGIA APPLICATA AL FITNESS

CARDIOLOGIA E FITNESS

Il manuale affronta in maniera concisa ma esaustiva la fisiologia del corpo umano, con particolare riferimento all’influenza dell’esercizio fisico su organi e apparati. Il manuale è anche uno strumento didattico e di autovalutazione per il professionista del fitness e costituisce strumento fondamentale per la programmazione del training.

Partendo dai fondamenti della fisiologia cardiovascolare, l’autore accompagna il lettore dalla pratica clinica alla valutazione funzionale e psicosomatica del cardiopatico e alla periodizzazione dell’allenamento, spiegando con precisione gli effetti della terapia farmacologica sulla performance. Davide Girola

Davide Girola

Alea Edizioni pag. 248 Euro 31

Alea Edizioni 2003 pag. 160 Euro 23

Prevenzione

Prevenzione Salute

Salute

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