L'italia del Recupero 2009

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SOMMARIO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

PREMESSA

SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO Sintesi La produzione dei rifiuti in Italia La gestione dei rifiuti urbani La rete dei recuperatori e dei riciclatori Recupero e riciclaggio dei rifiuti e mercato delle materie prime secondarie Elenco delle aziende che hanno partecipato all’indagine FISE UNIRE sulle piattaforme di recupero

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12 13 24 32 42 61 80

IMBALLAGGI CARTA Introduzione Produzione e consumo di carta e cartone La raccolta della carta da macero Il riciclo Import / Export Il mercato del macero

89 90 94 95 98 99 103

VETRO Produzione e riciclaggio Aspetti qualitativi della raccolta e del recupero del vetro

106 107 108

PLASTICA Introduzione Il riciclo delle materie plastiche in Italia Il riciclo degli imballaggi plastici Il processo di liberalizzazione del mercato Altre iniziative ASSORIMAP

113 114 116 118 120 121

ACCIAIO Introduzione Il mercato dell’acciaio Scenario internazionale Scenario nazionale

124 125 126 136 141

ALLUMINIO Introduzione Risultati e obiettivi conseguiti Attività di sviluppo e raccolta

155 156 159 160


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Diffusione della raccolta e dati quantitativi Copertura territoriale Modalità operative Piattaforme di trattamento e conferimento Riciclo Obiettivi futuri

160 162 171 173 175 184

LEGNO Introduzione Il consorzio Rilegno La situazione 2008 Comuni e raccolta differenziata Gli interventi di Rilegno Il recupero del legno in Italia

186 187 188 188 189 190 191

ALTRI MATERIALI PRODOTTI GOMMA Introduzione Europa e Italia: tra stabilità e recesso Il futuro degli “acquisti verdi” PFU e acquisti verdi: panoramica dei principali prodotti che possono essere realizzati con la gomma riciclata Censimento di settore 2008 Elenco aziende che hanno partecipato al censimento ARGO 2008

192 193 195 200

208

BATTERIE Introduzione Il consorzio COBAT Attività e servizi La raccolta delle batterie esauste Accordi specifici Gestione della raccolta: i raccoglitori incaricati Gestione della raccolta: i raccoglitori verificati Indicatori della raccolta Altre attività di rilevanza ambientale Il trasporto Il riciclo Indicatori del riciclo Confronto tra sistemi internazionali L’impegno del COBAT nella ricerca Strumenti di incentivazione e controllo

210 211 213 218 220 223 229 230 231 232 233 234 240 244 246 248

202 205


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L’ITALIA DEL RECUPERO

VEICOLI FUORI USO Introduzione Premessa metodologica Messa in sicurezza Promozione del riciclaggio Reimpiego Recupero Materiali prodotti Dati MUD 2009 Messa in sicurezza anni 2006-2008 Riciclaggio anni 2006-2008 Reimpiego anni 2006-2008 Recupero anni 2006-2008 Materiali prodotti nell’anno 2008 Performance anni 2006-2008

250 251 252 254 257 259 261 263 265 266 268 271 272 273 274

APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE Introduzione Il settore delle apparecchiature elettriche ed elettroniche La raccolta dei RAEE domestici Criticità del sistema e prime ipotesi di soluzione L’accreditamento degli impianti di trattamento dei RAEE: la messa a regime dell’accordo Indagine sugli impianti di trattamento dei RAEE: analisi su un campione FISE UNIRE Elenco delle aziende RAEE che hanno partecipato all’indagine 2008

275 276 279 285 288

293 302

ABITI USATI Introduzione Il quadro normativo La produzione nazionale di abiti dismessi di origine urbana I soggetti coinvolti nella raccolta Il ciclo di recupero degli indumenti usati Effetti ambientali del settore raccolta e riciclaggio Vantaggi sociali Produzione nazionale rifiuti urbani e raccolte differenziate Le province dove è presente CONAU

304 305 306 307 307 308 308 308 309 311

RIFIUTI INERTI Introduzione Premessa metodologica La produzione di aggregati riciclati in Italia Le caratteristiche degli impianti ANPAR Conclusioni

312 313 317 320 328 331

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PREMESSA


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Quest’anno ”L’Italia del Recupero” compie 10 anni. La presente edizione, realizzata da FISE UNIRE e dalle Associazioni e Consorzi aderenti al progetto, risulta ancora più ricca e completa delle precedenti. Accanto ai tradizionali settori, rappresentati da carta, plastica, acciaio, vetro, legno, alluminio, e ai prodotti per così dire “emergenti” ottenuti dal recupero dei rifiuti, quali il granulato di gomma e gli aggregati riciclati, viene illustrato come e quanto si recuperano prodotti a fine vita potenzialmente pericolosi per l’ambiente a causa delle sostanze in essi contenute, quali batterie esauste, veicoli fuori uso, apparecchiature elettriche ed elettroniche. Inoltre, una “new entry” è rappresentata dal settore degli “abiti ed accessori usati”, la cui raccolta si sta espandendo sempre più sul territorio nazionale. I vari capitoli “settoriali” sono preceduti da una disamina, a livello generale, della produzione dei rifiuti nel nostro Paese, per settore produttivo, dei principali canali di gestione, sia pubblici che privati, delle quantità dei materiali riciclati utilizzati nei vari comparti dell’economia nazionale, e di come i mercati di tali materiali abbiano reagito ai recenti sommovimenti dell’economia. Completa l’analisi una specifica indagine sulle piattaforme di recupero condotta da FISE UNIRE su un campione selezionato di aziende, che mostra alcuni elementi significativi utili alla comprensione dell’andamento del settore. Dall’analisi della mole dei dati riportati in questo decimo Rapporto, l’industria del recupero appare come un comparto vitale, in crescita nell’ultimo decennio, fondamentale per molti settori produttivi del Paese e nel quale gli operatori privati svolgono un ruolo determinante. Grazie al positivo andamento della domanda interna ed estera di materiali recuperati, e al progressivo ampliamento delle raccolte differenziate nazionali, questo settore ha potuto negli anni svilupparsi fino a portare l’Italia ai primi posti nelle classifiche europee, specie per il recupero di alcune merceologie. Tuttavia, la crisi economica che ha interessato i mercati delle materie prime ha avuto dei riflessi pesanti anche sui mercati dei materiali riciclati, mostrando i limiti dell’attuale sistema. Per alcuni settori (v. carta), gli attuali tassi di riciclo e di raccolta sono stati mantenuti solo grazie alla dinamica delle esportazioni (dirette soprattutto nel Far East), che è rimasta sostenuta nonostante la crisi. In questo momento storico, anche nel mondo ambientale si respira aria di rinnovamento, tipica di ogni momento di crisi o post-crisi, voglia di capire perché le regole del gioco hanno fallito e da lì ricominciare su nuove basi. La direttiva quadro sui rifiuti in questo sembra aver precorso e anticipato l’unica soluzione possibile alla crisi globale che ha investito la finanza e l’economia, ovvero riconvertire in senso ecologico il sistema economico, rilanciando lo sviluppo ma con meno spreco di energia e risorse naturali. Più efficienza nell’uso delle risorse, dunque, più occupazione, più investimenti in tecnologie pulite, insieme ad una seria politica di prevenzione (sulla quale tuttavia la direttiva non pone l’enfasi sperata dagli europarlamentari). L’accento cade, in modo naturale, sul recupero: gli obiettivi sono ambiziosi, anche se 8


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lontani (al 2020), ed un serio impegno per il loro raggiungimento presuppone, già da questo momento, un’attenta programmazione delle politiche da adottare e delle azioni da intraprendere. La raccolta (una raccolta differenziata di qualità) rappresenta il presupposto, anche se non l’obiettivo principe, di una sana gestione dei rifiuti, che va rifocalizzata innanzitutto sul “risultato”, ovvero sulla capacità dei materiali ottenuti dai rifiuti di essere riassorbiti dallo stesso o da altri cicli produttivi, in una parola, sulla capacità di “stare sul mercato”. Il mercato, insieme alla capacità dello stesso di fungere da “regolatore” dello sviluppo, è al centro di quasi ogni dibattito sulla congiuntura attuale e sulle prospettive future. La crisi ha mostrato a tutti una verità semplice e fondamentale, ovvero che anche settori come l’industria del recupero, che hanno visto una crescita costante negli anni a ritmi addirittura più elevati del PIL, potrebbero non farcela di fronte a strozzature prolungate della domanda di materiali: a cascata, anche i tassi di raccolta potrebbero venire compromessi. Qualora tale situazione dovesse perdurare, se si dovesse ridurre ulteriormente la richiesta di materiali dall’estero, nonché la domanda interna da parte dei comparti industriali (le cartiere, le vetrerie, le acciaierie, l’industria del legno…), la differenziata rischierebbe di rimanere sui piazzali, di finire addirittura in discarica. È pur vero che alcuni comparti del recupero, come quello cartario, hanno “retto” nonostante la crisi, ma ciò è avvenuto (ancora una volta) anche grazie alla Cina, che da sola rappresenta ormai circa la metà del macero esportato dall’Italia. I Consorzi, in tale contesto, dovrebbero svolgere una funzione sussidiaria rispetto al mercato. Da un’analisi del ruolo da essi sviluppato negli anni, lo stesso va giudicato in modo complessivamente positivo, in quanto ha contribuito a portare la raccolta dove non c’era e ad ammortizzare le oscillazioni troppo forti del mercato. Ma è proprio in contesti di crisi come l’attuale che emerge in tutta chiarezza quello che è il limite strutturale di tali organismi, rappresentato da due fatti incontrovertibili. Primo, i Consorzi imballaggi ad ora rappresentano strutturalmente (cioè, per loro stessa composizione, nonostante la norma disponga diversamente) solo, o in sostanza, gli interessi dei produttori di materie prime. Secondo, in un Paese caratterizzato dalla cronica dipendenza dall’estero per quanto riguarda il fabbisogno delle medesime materie prime, l’azione degli stessi Consorzi, soprattutto in un momento di difficoltà economica di interi comparti produttivi, non può che essere tanto più rivolta a garantire ai propri “azionisti” condizioni di approvvigionamento favorevoli delle materie prime secondarie, in considerazione della valenza sostitutiva dalle stesse rappresentata, in particolare nelle filiere di tipo “chiuso”. Nelle filiere “aperte”, invece, dove le mps si pongono in diretta concorrenza con le materie prime vergini, l’interesse dei produttori del vergine sarà piuttosto, e ovviamente, quello di mantenere competitivi i propri prodotti. Se tutto ciò è comprensibile, ripeto, soprattutto in un momento di crisi, mi chiedo come tuttavia si concili, ad esempio, con le esigenze ambientali, e con le regole di trasparenza, equità e concorrenza imposte dall’ordinamento giuridico nazionale e/o europeo (sia per quanto riguarda le procedure di assegnazione dei materiali, sia per quanto riguarda la composizione ed il funzionamento degli organi interni, ecc.). 9


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C’è una norma, in particolare, posta dal legislatore a tutela dell’”equilibrio” del sistema imballaggi nel suo complesso, che è stata dai Consorzi apertamente disattesa, occultandosi dietro i più vari appigli e cavilli giuridici: l’art. 223 del Testo unico ambientale prevede che nei CdA dei Consorzi i componenti espressi dai recuperatori e riciclatori debba essere uguale a quello dei produttori di materie prime. Più di così, verrebbe da dire… Inutile ricordare ciò che al riguardo ha giustamente sottolineato l’Antitrust, e cioè che “una migliore rappresentazione di interessi contrastanti (in specie, quelli dei recuperatori/riciclatori) può costituire una soluzione incentivante modalità organizzative più efficienti, eque e al contempo espressione di dinamiche genuinamente concorrenziali”. Certo, il percorso verso una maggiore trasparenza e liberalizzazione non può che essere graduale, riguardare tutto il territorio nazionale, usando specifica attenzione a quelle situazioni locali dove la raccolta differenziata stenta ad affermarsi, o dove vi è scarsità di impianti di recupero. Una delle linee guida della politica dei Consorzi (non solo quelli relativi agli imballaggi) dovrebbe essere quella di promuovere un riciclo che assicuri il rispetto di standard ambientali elevati, evitando quindi, ad esempio, che i rifiuti vengano riciclati all’estero in impianti che non offrono le stesse garanzie dal punto di vista ecologico e della sicurezza dei lavoratori, o ancora che, dopo la raccolta, i rifiuti finiscano in piattaforme che non assicurano requisiti adeguati da un punto di vista oggettivo. Un altro obiettivo fondamentale è quello di sviluppare la qualità delle raccolte e dei materiali recuperati in un contesto di sostenibilità per tutta la filiera: a questo riguardo, appare chiaro come la presenza dei recuperatori sarebbe stata fondamentale al tavolo della definizione dell’Accordo ANCI-CONAI e dei relativi allegati tecnici, per poter individuare delle soluzioni che tenessero in evidenza, fin dall’inizio, tutte le esigenze. Regole più rigorose ed oggettive, quindi, a garanzia di un riciclo di qualità, nei confronti di tutti gli operatori, sia pubblici che privati, in modo da attivare un sistema virtuoso ed efficiente, anche dal punto di vista dei costi: sembra una ricetta da libro dei sogni, ma è l’unica possibile, non fosse altro perché l’Italia non è un sistema “chiuso”, e situazioni di monopolio o di protezione di particolari interessi (che, quantunque legittimi, rimangono interessi di alcuni e non di tutti) non potranno essere a lungo tollerate dall’Europa e neanche da chi, le direttive europee, le deve applicare. Si avverte in particolare l’esigenza di delimitare in modo più definito l’ambito dell’intervento pubblico nel mercato in oggetto, sia attraverso la definizione dei tanto attesi criteri per l’assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani (in modo da tracciare i confini della c.d. “privativa” comunale in relazione alle reali necessità dell’utenza e del servizio, e non a quelle dei bilanci delle amministrazioni locali), sia per quanto riguarda il rispetto delle condizioni dell’affidamento “in house”. Tali questioni, ove non correttamente gestite, determinano ostacoli allo sviluppo delle aziende private del settore e al loro adeguamento anche dimensionale al contesto concorrenziale con cui devono confrontarsi anche in ambito internazionale. 10


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L’ITALIA DEL RECUPERO

In questo quadro, i recuperatori continuano a rappresentare una “forza trainante” costituita per lo più da imprese medio-piccole, ma in grado di competere ai più alti livelli quanto a sofisticazione tecnologica (specie in alcuni settori) e a risultati in termini di riciclo - vorremmo aggiungere, nonostante la crisi. Un esercito silenzioso (ma neanche tanto) costituito dalle più variegate professionalità, che operano in tutte le fasi, dalla raccolta alla selezione, alla messa in sicurezza, al trattamento, alla frantumazione, alla trasformazione meccanica, per rendere “edibile” dai settori produttivi a valle quello che altrimenti si sarebbe dovuto smaltire con oneri a carico della collettività e dei privati, oltre che dell’ambiente. Un universo difficile da ricondurre ad unità, che presenta ancora “zone oscure”, anche di vasta entità, per le quali sarebbe auspicabile un maggiore sforzo di raccolta dei dati ed analisi dei flussi, da parte degli enti di monitoraggio e controllo, in quanto, come risulta anche dai precedenti rapporti redatti dall’Associazione (per esempio, quello sui movimenti trasfrontalieri dei rifiuti), mentre alcune realtà o tipologie di rifiuto (a prescindere dall’effettivo rischio da queste rappresentato) sono costantemente sotto la lente degli osservatori, per altre permane uno scarso livello di conoscenza e di verifica. Anche da parte delle pubbliche amministrazioni e degli enti appaltanti in genere presenti sul territorio si registrano livelli di sensibilità e di informazione diversissimi, ad esempio nelle gare pubbliche, rispetto all’utilizzo dei differenti materiali riciclati, segno questo che una vera politica di “green procurement” nel nostro Paese non è ancora partita, nonostante i proclami del Ministero dell’ambiente e le leggi scritte (e mai applicate) sull’obbligo di acquisti verdi da parte delle pubbliche amministrazioni. Quando, in determinati non rari casi, al risparmio di risorse si affianca anche un risparmio di costi, è evidente che il problema è essenzialmente culturale, ed è soprattutto su questo che dovrebbe spingere un’efficace politica ambientale. Nell’attesa, non resta alle associazioni dei recuperatori, ai loro rappresentanti ed operatori, che attivarsi con i mezzi a disposizione per diffondere, pezzo dopo pezzo, iniziativa dopo iniziativa, quella “cultura del riciclo” tanto auspicata a parole.

CORRADO SCAPINO Presidente FISE UNIRE

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

SINTESI

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L’industria del recupero nel contesto economico nazionale Il recupero dei rifiuti e il mercato delle materie riciclabili rivestono un importante ruolo nel sistema di gestione dei rifiuti. In Italia, negli ultimi anni, è cresciuta un’ampia rete di imprese che operano nella raccolta, nel trattamento e nel recupero dei rifiuti e degli scarti della produzione, per trasformarli in materie prime secondarie da riprocessare nei cicli produttivi. L’industria del recupero e del riciclaggio è diventata un importante settore dell’economia nazionale, caratterizzato, particolarmente in alcuni comparti, da una forte innovazione tecnologica, e rappresenta l’anello finale di un ciclo che garantisce l’effettivo riutilizzo dei materiali recuperati, ottenendo due importanti risultati ambientali: sottrarre rifiuti alle forme di smaltimento in discarica e ridurre l’uso di materie vergini nei processi industriali, con minori consumi di energia e minore produzione di gas climalteranti. L’industria del riciclo ha mostrato nell’ultimo decennio una forte dinamicità in Italia e in Europa crescendo a ritmi superiori a quelli registrati dall’industria in generale. La disponibilità di materie prime secondarie è diventata basilare per diversi settori industriali. In molti comparti l’utilizzo delle materie prime secondarie rappresenta una quota preponderante in rapporto all’uso delle materie prime vergini. Per acciaio, alluminio, carta e vetro, oltre il 50% degli input alla produzione è costituito da materie prime secondarie. Tuttavia, dopo un decennio in cui il settore del recupero aveva segnato una continua crescita, legata sia allo sviluppo produttivo generale sia alle politiche di incentivazione della raccolta dei rifiuti, già a metà del 2008 la crisi economica e quindi produttiva ha cominciato a toccare tutte le fasi del ciclo, dalla raccolta, al recupero, al riciclaggio.

Produzione dei rifiuti e criticità del sistema di gestione dei rifiuti in Italia Il totale dei rifiuti prodotti in Italia, nel 2007, è stato stimato in circa 160 milioni di tonnellate. Di questi, 32 milioni di tonnellate erano rifiuti urbani, 117 milioni di tonnellate erano rifiuti speciali non pericolosi e 9 milioni di tonnellate rifiuti speciali pericolosi (dato ISPRA). La produzione dei rifiuti urbani ha mostrato un trend crescente negli ultimi anni, da 28,9 milioni di tonnellate nel 2000 a 32,5 milioni di tonnellate nel 2007. Per la prima volta, però, i rifiuti urbani non sono cresciuti nel 2007 rispetto al 2006. Nel 2008, con la crisi produttiva e dei consumi, che ha portato molti settori industriali alla diminuzione della produzione, è ipotizzabile anche una contrazione della produzione dei rifiuti urbani. Degli oltre 32 milioni circa di tonnellate di rifiuti urbani, il 55-60% viene prodotto direttamente dalle famiglie, mentre la quota restante viene prodotta dal commercio, dai pubblici esercizi, dal terziario e, per una parte minore, dall’artigianato e dall’industria.

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Il sistema di gestione dei rifiuti urbani si è fortemente trasformato nell’ultimo decennio e nel 2007 su 32,5 milioni di tonnellate di rifiuto urbano prodotto, il 28% è stato raccolto in modo differenziato, il 27% è stato biostabilizzato o trasformato in CDR, il 9% è stato incenerito. In discarica, direttamente come rifiuto tal quale o indirettamente come rifiuto biostabilizzato e residui, è finito il 55% dei rifiuti urbani prodotti. Le discariche continuano pertanto a rappresentare il principale sistema di smaltimento dei rifiuti urbani anche se, dal 2000 al 2007, la quantità dei rifiuti urbani conferita in discarica è diminuita da 21,9 milioni di tonnellate a 17,8 milioni di tonnellate. Se questo è un dato da registrare senz’altro positivamente in termini di tendenza, tuttavia occorre evidenziare che detto calo potrebbe non essere sufficiente, permanendo in alcune aree del territorio, in particolare al Sud, situazioni di latente, o effettiva, condizione emergenziale. Secondo il recente rapporto presentato da FISE Assoambiente su “Gli impianti per il trattamento dei rifiuti in Italia”, nei prossimi due anni le discariche distribuite sul territorio nazionale raggiungeranno, complessivamente, i limiti autorizzati e non potranno, salvo nuove autorizzazioni o ampliamenti delle capacità esistenti, accogliere ulteriori quantità di rifiuti. È evidente che, per evitare situazioni di emergenza, diventa fondamentale la ricerca di soluzioni alternative, che vanno individuate e adottate tempestivamente. Ma al riguardo vi è un ulteriore aspetto da prendere in considerazione, ossia i tempi amministrativi e tecnici per realizzare non solo ulteriori discariche, ma eventualmente sistemi a tecnologia complessa, come ad esempio gli impianti di incenerimento, quale necessaria integrazione dopo il potenziamento dei sistemi di riciclo dei rifiuti. La tempistica mediamente riscontrata dagli operatori si aggira, in condizioni normali, da un minimo di quattro anni dall’approvazione del progetto ad un massimo di quasi sei anni, considerando che su queste procedure incide in maniera significativa anche il consenso locale alla realizzazione degli impianti. Risulta quindi evidente che, sulla base di questi dati, il Paese si trova già in notevole ritardo per quanto riguarda la programmazione di soluzioni alternative o di potenziamento delle attuali capacità di smaltimento. Alla luce di quanto sopra, appare pertanto ancora più importante il ruolo del sistema di riciclo, su cui tuttavia gravano oggi numerosi fattori che ne ostacolano un potenziale ulteriore sviluppo industriale. I motivi sono legati non solo alla necessità e alla possibilità di espandere e migliorare la qualità delle raccolte differenziate, che richiede investimenti sia in comunicazione che in più adeguati sistemi di raccolta, ma anche e soprattutto alle difficoltà relative alla creazione ed al potenziamento degli sbocchi di mercato per le materie prime secondarie. La crisi dei mercati, iniziata nel 2008 e proseguita nell’anno in corso, ha provocato una contrazione della produzione delle materie riciclate in tutti i Paesi europei, che ha portato a una caduta, in certi casi verticale, del prezzo delle materie prime e seconde con effetti sulla stessa raccolta.

La rete dei recuperatori e degli impianti per il trattamento Nel 2008 in Italia, escludendo il recupero dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione, la rete di recupero ha raccolto oltre 32 milioni di tonnellate di 14


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materiali, di cui 18 milioni di tonnellate di metalli, 6,3 milioni di tonnellate di carta e cartone, 3,9 milioni di tonnellate di legno, 1,6 milioni di tonnellate di vetro e 958 mila tonnellate di plastica (anno 2007). Il recupero con riciclaggio di materia è stato di 38,2 milioni di tonnellate, superiore alla raccolta di oltre 6 milioni di tonnellate, coperte con l’importazione netta di diversi materiali in particolare con 5,6 milioni di tonnellate di rottami ferrosi, 417 mila tonnellate di alluminio, 560 mila tonnellate di legno, 385 mila tonnellate di plastica, 202 mila tonnellate di vetro. Il settore della carta e cartone, la cui capacità di raccolta in Italia, ha superato la capacità di riciclaggio, è stato l’unico a presentare un'esportazione netta positiva di 987 mila tonnellate. Analizzando il recupero per principali canali di produzione, dal circuito urbano si ricavano oltre 7 milioni di tonnellate di materiali di cui: 2,4 milioni di organico e verde, 2,5 milioni di tonnellate di carta e cartone, 1 milione di tonnellate di vetro, 400 mila tonnellate di legno, oltre 340 mila tonnellate di plastica. Dalle attività commerciali ed industriali si raccolgono oltre 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio, di cui quasi 2,4 milioni di tonnellate sono imballaggi di cartone, 1,3 milioni di tonnellate sono imballaggi di legno, 395 mila tonnellate sono imballaggi di vetro, 366 mila tonnellate sono imballaggi in plastica, 241 mila tonnellate in acciaio e 32 mila tonnellate in alluminio. Dai processi produttivi vengono recuperati sfridi e rifiuti per oltre 18 milioni di tonnellate di metalli; 1,4 milioni di tonnellate di carta e cartone, 2,1 milioni di tonnellate di legno, 493 mila tonnellate di alluminio, 212 mila tonnellate di plastica, 242 mila tonnellate di vetro. Un importante settore di recupero cresciuto nell’ultimo decennio è quello dei materiali organici. Il recupero dei materiali organici compostabili ha superato nel 2008 3,1 milioni di tonnellate. In particolare, sono stati raccolti 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti organici urbani, 1,1 milioni di tonnellate di rifiuti da verde urbano e 1 milione di tonnellate di fanghi e altri materiali organici. Oltre al recupero come materia, parte dei rifiuti sia urbani che speciali vengono recuperati in forma di energia. Il recupero di energia dei rifiuti trova il proprio approvvigionamento sia nel settore dei rifiuti urbani, sia nel settore dei rifiuti speciali. In particolare, nel 2007 su 4,5 milioni di tonnellate di rifiuti portati all’incenerimento, 3 milioni di tonnellate erano rifiuti urbani indifferenziati, 319 mila tonnellate erano frazione secca da trattamento meccanico-biologico, 661 mila tonnellate erano CDR, 39 mila tonnellate rifiuti sanitari e 486 mila tonnellate rifiuti speciali.

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Stima del mercato del recupero e del riciclaggio dei materiali da RU e RS 2008 (000/ton) CANALE DI RACCOLTA INTERNO ITALIA

MATERIALI

Acciaio Alluminio

IMBALLAGGI

ALTRI MATERIALI

IMBALLAGGI

RACCOLTA ALTRI RIFIUTI

TOTALE

IMP. NETTO +

RECUPERO

DA RU

DA RIFIUTI

COMMERCIALI E

SPECIALI E SFRIDI DI

RACCOLTA

EXP. NETTO -

RICICLAGGIO

RACCOLTI

URBANI

INDUSTRIALI

PRODUZIONE DA C&D

DI MATERIA

155

241

18.243

18.639

5.613

24.252

6

32

493

531

417

948

DI MATERIA

Carta

894

1.548

2.413

1.460

6.315

-987

5.328

Legno

153

316

1.366

2.105

3.940

560

4.500

Plastica (2007)

306

74

366

212

958

385

1.343

Vetro

995

395

242

1.632

202

1.834

totale

2.509

4.813

22.755

32.015

6.190

38.205

1.938

Frazione organica selezionata (2007)

1272

Verde (2007)

1096

Fanghi e altro (2007)

812

Totale compostaggio

3180

Fonte: Elaborazione FISE su dati APAT/ISPRA, ONR, CONAI e Consorzi, ANPAR, Associazioni Industriali

Come detto precedentemente, in Italia la raccolta di tutti materiali, comprendente acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro con esclusione dei rifiuti organici, ha superato i 32 milioni di tonnellate, composte per il 71% dalla raccolta di rifiuti speciali e sfridi di produzione, per il 15% dalla raccolta di imballaggi industriali e commerciali e per il 14% dalla raccolta di rifiuti e imballaggi urbani. La raccolta e il recupero dei recuperatori privati interessa perciò quasi l’85% del totale dei materiali recuperati. Se si ricalcolano i pesi relativi senza considerare il settore dell’acciaio, che rappresenta il 58% del totale dei materiali recuperati ed è gestito quasi interamente da recuperatori privati, allora la gestione del recupero totale dei materiali, considerando solo alluminio, carta, legno, plastica e vetro, dipende per il 68% dai recuperatori privati e per il 32% dai recuperatori pubblici e dai Consorzi. I Consorzi del sistema CONAI, nel complesso, nel 2008, hanno operato perciò su un recupero totale di 3,4 milioni di tonnellate di imballaggio, di 2,4 milioni di tonnellate di imballaggi domestici e 880 mila tonnellate di imballaggi industriali e commerciali. Altri 4,8 milioni di tonnellate di imballaggi sono stati raccolti invece dai recuperatori privati presso i settori commerciali e industriali.

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La rete dei recuperatori privati agisce su una raccolta totale di oltre 28,6 milioni di tonnellate di materiali di cui: - 4,8 milioni di tonnellate sono imballaggi, composti da 2,4 milioni di tonnellate di carta, 241 mila tonnellate di metalli, 1 milione 366 mila tonnellate di legno, 366 mila tonnellate di plastica, 395 mila tonnellate di vetro. - 22,7 milioni di tonnellate di materiali provengono dalla raccolta dei rifiuti speciali, degli sfridi e dei residui dei processi produttivi, di cui 18,2 milioni di tonnellate di metalli, 493 mila di alluminio, 1,4 milioni di carta, 2,1 milioni di tonnellate di legno e 212 mila tonnellate di plastica. Da questi dati si evince l'importanza relativa che la rete dei recuperatori privati ha nel sistema totale del recupero di materie in Italia. La raccolta basata sui recuperatori privati avviene secondo le regole del mercato industriale e non richiede contributi pubblici, sviluppando costi e prezzi dei materiali nel quadro della concorrenza del mercato.

Raccolta per principali tipologie di rifiuti/materiali - acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro, con esclusione dei rifiuti organici - (000/ton)

25.000 22.755

20.000

15.000

10.000

4.813

5.000 2.509 1.938

0 raccolta imballaggi da rifiuti urbani

raccolta altri materiali da rifiuti urbani

raccolta imballaggi commerciali e industriali

raccolta altri rifiuti speciali e sfridi di produzione da C&D

Fonte: Elaborazione FISE su dati APAT/ISPRA, ONR, CONAI e Consorzi, ANPAR, Associazioni Industriali

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Raccolta per principali tipologie di rifiuti/materiali escluso acciaio - alluminio, carta, legno, plastica, vetro, con esclusione acciaio e rifiuti organici - (000/ton)

13.376

14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.572

4.512

raccolta imballaggi commerciali e industriali

raccolta altri rifiuti speciali e sfridi di produzione da C&D

4.000 2.354

2.000

1.938

0 raccolta imballaggi da rifiuti urbani

raccolta altri materiali da rifiuti urbani

totale raccolta di materia

Fonte: Elaborazione FISE su dati APAT/ISPRA, ONR, CONAI e Consorzi, ANPAR, Associazioni Industriali

La capacità di riciclaggio delle industrie è la condizione fondamentale per implementare la raccolta differenziata e il recupero. Oltre alla rete dei raccoglitori in Italia è cresciuta una larga rete di impianti di trattamento e recupero dei rifiuti sia urbani sia speciali, diffusa in tutta Italia, anche se in modo disomogeneo. Secondo il citato Rapporto FISE Assoambiente (“Gli impianti per il trattamento dei rifiuti”, 2009), gli impianti dedicati al recupero dei rifiuti (R1-R12), presenti in ambito nazionale agli inizi del 2008 erano 6.404, con una capacità di trattamento autorizzata annua di circa 150,8 milioni di tonnellate. Fra questi, gli impianti dedicati unicamente al recupero dei rifiuti non pericolosi rappresentano il 91% del totale delle capacità autorizzate. Nel calcolo precedente sono state incluse le capacità di recupero collocate direttamente presso gli impianti produttivi e quelle degli impianti che effettuano trattamenti intermedi. Pertanto il dato riscontrato in relazione alla capacità risulta con ogni probabilità sovrastimato rispetto alla possibilità di recupero effettivo e sicuramente superiore a quello relativo alle quantità realmente recuperate.

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La distribuzione degli impianti di recupero risulta molto disomogenea in ambito nazionale, con una marcata presenza degli stessi al Nord (69%), rispetto al dato rilevato al Centro (18%) e al Sud (13%). Nel più ampio quadro degli impianti di recupero dei rifiuti, svolge un’importante ruolo la rete specifica di piattaforme per il recupero dei materiali riciclabili quali carta, vetro, plastica, legno, metalli ed alluminio, che riceve rifiuti in entrata dalla raccolta differenziata urbani e dai raccoglitori privati. In Italia, nel 2008, sulla base dei dati pubblicati dai consorzi di filiera del Sistema CONAI, si contavano 486 piattaforme di raccolta dei materiali da riciclare. Di queste, 272 erano piattaforme dedicate principalmente al recupero del legno, 76 al recupero della carta, 30 a quello del vetro, 12 a quello della plastica e 41 raccoglievano più materiali.

L’indagine FISE UNIRE sulle piattaforme di recupero FISE UNIRE ha condotto un’indagine su 168 piattaforme di recupero dei principali materiali derivati dai rifiuti. La maggior parte delle piattaforme del campione trattano tutte le tipologie di materiale (carta e cartone, metalli,vetro e plastica), o quasi. Il fatturato medio per materiale in entrata è di 107 euro/tonnellata, e varia da 111 euro/tonnallata al Nord a 91 euro/tonnellata al Sud, mentre il fatturato del materiale in uscita varia da 135 euro/tonnellata e al Nord a 104 euro/tonnellata al Centro. In totale le piattaforme hanno ricevuto e trattato, nel 2008, oltre 3,5 milioni di tonnellate di materiali di cui la carta e cartone rappresentavano il 43%, la plastica il 7%, il vetro il 24%, il metallo l’8% e il multimateriale il 10%. Successivamente alla crisi produttiva registrata alla fine del 2008, un confronto delle quantità dei materiali in entrata nel primo trimestre del 2009 rispetto al primo trimestre 2008 ha mostrato andamenti diversi per i singoli materiali: la carta e cartone in entrata è cresciuta del 21% insieme al vetro (+26%), mentre sono diminuiti la plastica (-43%), i metalli (-28%) e il legno (-8%). I canali di approvvigionamento delle piattaforme sono diversi ed in particolare i rifiuti urbani da raccolta differenziata rappresentano il 53% del totale dei materiali in entrata, i rifiuti speciali da commercio, industria e grande distribuzione il 30%, da servizi e uffici il 5%, da intermediari l’8%, da importazione il 3%. Complessivamente, dal totale delle piattaforme del campione nel 2008 sono uscite oltre 3 milioni di tonnellate di materiali trattati come materie prime secondarie; di queste, il 54% erano costituite da materiali cartacei, il 27% da vetro, il 10% da plastica, il 4% da legno e il 2% da metalli. 19


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L’utilizzo dei materiali recuperati nei diversi comparti produttivi; la dinamica import-export Il ciclo del recupero viene chiuso dagli impianti di riutilizzo delle materie prime secondarie. Gli impianti di riprocesso industriale e trasformazione dei materiali recuperati corrispondono ai grandi impianti industriali dei diversi settori produttivi. In Italia nel 2008 sono presenti 27 acciaierie, che riutilizzano rottami di ferro, di cui 24 collocate al Nord. Le vetrerie sono 33, di cui 22 al Nord, 5 al Centro e 6 al Sud. Le cartiere sono 70, di cui 39 al Nord e 23 al Centro. Gli impianti per la produzione di alluminio sono 25, di cui 15 al Nord. Gli impianti di produzione del pannello truciolare sono 15, di cui 13 al Nord. Gli impianti di utilizzo delle plastiche riciclate sono 97, di cui 62 al Nord e 28 al Sud. Su un totale di 197 impianti, ben 137 sono collocati al Nord, 30 al Centro e 30 al Sud. L’importanza dell’uso del materiale recuperato, nei processi produttivi finali, si può calcolare come peso relativo dell’uso del materiale recuperato (materie prime secondarie) rispetto all’uso della materia prima. La materie prime secondarie, che nascono dalla raccolta differenziata di origine urbana e non, nonché dagli sfridi di produzione, hanno superato, in alcuni settori, l’uso delle materie prime vergini e la loro domanda risulta crescente negli anni. Nel settore dell’acciaio e metalli, l’utilizzo di materiali recuperati rappresenta quasi il 64% della produzione finale di metalli, nel settore della carta e cartone oltre il 55% della produzione di carta e cartone, nel vetro cavo oltre il 50%, nel settore della plastica il 18%. Oltre alla domanda interna di materiali da parte dell’industria nazionale, un ruolo sempre più importante è giocato dalla domanda dall’estero. I flussi transfrontalieri delle materie recuperate rappresentano una realtà che riguarda tutti i principali settori del riciclaggio in Italia e che muove grandi quantità di materiali in entrata (oltre 7,5 milioni di tonnellate) e in uscita (oltre 1,2 milioni di tonnellate). Al riguardo, va evidenziato che la dinamica import-export delle materie prime secondarie si sta profondamente trasformando. Il settore della carta, ad esempio, ha saturato negli ultimi anni la capacità di riciclaggio da parte dell’industria cartaria nazionale dei materiali raccolti, tanto da portare l’Italia a diventare esportatrice netta di macero. La capacità di riciclaggio interno negli altri settori rimane comunque, al momento, superiore alla raccolta totale di materiali dismessi in Italia, compresi gli sfridi di produzione. Per il riciclaggio dei metalli si ha un import netto di 5,6 milioni di tonnellate, per l’alluminio di 317 mila tonnellate, per il legno di oltre 700 mila tonnellate, per la plastica di 385 mila tonnellate e per il vetro di 202 mila tonnellate. L’Italia perciò si conferma come importatrice netta di materiali di recupero (circostanza che può dare spazio ad un’ulteriore crescita delle raccolte), come confermato anche dallo studio di FISE Assoambiente (“Il movimento transfrontaliero dei rifiuti”, 2009), da cui emerge che il flusso di rifiuti speciali non pericolosi in entrata nel nostro Paese (1,4 milioni di tonnellate nel 2005) 20


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interessa principalmente materie recuperabili mentre l’esportazione di questa tipologia di rifiuti interessa solo 300.000 tonnellate.

I mercati delle materie prime secondarie e la crisi economica internazionale I mercati delle materie prime e delle materie prime secondarie sono mercati variabili e ciclici che hanno presentato negli anni situazioni alterne in cui la materia seconda poteva essere più o meno conveniente rispetto alla materia vergine. In alcuni settori produttivi, quali quelli del cartone, vetro, metalli e pannelli truciolari, le materie prime secondarie rappresentano oramai la parte prevalente degli input di produzione. La domanda di queste materie prime secondarie è perciò correlata alla domanda finale degli specifici beni. In altri settori, quali la plastica, le materie prime secondarie si trovano maggiormente correlate ai prezzi delle materie vergini e sono più sensibili al variare dei loro prezzi. La globalizzazione dei mercati e la progressiva localizzazione nei Paesi asiatici di una quota rilevante della manifattura industriale destinata ai mercati europei e americani ha provocato una crescita strutturale della domanda di materie prime e seconde. Con l’emergere della Cina e dei Paesi asiatici quali l’India ma anche l’Indonesia e la Corea, sta cambiando il mercato delle materie prime e seconde. Con la crisi economica internazionale iniziata nel 2008, si è registrata una contrazione della produzione delle materie riciclate in tutti i Paesi europei, che ha provocato una caduta, in certi casi verticale, del prezzo delle materie prime e secondarie, causando in Italia uno stato di crisi in tutti i settori della plastica, carta, legno, vetro, metalli. Questa situazione ha avuto un immediato riflesso sui recuperatori e quindi sulla rete di raccolta. Analizzando la situazione per settore merceologico, il mercato mondiale dei metalli ferrosi ha visto negli ultimi anni una forte crescita della domanda dei Paesi asiatici che hanno portato a 20 milioni di tonnellate l’importazione netta, mentre l’Europa si è assestata su un’importazione netta di 2,6 milioni di tonnellate. Il Nord America ha invece accresciuto la propria esportazione netta a 12 milioni di tonnellate. L’Italia presenta per i rottami di acciaio un’importazione netta di oltre 5,6 milioni di tonnellate. I rottami provengono per la maggior parte da sfridi di lavorazione (36% del totale raccolto), da raccolta di rottame (auto, elettrodomestici, 34% del totale raccolto), da demolizioni (industriali, civili, navali per il 30%), di cui il 25/30% del totale viene importato. La raccolta differenziata urbana degli imballaggi incide per una minima parte (374mila tonnellate). All’inizio del 2009 il ciclo raccolta-riciclaggio ha mostrato una situazione di crisi, con un calo dei prezzi del rottame che ha indotto a una minore raccolta, con 21


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minore disponibilità di rottami sul mercato. La fase di profonda crisi del settore produttivo che ha contraddistinto anche il primo semestre 2009 continua a far sentire il suo peso anche sulle quotazioni dei rottami ferrosi che hanno proseguito la loro discesa anche nel primo semestre 2009. Nel mercato mondiale dell’alluminio, l’Asia ha accresciuto l’importazione netta di rottami di alluminio a 2,3 milioni di tonnellate, mentre l’Europa è diventata esportatrice netta insieme al Nord America. I prezzi dei rottami in alluminio hanno registrato un forte calo fino al gennaio 2009 rispetto ai primi mesi del 2008, in correlazione alla diminuzione del prezzo dell’alluminio. Da febbraio però sono ricominciati a salire i prezzi dei principali listini, quali rottame da lattine per bevande e da imballaggi usati. Il mercato mondiale del macero ha visto, dal 1995 al 2006, una forte crescita dell’Asia che da esportatrice netta è diventata importatrice netta per oltre 20 milioni di tonnellate, in gran parte collocate in Cina. Nel 2008 l’Europa ha accresciuto l’esportazione netta di macero portandola a 10,5 milioni di tonnellate, a fronte di un tasso di utilizzo del macero in costante crescita negli ultimi anni, pari a quasi il 50% a livello europeo. Nella situazione di recessione mondiale i prezzi della carta da macero hanno segnato un calo generalizzato nel 2008, sia per l’indebolimento della domanda mondiale sia per la crescita dell’offerta della raccolta. In Italia la raccolta differenziata urbana è continuata a crescere, la capacità di riciclaggio non ha coperto l’offerta completamente, che ha trovato sbocco nelle esportazioni nette di macero in particolare verso la Cina e i Paesi del medio Oriente. Il settore cartario nazionale continua a risentire pesantemente della forte crisi di domanda internazionale, con livelli produttivi che scontano gli effetti della prosecuzione del processo di riorganizzazione già in atto da tempo con numerose soste produttive e nuove fermate di impianti. La produzione nazionale di carte e cartoni continua infatti a collocarsi abbondantemente al di sotto dei livelli già in calo dello scorso anno. Nella sintesi dei primi 6 mesi dell’anno la perdita produttiva rispetto all’analogo periodo 2008 sarebbe vicina al 17%. Della crisi di domanda senza precedenti, evidente anche dall’analisi dei risultati dell’indagine relativi agli ordini, continuano e risentire le quotazioni medie dei prodotti delle cartiere, in calo ormai da almeno 6 trimestri con accentuazioni progressive rispetto ai corrispondenti periodi 2008: per il fatturato complessivo del settore il calo tendenziale è collocabile intorno al 21% in questa prima metà dell’anno. Anche il mercato della plastica recuperata ha visto una forte crescita dell’importazione netta dei Paesi asiatici, giunta ad oltre 4,5 milioni di tonnellate nel 2007. L’Europa è diventata la prima esportatrice netta di materiali plastici, attestandosi a 1,5 milioni di tonnellate di esportazione netta superando la stesso Nord America che, nel 2007, presentava un’esportazione netta di 516 mila tonnellate. I prezzi sempre crescenti negli ultimi anni sono fortemente calati nell’ultima parte del 2008. Con la caduta delle quotazioni delle plastiche riciclate, il valore delle plastiche raccolte si è quasi annullato, con la contemporanea caduta del prezzo del petrolio e dei polimeri derivati. In questa situazione tutto il ciclo della plastica 22


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riciclata e il settore del riciclaggio è andato in crisi mettendo in dubbio la sostenibilità economica del sistema di recupero. Perciò, all’inizio del 2009, il forte calo della domanda di materie plastiche riciclate ha reso più complesso il riciclo dei materiali raccolti, spostando la crisi sulla fase del recupero. In Italia la struttura del settore vetrario, molto concentrato e relativamente non aperto, ha permesso un limitato impatto sui prezzi dei rottami, anche con la crisi di fine 2008. I prezzi dei rottami di vetro sono rimasti sostanzialmente costanti dall’inizio del 2008 al 2009.

Considerazioni conclusive L’industria del recupero è un comparto vitale, in crescita nell’ultimo decennio e fondamentale per molti comparti produttivi del Paese e nel quale gli operatori privati svolgono una parte determinante. Grazie al positivo andamento della domanda interna e dall’estero di materiali recuperati, e al progressivo ampliamento delle raccolte differenziate nazionali, questo settore ha potuto svilupparsi fino a portare l’Italia ai primi posti nelle classifiche europee, specie per il recupero di alcune merceologie. Tuttavia, la crisi economica che ha interessato i mercati delle materie prime ha avuto dei riflessi pesanti anche sui mercati dei materiali riciclati, mostrando i limiti dell’attuale sistema. Per alcuni settori (v. carta), gli attuali tassi di riciclo e di raccolta sono stati mantenuti solo grazie alla dinamica delle esportazioni (dirette soprattutto nel Far East), che è rimasta sostenuta nonostante la crisi. Dal quadro come sopra delineato, risulta pertanto quanto segue: - è prevedibile che, nel medio-lungo termine, l’esportazione di materiali recuperati continui a crescere; - davanti a strozzature prolungate della domanda interna di materiali, non compensate dalla capacità di assorbimento del mercato nazionale ed estero, anche i tassi di raccolta potrebbero venire compromessi; - è pertanto necessario accrescere la capacità di utilizzo di alcuni materiali da parte dell’industria nazionale, rafforzando al contempo la domanda di materiali riciclati e di beni e manufatti da questi ottenuti, mediante interventi quali il “green public procurement”; - è altrettanto urgente individuare e promuovere nuovi sbocchi attraverso un’adeguata incentivazione di nuove applicazioni nei processi produttivi manifatturieri e nei “green products”; - sarebbe inoltre opportuno avviare politiche di ammortizzazione dei cicli dei prezzi delle materie prime secondarie, che quando tendono a ridursi rischiano di avere serie ripercussioni, anche in termini qualitativi, sul sistema di raccolta e recupero e quindi sull’esigenza di assicurare la stabilità dei flussi da raccolta differenziata.

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LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI IN ITALIA

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Il totale dei rifiuti prodotti in Italia, nel 2007, è stato stimato a circa 160 milioni di tonnellate. Di questi, 32 milioni di tonnellate erano rifiuti urbani, 117 milioni di tonnellate erano rifiuti speciali non pericolosi e 9 milioni di tonnellate rifiuti speciali pericolosi. Al Nord si produce il 56% del totale italiano dei rifiuti, con una popolazione che rappresenta il 45% del Paese; al Centro si produce il 19% del totale dei rifiuti con il 19% della popolazione, mentre al Sud viene prodotto il 25% dei rifiuti con il 35% della popolazione.

TABELLA 1: La produzione totale dei rifiuti in Italia (ton) POPOLAZIONE 2007

PRODUZIONE RU ANNO 2007 (ton)

RS NON PERICOLOSI ANNO 2006 (ton)

RS PERICOLOSI ANNO 2006 (ton)

TOTALE PRODUZIONE RIFIUTI (ton)

NORD

27.116.943

14.616.674

69.432.976

5.095.751

89.145.401

CENTRO

11.675.578

7.352.259

22.474.370

859.929

30.686.558

SUD

20.826.769

10.578.610

25.117.915

3.279.727

38.976.252

ITALIA

59.619.290

32.547.543

117.025.261

9.235.407

158.808.211

Nord (kg/ab/anno)

539

2561

188

3287

Centro (kg/ab/anno)

630

1925

74

2628

Sud (kg/ab/anno)

508

1206

157

1871

Italia (kg/ab/anno)

546

1963

155

2664

AREA GEOGRAFICA

Fonte: ISPRA (ex APAT)

In particolare, al Nord viene prodotto il 59% dei rifiuti speciali non pericolosi e il 55% dei rifiuti speciali pericolosi, mentre al Centro i valori sono più bassi della percentuale della popolazione, ad indicare una minore produzione relativa di rifiuti speciali. Il Sud presenta una quota relativa di rifiuti speciali pericolosi pari alla sua popolazione, mentre è inferiore la percentuale dei rifiuti speciali non pericolosi. Le percentuali dei rifiuti urbani prodotti rispecchiano sostanzialmente le percentuali della popolazione, con una leggera maggior produzione per abitante al Centro e una leggera minor produzione al Sud.

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TABELLA 2: La produzione totale dei rifiuti in Italia - Percentuali relative, per macroaree e tipo di rifiuti

POPOLAZIONE 2007

PRODUZIONE RU ANNO 2007

RS NON PERICOLOSI ANNO 2006

RS PERICOLOSI ANNO 2006

TOTALE PRODUZIONE RIFIUTI

NORD

45%

45%

59%

55%

56%

CENTRO

20%

23%

19%

9%

19%

SUD

35%

33%

21%

36%

25%

ITALIA

100%

100%

100%

100%

100%

REGIONE

Fonte: Elaborazione su dati ISPRA

GRAFICO 1: Produzione per tipo di rifiuto e per macroaree (anno 2007 per RU e 2006 per RS) (000/ton)

140 117.025

120 100 80 69.432

60 40

32.547 14.616

20

5.095

10.578

7.352

Nord RS non pericolosi

Centro

9.235

3.279

859

0

RU

25.117

22.474

Sud

Italia

RS pericolosi

Fonte: Elaborazione su dati ISPRA

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GRAFICO 2: Produzione per macroaree, per tipo di rifiuto (kg/ab/anno) 3.000 2.561

2.500 1.963

1.925

2.000 1.500

1.206

1.000 500

630

539

546

508 188

157

74

155

0 RU

Nord

Centro

RS non pericolosi

RS pericolosi

Sud

Italia

Fonte: ISPRA

Rifiuti urbani La produzione dei rifiuti urbani ha mostrato un trend crescente negli ultimi anni da 28,9 milioni di tonnellate nel 2000 a 32,5 milioni di tonnellate nel 2007. Per la prima volta, però, i rifiuti urbani non sono cresciuti nel 2007 rispetto al 2006. Nel 2008 con la crisi produttiva e dei consumi, che ha portato molti settori industriali alla diminuzione della produzione, si prevede una contrazione della produzione dei rifiuti urbani. Degli oltre 32 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, il 55-60% viene prodotto direttamente dalle famiglie, mentre la quota restante viene prodotta dal commercio, dai pubblici esercizi, dal terziario e, per una parte minore, dall’artigianato e dall’industria. La presenza di due grandi canali di produzione dei rifiuti urbani spiega perché la raccolta differenziata dei rifiuti urbani è gestita dal sistema pubblico con la raccolta stradale, nelle diverse forme “cassonetto” e “porta a porta”, mentre la raccolta presso imprese commerciali, terziario, artigianali e industriali è gestita in gran parte da imprese private di recupero, con esclusione dell’assimilato gestito dal sistema pubblico. Entrambi i sistemi raccolgono quantità considerevoli degli stessi materiali come carta, vetro, plastica. Nel 2007, su 32,5 milioni di tonnellate di rifiuto urbano prodotto, la raccolta differenziata è stata di 8,9 milioni di tonnellate e la raccolta indifferenziata di 23,6 milioni di tonnellate. Il recupero dei rifiuti urbani ha raggiunto nel 2007 il 27% del totale dei rifiuti urbani. 26


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Il Nord, con il 45% della popolazione, produce il 45% dei rifiuti urbani, il Centro, con il 19% della popolazione, produce il 23% dei rifiuti urbani e il Sud, con il 35% della popolazione, produce il 32% dei rifiuti urbani.

TABELLA 3: Serie storica produzione RU nelle diverse Regioni (ton/anno) 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2.043.234

2.081.942

2.133.155

2.131.638

2.230.000

2.228.730

2.277.691

2.269.881

V. D’Aosta

70.971

69.427

70.667

77.173

73.000

73.646

74.795

75.755

Lombardia

4.447.891

4.538.400

4.579.831

4.630.974

4.791.000

4.762.095

4.943.512

4.932.260

528.666

514.644

478.894

461.067

478.000

477.883

492.253

490.022

2.132.706

2.163.297

2.177.344

2.136.221

2.185.000

2.273.079

2.379.467

2.372.072

Friuli V.G.

594.744

589.642

603.432

588.739

590.000

603.087

596.778

618.593

Liguria

924.071

928.297

954.302

969.248

953.000

997.824

978.416

981.314

2.533.392

2.516.009

2.634.690

2.612.970

2.729.000

2.788.635

2.858.942

2.876.779

13.275.677

13.401.657

13.632.315

13.608.570

14.028.000

14.204.979

14.601.854

14.616.674

Toscana

2.206.459

2.283.601

2.353.705

2.391.784

2.492.000

2.523.261

2.562.374

2.552.561

Umbria

427.976

453.563

467.969

471.975

477.000

493.560

577.332

565.033

Marche

757.149

782.502

794.386

793.009

824.000

875.571

868.374

875.120

Lazio

2.822.060

2.981.191

2.978.285

2.929.093

3.147.000

3.274.984

3.355.898

3.359.544

CENTRO

6.213.645

6.500.858

6.594.344

6.585.860

6.941.000

7.167.376

7.363.978

7.352.259

Abruzzo

580.926

598.716

611.550

631.694

678.000

694.088

699.600

697.112

Molise

133.481

116.427

117.097

119.810

123.000

133.324

129.496

133.309

Campania

2.598.562

2.762.878

2.659.996

2.681.884

2.784.000

2.806.113

2.880.386

2.852.735

Puglia

1.778.021

1.753.487

1.806.588

1.846.169

1.990.000

1.977.734

2.080.698

2.148.328

Basilicata

215.403

217.498

228.676

246.745

237.000

268.100

236.926

244.655

Calabria

768.014

811.320

859.193

889.083

944.000

935.620

950.777

943.205

2.603.582

2.423.379

2.520.782

2.576.660

2.544.000

2.614.078

2.717.967

2.695.198

791.234

822.652

833.188

851.697

878.000

875.206

860.968

864.068

9.469.224

9.506.358

9.637.069

9.843.742

10.181.000

10.304.262

10.556.818

10.578.610

28.958.545

29.408.873

29.863.728

30.038.172

31.150.000

31.676.617

32.522.650

32.547.543

REGIONE Piemonte

Trentino A.A. Veneto

E. Romagna NORD

Sicilia Sardegna SUD ITALIA Fonte: ISPRA

27


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 3: Produzione di rifiuti urbani in Italia - Serie storica (000/ton) 40.000 35.000 30.000

28.958

29.408

29.863

30.038

2000

2001

2002

2003

31.150

31.676

32.522

32.547

2004

2005

2006

2007

25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 Fonte: ISPRA

In Italia, nel 2006 (ultimo anno disponibile, secondo i dati ECOCERVED, per quanto riguarda la produzione di rifiuti speciali), sono stati prodotti 127 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 116 milioni di tonnellate erano rifiuti speciali non pericolosi e 11 milioni di tonnellate erano rifiuti pericolosi.

Rifiuti speciali In Italia, nel 2006, secondo una valutazione di ISPRA, sono stati prodotti 117 milioni di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e 9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi. Secondo ECOCERVED, partendo da una elaborazione dei MUD, sono stati prodotti 127 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui 116 milioni 649 mila tonnellate erano rifiuti speciali non pericolosi (dato simile alla valutazione ISPRA) e 11 milioni 339 mila tonnellate erano rifiuti pericolosi, mentre ISPRA valuta a 9 milioni 324 mila i rifiuti speciali pericolosi prodotti. Per potere comunque offrire una rappresentazione cronologica della produzione dei rifiuti speciali, abbiamo fatto riferimento ai dati ISPRA per la costruzione delle serie storiche presentate (Tabella 4 e Grafico 4). Sono stati invece utilizzati i dati ECOCERVED relativi al 2006 nella Tabella 5, in cui si confronta per l’anno 2004 e 2006 la produzione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, secondo i settori di produzione dei rifiuti speciali.

28


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

Il -

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

settore dei rifiuti speciali presenta tre grandi aree di produzione: industria manifatturiera, impianti di trattamento dei rifiuti e acque, settore delle costruzioni e demolizioni.

In termini quantitativi, il comparto che produce più rifiuti speciali è quello degli inerti (costruzioni e demolizioni, estrazioni e cave) che si stima superi i 48 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti nel 2006. Altro grande comparto di produzione dei rifiuti speciali è l’industria manifatturiera, che nel 2006 ha prodotto oltre 36 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (il 28% del totale dei rifiuti speciali), senza contare gli imballaggi industriali. Gli imballaggi industriali prodotti da commercio ed industria erano oltre 6 milioni di tonnellate nel 2006 (il 5% del totale dei rifiuti speciali). Nell’industria manifatturiera, invece, oltre 11 milioni di tonnellate di rifiuti nascono dai processi termici e siderurgici e delle produzioni di metalli, 4,5 milioni di tonnellate dalla produzione e lavorazione di superfici metalliche e plastiche, 19 milioni dai comparti manifatturieri organici (rifiuti da agricoltura, industria agroalimentare, rifiuti della lavorazione del legno e della carta, rifiuti della lavorazione di pelli e pellicce e industria tessile) e 8,5 milioni di tonnellate derivano da altri settori economici. Oltre ai due grandi comparti precedentemente descritti, alla formazione del totale della produzione dei rifiuti speciali contribuisce per il 28% anche il settore di trattamento delle acque e di trattamento dei rifiuti con 35 milioni di tonnellate. Dagli impianti di trattamento acque sono usciti, nel 2006, oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, quali i fanghi. Gli impianti di trattamento dei rifiuti urbani e speciali, per biostabilizzazione, produzione CDR, incenerimento, hanno prodotto oltre 26 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, conferiti in gran parte in discarica. Un peso comunque notevole lo esprime il settore di trattamento del percolato da discarica con 4 milioni di tonnellate. I rifiuti speciali pericolosi nel 2006 sono stati calcolati in 11 milioni di tonnellate. Di questi, 6,7 milioni di tonnellate sono state prodotte dal settore manifatturiero, 1 milione di tonnellate da costruzioni e demolizioni e 3,2 milioni di tonnellate dagli impianti di trattamento rifiuti. La produzione dei rifiuti speciali è concentrata principalmente al Nord (63% dei rifiuti speciali non pericolosi, 74% dei rifiuti speciali pericolosi e 62% dei rifiuti da costruzioni e demolizioni), mentre per i rifiuti urbani vi è una distribuzione territoriale equipollente alla percentuale della popolazione. Il Centro e il Sud presentano complessivamente una produzione di rifiuti speciali più bassa (17% al Centro e 20% al Sud di rifiuti speciali non pericolosi e 11% al Centro e 15% al Sud di rifiuti speciali pericolosi). 29


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Nel quadro regionale, la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia Romagna producono il 55% dei rifiuti speciali non pericolosi e il 64% dei rifiuti speciali pericolosi. La Lombardia da sola produce il 20% dei rifiuti speciali non pericolosi e il 30% di quelli pericolosi. I tre grandi canali presentano problematiche diverse, per tipo di produzione di rifiuto, per modalità di gestione e per sistemi di recupero. Nei comparti dei rifiuti speciali dell’industria manifatturiera e delle costruzioni e demolizioni operano principalmente imprese private di recupero, mentre nel comparto del trattamento dei rifiuti operano soprattutto i soggetti pubblici di gestione dei rifiuti. TABELLA 4: Trend produzione rifiuti speciali in Italia differenziati per tipologia - Serie storica (000/ton) 1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

43.919

44.845

51.847

54.973

50.178

52.366

55.294

55.647

74.227

4.058

3.811

3.911

4.279

4.990

5.419

5.348

7.936

9.325

C&D

21.286

23.880

27.291

30.954

37.345

42.548

46.458

45.851

52.082

Totale

69.263

72.536

83.049

90.206

92.513

100.333

108.262

109.556

134.727

1998 RS non pericolosi RS pericolosi

Fonte: ISPRA

GRAFICO 4: Trend di produzione dei rifiuti speciali in Italia (000/ton) 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0 1998 RS non pericolosi

1999

2000 RS pericolosi

2001

2002

2003

2004

2005

2006

C&D

Fonte: ISPRA

30


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 5: Produzione dei rifiuti speciali – Confronto Italia 2004/2006

RS NON PERICOLOSI

RS PERICOLOSI

TOTALE RIFIUTI SPECIALI

2004

2006

%

2004

2006

%

2004

2006

%

8.028.679

7.396.294

-8%

25.650

9.686

-62%

8.054.329

7.405.980

-8%

21.540.728

22.623.944

5%

4.485.616

6.794.122

51%

26.026.344

29.418.066

13%

29.569.407

30.020.238

2%

4.511.267

6.803.808

51%

34.080.674

36.824.046

8%

2) Imballaggi industria (fam.15)

5.258.799

6.216.252

18%

72.595

93.750

29%

5.331.394

6.310.002

18%

3) C&D, estraz. cave (fam. 01+17)

38.180.751

48.541.402

27%

614.136

1.103.255

80%

38.794.887

49.644.657

28%

4.751.933

4.175.824

-12%

37.556

73.494

96%

4.789.489

4.249.318

-11%

15.807.506

23.647.868

50%

2.263.914

3.260.598

44%

18.071.420

26.908.466

49%

4.189.950

4.048.082

-3%

4.600

4.281

-7%

4.194.550

4.052.364

-3%

4) Fanghi e tratt. rifiuti (fam. 19)

24.749.389

31.871.774

29%

2.306.070

3.338.374

45%

27.055.459

35.210.148

30%

Totale RS (1+2+3+4)

97.758.346

116.649.666

19%

7.504.068

11.339.187

51%

105.262.414

127.988.853

22%

1A)manifatturiero organico (fam.02,03,04 agroalimentare, legno, carta, tessile) 1B)manifatturiero non organico (fam.05-14 16 e 18 comprensivo di chimica organica) 1) Industria manifatturiera (fam. 02-18)

4A)da trattamento acque 4B) da trattamento rifiuti soldi 4C) percolato di discarica

Fonte: ECOCERVED

31


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

LA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

TABELLA 6:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Il sistema di gestione dei rifiuti urbani si è fortemente trasformato nell’ultimo decennio. Nel 2007, su 32,5 milioni di tonnellate di rifiuto urbano prodotto, il 28% è stato raccolto in modo differenziato, il 27% è stato biostabilizzato o trasformato in CDR, il 9% è stato incenerito. In discarica, direttamente come rifiuto tal quale o indirettamente come rifiuto biostabilizzato e residui, è stato smaltito il 55% dei rifiuti urbani prodotti. La gestione dei rifiuti urbani in Italia 2007 ATTIVITÀ

QUANTITÀ (TON)

INCIDENZA TIPO DI GESTIONE SU TOTALE PRODUZIONE %

Produzione

32.547.543

100%

Raccolta differenziata / recupero

8.958.206

28%

Compostaggio

2.368.302

7%

Biostabilizzazione e produzione cdr

8.757.152

27%

Incenerimento

2.975.127

9%

Discarica

17.866.917

55%

Fonte: Elaborazione FISE su dati ISPRA

GRAFICO 5:

Gestione dei rifiuti urbani in Italia 2007 (000/ton) 21.000.000 17.866.917

17.000.000

13.000.000

9.000.000

8.958.206

8.757.152

5.000.000 2.978.127

1.000.000 raccolta differenziata

biostabilizzazione e produzione cdr

incenerimento

discarica

Fonte: ISPRA

32


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

L’analisi dei dati relativi alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani dal 2000 al 2007 evidenzia che la quantità di materiale raccolto è raddoppiata passando da 5,1 milioni di tonnellate a 8,9 milioni di tonnellate, di cui 2,9 milioni di tonnellate sono frazione umida e verde, 2,6 milioni di tonnellate carta e cartone, 1,2 milioni di tonnellate vetro, 500 mila tonnellate plastica, 642 mila tonnellate legno, 116 mila tonnellate RAEE e 361 mila tonnellate metalli. Non tutti questi materiali raccolti vengono gestiti dai Consorzi di recupero degli imballaggi, una quota consistente di essi passa attraverso il sistema di recupero delle piattaforme private e dei cosiddetti operatori indipendenti.

TABELLA 7: La raccolta differenziata dei rifiuti urbani nelle Regioni italiane - Serie storica (ton) 2001

2002

2003

2004

2005

2006

Piemonte

450.536

523.914

596.497

732.188

829.879

929.736

1.016.156

V. D’Aosta

11.720

14.630

18.232

18.612

20.914

23.440

27.348

Lombardia

1.639.560

1.668.326

1.845.454

1.960.050

2.021.737

2.154.201

2.196.008

Trent. A.A.

121.027

132.518

54.150

180.708

211.096

241.831

261.716

Veneto

745.326

851.418

899.692

960.016

1.083.900

1.159.791

1.220.290

Friuli V.G.

126.814

145.630

158.003

152.242

183.097

198.699

233.383

Liguria

116.778

135.702

158.286

158.378

182.314

163.272

186.030

E. Romagna

621.862

693.672

734.077

811.761

875.202

954.137

1.063.507

3.833.600

4.165.810

4.564.391

4.973.956

5.408.139

5.825.107

6.204.437

Toscana

558.239

608.887

688.883

769.841

775.426

790.682

799.680

Umbria

57.602

72.950

84.732

96.579

119.424

141.660

141.330

Marche

92.730

119.005

118.030

133.618

154.426

169.263

183.392

Lazio

126.512

152.227

237.666

269.744

338.972

372.608

405.533

CENTRO

835.083

953.069

1.129.312

1.269.782

1.388.248

1.474.213

1.529.935

Abruzzo

53.001

58.095

71.169

95.813

108.136

117.900

129.839

3.316

3.683

4.398

4.393

6.965

6.478

6.350

167.824

193.793

216.765

294.035

298.750

326.181

385.120

Puglia

88.140

115.578

192.508

144.857

162.061

183.619

191.100

Basilicata

10.698

12.468

14.226

13.599

14.765

18.411

19.856

Calabria

26.205

60.266

77.010

85.222

80.422

76.345

86.293

Sicilia

79.650

107.935

148.062

138.266

143.133

179.004

164.806

Sardegna

17.414

23.202

32.148

46.862

86.720

170.318

240.470

446.248

575.022

756.285

823.047

900.952

1.078.256

1.223.834

5.114.954

5.693.900

6.449.987

7.066.784

7.697.339

8.377.575

8.958.206

REGIONE

NORD

Molise Campania

SUD ITALIA

2007

Fonte: ISPRA

33


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

GRAFICO 6:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Raccolta differenziata rifiuti urbani in Italia - Serie storica (000/ton) 10.000 8.958 8.377 7.697

8.000 7.066 6.449 5.693

6.000 5.114 4.181

4.000

2.000

0

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

Fonte: ISPRA

34


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 8: Raccolta differenziata dei rifiuti urbani per materiale e per Regione 2007 (ton) REGIONE

ORGANICO

SFALCI E POTATURE

CARTA

PLASTICA

VETRO

LEGNO

METALLI

TESSILI

RAEE

INGOM. A RECUPERO

RACCOLTA SELETTIVA

ALTRO

TOTALE RD

Piemonte

199.090

121.470

333.793

65.787

135.678

92.632

28.443

6.252

7.282

18.941

2.384

4.404

1.016.156

4.598

8.066

2.383

5.367

4.151

2.369

104

56

27.348

10.170

12.247

2.196.008

1.864

5.680

261.715

V.D'Aosta

255

Lombardia

382.656

377.524

576.058

140.980

352.389

156.679

82.284

25.943

27.306

Trent A.A.

61.984

27.243

78.630

11.213

45.209

13.078

12.260

1.456

3.100

299.316

230.452

261.313

62.155

193.058

47.997

60.253

9.191

14.821

28.588

3.907

9.241

1.220.290

24.895

47.734

57.437

15.866

41.530

13.955

9.177

839

4.552

2.152

984

14.261

233.381

3.901

24.630

60.803

8.530

35.669

25.269

10.257

2.145

3.191

10.517

521

596

186.030

112.044

250.530

287.021

51.625

113.294

125.600

33.869

7.110

13.158

22.264

4.705

42.288

1.063.507

NORD

1.083.885

1.084.179

1.663.121

358.539

922.194

479.361

238.911

52.934

73.664

134.235

24.639

88.773

6.204.435

Toscana

136.733

101.695

292.440

34.637

71.853

85.236

47.357

7.056

11.734

2.309

8.630

799.680

Umbria

25.148

15.061

42.959

6.255

16.820

9.563

15.704

1.256

1.221

6.844

499

Marche

26.373

15.202

67.607

15.220

23.924

12.216

6.961

1.628

3.207

2.374

636

8.037

183.383

Lazio

43.113

12.139

226.147

14.915

54.913

12.332

5.557

1.797

2.747

30.338

627

909

405.533

CENTRO

231.367

144.096

629.152

71.027

167.510

119.348

75.579

11.736

18.909

39.556

4.070

17.575

1.529.926

Abruzzo

37.712

5.072

36.408

6.618

20.822

7.590

6.585

1.078

2.190

4.616

253

894

129.838

419

84

2.514

533

1.805

48

539

38

223

14

130

6.348

118.315

8.498

112.613

15.063

73.736

22.358

8.128

3.546

4.030

18.573

232

28

385.120

5.062

6.504

103.689

18.727

32.666

529

5.312

1.801

4.086

2

419

12.305

191.100

226

9.108

1.664

5.533

455

969

239

811

33

819

19.856

Veneto Friuli V.G. Liguria E. Romag.

Molise Campania Puglia Basilicata

51.772

141.330

Calabria

14.012

7.417

32.012

3.467

16.959

1.438

9.292

437

949

19

18

273

86.293

Sicilia

23.051

7.247

64.367

14.239

23.313

7.897

6.605

981

6.376

2.407

230

8.093

164.806

Sardegna

100.869

31.586

44.046

10.238

32.189

3.506

9.896

605

4.954

1.879

544

157

240.470

SUD

299.440

66.633

404.758

70.548

207.024

43.819

47.324

8.726

23.620

27.496

1.743

22.700

1.223.831

ITALIA

1.614.692

1.294.909

2.697.031

500.113

1.296.729

642.528

361.814

73.396

116.193

201.287

30.453

129.048

8.958.192

Fonte: ISPRA

35


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 7: Raccolta differenziata per materiali (I) - Serie storica (000/ton) 3.000 2.697

2.529

2.500 2.151 2.311

2.000 1.688

1.942

1.567

1.500

1.296

1.240 1.083

1.000

874

985

926

870

500

580

642 500

399 191 210

0

340 314

240 208

230

336

457 343

280 164

2001

220

2002

carta

vetro

plastica

metalli

205

131

2003

2004

361

337

2005

2006

2007

legno

Fonte: ISPRA

GRAFICO 8: Raccolta differenziata per materiale (II) - Serie storica (ton) 1.800.000 1.614.692

1.600.000 1.408.707

1.400.000

1.293.839

1.200.000

1,125.162 950.059

1.000.000

978.583

826.350

936.624 676.884

775.311

586.1536

600.000

455.616

481.222

400.000 217.887

0

1.148.345

1.090.866

881.416

800.000

200.000

150.982 47.111 0

2001

124.255

128.145 74.126

158.716

140.806 101.436

156.254 163242 107.850

66.737

79.418

201.287 129048 116.193

54.007

49.914

56.501

63.764

70.451

73.396

2002

2003

2004

2005

2006

2007

organico

sfalci e potature

tessili

RAEE

altro

ingombranti a recupero

Fonte: ISPRA

1.294.909

1.281.792

36


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

I quantitativi trattati negli impianti di incenerimento per rifiuti urbani sono passati da 2,3 milioni di tonnellate nel 2000 a 4,4 milioni di tonnellate nel 2007.

TABELLA 9: Incenerimento di rifiuti urbani - Serie storica (ton) 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

Piemonte

96.243

96.768

84.271

81.093

79.729

100.125

100.252

100.985

Lombardia

917.221

1.220.721

1.342.315

1.336.165

1.524.955

1.612.508

1.773.376

2.322.356

Trent..A.A.

75.421

61.519

79.938

78.978

81.000

76.809

64.999

67.475

Veneto

172.955

138.761

141.025

198.455

180.630

147.764

159.463

189.028

F.-V.Giulia

132.403

131.478

121.345

117.467

118.565

137.918

127.589

140.243

E.Romagna

547.903

566.035

567.796

583.892

587.094

598.446

588.970

736.527

NORD

1.942.146

2.215.282

2.336.690

2.396.050

2.571.973

2.673.570

2.814.649

3.556.614

Toscana

142.089

152.428

141.476

184.465

202.368

195.398

188.591

244.668

Umbria

31.994

29.360

24.317

23.365

25.600

23.956

23.622

20.149

Marche

21.000

18.000

20.500

20.000

18.983

19.207

21.085

19.500

-

0

-

184.285

227.830

246.951

238.561

233.298

468.602

Puglia

66.647

48.700

63.510

14.151

64.996

Basilicata

12.983

25.000

28.677

27.391

63.198

0

-

116.260

Lazio CENTRO

195.083

199.788

186.293

Calabria Sicilia

16.149

16.624

22.196

20.517

20.506

20.341

17.026

17.943

Sardegna

168.271

162.749

116.575

121.728

166.511

188.098

157.528

192.325

SUD

184.419

179.373

138.774

221.875

260.717

300.626

216.096

454.722

ITALIA

2.321.648

2.594.443

2.661.727

2.845.755

3.079.641

3.212.757

3.264.043

4.479.938

Fonte: ISPRA

37


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

GRAFICO 9:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Capacità di incenerimento per Regione 2007

Basilicata

2%

Puglia Lazio

1%

Sicilia

0% 4% Piemonte

Marche

0%

Umbria

1%

Toscana

6% 16%

Friuli-Venezia Giulia Veneto

3%

Sardegna

4%

E. Romagna

Calabria

2%

Lombardia

3%

52%

Trentino-Alto Adige

2%

4%

Fonte: ISPRA

Le discariche continuano a rappresentare il principale sistema di smaltimento dei rifiuti urbani anche se, dal 2000 al 2007, la quantità dei rifiuti urbani conferita in discarica è diminuita da 21,9 milioni di tonnellate a 17,8 milioni di tonnellate. Negli stessi anni il numero delle discariche di prima categoria (per rifiuti urbani) si è più che dimezzato passando da 657 a 269, con le progressive chiusure non compensate da nuove discariche. La maggiore diminuzione del numero di discariche si è registrato al Sud, che è passato da 456 discariche nel 2000 a 120 discariche nel 2007 (-71%), mentre al Nord le discariche sono diminuite da 133 a 101 (-24%) e al Centro da 68 a 48 (-29%). Se questo è un dato da registrare senz’altro positivamente in termini di tendenza, tuttavia occorre evidenziare che detto calo potrebbe non essere sufficiente, permanendo in alcune aree, in particolare al Sud, situazioni di latente, o effettiva, condizione emergenziale. Secondo il recente Rapporto presentato da FISE Assoambiente su “Gli impianti per il trattamento dei rifiuti in Italia”, nei prossimi due anni le discariche distribuite sul territorio nazionale raggiungeranno, complessivamente, i limiti autorizzati e non potranno, salvo nuove autorizzazioni o ampliamenti delle capacità esistenti, accogliere ulteriori quantità di rifiuti.

38


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

È evidente che, per evitare situazioni di emergenza, diventa fondamentale la ricerca di soluzioni alternative, che vanno individuate e progettate tempestivamente. Ma al riguardo vi è un ulteriore aspetto da prendere in considerazione e riguarda i tempi amministrativi e tecnici per realizzare non solo ulteriori discariche, ma eventualmente sistemi a tecnologia complessa, come ad esempio gli impianti di incenerimento, quale necessaria integrazione dopo il potenziamento dei sistemi di riciclo dei rifiuti. La tempistica mediamente riscontrata dagli operatori prevede da un minimo di quattro anni dall’approvazione del progetto, ad un massimo di quasi sei anni, considerando che su queste procedure incide in maniera significativa anche il consenso locale alla realizzazione degli impianti. Risulta quindi evidente che, sulla base di questi dati, il Paese si trova già in notevole ritardo per quanto riguarda la programmazione di soluzioni alternative o di potenziamento delle attuali capacità di smaltimento. Alla luce di quanto sopra, appare pertanto ancora più importante il ruolo del sistema di riciclo, su cui tuttavia gravano oggi numerosi fattori che ne ostacolano un potenziale ulteriore sviluppo industriale. I motivi sono legati non solo alla necessità e alla possibilità di espandere e migliorare la qualità delle raccolte differenziate, che richiede investimenti sia in comunicazione che in più adeguati sistemi di raccolta, ma anche e soprattutto alle difficoltà relative alla creazione ed al potenziamento degli sbocchi di mercato per le materie prime secondarie. La crisi dei mercati, iniziata nel 2008 e proseguita nell’anno in corso, come risulta evidente nell’ultima parte di questo Studio, dedicata ai mercati, ha provocato una contrazione della produzione delle materie riciclate in tutti i Paesi europei, che ha portato a una caduta, in certi casi verticale, del prezzo delle materie prime e seconde. Questo ha aggiunto nuovi ostacoli alla creazione ed al potenziamento degli sbocchi di mercato per i materiali ottenuti dal riciclo, che in qualche caso (v. plastica) sono direttamente concorrenziali alle materie prime vergini, le cui quotazioni si sono anch’esse ridotte, rendendo le stesse più competitive.

39


40

1

11

17

22

13

16

31

133

30

7

20

11

68

52

46

62

27

26

61

164

18

456

657

V. d'Aosta

Lombardia

Tre. A. A.

Veneto

Friuli V. G.

Liguria

Emi. Rom.

NORD

Toscana

Umbria

Marche

Lazio

CENTRO

Abruzzo

Molise

Campania

Puglia

Basilicata

Calabria

Sicilia

Sardegna

SUD

Italia

Fonte: ISPRA

22

Piemonte

N. IMPIANTI

2000

21.917.419

8.833.888

644.362

2.440.129

698.448

161.658

1.727.148

2.598.206

101.992

461.945

4.707.612

2.392.246

679.246

366.184

1.269.936

8.375.919

1.873.818

976.294

250.508

1.299.861

314.870

1.716.689

60.354

1.883.523

SMALTITA T/A

QUANTITÀ

619

425

17

156

48

28

22

56

40

58

68

11

19

7

31

126

29

16

12

21

15

10

1

22

N. IMPIANTI

2001

20.002.860

7.885.218

714.291

2.244.087

731.497

179.447

1.724.564

1.655.569

131.451

504.312

4.671.702

2.620.620

571.162

391.957

1.087.963

7.445.940

1.690.238

871.359

236.753

1.166.733

272.282

1.503.737

57.706

1.647.132

SMALTITA T/A

QUANTITÀ

552

368

14

130

41

31

23

44

34

51

61

10

17

6

28

123

29

16

12

20

14

9

1

22

N. IMPIANTI

2002

18.847.825

7.700.605

606.054

2.319.792

769.923

185.907

1.673.451

1.558.239

103.076

484.163

4.681.421

2.791.308

632.106

306.334

951.673

6.465.799

1.413.011

817.886

210.358

1.019.819

229.478

1.156.978

56.036

1.562.233

SMALTITA T/A

QUANTITÀ

487

308

14

109

38

30

20

27

29

41

57

10

16

6

25

122

29

15

11

19

14

7

1

26

N. IMPIANTI

2003

17.996.328

7.590.598

713.613

2.317.677

706.731

194.505

1.696.578

1.343.014

86.704

531.776

4.540.722

2.718.895

660.618

344.008

817.201

5.865.008

1.418.512

806.836

182.310

779.910

207.786

1.086.407

59.480

1.323.767

SMALTITA T/A

QUANTITÀ

401

232

12

93

29

15

19

5

26

33

52

10

16

6

20

117

27

15

9

20

14

7

1

24

N. IMPIANTI

2004

17.741.734

7.447.459

632.979

2.428.497

705.126

177.713

1.823.243

1.060.412

93.990

525.499

4.814.699

2.803.438

632.489

259.830

1.118.942

5.479.576

1.123.661

781.128

312.437

801.273

208.800

936.777

55.877

1.259.623

SMALTITA T/A

QUANTITÀ

TABELLA 10: Quantità di rifiuti in discariche di I categoria (per rifiuti urbani) - Serie storica

2005

340

176

11

66

25

12

18

3

14

27

54

10

16

6

22

110

26

15

9

17

14

6

1

22

N. IMPIANTI

17.225.727

7.240.482

643.885

2.372.797

791.961

140.337

1.843.688

801.056

127.268

519.490

4.747.019

2.694.250

571.347

317.175

1.164.247

5.238.226

1.194.701

759.488

233.685

830.897

193.644

731.719

50.000

1.244.092

SMALTITA T/A

QUANTITÀ

2006

303

143

9

43

18

14

17

3

15

24

53

11

15

6

21

107

27

15

8

17

14

6

1

19

N. IMPIANTI

17.286.054

7.219.471

561.954

2.545.688

634.757

141.081

1.892.556

758.513

119.806

565.116

5.047.221

2.855.022

569.699

335.999

1.286.501

5.019.362

1.093.343

879.927

223.381

847.992

192.839

576.034

48.959

1.156.887

SMALTITA T/A

QUANTITÀ

2007

269

120

48

101

N. IMPIANTI QUANTITÀ

16.912.917

7.403.727

502.245

2.695.015

515.574

177.668

1.957.237

1.082.812

127.271

551.905

4.951.555

2.790.357

547.280

322.041

1.291.877

4.556.635

1.081.152

900.572

173.021

688.705

156.207

479.444

48.426

1.029.108

SMALTITA T/A

SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO L’ITALIA DEL RECUPERO

EDIZIONE


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 10: Numero di discariche per macroaree - Serie storica 700

657 619

600

552

500

487 456 425

401

400

368 340 308

300

303 269 232

200

176 133

100

126

123

122

143

117

110

107

120

101

68

68

61

57

52

54

53

48

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

0

Nord

Centro

Sud

Italia

Fonte: ISPRA

GRAFICO 11: Quantità di rifiuti in discarica per Regione (000/ton) 3.000

2.790

2.695

2.500 1.957

2.000 1.500

1.291 1.082 1.081 1.029 900

1.000

688 551 547 515 502

500

479 322 48

Veneto

Molise

Trentino Alto Adige

Basilicata

Umbria

Lombardia

Sardegna

Calabria

Marche

Abruzzo

Veneto

Liguria

Piemonte

Emilia Romagna

Campania

Toscana

Puglia

173 156 127

Friuli Venezia Giulia

Fonte: ISPRA

Sicilia

0

Lazio

177

41


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

LA RETE DEI RECUPERATORI E DEI RICICLATORI

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Nel ciclo del recupero agiscono diversi soggetti per la raccolta, il trattamento e il conferimento alle industrie di riciclaggio e quindi la trasformazione industriale. La rete del recupero è molto ampia e comprende, oltre agli operatori della raccolta dei rifiuti e dei materiali, un’ampia rete di piattaforme di trattamento e recupero dei materiali. La rete delle piattaforme prepara i materiali e li conferisce alle industrie di riprocesso dei materiali.

Gli impianti di recupero Gli impianti di recupero e trattamento dei rifiuti rappresentano una rete diffusa in tutta Italia. A seguito del citato Censimento presentato da FISE Assoambiente (“Gli impianti per il trattamento dei rifiuti”, 2009), è stato possibile mappare la presenza e distribuzione anche degli impianti dedicati al recupero dei rifiuti (R1-R12), presenti in ambito nazionale agli inizi del 2008: il numero di tali impianti risulta pari a 6.404, con una capacità di trattamento autorizzata annua di circa 150,8 milioni di tonnellate (che include però anche quella presso le industrie produttive). Fra questi, gli impianti dedicati unicamente al recupero dei rifiuti non pericolosi rappresentano il 91% del totale delle capacità autorizzate. La distribuzione degli impianti di recupero risulta molto disomogenea in ambito nazionale, con una marcata presenza degli stessi al Nord (69%), rispetto al dato riscontrato al Centro (18%) e al Sud (13%). Per una visione complessiva degli impianti di recupero è necessario comunque includere anche il numero e la capacità degli impianti autorizzati come R13, in cui viene effettuata la messa in riserva (associata o meno ad altri trattamenti) prima dell’avvio ad una delle operazioni di recupero identificate con le voci da R1 a R12. Dal censimento sopra richiamato di FISE Assoambiente, emerge che, anche in questo caso, su una capacità autorizzata totale pari a circa 21 milioni di tonnellate (relativa agli impianti autorizzati unicamente come R13 e non effettuano altri trattamenti), il 76% delle capacità è concentrato al Nord del Paese. In ogni caso, va tenuto presente che nel calcolo precedente sono stati inclusi (oltre che le capacità di recupero collocate direttamente presso gli impianti produttivi) anche quegli impianti che effettuano trattamenti intermedi, e che questo potrebbe comportare una duplicazione del dato, che non può essere epurato. Inoltre, la capacità autorizzata va intesa come capacità massima utilizzabile, ed è solitamente più elevata di quella realmente utilizzata nel normale funzionamento di un impianto il quale difficilmente, per diversi motivi, viene sfruttato sempre a pieno regime. Da tutto ciò emerge che il dato riscontrato (150 milioni di tonnellate di capacità autorizzata) risulta con ogni probabilità sovrastimato rispetto alla possibilità di recupero effettivo e sicuramente superiore a quello relativo alle quantità realmente recuperate. 42


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 11: Impianti di recupero dei rifiuti - inizio 2008 IMPIANTI DI RECUPERO DI RIFIUTI NON PERICOLOSI

IMPIANTI DI RECUPERO NON PERICOLOSI E PERICOLOSI

IMPIANTI RECUPERO RIFIUTI PERICOLOSI

TOTALE

N

CAPAC. AUT.

N

CAPAC. AUT.

N

CAPAC. AUT.

N

CAPAC. AUT.

TOTALE ITALIA

5.884

137.637.940

439

12.496.023

81

710.753

6.404

150.844.716

NORD

4.102

76.956.709

292

7.001.440

38

604.642

4.432

84.562.791

CENTRO

1.005

39.266.447

99

4.881.512

19

35.513

1.123

44.183.472

777

21.414.784

48

586.071

24

70.598

849

22.071.453

1958

15.759.590

255

4.963.044

39

19.020

2.252

20.741.654

1770

105.085.012

220

4.190.202

12

481.669

2.002

109.756.883

NORD (SOLO R13)

1165

9.098.590

210

4.390.984

17

6.920

1.392

13.496.494

NORD (ANCHE R13)

1152

25.255.012

162

3.889.532

3

176.331

1.317

29.320.875

CENTRO (SOLO R13)

491

3.763.000

34

477.060

11

1.600

536

4.241.660

CENTRO (ANCHE R13)

212

69.570.000

47

196.670

7

303.338

266

70.070.008

SUD (SOLO R13)

302

2.898.000

11

95.000

11

10.500

324

3.003.500

SUD (ANCHE R13)

406

10.260.000

11

104.000

2

2.000

419

10.366.000

SUD IMPIANTI R13 IMPIANTI R13 CON ALTRE OPERAZIONI DI RECUPERO

Fonte: FISE Assoambiente “Gli impianti per il trattamento dei rifiuti in Italia”, 2009

43


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 12: Impianti di recupero dei rifiuti per macroaree

7.000 6.404

6.000

5.884

5.000 4.432

4.000

4.102

3.000 2.000 1.000

1.123

1.005 777 439

292

0 impianti rifiuti non pericolosi

Totale Italia

Nord

99

48

impianti rifiuti non pericolosi e pericolosi

Centro

81

38

19

impianti rifiuti pericolosi

849

24 totale

Sud

Fonte: Fise Assoambiente “Gli impianti per il trattamento dei rifiuti in Italia 2009”

Nell’ultimo decennio sono progressivamente cresciuti il trattamento meccanicobiologico e la produzione di CDR dai rifiuti urbani. Gli impianti specifici per il trattamento meccanico-biologico e produzione CDR dai rifiuti urbani risultano 133 nel 2007 e si stima che abbiano trattato oltre 9,5 milioni di rifiuti urbani con una consistente crescita rispetto al 2003 (+28%).

44


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

Tabella 12:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Trattamento meccanico-biologico e produzione CDR dai rifiuti urbani indifferenziati per Regione - Serie storica (ton) 2004

2005

2006

Piemonte

258.191

370.686

388.750

418.134

517.318

15

Lombardia

646.729

677.638

742.330

847.895

807.420

12

3.928

3.263

3.377

15.100

12.811

1

Veneto

570.703

620.509

591.194

520.309

538.367

10

Friuli

206.819

183.292

198.525

240.999

236.581

4

97.049

194.381

204.649

143.145

3

518.414

581.366

700.390

887.896

798.398

12

2.204.784

2.533.802

2.818.947 3.134.982

3.054.040

57

Toscana

900.577

931.663

1.034.081

988.514

1.055.922

17

Umbria

301.785

306.901

313.167

320.489

423.584

4

Marche

152.526

166.212

182.197

210.412

192.969

5

Lazio

499.787

394.695

454.610

576.593

835.091

10

CENTRO

1.854.975

1.799.470

1.984.055 2.096.008

2.507.566

36

Abruzzo

120.871

149.845

126.891

114.861

335.889

9

47.700

57.796

50.914

53.089

52.327

1

2.705.478

2.258.727

2.522.408 2.407.454

2.200.707

7

Trentino

Liguria Emilia NORD

Molise Campania Basilicata

2007

NUMERO IMPIANTI 2007

2003

5.795

12.152

289.143

302.041

3

Puglia

161.000

148.795

229.506

28.640

55.349

5

Calabria

205.450

266.562

392.747

456.763

553.027

7

59.721

47.021

100.000

118.895

115.736

2

121.211

159.424

220.621

346.677

395.438

6

SUD

3.421.431

3.093.965

3.655.239 3.815.522

4.010.514

40

Italia

7.480.890

7.427.237

8.458.241 9.046.512

9.572.120

133

Sicilia Sardegna

Fonte: ISPRA

45


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 13: Quantità di rifiuti biostabilizzati o trasformati in CDR per Regione (000/ton)

2.400 2.200

2.000 1.600 1.200

1.055 798 517 192

143

115

55

52

12

Trentino Alto Adige

Basilicata

Abruzzo

Sardegna

Umbria

Piemonte

Veneto

Calabria

Emilia Romagna

Lombardia

Lazio

Toscana

236

Molise

335 302

Campania

0

395

Puglia

423

400

Sicilia

538

Liguria

553

Marche

807

Friuli Venezia Giulia

835

800

Fonte: ISPRA

Le piattaforme di recupero dei materiali Nel più ampio quadro degli impianti di recupero dei rifiuti, svolge un importante ruolo la rete specifica di piattaforme per il recupero dei materiali riciclabili quali carta, vetro, plastica, legno, metalli ed alluminio, che riceve rifiuti in entrata dalla raccolta differenziata urbani e dai raccoglitori privati. In Italia, nel 2008, sulla base dei dati pubblicati dai Consorzi di filiera del Sistema Conai, si contano 486 piattaforme di raccolta dei materiali da riciclare. Di queste, 272 sono piattaforme dedicate principalmente al recupero del legno, 76 al recupero della carta, 30 a quello del vetro, 12 a quello della plastica e 41 raccolgono più materiali.

46


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 13: Piattaforme di raccolta per tipo di materiale 2008

REGIONI

CARTA

CARTA LEGNO

LEGNO

Piemonte

6

2

38

Valle d' Aosta

LEGNO PLASTICA

PLASTICA

CARTA PLASTICA

CARTA LEGNO PLASTICA

VETRO

1

2

2

1

1

Lombardia

17

Trentino A. A.

4

Veneto

6

Friuli V. G.

4

38

3

9

30

1

6

1

1

8

1

7

Emilia Romagna

12

5

37

NORD

46

23

166

Toscana

1

1

20

2

1

1

14

1

4

7

6

6

18

17

289

39

2

2

27

4

1

5

2

17

-

2

37

5

5

86

11

16

1

2

-

3

37

12

3

21

8

4

-

12

4

29

2

5

9

1

13

1

1 1 2

1

Calabria

5

5

6

16

3

63

2

3

8

2

2

1

10

1

58

Basilicata

53

1

6

11

1

1

10

4

14

4

CENTRO

2

12

4

23

Puglia

75

23

3

12

-

1

8

8

1

11

Lazio

12

5

1

1

Campania

5

52

1

Marche

Molise

2 1

1

Abruzzo

2

10

Liguria

Umbria

2

PIATTAFORME CON TOTALE SELETT.AUTOM. ALLUMINIO

1

2

1 2 1

1 1

1

Sicilia

3

1

2

Sardegna

3

SUD

20

26

48

2

4

2

1

8

111

36

ITALIA

76

55

272

11

12

9

21

30

486

86

2

Fonte: Consorzi di filiera CONAI

47


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 14: Numero di piattaforme per la raccolta di materiali e per macroaree 2008

300

289

250 200 166

150 111

100

sti

tic

pla

as

8

e

5

1

tal

17 2

2

a

1

ca

6

4

no leg

2

/pl

as /pl no

Nord

Centro

Sud

ca

rta

leg

ca

6

rta

tic a

no leg

rta

/le

ca

gn

rta

o

0

2

ca

2

to

18

7

6

tro

26

23

ca

20

sti

10

48

ve

68

46

pla

50

86

Fonte: Consorzi di filiera CONAI

Gli impianti di riprocesso industriale dei materiali Gli impianti di riprocesso industriale e trasformazione dei materiali recuperati corrispondono ai grandi impianti industriali dei diversi settori produttivi. In Italia sono presenti 27 acciaierie, di cui 24 collocate al Nord, che riutilizzano rottami di ferro. Le vetrerie sono 33, di cui 22 al Nord, 5 al Centro e 6 al Sud. Le cartiere sono 70, di cui 39 al Nord e 23 al Centro. Gli impianti per la produzione di alluminio sono 25, di cui 15 al Nord. Gli impianti di produzione del pannello truciolare sono 15, di cui 13 al Nord. Gli impianti di utilizzo delle plastiche riciclate sono 97, di cui 62 al Nord e 28 al Sud. Su un totale di 197 impianti, ben 137 sono collocati al Nord, 30 al Centro e 30 al Sud.

48


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA14: Impianti di riprocesso industriale dei diversi materiali 2008 REGIONI

ACCIAIERIE

VETRERIE

CARTIERE

ALLUMINIO

LEGNO

PLASTICA

TOTALE

Piemonte

1

1

5

2

1

9

11

Valle d' Aosta

0

0

0

0

0

1

0

Lombardia

16

6

15

7

6

23

66

Trentino A. A.

1

2

1

0

0

1

5

Veneto

3

6

10

4

0

18

26

Friuli V. G.

2

2

2

0

2

2

10

Liguria

0

3

1

0

0

0

4

Emilia Romagna

1

2

5

2

4

8

15

NORD

24

22

39

15

13

62

137

Toscana

0

2

12

0

1

3

15

Umbria

0

2

1

0

0

2

3

Marche

0

0

2

1

0

1

3

Lazio

0

1

8

0

0

1

9

CENTRO

0

5

23

1

1

7

30

Abruzzo

0

1

0

1

0

2

2

Molise

0

0

0

1

0

0

1

Campania

0

1

4

5

1

9

11

Puglia

1

3

0

1

0

5

6

Basilicata

1

0

0

0

0

1

2

Calabria

0

0

1

0

0

0

1

Sicilia

1

1

1

0

7

4

Sardegna

0

0

3

0

0

4

3

SUD

3

6

8

9

1

28

30

ITALIA

27

33

70

25

15

97

197

Fonte: Consorzi di Filiera CONAI

49


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 15: Impianti industriali di riprocesso dei materiali recuperati 2008 197

200

160 137

120 97

80

70

62

39

40

27

24 0

0

33 5

3

acciaierie

Nord

vetrerie

Centro

15

8

6

9 1

cartiere

Sud

28

25

23

22

alluminio

30 30

15

13 1

1

legno

7 plastica

totale

Italia

Fonte: Consorzi di filiera CONAI

Indagine sulle piattaforme di recupero dei rifiuti FISE UNIRE ha condotto un’indagine sulle piattaforme di recupero dei principali materiali derivati dai rifiuti. Il campione è composto da 168 casi, di cui 105 al Nord, 18 al Centro e 45 al Sud ed è stato determinato in base alle risposte pervenute a un questionario distribuito a tutte le imprese iscritte a FISE UNIRE. Il campione così costruito rappresenta il 34% del totale delle piattaforme di recupero italiane che, secondo i dati forniti da CONAI e dai Consorzi di filiera risultano 486 (Tabella 17). La distribuzione territoriale delle piattaforme del campione rispecchia sostanzialmente, in percentuale, la distribuzione territoriale dell’universo: il 59% delle aziende intervistate (101 casi) è localizzato al Nord (62% le aziende dell’universo localizzate al Nord), il 18% è localizzato al Centro (11% l’universo) e il 23% al Sud (27% l’universo). La maggior parte delle piattaforme del campione trattano tutte le tipologie di materiali (carta e cartone, metalli, vetro e plastica) o le principali di esse. Il 68% delle piattaforme del campione operano in autorizzazione ordinaria, mentre il 32% in autorizzazione semplificata.

50


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

GRAFICO 16:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Regime autorizzativo autorizzazione semplificata

32%

autorizzazione ordinaria

68%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

Il dato sul fatturato è stato fornito solo da 113 piattaforme che, complessivamente, fatturano oltre 312 milioni di euro. Mediamente ogni piattaforma fattura 2,7 milioni di euro, con le piattaforme al Nord che presentano un fatturato medio di 3 milioni di euro, al Centro di 2,5 milioni di euro e al Sud 1,6 milioni di euro. Questi valori diversificati indicano che al Nord le piattaforme sono mediamente più grandi rispetto al Centro e al Sud. I valori si riavvicinano se misurati per fatturato, per tonnellate di rifiuto in ingresso e per materiale in uscita. Il fatturato medio per materiale in entrata è di 107 euro/tonnellata, e varia da 111euro/ton al Nord a 91 euro al Sud, mentre il fatturato del materiale in uscita varia da 135 euro/tonnellata al Nord a 104 euro/tonnellata al Centro. TABELLA 15: Materiale in entrata e in uscita dalle piattaforme PIATTAFORME NUMERO CAMPIONE

N. COMUNI SERVITI

MATERIALE IN ENTRATA (ton)

MATERIALI IN USCITA (ton)

NORD

081

1.708

2.210.659

1.816.778

CENTRO

015

0.351

0.384.996

0.372.294

SUD

017

00.39

0.317.547

0.229.148

ITALIA

113

2.098

2.913.202

2.418.219

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

51


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 16: Fatturato delle piattaforme di recupero FATTURATO MEDIO PIATTAFORMA (EURO)

FATTURATO MEDIO PER COMUNE (EURO)

FATTURATO MEDIO PER MATERIALE IN ENTRATA (EURO/TON)

FATTURATO MEDIO PER MATERIALE IN USCITA (EURO/TON)

FATTURATO ATTIVITÀ DI RECUPERO 2008 (EURO)

NORD

3.026.942

143.549

111

135

245.182.289

CENTRO

2.569.308

109.799

100

104

038.539.618

SUD

1.691.011

737.107

091

125

028.747.179

ITALIA

2.765.213

148.937

107

129

312.469.086

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

In totale le piattaforme hanno ricevuto e trattato, nel 2008, oltre 3,5 milioni di tonnellate di materiali di cui la carta e cartone rappresentano il 43%, la plastica il 7%, il vetro il 24%, il metallo l’8% e il multimateriale il 10%. In particolare, la frazione della carta e cartone è composta per il 53% da cartone, per il 43% da cartaccia mista e per il 4% da altre carte. Successivamente alla crisi produttiva registrata alla fine del 2008, un confronto delle quantità dei materiali in entrata nel primo trimestre del 2009 rispetto al primo trimestre 2008 mostra andamenti diversi per i singoli materiali: la carta e cartone in entrata sono cresciuti del 21% insieme al vetro (+26%), mentre sono decresciuti la plastica (-43%), i metalli (-28%) e il legno (-8%).

TABELLA 17: Rifiuti in ingresso (ton) ton. complessive di cui cartaccia carta e mista cartone

plastica di cui cartone

vetro

metalli

di cui altro macero

rifiuti elettrici ed elettronici

legno

multimateriale

ALTRO

TOTALE tutti materiali

NORD

1.116.570 447.489 ca440.356 182.156

2.258

42.531

231.157

190.335 2.487.786

CENTRO

0.248.125 104.020 0047.734 0025.588 023.301 0.069.257 00.12.864 01.908

12.229

136.832

020.356 0.446.966

SUD

0.309.482 116.361

179.148 0011.848 050.339 0.136.014 0.018.827 07.997

16.461

055.799

034.555 0.617.978

667.239

71.221

423.789

245.246 3.552.731

TOTALE ITALIA 1.674.178 667.871

219.592

216.311 0.774.247 318.980

289.952 9.795.185 3.506.733 12.164

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

52


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 18: Rifiuti in ingresso - Confronto I° trimestre 2008/I° trimestre 2009 CARTA E CARTONE VETRO PLASTICA METALLI LEGNO MULTIMATERIALE I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre I° trimestre 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 2008 2009 NORD

0.255.994 0.249.409 104.096

112.246

053.033

55.047

926.082

673.867

76.868

68.789

43.052

46.933

CENTRO

0.054.819 0.046.191 009.050

09.010

006.601

05.212

003.103

001.910

05.645

06.286

39.735

30.044

SUD

1.010.405 1.308.612 027.282

055.999

0041.191

10.156

0014.583 011.164

03.581

04.652

06.293

09.077

TOTALE ITALIA

1.321.218 1.604.212 140.428

177.255

100.825

70.415

943.768

86.094

79.727

89.080

86.053

686.942

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

GRAFICO 17:

Tipologia dei rifiuti in ingresso

multimateriale

legno

2%

RAEE

0%

metalli

vetro

10%

altro

6%

8%

carta

43%

24% plastica

7%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

53


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 18: Tipologia della carta e cartone in ingresso altro macero cartone

3,46%

53,67%

cartaccia

42,87%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

I canali di approvvigionamento delle piattaforme sono diversi: in particolare, i rifiuti urbani da raccolta differenziata rappresentano il 53% del totale dei materiali in entrata, i rifiuti speciali da commercio, industria, e grande distribuzione il 30%, da servizi e uffici il 5%, da intermediari l’8%, da importazione il 3%. Dei rifiuti urbani e assimilati il 75% sono raccolti in convenzione CONAI/Consorzi e il 25% non in convenzione.

GRAFICO 19:

Fonti di approvvigionamento delle piattaforme di recupero import

3% altro

industrie, commercio e grande distribuzione 30%

intermediari o altri recuperatori

5% raccolta differenziati (urbani e assimilati) 53%

8% servizi ed uffici 1%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

54


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

GRAFICO 20:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Principali tipologie di rifiuto in entrata e circuito di provenienza dei rifiuti urbani

circuito CONAI consorzi 75%

urbani e assimilati

67% speciali

33% non in convenzione

25%

Fonte : Indagine FISE UNIRE 2009

Complessivamente i rifiuti in uscita nel 2008 dal totale delle piattaforme intervistate sono pari ad altre 3 milioni di tonnellate. Di queste, il 54% sono materiali cartacei, il 27% vetro e il 10% plastica, il 4% legno e il 2% metalli. Nel confronto tra primo trimestre 2008 e primo trimestre 2009, si registra un aumento della carta e cartone (+7%) e del legno in uscita (+13%) e una diminuzione per il vetro (-7%), per la plastica (-18%) e per i metalli (-31%).

TABELLA 19: Materiali in uscita dalle piattaforme per area geografica (ton) CARTA

VETRO

PLASTICA

METALLI

LEGNO

ALTRO

TOTALE

NORD

1.238.594

535.753

221.801

36.275

074.486

42.751

2.149.661

CENTRO

0.199.297

123.007

035.446

12.781

020.884

20.524

0.411.939

SUD

0.198.879

149.163

052.839

17.426

018.708

17.422

0.454.437

ITALIA

1.636.770

807.923

310.085

66.483

114.078

80.697

3.016.037

Fonte: Indagine piattaforme FISE UNIRE 2009

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 20: Materiali in uscita - Confronto I° trimestre 2008/I° trimestre 2009 (ton) CARTA E CARTONE I° trimestre I° trimestre 2008 2009 NORD CENTRO SUD TOTALE ITALIA

VETRO I° trimestre I° trimestre 2008 2009

PLASTICA I° trimestre I° trimestre 2008 2009

METALLI I° trimestre I° trimestre 2008 2009

LEGNO I° trimestre I° trimestre 2008 2009

198.752

206.345

56.132

60.105

16.757

15.848

13.335

6.930

5.664

8.289

35.016

27.765

22.410

19.008

10.355

6.483

2.974

2.142

6.839

5.051

873.012

954.558

34.634

26.505

29.696

24.354

16.208

13.094

4.247

5.652

1.106.781

1.188.669

113.177

105.618

56.808

46.685

32.516

22.165

16.750

18.992

Fonte : Indagine FISE UNIRE 2009

GRAFICO 21:

Tipologia di MPS in uscita in % sul totale

vetro

metalli

4%

plastica

10%

legno

4%

altro

3%

27% carta

54%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

In particolare, il materiale cartaceo in uscita è composto prevalentemente da cartaccia mista (33%), cartone ondulato (43%), riviste e quotidiani (10%) e frazioni minori di high grades, kraft e special grades.

56


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

GRAFICO 22:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Tipologia di carta e cartone MPS in uscita high grades

2%

medium grades quotidiani de-inking riviste

3%

3%

kraft grades

1%

special grades

1%

5%

7% cartaccia mista

33%

cartone ondulato

43%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

Il vetro in uscita è composto per il 63% da vetro verde misto, per il 23% da vetro mezzo bianco, per il 10% da vetro giallo e per il 4% da vetro bianco.

GRAFICO 23:

Tipologia di vetro MPS in uscita

vetro giallo vetro mezzo bianco

vetro bianco

10%

23%

4%

vetro verde misto

63%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

57


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Il materiale in uscita è stato destinato per la maggior parte (71%) alle industrie di trasformazione, per il 19% ad intermediari e recuperatori e per il 10% all’esportazione. La destinazione geografica del materiale è prevalentemente l’Italia (92%), l’UE per il 2%, e i Paesi extra Ue per il 6%.

TABELLA 21: Materiali in uscita dalle piattaforme per destinazioni (ton) TOTALE

INDUSTRIE

INTERMEDIARI RECUPERATORI

EXPORT

NORD

0920.986

464.245

281.935

174.806

CENTRO

159.770

136.001

16.897

6.872

SUD

288.717

191.768

83.172

13.777

1.369.473

792.014

382.004

195.455

ITALIA Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

GRAFICO 24:

Destinazione dei materiali in uscita

export

10%

industrie di trasformazione

71%

intermediari ed altri recuperatori 19%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

GRAFICO 25:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Destinazione geografica dei materiali in uscita Paesi extra-UE Paesi UE

6%

2%

Italia

92%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

Gli scarti in uscita dalle piattaforme nel 2008 sono pari complessivamente ad oltre 500 mila tonnellate e sono stati avviati per il 68% in discarica, per il 16% ad incenerimento e per il 16% ad altre forme di smaltimento.

TABELLA 22:

Scarti avviati a smaltimento (ton) INCENERIMENTO

ALTRO

TOTALE

296.661

077.063

83.409

45.7132

52.223

9.985

6.833

69.040

43.293

2.348

2.025

47.666

392.177

89.395

92.267

573.839

DISCARICA

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

GRAFICO 26:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Destinazione degli scarti (% sul totale) altro

incenerimento

16%

16%

discarica

68%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

RECUPERO E RICICLAGGIO DEI RIFIUTI E MERCATO DELLE MATERIE PRIME SECONDARIE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Negli ultimi dieci anni, in Europa e in Italia, il recupero dei rifiuti è diventato un importante settore economico che coinvolge operatori e imprese nella fase di raccolta, di recupero e trattamento, nonchè di riciclo e riprocesso dei materiali recuperati. L’industria del recupero e del riciclaggio costituisce anche un importante settore dell’economia nazionale, caratterizzato da una forte innovazione tecnologica e rappresenta l’anello finale di un ciclo che garantisce l’effettivo riutilizzo dei materiali recuperati, ottenendo due importanti risultati ambientali: da una parte togliendo rifiuti alle forme di smaltimento in discarica e mediante incenerimento, e dall’altra riducendo così l’uso di materie vergini nei processi industriali. Il settore del recupero e del riciclaggio dei rifiuti non ha solo un importante aspetto economico ma anche ambientale, non solo per la crescita di rifiuti che vengono sottratti allo smaltimento, ma anche per altri motivi. Le operazioni di riciclo comportano, come effetto del reimpiego industriale dei materiali e quindi della sostituzione di cicli produttivi basati su materie prime, producono benefici ambientali quali: - riduzione dell’estrazione di materie prime; - riduzione dei consumi energetici e di emissioni di CO2 climalteranti; - riduzione delle emissioni atmosferiche direttamente o indirettamente connesse ai cicli produttivi; - riduzione dei consumi idrici e delle emissioni idriche. Nella fase della raccolta dei rifiuti urbani e speciali sono cresciuti nuovi sistemi di raccolta differenziata, che conferiscono alla rete dei centri di recupero, e piattaforme che trattano i materiali raccolti prima di portarli come materie prime secondarie agli impianti industriali di produzione di carta e cartone, vetro, plastica, acciaio, alluminio, pannelli in legno e materiali da costruzioni. La raccolta differenziata dei diversi materiali è perciò funzione del sistema di riciclo e della richiesta delle materie prime secondarie da parte del mercato e la crescita del settore del recupero è strettamente legata ai settori produttivi e al mercato che riutilizzano le materie secondarie, quali cartiere, vetrerie, acciaierie, lavorazione polimeri, produzione truciolati. L’industria del riciclo, anche sotto la spinta del recupero crescente dei rifiuti, ha mostrato in questo decennio una forte dinamicità in Italia e in Europa crescendo a ritmi superiori a quelli registrati dall’industria nel suo complesso. La disponibilità di materie prime secondarie è perciò diventata basilare per diversi settori industriali. In molti comparti l’utilizzo delle materie prime secondarie rappresenta una quota preponderante in rapporto all’uso delle materie prime e delle materie vergini. 61


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Per acciaio, alluminio, carta e vetro, oltre il 50% degli input alla produzione è costituito da materie secondarie. Il settore del recupero dipende da un ampio sistema di raccolta delle materie provenienti da diversi canali di consumo: dai rifiuti urbani e dal consumo delle famiglie, dai rifiuti speciali, che nascono dalle attività produttive, commerciali e terziarie, dagli sfridi di produzione dei processi produttivi industriali e dalla dismissione dei beni di largo consumo quali auto, apparecchi elettronici, nonché dall’ampio settore delle costruzioni e demolizioni. Nella fase della raccolta e recupero operano due grandi reti: quella pubblica, attiva principalmente nella raccolta di imballaggi dai rifiuti urbani, e quella privata, attiva principalmente nella raccolta dei rifiuti speciali e per una parte minore dei rifiuti urbani. Dopo la prima fase della raccolta, il sistema del recupero attraverso le piattaforme interviene con attività di selezione e pretrattamento dei materiali per poter conferire le materie ottenute alle imprese di riciclaggio (vetrerie, cartiere, acciaierie, produttori di truciolati, etc.). Va considerato inoltre come il ciclo del recupero, composto da raccolta, selezione, trattamento e riciclaggio veda una presenza diversa di soggetti e imprese nei diversi settori dei materiali. La presenza di componenti diverse nelle filiere di ciascun materiale conduce a situazioni di gestione del ciclo di recupero in cui i diversi operatori possono avere interessi convergenti ma anche diversi dal punto di vista economico e organizzativo. L’importanza dell’uso del materiale recuperato nei processi produttivi finali si può calcolare come peso relativo dell’uso del materiale recuperato (materie prime secondarie) rispetto all’uso della materia prima. La materie prime secondarie, che nascono dalla valorizzazione della raccolta differenziata di origine urbana e non, nonché degli sfridi di produzione, hanno superato, in alcuni settori, l’uso delle materie prime vergini e la loro domanda risulta crescente negli anni. Nel settore dell’acciaio e metalli, l’utilizzo di materiali recuperati rappresenta quasi il 64% della produzione finale di metalli, nel settore della carta e cartone oltre il 55% della produzione di carta e cartone, nel vetro cavo oltre il 50%, nel settore della plastica il 18%. Nel 2008 in Italia, escludendo il recupero dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione, la rete di recupero ha raccolto oltre 32 milioni di tonnellate di materiali, di cui 18 milioni di metalli, 6,3 milioni di carta e cartone, 3,9 milioni di legno, 1,6 milioni di vetro e 958 mila tonnellate di plastica (anno 2007). Il recupero con riciclaggio di materia è stato di 38,2 milioni di tonnellate, superiore alla raccolta di oltre 6 milioni di tonnellate, coperte con l’importazione netta di diversi materiali, in particolare con 5,6 milioni di 62


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

tonnellate di rottami ferrosi, 417 mila tonnellate di alluminio, 560 mila tonnellate di legno, 385 mila tonnellate di plastica, 202 mila tonnellate di vetro. Il settore della carta e cartone, la cui capacità di raccolta in Italia, ha superato la capacità di riciclaggio, è stato l’unico a presentare una esportazione netta positiva di 987 mila tonnellate. Analizzando il recupero per principali canali di produzione, dal circuito urbano si ricavano oltre 7 milioni di tonnellate di materiali di cui: 2,4 milioni di organico e verde; 2,5 milioni di tonnellate di carta e cartone; 1 milione di tonnellate di vetro; 400 mila tonnellate di legno; oltre 340 mila tonnellate di plastica. Dalle attività commerciali ed industriali si raccolgono oltre 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio, di cui quasi 2,4 milioni di tonnellate sono imballaggi di cartone; 1,3 milioni di tonnellate sono imballaggi di legno, 395 mila tonnellate sono imballaggi di vetro, 366 mila tonnellate sono imballaggi in plastica, 241 mila tonnellate in acciaio e 32 mila tonnellate in alluminio. Dai processi produttivi vengono recuperati sfridi e rifiuti per oltre 18 milioni di tonnellate di metalli; 1,4 milioni di tonnellate di carta e cartone, 2,1 milioni di tonnellate di legno, 493 mila di alluminio, 212 mila di plastica, 242 mila di vetro. Un importante settore di recupero cresciuto nell’ultimo decennio è quello dei materiali organici. Il recupero dei materiali organici compostabili ha superato nel 2008 3,1 milioni di tonnellate. In particolare, sono stati raccolti 1,2 milione di tonnellate di rifiuti organici urbani, 1,1 milione di tonnellate di rifiuti da verde urbano, e 1 milione di tonnellate di fanghi e altri materiali organici. Più complessa è la valutazione dei materiali inerti recuperati e riciclati dal settore delle costruzioni e demolizioni, da cui si stima che vengano recuperati circa 3,1 milioni di tonnellate di ferro e 872 mila tonnellate di legno. Secondo le stime effettuate da ISPRA e pubblicate nel “Rapporto Rifiuti 2008”, in Italia vengono prodotte annualmente circa 52 milioni di tonnellate di rifiuti inerti all’anno. Per quanto concerne le caratteristiche qualitative è emerso che, nell’anno 2008, quasi il 100% del materiale conferito appartiene alla famiglia dei codici CER 17.XX.XX (Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione compreso il terreno proveniente da siti contaminati). Riguardo agli aspetti quantitativi, da uno studio ANPAR del 2009 ogni anno in Europa risulta che sono prodotti circa 850 milioni di tonnellate di rifiuti da C&D. Essi rappresentano il 31% della produzione totale di rifiuti in Europa. In base allo studio in Italia si riscontra una situazione di arretratezza del recupero di detti rifiuti, soprattutto se si confrontano i dati nazionali con quelli di altri Stati europei. 63


SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

I dati ISPRA fanno emergere negli ultimi anni un trend positivo della produzione di rifiuti inerti, ma secondo lo studio ANPAR gli impianti di frantumazione registrano un trend negativo dei conferimenti, con una diminuzione del trattamento nel 2008 rispetto al 2007. Oltre al recupero come materia, parte dei rifiuti sia urbani che speciali vengono recuperati in forma di energia. Il recupero di energia dei rifiuti trova il proprio approvvigionamento sia nel settore dei rifiuti urbani, sia nel settore dei rifiuti speciali. In particolare, nel 2007 su 4,5 milioni di tonnellate di rifiuti portati all’incenerimento, 3 milioni di tonnellate erano rifuti urbani indifferenziati, 319 mila erano frazione secca da trattamento meccanico-biologico, 661 mila erano CDR, 39 mila rifiuti sanitari e 486 mila rifiuti speciali. TABELLA 23: Stima del mercato del recupero e del riciclaggio dei materiali da RU e RS 2008 (000/ton) CANALE DI RACCOLTA INTERNO ITALIA

MATERIALI

Acciaio Alluminio

IMBALLAGGI

ALTRI MATERIALI

IMBALLAGGI

RACCOLTA ALTRI RIFIUTI

TOTALE

IMP. NETTO +

RECUPERO

DA RU

DA RIFIUTI

COMMERCIALI E

SPECIALI E SFRIDI DI

RACCOLTA

EXP. NETTO -

RICICLAGGIO

RACCOLTI

URBANI

INDUSTRIALI

PRODUZIONE DA C&D

DI MATERIA

155

241

18.243

18.639

5.613

24.252

6

32

493

531

417

948

DI MATERIA

Carta

894

1.548

2.413

1.460

6.315

-987

5.328

Legno

153

316

1.366

2.105

3.940

560

4.500

Plastica (2007)

306

74

366

212

958

385

1.343

Vetro

995

395

242

1.632

202

1.834

totale

2.509

4.813

22.755

32.015

6.190

38.205

1.938

Frazione organica selezionata (2007)

1272

Verde (2007)

1096

Fanghi e altro (2007)

812

Totale compostaggio

3180

Fonte: Elaborazione FISE su dati APAT/ISPRA, ONR, CONAI e Consorzi, ANPAR, Associazioni Industriali

Come detto precedentemente, in Italia la raccolta di tutti materiali, comprendente acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro con esclusione dei rifiuti organici, ha superato i 32 milioni di tonnellate, composte per il 71%, dalla raccolta di rifiuti speciali e sfridi di produzione, per il 15% dalla raccolta di imballaggi industriali e commerciali e per il 14% dalla raccolta di rifiuti e imballaggi urbani. La raccolta e il recupero dei recuperatori privati interessa perciò quasi l’85% del totale dei materiali recuperati. Se si ricalcolano i pesi relativi senza considerare il settore dell’acciaio, che rappresenta il 58% del totale dei materiali recuperati ed è gestito quasi interamente da 64


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L’ITALIA DEL RECUPERO

recuperatori privati, allora la gestione del recupero totale dei materiali, considerando solo alluminio, carta, legno, plastica e vetro, dipende per il 68% dai recuperatori privati e per il 32% dai recuperatori pubblici e dai Consorzi. I Consorzi del sistema Conai, nel complesso, nel 2008, hanno operato perciò su un recupero totale di 3,4 milioni di tonnellate di imballaggio, di 2,4 milioni di tonnellate di imballaggi domestici e 880 mila imballaggi industriali e commerciali. Altri 4,8 milioni di tonnellate di imballaggi sono stati raccolti invece dai recuperatori privati presso i settori commerciali e industriali. La rete dei recuperatori privati agisce pertanto su una raccolta totale di oltre 28,6 milioni di tonnellate di materiali, di cui: - 4,8 milioni di tonnellate sono imballaggi, composti da 2,4 milioni di tonnellate di carta, 241 mila tonnellate di metalli, 1 milione 366 mila tonnellate di legno, 366 mila tonnellate di plastica, 395 mila tonnellate di vetro. - 22,7 milioni di tonnellate di materiali provengono dalla raccolta dei rifiuti speciali, degli sfridi e dei residui dei processi produttivi, di cui 18,2 milioni di tonnellate di metalli, 493 mila di alluminio, 1,4 milioni di carta, 2,1 milioni di tonnellate di legno e 212 mila tonnellate di plastica. Da questi dati si può vedere l’importanza relativa che la rete dei recuperatori privati ha nel sistema totale del recupero di materie in Italia. La raccolta basata sui recuperatori privati avviene secondo le regole del mercato industriale e non richiede contributi pubblici, sviluppando costi e prezzi dei materiali nel quadro della concorrenza del mercato. GRAFICO 27: Raccolta per principale tipologia di rifiuti/materiali - acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro con esclusione dei rifiuti organici - % sul totale recupero) Raccolta imballaggi da RU

Raccolta altri rifiuti speciali e sfridi di produzione da C&D 71%

8%

Raccolta altri materiali da rifiuti urbani 6%

Raccolta imballaggi commerciali e industriali 15%

Fonte: Elaborazione FISE su dati APAT/ISPRA, ONR, CONAI e Consorzi, ANPAR, Associazioni Industriali

65


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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 28: Raccolta per principale tipologia di rifiuti/materiali - acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro con esclusione dei rifiuti organici - (000/ton)

25.000 22.755

20.000

15.000

10.000

4.813

5.000 2.509 1.938

0 raccolta imballaggi da rifiuti urbani

raccolta altri materiali da rifiuti urbani

raccolta imballaggi commerciali e industriali

raccolta altri rifiuti speciali e sfridi di produzione da C&D

Fonte: Elaborazione FISE su dati APAT/ISPRA, ONR, CONAI e Consorzi, ANPAR, Associazioni Industriali

GRAFICO 29: Raccolta per principale tipologia di rifiuti/materiali - alluminio, carta, legno, plastica, vetro con esclusione acciaio e rifiuti organici - (% sul totale recupero)

Raccolta imballaggi da RU 18%

Raccolta altri rifiuti speciali e sfridi di produzione da C&D 34%

Raccolta altri materiali da rifiuti urbani 14%

Raccolta imballaggi commerciali e industriali 34% Fonte: Elaborazione FISE su dati APAT/ISPRA, ONR, CONAI e Consorzi, ANPAR, Associazioni Industriali

66


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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 30: Raccolta per principale tipologia di rifiuti/materiali - alluminio, carta, legno, plastica, vetro con esclusione acciaio e rifiuti organici - (000/ton)

13.376

14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.572

4.512

raccolta imballaggi commerciali e industriali

raccolta altri rifiuti speciali e sfridi di produzione da C&D

4.000 2.354

2.000

1.938

0 raccolta imballaggi da rifiuti urbani

raccolta altri materiali da rifiuti urbani

totale raccolta di materia

Fonte: Elaborazione FISE su dati APAT/ISPRA, ONR, CONAI e Consorzi, ANPAR, Associazioni Industriali

Da quanto sopra si evince come i sistemi di raccolta di quasi tutti i materiali siano intrecciati e come la raccolta dipenda sia dai rifiuti urbani, sia dai rifiuti speciali. La capacità di riciclaggio delle industrie è la condizione fondamentale per implementare la raccolta differenziata e il recupero. Il commercio internazionale delle materie prime secondarie ha subito un notevole cambiamento nell’ultimo decennio in Italia.

67


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Il settore della carta, ad esempio, ha raggiunto negli ultimi anni la capacità massima di riciclaggio dei materiali raccolti da parte dell’industria cartaria nazionale, tanto da portare l’Italia a diventare esportatrice netta di macero. In tutti gli altri settori l’Italia invece si conferma come importatrice netta di materiali di recupero, circostanza che può dare spazio ad un’ulteriore crescita delle raccolte. La capacità di riciclaggio interno in alcuni settori rimane superiore alla raccolta totale di materiali dismessi in Italia, compresi gli sfridi di produzione. Per questo l’Italia è importatrice netta di materie prime secondarie riciclabili, come confermato anche dal recente studio di FISE Assoambiente (“Il movimento transfrontaliero dei rifiuti”, 2009), da cui emerge che, considerando i dati delle dichiarazioni MUD relativi al 2005, il flusso di rifiuti speciali non pericolosi in entrata nel nostro Paese (1,4 milioni di tonnellate nel 2005), interessa principalmente materie recuperabili mentre l’esportazione di questa tipologia di rifiuti interessa solo 300.000 tonnellate. Pertanto, con l’esclusione del settore della carta, in cui da qualche anno vi è un’esportazione netta del macero raccolto in Italia, per quanto riguarda gli altri materiali recuperabili si registra un import netto di: 5,6 milioni di tonnellate (metalli), 317 mila tonnellate (alluminio), 734 mila tonnellate (legno), 385 mila tonnellate (plastica) e di 202 mila tonnellate (vetro).

Tabella 24:

Importazioni ed esportazioni dei materiali riciclabili (ton) IMPORT

EXPORT

EXP - IMP

6.141.000

528.000

-5.613.000

Alluminio (2006)

366.623

50.024

-316.599

Carta (2008)

520.000

1.507.000

+987000

Legno (2005)

734.000

5.000

-729.000

Metalli (2007)

Plastica (2006)

-385.000

Vetro (2008)

-202.000

Fonte: ASSOCARTA, ECOCERVED, UNIONPLAST, COREVE, CIAL

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L’ITALIA DEL RECUPERO

I flussi transfrontalieri delle materie recuperate rappresentano una realtà che riguarda tutti i principali settori del riciclaggio in Italia e muove grandi quantità di materiali sia in entrata (oltre 7,5 milioni di tonnellate) che in uscita (oltre 1,2 milioni di tonnellate). Da Paese tradizionalmente “importatore” di materie prime secondarie l’Italia sta diventando un Paese esportatore, con potenziali ripercussioni sull’intero ciclo di raccolta e recupero dei rifiuti sia urbani che speciali. In questo quadro è: - prevedibile che cresca l’esportazione e il trading internazionale di materie recuperate e di materiale riciclato; - necessario accrescere la capacità di riciclaggio di alcuni materiali come carta e plastica, rafforzando la domanda di materiale riciclato, con interventi di sostegno dello stesso, come il “green public procurement”; - urgente individuare nuovi sbocchi del materiale raccolto; - opportuno avviare politiche di ammortizzazione dei cicli dei prezzi delle materie prime secondarie che, come in quest’ultimo anno, quando tendono a ridursi possono avere ripercussioni sul sistema di raccolta e recupero. I mercati delle materie prime e delle materie prime secondarie sono mercati variabili e ciclici che hanno presentato negli anni situazioni alterne in cui la materia seconda poteva essere o meno conveniente rispetto alla materia vergine. In alcuni settori produttivi, quali quelli del cartone, vetro, metalli e pannelli truciolari, le materie prime secondarie rappresentano oramai la parte prevalente degli input di produzione. La domanda di queste materie prime secondarie è perciò correlata alla domanda finale degli specifici beni. In altri settori, quali la plastica, le materie prime secondarie si trovano maggiormente correlate ai prezzi delle materie vergini e sono più sensibili al variare dei loro prezzi. La globalizzazione dei mercati e la progressiva localizzazione nei Paesi asiatici di una quota rilevante della manifattura industriale destinata ai mercati europei e americani ha provocato una crescita strutturale della domanda di materie prime e seconde. Con l’emergere della Cina e dei Paesi asiatici quali l’India, ma anche l’Indonesia e la Corea, sta cambiando il mercato delle materie prime e seconde. Per valutare l’importanza dei Paesi asiatici basti pensare che in Cina le importazioni di carta da macero sono passate dal 1997 al 2006 da 1,6 a 19,6 milioni di tonnellate, quelle della plastica da 0,5 a 5,9 milioni di tonnellate, quelle dei rottami ferrosi da 1,8 a 10,1 milioni di tonnellate. In maniera comunque significativa la crescita di importazioni di materie prime secondarie ha interessato la gran parte delle economie emergenti. 69


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L’ITALIA DEL RECUPERO

La crescita costante del mercato del recupero a livello nazionale e internazionale ha portato a una crescita dei prezzi che hanno trainato sia il settore del recupero che quello della raccolta. Con la crisi economica internazionale iniziata nel 2008, si è registrata una contrazione della produzione delle materie riciclate in tutti i Paesi europei, che ha provocato una caduta, in certi casi verticale, del prezzo delle materie prime e secondarie, causando in Italia uno stato di crisi nei settori della plastica, della carta, del legno, del vetro, dei metalli. Questa situazione ha avuto un immediato riflesso sui recuperatori e quindi sulla rete di raccolta. In Italia la caduta dei prezzi del materiale recuperato è stata in parte assorbita dal sistema CONAI per la raccolta degli imballaggi.

GRAFICO 31: Indice dei prezzi delle materie prime 230 210 190 170 150 130 110 90 70 giu-08

lug-08

ago-08

set-08

non alimentari

fibre

varie industria

metalli

ott-08

nov-08

dic-08

gen-09

feb-09

mar-09

apr-09

mag-09

giu-09

Fonte: CCIAA Milano

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L’ITALIA DEL RECUPERO

Il perdurare della crisi ha portato una contrazione del prodotto interno lordo (PIL) pari a -4,6%, nel primo trimestre 2009 rispetto al 2008, confermata dalla diminuzione del PIL pari a -6% nel secondo trimestre del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008 e comunque in riduzione dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Non vi sono elementi per prevedere una ripresa nel breve periodo anche se diverse valutazioni economiche propongono una lieve ripresa nel 2010. A giugno 2009, secondo l’ISTAT l'indice della produzione industriale destagionalizzato ha segnato una diminuzione dell'1,2% rispetto a maggio mentre la variazione congiunturale della media degli ultimi tre mesi, a confronto con quella dei tre mesi precedenti, è pari a -3,9%. Il risultato grezzo, rispetto allo stesso mese del 2008, registra un calo del 19,7%. Sempre nel confronto su base annua, l'indice grezzo relativo al primo semestre del 2009 risulta in diminuzione del 22,2%. Nel mese di luglio 2009, sempre secondo l’ISTAT, l'indice della produzione industriale destagionalizzato ha segnato un aumento dell’1% rispetto a giugno 2009; ma la variazione congiunturale della media degli ultimi tre mesi rispetto a quella dei tre mesi immediatamente precedenti è pari a -0,8%. L'indice della produzione ha registrato a luglio una diminuzione tendenziale del 18,2% mentre nei primi sette mesi la variazione, rispetto allo stesso periodo del 2008, è stata di -21%. La situazione del mercato varia comunque tra i diversi materiali, anche se tutti stanno risentendo dell’attuale crisi economica.

Metalli Il mercato mondiale dei metalli ferrosi ha registrato negli ultimi anni una forte crescita della domanda dei Paesi asiatici che hanno portato a 20 milioni di tonnellate l’importazione netta, mentre l’Europa si è assestata su un’importazione netta di 2,6 milioni di tonnellate. Il Nord America ha invece accresciuto la propria esportazione netta a 12 milioni di tonnellate. TABELLA 25: Trend mercato mondiale dei materiali ferrosi recuperati ASIA EXP

IMP

EU 15 EXP

IMP

NORD AMERICA EXP

IMP

ASIA EXP-IMP

EU 15 EXP-IMP

NORD AMERICA EXP-IMP

1995

2.440.396

20.354.022

22.390.088

23.168.234

12.573.478

3.690.905

-17.913.626

-778.146

12.573.478

2000

8.228.151

25.602.917

23.892.552

26.988.215

7.699.507

4.641.965

-17.374.766

-3.095.663

7.699.507

2005

15.161.948

44.130.323

30.547.120

33.368.702

16.083.834

5.448.928

-28.968.375

-2.821.582

16.083.834

2006

14.862.317

35.443.748

34.786.398

37.469.857

18.829.432

6.321.778

-20.581.431

-2.683.459

18.829.432

Fonte: Banca Contrade ONU

71


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L’ITALIA DEL RECUPERO

L’Italia presenta un’importazione netta di oltre 5,6 milioni di tonnellate rottami di acciaio. I rottami provengono per la maggior parte da sfridi di lavorazione (36% del totale raccolto), da raccolta di rottame (auto, elettrodomestici, 34% del totale raccolto), da demolizioni (industriali, civili, navali per il 30%), di cui il 25-30% del totale viene importato. La raccolta differenziata urbana degli imballaggi incide per una minima parte (374 mila tonnellate). All’inizio del 2009 il ciclo raccolta-riciclaggio ha mostrato una situazione di crisi, con un calo dei prezzi del rottame che ha indotto a una minore raccolta, con minore disponibilità di rottami sul mercato. I prezzi dei rottami delle lattine ferrose, da raccolta differenziata, pur in calo nei primi mesi del 2009, si sono riallineati ai prezzi iniziali del 2008, mentre i prezzi dei rottami vecchi sono decisamente diminuiti, nel primo semestre 2009, rispetto ai prezzi dei primi mesi 2008. La fase di profonda crisi del settore produttivo, che ha contraddistinto anche il primo semestre 2009, continua a far sentire il suo peso anche sulle quotazioni dei rottami ferrosi, che hanno proseguito la loro discesa anche nel primo semestre 2009, come evidenziato nel Grafico 32. GRAFICO 32: Prezzi all’ingrosso metalli 2008 - 2009 1.400 1.236

1.200

1.181

1.000

930 786

800

620

665

600

875

730

720

647

731

675

592

565

400 200

prezzo max

-d ic 01

v -n o 01

tt -o 01

t -se 01

o -ag 01

g -lu 01

iu -g 01

-m ag 01

r -ap 01

-m ar 01

-fe b 01

-g en 01

-d ic 01

ov -n 01

tt -o 01

01

-se

t

0

prezzo min

Fonte: CCIAA di Milano

72


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Alluminio Nel mercato mondiale dell’alluminio, l’Asia ha accresciuto l’importazione netta di rottami di alluminio a 2,3 milioni di tonnellate, mentre l’Europa è diventata esportatrice netta insieme al Nord America.

Tabella 26: Trend mercato mondiale dell’alluminio materia prima secondaria ASIA EXP

IMP

EU 15 EXP

IMP

NORD AMERICA EXP

IMP

ASIA EXP-IMP

EU 15 EXP-IMP

NORD AMERICA EXP-IMP

1995

343.042

861.345

1.094.190

1.281.761

593.299

453.908

-518.303

-187.571

139.391

2000

394.612

1.244.840

1.536.100

1.752.934

725.684

611.426

-850.228

-216.834

114.258

2005

539.471

4.067.153

2.230.467

1.927.332

1.431.676

609.201

-3.527.682

303.135

822.475

2006

666.745

2.975.143

2.408.316

2.300.250

1.860.238

635.306

-2.308.398

108.066

1.224.932

Fonte: Banca Contrade ONU

I prezzi dei rottami in alluminio hanno registrato un forte calo fino al gennaio 2009 rispetto ai primi mesi del 2008, in correlazione alla diminuzione del prezzo dell’alluminio. Dal mese di febbraio i prezzi dei principali listini, quali rottame da lattine per bevande e da imballaggi usati, hanno ricominciato ad aumentare.

Carta e cartone Il mercato mondiale del macero ha visto, dal 1995 al 2006, una forte crescita dell’Asia che da esportatrice netta è diventata importatrice netta per oltre 20 milioni di tonnellate, in gran parte collocate in Cina.

Tabella 27: Trend mercato mondiale del macero ASIA EXP

IMP

EU 15 EXP

IMP

NORD AMERICA EXP

IMP

ASIA EXP-IMP

EU 15 EXP-IMP

NORD AMERICA EXP-IMP

1995

1.050.039

4.982.569

7.506.884

7.407.155

10.005.575

2.577.930

-3.932.530

99.729

7.427.645

2000

1.714.464

11.188.121

10.236.481

8.547.767

10.914.575

3.328.724

-9.473.657

1.688.714

7.585.851

2005

5.679.798

24.218.662

16.991.393

10.713.084

15.779.991

2.706.623

-18.538.864

6.278.309

13.073.368

2006

5.907.009

26.601.195

18.619.302

11.831.075

16.939.214

2.483.812

-20.694.186

6.788.227

14.455.402

Fonte: Banca Contrade ONU

73


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Nel 2008 L’Europa ha accresciuto l’esportazione netta di macero portandola a 10,5 milioni di tonnellate, a fronte di un tasso di utilizzo del macero in costante crescita negli ultimi anni, pari a quasi il 50% a livello europeo. Nella situazione di recessione mondiale i prezzi della carta da macero hanno segnato un calo generalizzato nel 2008, sia per il calo della domanda mondiale sia per la crescita dell’offerta della raccolta. In Italia la raccolta differenziata urbana risulta in aumento, la capacità di riciclaggio non ha coperto completamente l’offerta, che ha trovato sbocco nelle esportazioni nette di macero in particolare verso la Cina e i Paesi del Medio Oriente. Il settore cartario nazionale continua a risentire pesantemente della forte crisi di domanda internazionale, con livelli produttivi che scontano gli effetti della prosecuzione del processo di riorganizzazione già in atto da tempo con numerose soste produttive e nuove fermate di impianti. La produzione nazionale di carte e cartoni continua infatti a collocarsi abbondantemente al di sotto dei livelli, già in calo, dello scorso anno. Nella sintesi dei primi 6 mesi dell’anno la perdita produttiva, rispetto all’analogo periodo 2008, sarebbe vicina al 17%. Della crisi di domanda senza precedenti, evidente anche dall’analisi dei risultati dell’indagine relativi agli ordini, continuano a risentire le quotazioni medie dei prodotti delle cartiere, in calo ormai da almeno 6 trimestri con accentuazioni progressive rispetto ai corrispondenti periodi 2008: per il fatturato complessivo del settore il calo tendenziale è collocabile intorno al 21% in questa prima metà dell’anno. GRAFICO 33: Prezzi del macero per tipologie 2007-2009 (€) 300 270

260

255

270 250

250 218

218

210

218

215 203

200

195

200 150

135

140

92

94

165

160

100

95

170

130

120 105

55

40

70 20 35

refili bianchi giornali invenduti

8

carta da giornale bianca carta e cartoni misti selezionati

t -se 09

g -lu 09

n -g e 09

ov

0 -n

t -se 08

-lu g 08

ag 08

-m

ar -m 08

-g en 08

ov -n 07

-se t 07

g -lu 07

-m ag 07

07

-m ar

0

35

10

0

5

ag

35

-m

47

32

40

35

-m ar

54

09

60

08

50

105

77

103 87

09

100

refili misti colorati carta e cartoni misti

Fonte: Paperweb

74


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Plastiche Anche il mercato della plastica recuperata ha visto un forte aumento dell’importazione netta dei Paesi asiatici arrivata ad oltre 4,5 milioni di tonnellate nel 2007. L’Europa è diventata la prima esportatrice netta di materiali plastici, attestandosi a 1,5 milioni di tonnellate di esportazione netta superando lo stesso Nord America che, nel 2007, presentava un’esportazione netta di 516 mila tonnellate. Tabella 28: Trend mercato mondiale della plastica materia prima secondaria ASIA EXP

IMP

EU 15 EXP

IMP

NORD AMERICA EXP

IMP

ASIA EXP-IMP

EU 15 EXP-IMP

NORD AMERICA EXP-IMP

1995

1.368.903

2.022.440

636.611

528.229

395.668

300.778

-653.537

108.382

94.890

2000

2.150.225

4.049.631

1.077.936

731.930

601.468

482.308

-1.899.406

346.006

119.160

2005

5.028.418

8.796.150

2.453.563

1.070.797

1.071.775

682.577

-3.767.732

1.382.766

389.198

2006

5.975.039

10.543.466

2.854.990

1.308.031

1.284.309

767.335

-4.568.427

1.546.959

516.974

Fonte: Banca Contrade ONU

I prezzi sempre crescenti negli ultimi anni sono fortemente calati nell’ultima parte del 2008, con -50%, dei principali polimeri. Con la caduta delle quotazioni delle plastiche riciclate, il valore delle plastiche raccolte si è quasi annullato, con la contemporanea caduta del prezzo del petrolio e dei polimeri derivati. In questa situazione tutto il ciclo della plastica riciclata e il settore del riciclaggio è andato in crisi mettendo in dubbio la sostenibilità economica del sistema di recupero. Perciò, all’inizio del 2009, il forte calo della domanda di materie plastiche riciclate ha reso più complesso il riciclo dei materiali raccolti, spostando la crisi sulla fase del recupero. La complessità del riciclaggio meccanico e chimico dei polimeri raccolti sta portando a valutare nuovi metodi di recupero quali il feed-stock recycling, via percorsa da tempo in Germania (nel feed-stock con idrogenazione, gassificazione e pirolisi, si trasformano le plastiche in oli e gas da usare come additivi nelle acciaierie).

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 34: Prezzi all’ingrosso plastiche, resine 2008/2009 1.600 1.400

1.390 1.250

1.340

1.200

1.070

1.200 950

1.000 850

930

850

1.020 900

880

800 800

800

600 400 200

Serie 1

t -se 01

01

-ag

o

g -lu 01

iu -g 01

01

-m

ag

r -ap 01

01

-m

ar

b -fe 01

en -g 01

ic -d 01

ov -n 01

tt -o 01

01

-se

t

0

Serie 2

Fonte: CCIAA Milano

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Vetro A livello europeo, dall’inizio della crisi del 2008 il settore del vetro ha registrato una reazione immediata con un calo della produzione che ha creato una situazione molto critica nel comparto. Nel periodo tra ottobre 2008 e marzo 2009 la domanda di prodotti di vetro è crollata improvvisamente, e non solo per i contenitori ma anche per il vetro piano, legato al settore edile e automobilistico.I produttori di vetro hanno ridotto la loro produzione in alcuni Paesi del 15% fino al 40%. In Italia la produzione di vetro rimane in costante crescita dal 1998. Anche il 2008 ha registrato una leggera crescita rispetto al 2007

TABELLA 29:

Produzione di vetro nei principali Paesi europei (000/ton) 1998

2004

2005

2006

2007

2008

Francia

3.785

3.731

3.784

3.828

3.743

3.572

Germania

4.323

4.105

3.895

3.885

4.080

4.141

Italia

3.046

3.582

3.543

3.549

3.620

3.673

Polonia

810

1.041

1.088

1.119

1.230

1.230

Portogallo

762

1.015

1.024

1.095

1.231

1.252

1.816

2.070

2.143

2.148

2.222

2.145

Spagna Regno Unito Totale

1.852

1.977

2.081

2.159

2.244

2.161

16.394

17.521

17.558

17.783

18.370

18.174

Fonte: FEVE

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 35: Produzione di vetro nei principali Paesi Europei (000/ton) 5.000 4.500 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 1998 Germania

2004 Francia

2005 Italia

Spagna

2006 Regno Unito

2007 Polonia

2008 Portogallo

Fonte: FEVE

La crisi internazionale ha prodotto una crisi nel settore del riciclaggio del vetro, ed essendo la raccolta del vetro comunque cresciuta, a livello europeo, si sono formati degli extra-costi per lo stoccaggio dei vetri raccolti ma non riciclati, data la crisi della domanda. Nel 2008 in Italia il riciclo ha raggiunto 1,8 milioni di tonnellate, di cui 1,39 milioni provenivano dalla raccolta differenziata delle bottiglie. Le importazioni di contenitori recuperati sono state di 202 mila tonnellate, e di 242mila tonnellate di vetro piano recuperato. Le importazioni tendono comunque a diminuire negli anni. In Italia la struttura del settore vetrario, molto concentrato e relativamente non aperto, ha permesso un limitato impatto sui prezzi dei rottami, anche con la crisi di fine 2008. I prezzi dei rottami di vetro sono rimasti sostanzialmente costanti dall’inizio del 2008 al 2009.

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SITUAZIONE STRUTTURALE E TENDENZE DEL MERCATO DELLE MATERIE RECUPERATE E DEL RICICLAGGIO

GRAFICO 36:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Prezzi dei rottami di vetro in Italia 2008 - 2009 (€/ton)

80 70 60 50 40 30 20 10

ar -m 09

en -g 09

ov -n 08

t -se 08

g -lu 08

ag 08

-m

ar -m 08

08

-g

en

0

rottame bianco pronto forno rottame colore misto pronto forno rottame vetro misto

Fonte: CCIAA MILANO

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L’ITALIA DEL RECUPERO

ELENCO DELLE AZIENDE CHE HANNO PARTECIPATO ALL’INDAGINE FISE UNIRE SULLE PIATTAFORME DI RECUPERO A.C.E.M. AZIENDA CONSORTILE ECOLOGICA MONREGALESE Località Beinale, 12060 MAGLIANO ALPI (CN) Piemonte acem@mtrade.com - Tel. 0174/47140 - Fax 0174/40187 ACOVIS S.r.l. Via L. Galvani, 85 - 36066 SANDRIGO (VI) Veneto acovis.srl@telemar.it amministrazione@soraris.it - Tel. 0444/658864 - Fax 0444/751009 AKRON (EX CIR SECCO S.p.a.) Via Traversagno, 30 - 48022 LUGO (RA) Emilia Romagna Tel. 0545/40512 - Fax 0545/42072 AKRON (GIÀ SELECTA S.p.a.) Via Raibano, 32 - 47853 CORIANO (RN) Emilia Romagna selecta.rn@virgilio.it - Tel. 0541/657480 - Fax 0541/657818 AKRON S.p.a. (MODENA) Via Caruso, 11- 41100 MODENA (MO) Emilia Romagna roberto.bonvicini@akron-ambiente.it - Tel. 059/2515554 - Fax 059/254838 AKRON S.p.a. (EX DIRAMA S.r.l.) (MORDANO) Via Molino Rosso, 8 - 40026 IMOLA (BO) Emilia Romagna selecta@cirambiente.it - Tel. 0542/621411 - Fax 0542/621453 ALFA EDILE S.r.l. - IN LIQUIDAZIONE Via Nobel, 16 - 72100 BRINDISI (BR) Puglia alfaedile@llibero.it - Tel. 0831/575057 - Tel. 0831/575037 ANCA PLASTICA Via Cannola al Trivio, 24/26 - 80141 NAPOLI (NA) Campania ancaplastica@virgilio.it - Tel. 081/7806680 - Fax 081/7800967 ANDREONI MARCELLO S.a.s. Via Mendosio, 32 - 20081 ABBIATEGRASSO (MI) Lombardia andreoni.sas@libero.it -Tel. 02/9462128 - Fax 02/94960190 ARGECO S.r.l. Via N. Copernico, 17/A - 44011 ARGENTA (FE) Emilia Romagna paoloroi@argeco.it - www.argeco.it - Tel. 0532/804507 - Fax 0532/319392 ASSA S.p.a. Via Cavallari, 18 - 28100 NOVARA (NO) Piemonte assa@assa.it www.assa.it - Tel. 0321/48381 - Fax 0321/483852 AVE ROTTAMIX S.r.l. Zona Artigianale Pillhof, 83 - 39057 APPIANO SULLA STRADA DEL VINO - EPPAN AN DER WEINSTRASSE (BZ) Trentino Alto Adige info@rottamix.it - Tel. 0471/631235 - Fax 0471/633991 B.N.G. S.a.s. S.S. 407 Basentana, Km 75 - C.da Pantaniello 75013 FERRANDINA (MT) Basilicata bng.iula@virgilio.it - Tel. 0835/757012 - Fax 0835/755607

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EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

BENFANTE S.r.l. Via Braia, 57 - 16019 RONCO SCRIVIA (GE) Liguria www.benfante.it - Tel. 010/9640401 - Fax 010/9640565 BENFANTE S.r.l. Strada Savonesa, 8 - 15050 TORROTA (AL) Liguria www.benfante.it - Tel. 0131/894145 - Fax 0131/872913 BENFANTE S.r.l. Via Voghera, 59 - 15052 CASALNOCETO (AL) Liguria www.benfante.it - Tel. 0131/894145 - Fax 0131/872913 BERGADANO DI BERGADANO CANDIDO & C. S.a.s. Via del Mosso, 14 - 13894 - GAGLIANICO (BI) Piemonte c.bergadano@tiscali.it - Tel. 015/542469 - Fax. 015/542469 BO ANTONIO Strada della Pronda, 37 - 10142 TORINO (TO) Piemonte Tel. 011/706676 - Fax 011/7708875 BUFFA GUGLIELMA Via di Ponte, snc - 19038 SARZANA (SP) Liguria Tel. 0187/621337 - Fax 0187/621503 C.B.R.C. S.r.l. Via dell'industria, 38 - 40131 BOLOGNA (BO) Emilia Romagna info@cbrc.it / g.forni@cbrc.it - www.cbrc.it - Tel. 051/6012368 - Fax 051/6010408 C.D.C. S.n.c. Zona Industriale di San Salvo 66050 SAN SALVO (CH) Abruzzo cadiclem@tin.it - Tel. 0873/547924 - Tel. 0873/549386 C.E.R.M.E.C. Viale Eugenio Chiesa, 2 - 54100 MASSA-CARRARA (MS) Toscana umbertoballoni@cermec.it - Tel. 0585/489176 - Fax 0585/488635 C.M.T S.p.a. Strada Castello di Mirafiori, 320 - 10135 TORINO (TO) Piemonte info@cmtspa.it - www.cmtspa.it - Tel. 011/9628382 - Fax 011/9627264 C.M.T S.p.a. Via Don Bosco, 42 - 10144 TORINO (TO) Piemonte info@cmtspa.it - www.cmtspa.it - Tel. 011/9628382 - Fax 011/9627264 CALABRA MACERI E SERVIZI S.p.a. Contrada Cutura 87036 - RENDE (CS) Calabria info@calabramaceri.it - www.calabramaceri.it - Tel. 0984/446267 - Fax 0984/446287 CALCINA INIZIATIVE AMBIENTALI S.r.l. Via Caboto, 23 - 34147 TRIESTE (TS) Friuli Venezia Giulia Giulia info@calcina.com - Tel. 040/822224 - Fax 040/381376 CAMILOT ERMINIO S.a.s. Corso Italia, 98 - 33050 RONCHIS (UD) Friuli Venezia Giulia camilot@inwind.it - Tel. 0431/56022 - Tel. 0431/567914

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L’ITALIA DEL RECUPERO

CARPLAST S.r.l. Via Trieste, 24 - 27029 VIGEVANO (PV) Lombardia carplast.2003@libero.it - Tel. 0381/78815 - Fax 0381/694001 CARTAFIN Via Valle Po, 92 - 12100 CUNEO (CN) Piemonte cartafin@libero.it - Tel. 0171/411791 - Fax 0171/411791 CARTAMACERO S.a.s. Strada del Fortino, 12 10100 TORINO (TO) Piemonte cartamacero@eutelia.com - Tel. 011/4362696 - Fax 011/4364715 CARTONFER S.n.c. DI S.& R. CASAGRANDE Via Piemonte, 5 - 31029 VITTORIO VENETO (TV) Veneto carton180@cartonfer.191.it - Tel. 0438/500352 - Fax 0438/500294 CARUTER COSTRUZIONI S.a.s. DI CARUSO GIUSEPPINA & C. Via Trento, 159 - 98061 BROLO (ME) Sicilia caruter.ambiente@libero.it - www.caruter.com - Tel. 0941/561284 - Fax 0941/561284 CASINELLI UGO Via Newton, snc - Zona Industriale 3036 - AVEZZANO (AQ) Abruzzo info@centroriciclo.it - www.centroriciclo.it - Tel. 0863/509294 - Fax 0863/489504 CENTRO RACCOLTA RECUPERO VETRO Via Papa Giovanni XXVIII, 24 - 70059 TRANI (BA) Puglia www.centroraccoltavetro.it - Tel. 0883/580301 - Fax 0883/580241 CENTRO RECUPERO TREVIGIANO S.n.c. Via Pizzocchera, 35 - 31040 CAMPODIPIETRA SALGAREDA (TV) Veneto crtbonora@libero.it - Tel. 0422/804128 - Fax 0422/804138 CERRONI DINO & FIGLI S.n.c. Località Casa Nuova - Pantaneto, 97/a - 52035 MONTERCHI (AR) Toscana info@cerronisnc.it - www.cerronisnc.it - Tel. 0575/70797 - Fax 0575/70193 CON.SER.V.C.O. Via Per Gravellona Toce - Località Prato Michelaccio 28802 MERGOZZO (VB) Piemonte ufficioacquisti@conservco.it - danielepasquali@conservco.it - www.conservco.it - Tel. 0323/518711 - Fax 0323/556347 COSMARI Località Piane di Chienti 62029 - TOLENTINO (MC) Marche cosmari@cosmari.sinp.net - www.cosmari.sinp.net - Tel. 0733/203504 - Fax 0733/204014 D'ANGELO VINCENZO S.r.l. S.S. 113 Km. 331 - 91011 CONTRADA VIRGINI (TP) Sicilia info@dangelovincenzo.it - www.dangelovincenzo.it - Tel. 0924/501723 - Fax 0924/507777 DBP S.r.l. Via del Fosso Di Santo Spirito, 92 - 00135 ROMA (RM) Lazio gi.persi@inwind.it - Tel. 06/30998167 - Fax 06/30995455 DIFE Via Vecchia Provinciale Lucchese, 53 - 51030 SERRAVALLE PISTOIESE (PT) Toscana info@dife.it - www.dife.it - Tel. 0573/919515 - Fax 0573/919520

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L’ITALIA DEL RECUPERO

DIFE Via Alfieri, 90/92 - 51037 MONTALE (PT) Toscana info@dife.it - www.dife.it - Tel. 0573/919515 - Fax 0573/919520 DITTA MATTEO SPAGNUOLO S.n.c. Via Arpi, 6 - 71043 MANFREDONIA (FG) Puglia spagnuolo.ecologia@tiscali.it - Tel. 0884/543382 - Fax 0884/549714 DTV DELLA TORRE & VENEZIANO Vicolo Pian Due Torri, 60 - 00146 ROMA (RM) Lazio info@dtv.it - www.dtv.it - Tel. 06/5501313 - Fax 06/55280865 E.C.O.L.FER S.n.c. Via Lino Zecchetto, 8 - 30020 LA SALUTE DI LIVENZA (VE) Veneto info@ecolfer.com - www.ecolfer.com - Tel. 0421/80153 - Fax 0421/80645 E.C.O.L.FER S.n.c. Via Lino Zecchetto, 29/31 - 30020 LA SALUTE DI LIVENZA (VE) Veneto info@ecolfer.com - www.ecolfer.com - Tel. 0421/80153 - Fax 0421/80645 ECO ELPIDIENSE S.r.l. Strada Prov.le Sant'Elpidio, 28 - 63018 PORTO S. ELPIDIO (AP) Marche info@ecoelpidiense.it - www.ecoelpidiense.it - Tel. 0734/900126 - Fax 0734/900126 ECOLIT S.r.l. Zona Artigianale - Località Cugno - Capannone "0" 95040 - CAMPOROTONDO ETNEO (CT) Sicilia info@ecolit.it - amministrazione@ecolit.it - www.ecolit.it - Tel. 095/7132047 - Fax 095/7132047 ECOLOGIA OGGI S.r.l. Località Mastrobruno LAMEZIA TERME (CZ) Calabria info@ecologiaoggi.it - Tel. 0968/442032 - Fax 0968/201472 ECOSYSTEM S.p.a. Via della Solforata Km 10,750 - 00040 POMEZIA (RM) Lazio info@ecosystemspa.com - www.ecosystemspa.com - Tel. 06/9100638 - Fax 06/9100643 ELITE AMBIENTE S.r.l. (SOCIO CO.RE.VI.) Via Pigafetta, 38 - 36040 GRISIGNANO DI ZOCCO (VI) Veneto info@eliteambiente.it - www.eliteambiente.it - Tel. 0444/415230 - Fax 0444/414976 EMILIANA ROTTAMI S.p.a. Via Verdi, 26 - 41018 SAN CESARIO SUL PANARO (MO) Emilia Romagna info@emiliana-rottami.it - Tel. 059/930402 - Fax 059/930009 ERASMI PIETRO & C. S.n.c. Via Papa Giovanni XVIII, 24 - 22040 ALZATE BRIANZA (CO) Lombardia brunoerasmi@yahoo.it - Tel. 031/632335 - Fax 031/6348091 EREDI DI MASTROIANNI BENITO & C. S.n.c. Via Rio Galletto, 17 - 17100 - SAVONA (SV) Liguria recupmastro@libero.it - Tel. 019/862194 - Fax 019/862529 EUROVETRO Via I Maggio, 12 - 21040 ORIGGIO (VA) Lombardia info@eurovetro.com - Tel. 02/96731512 - Fax 02/96731283

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F.LLI GARGIULO S.a.s. Via Boggia, 13 - 28013 BORGO MANERO (NO) Piemonte antonio.gargiulo@jumpy.it - www.flligargiulo.it - Tel. 0322/880545 - Fax 0322/838049 F.LLI LONGO S.r.l. (SOCIO CO-RE) Via Rosa Luxemburg, 4 - 42010 RIO SALICETO (RE) Emilia Romagna amministrazione@fratelli.longo.it - www.fratellilongo.it - Tel. 0522/648194 - Fax 0522/699925 F.LLI TRIVELLATO S.n.c. Via Guizze, 5 - 35012 CAMPOSAMPIERO (PD) Veneto trivellatoflli@virgilio.it - Tel. 049/9301928 - Fax 049/9301411 FG RICICLAGGI Via Stalingrado - Fraz. Bragno 17014 - CAIRO MONTENOTTE (SV) Liguria Tel. 019/505518 - Fax 019/5090001 FG RICICLAGGI Regione Enesi, 4 – Fraz. Bastia 17031 ALBENGA (SV) Liguria Tel. 0182/20536 - Fax 0182/21687 FG RICICLAGGI Via Caravaggio, 4 - 17100 SAVONA (SV) Liguria Tel. 019/2302274 - Fax 019/2303861 FINCOM ITALIA Via A. Vespucci, 7 - 46030 MANTOVA (MN) Lombardia info@fincomecologia.it - Tel. 0376/302470 - Fax 0376/302670 FINI S.n.c. DI TONIONI ANITA & C. Via 2 Giugno, 9 - 40011 ANZOLA DELL'EMILIA (BO) Emilia Romagna fini_snc@fastwebnet.it - Tel. 051/734003 - Fax 051/734003 FLLI PALMIERI S.r.l. Viale Brianza, 95 - 20093 COLOGNO MONZESE (M) Lombardia Lombardia palmieri@fratellipalmieri.it - www.fratellipalmieri.it - Tel. 02/2541523 - Fax 02/27300654 FUTURA RECUPERI S.r.l. Via Canove, 4 - 35010 TREBASELEGHE (PD) Veneto futura.recuperi@libero.it - Tel. 049/9378083 - Fax 049/9375077 G.A.I.A. S.p.a. Polo di Trattamento Dei Rifiuti - Fraz. Quarto Inferiore 273/b 14100 ASTI (AT) Piemonte info@gaia.at.it - Tel. 0141/476703 - Fax 0141/470368 G.E.O.S. S.r.l. Salita Trieste, 10 - 75018 STIGLIANO (MT) Basilicata Tel. 0835/568428 - Fax 0835/568428 GALATEA MACERO Zona Industriale - 73044 GALATONE (LE) Puglia cartadamacerogalatea@libero.it - Tel. 0833/832175 - Fax 0833/832175 GE.S.ECO. SNC DI VIVENTI L. & C. Fraz. Osteria del Gatto - 6022 FOSSATO DI VICO (PG) Umbria viventi@tiscali.it - Tel. 075/919196 - Fax 075/9190168

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GHIRARDI S.r.l. Strada Martinella, 76/a 43010 LOC. ALBERI - PARMA (PR) Emilia Romagna info@ghirardicarta.it - www.ghirardicarta.it - Tel. 0521/251393 - Fax 0521-924459 GV MACERO S.p.a. Via G. Garibaldi, 261/a - 24066 PEDRENGO (BG) Lombardia info@gvmacero.it - www.gvmacero.it - Tel. 035/661116 - Fax 035/655693 HIDRO ECOLOGIC LINE S.a.s. Villa San Giovanni - Zona Industriale 89018 - REGGIO CALABRIA (RC) Calabria hidro1961@libero.it - Tel. 0965/797895 - Fax. 0965/797895 ITALMACERI S.r.l. Via Caduti Sul Lavoro, 16 - 60131 ANCONA (AN) MARCHE info@italmacero.it - Tel. 071/2861617 - Fax 071/2861789 ITALMACERI S.r.l. Strada Lanzo, 237 - 10148 TORINO (TO) Piemonte info@italmaceri.it - Tel. 011/2282911 - Fax 011/2260890 ITALMACERI S.r.l. Via Torricelli, 12/14/16 - 20089 ROZZANO (TO) Piemonte Tel. 02/8922091 LA CAMPANIA MACERO S.n.c. S.S. Sannitica, 87 - Km.8+540 - 80026 CASORIA (NA) Campania giuseppemoffa@libero.it - lacampaniamacero@alice.it - Tel. 081/7583015 - Fax 081/7570644 LA VETRI S.r.l. Via Roma Nord, 207 - 46020 VILLA POMA (MI) Lombardia lavetri@lavetri.it - www.lavetri.it - Tel. 0386/864101 - Fax 0386/864093 LA VETRO SUD S.a.s. Contrada Canne Masche, snc - 90018 PALERMO (PA) Sicilia lvs@lvs.it - www.lvs.it - Tel. 091/8140918 - Fax 091/8140766 LANGELLA MARIO S.r.l. Via Palazziello, 70 - 80040 VOLLA (NA) Campania langmar@tin.it - www.langellamario.it - Tel. 081/7742825 - Fax 081/7742235 LAZIO MACERI S.r.l. Via Silicella, 152 - 00169 ROMA (RM) Lazio info@laziomaceri.it - laziomaceri@libero.it - www.laziomaceri.it - Tel. 06/261104 - Fax 06/2674040 M.ECO.RI.S. S.r.l. Via Asi, 4 - 03100 FROSINONE (FR) Lazio www.mecoris.it - Tel. 0775/841054 - Fax 0775/837674 MAINARDO S.r.l. Via IX Agosto, 15 - 34170 GORIZIA (GO) Friuli Venezia Giulia mainardosrl@gmail.com - Tel. 0481/538004 Fax 0481/538031 MANTINI S.r.l. Via Aterno, 1 - 66013 CHIETI SCALO (CH) Abruzzo mantinicarta@tin.it - www.mantinisrl.it - Tel. 0871/574201 - Fax 0871/564381

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MAURI EMILIO S.r.l. Via Per Velasca, Località San Carlo 20040 - USMATE VELATE (MI) Lombardia mauriemi@mauriemiliosrl.191.it - Tel. 039/6889148 - Fax 039/6754937 MINCIONI AMBIENTE S.r.l. Via L. Dari, 31 64018 - TORTORETO (TE) Abruzzo info@mincioniambiente.it - www.mincioniambiente.it - Tel. 0861/788375 - Fax 0861/788375 MONTELLO S.p.a. Via Fabio Filzi, 5 - 24060 MONTELLO (BG) Lombardia segreteria@montello-spa.it - Tel 035/689215 - Fax 035/681366 MORANZONI S.n.c. Via Dei Prati, 20 - 21100 SCHIRANNA (VA) Lombardia moranzoni@moranzoni.it - www.moranzoni.it - Tel. 0332/329885 - Fax 0332/329326 MOSER MARINO & FIGLI S.r.l. Via Galileo Galilei, 37/1- 38015 LAVIS (TN) Trentino amministrazione@mosermacero.it - www.mosermacero.it - Tel. 0461/245264 - Fax 0461/240219 NAPPI SUD S.p.a. Via Variante S.S. 18, 55 84091 BATTIPAGLIA (SA) Campania info@nappisud.com - www.nappisud.com - Tel. 0828/673487 - Fax 0828/673487 NUOVA METALCARTA S.r.l. Viale Etruria, 5 - 50142 FIRENZE (FI) Toscana metalcarta1@libero.it - Tel. 055/7321713 - Fax 055/7321551 PEDEMONTANA SOC. COOP. SOCIALE Via Battisti C/O Studio Pisani - Pal. Della Paolera - 81016 PIEDIMONTE MATESE (CE) Campania pedemontanascarl@gmail.com - efycar@tin.it - Tel. 0823/914317 - Fax 0823/784869 PELLICANO VERDE Soc. Coop. a r.l. Via Appia - 85054 MURO LUCANO (PZ) Calabria Basilicata segreteria@pellicanoverde.it - Tel. 097/671745 - Fax 0976/723119 PORCARELLI GINO Via Rocca Cencia, 301 - 00132 ROMA (RM) Lazio info@porcarelli.net - www.porcarelli.net - Tel. 06/220241 - Fax 06/2262462 R.C.M. DI CESARETTI & C. S.n.c. S.S. 326 Est, 181 - 53040 ACQUAVIVA DI MONTEPULCIANO (SI) Toscana Tel. 337/269397 - Fax 0578/767758 RECUPERI GENERALI MEDITERRANEI S.r.l. Zona Industriale Camponeta - 07030 MUROS (SS) Sardegna rgm@email.it - Tel. 079/3402061- Fax 079/3402254 RECUPERI PUGLIESI Contrada Gammarola, 3 - 70026 MODUGNO (BA) Puglia annamariaschino@recuperipugliesi.it - www.recuperipugliesi.it - Tel. 080/5354906 - Fax 080/5321785 RECUPERI SUD Viale Emilia, 96/a 88060 SANTA MARIA DI CATANZARO (CZ) Calabria Calabria recuperisudcz@libero.it - Tel. 0961/764065 - Fax 0961/764065

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REVET S.p.a. Via 8 Marzo, 9 - Zona Industriale Terrafino 50053 - EMPOLI (FI) Toscana info@revet.com - entipubblici@revet.com - Tel. 0587/271201 - Fax 0587/294314 REVET VETRI S.r.l. Via 8 Marzo, 9 - Zona Industriale Terrafino 50053 EMPOLI (FI) Toscana info@revet.com - Tel. 0571/944155 - Fax 0571/81051 RIECO S.r.l. Via Stephenson, 100 - 20157 MILANO (MI) Lombardia info@ri-eco.com - www.ri-eco.com - Tel. 02/3320301 - Fax 02/33203040 ROMANA MACERI S.p.a. Via Lucrezia Romana, 85 - 00043 CIAMPINO (RM) Lazio info@romamaceri.it - www.romamaceri.it - Tel. 06/7932841 - Fax 06/7916613 ROVERE Via delle Cosmee, 211/213 - Zona Industriale Santa Palomba - 00040 ROMA (RM) Lazio rovere.srl@libero.it - Tel. 06/39732965 - Fax 06/39733013 S.E.A.P. S.r.l. Zona Industriale Area A.S.I. - 92100 AGRIGENTO (AG) Sicilia seap@seapgroup.it - www.seapgroup.it - Tel. 0922/441491- Fax 0922/441492 S.K.M. DI SIVIERO KATIA & C. S.n.c. Via E. Fermi, 16 28100 NOVARA (NO) Piemonte skmsnc@libero.it - Tel. 0321/391479 - Fax 0321/390712 SAIANI GIACOMO Via Giorgio La Pira, 18 - 25020 FLERO (BS) Lombardia amministrazione@saiani.com - www.saiani.com - Tel. 030/2640528 - Fax 030/2540014 SI.RE.IN. DI CITARDA MARIA ROSARIA Via Buzzanca, 90 - 90100 PALERMO (PA) Sicilia sirein2@libero.it - Tel. 091/202292 - Fax 091/202292 SICULA CICLAT Soc. Coop. a r.l. Zona Industriale San Cataldo Scalo - 93100 SAN CATALDO (CL) Sicilia g.riggi@siculaciclat.it - www.siculaciclat.it - Tel. 0934/569739 - Fax 0934/569763 SPECIAL TRASPORTI S.r.l. Via Labriola, 6 - 40010 SALA BOLOGNESE (BO) Emilia Romagna beta@betambiente.it - www.specialtrasporti.it - Tel. 051/6873700 - Fax 051/6814744 SPECIALTRASPORTI S.r.l. Via del Lavoro, 8 - 40061 MINERBIO (BO) Emilia Romagna beta@betambiente.it - www.specialtrasporti.it - Tel. 051/6873790 - Fax 051/6873796 T.E.O.R.E.M.A. S.p.a. Via per Sammichele - Z.I. 70021 ACQUAVIVA DELLE FONTI (BA) Puglia info@teoremaspa.it - www.teoremaspa.it - Tel. 080/769958 - Fax 080/762980 TECNO RECUPERI S.r.l. Via Brescia, snc - 25020 DELLO (BS) Lombardia info@tecnorecuperi.com - www.tecnorecuperi.com - Tel. 02/9648272

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TECNO RECUPERI S.r.l. Via Dei Campazzi, snc 21040 GERENZANO (VA) Lombardia info@tecnorecuperi.com - www.tecnorecuperi.com - Tel. 02/9648271 - Fax 02/9689234 TERRANOVA AMBIENTE S.r.l. Zona Industriale - 4° Strada 93012 GELA (CL) Sicilia terran3b@terranovambiente.191.it - Tel. 0933/927681 - Fax 0933/921656 TRANSECO S.r.l. Via Ronchesana, 56 - 37059 ZEVIO (VR) Veneto info@transecosrl.com - www.transecosrl.com - Tel. 045/7875330 - Fax 045/7875331 TRED SUD S.r.l. Zona Industriale Contrada Vicenne - 86097 SESSANO DEL MOLISE (IS) Molise info@tredsud.it - www.tredsud.it - Tel. 0865/930050 - Fax 0865/930007 USVARDI GINO & C. S.n.c. Via dei Bursi 21 Località Ca Degli Oppi 37050 OPPEANO (VR) Veneto usvardi@usvardi.it - Tel. 045/7130721 - Fax 045/7130881 VALCART S.n.c. DEI F.LLI ALBERTINELLI & C. Via V. Veneto, 14 - 24060 ROGNO (BG) Lombardia info@valcart.com - www.valcart.com - Tel. 035/967216 - Fax 035/967461 VEDETTO RECUPERI S.r.l. Località Polo Nord, 11/D 26030 GABBIONETA-BINANUOVA (CR) Lombardia vedettorecuperisrl@libero.it - Tel. 0372/844482 - Fax 0372/843170 WEM S.r.l. Blocco Giancata - Zona Industriale 95100 CATANIA CT Sicilia wem@wemgroup.it - Tel. 095/291146 - Fax 095/310194

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CARTA


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INTRODUZIONE

La nuova “Direttiva quadro” europea ha posto particolare attenzione ai rifiuti in base ad un approccio integrato e basato sull’identità “rifiuto = risorsa”, intendendo quindi privilegiare il recupero come modalità di gestione da preferire allo smaltimento, e in particolare il recupero che permette di ottenere dai rifiuti delle materie prime (secondarie). Nel contesto economico nazionale, questa priorità assume un significato particolare, considerato che l’Italia è un Paese povero di materie prime, le quali, pertanto, devono essere per la gran parte importate ovvero sostituite con materiali corrispondenti, provenienti dalle raccolte differenziate dei rifiuti di origine urbana oppure degli scarti e dei rifiuti da attività produttive e di servizio. Di conseguenza, anche per quanto riguarda il settore cartario, si è posta l’esigenza, negli anni, di ricorrere in modo crescente al “giacimento” interno rappresentato dalla raccolta differenziata. La raccolta differenziata urbana di carta e cartone è pertanto aumentata da 1,2 milioni di tonnellate nel 1997 a quasi 3 milioni di tonnellate nel 2008, mentre la raccolta presso industrie, commercio e uffici ha raggiunto due milioni di tonnellate nel 2006, per poi diminuire leggermente nei successivi due anni. Complessivamente, dalle serie storiche a nostra disposizione, è possibile osservare che, sul totale del macero avviato a riciclo, la quota di macero raccolto proveniente dalle raccolte differenziate urbane è passata da poco più del 20% nel 1999 al 46% del 2008, mentre la quota proveniente da uffici, commercio e industria (esclusi gli sfridi di produzione delle industrie grafiche e cartotecniche) è passata da circa il 53% nel 1999 al 30% nel 2008. Poiché, in termini assoluti, la raccolta di macero è passata da 3,6 milioni di tonnellate nel 1999 a circa 6,3 milioni di tonnellate nel 2008 e il consumo apparente di carta e cartone non si è ridotto, ma è rimasto pressochè stabile, viene in luce che, a fronte di un quantitativo costante di carta e cartone immesso al consumo e (si presume) di rifiuti cellulosici conseguentemente prodotti, la raccolta di macero, aumentando notevolmente nel suo complesso, si è al contempo modificata nella composizione. Infatti, la quota proveniente dal circuito pubblico, che ha visto un forte incremento sia in termini assoluti che percentuali, ha progressivamente eroso la quota della raccolta presso le utenze industriali e commerciali (storicamente svolta dai privati anche prima dell’avvento del sistema CONAI): ciò è in gran parte spiegabile, su scala globale, con il noto fenomeno dell’assimilazione. È da notare come, con la crisi dei mercati e della produzione del 2008, sia calata la raccolta degli sfridi e sia rimasta costante la raccolta di macero da commercio e industria, mentre la raccolta differenziata da rifiuti urbani, legata al sistema consortile (COMIECO) abbia avuto comunque una crescita del 9% nel 2008 rispetto all’anno precedente. Con il recupero degli sfridi della produzione e trasformazione cartaria e delle rese dei giornali nel 2008 l’offerta complessiva di macero per l’industria cartaria è balzata a circa 6,3 milioni di tonnellate. Il settore cartario ha progressivamente aumentato, negli ultimi dieci anni, la capacità di riciclaggio della carta e cartone raccolti sul territorio italiano avendo 90


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raggiunto punte d’eccellenza nell’uso del macero in alcuni comparti (produzione cartone per imballi), pur rimanendo consistenti spazi per ampliare tale uso in altre applicazioni, compatibilmente con i limiti dettati dalla tecnologia e dai processi. Dal 2004, però, la raccolta totale di macero in Italia ha superato la capacità di riciclaggio dell’industria cartaria italiana. Nel 2008, l’esportazione ha superato 1,5 milioni di tonnellate di macero, con un saldo import/export (positivo per quest’ultimo) pari a circa 1 milione di tonnellate. Rimane infatti la necessità di importare circa 500 tonnellate di macero dall’estero (uno “zoccolo duro” che non è stato intaccato, in questi ultimi anni, neanche dall’aumento della raccolta interna) per coprire il fabbisogno dell’industria relativo soprattutto a determinate qualità di macero. La crescita dell’esportazione netta di macero è avvenuta per quasi tutte le frazioni merceologiche componenti il macero. La domanda di macero italiano è cresciuta soprattutto nei Paesi asiatici, Cina in testa, che nonostante la crisi ha visto raddoppiare i quantitativi importati dall’Italia (la Cina attrae da sola più del 50% delle esportazioni di macero nazionali), mentre Germania e Austria hanno diminuito le importazioni dal nostro Paese. L’esportazione di macero, insieme alla crescita della domanda di macero da parte del settore cartario nazionale, ha permesso di dare sbocco ai materiali raccolti, rafforzando il circuito della raccolta differenziata della carta e cartone: essa è perciò divenuta un fattore cruciale per mantenere in equilibrio raccolta e recupero. Con la crisi economica verificatasi a partire dal 2008, si è assistito ad una forte contrazione della domanda interna e un drastico calo dei prezzi del macero. A fronte del calo della domanda, la qualità del macero selezionato è divenuto uno dei fattori trainanti per il mantenimento dei correnti elevati tassi di raccolta e di riciclo. L’intensificarsi dei controlli sul territorio, sia sul fronte interno che su quello estero, relativi alla verifica del tenore di impurezze presenti nel macero (in conformità a quanto richiesto dalla normativa), da una parte, e la maggiore richiesta da parte degli utilizzatori finali di un macero di qualità sempre più elevata, dall’altra, hanno spostato il centro dell’attenzione dalla fase della raccolta (ferma restando l’esigenza di assicurare, anche a monte, una raccolta di qualità) a quello della valorizzazione effettuata in piattaforma. In tale contesto, le piattaforme del recupero della carta hanno spesso svolto un ruolo di compensazione, rispetto al calo del mercato, assicurando comunque alle cartiere livelli di qualità accettabili, compatibilmente con i costi fissi che le attività di recupero inevitabilmente comportano e nonostante il “complicato” confronto concorrenziale con il pubblico. Ciò ha determinato una contrazione dei margini economici non a lungo sostenibile, considerata anche la dimensione della maggior parte di queste imprese, viziate da un diffuso “nanismo”, ed ha condotto al rischio di chiusura di alcune aziende, fenomeno peraltro non limitato al solo comparto del macero. La crisi ha evidenziato un elemento di novità, prima non da tutti immediatamente percepibile: ovvero, che gli obiettivi di recupero non sono, né possono, essere garantiti solo ed esclusivamente dal settore cartario nazionale e grazie al valore (più che positivo, negli anni precedenti all’ultimo) del macero sul 91


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mercato internazionale. Pertanto adesso l’interrogativo è il seguente: come conciliare mantenimento degli obiettivi di recupero e di raccolta, libero mercato e sistema consortile? E ancora: nel caso in cui momenti di congiuntura negativa, tipo l’attuale, debbano protrarsi oltre la durata delle fasi cicliche fisiologiche per un settore come quello della carta, chi garantirà che il sistema non si inceppi e che i suoi risultati non vengano compromessi? In poche parole, chi sosterrà i costi della crisi? I consumatori, attraverso il CAC? Oppure occorrerà ripensare (in parte) il sistema? Accanto a queste domande dalla risposta non banale, se ne pone una terza, che pure interessa da vicino tutto il settore privato dell’industria del recupero: perché in Italia, a differenza che nelle economie più avanzate, il settore pubblico invece di arretrare guadagna quote del mercato dei servizi, magari in modo surrettizio (con la quotazione delle società pubbliche in borsa), più spesso con il ricorso sistematico e illegittimo ad affidamenti in house, sperpero di risorse pubbliche e concorrenza sleale nei confronti delle aziende private esistenti? Va da sé che, in un contesto in cui esportazioni, qualità e ruolo delle piattaforme al fine della valorizzazione divengono sempre più centrali, a tutto ciò debba coerentemente corrispondere un maggior riconoscimento e presenza degli operatori del recupero nelle organizzazioni consortili, come peraltro esplicitamente previsto dalla legge (e rimasto inattuato). Siamo invece al paradosso in cui le regole del gioco (leggi: Accordo ANCI-CONAI) vengono decise senza il concorso delle rappresentanze dei recuperatori e senza tener conto di esigenze oggettive che renderanno, da ultimo, inapplicabili le soluzioni individuate a monte. A fronte di ciò, la richiesta della rappresentanza delle imprese di recupero presenti in Unionmaceri non può che essere quella di attribuire il giusto peso a tutte le componenti della filiera, insieme a quella di un passaggio graduale ma inesorabile a procedure di assegnazione del macero più aperte e trasparenti a vantaggio dell’efficienza del sistema, così come auspicato dall’Autorità Antitrust. Inoltre, occorre stabilire in modo più chiaro e uniforme le regole dell’intervento pubblico nel mercato in oggetto, attraverso (ad esempio) la definizione dei criteri per l’assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani, al fine di disegnare i confini della c.d. “privativa” comunale in relazione alle reali necessità dell’utenza, e non in funzione delle esigenze di cassa delle singole amministrazioni locali. Analogamente, il corrispettivo che si paga al Comune per il servizio d’igiene urbana deve essere agganciato ad un saldo principio di “pay as you throw”, in modo da evitare una tassazione estesa a macchia d’olio e finalizzata a mascherare inefficienze o voci di costo estranee al servizio specifico. Infine, è da tempo che il settore sottolinea l’assoluta necessità di un contesto di regole più preciso e definito, specie per quanto riguarda le esportazioni, grazie al quale sia possibile contrastare efficacemente i traffici illeciti di rifiuti (anche attraverso dei meccanismi di “tracciabilità” dei rifiuti stessi), rafforzare e sviluppare le attività in regola con le normative, aumentare la qualità del macero raccolto, selezionato e conferito in cartiera. 92


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A tal fine, UNIONMACERI, insieme ad ASSOCARTA, ha promosso l’attuazione di uno specifico “Accordo di settore sulla qualità e la tracciabilità del macero derivante da raccolta differenziata e da altre fonti di approvvigionamento, nonché sulla gestione degli scarti”, da sottoporre all’avallo del Ministero dell’Ambiente, affinchè esso diventi una guida di riferimento per gli operatori della catena del riciclo della carta, in piena conformità e applicazione della normativa nazionale e comunitaria.

CORRADO SCAPINO Presidente Unionmaceri

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PRODUZIONE E CONSUMO DI CARTA E CARTONE

Il settore della carta e cartone è tradizionalmente uno dei settori dove si realizzano i più alti tassi di recupero. Si tratta infatti di una catena “chiusa”, dove cioè il macero recuperato viene impiegato per usi identici, o analoghi, a quelli del materiale vergine di partenza. È quindi importante esaminare innanzitutto i dati sulla produzione nazionale e sul consumo apparente di carta. La produzione di carta e cartone nazionale, pari a 9,4 milioni di tonnellate nel 2008, è calata del 7% rispetto al 2007. Analogamente, il consumo apparente ha visto un decremento del 7% nel 2008, rispetto al 2007, attestandosi su oltre 11 milioni di tonnellate. Per far fronte al proprio consumo interno, comunque l’Italia si conferma importatrice netta di carta e cartone per 1,6 milioni di tonnellate, in particolare di prodotti cartacei intermedi quali carte per usi grafici e cartone ondulato.

TABELLA 1: Consumo, produzione, import ed export di carta e cartone - Italia serie storica (000/ton) 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Consumo apparente carta e cartone

11.087

10.773

11.139

11.252

11.465

11.733

11.768

11.894

11.084

Import carta e cartone

4.544

4.464

4.664

4.677

5.047

5.192

5.262

5.297

4.967

Export carta e cartone

2.599

2.617

2.842

2.916

3.248

3.459

3.502

3.514

3.350

Produzione carta e cartone

9.142

8.926

9.317

9.491

9.667

9.999

10.008

10.112

9.467

Fonte : Elaborazione UNIONMACERI su dati ISTAT

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GRAFICO 1: Produzione, consumo, import ed export di carta e cartone - Italia serie storica (000/ton) 14.000 12.000

11.465 11.087

10.773

9.142

8.926

11.139

11.252

9.317

9.491

11.733

11.768

11.894 11.084

10.000 8.000 6.000

9.667

5.047 4.544

4.464

4.664

9.999

5.192

10.008

10.112

5.262

5.297

4.677

9.467

4.967

4.000 2.000

2.599

2000

2.617

2.842

2.916

2001

2002

2003

Consumo carta e cartone

Import carta e cartone

Export carta e cartone

Produzione carta e cartone

3.248

3.459

3.502

3.514

3.350

2004

2005

2006

2007

2008

Fonte: Elaborazione UNIONMACERI su dati ISTAT

LA RACCOLTA DELLA CARTA DA MACERO

Nel 2008 la raccolta differenziata della carta e cartone da suolo pubblico ha raggiunto 2,9 milioni di tonnellate, mentre quella da superfici private da uffici, commercio e industria ha raggiunto 1,9 milioni di tonnellate. Complessivamente sono state raccolte oltre 6,3 milioni di tonnellate di macero, assommando la raccolta degli sfridi da produzione (1.460 mila tonnellate nel 2008, contro 1.560 mila nel 2007).

TABELLA 2: Raccolta e recupero della carta da macero (000/ton) 2004

2005

2006

2007

2008

Macero recuperato

4.092

4.292

4.455

4.606

4.856

di cui da RD (Comieco Rapp.)

2.154

2.352

2.420

2.700

2.943

di cui da recuperatori (da uffici, commercio, industria)

1.938

1.940

2.035

1.906

1.913

Sfridi e rese

1.485

1.500

1.550

1.560

1.460

Raccolta totale di macero

5.577

5.592

6.005

6.166

6.315

Export netto di macero

-104

-304

-422

-586

-987

di cui import

497

445

467

493

520

di cui export

601

749

894

1079

1507

5.473

5.488

5.578

5.580

5329

Utilizzo di carta da macero nell’industria cartaria Fonte: ASSOCARTA su dati ISTAT

95


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

La raccolta differenziata urbana della carta e cartone è aumentata da 1,2 milioni di tonnellate nel 1997 a quasi 3 milioni di tonnellate nel 2008, mentre la raccolta presso industrie, commercio e uffici ha raggiunto due milioni di tonnellate nel 2006, per poi diminuire leggermente nei successivi due anni. Complessivamente, dalle serie storiche a disposizione, è possibile osservare che, sul totale del macero avviato a riciclo, la quota di macero raccolto proveniente dalle raccolte differenziate urbane è passata da poco più del 20% nel 1999 al 46% del 2008, mentre la quota proveniente da uffici, commercio e industria (esclusi gli sfridi di produzione delle industrie grafiche e cartotecniche) è passata da circa il 53% nel 1999 al 30% nel 2008. In termini assoluti, la raccolta di macero è passata da 3,6 milioni di tonnellate nel 1999 a circa 6,3 milioni di tonnellate nel 2008. A fronte di un quantitativo costante di carta e cartone immesso al consumo e (si presume) di rifiuti cellulosici conseguentemente prodotti, la raccolta di macero, pur aumentando nel suo complesso, si è al contempo modificata nella composizione, con un progressivo incremento della quota di raccolta pubblica a svantaggio di quella effettuata dai privati (storicamente esistente anche prima dell’avvento del sistema CONAI). È da notare come con la crisi di produzione cartaria del 2008, sia calata la raccolta degli sfridi e sia rimasta costante la raccolta di macero da terziario e industria, mentre la raccolta differenziata da rifiuti urbani, legata al sistema consortile (COMIECO) abbia avuto comunque una crescita del 9% nel 2008 rispetto all’anno precedente. Al contempo, nel 2008 la quota in convenzione COMIECO rispetto al totale della raccolta differenziata comunale di carta e cartone si è complessivamente ridotta. La contrazione più consistente della quota di ricorso a COMIECO si è registrata al Nord, mentre al Centro si è avuta una leggera crescita e al Sud è diminuita. Nel complesso le quantità di carta e cartone che i soggetti convenzionati hanno deciso di avviare a riciclo al di fuori del rapporto con COMIECO ammontano a quasi 320 mila tonnellate (+47% rispetto al 2007). Il 90% di queste quantità deriva da flussi di raccolta congiunta. Questa tendenza è stata tuttavia controbilanciata dalla crisi dei prezzi del macero verificatasi soprattutto a partire dagli ultimi mesi del 2008, per cui numerosi Comuni hanno fatto richiesta di rientrare nel sistema. L’avvio a riciclo della carta e del cartone coordinato da COMIECO è assicurato da una rete consolidata e diffusa su tutto il territorio nazionale di operatori (322 piattaforme di lavorazione e 71 cartiere cui si aggiungono 151 piattaforme per ritiro imballaggi secondari e terziari). La raccolta differenziata urbana di carta e cartone è cresciuta dal 1998 al 2008 in tutte le aree del Paese: al Nord da 756.000 tonnellate nel 1998 è cresciuta a 1,7 milioni di tonnellate nel 2008 (+ 130%), al Centro da 193.000 a 675.000 tonnellate (+ 250%), mentre al Sud è cresciuta di quasi 10 volte passando da 50.000 tonnellate a 513.000 tonnellate. Rimangono ancora forti spazi di crescita della raccolta al Sud, che nel 2008 è cresciuta del 17% rispetto al 2007, mentre al Centro il tasso di crescita è stato più basso (+ 6%). Il Nord, che realizza oltre il 60% di tutta la raccolta differenziata della carta in Italia, continua a presentare una buona crescita della raccolta medesima (+13% nel 2008 rispetto al 2007). 96


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 3:

Raccolta differenziata urbana della carta - Situazione territoriale - Serie storica (ton) Anni

NORD

CENTRO

SUD

ITALIA

1998

756.813

193.958

50.222

1.000.993

1999

933.687

242.497

70.587

1.246.771

2000

981.687

278.472

88.794

1.348.953

2001

1.056.582

290.074

153.985

1.500.641

2002

1.041.535

325.625

222.390

1.589.550

2003

1.174.418

427.490

266.729

1.868.637

2004

1.256.786

535.827

312.979

2.105.592

2005

1.427.627

569.772

360.695

2.358.094

2006

1.522.649

596.573

413.663

2.532.885

2007

1.554.087

638.223

437.209

2.629.519

2008

1.754.745

675.888

513.181

2.943.815

Fonte: ISPRA (ex APAT)

GRAFICO 2: Raccolta carta e cartone da RU per macroaree - Serie storica (ton) 1.800.000 1.600.000 1.400.000 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 Nord

1998 Centro

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Sud

Fonte: ISPRA

97


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

IL RICICLO

Il settore cartario è un forte utilizzatore di macero recuperato ed ha progressivamente aumentato, negli ultimi dieci anni, la capacità di riciclaggio della carta e cartone raccolti sul territorio italiano. Su una produzione interna di 9,4 milioni di tonnellate di carta e cartone, nel 2008, sono state impiegate 5,3 milioni di tonnellate di macero da recupero di carta e cartone, proveniente dalla raccolta differenziata degli urbani, dalla raccolta di imballaggi da terziario ed industria e da sfridi delle lavorazioni. Va inoltre sottolineato come la quasi totalità del macero raccolto venga trasformato nel comparto del cartone ondulato, che utilizza per la maggior parte come materia di base il macero. La capacità di utilizzo del macero in Italia è perciò sostanzialmente satura e dipende dal settore del cartone ondulato. Negli altri comparti cartari, quali carta per usi grafici, domestici ed igienico-sanitari, l’utilizzo del macero per la produzione è ancora molto basso. Pertanto, pur essendosi raggiunte punte d’eccellenza nell’uso del macero nel comparto del cartone ondulato, rimangono consistenti possibilità di accrescere l’uso del macero in altri comparti, laddove questo sia compatibile con i processi tecnologici. Nella Tabella 4, si può vedere che mentre il tasso di recupero del macero in Italia è crescente passando dal 41 % (anno 2000) al 57% (nel 2008), il tasso di utilizzo del macero e il tasso di riciclaggio rimangono costanti dal 2000 al 2008. Questi dati confermano che in Italia la capacità di riciclaggio di carta e cartone è oramai satura, a meno che non intervengano tecnologie che consentano l’utilizzo del macero in comparti diversi dall’ondulato.

TABELLA 4: Tasso di utilizzo, di recupero e di riciclaggio di macero in Italia - Serie storica (%) 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Tasso di utilizzo

55

57

56

56

57

55

56

55

56

Tasso di recupero

41

43

45

46

49

49

51

52

57

Tasso di riciclaggio

46

47

47

47

48

47

47

47

48

Fonte: Elaborazione UNIONMACERI su dati ASSOCARTA

98


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 3: Tasso di utilizzo, di recupero e di riciclaggio del macero in Italia - Serie storica (%) 60 50 40 30 20 10 0

2000

2001

Tasso di utilizzo

2002

2003 Tasso di riciclaggio

2004

2005

2006

2007

2008

Tasso recupero

Fonte: Elaborazione UNIONMACERI su dati ASSOCARTA

IMPORT/EXPORT

La capacità di riciclaggio dell’industria italiana è stata una condizione necessaria per far crescere, soprattutto all’inizio, la raccolta differenziata della carta e del cartone, ma da qualche anno a tale fattore di sviluppo si è necessariamente aggiunta, quale elemento trainante, anche la domanda di macero dall’estero. Infatti, a partire dal 2004, il superamento dell’offerta di macero recuperato rispetto alla capacità di assorbimento del macero da parte dell’industria cartaria italiana ha portato all’esportazione netta di macero a diversi Paesi terzi. Nel 2008, a fronte di un fabbisogno nazionale di 5,3 milioni di tonnellate di macero, contro una raccolta di 6,3 milioni di tonnellate, oltre 1,5 milioni di tonnellate di macero sono state esportate all’estero, con un export netto di quasi un milione di tonnellate, considerando l’importazione di macero. L’esportazione totale di macero è cresciuta da 218.000 tonnellate nel 2000 a oltre 1,5 milioni di tonnellate nel 2008. Viceversa, l’importazione di carta da macero è diminuita da 741.000 tonnellate nel 2000 a 520.000 tonnellate nel 2008; tale cifra rappresenta uno “zoccolo duro” che è rimasto pressochè inalterato negli ultimi 5 anni e non è stato intaccato neanche dall’aumento della raccolta interna.

99


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 5: Raccolta, riciclaggio, export, import di carta da macero in Italia – Serie storica (000/ton)

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Riciclaggio

5.057

5.098

5.257

5.288

5.474

5.488

5.578

5.581

5.329

Raccolta

4.534

4.682

4.995

5.227

5.592

5.793

6.005

6.166

6.316

Import

741

674

681

589

500

447

467

493

520

Eeport

218

258

419

528

619

751

895

1.079

1.506

Fonte: Elaborazione UNIONMACERI su dati ASSOCARTA/ISTAT

GRAFICO 4: Raccolta, riciclaggio, import ed export di macero Italia – Serie storica (000/ton) 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 2000

2001

2002

Riciclaggio

Import

Raccolta

Export

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Fonte: Elaborazione UNIONMACERI su dati ASSOCARTA/ISTAT

100


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

L’offerta complessiva di macero raccolto ha trovato uno sbocco importante con l’esportazione di macero in diversi Paesi europei e in alcuni Paesi asiatici. Nonostante la crisi produttiva mondiale, la Cina è diventato il primo importatore di macero italiano con una forte crescita nel 2008 rispetto al 2007 (746.000 tonnellate nel 2008, valore quasi doppio rispetto a quello del 2007), mentre la Germania, secondo importatore, ha diminuito l’importazione di macero nel 2008 (206.000 tonnellate) del 15% rispetto al 2007 e l’Austria del 30 % (106.000 tonnellate nel 2008). La Cina importa perciò oltre il 50% di tutto il macero esportato dall’Italia. Eventuali limiti allo sbocco dell’esportazione potrebbero portare a limitare la crescita prevedibile della raccolta della carta o a cercare altre soluzioni, quali il recupero energetico. TABELLA 6:

Esportazione di macero dall'Italia per Paese (000/ton) Paese

2007

2008

% per Paese

% incremento 08/07

CINA

386

746

53,1%

93,3%

GERMANIA

243

206

14,7%

-15,2%

AUSTRIA

154

106

7,5%

-31,2%

SLOVENIA

93

79

5,6%

-15,1%

INDONESIA

23

66

4,7%

187,0%

FRANCIA

61

62

4,4%

1,6%

TAIWAN

17

46

3,3%

170,6%

Tot. 7

977

1.311

93,3%

34,2%

ALTRI

38

94

6,7%

147,4%

Totale

1.015

1.405

100,0%

38,4%

Fonte: YTD

L’importazione di macero è cresciuta comunque nel 2008 rispetto al 2007 da 460.000 tonnellate a 489.000 tonnellate. La Germania rimane il primo esportatore in Italia (96.000 tonnellate), seguita da Stati Uniti e Francia. La crescita dell’esportazione di macero dall’Italia segue una tendenza europea. Dal 2000 al 2008 l’esportazione netta di macero nei Paesi CEPI è cresciuta da 2,8 milioni di tonnellate a 10,4 milioni di tonnellate. Nel 2008 si è registrata una crescita dell’esportazione netta di oltre 2 milioni di tonnellate rispetto al 2007. La raccolta del macero nei Paesi CEPI è cresciuta da 44 milioni di tonnellate nel 2000 a quasi 60 milioni nel 2008, e mostra una tendenza comune a tutti i Paesi dell’Unione Europea: la forte crescita della raccolta di macero ha superato la capacità di riciclaggio europea e sta trovando per ora sbocco nell’esportazione netta verso i Paesi asiatici. L’esportazione netta di macero all’estero, insieme alla crescita della domanda di macero da parte del settore cartario nazionale, sta perciò diventando cruciale per mantenere in equilibrio raccolta e recupero. 101


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 7:

Importazione di macero in Italia per principali Paesi (000/ton)

PAESI

2007

2008

% per paese

% incremento 08/07

GERMANIA

96

96

19,6%

0,0%

USA

76

77

15,7%

1,3%

FRANCIA

87

71

14,5%

-18,4%

SVIZZERA

43

49

10,0%

14,0%

GRECIA

35

41

8,4%

17,1%

OLANDA

27

35

7,2%

29,6%

SLOVENIA

10

31

6,3%

210,0%

Totale 7

374

400

81,8%

7,0%

ALTRI

86

89

18,2%

3,5%

TOTALE

460

489

100,0%

6,3%

Fonte: YTD

TABELLA 8:

Recupero di carta e cartone ed esportazione nei Paesi CEPI 1991

2000

2005

2007

2008

Numero industrie

1038

937

838

791

756

Raccolta macero (mln ton)

25,8

44,6

54,0

58,2

58,9

Utilizzo macero (mln ton)

25,7

41,8

47,3

49,9

48,6

Export macero (mln ton)

3,5

7,6

9,5

11,5

Import macero (mln ton)

0,7

0,8

1,1

1,1

Export netto (mln ton)

2,8

6,8

8,4

10,4

51,6

61,6

63,9

66,6

Tasso riciclaggio (%)

40,8

Fonte: CEPI

102


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

IL MERCATO DEL MACERO

Nell’ultimo anno, si è invertita una tendenza dei prezzi del macero che durava dal 2002. I prezzi del macero sono stati in forte crescita in questi anni per quasi tutte le tipologie di carta. La carta mista non selezionata ha visto quasi raddoppiare il proprio prezzo dal 2002 al 2007, la carta mista selezionata è aumentata del 77%, mentre il cartone ondulato è aumentato del 21%. Nel 2007, rispetto al 2006, si è registrata una crescita dei prezzi più alta per tutte le tipologie di carta. Nel 2008 invece, con la crisi sui mercati mondiali, si è registrato un forte calo dei prezzi: il prezzo del cartone e cartoncino è calato da 60/80 euro a tonnellata a 10/20 euro a tonnellata, la carta da giornale da 80/100 a 50/60 euro a tonnellata. La caduta della domanda per la produzione potrebbe portare ad una possibile crisi di sbocco delle raccolte del macero. Se dovesse perdurare la situazione di crisi essa potrebbe avere effetti sulla stessa raccolta. In particolare, mentre la raccolta da superfici pubbliche, che dipende dai contratti con il Consorzio della carta, potrebbe comunque continuare a crescere, la raccolta da superfici private potrebbe essere più sensibile ai prezzi del macero e quindi stabilizzarsi o diminuire. Qui si impone una riflessione sul mercato libero, giacchè è quanto meno singolare che il flusso di maggior qualità (quello proveniente da uffici, industrie, ecc.) rischi di non venire più raccolto.

TABELLA 9: Prezzi di vendita dei maceri cartari. Medie annue (€/ton) Carta (1.01) misti da Rd, non selezionati

Carta (1.02) misti selezionati

Carta Refili stampati misti

Carta cartone ondulato kraft 2ª qualità

2002

15

39

123

81

2006

11

33

88

72

2007

37

58

114

98

2007/2002

151%

49%

-7%

21%

2007/2006

224%

77%

29%

36%

Fonte: Listini Camera Commercio

103


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 5: Prezzi macero, cartone e cartoncino - Supermarket Italia 120 100 80 60 40

fe

b-

09

09 ge

n-

8 c-0 di

8 v-0 no

8 t-0 ot

8 t-0 se

ag

o-

08

08 glu

08 gi

u-

8 m

ag

-0

8 r-0 ap

ar -0 m

08 bfe

ge

n-

08

0

8

20

Livello dei prezzi minori Livello dei prezzi maggiori Fonte: FEAD

GRAFICO 6: Prezzi macero carta da giornale - Italia 140 120 100 80 60 40

09 bfe

09 nge

8 c-0 di

8 v-0 no

8 t-0 ot

8 se t-0

08 oag

08 glu

08 ugi

8 -0 ag m

ap

r-0

8

8 m ar -0

08 bfe

ge

n-

0

08

20

Livello dei prezzi minori Livello dei prezzi maggiori Fonte: FEAD

104


CARTA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

A fronte del calo dei prezzi e della domanda interna, la qualità del macero selezionato è divenuto uno dei fattori trainanti per il mantenimento dei correnti elevati tassi di raccolta e di riciclo. Infatti, sia sul fronte interno (cartiere nazionali) che su quello estero (esportazioni), da una parte l’intensificarsi dei controlli sul territorio connessi alla verifica del tenore di impurezze presenti nel macero (conformemente agli standard fissati dalla normativa), dall’altra la maggiore richiesta da parte degli utilizzatori finali di un macero di qualità sempre più elevata, hanno spostato il centro dell’attenzione dalla fase della raccolta (ferma restando l’esigenza di assicurare standard qualitativi crescenti) a quella della valorizzazione effettuata in piattaforma. Le piattaforme del recupero della carta hanno spesso svolto un ruolo di compensazione rispetto al calo del mercato, assicurando comunque alle cartiere livelli di qualità accettabili, compatibilmente con i costi fissi che le attività di recupero inevitabilmente comportano.

105


VETRO


VETRO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

PRODUZIONE E RICICLAGGIO

In Europa nel 2008 sono state prodotte oltre 22 milioni di tonnellate di vetro, con un calo rispetto al 2007 dello 0,7%. L’Italia ha mantenuto un tasso di crescita anche nel 2008 (+1,5%) come la Germania. Altri Paesi come Francia, Spagna, e Inghilterra hanno avuto invece una caduta della produzione tra il 3 e il 4%. Dal 1998 al 2008 in Italia la produzione di vetro è aumentata del 20%, mentre in Germania e in Francia è diminuita del 4-5 %. Il tasso di riciclaggio del vetro è in Europa mediamente del 62%, l’Italia si colloca nella media con il 60%. Paesi come Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda hanno superato l’80% di riciclaggio del vetro prodotto. Alcuni Paesi, come Svezia e Svizzera, hanno superato il 90%. Il primo problema che emerge nell’ambito della lettura dei dati esposti è di natura metodologica: troppo spesso il tasso di riciclaggio (cfr. Tabella 2) viene calcolato non sul reale consumo di materia prima secondaria, bensì sulle quantità raccolte: questo falsa la realtà del recupero effettivo e, soprattutto, rende impossibili i paragoni tra i Paesi, soprattutto a livello comunitario dove vige la direttiva imballaggi che, come si vedrà più avanti, viene applicata in maniera assolutamente disomogenea. A livello europeo, dall’inizio della crisi del 2008, il settore del vetro ha registrato una crisi immediata con un calo della produzione che ha creato una situazione molto critica in tutto il settore. Nel periodo tra ottobre 2008 e marzo 2009, la domanda di prodotti di vetro è crollata improvvisamente, non solo per i contenitori ma anche per il vetro piano, utilizzato nel settore edile e automobilistico. I produttori di vetro hanno ridotto la loro produzione in alcuni Paesi del 15% fino al 40%. Questo ha prodotto una crisi nel settore del riciclaggio del vetro, ed essendo la raccolta del vetro comunque cresciuta, a livello europeo, si sono formati degli extra-costi per lo stoccaggio dei vetri raccolti ma non riciclati, data la crisi della domanda. Infine, si sono registrate pressioni sui prezzi non dipendenti solo dal calo della domanda ma dalla forte diminuzione dei prezzi in alcuni Paesi, che hanno avuto riflessi sulla competizione internazionale. Perciò, complessivamente, il settore del recupero, a livello europeo, è rimasto schiacciato tra domanda e prezzi calanti del prodotto finito e costi crescenti, causati dall’accumulo di materiali presso gli impianti di produzione delle MPS (materie prime secondarie). Un aspetto particolarmente problematico per il mercato italiano ha riguardato la diversità dell’implementazione della direttiva imballaggi nei vari Paesi europei, condizione che ha portato ad un dumping di mercato ed a convenienze di trasferimento dei materiali da un Paese all’altro, a volte dovuto alle migliori qualità delle raccolte differenziate e, in altri casi, ai maggiori contributi riconosciuti ai vari sistemi da ogni singolo Paese aderente. In Italia nel 2008 sono state riciclate complessivamente 1,83 milioni di tonnellate di vetro di cui 1,39 milioni di tonnellate costituite da imballaggi, 242 mila tonnellate da vetro piano. Le importazioni di vetro sono state pari a 202 mila tonnellate, l’11% del totale. 107


VETRO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

ASPETTI QUALITATIVI DELLA RACCOLTA E DEL RECUPERO DEL VETRO

A tutte le difficoltà sopra descritte, si deve aggiungere per l’Italia, la problematica relativa alla qualità del rottame di vetro raccolto, che è peggiorata sempre più con l’estendersi delle raccolte domiciliari (soprattutto per la maggiore presenza di ceramica, vetroceramica e organico, per la frammentazione del vetro e la forte presenza di frazione fine difficilmente riciclabile). Ciò ha causato un incremento dei costi di recupero e smaltimento dei relativi sovvalli, una diminuzione della resa effettiva (oggi mediamente scesa all’80-85%) e una disparità con i concorrenti esteri che possono beneficiare di un rottame di vetro di qualità molto superiore. La difficile situazione di mercato e le relative conseguenze, però, non possono incentivare quegli investimenti per migliorare le tecnologie che invece sarebbero necessarie anche in virtù del sopra citato mutamento della qualità del rottame, per meglio utilizzare le diverse tipologie del vetro raccolto e incrementare il tasso di riciclaggio. Paradossalmente, infatti, l’industria vetraria ha la necessità di aumentare la percentuale di rottame di vetro nel processo produttivo, in quanto tale utilizzo permette una riduzione dei costi energetici generali: il risparmio energetico è quantificabile in una riduzione del 2,5% del combustibile impiegato per ogni 10% di rottame usato. Un impiego dell’80% di frammenti vetrosi porta quindi a un’economia energetica del 20%. Inoltre, con l’inserimento dei cocci di vetro nella miscela vetrificabile, si riducono anche le emissioni in atmosfera connesse all’attività produttiva. Le minori temperature di fusione del rottame vitreo implicano la riduzione del volume dei fumi di combustione, le emissioni di ossidi di azoto, polveri e anidride carbonica. Il recente Accordo ANCI-CONAI, e nello specifico l’Allegato tecnico ANCI-COREVE, sono stati definiti avendo quale scopo primario la necessità di migliorare gli aspetti qualitativi della raccolta e del riciclo del vetro. Dovrebbe quindi essere ancor più primario il ruolo del recuperatore, non solo quale filtro sostanziale nel rapporto con la pubblica amministrazione e il sistema urbano delle raccolte differenziate, bensì nell’obiettivo di incrementare il tasso di recupero e di riciclo, laddove è difficile ipotizzare che gli attuali sistemi di raccolta possano, nel breve-medio periodo, permettere il raggiungimento degli standard di qualità richiesti dall’industria vetraria. Soprattutto in un contesto, anche di natura politicosociale, ove gli aspetti quantitativi delle raccolte differenziate vengono privilegiati rispetto a quelli qualitativi più legati alla possibilità effettiva di riciclo. Ciò vale soprattutto ove si tenga conto del fatto che a breve dovranno avviarsi le raccolte differenziate al Sud, anche se permangono criticità quali la disponibilità in loco di impianti di stoccaggio e selezione. Inoltre, secondo valutazioni del COREVE, l’attuale condizione di mercato del settore non permette di ipotizzare investimenti al Sud, non solo per la carenza di utilizzo finale del vetro in tale area, ma anche per le autonome scelte gestionali di alcune vetrerie che, nonostante l’attuale condizione di ampia disponibilità nazionale di rottame, ne importano notevoli quantità.

108


VETRO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

In un tale contesto di difficoltà globale e nazionale, è auspicabile che il rapporto tra operatori del recupero e industria vetraria compia un passaggio di maturità reale e sostanziale: a prescindere dagli aspetti economici dei prezzi, comunque condizionati dalla forte concentrazione dell’industria vetraria, occorre rivedere il sistema organizzativo dando maggiore risalto agli aspetti collaborativi e organizzativi. Senza dimenticare, infatti, che la riciclabilità del rottame di vetro viene oggi, come ieri, garantita dall’industria del recupero.

TABELLA 1: Produzione di vetro in Europa (ton) Paesi

1998

2004

2005

% 05/04

2006

% 06/05

2007 [1]

% 07/06

2008

% 08/07

% 08/98

Francia [2]

3.785.142

3.731.735

3.784.280

1,4

3.828.086

1,2

3.743.925

-2,2

3.572.592

-4,6

-5,6

Germania

4.323.180

4.105.193

3.895.151

-5,1

3.885.600

-0,2

4.080.300

5,0

4.141.800

1,5

-4,2

Italia [2]

3.046.948

3.582.777

3.543.333

-1,1

3.549.041

0,2

3.620.522

2,0

3.673.671

1,5

20,6

Polonia [3]

810.655

1.041.269

1.088.151

4,5

1.119.531

2,9

1.230.019

9,9

1.230.000

0,0

51,7

Portogallo

762.977

1.015.437

1.024.395

0,9

1.095.835

7,0

1.231.335

12,4

1.252.342

1,7

64,1

Spagna

1.816.151

2.070.444

2.143.971

3,6

2.148.107

0,2

2.222.361

3,5

2.145.835

-3,4

18,2

Inghilterra

1.852.100

1.977.612

2.081.000

5,2

2.159.804

3,8

2.244.441

3,9

2.161.769

-3,7

16,7

2.148.834

7,1

2.113.587

-1,6

Altri EU Nord & Centrale [4]

2.005.823

Altri EU Sud Est [5] Turchia TOTALE

1.148.677 455.861

500.000

535.100 21.346.326

7,0

1.202.653

4,7

1.206.382

0,3

597.000

11,6

705.000

18,1

768.320

9,0

21.537.504

0,9

22.429.390

4,1

22.266.298

-0,7

68,5

Fonte: FEVE (Federazione europea vetro cavo e piano)

1 2 3 4 5

I dati sono stati aggiornati per alcuni Paesi Il dato 2008 è provvisorio Polonia - dati 2007 Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Svezia, Svizzera, Norvegia. Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Romania, Slovacchia

109


VETRO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 2: Tassi di riciclaggio del vetro in Europa 2007 Paesi

Consumo nazionale (000/ton)

Raccolta (000/ton)

Tasso di riciclo %

AUSTRIA

276

221

80

BELGIO

314

289

92

BULGARIA

150

48

32

Rep.CECA

264

133

50

DANIMARCA

143

121

84

ESTONIA

25

12

47

FINLANDIA

88

54

61

FRANCIA

3.200

1.950

61

GERMANIA

3.033

2.635

87

200

26

13

GRECIA UNGHERIA

170

34

20

IRLANDA

170

124

73

ITALIA

2.157

1.303

60

OLANDA

572

461

81

POLONIA

1.100

290

26

PORTOGALLO

405

186

46

ROMANIA

176

15

9

SLOVACCHIA

128

43

34

SPAGNA

1.672

936

56

SVEZIA

181

171

94

SVIZZERA

336

320

95

TURCHIA

425

81

19

INGHILTERRA

2.650

1.520

57

17.835

10.973

62

TOTALE

Fonte: FEVE

TABELLA 3: Recupero, riciclaggio e importazioni del vetro in Italia (000/ton) 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Recupero/riciclo imballaggi

920

960

1.037

1.122

1.203

1.211

1.256

1.290

1.390

importazioni vetro

174

224

173

221

259

300

246

220

202

vetro piano

229

248

244

213

184

208

340

320

242

1.323

1.432

1.454

1.556

1.646

1.719

1.842

1.830

1.834

Riciclo totale vetro Fonte: COREVE

110


VETRO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 1: Recupero e riciclo per tipologie di vetro in Italia (000/ton) 2.000 1.842

1.800

1.834

1.830

1.719 1.656 1.556

1.600

1.454

1.432

1.400

1.390

1.323 1.203

1.200

1.290

1.256

1.211

1.122 1.037

1.000

920

960

800 600 400 229

200 255

244

248 224

221 213

173

259

340

300

184

208

2004

2005

320 242

246

220

202

2006

2007

2008

0 2000

2001

importazioni vetro

2002

2003

vetro piano

riciclo imballaggi

riciclo totale vetro

Fonte: COREVE

TABELLA 4: Raccolta e riciclaggio degli imballaggi in vetro (000/ton)

Raccolta rifiuti da imballaggio vetro Immesso al consumo imballaggi riciclo imballaggi tasso riciclo imballaggi in vetro (%)

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

977

1.100

1.205

1.310

1.356

1.372

1.385

1.385

1.390

1.963

1.993

1.970

2.107

2.141

2.117

2.133

2.157

2.159

920

960

1.037

1.122

1.203

1.211

1.256

1.290

1.390

47%

48%

53%

53%

56%

57%

59%

60%

64%

Fonte: COREVE

111


VETRO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 2: Immesso al consumo e raccolta di imballaggi in vetro - tendenza (000/ton) 2.500

2.000

1.963

1.993

2.107

2.141

2.117

2.133

2.157

2.159

1.310

1.356

1.372

1.385

1.385

1.390

2004

2005

2006

1.970

1.500 1.205 1.100

1.000

977

500

0 2000

2001

2002

2003

raccolta rifiuti da imballaggio vetro

2007

2008

immesso al consumo imballaggi

Fonte: COREVE

TABELLA 5:

Prezzi di vendita dei rottami di vetro e di rifiuti inerti - Medie annue (€/ton) Anni

Vetro: rottame misto

Vetro: rottame misto Vetro: rottame ´pronto al forno´ bianco ´pronto al forno´

2002

9,3

46

70

2006

9,8

51

75

2007

9,8

51

76

Incremento 07 su 02

5%

11%

9%

Incremento 07 su 06

0%

1%

1%

Fonte: Listini CCIAA

112


PLASTICA


PLASTICA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

INTRODUZIONE

ASSORIMAP - Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori di Materie Plastiche - nasce nel 1978 e rappresenta le aziende che rigenerano materie plastiche pre-consumo e post-consumo. L'Associazione aderisce alla Federazione Europea dei Riciclatori di Materie Plastiche EuPR - European Plastic Recyclers - ed è tra i fondatori di UNIRE - Unione Nazionale Imprese Recupero - aderente a FISE. Il riciclo meccanico delle materie plastiche, considerata l’unica vera forma di riciclo, comporta vantaggi evidenti per la riduzione dei costi di approvvigionamento di materie plastiche, risparmio energetico e minor impatto sull'ambiente, sia in termini di minori emissioni sia di minori quantitativi destinati allo smaltimento in discarica, con oneri e costi ridotti per tutti: dai trasformatori di materie plastiche agli utenti di manufatti e ai cittadini. Come nelle precedenti edizioni de "L'Italia del Recupero" si analizza in queste pagine solo il recupero post-consumo di plastica, pur tenendo presente che il riciclo di materie plastiche è anche un'importante fase del ciclo produttivo industriale, nel corso del quale si recuperano soprattutto scarti e sfridi di lavorazione pre-consumo. Il comparto industriale italiano dedito al riciclaggio e alla rigenerazione di materie plastiche si stima sia costituito da quasi 200 imprese con circa 2.000 addetti e occupa il secondo posto in Europa, dopo l'industria tedesca. L'insieme di queste imprese costituisce l'essenziale ponte funzionale affinché le materie plastiche provenienti dalle raccolte differenziate possano essere sottoposte a riciclo meccanico ed essere reinserite nei cicli produttivi delle industrie che utilizzano la plastica come materia prima per la realizzazione dei propri prodotti. Una semplice, ma fondamentale, considerazione che emerge dai dati presentati è che non ha senso porre enfasi solo sulla "fase della raccolta dei rifiuti" trascurando, in modo più o meno marcato, la "fase industriale" e la "fase di mercato" dei rifiuti riciclabili. È, infatti, troppo chiaro che non può esservi raccolta senza riciclo, né riciclo senza trasformazione e riutilizzo finale. Vantare quindi a vario titolo il raggiungimento di buoni livelli di raccolta, ancorché migliorabili, ancorché realizzati con il grande contributo degli operatori indipendenti, ancorché da realizzare in tutte le aree del Paese, potrebbe di per sé valere poco senza avere la certezza di avviare effettivamente a riciclo le frazioni raccolte e di conseguenza di aver effettivamente trasformato un rifiuto in nuova materia prima. In questo senso, ASSORIMAP ha richiesto al Consorzio COREPLA di condividere una corretta validazione dei flussi, sia per sviluppare una maggiore sensibilità dei produttori di imballaggi tesi a migliorare la 114


PLASTICA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

riciclabilitĂ degli stessi, sia per individuare e approfondire possibili soluzioni gestionali con riguardo a specifiche tipologie di rifiuti plastici riciclabili sia, infine, per contribuire alla qualificazione tecnica delle materie prime secondarie ottenute dal recupero dei rifiuti. Tali diverse iniziative confermano che tra i principali obiettivi di ASSORIMAP si pongono l'approfondimento dei diritti/doveri della categoria dei riciclatori di materie plastiche e, soprattutto, il riconoscimento ai materiali plastici riciclati di concreti e appropriati mercati di sbocco per evitare che quanto descritto da leggi, decreti e regolamenti resti una teoria senza risvolti pratici (valga, a titolo d'esempio, la finora incompiuta applicazione del DM 203/03).

CORRADO DENTIS Presidente ASSORIMAP

115


PLASTICA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

IL RICICLO DELLE MATERIE PLASTICHE IN ITALIA

In base ai dati resi disponibili dalle imprese operanti nella produzione di materie plastiche e ad una ricerca commissionata dalle Federazioni europee del settore a una società di consulenza tedesca, in Italia nel 2008 sono stati prodotti 3,44 milioni di tonnellate di manufatti in materie plastiche di cui 2,2 milioni di tonnellate di imballaggi e 1,2 milioni di tonnellate di prodotti per costruzioni, auto, elettrici, oggettistica, agricoltura ecc...

TABELLA 1: Produzione, recupero e smaltimento delle materie plastiche, per principale tipologia - Italia 2008

MANUFATTI DI MATERIE PLASTICHE

PRODUZIONE

RACCOLTA

RICICLO MECCANICO

RECUPERO

ENERGETICO DISCARICA

000/ton

%

000/ton

%

000/ton

%

000/ton

%

000/ton

%

Imballaggio

2.205

64,0

1.336

87,3

672

90,1

664

84,7

869

45,3

Imballaggio domestico

1431

41,5

694

45,4

306

41,0

388

49,5

737

38,4

Imballaggio industriale

774

22,4

642

42,0

366

49,1

276

35,2

135

7,0

Costruzioni

137

4,0

22

1,4

17

2,3

5

0,6

115

6,0

Auto

192

5,6

15

1,0

12

1,6

3

0,4

177

9,2

Elettrici

122

3,5

18

1,2

6

0,8

12

1,5

104

5,4

Oggettistica casa, sport

113

3,3

17

1,1

0

0,0

17

2,2

96

5,0

Agricoltura

206

6,0

59

3,9

39

5,2

20

2,6

147

7,7

Altri

473

13,7

63

4,1

0

0,0

63

8,0

410

21,4

3.448

100,0

1.530

100,0

746

100,0

784

100,0

1.918

100,0

Totale

Fonte: CONSULTIC GMBH - Studio sulle attività di riciclo delle materie plastiche in Europa, 2009

In base a un censimento di ASSORIMAP, il settore del riciclaggio post-consumo delle materie plastiche ha mostrato, negli ultimi anni, pur con minor impulso rispetto al periodo precedente, un trend in crescita, dai 143 siti censiti nel 2003 ai 157 del 2008. In proposito, però, va rimarcato che, dal secondo semestre del 2008, il comparto del riciclo della plastica ha dovuto affrontare una congiuntura negativa in relazione non soltanto alla crisi internazionale generale ma anche alla forte caduta del prezzo delle principali materie plastiche vergini, le cui quotazioni si sono talmente abbassate da rendere poco competitivo il prezzo delle materie prime secondarie.

116


PLASTICA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 2:

Impianti di riciclaggio della plastica in Italia

2003

2008

Piemonte

13

18

Valle d’Aosta

0

0

Lombardia

46

56

Trentino Alto Adige

1

1

Veneto

18

23

Friuli Venezia Giulia

3

0

Liguria

2

2

Emilia Romagna

12

10

NORD

95

110

Toscana

10

7

Umbria

4

3

Marche

3

2

Lazio

5

6

CENTRO

22

18

Abruzzo

3

3

Molise

0

0

Campania

9

11

Puglia

8

8

Basilicata

0

0

Calabria

0

0

Sicilia

4

6

Sardegna

2

1

SUD

26

29

ITALIA

143

157

Fonte: Censimento ASSORIMAP

117


PLASTICA EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

IL RICICLO DEGLI IMBALLAGGI PLASTICI

Dall'analisi dei dati riportati nella Tabella 1, relativi ai materiali di origine per le attività di riciclo in Italia, risulta molto evidente la prevalenza degli imballaggi (circa l'87%), a cui segue il recupero di film e altri manufatti da usi agricoli (circa il 4%). Agli imballaggi post-consumo viene fatto riferimento con i dati in Tabella 3, ricavati dal Piano Specifico di Prevenzione 2008-2010 del Consorzio di filiera COREPLA e che costituiscono una delle fonti dei dati riportati in Tabella 1.

TABELLA 3: Immissione al consumo e avvio al riciclo di imballaggi in materie plastiche 2008

2009

2010

000/TON

%

000/TON

%

000/TON

%

2.345

+3,3%

2.400

+2,3%

2.450

+2,1%

Totale RD (2)

490

20,9%

540

22,5%

593

24,2%

- di cui Area Nord (3)

342

69,8%

360

66,7%

377

63,6%

- di cui Area Centro (3)

68

13,9%

82

15,2%

99

16,7%

- di cui Area Sud (3)

80

16,3%

98

18,1%

117

19,7%

Conferiti a riciclo da superficie pubblica (4)

490

100%

540

100%

593

100%

- di cui di gestione consortile

490

100%

540

100%

593

100%

Riciclo da superficie pubblica (5)

339

14,5%

372

15,5%

409

16,7%

- di cui di gestione consortile

339

100%

372

100%

409

100%

Riciclo da superficie privata (6)

377

16,1%

384

16,0%

396

16,2%

3

0,8%

4

1,0%

4

1,0%

- di cui da "Operatori indipendenti" (7)

374

99,2%

380

99,0%

392

99,0%

Totale riciclo (8)

716

30,5%

756

31,5%

805

32,9%

- di cui di gestione consortile (9)

342

47,8%

376

49,8%

413

51,3%

Quantità immessa al consumo (1)

- di cui di gestione consortile

Fonte: COREPLA (1) Imballaggi in plastica immessi al consumo complessivamente (primari, secondari e terziari) e relativa variazione percentuale rispetto all'anno precedente, comprensivi delle cassette in plastica per ortofrutta gestite dal Consorzio CONIP. (2) Raccolta differenziata di rifiuti di imballaggi in plastica da superficie pubblica (RD) complessiva e relativa incidenza percentuale rispetto all'immesso al consumo. (3) Suddivisione della raccolta differenziata per aree geografiche e relativa incidenza percentuale sul totale raccolta; (4) Quantitativi da RD avviati a riciclo e relativa incidenza percentuale rispetto al totale raccolta. (5) Riciclo complessivo derivante da RD conferita a riciclo, al netto degli scarti, e relativa incidenza percentuale rispetto all'immesso al consumo (per il 2008 è compresa una quota di 4,0 kton a feedstock recycling). (6) Riciclo complessivo di rifiuti di imballaggi in plastica provenienti da superfici private ("Commercio & Industria") e relativa incidenza percentuale rispetto all'immesso al consumo. (7) I quantitativi avviati a riciclo da parte degli "Operatori indipendenti" sono ottenuti da analisi dei dati MUD effettuata per conto di COREPLA da Ecocerved per gli anni sino al 2004 e dalla Camera di Commercio di Milano per il 2005 (ultimo anno disponibile). Per gli anni successivi 2006, 2007 e 2008, in attesa di disporre dei dati definitivi desumibili dai MUD, i quantitativi sono stimati per conto di COREPLA dalla società di analisi e ricerca economica AGICI, sulla base delle serie storiche dei MUD degli anni precedenti e di previsioni sia macroeconomiche che di settore. Per i successivi anni 2009 e 2010, i dati sono invece puramente indicativi, essendo ricavati per differenza dalla proiezione aritmetica del riciclo complessivo cui è stato detratta quella del riciclo COREPLA. Per tutti gli anni, in ogni caso, i dati sono comprensivi delle cassette per ortofrutta gestite dal Consorzio CONIP. (8) Riciclo complessivo di rifiuti di imballaggi in plastica e relativa incidenza percentuale rispetto all'immesso al consumo. (9) Quota complessiva di rifiuti d'imballaggio in plastica riciclati in gestione diretta di COREPLA e relativa incidenza percentuale rispetto al riciclo complessivo.

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L’ITALIA DEL RECUPERO

A prescindere dall'effettiva riscontrabilità dei dati riportati nelle Tabelle 1 e 3 che non sono condivisi dall'Associazione dei riciclatori - ma considerandoli, comunque, riferimenti non del tutto estranei alla realtà, va evidenziata la rilevante incidenza (attorno al 50%) dell'attività di riciclo dei cosiddetti operatori indipendenti, senza il cui apporto sarebbe impossibile considerare come raggiunti nel nostro Paese gli obiettivi di recupero. Comunque, va sottolineato che nel primo semestre 2009, anche su richiesta di ASSORIMAP, è stato avviato da COREPLA un complesso lavoro di verifica dei flussi e di validazione dei dati raccolti, per evitare estrapolazioni (più o meno fantasiose) e giungere così, finalmente, a una statistica chiara, trasparente e condivisa dalle parti, compresi i riciclatori rappresentati dalla loro Associazione nazionale di categoria. Come già accennato, a prescindere dalla riscontrabilità dei dati concernenti l'avvio del riciclo di imballaggi post-consumo a cui si è fatto cenno, occorre tener presenti le segnalazioni documentate che sono state riferite anche in sede politica da ASSORIMAP a proposito della crescente percentuale di scarti (dal 15 al 20% del quantitativo conferito alle imprese riciclatrici) che a fine ciclo, purtroppo, vengono destinati a discarica, nonostante la sofisticazione e il continuo aggiornamento degli impianti di selezione e di riciclo. Principale motivazione di tale sorprendente percentuale di scarto è il progressivo e continuo deterioramento della qualità della raccolta differenziata che si è andato evidenziando di anno in anno a causa di due fenomeni principali: l'eccesso di "assimilazione" perseguito da molti Comuni italiani, nonché la mancata "prevenzione" da parte dei progettisti e dei produttori di imballaggi per i quali l'obiettivo aziendale di marketing prevale largamente su quello ambientale e di interesse generale per la comunità. Da qui l'aspettativa più volte richiamata da ASSORIMAP per un'attività, soprattutto da parte del sistema consortile CONAI-COREPLA, di informazione e formazione di chi progetta, produce e immette sul mercato imballaggi in plastica, per far comprendere quali materiali e loro accoppiamenti, a parità di caratteristiche applicative e di protezione dei prodotti, possono rendere più economicamente e ambientalmente praticabile il recupero e riciclaggio postconsumo. Si tratterebbe di una serie di iniziative specifiche, già ampiamente praticate in altri Paesi europei, in Giappone, ecc., che, almeno fino ad oggi, non hanno trovato riscontro in Italia.

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L’ITALIA DEL RECUPERO

IL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DEL MERCATO

Anche in relazione alla prossima azione di revisione del Codice ambientale (D.Lgs. 152/06), l’Associazione dei riciclatori ha messo in luce alcuni aspetti relativi al mercato del settore, su cui è opportuno approfondire la riflessione avviata dall’Antitrust nella propria indagine conoscitiva sul comparto degli imballaggi. Le principali conclusioni a cui, in proposito, nell'estate 2008 è pervenuta l’Antitrust al termine dell'indagine conoscitiva IC 26, possono essere riassunte come segue. 1 In merito alla gestione dei consorzi di filiera: "come una migliore rappresentazione di interessi contrastanti (in specie, quelli dei recuperatori/riciclatori) nell'ambito delle strutture direttive consortili possa costituire una soluzione incentivante modalità organizzative più efficienti, eque e al contempo espressione di dinamiche genuinamente concorrenziali". Da anni ASSORIMAP ribadisce la necessità di prevedere una significativa rappresentatività dei riciclatori, a garanzia di una politica che consideri il riciclo un elemento essenziale dell’economia di ogni filiera. 2 Inoltre: "al fine di ristabilire una maggior omogeneità della raccolta e dell'avvio al recupero dei rifiuti da imballaggio (…) l'Autorità ritiene auspicabile un intervento volto a stabilire soglie di raccolta distinte per aree diverse del paese e da raggiungersi obbligatoriamente, la cui somma vada a determinare l'ottemperamento complessivo a livello nazionale. Ciò al fine di consentire un più equilibrato rapporto con le capacità installate sul territorio nazionale in un'ottica di ulteriore sviluppo industriale e concorrenziale del settore". 3 A proposito dell'ipotesi di pluralità di operatori nell'ambito di una filiera: "l'Autorità ha altresì auspicato la possibilità di istituire diversi consorzi anche su circuiti regionali o macroregionali, opportunamente omologati operanti in una medesima filiera suscettibili di introdurre dinamiche concorrenziali nell'attività in oggetto senza con ciò snaturare gli obiettivi di tutela ambientale avuti a mente dal legislatore (…), purché in presenza di opportune garanzie di controllo sul buon funzionamento (per esempio, rispetto tracciabilità dei rifiuti e certificazione dei dati relativi alla raccolta), nonché di una chiara definizione degli obblighi relativi al versamento dei contributi ambientali. Al riguardo, il comparto ha accolto con favore la decisione di fine giugno 2009 dell'Osservatorio Nazionale sui Rifiuti, che ha attestato il corretto funzionamento del Progetto PARI (Piano per la gestione Autonoma dei Rifiuti da Imballaggio), autorizzando di fatto il primo sistema di gestione autonoma nel settore degli imballaggi flessibili in LDPE, poiché esso risulta applicativo di un'analisi che, già a fine 2006, ASSORIMAP commissionò al Centro Studi Edizioni Ambiente, sul "Riciclo degli imballaggi in plastica di provenienza industriale e commerciale", in cui si evidenziavano esplicitamente modelli di esperienze-pilota, sia per gestioni integrate locali, sia per organizzazioni parallele a dimensione nazionale. ASSORIMAP, d’altra parte, ha più volte richiamato l’attenzione delle autorità e dei Consorzi nazionali stessi anche a tale riguardo, invitandoli ad un confronto e 120


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L’ITALIA DEL RECUPERO

un approccio sistemico, poiché la "liberalizzazione" nella gestione della raccolta e del recupero dei materiali introduce un fattore di concorrenza di per sé positivo ma che va rigorosamente programmato e concertato con tutti gli operatori per evitare che da una situazione monopolistica, che nel settore delle materie plastiche ha mostrato i suoi limiti, il sistema subisca gli effetti di una deregulation incontrollata e incapace di garantire il raggiungimento degli obiettivi di riciclo complessivo, a difesa dell’ambiente.

ALTRE INIZIATIVE ASSORIMAP

Le proposte evidenziate dallo Studio commissionato da ASSORIMAP sopra menzionato - ripreso integralmente a fine 2007 dalla Commissione VIII (ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera dei Deputati, nell'ambito del documento conclusivo della sua indagine sull'industria del riciclo - prevede fra l'altro che le imprese si dotino di un sistema di controllo e certificazione che garantisca ai terzi (e, in particolare, alle autorità competenti) la validità e la tracciabilità gestionale dei rifiuti riciclati. In tale logica, ASSORIMAP ha promosso un progetto finanziato dalla Commissione Europea per una certificazione (di azienda e di processo) che sia riconosciuta in tutti i Paesi aderenti per le imprese che operano nel settore del riciclo delle materie plastiche, in maniera tale che tali imprese non debbano essere sottoposte a verifiche multiple, una per ciascuno dei Paesi dai quali si approvvigionano di rifiuti plastici da riciclare. Inoltre, l'Associazione, per contribuire ad accrescere in Italia e in Europa il quantitativo dei rifiuti plastici da riciclare, ha segnalato alle autorità europee che alcuni circuiti nazionali di raccolta sembrano favorire - direttamente o indirettamente - le esportazioni verso l'estremo Oriente, ritenendo che la pratica di esportare rifiuti oltreoceano è alquanto discutibile sotto il profilo ambientale, sociale ed economico: riciclare rifiuti a migliaia di chilometri di distanza (e in condizioni non sempre eco-compatibili) per produrre nuovi articoli che in parte sono destinati proprio a ritornare in Europa appare contro ogni logica ambientale. A tal proposito, ASSORIMAP ha più volte ribadito che molti cittadini europei pagando, sotto forma di contributi ambientali, tasse che sostengono i sistemi di raccolta nazionali, favoriscono indirettamente i riciclatori asiatici, che già oggi operano con costi nettamente più bassi rispetto ai colleghi europei. Inoltre, secondo l'Associazione, al riguardo si pone anche un problema in termini socio-ambientali in quanto non è accettabile che i rifiuti europei possano essere trattati da aziende che non applicano gli standard comunitari in termini di sicurezza del lavoro, sfruttamento del lavoro minorile, protezione sociale dei lavoratori e tutela dell’ambiente. Un altro ambito di potenziale sviluppo del campo di applicazione di plastica riciclata è quello a contatto con gli alimenti. In tale settore, l'Associazione sta 121


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L’ITALIA DEL RECUPERO

fornendo alle imprese un'assistenza preliminare all'avvio delle procedure autorizzative che dipendono dall'Agenzia europea EFSA. La medesima assistenza alle imprese del settore viene fornita per il riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) offrendo un supporto tecnico ai Consorzi che gestiscono tali rifiuti e ai riciclatori che devono cercare di valorizzarli per risolvere i problemi tecnici di compatibilitĂ delle diverse frazioni di materie plastiche. Inoltre, con riferimento alla Direttiva europea 2000/53 e della normativa 96/2002 sul recupero dei RAEE che prevedono specifici obiettivi di riciclo e recupero ASSORIMAP ha avviato con le filiere di recupero interessate (ASSODEM e ASSORAEE) approfondimenti per sinergia che agevolino il riciclo delle frazioni di materie plastiche da detti rifiuti. Infine, ASSORIMAP da qualche mese ha contribuito alla riattivazione dell'apposita sotto-commissione dell'UNIPLAST, per un aggiornamento delle norme della serie 10667, richiamate anche dai regolamenti attuativi del Codice Ambientale (D.Lgs 152/06), per la qualificazione tecnica delle materie prime secondarie e delle MPS fin dall'origine. Il tutto, come rimarcato in precedenza, per ribadire il ruolo di rilievo dell'industria del riciclo meccanico delle materie plastiche, essenziale in un sistema "aperto", in cui gli imballaggi e altri manufatti post-consumo, raccolti e riciclati, tornano all'origine di un nuovo ciclo produttivo - con limiti tecnici e ambiti economici ben definiti - quale alternativa alle materie vergini.

122



ACCIAIO


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L’ITALIA DEL RECUPERO

INTRODUZIONE

Nel 2008 i quantitativi di rifiuti di imballaggio in acciaio raccolti, dopo alcuni anni di continuo aumento, vedono una diminuzione e si attestano sulle 396.000 tonnellate complessive con un avvio al riciclo di 374.000 tonnellate. Questa diminuzione è da imputarsi principalmente ad una sensibile riduzione dell’immesso al consumo che passa dalle 563.000 tonnellate del 2007 alle 537.000 tonnellate del 2008. L’Associazione SARA ha collaborato, in qualità di braccio operativo del CNA, al conseguimento di questi risultati in misura determinante nel settore del materiale generato su superfici pubbliche (domestico), avviandone al riciclo 126.000 tonnellate su un totale di 155.000 tonnellate (in percentuale oltre l’80%). Il nostro apporto nella raccolta dei materiali generati su superfici private (industriali), invece, si è limitato a 9.000 tonnellate su un totale di 241.000 tonnellate. Come di consueto, ci siamo focalizzati sul materiale di origine domestica perché è in questo settore che è particolarmente necessaria l’azione dell’operatore. Nonostante i buoni risultati ottenuti ci proponiamo, in futuro, di moltiplicare i nostri sforzi, naturalmente in piena armonia con il CNA, per sviluppare ulteriormente la raccolta degli imballaggi di acciaio di origine domestica: quelli che maggiormente rischiano di finire in discarica. A questo proposito è purtroppo da segnalare che l’Accordo ANCI-CONAI e il relativo Allegato tecnico ANCI CNA, recentemente sottoscritto, non ha sviluppato alcuni istituti, peculiari del nostro settore, che avrebbero favorito l’incremento della raccolta su superficie pubblica. Mi riferisco, in particolare al materiale ferroso, separato, tramite attrazione magnetica dai rifiuti urbani, pre o post combustione, ed alla presenza di imballaggi assieme a FMS (frazioni merceologiche similari) nei c.d. ingombranti. Probabilmente questa scarsa attenzione è stata motivata dal peso relativamente basso che i rifiuti di imballaggio in acciaio hanno rispetto alla totalità dei rifiuti di imballaggio ed anche dal “dogma” della raccolta differenziata. Prima di chiudere questa breve nota è opportuno accennare all’interessante attività che la nostra Associazione ha svolto nel campo dei RAEE, che si è recentemente affiancata a quella storica di operatore del CNA. Nel campo dei RAEE la SARA si è specializzata nel settore del grande bianco non pericoloso seguendo la via, per il suo trattamento, delle sinergie con le attività industriali già esistenti. Ciò costituisce un approccio, in un certo senso, innovativo che evita diseconomie logistiche e duplicazioni di strutture. GIORGIO MANUNTA Presidente SARA

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IL MERCATO DELL’ACCIAIO

La produzione dell’acciaio L’acciaio, grazie alle sue doti di alta resistenza (a pressione, temperatura, agenti atmosferici, agenti corrosivi, etc.) e duttilità (ossia la capacita di subire una deformazione “plastica” prima di arrivare alla rottura), è un materiale fondamentale nella nostra vita di tutti i giorni. Pochi altri materiali sono in grado di essere plasmati nelle forme più diverse senza perdere la loro caratteristica di elevata resistenza alle sollecitazioni esterne, e, per questo motivo, l’acciaio viene utilizzato nella produzione di un’infinità di oggetti nei campi più disparati: trasporti (aerei, treni, automobili, motocicli e biciclette), costruzioni (civili ed industriali) macchinari per ogni tipo di produzione (sia industriale sia agricola) reti per la distribuzione di energia (elettricità e gas). L’acciaio può essere prodotto essenzialmente tramite due procedimenti: • altoforno o ciclo integrale: l’acciaio è ricavato mediante la fusione di minerale di ferro con carbone con l’aggiunta anche di una piccola quantità di rottame ferroso (35% circa della produzione in Italia); • forno elettrico: l’acciaio viene prodotto tramite la fusione unicamente di rottami ferrosi selezionati (65% circa della produzione in Italia). Nella Tabella 1 riportiamo alcuni dati relativi alla produzione mondiale di acciaio degli ultimi quattro anni.

TABELLA 1:

Produzione mondiale di acciaio (milioni di tonnellate)

UNIONE EUROPEA ALTRI EUROPA

2005

2006

2007

2008

195,6

207,0

209,7

198,0

25,0

28,2

30,6

31,8

CSI

113,2

119,9

124,2

114,1

NORD AMERICA

127,6

131,8

132,6

124,5

SUD AMERICA

45,3

45,3

48,2

47,5

AFRICA E MEDIO ORIENTE

33,3

34,2

35,2

33,7

598,1

676,2

761,9

768,1

8,6

8,7

8,8

8,4

1.146,7

1.251,3

1.351,2

1.326,1

ASIA OCEANIA TOTALE

Fonte: FEDERACCIAI - Relazione Annuale 2008

La contrazione della domanda globale registrata a seguito della crisi finanziaria ed economica verificatasi nella seconda parte del 2008 ha causato una riduzione della produzione mondiale di circa l’1,9% rispetto al 2007, ed ha arrestato il trend di continua crescita che ormai durava da dieci anni.

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L’ITALIA DEL RECUPERO

Nei grafici 1 e 2 viene invece analizzata la ripartizione geografica della produzione mondiale di acciaio nel 2008. GRAFICO 1:

Ripartizione produzione mondiale acciaio 2008 Oceania 8,4

Un. Europea 198,0

1%

15% Altri Europa 31,8

2%

Asia 768,1

57%

CIS 114,1

9% Nord America 124,5

9% Sud America 47,5

4%

Africa e Medio Oriente 33,7

3% Fonte: FEDERACCIAI – Relazione annuale 2008

GRAFICO 2: Principali produttori mondiali di acciaio 2008 (+ di 30 milioni di tonnellate) 600 502,0

500 400 300 200 118,7 91,5

ia

30,5

Ital

33,7

Bra sile

ain

a

37,1

Ucr

rm

ani a

45,8

Ge

rea

53,5

Co

55,1

Sud

sia Rus

niti ti U Sta

ne Gia

ppo

a Cin

0

68,5

Ind ia

100

Fonte: World Steel Association

127


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Guardando al primo semestre del 2009, la situazione di crisi nel mercato siderurgico mondiale non si può dire migliorata e il declino nella produzione di acciaio, iniziato nella seconda parte del 2008, non ha ancora trovato il suo punto di arresto. La World Steel Association riporta che nei primi sei mesi del 2009 la produzione mondiale è in calo, rispetto al 2008, del 21,4%. TABELLA 2:

Produzione mondiale acciaio I semestre 2008 - I semestre 2009 gen/giu - 2008

gen/giu - 2009

differenza - %

109.552

62.187

-43,2%

ALTRI EUROPA

16.725

13.178

-21,2%

CIS

66.134

44.102

-33,3%

NORD AMERICA

69.541

35.823

-48,5%

SUD AMERICA

24.493

15.896

-35,1%

AFRICA E MEDIO ORIENTE

17.476

15.511

-11,2%

390.867

360.261

-7,8%

4.408

2.304

-47,7%

699.196

549.262

-21,4%

UNIONE EUROPEA

ASIA OCEANIA TOTALE Fonte: World Steel Association

L’Asia, primo produttore mondiale in assoluto (57% circa della produzione mondiale nel 2008), è in calo del 7,8%, l’Europa, secondo produttore mondiale, registra invece un crollo del 43,2%, il Nord America, terzo produttore mondiale, ha visto praticamente dimezzare il suo output con una riduzione del 48,5%. GRAFICO 3: Produzione mondiale acciaio I semestre 2008 - I semestre 2009 450.000 400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000

gen / giu 2008

ia ean Oc

Asi a

eM .O Afr ica

a eric Am Sud

rd A

me ric

a

CIS

No

Alt

Un

ion

eE

uro pea

0

ri E uro pa

50.000

gen / giu 2009

Fonte: World Steel Association

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L’ITALIA DEL RECUPERO

La raccolta dei rottami ferrosi Alla fine del suo ciclo di vita qualsiasi prodotto in acciaio può essere totalmente riciclato e quindi riutilizzato per un numero virtualmente illimitato di volte. La facilità di intercettazione in mezzo agli altri rifiuti tramite una semplice separazione magnetica, la scarsità dei rottami ferrosi rispetto al fabbisogno delle industrie, ed infine il fatto che possa essere riciclato infinite volte hanno fatto dell’acciaio uno dei materiali da sempre più raccolti e riciclati. Inoltre il risparmio energetico (fino al 65%) garantito dall’utilizzo del rottame ferroso al posto del minerale di ferro e del coke nelle produzioni siderurgiche, sommato alla riduzione delle relative emissioni di CO2, rende il riciclo dell’acciaio estremamente vantaggioso anche dal punto di vista ambientale. Il rottame ferroso proviene essenzialmente da tre flussi: • demolizioni: rottami ferrosi provenienti dalle demolizioni industriali, civili, ferroviarie e navali; • cascami di lavorazione: rottami ferrosi costituiti da scarti di produzione (ritagli, lamiere, lamierini, torniture) derivanti dalle lavorazioni effettuate presso industrie ed officine meccaniche; • raccolta: rottami ferrosi derivanti dalle raccolte effettuate su suolo pubblico e privato o consegnati direttamente presso centri autorizzati; Circa il 50% della produzione mondiale di acciaio è alimentata dai rottami ferrosi e la domanda per questo tipo di materiale, da sempre superiore all’offerta, è negli ultimi anni in continua crescita, trainata dall’espansione dei Paesi in via di sviluppo quali India e Cina. L’Italia in particolare è un Paese che storicamente è più legato di altri all’approvvigionamento di rottame in quanto non possiede miniere di ferro e la sua produzione si basa principalmente su impianti a forno elettrico. Non essendo disponibile sul mercato nazionale rottame sufficiente a soddisfare la domanda delle acciaierie, è necessario rivolgersi alle importazioni di rottami da Paesi terzi, e nella Tabella 3 viene presentato l’andamento degli acquisti degli ultimi cinque anni. TABELLA 3: Andamento degli acquisti di rottame TOTALE

ACQUISTI

ACQUISTI

ACQUISTI

ACQUISTI

TOTALE

ACQUISTI

ACQUISTI

IITALIA

FRANCIA

GERMANIA

ALTRI CE

ACQUISTI CE

EXTRA CEE

000/ton

000/ton

000/ton

000/ton

000/ton

000/ton

%

000/ton

%

2004

19.669

13.556

1.520

1.555

428

17.059

87%

2.610

13%

2005

19.651

13.370

1.269

1.588

452

16.679

85%

2.972

15%

2006

21.252

15.451

1.421

1.528

325

18.725

88%

2.527

12%

2007

21.357

15.223

1.215

1.364

942

18.744

88%

2.613

12%

2008

21.099

15.071

1.171

1.418

935

18.595

88%

2.504

12%

Fonte: ASSOFERMET

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L’ITALIA DEL RECUPERO

Durante lo scorso anno si è assistito ad oscillazioni senza precedenti nelle quotazioni dei rottami ferrosi, come di tutte le altre materie prime, legate sia a reali dinamiche della domanda a livello mondiale sia all’effetto delle manovre speculative nei mercati finanziari. Dopo una fase iniziale di crescita folle dei prezzi, che ha contraddistinto la prima parte dell’anno fino al mese di luglio, si è avuto una pausa, del resto consueta nel mese di agosto caratterizzato dalle fermate produttive, per poi vedere un rapido declino che ha segnato una momentanea inversione di tendenza solo alla fine dell’anno. A titolo esemplificativo nei Grafici 4 e 5 vengono riportate le quotazioni medie mensili registrate durante il 2008 dal listino della Camera di Commercio di Milano che mostrano l’andamento assolutamente schizofrenico dei prezzi di alcune delle categorie di rottami ferrosi più significative.

GRAFICO 4: Rilevazione CCIAA di Milano 2008 Cat. 01 - Demolizione industriale (€/ton) 400

368

358

358

350 300 250

208

238

208

200

189

150

133 140

100 98

50 0

gennaio

febbraio

marzo

aprile

maggio

giugno

luglio

agosto

settembre

ottobre

novembre dicembre

Fonte: Elaborazione SARA su dati CCIAA di Milano

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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 5: Rilevazione CCIAA di Milano anno 2008 Cat. 50 - Lamierino (â‚Ź/ton) 500 433

450 423

423

400 350 300 271

250

216

250

231

200

178

150

167

124

100 50 0

gennaio

febbraio

marzo

aprile

maggio

giugno

luglio

agosto

settembre

ottobre

novembre dicembre

Fonte: Elaborazione SARA su dati CCIAA di Milano

La fase di profonda crisi del settore produttivo che ha contraddistinto anche il primo semestre 2009 continua a far sentire il suo peso anche sulle quotazioni dei rottami ferrosi che hanno proseguito la loro discesa anche in tale periodo, come sintetizzato nei due Grafici 6 e 7.

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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 6: Rilevazione CCIAA di Milano I semestre 2009 Cat. 01 - Demolizione industriale

200 180 160

148

137,5

140

132,5 120

127,5

123

120 100 80 60 40 20 0

gennaio

febbraio

marzo

aprile

maggio

giugno

Fonte: Elaborazione SARA su dati CCIAA di Milano

GRAFICO 7: Rilevazione CCIAA di Milano I semestre 2009 Cat. 50 - Lamierino

200

179

180 160

162

136,5

144

149

140 136,5

120 100 80 60 40 20 0

gennaio

febbraio

marzo

aprile

maggio

giugno

Fonte: Elaborazione SARA su dati CCIAA di Milano

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Il recupero e il riciclo dei rottami ferrosi Le acciaierie e fonderie ritirano, per avviarli a rifusione, solo i rottami conformi alle specifiche CECA, AISI, CAEF e UNI (o altre specifiche nazionali e internazionali) che ne definiscono le caratteristiche, qualitative e dimensionali. Oltre ai requisiti richiesti in termini di lunghezza, spessore e densità del materiale, il rottame deve essere esente da metalli non ferrosi, da qualsiasi elemento nocivo apparente, da materiali esplosivi ed infiammabili e non deve contenere inerti, plastiche, corpi estranei non metallici in misura superiore all’1%. Le prime due “famiglie” di rottami, demolizioni e cascami, solitamente sono costituite da rottami ferrosi che, a parte essere eventualmente sottoposti ad ulteriore selezione e riduzione volumetrica, già nel momento in cui sono “prodotti” possiedono le caratteristiche per essere inviati direttamente alle acciaierie e fonderie. I rottami ferrosi da raccolta, invece, per la natura stessa del tipo di intercettazione di cui sono oggetto, contengono una concentrazione di frazioni estranee ben superiore all’1%, per cui rappresentano rifiuti che necessitano di ulteriori lavorazioni per poter essere avviati a riciclo. Tali rottami vengono quindi selezionati, riqualificati e trattati da operatori specializzati fino a trasformarsi da rifiuto in materie prime secondarie per la siderurgia, andando ad alimentare tipologie di prodotto riconducibili alle categorie sopra descritte. L’essenza dell’industria del riciclo consiste proprio in questa funzione di “normalizzazione” dell’eterogeneo coacervo dei materiali di raccolta, che trasforma un rifiuto (per smaltire il quale si dovrebbe sostenere un costo), in un prodotto qualificato che assume un valore economico positivo nel mercato siderurgico. Le operazioni che consentono di conseguire tale risultato consistono, essenzialmente, in attività di rimozione di impurità e frazioni estranee, riduzione volumetrica e omogeneizzazione in base a tipologia, dimensioni, spessori e caratteristiche del materiale. Tali operazioni sono sostanzialmente le seguenti: • vagliatura ed eliminazione delle frazioni estranee e degli eventuali elementi organici; • frantumazione, che consiste in una prima fase di triturazione tramite mulino a martelli o a lame e conseguente riduzione volumetrica, alla quale segue una vagliatura/pulizia del materiale effettuata attraverso vibro-vagli ed impianti di aspirazione che permettono l’eliminazione di impurità quali polveri, terra ed elementi leggeri non ferrosi; • riduzione volumetrica per rendere il rottame ferroso “pronto al forno”, cioè ridurlo a dimensioni utili per l’alimentazione diretta dei forni di fusione. 133


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Gli imballaggi in acciaio Fra le innumerevoli produzioni che utilizzano come materia prima l’acciaio vi è anche quella degli imballaggi utilizzati in diverse applicazioni quali contenitori e coperchi per alimenti (sia per l’uomo sia per animali domestici), bevande, aerosol, articoli per la cura personale, detergenti per la pulizia della casa e degli autoveicoli, prodotti industriali e vernici. Ci sono tre tipi di acciaio utilizzati per la produzione di imballaggi: • banda stagnata: lamierino di acciaio ricoperto su entrambi i lati da uno strato sottilissimo di stagno; • banda cromata: lamina di acciaio ricoperto con prodotti al cromo; • banda nera: lamierino di acciaio laminato a freddo non rivestito ma che può essere protetto con vari tipi di vernice che viene utilizzato per la produzione dei grandi fusti contenenti prodotti ad uso industriale. Il motivo dell’utilizzo così massiccio dell’acciaio nella fabbricazione degli imballaggi è legato ad una serie di ragioni tra cui le proprietà meccaniche, i benefici economici rispetto ad altre materie prime ed infine i forti vantaggi ambientali sopra citati. Tutti gli imballaggi in acciaio, oltre ad essere interamente riciclabili, grazie alle uniche proprietà magnetiche, sono facilmente estraibili meccanicamente con sistemi completamente automatici dagli altri rifiuti, siano essi raccolti in maniera differenziata o indifferenziata, e persino dalle ceneri che residuano dalla combustione dei RU nei termovalorizzatori. La provenienza dei rifiuti da imballaggio in acciaio da avviare a recupero è duplice: c’è un flusso di imballaggi industriali originato dalle raccolte effettuate privatamente presso gli insediamenti produttivi e commerciali e c’è un flusso di imballaggi domestici intercettato dai servizi pubblici locali. La raccolta degli imballaggi industriali è sempre esistita, per cui parte dell’incremento registrato negli ultimi anni nei quantitativi avviati al recupero è da imputarsi principalmente ad un più attento sistema di monitoraggio e rilevazione dei dati. L’intercettazione degli imballaggi domestici, invece, è nata e si è sviluppata con l’introduzione dei sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e quindi la crescita esponenziale delle quantità avviate al riciclo è completamente frutto di un effettivo aumento delle quantità raccolte. Gli imballaggi domestici vengono intercettati essenzialmente tramite tre canali: • raccolte differenziate: monomateriale, multimateriale insieme ad altre tipologie di imballaggi, multimateriale nell’ambito della raccolta dei cosiddetti rottami ferrosi ingombranti effettuata presso le isole ecologiche; 134


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• impianti di selezione meccanica: deferrizzazione della frazione secca e umida del rifiuto tal quale caratterizzata da un livello qualitativo molto basso poiché le frazioni estranee quali carta, plastica, stracci, frazioni organiche etc. durante la lavorazione meccanica del rifiuto si incastrano nell’imballaggio in acciaio e lo accompagnano fino alla fine del processo; • impianti di termovalorizzazione: separazione magnetica degli imballaggi dalle ceneri di combustione con un considerevole risparmio nelle spese di smaltimento delle scorie avviate in discarica a costi solitamente elevati. L’imballaggio proveniente da raccolta domestica presenta maggiori difficoltà di valorizzazione rispetto a quello di provenienza industriale (fusti di medie e grandi dimensioni ed accessori) poiché, oltre ad essere prodotto utilizzando un materiale di spessore minore e quindi meno pregiato rispetto all’imballaggio industriale, generalmente contiene un’alta percentuale di materiale estraneo, ed in più è stagnato, con conseguenti maggiori problemi di preparazione ed utilizzo per la successiva rifusione. Lo stagno rappresenta infatti, tranne per la produzione di ghisa effettuata dalle fonderie, un inquinante non riducibile e con bassi livelli di tollerabilità nel prodotto finale (la banda stagnata ha un contenuto di stagno di circa lo 0,3% contro una tollerabilità in un acciaio di media qualità dello 0,02%). Oltre alle attività di recupero elencate in precedenza quindi, ve ne è una, la distagnatura, specifica per gli imballaggi ferrosi in banda stagnata utilizzati per la conservazione degli alimenti, che consiste in un procedimento elettrolitico attraverso il quale si separa lo stagno, commercializzato poi separatamente, dalla superficie del metallo che quindi risulta pronta per la rifusione. I rottami ferrosi di imballaggio non distagnati invece, dopo essere stati sottoposti ai vari procedimenti sopra indicati, per essere inviati alle acciaierie vengono opportunamente miscelati ad altre tipologie di rottami da raccolta, in modo da ottenere un prodotto omogeneo con una presenza di stagno sotto i limiti ammessi per il corretto avvio al riciclo. Nel prosieguo della trattazione verranno riportati i dati più significativi ed aggiornati relativi alla produzione di imballaggi in acciaio e alla loro successiva raccolta e riciclo, in ambito nazionale ed internazionale.

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SCENARIO INTERNAZIONALE

L’immesso al consumo La produzione di acciaio per imballaggi nella UE è stata nel 2008 di circa 4,8 milioni di tonnellate, rappresentando un terzo della produzione stimata mondiale (elaborazione APEAL).

GRAFICO 8: Produzione europea acciaio per imballaggio (stagnato e cromato)

5.000 4.862

4.900 4.802

4.800

4.915 4.847

4.846

4.700 4.600 4.514 4.500 4.400

4.386

4.300 4.200 4.100 2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Fonte: APEAL (Associazione Europea Produttori Acciaio per Imballaggi) su dati EUROFER (European Confederation of Iron and Steel Industries)

A fronte di una produzione pressoché invariata in termini di peso, bisogna tener presente il continuo alleggerimento dell’acciaio per imballaggi (negli ultimi trent’anni si calcola una diminuzione nel peso per esempio delle lattine per bevande di circa il 40%) per concludere che il numero di imballaggi ed accessori prodotti è da stimarsi in continua crescita. Si valuta che nel 2007, ultimi dati disponibili, siano state prodotte nella UE circa 3,4 milioni di tonnellate di imballaggi ed accessori in banda stagnata e cromata, sostanzialmente in linea con il quantitativo degli anni precedenti.

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TABELLA 4: Produzione imballaggi in banda stagnata e cromata (000/ton) (escluse reggette ed altri accessori da imballaggio) 2002

2003

2004

2005

2006

2007

658

680

710

680

660

684

ITALIA BELUX

140

100

65

60

60

60

FRANCIA

600

576

616

562

562

570

GERMANIA

670

550

560

525

530

530

OLANDA

220

190

200

180

175

175

SPAGNA

580

654

700

700

705

710

UK

550

550

540

510

500

490

ALTRI* TOTALI UE A 25

140

180

200

207

210

215

3.558

3.480

3.591

3.424

3.402

3.434

*Austria, Finlandia, Grecia, Portogallo e altri paesi UE a 25. Fonte: EMPAC (Associazione Europea Produttori Imballaggi Metallici). Elaborazione: Iascone Packaging Marketing –Genova

Nell’ambito della produzione europea di acciaio per imballaggi il segmento del cibo per uomo e per animali rappresenta l’utilizzo principale (54%), seguito dal segmento c.d. general line (14% circa) costituito da latte di vernici, fusti industriali etc., contenitori per bevande (12% circa), dalle chiusure e accessori vari di imballaggio (9% circa) costituito da capsule, tappi corona, coperchi, anelli, fascette, reggetta, filo di ferro etc. ed infine bombolette aerosol (8% circa). GRAFICO 9:

Composizione mercato imballaggi in acciaio anno 2008

altro

3% chiusure

cibi

54%

9%

general line

14%

bevande

12%

aerosol

8%

Fonte: APEAL

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Per quanto concerne il settore degli imballaggi industriali, i fusti di medie e grandi dimensioni generalmente dedicati al contenimento di prodotti chimici o affini, nel 2008 la produzione totale europea si è attestata intorno alle 625.000 tonnellate distribuite fra i singoli Paesi come sintetizzato nella Tabella 5.

TABELLA 5: Stima produzione europea fusti industriali capacità da 185/250 litri (ton) 2003

2004

2005

2006

2007

206.000

219.422

207.000

210.000

200.000

FRANCIA

82.000

76.773

75.500

77.000

70.000

ITALIA

80.000

104.000

100.000

103.000

105.000

GRAN BRETAGNA

93.500

67.533

62.000

62.000

60.000

BELGIO

56.000

65.054

60.000

61.000

57.000

OLANDA

60.000

60.000

59.000

60.500

54.000

SPAGNA

36.000

31.327

41.000

42.000

40.000

ALTRI *

85.000

65.719

110.000

114.000

100.000

TOTALE

698.500

689.828

714.500

729.500

686.000

GERMANIA

2008(**)

624.020

*(Svizzera, Danimarca, Finlandia, Grecia, Portogallo) (**) dal 2008 la Sefa non pubblica i dati per Paese, l'Italia ha prodotto 100.000 tonnellate Fonte: Elaborazione: Iascone Packaging Marketing su dati Sefa

Come indicato nella Tabella 5 il quantitativo totale prodotto ha registrato un sensibile calo rispetto ai risultati conseguiti nel 2007 (-40.000 tonnellate), che già avevano segnalato una flessione importante rispetto ai quantitativi prodotti nel 2006 (-40.000 tonnellate). In due anni la produzione totale è diminuita del 14,4% circa e l’attuale fase di crisi economica globale, con la conseguente contrazione dei consumi, fa presagire un ulteriore calo anche per il 2009, dato peraltro confermato dalle rilevazioni infrannuali non ufficiali. Da segnalare, nel panorama di diffusa criticità, la situazione dell’Italia che vede la sua produzione pressoché costante negli ultimi 5 anni.

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L’avvio a riciclo Per quanto riguarda i dati relativi alla raccolta ed avvio a riciclo degli imballaggi in acciaio in Europa, gli ultimi dati disponibili al momento sono quelli che si riferiscono all’anno 2007 poiché il rapporto APEAL (Associazione Europea Produttori Acciaio per Imballaggio) per l’anno 2008 non è ancora stato divulgato. Il risparmio energetico (fino al 70%) garantito dall’utilizzo del rottame ferroso al posto del minerale di ferro e del coke nelle produzioni siderurgiche, sommato alla riduzione delle relative emissioni di CO2 (le emissioni di CO2 per tonnellata di acciaio prodotto generate dall’industria siderurgica in 40 anni sono diminuite del 50%) rende il riciclo dell’acciaio estremamente vantaggioso sia dal punto di vista economico sia da quello ambientale. Si pensi che nel solo 2007 il riciclo in Europa di circa 2,5 milioni di tonnellate di imballaggi in acciaio ha evitato il rilascio nell’ambiente di circa 4,8 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti più o meno a quelle emesse da 2 milioni di auto nello stesso anno, (Fonte: APEAL). Nel 2007 è stato confermato il trend di crescita delle quantità riciclate in tutta Europa con un aumento di circa il 3% rispetto al 2006. Nel suo complesso la UE ha registrato nel 2007 un tasso medio di riciclo degli imballaggi in acciaio del 69%, grazie ai notevoli progressi nello sviluppo delle raccolte differenziate in quasi tutti i paesi della Comunità europea. GRAFICO 10: Tasso di riciclo imballaggi in acciaio in Europa 2008 100

93 87 91

90 77 77

80 66 67 69 69 70

70

82 82 84

72 74

64 65 56 57 59 59

60 46 50

50

53 53

40 31

30 19 21

20 10

7

Belgio

Germania

Ungheria

Olanda

Austria

Svizzera

Svezia

Irlanda

Cipro

Portogallo

Italia

Spagna

Lussemburgo

Francia

Lettonia

Norvegia

Danimarca

Finlandia

Rep. Ceca

Lituania

Gran Bretagna

Estonia

Bulgaria

Grecia

Polonia

Romania

Slovacchia

Slovenia

Malta

0

• Belgio, Olanda, Lussemburgo, Finlandia, Norvegia, Lettonia, Slovenia, Lituania, Cipro, Estonia, Bulgaria, Romania: il tasso si riferisce al riciclo degli imballaggi in metallo (acciaio e alluminio). • Slovacchia, Slovenia, Cipro, Estonia, Malta, Romania, Danimarca, Finlandia: ultimi dati disponibili anno 2006. Fonte: APEAL

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Belgio e Germania, come nel 2006, hanno messo a segno le performance migliori con una percentuale di raccolta pari rispettivamente al 93% e al 91%, seguite da Svizzera, Austria e Olanda tutte sopra l’80%. La maggior parte dei Paesi è comunque riuscito a raggiungere percentuali di riciclo che si attestano fra l’80% e il 50%, e solo tre rimangono sotto il 30% fra cui Malta, fanalino di coda, che ancora raccoglie solo il 7 % degli imballaggi immessi al consumo. Analizzando gli scostamenti più significativi rispetto ai risultati dell’anno scorso, sicuramente spiccano Grecia e Cipro che hanno visto incrementare il proprio tasso di riciclo rispettivamente del 400% (dal 10 al 50% dell’immesso al consumo) e del 222% (dal 23 al 74% dell’immesso al consumo) dimostrando come l’avvio di un corretto sistema di raccolta garantisce in tempi anche brevi il raggiungimento di risultati soddisfacenti. Va evidenziato che si sono verificati anche casi in cui il tasso di avvio a riciclo si è invece ridotto dal 2006 al 2007, come per Slovenia (-37%), Romania (-15%) e Slovacchia (-13%). Riteniamo tuttavia che tali regressioni siano dovute principalmente al fatto che all’aumento dell’immesso al consumo in questi Paesi in crescita non sia corrisposto un pari miglioramento nella capacità di intercettare i rifiuti di imballaggio generati sul territorio. Compatibilmente con il ritardo con cui si è affrontato il problema e con la successiva differente diffusione dei sistemi di raccolta differenziata, in tutti i Paesi si stanno registrando risultati sempre più promettenti nei quantitativi avviati a riciclo, circostanza che fa sperare in un progressivo livellamento verso l’alto dei risultati in tutta Europa.

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SCENARIO NAZIONALE

Produzione ed immesso al consumo di imballaggi in acciaio Gli imballaggi in acciaio immessi al consumo nel nostro Paese nel 2008, al netto delle esportazioni ed importazioni, sono stati 537.000 tonnellate circa, segnando un calo del 4,6% rispetto al 2007.

GRAFICO 11: Immesso al consumo 2008 (000/ton) 620 605 600 580 562

563

561

560 537

540 520 500 2004

2005

2006

2007

2008

Fonte: CNA (Consorzio Nazionale Acciaio) – RGPS 2009

Nel grafico 12 viene sinteticamente rappresentata la composizione merceologica degli imballaggi immessi al consumo. GRAFICO 12: Composizione immesso al consumo imballaggi 2008 altri imballaggi in acciaio reggetta, filo di ferro

7%

6%

capsule

5%

tappi corona

2%

general line fusti in acciaio

15%

bombole aerosol

4%

Fonte: CNA – RGPS 2009

open top

16%

45%

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Analizzando la composizione della produzione di imballaggi in acciaio, si rileva come anche nel 2008 la metà circa dell’immesso al consumo sia rappresentato dalla somma di “open top” e “general line” che insieme passano dal 49% del 2007 al 51% del 2008. Una diminuzione di circa l’1% registra sia la voce “fusti in acciaio” sia quella degli “altri imballaggi in acciaio”. Sostanzialmente invariate rimangono le quote percentuali rappresentate dalle altre tipologie di imballaggi. TABELLA 6:

Composizione immesso al consumo 2007-2008 (ton) 2007

2008

Var % 07/08

capsule

26.563

26.948

1,4%

tappi corona

12.426

10.977

-11,7%

general line

93.178

84.413

-9,4%

open top

242.216

246.239

1,7%

bombole aerosol

23.115

21.013

-9,1%

fusti in acciaio

89.355

79.085

-11,5%

reggetta, filo di ferro

37.881

38.373

1,3%

altri imballi in acciaio

38.216

29.930

-21,7%

562.950

536.978

-4,6%

TOTALE Fonte: CNA – RGPS 2009

Se invece ci si riferisce alle variazioni in valore assoluto dei quantitativi immessi al consumo, rispetto ai dati del 2007, la flessione più significativa è stata registrata dalla voce altri imballaggi in ferro (-21,7%), seguita dai tappi corona (-11,6%), dai fusti in acciaio (-11,5%), dagli imballaggi “general line” (-9,4%) e dalle bombolette aerosol (-9%). Segnano invece una crescita rispetto al 2007 le voci “open top” (+1,7%), “capsule” (+1,4%) e “reggetta, filo ferro” (+1,3%). La forte diminuzione della voce “altri imballaggi in ferro” è da ricondursi sia a variazioni nelle dinamiche di mercato sia alla più corretta suddivisione e imputazione alle singole tipologie di prodotto del quantitativo totale immesso al consumo e, quindi, anche le variazioni registrate dalle altre tipologie di imballaggi sono da considerarsi il risultato della combinazione di entrambi i fattori.

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La raccolta degli imballaggi in acciaio La raccolta degli imballaggi in acciaio nel nostro Paese ha raggiunto nel 2008 quota 396.000 tonnellate, con una diminuzione di 15.000 tonnellate rispetto al 2007 (-3,6 %). In termini percentuali sull’immesso al consumo però, considerata la contrazione di quest’ultimo, si è registrato un incremento dello 0,7 % rispetto ai risultati del 2007, attestandosi il tasso di recupero su una percentuale del 73,7 %. GRAFICO 13: Andamento raccolta/immesso al consumo 2004-2008 (000/ton) 700 600

605 563

561

562

537

500 411

388

377

400

396

344

300 200 100 0 2004 immesso al consumo

2005

2006

2007

2008

totale raccolta

Fonte: Elaborazione SARA su dati CNA

La gestione dei rifiuti di imballaggio ferrosi raccolti sul territorio nazionale è affidata al Consorzio Nazionale Acciaio (CNA) il quale, attraverso la sottoscrizione di specifiche convenzioni e accordi, garantisce a chi effettua le raccolte (Convenzionati) la possibilità di conferire il materiale presso strutture collegate al Consorzio stesso, gli operatori CNA (Recuperatori), al fine del suo successivo avvio a riciclo. Il CNA segue l’avvio al riciclo di due flussi di materiale: imballaggi domestici raccolti su superficie pubblica dai gestori delle raccolte dei rifiuti urbani, e imballaggi c.d. industriali, provenienti dalle attività produttive e commerciali, raccolti su superficie privata.

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TABELLA 7:

Raccolta imballaggi in acciaio in Italia (000/ton) 2004

2005

2006

2007

2008

IMMESSO AL CONSUMO

605

562

561

563

537

TOTALE RACCOLTA

344

377

388

411

396

% sull'immesso al consumo

56,9%

67,1%

69,2%

73,0%

73,7%

RACCOLTA SUP. PUBBLICHE

135

142

147

151

155

39,2%

37,7%

37,9%

36,7%

39,1%

209

235

241

260

241

60,8%

62,3%

62,1%

63,3%

60,9%

% sul totale raccolto RACCOLTA SUP. PRIVATE % sul totale raccolto Fonte: CNA – RGPS 2009

Confrontando i risultati con quelli del 2007, si rileva che a fronte di un aumento di circa il 2% della raccolta su suolo pubblico si è registrata una diminuzione del 7% circa di quella su suolo privato, riducendo così di circa due punti percentuali la preponderanza di quest’ultima rispetto alle raccolte differenziate degli imballaggi domestici nell’attività del CNA.

GRAFICO 14:

Raccolta su superficie pubblica e privata 2008

privato

61%

73,7%

pubblico

39%

Fonte: CNA – RGPS 2009

144


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Raccolta imballaggi domestici Il Consorzio Nazionale Acciaio, consorzio di filiera del sistema CONAI dedicato ai rifiuti di imballaggio in acciaio, stipula convenzioni e accordi con i Comuni, con i Consorzi di Comuni oppure con i gestori dei servizi di raccolta e selezione dei rifiuti urbani, al fine di intercettare ed avviare a recupero gli imballaggi ferrosi domestici provenienti essenzialmente da tre canali di raccolta: • raccolte differenziate mono o multi materiale; • selezione meccanica e deferrizzazione dei rifiuti urbani indifferenziati; • deferrizzazione delle scorie prodotte dagli impianti di termovalorizzazione. Nel 2008 il quantitativo di imballaggi domestici raccolti ha raggiunto le 154.620 tonnellate, segnando un incremento di circa il 2% rispetto al 2007, corrispondente ad una crescita della raccolta di circa 3.400 tonnellate, e confermando il trend di continua crescita dei quantitativi raccolti.

GRAFICO 15: Raccolta imballaggi domestici (000/ton) 155

155 151 150 147 145 142 140 135 135 130 125 2004

2005

2006

2007

2008

Fonte: CNA – RGPS 2009

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La raccolta degli imballaggi domestici può essere innanzitutto suddivisa in base ai flussi di provenienza, indicati all’inizio del presente paragrafo, e nel Grafico 16 viene evidenziato il peso relativo di detti flussi rispetto al quantitativo totale raccolto nel 2008. GRAFICO 16:

Flussi di raccolta imballaggi domestici 2008 combusto 15.160

10%

meccanica 43.767

28%

differenziata 95.693

62% Fonte: CNA – RGPS 2009

Nel Grafico 17 viene analizzato l’andamento dei flussi di raccolta differenziata osservato nell’ultimo triennio, in modo da permettere di evidenziare le macrotendenze in atto a livello nazionale nei risultati ottenuti dai diversi sistemi di intercettazione. GRAFICO 17: Flussi raccolta imballaggi domestici - triennio 2006-2008 100.000 90.000

95.693 88.802 83.428

80.000 70.000 60.000 50.000

46.212 44.902

43.767

40.000 30.000 17.882

20.000

17.422 15.160

10.000 0 2006 differenziata

meccanica

2007

2008

combusto

Fonte: CNA – RGPS 2008-2009

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Emerge immediatamente come la raccolta differenziata sia il sistema più diffuso e sia l’unico che ottiene risultati in continuo miglioramento nel corso degli anni. Come evidenziato nel Grafico 17, l’incremento di circa 3.400 tonnellate registrato rispetto al 2007 nei quantitativi totali è da attribuirsi al progresso delle varie forme di raccolta differenziata multimateriale (+ 5.600 tonnellate multimateriale leggero, + 4.800 tonnellate multimateriale pesante) e monomateriale (+ 400 tonnellate) mentre una forte diminuzione (circa 4.100 tonnellate) è stata registrata dai quantitativi di imballaggi rilevati nelle raccolte dei c.d. ingombranti ferrosi conferiti presso le isole ecologiche dei Comuni, a fronte di una migrazione degli imballaggi verso forme di raccolta differenziata più spinta. La conferma della diffusione delle forme di raccolta differenziata è testimoniata anche dal fatto che gli altri due flussi, che provengono dalla deferrizzazione della quota di rifiuti urbani indifferenziati, col passare degli anni intercettano un quantitativo di imballaggi ferrosi in costante diminuzione (-2.300 tonnellate di imballaggi rinvenuti nelle scorie post combustione degli inceneritori e –1.200 tonnellate di imballaggi ferrosi estratti tramite selezione meccanica dai rifiuti urbani indifferenziati). Un ulteriore approfondimento porta alla suddivisione dei quantitativi provenienti da raccolta differenziata fra le varie forme di raccolta (mono e multimateriale), come riportato nel Grafico 18.

GRAFICO 18:

Flussi da raccolta differenziata 2008 isola ecologica 9.271

10% monomateriale 12.809 multimateriale leggero 33.922

13%

35% multimateriale pesante 39.691

42%

Fonte: CNA – RGPS 2009

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Nel Grafico 19 viene effettuata l’analisi comparata dei flussi di raccolta differenziata di imballaggi domestici dell’ultimo triennio per consentire una riflessione sull’evoluzione temporale dei risultati ottenuti dai vari sistemi. GRAFICO 16: Analisi flussi raccolta differenziata 39.691

40.000 34.830

35.000

33.922

29.318

30.000

28.306 25.860

25.000 20.000 15.392 13.364

15.000

12.858 12.392 12.809 9.271

10.000 5.000 0 monomateriale 2006

multimateriale pesante

2007

multimateriale leggero

isola ecologica

2008

Fonte: CNA – RGPS 2008-2009

Passando invece ad analizzare la provenienza dei rifiuti di imballaggio domestici raccolti, anche nel 2008 si è confermata una disomogenea distribuzione geografica, fra le varie macroaree del Paese, dei quantitativi di imballaggi domestici raccolti. GRAFICO 20: Suddivisione raccolta domestica per aree geografiche 120.000

112.092

110.684

107.860

100.000 80.000 60.000 40.000 23.588

20.000

15.466

18.810

2006

2007

2008

0 Nord

25.066

16.074

Centro

Fonte: CNA – RGPS 2008-2009

23.718

Sud

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La concentrazione prevalentemente al Nord sia dei consumi (maggior densità demografica e maggior numero di insediamenti produttivi), sia degli impianti di destinazione finale degli imballaggi raccolti (acciaierie e fonderie) continua a costituire un ostacolo strutturale difficilmente superabile all’omogeneizzazione dei volumi di raccolta ed avvio a riciclo. Inoltre, per quanto riguarda le zone del Sud, perdura lo stato di emergenza, in cui versano periodicamente alcune realtà, che non garantisce quelle condizioni di ordine e stabilità necessarie per realizzare progetti di sviluppo a medio e lungo termine. Da un punto di vista numerico l’incremento maggiore, pari a circa 3.400 tonnellate, è stato realizzato nelle zone del Centro dove, pur non essendoci stati sostanziali incrementi nelle raccolte differenziate, è stato attivato un accordo importante per il recupero delle frazioni ferrose derivanti dalla selezione meccanica dei rifiuti della città di Roma. Nelle Regioni del Nord si è avuto un progresso di circa 1.500 tonnellate, a conferma che in questa area le varie forme di raccolta continuano a far registrare, anno dopo anno, margini di incremento e miglioramento. Purtroppo nelle zone del Sud si è registrato, rispetto al 2007, un decremento nelle quantità raccolte di circa 1.300 tonnellate che ha sostanzialmente riportato il risultato della raccolta a quello del 2006, annullando così tutti i progressi registrati lo scorso anno. L’origine di tale decremento merita tuttavia un approfondimento nel senso che, se da un lato si è effettivamente assistito ad un calo nei quantitativi raccolti provenienti dagli impianti di selezione meccanica, legato alle alterne vicissitudini dei siti di trattamento dei rifiuti indifferenziati oggetto di commissariamento in Campania, dall’altra riscontri positivi ed incoraggianti si sono avuti sul versante delle raccolte differenziate, che hanno visto aumentare i loro quantitativi del 10% circa.

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Raccolta imballaggi industriali La raccolta degli imballaggi ferrosi industriali gestita dal CNA si basa essenzialmente sull’intercettazione/monitoraggio di tre flussi: • imballaggi industriali da raccolta su superficie privata costituita da fusti e accessori di imballaggio provenienti dalle raccolte effettuate presso gli insediamenti produttivi o presso le attività commerciali (c.d. gestione diretta: il quantitativo intercettato dal CNA è quello riscontrato dal FIR ricevuto dall’operatore); • certificazioni presso acciaierie ed impianti di frantumazione (c.d. gestione indiretta: il quantitativo riconosciuto dal CNA è frutto essenzialmente di una stima, in questo caso basata su analisi a campione effettuate da CNA). Dal 2001 CNA ha attivato una procedura di rilevazione delle percentuali di imballaggi (solo fusti) che si riscontrano, all’interno di alcune categorie di rottami ferrosi, comunemente presenti nei parchi rottame delle acciaierie o degli impianti di frantumazione; • autocertificazioni degli operatori CNA (c.d. gestione indiretta: il quantitativo riconosciuto da CNA è quello risultante dalle autocertificazioni di alcuni operatori CNA, supportate da campionature periodiche gestite dallo stesso CNA, studiato per rilevare il quantitativo di accessori di imballaggio (reggette, filo, etc.) raccolti congiuntamente ad altri rottami ferrosi misti, e in questa forma avviati al riciclo). La raccolta di imballaggi in acciaio da superficie privata nel 2008 ha registrato una flessione di circa 18.400 tonnellate (-7,1 %) dopo la crescita del 2007 (+8 %), passando da 259.867 tonnellate a 241.440 tonnellate. TABELLA 8:

Raccolta da superficie privata RACCOLTA DA SUPERFICIE PRIVATA Gestione diretta

2007

2008

Nord

77.255

64.215

Centro

6.912

7.494

Sud

4.333

4.809

Gestione indiretta

171.367

164.922

Totale raccolta

259.867

241.440

Fonte: CNA – RGPS 2009

Tale diminuzione è dovuta sia al calo di circa 6.500 tonnellate nelle quantità intercettate dalla c.d. gestione indiretta del CNA, sia alla raccolta degli imballaggi industriali rientranti nella c.d. gestione diretta del CNA che ha visto una diminuzione complessiva di circa 12.000 tonnellate, pari a circa il 13%, perse per intero nelle Regioni del Nord. Si ritiene tuttavia che l’apparente forte perdita registrata dalla gestione diretta nelle Regioni del Nord sia collegata, per buona parte, al forte aumento registrato nel corso dello scorso anno nelle quotazioni dei rottami ferrosi che ha dirottato parte dei quantitativi verso gestioni esterne a quella del CNA. 150


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Recupero degli imballaggi in acciaio Una volta raccolti gli imballaggi in acciaio devono essere consegnati ad impianti in grado di trasformarli, in base a specifiche nazionali e internazionali (CECA, AISI, CAEF e UNI, o altre), per poterli quindi inviare ad acciaierie e fonderie per la successiva rifusione. In particolare, oltre ai requisiti richiesti in termini di lunghezza, spessore e densità del materiale deve essere il più possibile ridotta la presenza di metalli non ferrosi, elementi a vario titolo nocivo, materiali esplosivi ed infiammabili, e non devono essere contenuti inerti, plastiche, corpi estranei non metallici in misura superiore all’1%. A tale scopo il CNA si serve di un vasto numero di operatori che sono riconducibili a quattro categorie: • operatori Associazione SARA (Servizi Ambientali Recupero Acciai): recuperatori associati a FISE UNIRE che, fin dalla sua origine, hanno collaborato con il CNA soprattutto nel settore dei rifiuti urbani; • operatori Associazione ASSOFERMET: operatori attivi in tutti i settori di intercettazione dell’imballaggio; • rete diretta CNA: aziende accreditate dal CNA che integrano sul territorio la rete degli operatori facenti capo alle organizzazioni di cui sopra; • SOE (Società Operative Ecologiche): aziende di bonifica e rigenerazione dei fusti industriali. In particolare, nei Grafici 21 e 22, riassumiamo il contributo dato dalle aziende SARA/FISE UNIRE al recupero dei rifiuti ferrosi di imballaggio, suddivisi nelle varie tipologie, gestiti dal CNA nell’ultimo anno. GRAFICO 21: Raccolta domestica 2008 (totale CNA 154.620 ton)

GRAFICO 22: Raccolta industriali 2008 (totale CNA 241.441 ton)

altri operatori 25.182 altri operatori 9.320

SARA / FISE UNIRE 126.034

Fonte: CNA – Associazione SARA

SARA / FISE UNIRE 232.121 Fonte: CNA – Associazione SARA

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Considerato che le attività di raccolta e avvio al recupero degli imballaggi industriali sono sempre state effettuate, anche prima dell’avvento del Consorzio, non presentando per gli operatori particolari problemi di lavorazione e commercializzazione, il dato più significativo è sicuramente quello relativo alla valorizzazione degli imballaggi ferrosi di provenienza domestica nell’ambito della quale l’apporto degli operatori SARA/FISE UNIRE continua ad essere determinante. Nei Grafici 23 e 24 riassumiamo la suddivisione, per tipologia di materiale e di operatore incaricato al recupero, dei quantitativi di rifiuti di imballaggi domestici gestiti dal CNA.

GRAFICO 23: Raccolta differenziata 2008 (mono e multimateriale 95.693 ton)

GRAFICO 24: Raccolta indifferenziata 2008 (sel. meccanica e combusto 58.927 ton)

altri operatori 10.321 altri operatori 18.265

SARA / FISE UNIRE 85.372

Fonte: CNA – Associazione SARA

SARA / FISE UNIRE 40.662

Fonte: CNA – Associazione SARA

Nell’ambito della raccolta domestica, la valorizzazione del flusso di imballaggi proveniente dalle raccolte indifferenziate presenta maggiori problemi per la notevole presenza nel rifiuto ferroso di frazioni estranee (frazioni organiche, inerti, ceneri nel rottame ferroso combusto). Maggiori costi di lavorazione, inferiore valore della materia prima secondaria ottenuta rispetto ad altri tipi di imballaggio, discontinuo, quando non incerto, collocamento sul mercato, fanno dell’imballaggio domestico sicuramente quello di più difficile gestione, ed in questo risiede il valore aggiunto dell’attività svolta dagli operatori SARA/FISE UNIRE.

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Avvio a riciclo degli imballaggi recuperati Insieme agli imballaggi i recuperatori CNA ricevono frazione estranee (materiale non ferroso incluso nel rottame ferroso da imballaggio raccolto) e frazioni merceologiche similari (FMS ossia materiale ferroso non costituito da imballaggio), che non devono essere quantificate e scorporate ai fini del calcolo degli obiettivi di riciclo raggiunti. Come ogni anno, è stata effettuata una campagna di campionature merceologiche, su un campione rappresentativo per ogni tipologia di raccolta, sia pubblica sia privata, coordinata dal CNA ed eseguita dal Gruppo CSA di Rimini, mirata all’individuazione dell’effettivo quantitativo di imballaggi in acciaio avviati al riciclo. La proiezione degli esiti delle prove sui risultati totali di raccolta a livello nazionale ha evidenziato una presenza media di impurità del 6% (9.409 tonnellate) e di FMS del 5,6 % (8.616 tonnellate) negli imballaggi provenienti da raccolta differenziata. Per quanto riguarda i c.d. imballaggi industriali, le campionature sono state effettuate solamente sul materiale della c.d. gestione diretta poichè le rilevazioni che vengono fatte presso gli impianti finali di riciclo sono già al netto di ogni frazione estranea. Da tali campionature è stata riscontrata una presenza di impurità del 2,8 % circa (2.155 tonnellate nelle 76.518 della gestione diretta) ed una percentuale di FMS di circa il 2.6% (2.040 tonnellate). TABELLA 9:

Tipologie imballaggi raccolti (ton) TIPOLOGIA IMBALLAGGI

DOMESTICO

INDUSTRIALE

TOTALI

154.620

241.440

396.060

IMPURITÀ

-9.409

-2.155

-11.564

F.M.S.

-8.616

-2.040

-10.656

136.595

237.245

373.840

IMBALLAGGI RACCOLTI

TOTALE AVVIO A RICICLO Fonte: CNA – RGPS 2009

Sommando le quantità nette di imballaggi domestici ed industriali si ottiene una quantità effettiva di materiale avviato a riciclo dal CNA nel 2008 pari a 373.840 tonnellate che, pur essendo in valore assoluto inferiore di circa il 4,5% (17.594 tonnellate) rispetto al totale avviato a riciclo nel 2007, come percentuale sull’immesso al consumo rappresentano un tasso di riciclo del 69,6% rispetto al 69,5% dell’anno scorso.

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INTRODUZIONE

La consueta stesura del Rapporto “L’Italia del Recupero” giunge in un periodo particolarmente turbolento per l’economia mondiale e di grave instabilità per il mercato delle materie prime. In particolare, per quanto riguarda l’alluminio, il calo della domanda da parte dei principali settori industriali di impiego e delle richieste dai Paesi “emergenti” ha causato un crollo dei prezzi del rottame a partire dal secondo semestre del 2008. In uno scenario di questo tipo, caratterizzato non solo dalla crisi economica ma anche da una continua evoluzione del sistema, sia dal punto di vista normativo, sia da quello tecnico-gestionale, il Consorzio Imballaggi Alluminio, attraverso un processo di adattamento e ridefinizione delle strategie, ha saputo interpretare al meglio il proprio ruolo conseguendo performance e risultati in linea con gli obiettivi previsti per il 2008. Il ruolo “sussidiario“ e di garanzia del Consorzio rispetto al raggiungimento degli obiettivi di riciclo ha fornito al sistema nazionale di gestione dei rifiuti gli strumenti e le opportunità per ampliare e implementare tutte le possibili opzioni di recupero e valorizzazione della frazione alluminio. Con l’obiettivo della massimizzazione del recupero, sintetizzata dalla visione “zero discarica, 100% recupero”, nel corso dell’anno l’impegno di CIAL è proseguito sulla linea strategica intrapresa negli anni precedenti e tesa a fornire un supporto concreto alla pubblica amministrazione, agli operatori della gestione dei rifiuti e al sistema industriale della filiera dell’alluminio. Il CIAL è intervenuto con proposte per l’avvio o lo sviluppo di sistemi di raccolta, supporti tecnici e di comunicazione, per miglioramenti quali-quantitativi, interventi e incentivi per la captazione delle frazioni di metallo leggero sfuggite all’ordinario servizio di raccolta differenziata dell’alluminio e smaltite attraverso le raccolte di altri materiali, in modo indifferenziato o presenti nelle scorie risultanti dall’incenerimento dei rifiuti urbani. Il tutto gestito nell’ambito del ruolo sussidiario al mercato che il Consorzio ha assunto in questi anni di attività: un corrispettivo economico per le raccolte differenziate e per le altre opzioni di recupero fisso al variare dei valori di mercato, l’attivazione di canali di sbocco per frazioni meno preziose e di difficile collocazione, un supporto alla crescita della raccolta principalmente in termini qualitativi e della sensibilità e coscienza dei consumatori e della pubblica amministrazione e operatori verso una sempre più efficiente ed efficace gestione. Un elemento distintivo e propositivo per il raggiungimento di elevati standard qualitativi in tutte le fasi del sistema di gestione e in relazione a tutti gli attori coinvolti è dato dai parametri e dai riferimenti Emas che dal 2006 contraddistinguono l’azione di CIAL. Oltre l’obiettivo di controllare gli aspetti ambientali diretti, con l’implementazione ed il mantenimento del sistema di gestione ambientale il Consorzio Imballaggi Alluminio si pone, infatti, quello di monitorare gli aspetti ambientali delle attività di raccolta, riciclo e recupero degli imballaggi post-consumo degli enti locali e delle imprese della propria sfera d’influenza e di orientare le imprese consorziate verso la prevenzione, al fine di minimizzare il consumo delle risorse naturali e facilitare l’avvio a riciclo degli imballaggi a fine vita. 156


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Nello schema di relazioni di sistema gli interventi del Consorzio rispetto a specifici interlocutori assumono rilevanza ed effetti a cascata, in modo trasversale, sull’intero ciclo di vita e gestione del materiale. Una particolare attenzione viene infatti posta dal Consorzio al mondo delle imprese della filiera, dal produttore della materia prima, a quello dei semilavorati, a quello degli imballaggi finiti, agli utilizzatori industriali e commerciali. Ferme restando le importanti performance di sostenibilità ambientale del materiale in tutto il suo ciclo di vita e la continua ricerca nella riduzione quantitativa e di miglioramento qualitativo attuate dalla filiera, le imprese direttamente e indirettamente coinvolte da CIAL ricoprono ora un ruolo significativo e imprescindibile per una corretta informazione all’utente finale anche attraverso l’adozione di modalità condivise di marcatura sugli imballaggi. Un ruolo importante ha avuto anche nel corso del 2008 l’attività di comunicazione con progetti e iniziative che di anno in anno tendono a consolidare tra i pubblici di riferimento e i ‘partners’ coinvolti le tematiche legate alle performance tecniche e ambientali dell’alluminio. L’area del sociale e la scuola sono i canali privilegiati per una continua crescita e diffusione dei messaggi connessi alla raccolta e al riciclo degli imballaggi in alluminio. La consapevolezza raggiunta dai destinatari della nostra comunicazione in ambito scolastico e la stratificazione dei messaggi nel tempo rappresentano una solida base su cui impostare ogni anno valide ed efficaci iniziative didattiche ed educative. Le associazioni di volontariato che da anni collaborano con il Consorzio rappresentano ormai un utile ‘strumento’ e canale di comunicazione in tutti i bacini territoriali in cui operano, sia attraverso forme di raccolta sussidiaria rispetto a quella gestita dai Comuni, sia attraverso l’organizzazione di eventi e iniziative di sensibilizzazione. La copertura nazionale, con la pianificazione di spot televisivi e la partecipazione a grandi eventi, integra e amplifica con efficacia la diffusione dei messaggi veicolati nell’ambito dei progetti di comunicazione territoriale destinati a supportare i servizi di raccolta differenziata nei diversi bacini coinvolti. I risultati del 2008, in termini di copertura territoriale e di abitanti attivi, di raccolta e riciclo, sono del tutto soddisfacenti e in linea con i trend di crescita registrati negli ultimi anni. La soddisfazione è però ancora maggiore per il contributo che il Consorzio ha saputo dare in questi anni per una più ampia affermazione in campo ambientale dell’intero sistema industriale della filiera che, ancora una volta, grazie anche alle importanti caratteristiche del materiale, si conferma tra i comparti più performanti in termini di risparmio energetico e di CO2 evitata. Come detto in apertura, il 2008 si è chiuso con la nascente crisi dei mercati e un trend in discesa dei valori dei materiali. In questi mesi il Consorzio, in vista delle inevitabili difficoltà previste per il 2009, in particolare per quanto riguarda lo sbocco dei materiali della raccolta differenziata dei Comuni italiani, ha confermato la propria vocazione sussidiaria e di supporto al sistema di gestione definendo nuove strategie e obiettivi per una agevole e 157


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sostenibile transizione in questa fase particolare. Il nuovo Accordo quadro ANCI-CONAI, in particolare, in uno scenario già di per sé complesso a causa dei forti ritardi nello sviluppo delle raccolte differenziate nelle aree del Sud Italia, rappresenta uno strumento di riferimento importante per cogliere nuove opportunità per una coerente, efficiente ed efficace soluzione alle problematiche connesse e amplificate dalla crisi in corso.

GINO SCHIONA Direttore Generale CIAL

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RISULTATI E OBIETTIVI CONSEGUITI

A dieci anni dalla nascita del sistema di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio in alluminio, CIAL, Consorzio Nazionale per il riciclo e il recupero dell’alluminio, consolida il trend di crescita delle quantità raccolte e riciclate. Il 2008, in particolare, sancisce il ruolo fondamentale svolto dal Consorzio nel nostro Paese per promuovere, supportare e garantire lo sviluppo tecnico e culturale delle raccolte differenziate e del riciclo dell’alluminio sia tra la pubblica amministrazione sia tra i cittadini. Ad oggi, CIAL ha favorito l’attivazione della raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio in oltre 5.500 Comuni italiani (l’80% dei quali convenzionati con il Consorzio) e la partecipazione di 44 milioni di cittadini (il 90% dei quali coinvolti direttamente). Risultati più che positivi, ottenuti grazie alla stretta e quotidiana collaborazione con una rete di 300 operatori convenzionati, distribuiti su tutto il territorio nazionale. A fine 2008 la quota di recupero di imballaggi di alluminio si stima essere del 63,6% dell’immesso sul mercato. Tradotta in cifre assolute questa percentuale equivale a 42.200 tonnellate di materiale recuperato, 38.500 delle quali riciclate. Il riciclo degli imballaggi in alluminio pari al 58% è di fatto cresciuto, nell’ultimo biennio, del 10%. Nel corso dell’anno, accanto alla raccolta differenziata, si sono affermate nuove modalità di recupero dell’alluminio: in impianti di trattamento RU anche per la produzione di CdR; in impianti per il recupero delle scorie da incenerimento. È stata consolidata la collaborazione con 25 fonderie di alluminio, ovvero il 100% della capacità produttiva di riciclo italiana. Oggi il nostro Paese detiene la leadership in Europa, insieme alla Germania, nell’industria del riciclo dell’alluminio. A livello mondiale, questo primato ci pone al 3° posto dopo Stati Uniti e Giappone. Grazie al riciclo di 38.500 tonnellate di imballaggi in alluminio sono state evitate emissioni serra per 390.000 tonnellate di CO2, e risparmiata energia pari a 142.000 tep (tonnellate equivalenti petrolio).

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ATTIVITÀ DI SVILUPPO E RACCOLTA

Al 31 dicembre 2008 è stata raggiunta la copertura territoriale di oltre 4.000 Comuni e 38 milioni di abitanti attraverso la sottoscrizione di 292 Convenzioni dedicate alla raccolta differenziata. Inoltre le diverse opzioni di recupero dei rifiuti di imballaggio in alluminio complementari alla raccolta differenziata, previste dall’Allegato tecnico, consentono di riconoscere la copertura territoriale, così come le quantità di materiale raccolte. In questi termini viene quindi confermata, al 31 dicembre 2008, l’operatività di 303 Convenzioni per una copertura territoriale totale di 4.305 Comuni e oltre 39 milioni di abitanti.

DIFFUSIONE DELLA RACCOLTA E DATI QUANTITATIVI

I rapporti di collaborazione e partnership avviati sul territorio hanno interessato tutti i soggetti pubblico-privati coinvolti nella filiera di raccolta e recupero dei rifiuti di imballaggio in alluminio in un’ottica di diffusione e sviluppo di sistemi di gestione integrata dei rifiuti, contribuendo alla riduzione dei quantitativi di rifiuti destinati allo smaltimento in discarica e al potenziamento delle modalità di recupero alternative alla raccolta differenziata. Nel corso degli ultimi due anni è infatti evidente la crescita delle ulteriori opzioni di recupero e trattamento dei rifiuti di imballaggio in alluminio (recupero da impianti di trattamento rifiuto indifferenziato e produzione CdR da scorie da incenerimento) che ha consentito di raggiungere in molti bacini territoriali l’obiettivo “zero discarica, 100% recupero”. Sulla base delle diverse opzioni di recupero, trattamento e valorizzazione, si stimano le seguenti quantità di raccolta dei rifiuti di imballaggio in alluminio, con dettaglio della ripartizione per macroaree.

TABELLA 1:

Distribuzione geografica della raccolta MACROAREA

QUANTITÀ

Nord

ton

26.000

67,5%

Centro

ton

8.200

21,3%

Sud

ton

4.300

11,2%

Totale Raccolta diff. Netta

ton

38.500

100%

Fonte: CIAL

Tale ripartizione è il risultato di una nostra elaborazione che tiene conto dei trend di crescita e delle prestazioni di raccolta nelle varie aree del Paese, così come confermati anche dai dati generali di raccolta differenziata presentati all’interno del Rapporto Rifiuti 2008 di ISPRA. 160


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Le quantità indicate sono riconducibili a circa 5.400 Comuni italiani; stima basata sui Comuni che hanno dichiarato la presenza del servizio di raccolta differenziata a beneficio di quasi 41 milioni di abitanti, tramite dichiarazioni MUD 2007, con riferimento all’anno solare 2006, elaborate dalla Camera di Commercio di Milano così come presentato nell’apposito paragrafo dedicato alla ricerca. Evidenziamo, come sottolineato anche da ISPRA, le difficoltà di pervenire a dati riguardanti la raccolta differenziata degli imballaggi metallici nella maggior parte dei casi raccolti con modalità multimateriale, poiché normalmente vengono dichiarati e contabilizzati all’interno del materiale prevalente, più specificatamente vetro e/o plastica; da tali flussi è impossibile disaggregare specifici dati relativi ai rifiuti di imballaggio in alluminio. Lo stesso Rapporto ISPRA 2008, infatti, rimarca come: “Per quanto attiene agli imballaggi metallici non è stato, tuttavia, possibile pervenire in molti casi ad un dato disaggregato. Pertanto, pur essendo stata effettuata, laddove possibile, una separazione della quota relativa agli imballaggi in alluminio da quella inerente alle altre tipologie di imballaggi metallici, si è scelto di pubblicare i dati in forma aggregata, al fine di consentire un migliore confronto con le informazioni relative ai precedenti censimenti. Va, inoltre, rilevato che in diversi casi non è possibile separare la quota relativa agli imballaggi metallici da quella inerente gli ingombranti metallici. In tal caso l’intero ammontare viene computato nella voce ingombranti metallici.”

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COPERTURA TERRITORIALE TABELLA 2:

I risultati conseguiti nella sottoscrizione e gestione delle Convenzioni per la raccolta differenziata e il recupero dei rifiuti di imballaggio in alluminio sono presentati in Tabella 2, aggiornati al 31 dicembre 2008, confrontati con i dati Istat e con la situazione dell’anno precedente. Situazione Convenzioni CIAL - Confronto 2007-2008 2008

BASE ISTAT

CIAL

% COPERTURA CIAL

Comuni attivi

8.100

4.305

53,1

Abitanti serviti

58.806.797

39.547.828

67,3

Convenzioni

2007

303

BASE ISTAT

CIAL

% COPERTURA CIAL

Comuni attivi

8.100

3.998

49,4

Abitanti serviti

58.806.797

36.130.137

61,4

Convenzioni

263

Fonte: CIAL

Rispetto ai risultati raggiunti nell’anno 2007, si possono osservare i seguenti miglioramenti: • una crescita dell’8% dei Comuni coperti da Convenzione, di cui il 3% attraverso Convenzioni per la raccolta differenziata; • gli abitanti serviti sono cresciuti del 9%, di cui il 7% in relazione a Convenzioni di raccolta differenziata; • risultano sottoscritte 292 Convenzioni per la gestione della raccolta differenziata con un indice medio di Comuni per Convenzione pari a 14. Si tratta di risultati importanti in un anno caratterizzato da un Accordo quadro ANCI-CONAI in scadenza e da incertezza economica e legislativa. Nel corso dei cinque anni di validità dell’Accordo quadro (2004-2008), le attività del Consorzio sul territorio hanno consentito di conseguire quasi la stessa copertura territoriale garantita al termine del precedente Accordo quadro (2000-2004). Al 31 dicembre 2008, infatti, i Comuni coperti e gli abitanti serviti da Convenzione rappresentavano entrambi il 97% della copertura territoriale del dicembre 2004. È opportuno osservare come l’aspetto migliorativo della gestione del nuovo Accordo quadro è rappresentato da un incremento quali-quantitativo del materiale gestito e valorizzato dal Consorzio, unitamente ad un radicamento e consolidamento del proprio ruolo quale partner delle politiche e dei programmi di gestione dei servizi di raccolta differenziata e recupero dei rifiuti di imballaggio in alluminio. Può essere interessante osservare, nelle Figure 1 e 2, le capacità di raccolta dei diversi ambiti regionali in considerazione della diretta copertura territoriale, tramite Convenzioni di Comuni e abitanti. 162


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FIGURA 1: Copertura territoriale (comuni attivi) (%)

< 25 25 - 45 45 - 65 65 - 85 85 - 100 percentuale abitanti serviti

Fonte: CIAL

FIGURA 2: Copertura territoriale (abitanti serviti e tipologia di raccolta)

< 10.000 10.000 - 100.000 100.000 - 400.000 400.000 - 700.000 > 700.000

mr = modalitĂ di raccolta multileggero = plastica/metalli multipesante = plastica/vetro/metalli vetrometalli = vetro/metalli mr multileggero mr multipesante mr vetrometalli

Fonte: CIAL

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Quanto rappresentato graficamente esprime chiaramente una discreta rispondenza tra la copertura territoriale e le attività di raccolta e conferimento dei materiali gestiti, con alcune eccezioni, in particolare nelle Regioni del Sud Italia in cui ad un largo coinvolgimento e attivazione di Comuni e abitanti corrispondono rese di raccolta al di sotto delle relative potenzialità. È interessante osservare, inoltre, la correlazione tra la tipologia di raccolta adottata dai Comuni e dagli operatori dei servizi e i relativi risultati in termini di quantitativi gestiti e conferiti. È significativa la sempre più ampia diffusione del sistema di raccolta multileggero a cui si possono riconoscere prestazioni di rilievo, soprattutto in contesti territoriali efficacemente supportati da realtà impiantistiche in grado di valorizzare sia qualitativamente, sia quantitativamente, i risultati di raccolta conseguiti. Si tratta di una conferma delle attività di promozione e sviluppo del Consorzio nell’ambito del sostegno ai sistemi di raccolta in grado di consentire elevate rese e prestazioni di recupero e riciclo, massimizzando le specificità del materiale gestito e dei contesti organizzativi, impiantistici e territoriali di riferimento. Rilevanti risultati di raccolta sono stati infatti raggiunti anche in realtà regionali in cui sono da sempre presenti sistemi di raccolta congiunta vetro-metalli o la tipologia di raccolta multipesante. Quanto presentato nelle Figure 1 e 2 è riportato in dettaglio, in termini di Comuni attivi, abitanti serviti e Convenzioni sottoscritte, nella Tabella 3 quale espressione dei risultati conseguiti nel 2008 e delle specificità delle singole Regioni italiane.

164


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TABELLA 3: Raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggi alluminio e altre forme di trattamento - Copertura territoriale al 31 dicembre 2008 REGIONE

COMUNI ATTIVI (N.)

COMUNI ATTIVI (%)

ABITANTI SERVITI (N.)

ABITANTI SERVITI (%)

CONVENZIONI (N.)

EMILIA ROMAGNA

201

59

2.968.471

71

8

FRIULI V. GIULIA

101

46

647.423

54

3

LIGURIA

61

26

1.099.706

68

4

LOMBARDIA

440

28

4.393.495

46

23

PIEMONTE

743

62

1.960.197

45

11

TRENTINO A. ADIGE

132

39

461.113

47

4

VALLE D’AOSTA

74

100

124.263

100

1

VENETO

454

78

4.093.177

86

22

2.206

49

15.747.845

59

76

LAZIO

178

47

4.002.413

75

21

MARCHE

50

20

308.197

20

2

TOSCANA

255

89

3.484.976

96

14

UMBRIA

45

49

652.170

75

4

TOTALE CENTRO

528

53

8.447.756

74

41

ABRUZZO

92

30

633.046

48

13

MOLISE

16

12

84.848

26

2

BASILICATA

27

21

212.814

36

3

CALABRIA

380

93

1.916.310

96

18

CAMPANIA

435

79

5.068.021

88

92

PUGLIA

116

45

2.444.540

60

23

SARDEGNA

194

51

1.042.180

63

12

SICILIA

311

80

3.950.468

79

23

TOTALE SUD

1.571

61

15.352.227

74

186

TOTALE ITALIA

4.305

53

39.547.828

67

303

TOTALE NORD

Fonte: CIAL

165


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L’ITALIA DEL RECUPERO

La crescita e gli sviluppi conseguiti a livello di macroaree sono evidenti dal confronto con la situazione esistente al 31 dicembre 2007, presentata nella Tabella 4. TABELLA 4: Situazione territoriale Convenzioni CIAL - Confronto 2007-2008

2007

2008

CONVENZIONI

MACRO AREA

2007

2008

COMUNI ATTIVI

COMUNI ATTIVI

2007

2008

ABITANTI SERVITI ABITANTI SERVITI

N.

N.

N.

%

N.

%

N.

%

N.

%

NORD

73

76

2.070

46

2.206

49

14.732.055

55

15.747.845

59

CENTRO

33

41

456

45

528

53

7.833.335

69

8.447.756

74

SUD

157

186

1.472

58

1.571

61

13.564.747

65

15.352.227

74

ITALIA

263

303

3.998

49

4.305

53

36.130.137

61

39.547.828

67

Fonte: CIAL

Di seguito presentiamo alcune riflessioni circa le specifiche caratteristiche e le dinamiche che hanno interessato i diversi ambiti territoriali e che aiutano a comprendere la flessibilità e orientabilità delle azioni di intervento del Consorzio nelle attività di promozione del territorio. Nord Italia Nel corso del 2008 le Regioni del Nord Italia sono state caratterizzate da discrete variazioni, rispetto al precedente anno, in termini di Comuni attivi nei servizi di raccolta differenziata e relativi abitanti serviti. Nel complesso, si è registrata una crescita del 7% sia per i Comuni sia per gli abitanti coperti da Convenzione. Le Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto confermano i migliori risultati in termini di copertura territoriale mantenendo la situazione raggiunta al 2007, ad eccezione del Veneto che ha registrato una crescita del 5% sia dei Comuni attivi sia degli abitanti serviti. La Regione Lombardia ha confermato anche le prestazioni di raccolta raggiunte il precedente anno esprimendo le migliori rese in relazione ai Comuni e ai cittadini coinvolti. Il Veneto e il Piemonte hanno, al contrario, registrato una flessione dei risultati di raccolta e recupero in seguito ad alcune dinamiche territoriali che hanno caratterizzato la gestione dei servizi e delle relative capacità di controllo e valorizzazione dei flussi di materiale. In particolare, nella Regione Veneto si sono verificati dei processi di aggregazione di alcuni soggetti responsabili della gestione dei servizi di raccolta con conseguente riorganizzazione delle competenze territoriali e in particolare la definizione di nuovi rapporti per la gestione della fase di selezione e valorizzazione dei flussi di raccolta differenziata. Il riordino dei ruoli, l’adozione di nuovi modelli di raccolta differenziata (dalla raccolta congiunta vetro-metalli alla raccolta multileggera), opportunità economico-politiche e decisioni di cessione deleghe, nonché di gestione della selezione dei materiali gestiti, hanno comportato una contrazione delle prestazioni di raccolta. 166


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Ricordiamo, inoltre, che in queste tre Regioni (Lombardia, Veneto e Piemonte) sono presenti soggetti attivi nella valorizzazione dei rifiuti di imballaggio in alluminio attraverso le ulteriori opzioni di recupero complementari alla raccolta differenziata: in particolare da produzione di CdR e da flusso indifferenziato. In questi termini, è possibile affermare che in alcuni bacini territoriali delle Regioni del Nord Italia è stato “chiuso” il ciclo integrato di gestione dei rifiuti di imballaggio in alluminio, partendo dal servizio di raccolta differenziata, attraverso il recupero della quota intercettata dal flusso dei rifiuti indifferenziati fino potenzialmente al recupero dell’alluminio ancora presente nelle ceneri pesanti da impianti di incenerimento. Nell’ambito di questa macro-area, gli incrementi più rilevanti hanno interessato l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia con un aumento rispettivamente dell’11% e del 15% dei Comuni gestiti tramite Convenzione e del 26% e del 5% in termini di abitanti serviti. La Regione Emilia Romagna ha inoltre registrato una significativa crescita con il 63% in più dei materiali raccolti e conferiti. È opportuno evidenziare l’acquisizione di nuovi rapporti con operatori di raccolta responsabili della gestione di Comuni e servizi complementari rispetto ai servizi garantiti dai due grandi gruppi di gestione del territorio (Hera SpA ed Enia SpA). In questi termini è stato possibile ampliare i margini di intervento e di azione del Consorzio valorizzando le potenzialità di raccolta e dei relativi flussi in una Regione fortemente orientata all’innovazione e alla promozione delle specificità del territorio. Un importante risultato conseguito nel corso del 2008 è rappresentato dalla sigla di un Accordo di programma tra la Regione Valle d’Aosta e il Consorzio finalizzato alla promozione della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in alluminio, attraverso la valorizzazione e l’ottimizzazione delle attività di raccolta e delle iniziative esistenti sul territorio regionale. L’Accordo di programma rappresenta uno strumento che consente alla Regione e a CIAL di migliorare e potenziare la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in alluminio, sia tramite la modalità di raccolta adottata dalle istituzioni locali (raccolta congiunta vetro-metalli opportunamente valorizzata in impianti di selezione dedicati), sia attraverso specifiche campagne di raccolta avviate da soggetti diversi da quelli istituzionali. L’Accordo di programma ha avuto, tra gli altri, l’obiettivo di formalizzare e riconoscere l’attività di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in alluminio condotta dai Comuni della Regione Valle d’Aosta (accreditando la relativa copertura territoriale) e di sostenere il progetto Raccolta Solidale® avviato dalla sezione AIDO di Aosta in collaborazione con CIAL. In questi termini, il Consorzio promuove il proprio ruolo di affiancamento e supporto allo sviluppo e alla massimizzazione dei sistemi di raccolta e recupero dell’alluminio e d’altra parte la Regione Valle d’Aosta valorizza i propri compiti di coordinamento e sviluppo di attività volte al raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, nonché di istituzione impegnata sul fronte della responsabilità sociale locali, supportando le organizzazioni di volontariato. Nelle restanti Regioni del Nord Italia si è osservato un mantenimento delle prestazioni di raccolta e di coinvolgimento di Comuni e abitanti nei servizi di raccolta differenziata. In generale, la flessione minima che si è registrata in questa macro-area può essere riportata a quei processi di riorganizzazione delle competenze, riassestamento dei ruoli di gestione e in alcuni casi dei sistemi di raccolta 167


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differenziata e recupero con successiva ridefinizione della fase di valorizzazione del materiale che caratterizzano un periodo storico di incertezza economica e legislativa. Centro Italia Le Regioni del Centro Italia hanno registrato nel complesso buone variazioni in termini di copertura territoriale, registrando una crescita del 16% di Comuni attivi nella raccolta differenziata e coperti da Convenzione e dell’8% dei relativi abitanti serviti; questi dati evidenziano in particolare l’acquisizione di nuovi rapporti con Comuni/operatori responsabili della gestione dei sistemi di raccolta in territori di piccole e medie dimensioni. Interessante la crescita del 43% rispetto al 2007 delle quantità raccolte e conferite al Consorzio. In particolare, la Regione Lazio ha evidenziato la promozione e lo sviluppo delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in alluminio presso medio-piccoli centri urbani presentando un incremento del 65% dei Comuni e del 15% degli abitanti. Significativi risultati sono stati conseguiti anche in relazione alle quantità raccolte e conferite con una crescita del 58%. Gli sforzi avviati nel corso degli ultimi anni nei confronti degli operatori pubblici e privati coinvolti nella gestione dei servizi di raccolta, l’affiancamento e il supporto in know-how tecnico e in attività di comunicazione locale, le attività di collaborazione e coordinamento con gli enti istituzionali responsabili della definizione delle linee di indirizzo per l’ottimizzazione delle attività di raccolta e recupero, hanno rappresentato gli elementi premianti di una strategia del Consorzio volta alla valorizzazione delle specificità del territorio e alla creazione di relazioni di partnership con i soggetti deputati al suo governo politicooperativo. È interessante sottolineare l’avvio nella Regione Lazio di un nuovo rapporto di convenzione volto al recupero dell’alluminio dal flusso dei rifiuti indifferenziati che rappresenta un ulteriore tassello del processo di completamento di un sistema di gestione integrata dei rifiuti di imballaggio in alluminio: dalla raccolta differenziata al recupero dai flussi RU e dagli impianti di produzione di CdR (ricordiamo l’Accordo per la valorizzazione del materiale recuperato dagli impianti di produzione di CdR di AMA Roma che ha confermato i risultati quantitativi conseguiti lo scorso anno). Le restanti Regioni del Centro Italia confermano la copertura territoriale conseguita nel 2007 (con una lieve crescita del 2% degli abitanti serviti in Toscana e nelle Marche) presentando un rilevante aumento delle rese di raccolta e delle capacità di recupero: il 62% in più per le Marche, il 60% di crescita di raccolta per la Regione Umbria e un incremento del 10% registrato in Toscana. Si tratta di risultati importanti in una macro-area che nei precedenti anni si presentava al di sotto delle proprie potenzialità di raccolta. La conferma dei Comuni e degli abitanti coinvolti nei servizi di raccolta differenziata accompagnata da una crescita dei relativi risultati di resa e di quantità raccolte e conferite confermano il superamento della fase di start-up dei servizi di raccolta differenziata in molti Comuni del Centro Italia e l’avvio di un processo di crescita e di ottimizzazione delle attività di coinvolgimento dei cittadini e di valorizzazione del materiale gestito. 168


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Sud Italia e Isole Buoni risultati in termini di copertura territoriale sono stati raggiunti nelle Regioni del Sud Italia che hanno presentato in generale una crescita del 7% dei Comuni coperti da Convenzione e del 13% degli abitanti serviti da attività di raccolta differenziata. Questi dati evidenziano il coinvolgimento di città di medio-grandi dimensioni, superiori ai 50.000 abitanti, in cui sono stati avviati sistemi di raccolta differenziata e recupero che hanno trovato formalizzazione nel rapporto di convenzione e soprattutto nel supporto tecnico-comunicazionale fornito. In termini globali, le Regioni di questa macro area hanno registrato un interessante sviluppo dei risultati di raccolta con un incremento del 29% rispetto all’anno precedente. La Sardegna si conferma la Regione con migliori performance in termini di materiali raccolti e conferiti con una crescita del 52% della raccolta avviata e consolidata nell’11% in più dei Comuni e coinvolgendo il 16% in più dei cittadini rispetto al 2007. Questi risultati confermano l’efficacia degli indirizzi istituzionali di pianificazione e sviluppo dei servizi di raccolta differenziata, la responsabilità delle amministrazioni locali nel seguire le indicazioni di governo, l’adeguatezza impiantistica e la relativa capacità di valorizzazione dei risultati di raccolta. Questi elementi sono stati sostenuti e amplificati dalle attività del Consorzio e dalle proprie iniziative di collaborazione e affiancamento a tutti i soggetti coinvolti nei sistemi di raccolta e recupero e di riconoscimento dei risultati conseguiti. Tra le Regioni del Sud Italia è opportuno sottolineare gli interessanti miglioramenti conseguiti dalla Campania con una crescita del 45% delle attività di raccolta e dei materiali gestiti e conferiti. In termini di copertura territoriale si registra un aumento del 6% dei Comuni attivi nei servizi di raccolta differenziata e del 13% degli abitanti serviti. Si tratta di risultati importanti in considerazione dello stato di emergenza e delle difficoltà di organizzazione e ripristino di condizioni di efficiente gestione dei servizi e riassetto delle competenze territoriali. Per quanto riguarda le altre Regioni di questa macro-area si osservano situazioni di mantenimento delle prestazioni di raccolta e dell’attivazione e coinvolgimento di Comuni e abitanti nei servizi di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in alluminio. In termini di “dimensione” della copertura territoriale e di classi di abitanti serviti, i risultati conseguiti nel 2008 sono riportati nella Tabella 5. TABELLA 5:

Distribuzione dei Comuni attivi CLASSE ABITANTI

BASE ISTAT

COMUNI ATTIVI

meno di 5 mila

5.756

2.870

49,9

da 5 – 20 mila

1.847

1.093

59,2

da 20 – 100 mila

454

303

66,7

da 100 – 500 mila

37

34

91,9

oltre 500 mila

6

5

83,3

8.100

4.305

53,1

TOTALE

% COMUNI ATTIVI

Fonte: CIAL

169


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TABELLA 6:

Distribuzione degli abitanti serviti nei Comuni attivi

CLASSE ABITANTI

BASE ISTAT

ABITANTI SERVITI

% ABITANTI SERVITI

meno di 5 mila

10.440.905

5.322.089

51,0

da 5 – 20 mila

17.402.009

10.361.934

59,5

da 20 – 100 mila

17.432.446

11.653.699

66,9

da 100 – 500 mila

6.510.216

6.088.447

93,5

oltre 500 mila

7.021.221

6.121.659

87,2

TOTALE

58.806.797

39.547.828

67,3

Fonte: CIAL

Rispetto al 2007, è opportuno segnalare l’avvio del rapporto di convenzione con due grossi centri urbani (con una dimensione tra i 100 mila e i 500 mila abitanti) quali Catania e Bologna. Per quanto riguarda la città siciliana, si tratta della formalizzazione di un sistema di raccolta da tempo consolidato ma che ha finalmente trovato riscontro nella definizione dei rapporti e delle reciproche competenze tra i soggetti coinvolti nella gestione e valorizzazione dei flussi di materiale. Come anticipato, in Emilia Romagna sono state attivate delle relazioni convenzionali e di collaborazione con operatori privati responsabili della gestione dei sistemi di raccolta integrativi dei servizi garantiti e svolti dal gruppo territoriale di riferimento. Queste relazioni hanno consentito il riconoscimento territoriale della città di Bologna per il flusso di competenza degli operatori interessati, garantendo la promozione del territorio, la valorizzazione delle attività di raccolta e l’avvio a riciclo e il recupero della relativa quota di materiale. Nel corso del 2008 la variazione più rilevante in termini dimensionali ha interessato i Comuni tra i 20 mila e i 100 mila abitanti con una crescita del 14%. In particolare, si tratta di Comuni delle Regioni del Sud Italia in cui situazioni emergenziali e quindi in alcuni casi di stimolo all’attivazione di sistemi di raccolta differenziata (anche su indicazioni prescrittive degli organi di governo della situazione di emergenza) hanno comportato l’avvio dei rapporti di convenzione e collaborazione con il Consorzio. Nell’ambito delle grandi città metropolitane, ricordiamo l’assenza della città di Torino le cui attività di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in alluminio e i particolari rapporti di valorizzazione non ne consentono il riconoscimento ufficiale.

170


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MODALITÀ OPERATIVE

Anche per il 2008, risulta confermata la prevalenza a livello nazionale della modalità multimateriale di raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio in alluminio: sia nella tipologia “multimateriale leggera” sia nella “multimateriale pesante”. Nel caso degli imballaggi in alluminio infatti la raccolta monomateriale non risulterebbe economicamente e quantitativamente conveniente in considerazione della modesta quantità di rifiuti captabili e del loro basso peso specifico. La distribuzione sul territorio delle diverse modalità di raccolta multimateriale è influenzata dalla capacità impiantistica di valorizzazione del materiale oltre che da scelte economico-gestionali e di efficienza del sistema di raccolta adottato. A titolo informativo le diverse tipologie di raccolta differenziata hanno la seguente distribuzione sul territorio nazionale: • “multimateriale pesante” (imballaggi alluminio, acciaio, vetro, plastica) largamente diffusa in Toscana, Emilia Romagna, Veneto e in parte del Lazio; • “lattine alluminio e vetro” attuata in Liguria, nelle Marche e parte della Lombardia; • “metallo: alluminio e acciaio” in parte dell’Emilia Romagna e della Sardegna, Trentino Alto Adige; • “multimateriale leggera” (imballaggi in alluminio, acciaio e plastica) attuata in parte della Lombardia, Piemonte, Friuli, Veneto, Puglia, Calabria e Campania, ma in fase di rapida espansione. CIAL alimenta, attraverso il processo di convenzionamento e delle relative informazioni di analisi del territorio, il proprio “Data Base Convenzioni” per un costante aggiornamento dell’evoluzione delle modalità di raccolta e delle tipologie di attrezzature utilizzate. Al dicembre 2008 risultano monitorate le tipologie di raccolta riferite ad oltre 36 milioni di abitanti serviti; nel Grafico 1 si riportano i risultati dell’elaborazione in relazione agli abitanti serviti.

GRAFICO 1:

Tipologia di raccolta per abitanti - 2008 vetro + metalli multipesante

39%

17%

mono metalli

11%

multileggero 33% Base dati: 36 mln abitanti multileggero = plastica + metalli multipesante = vetro + plastica + metalli Fonte: CIAL

171


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Come anticipato, si riconferma anche per il 2008 la prevalenza delle modalità multimateriale pesante che interessa il 39% degli abitanti serviti (in calo del 3% rispetto al 2007) e della modalità multimateriale leggera con il 33% della popolazione servita. Per quanto riguarda il sistema di raccolta, attraverso il Data Base CIAL, sono state monitorate anche le attrezzature utilizzate, consentendo di distinguere tra sistema stradale, domiciliare o misto. L’elaborazione dei dati è riportata nel Grafico 2. GRAFICO 2:

Modalità di raccolta per gestore - 2008

stradale

38% mista

34%

domiciliare 28%

Base dati: 279 gestori

Fonte: CIAL

stradale = cassonetto & campana domiciliare = bidoncino & sacco mista = mix stradale e domiciliare

Si può evidenziare un incremento del 4% della modalità di raccolta domiciliare rispetto al 2007 (dal 24% al 28%) con un conseguente calo della raccolta stradale e mista. D’altra parte, la sempre più ampia diffusione della raccolta multileggero ha indotto molti operatori a sviluppare sistemi di raccolta porta a porta/domiciliare confinando la modalità di raccolta con campane stradali ai soli rifiuti di imballaggio in vetro. Inoltre, i primi processi di avvio delle raccolte multileggero con modalità domiciliare, che si sono osservati negli ultimi anni con passaggi progressivi di estensione e coinvolgimento degli interi territori comunali, hanno trovato completa definizione e sviluppo nel corso di questo anno confermando i dati registrati dal Consorzio.

172


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L’ITALIA DEL RECUPERO

PIATTAFORME DI TRATTAMENTO E CONFERIMENTO

La stipula della Convenzione prevede l’indicazione, da parte del convenzionato, di almeno una piattaforma, dotata delle opportune autorizzazioni, dove i rifiuti di imballaggio in alluminio vengono trattati e successivamente resi disponibili per il ritiro da parte di CIAL. Molte delle piattaforme da cui CIAL riceve i materiali sono dotate di apparecchiature idonee alla separazione dell'alluminio (separatori ECS) dagli altri rifiuti; queste piattaforme sono sostanzialmente riconducibili a due categorie: • impianti multimateriale o sacco secco, orientati all’ottenimento di flussi monomateriali da avviare a riciclo (alluminio, plastica, carta, vetro); • impianti trattamento vetro raccolto con altri materiali (plastica, metalli). Alle Convenzioni in corso di validità nel 2008 risultano associate 161 piattaforme, delle quali il 56% ha contribuito alla gestione dei quantitativi consortili attraverso conferimenti di rifiuti di imballaggi in alluminio. CIAL, anche nell’ottica del proprio sistema di gestione ambientale, effettua un monitoraggio delle dotazioni impiantistiche delle piattaforme di trattamento e conferimento, come sintetizzato nel Grafico 3:

GRAFICO 3: Caratteristiche delle piattaforme CIAL TIPO CERNITA

CON SEPARATORE ECS

IMPRESE CERTIFICATE

8% 26%

15% 49%

54%

46%

46% 28%

25%

2% automatico 25% semiautomatico manuale

26%

49%

SI

54% 46%

NO

1%

ambiente & sicurezza & qualità ambiente & qualità 28% sicurezza & qualità 1% ambiente 8% qualità 15% nessuna 46%

2%

Fonte: CIAL

Le piattaforme dotate di ECS individuate sono 86, con incremento dell’8% rispetto all’anno 2007. 173


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L’ITALIA DEL RECUPERO

Nella Figura 3 si evidenziano la distribuzione regionale e la collocazione territoriale delle piattaforme dotate di selettore automatico dell’alluminio.

FIGURA 3: Piattaforme dotate di separatore ECS – 2008

Regione Piemonte

5

Valle d'Aosta

-

Lombardia Trentino A. Adige Veneto

12 1 10

Friuli V. Giulia

3

Liguria

4

Emilia Romagna

4

TOTALE NORD

39

Toscana

4

Umbria

2

Marche

-

Lazio

5

TOTALE CENTRO

11

Abruzzo

1

Molise

-

Campania

12

Puglia

8

Basilicata

-

Calabria

4

Sardegna

2

Sicilia

9

TOTALE SUD

36

TOTALE ITALIA

86

Fonte: CIAL

174


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L’ITALIA DEL RECUPERO

RICICLO

CIAL determina la quota di riciclo degli imballaggi in alluminio post-consumo sulla base delle quantità dichiarate dalle fonderie italiane di alluminio secondario. Le quantità dichiarate includono quelle conferite da CIAL, provenienti dalla raccolta differenziata e dalle altre forme di recupero, eventualmente selezionate.

TABELLA 7:

Evoluzione del tasso di riciclo (ton) 2006

2007

Immesso sul mercato

71.500

71.900

66.400

2008

RICICLO

35.100

38.600

38.500

Risultato

49,1%

53,7%

58,0%

Fonte: CIAL

Fonderie di Alluminio Le fonderie che attualmente comunicano i dati al Consorzio sono 25, tra queste, 22 dichiarano il riciclo di imballaggi in alluminio. Nella Figura 4 si riportano i nominativi delle società che hanno dichiarato quantità di imballaggi riciclate e la loro distribuzione regionale.

175


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L’ITALIA DEL RECUPERO

FIGURA 4: Regione PIEMONTE

Fonderie sistema CIAL FONDERIA (con riciclo imballaggi

)

Raffineria Metalli Cusiana Sacal

LOMBARDIA

Deral Fonderie Riva Premoli Luigi e Figli Raffinerie Metalli Capra

(25) Fonderie

Raffmetal Varec di Vareschi G. Vedani Carlo Metalli VENETO

Fover Casting SAV spa SIRA Stocco & Tognon Fonderie

EMILIA ROMAGNA F.lli Madrigali ICMet Metalli MARCHE

OCMA

ABRUZZO

Metalferro

MOLISE

RER

CAMPANIA

Almet Metallurgica Campana

Fonte: CIAL

La capacità produttiva globale annua di alluminio secondario è superiore a 800.000 tonnellate. Il fatturato relativo all’anno 2007 della totalità delle imprese indicate è stimato in quasi 2 miliardi di euro e l’occupazione complessiva si attesta su 1.200 dipendenti. CIAL ha aggiornato al 2008 le informazioni relative alle certificazioni/registrazioni dei sistemi di gestione delle fonderie italiane sia per qualità [serie ISO 9000] che ambiente [ISO 14001] ovvero per la registrazione Emas. Nel Grafico 4 sono esposti i risultati relativi alle 25 fonderie che confermano un interesse ad integrare la gestione degli aspetti e gli impatti nella gestione delle attività produttive ed economiche.

176


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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 4:

Fonderie certificate emas + ambiente + qualità

nessuna

4%

28% ambiente + qualità

qualità

24%

40%

ambiente 4%

Fonte: CIAL

Attraverso le dichiarazioni dell’attività sviluppata dalle fonderie, CIAL può affermare che in Italia è stata riciclata nell'anno 2008 una quantità di imballaggi in alluminio pari a 38.500 tonnellate, con una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente. Le fonderie elencate inviano a CIAL, individualmente, entro la fine del mese di febbraio di ogni anno, la scheda di autodichiarazione dell’attività riferita all’anno precedente. I dati sono resi disponibili da CIAL solo in forma aggregata, in relazione alla loro sensibilità. Il settore dell'alluminio riciclato in Italia rappresenta un comparto importante nel panorama europeo dal punto di vista economico, occupazionale e strategico; l’Italia e la Germania sono in termini produttivi primi in Europa e terzi a livello mondiale, dopo Stati Uniti e Giappone. Nel Grafico 5 si registrano i trend produttivi di alluminio riciclato di Italia, Germania, Francia e Regno Unito, resi noti dai Refiners (raffinatori) stimati per il 2008.

177


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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 5: Produzione alluminio riciclato in Italia, Germania, Regno Unito e Francia (000/ton) 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 Italia

2005 Germania

2006 UK

2007

2008

Francia

Fonte: ASSIRAL (Associazione Italiana Raffinatori Alluminio)

A titolo informativo a tali quantità sono da aggregare le quantità riciclate dei Remelters (rifusori). Rottami riciclati e determinazione della quota di riciclo dei rifiuti di imballaggio Attraverso l’implementazione di un data base dedicato, ove vengono registrati i dati raccolti attraverso le autodichiarazioni delle fonderie italiane, CIAL dispone di serie di dati relativi alle quantità, alle tipologie ed alla provenienza dei rottami riciclati. I dati seguenti sono riportati in forma aggregata, a garanzia e tutela della riservatezza delle fonderie di secondario italiane. Le quantità complessive di rottami di alluminio riciclati nel corso del 2008 sono state pari a 949 mila tonnellate, quantità incrementate del 5% rispetto a quelle dichiarate nel 2007. Le quantità complessive riportate sono state valutate: • in relazione alla loro origine, considerando sia le quantità provenienti dal territorio nazionale sia quelle d’importazione; • in relazione alla loro tipologie preconsumo (scarti del sistema produttivo) ovvero postconsumo (imballaggi, materiali da demolizione, auto, RAEE etc); e rappresentate nei Grafici 6, 7 e 8. 178


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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 6: Provenienza rottami trattati 2006-2008

1000

949

885

902

48%

45%

44%

52%

55%

56%

2006

2007

2008

900 800 700 600 500 400 300 200 100 0

Nazionale

Importazione

Fonte: CIAL

Per quanto riguarda la provenienza dei rottami trattati i dati evidenziano come nel 2008 la quota di provenienza nazionale si sia ampliata rispetto all’anno precedente, mentre la quota di importazione risulta stabile. Il livello dei prezzi che si è mantenuto nel 2008 alto e stabile nei primi due quadrimestri, ha stimolato le imprese del settore a massimizzare la produzione sia in termini quantitativi che qualitativi, nell’ultimo quadrimestre la rapida discesa dei prezzi ha contratto progressivamente il mercato. Per quanto riguarda l’origine dei rottami trattati si nota: • una sostanziale stabilità del postconsumo in termini assoluti cui corrisponde una diminuzione percentuale per effetto dell’incremento delle quantità complessive trattate; • una crescita del pre-consumo.

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GRAFICO 7: Origine rottami trattati 2006-2008 1000

949

885

902

46%

48%

51%

54%

52%

49%

2006

2007

2008

900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 post-consumo

pre-consumo

Fonte: CIAL

Nel Grafico 8 viene rappresentata la suddivisione per tipologia di rottame del materiale riciclato nel corso del 2008, secondo le famiglie di rottame identificate dalle normative europee e nazionali. GRAFICO 8:

Tipologie rottami trattati - 2008 imballaggi altro

3%

23% carter/lastra mista

granella colaticci

27%

7% vasellame

frantumato

16%

2%

torniture 22%

Fonte: CIAL

180


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Considerando che gli obiettivi di riciclo dei rifiuti di imballaggio in alluminio sono riferiti unicamente ai rifiuti di imballaggio generati in territorio nazionale si è provveduto, come di consueto, a monitorare le quantità e le tipologie del rottame avente tale provenienza con particolare attenzione sia alla tipologia costituita totalmente da imballaggio post-consumo, e dichiarata come tale, sia alle tipologie di rottame misto contenenti anche rifiuti di imballaggio postconsumo. I risultati di tale analisi relativamente ai materiali trattati nell’anno 2008 vengono esposti nel Grafico 9.

GRAFICO 9: Imballaggio riciclato contenuto nella tipologia di rottame di provenienza nazionale (ton)

altro

granella colaticci

frantumato

torniture vasellame

carter/lastra mista

imballaggi

0 q.tà totale 513.000 tonnellate

20.000

40.000 imballaggio

60.000

80.000 100.000 120.000 140.000 160.000 180.000 200.000 non imballaggio

Fonte: CIAL

L’analisi ci permette di affermare che le quantità di imballaggi in alluminio post-consumo avviate a riciclo nel corso del 2008 ammontano a 38.500 tonnellate. Detta quantità di imballaggi in alluminio post-consumo è data dalla somma dei quantitativi dichiarati dalle fonderie; dall’analisi dei dati risulta che l’imballaggio, oltre alla sua specifica tipologia, è presente in altre tipologie di rottame post-consumo, ovvero carter/lastra mista – vasellame – frantumato.

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Il Grafico 10 riporta la ripartizione delle quantità di rifiuti di imballaggio in alluminio riciclati, in relazione alle diverse tipologie di rottame riciclato.

GRAFICO 10:

Ripartizione dell'imballaggio riciclato per tipologia di rottame - 2008 vasellame

4% frantumato

carter / lastra mista

2%

30%

imballaggi 64%

Fonte: CIAL

Applicazioni dell’Alluminio Riciclato Il mercato di riferimento dell’alluminio riciclato è principalmente quello europeo, con impieghi in diversi settori, in particolare per la produzione di beni durevoli. A titolo informativo indichiamo di seguito i settori applicativi dell’alluminio riciclato a livello italiano, tedesco, francese e del Regno Unito.

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TABELLA 8:

Utilizzo finale dell’alluminio riciclato (%) UTILIZZO FINALE DELL’ALLUMINIO RICICLATO TRASPORTI

MECCANICA ELETTROMECCANICA

EDILIZIA E DOMESTICO

Italia

55

19

26

Germania

86

10

4

Francia

86

5

6

Regno Unito

85

11

4

Fonte: Assiral 2005

GRAFICO 11:

Applicazioni dell’alluminio riciclato in Europa

industria

13%

edilizia 6%

altro

trasporti

7%

74%

Fonte: EAA (European Aluminium Association)

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OBIETTIVI FUTURI

CIAL per il 2009 intende consolidare ulteriormente la presenza e le attività sul territorio in virtù sia del raggiungimento degli obiettivi fissati al dicembre 2008 dalla Direttiva 2004/12 dell’Unione Europea così come recepiti attraverso il D.Lgs. 152/06, sia del ruolo strategico del riciclo per l’intera filiera. A questo scopo verranno predisposti gli strumenti necessari per sostenere lo sviluppo ulteriore della raccolta differenziata tramite le Convenzioni sottoscritte sulla base del nuovo Accordo quadro, soprattutto nelle aree critiche ovvero attualmente non servite. In parallelo tali Convenzioni garantiranno nelle aree più mature un consolidamento delle performance delle raccolte differenziate. Gli obiettivi globali di recupero e riciclo vengono riportati nella Tabella 9.

TABELLA 9:

Obiettivi di recupero e riciclo OBIETTIVI

2008

2009

2010

(ton)

%

(ton)

%

(ton)

%

Immesso sul mercato

66.400

100%

73.500

100%

73.800

100%

Recupero totale

42.200

63,6%

46.100

62,7%

46.900

63,6%

38.500

58,0%

41.100

55,9%

41.900

56,8%

3.700

5,6%

5.000

6,8%

5.000

6,8%

di cui: Riciclo Recupero Energetico Fonte: CIAL

184



LEGNO


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INTRODUZIONE

La normativa di settore non ha ancora definito obiettivi di riciclo e recupero post 2008. Eppure il lavoro del Consorzio Rilegno non può non tenere conto delle direttive nazionali e comunitarie. Il Consorzio è nato a seguito delle indicazioni del Decreto Ronchi (D.Lgs.22/97) che recepì le direttive comunitarie in merito alla gestione dei rifiuti provenienti da imballaggi di legno, e oggi fa riferimento alla normativa in vigore, che ha definito nel 35% l’obiettivo di riciclo dei rifiuti di imballaggio di legno sul totale dell’immesso al consumo sul territorio nazionale nell’anno. Il recupero del legno grazie al lavoro consortile ha mantenuto nel corso degli anni livelli assai elevati riferiti al riciclo del rifiuto proveniente da imballaggi. L’imballaggio di legno, impiegato dagli utilizzatori industriali e commerciali, e rivolto in maniera predominante al trasporto e alla movimentazione dei beni e delle merci rispetto al più ridimensionato destino al consumatore finale, sta vivendo nel periodo attuale in pieno gli effetti negativi causati dalla crisi economica della produzione che a vario titolo a partire dallo scorso anno ha coinvolto il sistema nazionale ed europeo, con inevitabili ripercussioni anche sulla parte conclusiva della filiera legnosa, quella dell’avvio al riciclo e trasformazione in materia prima seconda. Gli obiettivi di riciclo 2008 (52,59%) raggiunti dalla filiera superano comunque ampiamente quelli individuati dal Legislatore nell’Allegato E (35%) alla Parte IV del D.Lgs.152/2006: di questi, ben il 33,82% deriva dalla gestione direttamente attuata dal Consorzio sul territorio nazionale, garantendo a riciclo quasi 920.000 tonnellate di imballaggi post-consumo, con un calo assoluto di circa 40.000 tonnellate rispetto all’anno precedente. Complessivamente la quota di riciclo e recupero della nostra filiera si attesta quasi al 56%, confermando i buoni risultati conseguiti negli anni dal settore legno. Benché non vi siano nuove indicazioni, anche per la nostra filiera sono stati comunque individuati e indicati degli obiettivi di riferimento per il futuro, da cui discendono adeguate attività e iniziative territoriali, che il Consorzio intende seguire per confermare, quanto più possibile, i risultati quali-quantitativi sinora conseguiti dalla filiera gestita da Rilegno. Confidiamo che anche per i prossimi anni il lavoro di tutti i consorziati e di Rilegno porterà a buoni risultati, mantenendo e superando le percentuali di recupero, nel rispetto della responsabilità condivisa, prima e fondamentale indicazione alla base dell’impegno consortile.

MARCO GASPERONI Direttore Consorzio Rilegno

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IL CONSORZIO RILEGNO

RILEGNO è il Consorzio nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclo dei rifiuti di imballaggio di legno (pallet, cassette per l’ortofrutta, imballaggi industriali) e, come tale, aderisce a CONAI - Consorzio Nazionale Imballaggi. Il Consorzio ha il compito di raggiungere gli obiettivi fissati per legge per il recupero complessivo degli imballaggi legnosi. Inoltre, grazie agli accordi stretti con ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), RILEGNO coordina anche la raccolta di altri rifiuti in legno provenienti dal circuito cittadino (porte, infissi, mobili…). Con oltre 2.200 consorziati, tra produttori di imballaggi di legno, importatori di materiale legnoso, imprese che riciclano il legno, RILEGNO “salva” il legno e lo avvia al riciclo, impedendo che ogni anno oltre 1.600.000 tonnellate di rifiuti di legno finiscano in discarica: è così che il legno si trasforma da rifiuto in risorsa. Le aziende che utilizzano imballaggi in legno, i Comuni e le imprese che raccolgono rifiuti ingombranti di legno conferiscono i rifiuti presso le piattaforme, che a loro volta garantiscono l’avvio al riciclo grazie al coordinamento di RILEGNO. I rifiuti, ridotti di volume, vengono trasportati alle industrie del riciclo, dove il legno, pulito e ridotto in piccole schegge, diventa rinnovata materia prima per il circuito produttivo industriale (base per semilavorati dell’industria del mobile, pasta cellulosica per cartiere, blocchi di legno - cemento per il settore edile). Una percentuale del legno recuperato viene anche avviato a termovalorizzazione.

LA SITUAZIONE 2008

Da metà 2008, ma ancora prima nel caso specifico della filiera del legno, la grave crisi finanziaria che ha coinvolto l’intero sistema economico ha avuto forti ripercussioni sull’economia reale, comportando sensibili cali dei consumi nazionali e rilevante ridimensionamento della produzione industriale. Dopo anni di continua crescita della gestione diretta consortile, i flussi quantitativi complessivi evidenziano nel 2008 una contrazione per quelli avviati a riciclo sia direttamente sia al di fuori dell’operatività consortile. Cala dunque il numero di imballaggi in legno circolante in Italia nel 2008, cala la quantità di rifiuti in legno avviati al recupero, ma cresce la qualità dei rifiuti raccolti e si mantiene stabile e capillare la diffusione del sistema coordinato da RILEGNO. Nel 2008 si è registrata una flessione del numero di consorziati relativi alle categorie obbligate, ovvero i produttori di imballaggi di legno, portando la compagine consortile a 2.242 unità. Anche l’immesso al consumo complessivo, ovvero il quantitativo di imballaggi utilizzati sul territorio nazionale e rispetto al quale vengono valutati i risultati in termini percentuali di recupero delle filiera, ha subito un rilevante decremento (-140.000 tonnellate circa, equivalente a una contrazione di quasi 5 punti percentuali rispetto all’esercizio precedente), concentrato nell’ultimo trimestre dell’anno. Gli obiettivi di riciclo (52,59%) raggiunti dalla filiera superano comunque ampiamente quelli individuati dal legislatore nell’Allegato E (35%) alla Parte IV del D. Lgs. 152/2006: di questi, ben il 33,82% deriva dalla gestione direttamente attuata dal Consorzio sul territorio nazionale. Il lavoro di RILEGNO ha garantito l’avvio a riciclo di quasi 920.000 tonnellate di imballaggi post-consumo, con un calo assoluto di circa 40.000 tonnellate rispetto all’anno precedente. 188


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Complessivamente la quota di riciclo e recupero della nostra filiera si attesta quasi al 56%, confermando i buoni risultati conseguiti negli anni dal settore legno. Se si guarda invece alla gestione allargata dei rifiuti a matrice legnosa riconducibile alle convenzioni consortili, nel 2008 l’avvio a riciclo ha interessato poco meno di 1.700.000 tonnellate (130.000 tonnellate in meno rispetto all’anno precedente). Di queste, una componente sempre più consistente è riferibile alla raccolta differenziata espletata dai gestori del servizio di igiene urbana (28% circa sul totale): al 2008 sono state definite 322 convenzioni riferibili a oltre 4.600 Comuni Italiani, per una popolazione equivalente di quasi 41.000.000 di abitanti, con un incremento rispetto al 2007 del 4% circa.

COMUNI E RACCOLTA DIFFERENZIATA

Il 2008 è stato anche l’ultimo anno di applicazione del secondo Accordo quadro ANCI-CONAI, da cui discende l’Allegato tecnico ANCI-RILEGNO, sulla base del quale è stato formulato il testo di convenzione che il Consorzio ha proposto e sottoscritto con i gestori del servizio di igiene urbana. La convenzione ha disciplinato l’erogazione del contributo alla raccolta differenziata dei soli rifiuti di imballaggio domestici, qualora la scelta sia ricaduta sulla raccolta selettiva, oppure in alternativa si è riferita alla raccolta dei rifiuti di imballaggio e delle frazioni merceologiche similari, qualora si sia inteso dare seguito alla modalità di raccolta congiunta. Lo scorso mese di dicembre, rispettando una comune volontà, le parti hanno concluso la trattativa per la revisione dell’Accordo quadro e sottoscritto il nuovo testo per il periodo 20092013: nei primi mesi del 2009 RILEGNO e la delegazione ANCI hanno condiviso il contenuto del nuovo Allegato tecnico da cui discende il testo di convenzione che disciplinerà nei prossimi 5 anni il rapporto di collaborazione con i Comuni per la raccolta differenziata del nostro materiale su superficie pubblica. Lo sviluppo della raccolta differenziata del legno su superficie pubblica si presenta ancora disomogeneo a livello nazionale. In quasi tutte le Regioni settentrionali le convenzioni abbracciano quote di Comuni e popolazione superiore all’80%: nelle Regioni centro-meridionali, dove invece la presenza del Consorzio era ancora ridotta, si sono concentrati i maggiori sforzi per superare il gap che separa le stesse dalle medie nazionali di raccolta differenziata, registrando un aumento dell’interessamento all’avvio e implementazione della raccolta separata della componente legnosa dei rifiuti. Estremamente ramificato e degno di particolare menzione risulta il network delle piattaforme consortili per il ritiro dei rifiuti speciali di imballaggio provenenti dal circuito industriale, costituito da oltre 360 punti di ritiro dislocati in maniera omogenea sull’intero territorio nazionale.

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GLI INTERVENTI DI RILEGNO

RILEGNO interviene economicamente per dare sviluppo, implementare e sostenere diverse iniziative e attività: la raccolta differenziata della matrice legnosa dei rifiuti provenienti dal circuito di igiene urbana, la selezione e riduzione volumetrica garantita dalle piattaforme consortili, il trasporto del materiale raccolto anche nelle zone geograficamente disagiate (non prossime agli stabilimenti di riciclo, purtroppo non dislocati in maniera omogenea sul territorio nazionale ma concentrati nelle Regioni settentrionali), il ritrattamento dei pallet usati per un successivo impiego per la loro funzione originaria, le analisi di laboratorio per la caratterizzazione chimica dei rifiuti oggetto di convenzione. Il Consorzio inoltre ha sostenuto e sostiene il maggior onere derivante dall’incremento dell’operato degli ispettori incaricati delle verifiche merceologiche sui rifiuti legnosi consegnati a riciclo, nell’ottica di affinare e consolidare le procedure adottate per l’identificazione delle quota imballaggi di legno. In conseguenza di quanto descritto in questo paragrafo, il Consorzio d’intesa con il CONAI ha reputato necessaria la revisione in aumento del valore unitario del contributo ambientale sugli imballaggi di legno, rimasto invariato per il quadriennio 2005/2008 e individuato in 8 euro a tonnellata a far data da gennaio 2009, risultando comunque il più contenuto contributo ambientale applicato in Italia e il più basso nella filiera del legno a livello europeo, soprattutto se riferito ai paesi appartenenti all’UE più estesi geograficamente, a più alta concentrazione demografica e maggiore produzione industriale.

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IL RECUPERO DEL LEGNO IN ITALIA

Un milione e 680.341 tonnellate di rifiuti legnosi complessivi (imballaggi e altri rifiuti legnosi) sono state recuperate in gestione diretta dal Consorzio nel 2008, con una contrazione del 7% rispetto al 2007. Di questi, circa il 55% sono rifiuti di imballaggio (pallet, cassette ortofrutticole, imballaggi industriali), per un totale di 919.622 tonnellate (-4% rispetto al 2007). È un calo che corre parallelo a quello degli imballaggi in legno immessi al consumo sul territorio nazionale nel 2008, che si attesta su 2.720.000 tonnellate (-5% rispetto al 2007), conseguenza di una battuta d’arresto generale in Italia. Resta comunque soddisfacente la percentuale di imballaggi in legno avviati al recupero rispetto al totale dell’immesso al consumo, pari al 56% (che corrisponde a 1.513.637 tonnellate, recuperate complessivamente sia da RILEGNO sia da soggetti terzi): il dato supera infatti abbondantemente gli obiettivi previsti dal Testo unico ambientale (fissati al 35%). Nel dettaglio, il valore complessivo di rifiuti da imballaggio recuperati è dato da 1.148.622 tonnellate avviate al riciclo meccanico a materia prima, 229.000 tonnellate proveniente dalla rigenerazione di pallet riparati, 2.015 tonnellate avviate al compostaggio e 69.000 avviate al recupero energetico. Nella Tabella 1 si può evidenziare anche la proiezione del recupero 2009, sulla base dei dati ad oggi disponibili.

TABELLA 1: Il recupero di imballaggi in legno (ton) CONSUNTIVO 2008*

PROIEZIONE 2009*

RICICLO A MATERIA PRIMA – GESTIONE RILEGNO

919.622

795.000

RICICLO A MATERIA PRIMA – GESTIONE DI TERZI

229.000

180.000

RIGENERAZIONE

294.000

195.000

COMPOSTAGGIO

2.015

6.000

1.444.637

1.171.000

53,11%

54,47%

RICICLO TOTALE % su immesso al consumo RECUPERO ENERGETICO

69.000

69.000

1.513.637

1.240.000

% su immesso al consumo

55,65%

57,67%

IMMESSO AL CONSUMO

2.720.000

2.150.000

TOTALE RECUPERO

Fonte: RILEGNO

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INTRODUZIONE

Il 2008 verrà ricordato principalmente per la grande crisi economica e finanziaria, la quale, partita dagli Stati Uniti, si è estesa a tutti i Paesi industrializzati con effetti diversi da caso a caso, e le cui conseguenze lasceranno il segno per i prossimi anni. Prima di essere finanziaria la crisi è stata soprattutto morale. Ciò era sotto gli occhi di tutti. La bolla è cresciuta soprattutto grazie ad un conformismo politico, finanziario e culturale che ci ha reso assuefatti ad una certa verità prevalente che veniva (e forse viene ancora) continuamente amplificata e diffusa in questo villaggio globale che è il pianeta. Nella moderna società della comunicazione in cui viviamo, ci capita talvolta di assistere a palesi distorsioni e contraddizioni, in forza delle quali non è più vero ciò che è vero, ma solo ciò che appare. I fatti sono veri, falsi o presunti, non in quanto tali, ma in quanto raccontati secondo precisi e codificati canoni di comunicazione ed in virtù della forza mediatica che li diffonde, del peso economico e politico degli interessi in gioco. Secondo questa logica, per fare un esempio, ci si è accorti solo a posteriori che non era vero che le banche stavano investendo per sviluppare l’economia e tutelare al tempo stesso i risparmiatori. Non era vero che le PMI ed i Consumatori erano al centro delle loro attenzioni, come sancito nelle norme degli statuti e dei principi etici a cui dichiaravano di ispirarsi. Da settembre dell’anno scorso, abbiamo cominciato a guardare il mondo con occhi diversi, e abbiamo visto che è più piccolo, più vulnerabile, e che sta cambiando. Hanno cominciato ad acquistare maggior peso e diritto di cittadinanza alcune sensibilità che già avevano manifestato i primi segnali negli anni passati, senza però far presa più di tanto. Ci siamo resi conto che non esiste un’economia che può crescere indefinitamente. Non esistono risorse naturali inesauribili e che possono essere sfruttate all’infinito, rendendoci sempre più ricchi. Ci siamo accorti che è necessario uno modo di vita più sostenibile. Per quanto riguarda la gomma, secondo il rapporto annuale IRSG (International Rubber Study Group), a livello mondiale la crisi economica ha contribuito a comprimerne considerevolmente i consumi che sono scesi a 21,1 milioni di tonnellate su base annua, meno 9,4% tra aprile 2008 e marzo 2009. Il livello più basso dall’aprile 2006. Per quanto riguarda il più importante mercato applicativo della gomma, cioè gli pneumatici, le prospettive per la produzione di autovetture e veicoli commerciali sono preoccupanti. Di conseguenza le previsioni per l’intero 2009 per le vendite di pneumatici di nuovo equipaggiamento, soprattutto nel segmento auto, sono negative, mentre l’auspicato recupero nel 2010 si rifletterebbe, dapprima, sul segmento veicoli commerciali. In questo contesto diventa difficile condividere la preoccupazione, manifestatasi in diversi Paesi europei, per una supposta emergenza pneumatici fuori uso, tale da rendere necessaria la creazione di nuovi e astratti enti a cui affidare il ruolo di semplice intermediario ambientale, con l’obiettivo di migliorare la circolazione dei rifiuti, enti dei quali francamente non si vede l’utilità. Altra valenza avrebbe la questione se si inquadrasse il fenomeno in una più ampia tendenza, da più parti auspicata, che vede il riaffermarsi di un crescente ruolo dello Stato nell’economia, anche per quanto riguarda i rifiuti. 193


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Ma allora, secondo una logica coerente, ciò dovrebbe significare anche regole certe, controlli, sanzioni per chi fa il furbo, e azioni di stimolo sui mercati di sbocco dei materiali riciclati, con particolare attenzione al ruolo delle PMI e tutela del consumatore. Se invece si tratta di creare intermediari ecologici per gestire un settore che già funziona di suo, con aggravio per i consumatori e per le imprese che vi operano, allora è meglio il caro vecchio libero mercato senza mediatori. Erano intermediari anche quegli enti finanziari che dovendo migliorare la circolazione del credito hanno creato i mutui subprime, senza alcuna vigilanza. Sembravano pubblici ma erano 100% privati. Il settore riciclaggio pneumatici nonostante la crisi tiene. È un comparto fatto di PMI, capaci e laboriose, che continuano a sviluppare ed innovare processi produttivi, applicazioni, sbocchi di mercato, in modo efficiente, competitivo e sostenibile. Nessun miraggio di facili ricchezze, giochi finanziari, bonus milionari. È stato un anno di impegno, di lavoro, di responsabilità. Per questi motivi i PFU non fanno notizia. Se in futuro se ne parlasse troppo ci sarebbe da chiedersi perché.

ETTORE MUSACCHI PRESIDENTE CONSORZIO ARGO

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EUROPA E ITALIA: TRA STABILITÀ E RECESSO

La situazione europea, in termini di gestione dei rifiuti ed in particolare di pneumatici usati (in seguito PU), non ha subito variazioni di rilievo rispetto all’anno 2007 confermando però la tendenza positiva che vede una sempre minore quantità di PFU destinata a discarica. Il totale dei pneumatici fuori uso (PFU) nella Comunità Europea dei 27 Stati membri è stimato in circa 3.250.000 tonnellate. Il 2008 è rimasto sostanzialmente indenne dagli effetti della crisi economica che si sono fatti sentire invece nel 2009 con ripercussioni soprattutto a monte per quanto attiene la formazione dei flussi di rifiuti. PNEUMATICI FUORI USO NELL’EUROPA DEI 27 STATI MEMBRI - 2008 TOTALE PFU 27 STATI MEMBRI 3.250.000 TON. CIRCA Fonte: ETRA - European Tyre Recycling Association

TABELLA 1:

Quantitativo dei pneumatici usati prodotti in Europa distinti per Paesi (ton) STATI MEMBRI EU Austria Belgio Bulgaria Cipro Repubblica Ceca Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Ungheria Irlanda Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Olanda Polonia Portogallo Romania Slovacchia Slovenia Spagnia Svezia Regno Unito Norvegia Totale EU Fonte: ETRA

PNEUMATICI (TON) 55.000 80.022 40.000 5.440 75.071 42.609 8.860 41.773 390.000 585.000 58.500 50.000 32.000 410.000 11.927 14.000 3.100 2.000 67.500 175.000 90.682 75.000 18.000 16.000 280.000 70.000 460.000 54.000 3.211.484

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Nel Grafico 1 è riportato l’attuale utilizzo dei PFU in Europa, distinti per destinazioni. Come si evidenzia le percentuali relative alle varie destinazioni segnalano per il recupero un trend di crescita costante negli anni presi in considerazione, che vede sempre più il recupero di materia prima e il recupero energetico come sbocco finale dei PFU. Questi dati sottointendono una politica europea volta a favorire, nel tempo, il recupero che può essere così riassunta: - recepimento delle direttive europee; - mercato del prodotto nuovo e dei materiali prodotti dal riciclaggio; - sensibilità degli operatori del settore e dei cittadini.

GRAFICO 1: Andamento del settore dei PFU in Europa dal 1992 al 2008 (%)

70 60 50 40 30 20 10 0 Discarica Riutilizzo/export Ricostruzione Recupero di materia Recupero di energia

1992 62 6 13 5 14

1994 56 8 12 6 18

1996 49 8 12 11 20

1998 40 11 11 18 20

2000 39 10 11 19 21

2002 35 10 11 21 23

2003 26.4 11.4 12.6 25.0 24.4

2004-5 23.8 8.0 12.0 27.1 27.1

2005-6 18.0 7.0 10.5 31.8 34.5

2006-7 13 6 10 34 37

2007-8 13 6 10 34.1 36.9

Fonte: ETRA - European Tyre Recycling Association

La situazione italiana nel 2008, non proprio in linea con quella europea, mostra un trend leggermente diverso rispetto a quello dello scorso anno.

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PNEUMATICI FUORI USO - ITALIA

TOTALE PFU 410.000 TON. CIRCA Fonte: ARGO

Le considerazioni che emergono dai dati elaborati per l’anno 2008 disegnano un settore che contiene un grande potenziale ma che, causa anche la crisi economica, segna dei risultati in controtendenza. La quota di recupero energetico risulta in preoccupante calo (circa il 20%) riconducibile alla contrazione del settore cementizio ed energetico. Infatti i pochi impianti di grosso potenziale hanno affrontato in questo anno problematiche economiche che hanno portato ad una riorganizzazione dell’operatività e alla riduzione dei volumi. Pur potendo potenzialmente essere incrementata, con i dovuti consensi da parte soprattutto delle amministrazioni locali e anche delle popolazioni, il recupero energetico (pari al 24% nel 2007 e solo al 19% nel 2008) deve fare i conti con la congiuntura economica negativa. Il recupero di materia prima, come negli scorsi anni, continua a far registrare un trend in lieve ma costante crescita tanto da rappresentare il fattore trainante del settore del recupero. In questo senso, se è vero che la quota nazionale è ancora di gran lunga inferiore alla media europea, dati i risultati degli ultimi anni, occorrerà insistere su questa strada tramite un coordinamento sempre più forte di tutta la filiera, per facilitare le attività di promozione e marketing e di miglioramento di processi produttivi e della qualità e per stimolare interventi, da parte del Ministero dell’Ambiente, su una normativa spesso poco chiara e certamente inadeguata allo sviluppo di questo mercato. La quota di export cresce in maniera esponenziale (al 10% nel 2008 contro il 2,5% registrato nel 2007) e questo sta ad indicare una “fuga di materiali” verso l’estero, mercato evidentemente più proficuo o semplicemente più efficiente. Tale dato dovrebbe destare una certa preoccupazione: infatti negli anni passati la quota di export si era sempre mantenuta molto bassa in quanto nel nostro Paese la sostituzione dei pneumatici avviene in condizioni di usura mediamente molto più elevate rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa. Oggi questo fattore non è cambiato ma sono cambiate le destinazioni dei PU.

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Da ciò possiamo dedurre come il mercato degli pneumatici stia attraversando un periodo davvero delicato, dato l’enorme potenziale a tutt’oggi inespresso. Per questo occorrerebbe alleggerire il sistema con politiche adeguate da parte delle istituzioni e interventi che favoriscano la nascita di sbocchi per i materiali ottenuti dal riciclaggio dei pneumatici, soprattutto tenendo in considerazione che, ad oggi, senza il fattore “Materia Prima”, il giudizio derivante dall’analisi dei dati in nostro possesso non potrebbe che essere tendenzialmente negativo e preoccupante. La frammentazione del mercato, inoltre, e l’esistenza di un grande numero di piccole aziende, non solo rende difficile il loro coordinamento ma queste piccole realtà isolate hanno difficoltà ad incidere su tutti i fattori che ostacolano lo sviluppo del settore. GRAFICO 2:

Destinazione finale dei PU in Italia - Confronto 2007-2008

2007

Recupero energetico

Non trattamento e stoccaggi o destinazioni non censite 49%

Ricostruzione

12,5%

Materia prima Export

2008

24%

12%

2,5%

Recupero energetico 19%

Non trattamento e stoccaggi o destinazioni non censite 47,5%

Ricostruzione 12%

Materia prima 11,5% Export 10% Fonte: ARGO

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FIGURA 1: Distribuzione geografica della filiera in Italia

Fonte: ARGO

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IL FUTURO DEGLI “ACQUISTI VERDI”

In un campo così delicato, pieno di incertezze e difficoltà attuative, la crisi che sta interessando ogni comparto produttivo rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Il GPP (Green Public Procurement), ovvero Acquisti Verdi Pubblici, è lo strumento utilizzato dalle pubbliche amministrazioni, in Italia e negli altri Paesi europei ed extraeuropei, per acquistare prodotti o servizi più rispettosi dell’ambiente e della salute dei cittadini. Questa “pratica strumentale”, ancora troppo poco diffusa, prevede una revisione in senso ambientale delle procedure di acquisto tenendo conto non solo del costo monetario del bene o servizio, ma degli effetti ambientali che può avere nell’arco del suo ciclo di vita nella produzione, nella sua utilizzazione, nello smaltimento come rifiuto. “In questo modo le pubbliche amministrazioni hanno la possibilità di indirizzare la trasformazione dei processi produttivi verso la sostenibilità, diminuendone gli impatti, con un effetto determinante su tutto il tessuto produttivo presente sul territorio, dato che i volumi degli acquisti pubblici rappresentano circa il 17% del PIL. È possibile così facilitare lo sviluppo di economie di scala che consentano una progressiva diminuzione del prezzo dei prodotti e dei servizi verdi incrementandone la diffusione. Gli Enti pubblici, introducendo criteri di “preferibilità” ambientale negli appalti pubblici, possono indirizzare il sistema produttivo a metodi e tecnologie più ecocompatibili, influenzando anche il mercato privato e orientando i cittadini verso scelte di consumo più consapevoli e sostenibili” (fonte: Acquistiverdi.it). La crisi economica si inserisce in questo quadro possibilistico e pieno di speranze per il futuro, intaccando anche un mercato che rischia di vedere interrompersi una serie di azioni virtuose per l’ambiente. Uno dei primi problemi che ci si pone è se i prodotti eco-sostenibili abbiano costi più elevati rispetto ai tradizionali e se, di conseguenza, sia davvero conveniente preferirli agli altri, data la critica situazione economica. Se si pensa a lungo termine e si decide di investire nell’ambiente promuovendo l’utilizzo di prodotti eco-sostenibili, non si può non pensare che, alla lunga, i prodotti riciclati producono un abbassamento deciso dei costi ambientali. Se a questo si aggiunge anche il fatto che le pubbliche amministrazioni dovrebbero fare da traino e incentivo per la crescita del mercato di questi prodotti, portandosi dietro dei vantaggi ambientali non immediatamente riconoscibili, appare chiaro come questa rappresenti la scelta vincente per il futuro.

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Non si può quindi guardare solo al prezzo d’acquisto di questi prodotti, ma bisogna calcolare una serie di impatti ambientali che riducendosi diminuiscono la spesa su tutto il loro ciclo di vita: dalle emissioni durante i trasporti, ai consumi energetici, agli imballaggi, allo smaltimento dei rifiuti. Numerose indagini di mercato mostrano inoltre come moltissimi prodotti verdi non siano necessariamente più costosi, anche se molti di essi rimangono di nicchia. Proprio per questo motivo la Direzione Generale Ambiente della Commissione europea sta tentando di realizzare delle linee guida per rendere obbligatori gli acquisti verdi per le pubbliche amministrazioni, ma ad oggi non esistono vincoli, ed i tempi non sembrano essere brevi. Anche perché, come accennato, in un periodo economicamente non facile a tali prodotti e manufatti non è immediatamente riconosciuto un vantaggio nel caso in cui essi presentino un costo maggiore, rispetto ai “prodotti” tradizionali. “La Strategia rinnovata per lo Sviluppo Sostenibile del 2006 ha previsto un obiettivo da raggiungere entro il 2010 per il GPP in Europa, ossia che la media europea sia pari nel 2010 alla media dei Paesi che risultavano più avanzati nell’applicazione del GPP nel 2006. Tale target è stato meglio definito e quantificato dalla Comunicazione che si è prefissata che il 50% delle procedure di acquisto siano “verdi” entro il 2010 in ciascun Paese membro. Si intendono per “verdi” le procedure di acquisto che soddisfano i criteri comuni di base; in particolare il target del 50% va inteso in termini sia di numero che di valore monetario dei contratti stipulati nei settori interessati dai criteri. Il metodo per la misurazione del target, al momento in fase di sperimentazione presso un gruppo di Paesi, prevede l’analisi a campione delle procedure di gara espletate e concluse; precisazione importante in quanto per definirsi GPP non basta quindi l’aver indetto una gara verde ma occorre verificare che l’acquisto della fornitura o l’appalto di lavori o servizi abbiano effettivamente incluso i criteri ambientali. Da più parti viene chiesto che anche i soldi comunitari essendo soldi pubblici come quelli nazionali siano spesi con criteri ecologici. È intenzione quindi della commissione soddisfare questa importante istanza tenendo conto del fatto che programmi di finanziamento europeo equivalgono a stanziamenti miliardari e in molte delle linee sono previste spese per beni e servizi adatte a recepire i criteri GPP.” (fonte: “Nuove prospettive per il GPP grazie all’Europa” di RENATA MIRULLA - Ottobre 2008 - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare). Fare scelte di acquisti verdi ha quindi un significato che va al di là del semplice prodotto. Innanzi tutto perché i prodotti verdi, provenendo per lo più da materiali riciclati, come nel caso della gomma da PFU, consentono di ridurre l’utilizzo di risorse naturali e di conseguenza anche di rifiuti ma anche perchè essi permettono di aumentare l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, riducendo le emissioni inquinanti in aria, acqua e suolo così come lo smaltimento di diverse sostanze e composti pericolosi per l’ambiente. 201


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PFU E ACQUISTI VERDI: PANORAMICA DEI PRINCIPALI PRODOTTI CHE POSSONO ESSERE REALIZZATI CON LA GOMMA RICICLATA

Il polverino ed il granulato di gomma sono due consolidati prodotti industriali e più precisamente due materie prime secondarie derivanti dall’attività di recupero di pneumatici fuori uso. La produzione di polverino e granulato di gomma nasce storicamente dallo stesso settore di lavorazione di manufatti in gomma, cui fornisce una vera e propria materia prima secondaria. Negli ultimi anni si è assistito ad una espansione dei suoi impieghi in molteplici e svariati settori. Strade Asfalti: La tipologia di gomma utilizzata per la produzione dei pneumatici è l’SBR. Per il miglioramento delle caratteristiche di resistenza meccanica e della rumorosità viene inserito granulato di gomma negli asfalti di nuova generazione. I vantaggi di questo trattamento sono la riduzione del rumore e delle vibrazioni e l’eliminazione del fenomeno dell’ acquaplaning. Metrotranvie Viabilità ferroviaria: Nel campo della viabilità ferroviaria vengono realizzati speciali articoli utilizzati come anti vibranti, sia in applicazioni ferroviarie in senso stretto sia in applicazioni tranviarie e metropolitane. Arredo urbano Arredo Stradale: Si tratta di cordoli per aiuole, delimitatori di corsia e mini new jersey. Utilizzati in molteplici applicazioni consentono di risolvere problemi legati alla gestione del traffico urbano, extraurbano, piste ciclabili, parcheggi etc. I cordoli che delimitano piste ciclabili e aree sportive o di gioco possono diventare concausa di incidenti anche gravi: l’urto contro queste superfici, se realizzate in materiali rigidi, può provocare seri danni fisici. Il ricorso a manufatti in gomma è la soluzione preferibile, anche perché resistono meglio ai danneggiamenti. L’applicazione di questi prodotti è possibile in zone residenziali o in zone altamente trafficate per incrementare sicurezza stradale e l’estetica dell’arredo. Aree gioco: Realizzazione di pavimentazioni di sicurezza per aree giochi di vario tipo ed utilizzo. Sport Campi da calcio in erba sintetica - Pavimentazioni sportive: Grazie a tecniche molto avanzate di lavorazione, è possibile produrre un granulo elastomerico colorato con pigmenti innocui, particolarmente idoneo per campi da calcio in erba sintetica ma anche football americano, calcetto e rugby. Inoltre i granulati di gomma vengono utilizzati nella realizzazione di superfici sportive quali le piste di atletica.

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Termoplastici Materiali termoplastici: I TPE (Thermoplastic Elastomers) rappresentano un nuovo gruppo di materiali. Possono essere utilizzati per una vasta gamma di applicazioni e prodotti; dal settore domestico, degli elettrodomestici, dell’edilizia, dell’automobile, solo per citarne alcuni. L’utilizzo di determinate percentuali di polverino nella formulazione delle ricette di TPE permette di conferire caratteristiche di maggiore elasticità e flessibilità. Allevamento Pavimentazioni per lÕallevamento bovino: L’allevamento dei bovini avviene ormai prevalentemente in stalle moderne, in condizioni di sicurezza ed igiene severamente controllate. In tali tipi di strutture non è più possibile, sia per motivi organizzativi ed igienici, sia perché non é più reperibile, utilizzare la paglia o altri scarti vegetali per fare la lettiera ai bovini. Sono stati messi a punto speciali materassi, realizzati in tessuto impermeabile ipoallergenico ed imbottiti con granulo di pneumatico. La diffusione di tali materassi è molto ampia, ci si riferisce ad un mercato europeo. Edilizia Isolamento acustico - Anticalpestio - Isolamento termoacustico: La difesa dal rumore è diventata un requisito di primaria importanza per il benessere dell'individuo; con lo studio dell' acustica ambientale si vogliono suggerire quei provvedimenti volti ad ottenere un'efficace difesa dalla propagazione dei rumori dall'esterno e all'interno degli ambienti di lavoro e abitativi. Questa ricerca si realizza nelle definizione dei limiti di benessere acustico degli ambienti in base alla loro destinazione, nell'individuazione e nella caratterizzazione delle fonti di disturbo esterne ed interne e nella ricerca dei sistemi e dei materiali con prestazioni idonee a fornire la necessaria protezione dal rumore (isolamento acustico) e conseguire i limiti di benessere desiderati. Calzature Per questo settore vengono prodotte le suole in gomma per le calzature. In luogo di inerti di origine minerale, è invalso l’uso di utilizzare come carica il polverino di pneumatico. Quest’ultimo, per le sue caratteristiche intrinseche svolge una funzione di carica attiva, dimostrandosi così più efficace delle cariche tradizionali. Editoria Pigmenti: Per quello che riguarda questo settore, il PFU viene utilizzato per la produzione di pigmenti per inchiostri.

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TRA I PRINCIPALI PRODOTTI CHE POSSONO ESSERE REALIZZATI CON LA GOMMA RICICLATA FIGURANO:

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CENSIMENTO DI SETTORE 2008

Grazie alla disponibilità di un determinato e rappresentativo numero di aziende campione, le quali hanno partecipato all’indagine compilando il questionario loro sottoposto, sono stati raccolti ed elaborati i dati esposti nel presente paragrafo. I dati ottenuti dal Censimento sono relativi non solo alle aziende consorziate ARGO, ma anche ad altre aziende della filiera, che hanno gentilmente collaborato alla ricerca (v. elenco in fondo al capitolo). Tali dati sono al momento gli unici disponibili, e soprattutto attendibili, sulle quantità di pneumatici avviati al recupero.

GRAFICO 3:

Suddivisione delle aziende per numero di addetti 2008

30% CLASSE 0-10 CLASSE 11-20 CLASSE 21-50 OLTRE 50

3%

10%

Fonte: ARGO

7%

60%

I dati relativi al Grafico 3 sottolineano in maniera determinante l’esistenza di una filiera composta in prevalenza da piccole aziende (il 60%) che seppure incrementano l’articolazione del mercato hanno però preso posizioni incisive e determinanti in diversi contesti e mercati.

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GRAFICO 4:

Suddivisione aziende per fatturato (%) 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 2002

2003

2004

CLASSE 0-250

2005

2006

2007

CLASSE 251-600

2008

OLTRE 600

Fonte: ARGO

GRAFICO 5:

Destinazione dai centri di trattamento (ton)

200.000

160.000 120.000 80.000 40.000

0 2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Energia

94.000

89.199

111.6 75

98.187

101.590

97.120

77.664

Ricostruzione

53.676

53.676

53.136

53.136

47.288

50.000

49.200

Materia Prima Secondaria

27.800

20.671

24.757

35.046

53.381

45.875

47.500

7.000

7.000

8.000

6.970

7.000

10.164

41.000

10.800

16.726

17.982

4.833

565

456

6.307

193.276

187.272

215.550

198.172

209.824

203.615

221.671

Export Stoccaggi censiti Totale Fonte: ARGO

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I dati del Grafico 5 evidenziano l’elemento critico di un settore dal potenziale ancora inespresso. È evidente la necessità urgente di creare e rilanciare gli sbocchi per i materiali ottenuti dal riciclaggio dei pneumatici, soprattutto tenendo in considerazione l’impulso determinante allo sviluppo del settore viene fornito dal dato crescente della “materia prima”.

GRAFICO 6:

Distribuzione geografica delle aziende (%)

2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 0

50

100

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

SUD

37

24

24

25

21

28

27

29

CENTRO

22

39

31

30

26

22

29

41

NORD

41

37

45

45

53

50

44

30

Fonte: ARGO

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ELENCO AZIENDE CHE HANNO PARTECIPATO AL CENSIMENTO DEL CONSORZIO ARGO 2008

AD.RI.A. S.r.l. ALESCIO PAOLO S.r.l. CSM di De Siero S.a.s. DIFE S.r.l. ECORICICLA S.r.l. ECOSERVICE S.r.l. EUROGOMMA S.r.l. GATIM S.r.l. G.E.G. S.r.l. IRIGOM S.r.l. IST GROUP S.r.l. ITALIANA RECUPERI S.r.l. ITROFER S.r.l. LODIGIANA RECUPERI S.r.l. MACERO SUD S.a.s. MARANGONI PNEUMATICI S.p.A. NUOVA ECOLOGICA 2000 S.r.l. O.R.P. S.r.l. PRISMI S.r.l. R.E.P. S.r.l. SASSOLI ALVARO S.n.c. SETTENTRIONALE TRASPORTI S.p.A. SINERI TOMMASO T.A.C.A.M. S.r.l. WASTE ITALIA S.r.l.

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INTRODUZIONE

Il 2008 rappresenta una data importante nella storia del COBAT; 20 anni cruciali della storia del nostro Paese, 20 anni in cui abbiamo assistito ad importanti cambiamenti che hanno riguardato tanti ambiti della vita pubblica e della sensibilità individuale dei cittadini. Un periodo importante per la maturazione di una sensibilità sempre più concreta e consapevole verso il tema della tutela ambientale e che ha visto la nascita delle componenti istituzionali preposte alla protezione della natura, la riduzione dell’inquinamento, la prevenzione dei disastri ambientali. Raccontare la storia del COBAT significa testimoniare e rendere conto di un approccio culturale e sociale che ha portato l’Italia a conseguire risultati di eccellenza sulla scena europea ed internazionale nella gestione dei rifiuti pericolosi costituiti dalle batterie al piombo esauste e dei rifiuti piombosi. Una logica che ha saputo valorizzare professionalità, esperienze imprenditoriali diverse su tutto il territorio nazionale e mettere insieme in modo efficace rispetto al risultato tutte le componenti della filiera di questo tipo di rifiuti: produttori, installatori, raccoglitori, riciclatori. Un sistema che si racconta anche con i numeri: in 20 anni 3 milioni di tonnellate di batterie raccolte, 1 milione 630 mila tonnellate di piombo recuperato, 475 milioni di litri di acido solforico recuperati e sottratti alla contaminazione del suolo e delle acque e pericolo per la salute delle persone. Attività governate da un sistema di monitoraggio e controllo, a tutela di una raccolta e smaltimento sotto il controllo della legge, contro traffici illegali e pericolosi, cui è sempre esposto questo settore. Dapprima come Vice Presidente e poi come Presidente del COBAT ho avuto la fortuna di accompagnare il Consorzio dalla nascita alla piena maturità delle sue attività, una realtà di sistema consolidato che ha ben presto lanciato in avanti il proprio sguardo per programmare il proprio impegno verso le prossime sfide della tutela ambientale. Un percorso nel quale siamo stati accompagnati da numerosi partner, con cui abbiamo condiviso obiettivi di intervento concreto e la passione per il coinvolgimento attivo ed in prima persona dei cittadini, primi veri attori di un impegno ambientale che voglia diventare stile di vita di un popolo. Si tratta, certo, per molti versi ed in molti strati della nostra società di un obiettivo per il quale occorrerà lavorare ancora, ma per il quale COBAT in questi anni ha profuso un grandissimo impegno. L’educazione ambientale e la comunicazione ai cittadini ha sempre costituito, infatti, un ambito di grande attività, in cui abbiamo sempre coinvolto tutti i soggetti presenti nei territori: le amministrazioni locali, gli enti tecnici di controllo ambientale, le scuole, le associazioni ambientaliste, semplici cittadini.

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Una storia, dunque, quella del COBAT ricca di risultati, incontri, intuizioni, sfide, lavoro senza sosta per un progetto in cui hanno creduto per prime le istituzioni che ne hanno seguito negli anni il lavoro e l’evoluzione all’interno del Consiglio di Amministrazione. Sono certo che il COBAT nel mutato panorama legislativo in vigore dal 18 dicembre 2008, saprà mettere al servizio delle aziende che vi aderiranno tutta la professionalità conseguita nei laboriosi venti anni appena trascorsi. Dunque un grazie va a tutti coloro che del COBAT hanno costruito la storia, patrimonio di preparazione ed esperienza sul quale costuire il futuro di questo Consorzio.

GIANCARLO MORANDI PRESIDENTE COBAT

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IL CONSORZIO COBAT

Il COBAT alla luce del recente D.Lgs. 188/08 Il 20 novembre 2008, è entrato in vigore in Italia il nuovo D.Lgs. 188/08, in attuazione della Direttiva 2006/66/CE concernente pile, accumulatori e relativi rifiuti. Il decreto, vigente dal 18 dicembre 2008, sebbene abbia riguardato l’attività del COBAT per un intervallo temporale del 2008 piuttosto marginale, merita di essere adeguatamente illustrato in questa sede, a fronte delle sostanziali innovazioni che esso ha introdotto già dal primo semestre del 2009 nella gestione dell’intero comparto delle pile ed accumulatori in Italia, ivi comprese le batterie al piombo esauste. Il principio cardine attorno al quale ruota l’architettura dell’intero decreto è l’attribuzione esclusiva della responsabilità della raccolta, trattamento e riciclo/smaltimento dei rifiuti ai produttori di batterie ed accumulatori (con ciò riferendosi a chiunque immetta sul mercato nazionale per la prima volta a titolo professionale pile o accumulatori, compresi quelli incorporati in apparecchi o veicoli), ai quali fa obbligo di istituire e finanziare adeguati sistemi in grado di garantire l’intera filiera, dalla raccolta, al trattamento, al riciclo/smaltimento finali. Il decreto quindi sancisce la venuta meno dell’obbligatorietà del COBAT, e stabilisce la facoltà, da parte dei produttori, di realizzare anche più sistemi di raccolta, in forma individuale o collettiva, organizzati da un Centro di Coordinamento sotto forma di Consorzio a cui partecipano i produttori stessi, istituto a cui è inoltre demandata la realizzazione di campagne di informazione e sensibilizzazione. Il decreto, all’articolo 20, riconosce comunque il COBAT come uno dei sistemi di raccolta, attribuendogli anche funzioni di raccolta, trattamento, riciclo/smaltimento delle restanti categorie di batterie ed accumulatori non al piombo (artt. 6, 7 e 10). L’articolo 20 stabilisce inoltre che il COBAT dovrà adeguare il proprio Statuto al nuovo decreto entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore. La norma introduce altresì una nuova classificazione delle pile ed accumulatori, suddividendo l’intero comparto in tre grandi famiglie, indipendentemente dalla loro composizione chimico-fisica: pile e accumulatori portatili, industriali e per veicoli. I sistemi di raccolta-trattamento/riciclaggio e smaltimento istituiti dai produttori dovranno essere economicamente sostenuti dagli stessi, ed i criteri di determinazione e di ripartizione dei finanziamenti delle operazioni di raccolta, trattamento e riciclaggio verranno ad essere definiti con decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico. Ai sensi del nuovo decreto pertanto, dal 18 dicembre 2008 i produttori aderenti al sistema COBAT non sono più tenuti a versare obbligatoriamente il contributo ambientale al Consorzio, nell’attesa che vengano resi noti i criteri di determinazione e di ripartizione dei finanziamenti di cui sopra. Il periodo di attività del COBAT preso in esame dal presente Studio (2008), pur contemplando l’avvento del nuovo panorama legislativo di riferimento, non 213


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presenta nella sua impostazione alcuna sostanziale novità rispetto allo scorso anno, non essendoci stato di fatto alcun mutamento reale nell’attività svolta dal Consorzio nel breve periodo di vigenza del nuovo decreto (dal 18 al 31 dicembre 2008). L’unica azione che il COBAT ha dovuto intraprendere subito dopo il 18 dicembre 2008 è stato l’invio di una lettera informativa ai produttori ed importatori di batterie al piombo aderenti al Consorzio, affinché, mediante la compilazione di una modulistica allegata alla stessa, esplicitassero la loro volontà di adesione al nuovo Sistema COBAT, essendo venuta meno l’obbligatorietà della loro adesione al Consorzio. Gli ulteriori adempimenti a carico del COBAT nel 2009 sono: l’elezione di un nuovo CdA, l’adeguamento del proprio Statuto alle nuove disposizioni legislative entro il 18 giugno 2009, ed infine l’iscrizione alla Camera di Commercio come nuovo Sistema di raccolta, trattamento/riciclaggio e smaltimento di pile ed accumulatori ai sensi del D.Lgs. 188/08.

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Il COBAT sino all’entrata in vigore del recente D.Lgs. 188/08 Il COBAT, Consorzio Obbligatorio per la raccolta ed il riciclo di batterie al piombo acido, è stato istituito con l’articolo 9-quinquies della Legge 475/88 (attualmente abrogato dall’art. 29 del D.Lgs. 188/08), ed il suo Statuto è stato approvato in una prima versione, con decreto del Ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero dell’Industria, il 16 maggio 1990. La versione aggiornata dello Statuto, che ha recepito e sancito i nuovi indirizzi del COBAT, è stata approvata con decreto del Ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero delle Attività Produttive del 2 febbraio 2004 (attualmente abrogato dall’art. 29 del D.Lgs. 188/08). La piena legittimità istitutiva e funzionale è stata poi ulteriormente confermata e rafforzata con il recepimento all’art. 235 del D.Lgs.152/06 e s.m.i. (anch’esso attualmente abrogato dall’art. 29 del D.Lgs. 188/08). Il Consorzio ha personalità giuridica di diritto privato. Il COBAT ha il compito istituzionale di assicurare la raccolta e di organizzare lo stoccaggio delle batterie al piombo e, successivamente, di cederle alle imprese di riciclo, nonché di effettuare il monitoraggio di tutto il flusso delle batterie esauste, dalla loro raccolta al loro riciclo, su tutto il territorio italiano. Il Consorzio è un ente senza scopo di lucro dove sono rappresentati tutti gli operatori coinvolti nella vita della batteria al piombo (tra parentesi le quote di rappresentanza nell’assemblea dei soci): • • • •

produttori ed importatori di batterie al piombo (40%); imprese di riciclo (40%); associazioni dei raccoglitori (10%); associazioni degli installatori (10%).

Sebbene sia formato da soci privati, il COBAT effettua una significativa attività di pubblico servizio, garantita dalla presenza di rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e del Ministero delle Attività Produttive sia nel Consiglio d’Amministrazione sia nel Collegio dei Revisori dei Conti, dove sono altresì presenti dei rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Consorzio ha adottato un sistema misto pubblico-privato dove il primo ha le funzioni di controllo e monitoraggio ed al secondo sono demandate le responsabilità gestionali. Il COBAT assicura, per tutto il territorio nazionale, la raccolta, il trasporto e il riciclo delle batterie al piombo esauste in specifici impianti consortili che garantiscono il recupero del piombo e l'inertizzazione o l’eventuale recupero dell'acido solforico evitando, in questo modo, la dispersione nell'ambiente di questi elementi, quanto mai pericolosi per l'equilibrio dell'ecosistema. I due canali attraverso i quali il Consorzio riesce a finanziare le proprie attività sono: • l’applicazione del contributo ambientale sulle batterie nuove immesse al consumo; • la cessione ai riciclatori delle batterie esauste al piombo raccolte. 215


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Lo strumento economico del contributo ambientale è stato istituito al fine di garantire al Consorzio le disponibilità finanziarie necessarie ad organizzare un efficiente servizio di raccolta e riciclo delle batterie al piombo esauste e le azioni di informazione e sensibilizzazione volte ad educare i cittadini sulla necessità del corretto recupero della batteria al piombo esausta. L’entità del contributo ambientale (def. art. 235 D.Lgs.152/06, comma 10 s.m.i. ex “sovrapprezzo”) e le modalità della sua riscossione sono determinati mediante decreto del Ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero delle Attività Produttive. Attualmente è in vigore il DM 18 ottobre 2005, pubblicato nella G.U. n. 255 del 2 novembre 2005, che prevede le seguenti classi di contributo ambientale per monoblocchi e per elementi singoli di batterie industriali. Le variazioni degli importi unitari per singola classe sono riportate nelle Tabelle 1 e 2 e sono operative dal 1° gennaio 2006. TABELLA 1:

Contributo ambientale (€) sulle batterie d’avviamento e monoblocco industriali in funzione della loro capacità (Ah), come da DM 18/10/2005 (attualmente abrogato dall’art. 29 del D.Lgs. 188/08) Ah ≤ 20 € 0,19

20 < Ah ≤ 95

Ah > 95

€ 0,76

€ 1,52

Fonte: COBAT

TABELLA 2:

Contributo ambientale (€) applicato ad elementi singoli di batterie industriali di qualsiasi capacità C (Ah), come da DM 18/10/2005 (attualmente abrogato dall’art. 29 del D.Lgs. 188/08) CAPACITÀ C Qualsiasi

CONTRIBUTO AMBIENTALE € 0,0028 * C * V/2

V= voltaggio batteria Fonte: COBAT

Il contributo ambientale applicato sulle batterie di nuova produzione commercializzate è corrisposto dalle seguenti categorie di operatori, con diritto di rivalsa lungo tutte le fasi di commercializzazione fino all’acquirente finale: • produttori di batterie al piombo; • importatori di batterie al piombo, sia per la vendita sia per uso proprio; • importatori di beni che utilizzano batterie direttamente incorporate quali, ad esempio, autoveicoli, trattori, carrelli elevatori, apparecchiature telefoniche, UPS, allarmi, giocattoli.

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L’altra fonte di finanziamento del Consorzio proviene dalla vendita agli impianti di riciclo delle batterie al piombo esauste raccolte. Tale attività rappresenta mediamente l’80% dei ricavi operativi annui. Il compito del Consorzio è quello di garantire l’operatività di tutti gli impianti consortili attraverso una ripartizione equa delle batterie esauste raccolte. Il prezzo di vendita delle batterie esauste ai riciclatori viene fissato sulla base della quotazione del piombo al London Metal Exchange (LME), la borsa dei metalli che ha sede a Londra. La Legge 39/2002 (Comunitaria 2001), riconoscendo appieno le finalità di salvaguardia ambientale che hanno ispirato l’istituzione del COBAT, ha affidato al Consorzio, oltre al compito istituzionale di assicurare comunque la raccolta di batterie esauste al piombo in ogni situazione di mercato, il compito di monitorare tutte le attività di raccolta, commercializzazione e riciclo delle batterie al piombo esauste. Tale prerogativa è rimasta inalterata anche nel D.Lgs. 152/2006 che ha sostituito il D.Lgs. 22/1997. TABELLA 3:

I numeri del COBAT DATI ORGANIZZATIVI Organico Produttori e Importatori di batterie Installatori/Artigiani Raccoglitori incaricati Impianti di riciclo Valore della produzione riferito al 2008 Codice NACE di riferimento

22 persone 400 imprese 70.000 imprese 90 imprese 7 imprese 67 milioni di euro 46.77 (ex 51.5)

RISULTATI OPERATIVI (DATO CUMULATO DAL 1992 AL DICEMBRE 2008) Batterie esauste raccolte Piombo secondario prodotto Acido solforico recuperato Polipropilene recuperato

3.031.730 1.697.729 496.101.273 142.491

tonnellate tonnellate litri tonnellate

161.170 119.332 27.222.545 7.430

tonnellate tonnellate litri tonnellate

RISULTATI OPERATIVI 2008 Batterie esauste raccolte Piombo secondario prodotto Acido solforico recuperato Polipropilene recuperato Fonte: COBAT

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ATTIVITÀ E SERVIZI

Il COBAT svolge su tutto il territorio nazionale i seguenti compiti: • assicura la raccolta delle batterie al piombo esauste e dei rifiuti piombosi (in qualità di Consorzio Obbligatorio, il COBAT era chiamato in veste di referente unico a garantire la raccolta sull’intero territorio nazionale; con l’entrata in vigore del D.Lgs. 188/08 e la possibilità della coesistenza di più sistemi, tale funzione dovrà essere assolta dal Centro di Coordinamento, a cui il decreto demanda l’organizzazione di un sistema capillare di raccolta che copra in modo omogeneo l’intero territorio nazionale); • può cedere, anche all'estero, i suddetti prodotti alle imprese in possesso dei requisiti normativi previsti, che ne effettuano il riciclo mediante la produzione di piombo secondario (tale facoltà rimane riconosciuta ai sistemi da parte del D.Lgs. 188/08, solo se l’esportatore può dimostrare che l’operazione di riciclaggio è stata effettuata in condizioni equivalenti a quelle stabilite dal decreto); • assicura l'eliminazione dei prodotti stessi, nel caso non sia possibile o economicamente conveniente il riciclo, nel rispetto delle disposizioni contro l’inquinamento (il D.Lgs. 188/08 non esplicita chiaramente tale aspetto); • promuove lo svolgimento di indagini di mercato e azioni di ricerca e sviluppo tecnico-scientifico per il miglioramento tecnologico nel ciclo di smaltimento e di lavorazione del piombo (ai sensi del D.Lgs. 188/08, i produttori dovranno garantire che i sistemi di trattamento e riciclaggio istituiti utilizzino le migliori tecniche disponibili); • effettua sul territorio italiano il monitoraggio dell’attività di raccolta di tutte le batterie al piombo esauste (ai sensi del D.Lgs. 188/08, tale aspetto a livello nazionale sarà compito del Centro di Coordinamento); • promuove la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei consumatori sulle tematiche della raccolta e dell’eliminazione delle batterie al piombo esauste e dei rifiuti piombosi (ai sensi del D.Lgs. 188/08, tale aspetto a livello nazionale sarà compito del Centro di Coordinamento); Nell'ambito di tale attività, il Consorzio provvede, fra l'altro, a: • definire con regolamenti interni le norme tecniche atte a disciplinare le diverse fasi dell’Attività del Consorzio; • stipulare, con i raccoglitori incaricati, contratti per il servizio di raccolta gratuita di tutte le batterie al piombo esauste e dei rifiuti piombosi in zone determinate; • stipulare contratti per la cessione delle batterie esauste con le imprese che ne effettuano il riciclo nel rispetto dei limiti indicati dalle autorizzazioni regionali; • stipulare accordi e contratti con persone fisiche o giuridiche, anche straniere, enti locali territoriali e le loro aziende per il raggiungimento dei fini statutari; • individuare i responsabili per aree geografiche per coordinare e gestire i raccoglitori operanti in tali aree; • promuovere azioni dirette a pubblicizzare la necessità della raccolta e del riciclo delle batterie esauste (ai sensi del D.Lgs. 188/08, tale aspetto dovrà essere gestito dal Centro di Coordinamento);

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• incentivare la raccolta delle batterie esauste al piombo generate dall’attività del “fai da te” in aree di presunta dispersione (ai sensi del D.Lgs. 188/08, tale aspetto dovrà essere gestito dal Centro di Coordinamento); • monitorare, attraverso l'analisi dei MUD dei raccoglitori non incaricati, il flusso delle batterie esauste al piombo raccolte ed inviate a riciclo (con l’avvenuta abrogazione dell’art. 235 del D.Lgs. 152/06, gli operatori della raccolta esterni al COBAT non hanno più l’obbligo dell’invio del MUD al Consorzio); • effettuare un servizio di raccolta ed avvio a riciclo per particolari tipologie di accumulatori (l’art. 20 del D.Lgs. 188/08 legittima totalmente il COBAT ad occuparsi anche delle pile ed accumulatori non al piombo).

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LA RACCOLTA DELLE BATTERIE ESAUSTE

La principale funzione che il COBAT è chiamato per legge istitutiva a svolgere è quella di garantire, attraverso i propri operatori, la raccolta delle batterie al piombo esauste in qualsiasi condizione logistica e/o di mercato. Inoltre, ai sensi della Legge 39/02 e del D.Lgs.152/2006, il COBAT ha il compito di monitorare la raccolta effettuata dai raccoglitori esterni al Consorzio in possesso delle necessarie autorizzazioni. Il Grafico 1 mostra l’andamento della raccolta delle batterie esauste in Italia svolta dal COBAT nel periodo 1999-2008. Nel 2008 la raccolta COBAT si è attestata a 161.170 tonnellate, con un calo pari al 14% rispetto all’anno precedente. Le ragioni della riduzione della raccolta COBAT devono essere ricercate soprattutto nell’andamento della quotazione del piombo al LME di Londra, che ha determinato la presenza di raccoglitori che operano al di fuori del sistema COBAT. La rilevanza dell’attività svolta dal Consorzio va comunque valutata, oltre che in base all’entità della raccolta, anche e soprattutto in base al servizio svolto. L’impegno, volto a garantire la raccolta di ogni singola batteria esausta su tutto il territorio nazionale, si sviluppa attraverso un servizio espletato presso quasi 60.000 produttori del rifiuto, per un totale di oltre 132.000 ritiri, il che significa mediamente ogni giorno un servizio di raccolta effettuato presso 550 produttori.

GRAFICO 1: Raccolta batterie esauste in Italia svolta dal COBAT (ton) 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 0 1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Fonte: COBAT

Da quest’anno non compare nel Grafico il contributo alla raccolta extra-COBAT, ossia dell’aliquota alla raccolta nazionale proveniente da operatori al di fuori della rete COBAT, a causa dell’impossibilità per il Consorzio di determinare nel 2008 tale gettito. La prima ragione di tale impossibilità deriva, da un lato, dall’aver introdotto nel 2008 presso gli impianti di riciclo una procedura di trasmissione del lavorato extra-COBAT che ha necessitato di una certa tempistica di implementazione, nel corso della quale i dati sono stati trasmessi in modo piuttosto frammentario e discontinuo. Inoltre l’entrata in vigore del D.Lgs. 188/08, abrogando l’art. 235 del D.Lgs. 152/06, non prevede più l’obbligatorietà per soggetti che operino all’esterno del COBAT di inviare il MUD al Consorzio. Pertanto l’impossibilità di determinare la raccolta extra-COBAT per il 2008 ha 220


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condotto alla scelta di eliminarla anche dallo storico, non essendo più possibile poter effettuare un confronto attualizzato. Con riferimento alla raccolta COBAT, la Tabella 4 riporta i risultati raggiunti nel periodo 2005-2008, suddivisi per area geografica. Come si può notare, la maggior parte del gettito delle batterie proviene dal Nord, dove sono concentrati i principali stabilimenti produttivi del nostro Paese e dove è presente il 47% del parco autovetture1. TABELLA 4:

Suddivisione geografica della raccolta delle batterie (ton)2 AREA Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole Totale raccolta COBAT

2005 54.987

2006 51.522

2007 48.159

2008 40.468

47.573 41.373 40.233 17.356 201.522

47.264 40.327 34.634 17.996 191.743

47.104 40.356 32.241 19.764 187.623

38.850 37.994 26.993 16.865 161.170

Fonte: COBAT

L’entità della raccolta delle batterie esauste nelle diverse Regioni è visibile in Tabella 5. TABELLA 5:

Entità della raccolta regionale (ton) REGIONE PIEMONTE - VAL D'AOSTA LOMBARDIA LIGURIA VENETO FRIULI VENEZIA GIULIA TRENTO/BOLZANO EMILIA ROMAGNA TOSCANA MARCHE UMBRIA LAZIO ABRUZZO MOLISE CAMPANIA BASILICATA CALABRIA PUGLIA SICILIA SARDEGNA TOTALE COBAT

2005 18.906 32.479 3.603 18.872 5.614 4.015 19.072 11.460 6.044 2.968 16.959 3.942 797 24.501 668 3.681 10.587 13.480 3.876 201.522

2006 14.340 33.664 3.517 21.515 3.578 3.649 18.523 11.504 5.992 2.714 16.675 3.442 800 18.079 711 4.051 10.993 13.770 4.226 191.743

2007 13.242 31.474 3.443 22.509 2.811 2.915 18.868 10.321 6.735 2.358 17.856 3.086 903 14.472 800 4.404 11.662 15.124 4.634 187.623

2008 11.038 27.771 1.659 18.017 2.189 2.221 16.423 8.325 6.258 2.625 17.391 3.394 795 12.387 232 3.695 9.884 12.721 4.144 161.170

Fonte: COBAT

1 ACI, Statistiche automobilistiche, anno di riferimento 2005 2 Quantità consegnate agli impianti di riciclo da raccoglitori ricadenti nell’area di riferimento

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La Tabella 6 illustra invece quali sono le attività economiche che generano un maggiore quantitativo di accumulatori al piombo esausti. Come si può notare, la gran parte delle batterie esauste proviene dalle attività degli artigiani installatori e riparatori nonché da attività industriali e agricole e da commercio rottami. TABELLA 6:

Ripartizione dell’esausto per attività economica (%) ATTIVITÀ ECONOMICA

2005

2006

2007

2008

Attività Artigiane

33,3

33,2

31,8

32,4

Attività Industriali ed Agricole

16,8

14,8

14,1

11,3

Commercio Rottami

11,4

12,7

13,2

15,6

Attività Gestione Rifiuti

3,2

3,0

2,3

2,8

Grandi Utenti (Rfi, ENEL, Telecom,…)

7,8

5,6

4,1

4,7

Attività Commerciali

3,5

3,1

3,6

2,8

Pubblica Amministrazione

4,2

4,5

4,3

4,1

Impianti non codificati3

16,6

20,9

24,7

25,1

Altre

3,1

2,2

1,8

1,2

Fonte: COBAT

3 Impianti di cui non si è potuta riconoscere la provenienza. L’aumento degli impianti non codificati è da attribuirsi alle modifiche dei codici delle attività economiche apportato dall’ISTAT e non ancora pienamente integrato dai sistemi software dei raccoglitori. L’attuale utilizzo di una doppia codifica ha fatto raddoppiare i casi di impianti con codice non riconosciuto

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ACCORDI SPECIFICI

Nel corso dell’anno sono continuate le iniziative attinenti alle campagne speciali, quella serie di attività volte a ridurre la dispersione delle batterie a maggiore rischio di abbandono generate dal fenomeno del cosiddetto “fai da te”, ovvero della sostituzione fatta in proprio da parte del privato cittadino della batteria esausta della propria auto, imbarcazione, macchina agricola, etc. Tali settori sono rappresentati da: • • • •

Comuni Grande distribuzione organizzata (GDO) Nautica Agricoltura

A tale scopo, lo strumento che si è rivelato più efficace per contrastare il pericolo di un abbandono incontrollato delle batterie esauste è stato quello di stipulare degli accordi con i principali referenti territoriali in grado di contribuire all’organizzazione di una raccolta capillare e mirata alle diverse esigenze degli utenti: autorità locali e gestori della raccolta differenziata nei Comuni, grande distribuzione, autorità marittime, consorzi agrari. I dati annuali relativi alla raccolta proveniente dalle campagne speciali, a causa della loro mole, non sono ottenibili prima del termine del terzo trimestre dell’anno successivo. Pertanto, nella Tabella 7, vengono comunicati i quantitativi della raccolta totalizzati sino al termine del 2007.

TABELLA 7:

Raccolta proveniente dalle campagne speciali (ton) SETTORE

2005

2006

2007

12.028

13.714

13.929

GDO

146

192

164

Nautica

130

150

117

Agricoltura

191

213

174

12.495

14.269

14.353

Comuni

Totale “fai da te” Fonte: COBAT

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Gli accordi con gli Enti locali Nel 2008, è proseguito il lavoro per incrementare il numero delle Convenzioni stipulate con gli Enti locali e con i gestori della raccolta differenziata, per dotare i Comuni di idonei contenitori per le batterie esauste reperite in stato d’abbandono o conferite direttamente dai cittadini. Accanto ai Comuni convenzionati, vi sono poi i Comuni nei quali i raccoglitori incaricati COBAT esercitano comunque un servizio di raccolta continuativo delle batterie al piombo esauste. I Comuni complessivamente serviti dalla rete di raccolta sono passati da 4.265 del 2007 ai 4.584 del 2008, che in termini di percentuale di popolazione residente significa essere passati dal 70% al 74%. Il quadro di sintesi complessivo dei Comuni serviti, della percentuale di popolazione residente in Comuni serviti e della raccolta, confrontati con l’anno precedente, è riportato nella Tabella 8. TABELLA 8: Comuni serviti e percentuale di popolazione residente in Comuni serviti

COMUNI SERVITI (n.)

% Popolazione residente nei Comuni serviti

TERRITORIO 2008

2007

2008 vs 2007

INCREMENTO

2008

2007

2008 vs 2007 (%)

2.781

2.591

190

7%

81%

78%

3%

Centro

732

659

73

11%

79%

75%

4%

Sud

681

652

29

4%

59%

57%

2%

Isole

390

363

27

7%

64%

61%

3%

4.584

4.265

319

7%

74%

70%

4%

Nord

Totale Italia Fonte: COBAT

La grande distribuzione organizzata Nel settore della grande distribuzione l’impegno del COBAT consiste nel sottoscrivere degli accordi con le principali catene di ipermercati, al fine di dotare i punti vendita che commercializzano batterie d’avviamento di un servizio di raccolta per quelle esauste conferite dalla clientela. In questo modo il Consorzio collabora con chi commercializza batterie al piombo fornendogli il suo aiuto per l’adempimento di precisi obblighi normativi. Infatti, Il DM 03 luglio 2003 n. 194, di attuazione della Direttiva 98/101/CE, relativo alle pile ed agli accumulatori contenenti sostanze pericolose, ribadisce quanto già previsto dal DM 20 novembre 1997 n. 476, stabilendo che il rivenditore deve mettere a disposizione del pubblico un contenitore per il conferimento degli accumulatori esausti nel proprio punto vendita (art. 4, comma 2). L’incremento di centri commerciali attivati nel 2008 si deve all’Accordo stipulato con la grande catena italiana Panorama ed all’ingresso di nuovi punti vendita appartenenti a catene con le quali il COBAT aveva già proceduto alla sottoscrizione dell’Accordo. 224


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GRAFICO 2: Ipermercati attivati negli anni 2000-2008 491 447

500 400

308

337

254

300 196 200 90 100

46

46

2000

2001

0 2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

COBAT Fonte: COBAT

La nautica Il progetto “L’isola nel Porto”, promosso dal COBAT congiuntamente al Consorzio Obbligatorio Oli Usati (COOU) ed inaugurato nel porto di Ancona nel 1999, continua a suscitare molto interesse. Il progetto consiste nell’installazione di isole ecologiche metalliche recintate contenenti un contenitore per la raccolta delle batterie esauste ed una cisterna per la raccolta degli oli usati. Dal 1999 il progetto ha avuto un successo costante, a testimonianza della validità dell’idea originaria dei due Consorzi circa l’esigenza, in ambito portuale, di un’adeguata organizzazione della raccolta di tali rifiuti pericolosi prodotti dalle imbarcazioni. Nel corso del 2008, così come accaduto nel 2007, tranne il ripristino delle due isole ecologiche nel porto di Pescara rimosse nel 2007 per manutenzione, non sono stati attivati altri porti, a causa del forte rallentamento di cui ancora oggi soffrono i porti gestiti dalle autorità marittime a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 182/2003, il quale disciplina in questi porti le modalità secondo le quali debba essere organizzata la raccolta dei rifiuti prodotti dalle imbarcazioni. Tale decreto ha infatti determinato l’insorgenza di una procedura piuttosto articolata, prevedendo per i porti l’adozione di un piano di gestione da parte dell’autorità marittima o dell’autorità portuale e la sua approvazione da parte della Regione, a seguito della quale deve essere indetto un bando di gara per l’assegnazione del servizio di raccolta ad un soggetto aggiudicatario, al quale viene affidata da parte del COBAT e del COOU la gestione delle isole ecologiche. Un importante evento registrato nel settore è stato comunque l’accordo stipulato il 18 novembre dal COBAT e COOU con ASSONAT, l’Associazione di porti turistici più importante d’Italia aderente a Federnautica. Grazie all’accordo si prevede per il 2009 una ripresa nell’attivazione di nuovi porti e nell’installazione di nuove isole ecologiche.

225


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GRAFICO 3: Porti attivati ed isole ecologiche installate negli anni 2002-2008

59 60

60

59

55

52

50

52

43

40 31

31

32

2004

2005

2006

30

28

2007

2008

26

30 19 20 10 0 2002 n. porti

2003

n. isole ecologiche installate

Fonte: COBAT

Il Grafico 3 mostra come dal 2006 si sia fermata l’installazione di nuove isole ecologiche. Il trend negativo del 2007 e del 2008 è dovuto alla rimozione di alcune isole ecologiche da porti nei quali, essendo venuta a mancare la presenza di un gestore delle stesse, si è dovuto procedere con l’interruzione del servizio.

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TABELLA 9:

Isole ecologiche installate con il progetto “L’isola del porto” attualmente presenti

PORTI CON ISOLE ECOLOGICHE Prov. n. isole ANCONA AN 8 VIAREGGIO LU 3 CAGLIARI CA 3 OLBIA SS 3 GOLFO ARANCI SS 1 LA MADDALENA SS 1 TRIESTE TS 3 SAVONA SV 1 RIPOSTO CT 1 TARANTO TA 2 PORTO VIRO RO 1 SPERLONGA LT 1 MARINA DI CARRARA MS 1 MANFREDONIA FG 3 SAN BENEDETTO DEL TRONTO AP 3 BARLETTA BA 1 PALAU SS 1 CASTIGLIONE DELLA P. GR 1 MOLA DI BARI BA 1 TORRE DEL GRECO NA 1 SANTA TERESA DI GALLURA SS 1 MARATEA PZ 1 VENEZIA VE 3 MARINA DI PORTISCO SS 2 CHIAVARI GE 1 MARINA DI GROSSETO GR 1 ISOLA ROSSA SS 1 PESCARA PE 2 TOTALE 52 PORTI

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28

data installazione lug-99 mag-00 feb-01 feb-01 mag-01 mag-01 mag-01 lug-01 lug-01 nov-01 giu-02 ott-02 ott-02 nov-02 gen-03 lug-03 lug-03 dic-03 mar-04 mag-04 mag-04 giu-04 dic-04 giu-06 dic-06 dic-06 dic-06 nov-08 (ripristino)

Fonte: COBAT

Il settore agricolo Per quanto riguarda il comparto agricolo, il COBAT già da diversi anni partecipa ad accordi di programma adottati a livello regionale e provinciale per l’attivazione di punti di conferimento dei rifiuti prodotti dagli utenti del settore. Tuttavia tali strumenti di organizzazione della raccolta, per via del coinvolgimento di un gran numero di attori più o meno direttamente collegati al settore, vengono generalmente adottati laddove la gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata è sufficientemente radicata presso gli amministratori e la popolazione. 227


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Purtroppo però questo comporta che nell’Italia centrale e meridionale l’accordo di programma nel settore agricolo non sia così diffuso, ed in questi contesti territoriali non è pertanto possibile fare riferimento a simili strumenti operativi per organizzare la raccolta delle batterie esauste prodotte dagli agricoltori. Per questo motivo il COBAT ha iniziato a ricercare altre forme di attivazione del servizio in ambito agricolo, soprattutto in considerazione di quanto possa essere alto il rischio di dispersione della batteria esausta in questo settore specifico. Tra le forme alternative all’accordo di programma prese in esame, quella che è apparsa presentarsi maggiormente promettente allo scopo è stato il ricorso ai consorzi agrari provinciali. I consorzi agrari provinciali, laddove fattivamente presenti sul territorio, posseggono delle agenzie di vendita nella Provincia nelle quali, tra l’ampia gamma di prodotti commercializzati per l’utenza agricola, vengono venduti anche nuovi accumulatori; in qualità di rivenditori, tali soggetti sono tenuti per legge a porre a disposizione dell’agricoltore il servizio di ritiro dei vecchi accumulatori, così come ad informarlo dell’esistenza del servizio e della pericolosità potenzialmente derivante dall’abbandono in ambiente di questo rifiuto pericoloso (D.Lgs. 194/03). Forte di tale legislazione, che peraltro ha più facilmente consentito di rendere operativo il servizio nei punti vendita della GDO, si è deciso di rivolgersi nel 2007 ad un consorzio agrario provinciale di un’area a forte vocazione agricola come la Provincia di Latina, per testare questo progetto pilota in un’area peculiare e susseguentemente esportarlo in altre realtà provinciali. L’accordo con il consorzio provinciale di Latina è stato sottoscritto nel mese di marzo 2007, consentendo di attivare ben 19 punti di raccolta nella Provincia, e successivamente, grazie al prezioso contributo dell’Associazione nazionale dei consorzi agrari provinciali (ASSOCAP), sono stati contattati tutti i consorzi agrari nel territorio nazionale a cui è stata proposta la sottoscrizione dell’accordo. Nel 2008 sono stati sottoscritti due accordi con altri due Consorzi agrari provinciali in Piemonte e l’attivazione di altri due centri di raccolta.

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GESTIONE DELLA RACCOLTA: I RACCOGLITORI INCARICATI

Il COBAT non gestisce in modo diretto il servizio di raccolta, ma ricorre ad una rete di raccoglitori incaricati. Tali raccoglitori sono distribuiti su tutto il territorio nazionale ed offrono gratuitamente il servizio di raccolta delle batterie esauste pronte al carico, anche nelle zone a bassa concentrazione di produzione di rifiuto. I raccoglitori incaricati di cui si avvale COBAT sono circa 90, aggiudicatari di una gara pubblica d’appalto conclusasi nel mese di gennaio 2006 per 69 lotti d’incarico. Con le aziende aggiudicatarie, il COBAT stipula un contratto attraverso il quale il raccoglitore si obbliga a garantire la raccolta delle batterie esauste nel lotto di appartenenza mediante l’utilizzo di mezzi propri autorizzati o mediante trasportatori terzi valicati dal Consorzio, e a stoccare le batterie esauste nei propri impianti di messa in riserva osservando ed adottando tutte le procedure e prescrizioni fissate dalla normativa in materia di gestione dei rifiuti pericolosi, di specifici provvedimenti autorizzatori e del Descrittivo tecnico COBAT. Il raccoglitore incaricato è obbligato a cedere al COBAT l’intero quantitativo di batterie raccolte, consegnando le stesse agli impianti di riciclo indicati da COBAT, presso cui si effettua l’acquisto e la vendita delle batterie da parte del COBAT. L’avvenuta consegna del carico viene formalizzata dal rilascio da parte dell’impianto di riciclo del documento di collaudo, dal quale deve risultare il “peso netto confermato” delle batterie ritirate. L’importo fatturabile è riferito al quantitativo di batterie pari al peso accertato e documentato dall’impianto di riciclo. L’organizzazione della rete di raccolta delle batterie al piombo esauste è dettagliata nel “Regolamento per l’organizzazione della rete di raccolta delle batterie al piombo esauste COBAT”, mentre le modalità di trasporto e di conferimento delle batterie esauste o dei rifiuti piombosi sono regolate dal “Descrittivo tecnico COBAT” e dalle “Modalità di conferimento COBAT”. Il raccoglitore incaricato è obbligato ad inviare con cadenza mensile tutti i movimenti in ingresso ed in uscita relativi alle batterie raccolte, stoccate e conferite agli impianti di riciclo mediante l’utilizzo di uno specifico software. Il COBAT riconosce inoltre incentivi e/o premi a quei raccoglitori incaricati che dimostrano di aver conseguito obiettivi significativi atti a migliorare il servizio: certificazioni conformi alle ISO 9001, ISO 14001, EMAS, informatizzazione, qualità della raccolta, comunicazione.

229


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GESTIONE DELLA RACCOLTA: I RACCOGLITORI VERIFICATI

Qualsiasi operatore che sia in possesso delle necessarie autorizzazioni previste dalla legge per svolgere l’attività di raccolta, pur non appartenendo alla rete dei raccoglitori incaricati COBAT, può chiedere comunque di consegnare le batterie esauste agli impianti di riciclo consorziati. Al ricevimento della richiesta, il COBAT verifica il possesso da parte dell’operatore delle necessarie iscrizioni e autorizzazioni, ed in caso di esito positivo, sottopone al medesimo la sottoscrizione di un contratto mediante il quale il raccoglitore diviene verificato ed, analogamente ai raccoglitori incaricati, abilitato al conferimento delle batterie esauste raccolte agli impianti consorziati, alle medesime condizioni economiche, senza però percepire il valore del servizio, riconosciuto unicamente ai raccoglitori incaricati. Il contratto, esattamente come avviene per i raccoglitori incaricati, obbliga il raccoglitore verificato alla trasmissione mensile dei dati relativi alla raccolta, ed all’invio della copia del MUD.

Valorizzazione della raccolta delle batterie al piombo esauste - Raccoglitori Incaricati Per l’acquisto franco destino delle batterie raccolte viene riconosciuto un prezzo di cessione pari a V1 + V2 + VT dove: VOCE DI COSTO

VALORE

Valore batteria (V1)

Variabile in funzione del LME. LME è la media aritmetica semplice, in €/t, della “quotazione settlement” del piombo al London Metal Exchange determinata per ciascun trimestre solare: ad esempio, per un valore di 801 euro a tonnellata di piombo, COBAT riconosce un valore di 121 euro a tonnellata di batteria.

Valore servizio (V2)

Indicato dal contratto (€/t) a seguito di aggiudicazione gara

Valore trasporto (VT)

Variabile in funzione della distanza tra il proprio impianto di stoccaggio e l’impianto di riciclo determinato dal COBAT

Per l’acquisto franco partenza, il trasporto viene affidato dal COBAT ad una società specializzata nel trasporto di rifiuti pericolosi, debitamente autorizzata ai sensi della normativa vigente. Al raccoglitore incaricato franco partenza verrà riconosciuto il prezzo V1 + V2 . - Raccoglitori verificati Per l’acquisto franco destino delle batterie raccolte viene riconosciuto un prezzo di cessione pari a V1 + VT . Per l’acquisto franco partenza, il trasporto viene affidato dal COBAT ad una società specializzata nel trasporto di rifiuti pericolosi, debitamente autorizzata ai sensi della normativa vigente. Al raccoglitore verificato franco partenza verrà riconosciuto il prezzo V1. 230


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INDICATORI DELLA RACCOLTA

Per quanto concerne gli aspetti ambientali legati alla raccolta, sono stati definiti degli indici utili per il monitoraggio delle attività il cui svolgimento genera un impatto ambientale. Da tale monitoraggio rimangono escluse le attività di raccolta riferibili a soggetti “extra-COBAT”, in quanto completamente autonomi sia a livello gestionale, sia tecnico. Le quantità raccolte (Tabella 10) sono suddivise in: 1. raccolta di batterie esauste da raccoglitori incaricati; 2. raccolta di batterie esauste da raccoglitori verificati.

TABELLA 10: Raccolta COBAT e ripartizione tra raccoglitori incaricati e verificati 2005 RACCOLTA DA RACCOGLITORI INCARICATI DA RACCOGLITORI VERIFICATI TOTALE

2006

2007

2008

(ton)

(%)

(ton)

(%)

(ton)

(%)

(ton)

(%)

196.598 4.924 201.522

97.56 2,44 100

185.656 6.087 191.743

96,83 3,17 100

177.905 9.718 187.623

94,82 5,18 100

151.401 9.769 161.170

93,94) 6,06 100

Fonte: COBAT

Negli ultimi anni si assiste ad un aumento dei conferimenti da parte degli operatori verificati, che però rimane sempre trascurabile rispetto al totale dei conferimenti a COBAT. La rete COBAT utilizza ancora una significativa percentuale di mezzi di trasporto obsoleta (Euro 0), ma con una attenzione altrettanto significativa all’aggiornamento del proprio parco mezzi con vetture di nuova generazione ad impatto ambientale più contenuto (Euro 3, Euro 4). Sulla base dei risultati ottenuti con il censimento, sono stati nuovamente calcolati per il 2008 gli impatti in termini di emissioni prodotti dalla fase di raccolta delle batterie esauste presso i produttori del rifiuto. Per il calcolo si è proceduto mediante la stima dei km percorsi per effettuare un numero di prese pari a quelle del 2008 (oltre 130.000), considerando un valore medio stimato di percorrenza per singola presa pari a 20 km. La Tabella 11 riporta i risultati ottenuti con il nuovo calcolo: TABELLA 11:

Emissioni indirette di gas serra prodotte dalla fase di raccolta delle batterie esauste presso i produttori/detentori del rifiuto (ton) TIPOLOGIA DI GAS SERRA

2008

N2O CH4 COVNM CO CO2 NOX

0,012 0,004 1,06 4,25 744,21 3,72

Fonte: COBAT

231


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ALTRE ATTIVITÀ DI RILEVANZA AMBIENTALE

Le attività del “non piombo” Per attività “non piombo” si intendono quelle attività di intermediazione che il COBAT effettua tramite i propri raccoglitori incaricati su richiesta di alcuni enti o grandi aziende per la raccolta e l’avvio a riciclo di accumulatori non al piombo ed apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso contenenti accumulatori. Gli utenti che richiedono lo smaltimento delle batterie al nichel-cadmio sono notevolmente diversificati: dagli stessi raccoglitori incaricati COBAT ad enti quali RFI, Trenitalia, TIM, Telecom, Vodafone. Le procedure adottate negli anni passati hanno permesso oggi di ottimizzare l’economicità del servizio, di monitorare i flussi di batterie e di evitare lo smaltimento oneroso da parte del COBAT delle eventuali batterie conferite dai raccoglitori incaricati presso gli impianti di riciclo. Nel corso dell’esercizio 2008 sono state raccolte 43 tonnellate di batterie non piombo.

GRAFICO 4: Andamento raccolta accumulatori al nichel-cadmio (ton)

200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0 2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Fonte: COBAT

232


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IL TRASPORTO

Non tutti i raccoglitori incaricati COBAT effettuano con mezzi propri il servizio di trasporto delle batterie esauste agli impianti di riciclo. Il trasporto delle batterie agli impianti di riciclo è effettuato con automezzi di portata maggiore rispetto a quelli utilizzati per la microraccolta; la categoria più impiegata è quella appartenente alla classe 16-32 tonnellate. Il servizio è inoltre caratterizzato da una minore frequenza e da un percorso medio coperto più lungo. Analogamente alla Tabella 11 per la raccolta, la Tabella 12, sempre sulla base del nuovo censimento dei mezzi di trasporto della rete, riporta le emissioni in atmosfera associate al trasporto delle batterie al piombo esauste dagli stoccaggi agli impianti di riciclo. Complessivamente, per il trasporto delle batterie esauste agli impianti di riciclo consorziati, sono stati percorsi quasi 2.500.000 km.

TABELLA 12:

Emissioni indirette di gas serra prodotte dalla fase di trasporto delle batterie esauste dagli stoccaggi agli impianti di riciclo (ton) TIPOLOGIA DI GAS SERRA

2008

N2O CH4 COVNM CO CO2 NOX

0,017 0,008 1,33 5,64 807,39 5,41

Fonte: COBAT

233


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IL RICICLO4

Per assicurare che il piombo contenuto nelle batterie esauste sia correttamente recuperato, il COBAT si avvale di 7 impianti consorziati (Figura 1).

FIGURA 1: Ripartizione geografica impianti di riciclo consortili

ECO-BAT Paderno Dugnano (MI)

Piombifera Bresciana Maclodio (BS)

Ecolead Torrecuso (BN ) Piomboleghe Brugheri o (MI)

ECO-BAT Marcianise (CE)

E.S.I Pace del Mela (ME)

ME.CA. Lamezia Terme (CZ)

Fonte: COBAT

Nel 2008, le batterie avviate a riciclo in tali impianti dal sistema COBAT sono state 161.170 tonnellate ma la totalità delle batterie conferite copre solo parzialmente la capacità di trattamento degli impianti. Uno schema della lavorazione della batteria per la successiva produzione di piombo può essere sintetizzato in Figura 2.

4 I dati di questo paragrafo sono trasmessi a cura di AIRPB (Associazione Imprese Riciclo Piombo da Batterie)

234


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FIGURA 2: Diagramma di flusso delle principali operazioni di un impianto di riciclo di batterie al piombo

Batterie Esauste

FRANTUMAZIONE

Acido Solforico

NEUTRALIZZAZIONE CONCENTRAZIONE

Plastiche

SEPARAZIONE VALORIZZAZIONE

Griglie e Pastello

FUSIONE / RIDUZIONE

Piombo e sue Leghe

Fonte: COBAT

Il processo piro-metallurgico Il sistema industriale degli impianti consortili nazionali utilizza un processo piro-metallurgico molto diffuso a livello mondiale nel settore specifico del riciclaggio dei rottami di batterie. Tale processo è stato selezionato tra i più efficienti, per quanto riguarda gli impatti ambientali, dall’European IPPC Bureau (Integrated Pollution Prevention Control) che lo elenca tra le Best Available Techniques per il settore della metallurgia non ferrosa. Sommariamente, il processo si basa sulla riduzione ad alta temperatura dei composti del piombo, ossidi e solfati, ad opera di riducenti classici quali il carbone o il coke. Le attività possono essere schematizzate in tre macrofasi, di seguito descritte in dettaglio: 1. macinazione con selezione, separazione e stoccaggio dei diversi componenti della batteria; 2. riduzione-fusione, con produzione del cosiddetto “piombo d’opera”; 3. raffinazione e lingottatura. 235


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FIGURA 3:

Il processo di lavorazione delle batterie COBAT rete di raccolta e riciclaggio

Fusione

Raffinazione

Scorie

Vasca di accumulo

Piombo raffinato al 99,97% Piombo antimoniale Leghe di piombo

Eventuale trattamento

Recupero di materia o invio a discarica Griglie e altre parti contenenti piombo

Frantumazione

Polipropilene

Lavaggi

Acido solforico

Mix plastiche

Granulazione

Trattamento

Recupero di materia o energia Smaltimento

Vendita

Fonte: COBAT

Selezione, macinazione e separazione dei componenti Le batterie esauste, giunte agli stabilimenti di riciclaggio, vengono scaricate dagli automezzi di trasporto su un’area adibita ad una prima selezione e controllo del carico. Tale fase è volta a verificarne la rispondenza ai requisiti ambientali e di sicurezza ed a rimuoverne eventuali materiali non conformi. Le batterie vengono quindi movimentate per facilitare gli sversamenti dell’acido ancora contenuto. Questo avviene in zone con un’adeguata pendenza o, in alternativa, in vere e proprie vasche, isolate con cemento antiacido e dotate di canalette di raccolta. Mediante tramoggia sono quindi avviate ai mulini di frantumazione dove, previa deferrizzazione, sono macinate, permettendo così la successiva separazione dei vari componenti della batteria esausta. 236


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È da ricordare che le batterie esauste vengono consegnate dal sistema di raccolta gestito dal COBAT agli impianti consortili nazionali con il loro contenuto di acido. Il Consorzio infatti incentiva i raccoglitori ad evitare che in tutte le operazioni precedenti la consegna delle batterie esauste l’acido venga disperso. Questo qualifica ulteriormente l’attenzione per l’ambiente del sistema italiano che, nello specifico, comporta un aggravio dei costi per il trattamento dell’acido per i riciclatori nazionali. Sul mercato europeo infatti le batterie sono valorizzate sul loro peso secco scoraggiando di fatto il raccoglitore dall’evitare che l’acido venga disperso prima della consegna. Al termine dalla fase descritta, si ottengono: pastello, griglie e poli, polipropilene e mix plastico. Il pastello, in forma di fango, viene recuperato mediante vagliatura e successiva filtropressatura. L’abituale contenuto in piombo di circa il 70% su secco, viene normalmente recuperato con trattamento di ossiriduzione in forni fusori rotativi. Le griglie e i poli vengono caricati nei forni di fusione. Il polipropilene, in uscita dal separatore, viene prelevato per mezzo di coclee ed inviato alla macinazione per la riduzione in pezzatura fine. Del mix plastico, una parte, lavata, pulita e depurata da materiali residui, viene venduta come prodotto ai costruttori di materiali plastici mentre la restante, costituita in massima parte da polietilene, è inviata a recupero o a discarica. L’acido solforico, in funzione del mercato, può essere concentrato e venduto oppure è convogliato in una vasca di raccolta ed inviato al trattamento di neutralizzazione per essere successivamente smaltito. Le varie fasi del ciclo descritto possiedono un certo grado d’automazione, secondo il quale ogni macchina può essere comandata in modo locale (per mezzo di pulsantiera) o remoto (tramite comando a video gestito da un operatore situato in cabina di comando). La presenza dell’operatore è, ad ogni modo, necessaria poiché la variabilità delle caratteristiche dei materiali trattati implica degli interventi sui parametri standard del ciclo. Fusione e riduzione dei componenti metalliferi Il pastello, le parti metalliche in piombo, insieme ad altri rifiuti piombosi anche provenienti da cicli interni di lavorazione, sono dosati e miscelati con i composti riducenti quali: carbone, ferro e carbonato sodico. La carica premiscelata viene trasportata in opportuni contenitori atti ad essere introdotti dentro il forno rotativo. Le varie fasi sono condotte in modo tale da evitare al massimo il rilascio di gas e fumi all’interno dello stabilimento, consentendo il raggiungimento dei severi limiti imposti dalle normative di qualità dell’aria. Dal forno di fusione e riduzione vengono estratti in sequenza il piombo e la scoria; l’estrazione avviene da un opportuno foro di colata posto sulla mezzeria del forno. I processi che avvengono in questa fase possono essere sintetizzati in: • riduzione degli ossidi e solfati di piombo tramite carbone; • liberazione del piombo, presente in forma di solfato, mediante l’utilizzo di carbonato sodico e ferro. 237


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Le temperature di esercizio per questa fase sono superiori ai 1.100° C in funzione delle particolari condizioni d’esercizio. Raffinazione e lingottatura Il piombo, spillato dal forno alla temperatura di circa 900° C, come “piombo d’opera”, deve essere raffinato per raggiungere il grado di purezza voluto o altrimenti alligato secondo le specifiche richieste dei vari committenti. A tal fine, il processo si svolge secondo le seguenti fasi: • rimozione degli ossidi superficiali; • decuprazione per la totale o controllata eliminazione del rame; • destagnazione, per la rimozione totale o parziale dello stagno; • disantimonizzazione per la rimozione totale o parziale dell’antimonio; • alligazione per l’aggiunta controllata di elementi metallici necessari per ottenere la lega prescelta. Dopo aver superato il controllo della composizione chimica, la lega viene colata negli stampi dei pani di piombo sia meccanicamente, attraverso una lingottatrice, sia manualmente. Anche la fase di raffinazione è dotata di cappe di aspirazione dei fumi generati durante le operazioni di raffinazione, che vengono depurati prima di essere immessi in atmosfera. Lo schema di flusso riportato in Figura 3 illustra le principali fasi che compongono il processo di trasformazione delle batterie esauste per la produzione di piombo secondario.

Il COBAT definisce annualmente il quantitativo di batterie esauste al piombo che può essere effettivamente conferito a ciascun impianto sulla base dei seguenti criteri: • percentuale di conferimento sul totale delle batterie raccolte da COBAT, indicata nel contratto; • quantità massima autorizzata di batterie esauste al piombo per ogni impianto. Per rispettare tale quantitativo annuale, il COBAT giornalmente riceve i dati sulle quantità di batterie esauste consegnate agli impianti e, nel caso, provvede a modificare le destinazioni dei raccoglitori incaricati perseguendo l’obiettivo della minimizzazione dei costi di trasporto. All’arrivo del carico, l’impianto di riciclo controlla: • che i raccoglitori siano autorizzati (verificati o incaricati) dal COBAT; • che i documenti in entrata (formulario e documento di trasporto) siano regolarmente compilati; • che gli automezzi di trasporto siano quelli contemplati nell’elenco inviato loro dal COBAT. Nel caso sia tutto in regola, il camion viene autorizzato (dopo la pesa) a scaricare le batterie. Viene aperto un bollettino di collaudo che riporta, oltre ai dati del 238


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raccoglitore, il trasportatore (se diverso), la data, ed i documenti amministrativi necessari, la consistenza del carico ed eventuali elementi penalizzabili come disciplinato dalle “Modalità di Conferimento COBAT”. Il bollettino viene compilato su un apposito spazio internet, viene convalidato, stampato e dato in copia al raccoglitore. I dati contenuti sono immediatamente visibili al COBAT. Tali dati sono utilizzati dal COBAT per la fatturazione attiva verso i riciclatori e per il controllo della fatturazione passiva verso i raccoglitori. La non prevedibilità del gettito di batterie rende la ripartizione presso i singoli impianti una operazione complessa che deve tener conto anche delle esigenze dei raccoglitori e dei trasporti. Il mancato rispetto delle previsioni di raccolta genera un intervento del COBAT che dirotta i flussi di batterie al fine di assicurare una quanto più equa ripartizione tra gli stabilimenti consorziati, minimizzando il costo totale di trasporto. È da annotare che il COBAT aggiorna periodicamente le capacità di tutti gli impianti consortili al fine di certificare che il sistema di riciclaggio sia efficiente su tutto il territorio nazionale. Questo è giustificato sia dalla messa a regime di nuovi impianti, sia dalla verifica delle continue migliorie tecniche apportate nel periodo dai singoli operatori. TABELLA 13: Principali informazioni relative agli impianti consorziati PARAMETRO

U.M.

CAPACITÀ PRODUTTIVA NOMINALE (TOTALE IMPIANTI)

CAPACITÀ PRODUTTIVA MINIMA

CAPACITÀ PRODUTTIVA MASSIMA

Capacità di fusione massima

t/anno

676.700

41.800

180.000

Capacità di frantumazione

t/anno

1.059.400

64.000

279.100

Capacità impianti di trattamento aria

Nm3/h

1.556.000

110.000

400.000

Capacità impianti di trattamento acque

m3/anno

1.652.600

17.600

1.500.000

n.

257

21

81

Numero di dipendenti Ubicazione

Zone industriali

Fonte: COBAT

La Tabella 13 riporta l’indicazione delle capacità complessive dell’intero sistema. Le quantità di batterie esauste raccolte nel corso di ogni esercizio sono ripartite dal COBAT secondo un piano che garantisce l’operatività di tutti gli impianti rispettandone le singole capacità di trattamento. Nel corso degli ultimi anni il COBAT ha ripartito le batterie raccolte secondo la Tabella 14. 239


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TABELLA 14: Batterie consegnate dal COBAT agli impianti di riciclo (ton)

DESTINAZIONE

2005

2006

2007

2008

ECO-BAT, di cui

114.857

108.712

101.955

90.296

ECO-BAT Paderno

56.738

51.946

49.585

49.118

ECO-BAT Marcianise

58.118

56.766

52.370

41.178

Piomboleghe

28.659

27.198

26.225

20.913

Piombifera Bresciana

26.039

25.060

19.619

19.238

Me.Ca.

15.541

15.693

14.776

12.433

E.S.I.

16.426

15.080

16.446

12.098

Ecolead

0

0

8.600

6.191

Export

0

0

0

0

Totale

201.522

191.743

187.621

161.170

Fonte: COBAT

INDICATORI DEL RICICLO

Per quanto concerne gli aspetti ambientali legati al riciclo, sono monitorati annualmente i rifiuti in ingresso ed in uscita, i consumi energetici ed idrici, nonché le principali emissioni in atmosfera. Per ogni voce di input e di output sono stati calcolati gli indici per unità di peso di batteria lavorata. La Tabella 15 illustra il bilancio di materia relativo al complesso degli stabilimenti aderenti al COBAT negli ultimi anni. I dati vengono trasmessi a COBAT da parte dell’AIRPB (Associazione Italiana Riciclatori di Piombo) che riceve i dati dai singoli impianti e li trasmette in forma aggregata. Al fine di una corretta lettura dei dati appresso riportati, si segnala che per il 2008 non sono stati comunicati da AIRPB i dati dell’impianto ECOLEAD di Torrecuso (BN). Tuttavia, a fronte di una sua prolungata inattività nel corso del 2008, il contributo di ECOLEAD al computo generale influisce marginalmente. Dalla Tabella 15 si evince che nel 2008 sono stati prodotti piombo e leghe di piombo per un totale di 119.332 tonnellate. Del piombo ottenuto, circa il 70% è stato impiegato per la produzione di nuove batterie, mentre il restante 30% è

240


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TABELLA 15: Input ed Output impianti di riciclo (ton)

Input

Output

2005

2006

2007

2008*

Batterie

201.000

194.600

187.623

166.360

Altri input

49.600

68.970

70.000

64.401

Piombo e leghe

128.600

131.600

128.811

119.332

Pastello

39.000

32.300

31.430

41.944

Polipropilene

8.800

8.900

8.500

7.430

* escluso impianto Ecolead

Fonte: COBAT

stato destinato ad usi diversi in vari settori industriali. In aggiunta, oltre 41.944 tonnellate di pastello sono state trasferite agli impianti di lavorazione primaria. I principali consumi di energia, nei processi di produzione di piombo secondario, sono legati all’alimentazione dei forni di fusione e degli altri impianti, al riscaldamento degli ambienti di lavoro, oltre all’illuminazione dei locali ed al riscaldamento dell’acqua per usi sanitari. Le due fonti energetiche principalmente utilizzate per il recupero del piombo contenuto nei vari materiali trattati (batterie esauste ed altri rifiuti piombosi), sono metano ed energia elettrica. Nel 2008 gli impianti consorziati hanno consumato 725.991 GJ (Tabella 16), sensibilmente meno rispetto al 2007, verosimilmente per la riduzione delle batterie inviate a lavorazione dal COBAT.

TABELLA 16: Consumi impianti di riciclo 2005

2006

2007

2008*

Consumi energetici (GJ)

727.559

843.842

826.520

725.991

Consumi idrici (m3)

225.700

212.200

226.252

194.966

CONSUMI

* escluso impianto Ecolead

Fonte: COBAT

241


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Le emissioni atmosferiche monitorate sono controllate ai camini degli impianti, dove le diverse componenti sono misurate tramite analizzatori a celle elettrochimiche. La Tabella 17 riporta lo storico, mentre la successiva Tabella 18 presenta gli indici per unità di peso di batteria lavorata (g/kg). Rispetto allo scorso anno, AIRPB non ha comunicato i dati relativi alle emissioni di CO, CO2 e PST, che pertanto non figurano in Tabella per l’impossibilità di poterli confrontare al dato 2008.

TABELLA 17:

Emissioni totali in atmosfera degli impianti di riciclo per anno EMISSIONI IN TONNELLATE/ANNO

2005

2006

2007

2008*

Emissioni NOx

105

93

112

111

Emissioni SO2

650

590

695

425

Emissioni Pb

2.8

2,5

2,5

1,14

* escluso impianto Ecolead

Fonte: COBAT

TABELLA 18:

Emissioni in atmosfera degli impianti di riciclo (indici per kg di batteria trattata) EMISSIONI IN G/KG BATTERIA

2005

2006

2007

2008*

Emissioni NOx

0,5

0,5

0,6

0,7

Emissioni SO2

3,2

3,0

3,7

2,5

Emissioni Pb

0,01

0,01

0,01

0,01

* escluso impianto Ecolead

Fonte: COBAT

Dalla trasformazione delle batterie esauste, oltre al piombo, si ottengono i seguenti sottoprodotti: • acido solforico; • scorie di lavorazione; • componenti plastiche. Alcuni di questi componenti possono essere riutilizzati, sia durante lo stesso processo di trasformazione delle batterie, sia in altri processi industriali. Le parti non valorizzabili, costituite essenzialmente da scorie di lavorazione e da plastiche di scarso valore utilizzate per i separatori interni dell’accumulatore, devono essere invece adeguatamente smaltite in discariche autorizzate. 242


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L’acido solforico recuperato dalle batterie viene raccolto in appositi serbatoi e può subire diverse destinazioni: • neutralizzazione e successivo conferimento a terzi autorizzati per smaltimento; • depurazione e concentrazione e successiva vendita. Grazie alla costante attenzione, alle innovazioni tecnologiche ed all’adozione di migliorie impiantistiche, gli stabilimenti consorziati si sono sempre contraddistinti per il rispetto di elevati standard di efficienza ambientale. Le quantità di rifiuti avviati a discarica in un anno non trova una diretta correlazione con le batterie lavorate nello stesso periodo di riferimento a causa degli stoccaggi, che determinano uno slittamento temporale del momento dello smaltimento rispetto a quello dell’effettiva produzione del rifiuto. I materiali plastici che compongono un accumulatore sono costituiti essenzialmente da: • polipropilene, un polimero utilizzato in numerose applicazioni industriali che, grazie alle sue caratteristiche di lavorabilità, può essere facilmente reimpiegato in altri cicli di lavorazione e viene pertanto destinato alla vendita; • un mix costituto da plastiche di scarso valore commerciale, utilizzate per i separatori interni della batteria, che sono necessariamente inviate a discarica. Il problema dello smaltimento delle plastiche dei separatori, che rappresenta un onere per gli impianti di riciclaggio, seppur lentamente, sta tuttavia trovando una progressiva soluzione per effetto della loro sempre minore presenza all’interno delle batterie di nuova generazione.

TABELLA 19:

Produzione di rifiuti degli Impianti di riciclo (ton) RIFIUTI PRODOTTI

2005

2006

2007

2008*

Pericolosi (scorie)

31.500

37.900

32.805

36.461

Non Pericolosi (mix plastico)

6.200

6.749

11.257

6.043

* escluso impianto Ecolead

Fonte: COBAT

243


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CONFRONTO TRA SISTEMI INTERNAZIONALI

La problematica del corretto smaltimento delle batterie al piombo esauste è stata oggetto di produzione normativa da parte di numerosi Paesi sia in ambito europeo sia a livello extra-europeo. Il COBAT nel 2003 commissionò ad una società terza una ricerca volta a definire quali fossero nel panorama internazionale di riferimento le normative vigenti, i modelli adottati, le modalità di finanziamento utilizzate, i tassi di raccolta raggiunti, affinché nel confronto con le realtà estere il Consorzio potesse valutare l’efficacia del proprio sistema nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, ed individuare possibili diseconomie o inefficienze del sistema. Esistono una varietà di esperienze ed una pluralità di strumenti adottati dai diversi Paesi per monitorare correttamente la filiera del recupero delle batterie esauste. In particolare: - 5 Paesi (Austria, Danimarca, Grecia, Norvegia, Svezia) hanno adottato uno schema consortile sul modello di quanto è avvenuto in Italia con l’istituzione del COBAT; - 2 Paesi (Germania, USA) hanno introdotto un sistema commerciale finanziato da un deposito cauzionale sulle nuove batterie immesse al consumo; - 9 Paesi (Belgio, Finlandia, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Irlanda, Olanda, Portogallo, Spagna) hanno mantenuto un sistema commerciale puro, affidando la responsabilità della raccolta e del riciclaggio delle batterie esauste ai soggetti economici responsabili della loro commercializzazione. Verosimilmente, nei paesi della Comunità europea, i sistemi adottati saranno sottoposti a rettifiche più o meno sostanziali per l’adeguamento reso necessario dal recepimento della Direttiva europea 2006/66/CE.

244


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TABELLA 20: Confronto tra sistemi internazionali SISTEMA APPLICATO

RACCOLTA DICHIARATA (ton)

% SU ESAUSTO STIMATO

RACCOLTA PRO-CAPITE (Kg/Abitante)

FINANZIAMENTO

AMMONTARE DELLA TASSA (€)

AUSTRIA

Consorzio

18.000 (2002)

90

2,23

Sovrapprezzo

BELGIO Bruxelles-Capitale

Consorzio

25.645 (2002)

Non dichiarata

2,48

DANIMARCA

Consorzio

17.500

~100

3,30

Ecotassa applicata alle aziende + contributo del consumatore Sovrapprezzo

€ 1,45 per motocicli € 2,03 per d’auto; € 2,76 per camion Ecotassa: € 0,5 + IVA per ogni pila ed accumulatore Contributo: € 0,12 + IVA

PAESE

FINLANDIA FRANCIA

Libero mercato Libero mercato

GERMANIA

Libero mercato con cauzione sulle batterie di ricambio per avviamento Libero mercato

GRAN BRETAGNA

GRECIA

Consorzio

IRLANDA

Libero mercato

NORVEGIA

Consorzio

OLANDA

Libero mercato

PORTOGALLO

Libero mercato

SPAGNA SVEZIA

Libero mercato Consorzio

GIAPPONE USA

Libero mercato Libero mercato con sistema cauzionale in alcuni Stati Consorzio

ITALIA

Fonte: COBAT

15.000 ~100 2,87 175.693 93,2 2,90 (2002) 160.000 96 1,90 (solo avviamento, (solo avviamento) (solo avviamento) anno 2000)

Non esistente Non esistente

Avviamento: € 0,80 per pezzo < 100 Ah; € 1,6 per pezzo >100 Ah. Industriali: € 1,2 per kWh. Non esistente Non esistente

Deposito cauzionale su batterie di ricambio

€ 7,5 per batterie di ricambio (solo avviamento)

97.200 avviamento. 22.800 industriali. (2002) 19.200 avviamento. 1.800 industriali.

90 avviamento 42 industriali

2,03

Non esistente

Non esistente Tassa su discarica

60

0,20

Sovrapprezzo

14.777 t (2001) 15.880

Non dichiarata

2,60 kg/ab

Non esistente

Avviamento: € 0,2 per Ah <30 € 0,5 per 30<Ah< 90 € 1 per 90< Ah < 220 Industriali monoblocco: €/pezzo 0,2 per Ah <30; €/pezzo 0,5 per 30<Ah< 90; €/pezzo 1,0 per 90<Ah< 220 Altre industriali: €/pezzo 0,5 Non esistente

98,9

3,46 kg/ab

Sovrapprezzo

30.000 circa (dato medio) 14.993 (2002) Non dichiarata 33.700

98

1,55 kg/ab

Non esistente

€ 2,5 per batteria d’avviamento; € 0,125/kg per batteria industriale Non esistente

<75

1,45 kg/ab

Non esistente

Non esistente

95-97 95

Non disponibile 3,75

Non esistente Sovrapprezzo

308.344 7.355.135 su 5 anni (ricavato)

99 97,1 (1997-2001)

2,40 5,31 (dato medio)

COBAT (2004): 191.265 Altri: 11.636

~100 (batterie avviamento)

COBAT: 3,29 Totale: 3,49 kg/ab

Non esistente Deposito cauzionale (10 Stati) Sistema commerciale Sovrapprezzo

Non esistente € 3,22 per batteria d’avviamento; € 0,18/kg per batteria industriale Non esistente Non esistente

Avviamento ed industriali monoblocco: € 0,20 per Ah <20; € 0,80 per 20<Ah< 95; € 1,60 per Ah > 95 Industriali (elementi): € Cent. 0,30 per Ah per elementi eq. di 2 V

245


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L’IMPEGNO DEL COBAT NELLA RICERCA

ll COBAT è da anni impegnato nello studio degli aspetti ambientali che riguardano da un lato gli impatti generati da uno smaltimento non corretto delle batterie al piombo esauste, e dall’altro le possibili soluzioni che le tecnologie più avanzate mettono a disposizione per favorire un processo di recupero e di riciclaggio delle stesse sempre più efficiente. A tale scopo, nel corso del 2008, sono stati commissionati due importanti studi, che vengono appresso sinteticamente riportati. - Borsa di studio triennale con l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, destinata al corso di dottorato di ricerca in “Ambiente, Risorse e Sviluppo Sostenibile”, avente come oggetto l’analisi degli impatti ambientali generati dalla dispersione di piombo proveniente da batterie mediante lo studio degli effetti prodotti su specifici organismi bersaglio. I risultati ottenuti dagli studi intrapresi nel corso del 2008 hanno ampiamente dimostrato gli effetti di tossicità prodotti da un accumulo di piombo proveniente da una sorgente puntuale e localizzata, quale può essere una batteria al piombo non correttamente smaltita. Gli aspetti più interessanti della ricerca condotta nel 2008 sono stati quelli di riuscire a dimostrare come su organismi unicellulari una contaminazione da piombo possa produrre pesanti danni sia a livello di DNA che sull’attività delle membrane cellulari, queste ultime anche per concentrazioni di piombo non letali. In particolare l’ultimo aspetto si presenta molto interessante, e ad esso verrà dedicato parte del progetto di ricerca previsto nel 2009 al fine di chiarire meglio gli aspetti di tossicità riferibili a periodi prolungati di contaminazione da piombo in dosi non immediatamente letali, verosimilmente condizioni più vicine a casistiche reali. Il programma di ricerca del 2009 intenderà inoltre indagare la possibilità dell’utilizzo di un batterio estremofilo (Thermus thermophilus) per azioni di “bioremediation” di siti inquinati da piombo, e le cinetiche di rilascio di piombo da una batteria esausta in ambiente acquatico in funzione del cambiamento delle diverse variabili ambientali, ricreando in laboratorio degli ambienti acquatici rappresentativi di diverse condizioni riscontrabili in natura. - Audit svolto dalla società STC S.r.l. presso gli impianti di riciclo consorziati, al fine di individuare possibili sistemi di miglioramento in termini di efficienza energetica e di prestazioni ambientali. Dei sette impianti consorziati, quattro hanno risposto positivamente all’invito rivolto dal COBAT, ed i risultati ottenuti possono essere sintetizzati come segue. ECO-BAT S.p.A. di Paderno Dugnano: è stata compiuta un’analisi, attraverso un piano di prove sperimentali, sui forni rotativi, finalizzata all’ottimizzazione dei tempi di fusione della carica e conseguentemente dei consumi energetici di metano. Le analisi hanno dimostrato che con una gestione più razionale delle fasi di carica si riesce ad ottenere un risparmio energetico di circa il 10% dei consumi, con un risparmio atteso per il 2009 di circa 50.000 – 75.000 Nm3, corrispondenti a circa 100-150 tonnellate/anno in meno di CO2 in atmosfera. ECO-BAT S.p.A. di Marcianise: è stato preso in esame il sistema di aspirazione e trattamento fumi per una valutazione tecnico-economica volta all’installazione di inverter asserviti ai motori elettrici dell’impianto. Gli 246


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inverter sono stati installati durante il periodo di chiusura estiva, e dai primi mesi di esercizio le prime rilevazioni hanno fatto risultare un risparmio energetico di circa il 30%. Ciò corrisponde ad un risparmio energetico annuale di circa 210.000 kWh, ed un periodo di ammortamento dell’investimento pari a 3 anni. MECA S.p.A. di Lamezia Terme: è stato eseguito uno studio di fattibilità per introdurre nel ciclo produttivo un impianto di desolforazione delle polveri dei filtri, con il quale, a fronte di un investimento di circa 100.000 euro, si ottiene una riduzione del contenuto di zolfo inviato al forno nelle polveri metallifere di circa il 95%. Ciò consentirebbe di recuperare una quantità di piombo che attualmente viene perso nelle scorie pari a circa 150 tonnellate/anno, che con un valore del metallo a 1.000 euro/tonnellate significa un recupero economico di circa 150.000 euro/anno, investimento pertanto ammortizzabile già nel primo anno di esercizio dell’impianto. ECOLEAD S.p.A. di Torrecuso: sono state valutate alcune possibilità per una valorizzazione dell’acido solforico proveniente dalla fase di scassettamento delle batterie, che attualmente comporta unicamente dei costi per la sua neutralizzazione e successivo conferimento in discarica. La soluzione proposta è stata l’impiego di un impianto di filtrazione con speciali membrane che consentano di ottenere una prodotto con specifiche tali da poter essere commercialmente valorizzabile. Per il dimensionamento dell’impianto industriale di filtrazione e depurazione si dovrà prevedere una fase preventiva di test su impianto-pilota, al fine di ottimizzare il processo in termini di rapporto tra produttività e qualità della soluzione purificata. Tale fase non è stato possibile eseguirla nel 2008 a causa del fermo-impianto a cui è andato incontro lo stabilimento durante l’anno.

247


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STRUMENTI DI INCENTIVAZIONE E CONTROLLO

L’esigenza di garantire un elevato standard professionale nello svolgimento delle operazioni di raccolta, trasporto e riciclo delle batterie al piombo esauste ha rappresentato da sempre una delle principali preoccupazioni del COBAT. L’attenzione alla sicurezza ed agli aspetti ambientali è uno dei prerequisiti fondamentali per l’ammissione al Consorzio, incluso già nei primi bandi di gara per la realizzazione della rete di raccolta. A seguito della revisione dei contratti in essere con i raccoglitori compiuta nel corso del 2001, il COBAT ha introdotto un’importante modifica, che prevede il riconoscimento di un incentivo per il miglioramento complessivo del servizio reso sotto vari profili. Tra i vari interventi previsti, il nuovo accordo offre dei contributi per chi introduce nella propria azienda un sistema qualità e/o un sistema di gestione ambientale. Tale importante novità ha trovato una pronta risposta da parte dei raccoglitori incaricati: tra il 2001 ed il 2008 il numero di raccoglitori in possesso di una certificazione qualità secondo lo standard ISO 9001 è più che raddoppiato raggiungendo le 59 unità. Sono ben 62 le certificazioni ambientali al 31 dicembre 2008. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, la quasi totalità dei raccoglitori ha introdotto un sistema di gestione conforme allo standard ISO 14000, mentre 8 operatori hanno ottenuto la registrazione EMAS (Grafico 5).

GRAFICO 5 : Raccoglitori certificati qualità ed ambiente

70 60 50 40 30 20 10 0 2002 ISO 9001

2003 ISO 14001

2004

2005

2006

2007

2008

EMAS

Fonte: COBAT

248


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Ad oggi, come mostrato nella Tabella 21, il 66% degli impianti ha una certificazione ISO 9001 e ben l’83 % una certificazione ISO 14001. TABELLA 21:

Riciclatori certificati qualità ed ambiente (dati aggiornati al 2007) IMPIANTO

ISO 9001

ISO 14001

ECOBAT – Paderno Dugnano (MI)

1993

1998

ECOBAT – Marcianise (CE)

1994

1999

Piomboleghe – Brugherio (MI)

2000

2002

Meca – Lamezia Terme (CZ)

2000

2005

Esi – Pace del Mela (ME)

2001

Fonte: COBAT

Al fine di verificare il rispetto delle condizioni contrattuali, compresa la conformità alla normativa ambientale vigente, COBAT ha stabilito una procedura ed un piano per lo svolgimento periodico delle verifiche esterne sui consorziati da parte dei referenti territoriali del COBAT (Coordinatori).

249


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INTRODUZIONE

Il Rapporto che presentiamo in occasione della annuale Fiera di Rimini, è un contributo che ASSODEM vuole offrire alla valutazione delle capacità di riciclo del settore della demolizione dei veicoli a fine vita. Attraverso un censimento fra le imprese di autodemolizione, disposte su tutto il territorio nazionale, sono state raccolte circa 200 dichiarazioni MUD riferite agli anni 2007 e 2008. Questi impianti costituiscono approssimativamente 1/8 dei circa 1.600 centri di raccolta che complessivamente operano in Italia, tuttavia il loro peso specifico, come si evince dai dati esposti, è molto più significativo. I dati raccolti sono stati confrontati con quelli pubblicati dal PRA e relativi alle radiazioni per demolizione avvenute nell’anno di riferimento, per stimarne la consistenza statistica, rispetto al volume nazionale. Sono state eseguite anche delle analisi suddivise per macroregioni. In seguito, i dati sono stati utilizzati per verificare la performance operativa degli impianti, relativamente ai rifiuti prodotti dall’attività di demolizione veicoli, con analisi delle singole operazioni svolte (messa in sicurezza, promozione del riciclaggio, reimpiego e avvio a recupero). La quantità di materiale avviato a recupero è stata stimata e calcolata utilizzando la somma del peso dei veicoli avviati a demolizione, sottratti i pesi di materiali separati durante la messa in sicurezza e promozione del riciclaggio, nonché delle componenti avviate a reimpiego. Il risultato di tale calcolo costituisce la somma dei materiali avviati a successiva operazione di recupero (frantumazione) e pertanto è comprensivo del peso del cosiddetto “fluff”, che viene poi separato direttamente dal frantumatore. Non si è proceduto alla valutazione della percentuale del fluff separato a seguito della frantumazione, in quanto dato di competenza delle imprese che svolgono tale attività specifica. Complessivamente i dati relativi agli anni 2006 e 2007 si avvicinano ai risultati del TRIAL che la filiera del fine-vita delle auto ha effettuato nel 2008. Proprio i dati relativi all'anno 2008, benchè relativi ad un numero inferiore di imprese sono molto incoraggianti: si nota infatti un netto miglioramento relativamente ai materiali avviati a riciclo e reimpiegati (e di conseguenza una diminuzione dei materiali recuperati) a conferma dei risultati del TRIAL. Gli obiettivi della direttiva europea non risultano ancora centrati, ma questa è una situazione che è comune anche agli altri grandi Paesi europei; in Italia la sofferenza maggiore è data dall'assenza di mercati di sbocco per il vetro e la plastica, dal ritardo nell’emanazione del decreto per il recupero dei pneumatici previsto dall’art. 228 del D.Lgs. 152/2006 e dall’assenza di impianti per il recupero del “fluff” (o frazioni di questo) come combustibile. ANSELMO CALÒ Presidente ASSODEM

251


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PREMESSA METODOLOGICA

Il presente studio si basa sui dati raccolti da ECOEURO attraverso l’analisi dei MUD presentati dalle imprese di autodemolizione negli anni 2007 e 2008. Per l’indagine sono stati presi in considerazione 200 impianti per l’anno operativo 2006 e 209 impianti per i dati relativi all’anno 2007. Tali dati sono stati messi a confronto con i dati pubblicati dall’ACI, e relativi alle radiazioni per demolizione avvenute, per stimarne la consistenza statistica rispetto al volume nazionale. Dall’analisi dei dati, emerge che il campione statistico selezionato, sebbene rappresenti solo 1/8 (pari circa al 12,5%) del numero complessivo di impianti di autodemolizione presenti sul territorio nazionale, in realtà si riferisce al 29% (circa 416.000 su circa 1441.000 veicoli demoliti) per l’anno 2006, ed al 35% (circa 607.000 su circa 1.700.000 veicoli demoliti) per l’anno 2007. Questa valutazione consente di considerare attendibile il campione selezionato, relativamente al suo utilizzo come rappresentazione statistica delle performance operative nazionali. Si evidenzia che il PRA pubblica solo dati relativi al numero di radiazioni per demolizione registrate nell’anno, tale dato è stato moltiplicato per il peso medio di 950 chilogrammi per ogni veicolo, al fine di ottenere il dato ponderale complessivo. Nella Tabella 1 sono riportati i dati di gestione dei veicoli fuori uso espressi unicamente in forma percentuale e relativamente a numero e peso dei veicoli demoliti nelle macroregioni e sul territorio nazionale in entrambi gli anni di interesse, per un confronto più semplice.

TABELLA 1: Veicoli intercettati 2006-2007 2007 %N

PRA 2007

2006

% PESO

%N

% PESO

%N

PRA 2006 % PESO

%N

% PESO

Nord

43,13

41,83

100

100

31,54

31,54

100

100

Centro

35,88

34,37

100

100

35,14

35,14

100

100

Sud e Isole

28,08

27,32

100

100

19,74

19,74

100

100

TOTALE

35,75

34,50

100

100

28,81

28,81

100

100

Fonte: Elaborazioni ECOEURO su dati PRA

252


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Il Grafico 1 confronta le percentuali di veicoli intercettati dall’indagine nei due anni di riferimento (2006 e 2007), evidenziando come, a parità di veicoli intercettati, esse siano maggiori nell’anno 2007, rispetto al 2006. Questa differenza è dovuta al mercato delle demolizioni, incoraggiato nel 2007 da iniziative statali di ecoincentivo alla rottamazione per favorire il rinnovo del parco auto circolante nel Paese.

GRAFICO 1: Veicoli intercettati 2006-2007 (%)

50 43,13 35,88

40 31,54

35,75

35,143

28,81

28,08

30

19,74

20 10 0 Nord Dati MUD 2007

Centro

Sud e Isole

Totale

Dati MUD 2006

Fonte: Elaborazioni ECOEURO su dati PRA

253


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MESSA IN SICUREZZA

TABELLA 2:

In relazione alla messa in sicurezza dei veicoli vengono analizzati i dati relativi al peso dei materiali asportati dai veicoli durante le operazioni di messa in sicurezza che consistono nel prelievo di tutte le sostanze ed i componenti pericolosi presenti, per il loro successivo avvio ad operazioni di trattamento. I dati sono stati suddivisi in due gruppi: prelievo di fluidi (olio motore, olio del circuito idraulico, liquidi refrigeranti, carburante, etc.) e batterie. I dati percentuali esposti sono calcolati relativamente al peso complessivo dei veicoli trattati nell’anno di riferimento. Messa in sicurezza 2006 MESSA IN SICUREZZA LIQUIDI/FLUIDI

BATTERIE

TOTALE

KG

%

KG

%

KG

%

2.738.962,44

1,24

3.012.686,92

1,32

5.751.649,36

2,56

Centro

748.905,50

0,39

1.878.979,72

1,20

2.627.885,22

1,59

Sud e Isole

400.216,00

1,49

1.087.493,71

8,00

1.487.709,71

9,49

3.888.083,94

1,04

5.979.160,35

3,50

9.867.244,29

4,54

Nord

TOTALE Fonte: ECOEURO

TABELLA 3:

Messa in sicurezza 2007 MESSA IN SICUREZZA LIQUIDI/FLUIDI

BATTERIE

TOTALE

KG

%

KG

%

KG

%

Nord

1.594.399,24

0,69

2.639.284,53

1,06

4.233.683,77

1,75

Centro

1.188.544,59

0,77

4.045.412,92

2,34

5.233.957,51

3,11

776.916,06

1,01

1.832.296,64

4,38

2.609.212,70

5,39

3.559.859,89

0,80

8.516.994,09

2,43

12.076.853,98

3,23

Sud e Isole TOTALE Fonte: ECOEURO

Complessivamente, il peso dei fluidi ottenuti dalla messa in sicurezza dei veicoli è rimasto stabile negli anni di riferimento. Si osserva la forte diminuzione avvenuta al Nord Italia, contro il generale aumento del Centro ed un sensibile incremento registrato invece al Sud e nelle Isole. Per quanto riguarda la produzione di batterie, nel 2007 è diminuita al Nord, mentre è notevolmente aumentata al Sud e al Centro, segnando un significativo incremento sul totale nazionale. 254


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GRAFICO 2: Produzione complessiva di rifiuti da bonifica 2006-2007 (kg)

15.000.000 10.000.000 5.000.000 0

Nord

2006

Centro Sud e Isole

2007 2006

Totale Nazionale

2007

Nord

Centro

Sud e Isole

Totale Nazionale

4.233.683,77

5.233.957,51

2.609.212,70

12.076.853,98

5.751.649,36

2.627.885,22

1.487.709,71

9.867.244,29

Fonte: ECOEURO

I dati complessivi di rifiuti prodotti dalla messa in sicurezza dei veicoli confermano le riflessioni fatte a livello parziale: a livello nazionale sono aumentati i rifiuti prodotti, con un forte incremento al Centro e al Sud, bilanciato dalla diminuzione riscontrata al Nord.

GRAFICO 3: Produzione di liquidi da bonifica 2006-2007 (%) 1,6 1,4 1,2 1 0,8 0,6 0,4 0,2 0

Nord

2007 2006

Centro

Sud e Isole

Nord

Centro

Media Nazionale Sud e Isole

Media Nazionale

0,69%

0,77%

1,01%

0,80%

1,24%

0,39%

1,49%

1,04%

Fonte: ECOEURO

255


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GRAFICO 4: Produzione di batterie da bonifica 2006-2007 (%) 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Nord

2007 2006

Centro

Sud e Isole

Nord

Centro

Media Nazionale Sud e Isole

Media Nazionale

1,06%

2,34%

4,38%

2,43%

1,32%

1,20%

8,00%

3,50%

Fonte: ECOEURO

GRAFICO 5: Produzione di materiali da bonifica 2006-2007 (%)

10 8 6 4 2 0

Nord

2006

Centro Sud e Isole

Nord

2007 2006

Centro

Media Nazionale Sud e Isole

2007

Media Nazionale

1,75%

3,11%

5,39%

3,23%

2,56%

1,59%

9,49%

4,54%

Fonte: ECOEURO

256


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Considerando la percentuale del peso dei rifiuti prodotti dalla messa in sicurezza dei veicoli, rispetto al peso complessivo dei veicoli avviati a demolizione, i dati evidenziano risultati notevoli: • al Nord è stata prodotta una percentuale minore di rifiuti da messa in sicurezza (performance meno efficiente) nell’anno 2007; • al Centro, la produzione è stata invece maggiore (performance più efficiente); • al Sud il decremento di produzione è stato sorprendentemente elevato, con un dimezzamento dell’incidenza percentuale dei materiali ottenuti da messa in sicurezza, rispetto al complessivo del peso dei veicoli demoliti; • sul totale nazionale, si registra un decremento molto sensibile. Le Regioni del Nord Italia evidenziano quindi la performance peggiore, per quanto riguarda l’efficienza delle operazioni di messa in sicurezza dei veicoli.

PROMOZIONE DEL RICICLAGGIO

Nel presente paragrafo sono riportati i dati relativi ai materiali separati durante le operazioni di promozione del riciclaggio, che consistono nella separazione di componenti in plastica e vetro e degli pneumatici suscettibili di rigenerazione e riutilizzo in un diverso ciclo produttivo. Queste componenti vengono separate dal veicolo in demolizione ed affidate ad impianti di trattamento terzi, che provvederanno al loro riciclaggio. I dati sono suddivisi in quattro gruppi, rispettivamente relativi a: prelievo di gomme, separazione di componenti plastiche, separazione di componenti in vetro e totale dei materiali riciclabili. I dati percentuali esposti sono calcolati relativamente al peso complessivo dei veicoli trattati nell’anno di riferimento.

TABELLA 4: Riciclaggio dei materiali 2006 RICICLAGGIO PNEUMATICI

PLASTICA

VETRO

TOTALE

KG

%

KG

%

KG

%

KG

%

Nord

535.574,62

0,61

315.393,46

0,14

457.635,57

0,20

1.308.603,65

0,95

Centro

559.548,65

0,20

231.694,93

0,18

214.120,20

0,12

1.005.363,78

0,50

Sud e Isole

251.366,90

2,06

203.530,30

0,32

129.011,90

0,27

583.909,10

2,65

1.346.490,17

0,95

750.618,69

0,21

800.767,67

0,20

2.897.876,53

1,36

TOTALE Fonte: ECOEURO

257


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

TABELLA 5: Riciclaggio dei materiali 2007 RICICLAGGIO PNEUMATICI

PLASTICA

VETRO

TOTALE

KG

%

KG

%

KG

%

KG

%

Nord

1.224.410,92

0,51

710.645,12

0,28

653.825,21

0,25

2.588.881,25

1,04

Centro

1.160.983,77

0,57

481.652,42

0,31

408.789,74

0,25

2.051.425,93

1,13

Sud e Isole

1.133.772,30

1,99

743.330,89

0,55

508.473,30

0,53

2.385.576,49

3,07

TOTALE

3.519.166,99

1,02

1.935.628,43

0,38

1.571.088,25

0,34

7.025.883,67

1,74

Fonte: ECOEURO

GRAFICO 6: Produzione complessiva materiali derivanti da riciclaggio (kg)

8.000.000 6.000.000 4.000.000 2.000.000 0 Nord

2006

Centro Sud e Isole

Nord

2007 2006

Centro

Media Nazionale Sud e Isole

2007

Media Nazionale

2.588.881,25

2.051.425,93

2.385.576,46

7.025.883,67

1.308.603,65

1.005.363,78

583.909,10

2.897.876,53

Fonte: ECOEURO

A parte i dati di carattere quantitativo, che sono comunque da considerare relativamente al numero di veicoli trattati, i dati percentuali evidenziano un trend incoraggiante. Nell’anno 2007, per le tre categorie di materiali considerati (pneumatici, plastiche e vetri), il prelievo è stato percentualmente maggiore, rispetto a quanto avvenuto nel 2006, segnale di un aumento dell’attenzione nella separazione dei materiali in questa fase del ciclo operativo. La performance migliore si registra nel Centro Italia, con un incremento complessivo di quasi la metà (0,5% nel 2006 contro 1,1% nel 2007); nel Sud Italia si ha un incremento minore (pari a circa 0,4 %); nel Nord invece la performance è stata stabile nei due anni di riferimento. Complessivamente, sul territorio nazionale l’incremento registrato è circa 0,4%. 258


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

REIMPIEGO

TABELLA 6:

L’attività di reimpiego, esposta in questo paragrafo, consiste nel prelievo, durante le operazioni di trattamento del veicolo, delle parti e componenti che sono suscettibili di reimpiego come ricambi auto usati. Questa quota di materiale esce dalla filiera gestionale dei rifiuti e costituisce una quota dell’obiettivo di recupero dei materiali imposto dalla direttiva europea. In particolare si tratta di parti di autoveicoli che, essendo in buono stato di conservazione e avendo un certo valore di scambio (pur se usati e potendo essere venduti come pezzi di ricambio, ad esempio parti di carrozzeria o accessori di varia natura), vengono selezionati prima di avviare il veicolo alle attività di demolizione. In seguito, essi vengono conservati separatamente dal materiale considerato rifiuto e rimessi sul mercato. L’attività è svolta ordinariamente all’interno del ciclo operativo degli impianti di autodemolizione, in quanto costituisce parte integrante della gestione economica dell’impresa e vengono vendute al dettaglio a privati a ad imprese di autoriparazione. I dati percentuali esposti sono calcolati relativamente al peso complessivo dei veicoli trattati nell’anno di riferimento. Ogni rappresentazione grafica è accompagnata da una tabella dei dati esposti. Confronto percentuali di reimpiego 2006-2007 REIMPIEGO 2006 KG

2007 %

KG

%

Nord

13.696.390,62

7,71

24.680.959,85

8,83

Centro

17.873.221,44

12,79

25.955.336,93

13,85

5.018.299,90

6,54

7.212.318,84

5,48

36.587.911,96

9,01

57.848.615,62

9,39

Sud e Isole TOTALE Fonte: ECOEURO

GRAFICO 7: Componenti avviati a reimpiego - Confronto 2006-2007 (kg)

60.000.000 40.000.000 20.000.000 0

Nord

2006

Centro Sud e Isole

2007 2006 Fonte: ECOEURO

Totale

2007

Nord

Centro

Sud e Isole

Totale

24.680.959,58

25.955.336,93

7.212.318,84

57.848.615,62

13.696.390,62

17.873.221,44

5.018.299,90

36.587.911,96

259


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 8: Materiali avviati a reimpiego - Confronto 2006-2007 (%)

14 12 10 8 6 4 2 0 Nord

2007 2006

Centro

Sud e Isole

Nord

Centro

Sud e Isole

Media Nazionale

8,83%

13,85%

5,48%

9,39%

7,71%

12,79%

6,54%

9,01%

Media Nazionale

Fonte: ECOEURO

260


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

RECUPERO

A seguito delle operazioni di trattamento esposte nei paragrafi precedenti, le quote di materiale residuo vengono avviate a frantumazione. A questo punto del ciclo operativo, il veicolo privato delle componenti pericolose e dei fluidi (messa in sicurezza), una volta separate le parti in plastica, gomma e vetro (promozione del riciclaggio) e selezionate le componenti adatte al reimpiego, risulta ridotto ad una carcassa composta da materiali metallici ferrosi e non ferrosi, che tuttavia può ancora contenere alcune parti di materiale non metallico (ad es. guarnizioni, materiale elettrico, sedili, tappetini, ecc.). Le carcasse vengono quindi avviate a frantumazione, presso impianti che provvedono all’adeguamento volumetrico tramite operazioni di triturazione e vagliatura per la separazione delle componenti metalliche da quelle non metalliche (tramite vagli magnetici). I materiali che escono dagli impianti di frantumazione, possono essere in parte riciclati (metalli ferrosi e metalli non ferrosi) ed utilizzati - a seguito di ulteriori trattamenti - come materia prima seconda, ed in parte (la frazione cosiddetta fluff) destinati a smaltimento in discarica (per il fluff stanno nascendo impianti per il recupero energetico). Nella presente trattazione, si è considerata come quota ponderale del veicolo avviata a recupero la differenza tra il peso dei veicoli sottoposti a trattamento, e i pesi dei materiali separati durante le attività di messa in sicurezza, promozione del riciclaggio e reimpiego, secondo la seguente formula: RECUPERO = ∑ veicoli trattati - (∑ messa in sicurezza + ∑ riciclaggio + ∑ reimpiego) Il peso del materiale avviato a recupero è comprensivo della quota di fluff presente sulle carcasse inviate al frantumatore. Questa scelta è giustificata dal fatto che l’impianto di frantumazione che gestisce le carcasse derivanti dalla demolizione può fornire dati più attendibili e/o una stima più verosimile della percentuale di fluff ottenuto, rispetto al peso complessivo delle carcasse trattate. In Tabella 7 sono riportati i dati numerici relativi alla produzione di materiali recuperabili.

TABELLA 7:

Confronto percentuali di recupero 2006-2007

RECUPERO 2006 KG

2007 %

KG

%

Nord

129.586.212,37

88,78

207.689.064,57

88,38

Centro

135.982.420,53

85,12

139.034.273,81

81,91

80.546.123,64

81,32

133.818.656,39

86,06

346.114.756,45

85,05

480.541.994,77

85,64

Sud e Isole TOTALE

Fonte: ECOEURO

261


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 9: Produzione materiali avviati a recupero (comprensivo di fluff) (kg)

500.000.000 400.000.000 300.000.000 200.000.000 100.000.000 0

Nord

2006

Centro Sud e Isole

2007 2006

Totale

2007

Nord

Centro

Sud e Isole

Totale

207.686.064,57

139.034.273,81

133.818.656,39

480.541.994,77

129.586.212,37

135.982.420,53

80.546.123,64

318.516.436,05

Fonte: ECOEURO

GRAFICO 10: Recupero - Confronto 2006-2007 (%) 90 88 86 84 82 80 78 76 Nord

2007 2006

Centro

Sud e Isole

Nord

Centro

Media Nazionale Sud e Isole

Media Nazionale

88,38%

81,91%

86,06%

85,64%

88,78%

85,12%

81,32%

85,05%

Fonte: ECOEURO

262


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Le percentuali di materiali complessivamente avviate a recupero sul territorio nazionale non hanno subito modificazioni sensibili (meno dell’1%), ma i dati parziali valutati sulle macroregioni geografiche portano a conclusioni contraddittorie: al Nord la performance è stata stabile, nei due anni di studio; al Centro Italia si evidenzia un decremento del 4%; al Sud si definisce invece un notevole aumento (oltre il 4%); sul totale nazionale si evidenzia una incremento vicino all’1%.

MATERIALI PRODOTTI

I dati che seguono mostrano la percentuale dei materiali prodotti dalla lavorazione dei veicoli fuori uso nelle varie aree geografiche e sull’intero territorio nazionale.

TABELLA 8: Materiali prodotti dalla lavorazione dei veicoli fuori uso 2006

LIQUIDI-FLUIDI

BATTERIE

GOMME

PLASTICA

VETRO

REIMPIEGO

RECUPERO

%

%

%

%

%

%

%

Nord

1,24

1,32

0,61

0,14

0,20

7,71

88,78

Centro

0,39

1,20

0,20

0,18

0,12

12,79

85,12

Sud e Isole

1,49

8,00

2,06

0,32

0,27

6,54

81,32

TOTALE

1,04

3,50

0,95

0,21

0,20

9,01

85,05

Fonte: ECOEURO

TABELLA 9: Materiali prodotti dalla lavorazione dei veicoli fuori uso 2007

LIQUIDI-FLUIDI

BATTERIE

GOMME

PLASTICA

VETRO

REIMPIEGO

RECUPERO

%

%

%

%

%

%

%

Nord

0,69

1,06

0,51

0,28

0,25

8,83

88,38

Centro

0,77

2,34

0,57

0,31

0,25

13,85

81,91

Sud e Isole

1,01

4,38

1,99

0,55

0,53

5,48

86,06

TOTALE

0,80

2,43

1,02

0,38

0,34

9,39

85,64

Fonte: ECOEURO

263


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 11: Prodotti ottenuti (media nazionale) - Confronto 2006-2007 (%)

9,01 9,39

10 8

3,50

6 1,04

4

0,95

2,43 1,02

0,80

0,20

0,21 0,38

0,34

2006

2 2007

0 Liquidi

Batterie

Gomme

Plastica

Vetro

Reimpiego

Fonte: ECOEURO

264


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

DATI MUD 2009

Attraverso un censimento relativamente ai dati MUD presentati nel 2009 in riferimento all’anno operativo 2008, presso 90 aziende disposte sul territorio nazionale, è possibile fare un parziale confronto dei dati percentuali relativi agli anni 2006-2007, limitatamente ai dati maggiormente paragonabili fra loro, a prescindere dal numero di imprese interessate.

TABELLA 10: Veicoli intercettati 2008 2008

DATI PRA 2008

N. VEICOLI

KG

MEDIA SINGOLA MACCHINA KG

Nord

93.330

88.663,206,00

950

21,17

21,17

Centro

58.060

55.157.131,03

950

13,75

Sud e Isole

32.066

30.463.035,00

950

183.456

174.283.372,03

950

REGIONE

TOTALE

KG

MEDIA SINGOLA MACCHINA KG

% N.

% PESO

440.786

418.746.700

950

100

100

13,75

422.363

401.244.850

950

100

100

6,77

6,77

473.722

450.035.900

950

100

100

13,90

13,90

1.336.871 1.270.027.450

950

100

100

% N.

% N. VEICOLI PESO

Fonte: Elaborazione ECOEURO su dati PRA

Nel 2008, il numero di veicoli avviati a demolizione è stato complessivamente pari a circa 1,3 milioni. Pertanto, la percentuale di veicoli intercettati dalla presente indagine, rispetto al totale, è pari a circa il 14% sul campione nazionale. Inoltre, la percentuale di veicoli oggetto dell’indagine è concentrata maggiormente nelle Regioni del Nord Italia.

265


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

MESSA IN SICUREZZA ANNI 2006-2008

TABELLA 11:

Nel presente paragrafo sono rappresentate le percentuali di produzione dei rifiuti prelevati durante la messa in sicurezza dei veicoli fuori uso, suddivise per aree geografiche.

Rifiuti ottenuti dalla messa in sicurezza del veicolo 2008 MESSA IN SICUREZZA LIQUIDI/FLUIDI KG

%

BATTERIE KG

TOTALE %

KG

%

Nord

653.301,65

0,83

1.045.990,76

1,48

1.699.292,41

2,31

Centro

315.142,86

0,61

827.049,98

2,08

1.142.192,84

2,69

82.897,02

0,54

246.090,45

1,94

328.987,47

2,48

1.051.341,53

0,66

2.119.131,19

1,83

3.170.472,72

2,49

Sud e Isole TOTALE Fonte: ECOEURO

Come è possibile notare, fra le zone geografiche di riferimento non vi sono evidenti fluttuazioni delle percentuali di produzione. Risulta inoltre appianata la notevole differenza, evidente nel 2006, fra il Sud Italia ed il resto del territorio. Il valore medio nazionale della percentuale di rifiuti prodotti dalla messa in sicurezza dei veicoli fuori uso, si attesta intorno al 2,49% (dato parziale, relativo al 45% circa delle imprese censite negli altri anni). Nel 2008, invece, la percentuale in peso del veicolo prelevato come materiale durante l’attività di messa in sicurezza risulta comunque sensibilmente diminuita rispetto agli anni precedenti.

266


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 12: Produzione di rifiuti da messa in sicurezza nel triennio 2006-2008 (%)

10 8 6 4 2 0

2008

Nord Centro

2007 Sud e Isole Media Nazionale Nord

2006 2007 2008

Centro

Sud e Isole

2006 Media Nazionale

2,56%

1,59%

9,49%

4,54%

1,75%

3,11%

5,39%

3,23%

2,31%

2,69%

2,48%

2,49%

Fonte: ECOEURO

267


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

RICICLAGGIO ANNI 2006-2008

I dati 2008 mostrano come la percentuale di materiali prelevati per la promozione del riciclaggio sia considerevolmente aumentata, rispetto ai due anni precedenti, con un incremento maggiore nel Nord Italia rispetto al resto del territorio. Il riciclaggio ha registrato un leggero aumento fra il 2006 e il 2007, mentre fra il 2007 e il 2008, la performance risulta notevolmente migliorata. In generale, sul territorio nazionale, la media della percentuale in peso del veicolo, che viene separata per l’invio dei materiali a successivo riciclaggio, pari all’1,36% nel 2006, si attesta al 1,74% nel 2007, fino ad arrivare al 4,63% nel 2008. Tale segnale deve essere interpretato in senso certamente incoraggiante dal punto di vista della performance operativa del sistema di smantellamento veicoli in Italia.

TABELLA 12: Promozione del riciclaggio 2008 RICICLAGGIO GOMME

PLASTICA

KG

%

Nord

1.700.653,83

3,40

Centro

1.025.643,75

Sud e Isole TOTALE

KG

VETRO

TOTALE

%

KG

%

KG

%

78.060,37

2,00

553.632,98

1,25

2.332.347,18

6,65

1,79

581.384,05

1,30

292.472,40

0,25

1.899.500,20

3,34

345.040,80

2,96

230.373,80

0,78

89.302,00

0,15

664.716,60

3,89

3.071.338,38

2,72

889.818,22

1,36

935.407,38

0,55

4.896.563,98

4,63

Fonte: ECOEURO

268


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 13: Produzione di pneumatici nel triennio 2006-2008 (%) 4 3 2 1 0 2008

Nord Centro

2007 Sud e Isole Media Nazionale Nord

2006 2007 2008

Centro

0,61%

0,20%

Sud e Isole

2006

Media Nazionale

2,06%

0,95%

0,51%

0,57%

1,99%

1,02%

3,40%

1,79%

2,96%

2,72%

Fonte: ECOEURO

GRAFICO 14: Produzione di plastica nel triennio 2006-2008 (%) 2 1,5 1 0,5 0 2008

Nord Centro

2007 Sud e Isole Media Nazionale Nord

2006 2007 2008

0,14%

Centro 0,18%

Sud e Isole 0,32%

2006

Media Nazionale 0,21%

0,28%

0,31%

0,55%

0,38%

2,00%

1,30%

0,78%

1,36%

Fonte: ECOEURO

269


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 15: Produzione di vetro nel triennio 2006-2008 (%) 1,5 1 0,5 0 2008

Nord Centro

2007 Sud e Isole 2006

Media Nazionale Nord

2006 2007 2008

Centro

0,20%

Sud e Isole

0,12%

Media Nazionale

0,27%

0,20%

0,25%

0,25%

0,53%

0,34%

1,25%

0,25%

0,15%

0,55%

Fonte: ECOEURO

GRAFICO 16: Riciclaggio nel triennio 2006-2008 (%) 8 6 4 2 0 2008

Nord Centro

2007 Sud e Isole Media Nazionale Nord

2006 2007 2008

Centro

Sud e Isole

2006

Media Nazionale

0,95%

0,50%

2,65%

1,36%

1,04%

1,13%

3,07%

1,74%

6,65%

3,34%

3,89%

4,63%

Fonte: ECOEURO

270


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

REIMPIEGO ANNI 2006-2008 TABELLA 13:

L’attività di prelievo di componenti per il successivo avvio a reimpiego, costituisce un’attività considerevolmente importante per l’impresa di autodemolizione, anche dal punto di vista economico. Percentuale di reimpiego nel 2008 REIMPIEGO KG

%

Nord

9.860.080,01

11,10

Centro

7.208.649,75

14,66

Sud e Isole

12.753.081,90

17,18

TOTALE

29.821.811,66

14,31

Fonte: ECOEURO

Il seguente grafico rappresenta i dati di confronto fra le porzioni in peso prelevate dal veicolo per l’avvio a reimpiego, sensibilmente aumentati nel 2008. GRAFICO 17: Reimpiego nel triennio 2006-2008 20 15 10 5 0 2008

Nord Centro

2007 Sud e Isole Media Nazionale

2006 2007 2008

Sud e Isole

2006

Nord

Centro

Media Nazionale

7,71%

12,79%

6,54%

9,01%

8,83%

13,85%

5,48%

9,39%

11,10%

14,66%

17,18%

14,31%

Fonte: ECOEURO

L’aumento più evidente si registra nel Sud Italia, dove si passa dal 6,34% del 2006, al 5,48% del 2007 e al 17,18% del 2008. Anche a livello nazionale l’incremento è molto sensibile: 9,01% nel 2006, 9,39% nel 2007, fino al 14,31% nel 2008. 271


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

RECUPERO ANNI 2006-2008

TABELLA 14:

I dati relativi alla percentuale di materiali destinati al recupero corrispondono alla differenza fra il complessivo in peso di veicoli trattati e la somma dei materiali separati durante le altre fasi operative (messa in sicurezza, promozione del riciclaggio e avvio a reimpiego delle componenti). Per questo motivo, il peso di questo materiale comprende anche il cosiddetto “fluff”, ossia la porzione di materiali non metallici che restano comunque inclusi nella carcassa avviata a frantumazione (guarnizioni, materiale elettrico o altre componenti). Percentuale di recupero 2008 RECUPERO KG

%

Nord

74.068.943,03

79,94

Centro

44.906.788,24

79,31

Sud e Isole

16.716.249,03

76,45

135.691.980,30

78,57

TOTALE Fonte: ECOEURO

GRAFICO 18: Recupero nel triennio 2006-2008 (%)

90 85 80 75 70 2008

Nord Centro

2007 Sud e Isole Media Nazionale

2006 2007 2008

2006

Nord

Centro

Sud e Isole

Media Nazionale

88,78%

85,12%

81,32%

85,05%

88,38%

81,91%

86,06%

85,64%

79,94%

79,31%

76,45%

78,57%

Fonte: ECOEURO

272


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Essendo migliorate le prestazioni delle attività che precedono l’invio a frantumazione della carcassa il peso del materiale avviato a successivo recupero è sensibilmente diminuito. Tale diminuzione interessa tutte le aree geografiche, con un massimo realizzato al Nord nel 2006 (88,8%) ed un minimo registrato al Sud nel 2008 (76,5%). A livello nazionale si è registrato un lieve aumento della percentuale di recupero fra il 2006 e il 2007, ed un sensibile decremento, pari a circa 7 punti percentuali, fra il 2007 e il 2008.

MATERIALI PRODOTTI NELL’ANNO 2008 GRAFICO 19:

Il Grafico 19 può essere utilizzato per la rappresentazione puntuale della performance operativa nazionale.

Materiali prodotti nel 2008

Liquidi Batterie Gomme Plastica Vetro Reimpiego Recupero

0,66%

1,83% 2,72% 1,36% 0,55%

14,31% 78,57% Fonte: ECOEURO

273


VEICOLI FUORI USO EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

PERFORMANCE ANNI 2006-2008

Nel Grafico 20 sono rappresentate le percentuali di produzione dei vari materiali a confronto fra i tre anni di riferimento presi in analisi.

GRAFICO 20: Materiali ottenuti - Media nazionale (%) 14,31

15 9,39 9,01

10 0,66 0,80

5 1,04

2,72

1,83

1,36

2,43 1,02

3,50 0,95

0,34

0,38 0,21

0,55

0,20

2008 2007

0

2006 Liquidi

Batterie

Gomme

Plastica

Vetro

Reimpiego

Fonte: ECOEURO

274


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

INTRODUZIONE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Il settore del recupero dei RAEE ha vissuto con grande tensione il cambiamento del sistema di gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici per la radicale modifica dei rapporti commerciali, che ha imposto a molti operatori di scommettere sul futuro e sulle richieste del nuovo mercato. L’attuale situazione vede il settore ancora in mezzo al guado in quanto se da una parte iniziative sono state avviate da alcune delle organizzazioni coinvolte nella filiera, dall’altra vi è ancora la quasi totale inerzia delle istituzioni nell’attuare il contesto delineato dal D.Lgs. 151/05, che aveva previsto una serie di provvedimenti normativi per mettere a regime il nuovo sistema delineato dal decreto legislativo, attuativo della relativa Direttiva comunitaria 2002/96/CE. Quindi, fermo restando un apprezzamento per alcuni importanti iniziative attuate, come l’Accordo tra il Centro di Coordinamento (CdC) RAEE e ASSORAEE, sottoscritto successivamente anche da altre associazioni dei recuperatori, che fissa standard minimi di gestione dei RAEE, e l’Accordo tra ANCI e CdC RAEE per il ritiro dei RAEE dai centri di raccolta (CdR) comunali, non può non essere stigmatizzata la sostanziale immobilità del legislatore, che non permette il vero decollo del nuovo sistema a partire dall’importante ed essenziale fase di raccolta. Infatti ad oggi, dopo ben quattro anni dall’operatività del D.lgs. 151/05 e preannunciate imminenti emanazioni di provvedimenti attuativi, non sono stati approvati e pubblicati importanti ed essenziali decreti per permettere al nuovo sistema dei RAEE italiano di posizionarsi su livelli degni di confronto europeo, condizione che ha certamente costituito uno degli ostacoli principali al raggiungimento dei livelli minimi di raccolta fissati dalla direttiva e dalla norma nazionale, di 4 kg/ab/anno al 31 dicembre 2008. Basta al riguardo ricordare che: • non è ancora stato pubblicato il decreto sul ritiro 1 contro 1 da parte della distribuzione, la cui “imminenza” è divenuta ormai un miraggio, mentre il provvedimento risulta essenziale per incrementare sensibilmente la raccolta dei RAEE domestici; • non sono ancora stati definiti, neanche sotto forma di linea guida, i criteri per l’assimilazione di taluni RAEE di origine professionale ai RAEE domestici, necessari per individuare responsabilità e circuiti operativi di riferimento (domestico- professionale); • si è rischiato il vuoto normativo sul tema della regolamentazione dei “centri di raccolta” con il ritiro del relativo decreto e la recente riapprovazione, condizione che ha portato ad un ritardo nella pubblicazione del bando per il finanziamento di nuovi CdR RAEE e per l’adeguamento degli esistenti, previsto nell’Accordo ANCI-CdC RAEE, e quindi a ulteriori ritardi nell’incremento delle raccolte dei RAEE da nuclei domestici; • molti Comuni non hanno ancora attivato la raccolta separata dei RAEE ed altri continuano tranquillamente a smaltire i RAEE a proprio carico, probabilmente in impianti che non sono accreditati presso il CdC RAEE, e facendo ricadere un doppio onere sui loro cittadini che, in quanto consumatori, finanziano già il sistema all’atto dell’acquisto di AEE nuove; 276


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

• non si ha notizia del rispetto, da parte dei produttori di AEE, di quanto stabilito dall’art. 13, comma 3, in merito alla comunicazione relativa all’eventuale contenuto e collocazione delle sostanze pericolose all’interno delle AEE da loro prodotte e neppure delle sanzioni connesse a tale mancata comunicazione. Tutto ciò solo per fare alcuni esempi. Tuttavia, in questo non soddisfacente quadro dovuto principalmente alla latitanza del legislatore, sulla base delle iniziative di CdC, ANCI e ASSORAEE, sono stati definiti come sopra accennato alcuni importanti riferimenti regolatori: • l’Accordo fra il CdC RAEE e le associazioni dei recuperatori, che vede come promotore e primo firmatario ASSORAEE, finalizzato a perseguire un livello minimo garantito di qualità di trattamento fra le varie imprese di recupero, è in applicazione ed è previsto che sarà a pieno regime a partire dal 30 settembre 2009, con il completamento degli audit di accreditamento. Va in proposito evidenziata l’importanza dell’Accordo, che di fatto mira a sostituire la procedura di iscrizione all’Albo gestori ai sensi dell’art. 8, comma 12, del D.Lgs. 151/05, la quale rappresenta essenzialmente una duplicazione burocratica rispetto alla fondamentale esigenza di una più corretta e confrontabile condizione di mercato. Tale Accordo, che prevede non solo un riferimento omogeneo di gestione, ma anche la certificazione dell’attività di recupero effettuata da un verificatore terzo ed il successivo accreditamento al CdC RAEE delle aziende di trattamento dei RAEE domestici, una volta a regime porrà nelle stesse condizioni tutti i Sistemi consortili a competere sulla base dei medesimi standard ambientali di trattamento. • ANCI e CdC RAEE hanno concluso l’Accordo sulle condizioni di ritiro dei RAEE da parte dei singoli Sistemi consortili, secondo la specifiche quote di partecipazione al sistema. In tal senso va riconosciuto l’impegno delle parti firmatarie ad avviare le nuove condizioni di raccolta, anche in assenza, come detto, di provvedimenti essenziali per regolare il flusso di raccolta dei RAEE domestici. In proposito, non può non essere evidenziata la carenza di un analogo impegno del settore della distribuzione, considerato peraltro che la direttiva e il provvedimento nazionale si basano su una gestione condivisa del nuovo sistema. • L’operatività del Comitato di indirizzo, di cui ASSORAEE è componente, ha iniziato a muovere i primi passi con la recente formalizzazione di un documento riassuntivo delle priorità del sistema di riferimento e delle relative iniziative da porre in essere per superare le criticità presenti nella filiera. L’importanza del Comitato e del ruolo svolto è connessa alla rappresentatività dell’organismo, unica modalità di intervento istituzionalizzato per la maggior parte dei soggetti economici della filiera RAEE. Il “sistema RAEE” è oggi presidiato da 15 Sistemi collettivi di dimensioni assolutamente non omogenee e con approcci commerciali ed industriali diversi l’uno dall’altro. Questo fatto, che potrebbe essere salutato come un vantaggio competitivo, in 277


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

realtà induce alcune distorsioni che potrebbero, alla lunga, generare difficoltà per l’intero sistema. Convivono nel CdC sistemi consortili di dimensioni rilevanti (fino al 75-80% del mercato per i raggruppamenti oggetto dell’attività) e sistemi consortili con percentuali di mercato che non raggiungono il 10%. Tutto ciò comporta per i recuperatori, nel primo caso e per alcune tipologie di RAEE, la concentrazione della richiesta del servizio pressoché in un unico Sistema collettivo, attento agli aspetti qualitativi del recupero; nell’altro, una politica commerciale di nicchia, molto aggressiva sul piano economico e spesso “distratta” sul piano qualitativo. Si deve, inoltre, registrare la volontà dichiarata da qualche Sistema collettivo di svolgere direttamente le attività industriali di recupero, con un evidente assunzione di doppio ruolo di regolatore e operatore, o controllante e controllato, che stride con qualsiasi concetto stesso di “mercato”. In questo contesto vi è una sola scelta: continuare a fare ciò che una Associazione come ASSORAEE deve fare e ha fatto: segnalare, proporre, sollecitare, promuovere alleanze, e anche, ove occorra, denunciare alla pubblica opinione e agli organismi preposti le esigenze non solo del comparto, ma anche di un sistema che ha bisogno di crescere correttamente nell’interesse di tutte parti coinvolte. GABRIELE CANÈ Presidente ASSORAEE

278


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

IL SETTORE DELLE APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Con l'entrata in vigore del D.Lgs. 151/05, di attuazione delle Direttive comunitarie 2002/95/CE, 2002/96/CE e 2003/108/CE, in Italia è stato introdotto un nuovo sistema, che ha previsto nuove responsabilità a carico dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, e nuove modalità operative per quanto concerne le varie fasi della filiera di gestione dei RAEE prodotti relative alla loro raccolta, trattamento, recupero. Tali responsabilità di fatto si sono rese applicabili solo dopo la definizione di alcune disposizioni attuative essenziali che hanno permesso un avvio graduale dei nuovi oneri. La normativa sui RAEE coinvolge uno dei settori principali dell'economia nazionale. Ad oggi sono 11.000 le aziende in Italia che producono apparecchiature elettriche ed elettroniche, con un fatturato annuo di 32 miliardi di euro e con 212.000 addetti. I consumi nei principali mercati dei beni durevoli 22 elettr. bruni

18 var. media annua 2007-2008 (consumi reali)

GRAFICO 1:

fotografie

14 10

informatica telefonia

6

elettr. piccoli

2

elettr. bianchi mobili

bricolage

-2

mobilità

-6 0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

livello spesa pro capite 2007 (euro)

Fonte: FINDOMESTIC

L’industria delle apparecchiature elettriche ed elettroniche è caratterizzata dalla produzione di una vasta tipologia di prodotti in crescita costante, specie in alcuni settori, come quello dell’informatica e degli audiovisi.

279


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

TABELLA 1:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Il mercato degli elettrodomestici bianchi - Consistenze (milioni di Euro) VALORE 2007

VALORE 2008

VALORE 2009

3.137

3.123

3.174

Fonte: FINDOMESTIC

TABELLA 2:

Il mercato degli elettrodomestici bianchi (%) VOLUMI

PREZZI

VALORE

2007

6,1

2,2

8,5

2008

-2,2

1,8

-0,4

2009

-0,4

2,0

1,7

Fonte: FINDOMESTIC

GRAFICO 2: Il mercato degli elettrodomestici bianchi - L’andamento dei volumi di vendita e dei prezzi 140

130 -2,2%

120

110 +1,8%

100

90

2001

2002

indice dei volumi

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

indice dei prezzi

Fonte: FINDOMESTIC

I grandi elettrodomestici (come frigoriferi, congelatori, lavatrici ecc.) costituiscono la parte preponderante (40% circa) del totale dei prodotti utilizzati, seguono poi le apparecchiature per ufficio (soprattutto apparecchiature informatiche), le apparecchiature da illuminazione e il materiale audiovisivo. 280


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 3: Il mercato degli elettrodomestici piccoli - L’andamento dei volumi di vendita e dei prezzi 160

+2,0%

150 140 130 120 110 100

+1,0%

90 80

2001

2002

indice dei volumi

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

indice dei prezzi

Fonte: FINDOMESTIC

TABELLA 3:

Il mercato degli elettrodomestici bruni - Consistenze (milioni di Euro) VALORE 2007

VALORE 2008

VALORE 2009

4.329

4.040

3.780

Fonte: FINDOMESTIC

TABELLA 4:

Il mercato degli elettrodomestici bruni (%) VOLUMI

PREZZI

VALORE

2007

24,8

-21,0

-1,5

2008

11,5

-16,3

-6,7

2009

3,4

-9,5

-6,4

Fonte: FINDOMESTIC

281


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 4: Il mercato degli elettrodomestici bruni - L’andamento dei volumi di vendita e dei prezzi

700

+11,5%

600 500 400 300 200 100 0

-16,3%

2001

2002

indice dei volumi

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

indice dei prezzi

Fonte: FINDOMESTIC

Nel 2008, con l’avvio operativo del nuovo sistema di raccolta e recupero dei RAEE, i produttori di AEE hanno dato vita ad una serie di Sistemi collettivi, operanti su tutto il territorio nazionale, alcuni dei quali specifici per tipologia di prodotti/rifiuti, ma per la maggior parte trasversali a tutti i RAEE. I Sistemi collettivi attualmente attivi in Italia nel settore dei RAEE domestici sono 15.

282


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Sistemi collettivi aderenti al Centro di Coordinamento RAEE Via Pianezza, 123 - 10151 Torino Tel 011.4513262 - Fax 011.4513287 info@apiraee.it - www.apiraee.it

Via F.lli Kennedy, 1 - 10048 Vinovo (TO) Tel 011.9935662 - Fax 011.9935691 ccr-reweee@ccritalia.it - www.reweee.com

Viale Oberdan, snc - 61034 Fossombrone (PU) Tel 0721.749245 - Fax 0721.746490 italia@dataserv-italia.it - www.dataserv-group.com

Corso Italia, 39 - 21047 Saronno (VA) Tel 02.92274600 - Fax 02.92274601 info@ecodom.it - www.ecodom.it

Viale Misurata, 32 - 20146 Milano Tel 02.4236863 - Fax 02.4895275 ecoelit@ecoelit.it - www.ecoelit.it

Via Irno Loc Tardone, Snc - 84098 Pontecagnano (SA) Tel 02.45076135 - Fax 02.45550206 info@ecoem.it - www.ecoem.it

Via Traiano, 7 - 20149 Milano Tel 02.37052936/7 - Fax 02.37052935 ecolamp@ecolamp.it - www.ecolamp.it

Via Monte Rosa, 96 - 20149 Milano Tel 02.33600732 - Fax 023315870 segreteria@ecolightitaly.it - www.ecoligth.it

283


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Via Gattamelata, 34 - 20149 Milano Tel 02.34532149 - Fax 02.34533045 info@ecoped.org - www.ecoped.org

Via M. Viganò de'Vizzi, 93/95 - 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel 02.6146401 - Fax 02.61291490 info@ecorit.it - www.ecorit.it

Via Monte Rosa 96 - 20149 Milano Tel 02.39198600 - Fax 02.700512679 segreteria@consorzioecosol.it - www.consorzioecosol.it

Viale Assunta, 101 - 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Tel 02.92147479 - Fax 02.92147917 italy@erp-recycling.org - www.erp-recycling.it

Via A. Moro, 10 - 25124 Brescia Tel 02.47950790 - Fax 02.45503700 info@raecycle.it - www.raecycle.it

Corso Sempione, 41 - 20145 Milano Tel 02.34594611 - Fax 02.34594626 info@consorzioremedia.it - www.consorzioremedia.it

Via Gattamelata, 34 - 20149 Milano Tel 02.34532149 – Fax 02.34533045 info@ridomus.org - www.ridomus.org

Fonte: CdC RAEE - Rapporto annuale 2008


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

LA RACCOLTA DEI RAEE DOMESTICI

TABELLA 5:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

In sintesi, il sistema di raccolta dei RAEE domestici, si impernia sui Centri di raccolta (CdR) Comunali che ricevono i RAEE dai cittadini e, allo stato attuale solo in alcuni casi, dalla distribuzione. Al fine di conferire i RAEE ai Sistemi consortili responsabili delle successive fasi di gestione, i Comuni o gestori delegati dei CdR devono convenzionarsi con il CdC RAEE in attuazione delle condizioni previste dall’Accordo ANCI-CdC RAEE. Il CdC, sulla base delle quote di mercato dei singoli Sistemi collettivi ripartisce tra gli stessi, a livello nazionale, assicurando omogenee condizioni sul territorio, le relative quote di gestione dei RAEE, assegnando dei CdR da servire. I singoli Sistemi collettivi provvedono al recupero dei Raee tramite operatori della logistica e gestori di impianti di trattamento (fatta eccezione, a quanto risulta per due piccoli Consorzi). La normativa prevede sia un obiettivo minimo di raccolta di 4 kg/ab/anno, che avrebbe dovuto essere raggiunto entro il 2008, sia degli obiettivi di riutilizzo, riciclaggio e recupero, articolati per categorie di RAEE. Il quantitativo totale di RAEE di provenienza urbana recuperati nell’anno 2002 è stato di 79.400 tonnellate, con una crescita continua negli anni che ha portato a 116.000 le tonnellate recuperate nel 2007. Raccolta differenziata di RAEE in Italia (ton) ANNO

RACCOLTA DIFFERENZIATA

2002

79.400

2003

67.000

2004

74.100

2005

102.000

2006

107.800

2007

116.193

2008

RACCOLTA MULTICONSORTILE

65.713

Fonte: ISPRA, Rapporto Rifiuti/Centro di Coordinamento RAEE

La potenzialità e la composizione dei RAEE raccoglibili è ancora difficile da stimare in quanto solo negli ultimi 2 anni, di fatto, è stato avviato il nuovo sistema di raccolta, ma certamente è da ritenere che possa essere di gran lunga maggiore se si realizzasse un omogeneo e efficace sistema di raccolta che veda coinvolta anche la distribuzione. Nel 2008, anno di avvio dell’operatività del nuovo sistema multiconsortile di gestione dei RAEE domestici, si è raggiunta una raccolta di 65.000 tonnellate in base ai dati rilevati dal Centro di Coordinamento. Al riguardo vale la pena citare un recente Studio ECODOM sulle potenzialità attese del nuovo sistema che stima in 258.000 tonnellate/anno il livello massimo di sviluppo per i soli elettrodomestici, di cui circa 100.000 tonnellate contenenti CFC o altri refrigeranti. Al fine di meglio comprendere la situazione al 2008 con l’avvio del nuovo sistema, confrontandolo con la situazione precedente, che vedeva la responsabilità dei Comuni per l’invio a trattamento dei RAEE, emerge quanto di seguito. 285


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

TABELLA 6:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Raccolta RAEE domestici (ton)

RACC. DIFF. RAEE 2007 Piemonte

7.282

RACC. MULTICONSORTILE RAEE 2008 7.744

V.D'Aosta

255

184

Lombardia

27.306

16.629

Trent A.A.

3.100

2.920

14.821

9.374

Friuli V.G.

4.552

2.986

Liguria

3.191

918

Veneto

E. Romag.

13.158

4.333

NORD

73.664

45.088

Toscana

11.734

4.791

Umbria

1.221

2.199

Marche

3.207

2.425

Lazio

2.747

3.107

CENTRO

18.909

12.522

Abruzzo

2.190

682

Molise

223

128

Campania

4.030

2.073

Puglia

4.086

1.107

811

210

Basilicata Calabria Sicilia Sardegna SUD ITALIA

949

714

6.376

629

4.954

2.552

23.620

8.095

116.193

65.705

Fonte: ISPRA

Fonte: CdC RAEE

Come si nota, la raccolta è concentrata soprattutto nelle Regioni del Nord, in particolare Lombardia, Veneto e Piemonte, e del Centro, in particolare Toscana ed Emilia Romagna. Queste 5 Regioni da sole realizzano più del 65% del totale nazionale. Il totale di RAEE recuperati nell’anno 2008 era composto per il 36% da apparecchiature refrigeranti, per il 27% da Tv e monitor, per il 20% dai grandi bianchi e per il 15% da apparecchi illuminanti.

286


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

GRAFICO 5:

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Ripartizione dei RAEE tra i cinque raggruppamenti 2008 R5 - sorgenti luminose

RA4 - PED CE ICT apparecchi illuminanti e altro 15,02%

0,32%

R1 - apparecchiature refrigeranti 36,58%

R3 - TV e monitor

R2 - grandi bianchi 20,60%

27,48%

Fonte: EUROSTAT

TABELLA 7:

Ripartizione dei RAEE raccolti tra i cinque raggruppamenti

RAGGRUPPAMENTO

%

2008 ton

2009 (gen/ago)

R1 apparecchiature refrigeranti

36,58

24.039

35.226

R2 Grandi Bianchi

20,60

13.535

27.998

R3 TV e monitor

27,48

18.058

32.803

R4 PED CE ICT apparecchi di illuminanti

15,02

9.868

19.012

R5 Sorgenti luminose Totale

0,32 100

21

378

65.713

115.417

Fonte: Centro di Coordinamento RAEE

Sui RAEE professionali, a differenza dei RAEE domestici, non si dispone ancora di dati aggregati e che possano dare un’immagine esaustiva del settore.

287


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

CRITICITÀ DEL SISTEMA E PRIME IPOTESI DI SOLUZIONE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

Ad oggi, si può dire che il sistema di raccolta separata e recupero dei RAEE sia stato avviato, ma rimangono, come emerge chiaramente dai dati sopraesposti, diversi aspetti da portare a regime, quali il completamento della rete di raccolta nazionale, oggi con gravi lacune specialmente in alcune aree del Sud del Paese per mancato convenzionamento dei CdR e l’emanazione dei decreti attuativi previsti dal D.Lgs. 151/05, ad iniziare da quello relativo al ritiro 1 contro 1 dalla distribuzione, essenziale per assicurare l’intercettazione di tutti i RAEE domestici prodotti. Per quanto riguarda la raccolta e il trasporto ai CdR da parte di distributori è necessario mettere a punto procedure semplificate, che pur assicurando l’esigenza di semplificazione, garantiscano la trasparenza e il controllo dei flussi ai fini del corretto conferimento dei RAEE. Azione propedeutica e fondamentale per definire più precisamente l’ampiezza e la consistenza della rete di raccolta potenzialmente attivabile dalla distribuzione e per porre in atto le eventuali iniziative necessarie per il suo sviluppo/miglioramento (anche in ordine al raggiungimento dell’obiettivo nazionale di raccolta) è l’effettuazione di una indagine relativa alla rete territoriale di raccolta garantita dalla distribuzione e dai centri di raccolta (CdR) comunali disponibili ad accettare i RAEE conferiti dalla distribuzione, che attualmente risulta attivata solo per alcuni CdR comunali. Nell’esperienza del primo anno del nuovo sistema di gestione dei RAEE si è assistito ad un apprezzato impegno di molte amministrazioni che ha comportato anche maggiori costi di gestione nella raccolta territoriale e nella gestione dei CdR. Ciò in particolare per: l’adeguamento dei servizi di raccolta territoriale dei RAEE anche per limitarne la cannibalizzazione ed evitarne il danneggiamento, l’adeguamento infrastrutturale, logistico e operativo dei CdR. E’ prevedibile l’aumento di tali oneri qualora venga assicurato l’accesso ai CdR da parte della distribuzione, che verrebbero però parzialmente compensati dalle previste incentivazioni di efficienza di raccolta definite dall’Accordo tra ANCI e CdC RAEE. In tale contesto vi è l’esigenza di evitare il verificarsi di impropri conferimenti di RAEE provenienti da attività economiche e quindi rifiuti speciali, se non pericolosi in alcuni casi, ai CdR comunali da parte degli operatori della distribuzione, considerata la carenza di una specifica regolamentazione. Altro aspetto riguarda il possibile conferimento di RAEE cannibalizzati a seguito di attività economiche che in futuro determinerebbe conflitti nei rapporti tra i gestori dei CdR, Sistemi consortili e recuperatori. Va perciò approfondito il concetto di assimilazione dei RAEE “analoghi” a quelli provenienti dai nuclei domestici, ai fini del conferimento ai CdR. Appare necessario, in altre parole, definire compiutamente le condizioni e i limiti entro cui i CdR comunali hanno l’obbligo di ricevere i RAEE domestici ritirati dalla distribuzione prodotti nel bacino di riferimento. Altrettanto, dovranno essere regolamentate le eventuali possibilità di conferimento diretto, di carichi utili, dalle aree di raccolta dei distributori verso gli impianti di trattamento, con condizioni organizzative analoghe a quelle dei centri di raccolta comunali. 288


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

In aggiunta, vanno rafforzate le azioni a favore dello sviluppo della raccolta dei RAEE attraverso il coinvolgimento dei produttori e distributori, in coordinamento con ANCI, in iniziative di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale e locale. Il sistema di gestione dei RAEE potrà decollare solo se per raccolta, riutilizzo, recupero e riciclaggio vi saranno obiettivi e finalità comuni e condivisi per tutti i vari attori della “filiera” della gestione dei RAEE e un concreto impegno anche nella informazione e comunicazione. Dette iniziative dovrebbero essere finalizzate, in particolare, ad assicurare il corretto conferimento, l’aumento della raccolta dei RAEE e la diminuzione delle anomalie, sia antecedente alla fase di raccolta, sia nei CdR. Per quanto riguarda il possibile riuso di AEE, valutate correttamente come ancora funzionanti, vanno chiarite le condizioni del ritiro, del ricondizionamento da parte dei distributori o di altri soggetti a ciò abilitati e delle responsabilità della re immissione nel mercato al fine di limitare iniziative in dumping rispetto alle regolari attività di gestione dei RAEE. Tali iniziative potrebbero infatti, qualora non svolte correttamente, risultare concorrenziali con il trattamento dei RAEE regolarmente effettuato, quando non addirittura dare luogo a traffici illeciti di RAEE. Per quanto riguarda gli obblighi degli impianti di trattamento, in particolare l’iscrizione nella sottocategoria Albo gestori (art. 8, comma 12, D.Lgs. 151/05), occorre superare la duplicazione amministrativa rispetto al sistema altrove previsto per la verifica e il controllo degli standard di trattamento degli stessi impianti. Questi ultimi, che generalmente operano in procedura autorizzativa ordinaria, sono infatti anche soggetti ad accreditamento secondo quanto previsto dall’Accordo sottoscritto tra le rappresentanze dei recuperatori e il CdC RAEE (v. paragrafo successivo). L’Accordo ha definito un sistema di qualificazione a seguito di verifiche ispettive da parte di auditor di enti terzi di certificazione, sulla base delle condizioni ivi definite. A tal fine esso reca uno standard tecnico che tiene conto anche dell’applicazione delle BAT e che deve fungere da riferimento per tutti i singoli sistemi consortili per la scelta, con regole di mercato, degli operatori del recupero. A tale riguardo, è importante prevedere condizioni affinchè l’Accordo sia effettivamente applicato e rispettato da tutti i Consorzi; anche per questo, è necessario dotare il Centro di coordinamento di poteri più incisivi nei confronti dei Consorzi stessi, che attualmente operano (per quanto riguarda i contratti con i fornitori) in maniera molto diversificata in particolare tra quelli grandi e quelli piccoli, ponendosi talvolta in contrasto con le regole di mercato e con i principi di trasparenza gestionale. Un rafforzamento del ruolo del CdC potrà anche fornire le necessarie risposte alle esigenze di interventi unitari ai fini della informazione e comunicazione, nazionale e locale per lo sviluppo delle RD. Anche per tali esigenze, risulterebbe opportuna una dimensione minima dei sistemi consortili ai fini dell’efficacia, efficienza ed economicità del sistema nel suo complesso.

289


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

Il settore del recupero attualmente si trova ancora nel mezzo di una fase di transizione, con contesti operativi e di mercato, caratterizzati da una lenta messa a regime del sistema e quindi una competitività ancora in via di bilanciamento, con pochi contratti di breve durata che non agevolano investimenti a lungo termine sopratutto in una condizione di lenta crescita delle quantità di RAEE da trattare. Per il futuro è fondamentale la possibilità di accesso ai dati rilevati dal Centro di Coordinamento, nonchè l’omogeneità e la confrontabilità degli stessi, per una effettiva e oggettiva valutazione dell’operatività e degli obiettivi raggiunti. È necessario inoltre che l’emanando decreto per la semplificazione dei RAEE domestici assicuri per i distributori la tracciabilità dei flussi e quindi la repressione dei traffici illeciti di RAEE. Per permettere la confrontabilità dei dati è altresì necessario che si stabiliscano modalità quanto più innovative per la reportistica degli impianti di trattamento nei rapporti con i Sistemi collettivi, e quindi il coinvolgimento di questi ultimi tramite il CdC e degli operatori del trattamento tramite le loro rappresentanze. Un passo avanti verso la ricerca di soluzioni ad alcuni dei problemi citati di interesse dei recuperatori è stato fatto con l’attivazione di un Tavolo di confronto tra ASSORAEE e il Centro di Coordinamento, che mira a superare alcune difficoltà operative e di interfaccia tra i vari soggetti coinvolti nel sistema. Non ultimo particolare attenzione va data all’iscrizione dei produttori di AEE al Registro dei produttori e al funzionamento di quest’ultimo. Risulta infatti urgente ed essenziale la messa a regime del Registro stesso affinché i dati raccolti possano dare un certo riferimento per il calcolo e l’attribuzione, da parte del Comitato di vigilanza e controllo, delle quote di mercato e di responsabilità finanziaria ai produttori di AEE e quindi ai rispettivi Sistemi collettivi delegati alla gestione del recupero dei RAEE.

290


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

L’ACCREDITAMENTO DEGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO DEI RAEE: LA MESSA A REGIME DELL’ACCORDO

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L’ITALIA DEL RECUPERO

Al fine di superare le criticità connesse alle difformità autorizzative a livello nazionale, come da tempo evidenziato da FISE nella gestione di tutti i rifiuti e con l'obiettivo di assicurare adeguati ed omogenei livelli di trattamento e qualificazione delle aziende del settore del recupero dei RAEE, il Centro di Coordinamento RAEE e ASSORAEE - nel rispetto di quanto previsto dal D.Lgs. 25 settembre 2007, n. 185 - hanno sottoscritto il 12 maggio 2008 un importante Accordo, successivamente sottoscritto da altre associazioni del settore: ASSOFERMET, ANCORAEE, APIRAEE, CNA, ASSOQUALIT e UNORAEE. In sintesi, l’Accordo regolamenta le condizioni gestionali minime dei RAEE in tutte le fasi operative, dal ritiro degli stessi dai CdR all’ottenimento delle materie prime secondarie o invio a smaltimento degli scarti. L'obiettivo viene perseguito tramite l'accreditamento delle Aziende del settore del trattamento dei RAEE (Aziende) presso il CdC conformemente alla Specifica tecnica allegata all'Accordo, in particolare, sulla base di un mirato audit condotto da certificatori terzi selezionati e convenzionati dal CdC, con conoscenza specifica del settore e dei processi di trattamento. L'esito positivo dell'audit, che richiede propedeuticamente il rispetto di tutti gli obblighi normativi previsti e delle condizioni tecniche stabilite dall’Accordo, è requisito essenziali per le aziende di trattamento RAEE ai fini dell'accreditamento da parte del CdC , nonché condizione per operare per i singoli Sistemi collettivi, che devono avvalersene in via obbligatoria. Per la messa a regime del sistema di accreditamento, il CdC ha convenzionato nove tra i principali enti di certificazione ai quali le aziende di recupero RAEE possono richiedere, a proprie spese, le visite di audit necessarie per l'accreditamento. Gli enti convenzionati sono: DNV, Dasa Rägister, IMQ, RINA, SGS, TÜV, Certiquality, Bureau Veritas e CSI Italia. Durante l’audit viene verificata la conformità delle modalità gestionali nelle varie fasi di movimentazione e trattamento alle condizioni tecniche riportate nell’Allegato tecnico all’Accordo che include anche le BAT (Best Available Techniques), ovvero le migliori tecniche disponibili per il trattamento dei RAEE. Gli enti di certificazione, unitamente al CdC ed alle associazioni dei recuperatori, con l'obiettivo di rendere il criterio di valutazione il più possibile oggettivo ed omogeneo, hanno stilato una check-list che definisce i requisiti minimi per essere accreditati presso il CdC. La check-list prevede per i raggruppamenti delle categorie di rifiuto R1, R2, R3 e R4 la possibilità di accreditamento anche per gli impianti che svolgono soltanto il processo di messa in sicurezza e affidano a terzi i processi di frantumazione delle carcasse (per i raggruppamenti R1, R2 e R4) oppure il trattamento dei tubi catodici (per il raggruppamento R3). Queste aziende possono essere accreditate solo nel caso in cui si avvalgano, per le restanti fasi del processo di trattamento, di impianti a loro volta accreditati presso il CdC. Tutti gli impianti che svolgono soltanto il processo di messa in sicurezza dei rifiuti dovranno fornire 291


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

preventivamente al CdC la lista dei fornitori a cui affidano i rifiuti per effettuare la fase conclusiva del trattamento. Sulla check list sono state definite due classi di requisiti: a. requisiti bloccanti: sono prerogative fondamentali per il superamento di una visita di audit e devono essere interamente soddisfatte per tutti i raggruppamenti e le fasi di processo per cui si vuole conseguire l'accreditamento (in totale 61 condizioni su 207); b. requisiti non bloccanti: sono caratteristiche/condizioni importanti: l'azienda deve soddisfarne almeno il 70% del totale indicato per ogni raggruppamento e per ogni fase del processo per cui si vuole conseguire l'accreditamento. Coloro che non abbiano superato la prima visita di audit hanno tre mesi di tempo per recuperare le non conformità rilevate, altrimenti dovranno ripetere integralmente la verifica di tutti i requisiti previsti dalla check-list. Il CdC, inoltre, ha organizzato per i verificatori terzi due sessioni formative direttamente presso moderni impianti di trattamento utilizzando mirati supporti didattici e avvalendosi di riconosciuti esperti in materia di trattamento dei RAEE per la docenza. Lo scopo del corso è stato quello di consentire agli auditor di disporre di tutte le informazioni e strumenti necessari per una valutazione accurata ed oggettiva della qualità del trattamento. Soltanto gli auditor che hanno partecipato con merito ai corsi organizzati dal CdC – ad oggi circa 40 esperti del ramo ambientale - sono stati accreditati a svolgere le visite ispettive presso gli impianti di trattamento. A partire dal 1 marzo 2009 le aziende interessate hanno avuto sette mesi per conseguire l'accreditamento al CdC e quindi per poter operare per conto dei singoli Sistemi collettivi. Il CdC ha provveduto costantemente alla pubblicazione sul proprio sito delle sole aziende che hanno superato l'audit e di cui pertanto i Sistemi collettivi potranno avvalersi. Si prevede che alla data del 1 ottobre 2009 gli impianti che avranno conseguito l’accreditamento al CdC saranno più di 30 per i raggruppamenti di R2 e R4, più di 20 per raggruppamenti R1 ed R3 ed una decina per il raggruppamento R5. A partire dal 1 ottobre 2009, i Sistemi collettivi potranno operare esclusivamente con le aziende accreditate dal CdC.

292


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

INDAGINE SUGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO DEI RAEE: ANALISI SU UN CAMPIONE FISE UNIRE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

FISE UNIRE ha condotto un’indagine su un campione di 19 impianti di trattamento RAEE. Gli impianti analizzati sono collocati al Nord (9), al Centro (7) e al Sud (3). Gli impianti hanno complessivamente una capacità di trattamento che supera le 300.000 tonnellate, suddivisa in tutte le tipologie di trattamento (R1: Freddo e clima; R2: Altri grandi bianchi; R3 Tv e Monitor; R4 IT e Consumer electronics, apparecchi di illuminazione (privati delle sorgenti luminose). PED e altro; R5 Sorgenti luminose). Nel 2008 il fatturato medio complessivo per impianto è stato di circa 180.000 euro.

TABELLA 8: Impianti di trattamento RAEE per Regione - Campione FISE UNIRE 2008

TIPOLOGIA DI TRATTAMENTO ZONA

POTENZA IMPIANTO ton/a

N. IMPIANTI GESTITI

R1

R2

R3

R4

R5

R1

R2

R3

R4

PIEMONTE

1

1

1

1

1

1

8.500

6.000

3.800

2.500

LOMBARDIA

5

2

2

4

4

3

15.000

14.200

50.462

42.026

1.600

123.288

VENETO

2

2

2

2

2

2

8.595

2.695

2.695

2.695

95

16.775

EMILIA ROMAGNA

1

1

1

1

1

1

19.000

13.000

12.000

12.000

2.000

58.000

TOTALE NORD

9

6

6

8

8

7

51.095

35.895

68.957

59.221

3.695

218.863

TOSCANA

1

1

1

1

1

1

4.600

1.000

200

MARCHE

1

1

1

1

1

1

LAZIO

5

2

2

3

3

2

7.000

7.200

TOTALE CENTRO

7

4

4

5

5

4

11.600

ABRUZZO

1

2

2

2

2

1

MOLISE

1

1

1

1

1

PUGLIA

1

1

1

1

TOTALE SUD

3

4

3

4

3

TOTALE ITALIA

19

14

13

17

16

R5

TOTALE 20.800

5.800

120

50

170

19.000

19.900

700

53.800

7.200

20.000

20.220

750

59.770

1.250

1.250

2.000

6.000

4.000

5.000

3.000

2

4.000

5.000

3.000

0

0

22.500

13

66.695

48.095

91.957

79.441

4.445

301.133

10.500

12.000

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

293


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

Complessivamente gli impianti del campione hanno trattato nel 2008 oltre 108.000 tonnellate di RAEE, con una crescita del 19% rispetto al 2007. I materiali recuperati, nel 2008, sono stati di oltre 80.000 tonnellate, con una crescita del 23% rispetto al 2007.

TABELLA 9: RAEE totali trattati per Regione 2007-2008 - Campione FISE UNIRE

TRATTATI 2007

TRATTATI 2008

RECUPERATI 2008

INCREMENTO 08 SU 07 %

6.700

8.800

31%

5.345

0%

LOMBARDIA

25.738

37.178

44%

20.407

24.469

20%

VENETO

21.891

21.808

0%

17.312

16.551

-4%

EMILIA ROMAGNA

12.166

14.500

19%

10.045

13.610

35%

TOTALE NORD

66.496

82.286

24%

47.764

59.975

26%

4.721

3.973

-16%

5.072

4.393

-13%

71

26

-64%

LAZIO

14.532

14.560

0%

10.582

11.825

12%

TOTALE CENTRO

19.324

18.559

-4%

15.654

16.218

4%

0

1.005

0%

0

1.963

0%

MOLISE

2.808

3.888

38%

PUGLIA

2.942

3.223

10%

2.305

2.440

6%

TOTALE SUD

5.750

8.116

41%

2.305

4.404

91%

91.570

108.961

19%

65.723

80.596

23%

PIEMONTE

TOSCANA MARCHE

ABRUZZO

TOTALE ITALIA

INCREMENTO 08 SU 07 %

RECUPERATI 2007

0%

0%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

294


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

GRAFICO 6:

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L’ITALIA DEL RECUPERO

RAEE trattati 2007-2008 (ton) 200.000 180.000 160.000 140.000 120.000 91.570

108.961

100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0

2007

2008

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

Nel primo trimestre del 2009, negli impianti sono stati trattati oltre 27.000 tonnellate di RAEE, con una crescita del 26%, rispetto al primo trimestre del 2008.

GRAFICO 7:

RAEE trattati 1° trimestre 2008 - 1° trimestre 2009 (ton) 30.000

27.171

25.000 19.944 20.000 15.000 10.000 5.000 0 I° trimestre 2008

I° trimestre 2009

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

295


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

Analizzando per raggruppamenti i RAEE trattati nel 2008, in termini di peso il raggruppamento R1- Freddo e clima, rappresenta il 47% del totale, il raggruppamento R2- Altri grandi bianchi, il raggruppamento R3 - Tv e Monitor il 31%, il raggruppamento R4 - IT e Consumer electronics, apparecchi di illuminazione (privati delle sorgenti luminose) e Ped l’11%, mentre R5 - Sorgenti luminose l’1%. GRAFICO 8:

RAEE trattati per raggruppamenti 2008 R4 - lt e consumer electronics, apparecchi di illuminazione (privati delle sorgenti luminose). Ped e altro 11%

R3 - TV e monitor

R5 - sorgenti luminose

1%

R1 - freddo e clima

47%

R2 - altri grandi bianchi

10%

31%

Fonte: Indagine Fise Unire 2009

Dal 2007 al 2008 cresce la quantità trattata per tutti i diversi raggruppamenti di RAEE. Il raggruppamento più importante R1 (freddo e clima) ha una crescita da 44.000 tonnellate a 51.000 tonnellate il gruppo R3 (tv e monitor) cresce da 32.000 a 34.000 tonnellate.

296


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 9: RAEE trattati per raggruppamenti 2007-2008 (ton) 60.000 51.072 50.000

44.120

40.000 32.491

34.172

30.000 20.000 8.186

10.000

12.229

11.142 6.483

287 0

R1 - freddo e clima

2007

R2 - altri grandi bianchi

R3 - TV e monitor

2008

1.590

R4 - lt e consumer electronics, R5 - sorgenti luminose apparecchi di illuminazione (privati delle sorgenti luminose). Ped e altro

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

Nel primo trimestre 2009, si ha una crescita ancora più forte rispetto al primo trimestre 2008. Il gruppo R1 cresce oltre il 130%, il gruppo R3 cresce oltre il 22%. GRAFICO 10: RAEE trattati per raggruppamenti 1° trimestre 2007 - 1° trimestre 2008 (ton) 25.000 19.608

20.000

15.000 8.549 10.000

8.329 6.824

5.000 2.161

2.993

1.968

3.427 208

0

R1 - freddo e clima

I° trimestre 2008

R2 - altri grandi bianchi I° trimestre 2009

R3 - TV e monitor

346

R4 - lt e consumer electronics, R5 - sorgenti luminose apparecchi di illuminazione (privati delle sorgenti luminose). Ped e altro

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

297


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

I materiali recuperati hanno superato nel 2008 le 80.000 tonnellate, contro le 65.000 tonnellate del 2007, con una crescita del 23%, superiore alla crescita dei materiali trattati nello stesso periodo, che è stata del 19%. Nel 2007 il rapporto tra materiali recuperati e materiali trattati è stato del 72%, nel 2008 lo stesso indice è cresciuto al 74% e indica un miglioramento del tasso di recupero nei processi di trattamento. GRAFICO 11:

Materiali recuperati da trattamento RAEE 2007-2008 (ton) 100.000 80.596 80.000 65.723 60.000

40.000

20.000

0

2007

2008

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

Nel confronto tra 1° trimestre 2009 e 2008, si registra una crescita del recupero del 22%, simile a quella registrata nel confronto tra l’anno 2008 e 2007. GRAFICO 12:

Materiali recuperati da trattamento RAEE 1° trimestre 2008 - 1° trimestre 2009 20.000

18.186 14.889

15.000

10.000

5.000

0

I° trimestre 2008

I° trimestre 2009

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

298


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

I metalli ferrosi rappresentano il 42% di tutti materiali recuperati e sono cresciuti dell’11% dal 2007 al 2008. Il vetro rappresenta il 16% dei materiali recuperati e ha registrato una crescita del 29% tra i due anni. Anche la plastica, che rappresenta il 13% dei materiali recuperati ha registrato una crescita del 29%. Molto forte è stata la crescita dei materiali non ferrosi (+59%).

TABELLA 10:

Tipologia materiali recuperati da RAEE 2007-2008 (ton) 2007

2008

INCREMENTO 08/07

plastica

8.147

10.580

29%

metalli ferrosi

29.643

32.916

11%

metalli non ferrosi

2.119

3.460

59%

vetro

9.963

12.957

29%

altri materiali recuperati

15.668

20.486

30%

totale

65.723

80.596

23%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

GRAFICO 13:

Distribuzione per materiale del totale recuperato dai RAEE 2008

altri materiali recuperati

vetro

25%

16%

13%

plastica

metalli ferrosi

metalli non ferrosi

42%

4%

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

299


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 14: Tipologia materiali recuperati dai RAEE 2007-2008 (ton)

35.000

32.916 29.643

30.000 25.000 20.386 20.000 15.668 15.000

12.857 10.480

10.000

9.963

8.147 3.360

5.000 0

2.119 plastica

metalli ferrosi

metalli non ferrosi

vetro

altri materiali recuperati

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

Nel confronto tra il 1° trimestre 2008 e quello 2009, si registra una forte crescita del recupero della plastica (+41%), del vetro (+32%) e dei metalli ferrosi e non ferrosi (+21%). TABELLA 11:

Tipologia materiali recuperati dai RAEE I° trimestre 2008 - I° semestre 2009 (ton)

1° TRIM.2008

1° TRIM.2008

INCREMENTO

plastica

1.903

2.685

41%

metalli ferrosi

6.521

7.876

21%

590

708

20%

vetro

2.397

3.176

32%

altri materiali recuperati

3.478

3.742

8%

metalli non ferrosi

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

300


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L’ITALIA DEL RECUPERO

GRAFICO 15: Tipologia materiali recuperati dai RAEE I° trimestre 2008 - I° semestre 2009 (ton)

9.000 7.876

8.000 7.000

6.520

6.000 5.000 3.742

4.000

3.176

2.685

3.000

3.477

2.397

1.903 2.000 590

1.000 0

plastica

I° trimestre 2008

metalli ferrosi

708

metalli non ferrosi

vetro

altri materiali recuperati

I° trimestre 2009

Fonte: Indagine FISE UNIRE 2009

301


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ELENCO AZIENDE RAEE CHE HANNO PARTECIPATO ALL’INDAGINE 2009 AMBIENTE 2000 COOP. SOCIALE Via Brasile, 2 - 61026 ROSETO DEGLI ABRUZZI (TE) Abruzzo info@ambiente2000.info - www.ambiente2000.info - Tel. 085/8931328 - Fax 085/8931328 AMIAT T.B.D. S.r.l. Via Brandizzo, 150 - 10088 VOLPIANO (TO) Piemonte info@tbdtorino.it - www.tbdtorino.it - Tel. 011/9954411 - Fax 011/9954415 ELETTRO RECYCLING S.r.l. Via Santa Maria in Campo, 2 - 20040 CAVENAGO DI BRIANZA (MI) Lombardia elettrorecycling@elettrorecycling.it - www.elettrorecycling.it - Tel. 02/95335374 - Fax 02/95335073 NIKE S.r.l. Via della Stazione di Pavona, snc - 00134 SANTA PALOMBA (RM) Lazio info@nikesrl.com - Tel. 06/71300062 - Fax 06/71302621 NUOVA ECOPOLIS S.r.l. Contrada Casellone - 74012 CRISPIANO (TA) Puglia info@ecopolis2000.com - www.ecopolis2000.com - Tel. 099/8110777 - Fax 099/8110787 ORIM S.p.a. Via D. Concordia, 65 - 62100 MACERATA (MC) Marche orim@orim.it - www.orim.it - Tel. 0733/283040 - Fax 0733/283045 R.P.S. AMBIENTE S.r.l. Via dell'Industria, 483 - 37050 ANGIARI (VR) Veneto rps@rpsambiente.it - www.mpambiente.it - Tel. 0442/660241 - Fax 0442/660241 RELIGHT S.r.l. Via Lainate, 98/100 - 20017 RHO (MI) Lombardia info@relightitalia.com - www.relightitalia.com - Tel. 02/93180737 - Fax 02/9303510 S.I.R.A. S.r.l. UNIPERSONALE Via IX Strada, 22 30030 FOSSO' (VE) Veneto info@sira-riciclare.it - www.sira-riciclare.it - Tel. 041/5170270 - Fax 041/4165411 SE.VAL. S.r.l. Via la Croce, 14 - 23823 COLICO (LC) Lombardia sevalecologia@tiscali.it - www.seval-impianti.it - Tel. 0341/941280 - Fax 0341/933221 SIAT S.r.l. Via Martorello, 13 - 25014 CASTENEDOLO (BS) Lombardia infosiat@siatambiente.it - www.siatambiente.it - Tel. 030/2733326 - Fax 030/2733329

302


APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE

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TRED CARPI S.r.l. Via Remesina Estera, 27/a - 41010 CARPI (MO) Emilia Romagna info@tredcarpi.it - www.tredcarpi.it - Tel. 059/669456 - Fax 059/654543 TRED LIVORNO S.p.a. Via delle Sorgenti, 452 - 57121 LIVORNO (LI) Toscana info@tredlivorno.it - Tel. 0586/425900 - Fax 0586/406224 TRED SUD S.r.l. Contrada Vicenne, snc - 86097 SESSANO DEL MOLISE (IS) Molise info@tredsud.it - www.tredsud.it - Tel. 0865/930050 - Fax 0865/930007 VALLONE S.r.l. Loc. Due Pini, snc - 01014 MONTALTO DI CASTRO (VT) Lazio www.vallone.it - Tel. 0766/879624 VALLONE S.r.l. Loc. Paduni, snc - 03012 ANAGNI (FR) Lazio www.vallone.it - Tel. 0775/768071

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ABITI USATI


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INTRODUZIONE

Il Consorzio CONAU nasce a luglio 2008 senza fini di lucro per iniziativa dei principali operatori del settore, al fine di affermare il ruolo concretamente svolto in materia di raccolta differenziata attraverso il recupero della frazione “tessile”, altrimenti destinata alla discarica. L’attività del CONAU è caratterizzata da un’importante finalità sociale legata alla possibilità di occupazione lavorativa per persone con disagi e/o svantaggi sociali; le raccolte infatti sono realizzate anche attraverso cooperative sociali onlus. Gli obiettivi del CONAU sono molteplici e riguardano, in particolar modo, la possibilità di assicurare, razionalizzare, organizzare, disciplinare e gestire la raccolta di abiti ed accessori usati provenienti dalla raccolta differenziata: condizione indispensabile per garantirne il recupero attraverso il riutilizzo ed il riciclo. L’intento principale è di incentivare il più possibile la raccolta differenziata di abiti e di accessori usati, con un parallelo aumento della trasparenza del ciclo di intervento degli operatori del settore ed un’informazione adeguata per gli utenti e per i consumatori di tali materiali riguardo i sistemi di raccolta e di riciclo disponibili. Per raggiungere i propri obiettivi il Consorzio si impegna ad attuare pienamente quanto previsto dal D.Lgs. 152/2006 e dalle altre norme primarie e secondarie direttamente o indirettamente attinenti; applicando inoltre un codice etico attraverso il proprio regolamento. CONAU cercherà di sensibilizzare i cittadini per implementare la raccolta differenziata di abiti e di accessori usati coinvolgendo le istituzioni nazionali e locali allo scopo di sollecitare maggiore attenzione ed adesione al servizio e di riuscire ad ottenere i dovuti riconoscimenti in ambito legislativo. Il Consorzio, nato da poco più di un anno, intende inoltre incrementare il numero degli iscritti tra gli operatori professionali del recupero, ed estendere la possibilità di adesione anche a coloro che producono o importano abbigliamento nuovo.

EDOARDO AMERINI Presidente CONAU

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IL QUADRO NORMATIVO

I rifiuti tessili di origine urbana sono regolamentati dalla normativa in materia di rifiuti, parte IV, del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. Ai fini della classificazione di indumenti usati, o più in generale frazione “tessile” da raccolta differenziata, sono attribuiti i seguenti codici CER: CER 200110 CER 200111

abbigliamento prodotti tessili

L’origine di rifiuto urbano colloca questa frazione sotto il diretto controllo del Comune e quindi del gestore del servizio che provvede alla raccolta direttamente o tramite soggetti convenzionati. Ai fini della raccolta e trasporto, sia in ambito urbano che per il conferimento ai successivi impianti di recupero, è quindi necessario che l’impresa di trasporto sia iscritta all’Albo Gestori Ambientali. Il recupero avviene presso impianti autorizzati, che possono operare con i seguenti titoli autorizzativi: - in procedura ordinaria (artt. 208-210, D.Lgs. 152/06) con atto autorizzativo rilasciato dall’Ente territoriale competente (Regione o Provincia) che fissa caso per caso le condizioni del processo di recupero; - in procedura semplificata a seguito di comunicazione per il recupero di rifiuti speciali non pericolosi destinati esclusivamente al recupero (artt. 214-216, D.Lgs. 152/06) e secondo le precise indicazioni riportate nel DM 5 febbraio 1998. In entrambi i casi si applicano gli obblighi generali relativi ai rifiuti stabiliti dal D.Lgs. 152/06, quali la tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti, l’emissione del formulario di trasporto e la denuncia annuale (MUD). La complessità del quadro normativo impone ai soggetti che vogliano intraprendere questa attività una professionalità e degli investimenti necessari al rispetto delle norme stesse; talvolta sono i singoli Comuni o Consorzi, creati appositamente per la gestione dei rifiuti, a gestire questo tipo di attività nelle singole realtà territoriali. Il CONAU, nato nel 2008, ha proprio lo scopo di valorizzare i soggetti che operano nel pieno rispetto delle normative, differenziandoli da quelli che operano ai margini dell’illegalità e che creano sacche di concorrenza sleale ad unico danno di quegli operatori che svolgono seriamente la propria attività nel pieno rispetto della normativa in materia. Va da sé che una illegalità tollerata produce al suo seguito ulteriori illegalità e pertanto sarà opportuno intraprendere azioni in collaborazione con altre Associazioni, al fine di garantire da una parte il cittadino e dall’altra le aziende che operano in questo settore in modo professionale. Import-export La tipologia di rifiuto in esame ricade nel Regolamento CE 1013/2006 del 14 giugno 2006, ed è individuata nella lista verde alla voce “B3030 rifiuti tessili”. 306


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LA PRODUZIONE NAZIONALE DI ABITI DISMESSI DI ORIGINE URBANA

Quattro chili pro capite è quanto ognuno di noi in Italia dismette ogni anno in abiti usati ed accessori siano essi scarpe o tessili usati nelle abitazioni domestiche (tende, tovaglie, coperte, etc.). Se proiettiamo il dato in ambito nazionale, in Italia annualmente dismettiamo circa 240.000 tonnellate di abiti usati ed accessori, che per dare una idea più chiara corrispondono, in volume a 16.000 tir (più di 40 camion al giorno!). È chiaro che, ad oggi, non siamo ancora in grado di intercettare l’intero quantitativo di indumenti, anche se, in particolare nella zona del Nord Italia, si sono registrati interessanti risultati, come nel seguito riportato. È evidente che tutta questa mole di materiale non può essere distribuita, per intero, a quello strato di popolazione che versa in stato di povertà; in primis, perché manca una domanda in tal senso e poi perché solo una minima parte di quanto si raccoglie potrebbe essere donato: si stima non più del 10%, la restante parte è comunque riutilizzabile o trasformata in materia prima. Per queste ragioni, da tempo, le Associazioni caritative vendono a ditte specializzate nel riciclaggio di questi materiali quanto in esubero traendone un beneficio economico, utile per la realizzazione dei loro progetti.

I SOGGETTI COINVOLTI NELLA RACCOLTA

Sono tre, di norma, i soggetti che sono coinvolti nella raccolta degli abiti usati. Il soggetto principale è l’ente evidenziato con il proprio nome sul cassonetto, normalmente un’associazione senza scopo di lucro, che di fatto sovrintende, sostiene e garantisce l’iniziativa. Ad esso spetta il compito di verificare i soggetti che incarica per il servizio di raccolta, affinché forniscano le dovute autorizzazioni e garanzie di serietà. Il secondo soggetto è l’ente che si occupa operativamente della raccolta della frazione tessile negli appositi cassonetti e della logistica di detto materiale. Spesso si tratta di cooperative senza scopo di lucro con finalità sociale ed umanitaria o/e che impiegano persone con svantaggi di natura fisica e sociale, allo scopo di inserirle o reinserirle in attività lavorative. L’ultimo anello della catena è chi acquista il materiale raccolto, e si occupa della sua cernita e successiva ricollocazione.

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IL CICLO DI RECUPERO DEGLI INDUMENTI USATI

Il recupero degli abiti ed accessori di abbigliamento usati riguarda una frazione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani provenienti da aree della nostra penisola di piccole, medie e grandi dimensioni, fino agli ambiti territoriali ottimali (ATO). Gli indumenti usati originati da cicli di post-consumo sono raccolti capillarmente e raggruppati per poi essere inviati ad impianti autorizzati alla gestione di rifiuti dove il processo di trattamento determina come risultato finale: - la qualifica di “indumenti ed accessori di abbigliamento utilizzabili direttamente in cicli di consumo”; - la qualifica di “materie prime seconde per l’industria tessile”; - altri impieghi industriali. Le frazioni che si ottengono dal trattamento vengono destinate per il 68% al riutilizzo, per il 25% al riciclo e per il 7% allo smaltimento.

EFFETTI AMBIENTALI DEL SETTORE RACCOLTA E RICICLAGGIO

Il recupero delle materie, oltre a rappresentare un importante fattore economico e strategico per l’approvvigionamento delle materie seconde per i settori produttivi, si presenta come un importante alleato per l’abbattimento dell’impatto ambientale dell’industria. Con il riutilizzo delle materie recuperate nei processi produttivi o in cicli di consumo, si ha infatti una forte diminuzione della CO2 prodotta rispetto a quella che si sarebbe prodotta utilizzando materie vergini. Ecco un esempio dei benefici ambientali ricavati da uno Studio effettuato dall’università di Copenhagen (fonti ricerca 2008) che dimostra i vantaggi ambientali ottenuti attraverso la raccolta di abiti usati. Un kg di abiti usati raccolti riduce: -

VANTAGGI SOCIALI

Emissioni CO2 di 3,6 kg; Consumo di acqua di 6.000 litri; Uso di fertilizzanti 0,3 kg; Utilizzo di pesticidi 0,2 kg.

I benefici effetti ambientali si sommano agli indubbi e molteplici vantaggi sociali, in parte già evidenziati. Innanzitutto gli abiti usati sono l’unica frazione della raccolta differenziata che non è sostenuta da alcun tipo di contributo pubblico, mentre l’associazione grazie ai contributi ricevuti promuove sul territorio attività di assistenza sociale. La cooperativa inserisce in ambito lavorativo promuovendone il reinserimento sociale soggetti con diverse problematiche, siano esse fisiche o sociali. L’altro aspetto di indubbio vantaggio è che, attraverso il sistema di raccolta degli abiti usati, si riesce a recuperare materiale che altrimenti verrebbe smaltito alla stregua dei rifiuti solidi urbani e finirebbe in discarica con costi a carico del cittadino. 308


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PRODUZIONE NAZIONALE RIFIUTI URBANI E RACCOLTE DIFFERENZIATE

Nelle Tabelle 1 e 2 sono riepilogati i dati nazionali che quantificano nel tempo il fenomeno della produzione dei rifiuti urbani. Tali dati evidenziano l’andamento delle raccolte differenziate in generale e nello specifico per la tipologia del “tessile”. Si può notare come la percentuale di raccolta differenziata della frazione “tessile” negli ultimi 8 anni sia raddoppiata, passando dallo 0,11% allo 0,22% sul totale della produzione di rifiuti urbani.

TABELLA 1: Produzione nazionale rifiuti urbani e raccolte differenziate (000/ton) Anno 2000

Anno 2001

Anno 2002

Anno 2003

Anno 2004

Anno 2005

Anno 2006

Anno 2007

31.150

31.664

32.508

32.548

Produzione nazionale rifiuti urbani (000/ton) 28.959

29.409

29.864

30.034

Dato nazionale raccolte differenziate (000/ton)

(% sul totale RSU)

4.181

5.115

5.739

6.339

7.067

7.672

8.374

8.958

14,4%

17,4 %

19,2 %

21,1%

22,7 %

24,2 %

25,8 %

27,5

Dato nazionale raccolta differenziata “TESSILE” (000/ton) (% sul totale RSU) 31,9

47,1

54,0

50,0

56,5

63,3

70,3

73,4

0,11 %

0,16 %

0,18 %

0,17%

0,18 %

0,19 %

0,22 %

0,22 %

Fonte : ISPRA rapporto rifiuti 2008

TABELLA 2: CONAU raccolta differenziata “TESSILE” ( 000/ton) (% sul dato nazionale raccolta differenziata tessile) Anno 2000

Anno 2001

Anno 2002

Anno 2003

Anno 2004

Anno 2005

Anno 2006

Anno 2007

-

-

-

-

23,0

31,5

33,2

34,8

-

-

-

-

40,7 %

49,8 %

47,2 %

47,4 %

Fonte: CONAU

309


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TABELLA 3: Valori medi pro capite (kg/ab*anno) Anno

Anno

Anno

Anno

Anno

Anno

Anno

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

Rifiuti Urbani

521

524

533

539

550

546

-

Racc.Diff.Tessile

0,9

0,9

1,0

1,1

1,2

1,2

-

Fonte: CONAU

Il dato elaborato per produzione pro-capite evidenzia un valore medio statistico su base nazionale, anche se è da segnalare la sostanziale differenza tra le Regioni del Nord, Centro e Sud Italia. Alcuni dati in merito ai volumi di raccolta differenziata di abiti e accessori usati stimati da CONAU: • il consumo di abiti e di accessori in Italia è circa 14 kg/persona annui; • la raccolta differenziata di abiti e di accessori usati arriva a circa 3-4 kg/persona annui in alcune zone del territorio italiano; • la raccolta differenziata di abiti e di accessori usati arriva in media a circa 1,2 kg/abitante annui su base nazionale (inferiore alla media UE).

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LE PROVINCE DOVE È PRESENTE CONAU

Campania: Napoli Emilia Romagna: Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini Friuli Venezia Giulia: Gorizia, Pordenone, Udine, Trieste Lazio: Frosinone, Latina Liguria: Genova, Imperia Lombardia: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Pavia, Sondrio, Varese Piemonte: Alessandria, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Verbania, Vercelli Toscana: Arezzo, Firenze, Livorno, Massa-Carrara, Pisa, Prato, Siena Trentino Alto Adige: Bolzano, Trento Veneto: Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza Umbria: Terni

Ditte aderenti al Consorzio • • • • • • •

TESMAPRI S.p.A. HUMANA PEOPLE TO PEOPLE ITALIA S.c.r.l. PANDOLFI S.r.l. EUROTESS S.r.l. EUROFRIP S.r.l. SABIRO S.n.c. RECOTES S.r.l.

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INERTI


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INTRODUZIONE

Il quadro normativo italiano che si è delineato negli ultimi anni, grazie al recepimento di direttive europee sia in tema di materiali da costruzione che di rifiuti, ha portato ad una effettiva legittimazione dell’utilizzo degli aggregati riciclati come materiale da costruzione. Il primo importante passo in questa direzione è avvenuto con il DPR 21 aprile 1993, n. 246 ovvero il recepimento della Direttiva europea 89/106/CEE sui materiali da costruzione. L’impostazione della politica europea in tema di qualità dei prodotti da costruzione, introdotta dalla Direttiva 89/106/CEE, verte sostanzialmente sull’obbligo di marcatura CE di tutti prodotti immessi sul mercato al fine di essere permanentemente incorporati in opere di costruzione, quali edifici ed opere di ingegneria civile (compresi pertanto gli aggregati sia naturali che riciclati). Con il successivo DM 11 aprile 2007 sono state definitivamente fornite le indicazioni per l’applicazione della Direttiva 89/106/CE agli aggregati e recepite le norme europee di riferimento. L’entrata in vigore delle norme armonizzate segna una svolta nel settore, in quanto esse si applicano ad aggregati naturali, artificiali o riciclati, indipendentemente dalla loro origine. La nuova impostazione porta ad un cambiamento sostanziale nel mercato dei materiali da costruzione, in particolare dei materiali per lavori stradali (tipica applicazione degli aggregati riciclati), passando da un approccio prescrizionale ad un approccio prestazionale, in cui i vari materiali vengono classificati in funzione delle loro caratteristiche tecniche, piuttosto che in funzione della loro provenienza. Tali caratteristiche sono garantite dal produttore con la marcatura CE. Per questa ragione si rende indispensabile l’aggiornamento dei capitolati d’appalto, strumenti ancora troppo spesso legati alla tradizione che con difficoltà vengono aggiornati sulla base dell’evoluzione della normativa tecnica europea. Nel quadro normativo è stata anche introdotta l’obbligatorietà dell’utilizzo degli aggregati riciclati da parte delle PA. Con il DM 203/2003 e la relativa Circolare 15 luglio 2005, n. 5205 recante “Indicazioni per l’operatività nel settore edile, stradale e ambientale, ai sensi del Decreto Ministeriale 8 maggio 2003, n. 203”, si è imposto agli uffici pubblici e alle società a prevalente capitale pubblico l’obbligo di coprire il proprio fabbisogno annuale di manufatti e di beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato in una misura non inferiore al 30%. Tale obbligo è stato introdotto dalla Legge Finanziaria 2002 (L. 448/01, art. 56), ed in origine riguardava la sola fornitura di beni (ad esempio, l’impiego della carta riciclata nelle fotocopiatrici degli uffici pubblici); soltanto con il DM 203/2003 si è esteso tale obbligo anche alle opere pubbliche (art. 3, comma 3), imponendo quindi alle PA, in sede di formulazione dei capitolati d’appalto, di prevedere l’impiego di materiali riciclati. La pubblicazione della Circolare attuativa (Circolare n. 5205/05) ha reso 313


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applicabile la disposizione in esame con conseguente e necessario adeguamento dei capitolati d’appalto delle PA. Bisogna inoltre sottolineare come la crescente attenzione alle problematiche ambientali abbia portato ad un sempre maggiore interesse verso il riciclaggio dei rifiuti inerti. Basti pensare che la nuova direttiva europea sui rifiuti fissa un obiettivo di riciclaggio dei rifiuti inerti a livello comunitario pari al 70%, da raggiungere entro il 2020. Anche l’adozione da parte del Ministero dell’Ambiente del Piano d’Azione Nazionale (PAN) sul Green Public Procurement, accogliendo così l’invito contenuto nella Comunicazione della Commissione europea “Politica integrata dei prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale” del 2003, mostra la volontà di definire una strategia mirata ad aumentare il volume di “acquisti verdi” nelle PA ed a generare un cambiamento di modelli di produzione e di consumo, anche privati, nella direzione della sostenibilità. Nonostante ciò purtroppo in Italia l’utilizzo degli aggregati riciclati non è ancora sufficientemente diffuso, se non addirittura ostacolato. Le principali cause di questa situazione possono essere ricercate: • negli impedimenti di carattere burocratico che non permettono l’attuazione di leggi fondamentali per lo sviluppo del nostro settore (DM 203/03, Acquisti verdi, etc.); • nella mancanza di adeguati strumenti tecnici (elenchi prezzi, capitolati d’appalti, etc.); • nella resistenza culturale ad utilizzare un materiale proveniente dai “rifiuti”. Si aggiunge alle problematiche sopraelencate il momento congiunturale di crisi economica, che sta mettendo a dura prova anche il settore del riciclaggio dei rifiuti inerti. Le difficoltà del settore delle costruzioni e il mancato avvio delle cosiddette grandi opere si riflettono infatti inevitabilmente sul nostro settore. Nel tentativo di limitare i danni per gli operatori, ANPAR, soprattutto in questo periodo, si sta impegnando per riavviare il mercato su diversi fronti: 1) per un utilizzo sempre più diffuso degli aggregati riciclati sarebbe auspicabile l’attuazione delle norme in vigore sul Green Public Procurement ed in particolare del DM 203/03 (Repertorio del Riciclaggio). ANPAR, che ha collaborato con il Ministero dell’Ambiente per l’emanazione della norma, sta ora adoperandosi affinché questa venga efficacemente applicata. Infatti l’iscrizione al Repertorio dovrebbe essere automatica una volta verificato, da parte dell’organo tecnico (ISPRA - ex APAT), il rispetto dei requisiti previsti dalla norma. L’ulteriore avallo della Commissione ministeriale costituisce un inutile intralcio burocratico, in quanto questa non è strutturalmente in grado di effettuare una valutazione tecnica sul possesso dei requisiti medesimi. Ciò rischia di provocare il blocco del sistema, come effettivamente è purtroppo avvenuto. 2) Per facilitare il compito delle stazioni appaltanti è necessario fornire loro un capitolato speciale che preveda e agevoli l’utilizzo dei nostri materiali nelle 314


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infrastrutture (in particolare stradali). Il capitolato della Regione Toscana, primo ed ultimo esempio sul territorio nazionale, risulta infatti tuttavia ad oggi già superato, nonostante i soli 5 anni passati, e necessita un aggiornamento alla serie di norme tecniche sulla marcatura CE degli aggregati. La direzione tecnica ha allora deciso, anche su sollecitazione di alcuni associati, di istituire una task force avente lo scopo di redigere in tempi brevi una norma tecnica nazionale in ambito UNI, sull’esecuzione di opere di ingegneria che prevedano l’uso di terre ed aggregati. Tale norma potrà poi essere richiamata nei capitolati che le stazioni appaltanti (soprattutto pubbliche) dovranno necessariamente aggiornare (anche si spera per l’attuazione del DM 203/03). 3) Per far prevalere nel mercato gli operatori più qualificati, ANPAR sta da tempo sollecitando i propri associati ad un comportamento virtuoso, con particolare riferimento alla messa in opera del sistema di controllo dei materiali previsto dalle norme tecniche sulla marcatura CE degli aggregati. L’Associazione ritiene infatti che solo con la commercializzazione di materiali di elevata qualità sarà possibile opporsi alla pratica lesiva della concorrenza di riciclare in cantiere i rifiuti di demolizione e vendere (o peggio regalare) i “materiali” così prodotti. Sfruttando un finanziamento europeo, ANPAR sta quindi finalmente dando corso ad un progetto rimasto fino ad oggi nel cassetto: la redazione di un manuale sulla produzione e l’utilizzo degli aggregati riciclati nelle infrastrutture. Tale manuale (che sarà disponibile anche in lingua inglese) conterrà, oltre ad una parte iniziale sulle modalità di lavoro e sulle garanzie di qualità dei materiali marcati CE, una seconda parte, in particolar modo destinata alla PA, che presenterà numerosi casi di applicazione in opere di particolare rilievo, realizzate con aggregati riciclati in Italia ed all’estero. Un altro tema molto attuale che potrebbe condizionare fortemente il nostro settore è il cosiddetto problema dell’end-of-waste posto dalla nuova direttiva quadro sui rifiuti. Essa infatti impone di definire dei criteri specifici per individuare il momento in cui un rifiuto cessa di essere tale per diventare un prodotto. La Commissione europea sta attualmente lavorando alla definizione di tali criteri. ANPAR ha contribuito a tale lavoro, per quanto riguarda il settore degli aggregati riciclati, attraverso il Ministero dell’Ambiente e le proprie associazioni europee (FIR, FEAD). In attesa della definizione dei criteri specifici, la direttiva sottolinea comunque che il passaggio da rifiuto a prodotto non può prescindere dal fatto che i rifiuti debbano essere sottoposti ad una operazione di recupero e soddisfino le seguenti condizioni: • la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzata/o per scopi specifici; • esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto; • la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti; • l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana. Da qui la necessità di interrogarsi su quanti degli impianti autorizzati presenti in Italia saranno in grado di produrre aggregati riciclati che rispondono alla normativa vigente ed alle condizioni “end-of-waste” della direttiva. 315


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Un processo inadeguato di trattamento dei rifiuti inerti (al termine del quale il materiale non risponde alle caratteristiche dettate dalle norme tecniche armonizzate europee), non riesce nel suo intento di creare un nuovo prodotto. Tale operazione comporta inoltre un crollo dell’immagine degli aggregati riciclati, che, come ormai ampiamente dimostrato, sono equiparabili a livello prestazionale agli aggregati naturali con, in più, innegabili vantaggi ambientali (risparmio del materiale da cava e riciclaggio dei rifiuti) ed economici. In diverse realtà europee questo problema è stato risolto elaborando un marchio di qualità volontario. Gli impianti che riescono a garantire la produzione costante di materiale rispondente alla normativa vigente possono ottenere questo marchio di qualità che permette loro di avere dei vantaggi con la PA. È indispensabile per lo sviluppo del settore che vengano introdotte delle logiche premianti a chi produce materiale di qualità e penalizzanti (intensificando, per es. i controlli) a chi lavora ai limiti della normativa. Solo così gli aggregati riciclati riusciranno a crearsi, presso le Direzioni lavori, i professionisti, le PA, le imprese, una meritata credibilità che oggi manca e costituisce il primo ostacolo all’utilizzo degli aggregati riciclati su vasta scala. Con il presente Studio di settore, ANPAR anche quest’anno cerca di offrire il più aggiornato stato dell’arte del settore del riciclaggio dei rifiuti inerti. Rispetto agli scorsi lavori è stato inoltre introdotto un capitolo in cui vengono presentate le principali caratteristiche degli impianti nostri associati. Nonostante alcuni impianti presenti sul territorio non abbiano voluto aderire alla nostra iniziativa, forse anche a causa del momento congiunturale, possiamo affermare che i dati qui contenuti rappresentino un buon punto di partenza per stimare i quantitativi di aggregati riciclati oggi prodotti in Italia. I dati sono riportati in forma anonima, nella speranza di vincere la diffidenza di alcuni nostri colleghi che non capiscono ancora l’importanza di stare insieme e di creare in modo definitivo un vero e proprio comparto industriale. RENZO PRAVETTONI Presidente ANPAR

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PREMESSA METODOLOGICA

Alla vigilia del recepimento della nuova direttiva europea sui rifiuti (2008/98/CE del 19 Novembre 2008), risulta urgente ed indispensabile disporre di dati certi sulla produzione di rifiuti inerti, nonché di un quadro aggiornato degli impianti di trattamento per tali rifiuti al fine di poter intraprendere al più presto una adeguata politica di gestione degli stessi. La Comunità europea infatti, con la nuova direttiva sui rifiuti, vuole portare gli Stati membri ad un radicale cambiamento di mentalità nel modo di considerare i rifiuti, da peso indesiderato a risorsa preziosa, ed ha pertanto posto degli specifici obiettivi di riciclaggio per i diversi settori. L’obiettivo di riciclaggio fissato per i rifiuti da demolizione è pari al 70% da raggiungere nel 2020. Se si considera che attualmente il riciclaggio dei rifiuti inerti si aggira intorno al 10%, si può comprendere l’urgenza con cui bisogna affrontare e risolvere il problema per cercare di raggiungere gli obiettivi di riciclaggio posti in ambito europeo. Per quanto concerne i dati sulla produzione di rifiuti inerti, il “Rapporto rifiuti 2008” di ISPRA costituisce la fonte ufficiale italiana. In tale Rapporto viene indicato un quantitativo di produzione totale di rifiuti speciali non pericolosi da C&D pari a 52.083 milioni di tonnellate (relativo all’anno 2006). È necessario tuttavia sottolineare che si tratta di una stima. La base dati utilizzata da ISPRA per la quantificazione dei rifiuti speciali è rappresentata dalle dichiarazioni MUD effettuate nell’anno 2007, ai sensi dell’art. 189 del D.Lgs. 152/2006. A tal proposito, va evidenziato che quest’ultimo decreto ha apportato rilevanti modifiche per quanto attiene ai soggetti tenuti all’obbligo di dichiarazione. In particolare, il comma 3 dell’art. 189 ha esonerato dall’obbligo della dichiarazione tutti i produttori di rifiuti non pericolosi. L’applicazione del D.Lgs. 152/2006, entrato in vigore il 29 aprile 2006, ossia il giorno prima della scadenza per la presentazione del MUD, ha portato ad una lieve diminuzione del numero di dichiarazioni presentate nel 2006 rispetto all’anno precedente e ad una drastica riduzione delle stesse presentate nell’anno 2007 (è da precisare che il 13 febbraio 2008 è entrato in vigore il D.Lgs. 4/2008, cosiddetto “Correttivo ambientale”, che ha reintrodotto l’obbligo di presentazione del MUD per i produttori di rifiuti speciali non pericolosi ed esentato le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti, con non più di 10 dipendenti. Grazie alle dichiarazioni MUD presentate entro il 30 aprile 2008, relative all’anno 2007, sarà quindi possibile riavere, per tale anno, un dato di produzione di rifiuti non pericolosi più completo e realistico). Ai fini di una corretta valutazione dei quantitativi di rifiuti speciali non pericolosi prodotta in Italia, ISPRA ha integrato i dati MUD attraverso procedure di stima. In particolare l’ammontare dei rifiuti non pericolosi derivanti dal settore NACE 45 (C&D) è stato desunto a partire dai dati dichiarativi MUD inerenti alle operazioni di gestione, eliminando le dichiarazioni relative alle fasi intermedie di gestione. La produzione totale dei rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi è stata pertanto assunta pari al quantitativo avviato a recupero o a smaltimento. Per quanto riguarda invece la quantificazione della percentuale di rifiuti effettivamente riciclata, il “Rapporto rifiuti 2008” fornisce solo dati generali sui rifiuti speciali non pericolosi e non specifici sul settore dei rifiuti da C&D. Questo è fondamentalmente dovuto al fatto che il sistema di gestione dei rifiuti speciali e di autorizzazione degli impianti è piuttosto complesso e non permette, ad oggi, una raccolta dati suddivisa per settori. Lo Studio di settore che ANPAR elabora annualmente si è sempre posto come obiettivo la stima della produzione 317


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nazionale di aggregati riciclati, purtroppo quest’anno, complice la crisi economica che ha fortemente danneggiato il nostro settore e reso meno collaborativi i gestori degli impianti, abbiamo avuto parecchie difficoltà a reperire i dati utili allo studio. Tuttavia nel corso degli anni ANPAR ha costituito una piccola banca dati sulla base della dichiarazione MUD dei singoli impianti di riciclaggio che riteniamo possa considerarsi rappresentativa del settore almeno per quanto concerne l’andamento dei conferimenti nel corso degli anni. Quest’anno il campione su cui è stata effettuata l’indagine è composto da 49 impianti. Ai gestori è stato richiesto di compilare un questionario con i quantitativi di rifiuti conferiti nell’anno 2008 relativi ai seguenti codici CER: CER CER CER CER

17 17 17 17

01 01 01 01

01 02 03 07

CER 17 03 02 CER 17 04 05 CER 17 05 04 CER 17 05 06 CER 17 08 02 CER 17 09 04

Cemento Mattoni Mattonelle e ceramica Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alle voce 170106 Miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301 Ferro e acciaio Terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503 Fanghi di dragaggio, diversa da quella di cui alla voce 170505 Pietrisco per massicciate ferroviarie, diverso da quelle di cui alla voce 170507 Rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 170901, 170902 e 170903

Altri Come emerge dalla Figura 1 si conferma negli anni la dislocazione geografica degli impianti, concentrati principalmente nel Nord Italia. La difficoltà di effettuare un censimento completo degli impianti di riciclaggio di rifiuti da C&D attivi in Italia, e la conseguente mancanza di dati in merito, non consente di determinare con certezza la rappresentatività del campione analizzato. Un primo e importante passo in questo senso è stato compiuto da FISE, che ha presentato di recente il Rapporto “Gli impianti per il trattamento dei rifiuti in Italia”. Tale Rapporto ha l’obiettivo di predisporre un quadro aggiornato degli impianti per il trattamento dei rifiuti in Italia riguardanti sia quelli di recupero che di smaltimento e delle relative capacità autorizzative, al fine di poter comprendere l’attuale contesto operativo e mettere in atto le azioni correttive necessarie per evitare il diffondersi di situazioni di emergenza che hanno negli ultimi tempi interessato alcune Regioni italiane. Tuttavia anche questo Studio, come quello di APAT, presenta i dati suddivisi per tipologia di trattamento e non per tipologia di rifiuti specifica. Pertanto ancora una volta i dati relativi al settore dei rifiuti da C&D rimangono nell’incertezza. Partendo da questo primo ed importante passo, compiuto da FISE, verso un censimento degli impianti di trattamento, ANPAR si è prefissa per il prossimo anno di approfondire la parte relativa ai rifiuti speciali non pericolosi da C&D. 318


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FIGURA 1: Dislocazione degli impianti che hanno partecipato alla ricerca

31 4

1

40 2 1 1

3

7

1

2

2

1

2

Totale= 49 impianti Fonte: ANPAR

319


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LA PRODUZIONE DI AGGREGATI RICICLATI IN ITALIA

Premessa Il presente Studio di settore si è posto come obiettivo la stima della produzione nazionale di aggregati riciclati. Non disponendo di tale dato si è pensato, da sempre, di utilizzare i dati sulle quantità di rifiuti inerti che, a livello nazionale, raggiungono gli impianti di riciclaggio per passare a nuova vita. Si ritiene infatti che l’errore di stima, dovuto alla produzione di rifiuti nel processo stesso di riciclaggio, sia trascurabile (si ipotizza intorno all’1%). ANPAR, al fine di aggiornare la stima dei quantitativi di aggregati riciclati prodotti, ha pertanto elaborato i dati forniti direttamente dai gestori di impianti di riciclaggio che hanno aderito all’iniziativa, sulla base della dichiarazione MUD degli ultimi quattro anni. Aspetti qualitativi La composizione dei rifiuti inerti risulta molto variabile, sia per la diversa origine dei rifiuti, sia in funzione di fattori quali le tipologie e le tecniche costruttive locali, il clima, l’attività economica e lo sviluppo tecnologico della zona, nonché le materie prime e i materiali da costruzione localmente disponibili. Dall’analisi dei dati forniti dagli impianti di riciclaggio coinvolti nella ricerca, emerge che la maggior parte degli impianti riceve quasi esclusivamente rifiuti appartenenti alla famiglia dei codici CER 17.XX.XX (Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione - compreso il terreno proveniente da siti contaminati). Il rapporto tra il conferito appartenente alla categoria CER 17.XX.XX e il conferito totale risulta superiore all’ 85% tranne in tre casi (Grafico 1). Le ragioni di tale differenza sono da ricercarsi nelle particolari condizioni delle realtà locali in cui sorgono gli impianti. I primi due hanno, per scelta imprenditoriale, deciso di concentrare le proprie attenzioni sul rifiuto industriale, piuttosto che sui rifiuti da costruzione e demolizione, il terzo invece si trova nelle vicinanze di numerose cave di travertino che conferiscono i propri scarti presso l’impianto. I tre dati in questione non sono sufficienti a modificare la tendenza generale, verificabile su tutto il territorio nazionale. Suddividendo infatti gli impianti per Regioni o per aree geografiche (Nord, Centro, Sud), la percentuale di conferimenti della famiglia 17.XX.XX risulta sempre superiore al 90% del totale.

320


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GRAFICO 1: Visualizzazione del rapporto tra il conferito appartenente alla categoria CER 17.XX.XX ed il totale conferito

100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 18 to pi

an

to im

pi

an

an im

pi im

17

16 to

to an

to

pi im

an

15

14

13 pi im

im

pi

an

to

to

12

11 pi

an

to an pi im

an pi im

im

to

to an pi im

10

9

8 to

7 an

pi im

pi

an

to

6 to im

pi

an

to im

im

pi

an

an pi im

5

4 to

to

2 im

pi

an

to

1 pi

an

to im

an pi im

3

0

Fonte: ANPAR

Ciò conferma quanto già affermato in precedenza e cioè che i rifiuti inerti sono principalmente originati dal settore edile in tutto il territorio nazionale. Per quanto concerne invece la composizione media dei rifiuti trattati negli impianti oggetto della presente indagine, dall’analisi dei Grafici 2, 3, 4 e 5 (che riportano la situazione specifica nei diversi ambiti territoriali nazionali) emerge che, sebbene in proporzioni diverse, i rifiuti conferiti agli impianti con percentuali maggiormente significative, rispetto al totale, sono quelli appartenenti alle categorie definite dai codici CER riportate in Tabella 1.

321


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TABELLA 1: Tipologie di rifiuti conferiti agli impianti con percentuali maggiormente significative

CER

DEFINIZIONE

%

17 09 04

Rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03;

32

17 05 04

Terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 05 03;

14

17 01 07

Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 17 01 06;

27

17 03 02

Miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301

11

Fonte: ANPAR

L’analisi “geografica” di questi dati ci permette di riscontrare alcune differenze significative nei conferimenti delle principali famiglie CER 17.XX.XX. Si riporta di seguito la differente suddivisione delle principali tipologie di rifiuti conferiti. Il codice 17 09 04, a fronte di una media nazionale pari a circa il 32%, risulta pari a 20% negli impianti censiti nel Nord Italia, 61% nel Centro e 56% nel Sud. Il codice 17 05 04, a fronte di una media nazionale pari a circa il 14%, risulta pari a 17% negli impianti censiti nel Nord Italia, 4% nel Centro e 22% nel Sud. Il codice 17 01 07, a fronte di una media nazionale pari a circa il 27%, risulta pari a 8% negli impianti censiti nel Nord Italia, 15% nel Centro e 1% nel Sud. Tali differenze di fatto non sono molto significative e possono solo in parte essere giustificate dal fatto che nel Nord Italia giungono agli impianti anche altre tipologie di rifiuti oltre a quelle più diffuse legate al settore edile. Tali rifiuti, assoggettati ad un trattamento di selezione, separazione delle frazioni leggere indesiderate e classificazione granulometrica, diventano aggregati riciclati che possono essere a tutti gli effetti assimilati agli aggregati naturali. Con l’obbligo della marcatura CE dei prodotti da costruzione (inclusi pertanto gli aggregati di qualunque natura e/o origine) è possibile infatti garantire agli utilizzatori le prestazioni, da loro stessi richieste, degli aggregati riciclati.

322


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GRAFICO 2:

Composizione media del rifiuto trattato in tutti gli impianti oggetto della presente indagine Altri 7%

7%

CER 170904

32%

CER 170107

27%

CER 170802

2%

CER 170302

11%

CER 170504

Fonte: ANPAR

GRAFICO 3:

CER 170101

14%

Composizione media del rifiuto trattato nel 2008 dagli impianti situati nel Nord Italia

Altri 9%

CER 170904

CER 170101

8%

20% CER 170107

CER 170504

32%

17% CER 170302

14%

Fonte: ANPAR

323


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GRAFICO 4:

Composizione media del rifiuto trattato nel 2008 dagli impianti situati nel Centro Italia

Altri 3%

CER 170101

2% CER 170107

CER 170904

15%

CER 170302

5%

CER 170504

4%

CER 170508

1%

CER 170802

9%

61%

Fonte: ANPAR

GRAFICO 5:

Composizione media del rifiuto trattato nel 2008 dagli impianti situati nel Sud Italia

Altri 1%

CER 170101

2%

CER 170107

CER 170904

1%

CER 170302

18%

CER 170504

22%

56%

Fonte: ANPAR

324


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Aspetti quantitativi I dati ufficiali relativi al riciclaggio dei rifiuti inerti, pur essendo come accennato ancora oggi di scarsa affidabilità, indicano che il quantitativo di rifiuti da costruzione e demolizione prodotti in Italia è pari a circa 52 milioni di tonnellate. Nonostante in questi ultimi anni l’attenzione nei confronti di tale famiglia di rifiuti sia notevolmente cresciuta (ne è testimonianza l’impegno assunto da molte amministrazioni a sviluppare Accordi di programma), si può comunque affermare che il settore del riciclaggio dei rifiuti inerti è ancora fortemente sottosviluppato e, soprattutto, mal organizzato dal momento che: • non esiste un censimento ufficiale degli impianti di trattamento dei rifiuti inerti autorizzati dislocati sul territorio nazionale; • non si conosce l’entità del flusso di rifiuti da costruzione e demolizione (codice CER 17.XX.XX) né il suo frazionamento nelle diverse destinazioni finali (discariche per inerti, impianti di riciclaggio e impianti di semplice riduzione volumetrica, etc.); • esiste ancora una notevole quantità di rifiuti che non viene smaltita/riciclata regolarmente; • esiste un flusso di materiali che, essendo di natura omogenea, possono essere assoggettati ad un trattamento di semplice riduzione granulometrica direttamente in cantiere ed al successivo reimpiego sul posto (e non viene quindi mai compresa nelle stime sulla produzione). Come anticipato in premessa, quest’anno hanno purtroppo partecipato allo studio di settore solo 49 impianti, 3 in meno rispetto allo scorso anno. Non avendo pertanto alcun significato il confronto, in termini assoluti, del quantitativo di aggregati riciclati messi sul mercato nei diversi anni, abbiamo confrontato solo i dati relativi ai 14 impianti che hanno partecipato a tutti gli studi di settore degli ultimi quattro anni (Grafico 6). Ne emerge che i conferimenti di rifiuti inerti dopo un iniziale incremento avvenuto nel 2006 sono rimasti stabili per il 2007 ed hanno avuto un sensibile decremento nel 2008.

325


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GRAFICO 6:

Conferimenti dei rifiuti inerti negli anni 2005-2008 (000/ton) 2.800.000 2.700.000 2.600.000 2.500.000 2.400.000 2.300.000 2.200.000 2.100.000

2005

Fonte: ANPAR

2006

2007

Totale conferito 2008

Se si considera che i dati ISPRA fanno emergere negli ultimi anni un trend positivo della produzione di rifiuti inerti (purtroppo però l’ultimo dato aggiornato è del 2006) mentre i nostri impianti registrano un trend negativo dei conferimenti, si può concludere che il riciclaggio dei rifiuti inerti abbia interessato addirittura meno del 10% stimato lo scorso anno. Un confronto con i dati europei Ogni anno in Europa sono prodotti circa 850 milioni di tonnellate di rifiuti da C&D. Essi rappresentano il 31% della produzione totale di rifiuti in Europa (Fonte: EUROSTAT e ETC/RWM, 2008). La Tabella 2 mostra lo sviluppo della generazione pro capite dei rifiuti da C&D dei vecchi Stati Membri e della Norvegia dal 2001. La media per Unione Europea a 27 Paesi più la Norvegia è di 1,74 tonnellate/anno pro capite. Analizzando i dati si nota come vi siano molte differenze tra i vari Paesi della vecchia configurazione europea. Francia e Lussemburgo generano rispettivamente 5,5 e 5,9 tonnellate/anno. Germania e Irlanda generano tra le 2 e le 4 tonnellate/anno, mentre il resto dei Paesi va dalle 0,2 tonnellate/anno della Norvegia alle 2 tonnellate/anno del Regno Unito, passando per l’Italia con 0,88 tonnellate/anno. Anche per quanto riguarda i nuovi Stati membri, osservando la Tabella 3 si notano molte differenze, anche se tutti sono al di sotto di 1 tonnellate/anno pro capite. Fa eccezione Malta che genera quasi 2 tonnellate/anno. L’indice di produzione di rifiuti pro capite è senz’altro un dato legato al livello di industrializzazione della Nazione, tuttavia la sensibile differenza dei dati riscontrata è forse più giustificata dai diversi metodi di contabilizzazione dei rifiuti utilizzati nei diversi Paesi. 326


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TABELLA 2: Generazione dei rifiuti da C&D pro capite in Europa Tonnellate/ pro capite

2001

2002

2003

2004

2005

2006

Austria

-

-

-

0,81

-

0,81

Belgio

0,81

0.80

1,11

1,06

1,22

1,18

Danimarca

0,63

0,75

0,70

0,83

0,97

1,12

Finlandia

-

-

-

3,99

-

-

Francia

-

-

-

5,5

-

-

Germania

3,05

2,92

2,71

2,33

2,24

-

Grecia

0,41

0,38

0,37

0,37

-

-

Irlanda

1,70

-

-

2,74

3,60

3,95

Italia

0,54

0,65

0,74

0,80

0,78

0,88*

Lussemburgo

-

-

-

5,9

-

-

Olanda

1,48

1,47

1,46

1,47

1,58

-

Norvegia

0,27

0,28

0,27

0,70

0,32

-

Portogallo

-

-

-

1,09

-

-

Spagna

0,59

0,58

0,66

0,74

0,80

0,88

Svezia

-

-

-

1,14

-

-

Regno Unito

1,74

1,74

1,75

1,66

1,90

1,89

Fonte: EUROSTAT e ETC/RWM, 2008 - Dato aggiornato da ANPAR sulla base dei dati presentati da ISPRA nel “Rapporto rifiuti 2008”

TABELLA 3: Generazione dei rifiuti da C&D pro capite in Europa Tonnellate/ pro capite

2001

2002

2003

2004

2005

2006

Bulgaria

-

-

-

0,39

-

-

Cipro

-

-

-

0,58

-

-

Repubblica Ceca

0,85

0,85

1,00

1,44

1,20

1,15

Estonia

0,64

0,94

0,93

1,12

1,61

1,78

Ungheria

0,49

0,59

0,51

0,43

0,49

0,54

Lettonia

-

0,06

0,03

0,04

0,07

0,05

Lituania

--

-

0,10

-

0,18

Malta

-

-

1,95

-

-

Polonia

-

-

-

0,11

0,14

0,44

Romania

0,02

0,03

0,01

0,00

0,02

-

Slovacchia

-

-

0,07

0,26

-

-

Slovenia

0,83

0,82

1,00

1,41

1,2

1,18

EU 27+ Norvegia

--

-

1,74

-

-

-

Fonte: EUROSTAT e ETC/RWM, 2008

327


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L’ITALIA DEL RECUPERO

LE CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI ANPAR

Le autorizzazioni I soggetti che intendono realizzare e gestire nuovi impianti di recupero di rifiuti inerti devono essere in possesso di un’autorizzazione rilasciata dall’autorità competente per territorio. La normativa prevede due tipologie di autorizzazioni: ordinaria (artt. 214-216 D.Lgs. 152/06) e semplificata (artt. 208-211 D.Lgs. 152/06). Per ottenere la prima è necessario presentare il progetto definitivo dell’impianto e la documentazione tecnica prevista per la realizzazione del progetto stesso dalle disposizioni vigenti in materia urbanistica, di tutela ambientale, di salute di sicurezza sul lavoro e di igiene pubblica, che verrà valutato in sede di Conferenza di servizi. L’esercizio invece delle operazioni di recupero dei rifiuti in procedura semplificata può essere intrapreso, a condizione che siano rispettate le norme tecniche e le prescrizioni specifiche (ancora da definire con decreti del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio), decorsi novanta giorni dalla comunicazione di inizio di attività alla competente Sezione Regionale dell’Albo. Una importante novità, in campo di autorizzazioni, è stata però introdotta dal D.Lgs. 4/08, il quale impone anche per le attività di smaltimento e recupero in procedura semplificata l’obbligo della verifica di assoggettabilità alla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) per gli impianti di recupero di rifiuti non pericolosi con capacità complessiva superiore a 10 tonnellate/giorno. Con l’entrata in vigore del correttivo pertanto le attività di smaltimento e recupero in procedura semplificata non hanno di fatto un trattamento differenziato rispetto a quelle in procedura ordinaria, salvo i tempi di ottenimento dell’autorizzazione stessa che dovrebbero essere più brevi. È necessario sottolineare che l’autorizzazione in procedura ordinaria offre maggiori possibilità di poter gestire il processo di recupero con regole studiate per la specifica realtà in cui è inserito l’impianto. Per questo motivo ANPAR suggerisce ai propri associati di mantenersi in questo regime effettivamente già scelto dalla maggioranza di loro. Purtroppo le procedure per ottenere l’autorizzazione ed i tempi relativi evidenziano uno dei problemi più gravi del nostro settore. La ripartizione delle competenze relative agli impianti per il trattamento dei rifiuti che si prospetta attualmente è infatti piuttosto complicata e si può così sintetizzare: 1. il rilascio delle autorizzazioni di cui agli artt. 208-211 (autorizzazione ordinaria) del D.Lgs. 152/06 è di competenza delle Regioni; 2. nel periodo intercorrente tra l’entrata in vigore del D.Lgs. 152/06 e l’entrata in vigore del D.Lgs 4/08, le autorizzazioni in procedura semplificata dovevano essere trasmesse dai richiedenti alle Sezioni regionali interessate dell’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali (art. 212, D.Lgs. 152/06) 3. successivamente all’entrata in vigore del D.Lgs. 04/08, le autorizzazioni in procedura semplificata sono state trasmesse dai richiedenti alle provincie territorialmente competenti; 4. infine, occorre rilevare che molte delle autorizzazioni oggi in vigore sono state emanate in vigenza del D.Lgs. 22/97, pertanto, secondo la ripartizione delle competenze stabilite dallo stesso, le procedure semplificate fanno capo alle Provincie e le autorizzazioni ordinarie fanno capo alle Regioni. 328


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Le attività integrative presso i centri di recupero di rifiuti inerti Spesso il riciclaggio dei rifiuti inerti viene svolto parallelamente ad altre attività (Grafico 7) al fine di ottimizzare la gestione dei rifiuti e/o la commercializzazione dei prodotti. In Europa, per esempio, negli ultimi anni si è creata una significativa sinergia tra l’attività di cava e quella del riciclaggio dei rifiuti inerti. Nel febbraio 2008 la European Aggregates Association (UEPG) e l’International Recycling Federation (FIR) hanno lanciato la piattaforma europea per gli aggregati riciclati, European Platform for Recycled Aggregates, EPRA. La missione di EPRA è quella di raggiungere il miglior uso degli aggregati riciclati nelle maggiori applicazioni possibili. L’unione delle attività di cava e di recupero di rifiuti inerti, pur non costituendo una corsia preferenziale sul versante degli obblighi autorizzativi, può effettivamente portare a numerosi vantaggi: • possibilità di fornire nel medesimo luogo di produzione aggregati di varia natura. Le materie prime naturali potrebbero così essere dedicate solo ad impieghi più nobili (calcestruzzo) privilegiando l’uso di aggregati riciclati in costruzioni non strutturali; • limitare gli impatti ambientali sul territorio dovuti all’attività estrattiva; • risolvere il problema di smaltimento dei propri rifiuti (sfridi e residui di cava); • offrire a terzi un servizio di recupero di rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione.

GRAFICO 7: Ripartizione percentuale tra gli associati ad ANPAR delle attività integrative presso i centri di recupero di rifiuti inerti Altre 15%

Servizio raccolta rifiuti 14%

Produzione di conglomerati bituminosi e asfalti 17%

Impresa di costruzioni

12%

Cava

17%

Centro raccolta/trattamento altri rifiuti 8%

Produzione di calcestruzzo 17%

Fonte: ANPAR

329


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Modalità di lavoro Dalla nostra indagine emerge che gli associati si stanno impegnando per garantire la qualità dei propri prodotti. La certificazione di qualità dei propri processi (ISO 9000), e/o il cosiddetto controllo di produzione in fabbrica (FPC), sono ormai parte integrante dell’attività dei riciclatori. Va sottolineato infatti che tali strumenti rispondono alla necessità dei produttori di garantire partite di materiali che, in molti casi, possono essere anche molto ingenti in termini quantitativi e necessitano quindi una omogeneità non facile da mantenere. La conoscenza delle caratteristiche dei propri materiali è un’esigenza ormai imprescindibile. La presenza di laboratori interni ne è la riprova e nasce proprio al fine di testare i materiali frequentemente e di avere tempestivamente i risultati. La marcatura CE, seppure obbligatoria anche per gli aggregati dedicati alle opere stradali, non viene ancora richiesta di frequente dal mercato. L’applicazione delle regole comunitarie, prassi comune nel settore del calcestruzzo, sta tuttavia proprio di recente avendo un impulso significativo. Molti controlli nei cantieri e l’applicazione delle specifiche previste nel DM 186/06 per i materiali da costruzione delle opere stradali ne sono la riprova e confermano le indicazioni che ANPAR ha da tempo dato ai propri associati. Il sistema di attestazione di conformità, infine, dovrà essere in futuro orientato sempre più verso la tipologia 2+, che, indipendentemente dalla tipologia di impiego, prevedendo un ruolo di controllo sul sistema di certificazione operato da terzi, garantisce maggiormente l’utilizzatore. TABELLA 4: Certificazioni degli impianti associati ANPAR ISO 9000 - 2005

ISO 14000 EMAS

FPC

Sistema di attestazione di conformità 4

Impianto 1

X

Impianto 2

X

Impianto 3

X

Impianto 4

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

X

Impianto 7

X

X

Impianto 8

X

Impianto 9

X

Impianto 10

N.D.

Impianto 11

X

2+

X

Impianto 5 Impianto 6

Lab interno

X

X X

X N.D.

X X

X

N.D.

N.D.

X

X

X

X

X

N.D.

N.D.

Impianto 12 Impianto 13

X

X

Impianto 14 Impianto 15

X X

Impianto 16

X

Impianto 17

X

Impianto 18

N.D.

N.D.

X

X

X

X

X

X

N.D.

N.D.

N.D.

N.D.

Fonte: ANPAR

330


INERTI EDIZIONE

L’ITALIA DEL RECUPERO

CONCLUSIONI

Secondo le stime effettuate da ISPRA e pubblicate nel “Rapporto Rifiuti 2008”, in Italia vengono prodotte annualmente circa 52 milioni di tonnellate di rifiuti inerti all’anno. Per quanto concerne le caratteristiche qualitative è emerso che, escludendo i dati relativi a tre impianti, che non sono rappresentativi perché inseriti in comparti industriali particolari, nell’anno 2008 quasi il 100% del materiale conferito appartiene alla famiglia dei codici CER 17.XX.XX (Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione - compreso il terreno proveniente da siti contaminati). Di questi le principali tipologie di rifiuti sono le seguenti: • CER 17 09 04 Rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03; • CER 17 01 07 Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 17 01 06; • CER 17 05 04 Terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 17 05 03. Riguardo agli aspetti quantitativi, nonostante il presente Studio di settore quest’anno non possa considerarsi del tutto rappresentativo causa di una limitata partecipazione alla indagine organizzata ormai tradizionalmente dall’Associazione degli impianti di riciclaggio, il dato emerso è emblematico di una situazione di forte arretratezza del settore, soprattutto se confrontato con altri Stati europei simili all’Italia. Viene infatti riciclato meno del 10% dei rifiuti inerti prodotti annualmente in Italia. In assenza di misure organizzate tra pubblico e privato anche l’introduzione dell’obiettivo di riciclaggio a livello comunitario pari al 70% appare difficilmente raggiungibile, anche nei tempi lunghi (2020) previsti dalla Commissione europea. ANPAR condivide comunque tale strumento e anzi auspica la fissazione di obiettivi intermedi (ad esempio il 30% nel 2010 ed il 50% nel 2015) per cercare di dare un impulso al mercato anche in tempi brevi. Molte speranze, soprattutto in alcune Regioni, sono in questi ultimi anni state riposte nella nascita dell’obbligo di utilizzo dei materiali riciclati da parte della pubblica amministrazione (nel nostro caso, in particolare, degli aggregati riciclati nelle infrastrutture), con i cosiddetti acquisti verdi, che tuttavia per quanto concerne il nostro settore è ancora tutto in divenire. Ma grande delusione e disappunto ha suscitato l’atteggiamento della pubblica amministrazione nell’applicazione del DM 203/03 e nei confronti dell’istituzione del Repertorio del Riciclaggio, che di fatto non ha mai visto la luce. ANPAR per lo sviluppo del settore ritiene che tutti debbano svolgere il proprio ruolo: • i produttori di aggregati riciclati devono puntare necessariamente ad una sempre maggiore qualità dei propri processi di riciclaggio e dei materiali che ne conseguono, che deve essere attestata mediante la marcatura CE; • i progettisti devono adeguare i capitolati alle nuove norme europee di settore, pensando anche di utilizzare capitolati prestazionali; • le stazioni appaltanti devono premiare le imprese che si impegnano a proporre soluzioni virtuose ed ambientalmente più sostenibili; • le direzioni lavori devono controllare che tutti i materiali utilizzati siano conformi alle norme armonizzate europee e presentino le caratteristiche richieste nel progetto. 331


ANAGRAFE SETTORI FISE UNIRE

A.I.R.A.

AIRA Associazione industriale riciclatori auto Viale Majno, 38 - 20129 Milano - Tel. 02 29 515 281 - Fax 02 20 46 397 aira@airaassociazione.it - www.airaassociazione.it ANPAR Associazione Nazionale Produttori di Aggregati Riciclati Via Boni, 28 - 20144 Milano - Tel. 02 58 314 546 - Fax 02 92 87 78 65 info@anpar.org - www.anpar.org ARGO Consorzio Nazionale Volontario Riciclaggio Gomma Via Barchetta, 6 - 41010 Campogalliano (MO) - Tel. 0864 25 08 309 - Fax 0864 25 08 309 segreteria@consorzioargo.it - www.consorzioargo.it ASSODEM Associazione Demolitori Autoveicoli Via del Poggio Laurentino,11 - 00144 Roma - Tel. 06 99 69 579 - Fax 06 59 19 955 unire@fise.org - www.fise.org ASSORAEE Associazione Recupero Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche Via del Poggio Laurentino,11 - 00144 Roma - Tel. 06 99 69 579 - Fax 06 59 19 955 unire@fise.org - www.fise.org ASSORIMAP Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche Via del Poggio Laurentino,11 - 00144 Roma - Tel. 06 99 69 579 - Fax 06 59 19 955 segreteria@assorimap.it - www.assorimap.it CONAU Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati Via Bruceto, 5 - 51010 Massa e Cozzile (PT) - Tel. 0572 31 83 08 - Fax 0572 30 871 info@conau.it - www.conau.it GMR Gruppo Materiali Riciclabili Via del Poggio Laurentino,11 - 00144 Roma - Tel. 06 99 69 579 - Fax 06 59 19 955 unire@fise.org - www.fise.org SARA Servizi Ambientali Recupero Acciai Viale Majno, 38 - 20129 Milano - Tel. 02 29 404 310 - Fax 02 20 46 397 sara@saraassociazione.it - www.saraassociazione.it UNIONMACERI Associazione per la Raccolta, il Recupero e la Valorizzazione dei Rifiuti di Carta e Cartone Via del Poggio Laurentino,11 - 00144 Roma - Tel. 06 99 69 579 - Fax 06 59 19 955 unire@fise.org - www.fise.org


© FISE. Tutti i diritti riservati Promosso da FISE UNIRE Immagine Coordinata e Editing FISE, Ufficio Immagine Coordinata Realizzato da FISE Servizi S.r.l. Responsabile Progetto Paolo Cesco Coordinamento Scientifico Maria Letizia Nepi Redazione Silvia Navach, Marta Pagano

Hanno collaborato alla realizzazione dello Studio: Claudio Francia (capitolo “Situazione strutturale e tendenze del mercato delle materie recuperate e del riciclaggio” capitoli: carta, vetro e apparecchiature elettriche ed elettroniche) Martino Corti (capitolo acciaio) Stefano Stellini (capitolo alluminio) Monica Martinengo (capitolo legno) Gemma Salvatori (capitolo gomma) Chiara Bruni (capitolo batterie) Silvia Navach, Marta Pagano (capitolo veicoli fuori uso) Roberto Chiari (capitolo abiti usati) Giorgio Bressi, Elisabetta Pavesi (capitolo rifiuti inerti) La raccolta e l’elaborazione dei dati relativi al capitolo veicoli fuori uso è stata curata da: ECOEURO S.r.l. La raccolta e l’elaborazione dei dati relativi all’indagine sulle piattaforme di recupero contenuta nel capitolo “Situazione strutturale e tendenze del mercato delle materie recuperate e del riciclaggio” e all’indagine sugli impianti di trattamento contenuta nel capitolo “Apparecchiature elettriche ed elettroniche” è stata curata da Marta Pagano Si ringrazia ECOCERVED per i dati sulla produzione dei rifiuti speciali riportati nel capitolo “Situazione strutturale e tendenze del mercato delle materie recuperate e del riciclaggio” Progetto Grafico: Studio Giano di Fabrizio Pensa Edizione ottobre 2009

L’Italia del Recupero è disponibile sul sito:

www.fise.org




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