Il Capitolo

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Incaricata del Comitato editoriale: Laura Galimberti

Prima edizione: Fiordaliso, aprile 2014

Stampato su carta ecologica

ISBN 978-88-8054-914-7

Grafica e impaginazione: Chiara Baggio Disegni: Roberta Becchi Foto di copertina: Francesco Perissinotto Foto: Chiara Baggio, Alessandro Bortuzzo, Davide Gurtner, Francesco Perissinotto, Martino Poda, Stefano Savini

Coordinamento editoriale: Maria Sole Migliari

Š Fiordaliso Società Cooperativa Corso Vittorio Emanuele II, 337 00186 Roma www.fiordaliso.it


A cura di

Paola Fedato

Il Capitolo R/S



INDICE

Prefazione 7 1 2 3 4 5

Avere voce in Capitolo, Paola Fedato 9 L’orizzonte del Capitolo, Padre Giovanni Gallo 15 Un Capitolo da Protagonisti, Marilina Laforgia 21 Il Capitolo: istruzioni per l’uso, Marco Tagliapietra 27 Il coraggio di costruire il futuro, Maurizio Crippa 37 Ci vuole coraggio, Franco La Ferla 45 6 Ti racconto un Capitolo, Paolo Altin 47 • • • • • • • •

Nuovi stili di vita per affrontare la crisi economica 49 Alcool: no grazie! 51 Una bussola per l'informazione 52 Diverso da chi? 54 Giustizia e libertà 55 Diritti alla scuola! 57 Un Capitolo tira l'altro 58 Il decapitolo 60

7 Voci di RS, nuovo coraggio e nuovo futuro, Paolo Piacenza 61 8 Capitolo: una storia di libertà, fr Carletto Muratori 73 Cosa dice il Regolamento metodologico?

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prefazione

il capitolo r/s Questo testo nasce in un tempo importante per la branca R/S, nel pieno svolgimento del Capitolo Nazionale Strade di coraggio, verso la Route Nazionale 2014. Questo percorso ha l’ambizione di essere esperienza reale di protagonismo politico per i rover e le scolte. L’esperienza del Capitolo è per la branca R/S il tempo per coniugare la dimensione esperienziale della strada, quella degli uomini “di bosco”, con la scelta assunta da una comunità di poter agire e servire il proprio territorio per “fare nuove le cose”. Il Capitolo è uno degli strumenti caratteristici del metodo della nostra branca. Oggi viene vissuto attraverso l’esigenza di parole nuove che ne indichino la direzione. Ai rover e alle scolte è chiesto di diventare “narratori di futuro”, coraggiosi camminatori e appassionate sentinelle che sanno essere protagonisti del loro oggi, capaci di responsabilità compiuta. Su questo coraggio e questa responsabilità i rover e le scolte fondano il loro essere “noi”, comunità in cui ciascuno si fa carico della strada dell’intera comunità, per lasciare il mondo migliore, attraverso la concretezza di passi che lo attraversano e mani che lo sanno servire. Il valore del Capitolo nella vita della comunità R/S è legato particolarmente alla ricchezza delle opportunità che questo strumento metodologico custodisce, favorendo l’integrazione tra la dimensione comunitaria e quelle sociale e territoriale, valorizzando nel contempo la dimensione personale di riflessione e scelta. L’esperienza del Capitolo, infatti, permette di maturare in ciascuno una coscienza “politica” coniugando la stessa con le dinamiche dell’intera comunità, che da lì si mette in cammino per agire e a promuovere un futuro nuovo. Tra gli strumenti che animano il metodo della branca R/S, esso è in modo privilegiato uno strumento di protagonismo coraggioso dei rover e delle scolte che, in base ai suggerimenti proposti e sotto la guida dei capi, devono essere i reali artefici di ciascuna sua fase, a partire già dalla scelta della “direzione/strada” di questo agire politico alto. Per liberare questo percorso di protagonismo e responsabilità attraverso il Capitolo, ai capi è chiesto di assumersi pienamente la responsabilità di essere guida e riferimento che si mette a servizio educando. Siamo certi che queste pagine sappiano contribuire a tracciare questi passi di responsabilità. Elena Bonetti e Flavio Castagno Incaricati Nazionali di Branca R/S



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il Capitolo R/S

• Avere voce in Capitolo Paola Fedato

“Ogni volta ch e in Monastero si deve deliberar e qualcosa di importante… tu tti i fratelli sono convocati a Co nsiglio” (R .B. 3,1).


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il capitolo r/s

Quando si parla di Capitoli Rituali ci si riferisce all’abitudine presente negli Ordini monastici di riunirsi per leggere, dopo la preghiera, un Capitolo della Regola dell’Ordine e il luogo in cui i monaci erano soliti riunirsi per la lettura veniva indicato con il termine di Sala del Capitolo. Quando i monaci di Cietaux istituiscono il Capitolo Generale danno vita ad un organismo elettivo in grado di discutere, interpretare, modificare, abrogare, proporre ed approvare le Leggi dell’Ordine. Credo che il detto “avere voce in capitolo” derivi proprio da questa tradizione: per i monaci partecipare al Capitolo era un diritto che andava esercitato con grande responsabilità e che richiedeva una preparazione adeguata. In genere il Capitolo si riuniva su questioni che, per la loro importanza, chiamavano in causa il contributo di ogni membro della comunità “perché spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore” (R.B. 3, 3). Questa breve digressione etimologica può essere utile anche per esplorare il senso e le potenzialità del Capitolo per la comunità del Clan. Nel Regolamento di branca lo definiamo come un “processo di conoscenza che permette di arrivare a giudizi di valore sui quali fondare le scelte di vita personali e delle comunità” e mi sembra che il parallelismo con le comunità monastiche sia chiaro. Il primo risultato educativo di un Capitolo ben costruito dovrebbe essere quindi quello di indurre i rover e le scolte all’esercizio del pensiero: “tradiremmo una missione se non ci impegnassimo a far pensare i giovani: a costo della impopolarità, a costo di dover andare contro tutto un modo comune e diffuso di sentire e di ragionare.” Le riflessioni sul roverismo raccolte da Don Andrea Ghetti in un’epoca che può sembrare lontana risuonano oggi in tutta la loro attualità; nel tempo che stiamo vivendo è più che mai necessario che “i giovani prendano coscienza dell'epoca in cui Dio li ha posti, del volto della propria terra, dell'istanze operanti nel proprio secolo. Per educarli ad accettare o a respingere, a distruggere o a edificare, dopo aver lungamente meditato.”1

1 A. Ghetti, Al ritmo dei passi, Ancora 1983


avere voce in capitolo

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Il rover e la scolta si muovono nella lettura del contesto con la tecnica dello scouting (osservare - dedurre - agire) appresa nei boschi e trasferita alla città. L’uomo dei boschi sa esplorare tutti i sentieri, anche quelli che lo portano a camminare tra le questioni aperte del mondo che lo circonda, per individuare tracce che lo aiutino a comprendere, interpretare e progettare il cambiamento. In questo territorio di caccia il momento dell’osservazione può risultare particolarmente impegnativo; bisogna avere uno sguardo che sa andare in profondità, che non si lascia offuscare da interpretazioni banali o che sa cogliere anche i dettagli e le sfumature. Dopo aver esplorato il territorio con lo stile dell’ascolto e dell’incontro che caratterizza il nostro modo di fare strada i membri del clan sono chiamati alla fatica della deduzione; in questo caso dedurre significa trarre alcune conclusioni e soprattutto prendere una posizione rifiutando la convinzione diffusa secondo cui la “sospensione del giudizio” è sintomo di tolleranza e libertà di pensiero. I membri di un Clan devono frequentare abitualmente la Sala del Capitolo, confrontarsi con la “Regola” dento cui la Comunità si riconosce e formulare con coraggio giudizi di valore. Ma poi bisogna uscire dalla Sala e tornare sulla strada, per trasformare questo patrimonio di pensiero in energia rivolta al cambiamento.

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il capitolo r/s

A questo punto il Clan diventa un soggetto politico, una comunità che ha in mente un modello di uomo e di società e agisce per contribuire a realizzarli: credo che l’intero processo della realizzazione di un Capitolo porti con se enormi opportunità di educazione al coraggio; il coraggio di individuare le questioni che meritano la nostra attenzione, il nostro impegno e la nostra fatica, il coraggio di esprimere un giudizio e di dire pubblicamente che non tutto ha lo stesso valore, il coraggio di rimettersi in strada e di progettare e realizzare il cambiamento. Se poi il tema del Coraggio viene affrontato in un Capitolo nazionale, mi pare che quella che si apre davanti a noi sia una strada davvero mai battuta; le pareti della sala del Capitolo si dilatano, il nostro tetto diventa il cielo e il nostro pavimento la strada.


avere voce in capitolo

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Per la comunità R/S il cammino del Capitolo è un tesoro di opportunità: si tratta di trasmettere la passione per il mondo che vogliamo costruire; secondo Padre M.D. Forestier, autore di Scoutismo, strada di libertà2, l’educazione dell’uomo deve essere orientata verso il rinnovamento del mondo anche se non è sempre facile immaginarlo: “non si tratta di definirlo o di segnarne le tappe. Nessuno di noi potrebbe profetizzare le strutture di domani. Invece dipende da noi avere un certo atteggiamento di fronte all’avvenire, e davanti a un mondo incessantemente da rifare. Si tratta di rinnovare sempre la nostra riserva di indignazione dinnanzi alla ingiustizia e di amore per la città da costruire. Questo atteggiamento comporta uno sguardo che guarda molto lontano, che deve essere accompagnato da una volontà di fare sin d’ora cose che incomincino a modificare il mondo, a guarirlo, a sistemarlo. È primordiale, per abituare i giovani a preoccuparsi della sistemazione delle città, far loro trovare sin d’ora delle imprese alla loro portata che vadano nella direzione di quello che vogliamo cambiare”.

2 M.D. Forestier, Scoutismo. Strada di Libertà, La Scuola 1960

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il capitolo r/s

La strada della comunità R/S può condurre al Bene, al Bello e al Buono anche attraverso il percorso di un Capitolo: il valore di questo strumento sta nelle opportunità che offre di andare sempre più a fondo nella comprensione del mondo affinché il nostro sguardo possa spingersi sempre più lontano fino a cogliere un bene da far nascere; serve a mantenere alta l’indignazione per tutto ciò che non si può accettare e ad alimentare il sogno di ciò che vogliamo costruire; attraverso questo percorso deve passare la certezza che il cambiamento è possibile e parte dalla cura del pezzetto di mondo che ci è stato affidato. Mettersi sulla strada del Capitolo è un modo per rispondere alla chiamata che risuona ancora forte nelle parole di Don Andrea Ghetti: “Per salvare il mondo attuale - che nonostante tutti i suoi difetti sentiamo d'amare perché nostro e a noi vicino - occorre un gesto di donazione totale e generosa. Lo chiediamo ai giovani”3

3 A. Ghetti, Al ritmo dei passi, cit.


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il Capitolo R/S

• L’orizzonte del capitolo Padre Giovann i Gallo

“Guarda lonta no e, una volta che hai guarda to lontano… guarda ancora più lontano…” B.-P.


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il capitolo r/s

Sto leggendo un libro, seduto di fronte ai monti all’ombra di un larice verdissimo. I capitoli seguono l’uno all’altro e pian piano si snoda la trama che mi prende... Chissà quante volte abbiamo fatto quest’esercizio. Chissà se c’è ancora qualche libro che ci appassiona. Un Capitolo dopo l’altro per addentrarci sempre di più nel cuore e nella mente di chi ci propone il suo pensiero... Il grande libro della Natura e il grande libro della Parola di Dio, come ci ricorda B.-P. Fare strada implica quell’essenzialità che a volte il quotidiano non permette. Fare lo zaino, scegliere ciò che è necessario, valutare con calma ciò di cui non si può fare a meno aiuta ciascuno di noi a riscoprire l’essenziale. E poi sulla strada, un passo dopo l’altro, sapendo scorgere i segni di pista e quelli che indicano il cammino. Incontri, situazioni, necessità, difficoltà…


l’orizzonte del capitolo

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Solo chi ha preso lo zaino e si è messo in cammino seguendo il sorgere del sole sa la bellezza del vivere! Ma ogni tanto vale sostare per raccogliere il pensiero, per sentire il ritmo del respiro e del cuore, per decidere e scegliere… Il termine che mi sembra più adatto è “ricapitolare” e cioè riprendere i vari capitoli della mia storia fin qui per poi decidere quale sia il successivo. Ricordo che ogni Capitolo non è fine a sé stesso ma fa parte di quel “libro della vita” che ciascuno porta con sé e che ha bisogno di una “rilegatura” (religo: rilego, da cui deriva religione…). Questa rilegatura tiene insieme tutti i capitoli e senza di questa regna la confusione… detto in altri termini: i vari momenti della mia vita necessitano di un progetto che nasce dall’osservazione dei segni e delle situazioni intorno a me e che mi spinge a giudicare la realtà per poi trarne delle scelte concrete per la mia situazione in quel particolare momento. Ecco il Capitolo che poi verrà rilegato (dai valori e dalla fede che guidano le mie scelte…) nel grande libro della vita. Ma non basta! Le nostre comunità hanno bisogno di “ricapitolazione” per poi scegliere il passo successivo. Per essere veri abbiamo bisogno di aprire il nostro cuore agli uomini e alle donne del nostro tempo e affrontare con forza le sfide che ci vengono messe di fronte. Affrontare con decisione la realtà così com’è nel suo complesso svolgersi e interrogarsi su come poter intervenire. “Sentinella, quanto manca della notte?” (cfr Isaia) è la domanda inquieta che fa il mondo a tutti coloro che sono “esploratori di futuro”, a tutti coloro cui non basta l’oggi in divenire e che guardano gli orizzonti lontani. Domanda fatta a chi non guarda le macerie che ha di fronte con quella rassegnazione che chiude il cuore ma che, sotto le macerie, sanno intuire nuove fondamenta e nuove costruzioni.

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Quando nel Medioevo gli abitanti delle città hanno voluto costruire cattedrali, devono proprio aver fatto così. Prima devono essere saliti in alto per poter avere uno sguardo d’insieme (il vedere!), poi han dovuto scegliere cosa abbattere per fare spazio (il giudicare!) e poi finalmente hanno cominciato a costruire (l’agire!). Come sempre c’è stato bisogno di architetti, di ingegneri e di manovali insieme a scultori e scalpellini. L’architetto che per primo vede già la cattedrale ancor prima di segnarne i confini, ma poi deve esserci un ingegnere che fa i calcoli di quel che serve. Entrambi non bastano ancora senza la teoria di manovali che passo dopo passo erigono fondamenta, muri e tetto, guglie e campanili. Solo dopo di loro esperti cesellatori e artigiani sapranno rendere bella la costruzione. Ho provato a guardare i volti in questa estate ricca di cammino e di incontri. Ho provato a leggere tra le righe dei volti, tra le parole dette e soprattutto quelle non dette. Ho provato a leggere e come sempre i volti parlano di gioia, di speranza, di attesa, ma anche di fatica, sacrificio…


l’orizzonte del capitolo

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come gli occhi di Andrea velati da notti insonni per il piccolo bimbo che non dorme, gli occhi brillanti e di un verde profondo di Francesca quando parla del suo Marco, il volto sereno e tranquillo di un anziano seduto alla porta della propria casa in vista del mare, il sorriso e l’abbraccio aperto di Luca quando mi vede arrivare dal sentiero… Cercare segni o leggere i segni? Oggi tutti cerchiamo segni, miracoli, straordinarie manifestazioni di emozioni forti…forse la grandezza sta, come dice il Vangelo nel leggere segni. “Quando si fa sera, voi dite: bel tempo perché il cielo si tinge di rosa; e al mattino burrasca perché il cielo è rosso cupo…Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?” (cfr Mt 16,2-3). Leggere i segni. Forse malati come siamo di eccezionalità diventiamo sempre più analfabeti della vita di ogni giorno. Leggere segni, tracce, impronte. Mi torna in mente una uscita solitaria d’inverno sulla neve alta appena scesa, così per pensare e pregare un po’. Su di un tratto di sentiero non difficile ma in salita vedo le tracce di un camoscio che deviano verso monte e riprendono il sentiero più in là… scelgo di seguirle, perché gli animali san bene dove passare e poi mi volgo indietro per accorgermi che sul sentiero, nascosta dalla neve, c’era una grande lastra di ghiaccio spesso e duro dove sarei probabilmente scivolato… È tipicamente scout imparare a leggere le tracce nel creato…prima quelle del passaggio di un topolino o di uno scoiattolo, poi quelle della mano dell’uomo, per giungere, ormai Capi, a leggere quelle ben più profonde ma lievissime di Dio nella propria vita e nella vita dei ragazzi che ci sono affidati. È un’arte leggere i segni. Ogni mattina aprire la finestra e guardare con stupore, aprire la finestra della vita e perdersi a guardare convinti, se abbiamo fede, di non avere davanti agli occhi il vuoto. “Far splendere la luce della vita divina nascosta” in noi, meglio i segni di Dio nella normalità. Aprire le finestre della vita e chiedersi alla sera se abbiamo letto i segni del passaggio di Dio o se apparteniamo a quelli che i segni vanno testardamente a cercarli altrove…

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Sembra… ma tocca a noi guardare lontano, al modello di uomo e di donna che in ogni attività noi abbiamo di fronte, un uomo e una donna capaci di scegliere dove indirizzare la propria vita, capaci di decidersi per Gesù Cristo, capaci di donare tempo e vita a questo mondo pigro, grasso e incantato dai media! Quando le truppe cingevano d’assedio Gerusalemme, in un tempo di desolazione e di fame e di peste. Quando le macchine da guerra erano ai piedi delle mura, il profeta Geremia si sente rivolgere da Dio un comando: Compra casa e campi in questo paese! (Ger 32). È come sfidare, certi della Promessa di Dio, il futuro! Fa qualcosa che apra un futuro! Pianta un albero, fai un bambino, costruisci case e strade…educa ragazzi, ma fai qualcosa che apra un futuro! Siamo chiamati a generare futuro nella speranza, chiamati a portare speranza là dove il crepuscolo mantiene tutto grigio e informe. Chiamati a guardare lontano l’orizzonte e a commuoverci per il segno dell’aurora ormai vicina. Fratelli miei, è forse la sfida più grande che ci possa venire affidata, in questo tempo in cui si chiude un’epoca e ne nasce un’altra… tocca a noi, entusiasti esploratori del mondo portare questa brezza di nuovo e di serenità nel quotidiano… Fare il Capitolo in Clan vuol proprio dire ricapitolare la propria storia e la storia dentro la quale viviamo, rilegarne le pagine a volte un po’ scomposte, leggere i segni intorno e dentro di noi alla luce della Parola, sognare cattedrali e progettarle per poi mettere mano al futuro cominciando a costruire. Chiamati ad essere attenti osservatori per sognare come degli architetti, saper calcolare come degli ingegneri ma con la tenacia e la forza dei manovali. E alla fine cesellatori di bellezza. Fare il Capitolo è avere la certezza che “ancora si compreranno case e campi in questo paese!” (cfr Geremia 36). Buona Strada


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• Un Capitolo da Protagonisti Marilina Laforg ia


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