Castel Raniero in festa

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associazione di promozione sociale “castel raniero�

CASTEL RANIERO IN FESTA La Musica nelle Aie

Castel Raniero Folk Festival 2016

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Comune di Faenza

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Presentazione

R

icordi lo scorso anno il piacere della passeg­ giata sul colle di Castel Raniero quando il sole riscal­ da senza infastidire,l’aria tersa ti permette di vedere quasi ol­ tre l’orizzonte e la natura è un rigoglìo di fiori, colori e frutti che stanno per maturare? Ricordi il piacere di cam­ minare lungo le colline appe­ na fuori città, inoltrarsi per i sentieri, da soli, in compagnia delle persone care, in gruppi o insieme al proprio cane ed entrare tranquillamente nelle aie delle case e delle ville che si affacciano sul percorso per il piacere di riscoprire luoghi a volte celati o non sempre rag­ giungibili? Ricordi il deside­ rio e la gioia di ritrovarsi, con tantissimi altri, a riscoprire gli aspetti naturalistici del nostro territorio, addentrandoti nella visita ai “boschetti” o nel par­ co della Colonia, per cogliere e ascoltare quella musica fat­ ta dal canto degli uccelli, dal verso degli animali e dal vento che si insinua tra le foglie di cui forse abbiamo perso il ri­ cordo? Ricordi quando ti sei fer­ mato a Villa Orestina dove sono allestite mostre e attività letterarie legate al territorio, alla Romagna, agli scrittori che l’hanno fatta conoscere e ne hanno valorizzato quegli

aspetti tipici di cui ognuno di noi va fiero? Ricordi che quasi uscendo dalla città hai iniziato a sentire che l’aria è pervasa dai profu­ mi che, in lontananza, esalano dalle pentole, dai bracieri, dai fornelli? Ricordi vero che la giorna­ ta non è stata solo ascoltare e passeggiare, ma anche il piace­ re del bicchiere di vino bevuto in compagnia, della salsiccia abbrustolita sulla griglia, del salame affettato a coltello, della piadina cotta sul testo, della ciambella da bagnare nel vino? Sono certo che ricordi tutto questo perché l’anno scorso l’hai vissuto e gustato. Se in­ vece non ricordi ma sei giunto fino qui a leggere, vuole dire che sei incuriosito da quello che anche quest’anno Musica nelle Aie sarà in grado di pro­ porti: gruppi musicali che si esibiscono sul palco, l’Orche­ strona, che festeggia il 30° an­ niversario della scuola di mu­ sica popolare di forlimpopoli, I Musicanti del vento, la Pneu­ matica Emiliano Romagnola, I spacca il silenzio vincitori della sezione folk La musica libera Libera la musica, Luca Bassanese & la P.O.P., miglior artista MEI 2015, il gruppo La Leggera di Cesena e infine i Swingari. Tutti questi gruppi 3


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ti offrono musiche popolari riprese dalla tradizione, ma innovate e reinterpretate se­ condo il gusto odierno. Sarai anche incuriosito e spinto ad apprezzare quei cibi che ti piace assaggiare, gli affettati, i formaggi, le birre e i vini, a guardare come si impastano le piadine, come si farcisco­ no cappelletti e orecchioni, e come si mescola per ore quel sugo di carne che impreziosi­ sce ogni pasta. Tutto questo bendidio per gli occhi, la men­ te, il palato e, perché no, per una sana attività motoria, dura quattro giorni, dal giovedì alla domenica con un crescendo di attività, escursioni, luoghi dove far giocare i bambini, mostre, musica, cibo e vino, vino da far dimenticare per un

giorno tutti i tuoi problemi. Vuoi perdere tutto ciò? Certo che no! Anche se sei un incurabi­ le pigro, inforca la bicicletta oppure vesti la tua tuta da jog­ ging, indossa scarpe comode e un cappellino per proteg­ gerti dal sole e incamminati, ti aspettiamo!

Siamo a Faenza in via Castel Raniero 97. Dalla circonvallazione dirigersi verso Firenze, all’incrocio con bocche dei canali, dopo la via Celle, salire sulla via Castel Raniero e fino al campo sportivo. INFO www.musicanelleaie.it info@musicanelleaie.it cell. 339 7261421 338 5994509 348 3542288

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2 euro per l’Associazione Missionaria Internazionale

A

nche quest’anno ab­ biamo deciso di so­ stenere l’AMI, un’as­ sociazione sorta a Faenza formata da persone, donne, uomini, coppie e gruppi gio­ vanili che desiderano vivere la vocazione missionaria nella comunione fraterna. Attualmente opera a servi­ zio delle chiese in Italia, Africa e India in collaborazione con Amici Mondo Indiviso e Ami­ ci dell’Ami. L’associazione inoltre pro­ muove l’iniziativa Un nuovo dottore per l’Africa che con­

siste nel finanziare corsi di stu­ dio alle ragazze provenienti da famiglie povere per permette­ re loro un’istruzione universi­ taria e la laurea in medicina. L’AMI con il “Gruppo Me­ se” organizza corsi di forma­ zione in preparazione all’a­ nimazione missionaria sul territorio e ad esperienze esti­ ve in una delle missioni AMI.

Per informazioni: AMI Corso Matteotti, 62 48018 FAENZA (RA) tel. 0546 23735 www.ami-ima.net 6


Corsa Classicissima

39a Gara podistica non competitiva di 11 km e passeggiata di 5 km 16° memorial Cristiano e Chiara Marini

Castel Raniero - Pideura - Pergola - Castel Raniero

PERCORSO

Tempo massimo 3 ore con controlli lungo il percorso

2,50 euro dalle 15.00 fino alle 16.20

QUOTA D’ISCRIZIONE ORARIO D’ISCRIZIONE

sabato 9 maggio, ore 16.35 - AMATORI E NON

PARTENZE

L’organizzazione declina ogni responsabilità civile e penale per quanto potrà accadere a persone e cose, durante e dopo la gara. ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE “CASTEL RANIERO” tel. 339 8467022 Oriano - 349 2926348 Davide , ore pasti www.musicanelleaie.it apscastelraniero@musicanelleaie.it

PER ULTERIORI INFORMAZIONI

CLASSIFICA ANNO 2015

1° classificato assoluto 1a classificata assoluta 1° classificato veterano 1° classificato società

ANDREA BERNABEI GIGLIOLA BORGHINI CLAUDIO VALERI G.S. LAMONE

in 40’ 53” in 49’ 17” in 42’ 27” con 58 iscritti

PREMI GARA PODISTICA Categoria Uomini

Categoria Veterani

class.

premi

class.

prosciutto + ceramica

1° over 50-ante 1966 coppa + ceramica

dal 2° al 10°

premi in natura

dal 2° al 5°

premi

premi in natura

Categoria Donne

Premi per società

class.

premi

class.

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coppa + ceramica

la più numerosa prosciutto

premi in natura

2a società

a

2 e3 a

a

premi

damigiana di vino locale

Verranno inoltre premiate tutte le società con un minimo di 10 concorrenti. A tutti verranno consegnati premi in natura.

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L’Orchestrona Giovedì 5 maggio, ore 21.00

L

’Orchestrona della Scuola di Musica Po­ polare di Forlimpopo­ li nasce anni fa da un’idea di Davide Castiglia, oggi diretto­ re del gruppo, che ha voluto realizzare una formazione as­ solutamente atipica: una com­ mistione ben riuscita tra una banda ed un’orchestra che non è in realtà nessuna delle due ma, essendo composta esclusivamente da strumen­ ti insegnati nella Scuola ne è diventata la sintesi più fedele. La formazione variabile fra i 20 ed i 30 elementi vede fianco a fianco allievi e musicisti già esperti, ed è composta da vio­ lini, violoncelli, flauti, basso, fisarmoniche e organetti, chi­ tarre, voci e percussioni etni­ che. Capace di coinvolgere il pubblico con la sua freschezza interpretativa, accompagna lo spettatore in un affascinante viaggio alla scoperta di quelli che si possono definire i “clas­

sici” o, usando un termine jazzistico, gli “standard” della Scuola di Musica Popolare, di brani conosciuti e non che fan­ no parte del bagaglio culturale di ogni allievo di strumento, che è invitato, di anno in anno, ad aggiungersi all’organico ormai stabilizzato. Spaziando fra le musiche di tradizione di Italia, Francia, Germania, Irlanda e attraversando la cul­ tura zingara e quella ebraica, l’Orchestrona riesce a raccon­ tarne l’eterogenea ricchezza e la trascinante bellezza. Un concerto e un progetto cul­ turale, per dimostrare, senza temere la banalità dei luoghi comuni, che le diversità sono ricchezza e la musica rimane il migliore del linguaggi per in­ contrarsi e comunicare.

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I musicanti del vento venerdì 6 maggio, ore 21.00

I

Musicanti del Vento na­ scono nell’inverno del 2008 e da subito all’ini­ ziale matrice “popolare” af­ fiancano le loro composizioni inedite. La loro inclinazione li dirotta inequivocabilmente sulle delicate strade della can­ zone impegnata e, anche all’o­ recchio di chi si approccia per la prima volta alla loro musica, emerge chiaramente l’amore per il sociale. D’altronde se i tuoi ascolti continui sono De Andrè, Guccini, Gaber e via dicendo, non puoi di certo svegliarti una mattina e d’im­ provviso riscoprirti importan­ te esponente del movimento neomelodico italiano… As­ sistere ad una loro esibizione accende quella valvola di ener­ gia che solo un bel bicchiere di vino sa dare, il loro concerto

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non è solo musica ma un’e­ sperienza teatrale, una bevuta in compagnia, un abbraccio di un amico. I Musicanti del Vento suonano musica e rac­ contano storie. L’ultimo loro album dal titolo “Preferisco la Cantina” nasce per esor­ cizzare l’idea che la cantina è solo luogo di bacco e baldoria, bevute e ubriachi: la cantina è vista infatti come una piazza, un luogo di interazione so­ ciale e contatto umano reale, non virtuale! Un luogo dove succedono tante cose e dove si intrecciano storie di gente di ogni provenienza e tessuto sociale. Amore, passioni, la­ voro, inquietudini, allegria e goliardia: questa è la cantina raccontata dai musicanti.


Pneumatica concerti Emiliano Romagnola

I

l nome deriva da: a) Pneuma s.m. – 1. filos. Principio vitale; in parti­ colare nelle teorie cosmologi­ che degli stoici, lo spirito divi­ no che anima e informa di sé il mondo; nella teologia cristiana e secondo gli gnostici, la parte più elevata dell’individuo, l’a­ nima razionale, ispirata diret­ tamente dalla divinità; anche lo Spirito Santo. 2. music. nel canto gregoriano, melisma cantato su una sola sillaba; an­ che segno della notazione bi­ zantina, corrispondente ad un intervallo di terza o di quinta. Dal latino tardo pnèuma, gre­ co pnêuma “soffio” poi “ani­ ma” der. di pnêin “soffiare”. b) un dovuto omaggio a Francesco Balilla Pratella, musicista, artista futurista, tra i primi, nel ’900, a fare ricerca etnomusicologica nel nostro territorio; valido supporto per chiunque voglia avvicinarsi alle tradizioni sonore emiliano romagnole. c) il tentativo di trovare uno sponsor nell’ambito dei pro­ duttori di pneumatici per auto­ trazione o nell’industria oleop­ neumatica: disposti a cambiare il nome secondo volontà e disposizione degli sponsor. Il repertorio è dedicato alla figura di musicista ed etnomu­

sabato 7 maggio, ore 18.30

sicologo: Stefano Zuffi. Ca­ pace di portare con successo i balli emiliani in Russia ed a Cuba, ma anche di suonare e risuonare nella più picco­ la delle osterie di provincia, Stefano Zuffi ha lasciato un repertorio incredibile che me­ rita di essere preservato, accu­ dito, suonato e conosciuto da più persone possibile. Così, per una serie di (s)fortunati eventi, cinque musicisti che conoscevano Stefano iniziano a suonare questo magnifico re­ pertorio, unendo il Jazz alle in­ fluenze elettroniche, passando dalla musica rinascimentale al folk­rock. Il tutto però con il rispetto che si deve ai maestri ed alla filologia musicale, riba­ dendo a gran voce che oggi, qui, si fa: “Qualsiasi musica, ma mai musica qualsiasi”.

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Spacca il silenzio! sabato 7 maggio, ore 20.00

T

rio campano ma bo­ lognese di adozione, composto dai due fra­ telli Luigi e Feliciano Grella e dal batterista Cristiano Delfi­ no. La peculiarità del gruppo sta nel sound marcatamente acustico ma non per questo necessariamente soffice e de­ licato. Anzi, la sua scommes­ sa sta proprio nella capacità di esprimere forza ed energia senza abusare dell’elettrifica­ zione e dell’amplificazione. La band punta su un pop rock mediterraneo mai ruffiano, con qualche tocco jazz e una forte impostazione cantauto­ rale dal respiro new acustic, dove la parte ritmica e il bas­ so poggiano su una base chi­ tarristica classica, rivelando potenza evocativa ed emotiva. Musica anche di forte impatto

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live, come hanno avuto modo di constatare gli spettatori de­ gli innumerevoli concerti del trio. Nel 2014 il trio realizza “Artisti Di Strada – Papara­ parapà”, nuovo singolo della band dal sapore balcanico, correlato da un videoclip che si avvale della partecipazione attiva di più di cento figuran­ ti non professionisti che, per l’occasione, hanno interpre­ tato sé stessi: musicisti, arti­ sti, giocolieri e veri “abitanti” della strada regalano al pub­ blico un quadro incredibile di persone extraordinarie, gen­ te che, nel suo genere, rende unica la città di Bologna, e che al di là del valore didascalico di “artista di strada”, può se­ renamente intendersi “artista della vita”.


Luca Bassanese

& La Piccola Orchestra Popolare sabato 7 maggio, ore 21.00

S

ono tre le tappe impor­ tanti che segnano la stra­ da che Luca Bassanese deciderà di intraprendere nel suo percorso artistico: l’ascol­ to assiduo del Volume III di Fabrizio De André ancora in fase embrionale nella dimora materna, il contatto quotidia­ no con il padre armonicista e l’incontro con il compositore, autore e regista Stefano Flo­ rio, con il quale inizia un soda­ lizio artistico ed umano che lo porterà a collaborare alla rea­ lizzazione dei suoi album e dei suoi spettacoli. Luca Bassane­ se è attore, scrittore, musicista e cantastorie… ma prima di tutto Essere Umano. Definito “Personaggio anomalo di que­ sti tempi”, è un’artista molto attivo nel sociale, in sintonia con i movimenti ambienta­ listi e di impegno civile (già Vincitore “Premio Recanati – Musicultura” XV ed.), ed è considerato tra i più impor­ tanti nuovi esponenti della scena Folk Pop e Cantautora­ le Italiana. Nel 2013 con il suo spettacolo concerto “Per l’ac­ qua, per la terra, per la dignità dei Popoli” è nella Top 10 del “Miglior Live dell’Anno” in­ detta dal MEI e dalla Rete dei Festival; sempre nello stesso anno riceve il Premio Urban

Eco­festival per la sua conti­ nua ricerca e impegno attra­ verso musica e scrittura verso le tematiche di sostenibilità sociale ed ambientale e gli vie­ ne conferito l’Attestato di Merito per l’impegno civile al Premio Nazionale “Marcello Torre“. Nel 2015 vince il Pre­ mio MEI come Miglior Artista per la Musica Popolare. Il suo percorso umano, artistico e la sua matrice musicale multie­ tnica l’hanno portato sino ad oggi alla collaborazione con vari artisti di culture diverse tra cui la prestigiosa Original Kocani Orkestar di Macedo­ nia, il cantante Berbero Bachir Charaf definito “La voce del deserto” ed il giovane cantau­ tore Senegalese Abdul Aziz Wade. Artista poco incline ad ambienti consoni (???) e com­ merciali, il suo è un percorso lontano da schemi prestabiliti che lo fa diventare nel tempo una voce fuori dal coro. 13


La Leggera domenica 8 maggio, ore 18.30

U

n’avventura nata qua­ si per scherzo da un gruppo di amici ap­ passionati di musica e culture popolari. La Leggera nasce così agli inizi del 2010, pren­ dendo il nome dall’omonimo treno che portava i lavoratori stagionali in Maremma alla fine dell’800. Braccianti po­ verissimi, con pochi cenci in una borsa (di qui il nome “La leggera”), che esorcizzavano e maledicevano la propria mise­

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ria intonando strofe e stornelli tra una stazione e l’altra, gra­ zie ai quali, spesso, riuscivano a pagarsi il biglietto del treno. Questo spirito anarchico e ir­ riverente, divertito e corrosivo al tempo stesso, è anche la ci­ fra del gruppo.


Swingari

concerti

domenica 8 maggio, ore 21.00

È

una band musicale nata nell’autunno 2014 e composta da quattro musicisti: Vincenzo Panebian­ co al clarinetto, Giovanni Pan­ ciroli alla chitarra, Alessandro Marchiorri al contrabbasso e Danilo Miccoli alla batteria. Il progetto nasce dalla volon­ tà di presentare e collegare fra loro lo Swing e il Klezmer attraverso un’interpretazione legata alla tradizione e allo stesso tempo alla freschezza di questi due generi musicali. L’aspetto peculiare della pro­ posta è l’energia vitale sprigio­

nata dalla band nel reinterpre­ tare i brani, tessendo un solido intreccio sul quale si sviluppa il canto del clarinetto, pre­ senza costante e protagonista virtuoso del quartetto. Il re­ pertorio si muove infatti da­ gli swing classici di Henghel Gualdi, passa al manouche di Django Reinhardt e arriva alle melodie appassionate e ai rit­ mi vivaci del Klezmer di Giora Feidman. Nell’ultimo anno la band ha iniziato ad affinare il repertorio lavorando alla co­ struzione di brani originali.

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no

Le Edizioni Musicali e Discografiche GallettiBoston sono una realtà romagnola: fondate nel 1946 dal violinista Angelo Galletti sono ora condotte dalle figlie Alessandra ed Anna. Tali edizioni – pur dedicandosi a diversi generi musicali quali lounge e latin e con partecipazioni anche al Festival di Sanremo – si occupano prevalentemente di musica da ballo, tradizionale, popolare. Nel cosiddetto genere “liscio” hanno ottenuto e tuttora stanno ottenendo i riscontri più significativi (es. due Dischi d’Oro con l’orchestra Castellina-Pasi) grazie anche ad una capillarità di diffusione del repertorio fornendo servizi personalizzati ai musicisti. Il catalogo è distribuito da Self e da Edel. Sono molto attive nel multimediale, rendendo il proprio catalogo musicale disponibile sui canali digitali quali, a titolo di puro esempio, I-Tunes, Believe, TheOrchard. Dispongono di due canali video su www.youtube.com/ballobello08. Oltre al genere ballabile, negli ultimi anni si sono dedicate alla musica etnica/folk instaurando una stretta collaborazione con la rassegna “Musica nelle Aie”, realizzando anche vari CD collegati a questa splendida manifestazione, quali “Musica nelle Aie 2013” e “Uno straordinario raccolto”. Da vari anni il premio della critica è intestato a Galletti-Boston. Tradizione e innovazione da sempre contraddistinguono questa azienda familiare faentina.

PER CONTATTI

info@galbost.com · www.galbost.com

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Gruppi musicali 92B Mescolano nel loro stile le sonorità della musica folk e della canzone d’autore raccontando storie che sono sia viaggio che riflessione. ARMONAUTI

Una citazione del mitico viaggio di Argo e dei suoi eroi alla conquista del vello d’oro: un Trio di armoniche formato da musicisti eclettici di provata esperienza. BALBRULÉ

Una piccola orchestra acustica di balfolk. Violino, chitarra e fisarmonica per l’ascolto e il ballo, ed alcuni dei brani più belli della musica tradizionale provenienti da tutta Europa. CANUSÌA

ispirazione dal mondo cinematografico per poi confrontarsi con le sonorità della tradizione e del pop. IL LUPO CATTIVO Musica e testi che possano evocare la narrazione fiabesca. Cantare storie che contengano altre storie. Viaggiare tra tempi e spazi comuni a ogni epoca. LA BANDA DEI BRIGANTI Musica che trae spunto dalla tradizione agricola pastorale della terra d’Abruzzo e dall’amore per la Majella e si nutre della suggestione scenica di questi luoghi. LAME DA BARBA

Musica originale che si rifà allo stile suonato nelle antiche sale da barba rispettando le esigenze del nostro tempo. MASSIMO MODULA

Un duo laziale con un repertorio formato da brani tradizionali raccolti nei monti Lepini e rielaborati per poter trasmettere antiche atmosfere. DURKOVIC E I VIOLINISTI TZIGANI

Un incrocio di destini in un fantastico viaggio nato tra le panchine della metropolitana milanese: amicizia, energia e colore contro ogni pregiudizio. GLI ORSI Un immaginario scuro e trascinante che trae

Cantante e autore di canzoni e poesie, porta in scena performance dove musica parole e pittura dal vivo si fondono, alternando canzoni a momenti di improvvisazione. MI LINDA DAMA Ri-arrangia le melodie della tradizione sefardita, creando un ponte tra la musica ebraica, il flamenco e i ritmi arabi. MUD Una chitarra, una voce, una loopstation. Canzone d’autore, blues, reggae ed incursioni elettroniche. Acqua trasparente e dura terra. Seguendo i sogni. 17


gruppi musicali

N’ESPIRAL

come “suonati”. Il gruppo ripropone brani della tradizione musicale Bergamasca e Bresciana. SOTTALPALCO

Una spirale di canzoni nuove e tradizionali, che parlano direttamente all’anima, in totale libertà espressiva. ORCHESTRA MUSICA SPICCIA

Un’orchestra di archi, fiati, fise, corde e percussioni, con elementi di tutte le età diretti dall’“originale” bacchetta di Giulia Cavicchioni. ORGANICANTO Canti e suoni tra via Traiana Nuova e Cassia Antica. Un viaggio nella musica popolare tra sentieri, cantine e piazze dove ballare. SLEEGO

Pizziche, tarante e tammurriate, contaminate con influenze greche, balcaniche, turche, ritmi ipnotici e ossessivi. Musiche e canti per un mondo che balla: “Scàzzicate ca te pizzica!”. TAVERNA DE RODAS Ritmi di polke e valzer, testi scritti su storie e momenti di vita vissuti da noi e dai nostri genitori, nel tempo in cui la stretta di mano e la parola data avevano più valore di un qualsiasi documento. TIZIO BONONCINI Andando dallo swing al folk al teatro canzone, Tizio racconta di personaggi, oggetti e grottesche contemporaneità.

Una band che coniuga la ricerca di sonorità moderne con l’amore per la tradizione celtica. Un mix energico e coinvolgente che fa trattenere il fiato dalla prima all’ultima nota.

TRUMA Nuove canzoni folk d’autore in dialetto chioggiotto, accompagnate dal suono della fisarmonica. Il mare, la pesca, gabbiani e isole perdute: un’eredità da trasmettere.

SMORFIÀCC

WINEGRAPES

Questo termine nell’antico dialetto “gaì” può essere interpretato sia come “suonatori” che

Grappoli di sound itinerante attraverso melodie senza tempo.

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Il paesaggio di Castel Raniero con gli occhi e negli occhi degli artisti faentini a cura di Patrizia Capitanio presidente Pro­Loco Faenza

Dal punto di vista ambien­ tale, il paesaggio compreso tra Errano, Castel Raniero e Olmatello è caratterizzato da un meraviglioso protagonista: il pino domestico o meglio Pinus pinea. I filari di pini corrono lungo il rettilineo che porta a Errano, inquadrano le ville Case Gran­ di ed Emaldi, salgono lungo via Castel Raniero, si stagliano sul crinale dell’Olmatello. Si tratta di piante non rare; tuttavia la cornice che le ac­ coglie – dolci colline, eleganti

architetture, coltivazioni geo­ metricamente perfette – con­ ferisce all’insieme una parti­ colare e delicata atmosfera. È come trovarsi davanti ad un fondale scenico di teatro. Le piante hanno un innega­ bile valore storico e paesaggi­ stico, seppure siano state poste a dimora artificialmente (non si tratta di colture spontanee) alla metà dell’Ottocento, d’in­ tesa tra il Comune di Faenza e alcuni privati proprietari. I pini su queste pendici collinari alle porte di Faenza

Villa Case Grandi e l’attiguo oratorio San Filippo Neri in una fotografia degli anni trenta del Novecento.

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Il paesaggio di Castel Raniero

– meta ogni giorno di passeg­ giate salutistiche – sono em­ blematici e caratterizzano a pieno titolo la nostra città.

Errano Dal toponimo Arano, attestato per la prima volta nel XII secolo.

I pini dell’Olmatello in una foto d’epoca.

Una gita all’Olmatello in auto (foto Acquaviva, 1915).

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I pini lungo il rettilineo di Errano sono imponenti: la loro altezza raggiunge i 25 mt e la circonferenza dei tronchi si aggira sui 2 metri e mezzo. Dal rettilineo hanno origine altri viali di pini, disposti perpen­ dicolarmente verso la collina. Immortalati in una fotogra­ fia risalente agli anni trenta del Novecento, tali piante già presentavano un elegante portamento ed una chioma ad


ombrello che di lì a poco si sa­ rebbe espansa perfettamente. I faentini avevano quindi a disposizione una fresca pine­ ta, in cui passeggiare, organiz­ zare pic­nic, passare il proprio tempo libero da soli o in com­ pagnia. Oggi i pini di Errano sono veri e propri “alberi monu­

mentali”, così classificati dal­ l’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna.

Castel Raniero Da Castrum Raynieri cioè la roccaforte voluta dal diacono Raniero, della Chiesa ravennate, intorno all’anno 967.

Giuseppe Tampieri (1918-2014), Crepuscolo a Rio Biscia, olio (1942).

Fernando Bucci (1898-1972), Panorama di Faenza da Castel Raniero.

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Il paesaggio di Castel Raniero

Villa Mengazza.

Imboccando via Castel Ra­ niero, dopo un tratto alquanto ripido, si giunge ad un falso­ piano incorniciato da pini. Qui si può ammirare, sulla sinistra, villa Mengazza, edifi­ cata agli inizi del XIX secolo e contraddistinta dal motivo architettonico della doppia facciata. Il prato antistante la villa è incorniciato da una serie di grandi pini domestici diposti ad “U”, messi a dimora in­ torno alla fine dell’Ottocento. L’Olmatello visto dalla fonte di San Cristoforo.

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Olmatello Il toponimo deriva da un bosco di olmi qui esistente in epoca imprecisata. L’Olmatello è un luogo molto suggestivo «perché unisce la bellezza di due mondi completamente diver­ si: quello della piana sommi­ tale, erbosa e alberata a pini, e quello del calanco, ripidissi­ mo e selvaggio» (AssociAzione culturAle PAngeA, Sentie-


Francesco Nonni (1885-1976), L’Olmatello, olio (1939).

ro “505”, 1996, p. 47). Una bellezza che fa emer­ gere la perfetta geometria di due assi cartesiani: la linea dell’orizzonte – caratterizzata dai filari di pini – e la verti­ calità del burrone calanchivo, nudo e brullo.

Osservando l’Olmatello, in particolar modo dalla posta­ zione privilegiata presso le Fonti di San Cristoforo, ciò che rimane impresso nella me­ moria è una sorta di cartoli­ na, un fermo­immagine, che testimonia non solo il raro ed

Francesco Nonni (1885-1976), L’Olmatello, xilografia (1926).

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Il paesaggio di Castel Raniero

elegante paesaggio, ma an­ che i suoi contrastanti colori: giallo delle sabbie, verde della vegetazione, azzurro del cielo. I pini dell’Olmatello sono vincolati come alberi monu­ mentali ai sensi della Legge Regionale n. 2/1977.

I pini dell’Olmatello a Brisighella… A Brisighella, lungo il ripi­ do stradello che conduce al santuario della Madonna del Monticino, si possono ammi­ rare 15 edicole che accolgono altrettante formelle bronzee dedicate ai Misteri del Santo Rosario (gaudiosi, dolorosi e gloriosi). Sia le edicole sia le

formelle sono state progettate e realizzate dall’artista faen­ tino Francesco Nonni (1885­ 1976). La loro inaugurazione e benedizione avvenne l’8 set­ tembre 1936 da parte di mons. Lorenzo Alboni, vicario gene­ rale della diocesi di Faenza. Nella formella raffigurante il X mistero doloroso Crocifissione e morte di Gesù, si può notare, in alto a sinistra, un particolare molto interessante: un filare di pini, aggrappati al terreno ed in balia del vento, ornano un’altura a strapiom­ bo. Il riferimento, molto chia­ ro, è al calanco dell’Olma­ tello, l’emblema della prima collina faentina.

Francesco Nonni, Misteri del Santo Rosario, Brisighella (1936), particolare della decima edicola.

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INCONTRO LETTERARIO

Nel segno di Belt Antonio Beltramelli e i suoi illustratori venerdì 6 maggio, ore 18.00

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li Amici dell’Arte, Carta Bianca Editore con la collaborazio­ ne dell’Ass. “Alteo Dolcini” proseguono con l’itinerario di riscoperta e valorizzazione degli scrittori romagnoli che tanto hanno dato anche alla letteratura nazionale. Dopo Pascoli, Panzini, Campana e Serantini, quest’anno è la volta di Antonio Beltramelli, autore sia di vigorosi romanzi che esplorano la terra e la gente di Romagna, sia di riviste e libri delicatissimi e schietti dedicati ai fanciulli. La mostra Nel segno di Belt vuole evidenziare il grande interesse dell’autore per la letteratura infantile che lo porterà a vivaci e suggestive collaborazioni con i più famo­ si illustratori dell’epoca quali D. Baccarini, F. Nonni, B. An­ goletta, I. Pannaggi, Golia. Venerdì 5 maggio, alle ore 18, a Villa Orestina a Castel Raniero, Antonio Castronuo­ vo, direttore della rivista La pie, introdurrà l’autore, Da­ niela Ponti, docente di Scuola Primaria, svilupperà il tema della letteratura per l’infanzia e Claudio Casadio, direttore della pinacoteca di Faenza, presenterà la mostra deline­

ando i profili degli illustratori. L’esposizione, arricchita dal materiale concesso dalla Pina­ coteca di Faenza, dal Fondo Beltramelli della Biblioteca Saffi di Forlì e in via del tutto eccezionale dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondado­ ri di Milano, si rivolge ad un pubblico di tutte le età e reste­ rà aperta fino a domenica sera.

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A Castel Raniero si mangia romagnolo

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a finanziera in Pie­ monte, in Toscana la fiorentina, la pastiera a Napoli e le piccatine di fegato nel Veneto. Poi ancora l’osso buco o la casseola in Lombar­ dia, in Sardegna l’agnello coi carciofi e la pagliata a Roma. Ogni regione ha un suo piatto tipico che subito le identifica e nelle lunghe e interminabili discussioni sul cibo che spes­ so si fanno attorno alla tavola, gli ospiti descrivono minuzio­ samente e lodano ogni piatto della regione di provenienza, esaltandone i profumi, le sfu­ mature quasi impercettibili della stessa ricetta da una città all’altra, i tempi e i modi della cottura, ora lenta nel tegame di coccio, ora velocissima su una brace ardente. E da noi in Romagna? Siamo ricchissimi di fantastici primi piatti, i mitici passatelli, le va­ rie paste ripiene, dove primeg­ giano i tortelloni che condia­ mo in molti modi, dal burro e salvia al ragù tenuto sul fuoco varie ore, l’ingannevole sfo­ ia lorda, le tagliatelle, quelle così rugose che trattengono perfettamente il condimento e così giustamente spesse che riesci a morderle e a scioglierle 26

in bocca allo stesso tempo, per finire coi cappelletti in brodo, sebbene i puristi ne facciano risalire l’idea più ai cugini emi­ liani che a noi romagnoli. Ma di secondi, o meglio di pietanze (il secondo sa tan­ to di ristorante, la pietanza sa tantissimo di casa e vuoi mettere la differenza!) di cosa possiamo andare fieri? È vero, qui da noi la carne cotta alla griglia la fa da padrona, gli arrosti esalano profumi che ti inebriano, la viscida ma squi­ sita anguilla come il brodetto di pesce sono un capolavoro assoluto ma troppo relegati ad una sola zona per rappre­ sentare una intera regione; scaloppine, cotolette, l’ormai dimenticato povero polpetto­ ne, tanto pane e poca carne, il fritto di pesce quanto sono


cucina&tradizione

buoni ma li possiamo proprio marcare come nostri? C’è però un piatto che or­ mai non compare più in alcun menù e che i giovani neanche conoscono; ne parlano a volte alcuni anziani rammaricando­ si che la giovane moglie del nipote conosca solo parole come hamburger oppure hot dogs: il pollo alla cacciatora. Qui in Romagna siamo in pia­ nura, non ci sono stambecchi o caprioli, ormai con tutte le norme igieniche da rispettare tenere in campagna un maia­ le da macellare a dicembre è diventata un’impresa impossi­ bile. Il pollo invece non dico l’abbiano tutti, ma razzola ancora libero nelle aie delle case, il contadino ne alleva un numero sufficiente per sod­ disfare le richieste di qualche amico e perfino il macellaio a volte ne ha alcuni di quel bel colorito giallo, sodi, pieni, ap­ pesi a testa in giù quasi a pu­ nirli di quanto possano essere buoni e saporiti. Pollo alla cacciatora, perché poi si chiama così, forse che ci sono ancora cacciatori che sparano ai pennuti ora ormai neppure più in grado di vola­ re? Non sarebbe dignitoso! Si chiamano alla cacciatora per l’uso di aglio e rosmarino per­ ché con questi ingredienti nei capanni venivano cotte le pre­ de appena cacciate. Soddisfat­

ta la curiosità, proviamo con la ricetta: prendete dunque il pollo, ovviamente spennatelo e pulitelo (conservate il fegato e le coratelle). Lasciarlo poi riposare per una notte in una marinata di olio, aglio, rosma­ rino, qualche foglia di salvia e di alloro, due grani di pepe e una mezza cipolla. Se soffri­ te di insonnia, a metà nottata rigirate i pezzi poi cercate di riaddormentarvi. Nella tarda mattinata in un tegame fare un soffritto di cipolla, meglio se rossa, e appena comincia ad imbiondire aggiungete il pol­ lo che avrete prima tagliato a pezzi poi infarinato meglio se in una farina rimacinata. Fate rosolare qualche minuto e ag­ giungere anche le foglie di sal­ via. Versate un buon bicchie­ re di trebbiano che il pollo a poco a poco assorbirà ammor­ bidendosi e insaporendosi. A questo punto versate la salsa di pomodoro che avrete pre­ parato in casa oppure un po’ di conserva e qualche pezzo di pomodoro. Fate cuocere lentamente e se proprio volete avere il massimo aggiungere un mestolo di brodo. Quando il tutto sarà cotto ed addensa­ to, lasciate riposare qualche minuto e ...la magia è pron­ ta. Portate in tavola, sarà una festa di colore, di sapore, di gioia. Giorgio Fiumi 27


Natura I calanchi romagnoli Raggiunto il crinale dell’Ol­ matello, ci si affaccia sulla val­ le del fiume Lamone che scor­ re in basso tra campi squadrati e filari allineati di viti, peschi, albicocchi e actinidia. La col­ lina degrada rapidamente in una parete verticale dove si aprono fenditure e lame nel terreno argilloso con fenome­ ni erosivi conosciuti come for­ mazioni calanchive. I calanchi sono attività pe­ dologiche modellate dall’a­ zione degli agenti atmosferici: l’acqua, il sole, gli sbalzi ter­ mici provocano la disgrega­ zione dei materiali colloidali argillosi. Prende così forma un insieme di vallecole pro­ fonde e ripide, solcate da ca­ naloni scoscesi ed acclivi che si aprono a ventaglio a mo’ d’arena, intercalati da creste sottili e prominenti (le lame),

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da pinnacoli colonnari anche di ragguardevoli dimensioni. La genesi di questi depositi sedimentari d’argilla, anche purissima, geologicamente è molto recente, risale ad alcuni milioni di anni fa (3­4) quando gli affioramenti gessosi (Vena del Gesso) e calcarei (“Spun­ gone”), già emersi dalle ac­ que, formavano l’antica costa adriatica. Nei fondali marini sotto costa i corsi d’acqua ri­ versarono ingenti quantità di limi e argille da generare uno strato di varie centinaia di metri. In seguito a movimenti di sollevamento e probabil­ mente a condizioni climatiche particolari, la linea di costa re­ trocesse ed anche il sedimento argilloso emerse e generò le colline. Dall’emersione si av­ viò il fenomeno erosivo sago­ mando e modellando in pro­ fondità le cime ed originando i calanchi così come oggi ci


appaiono. Tra i calanchi si possono reperire fossili con estrema facilità: conchiglie, coralli, foraminiferi, pesci tut­ ti organismi degli antichi fon­ dali marini scomparsi. Le zone calanchive forma­ no degli ambienti impossibili all’utilizzo agricolo se non in­ tervenendo con impegnativi programmi di bonifica attra­ verso sbancamenti, terrazza­ menti, drenaggi sotterranei per contrastare l’erosione e lo scorrimento delle acque. Le condizioni microclimati­ che e morfologiche di questi ambienti impervi fanno dei calanchi un luogo estremo ed inospitale per la flora sponta­ nea, limitata quantitativamen­ te, che ha portato con il tempo alla specializzazione della ve­ getazione. Il carattere saliente della vegetazione dei calan­ chi, quello che colpisce subi­ to l’occhio, è la discontinuità e la disposizione sporadica del manto vegetale. Anche in primavera, quando la nostra flora è al massimo rigoglio, la copertura è scarsa, il terreno è scoperto fino ad aumentare in estate. A fine giugno la mag­ gior parte delle specie è estinta e l’ambiente assume un aspet­ to brullo, desolato e deserti­ co. La vegetazione arborea risulta totalmente assente per la difficoltà nell’inserimento degli apparati radicali e per le

caratteristiche fisiche dell’ar­ gilla. Solo nella parte alta del calanco “il cappellaccio” dove si rinvengono depositi di sab­ bia a granulometria variabil, si forma un ambiente più adatto alla vegetazione più esigente. La ginestra forma fitti agglo­ merati con vistose fioriture gialle nei ciglioni dei contraf­ forti assieme a qualche pianta di rovo, rosa canina e piante graminacee. In maggio è la sulla, leguminose foraggiera di origine nordamericana or­ mai naturalizzata, a ricoprire con le vistose fioriture rosso intenso la parte alta dei calan­ chi penetrando anche nelle zone interne. Se dalla super­ ficie dell’anfiteatro calanchivo 29


sport&natura

scendiamo all’interno, cambia totalmente la vegetazione e la morfologia superficiale. Il ter­ reno diventa più aspro, caldo, asciutto, percorso da crepac­ ciature profonde, le creste si assottigliano e si ergono cupo­ le e pinnacoli argillosi, suben­ trano specie considerate pio­ niere, estremamente adattate: l’orzo marino, la scorzonera, l’astro spillo d’oro. Ma è l’a­ steracea artemisia dell’argilla che domina in modo assoluto grazie all’apparato radicale che s’inscerisce fin oltre un 30

metro in profondità cercando l’umidità e originando belle composizione cenerine che spiccano tra il terreno. Nel­ la parte basale dei calanchi a volte per la discesa delle colate argillose, si accumula il rista­ gno delle acque meteoriche e di scorrimento, formando piccoli sbarramenti e am­ bienti umidi. In questo caso alla base del calanco pren­ dono origine isole verdi che contrastano fortemente con l’ambiente circostante arido e spoglio. Svettano salici, tame­ rici, qualche alberello di piop­ po nero e olmo, gli equiseti, i giunchi, il cannarello, il giallo farfaro. Ecco il calanco, am­ biente desertico, riempirsi di suoni: anfibi, rettili, uccelli ed invertebrati utilizzano questa micro oasi verde ai piedi dei riarsi calanchi per compiere i loro cicli riproduttivi, portan­ do una nota di gaiezza a quel­ la miseranda flora che, con la diuturna lotta per l’esistenza, ha dato a queste crete un poco di verde e di vita. Luigi Melloni


Tortelloni della Paolina (burro e salvia – ragù) Garganelli all’Inquisitora Bigoli alla Campagnola Cappellacci dell’Olmatello Bis del Castellaccio (tortelloni + bigoli)

secondi

Castrato dei 200 di mezzo (castrato ai ferri) Salsiccia delle colombaie (salsiccia di maiale ai ferri) Spiedini della Mingazza (salsiccia, pollo e verdure) Misto di Rio Biscia (pollo, spiedino e salsiccia) Pollo dei Fondi (pollo dissossato ai ferri) Piatto … è la volta buona ... (stufato di salsiccia e fagioli) Stinco di Castel Raniero con contorno di patate (solo il giovedì e venerdì sera) Porchetta dei Boschetti (sabato sera)

contorni stuzzicheria

Scaletta (un po’ di … bigoli, salsiccia, patate, piadina e dolce) Vegetariano (un po’ di... formaggi misti/insalata, padine dolci) Celiaco (piatto preparato da laboratorio autorizzato)

Piadina Stesa (vuota) Piadina Milzetta (alla salsiccia) Piadina Sandrona (al prosciutto) Piadina Torricella (prosciutto e fontina) Bruschetta San Prospero (aglio, olio, sale e pepe) Bruschetta San Cristoforo (aglio, olio, prosciutto, sale e pepe)

dolci

piatto unico

primi

Menù

Dolce della Musica nelle Aie (semifreddo agli Amaretti) La Dolce … Rita (crostata di mascarpone e ricotta con marmellata di mirtilli) Zuppa della Rotonda Zuccherini della Colonia (zuccherini + bicchier di vino) Sorbetto bocche di Rio (caffè o limone)

Insalata dei 200 di sotto Olive della Balassa Stufato dei Rinaldini Patate ai 200 di sopra Pomodori della Canova

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ISTITUTO PROFESSIONALE LA SCUOLA DI PERSOLINO

Pranzo in Bianco domenica 22 maggio 2016

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ubito dopo Faenza, a destra, verso Brisighella, c’è Persolino. Quest’anno in occasione della tradizionale festa di mag­ gio della scuola, Porte aperte sul colle di Persolino, verrà organizzato un nuovo evento dal titolo Pranzo in Bianco 2016. I commensali, vestiti in abiti bianchi, insieme pran­ zano nei prati dell’Istituto sui quali vengono disposti teli e/o tavoli apparecchiati in bianco, per creare un evento di convi­ vialità e condivisione all’inse­ gna di etica, estetica, ecologia, eleganza, educazione civica. Previsto per la domenica 22 maggio 2016 presso il par­ co dell’Istituto Professionale Persolino di Faenza dalle ore 10.00 inizierà l’allestimento delle “tavole” e alle ore 13.00 avrà inizio il Pranzo in Bianco. Per gli ospiti che raggiunge­ ranno la scuola a piedi o in bi­ cicletta, dalla pista ciclopedo­ nale di Via Firenze l’ingresso

è dal cancello contraddistinto dalle colonne storiche. Mentre per quelli che raggiungeranno la scuola in auto, il parcheggio è sul lato sinistro del vialetto di accesso ai fabbricati Poche ma fondamentali sono le regole alle quali atte­ nersi: rispetto, cura e pulizia del luogo. L’iniziativa oltre ad essere un momento di ag­ gregazione vuole anche pro­ muovere un diverso modo di vivere, e di condividere spazi comuni. Il cerimoniale preve­ de che si indossino abiti total white e che possibilmente si portino con sé tavoli, sedie, tovaglie, cestino del pic­nic culinario in linea con lo spirito dell’evento.

Per informazioni e prenotazioni pranzo: Istituto Professionale Agricoltura e Ambiente Persolino, via Firenze n° 194 - 48018 Faenza (RA) Tel. 0546 22932 Cell. 328 3054018 e-mail: info@fondazionecaldesi.it www.fondazionecaldesi.it





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