Rivista numero 3

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4 ari lettori, con questo editoriale mi congedo dalla Presidenza di Federmobili e dalla direzione della rivista. I quattro anni che ho trascorso come Presidente di Federmobili sono stati quattro anni molto intensi, nel periodo di recessione peggiore dopo la crisi del ’29, in cui l’economia è stata scossa violentemente sia dalla depressione finanziaria mondiale, sia da un mutamento repentino nelle abitudini di spesa e consumo delle persone. L’Italia ha vissuto questa crisi peggio di altri Paesi europei, anche perché gravata da un carico di debito pubblico e di burocrazia vorace difficili da debellare. Così oggi, ormai quasi alla fine del 2013, ci troviamo di nuovo con un Governo in crisi, in assenza di stabilità politica, navigando a vista senza una chiara direzione né di governo, né di politica economica. Ancor peggio, il Governo precedente ha attivato provvedimenti per sistemare la situazione dell’Italia, con misure per farci rientrare nei parametri europei, ma non ha portato avanti alcun provvedimento per la crescita e lo sviluppo. Questo mentre il Giappone ha attivato una politica monetaria di sostegno alla propria economia, gli Sati Uniti, oltre a un’analoga politica monetaria, hanno incentivato il ritorno della produzione in patria con incentivi fiscali e detassazione: solo in Europa non si attivano politiche monetarie, né ci si preoccupa dell’eccessivo rialzo dell’euro, che sta creando molti problemi nelle esportazioni, a tutti i Paesi dell’Eurozona. In questo quadro tutto sommato desolante, un bagliore di speranza si è acceso con l’adozione del Bonus mobili, da noi fortemente promosso. Nella conferenza stampa dello scorso 20 settembre, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha ricordato i provvedimenti varati dal Governo in questi cinque mesi, e si è soffermato ripetutamente sul Bonus mobili. Certo, dal nostro punto di vista, con la Tares triplicata e Imu e Irap che penalizzano i nostri ricavi nessun provvedimento sembra sufficiente, ma, al contrario, il risultato ottenuto, una detrazione di imposta sull’acquisto di arredamento, è un risultato straordinario, per due motivi. Innanzitutto, non è proprio da buttare via il risparmio fiscale che si ottiene: in 10 anni, è pari all’Imu per un appartamento medio a Milano; in secondo luogo, è rilevante che sia stata riconosciuta l’esistenza di un settore industriale come l’arredamento, e che questo segmento produttivo sia molto importante per l’economia italiana. Tra conversione in legge del decreto e chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate, tuttavia, è ancora presto per fare un bilancio. Quello che è certo, è che Federmobili si sta già battendo affinché il bonus sia esteso anche al 2014. Torniamo ancora alla situazione generale italiana. Nello sfacelo generale, si fa strada una piccola speranza che per il 2014 ci sia una leggera ripresa, con un aumento del Pil dell’1% circa. Incremento, che, tuttavia, non avrà effetti sulla ripresa dei consumi, previsti ancora in calo o quantomeno stagnanti per almeno due anni. Non mi sono ancora stancato di ripetere che ciò su cui dobbiamo investire, il nostro vero petrolio, è il turismo. Notizia di pochi giorni fa: un fondo collegato al sultano del Brunei ha comprato l’Hotel Eden, a Roma. Significa che il nostro potenziale turistico risulta attrattivo per chi può investire: il nostro Paese è ricco di storia, abbonda di luoghi da visitare che non vengono minimamente sfruttati come si potrebbe; lo Stato è ricco di beni da dismettere, caserme, per esempio, che sarebbero perfette per ospitare alberghi.

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