Myriam Benarros
definizione, tutto l’ambito, cosicché rimangono di regola spazi non sensibili a tale problematica nei cui confronti resta fermo il normale riparto di competenze. È quanto avviene anche nel caso in esame, in cui, accanto ai profili della concorrenza, sussistono profili non marginali organizzativi, procedurali, economici e di altro tipo, tra i quali la progettazione dei lavori servizi e forniture, la direzione dei lavori servizi e forniture, il collaudo, i compiti e i requisiti del responsabile del procedimento. Anche per questi aspetti e a maggior ragione vale l’affermazione della Corte costituzionale che non si tratta di materie: essi a seconda dell’oggetto possono rientrare (oltre che nella competenza esclusiva dello Stato) sia nella competenza concorrente che in quella esclusiva delle regioni. Nel primo caso l’attività legislativa regionale rimane soggetta ai principi fondamentali desumibili dal codice; nel secondo, invece, fatta salva la possibile rilevanza di vincoli diversi (si pensi alla trasparenza e in generale ai principi della legge sul procedimento amministrativo) la legislazione regionale può esprimersi liberamente…»60.
Vogliamo concludere l’esposizione relativa al Codice dei Contratti Pubblici esaminando, seppur brevemente, gli strumenti innovativi previsti dal legislatore comunitario con la Direttiva 2004/18 e recepiti dal Codice de Lise. Dialogo competitivo. L’art. 58 del Codice dei Contratti Pubblici riproduce con alcuni adattamenti l’art. 29 della Direttiva Unica Appalti, immettendo nell’ordinamento italiano uno degli strumenti più innovativi pensato dal legislatore comunitario. Il Dialogo competitivo trova la sua definizione nell’art. 3 del Codice dei Contratti che riproduce esattamente la definizione dell’art. 1, par 11 lett. c) della Direttiva 2004/18 (vedi supra III.2 lett. A). È uno strumento ibrido, in parte ristretto
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Cfr. P. DE LISE, Potestà regolamentare dello Stato, delle regioni e delle Autonomie locali dopo il titolo V; riflessi sulla giurisdizione amministrativa e sulla funzione consultiva del Consiglio di Stato, in www. giustizia-amministrativa.it/documentazione/studi_contributi/delise.htm: «Ma ora il sistema precedente è stato aggravato in quanto nell’art. 117, sia per la legislazione esclusiva statale che per quella concorrente, oltre a vere e proprie materie, sono stati previsti settori di materie e, ancora, più che materie, punti di vista, obiettivi di interessi o modelli di attività. Come la migliore dottrina non ha mancato di avvertire e come è stato autorevolmente confermato dalla Corte Costituzionale (sent. n. 407/2002, la prima che ha preso in esame specificamente le disposizioni del titolo V), non tutti gli ambiti materiali specificati nell’art. 117 (secondo e terzo comma) possono configurarsi come materie in senso stretto, perché, in taluni casi, si tratta esattamente di “competenze”, idonee ad investire una pluralità di materie (così, questa sentenza ha escluso che possa identificarsi una materia in senso tecnico, qualificabile come “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”: art. 117, secondo comma, lett. s). In particolare, la presenza, fra le materie di esclusiva competenza dello Stato, di una serie di ambiti di disciplina che non possono definirsi “materie” in senso stretto…, fa sì che esse interferiscano, per la loro natura, in modo “trasversale” con vari campi di intervento legislativo e in alcuni casi possano incidere in modo significativo su materie affidate alla competenza regionale, compresa quella esclusiva, con le conseguenti ricadute sul piano della potestà regolamentare. Infatti, l’attribuzione allo Stato della potestà regolamentare nelle materie trasversali – in virtù del parallelismo di questa potestà con quella legislativa – conferisce al regolamento una inevitabile potenzialità invasiva della sfera regionale.»
RevJurFA7, Fortaleza, v. V, n. 1, p. 11-54, abr. 2008
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