Rivista 2013 - XV edizione

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“Passione per le auto d’epoca e per il territorio” xv edizione 26, 27, 28 Aprile



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La nostra storia

La prima 500 Miglia Touring è datata 1999. Qualche mese prima della sua realizzazione uno sparuto gruppo di temerari decise di organizzare un evento per veicoli storici diverso però da quelli fino ad allora presentati. Quegli stessi amici si ritrovarono attorno ad un tavolo per parlare di quanto sarebbe stato bello convogliare la propria passione, per i veicoli d’epoca, in una manifestazione che potesse essere evocativa ed innovativa insieme: “Passione e Territorio.” Così è nata la 500 Miglia Touring. Evocativa perché i veicoli d’epoca riportano ad un passato che ormai non c’è più, quasi con rimpianto e nostalgia; innovativa perché la 500 Miglia non ricalca vecchi circuiti bensì tante strade dimenticate, permettendoti di ritrovare il piacere della guida, senza sentirsi costretti a correre, per scoprire e gustare percorsi sempre suggestivi. Dalle città ai laghi, salendo montagne a volte innevate ancora ad aprile, passando lungo borghi e squarci di quest’Italia così ricca di bellezze naturali, artistiche ed architettoniche che sembrano non finire mai. Spesso, a bordo di un’auto storica, persino tanti paesaggi conosciuti appaiono diversi. La qualità degli alberghi e dei ristoranti proposti è sempre di massimo livello ed i luoghi visitati, sono indicati per le loro peculiarità. Tutto questo rientra in effetti nello spirito per il quale è nato questo evento: per la gioia quindi di chi vi partecipa e per la possibilità di vedere e successivamente raccontare il territorio che ci circonda, col desiderio magari di riviverlo meno distrattamente di quanto il nostro quotidiano lo propone. Non è cosa di tutti i giorni partire ed accedere a centri storici (altrimenti vietatissimi al traffico) e come non citare l’emozione per le soste e le sfilate nelle splendide Piazze di Riva del Garda, di Piazza Duomo a Milano, del centro di Como,

Non è cosa di tutti i giorni partire ed accedere a centri storici (altrimenti vietatissimi al traffico) e come non citare l’emozione per le soste e le sfilate nelle splendide Piazze di Riva del Garda, di Piazza Duomo a Milano, del centro di Como, Cremona, Bergamo, Lodi, Trento, Verona, attraverso due ali di folla! Insomma è una bella sfida per chi, per quindici anni di organizzazione, ha fortemente voluto che questo evento continuasse, crescesse e si consolidasse nel tempo. Oggi possiamo davvero affermare con umiltà e soddisfazione che la 500 Miglia si è radicata nel cuore dei tanti appassionati di veicoli da sempre amati e talvolta invidiati. Infine, ma non per ultimo, la solidarietà. A Gennaio 2013 abbiamo mantenuto la promessa fatta lo scorso anno devolvendo alla Fondazione Ant Italia Onlus, che si occupa di cure gratuite a domicilio di malati oncologici, un assegno di 3000.00 euro frutto felle iscrizioni 2012. Un gesto concreto reso possibile da quanti ci hanno accordato la loro fiducia e che vogliamo rendere possibile anche per l’edizione 2013. E’ nostra intenzione infatti contribuire in piccola parte alla ricostruzione dell’Emilia terremotata nella quale transiteremo e sosteremo con la tappa di Salsomaggiore. Una goccia nel mare dell’emergenza, ma a furia di gocce... si riempie il mare. 500 Miglia touring è un’iniziativa Jolly Time Via Verziano 137 Brescia 25100 Italy - Tel. +39 030 3580187 www.500miglia.net E-mail: info@500miglia.net

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Il programma Schedule 1^ tappa: Venerdì 26 Aprile

Brescia - Riva del Garda

Ore 10:00 Brescia - Piazza Loggia Accoglienza partecipanti e consegna documenti Welcome and consignation documents

Ore 12:30 Brescia - Piazza Loggia Sfilata con presentazione del veicolo / autocade Ore 13:00 Rezzato Sosta con buffet a Villa fenaroli / buffet Agnosine: Sfilata con voto al veicolo / autocade Riva del Garda: Sfilata con voto al veicolo / autocade Riva del Garda - piazza 3 Novembre: Conclusione 1° tappa / Advent

2^ tappa: Sabato 27 Aprile

Riva del Garda - Salsomaggiore

Ore 8:30 Riva del Garda: Partenza / Blastoff Ala: Sfilata con voto al veicolo / autocade Cortile: Pausa Pranzo / lunch break Ore 15.00 Partenza da Cortile / blastoff Carpi: Sfilata con voto al veicolo / autocade Salsomaggiore: Sfilata con voto al veicolo / autocade Salsomaggiore Terme - Piazza berzieri:Conclusione 2° tappa / Advent Sosta per cena e pernottamento / dinner and overnight

3^ tappa: Domenica 28 Aprile

Salsomaggiore - Brescia

Ore 8:00 Salsomaggiore: Partenza / Blastoff Busseto: Sfilata con voto al veicolo / autocade Orzinuovi: Sfilata con voto al veicolo / autocade Pontoglio: Sfilata con voto al veicolo /autocade Clusane: Pausa pranzo / lunch break Ore 15:00 Clusane: Partenza / Blastoff Polaveno: Sfilata con voto al veicolo / autocade Brescia - Piazza Loggia 17,30/18,30: Conclusione della manifestazione / Advent

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Il percorso The route

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Main Sponsor Ancora una volta UniCredit conferma il suo ruolo a sostegno dei grandi appuntamenti culturali e sportivi del territorio e affianca il proprio marchio alla quindicesima edizione della “500 Miglia Touring”, l’evento motoristico dedicato riscoperta del territorio ed alle auto, moto e sidecar d’epoca, che si svolgerà nelle giornate del 26, 27 e 28 aprile 2013. Un appuntamento, quello della “500 Miglia Touring”, che è unico nel suo genere e che si propone come un percorso volto alla scoperta dei luoghi e degli scorci più suggestivi della nostra provincia e della Regione. Una valorizzazione del territorio che ben si sposa con i propositi di UniCredit, grande banca internazionale, ma con i piedi ben piantati in Italia e nella specificità dei suoi territori. UniCredit infatti è una banca caratterizzata da una forte identità europea ed un’estesa presenza internazionale, ma fonda la propria identità sul valore del proprio radicamento territoriale in tutti i Paesi in cui è presente. UniCredit opera in 22 Paesi europei con oltre 156.000 dipendenti e circa 10.000 Agenzie. In Italia UniCredit è presente con circa 4.500 Agenzie capillarmente diffuse su

tutto il territorio nazionale, mentre nella sola Regione Lombardia può contare su circa 500 Agenzie e 4.500 dipendenti. A dimostrazione della rafforzata vicinanza ai territori nei quali opera, Unicredit interviene a sponsorizzare per il terzo anno consecutivo questo importante appuntamento sportivo, diventandone il principale sponsor. In coerenza con l’obiettivo di incrementare le potenzialità dei territori in cui opera, UniCredit ha inoltre varato un imponente piano, denominato “UniCredit per la Lombardia”, per il sostegno dell’economia reale della Regione, con un duplice impegno: mettere a disposizione 7,5 miliardi di euro per le imprese della Lombardia destinati al rafforzamento patrimoniale, al supporto diretto all’innovazione e all’ottimizzazione del capitale circolante ed accompagnare 3.400 aziende di questo territorio nel percorso di internazionalizzazione e promuovere la nascita di 7.000 nuove start up in Lombardia nei prossimi 3 anni. Una identità di vedute, quindi, che ha trovato il suo suggello e che si propone di valorizzare i territori italiani, sia attraverso la riscoperta delle bellezze naturali che li contraddistinguono, sia incrementandone le potenzialità di sviluppo economico e finanziario.

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Brescia

Una città trasformatasi nel 2013 con l’apertura della metropolitana e la riapertura del Foro Romano. Una Città in crescita soprattutto a livello artistico e culturale. Ospiterà la 500 Miglia Touring 2013 alla partenza e all’arrivo il 26 e 28 Aprile. Le origini di Brescia risalgono sicuramente almeno al IV secolo a.C., quando in tutto il nord Italia si insediarono popolazioni come gli Insubri e i Galli Cenomani. Successivamente, a cavallo tra III e II secolo a.C., a seguito di scontri tra Insubri, Galli e Romani, Brixia iniziò il percorso di annessione alla Repubblica romana, culminato nel 41 a.C. quando gli abitanti ottennero la cittadinanza romana, pur mantenendo una certa autonomia amministrativa. Dal 402 al 493 subì numerose invasioni barbariche, tra cui quelle dei Visigoti di Alarico, degli Unni di Attila, degli Eruli di Odoacre e degli Ostrogoti di Teodorico; proprio sotto quest’ultimo la città acquisì un’importanza chiave nel regno ostrogoto. Dal 568 divenne un importante ducato del regno longobardo.

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Proclamatosi comune autonomo già nel XII secolo, finì sotto la dominazione viscontea e poi, con la dedizione del 24 novembre 1426, tra i Domini di Terraferma della Repubblica di Venezia. Annessa al Regno Lombardo-Veneto, durante il Risorgimento fu teatro delle dieci giornate di Brescia, per poi arrivare all’annessione al Regno d’Italia nel 1860. Alla città fu dato l’appellativo “Leonessa d’Italia” da Aleardo Aleardi, nei suoi Canti Patrii. La fortuna dell’espressione si deve però a Giosuè Carducci, che volle rendere omaggio a Brescia per la valorosa resistenza contro gli oppressori austro-ungarici durante l’insurrezione delle dieci giornate, nell’ode Alla vittoria tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia nelle Odi barbare.


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I saluti delle autorità

Adriano Paroli

La 500 Miglia Touring compie 15 anni: un traguardo importante e significativo, che certifica l’importante lavoro svolto dagli organizzatori. Desidero porgere i miei saluti a tutti coloro che partecipano a questa manifestazione che ogni anno consente a Brescia, una delle capitali mondiali dei motori d’epoca, di far rifiorire l’entusiasmo che solo moto e auto di altri tempi sanno generare. Una competizione sportiva che pone in secondo piano l’agonismo e offre alla nostra città la possibilità di mettere in mostra le proprie bellezze, attraendo visitatori da tutta Europa. Non si tratta solamente di un evento motoristico, ma anche e soprattutto di un’occasione turistica importante per promuovere un territorio che merita grande attenzione sotto ogni profilo. Questa formula ha permesso alla 500 Miglia Touring di suscitare un interesse in costante e sorprendente crescita e di diventare una vera e propria realtà conosciuta da tutti i nostri concittadini e dagli appassionati di tutta Europa, che ogni anno la attendono con impazienza. Quando i progetti fanno registrare numeri così importanti, cresce naturalmente anche l’impegno che è necessario investire per la loro realizzazione. Allora un ringraziamento davvero speciale va a coloro che ogni anno trasformano in realtà la 500 Miglia Touring. Per chi amministra la città è fondamentale poter contare su associazioni e gruppi di persone che mosse esclusivamente da una forte passione e dall’amore per il proprio territorio, investono tempo forze per creare appuntamenti che permettono di valorizzarne le peculiarità. I cittadini bresciani hanno risposto sempre con grande entusiasmo, accorrendo in massa alla partenza e all’arrivo di ogni edizione. Sono convinto che anche per questo 2013 non faranno mancare la partecipazione e il calore che questa manifestazione merita pienamente.

Silvia Razzi

SILVIA RAZZI Assessore alla Cultura e al Turismo della Provincia di Brescia

ADRIANO PAROLI Sindaco di Brescia 15 le edizioni della manifestazione, 4 le Regioni coinvolte, oltre 35 i Comuni attraversati, 800 i km da percorrere: i numeri della 500miglia Touring la dicono lunga sulla portata di questa manifestazione alla quale, anno dopo anno, partecipano sempre più numerosi appassionati di veicoli d’epoca. Innanzitutto a loro, a nome della Provincia di Brescia, desidero dare il benvenuto: con i loro gioielli a quattro ruote sono infatti l’anima di questa tre giorni all’insegna di motori, paesaggi, cultura ed enogastronomia. Sullo sfondo, autentico protagonista della manifestazione, il territorio con la sua la ricchezza, tradizione, eccellenza e identità tutte da scoprire. La 500miglia Touring si rivela così anche per Brescia e la sua provincia fondamentale strumento di promozione territoriale, accattivante vetrina ed elemento di valorizzazione della migliore tradizione automoblistica locale, che ha reso la nostra Leonessa famosa in tutto il mondo. Un grazie agli organizzatori, la cui “macchina” conferma anche quest’anno l’efficienza, la puntualità e la passione che li contraddistingue, e un plauso per aver saputo e voluto conferire alla 500Miglia anche un ulteriore valore aggiunto: quello della solidarietà, dimostrandosi sensibili e attenti alle problematiche sociali e alle necessità delle persone meno fortunate.

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Rezzato

Nella tradizione popolare il nome Rezzato deriva da un mitico pastore “Zato”. Le ricerche storiche hanno confermato il carattere “regale” della denominazione, ma per motivazioni ben diverse. Durante il tardo Medioevo... ...gli imperatori romano-germanici, quando scendevano in Italia per cingere la corona ferrea, ponevano il loro quartiere e accampamento non più nella città, ma bensì nella immediata periferia di esse; tali città, come è noto, erano dominate dal vescovo conte. Per la città di Brescia la località sede dell’accampamento era appunto il Comune di Rezzato. Nel territorio esiste tutt’ora una cascina denominata “Curvione” situata a poche centinaia di metri da due antichissime strade romane; rispettivamente la Brescia - Mantova e la Brescia Verona. E’ appunto in questo luogo che sorgeva l’accampamento imperiale.

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Infatti “Curvione” deriva da “curtis vetus” (vecchia corte), quindi “regiadum” (luogo regio), regiado, fino all’attuale Rezzato. Ma la tradizione popolare è rimasta sempre legata a Re Zato e la sua effige ha cominciato man mano ad essere utilizzata diventando l’emblema del Comune stesso che venne istituito nel lontano 12 marzo 1299. Sempre nel territorio comunale esiste una quattrocentesca rotonda, Inserita nel complesso del “Santuario della Madonna di Valverde” e, nella stessa, ai lati dell’ingresso, sono riprodotti in due copie identiche, il re cimato da corona d’oro in uno scudo d’argento segno evidente del normale utilizzo dello stemma con origini regali.



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Agnosine

Nel Medioevo fu feudo dei vescovi di Brescia; fu assegnata all’abbazia benedettina di Serle alla metà del XII secolo e alla fine del XIV appartenne ai Visconti. Ottenne, così, in ambito economico, diritti che nel XV secolo le avrebbe riconosciuti anche la Serenissima. Fu da questa concessa in feudo ai della Nozza, che la ricevettero in cambio dei servigi resi alla Repubblica. Il patrimonio storico-artistico non si mostra particolarmente ricco: è costituito dalla parrocchiale, intitolata ai Santi Ippolito e Cassiano (già esistente nell’XI secolo ma ristrutturata nel XVIII), dal santuario di S. Giorgio e dalla chiesa dell’Annunciata (del XVII secolo).

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Sin dal XVI secolo la sua economia subì una variazione di tendenza: da agricola divenne anche manifatturiera (per la lavorazione di panni di lana). Agli inizi del XVII secolo, però, già era divenuta schiacciante la concorrenza del manufatto spagnolo, che causò la caduta del numero di opifici locali addetti alla produzione. Negli anni Sessanta del XX secolo, poi, si è iniziato un nuovo processo di riconversione economica: quello dell’industrializzazione.


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Ponte Caffaro

Ponte Caffaro (Put del Càfar in dialetto bresciano) è una frazione del comune di Bagolino ed è posta a nord del Lago d’Idro nella piccola piana chiamata Pian d’Oneda, dove i fiumi Chiese e Caffaro si immettono nel lago. È il luogo dove si combatté il 25 giugno 1866 la battaglia di Ponte Caffaro tra le forze garibaldine e austriache. Il Caffaro che dà nome alla frazione fa da confine con la frazione di Lodrone di Storo (TN) in Trentino-Alto Adige. Dal 1861 al 1918 qui vi passava il confine tra Regno d’Italia e Austria Ungheria, dopo che per secoli era stato il punto di confine tra Repubblica di Venezia, a cui fu sempre fedele e Contea principesca del Tirolo, dopo la parentesi napoleonica fu confine tra il Lombardo Veneto e l’Impero d’Austria. A Ponte Caffaro ogni anno si svolge una nuotata di 2 km nel lago d’Idro e una manifestazione velistica nazionale.

Nella frazione si trova la Chiesa di San Giacomo di sui si hanno notizie dall’IX secolo. Nei pressi si trova il sacrario militare di Monte Suello che ricorda il luogo della battaglia fra garibaldini e austriaci. La chiesa di Ponte Caffaro, dedicata a San Giuseppe, fu costruita nel 1877 e consacrata nel 1908. Al suo interno è presente un quadro raffigurante la Madonna di San Luca, copia fedele di quello conservato nella parrocchiale di Bagolino. Sulla sponda destra del Lago d’Idro, a sudovest del Pian d’Oneda, si trova la Chiesa di San Giacomo, citata nelle testimonianze storiche fin dal IX secolo.

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I saluti delle autorità

Tiziano Mellarini Il Trentino saluta anche quest’anno con entusiasmo la 500 Miglia Touring 2013, una manifestazione accompagnata da prestigio, suggestioni e soprattutto passione. Passione come quella delle attese protagoniste, quelle automobili d’epoca che raccontano un passato dai caratteri romantici e contemporaneamente di forti spinte verso il futuro, dove il motore diviene simbolo di un progresso ineluttabile e con queste “vecchie signore” che diventano vere e proprie testimoni di un’artigianalità di altri tempi. Un tour che sposa queste sensazioni e suggestioni con le bellezze del territorio, ripercorse come sfogliando tante cartoline attraverso le strade attuali, in un connubio forte tra epoche diverse. Un viaggio che travalica i confini delle regioni e delle province, portandoci attraverso un fil rouge di esperienze, di eccellenze, di aspetti da vedere e da conoscere. La 500 Miglia diventa dunque “Touring” nel vero senso della parola, perché permette di scoprire le bellezze della nostra terra, di mettere in mostra le tipicità, di ritagliare spazi importanti per l’enogastronomia in un significativo connubio tra motori e territorio. Il Trentino, in questa occasione, mette in vetrina alcune sue località di grande fascino, evidenziando la varietà e la suggestione dei percorsi anche dal punto di vista paesaggistico. Un ringraziamento e sentiti complimenti vanno infine a Giovanni Riva e al suo staff per la passione e l’impegno che pongono in questa manifestazione, curandone nei minimi particolari la logistica e l’organizzazione ma puntando anche a creare interesse e curiosità per le località coinvolte.

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TIZIANO MELLARINI Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione Provincia autonoma di Trento


Foto Pio Geminiani


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Trentino

La migliore architettura naturale secondo Le Corbusier, le più belle montagne del mondo per Reinhold Messner. Le Dolomiti, fiore all’occhiello del Trentino, nel giugno 2009 sono state dichiarate dall’Unesco... ...Patrimonio Naturale dell’Umanità. Il loro nome deriva da Déodat de Dolomieu, geologo della zona di Grénoble, che nel 1789 scoprì la composizione chimica della roccia in seguito chiamata Dolomia. Le Dolomiti sono nate dal mare, che più di 200 milioni di anni fa copriva la regione: alcune tra le vette più famose, come Làtemar, Marmolada, Brenta, Catinaccio, Pale di San Martino, un tempo erano barriere coralline. Ma il motivo del riconoscimento dell’Unesco non è solo la loro ineguagliabile bellezza, che si esalta all’alba e al tramonto con il fenomeno dell’enrosadira, quando le rocce si tingono di rosa e di rosso. Lo è anche l’insieme delle attività umane che vi si svolgono nel rispetto della tradizione, e quindi dell’ambiente. Le Dolomiti non sono solo uno straordinario monumento naturale, ma anche uno spazio di vita che l’uomo rende ancora più prezioso. Assieme al grigio rosato delle rocce e al verde delle montagne e delle foreste, è l’azzurro argenteo dei laghi, delle sorgenti, delle cascate e dei torrenti l’altro colore che caratterizza il Trentino. Acque in cui immergersi per rigenerarsi, da solcare con vela e tavola, da cavalcare sui gommoni adrenalinici del rafting. Ma anche acque ricche di minerali che donano benessere termale, scelte da pesci pregiati quale miglior domicilio naturale.

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L’Alto Lago di Garda, da sempre, è il primo segno tangibile del mondo mediterraneo per chi arriva dalla Germania e dalla Mitteleuropa attraverso il Passo del Brennero, diretto verso sud. Sulle sue sponde coperte di uliveti, tra Torbole e Riva, si incantarono Goethe, Nietzsche, Kafka, i fratelli Mann. Ad Arco, nota per il clima mite e la salubrità dell’aria, l’Arciduca Alberto d’Asburgo aveva costruito la propria residenza invernale. Ma in Trentino non c’è solo l’Alto Garda: sono trecento gli specchi d’acqua disseminati sul territorio. Il Lago di Molveno, sull’Altopiano della Paganella, è il maggiore bacino alpino in territorio italiano a una quota superiore agli 800 metri. Sulla sua spiaggia è bello prendere il sole di fronte alle Dolomiti di Brenta, che si specchiano nell’acqua. Il lago più grande interamente in territorio trentino è quello di Caldonazzo, in Valsugana. Poco distante c’è quello di Levico, che si incunea come un fiordo nella folta vegetazione. Sul vicino Altopiano di Piné si incontrano i laghi alpini di Serraia e delle Piazze, entrambi balneabili. Sopra al Garda si trova il Lago di Ledro, con i resti di un sito palafitticolo risalente all’età del bronzo. E poi una miriade di laghetti d’alta quota, sparsi tra le montagne, da raggiungere camminando. Roncone, Tione, Bolbeno, Fiavè, Riva del Garda, Nago, Mori, Brentonico, Ala, saranno i territori Trentini in cui la 500 Miglia 2013 passerà.


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I saluti delle autorità

Alberto Pacher Giunta alla XV edizione la 500 Miglia Touring è ormai divenuta un appuntamento sportivo e turistico di grande interesse, unico nel suo genere, capace di proporre momenti di sport, cultura, divertimento e gastronomia in un’unica suggestiva manifestazione. Anche quest’anno gli appassionati di moto e auto d’epoca potranno cimentarsi in questa gara “scorazzando” lungo le strade di alcune regioni italiane, fra cui il Trentino-Alto Adige. Per la nostra regione, la 500 Miglia Touring rappresenta un’importante vetrina per far conoscere ed apprezzare ai partecipanti il nostro territorio e le sue molteplici ricchezze. Rivolgo quindi un saluto a tutti i piloti che si preparano a far rombare i motori per dare vita a questa quindicesima edizione della 500 Miglia Touring, ringraziando gli organizzatori che con tanta passione ed impegno ci propongono questo suggestivo viaggio nella storia dell’automobilismo.

ALBERTO PACHER Presidente Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol

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Roncone

Come altri toponimi, il suo nome deriva da “Roncare” e si riferisce a un ‘luogo disboscato’ o a un ‘terreno coltivato, pascolo’. La prima attestazione, del 1200, è già “de Roncone”, successivamente “Ronconi”. I primi insediamenti umani risalgono con tutta probabilità all’età del bronzo. Durante il medioevo seguì le vicende storiche della valle ed entrò a far parte della Pieve di Bono. Insieme a Tagné, Banalo, Valero, Anglone, Ponte, Fontaredo, Monte e Lardaro formava una comunità chiamata “Conciulium a Reveglero Superius”. Nel Cinquecento avviò una produzione di polvere da sparo, che però venne vietata da un delegato del Vicario di Tione. Fu protagonista di ripetuti e sanguinari scontri con gli altri centri

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per il dominio sulle malghe. Si arrivò poi allo scontro fra due campioni, che vide però la vittoria di Tione di Trento. Durante il primo conflitto mondiale venne danneggiata dai bombardamenti. La parte bassa del paese fu ricostruita dopo la prima guerra mondiale sulle rovine di un incendio del 1918. La chiesa di Santo Stefano, sede di parrocchia dal 1912 ma costruita prima del 1491, è stata ricostruita nel 1619 e poi modificata nel 1654. Vi si conserva un’opera in legno dell’intagliatore Gian Battista Polana, e cioè il cassone e la cantoria dell’organo.



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Riva del Garda

Le prime notizie certe vedono Riva aggregata in epoca romana al municipium di Brescia. Del periodo pre-romano si hanno importanti ritrovamenti, ma non sappiamo con certezza come fosse la cittadina... ...né se la sua popolazione fosse retica o gallica. Da non sottovalutare influssi etruschi, forse giunti in zona dalla pianura Padana proprio in seguito al calare di stirpi galliche (celtiche) attraverso le montagne lombarde. Di epoca romana numerosi ritrovamenti. Caduto l’Impero Romano, Riva passa di mano più volte seguendo dominazioni di Goti, Longobardi e Franchi. Entra ben presto nella sfera d’influenza del Principe Vescovo di Trento, pur rimanendo un libero comune con statuti propri. Seguono i periodi di dominazione Scaligera veronese, Viscontea, Veneziana, alternata a periodi di dominio del Principe vescovo di Trento. Dopo numerosi quanto infruttuosi attacchi navali dal lago di Garda, i veneziani decisero nel 1439 di attaccare alla spalle Riva del Garda trasportando via terra, una alla volta, alcune navi che prima avevano risalito l’Adige, poi, messe in secca, salirono lungo la valle di Loppio tramite scivoli di legno e rulli grazie alla forza di seimila schiavi, principalmente i rematori delle navi, e mille coppie di buoi, a loro volta guidate da contadini dei dintorni costretti con la forza e circa mille soldati.

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Quando ormai tre navi erano arrivate nel lago di Loppio, poste in assetto di guerra, ed una quarta era molto vicina, la milizia trentina a guardia del passo di San Giovanni, il quale si trova all’estremità opposta del lago, attaccò di notte con le zattere destinate a traghettare merci e persone sul lago le tre navi veneziane, riuscendo ad incendiarle. Ai veneziani non restò che far ritorno alle undici navi ancora nelle acque dell’Adige e rientrare a Venezia. Nel 1440 i veneziani riuscirono a conquistare Riva. Dei veneziani la costruzione del Bastione, edificato agli inizi del Cinquecento sopra una preesistente fortificazione medioevale, sul dosso detto dei Germandri. Nei pressi, sopra il colle di Santa Maria Maddalena, resiste al tempo l’antica omonima chiesetta, e il torrione di San Giovanni in località Pinza. Dal secolo XVII Riva del Garda farà costantemente parte del Principato Vescovile di Trento, seguendo le sorti del Trentino dal dominio napoleonico a quello asburgico sino all’unione all’Italia nel 1918. La denominazione del comune fino al 1969 era Riva.


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I saluti delle autorità

Adalberto Mosaner É un appuntamento ogni anno atteso quello con i colori e le forme d’altri tempi delle splendide automobili d’epoca che partecipano alla «500 Miglia Touring», una manifestazione importante e prestigiosa che da sempre fa tappa nella nostra città. Forse perché la rarità, il valore e la preziosità delle automobili s’inseriscono in modo particolarmente armonico nel nostro bellissimo centro storico, in un connubio che crea uno spettacolo di rara suggestione, ogni anno immortalato da migliaia di fotografie scattate dal pubblico. Anche per l’edizione 2013, nel salutare la gara, i concorrenti e gli organizzatori, invito tutti a visitare il nostro centro storico e il lungolago, la Rocca medievale con il museo cittadino, la chiesa di Santa Maria Assunta e quella dell’Inviolata; e a chi è disposto a qualche fatica in più, segnalo la Torre Apponale e il Bastione veneziano, da dove si spalanca un panorama davvero incantevole e sorprendente.

ADALBERTO MOSANER Sindaco di Riva del Garda

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Mori

Mori, e la Valle del Càmeras in genere, per la sua particolare situazione geografica fu naturale via di collegamento tra le regioni atesina e gardesana e quindi abitata e frequentata già in epoca preistorica. Notevoli stazioni preistoriche si distribuiscono tutto attorno al centro abitato come a Castel Corno sulle pendici nord orientali del Monte Giovo, alla Caverna del Colombo, al castelliere di Monte Albano. Ritrovamenti che vanno dal neolitico all’età del bronzo. Profonda anche la romanizzazione, che si sovrappose ad una radicata e secolare celtizzazione, ancora riconoscibile nella toponomastica. Mori appare per la prima volta documentatamente già nell’845. Nel Medioevo la zona fu soggetta ai Castelbarco di Monte Albano. Quindi fu occupata dai Veneziani nel 1439, quando già dal 1411 Brentonico, Ala, Avio e poi la stessa Rovereto, erano stati ceduti nelle loro mani. Diventò così uno dei Quattro Vicariati, zone così dette dai vicari che vi amministravano la giustizia. Questa entità secolare, retta da statuti, armonizzò l’unità socio-economica della regione. La sua soppressione, nel 1810, comportò l’istituzione di un giudice di pace anche a Mori, che poi divenne sede di giudizio distrettuale fino al 1923.

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Religiosamente, economicamente e politicamente Mori rappresentò il centro di convergenza di Brentonico e della Valle di Gresta. Questo suo ruolo le apportò un certo benessere, evidenziato dal fiorire di imprese artigianali e commerciali. Màsere dei tabacchi (essiccatoi), filande, la viticoltura con le relative lavorazioni, la commercializzazione dei marmi estratti a Castione, sono tutte attività che fiorirono a Mori a partire dal XVIII secolo.Nel 1891 venne inaugurata la ferrovia Mori-Arco-Riva. Essa diede un forte impulso alle attività economiche di Mori, quindi alla commercializzazione dei prodotti dell’attività agricola e artigianale. La Via ferrata della M.A.R. (Mori - Arco - Riva) La ferrata , su cui correva il piccolo treno, attraversava il territorio di Mori dal Ponte di Ravazzone alla valletta dei Càmeras di fronte a Molina e a Villanova. La stazione di Mori era vicino alla piazza Cal di Ponte. I binari passavano un po’ più distanti da Mori Vecchio per correre poi sotto Sano lungo tutta la fertile pianura di Loppio fino alla seconda fermata, posta presso il Palazzo Castelbarco.



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Brentonico

Menzionata per la prima volta “Brentonicum” nel 590 da Paolo Diacono, che riferisce della distruzione del castello di Dosso Maggiore da parte dei franchi, ebbe nel medioevo una notevole importanza per la sua posizione... ...di cerniera fra la pianura padana e le Alpi: le carovane, infatti, preferivano transitare per questi luoghi, controllati da numerosi castelli, anziché nella paludosa valle dell’Adige. Appartenuta nel XIII secolo alla potente famiglia dei Castelbarco, fu possedimento dei veneziani dal 1411 al 1509, come tutta la Vallagarina; nel 1532, dopo la breve parentesi di governo dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, tornò sotto il controllo dei principi vescovi di Trento, mantenendo una certa autonomia grazie all’istituto giuridico dei Quattro Vicariati, durato fino al 1810, che interessava anche le vicine Ala, Avio e Mori. Le diverse località del comprensorio comunale, chiamate un tempo “regole” e costituenti la “Magnifica Comunità” di

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Brentonico, conservano tutte interessanti esempi di architettura sacra, tra cui la parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, nel capoluogo comunale, menzionata già nel 1145 e rifatta nel Cinquecento. Sull’altopiano di Brentonico sono visibili i ruderi di due castelli, quello di Sajori e quello di Dosso Maggiore, appartenuto tra gli altri ai Castelbarco e ai Madruzzo e distrutto nel 1703 dal generale francese Vendome. Il mulino Zeni a forza idraulica è l’unico ancora funzionante dei diciassette che nell’Ottocento erano attivi nella valle del torrente Sorna. Caratteristico è il “pont del Diaol”, che scavalca una forra molto profonda scavata dal torrente Sorna. Cannoni e manufatti della prima guerra mondiale sono inoltre visibili sul monte Baldo.


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Ala

Borgo d’antiche origini romane, Ala ha da sempre rappresentato un territorio di transito, strategico sia dal punto dì vista economico che militare, perché posto sulle più importanti vie di comunicazione tra Europa e Mediterraneo. Sull’origine dei nome Ala gli storici sono discordi: potrebbe derivare da “un ‘ala” dell’esercito romano che sì sarebbe stanziata nella zona, oppure dal tedesco “Hall”, palazzo per merci, magazzino. Entrambe le ipotesi hanno fondamento storico, dal momento che la località era segnata su una delle più importanti carte stradali romane. Il castello svolgeva una funzione difensiva ed era circondato dalla zona residenziale, mentre nel sobborgo si svolgeva la vita economica dei villaggio, all’interno degli edifici artigianali e commerciali. E’ in epoca medievale che prende corpo la struttura urbana dell’abitato, con la tipica definizione funzionale delle varie piazze:quella di Villalta che era la sede del rappresentante del feudatario; quella di San Giovanni che assunse il ruolo di centro della “comunitas”; il Carrubio o quadrivio, che divenne il centro del mercato e degli scambi lungo l’antica via imperiale. Lungo quest’arteria vitale sorse gradualmente la Villa Nova, dapprima soltanto centro artigianale e commerciale, poi zona residenziale abitata soprattutto dai ricchi forestieri. Nel 500 si svilupparono la coltivazione del gelso e l’allevamento del baco da seta, attività giunte nella nostra valle già nel 400 durante la dominazione veneziana; nel secolo XVII infine iniziò pure la produzione dei velluti di seta , destinati ai mercati europei.

L’arte della seta e dei velluti modificò la città, facendone un centro economica di primaria importanza, richiamando nuovi abitanti e sollecitando trasformazioni sostanziali sia a livello urbano, sia in un ambito culturale ed artistico. Lungo il corso della Roggia sorsero otto filatoi, edifici artigianali mossi dall’energia idraulica per la preparazione del filo di seta, tre tintorie, una “garberia” per la concia delle pelli, molini, fucine e folloni; vennero costruiti interi nuovi quartieri, per ospitare laboratori artigianali, magazzini, abitazioni per i lavoranti. Nel corso del 600 e del 700 la città di Ala visse dunque il massimo del proprio splendore economico ed un intenso fermento culturale. A partire dalla seconda metà del 1800 avvenne un rapido cambiamento nell’assetto economico, contrassegnato dalla crisi del settore della seta e dall’emergere di nuove attività commerciali, legate alla costruzione della ferrovia del Brennero. Ala divenne tra la fine Ottocento e inizio Novecento stazione internazionale: la presenza delle dogane italiana ed austriaca, delle rispettive Guardie di Finanza, di grandi aziende di spedizione e di strutture alberghiere fu sostanziale per una rinascita della città. Testimonianze di questa nuova stagione d’espansione e crescita culturale,interrotto dallo scoppio della Grande Guerra, sono il Teatro, la Biblioteca, la Società Musicale.

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Verona

La città è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO per la sua struttura urbana e per la sua architettura. Verona è un chiaro esempio di città che si è sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni. Verona è una città che vanta origini molto antiche; essa ha ospitato varie popolazioni fra cui Veneti, Euganei, Reti e Etruschi, secondo quanto documentano gli stessi Catone e Livio Plinio. La sua fondazione risale al 49 a.C. durante il periodo della dominazione romana, quando la città acquisisce la cittadinanza romana e viene promossa “municipium”, titolo che permette la realizzazione di opere importanti quali: le mura, le porte, le strade e le fognature. Per Verona passavano importanti strade romane, tra cui la via Gallica, la via Augusta e la via Postumia. Durante il medioevo cade sotto la famiglia della Scala o famiglia Scaligera, una dinastia di tendenza “Guelfi e Ghibellini” Ghibellina e popolare che governò sulla città Verona dal 1262 al 1387. In questi anni, Verona conosce un lungo periodo di splendore e prosperità economica e culturale con l’edificazione di castelli, chiese e palazzi, e ospita artisti del calibro di Giotto, Dante Alighieri e Petrarca. Nel 1405 Verona si consegna spontaneamente a Venezia e da questo momento farà

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parte della Serenissima per quasi quattro secoli (1405-1796), ad eccezione di due brevi intervalli (1439 e 1509-1517). Con la dominazione veneziana, la città di Verona coltiva gli aspetti più intellettuali e culturali diventando una meta quasi obbligata per i pensatori e gli artisti di quel tempo, come Goethe, Heine, Stendhal. Il 1796 segna un momento molto importante per la città di Verona: l’ entrata delle truppe di Napoleone Bonaparte nella città. In seguito, la firma del trattato di Campoformio del 1797 stabilisce il passaggio dell’intera area veneta sotto il controllo degli Austriaci, salvo una breve parentesi tra il 1805 e il 1814 nella quale, dando seguito al Trattato di Presburgo, l’area entra a far parte del Regno Italico di Napoleone Bonaparte. Successivamente al Congresso di Vienna del 1814-1815, l’area veneta ritorna in possesso degli Austriaci (Regno Lombardo-Veneto) e Verona diventa uno dei capisaldi del Quadrilatero. Nel 1866 l’area veneta viene annessa al Regno d’Italia , e quindi, da questo momento, anche Verona seguirà le vicende storiche del proprio Paese.



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Isola della Scala

Isola della Scala si situa nel verde della pianura Padana ed è attraversata dal fiume Tartaro e dal Piganzo, oltre che da una serie di canali irrigui e corsi di acqua di risorgiva. Il suo è un terreno formato da alluvioni post-glaciali... ...assieme a depositi alluvionali, mentre il clima è caratterizzato dalla presenza di nebbie fitte nel periodo invernale. Risalgono all’Età del Bronzo i primi insediamenti dovuti alle condizioni ottimali date dalla presenza di un territorio reso fangoso dalle acque del Tartaro, ma, soprattutto, dopo la costruzione della via Claudio-Augusta nel 15 a.C., che aveva la funzione di collegare i fiumi Po e Danubio partendo da Ostiglia e attraversando Verona. In epoca romana le “Paludes Tartari fluminis” si prolungavano fino alle zone sud del territorio comunale, che veniva “isolato” dalle regioni circostanti. Da ciò derivò il nome di “Insula Cenensis”, o terra affiorante fangosa. Il nome muterà in epoca comunale in “Isola dei Conti”, per l’insediamento dei Conti Bonifacio di Verona. Ma sarà con il dominio degli Scaligeri attorno al 1200-1300, che il nome del paese giungerà alla sua risoluzione definitiva di “Isola della Scala” o, “Insula Scalarum”, riferendosi, appunto, alla casata dominante.

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A testimonianza rimane una Torre chiamata, appunto, “Scaligera”, posta in riva al Tartaro sulla strada per Vigasio ed eretta nel 1136 da Mastino II (1329-1351) come difesa contro Mantova, e costituiva la conclusione del Serraglio che iniziava a Valeggio sul Mincio. L’edificio è costituito da due corpi quadrangolari di cui, il più alto è diviso al suo interno in tanti pianerottoli dove alloggiavano i soldati, mentre l’altro corpo era formato da due ponti levatoi, controllando il lato occidentale del paese. Il 1839 segna l’ultimo restauro per la struttura muraria in cotto. Con l’arrivo di Venezia, si insediarono famiglie lagunari che provvidero alla costruzione di opere idrauliche e d’arte. In corrispondenza di questo sviluppo, furono costruite anche delle corti rurali che costituivano un vero centro economico e sociale, organizzando in tal modo il mondo contadino. Inoltre veniva costruito un oratorio per celebrare le messe festive. Nel corso dei secoli, Isola della Scala si arricchì di ville ma anche di chiese.


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Mirandola

Abitata fin dall’età del bronzo, stando ai reperti rinvenuti nella zona, registrò in seguito insediamenti di galli e romani. Occupata dai longobardi, nell’alto Medioevo, fece parte dei possedimenti degli abati di Nonantola che... ...intorno al secolo XI, la concessero a Bonifacio di Canossa, padre della contessa Matilde. Inserita nella corte di Quarantoli, raggiunse l’indipendenza solo nel Trecento, con l’affermazione del nobile casato dei Pico, il cui lungo governo ne favorì la crescita economica e culturale. Il più famoso esponente di questa famiglia fu Giovanni II, detto Pico della Mirandola o la “Fenice degli ingegni”, per la straordinaria memoria e la cultura enciclopedica. Divenuta uno dei piccoli stati emiliani autonomi, godette di vari privilegi, compreso quello di battere moneta. All’inizio del XVI secolo si alleò con i francesi, venendo poi occupata dalle truppe pontificie. Elevata al rango di città, sul finire del Cinquecento, nella prima

metà del XVII secolo assurse a ducato. Nel Settecento fu coinvolta nella guerra di successione spagnola, che sancì la fine della signoria dei Pico. Venduta agli Estensi, che ne tornarono in possesso dopo la parentesi napoleonica, partecipò ai moti risorgimentali, cui seguì l’annessione al regno sabaudo. Impegnata nelle proteste sociali di fine Ottocento, contribuì alla lotta partigiana. Tra i monumenti spiccano: il castello, di origine medievale; il palazzo comunale, con la facciata del Quattrocento; i palazzi Bergomi e della Ragione; il duomo, del XV secolo, dedicato all’Assunta; le chiese di S. Francesco e del Gesù; l’oratorio della Madonnina; la pieve di Santa Maria della Neve, del secolo XI, a Quarantoli.

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Carpi

Secondo centro per grandezza e importanza della provincia di Modena, era un borgo medievale di origine preistorica rifondato, probabilmente come roccaforte, nell’Alto Medioevo.

A partire dal XIV secolo fu sede della signoria dei Pio, per passare poi a far parte dei domini estensi nel Cinquecento. Nel 1779 è stata eretta a sede diocesana. Nel secondo dopoguerra Carpi si è profondamente trasformata, grazie allo sviluppo dell’industria della maglieria. Durante la seconda guerra mondiale, la frazione di Fossoli fu il sito di un campo di transito, dal quale numerosi detenuti furono deportati verso i campi di sterminio e che ora è utilizzato come memoriale e come museo della 2ª guerra mondiale. Il Comune di Carpi ha allestito il Museo del Deportato come memoriale della deportazione ed organizza regolarmen-

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te numerose manifestazioni in memoria dell’olocausto. Carpi è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale e della Medaglia d’oro al Valor Civile per il sostegno dato dai cittadini alle persone internate al campo di Fossoli per alleviare le pene e consentirne la fuga. Carpi è stata colpita dai terremoti dell’Emilia del 2012, con seri danni al patrimonio artistico dovuto a lesioni importanti di numerose chiese tra cui il Duomo, San Nicolò e San Francesco.


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I saluti delle autorità

Vasco Errani Importante evento quello della 500 Miglia Touring 2013 che si è affermato negli anni come una bellissima tradizione, non solo sportiva, ma anche di prestigio per la Regione Emilia-Romagna, toccata insieme a Veneto, Trentino e Lombardia da questa coinvolgente manifestazione, che si snoda nei 3 giorni in un impegnativo percorso di circa 800 km. La considerazione che questo evento sta avendo sotto il profilo strettamente tecnico e di passione per i veicoli d’epoca, è innanzitutto il risultato della competenza, della costanza e dell’impegno degli organizzatori, ai quali va il mio ringraziamento. Un’occasione importante, che permette di attraversare alcuni esempi fra i più significativi di quello straordinario patrimonio paesaggistico culturale, che promuove il turismo nel nostro territorio. Rivolgo un saluto cordiale agli oltre 100 equipaggi iscritti: sono certo che, al di là del risultato sportivo, in tutti loro rimarrà il ricordo di una bella esperienza vissuta, in una terra che sa dare ospitalità e cordialità.

VASCO ERRANI Presidente Regione Emilia Romagna

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Reggio Emilia Vi sono piccole località della nostra bell’Italia, quasi sconosciute, almeno ai più, perché lontane dalle più gettonate mete turistiche, città d’arte, località montane o balneari, poli commerciali. La maggior parte di questi paesi rimangono lontani dalle principali vie di comunicazione, a volte indicati giusto da un casello autostradale, e continuano la loro vita tranquilla nell’indifferenza dei più, oltre la ristretta cerchia degli abitanti del posto o delle zone limitrofe.

Gualtieri Un di questi posti è Gualtieri, paesone di pianura in provincia di Reggio Emilia, di poco più di 6.500 abitanti, a ridosso dell’argine del Po, al confine con la Lombardia, portata agli onori della ribalta assieme alla vicina Brescello, dai film di Peppone e Don Camillo degli anni ’50. Gualtieri è una cittadina di origine medievale che ha subito più volte nei secoli eventi naturali disastrosi, quando fu costretta a pagare alti tributi alle alluvioni del grane fiume; l’ultima risale al 1951, prima del recente terremoto. Malgrado ciò, il borgo ha mantenuto il suo aspetto rinascimentale, specialmente nella centrale Piazza Bentivoglio, quadrato perfetto di 100 metri di lato, con un portico su tre lati. Il Palazzo della piazza ospita il “Museo Documentario e Centro Studi Antonio Ligabue”, dedicato alle opere del celebre pittore del Novecento nato a Zurigo, ma che visse e morì proprio a Gualtieri, dove iniziò a dipingere. Trovandosi in una zona particolarmente vocata all’agricoltura ed all’allevamento bovino e suino, in una regione dove la cultura alimentare ed in particolare quella del maiale è sempre stata una tradizione ancestrale, Gualtieri non poteva certo fare eccezione. Numerose sono anche le attività di trasformazione lattiero-casearia, in particolare del parmigiano-reggiano. ANTONIO LIGABUE Autoritratto con Gualtieri sullo sfondo

Brescello C’era una volta un paesino… Comincia così uno dei film della serie Don Camillo e Peppone girati a Brescello. In questo paese è possibile visitare e scoprire il museo a loro dedicato e i luoghi diventati famigliari nelle rappresentazioni cinematografiche. Inoltre è possibile fare un salto nel passato, tra anfore e monumenti funerari e conoscere la storia del grande fiume Po.

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Colorno

Il nome di Colorno deriva dalla posizione originaria del paese alla confluenza del Lorno nel torrente Parma: “Caput Lurni”, a capo del Lorno. Nel II sec. a.C. la colonizzazione romana interessò il territorio. Nel Medioevo i monaci benedettini bonificarono il terreno recuperandolo all’agricoltura. Dal 1303 al 1612 Colorno fu feudo dei Correggio, dei Terzi e dei Sanseverino. Con Barbara, la più famosa di quest’ultima famiglia, il castello divenne importante centro di cultura. Dal 1612 al 1731 Colorno passò ai Farnese, duchi di Parma, che verso la fine del ‘600 vi posero la loro residenza estiva. In tale periodo vennero apportate radicali trasformazioni al Palazzo Ducale ed al Giardino e furono costruiti importanti edifici, tra cui l’Aranciaia.

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Nel 1748 il Ducato di Parma passò ai Borbone, iniziando così un nuovo periodo felice per Colorno, sia dal punto di vista urbanistico, che artistico e culturale, tanto da meritare il titolo di “Versailles dei Duchi di Parma”. Nel 1802, con l’annessione alla Francia, Parma divenne un dipartimento dell’Impero napoleonico. Con Maria Luigia d’Austria, già moglie di Napoleone, nel 1816 Parma ridivenne capitale del Ducato e Colorno residenza estiva ducale. Dopo la morte della duchessa nel 1847, iniziò un periodo di spoliazioni e di abbandono, cui si è iniziato a far fronte soltanto nella seconda metà del nostro secolo.


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La parola ai partecipanti

Giorgio Borghi La scorsa edizione della 500 miglia Touring ha avuto tra i suoi partecipanti l’equipaggio n. 32 Borghi-Pezzali di Colorno (Pr), a bordo di una splendida Alfa Romeo Giulia SS del 1963. Abbiamo intervistato Giorgio Borghi che anche quest’anno parteciperà con la stessa vettura. EQUIPAGGIO BORGHI-PEZZALI Alfa Romeo Giulia SS 1963

L’edizione 2012 è stata la sua prima partecipazione alla manifestazione, come l’ha scoperta e perché ha deciso di provarla? E stato il mio amico Angelo Galli (anche lui iscritto) a parlarmene per primo, ne aveva sentito dire bene e quindi mi ha proposto il giro sapendo della mia passione per le storiche. Ho fatto altri raduni e non è stato difficile convincermi! Quest’anno si è iscritto con un nutrito gruppo di amici. Possiamo dire che la scorsa edizione si è trovato talmente bene da coinvolgere altri? Assolutamente si, è stato un piacere partecipare. E’ una manifestazione ben organizzata ci siamo trovati molto bene e quindi con Angelo siamo tornati anche quest’anno anche con altri amici. Nell’edizione 2013 percorreremo parte dell’Emilia e passeremo anche dal suo paese - Colorno in provincia di Parma , la cosa la emoziona? Chi ci sarà a vederla? Sinceramente mi emoziona molto. La reggia di Colorno è bellissima con i suoi giardini alla francese e con le sue fontane. Mi piacerebbe potessimo fare una sosta e non solo un passaggio per mostrare a tutti quanto è bella, ci saranno sicuramente i miei figli e i miei amici a vederci e quindi se potessimo fermarci sarei ancora più soddisfatto!

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Fontanellato

La testimonianza della presenza dell’uomo a Fontanellato ha origini antichissime, infatti in località Catellazzo sono state trovate palificazioni terramaricole estese e suppellettili riconducibili all’età del bronzo. Bisogna passare all’epoca longobarda per ritrovare notizie specifiche sul paese e sul territorio, dapprima con una tradizione non documentata che vuole Fontanellato fondato da una famiglia longobarda del X secolo, e poi, con un salto di circa due secoli, al 1124 quando si trova documentata la costruzione di una torre di guardia da parte dei Pallavicino. Vari passaggi di proprietà si susseguirono poi, dai Pallavicino, al Comune di Piacenza, ai Terzi sino al XIV secolo quando ebbe inizio la Signoria dei Sanvitale e nel loro dominio plurisecolare si identificherà sempre la storia del castello e del borgo. Nel castello, che sorge al centro del paese. I membri più illustri della famiglia parteciparono sin dal Medioevo alla vita pubblica della città di Parma; furono alleati della Francia nel XVI secolo quando la Rocca

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raggiunse il massimo dello splendore con la presenza a corte del Parmigianino, e si schierarono con i Farnese al sorgere del Ducato di Parma e Piacenza nel 1545. Subirono perciò nel 1600, da parte degli Spagnoli presenti in Italia, assalti che smantellarono le fortificazioni della Rocca, riedificate comunque di lì a poco. Nel 1802 Napoleone soppresse ufficialmente e definitivamente i feudi ma non per questo l’importanza della famiglia Sanvitale dimunuì. Stefano Sanvitale fu nel 1806 il primo sindaco di Parma e suo figlio Luigi sposò la figlia morganatica della Duchessa di Parma, Maria Luigia. In questo modo Fontanellato rimase sempre legato alla storia ufficiale, quella scritta sui libri, pur rimanendo un paese con una sua piccola storia sino appunto all’unità d’Italia e alla estinzione della famiglia Sanvitale nel 1951 (morte dell’ultimo conte Giovanni).



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Salsomaggiore

La storia di Salsomaggiore termale inizia nel 1839. Per l’allora borgo del sale, la scintilla nuova scoccò in quell’anno, quando il medico condotto Lorenzo Berzieri tentò un utilizzo medicamentoso delle acque... ...salmastre che affioravano dal terreno, fino ad allora importanti solo per la gran quantità di sale che vi si poteva estrarre. Da questa brillante intuizione venata di empirismo ma non priva di basi scientifiche, all’effettivo decollo di Salsomaggiore come ville d’eaux il passo non fu immediato. Il modesto borgo del sale mutò lentamente il suo volto e la sua economia, avviandosi verso il traguardo del secolo intenzionato a rivaleggiare con le migliori stazioni termali europee. Il cuore della Salsomaggiore termale inizia a battere sempre più velocemente con l’approssimarsi del nuovo secolo e l’avvento della società Novecentesca, con l’Arte Nuova, il Liberty.

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Treno e Grand Hotel, furono due ingredienti indispensabili al successo di una ville d’eaux. Nel 1923 vennero costruite le Terme Berzieri. Il quartiere residenziale dei villini accoglie le abitazioni di coloro che vedono in Salsomaggiore un luogo ideale di abitazione o vacanza. Grande era il fervore di iniziative volte a rendere grato il soggiorno ai turisti. Il mutare dei tempi lascia tracce visibili nelle forme architettoniche che si adeguano alle idee dominanti. Salsomaggiore è ormai in odore di modernità, una stazione termale che si adegua alle istanze di una nuova visione della vacanza termale.



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Vigoleno

Vigoleno é un borgo medievale di rara bellezza e valenza artistica che sorge sul colle di S.Stefano nella provincia di Piacenza da dove domina la verde vallata dello Stirone. La fondazione della fortezza originaria risale... ...probabilmente al secolo X, ma le prime testimonianze storiche risalgono al 1141, quando Vigoleno era un avamposto del Comune di Piacenza sulla strada verso i territori parmensi; attorno al Duecento entrò in possesso della famiglia guelfa degli Scotti, in conflitto con Piacenza, dominata allora dalle fazioni ghibelline, le quali attaccarono e distrussero il castello durante il sec. XIV. Fu lo stesso Comune di Piacenza a ricostruirlo ed a tenerlo fino alla fine del secolo, quando fu distrutto nuovamente. La terza edificazione fu opera degli stessi Scotti rientrati in possesso del fortilizio nel 1389 grazie.

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ai Visconti, i quali diedero al luogo anche il rango di contea. Le vestigia attuali del castello sono in massima parte frutto di questo rifacimento quattrocentesco. Le tracce degli Scotti sono ancora visibili negli stemmi gentilizi scolpiti sia sopra il portale d’ingresso al borgo sia sul timpano dell’oratorio della Madonna delle Grazie, con ogni probabilità la cappella di famiglia degli Scotti, al contrario della chiesa di San Giorgio che rappresentava la parrocchia del piccolo borgo. La famiglia Scotti mantenne il possesso della rocca fino al 1908, in seguito la stessa fu ceduta e trasformata in edificio residenziale.


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I saluti delle autorità

Massimo Trespidi La Provincia di Piacenza è felice e orgogliosa di ospitare l’edizione 2013 della 500 Miglia Touring e a nome dell’Amministrazione e della nostra Comunità rivolgo un caloroso benvenuto a tutti i partecipanti, augurando loro di potere portare nel cuore un pezzo di questa terra accogliente e calorosa e il ricordo di un’altra “passeggiata storica” a cavallo tra quattro regioni. La nostra terra, ne sono convinto, è il giusto e prestigioso contenitore di un’iniziativa che esalta i valori più buoni: la dedizione e la passione prima di tutti. Manifestazioni come la 500 Miglia Touring, che quest’anno arriva al prestigioso traguardo della XV edizione, hanno il merito di coniugare l’amore per la tradizione e per i veicoli d’epoca alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale locale. Il Piacentino vanta, del resto, una consolidata tradizione nel settore delle “passeggiate” e delle rievocazioni storiche a bordo di gioielli a due o quattro ruote. A tutti i partecipanti e gli organizzatori un caloroso benvenuto e l’augurio di poter tornare presto a fare visita alla nostra terra.

MASSIMO TRESPIDI Presidente della Provincia di Piacenza

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Castell’Arquato

Castell’Arquato, città d’arte, città del vino, sorprende già al primo sguardo, tra Emilia e Lombardia, tra Pianura Padana ed Appennino, a circa trenta chilometri dal capoluogo Piacenza e poco più da Parma... ...per il suo autentico aspetto medievale rivela un denso tessuto di storia, natura e fascino. La sua unicità fa sì che sia entrato nel Club dei Borghi più belli d’Italia, che abbia ricevuto la certificazione TCI Bandiera Arancione, sia protagonista del circuito dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini, ma è anche Città per la Pace.

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Il centro storico del capoluogo è caratteristico per l’intatta atmosfera medievale che vi si respira, è sviluppato sulla riva sinistra del torrente Arda, adagiato su un colle che domina la pianura. La posizione strategica dell’insediamento balza dunque subito agli occhi ancora oggi, nel terzo millennio.



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Busseto

Busseto festeggia quest’anno il duecentesimo anniversario dalla nascita di Giuseppe Verdi. Per celebrare l’evento la 500 Miglia Touring farà omaggio all’artista transitando nella sua città natale il 18 Ottobre 1813. Busseto si trova nella pianura parmense poco lontano dalle rive del torrente Ongina e dista 38 km. da Parma, 25 da Cremona, 32 da Piacenza e 6 dal Po. Il Comune di Busseto ha una estensione di 7644 ettari e 31 are. Ha la figura di quadrilatero irregolare. Confina a nord con i Comuni di Soragna e Fidenza, a sud con Fidenza ed Alseno, ad ovest con Alseno, Besenzone e Villanova sull’Arda. Il nome Busseto, “Buxetum” da “buxus” e quindi bosco dei bossi ha un’origine antichissima e non appare in documenti certi se non dopo il 1100, quando il territorio faceva parte dell’Oltre Po cremonese. Solo verso la metà del sec. XIII, con il marchese Uberto il Grande, Busseto entra nei

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domini dei Pallavicino per rimanervi ininterrottamente fino al 1587, quando il marchesato diventa territorio Farnesiano. Seguì quindi le sorti del Ducato di Parma e Piacenza fino al 1859 e alla proclamazione del Regno d’Italia. Nella seconda metà del XIX secolo Busseto fu impegnata in opere edilizie e urbanistiche che determinarono il volto attuale del suo centro storico. Nei secoli numerosi cittadini si distinsero nelle lettere, nelle scienze, nel diritto e nell’arte tra cui lo storico Ireneo Affò, il medico Buonafede Vitali, il compositore Tarquinio Merula, i pittori Pietro Balestra, Alberto Pasini e Gioacchino Levi, per arrivare infine alle grandi figure di Giuseppe Verdi e del nostro contemporaneo Giovannino Guareschi.


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Cremona

È scherzosamente nota come la “città delle tre T”, ossia turòon, Turàs, tetàs (torrone, Torrazzo, tettone). Altra versione di questo detto è “turòon, Turàs, Tugnàs”, ossia “torrone, Torrazzo, Tognazzi” (riferito ad Ugo Tognazzi). La presenza umana nel territorio inizia nel Paleolitico ma è solo nel Neolitico che compaiono i primi insediamenti stabili; più diffusamente documentato è il popolamento nelle età del Rame e del Bronzo, alle quali corrisponde un discreto numero di rinvenimenti. Un buon numero di tombe galliche testimonia, infine, la presenza dei cenomani, che, secondo una recente ipotesi, avrebbero favorito la fondazione di Cremona (218 a.C.) in un lembo di territorio loro contestato dagli insubri. Cremona costituì un perno fondamentale per il popolamento delle fertili campagne, assegnate ai coloni mediante una centuriazione, le cui tracce sono ancora chiaramente leggibili, ma anche per la viabilità e i traffici, incentrati sulla via Postumia e sul Po, sul quale sorse un porto. Nel 69 d.C., nel corso della guerra civile fra Vitellio e Vespasiano, le truppe di quest’ultimo la distrussero per l’appoggio offerto al rivale.

La celere ricostruzione non impedì un processo di lenta decadenza, che si concluse con la conquista longobarda del 603. Alle violente lotte tra le opposte fazioni dei guelfi e dei ghibellini seguirono gli scontri tra Federico Barbarossa e i comuni della Lega lombarda; il territorio provinciale non seguì coeso le vicende di quegli anni: è infatti storica la rivalità tra Cremona e Crema, tradizionale alleata di Milano. Nel XIV secolo Cremona e il suo circondario furono assorbiti nella sfera d’influenza dei Visconti e, nel secolo successivo, passarono agli Sforza. Seguirono le dominazioni francese e spagnola e, nel 1707, la Convenzione di Milano ne decretò l’annessione ai possedimenti austriaci. Dopo la breve parentesi napoleonica e gli anni della Restaurazione i cremonesi parteciparono attivamente ai moti risorgimentali, che si conclusero con l’unità d’Italia.

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Soncino

L’antico “Castrum” da cui è nata Soncino si ritiene sia stato fondato nel IV secolo dai Goti. Nel periodo bizantino i Longobardi ne fecero un feudo militare: vocazione che accompagnerà Soncino per gran parte della sua storia antica . Nell’anno 600 venne aggregata alla diocesi di Cremona, e subì il primo sterminio, ad opera delle truppe di Carlo Magno, nel 773. Ma risorse a borgo franco nel 1118, quando venne acquistata, da parte del Comune di Cremona, dai conti Gisalbertini di Bergamo per farne un baluardo contro Milanesi e Bresciani. Successivamente, venne distrutta da Lotario II nel 1136, da Federico Barbarossa nel 1186, dai Milanesi nel 1193, e contesa da Cremonesi e Bresciani per accaparrarsi il passo sull’oglio. Buoso Dovara venne eletto Signore di Soncino nel 1247 e vi regnò per 20 anni: periodo nel quale i Soncinesi parteciparono alla battaglia di Cassano d’Adda contro Ezzelino da Romano. Il tiranno, ferito e vinto, fu portato a Soncino dove morì l’8 ottobre 1259. Per l’importanza strategica, dal XIV secolo iniziò ad essere ripetutamente contesa: passò dall’influenza della Signoria di Milano nel 1332, alla Repubblica di Venezia in due periodi (1432-38 e 1441-48) intervallati ancora da Milano. Nel 1499 tornò ai Veneziani, nel 1509 ai Francesi dopo la battaglia di Agnadello, nel 1536 agli Spagnoli che ne fecero un marchesato.

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Gli austriaci subentrati nel 1707, ressero le sorti dell’antico borgo sino al 1859, anno in cui venne conquistata dai FrancoPiemontesi. Il Centro Storico di Soncino ha un impianto urbanistico medievale, caratterizzato da strade strette e da case torri. Lungo la Strada Granda troviamo palazzi signorili caratterizzati dai tipici portici. La Cinta Muraria è ancora ben conservata e circonda il dosso su cui sorge il Centro Storico per circa 2 chilometri. Le mura vengono tuttavia chiamate “venete” poiché il loro rinnovamento fu iniziato dai Veneti pochi mesi prima dalla loro cacciata per mano dei Milanesi. I palazzi e le ville soncinesi si distinguono per le decorazioni in terracotta in motivi orizzontali a fascia. I motivi ornamentali che raffigurano festoni, ghirlande, medaglioni, con putti e testine sono risalenti al XIV secolo. Sono realizzazioni estremamente raffinate, un tempo policrome, e sono la testimonianza della lunga tradizione locale nell’impiego della terracotta. Accanto all’argilla, l’artigianato soncinese nei secoli sviluppò risultati pregevoli anche nella lavorazione del legno e nella lavorazione del ferro battuto.



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Orzinuovi

La sua origine è ascrivibile presumibilmente alla fine del XII secolo, periodo in cui i bresciani decisero di costruire nella zona una fortificazione, che costituisse risposta alle costruzioni difensive dei cremonesi. La cosiddetta “rocca”, una delle testimonianze storiche di maggior rilievo, nel XV secolo fu di proprietà di Filippo Maria Visconti, che la perse dopo la sconfitta col Carmagnola, nella famosa battaglia di Maclodio; in seguito fu assaltata e devastata dal generale visconteo Piccinino, per conto della Repubblica di Venezia. Successivamente il territorio subì le incursioni di Francesco Sforza, anch’egli alleato di Venezia, e dopo il primo ventennio del XVI secolo, costituendo l’ultimo baluardo contro il ducato di Milano, fu reso inespugnabile, per decisione della Serenissima.

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Il dominio di Venezia terminò con l’invasione degli austriaci, nel 1799. Rilevanti le testimonianze storico-artistiche nella zona: il castello dei conti Martinengo, parzialmente trasformato (nel XX secolo) in cascinale e situato in località Barco; i palazzi Obici, Strozzi, Corniani e Maffeis, tutti databili al XVII secolo, e casa Pavoni, risalente al XII secolo. L’architettura sacra è rappresentata dalla parrocchiale intitolata a S. Gregorio Magno, ubicata in località Barco; dalla parrocchiale di Coniolo, risalente alla fine del XIV secolo; dalla chiesa di S. Domenico del XVI secolo e dalla chiesa di Santa Maria del Cornerio.


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La parola ai partecipanti

Francesco Tomasi e Riccardo Zanotti Due equipaggi bresciani amici fra loro da lunga data che partecipano alla 500 Miglia da vari anni. Sono composti da Francesco Tomasi e dalla moglie Paola Boschetti a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta Spider del 1961 e da Riccardo Zanotti e Aurelia Mora a bordo di una Mercedes 350 SL del 1971. EQUIPAGGIO TOMASI-BOSCHETTI Alfa Romeo Giulietta Spider 1961

Siete fedeli partecipanti della 500 Miglia da molti anni e anche quest’anno sarete dei nostri, è una esperienza positiva che consigliereste? Assolutamente si! E’ una esperienza molto divertente e positiva, un week end vissuto con gli amici di una vita ma con la possibilità di incontrare gente nuova, di tutte le estrazioni sociali, tutti però abbiamo in comune la stessa passione per i meravigliosi veicoli d’epoca. Da dove nasce la vostra passione per le auto storiche? Risponde Riccardo Zanotti. Non volevo solo vedere gli altri mangiare la cioccolata, la volevo mangiare anch’io!! Quando ero ragazzo e vedevo queste splendide vetture, pensavo che avrei voluto anch’io possederne una e quando ho potuto farlo, sono entrato in questo “mondo”. Che cosa le è piaciuto di più della scorsa edizione e che cosa si aspetta dalla prossima? Risponde Francesco Tomasi. L’anno scorso la tappa a Milano è stata fantastica! Piazza Duomo prima e la serata in un albergo di prima classe poi hanno siglato il successo dell’edizione 2012! Da quest’anno mi aspetto almeno altrettanto! Divertimento, buoni amici e buona tavola!

EQUIPAGGIO ZANOTTI-MORA Mercedes 350 SL 1971

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Pontoglio

Citata come Ponte Oleo o Pontolio in un documento della seconda metà del X secolo, ha origini ben più antiche, stando al rinvenimento nella zona di vari reperti archeologici risalenti al I o II secolo a.C. Il toponimo deriva dall’esistenza di un vecchio ponte di legno sull’Oglio. Le notizie relative al Medioevo vedono il territorio, facente parte della pieve di Palazzolo, al centro di contese e teatro di sanguinosi eventi bellici tra Brescia e Bergamo, per il controllo sul fiume. Saccheggiata verso la metà del 1200 da Ezzelino da Romano e coinvolta nelle lotte tra guelfi e ghibellini, divenne luogo di rifugio per i ghibellini bresciani e bergamaschi, espulsi dalle rispettive città. Dopo essere stata a lungo contesa anche da milanesi e veneziani, con la pace di Lodi del 1454 passò sotto il dominio della Repubblica veneta, rimanendovi fino all’invasione napoleonica del 1797, con la breve parentesi, nel XVI secolo, dell’occupazione da parte del

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francese Giacomo de La Palisse, che l’aggregò alla contea di Chiari. Sede di un vicariato, non fu risparmiata da carestie e pestilenze, cui si aggiunsero i danni provocati dal saccheggio dei francesi agli inizi del 1700, quando divenne quartier generale di Eugenio di Savoia. Annessa alla Repubblica Cisalpina sul finire del secolo, seguì le successive vicende del resto della provincia, partecipando attivamente alla lotta contro il fascismo e alla guerra di liberazione. Tra i monumenti spiccano: il castello medievale, in cui si trova l’antica chiesa di Santa Maria, abbandonata verso la metà del XVIII secolo; la settecentesca parrocchiale, contenente pregevoli tele del Seicento, e la chiesa di Sant’Antonio.



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Lago d’Iseo

I primi segni di vita umana sul lago d’Iseo sono alcuni ritrovamenti fatti a Sarnico di resti di palafitte che confermano una presenza preistorica, mentre al nord del lago, in Val Camonica erano attestati gli antichi Camuni. Dalle pianure salgono verso nord gli Etruschi e i Celti fino alla conquista romana. Dopo la fine dell’Impero Romano, si susseguono le invasioni barbariche e varie dominazioni, tra cui quella longobarda. Nel 774 Carlo Magno occupa la Val Camonica e parte del lago d’Iseo, facendone donazione ai monaci di Tours. Nel 1161 Federico Barbarossa scende dalla Val Camonica e il 12 giugno espugna, saccheggia e incendia Iseo. La zona vivrà successivamente le lotte continue tra Guelfi e Ghibellini. Segue nel 1428 l’intervento della Repubblica di Venezia e la sua occupazione dell’intera zona del lago e della valle, a cui segue un periodo di pace fino al 1509. Nel 1797, con la fine della dominazione veneziana, la Val Camonica e Pisogne vengono assegnate al dipartimento del Serio ed unite a Bergamo. Ritorneranno poi a far parte della provincia di Brescia nel 1859, quando, sconfitte le truppe austriache a San Martino e a Solferino, il territorio viene riunito con il resto della Lombardia al regno di Sardegna, prima tappa dell’unità d’Italia. CLUSANE è situato su una collina della sponda meridionale del Lago d’Iseo. E’ un paese antico. Nel 1093 esisteva già la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio; i loro proprietari, i Brusati, signori longobardi di Sovere, fecero donazione all’ordine Cluniacense. Sulla collina intorno alla chiesa e al monastero cluniacense si formò l’attuale centro storico di Clusane.

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Sulla collina intorno alla chiesa e al monastero cluniacense si formò l’attuale centro storico di Clusane. Comune autonomo fin dai tempi della Repubblica Veneta. Nel 1928 fu aggregato a Iseo per decreto del governo. Con la costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Cristo Re (1932-1935) iniziò il moderno sviluppo urbanistico ed ora il paese si estende nella campagna e sulle pendici orientali e settentrionali del Monte Alto. ISEO. Citata già nella Storia Naturale di Plinio il Vecchio, deriva il toponimo dall’espressione latina IMUS SINUS, ossia ‘profonda insenatura’. Per la sua felice posizione geografica, nel corso dei secoli è sempre stata al centro di intensi traffici commerciali, acquistando rilevanza anche dal punto di vista strategico. Nel Medioevo fu a lungo oggetto di contesa tra i grandi potentati, venendo assediata e incendiata da Federico Barbarossa nella seconda metà del 1100. Possedimento degli Oldofredi, entrò poi a far parte dei domini degli Scaligeri, cui subentrarono i Visconti. Nella prima metà del XV secolo fu conquistata dai veneziani, che vi dominarono fino all’avvento delle truppe napoleoniche, sul finire del Settecento. Durante il Risorgimento diede i natali a vari patrioti, tra cui Gabriele Rosa e Giambattista Cavallini; vi esercitò la sua attività politica Giuseppe Zanardelli, divenuto primo ministro sotto il re Vittorio Emanuele III.


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La parola ai partecipanti

Alberto Camossi “La manifestazione è cresciuta moltissimo sia dal punto di vista organizzativo ma anche di contenuti. Torniamo alla 500 miglia perché ci piace è ben organizzata e ci troviamo molto bene!” Intervista ad Alberto Camossi dell’equipaggio Camossi-Facchinetti.

EQUIPAGGIO CAMOSSI-FACCHINETTI Porsche 911 S 1974

Lo scorso anno eravate a bordo di una Porsche 911 S del 1974 quest’anno invece guidate una Triumph sport del 1960, auto diversa ma stessa passione per le storiche? La passione se possibile è aumentata con gli anni! La scelta di un’auto diversa è perché la Triumph è estremamente sportiva in più è decappottabile. Speriamo che il sole ci accompagni in questi tre giorni e se sarà così, non voglio farmi trovare impreparato! Voi partecipate alla 500 Miglia da alcuni anni perché avete deciso di essere della 500 Miglia anche per il 2013? Abbiamo partecipato alle prime due edizioni, poi abbiamo avuto un periodo di stop ed ora sono quattro, cinque anni che partecipiamo ininterrottamente. La manifestazione è cresciuta moltissimo sia dal punto di vista organizzativo ma anche di contenuti. Torniamo alla 500 miglia perché ci piace è ben organizzata e ci troviamo molto bene! Che cosa vi piace e che cosa cambiereste della 500 Miglia Touring? I percorsi e gli itinerari sono sempre affascinanti e le strutture come alberghi e ristoranti sono di prim’ordine. Cambiare qualcosa della 500 Miglia? Mi piacerebbe poter uscire dai confini nazionali, andare magari in svizzera dove ci sono luoghi bellissimi da visitare, ma so che dal punto di vista organizzativo è estremamente difficile.

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Polaveno

Citata come Polaine in un documento degli inizi del XVII secolo, secondo alcuni studiosi deriva il toponimo dall’unione dei vocaboli latini PULLUS, ‘terreno molle’, e LABES, ‘zona franosa’. Dopo aver fatto parte del distretto rurale e della pieve d’Iseo, nel Medioevo fu a lungo possedimento dei monaci benedettini (che vi intrapresero una vasta opera di bonifica) venendo in seguito infeudata alla nobile famiglia degli Avogadro, cui fu confermata, nella prima metà del XV secolo, da Pandolfo Malatesta e dal doge veneziano Francesco Foscari. La storia successiva, nella quale mancano eventi di particolare rilievo, non si discosta da quella dei territori circostanti, occupati dalle truppe napoleoniche sul finire del Settecento.

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Alla restaurazione austriaca e ai moti risorgimentali seguirono l’annessione al regno d’Italia e il coinvolgimento negli avvenimenti nazionali e internazionali della seconda metà dell’Ottocento e della prima del Novecento. Tra le testimonianze storico-architettoniche meritano di essere citate: la quattrocentesca parrocchiale di San Nicola, restaurata nella prima metà del XVII secolo, e la chiesa di Santa Maria del Giogo, contenente pregevoli affreschi del Cinquecento.



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Le automobili 1 FLüCKIGER RUEDI - FLüCKIGER SINI

7 BRICCHETTI VINCENZO - BRICCHETTI LORENZO

Morgan ha giocato un ruolo fondamentale nel mercato tre ruote vendendo esclusivamente auto a tre ruote dal 1908 fino al 1935. Il motore si trova di fronte al radiatore e spinge una singola ruota posteriore. La potenza viene trasferita attraverso un tubo semiasse che agisce come parte del telaio.

Morgan - Super Sport 1933

Nel 1946 la Carrozzeria Colli costruì il Colli PL 2C, un prototipo di aerauto, vale a dire un veicolo ibrido, ovvero un piccolo aereo da turismo con ali ripiegabili, costruito per essere in grado di percorrere anche brevi tratti stradali, surrogando le funzionalità di un’autovettura.

Colli - 1100 Sport 1951 8 SONCINI GIOVANNI - GHISINI ANDREA

2 KELLER JOSEF Morgan - Family 1936

La Triumph TR debuttò nel 1953 tra l’entusiasmo del pubblico. La linea, del resto, ricordava vagamente quella della Jaguar XK120 Convertible, pur non mancando di una sua originalità nel frontale (mascherina incassata) e nella fiancata (con le piccole portiere, prive di maniglie).

3 CALEGARI STEPHAN - GREGORATTI FABIENNE Nota anche come Alfetta, è entrata, nella storia dell’automobilismo sportivo moderno, come la monoposto più longeva (ha corso, infatti, sui circuiti di tutto il mondo, per ben 13 anni, dal 1938 al 1950) ed anche, come quella che ha conseguito il maggior numero di successi nei Gran Premi automobilistici.

Triumph - TR Sport 1955 9 CALDERA RINALDO - ZILVETTI ELVIRA La XK140 è stata un’autovettura sportiva di lusso prodotta dalla Jaguar dal 1954 al 1957 in 8.884 esemplari. Una XK140 è stata provata dalla rivista Sports Cars Illustrated nell’agosto del 1957, dove venne segnata una velocità massima di 200 km/h.

Alfa Romeo - 158 1946 4 RUSCH OMBRETTA La Morris Garages, in sigla MG, è una casa automobilistica britannica attiva dal 1922. Nata come azienda indipendente, nel 1952 venne assorbita dalla British Motor Corporation; dopo diversi passaggi di proprietà, oggi il marchio appartiene alla SAIC Motor.

Jaguar - XK 140 1955 10 BOSSINI GIOVANNI - AGNELLI ALBERTO Alfa Romeo - 1900 C SS 1955 11 FACCHINI ALFONSO - OLIVETTI LUIGIA

MG - TD 1951

La MG A è stata una autovettura sportiva spyder prodotta dalla divisione MG della British Motor Corporation dal 1955 al 1962. La MG A ha sostituito le vecchie auto serie T e rappresentò un cambio di stile definitivo rispetto ai veicoli precedenti.

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6 MORCOMBE DARREN-MONTALBELLI CHIARA

MG - A Roadster 1956 Per la stagione 1951 Ermini vendette sei motori e costruì tre vetture su telaio tubolare Gilco in conformazione siluro, due carrozzate da Motto Torino, l’altra dalla Carrozzeria Mariani di Pistoia.

Ermini - 1100 Sport Siluro 1951

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12 MARCHETTI ROBERTO - MARCHETTI LUIGI Alfa Romeo - Giulietta Spider 1956 13 XXX


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Le automobili 14

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CHERUBINI PIETRO - TOMASSINI GIANMARCO

VILLA FRANCO - VILLA FEDERICO

Alfa Romeo - Giulietta 1957 15 IDER ULISSE - POLOTTI LUCIANA Porsche - 356 A 1957 16 GAFFURI ANGELO - FRANCHINI GLORIA La Porsche 356 può essere considerata il primo modello “di serie” prodotto dalla casa di Stoccarda. La 356 è una vettura che ha fatto epoca, vantando eccezionali livelli di maneggevolezza, leggerezza, affidabilità e tenuta di strada e spianando la strada alla futura Porsche 911.

Porsche - 356 A Super 1957 17 XXX

La nascita della denominazione “Giulietta”, sebbene chiaramente riferita all’opera shakespeariana Romeo e Giulietta, è stata oggetto di varie versioni e aneddoti. Tra le versioni speciali si ricordano la Colli Promiscua, una familiare prodotta in 90 unità (71 nel 1959 e 19 nel 1960).

Alfa Romeo - Giulietta Passo Corto 1958 23 ZOBBIO RUGGERO - ABBIATICI ROSSELLA Alfa Romeo - Giulietta Spider 1958 24 HORNIK PETER - PARIS SUSAN Aston Martin - DB 2/4 MKIII 1959 25 BELVEDERE GIOVANNI - USIC TIZIANA

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Nel 1953 nacque la Fiat 1100/103 radicalmente modificata rispetto ai modelli precedenti. Si trattava di un’autovettura totalmente nuova, dotata di scocca portante. Della progenitrice manteneva solamente il motore 4 cilindri con albero a camme laterale di 1089 cm³.

RICCHETTI GIAMBATTISTA L’importatore Alfa Romeo degli Stati Uniti, “Hoffmann” di New York, chiese ai vertici dell’Alfa Romeo di produrre una versione “spider” della Alfa Romeo Giulietta Sprint e si impegnò immediatamente ad acquistarne 2500 esemplari da proporre sul mercato nordamericano.

Alfa Romeo - Giulietta Sprint 1961 19 XXX - XXX La prima versione, la MG A 1500, montava un motore di 1489 cm³ che sviluppava 68 cv (51 kW), ma la potenza fu presto aumentata a 72 CV (54 kW).

MG - A 1500 Coupè 1957 20 FLAMMIA GENNARO - NORIS ISABELLA Wolkswagen - Maggiolino Type 1 1958 21 TEMPINI SERGIO - TEMPINI MANUELA

Fiat - 1100/103 1959 26 CAPPELLI FAUSTO - KUTIN SERGIO Alfa Romeo - Giulietta T.I. 1959 27 CAMOSSI ALBERTO - FACCHINETTI VALERIA

La serie TR (acronimo di Triumph Roadster) è una gamma di vetture sportive (non tutte spyder nonostante il nome) prodotte dalla Triumph Motor Company dal 1953 al 1981.

Triumph - Sport 1960 28 BOCCHI ANGELO - BOCCHI FRANCESCO Nel maggio del 1959 la versione standard ricevette una versione aggiornata del motore, ora era di 1588 cm³ e sviluppava 79.5 CV, nacque così la MGA 1600. Furono montati dischi anteriori, ma la batteria è rimasta nella parte posteriore. Furono prodotte 31.501 unità in meno di tre anni.

La MG A ha sostituito le vecchie auto serie T e rappresentò un cambio di stile definitivo rispetto ai veicoli precedenti. L’auto è stata lanciata ufficialmente al Salone dell’automobile di Francoforte del 1955. È stata sostituita dalla MG B, quando ha cessato la produzione nel mese di luglio 1962.

MG - A 1958

MG - MGA 1960

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Le automobili 29 BIANCHERA CLAUDIO - MARINA COMINCINI

35 GALLI ANGELO - BELLONI ANNAMARIA Il primo prototipo della Cobra 427 venne realizzato nel 1965; dopo aver prodotto le prime 100 unità necessarie all’omologazione FIA, la vettura prese parte al campionato SCCA del 1966 nella classe A. La produzione finale fu di 348 esemplari, di cui 88 in allestimento Corsa o Prova.

Una versione hardtop fu provata dalla rivista The Motor nel 1960. Raggiunse la velocità 158,7 km/h e accelerò da ferma a 97 km/h in 13,6 secondi. Fu registrato un consumo di carburante di 9,11 Litri/100 km. La prova costò 1.110 sterline.

Sunbeam - Alpine MK2 1960

AC Cobra - 427 SCR 1965

30 TOMASI FRANCESCO - BOSCHETTI PAOLA Nel 1955 l’Alfa Romeo bandì un vero e proprio concorso per la realizzazione della futura Giulietta spider. Vinse il progetto di Pininfarina che si ispirò ad un altro modello creato dalla sua penna e cioè la Lancia Aurelia B24.

Alfa Romeo - Giulietta Spider 1961

36 SHILLER MANFRED - KERN CHRISTIANE Corvette - Sting Ray 1965

37 CRISTI ALESSIO - CAMADINI GIANFRANCO La Casa di Stoccarda decise di impiegare la 230SL nel Rally Spa-Sofia-Liegi, tenutosi nel 1963. La vettura, pilotata da Eugen Böhringer, si aggiudicò la competizione, consacrando definitivamente la 230SL nel gotha delle vere MercedesBenz. La 230SL venne sostituita nel gennaio del 1967 dalla 250SL.

31 BORGHI GIORGIO - PEZZALI ROBERTO La Giulietta SS entrò in produzione nel 1959 e fu disegnata da Franco Scaglione con un’aerodinamica assai evoluta ed esasperata, studiata anche con l’osservazione diretta dei flussi per mezzo di fili di lana applicati sulla carrozzeria di un’auto lanciata a forte velocità.

Alfa Romeo - Giulia SS 1963 32 XXX

Mercedes - 230 TE 1965

38 LUZZAGO ALESSANDRO - MARINA La Jaguar E-Type, conosciuta anche come XK-E o anche XKE, è una vettura prodotta dalla Jaguar dal 1961 al 1975. Nei 14 anni di produzione le vendite arrivarono a 70.000 vetture

33 VERNILE RICCARDO - GOSCIA GAETANO Sia la 3000 che la sua antenata 100 erano note come le AustinHealey, poiché, sino all’entrata in produzione della più piccola Sprite, erano le uniche vetture a portare il marchio Austin-Healey.

Austin Hearley - 3000 MK2 1963

Jaguar - E Type OTS 1965

39 MISSARELLI GABRIELE - RICARDI ROSANNA

34 FE’ DARIO - BOIFAVA ANDREA

La Volvo Amazon fu la prima Volvo ad usare il sistema di denominazione a tre cifre. Però in patria si chiamò sempre Amazon, mentre la denominazione a tre cifre veniva usata nell’Europa continentale poiché il nome Amazon era già stato registrato dalla fabbrica di motocicli tedesca Kreidler.

sulla TR4 veniva anche fornito a richiesta un lunotto posteriore rigido chiamato “Surrey Top”, con funzione di frangivento posteriore e di supporto per l’hard-top vinilico

Triumph - TR4 1963

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Volvo - 121 S 1966


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Le automobili 40 GUSSAGO PAOLO - GUSSAGO FRANCESCO

47 GOZZETTI FAUSTO - GOZZETTI BEATRICE La Fiat 124 Sport Spider è stata un’autovettura sportiva 2+2 posti cabriolet prodotta dalla Fiat dal 1966 al 1985. Presentata al pubblico nel novembre del 1966 al salone dell’automobile di Torino, fu anche esportata negli Stati Uniti d’America.

È stata la prima Volvo a 4 porte con struttura autoportante e la prima ad offrire le cinture di sicurezza anteriori a 3 punti di serie, nel 1959. È stata presentata col nome Amason, nome che derivava dalle guerriere della Mitologia Greca.

Volvo - 1008 Amazon 1966

Fiat - 124 Spider 1967

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48 LONATI EMANUELE - LONATI ENZO

AVANZI GIANPIETRO - BONTEMPI SANDRA

La prima serie della GT Junior era caratterizzata dal cosiddetto “cruscotto piatto”, dotato di quattro strumenti che includevano l’indicazione della temperatura dell’olio motore. La seconda serie (1969) costituì una svolta, con l’adozione di un nuovo cruscotto simile a quello della GT 1750

La grande intuizione di Ugo Zagato, già nella prima metà degli anni venti, fu di abbandonare l’uso di strutture in legno, sostituendole con sagomate ed essenziali armature in acciaio, sormontate da leggere carrozzerie in alluminio.

Alfa Romeo - GT Junior 1968 Alfa Romeo - G. Sport Zagato 1966

49 DONINA GIOVANNI - QUARANTINI ROSA MARIA

42 PACE ENZO - PIA CHIARA Lancia - Fulvia HF 1200 1966

Una Fiat Dino Spider di colore nero è l’auto di Carlo Verdone nel film Un sacco bello (1980); anche nel film del 1967 Pronto... c’è una certa Giuliana per te, compare la Fiat Dino spider e, non ultimo, la Fiat Dino Coupe compare nel film (Un colpo all’italiana) del 1969.

43 LUZZAGO CRISTIANO - ROTOLO ENRICO Fiat - Dino Spider 1968 La vettura fu presentata al Motor Show di Londra nel 1965. Fu il primo modello di Aston Martin prodotto nel nuovo stabilimento di Newport Pagnell.

50 GIANNONI GIUSEPPE - CERVATI PAOLA Morgan ha giocato un ruolo fondamentale nel mercato tre ruote vendendo esclusivamente auto a tre ruote dal 1908 fino al 1935. Il motore si trova di fronte al radiatore e spinge una singola ruota posteriore. La potenza viene trasferita attraverso un tubo semiasse che agisce come parte del telaio.

Aston Martin - DB6 1966

44 POSSI FERDINANDO - BARBIERI CRISTIAN Alfa Romeo - Spider 1600 Osso Seppia 1966

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46 DE PETRI PAOLO - LAINI G.PIETRO Porsche - 912 Targa 1967

Fiat - 124 Spider 1969 51 FACCHINI DANIELE - LEALI FRANCESCA Per il lancio della vettura, la Fiat ricorse alla Disney per preparare una storia dove essa fosse una dei protagonisti di una grande avventura; venne quindi preparata la storia Paperino e la 850.

Fiat - 850 Special 1969

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Le automobili 52 BOSETTI LUCIO - FRANZINI MAURIZIO

57 ZANOTTI RICCARDO - MORA AURELIA

Dalla non fortunatissima berlina derivò, nel 1965, un’elegante e sportiva coupé, che divenne un enorme successo commerciale, grazie alla bellezza della linea e, in un secondo tempo, all’impulso derivante dalle numerose vittorie nelle gare di rally, culminate con la conquista nel Campionato del Mondo nel 1972.

Lancia - Fulvia Rally 1970 53 BELTRAMI GIUSEPPE - BELINGHIERI GIOVANNA

il primo modello della serie R107 previsto per il mercato USA è stato la 350SL 4.5, in pratica una 450SL con motore depotenziato a 190 CV, poi scesi ancora fino a 180 CV.

Mercedes Benz- 350 SL 1971 58 GHIRARDINI PIETRO SANDRO - BONTEMPI CESARE Per soddisfare l’esigenze della clientela, la Citroën realizzò la ID (dal francese idée = idea), ossia una DS rivista in chiave più economica e semplificata. Tali semplificazioni riguardavano soprattutto la meccanica, che prevedeva la mancanza di servosterzo e un impianto frenante di tipo classico.

Il progetto W107, dal quale sarebbe nata sia la roadster R107, sia la coupé C107 (o SLC), viene avviato nel novembre del 1967. Si voleva che la nuova roadster andasse a consolidare il successo della Pagoda, sia in senso generale, sia in particolare nel mercato statunitense.

Dailmer Benz - 107 1971

Citroen - ID 20 1971

54 SPADA LUIGI - VIANELLI TIZIANO - BOVENTI GIUSEPPE

59 XXX - XXX Come era già avvenuto per la Appia, la Flavia e Flaminia, la Lancia diede a Zagato l’incarico di realizzare la versione sport, dotata di carrozzeria in alluminio e aerodinamica, della Fulvia.

LeSabre è una automobile costruita dalla casa automobilistica statunitense Buick dal 1959 al 2005. Nonostante l’omonimia, non è derivata dalla concept car “LeSabre” del 1951.

Lancia - Fulvia Zagato 1971 Buick - Lesabre Custom 1975 55 BALDESCHI ANDREA - BALDESCHI ALBERTO

60 GAITA VITTORIO - FRATI FRANCA La 911 T è dotata di alimentazione a carburatori e motore da 110 CV . Nel 1971 la cilindrata del boxer venne aumentata ulteriormente da 2195 cm³ a 2341 cm³ e le potenze crebbero a 130CV.

Nel 1970 venne presentata la Mk4. In questo modello il propulsore venne depotenziato a 63 cv, per soddisfare il mercato nordamericano, dove le normative antinquinamento erano più restrittive rispetto a quello europeo.

Triumph - Spitfire MK4 1971 56 CALZONI GIANFRANCO - MARENGO STEFANIA La Mercedes-Benz Classe SL è una serie di automobili sportive e di lusso prodotte dalla casa automobilistica tedesca Mercedes-Benz. L’acronimo SL deriva infatti dalle iniziali delle parole Sport e Leicht, che in tedesco significano Sportività e Leggerezza.

Mercedes Benz- 350 SL 1971

60

Porsche - 911 T 1972 61 KUEHN JEROME - HOLLAND ANNE SOPHIE Alla Mangusta successe la Pantera, la macchina che portò De Tomaso ad essere ancora più conosciuto in sede internazionale.Grazie ad un accordo con Ford, De Tomaso destinò le Pantera al mercato americano. Tra il 1970 ed il 1973, vennero prodotte a Modena 6.128 Pantera.

De Tomaso - Pantera GTS 1972


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M i g l i a

T o u r i n g

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Le automobili 62 PEDERSOLI GIANFRANCO - MININI VANNA La roadster è stato il primo modello prodotto della gamma MGB. Il corpo della vettura è un due posti, ma per un periodo ci fu l’opzione con un piccolo sedile posteriore.

67 LEALI GIOVANNI - PALINI MARIA ROSA Morgan - Plus 8 1975 68 ROLFI - ROLFI Wolkswagen - Maggiolone Cabrio 1975 69

MG - MGB Roadster 1972

MAZZA DAVID

DIR. TECNICO PRINCIPALE

Già dall’anno successivo alla sua presentazione l’Alfetta fu adottata dalle forze di Polizia e dai Carabinieri, divenendo in breve tempo l’automobile-simbolo delle forze dell’ordine italiane e sostituendo nel ruolo di “pantera” e “gazzella” le Giulia Super precedentemente in dotazione.

63 SABADINI CLAUDIO - MURTAS BRUNO La FIAT, visto il successo della 500 F, decide di apportare delle sostanziali modifiche estetiche alla piccola vettura, per renderla più rifinita e “lussuosa”. Nasce allora, nell’agosto 1968, la 500 L.

- MONTAGNI CLAUDIO ASSISTENTE CAPO

Alfa Romeo - Alfetta 1.8 1977 70 ORSATTI ENRICO - ORSATTI NICOLA

Fiat - 500 1972 64 CALORI ANNALISA - PRESTI PAMELA Nel 1971 adottarono il frontale ristilizzato e privo di scalino, uniformandosi alla 1750 GT Veloce. L’uniformazione, tuttavia, non fu totale perché le Junior avevano fari singoli e una diversa mascherina. Col restyling cambiò il motore: accanto al 1300 da 89cv era infatti disponibile il 1600 da 109cv.

Alfa Romeo - GT 1600 junior 1972

La linea della Lancia Gamma coupé, disegnata da Aldo Brovarone e prodotta da Pininfarina, fu molto apprezzata ed è considerata da molti ancora attuale anche a distanza di tanto tempo per via delle proporzioni eleganti e classiche.

Lancia - Gamma 2000C 1978 71 BONAGLIA FRANCESCO - ZACCO MARIA

65 GANDOLFI ANGELO - FABBIANI ROSANNA

Il Maggiolone Wolkswagen detiene attualmente il record di auto più longeva del mondo per essere stata ininterrottamente prodotta per 65 anni. Inoltre, ha detenuto a lungo il primato di auto più venduta al mondo, con 21.529.464 esemplari.

In ambito fumettistico, la E-Type è la vettura personale di Diabolik e Eva Kant. In ambito videoludico, la vettura compare nei videogiochi Grand Theft Auto - London 1969, Gran Turismo 4 e GT Legends

Jaguar - E Type Coupè 1972

Wolkswagen - Maggiolone Cabrio 1979

66 ZIGLIO ADRIANO - CAMURATI M.AUGUSTA

72 LODA ANGELO - LODA RENATO La caratteristica notevole di questa vettura è l’accesso all’abitacolo, mutuato anch’esso dalla Nova Eagle; incernieratio alla base del vetro, il padiglione (tetto e parabrezza) si solleva e ruota in avanti permettendo un accesso non proprio agevole all’abitacolo, ma di sicuro effetto per una linea così estrema.

la Dino 308 GT4 rappresenta una pietra miliare nella storia della Ferrari per la notevole quantità di novità introdotte. Una 308 GT4 nera del 1975 fu acquistata da Elvis Presley nell’Ottobre 1976, ed è oggi esposta nel museo dedicato alle automobili possedute dal cantante americano

Ferrari - Dino 308 GT4 1974

Puma - GTV 1982

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Le automobili 73 BOSSINI ALESSANDRO - MARCOCCIO NICOLA

Alfa Romeo - Duetto 2000 1982 74 CHIODI GIUSEPPE - CHIODI MASSIMO Nel 1968 la 250 SL lasciò il posto alla 280 SL, in listino già dal mese precedente e dotata del nuovo motore 130.983 ad iniezione con cilindrata elevata a 2778 cm³. La 280SL fu l’ultimo modello della serie W113, che nel marzo del 1971 venne sostituita dalla nuova serie di roadster tedesche, la R107.

Mercedes Benz- 280 SL 1984 75 SECHI DANIELA - PRETI MAURO Nel 1984 le 911 SC lasciarono il posto alle 911 Carrera 3.2, pressoché invariate esteticamente, ma con importanti novità tecniche: cilindrata portata a 3164 cm³, alimentazione a iniezione elettronica anziché meccanica e potenza di 231 CV.

Porsche - 911 Carrera Cabrio 1985 76 ACCASCINA ENRICO - DEL VECCHIO NICOLETTA

Talbot - Samba Versione Speciale Sympa 1985

77 ORSATTI PAOLO - ZINI LUCIANO La Daimler Sovereign è un modello di berlina di lusso prodotta dalla Daimler.Prodotta a partire dal 1966 sulla base della Jaguar 420, nel corso degli anni ne sono state realizzate varie versioni fino al 2009, seguendo sempre il modello Jaguar di riferimento.

Jaguar - Daimler 1987 78 GHEDA WALTER - PADERNO ADELE È tuttora in produzione, e nel corso degli anni ha avuto molti cambiamenti. Si possono, tuttavia, distinguere due serie fondamentali: le 911 con motore raffreddato ad aria (1963-1997) e le 911 “moderne” (dal 1998 ad oggi).

Porsche - 911 Cabriolet 1988

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79 GELMI ENRICO - ANDREOLETTI DAVIDE La Lancia Delta Integrale è una versione sportiva della Lancia Delta, esplicitamente progettata per partecipare al Campionato del mondo rally, campionato in cui ha gareggiato dal 1988 al 1993 ottenendo 8 titoli mondiali e 35 vittorie.

Lancia - Delta Integrale 16 Valvole 1989 80 XXX 81 PELLEGRINELLI MARINO - ROSA VILMA Nel 2011 è stata presentata la Serie 991 che non si discosta molto dalla precedente in fatto di estetica, fatta eccezione per il posteriore. I motori “base” sono il 3.4 da 350 cv della Carrera e il 3.8 da 400 cv della Carrera S. Pochi mesi dopo è stata presentata anche la Cabriolet.

Porsche - 911 1991 82 BOTTARELLI FRANCESCO - FENDONI ATTILIA Ferrari - 348 T.S. 1991 83 CERUTTI ROBERTO - BENUZZI PIETRO La stagione 1992 vede il debutto della Lancia Delta Integrale Evoluzione: una vettura completamente rinnovata rispetto alle antenate soprattutto per quanto riguarda la geometria delle sospensioni.

Lancia - Delta Evo 1992

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