Exposense Magazine #02

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ExpoSe.NSE Magazine di “phoneography” rigorosamente APERIODICO, senza schemi, libero, sincero. Editors Antonio Pintus Nicola Massa

COPERTINA: ANTONIO PINTUS

Revisione Alessandra Spigno

SECONDA DI COPERTINA: NICOLA MASSA QUARTA DI COPERTINA: ANTONIO PINTUS

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Arrendersi

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Percorsi d’amore...

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15 Polaroid, istanti d’essere

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25 Strade

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31 Senza titolo

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Contents #02

33 Di un’isola che è circondata dall’acqua ma che conosce poco la pioggia 45 Profondo Nord
 Oslo 57 Maree 63 Quando l’idea incontra il gesto 69 Lo stesso sguardo e la sperimentazione

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© copyright 2013 Antonio Pintus e Nicola Massa. Tutti i diritti riservati.

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SIAMO OSPITI Tenendo conto dell’enantiosemia, siamo ospiti per davvero. Con onore.

Ben contenti di questo, il numero #02 vede la presenza di due ospiti, ossia quattro: noi e loro. Loro, due donne, che non si conoscono tra loro ma portano il risultato di un prodotto cartesiano visitato per immagini, per fotografie. Noi, poi, i soliti due: tra un viaggio al Nord-Nord - quello di Nicola ed un non-viaggio, quello di Antonio insomma...alle solite. Loro, dicevamo, ci ospitano dentro una camera-scatola per farci conoscere parte del loro mondo, permettendoci di rimanere affascinati in silenzio.

Eva invece ci racconta di un’ Isola e della sua luce, con una sua personalissima interpretazione. Ci porta agli occhi i campi aridi a tratti, i contorni ed i paesaggi diversi come in un deciso sogno. E a noi non ci è rimasto che raccogliere questi due mondi e, con l’aiuto di Chet Baker, trasporli su ExpoSe.NSE in modo che riflettano al meglio l’immagine del loro carattere. E’ un numero pieno. Ci piace. Fateci sapere cosa ne pensate, voi amici voi, anche su Facebook.

Marianna trafigge Polaroid con ago e A presto, delicato filo di poesia, legandole tra loro a formare un percorso intimo o forse mettendole semplicemente in comunicazione, tendendo quel filo.

Antonio e Nicola

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ARRENDERSI FOTO E TESTI DI ANTONIO PINTUS


Trauma. Evento traumatico. Dannoso e improvviso. Che l’essere preparati non ti risparmia, dal trauma. Quindi svegliarsi, nelle ore della notte più quieta, e scorgere se stessi a contare i giorni, quelli passati dall’inizio del più corto degli anni, quasi un mantra. Anni matematicamente sempre uguali ma in questo caso, spazio e tempo, compari segnano davvero una velocità estrema, per un anno volato pensando un po’ troppo al domani. Domani, il giorno che segue l’oggi. Sì, ma quand’è l’oggi? Parte I: il trauma

Trauma. Dove mi trovo, dove sono, dove ho parcheggiato l’auto, la bicicletta, lo scooter? E quanti ombrelli ho perso? Un altro ancora, la felicità di chi non ricorda più come ci si bagna. 6


Evento traumatico. Dopo essermi svegliato con l’amico mattino ancora con gli occhi semichiusi, ho realizzato. Ho contato, di nuovo, troppe notti avvincenti, cariche di entusiasmi dall’alito flebile, profumato - il profumo dell’evoluzione permanente - non erano notti chiare, o meglio non erano notti serene.

La mia vita è stata la più potente delle architetture. Assi perfettamente bilanciati sui pesi di passi ponderati. Forse - c’è da dirlo - anche troppo ponderati. Architetture in bianco-nero, torri costruite da funamboliche sensazioni, quelle che camminano in bilico mentre tu pensi: ecco, sono vivo. Vivo davvero. 7


No, non quello italiano. Quel Rinascimento è perduto, per sempre. Fatevene una ragione, irriducibili sognatori. Il rinascimento post-trauma, quando possibile, diventa necessario. Perciò inizi a spogliarti: ogni strato d’abito che lasci scivolar via sul tuo corpo svela tratti di pelle e le ossa, stanche o meno, di un’interiorità fatta di solitudine che vuole ancora respirare, e ci si guadagna nel darle fiato. Ci si rende conto che perdersi in un abbraccio non è poi un male. Ci si riscopre parte sociale di un ciclo che non possiamo fermare, nessun breakpoint, solo capelli che cadono. Arrendersi, talvolta, può essere dolcissimo. Parte II: il rinascimento

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PERCORSI D’AMORE E ODIO AD USO E CONSUMO DEI PIÙ, OTTENUTI MEDIANTE NEGAZIONE DAI MENO. FOTO E TESTI DI ANTONIO PINTUS


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Ho nuotato in letti sfatti, diventando cielo e lenzuola allo stesso tempo, prima della realtà. Ho riso, lottato, ho parlato, detto, raccontato. Poi son fuggito, rotolando giù per viuzze strette dagli odori spagnoli, ho corso, sudato e urlato, sino a vedere il mare e sentirne il salmastro. Infine via di fuga di lato verso l’aperta campagna. Un ulivo mi ha parlato di te, il grano alto mi ha solleticato i capelli riportandomi i tuoi; infine, la gola piena di polvere secca mi ha suggerito di rallentare. Una pausa.

Blood money Paolo Fresu, Uri Caine Think

Mi son quindi seduto, tenendomi la testa ad occhi chiusi spenti, ho ascoltato con tenera apprensione il mio respiro, dapprima teso, poi profondo, lento; il mio cuore, un contrabbasso; le mie ossessioni, una viola elettrificata. Un morso alle gambe mi ha quindi riportato in piedi e son scattato, rimanendo però fermo. Un dolce pensiero blues decise per me. Tornai.

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Sedemmo quindi, ragionevoli ma stanchi, al nostro solito tavolo: bevemmo solo acqua - mi ricordo - ci annegammo i discorsi in tutta quell’acqua. Tu risi, io meno. Poi successe qualcosa, iniziammo a confondere parole d’amicizia con altre d’amore, le prime dentro le seconde e fu la notte, di nuovo.

Discorremmo di viaggi, di sentimenti, di non abbandoni - ah, la notte è così adatta all’inganno - poi si fece tardi. Finalmente tardi. Rimanemmo così, amica mia, d’accordo che non poteva essere amore, ma una ben poco tenera amicizia passionale, un mostro ingannatore equipaggiato di due teste ed una coda: la nostra relazione. Cucinammo la notte a puntino prima di essere ingoiati, ognuno per la propria strada, in quel nastro di Möbius che è la città all’alba.

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Nessun ripensamento né saluto ci disturbò il cammino, come sempre facciamo io e te, amore mio. Io. E te: la Scrittura.

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POLAROID, ISTANTI D’ESSERE FOTO E TESTI DI MARIANNA BERNARDINI


Intro

Sono un grande arcipelago. Sono tante vite quante le isole che lo compongono, e sono tante. Tante quanti sono i passati sommersi dalle onde rotolanti sulle rive chiare. E scure, a volte. Come nei giorni d'uragano quando le rotte sfumano nel grigio roboante e l'azzurro diventa bianco rovente. Sono un grande arcipelago in un'isola sola, chiusa nel suo mare aperto. Specchio di graffi, di orizzonti a fuoco in un unico punto al centro di una polaroid. Sono un grande arcipelago che si estende nello spazio di un quadrato e come l'occhio luminoso di un faro mangiabarche guido visioni, parole, idee oltre le rocce affioranti dall'acqua, verso un colore che diventa pensiero. Immagine. Sono un grande arcipelago. Sono tanti istanti quanti le isole che lo compongono. E sono tante. Istantanee per catturare riflessi, dettagli, tetti, larghi scorci in una sola parola, per fermare un moto dell’aria che si muove dentro di me, per seguire le correnti che scivolano fredde attorno alle caviglie.

Sono un grande arcipelago di parole che inseguono immagini come sabbia che diventa fondal

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Le mattine interminabili con le ali chiuse a guardare verso i tetti.

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La tua assenza mi lega a sĂŠ, come a farmi dono di una distanza che non so percorrere. 18


Sono una foglia tra le tante sui rami secolari della vita. Mi accendo di luce e imbrunisco ai crepuscoli delle stagioni. Fiorisco e sfiorisco come il sonno e il risveglio della vita, eterna. Certi giorni mi dondolo leggera dentro un soffio d'aria, serena; altri corro a perdifiato inseguita dal vento, o resto nascosta dietro una nuvola fingendo che i miei desideri siano altri, altro da te. FinchĂŠ arriva un temporale a lavare via lo sporco delle paure. E cosĂŹ dal mio ramo mi stacco con sinuoso ondeggiare, pronta e sicura di rinascere petalo sulle tue labbra.

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Oggi mi sono svegliata triste,

infilzata come un cuscino di spilli. Il cielo è bendato di nuvole e io mi perdo in fondo ai cassetti a cercare spente stelle cadenti.

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Poesia in apnea con i polmoni gonfi di lacrime sott'acqua nel verde che si specchia nel verde trasparente fondale di sabbia bianca che ammorbidisce aspre parole che sostiene gambe di seta Poesia che osserva con occhi di ruggine che separa superfici da abissi Poesia al passo laborioso delle formiche nere che attraversano i miei piedi nudi ponti a congiungere terre distanti Poesia su traiettorie imprevedibili che muove flutti su deserti sconfinati che sogna l'universo e lo racconta ad occhi aperti che ha i fianchi graffiati come una vecchia barca che ha perso la rotta Poesia con in mano un bouquet incenerito col fiato sospeso in una sala d'aspetto. 21


POESIA DUE PUNTI E A CAPO PER RIPARTIRE DA UN INFINITO FINALE.

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Amore / che t'infrangi / lentamente / in mille pezzi imperfetti.

Tu / inviolabile / perfezione. Oggi cedi / lo spazio / a passi / pi첫 leggeri.

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MARIANNA

Marianna Bernardini è un'avvocata, ma la questione è ancora al vaglio del giudice. La sua reale e definitiva dimensione professionale è infatti ancora tutta da definire.

Sin da giovanissima cede alle malie della musica, della letteratura e di Virginia Woolf che, da tempo immemore, legge e rilegge come fosse la prima volta. Ha sempre desiderato tenere un diario giornaliero senza mai riuscirvi. Finché scopre il suo particolare ritmo, che s'accorda a un susseguirsi di giorni o a singoli istanti distanti nel tempo raccontati per immagini o con parole o con entrambi.

Così, la fotografia è diventata una pagina del suo diario.

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STRADE FOTO E TESTI DI ANTONIO PINTUS




Mille. Cento. In sostanza una. Quelle scure, quelle rivolte al sole, quelle illuminate da tramonti in technicolor, quelle vuote. In pratica ciascuno scopre le proprie.


Le strade in ansia, quelle percorse in pochi secondi in apnea ma che appaiono lunghi anni, le strade sotto la pioggia. In realtà, poi, è sempre la stessa. Le strade degli incontri, quelle degli sguardi, dei saluti non dati. Delle strette di mano.

E poi le strade, diritte e lunghe, i viali delle grandi città, della carta che rotola ignorante al vento, anche quando è veicolo di informazioni di un oggi che è già ieri. Spesso. Le strade piene di polvere, quelle pericolose, quelle che costeggiano ma mai arrivano, così pare.

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I limiti non dimorano nei cartelli.

Le strade dai marciapiede lucidi, come giubbotti di pelle nera, truccate per la sera, dedicate alla notte ed ai pensieri, i sospiri ed i “perché no?” Le strade senza limiti e quelle per i limitati, che pur strade hanno da percorrere, spesso giuste, talvolta sbagliate, come tutti. Chiaro. Poi ci sono quelle sul lato selvaggio delle cose, della vita, delle persone. Quelle da scoprire, quelle che sarebbe meglio non scoprire. Le strade da fotografare, ecco sì, da catturare. E poi, immense o strette che siano, vi sono quelle della Poesia, i vicoli che trovano compimento nel silenzio, tendendolo come corda di chitarra per qualche ora o meno e per far sì che, pizzicandola con i ricordi, essa risuoni quel qualcosa che è la sostanza della strada stessa. Volatile. 27


Poi ci sono i cantori di quelle strade, quelli che lo sanno fare, quelli che con voce profonda ci portano davvero in quei luoghi, il piÚ delle volte sconosciuti; anche se ti pare di averle vissute tali strade, di averci giocato o camminato o sputato o desiderato, amato, odiato, pianto e sognato di scappar via. Strade raccontate senza ombra di giudizio. Nude. Cantori dagli occhi scuri e tristi - come mi è capitato di leggere - forse è vero, ora che ci penso. Cantori di strade, sinceri come queste. La notte, il giorno, i parchi, i porti, le persone: li vedo quei volti, ogni volta. Sempre.

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Poi si sa che le strade, seppur lontane centinaia, migliaia di chilometri per spazio o divergenti per gradi, danno talvolta l’illusione di avvicinarsi, annusarsi, infine sfiorarsi pur rimanendo immobili nella loro apparente e pesante natura statica. Infine, le strade potranno anche essere fiumi o torrenti carichi di giri immensi, contorti, vivi, lunghissimi o brevi. Entità solitarie o piene di buche, lisce, bagnate; ma una cosa le accomuna tutte: prima o poi finiscono, terminano, giungono, non continuano, si interrompono, si compiono. Grazie Lou Reed, per le storie, le parole, le strade. E quegli occhi. E quella voce, a raccontarle. .a

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6 FOTO DI ANTONIO PINTUS


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DI UN’ISOLA CHE È CIRCONDATA DALL’ACQUA MA CHE CONOSCE POCO LA PIOGGIA 
 FOTO E TESTI DI EVA LIGAS


Iniziare ad attraversare un percorso con un inizio conosciuto e una fine molto lontana è ciò che mi permette di inquadrare dettagli e focalizzarmi su quello che vedo .

mersi nel blu, fermi da anni in un silenzio inusuale.

In quel cielo in cui spesso non compaiono nuvole a creare il contrasto tra il bianco e l'azzurro, in quella chiarezza tiCamminare per ore e decidere cosa pica della luce che rende saturi i colori e guardare fanno il resto. che definisce ogni tonalità di verde possibile sulle foglie degli alberi, che chi, In questo viaggio, nel quale in un pomcome me è abituato a guardare con oceriggio qualunque decido di perdermi chio “fotografico” pensa siano “sovraenel giallo di un'isola che è circondata sposte” e invece è solo il risultato di una dall'acqua ma che conosce poco la piogforte luce naturale . gia, mi accorgo di angoli sconosciuti im-

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Il mio modo di fotografare è spesso il mio modo di creare un legame con le persone e i luoghi, tacito,non espresso a parole, non detto. M'innamoro dei dettagli delle luci e degli spazi. Mi perdo nelle lunghe ore in cui dedico il mio tempo a dare vita alle immagini che durano una vita per me, nei momenti che ricordo con nostalgia, che diventano palpabili.


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ATTRAVERSARE UN PERCORSO CON UN INIZIO CONOSCIUTO E UNA FINE MOLTO LONTANA 43


Eva Ligas. Classe 1984. www.evaligas.com

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PROFONDO NORD OSLO 
 FOTO E TESTI DI NICOLA MASSA


Credo che una delle poche cose da cui traggo veramente soddisfazione in questi ultimi anni sia il viaggiare. L’organizzazione, l’attesa, vivere il viaggio e la malinconia del ritorno. Non che non mi piaccia tornare in patria ma, quella sensazione di vacanza e di scoperta di nuovi mondi e nuove sensazioni, non la vorrei abbandonare mai. E’ facile idealizzare una vita da un’altra parte. E’ facile perdersi nel sogno di passare un mese intero in una piccola isoletta del fiordo di Oslo e magari, perché no, tornarci ogni estate.

New York era frenetica e viva, ma abbastanza vicina. 
 Porto sembra un po’ una Cagliari più organizzata. Valencia e Siviglia sono molto europee e comunque simili alle nostre città. Oslo ha lasciato una sensazione diversa sin dal primo giorno. Chi legge, e non c’è stato, si starà chiedendo cosa c’è di davvero diverso. Proverò a spiegarlo muovendomi per macroaree.

Oslo è una città calma.
 Nella via principale, Karl Johans gate, nonostante il via vai della popolazione Le foto di questo pezzo, per il quale che per lavoro o semplicemente per ho bisticciato con me stesso chieden- shopping la percorrono, a regnare non domi come fosse giusto raccontare la è il frastuono ma il silenzio. Non semsensazione vissuta, parlano di un bra di essere nella capitale di uno luogo molto lontano da noi, geografica- stato europeo. Sembra di essere in mente e culturalmente. una piccola cittadina di provincia. Dietro questa affermazione non si nasconde nulla di malvagio. Non ci sono buoni o cattivi.
 Non c’è un migliore o peggiore. C’è una diversità e lontananza che non ho riscontrato in nessun altro luogo visitato.

Oslo è diversità nel paesaggio.
 Come già detto, stiamo parlando della capitale della Norvegia: i servizi, i negozi e le attrazioni principali si trovano qui.
 Allo stesso tempo però, a 10 minuti di metro dal centro, siamo stati catapultati sulle rive del lago Songsvann.
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Nessun segno della capitale. Nessun segno di cementificazione assassina. Alberi a perdita d’occhio e qualche casetta di legno. 
 Ora, io non voglio dire “solo ad Oslo c’è questo”. 
 Sicuramente però non è comune. Oslo è ricca.
 In termini economici sopratutto. La città sembra perfetta in ogni sua via e la conferma la possiamo trovare passeggiando dalla stazione dei treni fino al Munch Museet e passando per i quartieri più popolari che, nonostante l’evidente differenza con il centro, non danno il minimo segno di decadenza che ormai è tipica dei quartieri abbandonati delle nostre città.

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OSLO - NORVEGIA

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Oslo è sportiva.
 Non smettono mai di correre. Intorno al lago, in città, le carrozzine con dentro i figli addormentati ed anche sulle gradinate di Holmenkollen, dove domina il trampolino olimpico. La cosa più sorprendente è stata osservare proprio quei genitori che non vedevano i figli come un peso. Anzi, correvano con loro.

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Oslo è il fiordo.
 Una città legata a doppia mandata con tutto quello che le sta davanti. Tante piccole isole che non sono abbandonate. Son servite e curate dagli abitanti. Visitandole a settembre si ha l’impressione di perdersi dentro. Il verde, il profumo del bosco e le case coloratissime e rigorosamente di legno. E’ Europa, ma è un’Europa lontana.

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NOBEL PEACE CENTER OSLO

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MAREE

FOTO DI ANTONIO PINTUS


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QUANDO L’IDEA INCONTRA
 IL GESTO FOTO E TESTI DI NICOLA MASSA


Servono poche righe per descrivere questo reportage che ci fa immergere in una mostra che fino al 3 Novembre è stato possibile visitare a Cagliari, nel ghetto degli ebrei. 
 Ho avuto la possibilità di essere presente grazie ad Alessandra Polo (@igers_sardegna) che ha radunato un gruppo di appassionati fotografi per documentare “Quando l’idea incontra il gesto: arte ed artigianato artistico in Sardegna”.
 
 Opere di Maria Lai, Maria Crespellani, Costantino Nivola e Caterina Lai erano presenti in tutto il loro splendore. 64


Lascio che le immagini parlino per me.
 Abbiamo un grande patrimonio artistico e culturale, sarebbe un peccato non divulgarlo.

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LO STESSO SGUARDO E LA SPERIMENTAZIONE FOTO DI NICOLA MASSA


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WAS FOTO DI NICOLA MASSA


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MONUMENTALITA’ FOTO E TESTI DI ANTONIO PINTUS


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LE MONUMENTALITA’ SBAGLIATE, ANC HE QUANDO L A LORO ESTETICA FUNZIONA ALLA PERFEZIONE, SONO SOLO STRETTI CORRIDOI IN IMMENSI CIMITERI DI MARMO BIANCO. E NOI A SENTIRNE LE URL A . ANCORA E ANCORA.

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CREDITS

NICOLA MASSA

ANTONIO PINTUS

noto Fotografist, è un fotografo freelance.

è un informatico. Co-fondatore della startup paraimpu.com.

Facilmente conquistabile dalle nuove tecnologie e maniaco degli account, da tre anni è schiavo di Twitter.
 Cerca di trarre spunto dalla rete per trovare stimoli e informazioni utili ai propri progetti. Fotografici e non. Hipstamatic è una normale conseguenza dello stupore per le enormi potenzialità del suo nuovo iPhone 5.

Appassionato di fotografia, musica e film di Woody Allen, quando non si occupa di scrivere codice, di Web e di Internet, si dedica ai suoi sproloqui filosofici quotidiani che gli amici odiano apprezzano e conoscono molto bene. Nel tempo libero ama far credere che scriva il suo eternamente incompiuto romanzo. Altrimenti, come giustificare la sopravvenuta Malinconia di Melpomene?

Ultimamente nutre una passione sfrenata per VSCO Cam.

Web: http://www.pintux.it

twitter: @apintux Web: http://www.nicomassa.com

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