Roadmap del programma Etica al Quadrato

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Benvenuti in Ethyca!

SOCIAL VENTURE CAPITAL ■ CAPITALI PAZIENTI ■ FILANTROPIA ■ START UP D’IMPRESA

PROGETTO “E - Etica al Quadrato”: dall’Assistenza all’Economia Etica. 2



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E - Etica al Quadrato. Dall‟Assistenza all‟Economia Etica Benvenuti in Ethyca!

INDICE 1 APPROCCIO PROGETTUALE E STRATEGIA D’INTERVENTO ...................................... 5 1.1 PREMESSA ................................................................................................................... 5 1.2 PERCHÉ L‟ASSISTENZA DOVREBBE GUARDARE ALL‟ECONOMIA DI MERCATO? .................... 6 1.3 E SE LE PERSONE DI CUI CI OCCUPIAMO FOSSERO IN GRADO DI “FARE”? ........................... 7 1.4 E‟ POSSIBILE CONIUGARE L‟ASSISTENZA AL “MERCATO”? ................................................. 9 2 1.5 “E - ETICA AL QUADRATO”: IL MODELLO DI ETHYCA ....................................................... 10 2 IL PROGETTO ................................................................................................................ 10

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E - Etica al Quadrato. Dallâ€&#x;Assistenza allâ€&#x;Economia Etica Benvenuti in Ethyca!

Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.

(Confucio)

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1 1.1

Approccio progettuale e strategia d’intervento Premessa

Dopo quindici anni di attività in campo sociale ed economico, attraversando i diversi aspetti dell‟impresa inclusi quelli della legalità, ho fondato Ethyca, un‟associazione che ambisce a diventare impresa sociale. Il passaggio ritengo non sia esclusivamente amministrativo, ma di paradigma. Si tratta di un processo che avverto in atto anche nel mercato economico e sociale: proverò a spiegare le motivazioni. La crisi dei mercati – a cui stiamo assistendo – sottolinea l‟esigenza di rivedere i nostri modelli di economia ma anche di assistenza sociale, di ripensare a temi rilevanti quali quello della libertà di mercato e quello della giustizia sociale. Le sacche di povertà createsi in questi ultimi anni sono nuove e includono fasce sociali prima impensabili, quali i fuoriusciti dal mercato del lavoro a causa di licenziamenti o chiusura delle unità produttive, i migranti, gli anziani, i giovani senza lavoro da lungo tempo, i separati/divorziati. Più spesso le famiglie si ripropongono come autentici ammortizzatori sociali. Il Rapporto 2011 di Caritas, ci conferma che in Italia, dopo alcuni anni di relativa stabilità, il fenomeno della povertà economica appare in leggera crescita: dal 2009 al 2010 la povertà relativa nel nostro paese è infatti aumentata dell‟1,8%, passando dal 10,8% all‟11% delle famiglie residenti. In Sicilia, l‟incidenza della povertà relativa è superiore alla media nazionale: nel 2010 il 27% delle famiglie siciliane si collocava sotto la linea di povertà relativa. Rispetto al 2009 la povertà è aumentata di 2.8 punti percentuali (coinvolgeva il 24,2% delle famiglie residenti). Nel quadro complessivo, la Sicilia risulta essere una delle regioni più povere d’Italia, preceduta in termini percentuali solo dalla Basilicata; al contrario la Lombardia, l‟Emilia Romagna e l‟Umbria risultano le tre regioni meno povere.

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C„è un mondo che cambia sotto i nostri occhi e un‟assistenza sociale (e sanitaria?) che deve ri-pensarsi adeguandosi ad una domanda diversificata e diversa rispetto al passato. L'idea di base è che l‟assistenza non può essere sganciata dalla piena realizzazione dell'individuo e, dunque, da alcune “garanzie sociali” qual è sostenere il progetto di vita e il futuro della persona. Mi rendo conto che parlare di futuro oggi è complesso, quasi fuori-luogo (N.d.R).

Il soccorso dello Stato all‟integrità psicofisica della persona deve intervenire laddove il mercato fallisce nella sua funzione sociale. L‟assistenza ha il compito di proseguire il percorso ri-orientando la persona ad appropriarsi del sogno, del desiderio e della volontà, di assumere un ruolo sociale ed economico nella Comunità sociale. Bisogna però cambiare i termini del dialogo: passare da un’assistenza sociale tout court ad un’assistenza che generi economia attraverso il lavoro delle stesse persone che assiste, al fine di raggiungere l’auto-sostenibilità della sua funzione. L‟assistenza fallisce laddove non è in grado di riconsegnare un progetto di vita alle persone che assiste. Perché l’Assistenza dovrebbe guardare all’economia di mercato?

1.2

Il punto di domanda è connesso ad un‟altra domanda. Può l’assistenza, in questa fase di crisi di bilancio pubblico e tagli ai servizi locali, riuscire a sopravvivere e a garantire gli standard minimi di aiuto? E‟ evidente che bisogna interrogarsi su un nuovo sistema di welfare. Ma ciò richiede del tempo, variabile che considero “di lusso” per chi ha bisogno di soddisfare i bisogni essenziali. E‟ necessario operarsi, nel frattempo, a individuare strumenti e strategie che consentano alle organizzazioni di assistenza di: 

Auto- sostenersi: riuscire a generare nuove economie al fine di garantire alle persone che vi lavorano all‟interno uno standard di servizio efficiente; Contatti d.ssa Francesca Spataro Presidente e cofondatore Ethyca spataro.francesca@gmail.com www.ethyca.net


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1.3

Assumere i soggetti più deboli: generalmente lasciati ai margini dai sistemi produttivi tradizionali ovvero inseriti in progetti limitati nel tempo. In entrambi i casi abbiamo rinunciato per queste persone al progetto.

Mantenere gli standard minimi di servizio: la crisi economica non può (e non deve) essere riversata sui più deboli;

Generare un progetto etico di sviluppo: un progetto in grado di programmare azioni tra loro coerenti, centrate sulla persona, non solo legate al reperimento della finanza pubblica ma con una vision interna sul futuro. Ciò è requisito essenziale per l‟identità dell‟assistenza.

Acquisire nei confronti del mercato “reputazione e credito”: il no profit oggi stenta a posizionarsi in modo competitivo, con una debolezza “strutturale” nella negoziazione con gli istituti di credito, col mercato, con i finanziatori, ecc. Il no profit è difficilmente inquadrabile in termini di rating! E se le persone di cui ci occupiamo fossero in grado di “fare”?

La domanda, provocatoria come è ovvio, ribadisce un concetto semplice. Quando diamo da mangiare o assistiamo economicamente, abbiamo assolto ad una minima percentuale di quello che la persona richiede. Ancora meno abbiamo preso in considerazione la vera domanda che la persona porta con sé: io esisto? Qualsiasi cosa pensiamo per quella persona (informarla, orientarla, collocarla temporaneamente al lavoro, ecc.) avrà aumentato di una bassissima percentuale il suo senso della vita. Tanto più che ciascuna di queste cose è demandato allo Stato. Ma qui il punto è: oltre lo Stato, ovvero oltre l’assistenza, cosa è in grado di fare il mercato per queste persone? E’ in grado di “vederle”? Ed ancora: cosa possono “restituire” al mercato queste persone nella naturale negoziazione e “scambio economico” della comunità in cui vivono? Quando ho lavorato a fianco del dr. Mulè, psichiatra dell‟Asl di Bagheria, ho imparato che anche gli psicotici sanno fare una buona pizza. (N.d.R.)

E‟ proprio ai dati sulla povertà che desidero agganciarmi ponendo due riflessioni. La prima. Esiste un‟area “grigia della fragilità sociale”, una fascia sempre più ampia della popolazione caratterizzata da forme di disagio non estremo ma comunque profondo. Questo disagio investe sia i bisogni primari come la casa, il lavoro, la salute, che i bisogni relazionali con particolare riferimento alla crisi della famiglia, all'indebolimento del tessuto sociale, alla solitudine degli anziani. Si tratta di una fascia economico-sociale nuova, che non trova facilmente risposte, non potendo rientrare spesso nei programmi assistenziali dello Contatti d.ssa Francesca Spataro Presidente e cofondatore Ethyca spataro.francesca@gmail.com www.ethyca.net


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Stato e, allo stesso tempo, non potendo accedere all'offerta di mercato perché economicamente inaccessibile. Si tratta più spesso di persone che provengono anche da percorsi professionali di successo e che per vari motivi (cassa integrazione, fallimenti imprenditoriali, usura e illegalità, sovraindebitamento, dipendenze dal gioco, ecc) non riescono a risalire. Ufficialmente hanno una casa, un lavoro, … ma in realtà vivono in un disagio problematico. Si tratta di persone che, messe nelle giuste condizioni, possono contribuire significativamente! Le vittime dirette dell‟illegalità, mostra l‟analisi economica, sono tutti coloro che si ispirano alla legalità e alla correttezza: le imprese e le famiglie che, spesso in silenzio, operano secondo i canoni fondamentali dell‟etica sociale. Sono la maggioranza, e sono danneggiati sia perché subiscono una forma degenere di concorrenza, sia perché, in un tipo di informazione che dà più spazio ai casi scandalosi che a quelli della normalità. Queste famiglie e queste imprese meritano invece rispetto e tutela tanto maggiori quanto più il loro territorio operativo è investito da iniziative criminali e illegali (2010, Right Economy, progetto di Francesca Spataro per la Provincia Regionale di Palermo, finanziato dal Ministero dell’Interno)

La seconda. Ad un‟analisi più approfondita si osserva che: 

Le imprese sociali (e le no profit in generale) sono più presenti in queste aree: in Lombardia sono il doppio della Sicilia, sconfessando il pregiudizio che l‟associazionismo sociale sia più diffuso al Sud!

La Lombardia, l‟Emilia Romagna e l‟Umbria destinano meno risorse pubbliche al no profit, rispetto alla Sicilia.

Si tratta di tre Regioni italiane che hanno sviluppato con successo l’impresa sociale ed innovano. Le statistiche evidenziano infatti trend positivi sia sul fronte del numero di realtà operative che del saldo occupazionale, delineando un settore caratterizzato da dinamicità e capacità di innovazione. L‟impresa sociale in queste aree si caratterizza come organizzazione che produce “utilità sociale”, generando contemporaneamente valore economico e valore sociale. L‟attuale crisi congiunturale ha messo ancor più in evidenza la necessità di promuovere questa particolare forma di impresa, che già oggi conta su un numero importante di organizzazioni produttive con un forte potenziale di crescita.

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E’ possibile coniugare l’assistenza al “mercato”?

1.4

Proprio in questi giorni è in corso una consultazione con la Commissione Europea che segue una Comunicazione dal titolo “Social Business Initiative” per la promozione di un fondo di investimento sociale. Il linguaggio e i contenuti sono quelli dell‟economia, le finalità sono quelli del sociale. Un processo che spiega come il trend sia quello di studiare un modello economico sociale, in altre parole mosso dall‟etica e finalizzato allo sviluppo. “Social businesses can be defined as targeting social, ethical or environmental goals as their primary corporate objective. […]They place the achievement of social impacts above the delivery of financial returns. For this reason they can be seen as hybrid businesses, which lie between traditional for-profit firms and purely philanthropic endeavors with no economic element” (2011, Commissione Europea, D. G. Internal Market and Services)

Si legge nel paper della C.E. che gli obiettivi sono: 

better visibility of the social economy to investors – by assessing existing rating schemes and if possible improving them to create a „social rating‟ which could improve investor confidence

a „stock market‟ for social economy finance – this is part of the Competitiveness and Innovation framework Programme 2014-20;

a solidarity investment fund – a legal instrument to improve investor confidence consultation on social investment funds launched on 13 Jul 11;

microfinance – the first €20m loan under the EPMF has gone to Qredits in the Netherlands, and the question of whether JEREMIE can help the social economy more is being looked at;

an equivalent to the USA‟s Community Reinvestment Act (CRA) which obliges banks to report on whom the lend to.

Si parla dunque di investimenti nel sociale, di rating, di stock market, ecc. Possiamo decidere di allontanarci da tutto questo e fare “finta che non esista”. Oppure, occuparcene e governarlo.

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“E2- Etica al Quadrato”: il modello di Ethyca

1.5

Ethyca intende promuovere nuovi e più efficaci modelli economici nell’offerta sociale/sanitaria in questo nuovo e crescente segmento di bisogni. Tali modelli seguono logiche di "quasi mercato" e cioè devono essere sostenuti anche dal contributo degli utenti, coniugando impatto sociale e sostenibilità economica. Le imprese sociali si posizionano nella fascia di mercato intermedia tra pubblico e privato, offrendo prodotti e servizi di buona qualità a tariffe calmierate. La promozione di queste imprese sociali necessita di due fattori fondamentali: - la presenza di imprenditori sociali, capaci di sviluppare imprenditorialmente l'idea/progetto e gestire con criteri di efficienza le risorse finanziarie necessarie alla sua realizzazione; - la disponibilità di capitali privati (filantropia o capitali pazienti), ovvero di investitori che credano e vogliano promuovere il concetto di responsabilità sociale della ricchezza mettendo a disposizione di innovativi progetti i propri capitali e accettando un obiettivo di semplice preservazione del capitale a fronte di un elevato ritorno sociale. 2

Noi lo abbiamo chiamato “E - Etica al Quadrato”. Si tratta di un modello ampiamente diffuso in America e che in Italia ha trovato fin‟ora scarsa eco. Tra i settori tipicamente toccati dall‟investimento etico: il microcredito, l’housing sociale, i servizi socio-sanitari, ecc. Proprio nell‟ambito del microcredito da citare il modello di Banca Etica, di cui Ethyca è socia e con cui ha avviato rapporti di collaborazione. 2

Ma “E - Etica al Quadrato” si rivolge anche ad ambiti più tradizionali dell‟investimento di capitali (es. il fotovoltaico) con l‟impiego di personale svantaggiato e/o disoccupato. In tale ambito Ethyca ha progettato un modello di inclusione “attiva” socio-lavorativa rivolta alle persone disabili, accolto e promosso da Anmil-Inail Sicilia. 2

Il progetto

In virtù di quanto espresso in premessa, Ethyca promuove la realizzazione di un Workshop e di un Forum. Il workshop è finalizzato ad: 

Avviare il dialogo sul tema “E2- Etica al Quadrato”: dall’Assistenza all’Economia etica”;

Attivare un Tavolo temporaneo di esperti per la realizzazione di un “Position paper” sul tema che sarà la base di discussione al Workshop (dicembre 2011);

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Istituire una piattaforma per:  Promuovere e sviluppare una nuova imprenditorialità sociale attraendo talenti e competenze tra le persone che hanno più bisogno, che possano condurre alla creazione di nuove imprese in grado di perseguire autonomamente ed efficacemente finalità sociali.  Offrire alla Ricchezza Privata una reale opportunità di investimento sociale (Ethical Venture) consentendo ai privati di intervenire in ambito sociale attraverso uno strumento finanziario innovativo e diverso dalla tradizionale filantropia (Ethical Venture).  Collaborare con il Settore Pubblico: la collaborazione fra Pubblico e Privato possa portare a un migliore utilizzo delle risorse esistenti e alla promozione di soluzioni più efficienti ed efficaci per il soddisfacimento delle finalità sociali.

Il workshop preparerà i contenuti da sviluppare nel Forum aperto al pubblico per la sensibilizzazione sul tema “Investire nelle imprese sociali” (aprile 2011).

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